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CENTRO STUDI TEMPLARI “ AMOS ROSSI DI RACCOGLIANO“ ORDO SUPREMUS MILITARIS TEMPLI HIEROSOLYMITANI Magnus Magister et Princeps Regens S.A.E. Dom Fernando Pinto Pereira de Sousa Fontes Gran Priorato Lombardo Veneto / Centro Nord Italia Visiteur per l’Italia e Gran Segretario Comm. Marco Pirillo Via Cernaia 48 35100 Padova www.osmth.de/Osmth_Weltweit.html (stampa a cura de Cav Uff. Giovanni Babolin Alberti del Gran Priorato Lomb-Ven/Centro Nord Italia)

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CENTRO STUDI TEMPLARI“ AMOS ROSSI DI RACCOGLIANO “

ORDO SUPREMUS MILITARIS TEMPLI HIEROSOLYMITANIMagnus Magister et Princeps Regens S.A.E. Dom Fernando Pinto Pereira de Sousa Fontes

Gran Priorato Lombardo Veneto / Centro Nord Italia

Visiteur per l’Italia e Gran SegretarioComm. Marco Pirillo

Via Cernaia 48–35100 Padova

www.osmth.de/Osmth_Weltweit.html

(stampa a cura de Cav Uff. Giovanni Babolin Alberti del Gran Priorato Lomb-Ven/Centro Nord Italia)

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ORDO SUPREMUS MILITARIS TEMPLI HIERSOLYMITANIMagnus Magister et Princeps Regens, S.A.E. Dom Fernando Pinto Pereira de Sousa Fontes

Gran Priorato Lombardo Veneto / Centro Nord Italia

ATTI

CAPITOLO ANNUALE

TEMPLARE

Abbazia CistercenseSanta Maria di Follina 22 MAGGIO 2004 A.D.

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Cenno di Saluto e di Benvenutoal Capitolo Annuale Templare

Autorità,Gentili Signore e gentili Signori ospiti,Carissime Consorelle e carissimi Confratelli,

E’ con molto piacere che Vi porgo oggi a nome mio, e a nome del Gran Maestro Dom. Fernando Pinto Pereira de Sousa Fontes, il miglior benvenuto a questagiornata. Giornata diventata ormai una piacevole tradizione del Gran PrioratoLombardo Veneto e che vede oggi presente in questo bellissimo gioiello dell’arte cistercense anche una delegazione del Gran Priorato di Germania guidata dalGran Priore Manfred Biewer, che saluto calorosamente: “ Ein herzilches willkommen liebe brueder aus Deutschland. Ich hoffe dass Sie werden heute eineschoener tag haben, und Sie werden zur hause und zu allen unseren deutschenbruedern eine gute Errinerung mitbringen.“ Un affettuoso saluto al confratello Gerard Willery Ambasciatore del Gran Prioratodi Francia, “Merci beaucoup d’etre ici Gerard et Silvie, je suis vraiment très content de Vous avoir avec nous aujourd’hui, Vous qui venez d’un pays qui est à raison le berceau des templiers, et qui nous a donnée les hommes qui ontcontribuée à batir cette merveilleuse abbaye.

Saluto fraternamente anche i confratelli della terra di Toscana con il Precettore ilcarissimo confratello Giorgio Bertozzi, che ci onorano ogni anno della loropresenza. Saluto anche il confr. Gianfranco Policastro Gran Priore Vicario delGran Priorato di Sicilia, e il confr. Silvano Villanti Balivo della provincia diMessina. Grazie Carissimi per essere qui presenti con noi oggi e Vi prego diportare a tutti i confratelli della Vostra bellissima terra e in particolare al VostroGran Priore i nostri più cari e fraterni saluti.Un doveroso saluto al Precettore Vittorio Spaccapietra e a tutti i confratelli dellaPrecettoria San Michele Arcangelo di Bari, precettoria che anche quest’anno porta il suo contributo al successo della giornata con un prestigioso relatore.

Un sentito ringraziamento alla dott.ssa Anna Giacomini, unico relatore odiernonon appartenente all’Ordine, che con la Sua presenza ha voluto onorare questa nostra giornata parlandoci di un tema interessante ed appassionante, e sul quale hascritto un bellissimo libro.

Porto a tutti voi i saluti del Gran Priore di Spagna confratello Josè Buixeda che acausa di un problema dell’ultimo momento non può essere oggi presente con noi, i saluti del confratello Sir James Mangan Gran Priore di Inghilterra e Galles, e delGran Priore d’America e Canada il confratello Vincent Zubras Jr. che vede oggi proprio qui a Follina, un suo concittadino entrare nell’Ordine. Thank you Melvin, thank you for your choice to join us, and thank you very muchbroth. David for all the job you did and you are doing between our Grand PriorPaola Leda and the Grand Prior of USA.

I saluti del Gran Priore del Belgio confr. Armand Moreau che tra le altre cose miha ricordato ieri al telefono che siamo tutti i benvenuti al Capitolo Annuale del

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Gran Priorato del Belgio che si terrà nella bellissima città medioevale di Gent il 3e 4 Luglio prossimi.Ultima della lista, ma sicuramente non ultima nel cuore di tutti i membri del GranPriorato Lombardo Veneto / Centro Nord Italia, voglio salutare con un calorosoideale abbraccio la sorella Roula Rogan Gran Priore di Grecia, sorella che nonmanca mai di partecipare ogni anno alla nostra giornata d’incontro. Grazie di cuore Roula.

Un ringraziamento infine a tutti i membri del Gran Priorato LombardoVeneto, aisuoi dirigenti, e al Gran Priore Paola per il lavoro svolto in quest’anno. Lavoro svolto con particolare riguardo alle tre finalità principali del nostroOrdine: la preservazione e trasmissione della memoria storica dello stesso, lostudio dei valori e dei principi dell’essere templare, del servizio verso i più deboli e più poveri.Sebbene con i limitati mezzi materiali e di tempo che la vita moderna purtroppoci concede, credo che il Priorato Lombardo Veneto abbia ben sviluppato al suointerno, per portarli puoi all’esterno quei valori di Fratellanza, di Tolleranza, e di Amore che sono alla base della filosofia dell’essere templare.

“Ecce quam bonum, et quam jucùndum, habitare fratres in unum “ recita un antico salmo preso a divisa dai nostri antichi fratelli. Ebbene pur con tutte ledifficoltà della natura umana e del vivere quotidiano, se c’è una particolarità che va riconosciuta al Gran Priorato Lombardo-Veneto, alla sua dirigenza e al suoGran Priore consorella Leda Paola, è la costante e tenace Volontà allarealizzazione di questa antica aspirazione caratterizzante il nostro Ordine, e Diosolo sa quanto ce ne sia bisogno oggi non solo tra noi, ma tra tutti i figli diAbramo.

Sotto questo auspicio e con questa speranza, in questo giorno di maggio il mesedelle rose, auguro a tutti Voi una piacevole e serena giornata, e che la RosaMistica “ Maria “, sotto la cui protezione è questa bellissima Abbazia e sotto la cui protezione i nostri confratelli Hugo de Payens, Godefroy de Saint Omer eJacques de Molay hanno voluto mettere il nostro amatissimo Ordine, protegga inostri lavori, protegga le nostre famiglie, protegga tutti noi.

