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C.I. Scienze Interdisciplinari Cliniche II: Movimentazione Manuale dei Carichi Rocco Mangifesta, Ph.D. Ph.D. in Scienze della sicurezza e della tutela della salute negli ambienti di lavoro Email: [email protected] Corso di Studi in Tecniche della Prevenzione nell'Ambiente e nei Luoghi di Lavoro Università degli Studi "G. d'Annunzio" aa 2016/2017 -II° semestre II° anno 1

Corso di Studi in Tecniche della Prevenzione nell'Ambiente ...Ph.D. in Scienze della sicurezza e della tutela della salute negli ambienti di lavoro Email: [email protected]

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C.I. Scienze Interdisciplinari Cliniche II: Movimentazione

Manuale dei Carichi

Rocco Mangifesta, Ph.D. Ph.D. in Scienze della sicurezza e della tutela della salute negli ambienti di lavoro

Email: [email protected]

Corso di Studi in Tecniche della Prevenzione nell'Ambiente e nei Luoghi di Lavoro

Università degli Studi "G. d'Annunzio"

aa 2016/2017 -II° semestre II° anno 1

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TITOLO I

CAPO I

DISPOSIZIONI GENERALI

CAPO II SISTEMA ISTITUZIONALE

CAPO III

GESTIONE DELLA PREVENZIONE

NEI LUOGHI DI LAVORO

CAPO IV DISPOSIZIONI PENALI

TITOLO II Luoghi di lavoro

TITOLO III Uso delle attrezzature

di lavoro e dei dispositivi di Protezione individuale

TITOLO IV: Cantieri temporanei o mobili

TITOLO V Segnaletica di salute e sicurezza

sul lavoro

TITOLO VI: Movimentazione Manuale dei

Carichi

TITOLO VII Attrezzature munite di Video Terminale

Titolo VIII Agenti Fisici

Titolo IX Sostanze pericolose

Titolo X Esposizione ad Agenti

biologici

Titolo XI Protezione atmosfere

esplosive

Titolo XII Disposizioni diverse in

materia penale

Allegati dal I al LI

Lo schema

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Costituzione, Codice Civile

MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI

Capo I

Disposizioni generali

Art. 167

Campo di applicazione

1. Le norme del presente titolo si applicano alle attività lavorative di movimentazione manuale dei carichi che comportano per i lavoratori rischi di patologie da sovraccarico biomeccanico, in particolare dorso lombari.

2. Ai fini del presente titolo, s’intendono:

a) movimentazione manuale dei carichi: le operazioni di trasporto o di sostegno di un carico ad opera di uno o più lavoratori, comprese le azioni del sollevare, deporre, spingere, tirare, portare o spostare un carico, che, per le loro caratteristiche o in conseguenza delle condizioni ergonomiche sfavorevoli, comportano rischi di patologie da sovraccarico biomeccanico, in particolare dorso lombari;

b) patologie da sovraccarico biomeccanico: patologie delle strutture osteoarticolari,

muscolo tendinee e nervo vascolari.

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Art. 168 Obblighi del datore di lavoro

1. Il datore di lavoro adotta le misure organizzative necessarie e ricorre ai mezzi appropriati, in particolare attrezzature meccaniche, per evitare la necessità di una movimentazione manuale dei carichi da parte dei lavoratori. 2. Qualora non sia possibile evitare la movimentazione manuale dei carichi ad opera dei lavoratori, il datore di lavoro adotta le misure organizzative necessarie, ricorre ai mezzi appropriati e fornisce ai lavoratori stessi i mezzi adeguati, allo scopo di ridurre il rischio che comporta la movimentazione manuale di detti carichi, tenendo conto dell’allegato XXXIII, ed in particolare: a) organizza i posti di lavoro in modo che detta movimentazione assicuri condizioni di

sicurezza e salute; b) valuta, se possibile anche in fase di progettazione, le condizioni di sicurezza e di salute

connesse al lavoro in questione tenendo conto dell’allegato XXXIII; c) evita o riduce i rischi, particolarmente di patologie dorso lombari, adottando le misure

adeguate, tenendo conto in particolare dei fattori individuali di rischio, delle caratteristiche dell’ambiente di lavoro e delle esigenze che tale attività comporta, in base all’allegato XXXIII;

d) sottopone i lavoratori alla sorveglianza sanitaria di cui all’articolo 41, sulla base della valutazione del rischio e dei fattori individuali di rischio di cui all’allegato XXXIII.

3. Le norme tecniche costituiscono criteri di riferimento per le finalità del presente articolo e dell’allegato XXXIII, ove applicabili. Negli altri casi si può fare riferimento alle buone prassi e alle linee guida.

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Art. 169 Informazione, formazione e addestramento

1. Tenendo conto dell’allegato XXXIII, il datore di lavoro:

a) fornisce ai lavoratori le informazioni adeguate relativamente al peso ed alle altre caratteristiche del carico movimentato;

b) assicura ad essi la formazione adeguata in relazione ai rischi lavorativi ed alle modalità di corretta esecuzione delle attività.

2. Il datore di lavoro fornisce ai lavoratori l’addestramento adeguato in merito alle corrette manovre e procedure da adottare nella movimentazione manuale dei carichi.

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Sanzioni Art. 170

Sanzioni a carico del datore di lavoro e del dirigente

1. Il datore di lavoro ed il dirigente sono puniti:

a) con l’arresto da tre a sei mesi o con l’ammenda da 2.500 fino a 6.400 euro per la violazione dell’articolo 168, commi 1 e 2.

b) con l’arresto da due a quattro mesi o con l’ammenda da 750 a 4.000 euro per la violazione dell’articolo 169, comma 1.

Art. 171 Sanzioni a carico del preposto (abrogato)

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L’evoluzione dell’uomo

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Un po’ di anatomia Colonna vertebrale

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Un po’ di anatomia

Curve Colonna vertebrale

Queste curve

caratteristiche aiutano a

mantenere una postura

eretta ad assorbire le

sollecitazioni lungo tutta

la lunghezza della

colonna vertebrale.

LORDOSI

CERVICALE

LORDOSI

LOMBARE

CIFOSI DORSALE

CIFOSI

SACRALE

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Un po’ di anatomia

Vertebre e dischi intervertebrali

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Cerniera lombosacrale

• È la zona soggetta alla maggiore sollecitazione meccanica (modelli biomeccanici, misura P intradiscali).

• È la sede di circa il 50% delle ernie discali.

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Leva

Corpo rigido ruotante attorno ad un punto fisso (fulcro) al quale sono applicate 2 forze in 2 punti diversi:

• forza attiva (potenza)

• forza resistente All’equilibrio: P x a = R x b

FULCRO

P R

a b

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Fulcro articolazione L5-S1

Potenza muscolatura paravertebrale

Resistenza peso del tronco dell'individuo

peso del carico da sollevare

Cerniera lombosacrale

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La biomeccanica del rachide

Cosa accade se modifichiamo la distanza di applicazione delle forze?

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Le forze su L5/S1

BW = peso del corpo

LH = peso del carico

b = distanza CMcorpo- L5/S1

h = distanza CMoggetto- L5/S1

CM = centro di massa

Low back muscle force FM

Disc Compression Force FC

LH

h

b

BW

L5-S1 Disc Moment

W

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Movimentazione Manuale dei carichi

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Esiste un limite?

Dati sperimentali sul cadavere

Valore critico di forza sopra il quale aumenta il rischio di danno lombare 3400 N

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Studi su cadaveri per determinare le forze compressive sui segmenti lombari

3400 N

6400 N

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Quali sono i fattori importanti quando si giudica un compito che implica il

sollevamento di un carico?

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La biomeccanica del rachide

1) Posizione del corpo

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La biomeccanica del rachide

2) Distanza del carico dal corpo

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La biomeccanica del rachide

3) Peso del carico

4) Distanza dal corpo

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La biomeccanica del rachide

5) Frequenza del

sollevamento

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Dati scientifici

Patologie muscolo-

scheletriche

“Mal di schiena”

Attività lavorative che richiedono la

movimentazione di carichi o di pazienti

E’ stata dimostrata, attraverso indagini epidemiologiche, la correlazione tra

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Lombalgia (Low Back Pain)

Con il termine di lombalgia (Low Back Pain) si definisce una serie di disturbi a carico della porzione inferiore della colonna vertebrale.

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Lombalgia

• Disturbo molto frequente nella popolazione. Si stima che il 60 - 90% delle persone ne abbia sofferto almeno una volta nel corso della vita.

• Il primo episodio di solito si colloca tra i 20 e i 40 anni e colpisce entrambi i sessi.

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• Nel 85% dei casi recidiva.

• Il 25-50% dei pazienti presenta degli episodi di riacutizzazione nell’arco dell’anno seguente.

• Il 6-10% dei pazienti lombalgici cronicizza.

• Sintomi, patologia ed evidenze radiologiche sono scarsamente correlate.

Lombalgia

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• Meccaniche

Processi che coinvolgono la colonna vertebrale e le strutture vicine.

• Non meccaniche

Neoplasie

Infezioni

Artriti

Cause di lombalgia

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• Sforzo improvviso o brusco movimento.

• Prolungata condizione di sovraccarico biomeccanico.

• Alterazioni patologiche a carico del disco intervertebrale e delle vertebre lombari.

Cause comuni di lombalgia

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• Degenerazione del disco intervertebrale

• Bulging, protrusione, ernia del disco (con o senza radicolopatia)

Patologie del disco

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• Alterazioni della curvatura della colonna

• Artrosi

• Osteoporosi (fratture vertebrali)

• Spondilolistesi

Patologie delle vertebre

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Patologie e disturbi muscoloscheletrici correlati al lavoro

• Definiti nella letteratura scientifica Work Related Musculoskeletal Disorders “WRMSDs”.

• Nei Paesi Occidentali sono tra le malattie professionali più frequenti.

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Patologie e disturbi muscoloscheletrici correlati al lavoro

• Riconoscono una genesi multifattoriale.

• La loro insorgenza è correlata a diversi fattori di rischio lavorativi, ma può dipendere anche da fattori non professionali.

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Il mal di schiena e il lavoro

Dati Italiani:

In Italia ci sono 5 milioni di lavoratori esposti al rischio da MMC

Circa il 50% dei pre-pensionamenti sono causati da patologie legate alla schiena

Il 15% dei casi di inidoneità al lavoro è collegato con lesioni alla schiena

(Fonte CRREO Aprile 2009)

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Il mal di schiena

Il mal di schiena è il sintomo di alterazioni a carico di

1. vertebre

2. dischi intervertebrali

3. nervi

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1. Artrosi

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2. Ernia del disco

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3. Sciatalgia

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Disturbi degli arti superiori

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Fattori di rischio individuali

• Età

• Fattori antropometrici

• Condizioni di allenamento

• Fumo

• Condizioni patologiche

malattie congenite o acquisite (anomalie congenite, scoliosi, traumi, fratture, artrosi ecc..)

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Fattori di rischio individuali

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Fattori di rischio professionali

Fattori biomeccanici

• movimentazione manuale di carichi

Operazioni di trasporto o di sostegno di un carico ad opera di uno o più lavoratori, comprese le azioni del sollevare, deporre, spingere, tirare, portare o spostare un carico.

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Fattori di rischio professionali

• posture incongrue

• mantenimento di posture fisse per periodi prolungati (?)

• vibrazioni trasmesse a tutto il corpo

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Fattori di rischio psicosociali

Elementi individuali e collegati al lavoro che possono generare stress (WHO).

persistenza della sintomatologia

dolorosa e inabilità (cronicizzazione)

ridotta risposta ai trattamenti

terapeutici e riabilitativi

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Caratteristiche del carico

• Il carico è troppo pesante (scompare il concetto dei KG 30 contenuto nella 626/94)

• È ingombrante o difficile da afferrare • È in equilibrio instabile o il suo

contenuto rischia di spostarsi • È collocato in una posizione tale per cui

deve essere tenuto o maneggiato ad una certa distanza dal tronco o con una torsione del tronco

• Può, a motivo della struttura esterna e/o della consistenza, comportare lesioni per il lavoratore, in particolare “in caso di urto”

“la movimentazione manuale di un carico può costituire un rischio di patologie da sovraccarico biomeccanico, in particolare dorso-lombari nei casi seguenti”:

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Elementi di rischio da considerare

A - Le caratteristiche del carico: • è troppo pesante; • è ingombrante o difficile da afferrare • è in equilibrio instabile o il suo contenuto rischia di spostarsi; • è collocato in una posizione tale per cui deve essere tenuto o

maneggiato ad una certa distanza dal tronco o con una torsione o inclinazione del tronco;

• può, a causa della struttura esterna e/o della consistenza, comportare lesioni per il lavoratore, in particolare in caso di urto.

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Elementi di rischio da considerare

B - Lo sforzo fisico richiesto: • è eccessivo; • può essere effettuato soltanto con un movimento di torsione del

tronco; • può comportare un movimento brusco del carico; • è compiuto con il corpo in posizione instabile; • prevede alte frequenze e/o tempi prolungati di sollevamento.

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Elementi di rischio da considerare

C - Caratteristiche dell’ambiente di lavoro: • lo spazio libero, in particolare verticale, è insufficiente per lo

svolgimento dell’attività richiesta (spazi ristretti) oppure l’attività dovrebbe essere svolta in posizione seduta o in ginocchio;

• il pavimento è ineguale, quindi presenta rischi di inciampo o di scivolamento per il lavoratore;

• il posto o l’ambiente di lavoro non consentono al lavoratore la movimentazione manuale di carichi a un’altezza di sicurezza o in buona posizione;

• il pavimento o il piano di lavoro presentano dislivelli che implicano la movimentazione del carico a livelli di diversa altezza;

• il pavimento o il punto di appoggio sono instabili; • la temperatura, l’umidità o la ventilazione sono inadeguate.

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Elementi di rischio da considerare

C - Caratteristiche dell’ambiente di lavoro: • lo spazio libero, in particolare verticale, è insufficiente per lo

svolgimento dell’attività richiesta (spazi ristretti) oppure l’attività dovrebbe essere svolta in posizione seduta o in ginocchio;

• il pavimento è ineguale, quindi presenta rischi di inciampo o di scivolamento per il lavoratore;

• il posto o l’ambiente di lavoro non consentono al lavoratore la movimentazione manuale di carichi a un’altezza di sicurezza o in buona posizione;

• il pavimento o il piano di lavoro presentano dislivelli che implicano la movimentazione del carico a livelli di diversa altezza;

• il pavimento o il punto di appoggio sono instabili; • la temperatura, l’umidità o la ventilazione sono inadeguate.

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Elementi di rischio da considerare

D - Esigenze connesse all’attività: • sforzi fisici, che sollecitano in particolare la colonna vertebrale,

troppo frequenti o troppo prolungati (ad es. sostegno statico di un carico, spostamento del carico effettuato in velocità);

• pause o periodi di recupero fisiologici insufficienti; • distanze troppo grandi di sollevamento, di abbassamento o di

trasporto; • un ritmo imposto da un processo che non può essere modulato dal

lavoratore.

