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C ONVEGNO DIOCESANO La vita nel racconto dei testimoni A PAGINA 2 D IOCESI DI M AZARA DEL VALLO L’ EVENTO L’ordinazione diaconale Le riflessioni di Mimmo Errante e Antonio Vultaggio Mensile della Diocesi di Mazara del Vallo - n.7 del 25 ottobre 2017

CONVEGNODIOCESANO La vita nel racconto dei testimoni · La vita nel racconto ... Non vi chiamo più servi, perché il servo non ... immolato la sua vita per me, compiendo un gesto

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CONVEGNODIOCESANOLa vita nel raccontodei testimoniA PAGINA 2

DIOCESI DIM AZARA DEL VALLO

L’EVENTOL’ordinazione diaconaleLe riflessioni di MimmoErrante e AntonioVultaggio

Mensile della Diocesi di Mazara del Vallo - n.7 del 25 ottobre 2017

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di DOMENICO MOGAVERO

Mensiledella Diocesidi Mazara del Vallo

Registrazione Tribunaledi Marsala n. 140/7-2003

EditoreAssociazione “Orizzonti Mediterranei”Piazza della Repubblica, 691026 - Mazara del Vallo

Direttore editorialemons. Domenico MogaveroDirettore responsabileMax FirreriRedazionePiazza della Repubblica, 691026 - Mazara del Vallotel. [email protected]

Hanno collaboratodon Cristiano Bettega, Gabriella Cala-musa, Girolamo Errante Parrino,Erina Ferlito, Gaspare Magro, DoraPolizzi, Gaspare Stassi, Antonio Vul-taggio, Francesca Zummo.Questo numero è stato chiuso in reda-zione il 24 ottobre 2017. È vietata la ri-produzione integrale o parziale.

Periodico associato alla:Anno XV - n. 07 del 25 ottobre 2017

L’EDITORIALE

Tu, che dici di te?Testimoni a confronto

Domenico Mogavero

n. 07/25ottobre2017, pag. 2

Il Convegno diocesano annuale,svolto nei giorni 20-21 ottobre, èstato incentrato sul tema della vita,

nel contesto del Piano pastorale, conun percorso articolato in tre segmenti,suddivisi nelle tre mezze giornate deilavori. Una novità di rilievo ha caratte-rizzato il Convegno sotto il profilo me-todologico. Infatti, al posto delleclassiche relazioni e dei poco incisivi ecoinvolgenti gruppi di studio si è pre-ferito il modulo più agile del talk show.Pur consapevoli del fatto che si trat-tava di una formula inedita e pococonvenzionale e, per questa ragione,con qualche inevitabile incognita, si èvoluta tentare questa via sperimentale

proprio inr a g i o n edel temaprescelto.Infatti, in-vitare ap a r l a r edella vita

poteva far correre il rischio di ascoltarediscorsi ovvi e scontati. Ecco allora la ragione che ha spintoa sfidare l’inedito di dare voce a testi-moni che nelle loro scelte esistenzialisi sono misurati in taluni ambiti espe-rienziali nella custodia e nella curadella vita.Nel primo tratto (“La Chiesa riceve lavita da Dio”) sono state interpellatepersone che hanno testimoniato aipresenti il loro particolare legame conla vita, vissuta come sfida dell’impos-sibile. Particolarmente toccanti gli in-terventi di Steven, giovanissimoimmigrato nigeriano, e di Giusy Bar-raco, campionessa di nuoto paralim-pico. Il primo ha narrato il suorischioso e sofferto calvario che dallaNigeria lo ha portato in Sicilia, attra-verso l’inferno libico. E questo perpoter professare apertamente la sua

fede cristiana. La seconda ha confidatoche in forza della sua fede ha trovatonella piscina la libertà di tornare amuoversi e di sentirsi rinata a nuovavita.La seconda tappa (“La Chiesa custo-disce la vita”), particolarmente emo-zionante, ha proposto l’esperienza dimamme che hanno dovuto affrontareil dilemma lacerante di custodire osopprimere una vita appena concepitae di chi alla vita ha dato ampia possi-bilità di sviluppo attraverso una amo-rosa fecondità procreativa, o unaccompagnamento convinto di ap-poggio e di sostegno.L’ultima tappa (“La vita contro ognicultura di morte”) è stata dedicata a fi-gure di rilievo che si sono distinte perla loro opposizione ferma e convinta aogni forma di violenza, soprattuttomafiosa. È stato rievocato, perciò, ilmartirio, dichiarato o di fatto, di per-sone come Paolo Borsellino, don PinoPuglisi e Rita Atria, epilogo di una vitadedicata a combattere, fino al sacrifi-cio di sé, la barbarie di tutte le mafio-

sità.In un primo consuntivo del Conve-gno si può senz’altro riconoscere,anche sulla base di talune reazioni acaldo, chela formulainnovativaadottatanon hadeluso leaspet ta-tive. Èstato os-servato, tuttavia, che proprio la notasperimentale ha prodotto degli squili-bri nelle tre sezioni del Convegno, perragioni dipendenti da una regia nonpreordinata adeguatamente, dal nu-mero e dal coinvolgimento emotivodei testimoni e anche dalla personalitàdei diversi moderatori. In ogni caso, ri-portare alla ribalta esempi, problema-tiche e drammi legati alla vita harinfrescato la memoria di chi non èstato contemporaneo di figure edeventi che hanno scritto pagine me-morabili della nostra storia recente.

Talk show: unaformula innovativanel Convegnodiocesano

Testimonianzecoinvolgenti

e partecipazioneemotiva

LA VITA NASCENTE in una istantanea nell’ospedale“Vittorio Emanuele II” di Castelvetrano.

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DI FRANCESCA ZUMMOVITA DI CHIESA

A due anni dalla VisitaTra ricordinostalgici lecomunità in cammino

www.diocesimazara.it

n. 07/25ottobre2017, pag. 3

Sono trascorsi 2 anni da quando ilnostro Vescovo Domenico Moga-vero ha iniziato la Visita pastorale

cominciando proprio da Poggioreale,piccolo centro periferico, lontano logisti-camente dalla Diocesi ma non, come eglistesso ha ribadito in più di un’occasione,dalla sua attenzione e considerazione. LaVisita arrivava in un momento particolaredella vita della parrocchia, dopo l’ina-spettato avvicendamento del parroco.L’iniziale smarrimento ci metteva inuna posizione di perplessità nei confrontidel Vescovo e della sua decisione, ma lacordialità e la prossi-mità con la quale ilPastore ci ha approc-ciati ci ha contagiatidandoci nuovo slan-cio e nuova caricapositiva. Ricordobene i giorni intensi efrenetici per la prepa-razione dell’evento.Eravamo i primi adaccogliere il Vescovo,non avevamo esempi né spunti da se-guire e, come veri pionieri, abbiamo sti-lato un calendario di incontri e attivitàche si sono svolte nei giorni della Visitacon successo.Ricordo la cordialità con cui il Vescovoè stato accolto nelle case, visitando am-malati e anziani fra cui una centenariaancora oggi in buona salute! Intensi ap-puntamenti si sono svolti con le varie re-altà parrocchiali: Caritas, Azione cattolica,Consiglio pastorale, gruppo liturgico,Coro, Ministri straordinari della Comu-nione, comitati che hanno anche prepa-rato momenti di condivisione gioiosi econviviali per il pranzo e la cena. Interes-santi e graditi sono stati anche quelli coni vari enti del territorio: Amministrazionecomunale, scuole, centri di accoglienzaper minori, casa famiglia. Allegra e ap-prezzata, è stata la visita alle scolareschedove il Vescovo è stato accolto con emo-zione e gioia. Dirigente, docenti alunnie personale tutto hanno potuto cono-scere personalmente la familiarità e lapremura del Pastore cui hanno regalato