Non Nobis Domine, Non Nobis, sed Nomini Tuo da Gloriam

Nel giorno di Santa Rita da Cascia22 Maggio 2004 A.D.886mo dell’Ordine Paolo Smagliatoin Santa Maria di Follina Legato Magistrale

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SATOR e Ordine del Tempio

Un uomo ignoto per la storia, ma uno dei geni più mistici del nostro pianeta, forsead Alessandria d’Egitto luogo di cultura e culture, circa duemila anni fa, in unimprecisato momento, compose un quadrato magico. La sua proprietà di oggettodotato di una sorta di vita autonoma e di un suo significato teologico-esotericocompleto, ne fece un lemma acrostico e palindromo al tempo stesso con qualità ditale perfezione da renderlo tutt’oggi sorprendente.Qualunque operazione di analisi di scomposizione e ricomposizione si eserciti sudi esso dà sempre risultati logici in una sorta di linguaggio abbreviato edepigrafico pieno di rivelazioni, di dottrina, e di arcane sintesi. Questo quadrato è ilSATOR.

S A T O RA R E P OT E N E TO P E R AR O T A S

Se non è possibile trovargli una vera e propria paternità possiamo senz’altro dire che, date le caratteristiche che presenta, il lemma è quasi una formula di divinaprovenienza, parrebbe coniato da una mente conoscitrice delle più raffinate regolematematiche, ma anche glottologiche e filosofiche, appartenente ad un milieucosmopolita dove greco e latino convivevano in una raffinata koinè.Le meravigliose proprietà del magico oggetto fanno sì che da qualunque parte losi ruoti il testo è sempre lo stesso poiché i termini di cui è composto sono formatidalle iniziali degli altri. Coloro che si accinsero a tradurlo si trovarono sempre difronte ad uno sbarramento ermetico, per cui i loro sforzi conducevano sempre aduna serie di percorsi forzati e complessi con il risultato di individuare significatiappena accettabili. Eppure, nonostante le nebbie in cui si rincorreva il suomessaggio, il SATOR era presente in moltissimi luoghi, soprattutto su costruzionimedievali le cui origini risalivano quasi sempre al XII-XIII secolo. Ma il testosembra comunque assai più antico perchè uno dei primi esemplari sembranoessere quelli ritrovato a Pompei nella Grande Palestra e nella casa di PaquioProculo. Questo stabilisce la data ante quem, poichè per i noti motivi nel 79 d.C.la città fu sepolta sotto le lave del Vesuvio. Non si riusciva soprattutto a dare unsignificato compiuto al termine AREPO che complicava il lemma come una sortadi chiave rotta e sconosciuta. Molti sostennero nel tempo (in particolarenell’Ottocento) che AREPO derivasse da arepennis=semijugero, e con ciò si veniva a dare alla frase un valore simbolico-agricolo, con traduzioni conseguentidel tipo Il seminatore con l’aratro tiene le opere e le ruote, e varianti. Altri, presi dal sacro fuoco dell’enigmistica cattolicheggiante, vi trovarono un anagramma di Paternoster arricchito all’inizio e alla fine da un’A-O traslitterazioni dell’alfa e dell’omega. Dunque un significato cristiano risalente ai primordi della religione di Cristo, un modo criptico di segnalare con la preghiera evangelica un luogo ove sitrovassero i cristiani. Tale tesi non sembra storicamente sostenibile. Ponendo cheintorno al 75 d.C. qualche cristiano proveniente dalle terre greco-latine del nord

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Africa fosse approdato a Pompei, la lingua da lui parlata doveva essere il greco.D’altro canto nelle catacombe in generale le scritte lasciatedai primi cristianisono in greco, segno evidente che anche il paternoster, ammesso che potesse giàcostituire un segno di riconoscimento, veniva recitato abitualmente in quellalingua. La sua traduzione latina e la sua diffusione furono formalizzate da SanGirolamo, autore della Vulgata nel IV secolo, come è noto. Pertanto pensare cheil palindromo sia stato il camuffamento latino di una preghiera che in quegli annisi conosceva presumibilmente solo in greco sembra forzoso e non convincente.Ricorrendo alla numerologia poi, con la caratteristica tipica di quel sistema diindagine, si potevano derivare dal lemma sequenze kabbalistiche le piùcomplicate. Tutto a scapito di quel senso di semplice forza e di sintesi, cheproducono anche visivamente i due TENET incrociati al centro e che dimostranodi offrire una sorta di cardo e di decumano alla composizione della frase. Ma erauna frase?La ricerca del suo significato trovò un momento di illuminazione quando sievidenziò una struttura sintattica forse più complessa di quella di un’unica frase. La spia fu l’incertezza del termine AREPO.Cosa poteva essere AREPO al di là della sua più immediata natura di rovescio deltermine OPERA? Si trattava solo di un espediente un pò forzato usato al fine difar quadrare la geometria del palindromo, oppure aveva un suo valore piùpregnante di quelli già trovati da altri traduttori? Qualcuno di loro ipotizzava chela sua origine fosse da ricercare in un linguaggio diverso dal latino, probabilmenteceltico. Assai improbabile vista la collocazione di vari esemplari del SATOR inpiù luoghi dell’area mediterranea. Ma forse poteva davvero essere una traslitterazione da un’altra lingua. A questo punto venne naturale riferirsi al greco ed il gioco fu scoperto. AREPO è composto dal prefisso ar e dal verbo epo,epomai. Il primo vuol dire, tra i vari significati che ha, “all’inizio”, “per prima cosa”, il secondo significa “faccio” dal verbo fare. Ma “faccio all’inizio” può corrispondere agevolmente a creo. Il SATOR (seminatore) afferma in primapersona Io Seminatore creo.Il verbo TENET è una terza persona singolare quindi vorrà dire egli tiene. Cosatiene? “opera”, quindi le opere, ossia le cose create.Poi viene il ROTAS che da sempre fu creduto un complemento oggetto delsostantivo rota,ae. Ma in questo contesto poteva divenire anch’esso un verbo e quindi significare tu ruoti.

Io seminatore creo Egli governa la materia Tu ruotiIl celebre quadrato magico mostrava così una natura di discorso formulato inprima persona da un SATOR che non si stenta a riconoscere come entità divina,colui che crea, che emette il suo logos. Accanto a lui si rivela la presenza di unaseconda entità che tiene il creato, lo governa, un demiurgo che emana le leggidella materia. Infine vi è l’uomo che, di filiazione divina, ruota dal suo Sator,percorrendo le diverse fasi della vita, per ritornare al punto di partenza ossia alsuo creatore. Una traduzione elementare, semplice, totalmente priva di forzatureci conduceva verso una formula dettata dal creatore stesso, che dava all’uomo la struttura dell’universo. Certo una formula gnostica, dove un demiurgo non divino con la sua forza domina l’universo creato dal Seminatore, nel quale l’uomo esperisce nella ruota della vita per tornare purificato al luogo di partenza, la sededel padre nel Pleroma.Non appare improbabile neppure che il SATOR possa essere stato usato daicàtari, estrema frangia dottrinale derivata da varie tendenze religiose più antiche,tutte riferibili ad un primigenio gnosticismo. Si ricorda che gli eretici di Albi