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Elementi di rischio da considerare

E - Fattori individuali di rischio: • inidoneità fisica a svolgere il compito in questione tenendo anche

conto che la forza fisica è solitamente differente in funzione del genere e dell’età;

• indumenti, calzature o altri effetti personali inadeguati indossati dal lavoratore;

• insufficienza o inadeguatezza delle conoscenze, della formazione o dell’addestramento.

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I massimi carichi consentiti

POPOLAZIONE LAVORATIVA

MASSA DI

RIFERIMENTO (KG.)

Maschi (18 - 45 anni)

Femmine (18 - 45 anni)

25

20

Maschi giovani (fino 18 anni) ed

anziani (oltre 45 anni)

20

Femmine giovani (fino 18 anni) ed

anziane (oltre 45 anni)

15

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OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO

VALUTAZIONE DEI RISCHI

MISURE DI PREVENZIONE

GERARCHIA DI AZIONI:

1. MECCANIZZAZIONE (eliminazione del rischio)

2. AUSILIAZIONE (riduzione del rischio attraverso misure

tecniche e organizzative)

3. USO CONDIZIONATO DELLA FORZA MANUALE

(misure correttive in relazione elementi di riferimento

dell’allegato XXXIII)

Sorveglianza

sanitaria

Informazione

Formazione aa 2016/2017 - C.I. Scienze Interdisciplinari Cliniche II: Movimentazione Manuale dei Carichi – Rocco Mangifesta, Ph.D.

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Valutazione dei rischi

Valutazione del rischio da MMC

Movimentazione con sollevamento di carichi

Movimenti di spinta e traino

Movimentazione Assistita di

Pazienti Ospedalizzati

METODO NIOSH

Metodo Snook e Ciriello

Metodo MAPO

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NORME TECNICHE DI RIFERIMENTO PER LA MMC

Gerarchia: norme tecniche buone prassi linee guida

NORME ISO ISO 11228-1 Ergonomics-Manual handling-Lifting and carrying (sollevamento e trasporto)

ISO 11228-2 Ergonomics-Manual handling-Pushing and pulling (spingere e trainare)

ISO 11228-3 Ergonomics-Manual handling- handling of low loads high frequency (bassi carichi ad alta frequenza)

NORME UNI EN (direttiva “macchine”) UNI EN 1005-2 Sicurezza del macchinario; prestazione fisica umana, movimentazione manuale di macchinario e di parti componenti il macchinario

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Applicazione delle norme

In teoria tali norme si applicano ad ogni azione di movimentazione manuale in tutti i contesti di lavoro; sotto un profilo pratico le procedure di valutazione dovrebbero rivolgersi a:

Carichi di peso superiore a 3 Kg

Azioni di movimentazione che vengono svolte non occasionalmente (ad es. con frequenze medie di

1 volta ogni ora nella giornata lavorativa tipo)

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Alterazioni più comuni:

Sindrome del tunnel carpale (compressione del nervo mediano al polso)

Tendiniti muscolo flessori ed estensori mano

Epicondiliti ed epitrocleiti al gomito

Periartrite scapolo-omerale alla spalla

Le malattie da sovraccarico biomeccanico (WMSDs)

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FATTORI DI RISCHIO OCCUPAZIONALI: Movimenti con elevata ripetitività, alta frequenza e velocità

di azione Uso di forza Posizioni incongrue Compressioni di strutture anatomiche Recupero insufficiente Vibrazioni Strumenti di lavoro non ergonomici Uso di guanti, in particolare se inadeguati Esposizione a freddo Parcellizzazione del lavoro Inesperienza lavorativa Lavoro a ritmi vincolati

Le malattie da sovraccarico biomeccanico (WMSDs)

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FATTORI PSICOSOCIALI:

Complessità ed interesse per il lavoro

Carico, pressione, vincolo del lavoro

Attenzione richiesta

Rapporti tra colleghi e superiori

Aspettative e prospettive

Le malattie da sovraccarico biomeccanico (WMSDs)

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FATTORI DI RISCHIO INDIVIDUALI NON OCCUPAZIONALI: Sesso Età Struttura antropometrica Condizione psicologica Traumi e fratture pregresse Patologie croniche osteoarticolari Patologie metaboliche quali diabete Stato ormonale Gravidanza Attività domestiche Attività hobbistiche

Le malattie da sovraccarico biomeccanico (WMSDs)

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Le malattie da sovraccarico biomeccanico (WMSDs) D.M. 27/04/04

LISTA AGENTE E LAVORAZIONI MALATTIE

Malattie la

cui origine

lavorativa è

di elevata

probabilità

Microtraumi e posture incongrue a

carico degli arti sup. per attività eseguite

con ritmi continui e ripetitivi per almeno

le metà del tempo del turno lavorativo

-Sindrome da sovraccarico

biomeccanico della spalla

-Sindrome da sovraccarico

biomeccanico del gomito

-Sindrome da sovraccarico

biomeccanico polso-mano

Malattie la

cui origine

lavorativa è

di limitata

probabilità

Microtraumi e posture incongrue a

carico degli arti sup. per attività eseguite

con ritmi continui e ripetitivi per almeno

la metà del tempo del turno lavorativo

-Sindrome da intrappolamento

del nervo ulnare

-Tendinopatia inserzione distale

tricipite

-Sindr. Canale Guyon

Malattie la

cui origine

lavorativa è

possibile

Microtraumi e posture incongrue a

carico degli arti sup. per attività eseguite

con ritmi continui e ripetitivi per almeno

la metà del tempo del turno lavorativo

-Sinrome dello stretto toracico

-morbo di Dupuytren

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Le malattie da MMC D.M. 27/04/04

LISTA AGENTE E LAVORAZIONI MALATTIE

Malattie la

cui origine

lavorativa è

di elevata

probabilità

Movimentazione manuale dei carichi

eseguita con continuità durante il turno

lavorativo

-Spondiloartropatie del tratto

lombare

- Ernia discale lombare

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VALUTAZIONE DEL RISCHIO DA SOVRACCARICO BIOMECCANICO

Per la descrizione e la valutazione del lavoro comportante un potenziale sovraccarico bio-meccanico da movimenti e/o sforzi ripetuti degli arti superiori, si devono identificare e quantificare i seguenti principali fattori rischio:

• frequenza di azione elevata; • uso eccessivo di forza; • postura e movimenti degli arti superiori incongrui; • stereotipia; • carenza di periodi di recupero adeguati.

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Valutazione del rischio per patologie da sovraccarico biomeccanico

Metodo OCRA

Nel Metodo OCRA il percorso di analisi dovrà articolarsi nei seguenti punti generali:

• individuazione dei compiti caratteristici di un lavoro e fra essi di quelli che si compiono (per tempi significativi) secondo cicli ripetuti, uguali a se stessi;

• individuazione, nei cicli rappresentativi di ciascun compito, della sequenza delle azioni tecniche;

• descrizione e quantificazione in ciascun ciclo rappresentativo, dei fattori di rischio: frequenza, forza, postura;

• ricomposizione dei dati riguardanti i cicli, in relazione ai compiti e all’intero turno di lavoro, considerando le durate e le sequenze dei diversi compiti e dei periodi di recupero;

• valutazione sintetica e integrata dei fattori di rischio per 1’intero lavoro.

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Il NIOSH nella sua proposta parte da un peso ideale di 23 kg che

viene considerato protettivo per il 99% dei maschi adulti e per il

75-90% delle donne. In Italia, sulla base anche dei dati esistenti in

letteratura, si partì da un peso ideale di 30 kg per i maschi adulti e

20 kg perle femmine adulte; in tal modo si protegge circa il 90%

delle rispettive categorie.

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Limitazioni del metodo

Il metodo originale proposto dal NIOSH non è applicabile nei seguenti casi:

1. operazioni di sollevamento/abbassamento svolte con un solo arto 1;

2. operazioni di sollevamento/abbassamento svolte per un periodo superiore alle 8

ore;

3. operazioni di sollevamento/abbassamento svolte in posizione seduta o in ginocchio;

4. operazioni di sollevamento/abbassamento svolte in luoghi ristretti (cioè che

condizionano la postura dell’operatore);

5. operazioni di sollevamento/abbassamento di oggetti instabili (ad esempio

contenitori di liquidi o di solidi in cui il baricentro può variare rapidamente);

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Limitazioni del metodo

7. sollevamenti/abbassamenti effettuati con attrezzature meccaniche;

8. azioni di sollevamento/abbassamento eseguite insieme ad operazioni di traino, tiro o

spinta;

9. azione di sollevamento/abbassamento eseguite molto velocemente (circa 75 cm/s);

10. azioni di sollevamento/abbassamento eseguiti su pavimentazione o piano di

appoggio scivolosi (coefficiente di attrito tra suola e pavimento < 0.4; ad esempio

superficie ghiacciate).

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Limitazioni del metodo

- operazioni di sollevamento/abbassamento svolte con un solo arto 1;

La limitazione citata al punto n. 1 è stato modificata introducendo i seguenti

fattori di correzione:

- per sollevamenti eseguiti con un solo arto, è applicato un fattore pari a 0.60;

- per sollevamenti eseguiti da 2 persone, è applicato un fattore pari a 0.85;

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La dislocazione orizzontale H è la distanza misurata tra la proiezione verticale della presa

del carico ed il punto mediano tra le caviglie.

La dislocazione orizzontale H ha delle restrizioni dovute al fatto che il carico non può

essere mantenuto né troppo vicino al corpo (problemi di interferenza durante il

sollevamento) né troppo lontano (limitazione dovuta alla lunghezza delle braccia);

il NIOSH ha assunto i seguenti valori minimi e massimi:

25 cm ≤ H ≤ 63 cm

Analisi della geometria del sollevamento e della durata del compito lavorativo

Dislocazione orizzontale del carico

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Se la dislocazione orizzontale H durante il

sollevamento è effettivamente inferiore a

25 cm, si dovrà assumere comunque, ai

fini del calcolo, il valore minimo di 25 cm.

Per il valore massimo tale problematica

non sussiste in quanto tale limite è

ridondante.

In funzione del valore assunto dalla

dislocazione orizzontale H, il coefficiente

di riduzione Hm assume valori variabili tra

1 (H=25 cm) e 0.4 (H = 63 cm)

Analisi della geometria del sollevamento e della durata del compito lavorativo

Dislocazione orizzontale del carico

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E’ definita come la distanza verticale tra le mani (punto di presa) ed il pavimento o piano di

appoggio, come illustrato in figura 1

Per la dislocazione verticale, il NIOSH ha assunto le seguenti restrizioni:

l’altezza verticale massima non può essere superiore a 175 cm;

l’altezza verticale minima è, ovviamente, zero e coincide con il pavimento o piano di

appoggio.

Il coefficiente di riduzione Vm è funzione della dislocazione verticale V e vale Vm = 1 (condizioni

ideali) per V = 75 cm, mentre decresce quando più ci si allontana da questa condizione ideale;

precisamente:

Vm = 0.78 per V = 0 (presa del carico a livello del pavimento);

Vm = 0.70 per V = 175 cm (altezza massima di sollevamento)

Analisi della geometria del sollevamento e della durata del compito lavorativo

Dislocazione verticale del carico

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La distanza di sollevamento verticale D, è lo spostamento verticale subito dal carico durante l’azione di

sollevamento/abbassamento; la distanza D è data dal valore assoluto della differenza tra la dislocazione

verticale all’origine del sollevamento (Vo) ed alla destinazione (Vd):

D = | Vd – Vo |

La distanza verticale D non può essere inferiore a 25 cm e superiore a 175 cm; se durante il sollevamento,

D è inferiore al valore minimo di 25 cm, ai fini del calcolo deve essere considerata uguale a tale valore

minimo.

Il coefficiente di riduzione Dm varia proporzionalmente alla distanza di sollevamento D, e vale 1 (condizioni

ideali) per D = 25 cm, e decresce all’aumentare della distanza di sollevamento;

precisamente:

Dm = 1 per D = 25 cm

Dm = 0.85 per D = 175 cm

Analisi della geometria del sollevamento e della durata del compito lavorativo

Distanza di Sollevamento

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Il sollevamento è asimmetrico quando questo inizia o finisce al di fuori del piano sagittale mediano (fig.

2). L’angolo di asimmetria A, è l’angolo compreso tra la linea di asimmetria e la linea sagittale;

la linea di asimmetria è la linea che congiunge il punto mediano interno tra le caviglie e la proiezione

sul piano di riferimento del punto mediano di presa del carico.

La linea sagittale è la retta ottenuta dall’intersezione del piano mediano sagittale ed il piano di

appoggio (o la pavimentazione).

In generale la movimentazione manuale asimmetrica di carichi dovrebbe essere, per quanto possibile,

evitata anche attraverso opportuni interventi di riprogettazione della postazione di lavoro;

se ciò non è possibile, il sollevamento è ancora effettuabile ma con significative riduzioni del peso

limite raccomandato; infatti, il coefficiente di riduzione Am decresce rapidamente all’aumentare

dell’angolo di asimmetria A; precisamente:

Am = 1 per A = 0°

Am = 0.71 per A = 90°

Am = 0.57 per A = 135°

Analisi della geometria del sollevamento e della durata del compito lavorativo

Asimmetria del Sollevamento

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L’angolo di asimmetria A non può essere

superiore a 135°; in questi casi il coefficiente

di riduzione Am dovrà essere assunto pari a

zero: Am = 0 per A > 135°

Analisi della geometria del sollevamento e della durata del compito lavorativo

Asimmetria del Sollevamento

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La frequenza di sollevamento è il numero di sollevamenti al minuto effettuati durante l’esecuzione di un compito.

E’ molto importante sottolineare che la frequenza di sollevamento è la media aritmetica dei sollevamenti al minuto

effettuati durante un periodo di osservazione di almeno 15 minuti;

pertanto, la frequenza di sollevamento del compito non deve essere confusa con la frequenza istantanea di

sollevamento; ciò comporterebbe gravi errori nel calcolo dell’indice di rischio.

Ad esempio, se un compito, effettuato ciclicamente, è composto da una fase in cui si sollevano carichi per 8 minuti alla

frequenza di 10 sollev./min., mentre la fase successiva prevede un periodo di riposo di 7 minuti (oppure compiti senza

azioni di sollevamento);

in questo caso la frequenza di sollevamento sarà pari al numero di sollevamenti effettuati nel periodo di osservazione

(15 minuti in questo caso) rapportate alla durata del periodo di osservazione stesso; quindi:

f = (10 x 8)/15 =5.3= soll./min.

Analisi della geometria del sollevamento e della durata del compito lavorativo

Frequenza del Sollevamento

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È importante anche sottolineare che, quando si applica questa procedura particolare per il calcolo della

frequenza, l’intero periodo di osservazione dovrà essere considerato come “lavorativo”, anche se

all’interno sono presenti effettivamente delle pause; questo è fondamentale per la corretta definizione

della durata del compito .