una croce di bottoni realizzata daglialunni.Il Vescovo ha espresso affabilmente ilsuo sincero apprezzamento per le nostrerealtà. A conclusione della Visita ha am-ministrato il sacramento della Cresima eha salutato tutti con parole affettuose eincoraggianti. Benedicendoci ci ha esor-tati a proseguire fiduciosi nel nostrocammino di fede. Dopo l’entusiasmo deigiorni della Visita la nostra comunità hacontinuato ad andare avanti nei ricordinostalgici del passato, non riuscendo piùad appropriarsi delle sicurezze prima ac-quisite.Oggi attraversa un periodo di stasi,è viva, ma assopita, quasi avesse di-menticato che la sicurezza per Gesù

Era il 18 ottobre 2015 quando il Ve-scovo iniziò la Visita pastorale a Pog-gioreale. IN QUESTE FOTO: tre momentivissuti dalla comunità.

MANDA LE TUE FOTODUE ANNI FA l’inizio dellaVisita pastorale pro-prio nel cuore dellaValle del Belice: primocentro visitato è statoPoggioreale, dove ilVescovo è stato ac-colto dalla comunità.Chi ha memoria di

quei momenti vissuti? Se avete fotonel vostro smartphone o sul vostropc, inviatele a [email protected], oppure sulla pagina Fa-cebook della Diocesi. Lipubblicheremo sul nostro sito web.

sta nell’andare, con fiducia: lì si rivelala sua forza. Deve riaccendersi e cre-scere per raggiungere una piena e ap-passionata maturità. Si trattacomunque di una comunità che si or-ganizza per vivere la propria fede e chesi sente parte di un corpo, del corpo diCristo, della Chiesa, di questa Chiesaparticolare.

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Voglio iniziare questamia testimo-nianza citando il Vangelo di Giovanni:«Nessuno ha un amore più grande di

questo: dare la vita per i propri amici. Voi sietemiei amici, se farete ciò che io vi comando.Non vi chiamo più servi, perché il servo nonsa quello che fa il suo padrone; ma vi hochiamato amici, perché tutto quello che houdito dal Padre mio l’ho fatto conoscere avoi. Non voi avete scelto me, ma io ho sceltovoi e vi ho costituiti perché andiate e portiatefrutto e il vostro frutto rimanga» (15,13-16).«Nessuno ha un amore più grande di que-sto: dare la vita per i propri amici»: quantevolte mi sono interrogato sul senso di questeparole. Mi chiedevo: ha donato la sua vita perme, per me che non sapevo molto di lui?Strano! E ancora: come si può essere amatida qualcuno di cui tu conosci soltanto ilnome? Nonostante ciò, queste parole sisono impresse nel profondo del mio cuore,pronte nel presentarsi al momento oppor-tuno, per ricordarmi di quest’Amico che haimmolato la sua vita per me, compiendo ungesto di profondo amore. Sappiamo chel’amicizia implica reciprocità, ma non escludeche l’iniziativa possa provenire da una delledue parti.Questo è quanto si è verificato nel miocaso: l’iniziativa l’ha presa Lui, seducendomi,come fece con Geremia (Ger 20,7) «Mi haisedotto Signore, e io mi sono lasciato se-durre, mi hai fatto forza e hai prevalso». Sono

stato sedotto dal suo amore, e mi sono la-sciato sedurre, non sono stato in grado dicontenere quel fuoco che mi ardeva dentro.Più penso a tutto ciò che mi è capitato, piùmi rendo conto di quanto sia cambiata lamia vita, da quando con il suo fuoco ardente

ha infiammato il mio cuore, rendendolo in-fuocato di passione per lui, amico mio ecompagno di viaggio. Di lui che mi sta con-ducendo per mano in questo cammino,portandomi a renderlo visibile attraverso ilministero ordinato del diaconato, ricevutoper grazia di Dio. Voglio riprendere questafrase che ho citato nella relazione scritta dame prima di ricevere il ministero dell’accoli-tato: «Avere ricevuto una chiamata per vo-lontà di colui che mi ha scelto».Queste parole ritornano, in quanto pre-senti nel testo evangelico iniziale: «Non voiavete scelto me, ma io ho scelto voi e vi hocostituiti perché andiate e portiate frutto e ilvostro frutto rimanga». Scelti per essere co-stituiti, scelti e poi formati, è quanto è avve-nuto in questo percorso di studi e diformazione, un percorso che per volontà diDio è giunto al suo compimento; attraversol’ordine del diaconato sarò fortificato dallagrazia sacramentale. Con il sostegno di que-sta grazia mi impegnerò a svolgere nellaChiesa, con amore e obbedienza, le funzioniche si riassumono nel triplice munus: il ser-vizio dell’annunzio del Vangelo di Verità, ilservizio delle celebrazioni liturgico-sacra-mentali dei misteri e l’educazione morale allavita del Vangelo.Mi impegno, altresì, alla sequela Christinell’umiltà del servizio generoso e fedele diDio e degli uomini, in particolar modo deipoveri e dei sofferenti, coltivando come mo-dello quello della Vergine Maria, «che inumiltà e autentico servizio consacrò total-mente se stessa quale ancella del Signore allapersona e all’opera del Figlio suo, servendoal mistero della redenzione sotto di Lui e conLui, con la grazia di Dio Onnipotente» (LG56).

di GIROLAMO ERRANTE PARRINOVITA DI CHIESAwww.diocesimazara.it

n. 07/25ottobre2017, pag. 4

Due nuovi diaconi in DiocesiErrante Parrino: «Il mio impegnonella Chiesa»L’EX FINANZIEREsvolge il serviziodi direttore dellaCaritas diocesana

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n. 07/25ottobre2017, pag. 5di ANTONIO VULTAGGIOVITA DI CHIESA

www.diocesimazara.it

Sono Antonio, ho 47 anni, sonosposato da 20 anni con Enza e ilSignore ci ha donato 3 figlie.