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usavano tenere appeso al collo un misterioso oggetto composto di cinque elementicome cinque sono le lettere di ciascuna parola del testo palindromico.Viene spontaneo chiedersi. Ma perchè poi si perse totalmente nel tempo ilsignificato del palindromo? Possibile che nessuno ne conservasse segretamente lavera spiegazione conoscendo la natura della sua rivelazione. Parrebbe che nelloscorrere della storia coloro che lo vollero tradurre non ne avessero mai compresoil vero significato, ma in vari momenti il lemma appare scolpito o riprodotto invari luoghi, vien fatto di pensare che qualche gruppo di seguaci di dottrinegnostiche ne conservasse gelosamente il senso e si impegnasse a trasmetterlo suedifici considerati particolarmente adatti, chiese o carceri. Un gioco intellettualeper pochi eletti, che doveva prendere le sembianze di una sorta di scongiuro perovviare al pericolo dell’oblio, della persecuzione e della fine nella sorte inclemente che ad ogni cosa fatta di materia, spetta. Sugli edifici sacri è una sortadi sfida. Così come i càtari usavano sfidare l’inquisizione predicando nelle chiese cristiane le loro convinzioni eretiche. Veniva posto all’esterno dei luoghi di culto ufficiali, pievi o cattedrali in pietra, di solito sul loro lato sinistro, ed il popolocredeva che fosse una formula magica per allontanare il rischio del fuoco.Invece è un credo gnostico di basilare importanza, perchè come abbiamo visto ese l’interpretazione proposta è esatta, in esso si trova la formula dell’universo, la struttura e la legge del cosmo, da Dio stesso dettata.Ma chi furono coloro che nel tempo si trovarono ad usarlo con precisa nozione delsuo significato? Certamente pochi, certamente i non allineati con la dottrinacattolica, certamente uomini a rischio di rogo, troppo evidente apparival’allusione ad un demiurgo che Dio stesso pone accanto al suo potere. Così venne contrabbandato per altro: o uno scongiuro o una preghiera cristiana, poichè per lasua magica struttura poteva servire anche a dare segnali di cristiana ortodossia.Ma quando ci si rende conto che appare su edifici che hanno forti connessioni conl’ordine templare, la cosa appare molto interessante. Vari sono i luoghi del SATOR che risultano in qualche modo connessi con l’ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo.

BLANZAC O CRESSACUno dei luoghi accertatamente templari dove appare il SATOR, è un inedito per lastoria. Nella commanderie di Cressac (o Blanzac), nella Charente, una cappella,oggi suggestiva testimonianza della architettura templare, immersa nel verde diuna remota campagna, conserva un ciclo di affreschi in cui si narrano storierelative alle crociate, commissionati dal signore di Chatigners. Vi si vedono iTemplari lasciare Gerusalemme, combattere una vittoriosa battaglia davanti alKrak des Chevaliers ed alcune altre scene di significato non palese.Immediatamente sotto le volte del soffitto, si trova un rosone dipinto difondamentale importanza per stabilire le connessioni tra l’Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo ed il palindromo. Si tratta di un cerchio contenente una croceche scandisce in quattro spicchi lo spazio interno ad esso, nello stilema della crocecosmica. In quegli spicchi si trovano dipinti temi di carattere geometrico-calligrafico che a tutta prima parrebbero una serie di forme banalmente decorativedi oscuro significato. Ma osservando attentamente ci si accorge che essi formanoun vero e proprio rebus il cui messaggio è sorprendente. Partendo dallo spicchioin alto a destra si nota una lettera A di disegno composito sormontata da una S.Potrebbe essere un’Alfa, segno dell’inizio, ma l’omega che le darebbe un senso compiuto non appare, né sarebbe comprensibile la presenza di quella S. Per controla nostra lettera A appare formata da una serie di elementi alfabetici che letti

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separatamente si rivelano come una T, una O ed una R. Insieme con la lettera S,che sormonta il monogramma, tutto l’insieme da la parola SATOR o ROTAS a seconda della sua lettura. Nel cerchio di Cressac abbiamo un elegante esempio dimonogramma sintesi del SATOR, che ha il pregio di essere in ottimo stato diconservazione.

LUOGHI DEL SATOR

Duomo di Aosta: sul pavimento è stato recentemente scoperto unmosaico con il tema dell’uomo che doma il leone con le sue sole mani.

Va ricordato che un articolo della regola Templare relativo allenorme che vietavano la caccia precettava che si combattesse il leonesenza armi “le sue zampe contro ogni uomo le braccia di ogni uomo

contro di lui”.

Campiglia Marittima (Li): il testo del Sator è scisso in tre particorrispondenti alla sua struttura sintattica. Accanto alla rpima riga si

gtrova il monogramma MS che potrebbe corrispondere a MilitiaSacra, titolo con il quale si distingueva l’Ordine templare nei suoi

primi anni di vita.

Duomo di Siena: è assai probabile il collegamento con la magionetemplare di San Pietro presso Porta Camollia.

Valvisciolo presso Sermoneta: l’incisione ritrovata nel chiostro è da molti considerata di origine templare.

Arcè (Vr): la chiesa romanica reca sull’archivolto dell’ingresso la scritta del SATOR

Santa Maria di Follina22 Maggio 2004 dott.ssa Anna Giacomini

Bibliografia di riferimento:A.Giacomini, Enigma templare, SATOR, Arktos Carmagnola 2000A.Giacomini, Il Libro dei Segni sulle pietre, Arktos Carmagnola 2001A.Giacomini, SATOR codice templare, Penne e Papriri Latina 2004A.Giacomini,Chinon, l’estremo messaggio templare, Laterza Bari 2004

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Dante, Frater Templarius, tra S. Bernardo e S. Francesco

Una medaglia conservata al Museo Medievale di Vienna riproduce l’effigie di Dante e nel verso, reca l’iscrizione: D.P.I.K.F.T. cioè Dantis Poeta Imperialis Kadosh Frater Templarius.Dante fu certamente un iniziato in intimo contatto con i Templari e il loro sapere.Secondo il Valli (1) e secondo Guénon (2) Dante era affiliato ad una confraternitainiziatica nata dall’Ordine Templare detta della “Fede Santa”, da cui il nome dei suoi membri “Fedeli d’Amore”, appartenenti ad entrambi i sessi, dediti ad un percorso spirituale iniziatico ed insieme alla pratica poetica.La poesia medievale tenne un legame segreto con l’Ordine Templare attraverso il sodalizio che legava tra loro i poeti, ma soprattutto attraverso un linguaggioallegorico da essi usato che fa pensare proprio ad una filiazione segretadell’Ordine. Già la poesia provenzale dei trovatori, i poeti itineranti, che trovarono ospitalità presso la splendida corte di Sicilia di Federico II, dove nacquela prima scuola poetica italiana, e quella degli “stilnovisti” che a Bologna con Guido Guinizzelli inaugurò la scuola detta del “dolce stil nuovo” ebbero sicuramente una forte valenza spirituale ed esoterica propria di un linguaggiosimbolico.E’ noto l’interesse di Dante per i Templari e la forte avversione per i nemici dell’Ordine, in primis per il re di Francia Filippo il Bello, che ne decretò la tragicafine nel 1314.Ricordiamo che proprio il “dolce stil nuovo” si dissolse in concomitanza dello scioglimento dell’Ordine, testimone ne fu Dante stesso e Guido Cavalcanti, presenti a Parigi nel 1307.Così si spiega la dura condanna di Dante contro Filippo il Bello, espressa in versidella Commedia, dal capostipite dei Capetingi, Ugo Capeto (Purgatorio canto XXversi 94–96):

Veggio il novo Pilato sì crudelee che ciò non sazia,ma senza decretoporta nel tempio le cupide vele.O signor mio, quando sarò io lietoA veder la vendetta che nascosta, fa dolce l’ira tua nel tuo secreto?

Dante attende la vendetta divina che presto arriverà.Clemente V morirà trentadue giorni dopo i roghi e Filippo noce mesi dopo.Il posto che Dante riserva ai Templari nella città celeste, i simboli che usa,l’ascensione che compie, tutti i pericoli che affronta nel suo viaggio iniziatico, il metodo di purificazione, tutto procede dall’etica Templare che gli era ben nota.Il pensiero e la religiosità templare seguivano un processo sapienzale che Danteseppe esprimere in alta poesia. Dante inizia il suo cammino iniziatico il venerdìSanto del 1300 e lo conclude la Domenica di Pasqua, ma un rito segreto Templareveniva eseguito proprio il Venerdì Santo, che è anche il giorno che corrispondealla celebrazione del Mistero del Graal e all’arrivo dell’eroe Parsifal al Castello del Graal al Monserrat.Se osserviamo la simbologia dei numeri, ricorrenti nelle vicende dell’Ordine, nel loro significato conoscitivo e metafisico, e presenti nella Cabala, nella tradizioneislamica, nella esegesi biblica e cristiana, è anch’essa ben nota a Dante per

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esempio nella simbologia del numero “tre” su cui imposta tutto il poema (3giornate, 3 cantiche di 33 canti ciascuna più uno d’introduzione, scritto in terzine, 3 fiere che gli si parano innanzi: lontra, leone, lupa; 3 aggettivi: “esta selva selvaggia e aspra a forte”).L’insegnamento esoterico che Dante ci propone nellasua Commedia è soggettoad una penetrazione graduale e riservata, come un velo che ricopre la verità.