La frequenza di sollevamento presenta le seguenti restrizioni:

un valore minimo che non può essere inferiore a 0.2 sollevamenti al minuto (per valori inferiori

assumere comunque tale valore minimo);

un valore massimo che è funzione della durata del compito e della dislocazione verticale V; in ogni

caso il valore massimo non può essere superiore a 15 sollevamenti al minuto;

Il coefficiente di riduzione Fm è funzione della frequenza di sollevamento, della durata del

sollevamento e della dislocazione verticale V

Analisi della geometria del sollevamento e della durata del compito lavorativo

Frequenza del Sollevamento

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Analisi della geometria del sollevamento e della durata del compito lavorativo

Frequenza del Sollevamento

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La durata del sollevamento è classificata in tre categorie:

1. breve:

compiti con azioni di sollevamento della durata di un’ora o meno, seguiti da un periodo di recupero di

almeno 1.2 volte il tempo di lavoro; ad esempio un compito con azioni di sollevamento della durata di

45 minuti, dovrà essere seguito da un periodo di recupero (anche compiti leggeri senza azioni di

sollevamento) di almeno 54 minuti; anche se, successivamente, viene rieffettuato il compito con azioni

di sollevamento, la durata del compito, ai fini del calcolo dell’indice di rischio, dovrà essere considerata

comunque ≤1 ora; viceversa, se un adeguato periodo di recupero non è effettuato tra un compito di

sollevamento e l’altro, ai fini del calcolo dell’indice di rischio, dovrà essere considerata la durata

complessiva. E’ importante sottolineare che in quest’ultimo caso, la frequenza di sollevamento dovrà

essere opportunamente ponderata sulla durata totale del compito.

Analisi della geometria del sollevamento e della durata del compito lavorativo

Durata del Sollevamento

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La durata del sollevamento è classificata in tre categorie:

2. moderata:

E’ definita moderata compiti con azioni di sollevamento della durata maggiore di un’ora ma non

superiore a due ore, seguiti da un opportuno periodo di recupero pari ad almeno 0.3 volte il tempo di

lavoro. Se, per esempio, un lavoratore effettua compiti con azioni di sollevamento per due ore, il

periodo di recupero (anche compiti leggeri senza azioni di sollevamento) necessario affinché la durata

sia considerata moderata sarà di 36 minuti. Se tale periodo di recupero è insufficiente, dovrà essere

presa in considerazione la durata complessiva delle azioni di sollevamento.

Analisi della geometria del sollevamento e della durata del compito lavorativo

Durata del Sollevamento

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La durata del sollevamento è classificata in tre categorie:

3. Lunga:

compiti con azioni di sollevamento della durata superiore alle due ore, ma non superiore alle otto ore;

dovranno essere prese in opportuna considerazione le pause tipiche previste nel turno di lavoro in

esame (ad esempio la pausa pranzo o altre pause previste durante la giornata).

E’ importante sottolineare che, per compiti con azioni di sollevamento della durata superiore ad otto

ore, il presente metodo non è applicabile.

Analisi della geometria del sollevamento e della durata del compito lavorativo

Durata del Sollevamento

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Frequenza del Sollevamento

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Le condizioni di presa dell’oggetto influiscono sia sulla forza massima esercitabile sullo stesso che sulla

relativa estensione della dislocazione verticale V. Una buona condizione di presa riduce la forza

necessaria per la presa stessa e consente, quindi, di poter impiegare maggior forza per il sollevamento

dell’oggetto. Una presa scarsa richiede un impiego maggiore della forza per la presa e riduce di

conseguenza la forza disponibile per il sollevamento.

Si sottolinea che, la condizione di presa non è un parametro costante ma può variare durante il

sollevamento stesso, ad esempio in funzione della dislocazione verticale dell’oggetto; pertanto, è

opportuno valutare le condizioni di presa sia nel punto origine del sollevamento che nella destinazione.

Il Coefficiente di riduzione Cm dipende sia dalle condizioni di presa, sia dalla dislocazione verticale V

Analisi della geometria del sollevamento e della durata del compito lavorativo

Condizioni di presa del carico

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Condizioni di presa del carico

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Analisi della geometria del sollevamento e della durata del compito lavorativo

Condizioni di presa del carico

nota 1: una maniglia di dimensioni ottimali presenta le seguenti caratteristiche: • diametro compreso tra 19 e 38 mm; • lunghezza almeno di 115 mm; • forma cilindrica, superficie priva di asperità

e non scivolosa; • luce di almeno 50 mm.

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Condizioni di presa del carico

nota 2: una maniglia a fessura di dimensioni ottimali presenta le seguenti caratteristiche: • altezza di almeno 38 mm • lunghezza di almeno 115 mm; • forma semiovale; • spessore del contenitore di almeno 6 mm; • profondità di almeno 50 mm; • superficie priva di asperità e non scivolosa.

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Condizioni di presa del carico

nota 3: Un contenitore di forma ottimale ha una lunghezza frontale ≤ 40 cm, un’altezza ≤ 30 cm, superficie priva di asperità e non scivolosa. nota 4: Un operatore deve poter posizionare le dita quasi a 90° sotto il contenitore, come ad esempio quando si solleva una scatola di cartone dal pavimento. nota 5: Un contenitore è considerato meno che ottimale se è almeno verificata una delle seguenti condizioni: ha lunghezza frontale o larghezza > 400 mm; altezza > 300 mm; superficie irregolare o scivolosa; bordi con spigoli vivi; baricentro asimmetrico; contenuto instabile; richiede l’utilizzo di guanti. Un oggetto sfuso (non imballato) è considerato ingombrante, voluminoso, se non può essere facilmente bilanciato tra le mani.

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Condizioni di presa del carico

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SCHEMA A BLOCCHI PER LA DETERMINAZIONE DELLE CONDIZIONI DI PRESA

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Procedure di valutazione dell’indice di Sollevamento Prima di effettuare il calcolo dell’indice di rischio, l’analista dovrebbe individuare se il compito lavorativo con azioni di movimentazione manuale di carichi in esame può essere analizzato con la procedura per i compiti singoli oppure con quella per i compiti multipli. Compiti con azioni di movimentazione manuale di carichi possono essere analizzati con la procedura per compiti singoli se, i parametri dei vari compiti, non variano significativamente tra gli stessi compiti oppure solo un compito è di particolare interesse (worst-case analisi). Questo caso potrebbe essere quando gli effetti degli altri compiti sullo sforzo e la fatica muscolare localizzata o del corpo intero, non differiscono significativamente dal worst-case. Compiti con azioni di movimentazione manuale di carichi possono essere analizzati con la procedura per compiti multipli se i parametri dei vari compiti variano significativamente tra un compito e l’altro. In questo caso si deve utilizzare una procedura per compiti multipli, relativamente complessa, in quanto si devono valutare sia gli indici dei singoli compiti, che il loro effetto complessivo.

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Indice di sollevamento Compiti Singoli L‘indice di sollevamento LI è espresso dalla relazione:

LI=PS (peso sollevato)/ RWL (peso limite raccomandato)

dove il peso limite raccomandato RWL è espresso dalla relazione: RWL = CP x Hm x Vm x Dm x Am x Fm x Cm

.

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Indicatori di rischio ed azioni conseguenti Determinati gli indici di sollevamento (indici sintetici di rischio) con le procedure per compiti singoli o per compiti multipli, valgono i seguenti orientamenti: • L’indice sintetico di rischio è < 0,85 (area verde): la situazione è accettabile e non è richiesto alcuno specifico intervento. • L’indice sintetico di rischio è compreso tra 0,85 e 1 (area gialla): la situazione si avvicina ai limiti, una quota della popolazione (stimabile tra l’1% e il 10% di ciascun sottogruppo di sesso ed età) può essere non protetta e pertanto occorrono cautele anche se non è necessario uno specifico intervento. Si può consigliare di attivare la formazione del personale addetto. Lo stesso personale può essere, a richiesta, sottoposto a sorveglianza sanitaria specifica. Laddove è possibile, è consigliato di procedere a ridurre ulteriormente il rischio con interventi strutturali ed organizzativi per rientrare nell’area verde (indice di rischio < 0,85). • L’indice sintetico di rischio è > 1 (area rossa). La situazione può comportare un rischio per quote crescenti di popolazione e pertanto richiede un intervento di prevenzione primaria. Il rischio è tanto più elevato quanto maggiore è l’indice. Vi è necessità di un intervento immediato di prevenzione per situazioni con indice maggiore di 3; l’intervento è comunque necessario anche con indici compresi tra 1 e 3. Programmare gli interventi identificando le priorità di rischio. Riverificare l’indice di rischio dopo ogni intervento. Attivare la sorveglianza sanitaria periodica del personale esposto.

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Sollevamento e trasporto in base alla norma ISO 11228-1:03 La parte 1 delle norme della serie ISO 11228 concerne le azioni del sollevamento e del trasporto, ovvero la movimentazione di un oggetto dalla sua posizione iniziale verso l’alto, senza ausilio meccanico, e il trasporto orizzontale di un oggetto tenuto sollevato dalla sola forza dell’uomo (punto 3.2 e 3.4, norma ISO 112281: 2003).

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- distanza orizzontale origineHo:46 cm; - distanza orizzontale destinazioneHd:25 cm; - distanza verticale origineVo:38 cm; - distanza verticale destinazioneVd:90 cm;

l compito consiste nel caricare in una tramoggia dei sacchi di materiale prelevati da un carrello. I sacchi sono del peso di 18 kg; il caricamento dei sacchi viene effettuato tenendo i piedi fermi nella posizione illustrata nella figura, mentre viene rotato il busto; gli angoli di asimmetria sia nella posizione origine che in quella di destinazione sono di 45°. Il compito viene svolto non continuamente, ma circa 12 volte per turno, con ampi periodi di recupero tra i vari sollevamenti (tempo recupero/ tempo lavoro > 1.2); gli altri compiti svolti nel turno dal lavoratore richiedono un impiego di forza o energia trascurabile. La frequenza di sollevamento è < 0.2 soll./min. e la durata < 1 ora; i parametri della geometria del sollevamento sono:

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Nei comuni contesti produttivi i lavoratori sono spesso chiamati a svolgere compiti diversi di movimentazione manuale di carichi per i quali il calcolo sopra descritto non può essere applicato. Dovrà pertanto essere applicata una procedura ponderata in cui saranno presi in considerazione il numero dei compiti diversi e le relative frequenze di movimentazione. Potranno essere identificati gruppi di compiti secondo il tipo di carico e la relativa frequenza. Ad esempio:

- carichi movimentati in modo simile o ad altezze analoghe, - carichi movimentati con frequenze simili, - carichi di peso simile.

In queste situazioni si dovrà calcolare l’Indice di Sollevamento Composto (ISC) che è determinato dall’indice di sollevamento (IS) del compito più gravoso, incrementato di una quota determinata dagli IS degli altri compiti.

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CALCOLO DI ISC (per compiti multipli) Il calcolo dell’ISC, come proposto dal NIOSH, è rappresentato nella condizione più semplice

(cioè per due compiti) dalla seguente formula: ISC = IS1 + (IS21+2 - IS21)

Ciò significa che, nel caso in cui l’indice di sollevamento del compito semplice 1 (IS1) risulti uguale all’indice di sollevamento del compito semplice 2 (IS2), due dei termini dell’equazione si semplificano e la risultanza sarà allora quello di un compito semplice effettuato alle frequenze somma di IS1 e IS2. Per facilitare la comprensione delle variabili che debbono essere calcolate si espliciteranno una serie di passaggi matematici come di seguito riportato:

IS = Peso sollevato / Peso raccomandato Peso raccomandato = Cp x FA x FV x FO x FAs x FP x FF

dove Cp = Costante di peso FA = Fattore altezza delle mani all’inizio del sollevamento FV = Fattore dislocazione verticale FO = Fattore distanza orizzontale dal corpo FAs = Fattore asimmetria FP = Fattore presa FF = Fattore frequenza/durata

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CALCOLO DI ISC (per compiti multipli) Il calcolo dell’ISC, come proposto dal NIOSH, è rappresentato nella condizione più semplice

(cioè per due compiti) dalla seguente formula: ISC = IS1 + (IS21+2 - IS21)

Ciò significa che, nel caso in cui l’indice di sollevamento del compito semplice 1 (IS1) risulti uguale all’indice di sollevamento del compito semplice 2 (IS2), due dei termini dell’equazione si semplificano e la risultanza sarà allora quello di un compito semplice effettuato alle frequenze somma di IS1 e IS2. Per facilitare la comprensione delle variabili che debbono essere calcolate si espliciteranno una serie di passaggi matematici come di seguito riportato:

IS = Peso sollevato / Peso raccomandato Peso raccomandato = Cp x FA x FV x FO x FAs x FP x FF

dove Cp = Costante di peso FA = Fattore altezza delle mani all’inizio del sollevamento FV = Fattore dislocazione verticale FO = Fattore distanza orizzontale dal corpo FAs = Fattore asimmetria FP = Fattore presa FF = Fattore frequenza/durata

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FASI DEL CALCOLO 1. Va calcolato l’IS del compito più gravoso mediante la presente formula:

IS = Peso sollevato / Peso raccomandato = Peso sollevato / CpxFAxFVxFOxFAsxFPxFF 2. Nel calcolo dell’indice di sollevamento composto (ISC) si applica la formula senza il fattore frequenza (FF) per il calcolo del peso raccomandato indipendente dalla frequenza (PRIF) per ogni compito. E quindi avremo: Peso sollevato / (PRIF) CpxFAxFVxFOxFAsxFP = Indice di sollevamento indipendente dalla frequenza = ISIF 3. Ritornando alla formula di partenza possiamo allora scrivere: ISC = IS1 + (IS21+2 - IS21) = IS1 + ISIF2 (1/FF1+2– 1/FF1) + ISIF3 (1/FF1+2+3 (*) – 1/FF1+2) dove IS1 è l’indice di sollevamento del compito più sovraccaricante e i successivi (IS2, IS3….) sono IS che tengono conto delle frequenze relative a ciascun compito. (*) il valore FF della formula 1/FF1+2+3 è dato dalla sommatoria delle frequenze reali di atti al minuto per compito semplice. La frequenza di sollevamento del singolo compito può essere calcolata in due modi:

a) se il ritmo di sollevamento è costante, pur sollevando oggetti diversi, si divide la frequenza generale per il numero dei compiti semplici;

b) se il ritmo di sollevamento è variabile, si divide il numero di ogni tipo di oggetto movimentato per la durata del compito semplice.

