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6,00 EURO - TARIFFA R.O.C.: POSTE ITALIANE SPA - SPED. IN ABB. POST. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/04 N.46) ART.1 COMMA 1, DCB ROMA 9 SETTEMBRE 2014 Famiglie e religioni

Confronti settembre 2014 (parziale)

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6,00 EURO - TARIFFA R.O.C.: POSTE ITALIANE SPA - SPED. IN ABB. POST. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/04 N.46) ART.1 COMMA 1, DCB ROMA

9SETTEMBRE 2014

Famigliee religioni

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QUADERNI CONFRONTI

Presentazione Gian Mario Gillio, 3Introduzione Quale futuro per la famiglia? • Brunetto Salvarani, 4

I grandi codici e la famigliaIl focolare domestico, Antonella Fucecchi, 5 • Maria, madre di una «strana» famiglia, GiovanniFranzoni, 7 • «La casa di mio padre», la famiglia nella Bibbia ebraica, Gianpaolo Anderlini, 9 • La famiglia nella tradizione musulmana, Hamza Roberto Piccardo, 11La prima comunità cristiana, Mariachiara Giorda, 13

La famiglia nella storia delle religioni Il buddhismo si pratica in mezzo agli altri, Maria Angela Falà, 15 • Organizzazione familiare in Cina, Fabrizio Tosolini, 17 • Nell’ebraismo la casa è un «tempio», Franca Eckert Coen, 19I cattolici e la famiglia nella storia, Bruno Bignami, 21 • Le Comunità di base si confrontano sulla famiglia patriarcale, Anna Maria Marlia, 23 • Gli ortodossi e il «santo mistero» del matrimonio, Antonio Delrio, 24 • I testimoni di Geova e la famiglia, Antonio Delrio, 25Protestantesimo: fedeli a Dio e giusti verso gli esseri umani, Luca Baratto, 26Concezione e prospettiva delle famiglie musulmane, Adel Jabbar, 28 • I sikh: moglie e marito, uno spirito comune, Marta Scialdone, 29 • La famiglia nella religione hindu, Stefano Piano, 30Un tema che spacca le Chiese negli Stati Uniti, Paolo Naso, 31 • La principale fonte di felicità per i mormoni, Carmelo Russo, 33

Il ruolo delle cultureLa società si evolve, la legislazione arranca, Cecilia M. Calamani, 34 • Il «nido» violato, Franco Ferrarotti, 35 • La famiglia sul grande schermo, Patrizia Canova, 37Sulla famiglia non sono solo canzonette, Odo Semellini, 39 • Dignità e diritti, non elemosina, Danilo Amadei, 40 • Quando la famiglia non c’è, Alberto Dazzi, 41La famiglia dai Peanuts ai Simpson, Brunetto Salvarani, 42

Nodi apertiInsegnamenti papali da ridiscutere a fondo, David Gabrielli, 43 • La famiglia: un posto pericoloso,Debora Spini, 45 • Amore liquido: la crisi della famiglia, Rita Roberto, 47Una lunga storia di accoglienza, Maria Bonafede, 49 • Matrimoni misti: una testimonianza, Orietta Ortu e Mohamed Mohatet, 51 • La famiglia come chiesa domestica?, Eugenio Scardaccione, 53 • La famiglia e la prima generazione incredula, Ruggero e Luisa Cavani, 55 • I nodi critici della morale sessuale e familiare, Christian Albini, 57Nicea e i divorziati risposati: no al rigore, sì alla misericordia, Giovanni Cereti, 59

Sguardi sul futuroUn soggetto protagonista delle trasformazioni, Giannino Piana, 61Continuità e discontinuità del Sinodo di Francesco, Luigi Sandri, 63Famiglie e modelli di consumo, Gianni Caligaris, 65

Bibliografia 68

Gli autori 69

Le immagini che illustrano il numero sono riproduzioni di Fernand Léger

Anno XLI, numero 9

Confronti, mensile di fede, politica, vita quoti-diana, è proprietà della cooperativa di lettoriCom Nuovi Tempi, rappresentata dal Consi-glio di Amministrazione: Nicoletta Cocretoli,Ernesto Flavio Ghizzoni (presidente), DanielaMazzarella, Piera Rella, Stefania Sarallo (vice-presidente).