Abito a Salemi e nella parrocchia MariaSs. della Confusione vivo la mia espe-rienza di fede. Infatti prima di comin-ciare questo percorso di fede,propostomi dalla mia fidanzata più di25 anni fa, non avevo un’idea moltochiara di Dio, della Chiesa né tantomeno dei preti. Venivo da un momentodifficile. A 18 anni un problema di sa-lute aveva messo in discussione tuttele mie certezze; avevo un lavoro, unafidanzata, delle aspettative, ma questoevento ha spazzato via tante prospet-tive e soprattutto ho cominciato a sco-prire che io non ero artefice di tutta lamia vita. C’era dell’imprevedibile chenon rientrava nella mia comprensione:«perché mai Dio permetteva tutto que-sto?». Malgrado questo pensiero unaltro ha preso forza: «chi mi potevaaiutare?».Fino ad allora avevo sempre pensatodi cavarmela con le mie forze. Visto chenon potevo farcela da solo, malgradotutto l’affetto e l’aiuto dei miei familiari,sono andato al tempio a chiedere inmodo naturale, pensando: fammi que-sto e io farò. Ci sono voluti tanti anniper capire che Dio conduce tutte lestorie, anche la mia se glielo avessi

permesso. Attraverso l’ascolto della Pa-rola, l’Eucarestia e il confronto con glialtri ho compreso che Dio era ed è unPadre che si occupa di me, non era lì apunirmi. Questi e altri fatti della miavita mi hanno interpellato su cosa vo-

lesse Dio da me. In fondo non sonomigliore degli altri, né più intelligente,né più capace, semplicemente vuoleche apra il cuore al suo amore, donogratuito. Tornando da un pellegrinag-gio in Terra Santa, mi sono chiestocome corrispondere a questo amorenella situazione in cui ero: sposato econ figli e senza sapere bene la realtàin Diocesi.Ho chiesto informazioni e consigliosul diaconato al mio parroco Fra Vin-cenzo Ruocco, che successivamente miha fatto in-c o n t r a r eprima il ret-tore del Se-minario donVito Impel-lizzeri, e poiil Vescovo. Ilp e r c o r s oche ne è seguito è stato lungo, in certimomenti difficili, e non senza la tenta-zione di lasciare perdere tutto. Ma hoimparato dalla storia della salvezza adaspettare e a cercare in tutto qualefosse la volontà di Dio e anche che itempi non li detto io, ma sono di Dio.Vivo serenamente anche il non sa-pere che cosa avverrà dopo, fiduciosoche Dio provvede e che per camminarecon il popolo santo di Dio da battez-zato, marito, padre e diacono ho avutoe avrò bisogno della grazia di DioPadre, Dio Figlio, e Dio Spirito Santo edell’intercessione e protezione dellaVergine Maria per poter ogni giornomettermi alla sua sequela ed esserglifedele.

Antonio Vultaggio«Fiduciapiena nelSignore»IL PERCORSO DI FEDEproposto, 25 anni fa,dall’allora fidanzata:«Dio artefice della mia vita»

Vivo serenoanche senzasapere cosa

avverrà dopo

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NEL TERRITORIO

n. 07/25ottobre2017, pag. 6

MAZARA DEL VALLOaltro freno peril dragaggiodel porto-canale

Per il dragaggio del porto-canaledi Mazara del Vallo non c’è pace.Quando tutto sembrava filare liscio

per poter appaltare i lavori, sono spuntatealcune novità che ne rallenteranno i lavori.Il Comune deve fronteggiare alcune par-ziali modifiche al provvedimento che vie-tava lo scarico di liquami ricavati daldragaggio del porto-canale nella tanto di-scussa Colmata B, nei pressi del litorale diTonnarella. Le modifiche sono state messein atto dal dirigente generale dell’Assesso-rato territorio e Ambiente, Rosaria Barresi.Il Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche)deve indicare le giuste procedure da adot-tare e il luogo da impiegare per lo smalti-mento dei fanghi all’interno della ColmataB, in cui è possibile attuare solamente lostoccaggio dei sedimenti di classe A1 e A2.In base alle relazioni pubblicate dall’Iamc

Cnr di Capo Granitola si evidenzia in par-ticolare che i fanghi classificati come B1-B2 o C1-C2 sono da ritenersi “inquinanti”,liquami che la zona della Colmata B non èidonea a ricevere a causa dell’impermea-bilizzazione laterale e del fondo richiestodalla normativa vigente. E i fanghi prove-nienti da un eventuale dragaggio delporto-canale, sempre secondo la stessa re-lazione pubblicata dal Crn di Capo Grani-tola, sono stati classificati come di classeB1. I lavori di dragaggio - prima posticipatia inizio estate, poi a settembre e ancora at-tesi - secondo le modifiche attuate dal di-rigente Barresi, dovranno tenere conto delloro inevitabile impatto ambientale: nonpotranno essere effettuati durante il pe-riodo della nidificazione dei volatili, tra l’al-tro tutelati dalle direttive ambientalieuropee.

IN PRIMO PIANO

CASTELVETRANODanni alle olive da mensa,a rischio il commercio

DA UNA PRIMA STIMA a essere danneggiato èstato almeno il 60% del raccolto. Il mercatodell’oliva da tavola prodotta nella Valle del

Belice quest’anno sta accusando il colpo dopo chelo scorso settembre una grandinata ha danneg-giato la gran parte della produzione. A denun-ciarlo è la Coldiretti Trapani ma anchel’associazione di produttori «Terra degli ulivi» cheha sede proprio a Castelvetrano. La grandinata ha

colpito i territori di Castelvetrano, Campobello diMazara e Partanna, il comprensorio dove insiste lamaggiore coltivazione di olive cultivar «Nocellaradel Belice». «Le olive oggi si presentano con visibilidanni e conseguenti ricadute nella commercializ-

zazione – denuncia FrancescoLa Croce a capo dell’Associa-zione produttori «Terra degliulivi» – in alcuni casi non pos-sono essere lavorate e immessein commercio». Alla già difficileannata agraria a causa del caldotorrido di quest’estate, si è cosìaggiunto un ulteriore elementoche danneggia il comparto. «Gliagricoltori per salvare la produ-zione di olive da tavola eranostati già costretti a intervenire inmaniera straordinaria con nu-

merosi turni irrigui sostenendo costi di produzioneelevatissimi, poi la grandinata ha, di fatto, vanifi-cato l’impegno di un anno intero» dice il direttoreColdiretti Trapani, Giuseppe Meringolo. Il dannoalla produzione locale avrà ripercussioni sul mer-cato mondiale. Perché le olive raccolte e lavoratenel comprensorio tra Castelvetrano, Campobello diMazara e Partanna, arrivano sulle tavole anchedegli americani e nell’Est europeo.

Valle del BeliceLa terra trema,avvertite lievi scosseNELLE ULTIME SETTIMANE nella Valle delBelice, ma anche nelle città di Ma-zara del Vallo, Petrosino e Campo-bello di Mazara, sono stateavvertite continue scosse di terre-moto con epicentro nella zonacompresa fra Petrosino e Castelve-trano. Le scosse - comprese tra 1,3e 3 gradi della scala Mercalli - sonostate registrate dall’Ingv e sonostate avvertite dalla popolazionecon boati. In alcuni casi sia a Ca-stelvetrano che Campobello di Ma-zara, a scopo precauzionale, sonostati fatti evacuare i plessi scola-stici. Parte della popolazione, nelcaso della scossa più forte regi-strata domenica 15 ottobre, si è ri-versata in strada, rimanendo abordo delle proprie macchine inattesa di rientrare.

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n. 07/25ottobre2017, pag. 7VOCE DAI [email protected]

FACEBOOK/LADIRETTARipensare l’immigrazione,studiosi a confronto

GIOVEDÌ 9 NOVEMBRE, alle ore 21, in di-retta dalla redazione del nostro gior-nale, si parlerà di come ripensareconcretamente all’immigrazione. In

studio saranno ospitistudiosi e ricercatoriche proprio il 9 e 10novembre terrannola terza edizione deiColloqui sul Mediter-raneo. Tra gli ospitianche il docenteGiuseppe Notarste-fano (nella foto).

