71
Corso di Storia delle Relazioni Internazionali A.A. 2012/2013 Giovanni Bernardini [email protected] 1

Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

Embed Size (px)

DESCRIPTION

Corso di Storia delle Relazioni Internazionali. A.A. 2012/2013 Giovanni Bernardini [email protected]. Terza settimana di lezione. I nuovi imperi: dimensioni geopolitiche come condizione di un ruolo preponderante nel sistema internazionale La lenta agonia dell’ordine di Versailles… - PowerPoint PPT Presentation

Citation preview

1

Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

A.A. 2012/2013Giovanni Bernardini [email protected]

2

Terza settimana di lezione

• I nuovi imperi: dimensioni geopolitiche come condizione di un ruolo preponderante nel sistema internazionale

• La lenta agonia dell’ordine di Versailles…• … e della Società delle Nazioni• Ipotesi sulle ragioni dell’ “appeasement”• Le prove generali del conflitto• La nuova “guerra civile europea” vista da

Washington e da Mosca

3

Il Giappone e il suo impero

4

Il Giappone e il suo impero• Dal 1925 governo civile e sostanziale

bipartitismo• Liberali favorevoli al commercio e all’apertura• Conservatori legati alla grande proprietà e

favorevoli a una politica imperialistica tradizionale

• Questo non significa democrazia: ruolo dell’imperatore e autonomia delle forze armate

5

Il Giappone e il suo impero• Crescita forzata della produzione e soprattutto

della produttività (progresso tecnologico): nel 1930 la produzione industriale è cresciuta del 300% rispetto al 1914

• Impatto pesante della crisi economica: contrazione delle esportazioni

• Sopravvento degli interessi nazionalisti e imperialisti

• Conflitto di interessi in Manciuria• 1931: intervento “a protezione” di 1.000 km di

ferrovia transmanciuriana

6

Il Giappone e il suo impero• Ricorso della Cina alla Società delle Nazioni• Reazione lenta della SdN: appello al buonsenso

dei contendenti e commissione d’inchiesta Lytton

• Quando il rapporto arriva alla SdN, il Giappone ha già creato lo stato fantoccio del Manzhou Guo sotto protettorato

• Nel febbraio del 1933 l’Assemblea della SdN fa proprie le conclusioni estremamente critiche della commissione, il Giappone si ritira dalla SdN

7

Il Giappone e il suo impero• Il disinteresse e la crisi economica impedirono

qualunque reazione significativa degli europei; gli Stati Uniti sono in preda a una combattutissima campagna presidenziale

• Le autorità giapponesi scambiarono l’impunità per tacito consenso europeo e per ridotta capacità d’intervento statunitense

8

Il Giappone e il suo impero• Ben presto, il Giappone avrebbe identificato

nel crescente revisionismo hitleriano un interlocutore europeo, più per ragioni pragmatiche che per affinità ideologiche

• Nel frattempo, la SdN perdeva di credibilità di fronte al primo conflitto tra due paesi membri. Un altro sarebbe seguito a breve

9

Il Giappone e il suo impero• Nel 1935 viene creato un governo autonomo

della Mongolia interna• Truppe giapponesi verso Pechino e Tien Tsin

senza particolari reazioni del governo di Chang Kaishek. La Cina dal 1927 è in preda alla guerra civile

• Patto in chiave anticomunista e antisovietica con la Germania (11/1936)

• 1937: incidenti militari presso Pechino fanno da pretesto a un’intensificazione dell’invasione giapponese (senza dichiarazione di guerra)

10

Il Giappone e il suo impero• 1938: proposte giapponesi di subordinazione

della Cina alla “comune politica anticomunista”. Rifiuto di Chang Kaishek

• Nasce e si insedia a Nanchino il governo collaborazionista di Wang Jingwei, presto riconosciuto da Germania, Italia, Spagna, Romania e tutti i paesi progressivamente caduti nell’area di influenza tedesca