Direttore Gian Mario GillioCaporedattore Mostafa El Ayoubi

In redazioneLuca Baratto, Antonio Delrio, Franca Di Lecce,Filippo Gentiloni, Adriano Gizzi, Giuliano Li-gabue, Michele Lipori, Rocco Luigi Mangiavil-lano, Anna Maria Marlia, Daniela Mazzarella,Carmelo Russo, Luigi Sandri, Stefania Sarallo,Lia Tagliacozzo, Stefano Toppi.

Collaborano a ConfrontiStefano Allievi, Massimo Aprile, Giovanni Ave-na, Vittorio Bellavite, Daniele Benini, DoraBognandi, Maria Bonafede, Giorgio Bouchard,Stefano Cavallotto, Giancarla Codrignani,Gaëlle Courtens, Biagio De Giovanni, OttavioDi Grazia, Jayendranatha Franco Di Maria,Piero Di Nepi, Monica Di Pietro, Piera Egidi,Mahmoud Salem Elsheikh, Giulio Ercolessi,Maria Angela Falà, Giovanni Franzoni, PupaGarribba, Daniele Garrone, Francesco Genti-loni, Svamini Hamsananda Giri, Giorgio Go-mel, Laura Grassi, Bruna Iacopino, DomenicoJervolino, Maria Cristina Laurenzi, GiacomaLimentani, Franca Long, Maria ImmacolataMacioti, Anna Maffei, Fiammetta Mariani,Dafne Marzoli, Domenico Maselli, CristinaMattiello, Lidia Menapace, Adnane Mokrani,Paolo Naso, Luca Maria Negro, Silvana Nitti,Paolo Odello, Enzo Pace, Gianluca Polverari,Pier Giorgio Rauzi (direttore responsabile),Josè Ramos Regidor, Paolo Ricca, Carlo Rubi-ni, Andrea Sabbadini, Brunetto Salvarani, Ia-copo Scaramuzzi, Daniele Solvi, FrancescaSpedicato, Valdo Spini, Valentina Spositi, Pa-trizia Toss, Gianna Urizio, Roberto Vacca, Cri-stina Zanazzo, Luca Zevi.

Abbonamenti, diffusione e pubblicitàNicoletta CocretoliAmministrazione Gioia GuarnaProgrammi Michele Lipori, Stefania SaralloRedazione tecnica e grafica Daniela Mazzarella

Publicazione registrata presso il Tribunale diRoma il 12/03/73, n. 15012 e il 7/01/75,n.15476. ROC n. 6551.