#CONDIVIDERETV/LE INTERVISTERita Atria, il ricordodi Alessandra Camassa

É STATO IL PRIMO PUBBLICO MINISTERO a racco-gliere le sue dichiarazioni a Marsala: sul fi-nire degli anniOttanta Rita Atriaaveva deciso di colla-borare con la giusti-zia, dopo l’uccisione

del fratello Nicola. Ad ascoltarlafu allora il pubblico ministeroAlessandro Camassa (nella foto),oggi Presidente del Tribunale diMarsala. Per #CondividereTV l’in-tervista di Umberto Lucentini alla Camassa: ricordi,aneddoti, memoria.

AGENDAWWW.DIOCESIMAZARA.IT

28 OTTOBRECorso sull’Islam,lezione con BeijinNELL’AMBITO DEL CORSO di islamisticasul tema “L’Islam, forme di orga-nizzazione, profili problematici erapporti con le istituzioni”, orga-nizzato dalla Diocesi e dall’Uni-versità Lumsa, sabato 28 ottobre,alle ore 9,30, presso il Seminariovescovile di Mazara del Vallo, siterrà la lezione sulla Storia del-l’Islam con Nomen Beijin. Il corsoè stato inaugurato lo scorso 14ottobre alla presenza del Vescovo,Pietro Lo Iacono dell’UniversitàLumsa di Palermo, l’Imam KheitAbdelhafid, presidente delle Co-munità islamiche in Sicilia e donCristiano Bettega, direttore del-l’Ufficio nazionale per l’ecumeni-smo e il dialogo interreligiosodella Cei.

14 NOVEMBREInizia il corso diformazione per lettoriMARTEDÌ 14 NOVEMBRE, alle ore 21, presso il Semi-nario vescovile di Mazara del Vallo, si terrà ilprimo incontro del corso di formazione per let-tori. Gli altri appuntamenti avranno cadenzaquindicinale.

28 OTTOBRESanta Ninfa, in oratoriosi prepara la Martorana

ULTIMO SABATO DI ATTIVITÀ per il mese di ot-tobre, all’oratorio della parrocchia di SantaNinfa. Sabato 28 ottobre si terrà il secondolaboratorio di frutta martorana, quota di par-tecipazione 1 euro (per chi partecipa alprimo laboratorio). I ragazzi dell’oratorio nellesettimane precedenti sono stati impegnatianche nella pulizia degli spazi esterni dellaparrocchia (nella foto).

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Prima ancora che ti raccontinola loro storia, quando li incon-tri, quello che più disarma è il

loro sorriso e la loro serenità. «Non tutto è rosa e fiori» dicono sorri-dendo. Agostino Ricotta e Marie Chri-stelle Masse il prossimo 25 ottobre compiranno venti anni di matrimo-nio. E sarà una festa che trascorre-ranno insieme ai cinque loro figli. Indietro negli anni, a partire da come si sono conosciuti, la storia di Ago-stino e Marie Christelle è una bella pagina di amore. Proprio così, se si pensa che tutto è sbocciato a Medju-gorje, nel 1995, quando Agostino e Marie Christelle si incontrarono per caso e iniziarono insieme il loro cam-mino di vita. «Io ero lì per un anno di servizio con le Comunità delle Beati-tudini – spiega Agostino, siciliano, fratello di suor Maria Goretti – e du-rante una missione in Irlanda, ricordo, feci una novena a Sant’Antonio. Al ri-torno a Medjugorje avvenne l’incon-tro con Marie Christelle e fu subito amore».Studentessa universitaria, Marie Christelle, aveva deciso di destinare un anno della sua vita al servizio del Signore. «Agostino era un volto noto per me, ci eravamo già intravisti du-rante un ritiro in Francia; lì a Medju-gorje lo ritrovai come un punto di riferimento, visto che non conoscevo nessun altro». L'amore è cresciuto all'ombra del Santuario. Nel 1997 il matrimonio e poi il peregrinare, met-tendosi al servizio del prossimo. Così, solo per una pura casualità, ogni sette anni Agostino, Marie Christelle e i loro figli hanno vissuto in posti di-versi. Dapprima Termini Imerese

(nella casa deinonni di Agostino),poi Marsala e oraMazara del Vallo,accolti nella casache il sacerdote defunto don PietroAccardi ha lasciato alla Diocesi. Sa-ranno loro – insieme al “Centro Idee”– a occuparsi dei bambini. Così comevoleva don Accardi, che nel testa-mento indicò la finalità dell’utilizzodella sua abitazione, dopo la suamorte.

La famiglia di Agostino e MarieChristelle è oggi numerosa e piena digioia di vivere. In questi anni sononati Laetitia (19 anni e studia all’Uni-versità di Palermo), Raffael (17 anni),poi Annalisa (14 anni), Pauline (10 anni) e, per ultimo, Pierluigi natonel 2009. «Noi e i nostri figli met-tiamo Gesù al primo posto – raccon-tano marito e moglie – a fine giornataci ritroviamo tutti insieme per recitareil Rosario. Ai nostri figli non abbiamoimposto nulla, loro hanno seguitosolo il nostro esempio. Quando cisiamo trovati in difficoltà? Sappiamoche c’è Gesù e chiediamo aiuto a lui».Come successe nel 2009, l’anno incui nacque Pierluigi: «Ricordo, comefosse ora, quei terribili momenti –racconta Agostino – i problemi di sa-lute del piccolo e io che non riuscivoa darmi pace. Un amico mi disse: “IlSignore mette alla prova la tua fede”.Io non capivo e mi chiedevo: perché?Arrivai a casa e mi misi a suonare unbrano liturgico; volevo suonare e can-tare. L’indomani, con mia sorpresa equella del medico che lo curava, Pier-luigi iniziò a migliorare». Per Ago-stino e Marie Christelle «Gesù è lasorgente della pace». Una frase cheha un significato profondo se combi-nato con dialogo e preghiera. «Sem-bra una cosa banale da dire, ma inuna famiglia non deve mai mancarela tenerezza», dice Marie Christellementre abbraccia e bacia Pierluigi.L’amore è anche questo, che alimentala famiglia e dà linfa alle relazioni.

di MAX FIRRERILA STORIA www.diocesimazara.it

n. 07/25ottobre2017, pag. 8

La famiglia Ricotta«L’amoredi Gesùsignifica anchetenerezza»IL MATRIMONIO AMEDJUGORJEe cinque figli nati tra il 1998 e il 2009:ogni sette anni vissuti in città diverse

Nella casa Accardiattività per bambiniIL PIANTERRENO DELLA CASA che don Pie-tro Accardi ha lasciato per testa-mento alla Diocesi ospiterà attività elaboratori per bambini. L’abitazione,nel centro di Mazara del Vallo, giànelle prossime settimane ospiteràprogetti elaborati dal “Centro intera-zioni didatticheeducative edesperienziali”con sede a Ca-stelvetrano.Corso per pia-noforte, chitarraclassica, violinoe sassofono,propedeuticamusicale perbambini eadulti. E ancoracorsi per impa-rare il massag-gio, il primo soccorso,l’autodifesafemminile. E, inoltre, corso di foto-grafia, doposcuola per recupero sco-lastico, laboratori psico-pedagogici.«L’idea è quella di coinvolgere, tra-mite il bambino, l’intera famiglia, cre-ando uno spazio innovativomultifunzionale» spiega AntoninoDitta (nella foto), direttore del Cen-tro. Dell’équipe fanno parte: RosaCinzia Caladrino, Gaspare DanieleCorso, Lella Marrone, Francesca Spa-racia, Giuseppe Angotta, Angelo Ca-taldo, Giuseppe Cataldo e ValeriaFirenze.