11

Il Giappone e il suo impero• Da quel momento, l’ulteriore espansione del

Giappone si legherà a filo doppio alle vicende europee (crollo della Francia); per il momento, non sembra esserci conflitto con i sovietici, nonostante un passato di rivalità e interessi contrastanti

• Ma il nodo fondamentale rimane: quale rapporto con gli Stati Uniti? Questo dipende dall’assetto che il Giappone vuole dare al proprio predominio nel Pacifico e nell’Asia orientale

12

Hitler al potere

13

Hitler al potere• Alcuni punti fermi sul nazismo:–non fu soltanto la follia di un uomo– trasse alimento dalle deficienze dell’ordine

di Versailles e dalla crisi economica–per una valutazione complessiva è

necessario tenere presente il corso degli eventi e la sua stessa conclusione–MA: nella disamina è necessario tenere

presente che per i contemporanei il nazismo era un fenomeno nuovo e, a lungo, difficilmente decifrabile

14

Hitler al potere• Hitler nella storia tedesca: il “Mein Kampf”• Nel clima culturale dell’epoca, le idee di Hitler

non erano così aliene come si può immaginare:– retorica del “tramonto dell’Occidente” e

dell’esaurimento della cultura europea: sostegno di parte del mondo culturale

– lotta di classe come elemento fratricida importato dai nemici dell’Europa (ebrei e asiatici)

– Necessità di riaffermare l’ordine gerarchico delle razze

15

Hitler al potere– Sostegno di una parte sostanziale

dell’apparato economico, non soltanto per la “pace” interna ma anche perché una politica di espansione territoriale e imperialista era considerata da molti imprescindibile e più attuale che mai (parallelo col Giappone)–Mantenimento di un alto livello di consenso

interno, giocando sui risentimenti ma anche assicurando uno “stato sociale razziale” di proporzioni mai viste

16

Hitler al potere–Un certo consenso internazionale: dominio

del nazifascismo in Europa come unica speranza di ripresa economica e di fine dello stato di guerra intestino al continente senza intervento esterno; “baluardo” contro il comunismo sovietico

17

Hitler al potere

18

Hitler al potere• Per quanto sia ancora argomento di

dibattito storiografico, il progetto di dominio di Hitler era contenuto nei suoi progetti sin dal principio. Paradossalmente, un piano talmente ambizioso rispetto al tradizionale equilibrio europeo che in molti semplicemente non vollero credere alla sua attuabilità, né alla reale volontà di Hitler di perseguirlo

19

Hitler al potere• Gli sviluppi tattici furono scelti di volta in

volta, ma sempre con una coerenza impressionante e sempre più terrificante per gli avversari

• Tra il 1933 e il 1934 l’azione politica del nazismo si risolse soprattutto nel suo consolidamento interno: annichilimento di qualunque opposizione e concentrazione di tutti i poteri nelle mani di Hitler

20

Hitler al potere• Risanamento interno e creazione dello “stato

sociale razziale”: nel 1938 gli investimenti pubblici raggiunsero il 33% degli investimenti complessivi

• Ma soprattutto Hitler dispone della capacità di orientare anche gli investimenti privati nella direzione scelta dal governo (infrastrutture e piano quadriennale di riarmo)

21

Hitler al potere• Questo consente anche alla Germania di

avvicinarsi al momento dello scontro bellico in condizioni di piena produzione

• Consenso interno cementato attorno al ritrovato benessere, al mito del “nemico interno”, alla fine delle controversie politiche che avevano dilaniato la Repubblica di Weimar, al revanscismo territoriale e politico, all’obiettivo della riunificazione di tutte le “tribù” germaniche in un solo stato

22

La politica estera di Hitler• Per quanto sia ancora argomento di

dibattito storiografico, il progetto di dominio di Hitler era contenuto nei suoi progetti sin dal principio. Paradossalmente, un piano talmente ambizioso rispetto al tradizionale equilibrio europeo che in molti semplicemente non vollero credere alla sua attuabilità, né alla reale volontà di Hitler di perseguirlo