Presentazione

Per chi allora aveva dieci anni ed oggi ha la mia età (nato negli anni Settanta, che ha vissuto l’epoca del boom televi-sivo dell’inizio degli anni Ottanta) non vi era alcun dubbio, la famiglia era una sola: quella della serie televisiva«Happy Days», il cult «retrò» – ambientato negli anni ‘50 – che voleva immortalare per sempre i tempi della brillan-tina e dei juke-box. La famiglia Cunningham era quella che la fiction televisiva americana voleva rappresentare conla F maiuscola, la famiglia che realizzava il sogno americano. Un sogno, non appena giunta la fiction sui nostri tele-schermi, ovviamente anche italiano. Una famiglia intrisa di buoni valori, per bene e molto unita, che il «teppistello»meccanico rubacuori di nome Fonzie aveva scelto come adottiva, per aggrapparsi ad alcune certezze e al calore del fo-colare domestico (malgrado le numerose ragazze accanto e l’amicizia condivisa con molti suoi coetanei) per lenire lasua esistenza vissuta in estrema solitudine.Tutti noi ci rispecchiavamo in quelle dinamiche famigliari; malgrado quella fosse l’America: una società che viveva lapropria religiosità come civile, laica, non dichiarata, tranne in alcune rappresentazioni (feste natalizie) ma molto pre-sente nella sostanza, nei piccoli gesti, nelle scelte e nelle prediche laiche fatte dai genitori ai figli. Un titolo, «Happydays», che ha sempre richiamato la canzone gospel Happy Day, che celebra il «giorno felice» in cui Gesù «lavò i mieipeccati» («washed my sins away») e insegnò a «guardare, lottare e pregare» e ad essere felici ogni giorno.Oggi tutto è cambiato da quando noi, adolescenti, ci rispecchiavamo nei personaggi di Fonzie, Ralph, Richie. Al postodi «Happy Days», la televisione propone ora scenari famigliari completamente diversi. La serie «Sex and the City», adesempio, dimenticandosi completamente della dimensione religiosa, propone ai telespettatori una società (lo ricordaSalvarani, citando Bauman nella sua introduzione) sentimentalmente e sessualmente liquida, diversa: frenetica, di-sordinata, instabile. Tuttavia, seppur caotica, vissuta come normale; anzi: volutamente cercata nella sua anormalità.Dove si vedono alcuni personaggi, donne e uomini senza distinzioni, in carriera o in cerca di carriera e successo, cherinunciano all’idea di poter avere una famiglia «classica» o ad esempio alla possibilità di poter procreare (i figli visticome un impedimento alla propria indipendenza), altri personaggi femminili che pur di poter avere un figlio rag-giunta un’età avanzata si rivolgono ad un amico, perché prive di un compagno. Famiglie plurali, famiglie singolari,famiglie di fatto.Oggi il tema della famiglia al plurale e al singolare, il tema dell’omosessualità, dei matrimoni gay, delle coppie di fat-to con e senza figli, per fare solo alcuni esempi, ci chiama ad una riflessione ad ampio spettro. Come si può stabilirecos’è una famiglia e come deve essere formata una famiglia? Chi lo deve stabilire? È giusto trovare una definizionecondivisa? Ed è necessario farlo? In questo contesto così articolato, quale ruolo giocano oggi, come nel passato, le re-ligioni, la società, le istituzioni e la politica?Questi temi vengono qui affrontati attraverso il contributo di esperti, teologi, intellettuali, sociologi e studiosi che connoi hanno voluto approfondire e interrogarsi partendo da quelli che possiamo definire i pilastri teologici, spirituali,per aprire alle nuove ipotesi attuali e future su ciò che oggi possiamo definire come famiglia. Lo abbiamo fatto anchein una prospettiva laica e sociologica. Un numero monografico che certamente non vuole essere esaustivo, ma utilestrumento per entrare nel dibattito di un tema come quello della famiglia, oggi centrale in un periodo di grandi mu-tamenti sociali, culturali e religiosi. Buona lettura.

Gian Mario Gillio

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INTRODUZIONE

Tra poche settimane, dal 5 al 19 ottobre 2014, si terrà un’As-semblea generale straordinaria del Sinodo cattolico dei ve-scovi sul tema «Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto

dell’evangelizzazione». Banco di prova per nulla secondario perla volontà riformatrice di papa Francesco, e per la sua idea di«decentralizzazione» (come l’ha chiamata nell’esortazioneEvangelii gaudium), l’evento rappresenterà anche l’occasioneper fare il punto su un argomento – quello della famiglia, ap-punto – che si presenta oggi delicato quanto pochi altri, ma an-che impossibile da trascurare per (tutte) le religioni, nel quadrodi un pianeta sempre più globalizzato. Tanto più in un momentostorico in cui, come teorizza il sociologo Zygmunt Bauman, si as-siste all’evidente tramonto dei legami affettivi duraturi e stabili, eanche l’istituto familiare si trova esposto alle contraddizioni diuna società ormai liquida. A suo parere, fondamentalmente, eappare difficile dargli torto, abbiamo perso la capacità di guarda-re lontano, e si pensa a vivere solo nell’immediato. Una «mio-pia» che porta a pensare esclusivamente all’oggi, al massimo adomani, ma non oltre; tutto viene sacrificato all’utilità del mo-mento. Nucleo problematico, questo, dell’attuale crisi che ha col-pito duramente l’intera comunità globale, non soltanto economi-ca ma pure e forse soprattutto culturale, morale e affettiva, tradu-cibile con una sola frase: paura dell’Altro e del riconoscerel’estraneità. È come se da un lato si avesse il desiderio impellentedi una relazione stabile per paura della solitudine, ma dall’altrosi fosse preda di un inspiegabile timore di rimanere imbrigliatiper sempre in quella relazione, perdendo la propria identità eprecludendosi chissà quali altre infinite possibilità di qualcosa dimigliore e di più soddisfacente.

La famiglia, dunque. Anche perché, se si è esaurito «l’ecumeni-smo delle coccole», come ammetteva con franchezza il cardinalKasper a Sibiu (2007), ecco la necessità di tirar fuori, oggi più an-cora di ieri, i problemi aperti, che pesano come macigni nel pro-cesso di unificazione delle Chiese cristiane e nella prospettiva diun autentico dialogo interculturale e interreligioso. Le spine cherischiano di farci sanguinare ancora per parecchio, cresciute co-me di regola in mezzo alle non poche rose di cui possono fregiarsiil movimento ecumenico e i cammini dialogici. In realtà sonotante le questioni che, nell’aprirsi di un nuovo millennio dell’eracristiana, stanno agitando le segreterie delle diverse gerarchie nonmeno del popolo della base più cosciente. Sarebbe sbagliato e con-troproducente fare finta di niente: i conflitti, spiega l’attuale edu-

cazione alla pace, vanno attraversati, gestiti, tirati fuori, se si in-tende puntare al loro superamento. Mentre il silenzio e le buonemaniere che celano i disagi nuocciono tanto alla chiarezza dellerelazioni quanto ai legittimi diritti della verità.

In questa chiave, il terreno più scosceso, in chiave ecumenica(ma anche interreligiosa), per certi versi quello meno atteso, èquello dell’etica. Non tanto della cosiddetta etica sociale, legataalle grandi questioni planetarie (dalla pace alla giustizia alla sal-vaguardia del creato) in cui la parola unitaria delle diverse Chie-se è risuonata con discreta frequenza; ma piuttosto dell’etica del-la vita, della bioetica, di ciò che ci stiamo abituando a definire«post-umano». E, non da ultimo, dei diversi modelli di famiglie.È su questi campi, quanto mai accidentati, che bisogna concen-trarsi, dunque, per cogliere i nervi più scoperti delle relazioni frale Chiese cristiane e fra i mondi religiosi, in questa fase storicaquanto mai complessa. Su questo versante abbiamo deciso di sof-fermarci, riflettendo in ottica interdisciplinare, ecumenica e in-terreligiosa, su passato, presente e futuro dell’istituzione familia-re. Non per trovare risposte ai tanti dubbi, ma piuttosto per apriresentieri, talvolta inattesi; talora, per seminare altri (sani) dubbi...Infatti, come sostiene Giannino Piana nel suo illuminante con-tributo, la riflessione che realisticamente è possibile fare oggi sulfuturo della famiglia non può che avere il carattere di un mix tra«essere» e «dover essere», dove l’«essere» è rappresentato dallaconstatazione delle forme attualmente in atto e dalla possibilità(con ogni evidenza limitata) di intravederne l’eventuale evolu-zione; mentre il «dover essere» allude a quanto si spera (o si de-sidera) possa avvenire, nel segno di un assestamento che dianuova consistenza alle relazioni interpersonali di ogni genere, fa-vorendo lo sviluppo di una forma di convivenza civile e socialesempre più armonica e solidale. Una delle sfide decisive, a benvedere, per il mondo che verrà.