Ricordiamo i versi:

O voi ch’avete gli intelletti sani Mirate la dottrina che s’ascondeSotto il velame de li versi strani.

Dante fu critico verso il Papato dei suoi tempi, ma già aveva trovato unsostenitore contro la Chiesa simoniaca e decadente in S. Bernardo, il fondatore deiCistercensi e grande sostenitore dei Templari di cui dettò la Regola.

Nel 1128 nel Concilio di Troyes venne approvata dal Papa Onorio II lacostituzione dell’Ordine Templare con il pieno appoggio dell’Abate di Chiaravalle Bernardo, determinante per dissipare timori di ordine teologico per ilfatto che monaci di stretta osservanza potessero impugnare le spade e spargeresangue.Gli statuti furono severissimi compilati proprio da S. Bernardo nel 1128, chescrisse in loro lode il “De laude novae militiae” (3) mentre nel 1131 Papa Innocenzo II ne confermò la regola.S. Bernardo (4) è stato una delle più grandi figure del medioevo, una grandemente, un grande Santo, un mistico, portato alla contemplazione pura, machiamato dai tempi a ricoprire ruoli di primissimo piano nella vita della Chiesa.Nato nel 1090 a Fontaines les Dijon dalla più alta nobiltà della Borgogna, verso ivent’anni sentì la vocazione religiosa e si ritirò nel monastero di Citeaux nel 1112 chiamando alla sua stessa vocazione i suoi fratelli e altri parenti, e tre anni doponel 1115 fondò una nuova abbazia cistercense a Clairvaux (Chiaravalle). Vissesessantadue anni e quando morì nel 1153 i monasteri erano già sessanta e oltresettecento i monaci. Bernardo fu un vero mediatore tra il papato e l’impero e il restauratore dell’unità della Chiesa, denunciò il lusso e la decadenza in cui versava.Grande fu la sua attività politica sempre in difesa del diritto contro l’ingiustizia e la rilassatezza dei costumi per preservare l’unità del mondo cristiano.Nel 1145 predicò la seconda Crociata, incarico conferitogli dal Papa Eugenio IVche era stato un suo monaco, Bernardo da Pisa, ma già abbiamo visto che nel1128, come Segretario del Concilio di Troyes ebbe larga parte nella costituzionedell’Ordine Templare, primo tra gli Ordini militari e modello per tutti quelli che lo seguirono.Nella relazione definitiva del trattato di costituzione (1131) Bernardo con grandeoratoria esprime la missione e l’ideale della milizia cristiana.Questi rapporti tra Bernardo e l’Ordine costituiscono la ragione per cui Dante scelse proprio S. Bernardo come la guida (la terza) più alta del Paradiso.Grande predicatore, sommo nell’oratoria, autore di molte guarigioni miracolose, fu fautore di una dottrina essenzialmente mistica e che come tale considerava lecose divine sotto l’aspetto dell’Amore di cui descrive tutti i gradi nel suo commento al biblico “Cantico dei cantici”, fino all’estasi, alla pura

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contemplazione, un misticismo, il suo, che si riflette anche nei suoi trattatidogmatici come il “De diligendo Deo”.Un’altra caratteristica di S. Bernardo fu il culto eminente nella sua vita e nelle sueopere verso la Vergine Maria a cui si compiaceva di attribuire il titolo di NostraSignora (Nòtre Dame) e a se stesso di “Cavaliere di Maria”, la sua “Dama” in senso cavalleresco, in funzione dell’Amore sostenuto nella sua dottrina. Egli, monaco, restò sempre anche cavaliere, nobile anche per ascendenzafamiliare: grande santo e cavaliere senza macchia come l’eroe della cerchia del Graal. Monaci e cavalieri combattenti furono anche i membri della Milizia di Dio,i Templari, i custodi del Tempio e delle vie di accesso ai luoghi santi.Tutto questo fu ben noto a Dante che pone S. Bernardo nella più alta sfera delParadiso, vero tramite tra se stesso e la visione di Dio, fulgore di luce, perintercessione della Vergine a cui rivolge una sublime preghiera, tra i vertici dellapoesia italiana.Lo stesso amore legava i monaci templari alla loro Donna, la Vergine Maria a cuiconsacravano la vita e nel cui nome morivano.

“Signore Gesù, Padre Eterno e Dio onnipotente, la Tua religione che è quella deltempio di Cristo, è stata fondata per l’onore della santa e gloriosa Vergin Maria nostra madre”. E ancora: “ Nostra Signora è stata l’inizio del nostro Ordine ed in Lei enel suo Onore, se piace aDio, sarà la finedella nostra vita e del nostro Ordine ”.

E Jacques de Molay davanti alo rogo volle essere girato verso la facciata di NotreDame, per morire nel suo nome.

La gnosi templare ricercava una progressiva sublimazione dell’uomo interiore verso una spiritualizzazione suprema e come la corrente mistica sufica tendevaall’unione con la divinità, o la Santa Sapienza, figura allegorica al femminile.Nel templarismo spirituale i Fedeli D’Amore e quindi Dante nella sua visione di Beatrice, come sapienza al femminile, come culto della donna allegorica,applicano la gnosi della Scienza d’amore.Esaminiamo brevemente gli ultimi canti del Paradiso.

Siamo nel cielo Empireo, un fiume di luce, dove Dante contempla la candidaRosa Celeste dove stanno i beati e gli angeli. Beatrice l’ha accompagnato nel suo percorso in Paradiso dopo che Virgilio, che rappresenta la ragione umana, lo haguidato attraverso l’Inferno e il Purgatorio e lo lascia ormai purificato e libero, nel Paradiso terrestre, compiuto il viaggio iniziatico.Virgilio, il grande poeta amato da Dante, non conobbe il cristianesimo e perciònon può accedere al Paradiso: ecco che gli subentra la sua donna, Beatrice, laDama, la Santa Sapienza, che lo guiderà nella luce divina.Nel cielo di Marte, sono disposti in forma di Croce luminosa le anime di quelliche combatterono per la religione di Cristo, perciò anche i Templari (Paradisocanto XIV° vv. 104 e seg.):

“In quella croce lampeggiava Cristo… si muovea lumi scintillando forte … e dai lumi s’accogliea per la croce una melodia che mi rapiva” … “sembrava dire … resurgi e vinci … ”.

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giunti però all’Empireo per poter penetrare la luce abbacinante di Dio nella sua Unità e Trinità avrà l’aiuto di altra guida, del grande mistico cantore di Maria, la sola eletta tra le dame, che potrà essere il suo tramite, Bernardo.Beatrice va dunque ad assidersi tra gli eletti e Bernardo gli si manifesta e lo invitaa guardare più in alto, verso la Vergine che trionfa in mezzo a mille angelifestanti.(canto XXI°- vv. 58-63):

“credea veder Beatrice e vidi un sene … vestito come le genti gloriose … diffuso era per gli occhi e per le guance … di benigna letizia, in atto pio … quale a tenero padre si conviene”.

Bernardo lo invita a guardare verso la Vergine (vv. 101-103):

“e la Regina del cielo ond’io ardo tutto d’amor ne farà ogni grazia … però che io sono il suo fedel Bernardo”.

