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ADDETTI ANTINCENDIO A BASSO RISCHIO (D.M. 10/03/1998) VADEMECUM PER LA GUARDIA GIURATA E.Bi.N.Vi.P. ENTE BILATERALE NAZIONALE VIGILANZA PRIVATA

Corso antincandio per Guardia Particolare Giurata (D.M. 10/03/1998)

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La Guardia Particolare Giurata, per motivi inerenti al servizio, può essere la prima linea di intervento in caso di principio di incendio. Lo scopo di quest’opuscolo è quella di fornire uno strumento utile al personale impiegato presso aziende nel settore della sicurezza privata. Portare a conoscenza dei pericoli che si possono incontrare nello svolgimento del proprio lavoro rappresenta un corretto approccio ed un solido punto di riferimento comportamentale.

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ADDETTI ANTINCENDIOA BASSO RISCHIO (D.M. 10/03/1998)VADEMECUM PER LA GUARDIA GIURATA

E.Bi.N.Vi.P.ENTE BILATERALE

NAZIONALEVIGILANZA PRIVATA

CREDITS

Il Vademecum “Addetti antincendio a Basso Rischio” per la Guardia Giu-rata è stato realizzato in collaborazione con Alfredo Buoninconti.

Alla Cabina di Regia, che ha definito e organizzato il programma di la-voro, hanno partecipato:Parmenio StroppaLuigi GabrieleVincenzo Dell’OreficeManlio MazziottaClaudio MoroGiuseppe Simonazzi

L’editing è stato curato da Sara Vasta

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NDICE

PREMESSA 51. L’INCENDIO E LA PREVENZIONE 71.1 Principi della combustione 71.2 Prodotti della combustione ed effetti sull’uomo 91.3 Sostanze estinguenti in relazione al tipo di incendio 11

1.3.1 Acqua 121.3.2 Schiuma 131.3.3 Polveri 141.3.4 Gas inerti 151.3.5 Idrocarburi alogenati 161.3.6 Tipologie di incendi 16

1.4 Norme comportamentali 19

2. PROTEZIONE DAGLI INCENDI 212.1 La protezione attiva e la protezione passiva 212.2 Protezione attiva incendi 24

2.2.1 Estintori 242.2.2 Il posizionamento degli estintori 272.2.3 Tipologie di estintori 282.2.4 Rivelatori d’incendio 31

2.3 La protezione passiva 322.3.1 Misure di protezione passiva 322.3.2 Distanze di sicurezza 332.3.3 Resistenza al fuoco e compartimentazione 342.3.4 Vie d’uscita 35

3. PROCEDURE, PIANO DI EMERGENZA ED EVACUAZIONE 373.1 Procedure da attuare in caso di incendio 373.2 Il Piano di Evacuazione 393.3 Le procedure di chiamata dei servizi dì soccorso 41

I

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Procedure applicabili sul luogo di lavoro 42Misure da adottare in presenza di un principio d’incendio 43NORMATIVA ANTINCENDIO 45Scheda di valutazione prevenzione e difesa incendi 47

REMESSA

Lo scopo di quest’opuscolo è quella di fornire uno strumentoutile al personale impiegato presso aziende nel settore dellasicurezza privata.Portare a conoscenza dei pericoli che si possono incontrare nel-lo svolgimento del proprio lavoro rappresenta un corretto ap-proccio ed un solido punto di riferimento comportamentale.Il lavoratore guardia giurata, per motivi inerenti al servizio, puòessere la prima linea di intervento in caso di principio di in-cendio. In tali casi dovrà, o riterrà di intervenire, tenendo inconsiderazione le seguenti norme generali: 1) non trattandosidi vigile dei fuoco e quindi di persona con specifica compe-tenza ed addestramento, allorquando interviene, dovrà esclu-sivamente porre in essere ogni misura finalizzata alla tutela per-sonale dei soggetti coinvolti ed a quella della comunità; 2) Ri-cordarsi che su di lui possono ricadere gli effetti e le conse-guenze delle sue azioni e/o omissioni, quindi attenersi scru-polosamente alle regole comportamentali del suo addestramen-to; 3) allertare senza indugio, in caso di incendio, le AutoritàCompetenti (Vigili dei Fuoco, Pronto intervento); 4) Utilizzare(conoscere) correttamente le attrezzature antincendio portatili(estintori); 5) Leggere e conoscere i segnali di divieto e salva-

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P

taggio previsti dalla norma; 6) Prima di intraprendere un ser-vizio di piantonamento in un luogo chiuso, sincerarsi dì indi-viduare i punti ove sono stazionati gli estintori ed i sistemi diallarme antincendio.Il fuoco è uno degli elementi maggiormente distruttivi della so-cietà odierna, non solo in termini di perdite umane, ma ancheper le lesioni permanenti che può cagionare e per i danni ma-teriali che esso provoca.Il presente documento offre lo spunto al personale con compe-tenze non specifiche, quali le guardie giurate, conoscere le mo-dalità di intervento per garantire la sicurezza pubblica e pri-vata incolumità.

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L’INCENDIO E LA PREVENZIONE

1.1 Principi della combustioneLa combustione è una reazione chimica sufficientemente rapi-da di una sostanza combustibile con un comburente che da luo-go allo sviluppo di calore, fiamma, gas, fumo e luce. Può av-venire con o senza sviluppo di fiamme superficiali.Affinché si verifichi il fenomeno della combustione, è necessa-ria la sussistenza contemporanea fattori:� Combustibile: qualsiasi sostanza in grado di bruciare. I ma-

teriali combustibili possono essere allo stato solido, liquidoo gassoso.

� Comburente: sostanza che consente e favorisce la combu-stione; il più importante è l’ossigeno dell’aria ed è quellomaggiormente reperibile in natura

� Calore: forma di energia che si manifesta con l’innalzamen-to della temperatura. Un combustibile brucia quando vienea trovarsi ad una temperatura tale che, avvicinando l’inne-sco, inizia la combustione.

Affinché il fuoco si sviluppi è necessario che siano presenti con-temporaneamente il combustibile, cioè la sostanza che possabruciare (legno, carta, sostanze infiammabili sia liquide chegassose, ecc.), il comburente, cioè l’ossigeno che è comune-

1.

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mente nell’aria, e la temperatura utile d’innesco, cioè un ri-scaldamento tale del sistema combustibile/comburente, che pos-sa provocare il fenomeno della combustione e quindi innesca-re il fuoco. In riferimento a tali tre elementi si parla quindi ditriangolo del fuoco.

