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Cittadini & Salute Dicembre 2012

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Mario

Dionisi

si torna a parlare del servizio sanitario in questi

giorni dopo le parole evidentemente incaute di Ma-

rio Monti. Ma, secondo me, sono pochi ad averne

effettivamente capito il significato. “Significare” in

questo caso deve intendersi con l’indicazione di

“chi paga”. E questo nel codice cifrato di Monti è

chi fa impresa nella Sanità.

In sostanza, il 27 novembre cosa ha detto Monti?

Il mondo della sanità pubblica è a corto di risorse.

Per questo, nella dichiarazione che avrebbe fatto

bene a risparmiarsi, Mario Monti li reclama. Ma

questi finanziamenti in effetti ci sono già. Si rilevano

dai prelievi forzosi fatti all’impresa sanitaria: tasse

dirette o indirette, compartecipazione di spesa, ab-

bassamento della contribuzione pubblica per visite

e analisi diagnostiche.

E sono sempre i soggetti privati a pagare. Questi

sono sia i destinatari diretti del servizio: i pazienti,

sia gli imprenditori.

Dell’effetto di questa riforma lanciata in teleconfe-

renza, su quanto inciderà su tutti noi, pazienti po-

tenziali o reali, ne parliamo diffusamente in questo

numero.

Voglio però soffermarmi un attimo sul problema

della compartecipazione alla spesa di gruppi finan-

ziari che fanno parte del mondo della sanità ma che

sono anche esterni a questo variegato mondo.

Le parole di Monti si traducono nel fatto che l’im-

prenditore da chi prende in appalto la possibilità di

fornire servizi sanitari si trasforma in affittuario. Cioè,

un inquilino che paga in tutto e per tutto le spese. An-

che laddove è lui il soggetto di ogni attività. L’im-

prenditore paga per avere in affitto la possibilità di

esercitare un servizio e questo servizio lo farebbe ri-

pagare interamente al paziente.

È questa la riforma? Oppure si vuole fare per il si-

stema sanitario quello che si è già tentato con l’uni-

versità: far entrare i privati. Ma qui siamo in materie

diverse. Mentre il diritto allo studio lo studente pa-

gherebbe a posteriori i suoi corsi universitari quando

entra nel circuito lavorativo. Nel sistema sanitario

non c'è possibilità di una dilazione di questo tipo.

Non può valere una promessa di pagamento futura

perché potrebbe non essere onorata, in tempi di crisi

non si sa cosa succederà domani: sei è in moneta o se

si è in vita. L’impresa sanitaria non potrebbe soste-

nere questo livello di rischio. Quindi non è neanche

questo ironico livello di privatizzazione a cui si pensa.

Forse però c’entra sempre il tema della morte. La

risposta è nella volontà di ammazzare la Sanità pri-

vata esistente ed affermarne una nuova sanità fatta

dalla grande impresa. Non a caso, la prima dichia-

razione a favore di Monti è arrivata da Luca Cor-

dero di Montezemolo. Mario Dionisi

Cari amici lettori,

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Un gran putiferio. Ed è del tutto giu-stificato. Renato Balduzzi il primo chedeve scendere ai ripari sull'incautaesternazione di Mario Monti. Il ministrodella salute si è sforzato di dare una ver-sione per tranquillizzare gli animi. Chia-ramente il tentativo è di buttare acqua sulfuoco, ma quel che è detto è detto. Lode-vole, quindi, lo sforzo del ministro Bal-duzzi di leggere le dichiarazioni di MarioMonti del 27 novembre, per cui il serviziosanitario pubblico italiano non potrà esseregarantito così com’è stato dall’inizio dellasua istituzione e come vuole la Costitu-zione repubblicana: utilizzabile per tutti.

Il ministro dà la diversa chiave di let-tura: “Monti ha affermato la fierezza delsistema sanitario nazionale dicendo cheper il futuro, potrebbero esserci le op-portunità di valutare nuove forme di fi-nanziamento. Si tratta dell’eventualità diinserire la sanità integrativa dentro il si-stema di finanziamento del sistema sa-nitario nazionale. Il presidente delConsiglio si è limitato a fare un suggeri-mento sul futuro. Si è aperta una di-scussione e sto cercando da ieri di farcapire a tutti che non c’è nessuna inten-zione di modificare il sistema”.

Ma a sferrare l’attacco seguono unaschiera di polemisti da ogni dove - spe-cialmente nel mondo della Sanità pub-blica. “Il servizio sanitario pubblico, cosìcom’è non può sostenersi” - è quello che siè ripetuto in ogni occasione di dibatti-mento. Qual è la novità? Che a dirlo è ilpresidente del Consiglio in persona?

“L’unica soluzione consiste nell'ingresso dirisorse private”. In effetti, non è uno deitanti editoriali vocati a un neoliberismo.

L’ha proprio detto Mario Monti in quel27 novembre attraverso il video messag-gio trasmesso a Palermo durante un mee-ting di offerta tecnologica di imprese cheproducono per la Sanità.

Meditazione e ponderatezza sulle pa-role sarebbe stato quello che ciascuno siaspettava dal premier tecnico. Natural-mente le parole del presidente del Consi-glio Mario Monti hanno suscitato unaridda di polemiche.

Con timing perfetto entra in campo laCgil. “Il presidente del Consiglio nonpuò permettersi certe preoccupazionisulla sostenibilità del sistema sanitarionazionale dopo averlo ridotto all’osso.Se il Governo ha intenzione di privatiz-zare, come denunciamo da mesi, lo dica.Noi lo combatteremo”.

Ma il giorno dopo, il 28 novembre, daPalazzo Chigi arriva una nota in cui si chia-riscono bene le tesi del presidente del Con-siglio e per un certo verso, si rettificano.

“Il nostro Sistema sanitario nazionale,di cui andiamo fieri - il messaggio scrittoper esteso e non semplificato - potrebbenon essere garantito se non si individuanonuove modalità di finanziamento”.

(Di qui la polemica per cui il governovorrebbe vendere la Sanità ai privati).

“Il momento è difficile - ha premesso ilpremier - la crisi ha colpito tutti e ha im-partito lezioni a tutti, e il comparto mediconon è stato esente né immune” dalla crisi.

“Il governo - ha continuato Monti - èperò un vostro alleato prezioso”. - “Ab-biamo la consapevolezza di vivere unmomento difficile - ha premesso Monti -la crisi ha colpito tutti e ha impartito le-zioni a tutti. È importante riflettere sullelezioni impartite dalla crisi. Il campo me-dico non è un’eccezione, le proiezioni dicrescita economica e quelle di invecchia-mento della popolazione mostrano che lasostenibilità dei sistemi sanitari, incluso ilnostro servizio sanitario nazionale, di cuiandiamo fieri, potrebbe non essere ga-rantita se non ci saranno nuove modalitàdi finanziamento e di organizzazione deiservizi e delle prestazioni. La posta in pa-lio è chiaramente altissima - ha continuatoMonti - l’innovazione medico-scientifica,soprattutto nella fase d’industrializza-zione, deve partecipare attivamente allasfida considerando il parametro costo-ef-ficacia, un parametro non più residuale”.