(vv. 139-142):

“Bernardo come vide gli occhi miei … nel caldo suo calor fissi ed attenti li suoi con tanto affetto volse a Lei …

che i miei di rimirar fè più ardenti”.

Nel canto XXXII° Dante si rivolge ancora a Bernardo (vv. 106-108):

“così ricorsi alla dottrina … di colui che s’abbelliva di Maria … come del sole stella mattutina ….

come Venere stella ritrae la sua bellezza dal sole”.

Segue la preghiera alla Vergine, pensiero sublime espresso nella più alta poesiache vi leggerò senza commento. Preghiera canto XXX° vv. 1-40.La Vergine sorride e lo invita a penetrare quella luce che lo travolgerà, luce che è… “l’Amor che muove il sole e le altre stelle”. Questo di S. Bernardo è il più alto posto assegnato ad un mortale in Paradiso, tale è la considerazione di Dante perlui, così grande è stato l’amore che ha portato alla Vergine come grande è stato l’amore dei monaci templari verso la Vergine, tanto che morivano pronunciando ilsuo nome.Ma il titolo del nostro lavoro recita: “Dante fra S. Bernardo e S. Francesco”. Perché S. Francesco e quale è il legame con i Templari ?

Esiste un’altra probabile affiliazione di Dante, quella all’Ordine francescano inqualità di terziario francescano e pur non essendoci a riguardo documentiufficiali, tuttavia è sicuro un legame strettissimo di Dante con la spiritualitàfrancescana.Nel canto XXI° del Paradiso, Dante parla di Francesco come di un sole e di Assisicome di un Oriente.

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I rapporti di Francesco con l’Oriente ci furono veramente e di grande interesse i rapporti con la spiritualità islamica.(vv. 101-102):

“nella presenza del Soldan superbo predicò Cristo”.

Qui non è possibile approfondire l’argomento, ma si sono fatte varie ipotesi, suffragate da ampi riscontri, su fonti orientali della commedia di Dante. Due fontialmeno di cultura orientale erano conosciute da Dante: la traduzione in latino delfamoso “Libro della Scala” un libro arabo, un’opera che parla di un viaggio agl’inferi, di purificazione e di ascesa, di ascensione al Cielo del Profeta. La traduzione era opera di Bonaventura da Siena, fatta a Toledo alla corte del ReAlfonso X°, il Re saggio, tra il 1260-1264.Intensi furono alla corte di Alfonso gli scambi culturali tra ebraismo,cristianesimo e islam e il maestro di Dante, ser Brunetto Latini, o meglio il suoconsigliere negli studi, da cui Dante aveva appreso “come l’uomo s’etterna”(inferno XV° v. 86) era stato ambasciatore di Firenze alla corte diAlfonso nel 1260 e che ben conosceva la spiritualità orientale.Sono state già individuate le somiglianze tra “il dolce stil nuovo” e la poesia del sufismo persiano, le analogie formali e concettuali, l’idealizzazione della donna,l’amore cortese, a Dante giunsero sicuramente influenze dal mondo musulmano. Ma veniamo San Francesco e ai rapporti dei francescani con la spiritualitàorientale. I “Fioretti di San Francesco” ne parlano anche se non sono del tutto attendibili.Il primo francescano a recarsi in Terrasanta fu frate Egidio nel 1215, nel 1217 SanFrancesco nel Capitolo Generale, palesò l’intenzione di proclamare il Vangelo a tutti gli uomini e perciò divise i territori da evangelizzare in province, di cui laprovincia d’Oltremare fu affidata a frate Elia che ci soggiornò fino al 1220.Dopo due tentativi falliti di raggiungere la Palestina, Francesco nel 1219 siimbarcò ad Ancona e giunse ad Acri, una roccaforte templare dove già si trovavafrate Elia e poi raggiunse Damietta in Egitto dove incontrò il Saladino, il Sultanod’Egitto, con cui ebbe diversi colloqui e predicò liberamente il Vangelo. Dicono che il Sultano lo abbia supplicato di pregare per lui perché potesse credere aquella religione che più piacesse a Dio. Francesco sperimentò l’ospitalità islamica e la tolleranza dei sultani abbasidi verso i sudditi sia cristiani che ebrei. Visitòliberamente i luoghi santi, visitò il Santo Sepolcro e poi ritornò in patria lasciandodei suoi monaci in Oriente. Nel 1221 nel redigere la Regola per i suoi frati fissòdelle norme di comportamento per i frati che si fossero recati tra i Saraceni e altriinfedeli, che “non facessero liti o dispute, che si mostrassero soggetti per amore di Dio”.Nel 1225 il Papa Onorio III° autorizzò le missioni francescane in Siria e inMarocco e quando i Crociati e i Templari furono respinti in Europa, proprio i fratifrancescani rimasero l’unica presenza che potesse offrire aiuto e riferimento ai pellegrini in Terra Santa (e ancora oggi sono l’unica presenza cristiana cattolica).I francescani continuarono ad entrare in possesso di luoghi santi in tutta laPalestina come custodi della Terra Santa, titolo che la chiesa attribuì loroufficialmente nel 1342, avallato dalle autorità islamiche e di cui conservanoancora oggi la titolarità.Dante frequentò fin da giovane i francescani ed in particolare la correntefrancescana detta degli “Spirituali” che si contrapponevano a quella dei “Conventuali” divisione che avvenne alla morte di Francesco. Essi pur rigorosinella spiritualità identificavano san Francesco secondo le visioni del monaco

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calabrese Gioacchino da Fiore “come un angelo che saliva all’Oriente e aveva in sé il sigillo del Dio vivente”, cioè le stigmate.Dante dice di sé che portava “una corda intorno cinta” (inf. XVI° v. 116) cioè il cordone francescano.Fu secondo varie fonti frate minore e pare che lo fosse anche il sommo Giotto,amico di Dante, e autore degli affreschi di Assisi.Dante conosceva un terziario francescano di grande virtù che visse a S. Croce,Pier Pettinaio.E’ verosimile che Dante si fosse stabilito negli ultimi anni a Ravenna per stare vicino alla figlia entrata come suor Beatrice nell’ordine francescano a Ravenna. In San Francesco a Ravenna furono fatti i suoi funerali e là fu sepolto, dove poi fueretta la tomba attuale e mai i frati permisero che le sue spoglie fossero portate aFirenze.Il titolo ufficiale di custodi della Terra Santa del 1342, fino a pochi anni prima,era appartenuto all’Ordine Templare. Dice Guénon (5) cheil titolo aveva unagrande valenza simbolica, perché la Terra Santa rappresenta il Centro dellatradizione e i “custodi” svolgono la funzione di collegamento col Cristo. Può essere una coincidenza che dopo la tragica soppressione dell’Ordine Templare il titolo sia passato ai Francescani ? O fu una vera eredità ?C’è una Gerusalemme terrena in Palestina, c’è una Gerusalemme celeste, il Paradiso, e c’è una Gerusalemme mistica che è l’anima: in questa Gerusalemme, cioè nell’anima nostra, è racchiusa la memoria di questi Ordini Santi: i Templari ei Francescani.