L’eliminazione di uno dei tre elementi caratterizzanti il trian-golo del fuoco, annulla la possibilità che si verifichi un incen-dio, infatti in assenza di combustibile l’ossigeno ed il calore (en-tro certi limiti) non daranno mai origine a fiamme, lo stesso sipuò dire se avessimo del combustibile ed alta temperatura, main un ambiente privo di ossigeno, né tanto meno può originar-si un incendio da una sostanza combustibile lasciata in pre-senza di ossigeno, ma a temperatura normale.Ai fini della prevenzione degli incendi è quindi necessario evi-tare un eccessivo accumulo di materiale infiammabile e un ec-cessivo riscaldamento del suddetto materiale.

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Se poi tali situazioni si verificassero in ambienti confinati (archi-vi, scantinati, luoghi di lavoro in genere, soffitte, ecc.) il rischiodi incendio e di conseguenti danni, anche gravi, alle persone ealle cose verrebbero amplificati in maniera considerevole.Qualora non fosse possibile per ragioni oggettive eliminare oridurre tale rischio, occorre mettere in atto quelle forme di pre-venzione, basate su sistemi che intervengono automaticamen-te in caso di incendio o allertando i mezzi di soccorso o prov-vedendo automaticamente a spegnere l’incendio.

1.2 Prodotti della combustione ed effetti sull’uomoI prodotti della combustione sono:� Calore� Fumo visibile� Gas e vapori invisibiliIl calore è una forma di energia, ovvero è “energia termica”.L’energia termica si trasmette anche agli esseri viventi, provo-cando:1. Ipertermia2. UstioniL’ipertermia si ha quando una fonte di calore trasmette ad unessere vivente una quantità di energia termica tale da vanifi-care il funzionamento dei sistemi di termoregolazione fisiolo-gica. In questi casi si va incontro al cosiddetto “colpo di calo-re” con perdita di coscienza e gravi conseguenze per lo statodi salute di chi ne è colpito.

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Il corpo degli esseri viventi è rivestito da un sistema comples-so di tessuti (apparato tegumentario), che svolge numerose fun-zioni per proteggere gli organi interni da tutti gli agenti po-tenzialmente dannosi che si trovano all’esterno.Entro certi limiti la “pelle” protegge dall’acque, dal freddo, dal cal-do, dal sole, ecc. senza riportare particolari conseguenze. Quan-do tali limiti vengono superati, la “”pelle” viene danneggiata.Il danno causato da un’eccessiva esposizione al calore è “I’u-stione”. L’ustione è una mortificazione dei tessuti di rivestimen-to dell’organismo vivente, che può interessare i tessuti più o me-no profondamente ma seconda della gravità dell’ustione.Le ustioni vengono classificate in vari “gradi” a seconda dellaprofondità del danno cutaneo e degli strati di tessuto che ven-gono interessati. Le ustioni più gravi possono portare a morte.Il Fumo visibile è costituito da particelle microscopiche in so-spensione nell’aria che colpite dalla luce diventano visibili.Gli effetti sono:� Visione oscurata: la luce colpendo le particelle solide ori-

ginate dalle fiamme e dai materiali che bruciano in sospen-sione nell’aria, viene rifratta, ovvero deviata e suddivisa, ri-ducendo ed a volte annullando la capacità di visione.

� Tossicità: nel fumo visibile come in quello invisibile posso-no essere contenuti gas velenosi incompatibili con la vita.

� Ostacolo alla fuga: la diminuzione della visibilità non permet-te di distinguere e riconoscere le vie dì fuga, che devono esse-re, per tale motivo, lasciate sempre libere e segnalate

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� Difficoltà di evacuazione: la visione oscurata è di ostacoloalla fuga soprattutto in caso di eccessivo affollamento.

Gas e vapori invisibiliGli effetti sono:� Asfissia da carenza di ossigeno� Avvelenamento per la presenza di sostanze tossiche quali:

1. L’ossido di carbonio;2. L’anidride carbonica;3. La carenza di ossigeno;4. La carta, il cartone, il polietilene;5. L’acido cloridrico;6. Gli idrocarburi clorurati;7. i materiali contenenti azoto (amminoacidi e proteine).

1.3 Sostanze estinguenti in relazione al tipo di incendioL’estinzione dell’incendio si ottiene per:� raffreddamento,� sottrazione del combustibile,� soffocamento.Tali azioni possono essere ottenute singolarmente o contempo-raneamente mediante l’uso delle sostanze estinguenti, che van-no scelte in funzione della natura del combustibile e delle di-mensioni del fuoco.Le principali sostanze estinguenti sono:� ACQUA

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� POLVERI� SCHIUMA� IDROCARBURI ALOGENATI

(HALON)� GAS INERTI� AGENTI ESTINGUENTI ALTER-

NATIVI ALL’HALON

1.3.1 AcquaL’acqua è la sostanza estinguente per antonomasia conseguen-temente alla facilità con cui può essere reperita a basso costo.La sua azione estinguente si esplica con le seguenti modalità:� abbassamento della temperatura del combustibile per assor-

bimento del calore;� azione di soffocamento per sostituzione dell’ossigeno con il

vapore acqueo;� diluizione di sostanze infiammabili solubili in acqua fino a

renderle non più tali;� imbevimento dei combustibili solidi.L’uso dell’acqua quale agente estinguente è consigliato perincendi di combustibili solidi, con esclusione delle sostanzeincompatibili quali sodio e potassio che a contatto con l’ac-qua liberano idrogeno, e carburi che invece liberano aceti-lene.L’acqua risultando un buon conduttore di energia elettrica nonè impiegabile su impianti e apparecchiature in tensione.

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1.3.2 SchiumaLa schiuma è un agente estinguente costituito da una soluzio-ne in acqua di un liquido schiumogeno. L’azione estinguentedelle schiume avviene per separazione del combustibile dalcomburente e per raffreddamento.Esse sono impiegate normalmente per incendi di liquidi infiam-mabili, e non possono essere utilizzate su parti in tensione inquanto contengono acqua. In base al rapporto tra il volumedella schiuma prodotta e la soluzione acqua-schiumogeno d’o-rigine, le schiume si distinguono in:alta espansione 1:500 -1:1000media espansione 1:30 -1:200bassa espansione 1:6 -1:12

Liquidi schiumogeni impiegati in relazione al tipo di com-bustibile: Liquidi schiumogeni fluoro-proteiniciSono formati da una base proteinica addizionata con compo-sti fluorurati. Essi sono adatti alla formazione di schiume a bas-sa espansione, hanno un effetto rapido ed molto efficace suincendi di prodotti petroliferi.Liquidi schiumogeni sinteticiSono formati da miscele di tensioattivi. Essi sono adatti alla for-mazione di tutti i tipi di schiume e garantiscono una lunga con-servabilità nel tempo, sono molto efficaci per azione di soffo-camento su grandi superfici e volumi.