Successivamente Palazzo Chigi hadiffuso una nota di precisazione sull’ar-gomento. “Contrariamente a quanto ri-

Il Sistema sanitario ha Ma i privati sono privati di agibilità di gestione nelpianeta della cura della salute. C’è bisogno dei

ATTUALITÀ

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portato dai media - afferma la nota - ilPresidente ha voluto attirare l’attenzionesulle sfide cui devono far fronte i sistemisanitari per contrastare l’impatto dellacrisi. Ciò vale, peraltro, per tutti i settoridella pubblica amministrazione. Le solu-zioni ci sono, e vanno ricercate attraversouna diversa organizzazione più effi-ciente, più inclusiva e più partecipata da-gli operatori del settore. Le garanzie disostenibilità del servizio sanitario nazio-nale non vengono meno”.

“Per il futuro - afferma Palazzo Chigi- è però necessario individuare e ren-dere operativi modelli innovativi di fi-nanziamento e organizzazione deiservizi e delle prestazioni sanitarie”, ag-giunge la nota del governo. “Il Presi-dente - si spiega - non ha messo inquestione il finanziamento pubblico delsistema sanitario nazionale, bensì, rife-rendosi alla sostenibilità futura, ha po-sto l’interrogativo sull’opportunità diaffiancare al finanziamento a caricodella fiscalità generale forme di finan-ziamento integrativo. Inoltre - si sottoli-nea ancora -, egli ha voluto sollecitare lamobilitazione di tutti gli addetti ai la-vori, così come degli utenti e dei citta-dini, per una modernizzazione e un usopiù razionale delle risorse”.

Ma forse la cifra del problema èespressa dal ministro della salute inun’intervista al quotidiano La Stampapubblicato il 22 novembre. Ancor primadi vestire i panni del pompiere, il mini-stro dice chiaramente che nel mondodella Sanità ci sono 3,8 miliardi di euroda tagliare. (Visto che il sistema è già de-ficitario, tali esborsi potrebbero essere ga-rantiti dai privati a cui si dovrebbegarantire proporzionale prospettiva diintroito - ma questa è una considerazionedi chi scrive).

Balduzzi in verità parte da un ragiona-mento semplice, ma vero: “Non si puòpensare che se la ricchezza del paese di-minuisce le risorse per la Sanità possonoaumentare”. Il ministro della salute haimpostato la sua spending review sanita-ria su argomenti strettamente economi-cistici: meno soldi esprime il prodottointerno lordo, meno soldi alla Sanitàcome se fosse una logica conseguenza.

Senza contare che se ci sono menosoldi tra la distribuzioni di merci e ric-chezza degli italiani ci sono anche menosoldi da spendere per la cura della salute,quindi a maggior ragione ci sarebbe bi-sogno di interventi eccezionali per servi-zio, la Sanità, che non può essereequiparato ad altri servizi sociali.

Il ministro ritorna anche sulla que-stione dei ticket da sostituire con le fran-chigie come aveva detto i primi giorni delsuo ingresso in ministero. Balduzzi ri-torna su questa idea pensando a un si-stema misto che si basa sullaconfigurazione reddituale dell’assistito.

Le misure anticrisi hanno già toccatola Sanità. L’ultimo taglio di forbici è av-venuto il 22 novembre quando il disegnodi legge per la stabilità economica ita-liana è stato approvato in Parlamento.Trecentosettantadue voti a favore, set-tantatré contrari. Di questo grande vo-lume di provvedimenti hanno riguardatola sanità. Innanzitutto si toccano i Servizidi Assistenza Sanitaria di competenzadelle Regioni che vengono ridotti di 5 mi-lioni dal 2013. Ma dal 2013 sono agli entiregione vanno le competenze in materiadi assistenza sanitaria indiretta.

Si prevede di risparmiare così, 22 mi-lioni nel 2013. Sempre nel 2013 avremo inmeno 600 milioni per il fondo sanitarionazionale che arriveranno a un 1 miliardonel 2014. Sempre in lettura rapida della ri-forma dello stanziamento economico perl’immediato in Sanità si prevede una piùforte riduzione degli oneri per i vecchi ap-palti pari al 10%.

Il tetto per i dispositivi medici si abbassadel 4,8% (oggi è al 4,9%) e nel 2014 caleràulteriormente per arrivare al 4,4%. Non sa-ranno i soli, non si finirà qui. Si confermeràun pianeta sanitario, nel nostro paese, adue tempi: uno per chi può e uno per chinon può. Spendere. Beatrice Portinari

bisogno dei privati

loro soldi ma lo Stato non molla il controllo, la di-rezione e la verifica dei risultati raggiunti

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Lo ha detto il premier tornando sultema affrontato in modo caustico il 27novembre nel messaggio dato in video-conferenza a Palermo in un convegnosulle innovazioni tecnologiche legate allacura della salute. Mario Monti non eramai tornato per due volte sullo stesso ar-gomento in due giorni.

La terza esternazione, infatti, è del 29novembre. “Il diritto alla salute” e l’orga-nizzazione pubblica dei servizi sanitarisono “requisiti irrinunciabili di convi-venza civile” e “garanzia effettiva del-l’uguaglianza dei cittadini”, ha spiegatoMonti intervenendo al 50esimo del Nas(Nucleo antisofisticazioni).

“Affermare la necessità di rendere il ser-vizio sanitario pienamente sostenibile nonha nulla a che vedere con la logica dellaprivatizzazione”, ha continuato Monti.

“L’eccellenza sta anche nel pubblico enon sempre il privato è immune da sceltenon ispirate alla competenza”, ha ag-giunto. (L’espressione è criptica e sicura-mente presterà il fianco a nuovepolemiche. Significa che qualche volta an-che nell’ambito della Sanità privata sicombina qualcosa di buono?)

Sempre il premier: “Il valore della salutepubblica, requisito irrinunciabile di svi-luppo sociale e di convivenza civile, vapreservato anche per il futuro il che è pos-sibile solo introducendo le innovazioni egli adattamenti che la situazione neltempo richiede”. Monti insiste: “Dob-biamo, in una società adulta, essere capacie avere il dovere di parlare senza che leparole diventino veicolo di equivoci efraintendimenti, ma parlare per vedere larealtà dei problemi”.

Ha ribadito ancora: “Ripeto: affermare lanecessità di rendere il servizio sanitario pie-namente sostenibile, non ha nulla a che farecon la logica della privatizzazione. L’eccel-lenza sta anche nel pubblico e non sempreil privato è immune dalle logiche impro-prie del condizionamento di scelte non sor-rette da trasparenza e competenza”.

Le conclusioni: “La scelta dei migliori edei più capaci, specie fra i medici, non puòessere offuscata da logiche di appartenenzavicinanza o amicizia”. Secondo Balduzziinvece sono i giornali ad aver travisato ilpremier. Eh! Certo! La colpa è sempre deigiornalisti. Meno male che c’è il messaggioin teleconferenza che stranamente non è adisposizione e non si può recuperare. “Lanecessità di rendere sostenibile il sistema sa-nitario non ha nulla a che vedere con la lo-gica di privatizzazione”.Gemma Donati

Monti e Sanità, terzo attoIl premier il 29 novembre fa nuovamente marcia indietro, non era maisuccesso che tornasse sulle sue parole per la seconda volta in due giorni

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La Regione Lazio non ha lavoratobene sul taglio delle spese sanitarie.Non sono stati svincolati, quindi, gli850 milioni che dovevano traslarealla Regione Lazio.

Ma sulla presidenza della RegioneLazio aleggia un indice accusatoriograve per non aver saputo gestire ifondi della sanità ancora iscritti nel bi-lancio della Regione.

Come dire, i soldi ci sarebbero se gliamministratori sapessero gestirli tecni-camente. Ma la cosa più grave consistenella mancanza di una strategia chiaraper uscire dal dissesto finanziario.