Quale futuro per la famiglia?

Brunetto Salvarani

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I GRANDI CODICI E LA FAMIGLIA

Familia e res publicaNella Roma delle origini e repubblicana la familia è consideratauno stato in miniatura, un nucleo fondativo di ulteriori aggrega-zioni che non possono sussistere senza la saldezza della strutturafamiliare la cui articolazione interna in un corpus di dovericompiti e funzioni è rigorosamente definita in ambito giuridico:essa ruota intorno alla auctoritas del pater familias, un termineimmutato nel tempo come conferma l’uscita arcaica in -as delgenitivo, un tratto conservativo particolarmente rilevante in unacultura che tende ad attribuire alla parola una forza primordialequasi magica.

La familia è un nucleo costituito dalla coppia del pater e dellamater e dai loro figli detti, senza alcuna distinzione sessuale, li-beri, per separarli dagli altri membri schiavi detti famuli, indivi-dui subordinati privi della libertà personale e degli elementari di-ritti civili e politici. L’ordinamento familiare è coerentemente col-legato con la struttura della res publica: un sistema di relazionidi potere che hanno al vertice di questa costruzione piramidale ilpater che dà il nomen e la legittimità a tutti gli altri membri suiquali ha ed esercita il diritto di vita e di morte. Il padre romano sicaratterizza per l’inflessibilità con la quale impone il rispetto del-le regole e della legge, come è confermato dal corpus di raccontiedificanti che costituisce il cuore della mitologia romana.

Nelle leggende romane costruite intorno alle res gestae deimaiores, alle imprese degli antichi avi (Muzio Scevola, OrazioCoclite, Cincinnato) il modello di virtù additato è quello del som-mo rispetto della devozione alla famiglia, alla patria e agli dèi;del resto l’educazione ricevuta da bambini tende a modellizzarel’appartenenza di genere codificando compiti e doveri relativi aidue sessi: esercizio dell’auctoritas e della forza per il maschio,pudicizia ed operosità per la femmina.

Il matrimonio con i suoi riti è il passaggio alla vita adulta più

marcato: i due giovani si avviano alla costituzione di un nuovonucleo in cui la scelta del partner è affidata alla accorta lungi-miranza delle famiglie di origine. L’atto del matrimonio è forte-mente asimmetrico anche nelle formule espressive che lo indica-no: uxorem ducere per l’uomo e nubere per la donna. Le duemodalità rivelano la natura autoritaria di tale vincolo, nel qualeè assente una pari dignità: ducere infatti è termine militare ap-plicabile al ruolo del comandante che eserciterà, da marito e dapadre, lo stesso tipo di potere; per la donna le nozze consistononel velarsi (nubere, nubile). Una volta sposata, la sua vita nonavrà sviluppi e contatti esterni alla domus maritale e a quelladei genitori.

Tuttavia questa rigida struttura veniva poi corretta nel quoti-diano dalla centralità del peso assunto dalla matrona all’internodella domus, affidata quasi interamente alla sua avvedutezza dimassaia e di piccola imprenditrice. Infatti la casa rappresentaanche un ambiente di lavoro collettivo, un’azienda con entrateed uscite sulle quali vigila con accortezza la mater familias alleprese con schiavi ed ancelle da gestire per la pianificazione delleattività. In casa non devono mancare provviste di materiale grez-zo e attrezzi per la filatura e tessitura delle stoffe con le qualiconfezionare abiti e toghe perché tutto il processo produttivo ècurato all’interno delle pareti domestiche.