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Liquidi schiumogeni fluoro-sintetici (AFFF - Acqueous Film For-ming Foam)Sono formati da composti fluorurati. Essi sono adatti alla for-mazione di schiume a bassa e media espansione che hanno lacaratteristica di scorrere rapidamente sulla superficie del liqui-do incendiato. L’impiego degli schiumogeni AFFF realizza unapiù efficace azione estinguente in quanto consente lo spegni-mento in tempi più rapidi con una minore portata di soluzioneschiumogena per metro quadrato di superficie incendiata.Liquidi schiumogeni per alcoliSono formati da una base proteinica additivata con metalli or-ganici. Essi sono adatti alla formazione di schiume a bassaespansione e sono molto efficaci su incendi di alcoli, esteri, che-toni, eteri, aldeidi, acidi, fenoli, etc.

1.3.3 PolveriLe polveri sono costituite da particelle solide finissime a basedi bicarbonato di sodio, potassio, fosfati e sali organici. L’a-zione estinguente delle polveri è prodotta dalla decomposi-zione delle stesse per effetto delle alte temperature raggiun-te nell’incendio, che dà luogo ad effetti chimici sulla fiammacon azione anticatalitica ed alla produzione di anidride car-bonica e vapore d’acqua. I prodotti della decomposizione del-le polveri pertanto separano il combustibile dal comburente,raffreddano il combustibile incendiato e inibiscono il proces-so della combustione.

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Le polveri sono adatte per fuochi di classe A, B e C, mentre perincendi di classe D devono essere utilizzate polveri speciali.

1.3.4 Gas inertiI gas inerti utilizzati per la difesa dagli incendi di ambienti chiusisono generalmente l’anidride carbonica e in minor misura l’azoto.La loro presenza nell’aria riduce la concentrazione del comburen-te fino ad impedire la combustione. L’anidride carbonica non risul-ta tossica per l’uomo, è un gas più pesante dell’aria perfettamen-te dielettrico, normalmente conservato corse gas liquefatto sotto pres-sione. Essa produce differentemente dall’azoto anche un’azioneestinguente per raffreddamento dovuta all’assorbimento di caloregenerato dal passaggio dalla fase liquida alla fase gassosa.Percentuali in volume di anidride carbonica e di azoto necessarieper inertizzare l’atmosfera in modo tale da renderla incapace dialimentare la combustione di alcune sostanze infiammabili:

SOSTANZA AZOTO (% in volume)

CO2 (5 in volume)

acetone 45,2 32,4

alcol etilico 49,6 38,5

benzolo 47,1 34,3

idrogeno 76,4 72,1

metano 42,8 31

propano 45,6 32,4

benzina 45,2 31,9

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1.3.5 Idrocarburi alogenatiGli idrocarburi alogenati, detti anche HALON (HALogenated- hydrocarbON), sono formati da idrocarburi saturi in cui gliatomi di idrogeno sono stati parzialmente o totalmente sosti-tuiti con atomi di cromo, bromo o fluoro.L’azione estinguente degli HALON avviene attraverso l’interru-zione chimica della reazione di combustione. Questa proprietàdi natura chimica viene definita catalisi negativa.Gli HALON sono efficaci su incendi che si verificano in ambien-ti chiusi scarsamente ventilati e producono un’azione estinguen-te che non danneggia i materiali con cui vengono a contatto.Tuttavia, alcuni HALON per effetto delle alte temperature del-l’incendio si decompongono producendo gas tossici per l’uo-mo a basse concentrazioni, facilmente raggiungibili in ambien-ti chiusi e poco ventilati. Inoltre il loro utilizzo è stato recente-mente limitato da disposizioni legislative emanate per la pro-tezione della fascia di ozono stratosferico.

1.3.6 Tipologie di incendi INCENDI DI CLASSE A

Negli incendi originati da materiali solidi è necessario inter-

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venire con acqua, per ridurre il calore di combustione, oppu-re con polveri che inibiscono la formazione di gruppi di ato-mi chimicamente attivi che tendono a mantenere in atto la com-bustione (autocatalisi).Estinguenti: acqua - schiuma - polvere - C02 - alogenati.INCENDI DI CLASSE B

In incendi di materiali liquidi è necessario intervenire ricercan-do la separazione tra il combustibile ed il comburente, sfrut-tando, ad esempio, l’efficacia delle schiume nel separare i duemezzi. Estinguenti: schiuma - polvere - C02 - alogenatiINCENDI DI CLASSE C

In incendi originati da gas è necessario operare con agentiestinguenti che possano esercitare una azione di inibizionechimica; altri sistemi di estinzione sono inadeguati e posso-

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no rivelarsi pericolosi.Estinguenti: polvere - alogenatiINCENDI DI CLASSE D

Per gli incendi di metalli particolari è possibile intervenire conpolveri speciali che possano esercitare un’azione di inibizionechimica; ogni altro intervento è da evitare. Estinguenti: Polveri specialiNon ammessi: Tutti gli altriINCENDI DI CLASSE E

In fuochi di origine elettrica è possibile intervenire con azionedi inibizione chimica o con spostamento del comburente; evi-tare assolutamente qualsiasi altro tipo di intervento. Estinguen-ti: C02 - polvere - alogenatiNon ammessi: acqua - schiuma

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1.4 Norme comportamentaliIn caso di incendio è necessario:� Agire tempestivamente diffondendo l’allarme quindi segui-

re il piano di emergenza (AVVISARE RESPONSABILESTRUTTURA o COORDINATORE EMERGENZA).

� Agevolare lo spegnimento ed il soccorso, cercare di non in-tralciare le operazioni.

� Attenzione alle superfici incandescenti e alle maniglie delleporte.

� Chiudere porte e finestre.� Valutare il percorso più probabile delle fiamme.� Procedere dove l’incendio è già passato.� In caso si debbano attraversare le fiamme, bagnare gli abiti.Attenzione:� Alle superfici vetrate: a causa del calore potrebbero rompersi.� Alle bombole/recipienti contenenti gas o liquidi in pressione.� Alle bombole/recipienti contenenti gas o liquidi Infiammabili.Non si deve:� Utilizzare ascensori o montacarichi.� Collocarsi sottovento rispetto al fuoco.� Sostare o procedere in percorsi cosparsi di materiali infiam-

mabili (carta , stracci , liquidi,...).Se gli abiti prendessero fuoco:� Non correre.� Togliersi gli abiti in fiamme.� Rotolarsi a terra per spegnere il fuoco.

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� Avvolgersi o farsi avvolgere in una coperta.� Usare un estintore (attenzione agli occhi).In caso di fumo:� In caso non fossero visibili i segnali, cercare di percorrere

la strada più breve.� Ricordarsi i punti di riferimento e gli eventuali presidi antin-

cendio.� In zone con molto fumo, chinarsi procedere coricato sul pa-

vimento.� Nel caso mancassero maschere antigas , usare fazzoletti e

stracci bagnati.Se le vie di esodo non sono percorribili:� Non rifugiarsi in locali privi di finestre o in corridoi ciechi.� Rifugiarsi in stanze con finestre e chiudere la porta.� Aprire la finestra.� Bagnare panni e rendere stagna la porta e le aperture ver-

so i locali in fiamme.� Bagnare la porta.� Cercare di segnalare la propria presenza.