E se a Enrico Bondi non possono es-ser date troppe responsabilità data lasua recente nomina a commissario egestore della Sanità nel Lazio, le rile-vazioni suonano come un indice accu-

satore nei confronti dell’amministra-zione uscente.

Il governo della sanità laziale devedire, in sostanza, quali ospedali de-vono chiudere, quali devono essere ri-convertiti, deve sostanzialmenteevidenziare la situazione reale, senzainfingimenti. Non ci sono dati chiarima l’unica cosa chiara è che ci sono daisettecento ai mille posti letto da ta-gliare! Questo lo sanno bene.

Ma sulla scorta dei dati forniti dalSole 24 Ore cerchiamo di fare i contidella serva. Nel raffronto della ge-stione tra Polverini e Marrazzo (e cioèi bilanci previsionali 2012-2014 e 2010-2012) c’è un aumento di entrate euscite. Ma con Polverini le entrate sonomaggiori che con Marrazzo: 5,2 mi-liardi in più.

Questa crescita di introiti si giustificacon l’aumento delle entrate per “conta-bilità speciali”, leggasi partite di giro ealtri incassi. Ma con Polverini ci sonopiù entrate anche per i tributi propri.

Ai tempi di Marrazzo si incassavano11,8 miliardi, con Polverini entrano12,5 miliardi. Con Polverini cresconoanche le entrate per le vendite e i tra-sferimenti. Marrazzo aveva incassato1,6 miliardi, Polverini 2,1.

Ma cala anche la spesa per sanità eservizi sociali: 13,9 miliardi con Mar-razzo, 12,1 con Polverini.

Quale quota parte di tutte queste spesespettano alla Sanità? Se si fa la percen-tuale fissa dell’85% del bilancio regio-nale destinato alla cura della salute, ilcalcolo è breve. Possono far riferimentoanche i dati generali. Piccarda Donati

Lazio, disavanzo di 780 milioni!Il 2012 è stato infruttuoso per il rientro dal debito

REGIONE LAZIO

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Quante volte tornati a casa stanchi e dopo una giornata dilavoro apriamo il frigo e stuzzichiamo qualcosa prima dicena? Oppure a chi non è mai capitato di fare la spesa, com-prando il necessario ma di farsi tentare alla cassa da sedu-centi cioccolatini dalle confezioni colorate che catturano lanostra attenzione?

Uno studioso americano (Wansink B., 2007) la chiama la“dieta del see food”: vedere il cibo può indurci a mangiarloanche se non abbiamo fame. E non solo vederlo, anche pen-sarlo. Immaginare vividamente un cibo può dare avvio allasecrezione di insulina da parte del nostro pancreas anche senon abbiamo mangiato. L’insulina abbassa il livello di glice-mia nel sangue e ci fa venire fame. Mangiamo così anche soloper aver pensato al cibo!

Difficilmente ci facciamo caso ma il cibo è quasi semprealla portata dei nostri occhi: dall’ampolla dei cioccolatini nelsoggiorno di casa, ai distributori di snack a scuola o al la-voro. La facilità di accedere a quello che viene chiamato“Junk food” (cibo spazzatura) ci induce a consumarlo an-che se in quel momento non ci stavamo pensando e ognivolta che quell’alimento invitante ci passa davanti agli occhi,dobbiamo eroicamente dire di no, se non vogliamo pren-dere peso. Purtroppo la maggior parte delle persone si la-scia tentare e arriva a incamerare ogni giorno almeno 200calorie in più solo per essersi lasciati ammaliare dal cibo-tentatore.

D’altra parte accendere la televisione per distrarsi nonaiuta. Anzi. La pubblicità di continuo proietta immagini dicioccolata che si scioglie in bocca, pane appena sfornato (mavenduto in busta!), cibi pronti per chi è sempre impegnato,

per non parlare degli spot rivolti ai bambini, pieni di alle-gria e colori che invitano a mangiare cereali al cioccolato, me-rendine per ogni gusto e succhi di frutta. Difficile nonpensare al cibo di fronte a una proiezione così invadente diimmagini invitanti!

È stato dimostrato che le persone che guardano la tv permolte ore al giorno, bambini compresi, tendono ad esserepiù sovrappeso di altre sia perché si muovono meno e siaperché continuamente sollecitati dalle pubblicità a gustarequalcosa mentre si rilassano davanti al proprio programmapreferito.

Gli snack sgranocchiati senza pensarci davanti alla tv, lemerendine che accompagnano il caffè di metà mattina, queidolcetti del supermercato acquistati alla cassa possono di-ventare responsabili di quei chili in più che ci ritroviamo supancia e fianchi.

Quali accorgimenti, dunque, possiamo adottare se nonvogliamo prendere peso, sollecitati dal nostro “ambiente”tentatore?

- Riempiamo il frigo di cibi sani e frutta: averli a portatadi mano ci aiuta a consumarne di più;

- Disponiamo dolci e snack negli angoli meno visibili e sco-modi in modo tale da non averli sempre davanti agli occhi;

- Per quanto possibile, rubiamo mezz’ora alla tv e conce-diamoci una passeggiata ogni giorno.

Per perdere pochi chili di troppo non serve fare diete dra-stiche, basta correggere alcune abitudini poco salutari maradicate.

Fonti: Wansink B., (2007) “Mindless eating, perché mangiamosenza pensarci”, Editrice Pisani, Isola del Liri, (Fr).

Autocontrollo, per dimagrireDal supermercato ai dolcetti offerti al bar, il nostro ambiente ci fa ingrassare!

Speciale Psicologia

Dott.ssa Pamela SerafiniPsicologa

e-mail: [email protected]

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Oramai non è una novità. Crescono i casi di infezionia volte non immediatamente percepibili attraverso sin-tomatologie evidenti.

I batteri aggressivi sono individuati attraverso urino-col-tura ed emo-coltura. Pare che l’organizzazione igienica dellaSanità - pubblica o privata - riesca a combattere il fenomenoa fatica. E allora al Policlinico Gemelli è stato aperto un re-parto virtuale contro queste patologie. Il fine consiste nellogestire, attraverso un sistema informatico centralizzato, icasi di infezione che si possono presentare in qualsiasi re-parto di degenza.

Il team di infettivologi lavora in modo coordinato e nonseguendo il singolo caso con il singolo medico. Questo pergestire le consulenze richieste all’Istituto di Clinica delleMalattie infettive da parte degli altri reparti del Gemelli.

Sempre più importante e decisivo il controllo e la gestionepuntuali, rapidi e proattivi delle infezioni che si osservanoin pazienti ricoverati.

Al di là dell’ottima iniziativa del Gemelli che va anche inautotutela, è importante capire i modi e i sistemi per com-battere questa che potrebbe essere una pandemia del futuro.Avanzano i batteri molto aggressivi e bisogna ammodernarealla base i sistemi di combatterli. Innanzitutto evitare di pre-scrivere antibiotici per la minima influenza.

Esistono, infatti, nuove generazioni di batteri in grado ditrasformarsi e modellarsi per il tipo di antibiotico da cuivengono attaccati.

Una specie di sembianti che si mostrano in nuove vestiper presentarsi più aggressivi quando il repertorio di anti-biotici è finito.

Non è fantascienza. È il caso del Pseudomonas aeruginosa.Il batterio appare come uno ma, in definitiva sono molti.