Interessante notare come il verbo «pensare» e le parole seman-ticamente collegate con questa radice derivino da pensum, cioèdal quantitativo di lana da lavorare nell’arco di un giorno e sta-bilito come compito. Dunque una saggia amministratrice deveessere dotata di notevoli competenze per presiedere a tutte questeattività: le epigrafi presenti sulle sepolture femminili riportanoun laconico giudizio: domi mansit, lanam fecit, ossia rimase incasa senza perdere tempo in attività pubbliche esterne e si occupòdella filatura della lana e della tessitura.

Il focolaredomestico

Antonella Fucecchi

In un breve excursus sull’organizzazione familiare nel mondo classico è opportuno tenere distinte due realtàassociate per comodità, ma caratterizzate in modo molto diverso dal punto di vista antropologico: quellaellenica e quella romana, rappresentate spesso come immobili senza tener conto delle evoluzioni che esse

hanno subito nel corso della storia. Nella rassegna si prenderanno in esame due momenti emblematici: l’etàrepubblicana per Roma e l’epoca aurea di Atene e Sparta nel V secolo. Un’ulteriore distinzione riguarda

l’analisi della struttura familiare sotto il profilo giuridico e sociale e la sua idealizzazione e mitologizzazionein ambito letterario ravvisabile in alcuni modelli epici e condensata nelle figure di Ettore e di Enea.

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Sotto il profilo antropologico la familia romana non è maimononucleare e non sussiste se non in una fitta rete di contatti edi relazioni con rami collaterali i cui vincoli di affinità sonorafforzati dalla coscienza di appartenenza alla stessa gens. Legentes sono l’ossatura della comunità romana concepita comeuna affiliazione di ceppi legati non solo geneticamente. I funera-li di membri delle gentes patrizie rafforzavano efficacemente neivivi la memoria delle relazioni intercorse non solo con il defunto,ma anche con tutti gli altri avi scomparsi anni prima, dei quali siconservava in appositi stipetti il calco del volto in cera: le ma-schere, in occasioni dei funerali, venivano indossate dai parenti edai discendenti in corteo. Tale singolarissimo rito ha lo scopo dimostrare che il defunto viene accolto in seno alla comunità deimorti precedenti trasformati in benevoli numi tutelari della fa-milia e delle familiae affiliate.

Del resto la devozione dei Romani nei confronti dei defuntirappresenta una forma di religiosità molto più radicata dei cultiufficiali: la venerazione dei Lari e dei Penati, spiriti protettori delfocolare domestico, ha avuto un ruolo centrale nella tenuta an-tropologica del popolo romano nella evoluzione della sua storia.Sul piano letterario, l’Eneide di Virgilio ha definitivamente con-segnato all’immaginario europeo la figura di Enea, un concen-trato di virtù romane funzionali alla propaganda politica di etàaugustea, quando la fine delle guerre civili e l’affermazione delprincipato richiedono la creazione di un personaggio simbolica-mente efficace per risvegliare virtù antiche: un eroe dotato di pie-tas, di rispetto per gli dèi, la patria, la famiglia, rappresentato infuga da Troia con il vecchio padre Anchise sulle spalle e il figlio-letto Ascanio tenuto per mano: il civis romano perfetto.

Il modo greco ellenico. Atene e SpartaL’opposizione tradizionale tra le due poleis che incarnano modellidi gestione politica antitetica si riflette inevitabilmente anche all’in-terno delle strutture familiari costruite secondo modelli funzionalialla salute dello Stato. Come è noto Atene raggiunge nell’età di Pe-ricle il suo apogeo politico e culturale, grazie anche alla costituzio-ne democratica, che accorda il pieno godimento dei diritti politici aisoli maschi adulti liberi, ma esclude schiavi e donne.