23

La politica estera di Hitler• Flessibilità tattica• Tutto inizia alla Conferenza di Ginevra:

principio dell’ “uguaglianza di diritti”• Abbandono della conferenza e della SdN:

libertà da qualunque vincolo istituzionale mutilaterale

• Volto “moderato” del regime: accordo di non aggressione con la Polonia (1934) cementato dall’anticomunismo

24

La questione austriaca• Situazione insurrezionale in Austria: il

governo conservatore rafforza i rapporti economici e politici con l’Italia

• Propaganda per l’Anschluss da parte dei nazisti austriaci

• Primo incontro tra Mussolini e Hitler a Stra

25

La questione austriaca• Soltanto un mese dopo (luglio 1934), un

tentativo di colpo di stato uccide il cancelliere Dollfuss

• Mussolini invia due divisioni dell’esercito al Brennero

• Hitler disconosce il colpo di stato e condanna l’iniziativa

• Ma l’episodio mette in allerta gli europei, spingendoli a discutere del problema del revisionismo hitleriano

26

La questione austriaca• Diversità di obiettivi: per Mussolini si

tratta di legittimare un revisionismo concertato e limitato; per la Francia di contenere qualunque ipotesi di revisione; la Gran Bretagna mantiene una posizione defilata e poco incisiva

27

La questione austriaca• Domanda comune a molta storiografia:

era possibile un fronte comune? Impossibile dare una risposta definitiva

• Certamente il comportamento dell’Italia ebbe un peso determinante: non per forza intrinseca, ma perché alcune scelte di Mussolini erano collegate ad alcuni punti critici dell’assetto europeo

28

La questione austriaca• Si tratta di un elemento talvolta

sovrastimato dalla storiografia italiana e che acquista valore soprattutto a posteriori

• Di certo un peso anche maggiore sulla coesione di una simile coalizione europea lo ebbe l’indisponibilità britannica a un coinvolgimento efficace

29

Mussolini e Hitler• Ripresa in mano la condotta della politica

estera italiana, Mussolini cerca di evitare una scelta tra i due schieramenti, ricavando per sé una posizione di mediazione

• Dal 1933 proposta di “Patto a Quattro” per sbloccare la conferenza di Ginevra: direttorio europeo

• Ma l’impegno doveva andare di pari passo con l’adozione del principio della revisione dei trattati nelle situazioni passibili di sfociare in conflitti (di fatto sarebbe esautorata la SdN)

30

Mussolini e Hitler• Gabbia giuridica per contenere e

regolamentare il revisionismo tedesco, affidata alla volontà dei singoli governi più che a statuti multilaterali

• Il progetto di Mussolini non fu mai ratificato• Impossibilità francese di accettare e

sottoscrivere il principio del revisionismo; mancata convergenza di vedute tra Francia e Gran Bretagna; scetticismo sul “peso determinante” dell’Italia

31

La Francia• Crisi economica ritardata e instabilità politica• Ipotesi di rilancio della sicurezza collettiva

crollano di fronte all’avanzata giapponese in Cina e al ritiro della Germania dalla SdN

• Nuovo governo di unità nazionale e svolta impressa dal ministro Barthou:

• Rinuncia a perseguire il negoziato con la Germania

• Riconoscimento della convergenza di interessi tra Francia e Unione Sovietica

32

La Francia• Dal 1933 è in corso una vasta offensiva

diplomatica sovietica verso occidente, provocata anche dal riconoscimento del pericolo nazista. Accordi economici e politici con la Francia. Accordi con tutti i paesi limitrofi. Firma di un patto di non aggressione con l’Italia. Nel settembre 1934 ingresso alla SdN.