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PROTEZIONE DAGLI INCENDI

2.1 La protezione attiva e la protezione passivaLa “Protezione Incendi” è la disciplina che si occupa dei provvedi-menti atti a contenere al minimo, nello spazio e nel tempo, i dan-ni prodotti da un incendio in modo da limitarne le conseguenze.Le misure di protezione incendi possono essere di due tipi:- protezione passiva- protezione attivaLa protezione passiva mira a contenere i danni alle struttureentro limiti riferibili ad una soglia di intensità degli incendi cor-relata al sistema potenziale di combustione e a limitare gli ef-fetti nocivi dei prodotti della combustione; essa, esprimibile intermini di comportamento al fuoco delle strutture, si esplica con:- corretta ubicazione dell’attività;- interposizione di opportune distanze di sicurezza;- realizzazione di elementi strutturali resistenti al fuoco;- corretta articolazione plani - volumetrica dell’edificio;- idonea areazione dei locali;- corretta realizzazione delle vie di uscita;- adozione di materiali classificati in base alla reazione al fuoco.La protezione attiva mira ad abbassare la frequenza degli in-cendi di intensità superiore ad una certa soglia tramite la lo-

2.

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ro rivelazione precoce e la loro estinzione rapida nella primafase di sviluppo. Ciò avviene, tra l’altro, con:- realizzazione di impiantì di rivelazione

automatica di incendio;- realizzazione di impianti dì allarme;- realizzazione di impianti di controllo e

scarico dei fumi;- realizzazione di impianti fissi di spegnimento;- realizzazione di impianti di illuminazione di sicurezza;- formazione del personale all’impiego

dei mezzi antincendio;- istituzione della squadra di prevenzio-

ne e protezione incendi;- adozione di idonei mezzi portatili di

estinzione.Per raggiungere il livello ottimale di protezione, la scelta delsistema passivo o attivo, o la combinazione di entrambi, deveessere guidata da criteri basati sull’analisi dei rischi e sulla va-lutazione dei costi e dei danni presunti.Tutte le attrezzature e gli impianti di protezione incendi, comeprevisto dal D.M. 10 Marzo 1998, devono essere oggetto disorveglianza, di controlli periodici e, soprattutto, essere man-tenuti in stato di efficienza. Si distinguono pertanto le seguen-ti misure: - sorveglianza,- controllo periodico;

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- manutenzione ordinaria;- manutenzione straordinaria.La sorveglianza si attua con il controllo visivo, verificando chele attrezzature e gli impianti antincendio siano nelle normalicondizioni operative, siano facilmente accessibili e non presen-tino danni accertabili; essa può essere effettuata dal persona-le presente nelle aree protette dopo adeguate istruzioni.Il controllo periodico è l’insieme delle operazioni, da effettuar-si con frequenza almeno semestrale, atte a verificare la comple-ta e corretta funzionalità delle attrezzature e degli impianti.La manutenzione ordinaria è l’operazione che si attua in lo-co con strumenti ed attrezzi di uso corrente limitandosi a ripa-razioni dì lieve entità.La manutenzione straordinaria è l’intervento di manutenzio-ne che non può essere eseguito in loco in quanto l’operazio-ne richiede mezzi di particolare importanza o attrezzature par-ticolari.Il datore di lavoro è responsabile del mantenimento dell’effi-cienza delle attrezzature e degli impianti dì protezione incen-di; la sorveglianza, il controllo periodico e le manutenzioni de-vono attuarsi in conformità a quanto previsto dalle disposizio-ni legislative e alle regole di buona tecnica.La prevenzione e la protezione incendi concorrono entram-be a formare le misure di sicurezza rivolte alla salvaguardiadell’incolumità delle persone e alla riduzione delle perdite ma-teriali.

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2.2 Protezione attiva incendi2.2.1 EstintoriGli estintori sono in molti casi i mezzi di primo intervento piùimpiegati per spegnere i principi di incendio.Vengono suddivisi in:� estintori portatili

� estintori carrellati

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Gli estintori portatili sono concepiti per essere utilizzati a mano edhanno un peso che può superare 20 Kg. Essi vengono classificatiin base alla loro capacitàestinguente. Infatti sonosperimentati su fuochi di di-versa natura classificati inbase al tipo di combustibi-le. La scelta dell’estintore vafatta in base al tipo di in-cendio ipotizzabile nel lo-cale da proteggere. Su cia-scun estintore sono indica-te le classi dei fuochi ed i fo-colai convenzionali che è ingrado di estinguere. Pernorma devono essere di co-lore rosso e riportate unaetichetta con le istruzioni e le condizioni di utilizzo. La posizione de-ve essere scelta privilegiando la facilità di accesso, la visibilità e lapossibilità di raggiungere uno percorrendo al massimo 20 m.L’operatore deve usare l’estintore avendo cura di mettersi so-pravvento, cercando di colpire con il getto di scarica la basedel focolaio senza provocare la fuoriuscita di liquidi infiamma-bili dal loro contenitore. Nel caso in cui operino contempora-neamente due estintori, le persone che li utilizzano devono di-sporsi sfalsate di circa 90’.

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Gli estintori carrellati hanno le medesime caratteristiche fun-zionali degli estintori portatili ma, a causa delle maggiori di-mensioni e peso, presentano una minore praticità d’uso e ma-neggevolezza connessa allo spostamento del carrello di sup-porto. La loro scelta essere dettata dalla necessità di disporredi una maggiore capacità estinguente e sono comunque da con-siderarsi integrativi di quelli portatili.

2.2.2 Il posizionamento degli estintoriIl numero degli estintori da installare è determinato da disposi-zioni di legge solo in alcuni casi (alberghi, autorimesse etc.). Ne-gli altri casi si deve eseguire il criterio di disporre questi mezzidi primo intervento in modo che siano prontamente disponibilied utilizzabili. Si può ritenere che sia sufficiente disporre di unnumero di estintori in modo che almeno uno di questi possa es-sere raggiunto con un percorso non superiore a 15 m circa. Neconsegue che la distanza tra gruppi di estintori deve essere cir-ca 30 m. Gli estintori debbono essere sempre posti nella massi-ma evidenza, in modo da essere individuati immediatamente,preferibilmente vicino alle scale od agli accessi.PARTI DELL’ESTINTORE

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2.2.3 Tipologie di estintoriEstintori idriciImpiegano come agente estintore l’acqua. Attualmente sonousati i tipi cosiddetti pressurizzati che contengonosolo acqua che al momento dell’impiego dell’estin-tore viene espulsa da un gas sottopressione, con-tenuto in una apposita bombolina od accumulatonella parte alta dell’estintore.Gli estintori idrici sono impiegati per l’estinzione di in-cendi di classe A, incendi di materiali a base di cel-lulosa-legno e carta, con formazione di brace. Essi possono esse-re a getto pieno oppure a getto frazionato, questi ultimi sono dapreferire, se non è necessario disporre di una maggiore gittata.Estintori a schiumaLa schiuma per uso antincendio è una massa di bollicine d’a-ria o di anidride carbonica formata con vari sistemi da solu-zioni acquose che si forma per mezzo di agenti schiu-mogeni (liquidi schiumogeni). Poiché la schiuma è mol-to leggera, è in grado di galleggiare su tutti i liquidiinfiammabili costituendo uno strato continuo e quindiuna sorta di sigillo fra il liquido infiammabile e l’ariasovrastante.Venendo a mancare l’ossigeno dell’aria, i vapori delliquido infiammabile non sono più in grado di brucia-re e l’incendi6 si smorza per soffocamento. 1 tipi più moder-ni di estintori a schiuma sono del tipo pressurizzato.

