Manuale Relazioni Internazionali

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  • 8/17/2019 Manuale Relazioni Internazionali

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    RELAZIONI INTERNAZIONALI II – RIASSUNTO

    CAPITOLO 1 - STATO E RELAZIONI INTERNAZIONALI

    1. I CONFINI DELLA DISCIPLINALe relazioni internazionali designano contemporaneamente la disciplina e larealtà da essa studiata, ma tre le due non c'è assoluta coincidenza.Le relazioniinternazionali possono apparire a prima vista storicamente onnipresenti, anchese la loro natura cambia a seconda della natura delle unità politicheprotagoniste (poleis, imperi, stati ecc). Tuttavia l'esistenza di relazioniinternazionali presuppone che esse si svolgano tra unità politiche in grado didistinguere tra sfera interna ed esterna; non esistono propriamente uindi in uncontesto come uello del !edioevo, con la sua combinazione tra universalismoe particolarismo" solo dopo il suo passaggio le relazioni internazionaliassumono la forma che ora conosciamo. #ome disciplina, invece, le relazioni

    internazionali è piuttosto recente; si sviluppa a partire dal $%$% in & doveviene istituita la prima cattedra di nternational olitics. La teoria delle *elazioniinternazionali si è sempre rivola al secolo a cui è appartenuta, in particolare alsecolo della guerra fredda; per uesto spesso si perdere la consapevolezza chela politica internazionale come la conosciamo è solo un determinato modello dipolitica delimitato storicamente e geogra+camente.

    2. IL SISTEMA POLITICO INTERNAZIONALE MODERNOl presunto dato di fatto della politica internazionale come politica interstatalesu scala planetario (in cui appunto gli attori principali sono stati che operano inun mondo che è un sistema politico, economico, giuridico unitario) costituisce

    in realtà il risultato di un processo storico relativamente recente. ncora alla+ne del '- il mondo era diviso in diversi sistemi internazionali pre/globali prividi rapporti; il mondo cominci0 ad essere percepito come un'unità solo pere1etto dell'espansione europea del 23/23 secolo. 4urante poi la secondametà dell'5, con il consolidamento del sistema capitalistico mondiale el'integrazione delle diverse aree regionali in un unico teatro politico/strategico(colonizzazione), il sistema e la società internazionale subiscono un'e1ettivauni+cazione.olitica internazionale e politica interstatale ai giorni nostri sembrano ormaipotersi euiparare" uesto perch6 il passaggio dall'era !edievale e uella

    moderna avviene proprio in connessione con l'a1ermarsi dello stato(caratteristiche" piena sovranità, non riconoscimento di autorità superiori a s6,pretesa di fedeltà esclusiva da parte della popolazione, esistenza di con+ni benprecisi). 7el $8-5, con la pace di 3estfalia, abbiamo l'atto di nascita de+nitivodel sistema internazionale moderno, con la con9uenza dell'insieme di processiche hanno condotto alla nascita di un nuovo ordine politico e giuridicomoderno, con il fallimento dell'ultimo tentativo di riuni+cazione del continenteeuropeo sotto lo scettro imperiale e la +ne della guerre civili e religiose.

    2.1 Anarchia, insicur!!a "urral primo contrassegno del sistema politico internazionale moderno è la

    mancanza di governo, e in uesto è la di1erenza tra politica interna e politicainternazionale. :uesta condizione in cui in mancanza di un governo mondialeogni soggetto è costretto a prendersi cura di se stesso viene de+nito anarchia

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    internazionale. Tuttavia la mancanza di governo del sistema non lo rendedisordinato, anzi una delle uestioni principali delle *elazioni internazionali èproprio come ottenere l'ordine malgrado l'anarchia. Trovarsi in un ambiente privo di governo comporta il trovarsi all'interno diuello che obbes de+niva 'stato di natura'" la mancanza di un'autorità

    condanna ciascuno a preoccuparsi delle intenzioni degli altri, che possonoapparire sospette o essere del tutto fraintese. nfatti anche uando nessuno tragli stati ha intenzione di attaccare gli altri, essi possono continuare a temereche le rispettive intenzioni siano minacciose e possono sentirsi costretti adaccumulare in anticipo potenza per la difesa (

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    La seconda di1erenza tra lBanarchia internazionale e le altre forme di anarchiasta nel fatto che gli attori possono avere relazioni piH o meno continue tra loro(alleanze, rapporti diplomatici); nello stato di natura hobbesiano invece gliuomini sono sempre essenzialmente isolati. n uesto sta appunto il signi+catodel termine

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    giuridica degli stati e anche lBintervento di un solo stato senza il concorso ditutti gli altri.

    ).2 +rs# &a crisi *& sis'(a in'rs'a'a&$Jrmai ad essere scossa dalle fondamenta appare lBarchitettura stessa della

    politica internazionale come politica interstatale, s+data non solo dal terrenoeconomico/commerciale o dalle emergenze ambientali, ma anche dalriemergere di soggetti non/statali tanto competitivi militarmente da violare lasicurezza degli stati (vedi $$ settembre >$).7ella crisi dello stato nelle relazioni internazionali convergono due processiopposti" il primo sta nel fatto che a di1erenza del sistema regionale europeo eamericano, tutti i sistemi interstatali regionali che compongono lBattualecontesto sono sorti nellBultimo secolo sulle rovine di precedenti sintesiimperiali, creando in molti casi dei uasi/stati falliti (perch6 riconosciuti ma nonin possesso di unBe1ettiva statualità empirica, o viceversa) che non distinguonotra politica interna e internazionale, tra guerra civile e guerra tra stati e chesono s+dati da legami di fedeltà subnazionali o sovranazionali. l secondoprocesso sta nel logoramento stesso dellBimportanza dello stato nelle relazioniinternazionali, che è avvenuto sia sul piano dellBe1ettività (a causa dei processidi interdipendenza e della globalizzazione che hanno portato gli stati a cedereparte delle proprie prerogative, come ad esempio è successo con la creazionedellB&K, anche se lo stato continua a mantenere il monopolio sulla violenzalegittima) che della legittimità (la s+da consiste nellBemergere di una visionefondata non piH sul particolarismo della società degli stati ma sulcosmopolitismo di una società globale i cui soggetti non sono piH gli stati ma gliindividui).

    . LA DISCIPLINA CONTEMPORANEA DELLE RELAZIONIINTERNAZIONALILa particolarità della disciplina sta nellBessersi sempre mossa in una prospettivastoricamente e geogra+camente ristretta. La maggior parte della letteraturacontemporanea ha assunto lBanarchia e la centralità degli stati come punto dipartenza" uesto vale soprattutto per la tradizione realista D!orgenthauF eneorealista DEaltz, iplin, !earsheimerF, ma anche per le tradizioni ad essaopposte, come uella della pace democratica. noltre le *elazioni internazionalihanno sempre +nito per privilegiare sempre le vicende ad essa contemporaneedel sistema bipolare prima e del sistema unipolare poi, e sulle sue istituzioni

    (J7&, M!, ETJ ecc).

    .1 Una scin!a a(ricana$d aggravare il rischio di una distorsione prospettica della disciplina concorreanche una terza particolarità, e cioè il fatto che da sessantBanni a uesta parteil centro di tutti i maggiori dibattiti a riguardo siano università, riviste, centri diricerca statunitensi. :uesta disciplina accademica le relazioni internazionalisono rimaste una Ndisciplina americanaB; una scontata conseguenza di ci0 è lacostante centralità dei problemi posti dallBopinione pubblica e dalla comunitàscienti+ca statunitense.&na prima conseguenza è che solo dopo gli anni BO, con la di1usione dellapsicosi del Ndeclino americanoB, la disciplina si è occupata del tema del

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    mutamento internazionale, sempre per0 declinato in termini di ascesa e declinodelle grandi potenze egemoniche DiplinF.La seconda conseguenza riguarda il fatto che la prospettiva delle *elazioniinternazionali ha ricalcato sempre uella del paese che ascendeva a creatore egarante dellBordine internazionale (gli &C appunto) fondata su unBimmagine

    progressiva e ottimistica con il superamento della vecchia politicainternazionale grazie a principi valori ed istituzioni nuove, uasi sempre createdagli Ctati &niti stessi.La terza conseguenza riguarda il fatto che la ri9essione contemporanea ha+nito per ignorare o marginalizzare temi comunue centrali" la +ne dellacentralità europea, ad esempio. La distorsione prospettica principale per0risiede nel fatto che la disciplina adotta il punto di vista di un paese concaratteristiche di eccezionalità" un paese forte e in grado di isolarsi dallacompetizione politica e militare altrui, che assume uindi prospettive del tuttodiverse da uelle delle potenze europee e non/europee sugli stessi problemi.

    .2 L r&a!i#ni in'rna!i#na&i i 'rau(i s'#rici *& N#/cn'# Tuttavia ad ispirare la ri9essione contemporanea non è stato solo il punto divista americano, ma lo svolgimento travagliato dello stesso N%. P proprio inuesto secolo che la disciplina nasce grazie al clima culturale positivistico e divolta in volta la selezione dei problemi e dei metodi per a1rontarli sono statiin9uenzati da ci0 che veniva richiesto dal pubblico e dai decisori politici. Laprima cattedra di nternational olitics nasce nel $%$% in alles, e il problemaprincipale che essa si poneva era proprio uello della guerra come patologiasociale alla luce della guerra del B$-/B$5.l primo approccio contemporaneo è infatti denominato NdealismoB, che si

    programmava di liberare la politica internazionale da uelle che +no ad alloraerano considerate caratteristiche ineliminabili" guerra e anarchia, le cui causevengono identi+cate in"

    $. La frammentazione delle relazioni politiche internazionali in opposizioneallBin+ttirsi delle interdipendenze economiche e commerciali con attorisempre piH vari

    >. La struttura anarchica della politica internazionale e la visione dellasicurezza nazionale come gioco a somma zero (euilibrio di potenza,diplomazia segreta vs nuovi meccanismi di sicurezza collettiva)

    @. La natura belligerante di tutti gli stati e la necessaria trasformazione diessi in senso democratico e liberale.

    l fallimento di uesta corrente, sanzionato dalla >!, port0 alla nascita dellacorrente del N*ealismoB, che ri+uta la +ducia dellBdealismo di cambiare allaradice la natura della politica internazionale, ma si fonda sulla sua immutabilitàbasata su una visione pessimistica della natura umana D!orgenthauF o sulleNcondizioni di costrizioneB che gravano su tutti gli individui a causa dellBanarchiainternazionale DEaltzF" la guerra assume cosG il compito di garantire la pace o diprevenire guerre peggiori. Ci recuperano cosG il concetto di sicurezza nazionalee di alleanze, mettendo lBaccendo sul potere come unica garanzia nei confrontidelle strategie di pace o di guerra.

    llBepoca della guerra fredda lBegemonia culturale del realismo venne s+datadal processo di riorganizzazione dei processi culturali ed economici traJccidente e mondo (vedi decolonizzazione), dalla di1usione di programmi ditrasformazione della vita internazionale (vedi #onferenza di ?andung) e dalla

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    consapevolezza che la +ne del dominio politico non avrebbe spezzato i legamieconomici tra stati" su uesta prospettiva si basa il N7eomarQismoB, cheindividua nelle relazioni economiche la chiave dellBordine internazionale. 7onerano tanto le relazioni tra stati il luogo per eccellenza di gerarchia e con9itto,ma la logica stessa dellBeconomia capitalistica mondiale e i suoi legami di

    dominio. LBapproccio neomarQista o1rG tre contributi alla disciplina" ilriorientamento delle dinamiche politico/economiche globali dallBasse Kst/JvestallBasse 7ord/Cud articolato in centroRperiferiaRsemiperiferia; la riscoperta del