• Questo non significa che in Europa fossero finiti i sospetti nei confronti della natura del potere sovietico

33

La Francia• Freddezza da parte britannica: l’idea di doversi

proteggere da un pericolo tedesco era giudicata “insensata”

• Dopo gli eventi austriaci, convinzione di Barthou che l’Italia possa essere recuperata al fronte antitedesco. In programma una visita a Roma per il novembre 1934

• Un mese prima Barthou viene ucciso a Marsiglia insieme al re Alessandro I di Jugoslavia

34

La Francia• Il successore Laval sembra inizialmente

perseguire la stessa strada• Incontro con Mussolini a Roma: via libera

tacito alle aspirazioni italiane in Etiopia come ricompensa per l’arruolamento dell’Italia nel fronte antirevisionista europeo

• La controversa che ne sarebbe nata avrebbe prodotto esattamente l’effetto contrario

35

La fine dell’ordine di Versailles• Marzo 1935: Hitler annuncia la reintroduzione

della coscrizione obbligatoria• Incontro tra Mussolini, Laval e Mac Donald si

incontrano a Stresa: reazione debole al gesto hitleriano. Promessa di collaborazione

• Contemporaneamente, Francia e Unione Sovietica firmano uno storico accordo di reciproca assistenza

36

La fine dell’ordine di Versailles• Il governo britannico sceglie un’altra strada:

ripresa delle conversazioni bilaterali sul “disarmo navale” con il governo tedesco

• 6/35: accordo che consente alla Gerania di costruire una flotta da guerra pari al 35% di quella britannica, e che il limite fosse ancora più alto per la flotta sottomarina

• La sottovalutazione britannica del pericolo nazista sancisce la morte prematura del “fronte di Stresa”.

37

La fine dell’ordine di Versailles• La difesa dell’impero nel Mediterraneo ha la

preminenza su tutto: pressioni sulla Francia perché vengano ritirate le aperture fatte all’Italia

• Seconda, enorme violazione dei trattati di Versailles: nel marzo 1936 Hitler ordina la rimilitarizzazione della Renania

• L’assenza di reazioni apprezzabili persuase Hitler che non esisteva un fronte contro di lui

• Di lì a poco, due eventi lo avrebbero confermato

38

L’aggressione italiana all’Etiopia• Inizia nell’ottobre 1935• l‘ultima guerra coloniale scatenata da una

potenza europea; un anacronismo.• Eppure assume il carattere di un ponte tra due

epoche• I vantaggi per l’Italia erano quasi

esclusivamente d’ “immagine”• Mussolini affermava che, dopo la conquista,

l’Italia sarebbe entrata nel novero delle “nazioni soddisfatte”

39

L’aggressione italiana all’Etiopia• Forte movimento di protesta in Gran Bretagna

e in parte anche in Francia (l’Etiopia ERA membro della SdN!)

• Ricorso etiope alla SdN: sanzioni economiche sostanzialmente inefficaci, ma che servono soltanto ad aumentare il consenso interno del fascismo

• Accordo Hoare-Laval per una soluzione di compromesso: cessione all’Italia di gran parte dell’Etiopia ma mantenimento di una sovranità nazionale

40

L’aggressione italiana all’Etiopia• Il piano trapela alla stampa e viene

condannato dall’opinione pubblica (Hoare costretto a dimettersi)

• Operazioni militari disastrose, ma nel maggio 1936 l’Italia conquista Addis Abeba e Mussolini proclama l’Impero

• Soprattutto: il corso della vicenda rendeva ormai pressoché irreversibile l’avvicinamento alla Germania. Una visione miope degli interessi nazionali spingeva verso la nuova guerra civile europea

41

La guerra civile spagnola• Dal 1931 una repubblica, seppur dominata da

forze fortemente autoritarie e filofasciste• Nel 1936 storiche elezioni che danno la

vittoria al Fronte popolare• Quattro mesi dopo esplode una rivolta

militare contro il governo, lungamente preparata, dal Marocco spagnolo

• Si stabilisce un governo alternativo a Burgos• La guerra sarebbe durata tre anni e avrebbe

insanguinato la Spagna e coinvolto l’Europa

42

La guerra civile spagnola• Entrambi gli schieramenti necessitano di aiuti

immediati• In Francia c’è un governo di Fronte popolare, il

più sensibile alle ragioni del governo repubblicano

• Ma i rischi di una crisi di governo spinsero i francesi a promuovere una linea di “non intervento” internazionale

• Brigate internazionali “volontarie”, fortemente sponsorizzate da Mosca

43

La guerra civile spagnola• Intervento di Hitler: test per armamenti in

vista della guerra. Soprattutto invio di aerei• Dall’Italia 50.000 volontari

44

La guerra civile spagnola• Aspetto ideologico diventa predominante, ma

non va enfatizzato per parte britannica e francese

• La guerra civile si concluse nel febbraio del 1939 con la vittoria di Franco.