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di GABRIELLA CALAMUSAL’ANGOLO DEI LETTORIwww.diocesimazara.it

n. 07/25ottobre2017, pag. 9

Perché Lui un giorno ha sceltolei… Gabrielle Bossis, chiaman-dola «mia figliolina!». Dal 1936

al 1950, le parlava ovunque, perstrada, in chiesa, in treno; e sul transa-tlantico quella voce si fece sempre piùfrequente e insistente e quella voceinvase tutta la sua vita. Lui, Gesù, glichiese di trascrivere in un diario le pa-role, i messaggi che le suggeriva nel-l’intimità. Cristo si rivela come il piùardente degli innamorati, si strugged’amore e, bramando appassionata-mente, oltrepassa Gabrielle per rag-giungere noi. Dal Diario Spirituale “Luie Io” di Gabrielle Bossis: «La parolad’ordine per il 1948, Signore?». «Moltovicina». (Invito all’unione).«22 gennaio: Miei figli deboli,quello che vi manca è una fede salda,una fede che è come una secondavista, la più chiara, quella vi aiuta a ve-

dere egiudicarele cose diq u e s t om o n d ocoi mieio c c h i .Vuoi eser-c i t a r eq u e s t afede? Cheslanci fa-rebbe latua pre-ghiera, latua comu-nione, latua vitain te r io redi ognig i o r n o !Vuoi pro-vare? Si-

curamente tu aumenterai in propor-zione nella speranza e nella carità.Crescere vuol dire avvicinarsi di più ame». «11 maggio: Figlia mia, il cielo nonè così lontano dalla terra quando pre-gate. Bisogna vivere con i Santi. Vi aiu-tano ad amarmi meglio, ora chesanno. Conoscono la scienza del-l’amore! Approfondisci questa scienzaogni giorno, non fosse per un quartod’ora! Gabrielle: «Signore, sei il miomaestro: come debbo fare?». Studiaminel Vangelo, che racconta la mia vita,la mia storia. Seguimi mentre consolo,guarisco, soffro, ubbidisco al Padreper amore vostro. Quando rinuncio,faccio silenzio o parlo, quando cercola solitudine o sono assediato dallefolle, quando insegno o son contrad-detto, quando difendo la verità concoraggio, quando rimprovero i grandie sostengo i piccoli; quando mi dimo-stro pieno di misericordia per gli umili, i pentiti e gli oppressi. Penso solo avoi e non a me; per voi a mio svantag-gio. Scendendo dal cielo in terra avreipotuto farmi questa domanda: “checosa faccio qui?”. Se non fossi venutoper soffrire, per darvi prova del mioamore lungo tutto il cammino dellamia vita, più lungo di quello del Cal-vario. Come potresti contare i miei sa-crifici? Le stelle hanno conosciute lemie preghiere notturne; il freddo lemie membra intirizzite, la terra i mieipiedi lacerati. Chi ha conosciuto i mieiardori per il Padre, il mio zelo per voi,voi di tutti i tempi fino alla fine dei se-coli? Io ho voluto lasciarvi l’esempioche fin da allora diceva: “Seguitemisarà la vostra risposta all’amore”».

DIOCESIMAZARA.ITIl tuo racconto, la tua poesiainvia il materiale inemail

VUOI VEDERE pubblicato il tuo racconto? Una tuapoesia scritta in un momento particolare dellatua vita? Inviali all’indirizzo [email protected], indicando in og-getto “L’angolo dei lettori”. La redazione del no-stro giornale ne valuterà il contenuto el’eventuale pubblicazione gratuita sul giornalestesso.

DA GABRIELLE A GABRIELLAAmicamia, mi ami?Mi amipiù degli altri?

LA POESIA

Il CreatoDI GASPARE STASSI

NULLA A TE si togliema tutto resta,ogni tuo angolo è vita ogni tua meta è sfida.

Lucida è la mente tua,e adrenalina carica più di prima.

Da quel tuo buio il silenzio prese forma,ipocrisia e astuzia colmo di ogni tua delizia.

Nel tuo Creato immersi siamo, calibrato dal tuo odoree mossi da ogni nostra immaginazione,da te spinti di generazione in generazione.

Verso la luce dell’ignoto,via via si apre quella tua portaognuno di noi è custode della sua chiave,di ogni tua risposta.

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Buongiorno, sono Giuseppe Rig-girello di Mazara del Vallo. Hosentito parlare di una nuova “sa-

natoria” per quanto riguarda le bollette

non pagate. Come si fa per aderire? Cisono criteri precisi? Cosa si deve presen-tare? La ringrazio della risposta che vor-rete fornirmi.

a cura della redazioneA TU PER TUwww.diocesimazara.it

n. 07/25ottobre2017, pag.10

Rottamazione bisAdesioneaperta a tuttiper il nuovo piano

CHI NON È IN REGOLAcoi pagamenti puòpresentare istanzadi riammissione

SCRIVEGiuseppe RiggirelloMazara del Vallo

SCRIVICIPoni una domandae l’esperto ti rispondesul giornaleSI CHIAMA A tu per tu la rubrica del no-stro giornale che in ogni numeroospita un gruppo di professionisti(commercialisti, medici, nutrizionisti,avvocati) che rispondono gratuita-mente ai quesiti dei nostri lettori.Come fare? Basta inviare una e-mail [email protected], indi-cando nome, cognome e recapito te-lefonico, oppure inviando unmessaggio privato sulla pagina Face-book Diocesi Mazara/Condividere. Nelsuccessivo numero, la risposta degliesperti che collaborano con il nostrogiornale.

Fate attenzione per-ché la rottamazionenon riapre per tutti.

Può rientrare nella sanatoria chi ha giàaderito alla prima rottamazione, manon è riuscito a saldare o ha versatoin modo incompleto le prime due ratein scadenza il 31 luglio e il 2 ottobre.In tal caso il contribuente dovrà pa-gare entro il 30 novembre 2017 il do-vuto delle due rate. Anche chi non èstato ammesso alla prima rottama-

zione, perché non in regola con i pa-gamenti al 31 dicembre 2016 di pianidi dilazione in corso, può aderire allarottamazione bis. Gli interessati inquesto caso devono presentareistanza di riammissione alla defini-zione agevolata entro il 2 gennaio2018 con il modello che entro fine ot-tobre l'Agenzia delle entrate metteràa disposizione. Infine Il decreto legge148/2017 apre alla definizione agevo-lata anche i carichi affidati alla riscos-sione dal 1°gennaio al 30 settembre2017. Entro il 15 maggio 2018, infine,andrà presentata domanda di ammis-sione alla definizione.

