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1 Ciclo di meditazioni sul Vangelo di S. Giovanni Meditazione 22 «Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità» (Gv 16,13) Oggi celebriamo la solennità di Pentecoste, una festa nella quale è importante illuminare la nostra mente affinché il nostro cuore possa vivere al meglio la comunione con lo Spirito. Propongo allora qualche riflessione con la speranza che le indicazioni che vi offro possano diventare i pilastri fondanti del vostro agire e del vostro pensare, diventino il sostegno della vostra vita. Spesso, sento ancora persone che dubitano, che esprimono una fede debole, facilmente influenzabile dalle suggestioni mondane. Ma, così, non si va da nessuna parte! La vita salvifica dipende solo da decisioni radicali ed irrevocabili. Se decido di accogliere il Regno di Dio, tutto quello che è contrario lo devo eliminare. Altrimenti, non ci avviciniamo neppure al Regno. Cerchiamo allora di fare una revisione sintetica di questa solennità, del suo significato per la nostra esistenza.

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CiclodimeditazionisulVangelodiS.GiovanniMeditazione22

«Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità»

(Gv 16,13)

Oggi celebriamo la solennità di Pentecoste, una festa nella quale è importante illuminare la nostra mente affinché il nostro cuore possa vivere al meglio la comunione con lo Spirito.

Propongo allora qualche riflessione con la speranza che le indicazioni che vi offro possano diventare i pilastri fondanti del vostro agire e del vostro pensare, diventino il sostegno della vostra vita.

Spesso, sento ancora persone che dubitano, che esprimono una fede debole, facilmente influenzabile dalle suggestioni mondane. Ma, così, non si va da nessuna parte!

La vita salvifica dipende solo da decisioni radicali ed irrevocabili.

Se decido di accogliere il Regno di Dio, tutto quello che è contrario lo devo eliminare. Altrimenti, non ci avviciniamo neppure al Regno.

Cerchiamo allora di fare una revisione sintetica di questa solennità, del suo significato per la nostra esistenza.

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Il dono dell’effusione dello Spirito Santo, che corrisponde al Sacramento della Cresima, è il centro della missione salvifica di Gesù: Egli è venuto nel mondo per donare lo Spirito!

Non per insegnare una dottrina nuova; non per giudicare né per condannare, né per separare in questo momento le pecore dai capri e nemmeno, lo ha detto Lui, per togliere la zizzania dal campo di grano, come volevano fare i suoi zelanti discepoli.

Gesù è venuto per donare un’opportunità di vita, è morto e risorto per donare lo Spirito Santo.

Per questo la solennità del dono dello Spirito Santo conclude il tempo di Pasqua; ma lo conclude nel senso che si realizza.

Noi, dunque, non dobbiamo pensare solamente alla morte in croce e alla resurrezione di Gesù, ma dobbiamo pensare anche con la stessa intensità alla Pentecoste.

Gesù, infatti, ha detto:

Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto.

(Lc 24,49)

Come a dire: aspettate perché se vi muovete prima, farete solo grandi pasticci...

Questo vale per ognuno di noi, vale per la Chiesa tutta.

Significa che, se non siamo abitati dallo Spirito, faremo solo delle cose umane, che possono magari essere anche molto belle, però non fanno avanzare il Regno di Dio.

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Gesù inaugura il tempo messianico (il Messia è il datore dello Spirito); essere credenti vuol dire essere chiamati a ricevere una vita diversa dalla nostra terrena, una vita nuova che San Giovanni chiama vita eterna.

Tutti e quattro gli evangelisti sottolineano questa verità; Giovanni Battista, a tutti quelli che correvano a lui, diceva: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. (Lc 3,16)

Il dono dello Spirito, quindi, è la condizione per poter essere credenti, cristiani, discepoli di Gesù; altrimenti, siamo discepoli di Giovanni Battista, o di Mosè…

Tale verità è sottolineata anche e soprattutto dalla testimonianza di Gesù uomo, figlio di Maria, che è stato rivestito dallo Spirito Santo per poterlo poi donare a sua volta.

Gesù ha vissuto tutta la sua vita terrena guidato dallo Spirito; non ha fatto grandi discorsi teologici e intellettuali. Penso che nessuno di noi riesca ad immaginare Gesù che, ad esempio, propone una conferenza a Gerusalemme, dove invita gli intellettuali del tempo; oppure Gesù che scrive un bel trattato teologico o anche approfondimenti e spiegazioni del suo messaggio… è impensabile!