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La mansione illustrata nella figura seguente, consiste nel prelevare scatole del peso di 5 kg da un pallet (disposte su 5 file o righe) e deporle su un nastro trasportatore. Nel compiere tale operazione non viene effettuata la rotazione del busto da parte dell’operatore in quanto, questi, muove liberamente i piedi nello spostarsi tra i punti di prelievo e deposizione. Il compito viene svolto continuamente per 1 ora ed è seguito da un periodo di recupero di 90 minuti. La dislocazione verticale di sollevamento nel punto di origine varia significativamente tra un sollevamento e l’altro; pertanto, l’analisi dovrà essere effettuata utilizzando la procedura per compiti multipli. Il compito sarà suddiviso quindi in 5 compiti corrispondenti alle file orizzontali delle scatole movimentate; la frequenza di sollevamento con cui vengono movimentate le scatole è di 12 soll./min; occorre prestare molta attenzione nella determinazione della frequenza con cui viene svolto ogni sub-compito (corrispondente ad ogni fila movimentata); poiché abbiamo 5 file di scatole che sono movimentate alla frequenza di 12 volte al minuto, ogni scatola di una fila sarà movimentata ogni 5/12 = 0.42 min. (25 secondi), cioè con frequenza di 2.4 sollev./min; pertanto, la frequenza di sollevamento di ogni sub-compito sarà di 2.4 soll./min.

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Le condizioni di presa delle scatole, non essendo dotate di maniglie ottimali, ma potendo flettere le dita di 90° sotto di esse durante la presa stessa, questa sarà classificata “sufficiente”; I valori della dislocazione orizzontale e verticale di ogni compito sono, per ogni compito:

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COMPITI SEQUENZIALI: definizione

Si definisce esposizione a COMPITI SEQUENZIALI quando un lavoratore effettua sollevamenti MANUALI in una specifica postazione di lavoro per un tempo fisso (circa mezz’ora o più consecutivamente) e poi si trasferisce o ruota in un’altra/e postazione/i di lavoro dove effettua un altro compito di sollevamento.

A: carico motore piccolo (COMPITO SEMPLICE) B: carico motori medi e grandi (COMPITO “VARIABLE”) c: compito leggero senza sollevamenti di carichi

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DURATA E DISTRIBUZIONE DEI COMPITI A-B-C NEL TURNO

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Un esempio di compito sequenziale è quello di un operaio edile che inizialmente effettua

la movimentazione di sacchi di cemento, successivamente porge blocchi di piastrelle e

quindi solleva mattoni senza intervallare le attività con periodi di riposo adeguati. Come

nella valutazione dell'Indice di Sollevamento Composto per compiti Frammisti, anche in

questo caso appare evidente che il l'Indice di Sollevamento semplice non può essere

utilizzato per valutare il rischio a cui è esposto il lavoratore.

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Prima di calcolare l'Indice di Sollevamento Composto Sequenziale (ISCS), è necessario che tutti gli indici di Sollevamento Semplice (IS) che concorrono nel calcolo dell'indice composto siano stati inseriti, utilizzando la procedura descritta a proposito degli indici ISLa valutazione dell'Indice di Sollevamento Composto per compiti Sequenziali prevede una fase di pre-analisi nella quale devono essere determinati alcuni parametri essenziali al calcolo. In particolare, il parametro più complesso da valutare nel calcolare l'ISCF è quello relativo alla frequenza degli atti di sollevamento dei singoli oggetti. Poste queste premesse, il calcolo dell'Indice di Sollevamento Composto Sequenziale (ISCS) deve essere effettuato secondo i seguenti passi.

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Passo 1 - Calcolo dell'IS per ciascun sottocompito Il calcolo dell'Indice di Sollevamento (IS) per ciascun compito al momento della immissione dei dati per il calcolo dell'Indice di Sollevamento di ciascun sottocompito. In linea generale la valutazione dell'IS si effettua dividendo il Peso Medio (Pmed) sollevato in quel compito per il corrispondente PR.

Ad esempio, se un operatore solleva in 30 minuti 3 tipologie di oggetti che mediamente pesano rispettivamente 5,00 Kg, 5,50 Kg e 6,00 Kg e che numericamente siano rispettivamente 20, 40 e 60, il peso medio può essere calcolato come segue:

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Passo 2 - Calcolo dell'ISmax per ciascun sottocompito Il calcolo dell'Indice di Sollevamento Massimo (ISmax) per ciascun compito al momento della immissione dei dati per il calcolo dell'Indice di Sollevamento di ciascun sottocompito. Esso è valutabile utilizzando la stessa formula adottata per il calcolo dell'Indice di Sollevamento (IS), ma ponendo il Fattore Frequenza (FF) pari a quello che si otterrebbe se la durata del compito fosse pari alla somma delle durate di tutti i compiti inclusi nella attività.Esso indica il valore che assumerebbe l'Indice di Sollevamento (IS) se avesse durata pari a tutta la durata del lavoro.

Passo 3 - Calcolo della Frazione Temporale per ciascun sottocompito

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Passo 4 - Identificazione del massimo valore di ISmax Passo 5 - Riordinare i compiti per ISmax decrescente Passo 6 - Calcolare l'ISCS Il calcolo dell'ISCS deve essere effettuato con la seguente formula:

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Vantaggi e svantaggi del metodo NIOSH Vantaggi Metodo analitico che valuta solo le operazioni di sollevamento. È applicabile ai settori industriali. È riproducibile. Permette di ricavare l’effettiva esposizione giornaliera di un singolo

lavoratore, in presenza di attività che comportano l’esecuzione di diversi compiti (esposizione media).

Individua il peso ideale da movimentare nelle diverse condizioni. Tiene conto del genere e dell’età.

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Vantaggi e svantaggi del metodo NIOSH Vantaggi Metodo analitico che valuta solo le operazioni di sollevamento. È applicabile ai settori industriali. È riproducibile. Permette di ricavare l’effettiva esposizione giornaliera di un singolo

lavoratore, in presenza di attività che comportano l’esecuzione di diversi compiti (esposizione media).

Individua il peso ideale da movimentare nelle diverse condizioni. Tiene conto del genere e dell’età.

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Vantaggi e svantaggi del metodo NIOSH Svantaggi Richiede una preparazione di base. Non è applicabile al settore sanitario. Non può essere applicato nelle seguenti condizioni:

- lavoro svolto per più di 8 ore al giorno, - sollevamento effettuato in posizione seduta o inginocchiata, - sollevamento in aree ristrette o con movimenti a scatto, - condizioni climatiche sfavorevoli, - pavimenti scivolosi, - trasporto di un peso per un tratto superiore ai 2 metri.

Non tiene conto delle condizioni di salute del lavoratore.

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1 – FASE CONOSCITIVA La fase conoscitiva comprende: • Acquisizione dei dati • Acquisizione dell’elenco dei lavoratori • Attribuzione a ciascun lavoratore dell’oggetto da movimentare,con il peso, la frequenza,

le tipologie di movimentazione, le posture • Tempo di movimentazione dell’oggetto • Frequenza della movimentazione 2 – FASE OPERATIVA • Misura della distanza di ogni singolo movimento (origine – deposito); angolo di rotazione • Misura del peso dell’oggetto movimentato • Misura della forza iniziale • Misura della forza di trattenimento • Calcolo del peso limite raccomandato • Attribuzione della classe di rischio.

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1 – FASE CONOSCITIVA La fase conoscitiva comprende: • Acquisizione dei dati • Acquisizione dell’elenco dei lavoratori • Attribuzione a ciascun lavoratore dell’oggetto da movimentare,con il peso, la frequenza,

le tipologie di movimentazione, le posture • Tempo di movimentazione dell’oggetto • Frequenza della movimentazione 2 – FASE OPERATIVA • Misura della distanza di ogni singolo movimento (origine – deposito); angolo di rotazione • Misura del peso dell’oggetto movimentato • Misura della forza iniziale • Misura della forza di trattenimento • Calcolo del peso limite raccomandato • Attribuzione della classe di rischio.

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3 – CONTENUTO DELLA RELAZIONE TECNICA Nella relazione tecnica, oltre ai dati della ditta e del Servizio di Sicurezza, è opportuno riportare le informazioni utili per i vari soggetti interessati come: − Datore di Lavoro − Lavoratore − RSPP − Medico Competente − Organi di vigilanza. 3.1.0 – Riferimenti normativi come: 1. D. Lgs. 81/08, Titolo VI, Capo I 2. Allegato XXXIII del D. Lgs. 81/08 3. Linea Guida ISPESL 4. Metodo utilizzato (NIOSH; SNOOK & CIRIELLO; OCRA) 3.2.0 – Scopo dell’indagine: • Descrizione del motivo della valutazione con indicazione della mansione in esame e dell’ utilità dei dati ricavati

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3 – CONTENUTO DELLA RELAZIONE TECNICA Nella relazione tecnica, oltre ai dati della ditta e del Servizio di Sicurezza, è opportuno riportare le informazioni utili per i vari soggetti interessati come: − Datore di Lavoro − Lavoratore − RSPP − Medico Competente − Organi di vigilanza. 3.1.0 – Riferimenti normativi come: 1. D. Lgs. 81/08, Titolo VI, Capo I 2. Allegato XXXIII del D. Lgs. 81/08 3. Linea Guida ISPESL 4. Metodo utilizzato (NIOSH; SNOOK & CIRIELLO; OCRA) 3.2.0 – Scopo dell’indagine: • Descrizione del motivo della valutazione con indicazione della mansione in esame e dell’

utilità dei dati ricavati

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3.3.0 – Informazioni generali: Per movimentazione manuale dei carichi s’intende quel complesso di operazioni di trasporto o di sostegno di un carico ad opera di uno o più lavoratori, comprese le azioni del sollevare, deporre, tirare, portare spostare un carico che, per le loro caratteristiche o in conseguenza delle condizioni ergonomiche sfavorevoli, possono comportare rischi di lesioni dorso-lombari. Una valutazione quantitativa dei rischi prenderà in esame: a) le caratteristiche del carico b) lo sforzo fisico richiesto c) le caratteristiche dell’ambiente di lavoro. d) Esigenze connesse all’attività e) Fattori individuali di rischio

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a ) Caratteristiche del carico Per quanto riguarda le caratteristiche del carico, si potrebbe presentare un rischio (tra l’altro dorso-lombare) quando: • il carico è troppo pesante • è ingombrante o difficile da afferrare • è in equilibrio instabile o il suo contenuto rischia di spostarsi • è collocato in una posizione tale per cui deve essere tenuto o maneggiato ad una certa

distanza dal tronco o con una torsione o inclinazione del tronco • a motivo della struttura esterna e/o della consistenza, può comportare lesioni per il

lavoratore, in particolare in caso di urto. b) Sforzo fisico richiesto Per quanto riguarda lo sforzo fisico si potrebbe presentare un rischio (tra l’altro dorso-lombare) quando: • è eccessivo • può essere effettuato soltanto con un movimento di torsione del tronco • può comportare un movimento brusco del carico

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c) Caratteristiche dell’ambiente di lavoro Le caratteristiche dell’ambiente di lavoro possono aumentare le possibilità di rischio (tra

l’altro dorso-lombare) nei seguenti casi: o spazio libero è inadeguato, il pavimento è ineguale il posto o l’ambiente di lavoro non consentono al lavoratore la movimentazione

manuale di carichi a un’altezza di sicurezza o in buona posizione d) Esigenze connesse all’attività • sforzi fisici che sollecitano in particolare la colonna vertebrale, troppo frequenti o

troppo prolungati • periodo di riposo fisiologico o di recupero insufficiente • distanze troppo grandi di sollevamento, di abbassamento o di trasporto • ritmo imposto da un processo che il lavoratore non può modulare e) Fattori individuali di rischio • inidoneità fisica al compito da svolgere • indumenti calzature o altri effetti personali inadeguati portati dal lavoratore • insufficienza o inadeguatezza delle conoscenze o della formazione

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3.4.0 – Strumentazione utilizzata: • Fare un elenco degli strumenti utilizzati, metro, misuratore di forza, ecc., riportando le

caratteristiche e la precisione. 3.5.0 – Descrizione della movimentazione Descrivere in modo sintetico i movimenti che ogni singolo lavoratore (o gruppo

omogeneo) effettua. Gli oggetti che normalmente movimenta Le caratteristiche dell’oggetto (ingombrante, spigoloso, tagliente, ecc.) Il percorso che percorre La durata del ciclo di lavoro. 3.6.0 – Metodo di calcolo • Riportare nella relazione il metodo, o i metodi, di calcolo utilizzati e relativa descrizione

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OPERAZIONI DI TRASPORTO, TRAINO E SPINTA: - SNOOK e CIRIELLO MOVIMETAZIONE PAZIENTI OSPEDALIZZATI: - MAPO

PATOLOGIA DA SFORZI RIPETUTI (Cumulative Trauma Disorders - CTD )

- CHECK LIST OCRA - OCRA - REBA - RULA - STAIN INDEX

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METODO SNOOK-CIRIELLO L’indice di traino, spinta o trasporto in piano è un indicatore di rischio ed è valutato riportando lo spazio limite raccomandato con quello effettivo di movimento. Quanto più è alto questo indice tanto è maggiore il rischio. I valori limite sono forniti da tabelle e si riferiscono a valori che tendono proteggere il 90% della popolazione maschile e femminile. Per la valutazione si estraggono il peso-forza e si rapporta con il peso-forza effettivo, ponendo quest’ultimo a denominatore. • IS = Peso-forza applicato / peso-forza raccomandato (peso-forza raccomandato desunto dalle tabelle) • L’indice IS deve essere calcolato per: − ogni tipologia di movimento − per lo spazio iniziale − per lo spazio di mantenimento Per la valutazione del rischio si deve fare riferimento al valore più alto.

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Uso Tavole SNOOK-CIRIELLO Le tavole di SNOOK e CIRIELLO si utilizzano per l’analisi di operazioni di trasporto, traino e spinta. Grazie a queste tabelle si ricava il massimo sforzo raccomandabile in relazione a: • sesso • frequenza di azione • percorso • altezza delle mani da terra. I parametri dello sforzo considerati sono la: • Forza iniziale = FI • Forza di mantenimento = FM La quantificazione delle forze applicate richiede il ricorso a dinamometri da applicare sul punto di azionamento dei carrelli manuali.

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L’uso dei dati riportati nelle tabelle a fini di valutazione è semplice: si tratta di individuare la situazione che meglio rispecchia il reale scenario lavorativo esaminato, decidere se si tratta di proteggere una popolazione solo maschile o anche femminile, estrapolare il valore raccomandato (di peso o di forza) e confrontarlo con il peso o la forza effettivamente azionati ponendo quest’ultima al numeratore e il valore raccomandato al denominatore L’applicazione alle singole operazioni di sollevamento o movimentazione della metodologia analitica, fornisce per ciascuna un indicatori sintetico di rischio mediante il quale si può calcolare l’indice di rischio IS. Tali indicatori non sono altro che il rapporto tra il peso (la forza) effettivamente movimentato nella specifica situazione lavorativa e il peso (la forza) raccomandato per quell’azione. In base al valore calcolato IS si interviene o meno a livello organizzativo preventivo.

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• Azioni di spinta Di seguito sono riportati i valori limite raccomandati per le Azioni di Spinta. Sono riportate le forze massime iniziali (FI) e di mantenimento (FM), spresse in chilogrammi (kg), raccomandate per la popolazione lavorativa dulta sana in funzione di: − sesso − distanza di spostamento − frequenza di azione − altezza delle mani da terra.