Santa Maria di Follina22 maggio 2004 AD886mo dell’Ordine

Prof. Paola Leda TononGran Priore Gran Priorato Lombardo Veneto

Note:(1)L. Valli “Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d’amore” –1928–Optima Roma(2)R. Fuénon “L’esoterisme de Dante ” ried. 1957 - Gallimad Paris(3)Dal “De Laude … ” “i Templari non si vestono d’oro e d’argento ma di fede dentro e di maglia fuori, per suscitare terrore e non avidità nell’animo del nemico”.(4) R. Fuenon–S. Bernardo–Luni ed. 1995(5) R. Guénon Les Gardiens de la T.S.(*) Le notizie riguardanti San Francesco sono tratte dal saggio di Franco Gallettinella rivista “L’idea, il giornale di pensiero-2001 n.1

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CANTO TRENTESIMOTERZO

EMPIREO: DIO, ANGELI E BEATILA SANTA ORAZIONE, INTERCESSIONE DI MARIA

VISIONE DELLA DIVINITA’, L’ULTIMA SALUTE

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Vergin Maria, figlia del tuo Figlio,Umile ed alta più che creatura,Termine fisso d’eterno consiglio. Tu se’ colei, che l’umana naturaNobilitasti, sì che il suo FattoreNon disdegnò di farsi sua fattura.Nel ventre tuo si raccese l’amore,Per lo cui caldo nell’eterna paceCosì è germinato questo fiore.Qui sei a noi meridiana faceDi caritate, e giuso, intra i mortali,Sei di speranza fontana vivace.Donna, sei tanto grande e tanto vali,Che qual vuol grazia ed a te non ricorre,Sua distanza vuol volar senz’ali.La tua benignità pur non soccorreA chi domanda, ma molte fiateLiberamente al domandar precorre.In te misericordia, in te pietate,In te magnificenza, in te s’adunaQuantunque in creatura è di bontate.Or questi, che dall’infima lacunaDell’universo infin qui ha veduteLe vite spiritali ad una ad una,Supplica a te, per grazia, di virtuteTanto che possa con gli occhi levarsiPiù alto verso l’ultima salute.Ed io, che mai per mio veder non arsi

Più ch’io fo per lo suo, tuttii miei preghiTi porgo, e prego che non sieno scarsi,Perché tu ogni nube gli disleghiDi sua mortalità coi preghi tuoi,Sì che il sommo piacer gli si dispieghi.Ancor ti prego, Regina che puoiCiò che tu vuoli, che conservi sani,Dopo tanto veder, gli affetti suoi.Vinca tua guardia i movimenti umani;Vedi Beatrice con quanti beatiPer li miei preghi ti chiudon le mani.

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CASTEL DEL MONTE

AutoritàGentili signore e gentili signori ospiti,Carissime Consorelle e carissimi Confratelli,

preliminarmente mi scuso con Voi per l’assenza del relatore, Cav. Mario Pirronti, trattenuto nella Sua lontana città per un improvviso malore di Sua madre.

Tocca a me il dovere ma soprattutto il piacere di porgerVi il saluto dellaCommanderia “Arcangelo Michele” ubicata in Puglia, terra templare, così tantobaciata da 2 mari e …dalla Storia.

….Storia che non sempre è stata prodiga verso i Templari ma anche Storia per la quale tanto hanno fatto i Templari !

“Ex multis” mi limito ad evidenziarVi quanto fatto “in primis” con le Cattedrali, “in secundis” con tutti i movimenti esoterici, “in tertiis” con una florida economia, etc.

Non è questo il luogo né voglio parlarVi di economia. Correrei il rischio difare una operazione di marketing per la mia Terra e non ecciterei l’uditorio dei presenti in sala. Il convegno necessita di interventi avviluppanti e totalizzanti.

Voglio solo darVi brevemente, per la tirannia del tempo, il senso delleCattedrali Templari di Puglia fra le quali la palma della bellezza e dellapreminenza spetta a Castel del Monte.

Castel del Monte sorge su una linea che parte da Stonehenge, passa daChartres e dalla magica Torino e finisce alle Piramidi.

Pur tuttavia la cultura profana intende, scientemente e maliziosamente,qualificare Castel del Monte quale castello di caccia. Per smentire tale“destinazione d’uso” (come dicesi nella moderna normativa) non mi limiterò ad evidenziarVi l’assenza di stalle. Vi evidenzio quel mimino di cognizioni geometriche e filosofiche per smentire quanto affermato da chi Templare non è……e giammai lo diventerà !

Castel del Monte, come ci ha insegnato il grande Aldo Tavolaro, fu costruitosecondo il “numero d’oro” 1,618, ossia la divina proporzione in base al quale l’Essere Supremo ha creato l’Uomo.

Il portale di ingresso di Castel del Monte riprende e raffigura l’Uomo, l’uomo di Galileo. Scaturisce dalla stella a 5 punte che è il concentrato della divinaproporzione del rapporto aureo ma è anche la trasposizione in geometria del corpoumano.

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Varcando la soglia di Castel del Monte, attraverso quel portale, si entra in unadimensione diversa. In questa dimensione non ci è più sufficiente l’uso di parole ovvia e profane, abbiamo bisogno di un linguaggio simbolico.

Castel del Monte è luogo di osservazioneastronomica nel quale l’Uomo va in sintonia con il creato, diventandone parte attiva.

Castel del Monte è luogo nel quale l’Uomo non è più oggetto di se stesso ma è soggetto di se stesso, subordinato unicamente all’Essere Supremo, creatore non solo del cosmo e dell’universo ma anche elargitore del grande dono illuminista della Ragione.

Castel del Monte ha nel suo cortile interno “3 porte di accesso 3”, simbolo di un percorso obbligato e necessario per la conquista della “conoscenza” e della pace interiore. Diceva LEONARDO: “Il grande amore nasce dalla grande cognizione della cosa che si ama; e se Tu non la conoscerai non la potrai amare”.

Prima di entrare il portale del cortile è fastoso e adornato, mentre, dopo averloattraversato, nell’interno del cortile è disadorno. Significa che il Templare lasciauna profanità disadorna ed entra nel tempio dello spirito.

Castel del Monte è luogo dove le 3 porte sono sintomo di 3 viaggi: dal finitoall’infinito, dall’astratto al concreto, dal passato al futuro.

Castel del Monte è luogo di pace non già per il suo stare in collina quantosoprattutto per quel patrimonio di idee che hanno resistito nel tempo, superando laprofanità ed il pregiudizio, vero male di tutti i secoli.

I poveri di spirito e coloro che vivono in uno stato di atarassia sono semprepronti a credere alla Circe di turno, ad essere proni al Potente di turno, ad esseresensibili alla retorica della guerra, una guerra fatta con le armi ma anche con leidee !

Castel del Monte è invece il luogo che ci dà coscienza e consapevolezza delnostro viatico e del peso ponderale della nostra scelta. E’ il luogo che ci indica la rettitudine del “volere” verso il valore assoluto della legge morale: la battaglia dell’amore sull’odio, dell’intelletto sull’oscurantismo, dell’apertura sulla chiusura, della forza spirituale sulla fragilità.

Castel del Monte ci consente di capire che la felicità è nella carità, nello studio,nell’esaltazione della virtù e nell’abbandono delle passioni che lo avviliscono.

Ecco perché Castel del Monte rappresenta il punto di partenza e di arrivo perogni Templare: punto di partenza per il messaggio che trasuda da ogni pietra diquella Cattedrale ottagonale, punto di arrivo per la sintonia che giunge a provareogni Templare nel viaggio verso la Storia per il patrimonio delle idee che glioffre.

Il Templare non può sottrarsi a questo suo “destino” non solo per un precetto quanto anche per quel delta naturale che gli si pone davanti nella estrinsecazione

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della propria personalità e del proprio “credo” verso il “mare magnum” dello scibile e della percezione.

Il nostro credo non è “acqua stagnante” ! Ogni Templare deve agire con tutto il proprio trasporto e senza finzioni in un mondo fatto di percezioni (e non dielucubrazioni !), di emozioni sensoriali, di intuizioni che lo pongono nellacondizione di poter ricavare dalla quotidianità nozioni intime e fortementedesiderate.