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Gli estintori a schiuma esplicano la loro azione per soffoca-mento e sono impiegati per l’estinzione di incendi di classe B,ossia quelli di liquidi infiammabili.Estintori a polvereL’agente estintore in questo caso è una polvere che viene lan-ciata sull’incendio a mezzo di un gas sotto pressio-ne, contenuto in una bombolina o nella parte supe-riore dell’estintore, analogamente ai quarto accadeper gli estintori idrici e per quelli si schiuma.Le polveri impiegate sono diverse a seconda dell’u-so cui è destinato l’estintore. Le polveri più comuni,quelle a base di bicarbonato di sodio o di potassio,sono adatte per lo spegnimento di fuochi di liquidi (classe B)o di gas infiammabili (classe C).Se sì desidera un estintore idoneo anche per l’estinzione di fuo-chi di classe A e quindi di impiego polivalente (esclusi però gliincendi speciali come quelli di metalli, di celluloide eccetera)vengono impiegate polveri a base di fosfati in ammonio.Estintori ad anidride carbonicaL’anidride carbonica è conservata allo stato liquefatto in veree proprie bombole. Al momento del bisogno la pressione so-vrastante spinge l’anidride carbonica in fase liquidaattraverso il pescante al cono erogatore, ove con for-te raffreddamento avviene una rapida evaporazionee formazione di piccole particelle di anidride carbo-nica.

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L’azione di spegnimento dell’anidride carbonica è di soffoca-mento, in quanto riduce la presenza di ossigeno, e di raffred-damento. Peraltro l’azione di raffredamento effettuata è mol-to limitata e l’estintore non si presta molto per gli incendi diclasse A(Iegno,carta , eccetera) Il pregio dell’estintore ad ani-dride carbonica è quello di non esercitare alcuna azione cor-rosiva e di non lasciare alcuna traccia dopo breve tempo.Ciò spiega il suo largo impiego, anche se meno efficace di al-bi agenti estintori, in moltissimi casi quali impianti elettronici,macchine tipografiche, cucine eccetera. L’estintore ad anidri-de carbonica è idoneo per l’estinzione d’incendi di liquidi in-fiammabili (classe B) o di gas infiammabili classe C), molto me-no e quindi sconsigliabile per quelli con formazione di brace(classe A).Estintori ad idrocarburi alogenatiL’agente estintore è costituito da un idrocarburo in cui uno opiù atomi di idrogeno sono stati sostituiti da un alogeno (fluo-ro, bromo cloro o iodio). I più usati sono il bromo-clorodifluorometano (halon 1211), il bromotrifluo-roclorometano (1301), il bromoclorometano (halon1011) ecc. Il liquido estintore è contenuto in un re-cipiente contenente del gas pressurizzato che prov-vede ad espellerlo al momento dell’impiego.Hanno caratteristiche d’impiego simili a quelli ad anidride car-bonica, ma presentano una certa azione corrosiva ed una cer-ta tossicità.

3311

2.2.4 Rivelatori d’incendioUn “rilevatore automatico d’incendio” può essere definito comeun dispositivo installato nella zona da sorvegliare che è in gra-do di misurare come variano nel tempo grandezze tipiche del-la combustione, oppure la velocità della loro variazione nel tem-po, oppure la somma di tali variazioni nel tempo. Inoltre esso èin grado di trasmettere un segnale d’allarme in un luogo oppor-tuno quando il valore della grandezza tipica misurata supera op-pure è inferiore ad un certo valore prefissato (soglia).Avvenuta la rilevazione, con il superamento del valore di so-glia, si ha la rivelazione quando “la notizia” che si sta svilup-pando l’incendio viene comunicata (rivelata), al “sistema” (uo-mo o dispositivo automatico) demandato ad intervenire.I rivelatori di incendio possono essere classificati in base al fe-nomeno chimico-fisico rilevato in Rilevatori di:

oppure in base al metodo di rivelazione:- statici (allarme al superamento di un valore di soglia)- differenziali (allarme per un dato incremento)- velocimetrici (allarme per velocità di incremento).La suddivisione può essere infine effettuata in base al tipo di

3322

configurazione del sistema di controllo dell’ambiente, abbia-mo quindi Rilevatori:- puntiformi- a punti multipli (poco diffusi)- lineari (poco diffusi).

2.3 La protezione passiva2.3.1 Misure di protezione passivaL’insieme delle misure dì protezione che non richiedono l’azio-ne di un uomo o l’azionamento di un impianto sono quelle chehanno come obiettivo la limitazione degli effetti dell’incendionello spazio e nel tempo (garantire l’incolumità dei lavoratori- limitare gli effetti nocivi dei prodotti della combustione - con-tenere i danni a strutture, macchinari, beni).Questi fini possono essere perseguiti con:• barriere antincendio:• isolamento dell’edificio;• distanze di sicurezza esterne ed interne;• muri tagliafuoco, schermi etc.• strutture aventi caratteristiche di resistenza al fuoco commi-

surate ai carichi d’incendio• materiali classificati per la reazione al fuoco• sistemi di ventilazione• sistema di vie d’uscita commisurate al massimo affollamen-

to ipotizzabile dell’ambiente di lavoro e alla pericolosità del-le lavorazioni.

3333

2.3.2 Distanze di sicurezzaLa protezione passiva realizzata con il metodo delle barriere an-tincendio è basata sul concetto dell’interposizione, tra aree poten-zialmente soggette ad incendio, di spazi scoperti o di strutture.Per indicare l’interposizione di spazi scoperti fra gli edifici oinstallazioni si usa il termine di “distanze di sicurezza”.Le distanze di sicurezza si distinguono in distanze di sicurez-za interne e distanze di sicurezza esterne a seconda che sia-no finalizzate a proteggere elementi appartenenti ad uno stes-so complesso o esterni al complesso stesso.Un altro tipo di distanza di sicurezza è da considerarsi la “di-stanza di protezione” che è definita la distanza misurata oriz-zontalmente tra il perimetro in pianta di ciascun elemento pe-ricoloso di una attività e la recinzione (ove prescritta) ovveroil confine dell’area su cui sorge l’attività stessa.