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    CAPITOLO 2 – E0UILIRIO DI POTENZA

    1. LA TEORIA DELLE0UILIRIO DI POTENZA

    1.1 D3ni!i#n *i 4ui&i5ri# *i %#'n!a

    LBidea di euilibrio di potenza è nata con lBorigine stessa della pratica dellapolitica internazionale. Ci pu0 considerare il balance of poSer come un modellobasato sulla sovranità e lBassenza di un governo mondiale, cioè proprio lecaratteristiche del sistema europeo dopo la pace di 3estfalia del $8-5 D#laudeF. Tuttavia uesto concetto è stato ripreso in circostanze cosG diverse da rischiaredi perdere la propria speci+cità; ha assunto ben % signi+cati; è"

    $. &nBuguale distribuzione di potenza>. l principio secondo cui la potenza dovrebbe essere ugualmente

    distribuita@. La distribuzione di potenza esistente, di ualsiasi tipo-. l principio secondo cui le grandi potenze si ra1orzano ugualmente a

    spese di uelle deboliI. l principio secondo cui bisognerebbe avere un margine di forza

    suciente a prevenire il pericolo di una distribuzione ineguale di potenza8. reponderanzaO. &na tendenza della politica internazionale a produrre unBuguale

    distribuzione di potenza e uando seguita dal verbo NmantenereB, siintente mantenere

    5. &n ruolo speciale nel conservare unBuguale distribuzione di potenza%. &n vantaggio speciale nellBattuale distribuzione di potenza

    La migliore de+nizione invece si riferisce a una condizione del sistemainternazionale nella uale nessun attore o coalizione pu0 dominare tutti glialtri. :uesta situazione richiede *u c#n*i!i#ni6  ch &a *is'ri5u!i#n *i%#'n!a sia *i7usa in (#*# ch &a''#r %i8 9#r' n#n sia in "ra*# *isc#n3""r 'u''i "&i a&'ri insi(,  e ch "&i a''#ri a55ian# una'n*n!a a&&a %#&i'ica *i 5i&ancia(n'# :5a&ancin"; n#n a 4u&&a *is4ui&i5ri#  (bandSagoning). li e1etti di una condizione di euilibrio sonomolti" il sistema rimane plurale e anarchico poich6 non esiste una gerarchia; gliattori principali sopravvivono anche uando poco potenti perch6 facilitati neltrovare alleati per una comune difesa; ci saranno meno guerre poich6 si generauna situazione di mutua deterrenza. nfatti la teoria dellBeuilibrio non è una

    teoria della +ne della guerra, ma una '#ria *&&a c#n'inua!i#n *&s'a'# *i 'r"ua.

    1.2 E4ui&i5ri# *i %#'n!a ra&is(#:uesta teoria è fortemente in9uenzata dalla tradizione ra&is'a per tre motivi"entrambi hanno una visione ciclica della storia,  poich6 nella politicainternazionale ci sono delle NleggiB eterne ed immutabili; la teoria si basa suglistessi assunti del realismo  (s'a'# c#( a''#r %rinci%a&, &a c#n*i!i#nanarchica *& sis'(a, &n9asi su&&a 4us'i#n *&&a sicur!!a"  ilcomportamento degli stati è dovuto alla loro posizione nella gerarchia del

    sistema e non a fattori ideazionali); l’equilibrio si basa su fattori oggettivi esull’interesse individuale degli stati, in linea con il realismo.

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     Tuttavia allBinterno della tradizione realista ci sono due punti di vista sulfunzionamento dellBeuilibrio" i& ra&is(# c&assic# ri'in ch ss# (r"a/#n'aria(n', mentre il n#ra&is(# ri'in ch si /ri3chis%#n'ana(n' a causa *i "ich sis'(ich, si 'ra''a *i un7''# *ri/an' *a&&a /#n'< *"&i s'a'i *i accu(u&ar sicur!!a. &n

    esempio di teoria dellBeuilibrio di primo tipo a1erma che per il suofunzionamento sia necessario rispettare tre principi" gli stati dovrebberocercare di aumentare le proprie capacità paci+camente se possibile, con laforza se necessario; gli stati dovrebbero opporsi a ualsiasi stato o coalizioneche cerchi di assumere il predominio; gli stati in guerra dovrebbero fermarsiprima di eliminare lo stato avversario che deve essere poi reintegrato nelsistema.&n discorso a parte merita invece la posizione della Ccuola inglese, a metà traliberismo e realismo" per essa lBanarchia non costituisce uno stato di naturahobbesiano privo di regole, ma anzi tali regole sono presenti e consentirebberoil mantenimento dellBordine internazionale e il perseguimento di alcuni obiettiviprimari (mantenimento dellBindipendenza degli stati e della societàinternazionale).

    LBeuilibrio sarebbe uindi una norma generalizzata di condotta propria delsistema ualora gli stati riconoscano le stesse NnormeB e facciano parte di unastessa NsocietàB, in assenza delle uali si mirerebbe invece alla reciprocaeliminazione.

    2. FUNZIONAMENTO DELLE0UILIRIO2.1 L4ui&i5ri# *i %#'n!a c#( '#ria sis'(ica

    La versione attualmente piH in9uente dellBeuilibrio di potenza è uellaappartenente al neorealismo. er =a&'!, suo fondatore, il sistemainternazionale è composto da unità, gli stati, e dalla struttura nella uale esseoperano, che è composta da tre elementi" i& %rinci%i# #r*ina'#r :anarchic## "rarchic#),  &a *i7rn!ia!i#n 9un!i#na& 'ra & uni'

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    n entrambe le sue versioni, la teoria dellBeuilibrio sottintende che gli stati sialleino in base a condizioni esterne e non in base alle loro preferenzeideologiche o caratteristiche intrinseche, dalla loro identità. li allineamentivariano uindi in base ai cambiamenti di potere relativo degli stati; le relazionitra gli stati sono uindi decifrabili solo in riferimento ad un terzo contro il uale

    lBalleanza si è formata non in base alla sua identità ma in base alla suapotenza. nfatti i teorici dellBeuilibrio sottolineano come le alleanze tendano anon sopravvivere una volta scon+tta la minaccia contro la uale si erano create(la 7TJ si dovrebbe uindi sciogliere o allentare prima o poi). LBalleanza &*CC/&C contro la minaccia nazista è una prova empirica di uanto detto.

    ). TIPI E FORME DI E0UILIRIO).1 i%#&aris(# (u&'i%#&aris(#&n dibattito è sorto riguardo la propensione allBeuilibrio di vari tipi di sistemiinternazionali. l realismo classico ha sostenuto la sua preferenza per ilmultipolarismo" se le risorse sono divise tra un numero di stati maggiore di duesarà possibile mobilitarsi contro ualunue stato manifesti propensioniespansionistiche con risorse certamente superiori alle sue, e lBavversariodisperderà tra tutti gli stati la sua attenzione. noltre la presenza di piH attoriprincipali rende possibile una risposta diplomatica al riarmo di un potenzialeavversario, evitando la corsa agli armamenti (internal balancing) e ricorrendoad alleanze (eQternal balancing).La critica piH radicale alla stabilità del multipolarismo viene dai sostenitori delbipolarismo appartenenti al neorealismo. er loro le superpotenze di un sistemabipolare sono piH grandi ed autosucienti di uelle di uno multipolare perch6possono contare sulla metà circa delle risorse globali, e in uanto piH semplici i

    sistemi bipolari possiedono una maggiore stabilità.La consapevolezza che la minaccia e1ettiva pu0 provenire solo dallBaltrasuperpotenza diminuisce la possibilità di disperdere risorse verso uestionisecondarie; inoltre dal momento che nessun altro stato a parte le duesuperpotenze possiede le risorse necessarie per resistere ad un attacco di unadelle due, solo lBaltra pu0 farsi e1ettivamente carico di rispondere allaminaccia, e non vi è rischio che gli stati Nscarichino il barileB (bucApassing)"lBazione di una superpotenza provocherà necessariamente la reazionedellBaltra. &n altro elemento negativo di cui i sistemi bipolari sarebbero privi èla sindrome del NchaingangingB, ovvero dellBinclinazione a incatenarsi ai proprialleati rischiando di venire coinvolti in crisi locali (un esempio empirico di ci0 è

    il periodo prima della !); in un sistema bipolare le superpotenze non sifaranno invece smuovere da cambiamenti minori negli allineamenti diplomatici.l rischio di bucApassing e chaingainging producono il Ndilemma della sicurezzadelle alleanzeB" gli stati temono di essere abbandonati dai propri alleati maanche di rimanere intrappolati da essi a perseguire obiettivi altrui. Tuttavia il bipolarismo accentua lBostilità politica tra le parti perch6 le duesuperpotenze sono completamente concentrate lBuna sullBaltra" la stabilità dellaguerra fredda sarebbe uindi dovuta alle armi nucleati e alla reciprocadeterrenza.

    ).2 E4ui&i5ri# *&&a (inaccia&n altro dibattito riguarda la natura delle variabili che in9uenzano ilcomportamento di bilanciamento e lBeuilibrio stesso. La teoria ortodossapresuppone che la variabile critica sia la potenza di uno stato, allBapparenza

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    semplice grazie alla teorica facilità con cui si pu0 calcolare la potenza di unostato; tuttavia uesta in realtà è molto dicile da calcolare in precedenza,tanto che ci sono diversi episodi empirici dove essa sembra non funzionare(es." dopo la !, moltissimi stati si sono alleati con gli &C malgrado lB&*CCfosse dotata oggettivamente di capacità inferiori). er uesto Ealtz introduce

    una teoria piH complessa basata non sulla potenza ma sulla minaccia"   "&is'a'i n#n cran# a&&an! c#n'r# 4u& %i8 %#'n', (ac#n'r# 4u& %rc%i'# c#( %i8 (inacci#s#.La minaccia è a sua volta composta da uattro variabili"

    • %#'n!a a""r"a'a :&a ca%aci'< a *is%#si!i#n *i un# s'a'#;,• 'cn#"ia (i&i'ar,

    • "#"ra3a (in generale, le potenze continentali sono percepite come piHminacciose di uelle marittime, secondo le massime

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    imporre una politica estera espansionistica scaricandone i costi sullapopolazione.CchSeller considera importanti le intenzioni degli stati per il funzionamentodellBeuilibrio di potenza, poich6 stati revisionisti e conservatori raramente sialleeranno tra loro. 3i sono uattro tipi di stati" uelli orientati alla difesa dello

    status quo (i leoni, come lB&), quelli interessati allo status quo ma più deboli(gli agnelli, come lBKuropa dellBest), quelli orientati al revisionismo (i lupi, comela ermania) e quelli che sperano di guadagnare vantaggi opportunistici da uncambiamento degli assetti internazionali (gli sciacalli, come lBtalia)" la stabilitàdipenderà anche dalla presenza suciente di leoni e agnelli incontrapposizione a lupi e sciacalli. CchSeller introduce unBaltra variabile, che èla capacità estrattiva" un# s'a'# ch in'n*a c#n'ras'ar una (inaccia*/ in9a''i %#'r (#5i&i'ar & ris#rs a sua *is%#si!i#n, &as'ra'"ia (i"&i#r *i%n*r@ *a& "ra*# *i c#nsns# 'ra & su &i'%#&i'ich, *a& "ra*# *i c#si#n s#cia& %#&i'ica *a&&a 9#r!a *&&su is'i'u!i#ni.  Ce ueste variabili assumono valori bassi. nvece delbalancing si tenderà allBunderbalancing (es." bandSagoning).

    ueste posizioni il neorealismo risponde con una visione o1ensiva per lauale la natura anarchica costringe gli stati a massimizzare sempre ecomunue il proprio potere" ualunue stato cercherà una posizioneegemonica e di dominio in uanto modo migliore per garantire la propriasicurezza D!earsheimerF.