L’ESPERTO INFORMAIncentivi per il verde,detrazione del 36%

DI GASPARE MAGRO

AVETE IL POLLICE verde?Siete appassionati digiardinaggio? Il Governonella manovra finanzia-ria del 2018 incentiva ilverde. Arriva una detra-

zione del 36% delle spese sostenute, nelcorso del 2018, per interventi straordi-nari di “sistemazione a verde” di areescoperte in case private. L’agevolazionesarà concentrata sulla fornitura di pianteo arbusti e la riqualificazione di tappetierbosi. Saranno incentivati la realizza-zione o l’adeguamento di impianti di ir-rigazione, di lavori di restauro erecupero del verde in giardini di inte-resse storico e artistico.

RISPONDEGaspare MagroDottore commercialista

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GRANIDI [email protected]

DI ERINA FERLITO

Il simbolismo, la vitanuova celata e svelata

Il contesto liturgico, nel quale il libro dell’Apocalissesi colloca, impegna la comunità di ascolto in unprocesso interpretativo senza il quale la Parola ri-

mane muta e le parole sterili. Se il processo interpre-tativo che la riguarda è faticoso, lo è ancor di più perl’Apocalisse, il cui messaggio viene comunicato attra-verso un linguaggio tutto costruito su cifre simbolicheardue e complesse, che il “lettore” deve necessaria-mente riconoscere. Il simbolo nasce da un elementoche possiamo definire realistico, perché portatore diuna precisa identità, come, ad esempio, un astro, unanimale, un colore, una donna, una città, un numero.Quando quell’identità sbiadisce o non viene rispettatasi compie una sorta di “spostamento”, che conferisceall’elemento realistico una nuova identità e dunqueun cambiamento di significato. Così, ad esempio, ilcielo, che talvolta indica il firmamento, assume il si-gnificato di zona ideale della trascendenza di Dio. Allostesso modo le stelle divengono simbolo della tra-scendenza di Dio rapportata alla sua azione creatrice.Lo spostamento di significato lascia percepire il fre-mito di novità che attraversa il cosmo e lo avvia versola sua pienezza. La costante simbolica più nota del-l’Apocalisse è l’alterazione della realtà cosmica, totaleo parziale, a significare la situazione pre-escatologicache stiamo vivendo e l’avvento di una nuova crea-zione, che conduce via via verso il “grande giorno” (cfrAp6,14.17). È in atto una trasformazione radicale dellastoria dell’uomo e dell’ambiente in cui essa si snoda.La presenza attiva di Dio porta il mondo verso la metadi una novità sconosciuta. Il mondo deve cambiare,cambierà, sta cambiando sotto l’influsso di Dio che sicoinvolge nella storia umana. Ecco quanto l’autore di-chiara, insegnando, rievocando, alludendo, tutte levolte che usa la costante espressiva degli sconvolgi-menti cosmici (cfr Ugo Vanni). Ma c’è di più. Troviamo,

in Apocalisse, una lunga serie di cifre simboliche, la cuiazione preme sugli uomini e sulla loro storia, seguen-done lo svolgimento fino all’esplodere della pienezzaescatologica. Intanto il simbolismo teriomorfo. Unalunga lista di animali, gli zoa, portatori di morte o segnidi vita, la cui presenza suggerisce l’esistere, nella storia,di una vitalità inarrestabile: zoa rimanda a zoè, vita, eproviene dalla radice verbale zao, vivere. Si tratta diuna vitalità che solo il contesto può specificare, mache comunque l’uomo non può dominare. E ancora:il simbolismo antropologico. Molte le espressioni cheriguardano l’uomo, pensato nella sua individualità enella sua vita relazionale e pubblica, sempre inseritocomunque nel divenire della storia. Poi: il simbolismocromatico, che affida ai colori una dimensione quali-tativa di significato, dal verde della caducità, al nerodella morte; dal rosso del sangue, al bianco della Ri-surrezione di Cristo. E infine: il simbolismo aritmetico.Se i numeri esprimono normalmente la quantità, nellasimbologia apocalittica assumono un valore qualita-tivo. Il sette rimanda alla totalità, mentre la sua metà,il tre e mezzo, alla parzialità; il mille è la totalità propriadel livello di Dio e dell’azione di Cristo; il dodici significale dodici tribù d’Israele e i dodici apostoli dell’Agnello,i pilatri del “nuovo Israele”. La vastità e la varietà delmateriale simbolico sono poi organizzate in espres-sioni complesse, che rendono ancora più ardua la de-codificazione. L’orizzonte simbolico è vastissimo econduce alla percezione dello sviluppo creativo dellarealtà sotto il dominio di Dio, che sta facendo nuovetutte le cose. Ma, una volta preso atto del valore deisimboli usati, basta coinvolgersi nella loro concatena-zione per cogliere il messaggio che l’autore vuole co-municare e attivare il nostro coinvolgimento disoggetto interpretante, che colloca la propria storianella pienezza della vita escatologica.

LE RUBRICHE

n. 07/25ottobre2017, pag. 11

[email protected]

La lingua: l’araboLa lingua ufficiale di tutti i paesi arabi coin-

cide con ciò che in Occidente è comune-mente noto con diverse definizioni: arabo

classico, letterario o standard. Alcune di questeetichette possono essere fuorvianti: “arabo clas-sico” non è lontano da “latino classico” e “grecoclassico” che rimandano a una fase storica pre-cisa, mentre “arabo letterario” sembra legare in-dissolubilmente la lingua alla letteraturaescludendo tutte le altre funzioni. L’etichetta“standard” è forse più asettica delle altre, ma siusa soltanto in riferimento alla lingua contem-poranea e quindi non è del tutto soddisfacente.

L’arabo, quale lo si intende generalmente, si con-figura in principio, come una lingua del cepposemitico meridionale adoperata da genti che vi-vevano in condizioni di seminomadismo fra il Ve il VII secolo d.C. nella Penisola araba. Le primeattestazioni della genesi di un tipo linguistico"arabo" si trovano in epigrafi rinvenute fra Siria eGiordania risalenti al IV secolo circa. Dalla faseprotoaraba a quella immediatamente preisla-mica, l'evoluzione non è affatto chiara. Con l’av-vento dell’Islam, l’arabo cessa di essere la linguadelle tribù beduine e assurge al ruolo di linguascelta per la Rivelazione divina.