Egli passa e dice: “vuoi essere salvato? Vieni! “

A Zaccheo ha detto: “oggi vengo a casa tua” .

Ai discepoli, quando li invia, dice: 5In qualunque casa entriate, prima dite: «Pace a questa casa!». 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. (Lc 10,5-6)

Non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire!

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Gesù presuppone che vi sia un bisogno, se questo non c’è, non c’è nemmeno Lui!

Egli è la risposta al nostro bisogno di verità, di amore, di pienezza.

Se una persona trova la pienezza andando a fare la gita alla domenica sul lago e magari dice: “Oggi è Domenica e dobbiamo ANCHE andare a Messa”, pensate che incontri Gesù?

Celebrerà solo dei riti illusori, inefficaci. E, molto probabilmente, alla fine della vita avrà ancora dubbi di fede.

Gesù è un uomo che cammina per le strade del mondo e dona la Sua Parola; una Parola sintetica, una Parola che interpella la nostra libertà più profonda, che interpella in modo radicale e assoluto la nostra esistenza.

È una Parola che ci dice: “tu che cosa vuoi essere nella vita? Vuoi essere mio discepolo o vuoi essere qualcos’altro?”

Non ci sono alternative. Quando una persona incontra Gesù o decide di essere un discepolo o decide di seguire il mondo!

Gesù dona la Sua Parola e dona anche il suo Spirito attraverso miracoli, attraverso esorcismi, e motiva il Suo comportamento facendo appello alla Sua identità.

È chiaro che c’è bisogno anche del dialogo, ma nella storia della Chiesa si è persa la differenza tra due aspetti: una cosa è il confronto con il mondo culturale nel quale tu sei immerso, altro è il cammino della salvezza.

Lo immaginate San Francesco che andava nelle facoltà a discutere con i filosofi?

Chi fatto più discepoli nel mondo?

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Chi è capace di parlare al mondo più di S. Francesco, S. Domenico, S. Teresa di Calcutta?

Il Cristianesimo è vita!

Non è pensiero! Ovviamente, nella vita c’è anche il pensato, ma il pensato è sul vissuto, non è astratto, teorico.

Molti si chiedono e si arrovellano su come sarà il Paradiso; ma che ne sappiamo noi?

Gesù ha detto di vivere per il Paradiso; questa è la cosa importante e che ci deve interessare.

È passato per le strade, ha liberato gli indemoniati, ha guarito i lebbrosi, ha fatto camminare gli zoppi, ha dato la vista ai ciechi...o ci fidiamo di Lui o non ci fidiamo!

I discorsi che troviamo nei Vangeli sono articolazioni redazionali, ma Egli è passato donando vita, donando Spirito, donando amore e interpellando.

La Scrittura dice: quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, 5per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l'adozione a figli. (cioè per salvarci!). (Gal 4,4)

Così, sullo Spirito Santo, non abbiamo un trattato teologico; sappiamo ciò che Gesù ha rivelato; verità essenziali, sintetiche, che però sono quelle fondamentali che noi dobbiamo interiorizzare; se non lo facciamo, la nostra vita rimane quello che è, quindi un miscuglio di bene e di male, di desideri e di frustrazioni, di entusiasmi e di tiepidezze, di “vorrei ma non posso”, di “sarebbe bello se” …

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Siccome si trovano tracce dell’insegnamento sullo Spirito Santo nei vari autori del Nuovo Testamento e anche in quelli dell’Antico, vi propongo solo alcuni riferimenti, quelli più importanti, che S. Giovanni dice sullo Spirito Santo, per farvi capire meglio la portata di questa solennità dell’effusione dello Spirito.

Iniziamo con una domanda: perché è necessario che il Signore ci doni lo Spirito Santo?

Abbiamo bisogno che il Signore ci doni lo Spirito Santo per trasformare la nostra debolezza e per cambiare la nostra vita rendendola un’altra vita.

Senza lo Spirito rimaniamo creature naturali; però, purtroppo, non siamo neanche creature naturali armoniche, perché siamo segnati dal peccato, siamo contraddittori, arranchiamo nella vita…

Dobbiamo riconoscere che siamo inadeguati a noi stessi, non siamo capaci di vivere come uomini, non siamo capaci di vivere all’altezza di come vorremmo vivere...

Se siamo inadeguati, dove troviamo l’adeguatezza?