2.3.3 Resistenza al fuoco e compartimentazioneLa resistenza al fuoco delle strutture rappresenta il comporta-mento al fuoco degli elementi che hanno funzioni strutturali nel-le costruzioni degli edifici, siano esse funzioni portanti o fun-zioni separanti. In termini numerici la resistenza al fuoco rap-presenta l’intervallo di tempo, espresso in minuti primi, di espo-sizione dell’elemento strutturale ad un incendio, durante il qua-le l’elemento costruttivo considerato conserva i requisiti proget-tuali di stabilità meccanica, tenuta ai prodotti della combustio-ne, nel caso più generale, di coibenza termica.

3344

La resistenza al fuoco può definirsi come l’attitudine di un ele-mento da costruzione (componente o struttura) a conservare:• la stabilità R• la tenuta E• l’isolamento termico IR - stabilitàl’attitudine di un elemento da costruzione a conservare la re-sistenza meccanica sotto l’azione del fuoco;E - tenutaattitudine di un elemento da costruzione a non lasciar passa-re ne produrre (se sottoposto all’azione del fuoco su un lato)fiamme, vapori o gas caldi sul lato non esposto al fuoco; I- isolamento termicoattitudine di un elemento da costruzione a ridurre, entro un da-to limite, la trasmissione del calorePertanto:con il simbolo REI si identifica un elemento costruttivo che de-ve conservare. per un determinato tempo, la stabilità, la tenu-ta e l’isolamento termico;con il simbolo RE si identifica un elemento costruttivo che de-ve conservare., per un determinato tempo, la stabilità e la te-nuta;con il simbolo R si identifica un elemento costruttivo che deveconservare, per un determinato tempo, la stabilità;quindi in relazione ai requisiti degli elementi strutturali in ter-mini di materiali da costruzione utilizzati e spessori realizza-

3355

ti, essi vengono classificati da un numero che esprime i minu-ti primi per i quali conservano le caratteristiche suindicate infunzione delle lettere R, E o I, come di seguito indicato per al-cuni casi:

Le barriere antincendio realizzate mediante interposizione dielementi strutturali hanno invece la funzione di impedire la pro-pagazione degli incendi sia lineare (barriere locali) che tridi-mensionale (barriere totali) nell’interno di un edificio, nonché,in alcuni casi, quella di consentire la riduzione delle distanzedi sicurezza.

2.3.4 Vie d’uscitaIl problema dell’esodo delle persone minacciate da un incen-dio è universalmente riconosciuto di capitale importanza, a talpunto da comportare soluzioni tecniche irrinunciabili. Le solu-zioni tecniche finalizzate all’esodo delle persone dai locali arischio d’incendio nelle migliori condizioni di sicurezza possi-bile in caso d’incendio o di qualsiasi altra situazione di peri-colo reale o presunto. Gli elementi fondamentali nella proget-tazione del sistema di vie d’uscita si possono fissare in:- dimensionamento e geometria delle vie d’uscita;

R 45 R 60 R 120

RE 45 RE 60 RE 120

REI 45 REI 60 REI 120

3366

- sistemi di protezione attiva e passiva delle vie d’uscita;- sistemi di identificazione continua delle vie d’uscita (segna-letica, illuminazione ordinaria e di sicurezza).In particolare il dimensionamento delle vie d’uscita dovrà te-nere conto del massimo affollamento ipotizzabile nell’edificio(prodotto tra densità di affollamento - persone al mq - e su-perficie degli ambienti soggetti ad affollamento di persone -mq-) nonché della capacità d’esodo dell’edificio (numero diuscite, larghezza delle uscite, livello delle uscite rispetto al pia-no di campagna).

3377

PROCEDURE, PIANO DI EMERGENZAED EVACUAZIONE

3.1 Procedure da attuare in caso di incendioA seguito della valutazione del rischio di incendio, deve esse-re predisposto e tenuto aggiornato un piano di emergenza peril luogo di lavoro, che deve contenere tra l’altro nei dettagli:� le azioni che i lavoratori devono mettere in atto in caso di

incendio;� le procedure per l’evacuazione dal luogo di lavoro che devo-

no essere attuate dai lavoratori e da altre persone presenti;� le disposizioni per chiedere l’intervento dei vigili del fuoco

e per informarli al loro arrivo.Il piano di emergenza deve identificare un adeguato numerodi persone incaricate di sovrintendere e controllare l’attuazio-ne delle procedure previste. I fattori da tenere presenti nella pre-disposizione del piano sono:� le caratteristiche dei luoghi, con particolare riferimento alle

vie di esodo; � i sistemi di allarme;� il numero di persone presenti e la loro ubicazione;� lavoratori esposti a rischi particolari (disabili, appaltatori,

etc.);

3.

3388

� numero di incaricati al controllo dell’attuazione del piano eall’assistenza nell’evacuazione;

� livello di addestramento fornito al personale.Il piano deve essere basato su chiare istruzioni scritte e deveincludere:� i doveri del personale di servizio incartato a svolgere spe-

cifiche mansioni con riferimento alla sicurezza antincendio(telefonisti, custodi, capi reparto, addetti alla manutenzione,personale di sorveglianza, etc.);

� i doveri del personale cui sono affidate particolari respon-sabilità in caso di incendio;

� i provvedimenti per assicurare che tutto il personale sia infor-mato ed addestrato sulle procedure da attuare;

� le specifiche misure da porre in atto nei confronti dei lavo-ratori esposti a rischi particolari;

� specifiche misure per le aree ad elevato rischio di incendio;� procedura di chiamata dei vigili del fuoco e di informazio-

ne al loro arrivo e di assistenza durante l’intervento.Per luoghi di lavoro di piccole dimensioni, il piano può limi-tarsi a degli avvisi scritti comportamentali.Per luoghi di lavoro, facenti capo a titolari diversi ed ubicatinello stesso edificio, il piano deve essere elaborato in collabo-razione tra i vari occupanti.Per i luoghi di lavoro di maggiori dimensioni o complessi, ilpiano deve includere anche una planimetria nella quale sianoriportate:

3399

� le caratteristiche plano volumetriche del luogo di lavoro (di-stribuzione e destinazione dei vari ambienti, vie di esodo);

� attrezzature ed impianti di spegnimento (tipo, numero ed ubi-cazione);

� ubicazione degli allarmi e della centrale di controllo;� ubicazione dell’interruttore generale dell’alimentazione elet-

trica, valvole di intercettazione delle adduzioni idriche, di gase fluidi combustibili.