In un articolo uscito il 30 novembre su Time of India, sipone il problema del diffondersi del batterio.

Gli studiosi delle propagazioni infettive presso l’Indian In-stitute of Chemical Biology sono specificamente alle presesullo studio del Pseudomonas aeruginosa. Vogliono capireperché prolifica specialmente nelle sale ospedaliere e comeriesca a nascondersi all’azione degli anticorpi e degli anti-biotici.

I ricercatori guidati da scienziato Chitra Mandal hannosvelato il meccanismo sinistro con cui i batteri che va sotto ilnome di Pseudomonas aeruginosa, responsabile di infezioniospedaliere, invade il corpo umano, sfugge i neutrofili (cel-lule immunitarie responsabili per la difesa) e stabilisce l'in-fezione. Un giornale russo, S&T RF, il 30 novembre hapubblica risultati incoraggianti contro questo batterio, quan-tomeno per evitare che sconfini in Escherichia Coli.

Ma il nemico numero uno sono le klebsielle. In una ricercapubblicata su European Antibiotic se ne parla come un feno-meno oramai all’ordine del giorno. I centri sanitari europeisi stanno organizzando: se proliferano a nulla possono gliantibiotici.

In Europa le klebsielle resistenti a molti antibiotici sonoaumentate di un terzo negli ultimi quattro anni. Anche gliantibiotici da ultima spiaggia a volte sono impotenti controil proliferare. Lo ha detto Dominique Monnet, coordinatoredel settore “Resistenza agli antimicrobici e infezioni asso-ciate all’assistenza sanitaria” parlando in occasione dell’Eu-ropean Antibiotic Awareness Day del 18 novembre.

I germi resistenti si stanno diffondendo negli ospedali enelle case di cura per anziani. Nell’Unione europea ognianno, il costo delle infezioni resistenti agli antibiotici arrivaad un miliardo e mezzo. Matilde di Canossa

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Contro le infezioni da sala operatoriaAumentano i casi in cui i degenti tornano a casa con virus post-intervento

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L’Osservatorio Nutrizionale Grana Padano ha letto conattenzione come gli italiani hanno risposto alle do-mande dei medici che li interrogavano sui loro com-portamenti alimentari durante le feste di fine anno 2011inizio 2012.

Si può osservare le tradizioni culinarie guardando a porzionileggere e in contempo tenere sotto controllo l’indice caloricodegli alimenti. Si debbono preferire i grassi di origine vegetalerispetto a quelli di origine animale che contengono colesterolo.Sono presenti in abbondanza specialmente nei panettoni e neidolci. Quindi:

- preparare i soffritti con vino bianco, evitando olio e burro;- limitare l’uso del sale e utilizzare verdure e spezie per insa-

porire le pietanze;- limitare i condimenti grassi con alternative fantasiose: spe-

zie e funghi per i primi piatti; succo di limone, o di arancia, cap-peri e sottaceti per carne e pesce; preferire le cotture al vapore,al forno o alla piastra rispetto al fritto;

- preparare dessert a base di frutta (macedonie, frutti di bo-sco), yogurt magro e sorbetto;

- Bere molta acqua per contenere il contenuto calorico. Berevino rosso moderatamente. A fine pasto, un’abbondante por-zione di frutta fresca (agrumi, ananas, kiwi), limitando la fruttasecca e candita ai soli giorni di festa. Mantenere uno stile di vitaattivo, spostarsi preferibilmente a piedi o in bicicletta e preferirele scale al posto dell’ascensore.

Ma la cosa importante rimane sempre quella di guardarsi benedalle diete di moda. In tal senso, in Inghilterra, è stato pubblicatol’annuale elenco dei peggiori rimedi contro il sovrappeso.

Il monito, anche lì, è che il Natale è alle porte. Bisogna preve-nire. Tra le avvertenze possibili risuona il refrain, anche nel paese

più modaiolo del mondo, di evitare le mode. Si tratta di un av-vertimento extradietologico ma comunque un consiglio pieno disaggezza. Infatti, la cosa più importante - raccomandano - nonfare quel che fanno i divi. Non imitarli quando dichiarano grandiperformance grazie a un metodo. Costituiscono la fortuna dimolte diete ma la sciagura per tanti malcapitati epigoni.

La British Dietetic Association ha sentito tutto: il buono, ilbrutto, il bizzarro e il whacky! L’ufficio stampa riceve centinaiadi telefonate da parte dei media, ogni anno su questo argo-mento molto sentito.

Dukan, non c’era neanche il bisogno di citarla. Tra le principalicontroindicazioni forte stitichezza e alitosi. Segue tra le sgradite ladieta NEC (o KEN, in inglese). Impone cibi liquidi per dieci giorni.Arrivano allo stomaco col sondino naso-gastrico. L’inutilità diquesto metodo si rileva quando si torna a mangiare regolarmentee si riprendono con altrettanta regolarità tutti i chili persi.

C’è poi la Party Girl IV Drip Diet: ci si nutre con insieme divitamine (B e C), magnesio e calcio per via endovenosa (un me-todo in genere utilizzato per curare casi di malnutrizionegrave). Senza commento.

Da arresto immediato chi ha inventato la Six Weeks To OMG(Oh My God) Diet. Come predice la stessa denominazione seisettimane d’inferno in cui si fa sport la mattina e si mangianosolo proteine, concesso un caffè nero la mattina.

Non meno pericoloso un altro metodo chiamato Alcorexia. Sitengono sotto controllo le calorie durante i primi cinque giorniper ubriacarsi serenamente nel fine settimana.

La consolazione è che questi metodi non corrispondono a unanostra cultura e si spera rimangano il più possibile caratteristicidell’Oltremanica. L’averli citati serve semplicemente a ricono-scerli prontamente. Se li conosci li eviti. Giovanna Visconti

Feste, mangiare si puòE in contempo riuscire a controllare il peso corporeo. Ma se si deve seguireuna dieta: non farsi convincere dalla moda!

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CURIOSITÀ

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Calo del 40% degli iscritti nelle palestre pari a un mi-lione in meno che pratica lo sport. Lo dice il Rapporto Os-servasalute 2011 del Policlinico Universitario Gemelli el’Ansa ne dà notizia. Pedissequamente. Riportando anchel’analisi per cui questo dato dovrebbe essere rapportato allacrisi economica, quando nel corso del 2011 gli effetti della crisierano molto meno sensibili. Il rapporto è stato pubblicato nel-l’aprile 2011, quando il termine “crisi” era l’espressione di do-minio pubblico, ma non intaccava, come dal novembre 2011 aoggi, il senso di fiducia nei confronti del nostro futuro, cosìcome lo intendiamo ora.

Il servizio fantasioso alimentato da fantasiosi medici esortagiustamente a non abbandonare lo sport indicando l’attività ca-salinga come pratica facilmente perseguibile. Questo stilema èsicuramente un’ottima abitudine di vita: mezzora tutti i giornie prima dei pasti, lo abbiamo scritto, lo dicono diversi studi.

Ma come può praticare un’abitudine di vita come questa chinon ha una cultura dell’attività sportiva praticata più che ra-dicata nelle abitudini di vita? Questo tipo di persona nella granparte dei casi non rinuncia alla sua attività in palestra o nel suo

circolo di riferimento. Chi non è abituato allo sport e ne ha, perquesto più bisogno, ha invece assoluta necessità di un centrosportivo con tanto di istruttori a fare da guida attenta per evi-tare spiacevoli incidenti che facciano passare la voglia dellasana abitudine.