    *iassumendo,  %r i& ra&is(# #7nsi/# suBcin' ch s'a'i inc#n*i!i#n anarchica /#"&ian# s#%ra//i/r %rch? si (ani9s'in#

    %#&i'ich *i 5i&ancia(n'#; %r i& ra&is(# c&assic# anch ncssari#ch & "ran*i %#'n! /#"&ian# %#ssan# (an'nr &4ui&i5ri#; %r i&ra&is(# 'r#*#ss# i(%#r'an' anch &a5i&i'< *i%(a'ica &i*#"ia %r i ra&is'i *i9nsi/i n#c&assici &a ca%aci'< &a /#n'<*i (an'nr &4ui&i5ri# *i%n*#n# *a&&a %#&i'ica in'rna.

    . RISCONTRI STORICI DELLE0UILIRIO DI POTENZA.1 E4ui&i5ri# *i %#'n!a, "urra s'a5i&i'<La letteratura ha cercato di veri+care le aspettative empiriche dellBeuilibrio dipotenza, distinguendo tra esiti sistemici secondo cui un sistema in cui lapotenza è distribuita in modo euilibrato tende ad essere stabile, e

    comportamenti dei singoli attori del sistema, che tendono ad averecomportamenti di bilanciamento di fronte ad un attore minaccioso.#onsiderando la variabile indipendente dellBanalisi, e cioè la potenza, si ècercato di individuare le risorse che rendono potenti gli stati costruendo degliindicatori di potenza. l #orrelates of Ear roVect aggrega nel suo indice diversedimensioni della capacità degli stati" peso demogra+co, peso economico e pesomilitare. Tuttavia uestBapproccio è suciente solo nei rapporti diadici; per studiare ilsistema nel suo complesso invece sono stati creati degli indici diconcentrazione che partendo dalle capacità dei singoli stati calcolano il gradoin cui sono diversamente dotati di risorse per distinguere in sistemi in cui lapotenza è concentrata da uelli in cui è di1usa.er uanto riguarda la variabile dipendente, e cioè la guerra, abbiamo dueipotesi" uella massimalista, che considera la guerra di per s6, e secondo la

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    uale una distribuzione euilibrata di potenza porta alla riduzione della guerrain generale, e uella minimalista, secondo la uale la distribuzione euilibratadella potenza aumenta la stabilità del sistema" la guerra infatti produce sempreuna ualche forma di instabilità, ma bisogna distinguere secondo uestaipotesi tra la guerra che riguarda la distribuzione delle risorse tra gli attori e

    uella che mette in gioco la sopravvivenza stessa" la guerra è essa stessa unostrumento attraverso cui si è cercato di mantenere lBeuilibrio. er testareuesta ipotesi sono stati considerati sia i rapporti diadici, per veri+care se attorisimili per potenza sono e1ettivamente dissuasi dal guerreggiare, che unaprospettiva sistemica, per capire uale grado di concentrazione di potenza nelsistema sia associato alla stabilità o instabilità.Cecondo uesto ultimo tipo di studi la teoria dellBeuilibrio di potenza èparzialmente confermata, poich6 nel 22 secolo la magnitudine della guerrasembra diminuire al crescere della concentrazione della potenza e della suastabilità, mentre nel 22 secolo essa sembra diminuire al crescere delladi1usione della potenza DCinger, ?remer, CtucAeUF.

    .2 L as%''a'i/ (%irich a&'rna'i/ circa &a s'a5i&i'<Le evidenze che confermano le aspettative empiriche dellBeuilibrio di potenzaspesso riguardano periodi circoscritti della storia internazionale; inoltre peruanto riguarda i rapporti diadici ci sono delle critiche riguardo lBidea per cui ladistribuzione euilibrata di potenza ra1orzi i meccanismi di deterrenza. Laparità di potenza sarebbe proprio la condizione che rende piH probabile laguerra. :uestBipotesi è stata confermata da numerose ricerche; non per uestotuttavia si pu0 concludere che lBeuilibrio di potenzia sia infondato, in uantodimostrare che la parità di potenza a livello diadico non favorisce la deterrenza

    non euivale a dimostrare che nel sistema internazionale ci sia lo stesso limite. Tuttavia alcune critiche hanno colpito lBeuilibrio di potenza proprio a livellosistemico" infatti la guerra è stata indagata nei sui attributi speci+ci,chiedendosi uanta guerra si veri+ca e con uali caratteristiche. er alcuniautori uesta prospettiva sarebbe incongruente con la teoria che deveguardare, a loro avviso, al veri+carsi della guerra e non alle sue caratteristiche.Cecondo !ans+eld in realtà per0 il rapporto tra distribuzione delle capacitàdegli attori e lBoccorrenza della guerra cambierebbe" uando la potenza èdi1usa la probabilità di guerra è bassa, al crescere invece della suaconcentrazione la guerra sarebbe piH freuente, ma superata una certa soglia ilcon9itto diminuirebbe nuovamente.

    .) E4ui&i5ri# *i %#'n!a %#&i'ich *i 5i&ancia(n'#La tradizione dellBeuilibrio di potenza prevede che uando una attore cerca dimassimizzare la propria potenza e conuistare una posizione egemonica, larisposta degli altri attori sarà di opporre una uantità di potenza suciente arieuilibrare i rapporti di forza. l bilanciamento pu0 comunue avvenire indiverse forme" lBautorestrinzione dellBegemone; con la presenza di politiche dibilanciamento diplomatico; con la formazione di uno schieramento dibilanciamento in una guerra generale.

    7iou, JrdeshooA e *ose costruiscono un modello della politica di alleanze cheparte dalla capacità delle grandi potenze assumendo che esse muovano guerrasenza minacciare la stabilità del sistema (e cioè la sopravvivenza di un attore).nalizzano il periodo tra il $5O$ e il $%$- hanno trovato che le aspettative della

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    teoria dellBeuilibrio sono e1ettivamente attese" le alleanze sono state createper bilanciare la coalizione piH forte. 4oUle invece trova conferme regolari soloin un periodo molto circoscritto di tempo, il 23 secolo. l bilanciamentosarebbe uindi solo una delle risposte alle s+de al sistema. Cchroeder sostieneche tra il $8-5 e il $%-I gli attori hanno perseguito strategie diverse, come il

    sottrarsi dal con9itto (hiding), risolverlo attraverso un accorgimentoistituzionale (trascending),  il bandSagoning; il bilanciamento sarebbe statainvece una strategia rara e di ripiego.

    . L4ui&i5ri# *i %#'n!a i& sis'(a in'rna!i#na& c#n'(%#ran#7on sono mancate critiche alla teoria dellBeuilibrio, che #obden ritiene unapura illusione, incompleta ed inecace poich6 non contempla alcunostrumento per limitare o annullare lBaumento della potenza relativa degli statiche derivi da mezzi paci+ci (commercio, produzione). lcune critichesostengono come lBeuilibrio di potenza sia ormai obsoleto nel sistemacontemporaneo, dove cambiamenti tecnologici (che rendono sempre piHdicile calcolare lBimpatto delle risorse degli stati) e di politica interna come almassi+cazione della politica (che costringe gli stati a giusti+care al pubblico leproprie scelte, impedendo la 9essibilità degli allineamenti per uestioniideologiche) hanno inibito alcuni dei suoi meccanismi.

    AenberrU segnala tre possibili tipi di ordine nella politica internazionale"• uello dellBeuilibrio (spontaneo),• uello costituzionale (negoziato),• uello egemonico (imposto).

    P verso gli ultimi due che si è spostata lBattenzione negli ultimi decenni. uesto riguardo dopo la ! è stato introdotto il concetto di sicurezzacollettiva, che introduce lBobbligo legale a sostenere le vittime di un attaccopromettendo a tutti gli stati la protezione della comunità internazionale" èuesto un sistema del tutto nuovo rispetto al balancing.7onostante le organizzazioni di sicurezza collettiva non abbiano avuto risultatidecisivi nel ridurre il fenomeno della guerra, al momento è comunueprevalente la volontà di un loro miglioramento piuttosto che tornareallBincertezza dellBeuilibrio. 4iversamente è stato ipotizzato un mantenimentodella stabilità attraverso una chiara gerarchia di potenza con un attoreegemone (come nel caso degli &C).

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    CAPITOLO ) – EEMONIA

    1. LA TEORIA DELLEEMONIA1.1 D3ni!i#n *i "(#nial termine egemonia applicato al sistema internazionale de+nisce la supremazia

    di uno stato che ha una preminenza sulle altre unità statuali, preminenza chepu0 variare dalla leadership al dominio e pu0 riguardare lBintero sistema o soloun sottosistema regionale. P possibile descrivere la politica internazionalecome una successione di ordini imposti dalla potenza egemone di turno, che sia1erma generalmente attraverso una guerra di ampia portata DiplinF.

    1.2 I& '(a *&&#r*in in'rna!i#na&Ci possono suddividere le teorie dellBegemonia fra olistiche (che riguardano ilsistema internazionale) e riduzioniste (che analizzano lo stato e le relazioni tradi essi). Tutte sono per0 accomunate dallBidea che la stabilità del sistemadipenda da una c#ncn'ra!i#n *i %#'n!a, ci# *a una sua*is'ri5u!i#n *is"ua& (a #''i(a& a&&in'rn# *& sis'(a  (è lBipotesiopposta alle teorie dellBeuilibrio)" 'an'# %i8 &a *is%ari'< /i*n', (n#sar< %r#5a5i& i& ric#rs# a&&a "urra.  :ueste teorie muovono dallatradizione realista, allBinterno della uale si incontrano entrambi i tipi diapproccio. teorici dellBegemonia accettano la premessa della natura anarchica delsistema, ma ritengono che la fonte massima di instabilità sia legata al declinodella potenza dominante che concede spazio alle aspirazioni degli s+danti" perritardare uesto momento lBegemone crea delle strutture politiche edeconomiche che innalzino la stabilità e la propria sicurezza Diplin, ennedU,

    JrgansAi, uglerF.

    LBipotesi di fondo è che lBordine sia stabilito dallBesito di una NguerracostituenteB che si conclude con la creazione del massimo ordine internazionalepossibile, la cui fase culminante corrisponde al momento immediatamentesuccessivo alla guerra; la solidità di ciascun sistema dipende dalla guerra chelBha generato e ci si chiede se la fragilità dellBegemonia americana non dipendaproprio dal tipo di con9itto che lBha generata, la guerra fredda. La stabilitàdipende anche dalla uantità e la natura delle risorse dellBegemone, dagliimpegni cui esso deve e vuole rispondere, dalla con+gurazione del sistema incui opera, dal tipo della sua egemonia (coercitiva, benevola, costituzionale),

    dallBattitudine comportamentale degli altri attori.