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• Azioni di Traino Di seguito sono riportati i valori limite raccomandati per le Azioni di Traino. Sono riportate le forze massime iniziali (FI) e di mantenimento (FM), espresse in chilogrammi (kg), raccomandate per la popolazione lavorativa adulta sana in funzione di: − sesso − distanza di spostamento − frequenza di azione − altezza delle mani da terra.

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• Azioni di Spostamento in piano: Di seguito sono riportati i valori limite raccomandati per le Azioni di Spostamento in piano. Sono riportate le forze massime, espresse in chilogrammi (kg), raccomandate per la popolazione lavorativa adulta sana in funzione di: − sesso − distanza di spostamento − frequenza di azione − altezza delle mani da terra.

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Conclusioni: Dai dati ricavati dalla campagna di indagine e misure e dai calcoli effettuati con l’ausilio delle tabelle SNOOK-CIRIELLO, si riscontra la seguente situazione: n. … dipendenti sono esposti ad un indice inferiore a 0,75 n. … dipendenti sono esposti ad un indice compreso tra 0,75 e 1,25 n. … dipendenti sono esposti ad un indice compreso tra 1,25 e 3 n. … dipendenti sono esposti ad un indice maggiore di 3.

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Classi di rischio e relative misure di prevenzione

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Patologie muscolo-scheletriche degli arti superiori come malattia professionale emergente

Una recente indagine della Fondazione Europea di Dublino sulle condizioni di salute e di lavoro dei lavoratori europei, ha evidenziato che i problemi di salute più frequentemente segnalati sono: mal di schiena (33%), stress(28%), dolori muscolari al collo e alle spalle (23%) e agli arti superiori (13%). Il 33% di tutti i lavoratori è adibito in modo usuale a compiti che comportano movimenti ripetitivi degli arti superiori. Negli operatori di macchine industriali (tra cui vi sono i lavori di montaggio di componenti meccanici) tale percentuale sale al 54%.

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Le patologie e i disturbi degli apparati muscolo-scheletrico e nervoso periferico degli arti superiori si sviluppano gradualmente nel tempo come prodotto di sollecitazioni meccaniche ripetute. Tali patologie e disturbi sono di tipo work-related: il lavoro non è l’unica causa ma può svolgere di volta in volta un ruolo causale primario, concausale o aggravante. In particolare sono riconducibili a specifici rischi lavorativi le tendinopatie della mano, le tendinopatie inserzionali al gomito (epicondiliti), le tendinopatie della spalla (periartrite scapolo-omerale), le sindromi da intrappolamento (sindrome tunnel carpale in primis).

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I principali fattori di rischio Per quanto riguarda le modalità operative, i principali fattori di rischio che possono essere causa delle patologie muscolo scheletriche degli arti superiori sono frequenza e ripetitività dei gesti lavorativi, la necessità di un uso eccessivo della forza manuale, la necessità di operare in posizioni scorrette per gli arti superiori, la presenza di fattori complementari di rischio, la carenza di adeguati tempi di recupero. La loro rilevanza è strettamente correlata alla durata dell’esposizione.

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Analizziamo schematicamente ciascuno dei fattori di rischio sopra elencati:

frequenza e ripetitività L’analisi della frequenza d’azione comporta la descrizione della frequenza delle azioni tecniche svolte dagli arti superiori durante lo svolgimento di un compito lavorativo (numero di azioni al minuto). Alte frequenze di azione (una o più azioni al secondo) risultano già di per sé pericolose anche in assenza degli altri fattori di rischio. Utilizzando una videoregistrazione al rallentatore o osservando direttamente il lavoratore, le azioni tecniche devono essere contate separatamente per l’arto superiore destro e sinistro.

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Analizziamo schematicamente ciascuno dei fattori di rischio sopra elencati:

forza la forza rappresenta l’impegno necessario a compiere una determinata azione. Lo sviluppo della forza, durante le azioni lavorative, può essere connesso alla movimentazione o al sostegno di oggetti e strumenti di lavoro o a mantenere una data postura di un segmento corporeo. La presenza di forza eccessiva anche a carico delle mani o delle sole dita, rappresenta una delle cause più precoci di insorgenza di malattie dei tendini.

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Analizziamo schematicamente ciascuno dei fattori di rischio sopra elencati:

posture e movimenti La descrizione delle posture e dei movimenti riguarda i seguenti principali segmenti: posizioni della mano, posizioni e movimenti del polso, movimenti del gomito, posizione e movimenti del braccio rispetto alla spalla. Una postura viene definita sovraccaricante quando l’escursione articolare supera il 50% del suo range, quando si protrae almeno 1/3 del tempo di ciclo oppure se le azioni si ripetono per più del 50% del tempo di ciclo.

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fattori complementari Si tratta di una serie di fattori lavorativi che si presentano in modo più occasionale. Qualora presenti, tuttavia, essi vanno attentamente considerati in quanto possono svolgere un ruolo non secondario nel determinare il rischio. Essi sono raggruppabili in: fattori fisico-meccanici

Estrema precisione del compito Compressione localizzate in strutture dell’arto superiore Esposizione a temperature molto fredde Uso di guanti inadeguati Presenza di movimenti bruschi o a strappo Uso di strumenti vibranti

Presenza di incentivi individuali Ritmi vincolati Addestramento inadeguato in un lavoro su oggetti in movimento

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Carenza dei tempi di recupero Sono periodi di recupero quelli in cui c’è una sostanziale inattività dei gruppi muscolari altrimenti coinvolti in azioni lavorative comportanti movimenti ripetuti o movimenti in posizioni non neutrali di un segmento anatomico. Periodi di recupero possono essere considerati: • le pause di lavoro compresa la pausa pasto • i tempi passivi di attesa fra lo svolgimento di un ciclo e il successivo

(almeno dieci secondi consecutivi) • i periodi di svolgimento di compiti comportanti controllo visivo. Una buona distribuzione dei tempi di recupero (ad esempio più pause da 7/10 minuti in un turno, proporzionate al livello di rischio, oltre alla pausa mensa) è un’efficace intervento di prevenzione dei disturbi e delle patologie muscolo-scheletriche degli arti superiori.

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IL METODO DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO: L’INDICE OCRA Ognuno dei fattori di rischio citati si può presentare con una intensità diversa a determinare il valore di esposizione reale. L’indice di rischio OCRA messo a punto da Daniela Colombini e Enrico Occhipinti del Centro di Medicina Occupazionale dell’A. O. Istituti Clinici di Perfezionamento di Milano, consente di valutare il peso di ciascuno dei fattori di rischio e di accorparli successivamente in un unico indice. L’indice OCRA è dato dal rapporto tra il numero delle azioni effettivamente svolte in un turno di lavoro ed il corrispondente numero di azioni raccomandate( tenuto conto dei diversi fattori di rischio). Tale indice è in grado non solo di identificare, con un unico valore finale, un rischio multifattoriale, ma anche di predire la probabilità di contrarre WMSDs per ogni livello di esposizione stimato.

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L’introduzione del metodo di analisi con check-list OCRA messo a punto sempre da Colombini e Occhpinti, come estensione del più preciso e complesso indice OCRA, consente, in fase di prima analisi del rischio, di ottenere in tempi brevi, la mappatura del rischio da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori. Il metodo dell’indice OCRA è invece più indicato in fase di progettazione o riprogettazione dei posti di lavoro.

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Metodi usati per la mappatura del rischio: il modello generale di analisi

Anche nell’uso della check-list, per la descrizione e la valutazione del lavoro comportante un potenziale sovraccarico biomeccanico da movimenti e/o sforzi ripetuti degli arti superiori, si devono identificare e quantificare tutti gli stessi principali fattori di rischio indicati per l’indice OCRA che, considerati nel loro insieme, caratterizzano l’esposizione lavorativa in relazione alla rispettiva durata: frequenza di azione elevata uso eccessivo di forza postura e movimenti degli arti superiori incongrui carenza di periodi di riposo adeguati Ad essi vengono aggiunti dei fattori complementari che possono essere considerati come amplificatori del rischio.

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«procedura breve» per l’identificazione della presenza del rischio da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori.

La check–list OCRA si compone di quattro schede che prevedono la individuazione di valori numerici preassegnati (crescenti in funzione della crescita del rischio) per ciascuno dei quattro principali fattori di rischio e per i fattori complementari. A differenza di altri metodi, il metodo OCRA consente di valutare un indice complessivo nel caso di più compiti svolti durante il turno di lavoro. Questo, tra l'altro, è molto utile quando, per abbassare il livello di rischio, si studia la "rotazione" tra più postazioni di lavoro;

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La scheda 1 prevede una breve descrizione del posto di lavoro e del lavoro svolto sulla postazione; è opportuno quindi individuare quanti posti di lavoro siano presenti, identici a quello descritto, e quanti posti siano anche se non identici, molto simili e procedere all’analisi del rischio per similitudini. Per quanto concerne il fattore “tempi di recupero”, vengono forniti sei scenari di distribuzione di interruzioni di attività e/o pause durante il turno lavorativo: ad ogni scenario corrisponde un numero. Viene scelto lo scenario più simile a quello abitualmente(e realmente)utilizzato dai lavoratori su quel posto di lavoro. Possono essere usati valori numerici intermedi a quelli proposti, se rappresentano meglio la situazione reale.

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# 0 0

#

# 1 0

#

# 3 0

#

# 4 0

#

# 6 0

#

# 10 0 Non esistono di fatto interruzioni, se non di pochi minuti (meno di 5) in un turno di 7 - 8 ore.

RECUPERO

In un turno di 7 ore circa senza pausa mensa è presente una sola pausa di almeno 10 minuti,

oppure in un turno di 8 ore è presente solo la pausa mensa (mensa non conteggiata nell'orario

Esiste un'interruzione del lavoro ripetitivo di almeno 5 min. ogni ora (contare anche la pausa

mensa)

Esistono 2 interruzioni al mattino e 2 al pomeriggio, oltre la pausa mensa, di almeno 7-10 minuti

in turno di 7-8 ore; o comunque 4 interruzioni, oltre la pausa mensa, in turno di 7-8 ore; o 4

Esistono 2 pause di almeno 7-10 minuti l'una in turno di 6 ore circa (senza pausa mensa),

oppure 3 pause oltre la pausa mensa in turno di 7-8 ore

Esistono due interruzioni oltre la pausa mensa di almeno 7-10 minuti in turno di 7-8 ore, (o 3

interruzioni senza pausa mensa); oppure in turno di 6 ore, una pausa di almeno 7-10 minuti

MODALITÀ DI INTERRUZIONE DEL LAVORO A CICLI CON PAUSE O CON ALTRI LAVORI DI

CONTROLLO VISIVO (Massimo punteggio possibile = 10).

Scegliere una sola risposta: è possibile scegliere valori intermedi

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La scheda 2 prevede ancora una volta sei scenari, ciascuno contrassegnato da un valore numerico crescente da 0 a 10. Ogni voce descrive l’entità dei movimenti delle braccia nel tempo(lenti, abbastanza rapidi, rapidi, rapidissimi)connessi alla possibilità o impossibilità di fare brevi interruzioni (ritmo costante o incostante). Vengono anche indicate delle “frequenze d’azione al minuto” di riferimento che aiutano ad individuare lo scenario più rappresentativo del compito in analisi. Utilizzando un cronometro, viene stimata la frequenza di azione dell’arto più interessato nel compito osservando il lavoratore in 2-3 minuti e contando direttamente le azioni tecniche. Possono anche essere scelti numeri intermedi a quelli indicati, qualora risultino più rappresentativi del quadro in analisi.

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# 0 0

#

# 1 0

#

# 3 0

#

# 4 0

#

# 6 0

#

# 8 0

# 10 0

L'ATTIVITÀ DELLE BRACCIA E LA FREQUENZA DI LAVORO NELLO SVOLGERE I CICLI (Massimo

punteggio possibile = 10).

Scegliere una sola risposta: è possibile scegliere valori intermedi. (Descrivere l'arto più interessato)

I movimenti delle braccia sono lenti con possibilità di brevi frequenti interruzioni (20 azioni/minuto o 1

azione ogni 3 secondi)

I movimenti delle braccia sono costanti e regolari e non troppo veloci. (30 azioni/minuto o 1 azione ogni 2

secondi) con possibilità di brevi interruzioni.

I movimenti delle braccia sono più rapidi e costanti (circa 40 azioni/minuto) ma con possibilità di brevi

interruzioni

I movimenti delle braccia sono abbastanza rapidi e costanti, (Circa 40 azioni/minuto) la possibilità di

interruzioni è più scarsa e non regolare.

I movimenti delle braccia sono rapidi e costanti.(50 azioni/minuto).Sono possibili solo occasionali e brevi

pause.

Frequenze elevatissime (70 azioni e oltre): non sono possbili interruzioni.

FREQUENZA

I movimenti delle braccia sono molto rapidi e costanti. La carenza di interruzioni rende difficile tenere il

ritmo (60 azioni/minuto e oltre)

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La seconda parte della scheda 2 riguarda la presenza di forza, d’interesse per la patologia in analisi degli arti superiori, che viene rilevata quando ricorre periodicamente almeno ogni pochi cicli(5,6,7). Il primo blocco di domande riguarda la presenza del sollevamento di oggetti che pesano più di 3Kg o di oggetti sollevati in posizione sfavorevole della mano, che pesano oltre il chilo(pinch); oppure si potrà barrare se è necessario usare il peso del corpo per ottenere la forza necessaria a compiere una data operazione o se parti dell’arto superiore devono essere usate come attrezzi per dare ad esempio dei colpi. La scelta del valore numerico rappresentativo è legata alla durata delle attività con uso di forza, prima indicata: maggiore la presenza nel ciclo, più alto il valore dell’indicatore numerico. Anche in questo caso possono essere scelti valori intermedi.

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Il secondo e terzo blocco di domande comprendono la descrizione di alcune delle più comuni attività lavorative che prevedono rispettivamente l’uso di forza intensa, quasi massimale (il secondo blocco) e l’uso di forza di grado moderato (il terzo blocco). Le attività da descrivere rispetto all’uso dei due differenti gradi di forza sono: tirare o spingere leva, schiacciare pulsanti, chiudere o aprire, premere o maneggiare componenti, usare attrezzi. E’ possibile aggiungere altre voci, a rappresentare altre azioni individuate in cui sia necessario l’uso di forza. Per le attività lavorative che richiedono l’uso di forza “intensa” i punteggi variano da 4 a 16 in funzione del tempo di durata nel ciclo; per attività di grado moderato da 2 a 8 sempre in funzione della durata. E’ possibile utilizzare punteggi intermedi. Il punteggio totale rappresentativo della forza si ricava sommando i punteggi indicati in uno o più dei tre blocchi. Il livello di forza è misurato per intervista diretta dei lavoratori direttamente il/i lavoratore/i.