È il logografo Lisia a descrivere nelle sue orazioni spaccati ec-cezionali di vita domestica ateniese, turbata però da tradimenticoniugali che culminano con il delitto passionale: la donna è ri-tenuta possesso del marito, che considera l’adulterio un dannopari al furto. Nell’orazione «Per l’uccisione di Eratostene», Lisiaricostruisce l’antefatto del tradimento dal punto di vista del mari-to omicida, una testimonianza particolarmente preziosa per in-dagare sulle dinamiche di relazione e di coppia nell’Atene delquinto secolo. La donna non ha libertà di movimento se non trale mura domestiche della casa in cui vive con il coniuge: puòuscire soltanto in occasione di eventi rilevanti, come un funerale.In quella circostanza, probabilmente velata, si interrompe il mu-ro di isolamento e nel gioco di sguardi si sprigiona la seduzioneche trasformerà la giovane donna in adultera. Di norma la don-na sposata non esce neppure per andare al mercato, incombenza,ma anche occasione di scambio di natura sociale e pubblica svol-ta dal marito.

L’agorà ateniese non è per le donne, la cui intelligenza è total-mente sacrificata sull’altare del ruolo di genere e sulle aspettativesociali. Nel loro destino di madri feconde non possono interferirecon le attività che il marito svolge fuori. Non di rado infatti l’uo-mo ha altre relazioni di vario livello più o meno durature condonne diverse definite anche in base alle loro funzioni: la pornè,la prostituta, la etera, raffinata intellettuale, la pallachè, compa-gna più o meno fissa di giochi sessuali. Un panorama relazionalediversificato, tollerato, che non esclude peraltro neppure la prati-ca occasionale dell’omosessualità e della pederastia, nel caso diartisti o maestri di pensiero. Tali pluralità di relazioni policentri-che, a vari livelli, però, non provoca la rottura del patto coniuga-le che resta comunque saldo e solido, visto che la moglie assicurauna discendenza geneticamente sicura.

A Sparta, invece, la donna gode di libertà insospettate: confor-memente al rigore dell’educazione maschile, che è affidata alloStato fin dall’età di sette anni, anche alle donne vengono offertidei percorsi formativi di tipo sportivo, attività all’aria aperta perrafforzare il vigore del corpo destinato a procreare figli forti e sol-dati valorosi per uno Stato che vive in perenne assetto di guerra.Tutta la vita del cittadino è scandita dal servizio militare a vitache garantisce la polis oligarchica dagli attacchi e dalle rivolteperiodiche degli iloti, la fascia più bassa della popolazione privadi diritti civili e politici, utilizzata come manodopera schiavile.Non casualmente il giovane spartiata, cittadino che gode di pienidiritti, deve affrontare come rito di iniziazione il rito barbaricodella caccia notturna all’ilota per dimostrare la propria forza edabilità di uccidere. La vita familiare a Sparta è subordinata alleesigenze dello Stato, che impone al giovane sposo di dormire incaserma anche la prima notte, dopo aver fugacemente assolto aisuoi doveri coniugali. In tale contesto fioriscono leggende di eroi-ca resistenza, di sprezzo del pericolo, di sopportazione di proveestreme come fustigazioni e percosse, privazioni e stenti destinatia temprare.

L’ossessione per l’eugenetica impone l’esposizione sul monteTaigeto di neonati non normodotati alla nascita: non c’è alcunoscampo. Il cittadino spartano deve essere fin dall’infanzia un sol-dato e l’educazione dei primi anni dovrà addestrare il bambinoad una precoce separazione dai suoi genitori: del resto, è un figliodello Stato. Questo stile educativo della roccaforte dell’oligarchiaellenica ne ha fatto un modello ammirato e imitato da molti re-gimi totalitari. Al momento della partenza, armato di tutto puntoil soldato arrivava al cospetto della madre che lo ammoniva indi-cando lo scudo: o torni con questo o torni su questo. Vivo o mor-to, ma con l’onore militare intatto.

I GRANDI CODICI E LA FAMIGLIA

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