Se abbiamo una malattia fisica, andiamo dal medico, sperando che sia capace di trovare una cura, di farci stare meglio; oggi nella nostra cultura, se abbiamo un problema psicologico, le persone che non credono si rivolgono solo allo psicoterapeuta o allo psichiatra, e, inoltre, ci vanno pochissimi perché è molto impegnativo il percorso, economicamente, temporalmente e anche come bisogno reattivo.

Se abbiamo dei dubbi intellettuali andiamo dal filosofo, dall’intellettuale, dal pensatore…

Ma, le loro risposte soddisfano?

Non mi sembra…

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Oppure, andiamo da Gesù per essere guariti nell’animo.

Gesù ci guarisce con lo Spirito Santo.

Il dono dello Spirito Santo è dunque necessario per renderci adeguati a relazionarci con Lui, prima di tutto, e poi per farci entrare e vivere nel Regno di Dio.

La grazia, infatti, in Teologia è definita contemporaneamente come sanans e come elevans. Significa che non sana se non eleva, e cioè che non possiamo essere guariti se non entriamo nel Regno di Dio.

Non esiste l’una senza l’altra; non possiamo dire “a me basta la grazia sanans”...

Questa assoluta necessità di vivere in relazione con lo Spirito - vivere affettivamente - non è cosa facile: sappiamo già quanto sia difficile vivere una relazione affettiva piena con il nostro coniuge e con i nostri figli; allo stesso modo, non sarà facile vivere una vita affettiva piena con Dio: è solo per mezzo dello Spirito, con il Suo aiuto, guida, istruzione e doni che progressivamente possiamo avere la speranza di costruire una relazione piena con Dio.

Quando poi avremo una relazione piena con Dio, ce l’avremo anche con gli altri; altrimenti è impossibile. Infatti, se non vogliamo avere una relazione significativa con Dio, non riusciremo ad avere una relazione piena neanche con i nostri cari; prima viene Dio e poi vengono le altre cose.

Dio non si fa strumentalizzare, non si fa usare; Dio non può essere concepito come un mezzo.

Dio è il principio e il fine, l’alfa e l’omega, è il tutto!

Ma, la realizzazione che Dio sia il tutto per noi può avvenire in noi solamente per mezzo dell’opera dello Spirito Santo.

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Ecco perché l’opera di Gesù termina con l’effusione dello Spirito.

Difatti, la Chiesa nasce nel momento della Pentecoste; “nasce” vuol dire che deve poi crescere e, siccome la Chiesa è l’insieme dei fedeli, ogni fedele deve crescere.

Purtroppo, questo non è scontato; il fedele può anche non crescere, così come, psicologicamente, non tutti diventano persone adulte, ma moltissimi rimangono infantili; invece di giocare con il bambolotto giocano con un lavoro, con un hobby, con uno sport.

Così avviene anche nella fede.

Se noi nasciamo per mezzo dello Spirito e attraverso lo Spirito, è solo lo Spirito che può farci crescere, non possiamo farlo noi da soli.

Possiamo fare un esempio per capire meglio; pensiamo alla vita: non possiamo decidere noi di farla sviluppare in un certo modo; al massimo possiamo mangiare, dormire, stare attenti a non avvelenarci, però la vita ha una sua indipendenza e la nostra attività deve essere quella di assecondare il suo sviluppo e la sua conservazione, studiare e conoscere ciò che serve per favorire la sua pienezza.

Adesso molti ricercatori stanno cercando di trovare medicine basate sui geni, addirittura si arriva alla medicina personalizzata, che rispetti l’individualità specifica della persona.

Così avviene per la vita spirituale: non può crescere se noi non conosciamo le leggi della crescita e quali sono le cose che la favoriscono.

Gesù lo ha detto in modo chiaro; per esempio, al capitolo 3 del vangelo secondo Giovanni, il Signore, parlando con Nicodemo, afferma: in verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio. (Gv 3,3)

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Che cosa significa?

Che il compito specifico di Gesù è stato quello di rendere possibile la nascita nello Spirito.

Ma come è possibile rinascere dall’alto? (Chiede Nicodemo).

Attraverso il Battesimo con l’acqua e con lo Spirito.

Pensiamo anche al dialogo di Gesù con la donna samaritana, che gli chiede: dove dobbiamo adorare Dio, a Gerusalemme o a Samaria? Noi possiamo attualizzarlo e chiederci: oggi dove possiamo incontrare Gesù? A Fatima, a Lourdes o a Medjugorje…?