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La scheda 3 descrive le posture incongrue: sono previsti 5 blocchi di domande, i primi 4 contrassegnati da una lettera (da A a D), l’ultimo blocco con il numero 3 (lettera E). I blocchi di domande con le lettere descrivono ognuno un segmento articolare; l’ultimo blocco descrive la presenza di stereotipia, cioè la presenza di gesti lavorativi (azioni tecniche) identici, ripetuti in almeno 2/3 del tempo. Va sottolineato che quando il tempo di ciclo è inferiore a 15 secondi, la stereotipia va considerata comunque presente (punteggio 3). Fra i punteggi ricavati da ognuno dei segmenti articolari (A – B – C – D) viene scelto solo il più alto, da sommare eventualmente a quello della stereotipia (E): il risultato della somma costituirà il punteggio per la postura. Le domande descrittive della postura, in ogni articolazione sono molto semplici. Per le braccia si descrive per quanto tempo sono mantenute circa ad altezza spalle; per il polso se si devono assumere posizioni pressoché estreme; per il gomito se si devono fare movimenti bruschi o dare colpi; per la mano se il tipo di presa è un PINCH, in presa palmare, in presa a uncino.

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# 1

# 2

# 4

# 8

A

# 2

# 4

# 8 B

# 2

# 4

# 8

C

Afferra oggetti o pezzi o strumenti con la punta delle dita o con le ultime falangi:

A dita strette (Pinch) # 2 Per circa 1/3 del tempo

A mano quasi completamente allargata (Presa palmare)# 4 Per più di metà del tempo

Tenendo le dita a forma di uncino # 8 Per circa tutto il tempo D

# E

POSTURA

N.B.: Usare il valore più altro ottenuto tra i 4 blocchi di domande (A, B, C, D) preso una sola volta e

sommarlo eventualmente all'ultima domanda (E)

Presenza di gesti lavorativi della spalla e/o del gomito e/o del polso e/o

mani identici, ripetuti per almeno 2/3 del tempo (Barrare comunque

Il polso deve fare piegamenti estremi o assumere posizioni

fastidiose per più di metà del tempo

Il gomito deve eseguire movimenti bruschi (Movimenti a scatto

o dare colpi ) per circa 1/3 del tempo

Il gomito deve eseguire movimenti bruschi (Movimenti a scatto

o dare colpi ) per più di metà del tempo

Il gomito deve eseguire movimenti bruschi (Movimenti a scatto

o dare colpi ) per circa tutto il tempo

(Descrivere il più interessato)

PRESENZA DI POSIZIONI SCOMODE DELLE BRACCIA DURANTE LO SVOLGIMENTO DEL

COMPITO RIPETITIVO (Massimo punteggio ottenibile = 11):

Il braccio/le braccia non sono appoggiate sul piano di lavoro

ma sono sollevate di poco per più di metà del tempo

Le braccia sono mantenute senza appoggio quasi ad altezza

spalle per circa tutto il tempo

Il polso deve fare piegamenti estremi per circa tutto il tempo

Il polso deve fare piegamenti estremi o assumere posizioni

fastidiose (Ampie flessioni o estensioni o ampie deviazioni

Le braccia sono mantenute senza appoggio quasi ad altezza

spalle per più di metà del tempo

Le braccia sono mantenute senza appoggio quasi ad altezza

spalle per circa 1/3 del tempo

DEST RO SINIST RO ENT RAMBI

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Si richiede di descrivere la presenza di fattori complementari (guanti inadeguati, vibrazioni, compressioni sulla pelle, ecc.) in buona parte del tempo di lavoro. Si richiede inoltre se il ritmo di lavoro è parzialmente o completamente imposto dalla macchina. Per ogni blocco può essere scelta una sola risposta: la somma dei punteggi parziali ottenuti dà luogo al punteggio per i fattori complementari.

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# 2

# 2

# 2

# 2

# 2

# 3

# 1

# 2 I ritmi di lavoro sono completamente determinati dalla macchina

COMPLEMENTARI

I ritmi di lavoro sono determinati dalla macchina ma esistono zone "polmone" per cui si può accel. o decel. il ritmo di

Sono presenti più fattori complementari che complessivamente occupano più della metà del tempo

(Quali……….………………

Sono presenti uno o più fattori complementari che occupano tutto il tempo

PRESENZA DI FATTORI DI RISCHIO COMPLEMENTARI (scegliere una sola risposta per blocco):

Vengono usati per buona parte del tempo (Più della metà) guanti inadeguati al lavoro da svolgere (Fastidiosi, troppo

spessi, di taglia sbagliata, ecc.)

Vengono usati strumenti vibranti per buona parte del tempo (Più della metà)

Vengono usati attrezzi che provocano compressioni sulla pelle (Arrossamenti, calli, bolle, ecc.)

Vengono fatti lavori di precisione per più della metà del tempo (Lavori in aree inferiori ai 2 - 3 mm.)

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La scheda 4 La compilazione della check list ha previsto la valutazione delle postazioni di lavoro caratterizzate da compiti ripetitivi, direttamente presso i posti di lavoro, comprendendo l’analisi sintetica di ciascuno dei fattori di rischio, quali la frequenza d’azione, la forza, la postura di ognuna delle principali articolazioni dell’arto superiore, nonché i fattori complementari. La somma dei singoli punteggi di rischio per ciascuno dei fattori, porta ad un valore finale che consente di stimare la fascia rischio: verde (rischio assente), gialla (rischio lieve), rossa (rischio presente), molto rossa (rischio elevato). I valori ricavati dalla check list sono comparabili a quelli ottenibili con l’indice di rischio OCRA, così come dettagliato nella Tabella 1. Le fasce di rischio delle check-list sono state ulteriormente suddivise in 7 sub-aree per offrire una più analitica distribuzione dei valori, come illustrato nello schema successivo.

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Tabella 1 : Le fasce di rischio e i corrispondenti valori di Check- list e indice OCRA

RRRIIISSSCCCHHHIIIOOO AAASSSSSSEEENNNTTTEEE ===FFFAAASSSCCCIIIAAA VVVEEERRRDDDEEE CCCHHHEEECCCKKK---LLLIIISSSTTT fffiiinnnooo aaa 666 OOOCCCRRRAAA 222

RRRIIISSSCCCHHHIIIOOO LLLIIIEEEVVVEEE === FFFAAASSSCCCIIIAAA GGGIIIAAALLLLLLAAA CCCHHHEEECCCKKK---LLLIIISSSTTT fffiiinnnooo aaa 666...111---111111...999 OOOCCCRRRAAA 222...111---333...999

RRRIIISSSCCCHHHIIIOOO MMMEEEDDDIIIOOO === FFFAAASSSCCCIIIAAA RRROOOSSSSSSAAA CCCHHHEEECCCKKK---LLLIIISSSTTT fffiiinnnooo aaa 111222---111888...999 OOOCCCRRRAAA 444---777...999

RRRIIISSSCCCHHHIIIOOO EEELLLEEEVVVAAATTTOOO ===FFFAAASSSCCCIIIAAA LLLIIILLLLLLAAA CCCHHHEEECCCKKK---LLLIIISSSTTT 111999 eee ooollltttrrreee OOOCCCRRRAAA 888 eee ooollltttrrreee

RISCHIO ELEVATISSIMO Oltre 29

RISCHIO ELEVATO Da 19 a 29

RISCHIO MEDIO da 15 a 18,9

RISCHIO PRESENTE da 12 a 14,9

RISCHIO LIEVE da 9,1 a 11,9

RISCHIO MOLTO LIEVE da 6,1 a 9

RISCHIO ASSENTE fino a 6

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Il metodo: è specifico per gli arti superiori; valuta le posture, inclusa la spalla; è analitico e fornisce un indice sintetico di rischio anche in presenza di compiti

lavorativi diversi nell'ambito del turno; il modello di checklist è uno strumento agile e veloce, ma presuppone la

conoscenza dell'indice OCRA; è riconosciuto a livello internazionale; fornisce un modello matematico per la predizione di patologie; in caso di riprogettazione è necessario effettuare la valutazione con indice OCRA.

Vantaggi e limiti

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Metodo Check-List OSHA La Check-List dell'OSHA (Occupational Safety and Health Administration), definita nel 2OOO, è uno strumento di screening rapido e agile, nel quale vengono presi in considerazione diversi determinanti di rischio da sovraccarico per gli arti superiori: ripetitività, forza, postura, vibrazioni, microclima, elementi di organizzazione del lavoro. Per ogni fattore di rischio vengono assegnati punteggi in base alla durata e ad alcuni criteri che li caratterizzano. La somma dei punteggi permette di stabilire se una postazione di lavoro presenta un rischio potenziale per l'arto superiore: punteggi > 5 sono indice di pericolo che deve essere valutato con metodi più analitici tenendo presente che vi è quasi sempre la combinazione di almeno due fattori di rischio. È necessario che i lavoratori siano coinvolti nella valutazione al fine di individuare, in caso di postazioni di lavoro diverse, la situazione più frequente.

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Metodo Check-List OSHA La Check-List dell'OSHA (Occupational Safety and Health Administration), definita nel 2OOO, è uno strumento di screening rapido e agile, nel quale vengono presi in considerazione diversi determinanti di rischio da sovraccarico per gli arti superiori: ripetitività, forza, postura, vibrazioni, microclima, elementi di organizzazione del lavoro. Per ogni fattore di rischio vengono assegnati punteggi in base alla durata e ad alcuni criteri che li caratterizzano. La somma dei punteggi permette di stabilire se una postazione di lavoro presenta un rischio potenziale per l'arto superiore: punteggi > 5 sono indice di pericolo che deve essere valutato con metodi più analitici tenendo presente che vi è quasi sempre la combinazione di almeno due fattori di rischio. È necessario che i lavoratori siano coinvolti nella valutazione al fine di individuare, in caso di postazioni di lavoro diverse, la situazione più frequente.

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Vantaggi e limiti Il metodo: permette un'analisi veloce; è utile in fase di screening; è utile per individuare problemi ergonomici, in particolare posture incongrue; analizza compiti unici, con cicli di breve durata (inferiori al minuto); può essere utilizzato, secondo il criterio della media ponderata, anche per analisi di

compiti multipli; risulta carente nella valutazione della forza.

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Il metodo RULA (Rapid Upper Limb Assessment) (McAtamney e Corlett, 1993) è stato sviluppato ed è particolarmente usato per la valutazione del rischio da WMSD dei lavoratori addetti a compiti "sedentari" come videoterminalisti o altri compiti in cui l'operatore è seduto, oppure per quelle postazioni di lavoro in cui l'operatore, in piedi, sta fermo per gran parte del tempo. I dati di ingresso dell'analisi sono la postura del corpo (testa, tronco, arti superiori), la forza impiegata, il tipo di movimenti o azioni eseguite, la ripetitività. Ad ogni distretto o fattore esaminato viene assegnato un punteggio, il quale cresce con la gravità del rischio insito nel fattore stesso.

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Il metodo RULA, definito nel 1993, fornisce un criterio pratico di selezione veloce dei lavoratori che possono essere soggetti a disturbi degli arti superiori, indicandone il livello di esposizione di rischio sia parziale, per singoli distretti del corpo, che totale. Prende in considerazione i seguenti cinque fattori di rischio: - numero di movimenti eseguiti, - lavoro prevalentemente statico, - forza applicata, - posture assunte a causa delle attrezzature utilizzate, - ripetitività dei compiti, identificando con rapidità le posture incongrue e lo sforzo muscolare associato ai fattori sopra riportati.

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Il metodo consente una valutazione di primo livello, attraverso una check list di raccolta ed elaborazione di informazioni di immediata comprensione utili per pianificare uno studio ergonomico successivo, più allargato e dettagliato. In base ai punteggi totali ottenuti fornisce un ordine di priorità delle attività che devono essere analizzate, mentre i punteggi relativi alla singola postura, all'uso del muscolo e alla forza esercitata indicano quali aspetti contribuiscono maggiormente al problema. Da alcune applicazioni sperimentali del metodo si è dedotto che il punteggio RULA permette di discriminare tra una postura accettabile ed una non accettabile; discrepanze si hanno solo quando si è sul confine tra due intervalli di livello di azione, specialmente per quanto riguarda l'avambraccio.

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Il metodo è stato utilizzato nello studio dei rischi ergonomici nel settore dell'informatica con uso continuativo di tastiera per data entry, uso di mouse in videoterminalisti, nel settore della pesca, nello studio delle posture in addetti dei settori metallurgico, elettronico, automobilistico, chimico ed ospedaliero, negli autisti professionisti e in ricercatrici biomediche e nell'edilizia . Per giungere alla valutazione dell'esposizione ai fattori di rischio, il metodo utilizza diagrammi delle posture del corpo e tre tabelle di punteggio. In base alla appropriata combinazione dei punteggi si arriva a definire un punteggio finale, variabile da 1 a 7, correlato a quattro livelli di azione.

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Lo sviluppo del metodo si può suddividere in tre fasi: modalità di registrazione delle posture durante il lavoro; sviluppo del sistema di punteggio; sviluppo della scala dei livelli di azione che forniscono una guida al

livello di rischio.

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Prima fase: modalità di registrazione delle posture durante il lavoro DIAGRAMMI DELLE POSTURE Per produrre un metodo che fosse di rapido utilizzo, il corpo è stato diviso in due segmenti individuati dai due gruppi, A (figura A) e B (figura B). Il gruppo A include braccio, avambraccio e polso, mentre il gruppo B include collo, tronco e gambe. Ciò assicura l'analisi della postura globale dell'intero corpo, prendendo in considerazione qualsiasi postura incongrua delle gambe, del tronco o del collo che può influenzare la postura degli arti superiori di cui si vuole valutare il fattore di rischio. Il metodo RULA trova la sua base di sviluppo nel sistema OWAS (3, 4) - trattato nel documento relativo al rachide - che associa a ciascuna singola postura un codice numerico: è un metodo chiaro e conciso che può essere utilizzato velocemente. I movimenti del corpo sono stati suddivisi in opportuni intervalli angolari in accordo ai criteri derivati dalla letteratura.

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Tali intervalli sono numerati in modo che il numero 1 corrisponda all'intervallo di movimento o alla postura di lavoro in cui il fattore di rischio correlato è minimo. Numeri più alti sono assegnati agli intervalli di movimento che presentano posture più estreme, che indicano una crescita della presenza del fattore di rischio a carico della sezione considerata. Questo sistema di associare un punteggio a ciascuna postura del corpo già codificata in diagrammi standard, consente una notevole semplificazione delle modalità di registrazione (figura A). Il diagramma delle posture riporta le sezioni sagittali del corpo per facilitare l'identificazione dell'intervallo di postura. Se la postura di un lavoratore non può essere riportata a quelle descritte, si adottano degli opportuni coefficienti di correzione di tipo cautelativo, definiti a priori, che consistono nell'aumentare o nel diminuire di una unità il valore relativo associato. Nelle figure A e B vengono riportati gli intervalli di movimento relativi alle diverse sezioni del corpo utilizzate per la registrazione dei dati sul campo.