45

Espansione della Germania e appeasement• La Gran Bretagna persegue una ricerca

unilaterale di garanzie presso Italia e Germania

• Scambio di note con Mussolini per il mantenimento dello status quo nel Mediterraneo (riconoscimento di fatto della conquista dell’Etiopia)

• Dal maggio 1937 diventa premier Neville Chamberlain

46

Espansione della Germania e appeasement• Hitler cerca la collaborazione con Londra:

“mano libera” tedesca verso est; rifiuto britannico ma le discussioni proseguirono

• Perché l’appeasement? Non era una politica di mera rinuncia, ma piuttosto di coscienza dei limiti che pure la potenza britannica era in grado di coprire: scarsa disponibilità della periferia dell’impero a lasciarsi trascinare in questioni interne Europee; pacifismo dell’opinione pubblica; impreparazione militare.

47

Espansione della Germania e appeasement• Rimaneva un problema: fino a che punto

tollerare? Esisteva un limite invalicabile? Hitler ne sarebbe stato cosciente e avrebbe limitato le pretese?

48

L’ “Asse” e la questione austriaca• Nel frattempo, si prepara il passaggio

successivo del piano continentale hitleriano. Accordo con l’Austria nel 1936: garanzia della sovranità austriaca ma riconoscimento del carattere di “stato tedesco”. Il partito nazista entra al governo

• Col beneplacito di Mussolini: la politica estera nelle mani degli esponenti più filotedeschi del regime. Nell’ottobre 1936 Italia e Germania stipulano una serie di protocolli che definiscono l’ “asse Berlino-Roma”

49

L’ “Asse” e la questione austriaca• Visita di Mussolini in Germania in settembre:

profezia di un “domani fascista per l’Europa”• 11/37 l’Italia aderisce al “Patto anti-

Comintern” siglato da Germania e Giappone• Per quanto alcuni si siano sforzati di

dimostrare il contrario, non c’era più alcun margine di libertà per Mussolini rispetto all’ “abbraccio mortale” col nazismo

50

L’ “Asse” e la questione austriaca• Entro i primi mesi del 1938 i piani di Hitler

sono talmente manifesti che le gerarchie del partito e dello stato tedesco vengono “ripulite” di chi mostra esitazioni

• Forte di dichiarazioni private favorevoli fatte da diplomatici britannici, il nazismo preparava l’annessione dell’Austria

51

L’ “Asse” e la questione austriaca• Imposizione di nuovi ministri austriaci

“collaborativi”• Nel marzo viene favorito un colpo di stato

rapido e non violento da cui emerge un governo interamente filonazista

• Il suo primo atto è la richiesta di intervento delle truppe tedesche, già pronte sul confine

• All’Italia veniva fornita soltanto la rassicurazione che la questione altoatesina non avrebbe subito contraccolpi

52

L’ “Asse” e la questione austriaca• Il 14 marzo, senza che un colpo fosse sparato,

Hitler entra a Vienna

53

L’ “Asse” e la questione austriaca• Se pure in molti la davano per possibile o

persino per inevitabile sin dagli anni ’20, l’Anschluss costituiva la prima modifica territoriale in Europa rispetto ai trattati di pace

54

La questione dei Sudeti• Dopo l’Austria, fu la volta della Cecoslovacchia

55

La questione dei Sudeti• Nella regione dei Sudeti vivevano circa tre

milioni e mezzo di tedeschi.• La storia aveva lavorato a fondo contro

un’applicazione netta del principio di nazionalità: popolazioni miste, territori storicamente parte dell’Impero asburgico, appartenenza storica alla Boemia e quindi alla Cecoslovacchia. Ma questo per la propaganda nazista è irrilevante