Il problema è che la cultura dello sport è assente proprio nelmondo della medicina che solo da due decenni ha iniziato acapire il grande effetto preventivo che l’adeguata attività mo-toria svolge in tutte le persone a tutte le età. In effetti, muovereil corpo attiva una miriade di varianti che rendono più com-plicata la prognosi per il medico che già è tempestato mental-mente dal ponderare su una miriade di possibilità all’appariredi un sintomo.

L’attività motoria, d’altra parte, ha ancora molti segreti. Dot-trine cambiano di decennio in decennio e le due matrici fon-damentali - aerobico e anaerobico - si avvicendano l’un l’altraper cercare una sintesi che deve sempre attagliarsi sulle carat-teristiche del singolo. E sulla singola persona debbono con-centrarsi sia medici che preparatori atletici. Nessuna regolapuò essere massificata. Margherita degli Aldobrandeschi

Meno sport praticatoLo dicono le iscrizioni nelle palestre, ma i medici non diano false indicazioni!

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RICERCA

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Con piccole iniezioni si dà rispostaa una grande tipologia di problemi.

La terapia botulinica dal 1980 offre ri-sposte a una miriade di patologie. Si puòdefinire con tranquillità come un verofarmaco. Ricerca e campi di innovazionerelativi alla tossina botulinica oggi pos-sono dare risposta a molte patologie,come la distonia, le affezioni da tic e ingenere i movimenti ipercinetici. Si trattadi una grande rivoluzione. Eppure la po-litica viaggia sempre in ritardo su questeinnovazioni.

Il meeting alla biblioteca del Senatodella repubblica, giovedì 29 novembre, hamesso sullo stesso tavolo i più grandi me-dici che in Italia utilizzano questa tecnicacon alcuni politici specificamente impe-gnati nell’ambito sanitario.

Davanti a tanta manifestazione di po-tenzialità, molte delle quali già attuate, laparte politica non ha potuto far a menoche impegnarsi pubblicamente perchéquesto vuoto nelle normative sanitarie siacolmato al più presto.

Alfonso Gherardelli, docente dell’Uni-versità La Sapienza, illustra sui meccani-smi d’azione della tossina che agisce nellanervo-muscolare. Il meccanismo di si-napsi in qualche modo ne è colpito. Determina un blocco utilizzabile ai fini direcupero. Le applicazioni allo strabismo,nel 1980, sono state le prime indicazionicliniche a cui è stata data risposta. Agiscea livello neurofisiologico, non c’è dubbioche il suo effetto si giustifica sulla placcaesterna, le afferenze periferiche.

Gran parte delle forme di distonia cer-vicale, tremori e tic, hanno trovato in que-st’applicazione uno strumento terapeuticodi successo.

Dal 1980 possiamo dire che il problemadegli effetti tossici di quest’applicazione edella sua durata è efficace a lungo terminesenza effetti collaterali rilevanti.

Il senatore Cesare Cursi, presidente del-l’Osservatorio Sanità e Salute, evidenziacome la Sanità abbia bisogno di essere ri-visitata. Certe divisioni tra organizzazionidi enti locali devono essere superate per-ché la cura della salute non sia determi-nata dalla fortuna di abitare in unaregione al passo con i tempi o non.

Domenico De Grandis, presidente dellaSocietà Italiana di Neurofisiologia Clinicadi Verona illustra le modalità di applica-zione della tossina nella trasmissione ner-vosa. È molto tossica. Le sue quantitàdevono essere calcolate con molta atten-zione, anche perché differisce in tipologiediverse tra loro. E Alberto Albanese, di-rettore di Neurologia all’Istituto Nazio-nale Neurologico Carlo Besta di Milano:la qualità del medico consiste nel saperdare le giuste dosi perché un’iniezione ec-cessiva sarebbe paralizzante.

Giulio Del Popolo, direttore di NeuroUrologia dell’Ospedale Careggi di Fi-

renze, illustra le applicazioni nelle pato-logie prostatiche in cui il blocco parzialedella fluidità del passaggio di urina in ve-scica creava problemi di ristagno che inpassato portavano a insufficienza renaleche oggi sono un lontano ricordo.

Con delle piccole iniezioni di urina siottiene la risoluzione del problema. Cosìin diverse tipologie di casi in cui si ha in-continenza per le minzioni, questo mi-gliora la qualità di vita del paziente.

Alessandra Graziottin, ginecologa, citaParacelso: “È la dose che fa la differenzatra il farmaco e il veleno”. Decisive,quindi, nell’uso di questa tossina, le quan-tità che sono utilizzate. La perizia del me-dico riesce a risolvere un tipo di patologiamolto specifica. Entra nel merito del do-lore illustrandone le cause non psicologi-che o neurologiche sollecitando maggioreattenzione del mondo medico sulle sinto-matologie dolorose. Il dolore ha spessouna causa biologica. Manifestazioni comevaginismo, dispareunia e vulvodinia e al-tre sindromi della vescica dolorosa tro-vano nella terapia del botulino unarisposta in caso di ipertono biologico.

Anna Rita Bentivoglio, dirigente diNeurologia al Gemelli di Roma, illustragli effetti della sialorrhoea che consiste inuna perdita di saliva che non dipende da

ATTUALITÀ

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Miracoli del botulino! La terapia con questa tossina fa passi da gigantee molti impieghi terapeutici sono già comune-

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iper produzione di saliva. Con una pun-tura sulle ghiandole i pazienti risolvono ilproblema con il solo effetto di una saliva-zione più densa e meno acquosa di quellanaturale, specialmente nel primo mese.

Si tratta di una patologia tipicamenteparkinsoniana. La terapia botulinica ri-solve anche tante forme di stipsi. La tos-sina botulinica è talmente versatile chepuò risolvere questi problemi e si ritieneabbia molti capitoli da scrivere. Anche perla ragade anale può essere evitato l’inter-vento grazie a una piccola dose.

Sergio Barbieri, Neurofisiopatologo delPoliclinico Maggiore di Milano, nel darevisione della fenomenologia del nervofacciale con gli spasmi determinati dallasua disfunzione mostra l’intervento conla tossina botulinica e le sue soluzioni.

Altra risposta della tossina botulinica èdiretta all’iperidrosi, l’eccessiva sudora-zione. La differenza dalle altre terapiedove vengono effettuate poche unità diiniezioni, in questo caso ne vengono ef-fettuate molte. Nel caso della sudorazionedella mano sono circa trenta.

Roberto Eleopra, presidente della So-cietà italiana di Neurofisiologia clinica diVerona, mette in evidenza come lo stru-mento della terapia botulinica offra unarisposta al problema in grado di trovaredei correttivi, a differenza della chirurgia.I problemi di impatto dal farmaco sonorisibili. Il nuovo trattamento porta un ri-sparmio di spese certo.

Laura Bertolasi, dirigente di Neurolo-gia dell’azienda ospedaliera di Verona, ri-prendendo l’intervento di Graziottin

afferma come cause che determinano do-lori definiti nella categoria del vaginismosiano espressamente muscolari.

“Potremmo anche reinserire la normain modo da aprire a voi mondo scienti-fico un’occasione per la cura della nostrasalute che non possiamo non racco-gliere”. L’ha detto la senatrice EmanuelaBaio. Ma realisticamente questa nuovanorma potrà essere approvata solo nellaprossima legislatura. Importante il ruolodell’Aifa, perché la documentazione of-ferta in questi interventi non lascia spa-zio a dubbi sull’applicazione di questostrumento terapeutico.