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Metodo RULA - Punteggio del Braccio Il primo passo nella analisi riguarda il braccio. Per determinare il punteggio relativo dovranno essere misurati gli angoli che il braccio forma con il tronco (rispetto all'asse verticale del lavoratore). In relazione alle possibili posizioni che può assumere il braccio, sono state individuate 5 situazioni, alle quali corrispondono altrettanti punteggi, come mostrato nella figura seguente:

Il punteggio relativo al braccio è influenzato anche da altri elementi posturali che il lavoratore può assumere durante l'attività, quali la rotazione o la abduzione del braccio, il sollevamento delle spalle il poggiare il braccio su un piano (ad esempio una scrivania).

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Metodo RULA - Punteggio del Polso L'ultimo elemento da valutare nel gruppo A è quello relativo al polso. In questo caso, saranno fissati diversi punteggi in relazione alla flesssione del polso. In particolare, sono individuati tre possibili posture e relativi livelli di punteggio, come mostrato nella figura seguente. Se il polso subisce una deviazione ulnare o radiale (è ruotato verso l'interno o l'esterno) il punteggio relativo al polso sarà superiore.

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Metodo RULA - Rotazione del Polso Un altro elemento da valutare nel calcolo dell'indice RULA è quello relativo alla rotazione del polso. Tale rotazione potrà essere assente o presente e, in questo caso, non ha rilevanza il grado di rotazione. Nella figura seguente è mostrato il polso ruotato.

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Metodo RULA - Punteggio del Collo La postura assunta dal collo provvede a fornire un altro elemento di rischio. Anche in questo caso, si dovrà provvedere alla valutazione dell'angolo di inclinazione del collo sul piano sagittale del corpo. Sono stati individuati 4 livelli di inclinazione a cui corrispondono altrettanti punteggi. Ulteriori elementi di aggravio del punteggio sono le posture in cui il collo è ruotato o inclinato.

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Metodo RULA - Punteggio del Tronco L'inclinazione del tronco nelle varie fasi di lavoro contribuisce a determinare un elemento di rischio che rientra tra gli elementi da dover valutare in una analisi RULA. Per determinare il punteggio del tronco si dovrà provvedere alla valutazione dell'angolo di inclinazione dello stesso sul piano sagittale del corpo. Sono stati individuati 4 livelli di inclinazione a cui corrispondono altrettanti punteggi. Ulteriori elementi di aggravio del punteggio sono le posture in cui il tronco è ruotato o inclinato.

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Seconda fase: sviluppo del sistema di punteggio I valori di A e B così determinati non sono ancora del tutto completi, in quanto non contengono le informazioni relative all'uso dei muscoli e al punteggio associato alla forza esercitata. Quindi nelle tabelle successive A1 e B1 viene quantificata l'applicazione di forza in relazione ad un carico, espresso in Kg, e alle sue caratteristiche nonché l'impegno dei muscoli legato a lavoro statico o a movimenti ripetuti.

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Terza fase: sviluppo della scala dei livelli di azione Nella terza fase di sviluppo del metodo RULA si è individuato un metodo che permettesse di correlare tutti i punteggi raccolti in modo da ottenere un unico punteggio finale il cui valore fornisse l'obiettivo del metodo e cioè individuare la priorità delle situazioni da investigare. Il punteggio finale, fissato su una scala di valori da 1 a 7, è basato sul rischio di lesione stimato a causa di sollecitazioni muscolo scheletriche ed è determinato dal confronto dei punteggi C e D, come riportato nella tabella riassuntiva seguente (tabella punteggio finale - tabella C)

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Vantaggi e limiti L'importanza del metodo risiede nella capacità di: determinare le posture incongrue causate da sforzi statici, prolungati nel tempo; individuare problemi ergonomici connessi con posture incongrue e suggerendo

soluzioni anche simulate; analisi veloce con determinazione di punteggi; individuare lo sforzo muscolare associato con la postura di lavoro (sia lo sforzo

statico che ripetitivo), elementi che contribuiscono alla fatica muscolare.

Le criticità del metodo RULA riguardano soprattutto: la mancata valutazione della presa della mano; la difficoltà di valutare l'esposizione del soggetto qualora non rimanga nella

stessa postazione per tutto il turno di lavoro; i fattori frequenza e forza hanno una scarsa rilevanza nel determinare il

punteggio finale; non considerati gli aspetti legati all'organizzazione del lavoro e i fattori

complementari.

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Il metodo Job Strain Index (SI) Si tratta di un metodo di valutazione semiquantitativo del sovraccarico biomeccanico del tratto polso-mano dell'arto superiore. È utilizzato per analizzare singoli, semplici e ripetitivi compiti lavorativi ed è difficilmente applicabile a cicli di lavoro complessi. Il metodo definito nel 1995 è stato utilizzato, oltre alle esperienze ed indicazioni degli autori, nella lavorazione delle carni di maiale e tacchino e nell'assemblaggio di materie plastiche e metalliche. La valutazione delle caratteristiche del lavoro con movimenti e sforzi ripetuti è esclusivamente a carico di chi effettua l'analisi e prevede il coinvolgimento del lavoratore osservato per la valutazione del fattore "intensità dello sforzo". Il metodo non prende in considerazione la postura di gomito, spalla ed il tipo di presa della mano mentre tende a valorizzare il fattore "intensità dello sforzo" attribuendogli i valori moltiplicativi più elevati. Il metodo analizza 6 determinanti di rischio (intensità dello sforzo, durata dello sforzo, numero di azioni al minuto, postura polso1mano, ritmo di lavoro e durata giornaliera del compito). A questi determinanti viene assegnato un punteggio crescente e il punteggio viene trasformato in un fattore moltiplicativo secondo una tabella predefinita dagli autori.

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L'interpretazione dei risultati si avvale dei seguenti criteri interpretativi considerando che, secondo gli autori, uno SI superiore a 5 correla significativamente con patologie del distretto mano-polso:

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Fase I: raccolta dati A) Il primo dato da esaminare è l'intensità dello sforzo intesa come stima della forza richiesta per realizzare una determinata azione. Nella prima colonna della tabella 12 è riportata la classificazione dello sforzo, abbinato nelle colonne successive con i riferimenti ad altri modelli di valutazione quali la percentuale dello sforzo massimo esprimibile (% MS), la scala di Borg e lo sforzo percepito. Tale tabella di analisi, assieme alle tabelle delle fasi successive, serve ad attribuire il valore (tabella 15), da 1 a 5, per il calcolo dei fattori moltiplicativi (tabella 16).

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Fase III: determinazione dei moltiplicatori. Stabilito il valore di ogni fattore di rischio questo va

trasformato in moltiplicatore secondo lo schema della tabella seguente.

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Vantaggi e limiti Il metodo determina un punteggio che separa nettamente i lavori considerabili a

rischio da quelli in cui il rischio non è presente; è stato sviluppato per predire l'incremento del rischio delle patologie della

parte distale dell'arto superiore e non le singole patologie; punta molto sul fattore "forza" come elemento fondamentale del rischio, dà

minore importanza al fattore ripetitività; permette l'analisi di compiti singoli mentre è difficilmente applicabile a

cicli di lavoro complessi con compiti multipli; •non considera le posture (incongrue) della spalla, del gomito e il tipo di presa

della mano; non valuta lo sforzo statico.

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Il metodo ACGIH

Questo metodo, definito nel 2OOO, si applica ad attività lavorative che comportano l'esecuzione di mansioni manuali a "compito unico" (mono-task job), cioè di una serie simile di movimenti e sforzi ripetuti che impegnano il lavoratore per 4 o più ore al giorno (ad esempio lavorare su una linea di montaggio). È un metodo di valutazione quantitativo della ripetitività e della forza per compiti manuali, focalizzato sul distretto mano-polso- avambraccio, mentre non viene considerata la spalla. È stato utilizzato per studiare i livelli di rischio in molti comparti1mansioni tra cui ceramica, metalmeccanica, produzione di elettrodomestici, confezioni di abbigliamento e scarpe, addetti alle casse e addetti all'inscatolamento.

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La ripetitività viene definita dal livello di attività manuale (HAL = Hand Activity Level) e la forza dal picco di forza normalizzato (PF = Peak hand Force). I valori calcolati di HAL e PF vengono inseriti in un diagramma (Figura 1) che presenta un'area di non accettabilità (in rosso al di sopra della linea continua del TLV), un'area di accettabilità (in verde in basso) e un'area di transizione (in giallo compresa tra la linea continua e quella tratteggiata corrispondente al limite d'azione) prevista per garantire maggior protezione. Le situazioni ricadenti in area rossa richiedono interventi ergonomici, per quelle in area gialla si raccomanda l'adozione di strategie di prevenzione

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Per poter applicare il metodo ACGIH si rende necessario scegliere un intervallo lavorativo rappresentativo dell'attività in studio; successivamente l'attività viene filmata ed analizzata da più operatori, in genere almeno tre. Il livello manuale di attività (HAL) è calcolato in base a due elementi; dipende cioè dalla frequenza delle azioni svolte dalla mano e dalla durata del ciclo di lavoro (D u t y Cycle), rappresentando quest'ultimo la distribuzione percentuale dei periodi di lavoro e di recupero all'interno del ciclo di lavoro ripetitivo.

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DETERMINAZIONE DI HAL Per definire il valore di HAL si possono seguire due vie diverse. A) Nel primo caso è possibile determinare HAL da parte di un osservatore esperto che utilizza una scala di riferimento attraverso la quale vengono assegnati valori di ripetitività che variano da O a 1O (vedi tabella 4).

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B) Nel secondo caso si raggiunge questo obiettivo utilizzando una procedura più analitica, basata sul conteggio del numero di azioni eseguite (possibile grazie alla visione del filmato) il che permette di calcolare sia la frequenza d'azione che il Duty Cycle. Integrando questi due elementi si giunge a calcolare il valore di HAL. Nella tabella successiva si riporta in maniera più dettagliata questa metodologia.

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DETERMINAZIONE DI PF - Forza Manuale Di Picco Il Picco di Forza viene normalizzato in una scala di valori da O a 1O, e corrisponde a una percentuale variabile dallo O% al 1OO% della forza applicabile da una popolazione di riferimento. La forza di picco può essere determinata mediante un punteggio sulla scala da parte di un osservatore addestrato oppure da parte dei lavoratori mediante la scala di Borg. È possibile misurarla anche utilizzando strumenti quali il dinamometro o l'elettromiografia oppure ricorrendo a metodi biomeccanici. In questi ultimi due casi la forza di picco richiesta va normalizzata dividendo la forza richiesta per eseguire il compito per la capacità di sviluppare forza in tale attività da parte della popolazione lavorativa in generale.

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CONCLUSIONE Una volta ottenuti i valori di HAL (Hand Activity Level) e di PF (Peak Force), si determina la loro posizione, rispetto al TLV, all'interno del diagramma riportato nella figura.

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Il metodo: definisce un indice con individuazione di un livello di azione e di un livello

massimo; è di immediata e semplice esecuzione purchè il valutatore abbia una formazione

ed una esperienza, in analisi di questo tipo, di buon livello; è dotato di elevata capacità di sintesi, ma considera solo due fattori di

rischio (frequenza e forza) a differenza di altri metodi più analitici; prevede un'analisi piuttosto semplice per cicli brevi (durata inferiore al

minuto) mentre per quelli più lunghi è più complessa; richiede l'analisi da parte di più operatori; permette di analizzare solo compiti lavorativi singoli della durata di almeno 4

ore per turno; valuta solamente la postura di mano-polso-avambraccio, mentre ignora la spalla.

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Il metodo OREGE (Outil de Repérage et d'Evaluation des Gestes - Strumento per l'individuazione e la

valutazione dei gesti)

Si tratta di un metodo di valutazione del rischio biomeccanico degli arti superiori messo a punto dall'INRS (Istituto Nazionale francese di ricerca e di sicurezza) nel giugno 1999. Il metodo è stato applicato nell'industria metalmeccanica (componentistica dell'auto), nell'industria alimentare (stagionatura del formaggio e lavorazione della carne). L'OREGE permette di valutare i seguenti fattori di rischio biomeccanici nell'ordine sottoriportato: • sforzo, • posizioni articolari estreme, • ripetitività. Vengono considerati entrambi gli arti superiori. Il ciclo di lavoro si scompone in azioni; per tempi di ciclo relativamente lunghi si possono considerare sottocicli e nell'ambito di questi vengono contate le azioni.

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1) Sforzo Lo sforzo è definito come la contrazione di un muscolo o di un gruppo di muscoli per compiere una determinata azione. La valutazione dello sforzo avviene in 3 tappe fondamentali. Prima tappa Viene utilizzata una scala con livelli di sforzo crescenti (Scala di Latko 1997), alle cui estremità vi sono definizioni precise.

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Peso degli oggetti e degli utensili Il limite ammissibile si colloca tra 1 e 2 Kg.: è un valore indicativo che vale solo per l'attività gestuale nella postazione di lavoro e non trova applicazione nel trasporto dei carichi. Tipo di presa La presa di "riferimento" è la presa a piene mani. Tutte le altre prese vengono considerate come più sollecitanti. Pressione (contatto mano/strumento) Conviene evitare tutte le cause di pressione considerata, per esempio l'utilizzo della mano come martello. Vibrazioni (mano e braccia) L'uso di uno strumento vibrante deve essere considerato un potenziale fattore di ipersollecitazione. Temperatura La temperatura dell'ambiente e degli oggetti manipolati deve essere superiore a 18°C altrimenti l'azione viene considerata più sollecitante. Guanti L'uso di guanti deve essere considerato come un fattore di ipersollecitazione. Effetto coppia L'utilizzo di un utensile il cui uso genera una coppia è un potenziale fattore di ipersollecitazione. L'utilizzatore del metodo, prima di completare la sua scala di valutazione, deve ricercare la presenza di uno o più di questi indici.

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Seconda tappa Il lavoratore stima personalmente lo sforzo dell'azione individuata dall'utilizzatore con una scala di autovalutazione. La domanda deve essere posta nel modo seguente: "Per questa azione come valuta il suo sforzo?", chiedendo di collocarlo nell'ambito della retta di seguito riportata

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Terza tappa L'utilizzatore confronta i suoi risultati con quelli dell'operatore e la valutazione finale dello sforzo è la sintesi tra le due valutazioni. 2) Posizioni articolari La valutazione delle escursioni articolari è realizzata a partire dall'osservazione delle posizioni articolari degli arti superiori (collo, spalla, gomito e polso) su tre piani: sagittale, trasversale, frontale. Per la complessità dei movimenti è preferibile usare una videoregistrazione. Le figure seguenti definiscono le posizioni per ciascuna articolazione secondo il seguente punteggio: 1 accettabile, 2 non raccomandato, 3 da evitare. (I limiti sono tratti da progetti di norme europee pr EN 1OO5-1, pr EN 1OO5-2, pr EN 1OO5-3, pr EN 1OO5-4 o dal metodo RULA (MacAtamney et Corlett, 1993).