    1.) E"(#nia 'ra i(%r# &a*rshi%l fatto che il sistema sia anarchico non signi+ca che tutte le relazioni al suointerno lo siano; in e1etti esse possono essere e spesso sono di carattereautoritativo. LBautorità non solo dipende da fonti di carattere giuridico/formale,ma anche da uelle che vanno dalla religione allBideologia. bbiamo inoltre duevarianti di egemonia" uella fondata sul modello della leadership 5n/#&n'(in cui solamente il leader fornisce il bene collettivo della sicurezza) e uellabasata sulla leadership c#rci'i/a (in cui lBegemone usa il suo di1erenziale di

    potenza per imporre la partecipazione allBordine e la condivisione dei costi delbene collettivo attraverso una tassazione de facto), in cui la seconda ha ungrado di legittimità minore ed è piH esposta al rischio di s+de DCnidalF. La

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    particolarità dellBegemonia è che si cara''ri!!a c#( un in'r(*i# 'rain>un!a  (esercizio benevolo di un potere persuasivo)  i(%r#  (eserciziocoercitivo di un potere coattivo). ron infatti individua la pace dellBegemoniacome un intermedio tra pace dBeuilibrio e pace dellBimpero, anche se in realtài primi due tipi possono coesistere" nel corso dellB5 la & traeva dal suo ruolo

    di egemone globale risorse per agire come rieuilibratore nel sottosistemaeuropeo, e anche nel corso della guerra fredda abbiamo avuto una paceegemonica intra/occidentale e una pace dBeuilibrio tra &C/&*CC, con logichee istituzioni di1erenti.

    li stati in posizione egemonica hanno sempre cercato una legittimazione allapropria supremazia, ma uesta esigenza è stata modi+cata recentemente acausa dellBemergere di un concetto di ordine internazionale piH solidaristico enormativamente ambizioso (per e1etto della progressiva istituzionalizzazionedel sistema politico internazionale), e per via della globalizzazione, che implicala creazione di regole e istituzioni intrusive. l caso del &C considerando irapporti con gli alleati, la condivisione di valori, la rilevanza del consenso e lasua istituzionalizzazione non ha precedenti storici.

    AenberrU considera anche le ragion del perch6 alcuni stati optano perlBobbedienza alle potenze egemoni legittimando la loro supremazia, e basa lapropria argomentazione su tre tesi"

    $. La natura dellBordine successivo alle guerre generali è cambiata e sifonda su logiche istituzionali della gestione delle diseguaglianze in campodi potenza

    >. La capacità degli stati egemoni di utilizzare le istituzioni come

    meccanismi di controllo dipende dalla rilevanza delle diseguaglianze e dagap di potere con gli altri stati partecipanti@. La logica istituzionale contribuisce a spiegare la stabilità dellBordine post/

    $%-I tra le democrazie industrializzateCu ueste premesse vengono individuati tre tipi ideali di ordine internazionale"lBeuilibrio di potenza, lBegemonia e il costituzionalismo. LBegemonia diventauindi una delle modalità di realizzazione dellBordine, in particolare se essa èrealizzata attraverso istituzioni vincolanti (egemonia costituzionale) chetutelano i piH deboli e consentono allBegemone di esercitare il proprio poteresenza sprecare risorse politico/militari.

    AenberrU individua anche unBegemonia nella uale sono assenti gli aspetti piHcoercitivi di dominio, come uella americana, possibile grazie alla naturaliberale dei suoi valori politici caratterizzati dal liberal internationalism (che staormai venendo meno) e che si basa proprio sulla loro di1usione.

    2. IL TEMA DE CAMIAMENTO E IL RUOLO DEL CONFLITTOiplin spiega come i sistemi politici internazionali cambiano e che ruolo ha inci0 la guerra. er iplin il cambiamento è articolato su tre livelli"

    • il mutamento dei sistemi (ad esempio da un sistema imperiale ad unostatale),

    il mutamento sistemico (che avviene per una frattura tra il sistemasociale esistente e la ridistribuzione del potere nei confronti di uegliattori che trarrebbero piH vantaggi da un cambiamento del sistema),

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    • il mutamento di interazione.

    er iplin solo la presenza di un egemone pu0 garantire la stabilità, ma uestaè resa dicile dalla diseguale distribuzione del progresso economico etecnologico; inoltre con tempo si veri+ca un di1erenziale tra il prestigio degli

    stati e il poter che sono in grado di dispiegare. Cu uesto gap insiste anche lateoria della transizione di potere, secondo la uale i mutamenti di potere sonoconsiderati casus belli; uanto piH dunue sono distribuite le capacitàeconomico/militari tanto piH cresce la possibilità della guerra. La pace è unsemplice risultato infatti della diseguale distribuzione di potere e non unadiretta volontà dellBegemone.

    La relazione tra potenza relativa e aspirazioni dei singoli stati è importanteanche nella teoria del ciclo di potere, secondo la uale ogni stato nel sistemaha un ruolo che ri9ette il suo potere relativo, le sue aspirazioni e la loroaccettazione da parte del sistema; uando potere e ruolo non si euivalgonocrescono i rischi di con9itto. :uesta teoria tuttavia critica la teoria dellastabilità egemonica, al contrario della teoria dei cicli lunghi, nella uale laguerra egemonica o globale (uella che coinvolge la potenza leader; che vedela partecipazione della maggior parte delle grandi potenze; che è di grandidimensioni e violenta) è considerata il fattore decisivo del mutamento politico eun modo di selezionare la leadership, che daB luogo a periodi di dominio globaleda parte di alcune potenze.). LE RISORSE DELLEEMONIA6 MILITARI, ECONOMICE,INTELLETTUALI).1 La su%r(a!ia (i&i'ar

     Tutte le teorie insistono sulla necessaria presenza di una supremazia militarepur non essendo uesta una condizione di per s6 suciente. 7elle teoriecicliche unBimportanza cruciale è rivestita dal potere marittimo e la potenzanavale poich6 riescono a proiettare la forza miliare su scala globalepermettendo anche di creare un sistema di transazione commerciale di vastoraggio. Tuttavia il ruolo dellBegemone non incide su tutte le transazioni che siveri+cano a livello regionale, che dipendono anche dallo Ns+dante maggioreB.:uando esso è stato NcontinentaleB per0 spesso è stato anche isolatointernazionalmente da coalizioni oceaniche (nel senso che al suo interno vi è lapotenza egemone, marittima" infatti !oldesAi colloca anche la *ussia in talicoalizioni) nelle guerre globali, dalla uale per0 nascerà un nuovo s+dante

    (sempre come nel caso della *ussia).

    7el caso degli &C la potenza navale è evidente ed è connessa alla capacitàamericana di svolgere una funzione anti/egemonica in chiave regionale in zonecome il !edio e lBKstremo Jriente. Ce nella prima per0 le cose sono facilitatedalla mancanza di una potenza egemone, le cose sono diverse per uantoriguarda la seconda, dove si trova la #ina. er uanto riguarda i rapporti sino/americani abbiamo due ipotesi" la prima vede lBemergere della #ina comeunBopportunità per gli &C per consolidare lBordine di Eashington; la secondasottolineano che uella che non si verrà a creare una rivalità strategica tra i

    due stati è solo unBillusione.).2 La*rshi% c#n#(ica

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    LBassociazione supremazia economica e militare è evidente nelle teoriedellBeconomia/mondo, che sostiene che lBeconomia/mondo capitalista haproceduto attraverso fasi regolari di espansione e contrazione nella storia; allostesso modo avviene per la concentrazione di potere, che attraversa dei cicli.La relazione cicli economici/cicli di concentrazione di potere sta nel diseguale

    sviluppo dellBeconomia/mondo capitalista che permette lBemergere periodico diun egemone" infatti per Eallerstein si pu0 parlare di egemonia solo uando unapotenza ha unBecienza economica superiore in termini produttivi, commercialie +nanziari.

    Cia per la teoria del mutamento e della stabilità egemonici sia per uella dellatransizione di potere le di1erenze nella distribuzione del potere sono nelladi1erenza di dimensioni e tassi di crescita dei singoli stati.er iplin (stabilità egemonica) il segno dellBavvento della modernità sta in tresviluppi decisivi" il trionfo dello stato nazionale, &a//n'# *i una crsci'ac#n#(ica 5asa'a su scin!a 'cn#"ia, s/i&u%%# *i unc#n#(ia*i (rca'# (#n*ia& un rapido sviluppo da parte di una nazione generaanche la richiesta di un riconoscimento a livello politico adeguato, eevidentemente le dimensioni e il punto di partenza contano nel determinare lasua capacità di disturbare lBeuilibrio del sistema. La teoria della transizione dipotere colloca nello sviluppo politico e socioeconomico di una nazione la suafonte di potenza, e nel rapporto tra potenza relativa dellBegemone e uelladello s+dante la probabilità delle guerre per lBegemonia.

    Cempre incentrata su potere politico e uello economico è la de+nizione diNpotere strutturaleB, cioè il potere di scegliere e dare forma alle strutture

    dellBeconomia politica globale; C. Ctrange lo de!nisce come il potere conferitodalla capacità di o"rire o ri!utare la sicurezza e crediti, di determinare lalocalizzazione, il modo e il contenuto della produzione manifatturiera, diin#uenzare idee e l’accesso alla conoscenza.

    ).) Lin>un!a in'&&''ua&P necessario tuttavia che le risorse economiche e militari si c#niu"hin# a&&a/#n'< *&&"(#n *i in>uir su&& %r9rn! "&i in'rssi *"&ia&'ri s'a'i" è necessario un Nsoft poSerB che si accompagni ad un Nhard poSerB,con la combinazione di tutti i tipi di potere" coercitivo (forza militare), dicondizionamento (supremazia economica), di persuasione (in9uenza

    intellettuale).

    Pr ra(sci, "(#nia &a ca%aci'< *i *ir!i#n in'&&''ua& (#ra& ch c#nsn' a* una c&ass *#(inan' *i accr*i'arsi c#("ui*a &"i''i(a *i innscar i& ca(5ia(n'#, che si manifesta non soloattraverso la forza ma anche tramite il consenso. #oQ, applicando le idee diramsci, formula una teoria dellBegemonia che individua tre forze checondizionano la struttura del sistema internazionale" capacità materiali, idee eistituzioni; distingue inoltre tra una struttura egemonica in cui il potere assumeforma consensuale e un ordine non egemonico con potenze rivali, nessunacapace di stabilire la legittimità del proprio dominio.

    l soft poSer sembra consentire un esercizio piH morbido del potere uando siveri+chino tre condizioni" un gap di risorse di potere tra egemone e seguaci;

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    condivisione di un vasto patrimonio culturale; convinzione della superiorità delmodello organizzativo dellBegemone.

    . LIMITI E ALTERNATI+E ALLEEMONIA.1 Prch? & "(#ni 3nisc#n#

     Tutte le teorie concordano sul fatto che le egemonie sono per de+nizionetemporanee, perch6  i c#s'i crsc#n# %i8 ra%i*a(n' *&& ris#rs &ca%aci'< 'cn#"ich * c#n#(ich *&&"(#n 3nisc#n# %r*i/n'ar %a'ri(#ni# c#n*i/is# *"&i a&'ri s'a'i, tra cui si trova il futuros+dante; a ci0 bisogna sommare il ri+uto dei cittadini di sopportare i sacri+cinecessari per preservare lBegemonia DiplinF. &na delle ragioni per cui i costi dimantenimento dellBordine arrivano a superare i vantaggi è l’iperestensione(overstretching) del raggio dBazione dellBegemone" iperestensione che pu0essere territoriale ma anche funzionale uando lBegemone cerca di ampliare gliambiti di esercizio della propria egemonia. er evitare uesta possibilità pu0cominciare a ritirarsi, causando per0 instabilità nellBeuilibrio del sistema chepu0 indurre nuovi s+danti a farsi avanti. er la teoria dellBeconomia/mondo, lacrisi dellBegemone segue un percorso analogo ma contrario rispetto a uellodella sua ascesa" il costo del lavoro in campo agricolo e industriale sale per laperdita del gap competitivo, da ui segue il declino commerciale, poi unaminore ecienza +nanziaria e la conseguente fuga di capitali che rendono icosti di mantenimento dellBegemonia sempre piH proibitivi.