Gesù ci risponderebbe: in nessuno di questi posti, perché lo si incontra nel cuore, e, se qualcuno dice di avere incontrato Gesù a Medjugorje, vuol dire che quella è stata l’occasione per incontrare Gesù nel proprio cuore.

Gesù, dunque, è venuto a insegnarci questo: è venuto il tempo in cui i veri adoratori adoreranno Dio in Spirito e verità. (Gv 4,23-24)

Il culto vero che Gesù cerca è quello in Spirito e verità; lo Spirito viene, dunque, nei nostri cuori per insegnarci a relazionarci con Dio in modo autentico; è solo attraverso di Lui che noi possiamo avere una relazione vera con Dio, altrimenti la relazione che istituiremmo con Lui sarebbe solo il frutto della nostra personalità, dei nostri sentimenti, dei nostri pensieri, delle nostre idee...

Spesso le persone mi dicono: “ma non posso trovare Dio anche attraverso questa cosa?”

Ma, se Gesù ha detto che cosa bisogna fare per entrare nel Regno, perché dobbiamo crearci noi altri modi?

Ci sono delle verità, delle indicazioni che sono date!

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Dove Dio si manifesta?

Nell’antichità c’erano dei luoghi in cui la divinità si manifestava: a Delfi in Grecia c’era la profetessa, a Gerusalemme c’era il tempio con il Santo dei Santi, per i Musulmani c’è La Mecca, ecc.

Dalla nuova Alleanza, Dio parla a noi nel nostro cuore.

Dovremmo esserne contenti, e invece no…

Abbiamo bisogno di andare a fare dei viaggi in luoghi santi, e così assecondiamo la nostra carnalità che ha sete di queste cose, perché adorare Dio in Spirito e verità è impegnativo, necessita di purificare profondamente il cuore: se Dio abita nel cuore e il nostro cuore è il tempio di Dio, il tempio deve essere pulito, deve essere adorno.

S. Giovanni Crisostomo in una bellissima omelia afferma: “Oggi è festa, avete addobbato il tempio con fiori, profumi, tappeti, arazzi ...ma il vostro cuore com’è?“

Bello, spazzato, pulito, purificato?

Lo Spirito Santo è l’unico che è capace di metterci in relazione con Dio.

Nel capitolo 6, inoltre, lo Spirito Santo viene definito il nutrimento, l’alimento della nostra vita.

Riprendiamo il discorso sul pane di vita:

le mie parole sono Spirito e vita – dice Gesù - se non mangiate la mia carne e non bevete il mio sangue non avrete in voi la vita.

(Cfr. Gv 6,63)

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Approfondiamo ulteriormente l’insegnamento sull’effusione dello Spirito, attraverso due o tre accenni, riportati anche nella liturgia, contenuti nei discorsi di addio rivolti da Gesù agli apostoli.

Nel vangelo di Giovanni, questo insegnamento è articolato in varie parti:

La prima è l’annuncio della morte, la lavanda dei piedi.

Poi, Egli istruisce i suoi su come devono comportarsi dopo la sua assenza.

All’interno di questi discorsi c’è l’insegnamento sullo Spirito Santo:

16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. (Gv 14,16-17)

Significa che la Sua presenza è una presenza continua. Come abbiamo l’intelligenza, la volontà e le altre facoltà, per mezzo del dono di Gesù abbiamo anche, dentro di noi, una presenza, altra da noi, che vuole integrarsi con noi, ed è lo Spirito Santo.

Lo Spirito Santo è dunque la presenza di Gesù nella nostra vita: il Signore cammina con noi, ispirandoci dall’interno, fortificandoci, consigliandoci, rendendoci capaci di fare quello che per noi è impossibile.

Questo significa, però, che non possiamo vivere separati da Dio, non possiamo vivere secondo l’Antico Testamento, dove si distingueva il sacro dal profano, perché il Signore è sempre con noi e non ci sono tempi sacri o luoghi sacri, persone sacre, situazioni particolari in cui si può fare l’esperienza di Dio.

Se lo Spirito è in noi, tutto deve essere santificato.

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Gesù è il Maestro interiore; il secondo insegnamento sullo Spirito Santo viene riportato dal Lui nei capitoli 14-15:

Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete ancora capaci di portarne il peso.

Gesù l’ha detto addirittura ai suoi Apostoli: non siete capaci!

Perché gli uomini hanno un limite intrinseco, un limite che è parte della nostra natura, così come non possiamo volare, ad esempio.