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Il punteggio 3 viene attribuito esclusivamente alla spalla: ciò significa che solo le zone articolari estreme della spalla sono da evitare. Se la stessa postura è mantenuta per più minuti, ciò fa aumentare il punteggio di un punto. Per il polso va aumentato il punteggio di un punto in caso di deviazione ulnare o radiale estreme. La prono-supinazione non viene valutata per la posizione articolare ma per la ripetitività del movimento.

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3) Ripetitività La valutazione della ripetitività segue la stessa logica di quella dello sforzo, con la differenza che questa viene riferita al ciclo e non alla singola azione. Infatti la ripetitività viene valutata per un minuto per i cicli di lavoro inferiori al minuto o per la durata del ciclo per quelli superiori al minuto. Per valutare questo fattore di rischio si deve tener conto della ripetitività dei gesti nella loro globalità e non quella dei movimenti di ciascun segmento articolare dell'arto superiore. La scala di valutazione dell'utilizzatore è costituita da frasi che definiscono il grado di intensità e di ripetitività.

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Profili dei fattori di rischio biomeccanico L'utilizzatore inserisce i dati raccolti, riferiti alle diverse azioni dei cicli valutati, nella tabella seguente.

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Per giungere alla definizione "diagnosi" di rischio l'utilizzatore dovrà: • sintetizzare il profilo di rischio per ciascuna azione a partire

dalle valutazioni emergenti dai vari cicli, • definire un valore rappresentativo della posizione articolare, • decidere il livello di rischio secondo le 3 classi proposte dalle norme

europee.

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L'INRS raccomanda che il metodo OREGE sia inserito in un programma di valutazione ergonomica che prevede diverse tappe: una fase iniziale di screening con l'utilizzo della Check-list OSHA per l'identificazione rapida della presenza o dell'assenza di fattori di rischio di sovraccarico biomeccanico ed una fase operativa che vede il coinvolgimento di tutte le figure aziendali. Essa prevede oltre all'analisi del singolo posto di lavoro e alla valutazione del sovraccarico biomeccanico degli arti superiori, anche la somministrazione di un questionario di 127 domande suddivise in 5 capitoli: il primo capitolo raccoglie i dati anagrafici, il secondo la presenza di DMS (Disturbi Muscoloscheletrici), il terzo la presenza di sintomi di stress, il quarto i fattori psicosociali, il quinto le caratteristiche del lavoro e differisce a seconda della natura del

lavoro studiato.

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aa 2016/2017 - C.I. Scienze Interdisciplinari Cliniche II: Movimentazione Manuale dei Carichi – Rocco Mangifesta, Ph.D.

Vantaggi Il metodo considera tutto l'arto superiore e si adatta a priori a tutti i tipi di lavoro. Limiti L'utilizzatore di questo strumento deve essere competente in ergonomia e la valutazione di ciascuna postazione di lavoro richiede da 1 a 2 ore. Il metodo non tiene conto della durata dell'esposizione.

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MAPO Movimentazione Assistita Pazienti Ospedalizzati

Movimentazione di carichi pesanti

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La movimentazione di pazienti

L’assistenza a pazienti non

collaboranti comporta sovente la

movimentazione manuale degli

stessi da parte del personale

sanitario.

Ad esempio in caso di assistenza

a “pazienti acuti” non è sempre

possibile utilizzare gli ausili.

In letteratura è ampiamente dimostrato che le manovre di

movimentazione manuale dei pazienti non autosufficienti sono

correlate alla comparsa di lombalgia.

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La realtà Ospedaliera e la valutazione del rischio da movimentazione di carichi

La movimentazione di pazienti non collaboranti

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La realtà Ospedaliera e la valutazione del rischio da movimentazione di carichi

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La realtà Ospedaliera e la valutazione del rischio da movimentazione di carichi

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La realtà Ospedaliera e la valutazione del rischio da movimentazione di carichi

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MAPO

Movimentazione Assistita Pazienti Ospedalizzati*

La metodologia di valutazione MAPO è stata proposta nel 1996 dal gruppo di ricerca EPM (Ergonomia, Postura e Movimento della Clinica del Lavoro L. Devoto Milano).

* Vedi Monografia: La medicina del Lavoro maggio 1999; 90, 2: 152-172

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MAPO: dove è applicabile?

• Può essere applicato

- ai reparti di degenza

• Non può essere applicato

- ai servizi di Pronto Soccorso;

- ai servizi di Radiologia;

- ai reparti di day hospital;

- alle Sale Operatorie

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MAPO Cosa valuta?

• Valuta il rischio complessivo cui è esposto il

personale di assistenza (Infermieri, OSS, OTA,

Ausiliari) senza distinguere la qualifica;

• Il rischio complessivo derivante da azioni di

traino e spinta viene considerato trascurabile.

• La valutazione deve essere ripetuta per ogni

singolo reparto in cui l’operatore ha lavorato.

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MAPO: Contenuti dei dati raccolti per la valutazione del rischio

• Carico assistenziale (presenza di pazienti non autosufficienti);

• Tipo e grado di disabilità;

• Attrezzature in dotazione;

• Caratteristiche strutturali degli ambienti;

• Formazione specifica degli operatori.

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• Non prevede una valutazione “personalizzata” per il singolo

operatore;

• Non tiene conto del sesso del lavoratore;

• Non viene considerata l’anzianità lavorativa del singolo

operatore;

• Non prevede un’analisi (quali-quantitativa) delle eventuali

posture incongrue assunte dall’operatore durante la

movimentazione dei pazienti.

• Non valuta quanto vengono utilizzati gli ausili per la

movimentazione dei pazienti.

MAPO Cosa non valuta?

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Fattori di rischio considerati dal MAPO

Pazienti non autosufficienti (NC e PC) ------------------------------ Operatori presenti nelle 24 ore

Fattore Attrezzature Adeguatezza numerica ed

ergonomica di carrozzine,

ausili, barelle.

Fattore Ambiente Adeguatezza ergonomica di

spazi, arredi, ecc.

Fattore Formazione Adeguatezza della formazione

sul rischio specifico.

Rapporto

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Indice di esposizione MAPO

MAPO

Medio

NC x FS OP

PC x FA OP

+ X FC x Famb x FF =

Rischio trascurabile indice MAPO < 1,5

Rischio medio indice MAPO 1,5 – 5

Rischio elevato indice MAPO > 5

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Carico Assistenziale

Rapporto n° pazienti / operatori (presenti nell’arco dei tre turni)

N° pz. Non coll _____ medio

_____ picco

N° operatori ____

____

NC/OP___ medio

NC/OP___ picco

N° pz. Parz. Coll _____ medio

_____ picco

N° operatori ___

___

PC/OP___ medio

PC/OP___ picco

• Il rapporto NC/OP viene ponderato con il Fattore Sollevatori

• Il rapporto PC/OP viene ponderato con il Fattore Ausili Minori

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Definizioni dei pazienti

• Paziente totalmente non Collaboranti (NC):

paziente non in grado di utilizzare né gli arti superiori né quelli inferiori (pz. Post-intervento chirurgico in anestesia generale, pz. di rianimazione).

• Paziente parzialmente collaborante (PC):

paziente con residue capacità motorie (es. paziente con emiparesi).

La scelta di dividere i pazienti in NC e PC deriva dall’evidenza di un diverso

sovraccarico biomeccanico sul rachide lombare in relazione alle diverse

tipologie di manovre effettuate.

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Fattore Sollevatori e Ausili minori

Fattore Sollevatori FS

Adeguati e sufficienti quanto presente 1 soll/ 8 pz. non collaboranti

• Assenti o Inadeguati + Insufficienti

• Insufficienti o Inadeguati

• Presenti e Adeguati e Sufficienti

4

2

0,5

Fattore Ausili minori FA

(sufficienti se presenti almeno 1 telo + altri due ausili minori)

• Assenti o insufficienti

• Sufficienti e Adeguati

1

0,5

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Fattore Carrozzine

Fattore Carrozzine

(sufficienti quando preseti in numero di 50% rispetto ai pazienti non

collaboranti)

Punteggio qualitativo 0 – 1,33 1,34 – 2,66 2,67 - 4

Suffic. Numerica No Si No Si No Si

FC 1 0,75 1,5 1,12 2 1,5

La presenza di carrozzine inadeguate o insufficienti raddoppia

la frequenza delle operazioni di spostamento del paziente

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Fattore Carrozzine

Caratteristiche Strutturali Punteggio

Non ben frenabili 1

Braccioli non estraibili 1

Schienale ingombrante 1

Larghezza > 70 cm 1

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Punteggio medio camera degenza

Caratteristiche strutturali Punteggi

Distanza tra i letti < 90 cm 2

Spazio infondo al letto < 120 cm 2

Letto inadeguato (es. solo 2 ruote) 1

Spazio libero letto- pavimento < 15 cm 1

Poltrone inadeguate (altezza < 50 cm) 0,5

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Bagno assisti per l’igiene dei pazienti

Caratteristiche Strutturali Punteggio

Spazio inadeguato per l’uso

degli ausili

2

Porta larghezza < 85 cm 1

Ingombri non rimovibili 1

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Bagni per WC

Caratteristiche Strutturali Punteggio

Spazio inadeguato per l’uso

degli ausili

2

Porta larghezza < 85 cm 1

Altezza WC < 50 cm 1

Assenza di maniglioni laterali 1

Spazio laterale al WC < 80 cm 1

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Fattore Ambiente

Fattore Ambientale

(se inadeguato mi determina un aumento delle operazioni di 1,5

volte)

Punteggio medio ambiente 0 – 5,8 5,9 – 11,6 11,7 – 17,5

Famb 0,75 1,25 1,5

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Fattore Formazione

Fattore Formazione FF

Formazione Adeguata

(con esercitazioni pratiche corso di almeno 6 ore)

0,75

Solo Informazione

(es. distribuzione opuscoli)

1

Formazione non effettuata 2

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Indice di esposizione MAPO

Indice sintetico di rischio Azioni

< 1,5 = area verde Situazione accettabile non è richiesto

alcun intervento

1,5 - 5 = area gialla Una quota tra 11 e 20% di ciascun

sottogruppo di età può essere non

protetta.

Necessaria la formazione e la

sorveglianza sanitaria ed interventi

organizzativi e strutturali

> 5 = area rossa Situazione a rischio per quote rilevanti di

soggetti; necessario intervento immediato

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Miglioramento degli indici MAPO

• E’ possibile migliorare l’indice MAPO attraverso la sostituzione dei normali letti di degenza con letti ergonomici, regolabili in altezza, implementando il numero di carrozzine e con l’introduzione di un sollevatore e implementando la formazione.

Letto regolabile in altezza

Sollevatore

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Miglioramento degli indici MAPO

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Miglioramento degli indici MAPO

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Miglioramento degli indici MAPO

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Conclusioni

Introducendo una serie di iniziative, quali ausili per la movimentazione, procedure corrette di lavoro, adeguamento strutturale, informazione e formazione e la sorveglianza sanitaria, posso ridurre il rischio da MMC nelle Aziende Sanitarie, ma non posso ottenere l’eliminazione completa dello stesso.

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QUANDO IL PAZIENTE E' COLLABORANTE E L'INFERMIERE E' SOLO Posizionamento nel letto

Paziente - flette gli arti inferiori e spinge verso il cuscino Infermiere- si pone un lato del paziente, appoggiando il ginocchio sul bordo del letto, ponendo una mano sotto la regione glutea del paziente; aiuta la spinta del

paziente verso il cuscino

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Traslazione del paziente dal

letto alla sedia

Paziente

sposta gli arti inferiori al di fuori del

bordo del letto

si mette seduto aiutandosi con gli arti

superiori in posizione eretta

pone le spalle alla sedia

deve collaborare per mettersi seduto

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• Infermiere - posiziona la sedia all'altezza del cuscino del paziente

• aiuta il paziente a mettersi seduto sul bordo del letto, ponendogli una mano dietro la schiena

• l'operazione deve essere eseguita flettendo le ginocchia e non il busto

• si sostiene il paziente quando è in posizione eretta a livello del bacino

• deve guidare (frenare, ecc) la discesa verso la sedia.

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QUANDO IL PAZIENTE NON E'

COLLABORANTE

Rotazione nel letto

Infermiere - pone un piede più avanti

dell'altro, allargando la propria base di appoggio

- flette le ginocchia non il busto

-afferra il paziente a livello di sacro e

scapola, quindi esegue la rotazione

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Spostamento verso il cuscino

(2 unità operative)

• Infermieri- si pongono ciascuno ad un lato del letto

• ognuno mette una mano all'altezza della scapola del paziente mettendolo seduto

• mettono il paziente a braccia conserte

• gli operatori a questo punto appoggiano un ginocchio sul bordo del letto

• quindi con una "presa crociata", un braccio sotto l'ascella del paziente mentre l'altro al cavo popliteo lo sollevano e lo spostano verso il cuscino.

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• Spostamento dal letto alla carrozzina (minimo 2 unità operative)

• Infermieri (è una manovra che si esegue congiuntamente agendo in perfetta coordinazione)

• - la manovra iniziale è quella di mettere il paziente seduto

• - poi un operatore si pone alle spalle del paziente effettuando una presa crociata (mani davanti al torace)

• - l'altro operatore dopo aver sistemato la carrozzina di fianco al letto, afferra il

paziente sotto il cavo popliteo, tenendo le proprie ginocchia in posizione flessa

• - quindi a questo punto con una manovra congiunta e ben coordinata si sposta il paziente sulla carrozzina.

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Trasferimento manuale dal letto alla barella (3 operatori)

-Fase 1: 2 UO si dispongono ai lati del letto con unginocchio sul

bordo. Ponendo le mani sotto il bacino e la spalla del paziente, lo

spostano verso il bordo del letto- Fase 2: In questo momento il

terzo operatore pone le mani in modo da sostenere gli arti

inferiori.

-Quindi a questo punto con un movimento ben coordinato i tre

operatori sollevano il paziente tenendolo, se possibile, in

posizione orizzontale. Il paziente viene trasportato sino alla

barella, in cui le UO nel momento dell'adagiamento devono

flettere le ginocchia, tenendo il busto eretto .

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Sollevamento da terra di un paziente (2 unità

operative)

II primo operatore si pone alle spalle del paziente con un

ginocchio per terra ed effettua una presa crociata (mani

davanti al torace).

Il secondo operatore in posizione seduta sui polpacci

(glutei e bicipiti femorali) con il busto eretto, afferra il

cavo popliteo degli arti inferiori del paziente. Quindi a

questo punto con un movimento ben coordinato

sollevano il paziente trasferendo lo sforzo sui propri arti

superiori, tenendo i piedi ben divaricati.

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Gli operatori trasferiscono il paziente sul letto e sulla

barella, flettendo le ginocchia nel momento in

cui lo adagiano.

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TECNICA PER

LA

MOVIMENTAZI

ONE DI

CARICHI IN

UNA

GIORNATA

LAVORATIVA

DI REPARTO