Ogni Templare si avvia così verso un sentiero aspro, duro ed irto di ostacoli lungoil quale avrà una incommensurabile voglia di abbeverarsi nutrendo in sé laconsapevolezza del proprio ruolo.

Per far ciò sarà essenziale seguire la propria coscienza, fortificarla, attuarla.

Ergo si sviluppa la virtù del silenzio e la rigida osservanza del segreto.

Questo significa rinnovare la propria vita: senza una spinta interiore nessunopuò raggiungere da solo quella dimensione spirituale.

Le torri di Castel del Monte sono testimoni di verità e di libertà: splenda allorala fiamma dell’amore e della pace !

Uniamoci allora, Consorelle e Confratelli, in questa vita fatta di studio ma anchedi guerra al pregiudizio ed alla ignoranza. Isoliamo pertanto i facinorosi, i furbi, iladri, color che fanno della menzogna una regola di vita: evitiamo che la nostrapace interiore, così faticosamente conquistata con le nostre azioni quotidiane,possa essere lesa e minata da coloro che contrabbandano falsi ideali e rubano ilnostro tempo.

Manteniamo pertanto la nostra anima pura e facciamo sì che la nostra fedetemplare resti duratura come questo Castello che non solo ha visto tanteintemperie ma è sempre qui presente come un valido punto di riferimentogeografico e filosofico, architettonico e matematico.

Castel del Monte è e resterà la nostra casa, luogo che ogni Templare devevisitare per capire il senso del “costrutto” e per dare fondamento alle proprie convinzioni con fierezza, con orgoglio e con fede nelle proprie idee.

Santa Maria di Follina22 Maggio A.D886mo dell’Ordine

Avv. Vittorio SpaccapietraPrecettore Comm.ria Arcangelo Michele - Bari

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FLORILEGIO SU DI UNA CATTEDRALE: AMIENS

Autorità, Dame e Cavalieri, Signore e Signori, v’invito oggi in un brevissimo excursus su di una perla dell’architettura gotica in Amiens.(Immagine n° 1) Amiens è considerata il capoluogo della Piccardìa, nel nord dellaFrancia tra l’Artois la Champagne, l’Ile deFrance e la Normandia.ll suo stemma (Immagine n°2) è altamente esplicativo in se stesso.Scudo, con il Capo di smalto azzurro con il Giglio di Francia etronco smaltato di rosso con il rampicante argenteo, sostenuto da due unicornistilizzati.Sul Capo, la rappresentazione prospettica delle mura di cinta formate da 8torrioni, ciascuno con 3 merli: in totale 24 merli: visibili solo 14.La punta dello scudo sormonta la rosetta rossa di una coccarda a bracciaorizzontali oro ed azzurro ed iscrizione.Dalla rosetta pende la croce a cinque braccia di De Molay ai cui fianchi sonoappese due croci a quattro braccia templari.Una chiarissima rappresentazione di ciò che andremo a vedere nella Cattedrale.Ed entriamo subito in argomento ed intanto vediamola questa perla (Immagine n°3).La Cattedrale di Notre Dame di Amiens fu costruita, come quelle di Chartres,Reims, Le Mans, in quel periodo che coincise con il consolidamento dellamonarchia attraverso il regno trionfale di Filippo Augusto, quando la Francia,dopo la vittoria di Bouvines contro il re d'Inghilterra, diventò il primo Statod'Europa. La costruzione si basa su due principi compositivi che ne diventano ilsignificato simbolico: la misura e la luce. La misura e la proporzione di unaCattedrale dovevano risultare strettamente correlate con la misura e laproporzione che si pensava avesse l'universo. Il capomastro si trovò quindiobbligato a scoprire questa "giusta misura" o "misura certa" e la vide nellaproporzione con cui si reggevano le cose. La base fondamentale di questaproporzione si trova nella geometria e fu quest'ultima il fondamento dell'artegotica. E' per questo motivo che Dio, supremo artefice dell'universo, furappresentato come sommo architetto. La luce delle vetrate appare qualcosa di piùdi un semplice mezzo fisico che permette di vedere: la luce naturale esterna,attraversando i vetri colorati, si trasforma in luce di carattere trascendente emistico, che simboleggia la luce di Dio illuminante i fedeli. Scrive sanBonaventura: "La luce, sola fra tutte le cose terrene, può essere paragonata allaluce eterna". Questa luce simbolica dà vita all'interno della Cattedrale ad unospazio diverso da quello esterno, uno spazio autenticamente spirituale in cui ilfedele si addentra come in uno spazio figurato, che rappresenta la casa di Dio.Come potete osservare da questa diapositiva (Immagine n° 4), che ho reso piùpiccola, dal punto di vista architettonico appare una grande omogeneità dellestrutture, il senso dell'ordine e della misura, ed una precisione stilistica chepermettono di dare un significato profondo ad ogni singola pietra, posataproprio dove è posata.Queste caratteristiche valsero alla cattedrale di Amiens, che è stata eseguitaproprio tra il 1220 e il 1270, l'appellativo profano di “Partenone gotico. Osservate la facciata principale, che è sopraelevata rispetto a quelle laterali: essaanticipa quella che sarà la struttura interna della Chiesa.Lo slancio della navata centrale interna è preannunciato, infatti, all’esterno , dalla maggiore altezza del portale mediano; cosi pure il loggiato a bifore ,

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inserite negli archi spezzati, rispecchia, all'interno, la configurazione delmatroneo.Le due torri invece (Immagine n° 5), con la doppia serie di alte finestre, sono stateaggiunte nel XIV* secolo.Come le altre grandi Cattedrali francesi di Chartres e di Reims, anche questa offreun interessante esempio di scultura templare, rimasta intatta attraverso i secoli.E’ interessante notare che sono state inserite nei bassorilievi dei portali, insiemealle personificazioni dei Vizi e delle Virtù, delle Arti e dei Mestieri, anche lerappresentazioni simboliche di alcune favole di Fedro, quasi a completare, consoggetti letterari e profani, l’emblema della “Città Terrena”, nella rappresentazione della Gerusalemme Celeste.Siccome in strutture di questo genere solitamente una parte equivale al tutto, hopensato di analizzare la struttura del rosone centrale (Immagine n° 6) perchéquesto mi permette di entrare sempre più a fondo nelle motivazioni indotte e nellerappresentazioni simboliche e nei significati arcani che i templari costruttorihanno sotteso.Personalmente io sono rimasto affascinato da questo rosone perché ha ottopetali, non solo, ma disposti per tre volte su tre piani sovrapposti, cioè 24 petali:24 come i merli della cinta muraria dello Stemma della città.Intanto perché l’otto, per i petali (Immagine n° 7).L’Otto è un numero ricco di simbologia : definisce le braccia di Visnù, i Guardiani dello spazio, le forme di Shiva, i petali del Loto, fiore simbolo dellapurezza, e soprattutto il numero del Nuovo Testamento.Il numero Otto è composto dai numeri sacri 3 e 5.E’ l’ogdòado , il primo cubo di un numero pari, sacro nella filosofia pitagorica.(Immagine n° 8) L’ogdòado degli Gnostici aveva Otto stelle, rappresentanti le Otto mitiche Cabirie di Samotracia, le sette ninfe (alcuni, secondo un’altra tradizione, dicono quattro) il cui fratello era Asclepio (l’Esculapio dei latini). E qui ci sarebbe da fare tutto un discorso su Chirone, e sulla nascita dellamedicina, su Dioniso, su Apollo e sulla nascita della tragedia greca, ma ciporterebbe troppo avanti e quindi, tralasciamo.E poi (Immagine n° 9), gli Otto princìpi fenici e soprattutto, egizi: ricordo cheogdòado è il gruppo di 8 divinità primordiali egiziane e si trattava di quattrocoppie create dal dio Toth, rane i maschi e serpenti le femmine, che, in tutto,rappresentavano il mondo allo stato di caos. Almeno questo è quello che siracconta, anche se ora pare sia tutto in altro modo.E poi ancora (Immagine n°10), l’ogdòado ricorda gli Otto di Senocrate , l’allievo di Platone, con la sua teoria sulle idee-numero; inoltre gli Otto angoli del cubo.Infine l’ogdòado simboleggia la perfezione, il perpetuo e regolare corsodell’Universo, il simbolo della solidità e della Creazione.E (Immagine n°11) poi perché il tre dei piani, sempre per i petali.Qui è molto più semplice: il tre è il Numero Sacro fondamentale soprattutto perla religione cristiana: la Trinità, e poi, sinotticamente, i tre piani fondamentali delfisico, del mentale, dello spirituale, dell’Inferno del Purgatorio del Paradiso, delle Virtù, pensiamo a tutti i significati che di questo numero dà Dante, che era unTemplare, etc.E’ insomma un invito a rivisitare i significati dell’otto per tre volte.(Immagine n°12) Questi petali come ruote, molto diverse fra loro, ci invitano almovimento. Se potessimo fare un salto nel tempo fino ai giorni nostri, lepotremmo evidenziare meglio. Guardate questo è un frattale sovrapponibile.