S. Giuseppe da Copertino però volava; ma lo poteva fare perché lo Spirito gli dava questa capacità; Gesù camminava sulle acque, S. Paolo pare avesse il carisma della bilocazione…

Chi vive in Dio può fare le cose di Dio: il limite fa parte della nostra esistenza, ma, attraverso l’azione dello Spirito Santo, il nostro limite naturale può essere superato, sia intellettivo, sia operativo.

Molte cose ho da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà Lui, lo spirito della verità vi guiderà a tutta la verità.

Chi c’era meglio degli Apostoli?

Chi si può trovare in una situazione migliore dei Dodici per conoscere e comprendere quello che Gesù era, ha detto e ha fatto?

Essi, infatti, sono stati con Gesù ogni giorno per tre anni, hanno ascoltato da Lui tutti gli insegnamenti, hanno anche avuto delle spiegazioni particolari, quando li prendeva in disparte, hanno visto la Sua potenza, eppure il Signore ha detto loro che non erano ancora capaci di portare il peso di altre cose che avrebbe poi detto loro.

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Negli Atti dagli Apostoli per esempio, si dice di Filippo che viene “preso” dallo Spirito e portato sul carro dell’eunuco, ed in seguito, viene portato in altro luogo ad evangelizzare…

Lo Spirito vuole e può indurci a fare cose straordinarie!

Molti si lamentano: “ma questo è difficile, come si fa?”

Per questo il Signore ci dà lo Spirito, e chi è consapevole della potenza di questo dono, non dice che è difficile, ma dice, come san Paolo, tutto posso in Colui che mi dà la forza. Quando sono debole è allora che sono forte. E S. Paolo diceva così quando subiva una persecuzione.

Siamo figli di Dio, siamo rivestiti di Spirito Santo!

Lo Spirito scaccia la paura, scaccia i dubbi, scaccia la tristezza, scaccia le preoccupazioni: questi sono i segni dello Spirito!

Pietro scende dalla barca e cammina sulle acque incontro a Gesù fintantoché si fida di Lui, ma, appena dubita, comincia ad affondare…

Questa è una metafora della nostra vita: il dubbio, le titubanze, ci fanno affondare.

La possibilità per attraversare il mare della vita è tenere lo sguardo fisso su Gesù; è questo che dice l’Autore della lettera agli Ebrei: “Egli vi insegnerà tutte le cose e vi guiderà alla verità, vi renderà capaci di entrare nel Regno dei cieli” . I

Non vi esorto quindi a fare uno sforzo moralistico sovrumano, un atto eroico, ma a supplicare lo Spirito Santo che vi renda capaci di fare quello che Gesù si aspetta da voi.

La condizione è essere assolutamente consapevoli che, senza questo aiuto, noi rimaniamo quello che siamo.

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C’è chi, per natura, è più forte, c’è chi è più debole, ci sono tante caratteristiche naturali!

Qualcuno può addirittura sentirsi un supereroe, ma costui non entrerà nel Regno dei cieli, perché in esso entreranno i ciechi, gli zoppi, gli storpi…

Perché? Perché essi sono consapevoli di non avere risorse proprie e quindi le cercano in Dio.

Chi ha risorse proprie si illude che con le proprie forze possa fare qualche cosa per entrare nel Regno di Dio, e, così facendo, si preclude ogni possibilità:

Beati i poveri di spirito, perché di essi è il Regno dei cieli (Mt 5,3)

Dobbiamo, allora, entrare in questa mentalità: sapere che quello che è necessario fare per vivere e crescere nella nostra fede dipende dalla relazione che noi istituiamo con lo Spirito Santo.

D’altronde, è sotto gli occhi di tutti, perché anche i Sacramenti della Confessione e della Comunione sono azioni dello Spirito; ma, non possiamo far agire lo Spirito solo quando ci confessiamo o comunichiamo e poi agire autonomamente da Lui in tutte le altre occasioni!

Lo Spirito Santo deve agire sempre.

Ovviamente, ci sono dei momenti speciali, come la Confessione e la Comunione, in cui lo Spirito ci nutre, ci illumina in modo particolare, ma a condizione che ci sia una precedente vita vissuta in comunione con Lui, altrimenti queste occasioni di grazia passano su di noi come acqua fresca.

Alcuni, in buona fede, si confessano, ma non sanno nemmeno che cosa sia il senso del peccato; la grazia è allora difficile che riesca a

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trasformarci, se non abbiamo la consapevolezza del peccato.