    .2 E"(#nia c##%ra!i#n4urante gli anni della rande 4epressione, indleberger a1ermava che ilcollasso dellBera del libero commercio era da associare al declino dellBegemonia

    britannica, unito al ri+uto americano di assumersi la responsabilità di fare dastabilizzatore del sistema"  &"(#n aBnch? i& sis'(a si (an'n"as'a5i& */ (an'nr & in9ras'ru''ura c#n#(ica in'rna!i#na&,che comprende lBassicurazione di un mezzo di scambio internazionale, lagaranzia di suciente liuidità, la capacità di de+nire e proteggere i diritti diproprietà fondamentali.  $e si accetta che l’ordine del sistema sia creato emantenuto da un solo attore, ne discente che la formazione dei suoi elementi, iregimi, dipenda proprio dall’esercizio dell’egemonia; lBegemone dovrebbeassicurarvi il bene pubblico (stabilità) e imporre i costi ai bene+ciari svolgendofunzioni di pulizia nel sistema in un sistema cooperativo. n realtà data unacerta apertura economica internazionale, lBincentivo alla cooperazione deriva

    piH dallBinteresse egoistico dei vari attori che dallBesistenza di uno statodominante. noltre la uestione sulla natura NliberaleB dellBegemone ècontroversa, infatti autentiche egemonie liberali corrispondono ad economiecapital intensive, mentre uelle labour intensive tendono a produrre sistemiimperiali (egemonie coercitive).%er &eohane invece l’egemonia facilita la cooperazione, mentre il suo declino,rendendola più di'cile, mette a rischio i regimi economici e la stabilità delsistema. Tuttavia eohane lBegemonia non è condizione necessaria e sucientea mantenere la cooperazione, tanto che i modelli di regimi nati sotto lBegidadellBegemonia americana sono sopravvissuti al suo declino.

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    CAPITOLO - EORAFIA POLITICA E INTERNAZIONALE

    1. LGIMPORTANZA DELLA EORAFIALa "#"ra3a ha da sempre in9uenzato la politica, cosG come tutte le altreattività umane. mportanti sono, ad esempio, le in9uenze della geogra+a sullaSTRATEIA. L'esistenza di grandi barriere naturali ha indotto alcune nazioni acercare di rendere i loro con+ni politici coincidenti con le frontiere naturalicome il *eno per la Mrancia, i irenei per la Cpagna e le lpi per l'talia. Laseparatezza geogra+ca del continente americano ha ispirato negli Ctati &nitidei primi decenni dell'ottocento la dottrina !onroe, che aspirava ad escluderedal nuovo mondo le potenze imperiali europee. Na!i#ni "ran*i, c#( &aRussia, %#ss#n# a*#''ar s'ra'"i *i9nsi/ ri'iran*#si n&&Gin'rn# *r#*n*# & ca%aci'< *"&i a//rsari c#s'r''i a* a&&un"ar & r# /i*i ri9#rni(n'#. 7azioni piccole, come sraele, devono invece adottarestrategie o1ensive per evitare di essere completamente occupate prima di

    reagire.!a la geogra+a non è l'unica in9uenza sulla strategia, e il suo impatto deveessere valutato in base alla interazione con altri fattori.7onostante il carattere apparentemente oggettivo della geogra+a, coesistonovarie interpretazioni del tutto incompatibili tra loro. Le varie teorie geopoliticheconcordano sul fatto che vi siano luoghi che possono ampli+care anche inmodo decisivo il potere di chi li controlla.

    2. LA EORAFIA CLASSICA2.1 La /isi#n na/a&is'a#i sono due visioni classiche della geopolitica" uella 73LCT e uella

    #J7T7K7TLCT, entrambe nate tra il 22 e 22 secolo. La prima è statainaugurata dall'ammiraglio statunitense lfred ThaUer Mahan che individu0 leorigini marittime dell'egemonia britannica. Cecondo !ahan, il dominio del mareconcedeva infatti grande libertà alle potenze che ne usufruivano, mentre ilpotere terrestre era molto piH vincolato. I& c#n'r#& su& 'rri'#ri#, in#&'r,i(%&ica c#s'i si"ni3ca'i/i %r %r#'""r, (n'r i& (ar %u@ anchssr *#(ina'# sn!a una "uarni"i#n c#s'an', ma spostando la 9ottaa seconda delle circostanze. La capacità di controllare le rotte navali risultapertanto decisiva, in uanto consentiva alla potenza marittima di colpireuando e dove fosse necessario, mantenendo l'iniziativa con minimi costi.!ahan propendeva uindi per una strategia NindirettaB mirata non tanto as+dare direttamente il potere militare dell'avversario, uanto a minare le basieconomiche sulle uali necessariamente uesto poggiava. l DOMINIO DEIMARI  permetteva infatti di prosciugare lentamente l'economia del nemicosenza incorrere nei rischi e nei corsti di un confronto diretto. 7elle sue parole"

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    • le risorse naturali e demogra+che;• il carattere nazionale e la struttura politica (ideali se imprenditoriale e

    liberale, rispettivamente).

    L'introduzione dei sottomarini (e poi delle portaerei) durante le guerre mondiali

    rendeva poi super9ua se non pericolosa la tattica mahaniana di concentrarsi sugrandi battaglie combattute da corazzate, ma confermava l'intuizionestrategica sull'importanza del controllo dei mari.7el complesso, la geopolitica navalista di !ahan e dei suoi seguaci apparecompatibile con l' IDEOLOIA LIERALE prevalente in Jccidente.

    2.2 La /isi#n c#n'inn'a&is'aCir alford MacHin*r è la +gura di spicco della scuola continentalista. er!acAinder  i& %#'r (i&i'ar, inc&us# 4u& na/a&, n#n ra una/aria5i& au'#n#(a (a *i%n*/a *a&&a %#'n!a *& S'a'# in

    "nra&. Ce uno Ctato diventava piH potente degli altri, nel lungo periodoanche il suo potere navale sarà superiore.  l controllo territoriale, per suanatura piH competitivo di uello marittimo in uanto esclusivo, diventavauindi cruciale. roprio per uesto, !acAinder si preoccupava per il declinorelativo della ran ?retagna e intendeva impedire che si formasse una potenzatale da sovvertire il pluralismo del sistema internazionale.Una si(i& %#'n!a sar55 s'a'a 4u&&a in c#n'r#& *i una %ar'ic#&arr"i#n "#"ra3ca, *n#(ina'a EARTLAND, ch a//a *ucara''ris'ich6

    • da un lato, l'eartland metteva in comunicazione, per vie interne, l*sia el+uropa, facilitando un controllo congiunto su entrambi

    • dall'altro lato, leartland era protetta dalla massa continentale ed eraquindi immune alla proiezione del potere navale, che poteva concentrarsisolo sulle regioni costiere (lBinner o marginal crescent).

    #hi avrebbe controllato l'eartland si sarebbe trovato uindi in una condizioneprivilegiata per dominare l'isola mondiale eurasiatica, e chi avrebbe dominatol'Kurasia avrebbe potuto controllare il mondo.Ci apriva una nuova FASE POST-COLOMIANA, dovuta soprattutto allarivoluzione industriale e alle ferrovie, nella uale la mobilitazione interna eradivenuta piH importante del commercio transoceanico e nella uale i trasporti

    terrestri acuisivano vantaggi crescenti rispetto a uelli marittimi.La precisa collocazione dell'eartland poteva spostarsi, a seconda del potererelativo delle maggiori potenze. 7el $%-, si trovava in sia centrale, al con+netra impero russo e ndia britannica. 7el $%$%, uando la guerra civile avevatemporaneamente ridotto la *ussia all'impotenza, si era invece spostata inKuropa orientale. er !acAinder, la +ne dell'era navalista era dovuta aglisviluppi tecnologici.

    Leo merU ribatt6 che la disposizione geogra+ca avrebbe perso gran partedella sua importanza, e che le potenze vincenti sarebbero state semplicemente

    uelle che avranno la base industriale maggiore.&na simile posizione, e uella di Ctrausz/up6, che riteneva che il piHimportante dato geopolitico nell'era industriale forse la dimensione, con lo

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    sviluppo tecnologico che accentuava l'importanza strategica di aree grandi econtigue.7icholas S%H(an, l'ultimo grande classico del pensiero geopolitico, ritenevaimportante lo sviluppo tecnologico e industriale, ma non per uesto ritenevache il fattore geogra+co avesse perso la sua centralità. li Ctati nel sistema

    internazionale contemporaneo si di1erenziavano infatti da altri tipi di unitàpolitica proprio per l'enfasi sulla territorialità, con i con+ni che delimitavanol'ambito geogra+co della sovranità.

    La geogra+a era uindi l'in9uenza piH fondamentale e duratura sulla politicaestera, uella che consentiva di individuare grandi continuità strategichenonostante nel tempo ogni altra caratteristica potesse essersi modi+cata.l progresso aveva per0 plasmato nel tempo la carta geogra+ca, e nel 22 secolole zone cruciali si collocavano dove l'industrializzazione e l'urbanizzazioneavevano concentrato le maggiori risorse economiche e demogra+che. :uestearee non si trovavano n6 sui mari, n6 al centro dei continenti, ma sulle zonecostiere attorno alla massa eurasiatica e collegate dagli oceani, denominateRIMLANDS.

    ). LGAPICE DELLA EOPOLITICALa seconda guerra mondiale ha costituito l'apice della fortuna delle teoriegeopolitiche. 4a un lato, la ermania protagonista di uel con9itto aveva unaradicata tradizione geopolitica, tanto che ci si pu0 riferire ad una SCUOLATEDESCA.4urante la *epubblica della Eeimar, Jtto intze aveva sostenuto chel'autoritarismo della ermania poteva essere spiegato dalla sua collocazione

    vulnerabile in mezzo a potenziali nemici e dalla conseguente necessità disviluppare un forte militarismo al contrario della ran ?retagna, sicura nellasua posizione insulare e periferica.Cchmitt avrebbe poi riletto l'intera vicenda della politica internazionale comeun contrasto tra potenze terrestri e potenze marittime. :ueste ultime, perCchmitt, avevano introdotto un nuovo tipo di guerra assoluta con il blocconavale teso ad a1ermare un'intera nazione.l regime nazista utilizz0 poi strumentalmente a +ni di legittimazione ideologicale idee della scuola continentalista. L'esponente di spicco della scuola tedesca,arl aushofer, riteneva infatti che le pianure dell'Kuropa orientale +no agli&rali, ricoprissero un'importanza fondamentale per la ermania e uno sbocco

    naturale per il suo surplus demogra+co. er eushofer, l'Kurasia e l'Kurafricaerano aspirazioni politiche per la strategia tedesca piH che semplici espressionigeogra+che.l contrario delle scuole anglosassoni, il +lone tedesco era intriso di darSinismosociale teso a dimostrare il titolo del popolo tedesco a colonizzare ampi tratti diaree contigue in nome del proprio Nspazio vitaleB.