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E’ una delle tante piccole aree che, diciamo, si ripetono innumerevolmente rispettando determinate condizioni, in un insieme numerico particolare.Se ce lo immaginassimo in movimento otterremmo (Immagine n°13) la visione diun pozzo gravitazionale rotante con un buco nero al centro; buco nero in cui laluce deve entrare per non più uscirne, perché deve inondare il volume racchiusodalla perimetrazione della Cattedrale: insomma il suo interno.Ma questo rosone (Immagine n° 14) ci invita anche a pensare in modo menomatematico.Questo è un esempio di sovrapposizione magica con il ciclo astrologico.Notate che in alto vi è l’inizio con l’Ariete e che poi girando in senso levogirosi ha la successione degli altri segni.(Immagine n°15) In senso antiorario perché all’esterno della Cattedrale viene offerta una simbologia del “solve”, dello scioglimento. Mentre se lo stesso rosone viene visto dall’interno , l’identica rotazione èosservata in senso orario, cioè nella simbologia del “coagula”.All’interno la ritualità porta a coagulare in un eggregoro cristiano tra tutti i fedeli con l’aiuto della luce filtrante reale o virtuale che sia.E’ un esempio di contemporaneità che dà origine, all’unisono, alla creazione di due universi paralleli.(Immagine n° 16) Possiamo osservare nuovamente il rosone, vedendo come lastella a quadro braccia ed otto punte dei Templari vi possa essere inserita.Croce, che ben si sovrappone su di un altro gioiello, stavolta nostro, il Castel delMonte.E a questo proposito, proprio guardando la figura che si è sovrapposta, dobbiamofare una digressione necessaria, parlando cioè della crittografia dei templari che lacroce stessa richiama.(Immagine n°17) Sui tre testi originali della regola ufficiale superstiti della strage,figurano le lettere di un alfabeto segreto,La chiave dell’alfabeto è un gioiello che veniva portato dai dignitari e che èrappresentato, sotto lo scudo, nelle armi dell'Ordine del Tempio.Il gioiello è una croce a 8 punte che racchiude, nel centro, la croce-patentedell'Ordine.Esaminandolo più da vicino, osservate vari particolari: alcuni tratti sono moltoincisi, mentre altri sono appena scalfiti; tre elementi della figura contengono unpunto; infine, la croce templare ha solo tre rami rossi patenti, il quarto invece è untrapezio d'oro.Il gioiello viene così formato da quattro figure geometriche uguali, ma orientate inmodo diverso: i quattro rami della grande croce che si suddividono ognuno in seigruppi, con o senza punto, ognuno con 4 figure.Quelle ventiquattro figure, formano le 24 lettere dell'alfabeto secreto e la Xcentrale forma la venticinquesima lettera (la N) .Ed è proprio la N quella lettera centrale che appare nel quadrato magico del Sator.In realtà, all'alfabeto crittografico vero e proprio andrebbero aggiunti gli emblemiesoterici che si trovano incisi su molte commende, secondo la raccomandazionedella regola: "Laddove costruirete grandi edifici, farete i segni di riconosci-mento".E’ indubbio (Immagine n° 18) che i tratti della croce scheletrica ricordino da vicino dapprima la Coppa, il simbolo del Graal, dell’Utero, della Caverna, insomma del Femminile, e poi anche il simbolo del Maschile. Insiemerappresentano il movimento della vita.

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Insomma (Immagine n°19), il perpetuarsi della vita qui vedete l’amor sacro e l’amor profano: non tanto la diversità quanto la simultaneità i cui frutti perpetuano la vita.La stessa contemporaneità che abbiamo visto, poco fa, a proposito dei latidestrogiro e levogiro del rosone.I simboli inseriti dovrebbero essere approfonditi, ma il tempo è tiranno.Ma io vi voglio portare un tantino più avanti.(Immagine n° 20) Ho disegnato tre ottave di pianoforte iniziando con il LA cheè la nota fondamentale, anche se noi solitamente e per semplicità, pensiamo al Do.In ogni caso, non importa di quali ottave si tratta, l’importante invece è che siano in successione perché così viene raccomandato dalla sovrapposizione dei trepiani.Si tratta di 21 note di base, ma a queste bisogna aggiungere tutti i semitoni,esattamente come accade tra il Mi ed il Fa e tra il Si ed il Do.Con gli altri 12 semitoni, abbiamo complessivamente 33 note: un numerointeressante.In realtà le cose non stanno proprio così:Io le ho semplificate perchè tutti conosciamo o abbiamo visto una tastiera.Mai ai tempi dei costruttori (cioè 1220-1270), la musica era ancora quellagregoriana che aveva le sette note fondamentali più il Si bemolle: cioè l’ottava era tale perchè proprio costituita da otto note (Immagine n° 21). Ed allora le tre ottavesono quelle che vedete e complessivamente abbiamo proprio 24 note .Esattamente come i petali.Allora, se riprendiamo in esame il rosone (Immagine n° 22), esso, per esempio,con le note appena considerate, potrebbe essere rappresentato in questo modo .E così siamo arrivati alla conclusione.Abbiamo un rosone (Immagine n°23) simbolo di un movimento rotatorio che innuce porta agli otto petali costituiti dalle più importanti religioni del mondo,e poi (Immagine n°24) lo stesso rosone con la relativa croce crittografica ed unatastiera gregoriana.(Immagine n°25) E’ indubbio che siamo alla presenza di un messaggio crittato accompagnato da una musica quasi certamente per organo.Ovviamente si ottiene un canto corale con l’utilizzo di una lingua che contenga 25 lettere dell’alfabeto e di una musica che contenga 24 note.(Immagine n°26) E’ un rosone che canta per noi e con noi, in perfetta sintonia conquanto ci ricorda S.Agostino: “chi canta prega due volte”.Allora, come dal particolare all’universale, così dal Rosone, a tutta la struttura che lo contiene: la Cattedrale. E da questa Cattedrale, a tutte le altre.In definitiva, tutte le Cattedrali come “cori di pietra” .

Santa Maria di Follina22 Maggio 2004 A.D.886mo dell’Ordine . On. Prof. D.P. Errigo

Comm.re del. Gran Priorato Lombardo

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Immagini ad integrazione della relazione “FLORILEGIO DI UNA CATTEDRALE”

Immagine n° 1 Immagine n° 2

Immagine n° 3 Immagine n° 4

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Immagine n° 5 Immagine n° 6

Immagine n° 7 mmagine n° 8

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L’abbazia di FollinaLa valle

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Facciata

Chiostro