3.2 Il Piano di EvacuazioneAll’interno delle attività produttive (fabbriche, uffici, impianti,pubblica amministrazione, ecc.) è prevista la presenza di unpiano di emergenza ed evacuazione (D. Lgs. 81/08 art 43 DM10/03/98).Il Piano predisposto dal datore di lavoro in collaborazione conil RSPP e gli addetti alle emergenze indica almeno i seguentipunti:1. descrizione dell’attività aziendale;2. individuazio-

ne dei sog-getti coinvoltinella gestionedelle emer-genze;

3. individuazio-ne dei rischi

4400

presenti negli ambienti e/ o nell’attività;4. individuazione delle misure di prevenzione e protezione pre-

senti;5. calcolo del carico di incendio;6. classificazione del pericolo di

incendio (alto, medio, basso);7. modalità di evacuazione;8. indicazione dei luoghi sicuri;9. indicazione sui controlli delle

attrezzature antincendio;10. gestione delle emergenze;11. registro dei controlli delle evacuazioni;12. ecc.Tali luoghi comprendono:• aree dove i processi lavorativi comportano l’utilizzo di so-

stanze altamente infiammabili (p.e. impianti di verniciatura),o di fiamme libere, o la produzione di notevole calore di ma-teriali combustibili;

• aree dove c’è deposito o manipolazione di sostanze chimi-che che possono, in determinate circostanze, produrre rea-zioni esotermiche, emanare gas o vapori infiammabili, o rea-gire con altre sostanze combustibili;

• aree dove vengono depositate o manipolate sostanze esplo-sive o altamente infiammabili;

• aree dove c’è una notevole quantità di materiali combustibi-li che sono facilmente incendiabili;

4411

• edifici interamente realizzati con struttura in legno.Il Piano di evacuazione deve essere accompagnato da un re-gistro di controllo delle evacuazioni e delle riunioni di infor-mazione ed eventuale coordinamento con altre attività. In re-lazione ai rischi presenti, e comunque almeno una volta all’an-no, va fatta una simulazione di evacuazione dall’edificio, del-la simulazione bisogna predisporre a cura degli addetti alleemergenze apposito verbale da conservare annotando il tem-po massimo di evacuazione ed eventuali problemi emersi du-rante l’esodo.

3.3 Le procedure di chiamata dei servizi dì soccorsoUna buona gestione dell’emergenza inizia anche con la cor-retta attivazione delle squadre di soccorso. Pertanto è bene che,dopo aver individuato la figura (ed un suo alternato) che è in-caricata dì diramare l’allarme, venga predisposto un apposi-to schema con le corrette modalità. Una richiesta di soccorsodeve contenere almeno questi dati:� l’indirizzo dell’azienda e il numero di telefono;� il tipo di emergenza in corso;� persone coinvolte/ feriti;� reparto coinvolto;� stadio dell’evento (in fase di sviluppo, stabilizzato, ecc.);� altre indicazioni particolari (materiali coinvolti, necessità di

fermare i mezzi a distanza, ecc.);� indicazioni sul percorso.

4422

Le aziende più all’avanguardia spediscono periodicamente ilpiano di emergenza aggiornato alla Sala Operativa 115 delComando Provinciale dei Vigili del Fuoco.

Procedure applicabili sul luogo di lavoro

L’addetto alla vigilanza dovrà:� Verificare eventuali perdite d’olio o di altri liquidi infiamma-

bili e prendere immediatamente le misure correttive del caso � Verificare che le vie d’accesso riservate ai pompieri siano

sgombre.� Verificare che le teste degli sprinkle non siano ostruite da ca-

taste di materiale.� Certificare che tutti ì fuochi elettrici o i radiatori rimasti ac-

cesi siano essenziali, altrimenti spegnerli.� Togliere le fodere e altri materiali infiammabili posati sopra

i radiatori; rimettere a posto i parafuoco mancanti.� Verificare l’equipaggiamento antincendio e i punti d’allar-

me antincendio� Spegnere le fiamme nude, staccare gli apparecchi per sal-

datura e sorvegliare il raffreddamento. � Verificare la chiusura delle porte e delle finestre interne per

impedire la propagazione del fuoco. � Verificare che gli apparecchi per cottura a gas ed elettrici

siano spenti.

4433

� Verificare in modo approfondito le aree esterne circostantii locali.

� Verificare chi gli idranti e le prese antincendio non siano ostruiti.

Misure da adottare in presenza di un principio d’incendio

Dopo aver scoperto un principio d’incendio o aver ricevuto co-municazione di un principio d’incendio l’addetto alla vigilan-za dovrà attenersi almeno alle seguenti procedure.

1. Far scattare l’allarme in modo che tutte le persone che si tro-vano in pericolo siano avvertite

2. Informare i pompieri.

3. Evacuare la zona.

4. Cercare di estinguere il fuoco, se ciò non è troppo pericoloso.

5. Sbarrare l’accesso alla zona, per impedire alla gente dientrare.

6. Spegnere l’aria condizionata.

7. Spegnere tutti i macchinari, ma lasciare accesa la luce.

8. Mettere in salvo le merci se possibile.

9. Spegnere o staccare dalla rete gli impianti dei gas o elettrici.

10. Assistere i servizi di pronto intervento fornendo loro infor-mazioni sulla direzione da prendere, sui rischi e sulle per-sone che si trovano in pericolo all’interno dei locali.

4444

11. Contribuire al loro lavoro indagando sulle possibili cau-se dell’incendio.

12. Redigere un rapporto particolareggiato dell’incidente, conle eventuali testimonianze raccolte.

Nell’informare i pompieri di un principio d’incendio assicurar-si che abbiano ricevuto e compreso le seguenti informazioni:

Nome e indirizzo del luogo dell’incendio.I dispersi, se del caso.Il migliore itinerario o la migliore via d’accesso al luogo del-l’incendio.L’ubicazione degli idranti antincendio.I rischi imminenti o in corso.Le sostanze pericolose utilizzate sul sito.

Tali dati serviranno ad accelerare l’intervento e a fornire ai pom-pieri le informazioni essenziali prima che arrivino sul posto.

4455

NORMATIVA ANTINCENDIO

Circolare del 6 ottobre 2011Chiarimenti applicativi al nuovo regolamento.

DPR 151 del 1 agosto 2011Il nuovo regolamento di prevenzione incendi.P.R. 12/01/98 n° 37 Il nuovo regolamento di prevenzione incendi.

Circolare 05/05/98 n° 9 Chiarimenti applicativi al nuovo regolamento.

D.M. 04/05/98 I procedimenti di prevenzione incendi.

D.M. 10/03/98 La gestione della sicurezza antincendio.

D.M. 16/2/1982 Modificazioni del decreto ministeriale 27 Settembre 1965, con-cernente la determinazione delle attività soggette alle visite diprevenzione incendi.