Il senatore Claudio Gustavino si con-centra nella differenza che c’è tra chi è im-pegnato delle decisioni (politica) e chidelle soluzioni (medici) ci passa il filtrodell’umanità. Gustavino nella scelta traautonomia e diritto sceglie quest’ultimo.

Di qui l’errore del Titolo V e la necessitàdella sua riscrittura: organizzare i servizisecondo una regia che deve tornare ad es-sere nazionale. Francesca da Polenta

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Anzi, “la cura”

mente applicati. Ma la classe politica deve legit-timarla tra le più grandi innovazioni nella cura

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I tessuti del cuore hanno scarse possibilità auto-ri-generative ma con una recente ricerca si ritiene dipoter migliorare questa realtà per cui il cuore riusci-rebbe ad auto-ripararsi con le sue stesse cellule at-traverso molecole di Rna. Sono infatti stati identificatidei microRna che dovrebbero incentivare la ricrescitadel tessuto cardiaco.

La sperimentazione è stata effettuata sulle capacità di in-durre le cellule del cuore dei soliti amici roditori.

Sono stati necessari due mesi di trattamento e si è rilevatoun dimezzamento del danno infartuale. Ma la percentualedi cellule del cuore che riesce a rigenerarsi è ancora limitata:il tre per cento rispetto all’attuale un per cento.

Senza alimentare facili ottimismi sui progressi dellascienza medica, troppi passi bisogna ancora fare prima chel’infarto sia una malattia curabile. Questo studio pubblicatosu Nature costituisce un importante passo, ma segue tantialtri nello stesso senso.

Nel 2006 anche le cronache locali furono occupate da unascoperta di questo tipo che nella bravura della ricercatriceanche in materia comunicazionale - Nadia Rosenthal - sem-brava portare alla scoperta definitiva. La ricerca fu attuatanel Laboratorio di Biologia Molecolare di Monterotondo.

In questa sperimentazione i topi che riprendevano addi-rittura la funzionalità cardiaca.

Il cuore si riparava attraverso la produzione di un fattoredi crescita. Si produceva in modo continuo nel cuore il fat-tore insulinico 1 (IGF-1).

Dopo aver procurato un infarto al piccolo animale, la fun-zionalità cardiaca era ripresa grazie alle cicatrici lasciate dal-l’infarto col quale si sostituisce un tessuto muscolarefunzionante.

In sostanza si è scoperto che questo fattore insulinico -IGF-1 - era un fattore di crescita con specificità nella rige-nerazione del tessuto cardiaco.

La dimostrazione, antecedente alla scoperta, consistevanel fatto che quando il fattore insulinico IGF-1 era carentec’era anche atrofia del miocardio.

Inserendo IGF-1 nel roditore si rilevava che continuava aprodurlo, non si ammalava di cancro né di altre malattie col-legate a un fattore di crescita. Non solo. Procurando un in-farto si recuperava la funzione cardiaca. Ma la ricerca conesiti positivi non finiva ancora qui. La cicatrice, che nel post-infartuato costituisce l’insufficienza cardiaca, era riassorbitae sostituito da tessuto muscolare miocardico.

Ed è la stessa Rosenthal ad essere raggiante sulle scopertedel suo gruppo di studio rilevando che si sono raggiuntidue risultati: primo, viene indicato qual è il fattore di cre-scita su cui puntare per la rigenerazione cardiaca, secondo,i risultati della riparazione del cuore dopo la ferita dell’in-farto possono essere ridimensionati nelle proporzioni pre-venendo la formazione della cicatrice.

In tempi più recenti, nel maggio 2011, si è arrivati alla te-rapia vera e propria del cuore che si auto-rigenera, ripa-rando la propria ferita. Le cellule cardiache estratte daglistessi malati sono state purificate nel laboratorio di Anversaa Boston e poi fatte crescere. Una volta ottenuto il numerosufficiente sono state trapiantate le staminali nella porzionedi cuore danneggiata dall’infarto. Questa ferita cardiaca si èridotta. Questo ha confutato la convinzione diffusa in Me-dicina per cui il tessuto cardiaco, una volta danneggiato,non riesca più a rigenerarsi. La capacità di pompare sangueè migliorata per tutti i pazienti dell’8,5% dopo solo 4 mesi edel 12% a un anno dal trattamento.Matilde di Canossa

ATTUALITÀ

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Cuore, autoriparazione cercasiPassi in avanti con la scoperta di cellule di microRna

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Un caso che fa discutere e potrebbe non essereisolato. Secondo una rilevazione statistica del NewEngland Journal of Medicine si è rilevato che lemammografie di routine hanno portato negli ultimitrent’anni oltre un milione di donne negli Stati Uniti asottoporsi inutilmente a terapie o a interventi chirur-gici, quando invece questi tumori non avrebberomai raggiunto uno stadio avanzato.

In sostanza i medici si sono avvalsi del loro potere disuggestione per convincere facilmente le donne a sotto-porsi a chemioterapie e altri interventi invasivi.

Secondo l’autorevole pubblicazione inglese nel 93%dei casi le “diagnosi precoci” non hanno benefici per ilpaziente.

La dimostrazione è che solo centomila donne sono ar-rivate a uno stadio terminale, mentre la diagnosi nefastaha riguardato più di un milione.

I casi rilevati come gravi e invece si trattava di semplicipatologie da tenere sotto controllo sono stati circa il 93%.

E sempre in tema di eccesso di terapia c’è anche il casoin cui l’accanimento chirurgico ha cause tutt’altro che no-bili, bensì voglia di speculare da parte di alcuni cattivimedici che si approfittano delle speranze di familiari.

L’articolo 14 del codice di deontologia medica imponeal medico di “astenersi dall’ostinazione in trattamenti,da cui non si possa fondatamente attendere un beneficioper la salute del malato e/o un miglioramento della qua-lità della vita”.

Il medico è direttamente responsabilizzato a non ope-rare alcuna forma di accanimento terapeutico, anche incaso di pazienti in stato vegetativo.

L’obbligo, quindi, consiste anche nel tutelare i pazienticoscienti dai tecnicismi e dalle false speranze di solu-zioni miracolose.

Ma c’è un problema che riguarda la pressione del me-dico davanti al profilarsi di una patologia che potrebbemanifestarsi, ma non ce ne sono le evidenze nei sintomi.

Non sempre intervenire prima che si manifesti la ma-lattia è una buona terapia.

Il problema rimbalza sul livello di aggiornamento dellaricerca in relazione alla terapia adeguata.

Una cura eccessivamente tempestiva può essere deltutto inadeguata al male o addirittura sbagliata per unapatologia che non si sarebbe mai manifestata.

Quello che appare, quindi, è un eccesso di scrupolo daparte della classe medica non sempre motivato da difettodi conoscenze sulla fenomenologia della malattia al li-vello iniziale.

C’è il caso di truffe a compagnie assicuratrici, come nelcaso statunitense appena citato.

Nel marzo 2011 si è rilevato che sia a Roma che a Mi-lano la magistratura indagava su diagnosi gonfiate damedici compiacenti.

Il tutto per settanta operatori sanitari indagati a Romaper truffa alle compagnie assicuratrici.

A Milano, invece, inchieste della magistratura permazzette nei laboratori di analisi milanesi: falso ideolo-gico continuato, falso materiale continuato e truffa con-tinuata aggravata, ma anche associazione per delinquere.