• Diffusione di un movimento autonomistico sempre più prossimo al nazismo

56

La questione dei Sudeti• Dopo l’Anschluss il movimento diventa un’arma

fondamentale per Hitler• Iniziale richiesta di autonomia regionale, poi di

annessione alla Germania• In maggio la preparazione dell’operazione militare

è in corso• Chamberlain visita per due volte Hitler in

Germania, ma qualunque margine di negoziato è ormai ristretto a zero da Hitler: entro il 1° ottobre Oraga doveva accettare la cessione dei Sudeti e accogliere le rivendicazioni territoriali di Polonia e Ungheria.

57

La questione dei Sudeti• Conferenza di Monaco il 29-30 settembre:

sembra rivivere il “Patto a Quattro”, ma soltanto in apparenza

• Non c’è più spazio per mediazioni, e Francia e Gran Bretagna si accontentano di garantire l’integrità territoriale di ciò che rimaneva della Cecoslovacchia

• Governo di Praga informato solo alla fine dei lavori della propria sorte. Costretto ad accettare

58

La questione dei Sudeti• In un incontro separato con Chamberlain,

Hitler firma un documento che ribadiva l’importanza delle buone relazioni con la Gran Bretagna e confermava l’impegno alla soluzione pacifica di qualunque ulteriore controversia.

• Il “principio di nazionalità” che doveva costituire il fondamento dell’ordine postbellico è ormai ridotto ad alibi per giustificare le azioni di Hitler

59

La fine della Cecoslovacchia• …ma il principio di nazionalità non poteva

giustificare la mossa successiva di Hitler• Marzo 1939: promozione del dissidio tra cechi

e slovacchi; due protettorati sottoposti a controllo tedesco

60

Polonia, ultimo atto• Prima dell’occupazione di Praga, il regime

nazista ha ormai stabilito le priorità:– Eliminazione della Polonia come fattore

politico in Europa utilizzando il pretesto di Danzica–Guerra lampo a occidente contro la Francia,

che sarebbe sicuramente intervenuta a difesa della Polonia

• Presentata ai polacchi una lista di richieste irricevibili

61

Polonia, ultimo atto• Nel caso della Polonia, una vera guerra è

inevitabile• Quali reazioni internazionali?• Chamberlain impegna la Gran Bretagna e la

Francia alla difesa dell’ “indipendenza” polacca: offerto un estremo margine di appeasement

• Le possibilità di una reale scelta per l’Italia erano esaurite ormai da tempo: firma in aprile del “Patto d’Acciaio”. In cambio, mano libera alla conquista dell’Albania

62

Polonia, ultimo atto• Cosa avrebbe fatto l’Unione Sovietica?• A Mosca si apre il “Bazar di Stalin”: conteso tra

le potenze occidentali e la Germania• Da parte occidentale continua a pesare il

sospetto nei confronti del comunismo, e soprattutto la diffidenza polacca. Trattative estenuanti

• Da parte tedesca, invece, l’azione diplomatica è fulminante e il 23 agosto viene firmato il patto Ribbentrop-Molotov di non aggressione

63

Polonia, ultimo atto• Protocollo segreto: annessione degli stati

baltici e di parte della Polonia da parte sovietica

• Il 1° settembre, senza alcuna dichiarazione di guerra, le truppe tedesche iniziavano l’invasione della Polonia, definita “operazione di polizia”

• L’Italia si dichiara “non belligerante”• Il 3 settembre Gran Bretagna e Francia

rispettavano gli impegni e dichiaravano guerra alla Germania

64

La “guerra europea”• Il 25 settembre cade Varsavia• Per mezzo dell’intervento militare e della

sovversione interna, l’Unione Sovietica si prende quanto stabilito nel protocollo segreto

• Hitler tenta un’offensiva di pace sulla scia di quanto fatto durante il periodo dell’appeasement, aggiungendo la carta (poco credibile) di un fronte comune anticomunista

• Netto rifiuto di Francia e Gran Bretagna. Rimaneva solo la guerra a oltranza.