D.P.R. 26/5/59 n.° 689 Determinazione delle aziende e lavorazioni soggette, ai fini del-

4466

la prevenzione degli incendi, al controllo del Comando del Cor-po dei vigili del fuoco.

D.P.R. 17/05/88 N° 175 Attuazione della direttiva CEE n. 82/501, relativa ai rischi diincidenti rilevanti connessi con determinate attività industriali,ai sensi della legge 16 aprile 1987, n. 183.

4477

Scheda di valutazione prevenzione e difesa incendi

Per verificare il livello di conoscenza acquisita, gli interes-sati potranno compilare la scheda di valutazione fleggan-do la risposta esatta ad ogni domanda.Il controllo della esattezza delle risposte può essere effet-tuata consultando l’elenco riportato a pag. 53

1. Chi deve conoscere gliaccorgimenti preventiviantinfortunistici per lasicurezza sul luogo di lavoro?

Solo il responsabile delservizio prevenzione eprotezioneSolo il responsabile dellasicurezzaTutto il personale

2. Cosa si deve fare dinanzi adun principio d’incendio inufficio?

Premere il pulsante d’allarmeEvacuare i localiAttaccarlo con l’estintore

3. Cosa si deve fare dinanzi adun principio d’incendio che siritiene difficile dacontrollare?

Premere il pulsante d’allarmeEvacuare i localiAttaccarlo con l’estintore

4. Se suona l’allarme incendiosi possono utilizzare gliascensori?

SiNoSi, se non sente odore difumo

5. Se ci si trova in un localeinvaso dal fumo, è megliomuoversi?

più bassi possibiliin piedicoprendosi il naso e la boccacon un fazzoletto

6. Quando si utilizza unestintore, dove è correttoindirizzare il getto?

in giro per il localealla base delle fiammein mezzo all’incendio

segue a pag. 48

4488

7. È corretto lasciare le finestreaperte se suona l’allarmeantincendio?

Si, così il vento può spegnereil fuocoNo, il fuoco a bisogno diossigenodipende da dove è l’incendioe dove ci troviamo noi

8. Quali di questi accorgimentisono corretti per prevenire unincendio?

la rimozione dei rifiuticartacei ad intervalli regolariil controllo degli accessiil divieto di fumare

9. Quando si attacca unincendio con estintore qual èl’operazione più importanteda effettuare?

chiudere le finestredirigere il getto alla basedelle fiammeassicurarsi di avere una via difuga

10. Dopo un allarmeantincendio, evacuati ilocali, si deve:

telefonare a casa perrassicurare i parentiriunirsi e non muoversi dalpunto di raccoltarientrare e cercare di salvarei colleghi rimasti bloccatiall’interno

11. L’evacuazione di un localenon in fiamme, in caso diallarme, deve avvenire:

immediatamentedi corsaordinata e senza panico

12. Per spegnere un incendio inun ambiente in cui sonoinstallati dei personalcomputer, è meglio usare:

estintori ad anidrite carbonica(CO2)estintori a polvereacqua

segue da pag. 47

segue a pag. 49

4499

13. Qual è la prima operazioneda effettuare prima diutilizzare un estintore?

Premere la leva di erogazionecontrollare lo stato di caricatogliere la sicura

14. Quali di questicomportamenti non ècorretto nell’uso di unestintore?

indirizzare il getto sullefiammeutilizzare un estintore inambienti chiusiutilizzare il getto alla basedella fiamme

segue da pag. 48

5500

1. Analisi dei fabbisogni formativi del settore sicurezza

2. Analisi dei fabbisogni formativi

3. Analisi dei fabbisogni formativi e professionali del settore della vigilan-za privata

4. Il vademecum della GPG incaricata di pubblico servizio

Collana editoriale E.Bi.N.Vi.P.

5511

5. Analisi della legislazione europea sulla vigilanza privata

6. Obblighi generali per i datori di lavoro in materia di salute e sicurezza

7. La formazione degli operatori della vigilanza privata

5522

Collana editoriale E.Bi.N.Vi.P.

8. Nozioni di base in materia di primo soccorso

9. La privacy per gli operatori della vigilanza privata

10. Manuale su salute e sicurezza per la guardia giurata

11. Quaderni della vigilanza privata | il decreto ministeriale in materia di ca-pacità tecnica e qualità dei servizi degli istituti di vigilanza privata

5533

RISPOSTE ESATTE AL QUESTIONARIO DI PAG. 47

1. C

2. A

3. B

4. B

5. A

6. B

7. B

8. A

9. C

10. B

11. C

12. A

13. B

14. C

Associazione Nazionale di Categoria della Vigilanza PrivataCorso Vittorio Emanuele II, 80 - 10121 TorinoTelefono: 011.545642 Fax 011.5130812 Mail: [email protected] http://www.anivp.it

Associazione Italiana VigilanzaVia Sistina, 23 - 00187 Roma Telefono: 0642012400 Fax 0642012406Mail: [email protected] http://www.assiv.it.

Associazione Nazionale Istituti di VigilanzaVia Volta, 3 c/o studio Moro - 22100 ComoTelefono: 031.243489 Fax 031.241661

Unione Nazionale Istituti di VigilanzaVia Antonio Salandra 6 - 00187 RomaTelefono: 06.4441152 Fax 06.49388119Mail: [email protected] http://www.univigilanza.it

Associazione Generale Cooperative Italiane-ServiziVia A. Bargoni, 78 - 00153 - Roma - Telefono: 06.583271 Fax 06.58327210Mail: [email protected] http://www.agci.it

Legacoop ServiziVia Guattani, 9 - 00161 Roma - Telefono: 06.84439300-01 Fax 06.4403082www.legacoopservizi.coop Mail: [email protected] http://www.legacoopservizi.coop

Federazione Italiana Lavoratori Commercio, Turismo e ServiziVia Leopoldo Serra, 31 - 00153 RomaTelefono: 06.5885102 Fax 06.5885323Mail: [email protected] http://www.filcams.cgil.it

Federazione Italiana Sindacati Addetti Servizi Commerciali Affini e del Turismo ServiziVia Livenza, 7 - 00198 - Roma - Telefono: 06.8541042 Fax 06.8558057Mail: [email protected] http://www.fisascat.it

Unione Italiana Lavoratori Turismo Commercio e ServiziVia Nizza 128 - 00198 RomaTelefono: 06.84242276 - 84 - 05 - 68 Fax 06.84242292Mail: [email protected] http://www.uiltucs.it

Federazione Nazionale delle Cooperative di Produzione e Lavoro, Artigiane e dei ServiziBorgo S. Spirito, 78 - 00193 - Roma - Telefono: 06.68000477 Fax 06.68134057Mail: [email protected] http://www.federlavoro.confcooperative.it

Finito di stampare nel mese di giugno 2012dalla Tipolitografia CSR - Via di Pietralata, 157 - 00158 Roma

Tel. 064182113 (r.a.) - Fax 064506671