    4urante la UERRA FREDDA, il termine geopolitica cadde a lungo in disgraziaper il discredito connesso alla sua associazione con l'ideologia nazista.#i0 nonostante le grandi strategie delle superpotenze erano ugualmentein9uenzate da considerazioni geopolitiche.

    7egli anni Cettanta il termine geopolitica torn0 di moda dopo il temporaneoesilio, soprattutto grazie a due strateghi americani nati in Kuropa. l segretario

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    di stato di 7iQon, enrU issinger, giusti+cava infatti in termini geopoliticil'avvicinamento sino/americano del uale fu protagonista.La prospettiva di un ritiro statunitense dal 3ietnam allontanava la minaccia perla #ina, che poteva cosG concentrarsi sulla minaccia russa che si stavaintensi+cando dopo la rottura sino/sovietica degli anni Cettanta. n uesta

    diversa ottica, gli Ctati &niti potevano essere utili alleati, a prescindere dalledistanze ideologiche.li allenamenti in sia seguirono pertanto a partire dagli anni Cettanta laclassica massima geopolitica" Wil mio vicino è il nemico, il vicino del mio vicinoè il mio amicoW.

    . LA CRISI DELLA EOPOLITICA7onostante le apparenze, la guerra fredda fu per0 in realtà un periodo dideclino per la geopolitica.L'introduzione delle ARMI NUCLEARI  aveva infatti radicalmente ridotto ilvalore strategico del territorio. 7azioni lontane e vicine, piccole e grandi,protette da barriere naturali o vulnerabili potevano godere di una sicurezzauasi assoluta una volta dotate di un arsenale nucleare sucientementerobusto. Cul versante negativo, nemmeno una posizione geopoliticamenteprotetta, come uella degli Ctati &niti separati dalle altre potenze da dueoceani, poteva piH o1rire protezione dalle moderne armi di distruzione dimassa, n6, come dimostrano gli attentati dell'$$ settembre >$, da attacchiterroristici.

    La acerrima competizione tra superpotenze nelle aree periferiche era poidettata da logiche sistemiche piH che dal valore intrinseco dei vari territori . Le

    superpotenze intervenivano direttamente o tramite i propri alleati per negareall'altra un vantaggio,  secondo il MECCANISMO A SOMMA-ZERO tipico deisistemi bipolari, piuttosto che perch6 il territorio in uestione fosse decisivoperla propria sicurezza.Cembra calato il +ALORE DEL TERRITORIO  in generale, in uanto sonodiminuiti i bene+ci del suo controllo, ed aumentati i costi per il suomantenimento. COSTI DELLGAC0UISIZIONE TERRITORIALE sono aumentati nell'ultimosecolo e mezzo. 7on solo la guerra è diventata piH distruttiva, ma anche i costidel controllo territoriale postbellico sono stati magni+cati dalla mobilitazionedella popolazione locale, che pu0 resistere attivamente o passivamente

    all'occupazione.

    Cecondo Kdelstein, & #ccu%a!i#ni (i&i'ari hann# succss# s# in casi%ar'ic#&ari, 4uan*# & s#ci'< #ccu%a' s#n# s'a' *5&&a', 4uan*##ccu%a'i #ccu%an'i %rc%isc#n# una (inaccia c#(un. er uesto, leoccupazioni militari di successo sarebbero uasi esclusivamente concentratenel periodo immediatamente seguito alla seconda guerra mondiale, uando lepotenze dellBasse furono prima distrutte e poi protette dalla minaccia sovietica. uesto bisogna aggiungere un cambiamento della MENTALITJ  prevalentenella maggior parte degli Ctati, che sembra aver trasformato l'atteggiamentoverso l'uso della forza. !entre in passato l'uso dello strumento militare perscopi di interesse nazionale era considerato legittimo, ora l'uso della forza èritenuto accettabile solo per +ni almeno apparentemente astratti emultilaterali. :uesto signi+ca che per la maggior parte degli Ctati l'acuisizione

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    territoriale non sia considerata un obiettivo perseguibile della propria politicaestera.4a uesta nuova mentalità discendono due importanti cambiamenti nelsigni+cato di alcuni concetti chiave della politica internazionale"

    $. Ce la conuista territoriale non è n6 un'opportunità, n6 una minaccia pergli Ctati, il CONCETTO DI SICUREZZA non pu0 limitarsi solo uesto tipodi pericolo, ma deve essere esteso alle fonti di rischio. 4a un lato, altritipi di attori non statali uali le organizzazioni terroristiche o criminali;dall'altro altri tipi di obiettivi, uali la sicurezza delle città o dei 9ussicommerciali e +nanziari.!entre il concetto tradizionale di sicurezza si concentrava sugli aspettimilitari, e uindi focalizzava l'attenzione sulle minacce reciproche traCtati, l'attuale concetto di sicurezza globale mette l'accento su minaccetransnazionali che possono in9uenzare l'ordine pubblico e il benesseredella società, incentivando la cooperazione tra Ctati.

    >. #ambia il signi+cato dei CONFINI TRA STATI che non perdono il lorovalore geopolitico sebbene venga radicalmente trasformato. !entre inpassato i con+ni erano ritenuti soprattutto barriere per separare lasovranità di uno Ctato dagli altri, ora sono piH importanti comemeccanismi per collegare i vari Ctati tra loro. Le frontiere non sono piHimpermeabili ma diventano porose e attraversate da 9ussi la cui gestionediventa cruciale. 7el caso dei 9ussi negativi, come il traco di armi o didroga, è richiesta la loro limitazione, mentre in caso di 9ussi positivi,come gli investimenti o i commerci, e invece opportuna la loroincentivazione. La gestione dei 9ussi a sua volta comporta la necessità dicooperare con i governi dall'altro lato del con+ne, mettendo l'accento su

    un controllo congiunto piH che su una sovranità esclusiva. L'idea delcon+ne come un limes invalicabile è in+ne messa in discussione dallacrescente importanza delle organizzazioni internazionali e della loromembership variabile, che pre+gura possibili allargamenti.

    #i sono per0 due importanti uestioni contemporanee sulle uali l'impatto dellageogra+a sulla politica rimane signi+cativo"

    • Jsservando i processi di DEMOCRATIZZAZIONE seguiti alla caduta delmuro di ?erlino si nota come la maggior parte dei paesi che ha adottatoun regime democratico sia posizionato sul mare, mentre molti degli stati

    che hanno mantenuto un regime autocratico sono prevalentementecontinentali.4a un lato, uesto potrebbe signi+care che gli Ctati marittimi hanno unanatura interna relativamente piH aperta di uella degli altri, con unmigliore accesso al commercio internazionale e una maggiorepropensione ad adottare istituzioni di tipo liberale. 4all'altro lato, uestopotrebbe dimostrare una certa in9uenza esterna sui processi didemocratizzazione, soprattutto dal momento che la maggiore potenzamondiale odierna ha sia una politica estera attivamente impegnata nellademocratizzazione, sia la vocazione di una potenza marittima.

    • ermangono in9uenze geopolitiche sul vitale MERCATO DELLGENERIA.Minch6 l'economia mondiale dipenderà dagli idrocarburi, l'accesso allefonti rimarrà un interesse cruciale per la comunità internazionale. Lepotenze industrializzate e i principali paesi emergenti sono privi di riserve

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    o comunue hanno bisogno di importare energia per soddisfare il propriofabbisogno. Le riserve di petrolio sono altamente concentrate in alcunezone, e uattro uinti si trovano in soli $ paesi che hanno regimiautocratici o si trovano in regioni instabili. ncora oggi, uindi, eventigeopolitici negativi nelle aree cruciali potrebbero riverberarsi su tutto il

    sistema internazionale.

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    CAPITOLO K – ISTITUZIONI INTERNAZIONALI

    1. LE ISTITUZIONI INTERNAZIONALI TRA SPERANZE E SCETTICISMOLe istituzioni internazionali vengono freuentemente invocate come correttivoal carattere anarchico delle relazioni internazionali; uesto poich6 o1rono

    principi e regole per porre freno allBarbitrio degli stati, consentendo inoltre aigoverni di a1rontare collettivamente problemi sentiti da tutti facilitando ilcoordinamento delle politiche pubbliche. critici sostengono invece che esserepossano tuttBal piH formalizzare i rapporti di forza esistenti tra loro.

    ?isogna distinguere tra NorganizzazioneB e NistituzioneB" la prima è un gruppo diindividui dotato di una struttura formale e un obiettivo comune, entità materialicomposte da personale di vario tipo che sfrutta delle risorse per il proprioscopo. La seconda un insi( *i r"#& ch s'ru''uran# &in'ra!i#n'ra in*i/i*ui :# s'a'i c#( in 4us'# cas#; "ru%%i *3nn*# ic#(%#r'a(n'i %r(issi5i&i n#n. La maggior parte delle istituzioniinternazionali è gestita da organizzazioni internazionali, anche se è possibileche la prima esista senza che ci sia la seconda a gestirla. l termine istituzioneper0 si applica a fenomeni molto diversi" insiemi normativi come il dirittointernazionale, le regole della diplomazia e il principio di sovranità, ma ancheistituzioni Narti+cialiB non generate dallBevoluzione ma fondate secondo unprogetto preciso, come gli accordi internazionali. ?uzan infatti distingue traistituzioni primarie e istituzioni secondarie, dove le primarie consistono inpratiche durevoli generate da processi evolutivi e che de+niscono gli attori e iloro comportamenti. Cono otto" sovranità, territorialità, diplomazia, gestione deirapporti tra le grandi potenze, lBuguaglianza degli esseri umani, il mercato, il

    nazionalismo, la protezione ambientale. Le istituzioni secondarie invece sonouelle create e mantenute per la gestione dei rapporti reciproci.

    Lo studio delle istituzioni internazionali precede lBa1ermazione delle *elazioniinternazionali come disciplina" già nel 23/ secolo gli studiosi miravano ade+nire le regole di condotta degli stati sovrani, e gli autori O/5eschielaborarono piani per la pace perpetua attraverso assemblee di sovrani opopolari oltre che corti internazionali. La nascente disciplina delle *el. nt.mirava a fondare lo studio delle istituzioni su basi empiriche e scienti+chepiuttosto che +loso+che. La tradizione cosiddetta NistituzionlistaB consideracome le istituzioni possano avere unBin9uenza determinante per ridurre il

    con9itto militare economico e politico e si divide in una corrente razionalista ein una costruttivista.

    2. LISTITUZIONALISMO RAZIONALISTA2.1 na"iaLBistituzionalismo razionalista nasce in risposta ai precedenti approcciistituzionalisti, i piH importanti dei uali sono il funzionalismo e ilneofunzionalismo. Cecondo il primo lo stato come forma di organizzazionesociale aveva dimostrato di non poter soddisfare i bisogni fondamentali edoveva uindi essere aancato da nuove forme di autorità, come agenzie

    atte all’integrazione internazionale,  senza per uesto per0 s+dare lasovranità statale; tuttavia la lealtà della popolazione nei confronti di ueste

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    istituzioni avrebbe superato uella nei confronti dello stato stesso, creando unanuova forma di organizzazione politica globale.

    l neofunzionalismo si distingue da uesto approccio perch6 tenta di spiegare iprocessi di integrazione regionale piuttosto che globale, mira ad o1rire una

    teoria positiva libera da elementi prescrittivi e mettere in rilievo le dinamichepolitiche dellBintegrazione sovranazionale; uestBultima, data la sua presenza inun settore di policU, genererebbe incentivi per lBestensione e lBapprofondimentodellBintegrazione in altri (spill/over). LBintegrazione politica regionale stessaviene prodotta da un progressivo allargamento delle sfere di competenza delleistituzioni regionali a causa degli interessi materiali degli stati piuttosto che leloro ideologie. Tuttavia secondo i teorici della stabilità egemonica non è tanto la presenza diistituzioni uanto lBesistenza di una potenza egemone capace di fornire benipubblici la condizione necessaria per assicurare alti livelli di cooperazione.