A esporre il caso alla magistratura sono state le pro-prio le compagnie assicurative che si sono accorte di es-sere state truffate. Piccarda Donati

ATTUALITÀ

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Falsi tumori alla mammella negli Stati UnitiQuando il benessere del medico viene prima di quello del paziente e la suaetica fa vacanza del tutto

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Si comincia con l’alluce per arrivare a caviglie, go-miti e ginocchia, spalle o polsi. Si gonfiano, arrossanoprocurando forti bruciori. Questa è la gotta. Il congressodegli esperti della Società italiana di reumatologia (Sir)riuniti a Milano dal 21 al 24 novembre ha evidenziato ilritorno di una malattia che si pensava in qualche modoregolata: la gotta.

In Italia ne soffrono cinquecentomila persone. La patologiasubentra per elevati livelli di acido urico nel sangue. Disor-dine metabolico, obesità, dislipidemia, iperglicemia, iper-tensione accompagnano questa patologia. Il 40% dei pazientipresenta disabilità superiore alle più ottimistiche previsioni.

Ci sono innovazioni farmaceutiche come il febuxostat chehanno permesso di compiere un importante passo in avanti.Nel convegno della Società italiana di reumatologia sonostate presentate dal presidente Marco Matucci: “Il febuxostatha dimostrato di avere un’efficacia simile al vecchio allopu-rinolo e quindi può costituire una valida alternativa tera-peutica nei pazienti gottosi e iperuricemici, specie in quelliche non abbiano mostrato un’adeguata risposta clinica al-l’allopurinolo oppure in quelli che abbiano sviluppatoun’intolleranza ad esso”.

Controllare l’iperuricemia significa tutelarsi nei confrontidi un importante fattore di rischio cardiovascolare. Curandola gotta si tengono a bada altre degenerazioni cardiocirco-latorie e dismetaboliche.

A peggiorare la situazione, tanto per cambiare, è anche lasedentarietà e altre abitudini alimentari non corrette. Non sitratta solo di eccesso di carne, ma anche di insaccati, pescee crostacei. Ma anche il consumo di alcolici sull’acido uricoporta ad attacchi di artrite nei gottosi.

Ma ricerche pubblicate in tempi recenti hanno rilevatoche l’effetto degli alcolici sull’acido urico non è identico trai diversi tipi di bevande.

La birra è più nociva. Il vino va un po’ meglio. Censurasui superalcolici. È invece concesso il buon bicchiere divino.

Detto questo però la misura migliore consiste nel preve-nire la malattia o tenerla a distanza.

Il modo migliore consiste nel misurare il livello di urice-mia nel sangue.

L’uricemia esprime quanto acido urico c’è nel sangue.L’iperuricemia si verifica o per eccesso di produzione o perdifficoltosa eliminazione renale di acido urico.

L’organo deputato alla sua rimozione è il rene, che ognigiorno ne elimina circa quattrocentocinquanta milligrammicon le urine ed altri duecento digerendo. I valori normalidi uricemia nel sangue oscillano da 4 a 8 mg/dl.

L’iperuricemia porta alla formazione di calcoli renali nelcaso in cui i cristalli di acido urico precipitano nelle urinenel bacinetto renale.

L’iperuricemia può essere anche la conseguenza di gravipatologie, come leucemie, linfomi, ed ustioni estese.

La dieta può dare un contributo ma può non essere suffi-ciente, in questo caso la farmacologia offre risposte adeguate.

Chi vuole risolvere con una dieta, invece, sappia che devedimagrire tornando a un peso forma e deve assolutamenteevitare alimenti tipo: gli alimenti ad elevato contenuto pu-rinico: animelle, fegato, rognone, estratto di carne, selvag-gina, acciughe, sardine, lievito, caviale.

In genere bisogna evitare di mangiare carni, pollame eformaggi. Francesca da Polenta

RICERCA

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Torna la malattia dei reLa cattiva alimentazione non è solo patatine, panini e salse piccanti, maanche troppa carne che sta determinando il ritorno della gotta

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ATTUALITÀ

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La prescrizione del principioattivo sarà facoltativaIl decreto sviluppo contiene questa modifica che la vedeva obbligatoriaLa legge approvata a luglio preve-

deva un orientamento chiaro dei me-dici nella prescrizione della ricetta.

E questo valeva, sia per i pazienti siaper i farmacisti. Il principio di equiva-lenza è salvaguardato, ma se c’è un mo-tivo per dare anche il nome commercialedel farmaco, questo può essere segnalatoin modo motivato.

Il dibattito tra governo e Parlamentovede il ministro della salute Renato Bal-duzzi senza tentennamenti: “La normasulla prescrizione del principio attivo èequilibrata e non vedo ragioni per noncontinuare sulla strada della valorizza-zione della cultura e della pratica del far-maco equivalente che fa risparmiare icittadini e il Sistema sanitario nazionale”.Sono quattro gli emendamenti al disegnodi legge sullo Sviluppo che inerisconoquesta materia.

Nessuno dei principali partiti vuole sfi-gurare davanti Farmindustria, tutti hannofatto la loro parte: Udc, Lega, Pdl e Pd.Così il medico non è obbligato, ha solo lafacoltà, di prescrivere il principio attivoinvece della “griffe” del farmaco.

Le pressioni che si prevedono su que-st’aspetto non sono secondarie alla solu-zione e una posizione dovrebbe arrivare

anche dal fronte dei medici che non ap-pare unito sulla questione.

Di sicuro, la novità appare come unaseccatura da parte del medico di famiglia,ma d’altra parte costituisce una liberato-ria laddove il professionista sia lui stessosottoposto a pressioni o voglia risponderea suoi personali convincimenti.

Ma, visto che il tema di fondo rimanequello economico e del risparmio, i datidi Assogenerici parlano chiaro: secondo iproduttori dei medicinali fuori brevettola pratica del farmaco omologo ha pro-dotto un risparmio per il sistema sanita-rio nazionale di 250 milioni, conpercentuale del 5%.

In sostanza il farmaco di marca, quelloconosciuto da tutti, come “il rassicurantetintinnio dell’Optaliton” citato in un filmdi Nanni Moretti, è duro a morire.

Ma in questa difesa probabilmente nonsi muove solo un fatto industriale e stret-tamente commerciale. (Questo forniscesicuramente la causa determinante piùforte, senza dubbio).

Come per ogni oggetto il nome che l’haidentificato per tanto tempo non può es-sere cancellato dall’oggi e il domani o ad-dirittura chiesto di essere identificato conaltri a mo’ di sinonimi.

Il nome come per qualsiasi oggetto de-signato costituisce un riferimento irri-nunciabile. Nel nome del farmaco il suodestino. E questo vale tanto più per i far-maci di una certa notorietà. Se hannoavuto fortuna commerciale, in questa unaparte la determina anche il nome.

Come si diceva nel Medioevo: Nomenomen. Nel nome c’è segnato il destino. Equesto si conferma anche per le medicinegriffate che sono preferite dagli italiani al57%, anche se costano di più.

Secondo una ricerca del Censis il 45%degli italiani è disposto a pagare di piùper avere le medicine di cui ricorda ilnome, preferendole ad altre che conten-gono la stessa molecola.

Eppure il 77% sa bene come, ora, leprescrizioni guardino solo al principioattivo. La presentazione di questa ricercaè avvenuta il 14 novembre nella sede delCensis. La ricerca è stata commissionatada Farmindustria.