Chi, infatti, ne ha la consapevolezza, supplica Dio; chi ha il senso di colpa ha solo dei rimorsi, va da Dio per cercare di togliersi il rimorso, ma questo non passa, è lì in agguato, perché la persona è prigioniera di se stessa.

Se lo Spirito la libera, il peso non c’è più; se, invece, permane ,significa che la persona non permette l’azione liberatrice dello Spirito.

Quando Gesù perdona, vuol dire che cancella il peccato!

Per farsi cancellare il peccato, però, ci vuole una mentalità adeguata, è necessario un surplus intellettuale e affettivo che ci può dare lo Spirito Santo.

Forse, anche tu hai sentito, in momenti particolari, una contrizione profondissima nel cuore: come mai non la sentiamo sempre?

Forse, perché non siamo psicologicamente e spiritualmente maturi per riceverla; in certi momenti sentiamo la ferita del peccato che ci colpisce, sentiamo il bisogno di piangere, ci sentiamo disperati, invochiamo l’aiuto di Dio e Dio purifica il cuore.

Altre volte, invece, non la sentiamo.

Il Sacramento, per essere efficace, necessita della contrizione perfetta, cioè del dolore profondo per il proprio peccato, così dice il Magistero della Chiesa.

Purtroppo, spesso non sentiamo questa contrizione, perché non siamo dalla mattina alla sera sempre disposti a camminare nello Spirito; ogni tanto, quando raggiungiamo qualche piccola meta, il Signore ci fa questo dono.

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La solennità della Pentecoste ci ricorda proprio l’inizio di questa azione dello Spirito nel mondo a favore di tutta l’umanità.

Mentre prima di Gesù lo Spirito agiva nel mondo attraverso dei messaggeri particolari che erano i profeti, con Gesù questa relazione con lo Spirito si è estesa anche a tutta l’umanità.

Con la Pentecoste inizia nella Storia la possibilità offerta a tutti gli uomini di vivere una vita spirituale, cioè secondo lo Spirito.

Nel libro degli Atti degli Apostoli, questa verità è ben descritta.

Domande per la riflessione personale

1. Sei alla ricerca dello Spirito Santo?

Ossia: cercare la presenza dello Spirito nella tua quotidianità è un tuo desiderio, un tuo proposito, una tua urgenza?

2. Nel tuo agire cerchi di seguire le ispirazioni dello Spirito?

Ovviamente, se devo far da mangiare o fare la spesa, non chiedo l’ispirazione allo Spirito, ma ci sono tante situazioni anche quotidiane in cui il Suo aiuto è da ricercare.

Ad esempio, se devo parlare con il coniuge, o con i figli, o con i colleghi per vari problemi… Raccogliamoci davanti a Dio e chiediamogli di suggerirci quale atteggiamento assumere, qual è la cosa più conveniente…

In tutte le cose che hanno un significato per la nostra vita spirituale e psicologica è importante farsi consigliare dallo Spirito.

Se tutti si preoccupassero di questo, le relazioni umane sarebbero completamente diverse!

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Infine, e questo è ancora più impegnativo, perché esige una conoscenza di sé:

3. Sei certo che lo Spirito Santo ti farà camminare sulle acque?

Questo vuol fare lo Spirito! Ma, se dubitiamo, affondiamo…

Sei certo che con l’aiuto dello Spirito potrai attraversare qualsiasi tempesta?

Affrontare qualsiasi prova senza essere turbati, schiacciati, sopraffatti?

Hai questa certezza assoluta dentro di te almeno a livello di convinzione interiore, intenzionale?

Dalla risposte che ti darai, la tua vita potrà avere una direzione piuttosto che un’altra.

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Chisiamo

La Comunità Abbà è una fraternità di cattolici, fondata nel 1997 da fra Giuseppe Paparone, sacerdote domenicano. Approvata nel 2002 dal cardinale C.M. Martini, allora Arcivescovo di Milano, fa anche parte della Famiglia Domenicana.

La Comunità si ritrova a pregare insieme il lunedì sera alle 21 presso la basilica di Santa Maria delle Grazie a Milano, secondo il calendario pubblicato sul sito. L’incontro è aperto a tutti.

Per informazioni e contatti, visita il nostro sito:

www.comunita-abba.it ____________________________________________________________________

L’Autore della meditazione è padre Giuseppe Paparone o.p. - pro manuscripto