65

La “guerra europea”• Azione diversiva nell’Europa del nord: occupazione

in primavera del 1940 della Danimarca e della Norvegia

• Il 10 maggio le truppe tedesche attaccano la Francia secondo i piani del 1914

• Il 14 giugno entrano a Parigi.• Dimissioni del governo francese e il potere viene

affidato al Maresciallo Pétain• Il 22 giugno viene firmato l’armistizio.• Occupazione della Francia del Nord, ma rimane

un’entità statale a Vichy. Mossa per spezzare il fronte interno francese

66

La “guerra europea”• L‘Italia cerca alternative all’intervento in

guerra, per il quale non è pronta• Spronato da Hitler e dai rapidi successi

tedeschi, Mussolini decide l’ingresso in guerra il 10 giugno. Umiliazione per la Francia che non sarebbe rimasta senza conseguenze. Iniziativa belica contro la Grecia

67

La “guerra europea”• La guerra in Europa sembra finita, mentre gli

stati revisionisti si accodano all’opera distruttrice dell’ordine di Versailles

• I fronti extraeuropei per il momento languono• Restava soltanto la Gran Bretagna. Dal 9

maggio al governo Winston Churchill, il più risoluto oppositore di qualunque appeasement

68

La “guerra europea”• Rimaneva da decifrare il futuro

comportamento degli Stati Uniti, soprattutto a fronte del rinnovato espansionismo giapponese. Da quell’elemento, anche per Hitler, sarebbero dipese le sorti del suo disegno complessivo. Ne erano ormai coscienti sia il governo di Londra che la “Francia Libera” di De Gaulle

• L’invocazione dell’aiuto statunitense è ormai evidente nelle chiamate alle armi di Churchill e De Gaulle

69

“I would say to the House as I said to those who have joined this government: I have nothing to offer but blood, toil, tears and sweat. We have before us an ordeal of the most grievous kind. We have before us many, many long months of struggle and of suffering. You ask, what is our aim? I can answer in one word: Victory. Victory at all costs — Victory in spite of all terror — Victory, however long and hard the road may be, for without victory there is no survival.”

70

“Even though large tracts of Europe and many old and famous States have fallen or may fall into the grip of the Gestapo and all the odious apparatus of Nazi rule, we shall not flag or fail. We shall go on to the end. We shall fight in France, we shall fight on the seas and oceans, we shall fight with growing confidence and growing strength in the air, we shall defend our island, whatever the cost may be. We shall fight on the beaches, we shall fight on the landing grounds, we shall fight in the fields and in the streets, we shall fight in the hills; we shall never surrender , and if, which I do not for a moment believe, this island or a large part of it were subjugated and starving, then our Empire beyond the seas, armed and guarded by the British Fleet, would carry on the struggle, until, in God's good time, the New World, with all its power and might, steps forth to the rescue and the liberation of the old.”

71

« La France n'est pas seule ! Elle n'est pas seule ! Elle n'est pas seule ! Elle a un vaste Empire derrière elle. Elle peut faire bloc avec l'Empire britannique qui tient la mer et continue la lutte. Elle peut, comme l'Angleterre, utiliser sans limites l'immense industrie des États-Unis.

Cette guerre n'est pas limitée au territoire malheureux de notre pays. Cette guerre n'est pas tranchée par la bataille de France. Cette guerre est une guerre mondiale.

Moi, Général de Gaulle, actuellement à Londres, j'invite les officiers et les soldats français qui se trouvent en territoire britannique ou qui viendraient à s'y trouver, avec leurs armes ou sans leurs armes, j'invite les ingénieurs et les ouvriers spécialistes des industries d'armement qui se trouvent en territoire britannique ou qui viendraient à s'y trouver, à se mettre en rapport avec moi.

Quoi qu'il arrive, la flamme de la résistance française ne doit pas s'éteindre et ne s'éteindra pas. »