DI DORA POLIZZI

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Se io dico matrioske, a tutti è chiarodi che cosa si tratta: una bambola dilegno, che una volta aperta contiene

un’altra bambola simile, che poi ne con-tiene un’altra ancora, e poi di nuovo un’al-tra. Che l’Islam sia un mondo pieno dimondi, non è mistero per nessuno di noi.L’immagine delle matrioske quindi – sepuò servire! – serve soltanto per avere ap-punto un’immagine davanti agli occhi, chesia in grado di ricordarci come l’Islam siauna realtà molto complessa. Spesso, infatti,nella “questione Islam” noi facciamo rien-trare problemi giganteschi come migra-zioni, profughi e terrorismo, ma ancheconsiderazioni che vanno a braccetto conbarbarie, arretratezza, falsità, sospetto. Alpunto tale che mi chiedo se a volte non ab-biamo noi stessi indetto una sorta di“guerra santa” contro l’Islam, basata unica-mente sull’ignoranza che ne abbiamo: o,per essere meno pessimisti, sulla scarsis-sima conoscenza alla quale ci siamo fer-mati.Credo infatti che ci sia un diritto-doveredi conoscenza della realtà in cui viviamo,che non è decisamente né statica né sem-plice. È assolutamente necessario cono-scere; è necessario approfondire, cercare diincontrare, di entrare almeno un po’ nellacultura dell’altro. È necessario porsi do-mande e cercare risposte. Sono passati 50anni da Nostra ætate, la dichiarazione del

Concilio Vaticano II sul dialogo tra la Chiesacattolica e le religioni non cristiane. Madobbiamo essere sinceri nel riconoscereche quanto è detto in quelle poche paginefa ancora molta fatica a essere recepito incasa cattolica: e non solo dalla base, a volteproprio anche dai “vertici”. Un motivo pro-babilmente c’è, o forse anche più di uno: ilpiù eclatante tuttavia credo sia proprio lacomplessità dell’Islam, a cui ho già accen-nato.Diverse provenienze etniche, diversecorrenti, da quelle più progressiste e apertefino ad altre più tradizionaliste e chiuse alconfronto, anche diverse sottolineature diordine teologico ed etico, oltre ad altre di-stinzioni ancora, fanno della fede e dellacultura islamica qualcosa di molto artico-lato, difficile da comprendere. Non è perpassatempo che i cristiani sono chiamati adialogare; il dialogo è in qualche modo in-sito nella stessa sostanza di Dio, nel suoDNA. Dobbiamo quindi riscoprire (e al più

presto!) la dimensione religiosa del dialogointerreligioso: non è un gioco di parole, èla sottolineatura del fatto che facciamo dia-logo (anche) per fede, perché è (anche)uno strumento di trasformazione dellapersona. La comunità cristiana quindi hadavanti ai suoi occhi – o dovrebbe averla –una questione di fondo: che posto occupal’Islam dentro il piano di salvezza, rivelatodefinitivamente in Gesù Cristo?Domanda ardua, evidentemente, allaquale non è stata data ancora una rispostaprecisa. E tuttavia è una domanda urgente,importante: perché l’argomento coinvolgein modo sempre più vasto i nostri operatoripastorali, i catechisti, gli insegnanti di reli-gione e non solo, gli animatori, i preti, i re-ligiosi. In altre parole: come cristiani, cosadobbiamo cre-dere dei mu-sulmani? Avereun atteggia-mento di ami-cizia e dico l l abo r a -zione, staprima di tutto sul livello delle buone ma-niere, di quella cultura dell’accoglienza dicui la Sicilia è maestra. Ma su un piano difede, possiamo considerare le amiche e gliamici musulmani anche sorelle e fratelli?,tenendo presente che la parola in sé, fra-tello, non è semplicemente un intercalare.Nel caso del dialogo tra Islam e Cristiane-simo ci sono delle differenze di imposta-zione teologica molto evidenti. Ciò cheidentifica i cristiani come tali, cioè la fede inDio Trinità e in Gesù Cristo vero uomo evero Dio, è inaccettabile per un musul-mano, e allo stesso tempo però è irrinun-

diDONCRISTIANOBETTEGA, direttore Ufficio Cei per l’ecumenismo e il dialogo interreligiosoIO PENSO CHE..

n. 07/25ottobre2017, pag. 12

Islam e Cristianesimo,un dialogo possibile?

#CONDIVIDERETVL’imamdi Catania:«Necessario conoscere»

«È NECESSARIO CONOSCERE le reli-gioni, perché la non cono-scenza produce diffidenza escontro». Lo dice Kheit Abdel-hafid, algerino, classe 1968,presidente della “ComunitàIslamica di Sicilia”, membro del

direttivo dell’Unione delle Comunità Isla-miche d’Italia e imam della moschea dellaMisericordia di Catania, la più grande dellaSicilia, nell’intervista su #CondividereTV.Insieme all’imam parla anche don CristianoBettega, direttore dell’Ufficio Cei per l’Ecu-menismo e il dialogo interreligioso.

NELLA QUESTIONE “ISLAM”si fanno rientrareproblemi giganteschicome le migrazioni

Dobbiamoriscoprire ladimensionedel dialogo

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ciabile per un cristiano.Si potrebbe pensare, quindi, che il dia-logo sia bloccato già in partenza, che la dif-ferenza sostanziale sia così grande daeliminare ogni possibilità di incontro. Islame Cristianesimo riconoscono la loro co-mune radice in Abramo: anche questo vadetto con forza e non va mai sottovalutato.Il punto di partenza è lo stesso, ed è esat-tamente questo: un punto di partenza. AdAbramo cioè viene detto di partire e di an-dare verso la terra che Dio gli mostrerà(Gen 12): Dio “mostrerà” la terra adAbramo, al futuro. Quanto dura però que-sto futuro? Quando Dio mostrerà real-mente la terra ad Abramo?Rileggendo la storia del grande patriarca,non possiamo non riconoscere che inquella terra Abramo ha sempre vissuto “dipassaggio”, senza mai possederla piena-mente. Altra cosa sono i suoi figli e i figlidei suoi figli, ma lui, Abramo, ha possedutosoltanto il terreno in cui ha sepolto sua mo-glie e nel quale poi fu sepolto lui stesso. Lacostante ricerca di questa terra, la condi-zione di pellegrino sempre in movimento,

la conce-zione dellavita stessacome uncamminocontinuocaratteriz-z a n oAbramo e

inevitabilmente sono parte costitutiva ditutti i suoi figli: cristiani e musulmani com-presi, e primi fra tutti, evidentemente, gliebrei. Mi sembra indispensabile quindi checi abituiamo e che ci aiutiamo ad acco-gliere la fede come ricerca.Non solo la fede dell’altro, ma anche lanostra stessa fede è ricerca. E in questocontenitore che è la fede possono rientrareanche molte altre cose: teologia, scritture,arte, cultura, identità, appartenenza. Cosa

significa questo però? Accogliere tutto ciòche caratterizza il mio credere come veritàassoluta, certamente, ma assoluta per me,e che quindi non può essere imposta ad

altri; e allo stesso tempo accogliere la ve-rità creduta dall’altro come altrettanto as-soluta e irrinunciabile per lui, così come lamia è irrinunciabile per me. Il dialogo conl’Islam abbia una doppia prospettiva da-vanti a sé. Da una parte si tratta di una pro-spettiva di studio. Ogni iniziativa chefavorisca la conoscenza reciproca non puòche essere benedetta.Conoscenza dei rispettivi testi sacri, co-noscenza delle varie forme di interpreta-zione e di concretizzazione dei testi stessi,dell’etica che plasma una comunità. In ter-mini concreti: non è detto che ogni mu-sulmano che incontriamo sia disposto adialogare, e lo sappiamo; ma dobbiamoessere coscienti del fatto che il plurale loviviamo prima di tutto al nostro interno,ciascuno di noi, ciascuna fede. Dall’altraparte si tratta di una prospettiva di convi-venza, di collaborazione e condivisione,chiaramente legata alla precedente.La condivisione della vita, in tutti i suoiaspetti e anche nelle sue difficoltà, portainevitabilmente a scoprire che la convi-venza è tutt’altro che un’utopia. Anzi, portaa costruirla, a desiderarla, a gustarla inmodi sem-pre piùveri. Credoche le oc-c a s i o n inon man-chino: lascuola, gliospedali, gli ambienti di lavoro, la piazzadel paese, sono tutti dei potenziali luoghidi dialogo, delle officine di incontro e discambio, di crescita comune. Perché èchiaro: tenere ai propri valori, non vuoldire chiudere la porta di fronte a chi ne hadi diversi. Sostenere i propri valori vuol direpiuttosto lasciarli liberi di incontrarne altri,che nella loro diversità possono addiritturarivelarsi complementari ai miei. Credo chesia questo il vero significato di “cultura”.