La ricerca parla addirittura di disagioda parte dei cittadini che trovano unaconfezione diversa da quella che si aspet-tavano per lo stesso farmaco. Una per-centuale per il nome che non si presentapiù come identificativo che si aggira in-torno al 73%. Pia de’ Tolomei

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RICERCA

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Sulla pelle umana non ci sono le stesse cellule diacido desossiribonucleico. Ma c’è scetticismo nelmondo della ricerca genetica.

Il Dna non è uguale per ciascuna persona. Un terzo, circa,delle cellule cutanee ha diversi identici e di altre tipologie nonce n’è proprio il doppio. Si riteneva invece che le cellule del-l’organismo fossero identiche come sequenza di Dna. Unicaeccezione per le cellule cancerose e per quelle germinali.

Lo rileva una ricerca pubblicata su Nature che è stata la piùripresa negli articoli dei giornali generalisti.

In effetti, sulla pelle in una stessa persona ci sono diversiDna. Le sottili diversità finora non erano state trovate perchénon era stata ancora effettuata una visione delle cellule con unasorte di grande microscopio.

Altre parti del corpo potrebbero dare le stesse risultanze ri-levate per il caso della pelle. L’approfondimento specialmentein questo caso è di rigore.

Ma i dubbi sulle risultanze sono più che prevedibili. Lo scet-ticismo riguarda le analisi genetiche che si eseguono sul sangue.

Ma del resto sull’acido desossiribonucleico nonostantemolti studiosi se ne occupino c’è ancora molto da sapere. Unacuriosità che appare secondaria ma non lo è riguarda la suaindividuazione di immagine. La molecola della vita è statafotografata solo recentemente. Se ne conosce la sua strutturaa doppia elica. Non solo le persone di scienza, ma su que-sta si è formata una vera e propria estetica.

La prima volta è stata rilevata nel 1953. Si trattava di im-magini da cristallografia a raggi X. La vera foto del Dna èstata pubblicata solo qualche giorno fa da New Scientist.

Chi è rimasto alle immagini delle lezioni di biologia ri-marrà deluso. Le due le immagini sono state ottenute al mi-croscopio elettronico.

La tecnica per rilevare la molecola della vita ha posto comebase il filamento di Dna in soluzione disidratante.

Quindi c’è stato un trattamento in sostanza idrorepellente.Con ciò si sono scavati dei piccoli buchi nel filamento. Cosìsi è scoperto il vero volto del DNA! Quante sorprese deve an-cora darci? Gemma Donati

Il Dna non è uguale per tutti!Si incrina l’unica certezza che sembrava caposaldo del nostro sistema diriferimento in biologia

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CURIOSITÀ

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Secondo nuove indicazioni derivate da ricerche in ge-netica, antropologia e neurobiologia molti geni inerenti lanostra capacità intellettuale ed emotiva, in altri termini lefacoltà intellettive negli uomini, starebbero scemando, in-vece di potenziarsi com’è genericamente inteso. L’iniziodel declino sarebbe arrivato immediatamente dopo il salto qua-litativo fatto da un gruppo ristretto di ominidi che per primiiniziarono a intuire la necessità di migrare dall’Africa e trovarenuove dimensioni più adatte alla nascente condizione umana.

Con la scoperta della coltura della terra in grado di dare so-stentamento, in alternativa alla caccia, questi primi uomini hannoimparato a vivere in comunità. Con ciò la necessità di mantenerein forma i geni legati all’intelligenza è iniziata a venir meno.

Ma secondo un’altra tesi riportata su Agi Salute:- essendo tra i duemila e i cinquemila i geni dell’intelligenza;- essendo questi suscettibili alle mutazioni; abbiamo assistito a un aumento delle facoltà intellettive negli

ultimi cento anni. La risposta allora è che nutrizione e minoreesposizione a inquinanti avrebbero dato un maggiore quo-

ziente intellettivo ma minore capacità di gestire le facoltà men-tali in senso più ampio. La ricerca è stata pubblicata sul perio-dico di attualità sulle innovazioni della scienza, Cell.

Le sue conclusioni toccano il paradosso. Seguendo questa lo-gica il massimo dell’attività cerebrale umana sarebbe stata rap-presentata dagli uomini ai primordi della costruzione di societàorganizzate e successivamente alla capacità di trovare nuovi luo-ghi dove vivere. Come dire, la sicurezza organizzata in unaforma di convivenza non accende l’intelletto in forme di conteseinterne alla propria comunità o per difenderla, bensì la assopisce.

Con pieno rispetto per gli studiosi una visione molto ardua dasostenere. Ma quella pubblicata su Trend in Genetics, di cui Cell èstato il contenitore, l’ipotesi ha una natura strettamente statistica.

I ricercatori dell’Università di Stanford che hanno firmato lo stu-dio insistono sul fatto che tremila anni fa l’intelligenza iniziò ad af-fievolirsi per la parzializzazione dei ruoli, delle funzioni sociali nellacomunità di appartenenza. In sostanza non c’è stata una pressioneselettiva. L’uomo, essenzialmente, meno preoccupato di difenderela sua esistenza in vita è diventato più stupido.Alagia Fleschi

Cala l’intelligenza per l’umanitàMa non mancano le obiezioni che dicono il contrario. I nostri antenati sarebbero un modello di piena attività cerebrale

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Non bisogna allarmarsi senella circostanza delle feste nata-

lizie si avverte un senso diestraneità al clima di ap-

parente affettività gene-ralizzata.

Si tratta di un senti-mento individuatonella psicologia con-

temporanea che è statochiamato Christmas Blues.

Va via col finire delle feste.Una tristezza interiore che

va comunque compresa secondo un’analisi interioreche bisogna fare da soli o accompagnati da un tera-pista. La manifestazione tipica corrisponde al bilancioche si fa della propria vita. Consapevoli o no, molteenergie spese non ritornano come stato di appaga-mento e questo trasmette un senso di inutilità di tutto.

I contatti e i rapporti familiari sono i primi a pa-gare pegno perché più a contatto col proprio sensooriginario di identità di persone.

A peggiorare le cose ci sono i raffronti con i ri-sultati pratici raggiunti dagli stessi familiari.

La via d’uscita consiste nel liberare questo senti-mento continuando a sentirsi liberi, lavorandosulla propria indipendenza di persone e di testepensanti.

Se poi c’è da affrontare un carissimo parente mo-lesto per la sua ostentata positività, ebbene è il casodi farlo. Con tranquillità, dopo aver fatto luce suipropri errori.

Mentre chi è sensibile a queste forme di saudadeda panettone e riflette sulle soluzioni migliori daintraprendere giunga un abbraccio dalla nostra re-dazione e un vero, profondo augurio di

Buone feste! Angelo Nardi

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Melanconia da Natale!Esiste anche questa. Quando i sentimenti vanno in contro-tendenza alla cordialità che appare

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Mensile di informazione Socio-SanitariaEditore e Direttore Generale Mario Dionisi Direttore Responsabile Angelo NardiRedazione Via Carlo Del Prete, 6 Tel. 0774.081389 Illustrazioni e copertina Patrizio De Magristris. Stampa Fotolito Moggio strada Galli, 5 Villa Adriana (Roma). Registrazione n. 31 del 29/06/2010presso il Tribunale di Tivoli. Tutte le collaborazioni sono considerate a titolo gratuito, salvo accordi scritti con l’editore. Tutto il materiale carta-ceo e fotografico consegnato alla redazione, non verrà restituito. Chiuso il 10/12/2012

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