    2.2 Assun'i i%#'sil testo principale, fter egemonU di eohane, mira a dimostrare come lacooperazione sia possibile anche senza la presenza di un egemone e come leistituzioni abbiano un ruolo essenziale nel promuoverla. er dimostrare ci0, irazionalisti accettano i seguenti assunti realisti e neorealisti" la centralità deglistati, gli stati come egoisti razionali, lBanarchia del sistema. !a al contrario dici0 che sostengono i realisti, uesti assunti sono compatibili con elevati livelli dicooperazione interstatale e le istituzioni contribuiscono a realizzarla. Tuttavia la teoria si presenta immediatamente come %ar!ia&, poich6 tratta lepreferenze degli stati come NesogeneB, uindi senza chiedersi come esse siano

    nate ma trattandole come dati di fatto. &nBaltra caratteristica della teoria è lalogica funzionalista" l’esistenza delle istituzioni viene spiegata dai bene!ci che portano agli stati. l meccanismo causale tra interessi statali e istituzioni è larazionalista strumentale, cioè quella che si interroga sui mezzi migliori per raggiungere un certo obiettivo senza considerarne la ragionevolezza.   teoriciuindi mettono in guarda che la loro teoria non si applica a ualunuesituazione, in particolare a uelle in cui gli interessi degli stati coincidonoperfettamente e uindi sono super9ue sia cooperazione che istituzioni(armonU) e in cui gli interessi sono totalmente incompatibili (4eadlocA), masolo a uelle in cui essi siano parzialmente compatibili e parzialmentecon9ittuali (!iQed/interest games).

    2.) C#&&a5#ra!i#n c##r*ina(n'# Tra i vari tipi di situazioni a preferenze miste, i teorici si sono concentrati suigiochi di collaborazione (in cui gli stati traggono maggiori vantaggi da un esitoin cui tutti cooperano rispetto a un esito in cui tutti defezionano(??74J77J); il problema è che uesto comune interesse non è sucientea garantire un esito cooperativo, poich6  &in'rss in*i/i*ua& a*9!i#nar %#'r55 %r/a&r su&&in'rss c#(un a c##%rar,secondo il gioco del Ndilemma del prigionieroB), e sui giochi di coordinamento(in cui gli stati hanno un interesse comune a raggiungere un accordo ma uncon9itto di interessi rispetto ai termini dellBaccordo stesso" è preferita lacooperazione alla sua mancanza, ma i partecipanti non sono dBaccordo sullasua forma.

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    &na soluzione di compromesso viene trovata attraverso un processo negoziale,(a anch in 4us'# cas# &in'rss in*i/i*ua& a ra""iun"r&acc#r*# %r9ri'# %u@ %r/a&r su&&in'rss c#(un a ra""iun"run acc#r*# 4ua&siasi tra le tattiche piH comuni per ottenerlo cBè uella delblu1). Kntrambi i giochi combinano incentivi a cooperare e incentivi a non farlo,

    tuttavia una volta stabiliti i termini dellBaccordo, in uelli di coordinamento siperde lBinteresse a violarli, mentre in uelli di collaborazione rimane il rischio didefezione unilaterale.

    er i teorici istituzionalisti, alla base di uesti problemi si trova un de+cit diinformazione, che pu0 essere colmato grazie alle istituzioni internazionali;uelle incaricate di risolvere problemi di coordinamento o1rirebbero uncontesto in cui sia possibile tenere negoziati trasparenti, con regole chestrutturino il processo di contrattazione e fornendo soluzioni che possanoessere considerate NeueB dalle varie parti.

    er uanto riguarda i giochi di collaborazione, le istituzioni dovrebberoconsistere in regole che diminuiscono lBambiguità degli obblighi deipartecipanti, impongono obblighi di trasparenza e giusti+cazione, delegano adagenti imparziali la veri+ca del rispetto degli accordi, strutturano la rispostacollettiva ed eventuali sanzioni in caso di violazione, assicurano agli stati che cisaranno opportunità di premiare la cooperazione e punire la defezione.

    2. Risu&'a'i (%iricili studi empirici sono di due tipi" i& %ri(# (#s'ra ch i "#/rni cran# &is'i'u!i#ni %r /ia *i 5n3ci a''si, come sostenuto dalla teoria (scelte

    degli stati X causa, istituzioni X e1etto); il secondo mostra gli e1etti delleistituzioni sui comportamenti degli stati (istituzioni X causa, scelte degli stati Xe1etto). Le analisi seguenti aiutano a comprendere il ruolo delle istituzioni insituazioni concrete e in diverse sfere.

    P dicile valutare complessivamente lBJ7&, una delle istituzioni piH importanti,poich6 è composta di diversi organi e impegnata in diverse aree di attività. eruanto riguarda lBattività di peace/Aeeping, studi empirici hanno trovato che lapace dura piH a lungo uando viene dispiegato personale militareinternazionale, e le operazioni di peace/Aeeping aiutano i belligeranti arisolvere un dilemma del prigioniero, e cioè uella della tentazione di violare il

    cessate il fuoco per evitare di essere attaccati per prima. er uanto riguardainvece il /onsiglio economico e sociale, tanto i suoi poteri che i suoi e"ettisono più deboli di quelli del /onsiglio di $icurezza; per uanto riguarda i dirittiumani ad esempio, gli stati che hanno rati+cato trattati a riguardo non sono inrealtà piH rispettosi di essi degli stati che hanno deciso di non farlo. n e1etti èdicile interpretare uesto tipo di trattati come una risposta al gioco dicoordinamento e di collaborazione; il rispetto di essi è condizionato dalla naturadel regime politico interno, aspetto che viene trattato dallBistituzionalismocostruttivista.

    LBJrganizzazione mondiale del commercio (ETJ) viene vistadall’istituzionalismo razionalista come una risposta al 0ilemma del prigionieroin cui i governi si trovano quando devono decidere sul grado di apertura del

     proprio paese nei confronti dell’economia internazionale" #"ni "#/rn#

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    'rarr55 5n3ci# *a&&i(%#si!i#n *i una 5arrira 'ari7aria ch(#*i3cass i 'r(ini *i sca(5i# in %r#%ri# 9a/#r, (a 4us'#causr55 un *c&in# a &i/& *& c#((rci# in'rna!i#na&, esitopeggiore per i governi di uello prodotto dallBassenza delle barriere tari1arie. lETJ svolge uindi due funzioni" fornisce un forum negoziale e strutturato

    prevedibile che riduce i problemi di coordinamento e sorveglia e pubblicizza lebarriere tari1arie mantenute dai governi, o1rendo un sistema di risoluzionedelle dispute che legittima sanzioni ma impone anche limiti sulla loro entità.

    er uanto riguarda la cooperazione internazionale in campo ambientale, nel$%%> è stato rati+cato un trattato, lB&nited 7ations MrameSorA #onvention on#limate #hange. &n protocollo a uesto trattato è stato adottato a Uoto nel$%%O, ma la sua ecacia secondo molti osservatori sarebbe compromessa dalfatto che gli &C si sono ri+utati di rati+carlo. Le riduzioni delle emissioni di gasserra infatti rappresenta un classico dilemma del prigioniero" tutti gli statipreferiscono riduzioni e1ettuate da tutti piuttosto che nessuna, ma trarrebberovantaggio nel non rispettare individualmente il trattato. CecondolBistituzionalismo razionalista, il protocollo deriva la sua ecacia insucienteproprio a causa della mancanza di istituzioni forti capaci di promuovere ecoordinare sanzioni, tanto che molti stati hanno infranto le loro promesse senzaconseguenze.

    ). LA CRITICA DEL REALISMOLa tradizione realista è da sempre scettica nei confronti delle capacità delleistituzioni internazionali. Cecondo gli istituzionalisti i casi in cui non si pu0applicare la loro teoria sono molto rari, invece per i realisti le situazioni in cui

    gli interessi sono incompatibili sono comuni; la mancanza di cooperazione nonè dovuta alla mancanza di informazione, ma da interessi incompatibili.nche se entrambi gli approcci concepiscono gli interessi come indipendentidalle istituzioni stesse, a di1erenza dellBistituzionalismo costruttivista, secondoi realisti lBistituzionalismo è troppo ottimista perch6 considera solo i guadagniassoluti degli stati e non i guadagni relativi" gli stati sono sempre consapevoliche gli altri possono rappresentare una minaccia alla propria autonomia e allapropria sopravvivenza, e uindi se la cooperazione produce un guadagno per lacontroparte superiore al proprio, uesto pu0 indurre alla defezione, al di là delguadagno assoluto che si percepirebbe cooperando. &i is'i'u!i#na&is'iri5a''#n# ch sis'#n# s#&u!i#ni is'i'u!i#na&i a 4us'# %r#5&(a, poich6

    gli stati si possono accordare su una compensazione che ristabilisca lBeuilibrioprecedente attraverso la creazione di unBistituzione dotata di poteri disupervisione.&nBaltra critica realista consiste nel fatto che le istituzioni sonoepifenomeniche, rispecchiano cioè gli interessi e i rapporti di forza tra gli stati enon hanno alcun potere causale indipendente, e per uesto il loro e1ettosarebbe solo apparente.

    . LISTITUZIONALISMO COSTRUTTI+ISTA.1 Cara''ris'ich %rinci%a&i *&&a%%r#cci# c#s'ru''i/is'aCia gli istituzionalisti razionalisti che i realisti presumono che gli stati abbianoun rapporto strumentale nei confronti delle istituzioni, che sono ecaci poich6promuovono interessi che gli stati hanno sviluppato indipendentemente dallaloro partecipazione alle istituzioni stesse.

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    LBistituzionalismo costruttivista rigetta uesta concezione strumentale;  leistituzioni de!niscono modelli culturali di comportamento appropriato e

     promuovono visioni del mondo condivise, strutturando gli stessi obiettivifondamentali e identità degli attori. N#n in>uisc#n# s# su ci@ ch "&ia''#ri %#ss#n# 9ar, (a anch su ci@ ch /#"&i#n# 9ar su chi s#n#.

    di1erenza dei razionalisti invece i costruttivisti ritengono che le preferenzedegli stati siano endogene rispetto alla loro partecipazione alle istituzioni.

    er Eendt la cultura è un aspetto essenziale della costituzione degli attori, e leistituzioni ne sono unBespressione di speci+ci modelli culturali che almenoparzialmente determinano lBidentità stessa degli stati che vi operanoallBinterno. *d esempio, la sovranità non deve essere concepita come attributointrinseco degli stati, ma come una forma di riconoscimento da parte deglialtri, e che si manifesta attraverso l’appartenenza ad organizzazioni qualil’123. Eendt identi+ca tre livelli di internalizzazione delle norme internazionali"nel primo gli attori conoscono la norma e la applicano perch6 obbligati, nelsecondo gli attori vi obbediscono perch6 ritengono che farlo sia nel lorointeresse (istituzionalismo razionalista), nel terzo gli attori vi obbedisconoperch6 la ritengono legittima. uestBultimo livello la norma riesce a NcostruireBlBattore.