Anche la nostrafede è ricerca,dove rientranoteologia, cultura

n. 07/25ottobre2017, pag. 13www.diocesimazara.it

La convivenzaè tutt’altroche utopia:va costruita

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Quali furono le civiltàche abitaronolungo le sponde del fiume Mazaro?Cosa segnò, nei tempi antichi, questo

fiume – oggi quasi prosciugato – che dallefonti di Rapicaldo (nel territorio comunale diSalemi) arriva, lungo la Val di Mazara, sino allacittà del Satiro? L’Università di Vienna, dopoun primo saggio nel 2004, è tornata a stu-diare il letto e le sponde del fiume Mazaro, ri-percorrendolo dalla foce sino all’origine.Stavolta è stata effettuata una prospezionegeofisica dei confini, con un progetto del Di-partimento di archeologia preistorica e storicadell'Università di Vienna, finanziato dal Fondoaustriaco di ricerca scientifica (FWF), che haconsentito di sapere cosa c’è sotto – a 3,4metri di profondità – le fortificazioni trovate.Le ricerche sono state avviate nel gennaio2016 per esplorare la diversità dell’uso e del-l’occupazione lungo il corridoio del fiume, tral’interno e la zona costiera della Sicilia occi-

dentale da un punto di vista paesaggistico.A essere monitorataè stata una zona di 70km²: «Abbiamo esplorato tutto il corso delfiume come potenziale zona di interazione edi confine tra interessi costieri, interni, indigenie coloniali dall'età del bronzo fino alla finedella prima guerra punica del 241 a.C.» haspiegato Cipriano Frazzetta, archeologo ma-zarese (a destra nella foto, insieme al gruppodi studio) che lavora presso l’Università diVienna. Un lavoro di ricerca avanzato svoltocon l’utilizzo di apparecchiature particolari diprospezione archeologica integrata: la scan-sione laser aerea, la prospezione geofisica,l’indagine geoarcheologica, quella di super-ficie (svolta in collaborazione con il Pam consede a Partanna) e l’analisi di fonti storiche.«Il progetto– spiega sempre Frazzetta – do-cumenta e ricostruisce l’uso del territorio inetà moderna e storica. Ma abbiamo analiz-zato anche l’uso del territorio in specifici siti

archeologici che si trovano lungo le spondedel fiume». Come, ad esempio, quello pros-simo all’area di Guletta, sulla riva destra delfiume. Già nel 2004, sempre l’Università diVienna (in quel caso fu l’Archivio aeriale),identificò una grande struttura fortificata aGuletta. I risultati preliminaridella corrispondenteanalisi di superficie e degli artefatti mostranouna miscellanea di materiali di uso dome-stico prodotti e importati localmente nei di-versi periodi, alcuni dei quali sono simili aquelli presenti in altri insediamenti della re-gione come Selinunte, Mozia e Monte Po-lizzo. All’attività di ricerca hanno partecipatocome partner l’Università di Napoli “SuorOrsola Benincasa”, la Soprintendenza per ibeni culturali e ambientali di Trapani, l’Istituto“Ludwig Boltzmann” per la prospezione ar-cheologica, “Archeologia Virtuale” e “ArcheoProspezioni”.

di MAX FIRRERILA RICERCAwww.diocesimazara.it

n. 07/25ottobre2017, pag. 14

Il fiume Màzarospartiacquedi realtàe interessidiversiL’ATTIVITÀ CONDOTTA DALL’UNIVERSITÀ DI VIENNAin tutta l’area che da Mazara del Vallorisale sino alle pendici di Salemi

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LICITÀ

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COSA C’Èwww.diocesimazara.it

n. 07/25ottobre2017, pag. 15

Come si diventa volontarioospedaliero e collaborarecosì nei reparti dei noso-

comi della nostra provincia? Perdiventare volontario occorre par-tecipare al corso di formazione dibase che la sezione Avo di Marsalaorganizza presso l’ospedale “PaoloBorsellino” a partire dal mese dinovembre. Le lezioni saranno te-nute da medici, psicologi, espertinei diversi settori socio-sanitari edella pastorale della salute che da-ranno agli aspiranti volontari lecompetenze necessarie per ope-rare nei reparti (2/3 ore a setti-mana). Il corso è gratuito. Al

termine delle lezioni, superato uncolloquio psico-attitudinale, inuovi volontari saranno ammessial tirocinio, che consiste in 100 oredi servizio. Le iscrizioni sono apertedal 21 ottobre al 4 novembre (info:3334795913, 3298030728). Oggil’associazione è presente in circa750 strutture sanitarie su tutto ilterritorio nazionale, con 26.000 vo-lontari che prestano 3 milioni diore di servizio gratuito all’anno. InSicilia conta ben 15 sedi tra le qualiMarsala, che si è costituita il 27aprile del 2015 ed è presente oggicon circa 30 volontari pressol’ospedale “P. Borsellino”.

VOLONTARI IN OSPEDALEA Marsala il corso di formazione:le iscrizioni sono aperte

PUBB

LICITÀ

Il Premio “Nino Cordio”La consegna a Santa Ninfaal giornalista-scrittore Gaetano Savatteri

SARÀ CONSEGNATO AL GIORNALISTA E SCRITTORE Gaetano Savatteri (nella foto), sabato2 dicembre, il premio «Museo Nino Cordio», giunto quest’anno alla nona edi-zione. Il premio è organizzato annualmente dal Comune di Santa Ninfa (cittànatale di Nino Cordio) e dall’associazione culturale «Teatri di Nina». Savatteri ènoto soprattutto per essere uno degli inviati di punta del Tg5 (a lui abbiamodedicato una recente intervista sul nostro canale #CondividereTV), ma èanche autore di romanzi e saggi di successo. Il programma prevede, alle 18,nella “Sala delle teste” del Museo, un incontro pubblico con Savatteri, nelcorso del quale sarà presentato l’ultimo libro dello scrittore, «Non esiste più laSicilia di una volta», edito da Laterza. All’incontro interverranno il figlio dell’ar-tista, il regista Francesco Cordio, e Antonio Bellia, autore del documentario«La corsa de L’Ora», che ricostruisce le vicende dello storico quotidiano paler-mitano sempre in prima linea nel denunciare la mafia e che sarà proiettato aseguire. Al termine la consegna del premio da parte del sindaco GiuseppeLombardino. Il premio viene assegnato ogni anno a personalità della cultura,dell’arte, della letteratura e dello spettacolo.

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