    !eUer invece con la sua teoria aspira a spiegare  perch4 nel mondocontemporaneo le società organizzate statualmente sono molto simili tra loro e

     perch4 il cambiamento politico e sociale avviene in modo simile nei vari paesidel mondo.  Mr (#s'ra ch (#&' cara''ris'ich *& s'a'#c#n'(%#ran# *ri/an# *a (#*&&i cu&'ura&i "nra'i *i7usi *a

    %r#cssi *i %#r'a'a "a&, 'ra cui s%icca &a''i/i'< *&&#r"ani!!a!i#ni in'rna!i#na&i;  4us' a"isc#n# s%ss# c#( /''#rcn'ra& %r &a *i7usi#n *i (#*&&i cu&'ura&i.  er esempio, lB&nesco conla sua attività è riuscita a de+nire la gestione e promozione della ricercascienti+ca come uno degli attributi essenziali dello stato moderno, ed è a causadi uesto che anche stati a basso livello di sviluppo socioeconomico si sonodotati di ministeri per la *icerca.

    .2 S#cia&i!!a!i#n ar"#(n'a!i#ner lBistituzionalismo costruttivista lBimpatto delle istituzioni avviene soprattuttoattraverso processi di socializzazione, cioè processi attraverso cui lBinterazione

    sociale porta dei NnoviziB ad interiorizzare le norme e i modi di vedere unasocietà +no al punto di darli per scontati. er Yohnston i meccanismi principalisono &in>un!a s#cia& &a %rsuasi#n. 7ella prima, la conformità con lenorme da parte degli stati risulta in bene!ci e sanzioni di tipo sociale(benessere psicologico, senso di appartenenza, rispetto degli altri membri;vergogna, esclusione). La seconda è invece l’insieme di atti comunicativi chegenerano una convergenza di preferenze e opinioni in assenza di sanzionimateriali o psicologiche; a uesto proposito la teoria dellBazione comunicativadel +losofo abermas mira ad identi+care i presupposti di un dialogo e1ettivotra gli stati e le condizioni istituzionali in cui uesti presupposti possono essererealizzati. 

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    CAPITOLO – INTERDIPENDENZA ECONOMICA E POLITICAINTERNAZIONALE

    1. ORIINI DELLA TEORIA DELLINTERDIPENDENZA1.1 I& &i5ra&is(# n&& r&a!i#ni in'rna!i#na&iLa principale teoria che si occupa degli e1etti dellBinterdipendenza economicasulla politica internazionale appartiene al pensiero liberale ed emerge da unacritica al realismo" lo stato non è visto come unico attore rilevante sulla scenainternazionale, ma uno dei vari livelli ai uali è possibile aggregare lepreferenze degli individui, un NagenteB che opera per conto di altri NprincipaliBcome organizzazioni internazionali, compagnie multinazionali, chiese, maanche altri che si trovano a livello subnazionale e richiedono di prendere inconsiderazione variabili di politica interna

    di1erenza del realismo, uindi, il pensiero liberale prenda in considerazione

    vari tipi di con+gurazione dei rapporti società/stato, poich6 anche entitàinternazionali, subnazionali e transnazionali stabiliscono relazioni e in9uisconosugli esiti politici. noltre, lBambiente non è sempre visto come anarchico" anchei rapporti tra stato e stato sono in9uenzati dalle proprie caratteristiche interne;nei casi in cui lBanarchia è meno evidente e i rapporti meno con9ittuali e piHcooperativi (es." democrazia/democrazia), la sicurezza non è lBunica uestionesu cui concentrarsi, ma uno degli obiettivi principali è proprio il conseguimentodella ricchezza economica.

    7elle prime versioni del liberismo internazionalista, subito dopo la !, siimmaginava di poter basare lBintero sistema internazionale su di unBNarmonia

    degli interessiB e una paci+ca interdipendenza (idealismo). :uesti approccifurono screditati dalla ! e solo negli anni BO è emersa una Ccuolaneoliberale, che adotta una visione piH complessa in cui convivevano siarelazioni con9ittuali che cooperativi grazie ai uali sarebbe stato possibileconcentrarsi sui rapporti economici; il tipo di risorse richieste dunue(coercitive, persuasive, materiali, immateriali, militari, economiche, hard o soft)dipenderebbe dal contesto in cui vengono impiegate.

    :uesta di1erenza realismo/liberalismo dipende da una diversa visionedellBevoluzione storica.  realisti sono scettici riguardo ad un cambiamento cheriduca le possibilità di con#itto armato, i liberali credono nella possibilità di unpercorso storico di miglioramento verso la pace e verso una condizione distabilità e +ducia che renda obsoleto lBuso della violenza. I %#ssi5i&i%rc#rsi /rs# &a ri*u!i#n *&&a "urra s#n#6 & is'i'u!i#niin'rna!i#na&i, i& c#((rci# in'rna!i#na& &a*(#cra'i!!a!i#n.

    1.2 I& &i5ra&is(# c#((rcia&:uesto genere di liberalismo identi+ca il progresso nelle relazioni internazionalicon la di1usione delle moderne economie industriali di mercato a partire dal

    NO. :uesto fenomeno infatti, nella visioni liberale, avrebbe avutoripercussioni inedite sulle relazioni internazionali, inducendo gli stati aconcentrarsi sul proprio benessere economico piuttosto che sul successo

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    militare; a sostegno di uesta tesi, sembra esserci in e1etti una relazione tracon9itto e povertà. :uesta teoria è basata sulla visione di Cmith e *icardo suibene+ci del libero commercio senza interferenze statali, che suggeriva che laricchezza degli stati vicini favorisse il proprio sviluppo poich6 facilitavalBaccesso a tecnologie piH avanzate e mercati piH ricchi. LBopinione prevalente

    in precedenza, uella della dottrina mercantilista, era diametralmente opposta"il protezionismo era preferibile al libero commercio poich6 si riteneva che laricchezza potesse crescere solo a scapito del proprio vicino, predicandolBintervento statale in materia economica per il conseguimento della massimaautosucienza. LBesperienza storica ha dimostrato come, in generale, il liberomercato sia stato un ecace veicolo di sviluppo economico.

    2. INTERDIPENDENZA ECONOMICA E POLITICA INTERNA2.1 In'rssi %ar'ic#&ari *cisi#ni c#&&''i/ processi economici di uno stato economicamente aperto per0 non dipendonosolo dal suo governo, ma anzi in larga misura da attori privati (i gruppi diinteresse) che possono loro stessi in9uenzare lo stato. #ome dimostra infatti lateoria dellBazione collettiva di Jlson, uesti gruppi hanno sia lBincentivo chelBopportunità di distorcere la politica commerciale, e lBinteresse dei gruppiconcentrati è piH intenso di uello dei gruppi di1usi, poich6 i bene+ci vengonoripartiti tra un numero minore di persone e vi sono minori problemi dicoordinamento. vari gruppi di interesse si possono inoltre alleare al +ne dicontrollare meglio le decisioni pubbliche (logica del logRrolling).

    nche nei paesi con una rispettabile tradizione liberale è possibile per i gruppi

    dBinteresse particolare prevalere sugli interessi generali del paese" la variabilefondamentale è uella dellBimportanza data alle uestioni commerciali neldibattito politico. ltre teorie si concentrano sulla capacità dello stato diresistere alle pressioni dei gruppi di interesse" atzenstein distingue tra NstatideboliB e Nstati fortiB, dove i secondi, a di1erenza dei primi, sono capaci disviluppare una politica economica nellBinteresse del paese. li stati autocratici,al contrario delle democrazie, sono uelli sicuramente piH in grado di evitare ilconfronto con lBopinione pubblica e possono basare la legittimità delle loroscelte attraverso la propaganda.ltra conseguenza della crescita degli interscambi economici è lBaccresciutaimportanza di nuovi tipi di attori, uali le società multinazionali;   in alcuni casi,

    esse sarebbero in grado di modi!care le politiche dei governi, e questo tema èil fulcro di un dibattito tra chi ritiene che le multinazionali di"ondano capitale,conoscenza e sviluppo e chi sostiene che inibiscano lBimprenditorialità locale econtribuiscano al sottosviluppo di alcune zone del mondo. er C. strange il lororuolo nei processi economici contemporanei ha assunto una rilevanza tale damodi+care la diplomazia tradizionale, che prendeva in considerazione solo lerelazioni tra governi.

    er il liberalismo, il passaggio da economie tradizionali a uelle progrediteavviene attraverso la modernizzazione, il cui motore è il capitalismo. #i0 ha dueconseguenze" da un lato, il libero mercato porterebbe una crescente ricchezzae benessere, dallBaltro, la maggiore integrazione economica avrebbe lBe1etto dipaci+care le relazioni internazionali modi+cando sia le preferenze dei singoliche gli incentivi alle relazioni interstatali.

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    2.2 L cri'ich n#(aris'n netto disaccordo, per i neomarQisti la società non è composta da individuiche massimizzano il proprio vantaggio individuale, ma da classi sociali coninteressi contrapposti, che sono lBattore fondamentale.

    l mercato porta non ha una maggiore ricchezza complessiva, ma allBinevitabilesfruttamento delle classi meno privilegiate.La lotta di classe generata da tutto ci0 pu0 essere risolta solo con unarivoluzione che collettivizzi i mezzi di produzione. n e1etti, sebbene a livelloassoluto tutti i paesi siano diventati piH ricchi negli ultimi due secoli, sonoanche aumentate le di1erenze tra loro; per uesto per i neomarQisti non siparla di interdipendenza, ma di indipendenza delle economie avanzate e didipendenza delle altre.&i s'a'i %i8 arr'ra'i ri(an"#n# %#/ri %r#%ri# %rch? in'ra"isc#n#c#n 4u&&i %i8 ricchi ch &i in*uc#n# a s%cia&i!!arsi in s''#ri %#c#r**i'i!i sc#n*# &a "ica *& n#c#nia&is(# (teoria della dipendenza).:uesta teoria è per0 smentita dal successo di ualche paese emergente uscitodalla trappola del sottosviluppo adottando proprio unBeconomia aperta.

    ltri teorici, come Eallerstein, disegnano un sistema globale naturalmentepiramidale, un sistema/mondo integrato dalla divisione internazionale dellavoro e suddiviso in tre aree gerarchiche" centro, avanzato, semiperiferia, invia di sviluppo; periferia, arretrata e sfruttata. l ruolo assunto dai paesi pu0e1ettivamente cambiare, ma non il fatto che uesti livelli esistano, visto che laricchezza del centro poggia sullBarretratezza della periferia.

    ). LE CONSEUENZE DELLINTERDIPENDENZA SULLA POLITICAINTERNAZIONALE).1 &i 7''i %aci3ci *&&in'r*i%n*n!aCecondo il liberalismo, lBinterdipendenza economica porta i soggetti ad una piHstretta collaborazione e uindi ad una propensione a cooperare ed evitare ilcon9itto. noltre, il peso maggiore dato agli individui e ai gruppi interni agli statiinduce a dare maggior rilievo alle uestioni economiche, e di conseguenza lascoperta dellBecienza del libero scambio nel creare ricchezza è alla base delprimato dellBeconomia per il liberalismo.

    Cono tre per i teorici gli e1etti del com