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ANNO 2011 – N. 1 Aprile 2011 LE RUBRICHE Per una scuola fatta a misura di Studenti INIZIATIVE A SCUOLA LE INTERVISTE RACCONTIAMO..CI LICEO SCIENTIFICO STATALE "G. D'ALESSANDRO" DI BAGHERIA PROGETTO PON IL GIORNALE DELLA SCUOLA IL PUNTO DI MARKUS CIRONE LETTURE IL SONDAGGIO LIBIA E NORDAFRICA: SCENARI DI GUERRA GUERRA CONTRO GHEDDAFI O PER IL PETROLIO? a più di quindici giorni sono state aperte le ostilità contro la Libia o, più precisamente, contro il suo expresidente, Muammar Gheddafi SEGUE A PAG 14 >> D PRESENTAZIONE IL GIORNALE DELLA SCUOLA omincia questa nuova avventura insieme, all'insegna dell’informa zione e del divertimento, con una speranza: quella che que sta bellissima iniziativa si conservi nel tempo e che chi verrà dopo di noi continui sulla strada che i Dalessandri ni, oggi, stanno intra prendendo. Cresceremo insie me, ma non vogliamo rimane re “un corpo separato” all’interno di uno stesso istitu to, piuttosto vorremmo essere la voce di questo liceo, di questa piccola, grande comu nità. Perché, in fondo, i dales sandrini non siamo soltanto noi che ci riuniamo nel pome riggio: siete tutti voi, studenti di oggi, sono gli studenti di ieri e di domani; sono i pro fessori, i segretari, sono i no stri mitici bidelli, sempre simpatici e pronti ad aiutarci; il preside è un Dalessandrino. C SEGUE A PAGINA 3 PER UN PUGNO DI LIBRI AP . 6 >> LA FILOSOFIA SECONDO FRICANO AP . 17>> UN DESTINO RIDICOLO AP . 18 >> MEMORIE DI UN VIAGGIO AP . 8 >> INTERVISTA AL PROF . ERNESTO GIBELLINA «Le conseguenze sono assolu tamente imprevedibili, nel senso che la situazione del Nord Africa è una situazione molto particolare.. A PAG 15>> L'INSA DI LIONE P .9 I Mostri dell'oscurità DA PAG. 20>> FUGA DEI CERVELLI ED ENERGIA NUCLEARE A PAG. 22>> ECCO COSA VORREBBERO GLI STUDENTI AP . 4 >>

Dalessandrini, numero di Aprile 2011

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Dalessandrini, numero di Aprile 2011

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Page 1: Dalessandrini, numero di Aprile 2011

ANNO 2011 – N. 1 Aprile 2011

LE RUBRICHE

Per una scuola fatta a misura di Studenti

INIZIATIVE A SCUOLA LE INTERVISTE

RACCONTIAMO..CI

LICEO SCIENTIFICO STATALE "G. D'ALESSANDRO" DI BAGHERIA

PROGETTO PONIL GIORNALE DELLA

SCUOLA

IL PUNTO DIMARKUS CIRONE

LETTURE

IL SONDAGGIO

LIBIA E NORD­AFRICA:SCENARI DI GUERRAGUERRA CONTROGHEDDAFI OPER IL PETROLIO?

a più di quindici giornisono state aperte le

ostilità contro la Libia o, piùprecisamente, contro il suoex­presidente, MuammarGheddafiSEGUE A PAG 14 >>

D

PRESENTAZIONE ­ IL GIORNALE DELLA SCUOLA

omincia questa nuovaavventura insieme,all'insegna dell’informa­

zione e del divertimento, conuna speranza: quella che que­sta bellissima iniziativa siconservi nel tempo e che chiverrà dopo di noi continuisulla strada che i Dalessandri­ni, oggi, stanno intra­prendendo. Cresceremo insie­me, ma non vogliamo rimane­re “un corpo separato”all’interno di uno stesso istitu­

to, piuttosto vorremmo esserela voce di questo liceo, diquesta piccola, grande comu­nità. Perché, in fondo, i dales­sandrini non siamo soltantonoi che ci riuniamo nel pome­riggio: siete tutti voi, studentidi oggi, sono gli studenti diieri e di domani; sono i pro­fessori, i segretari, sono i no­stri mitici bidelli, sempresimpatici e pronti ad aiutarci;il preside è un Dalessandrino.

C

SEGUE A PAGINA 3

PER UN PUGNO DILIBRI A P. 6 >>LA FILOSOFIASECONDO FRICANOA P. 17>> UN DESTINO

RIDICOLO A P. 18 >>MEMORIE DI UNVIAGGIO A P. 8 >>

INTERVISTA AL PROF.ERNESTO GIBELLINA«Le conseguenze sono assolu­tamente imprevedibili, nelsenso che la situazione delNord Africa è una situazionemolto particolare.. A PAG 15>>

L'INSA DI LIONE P. 9I Mostri dell'oscurità

DA PAG. 20>>

FUGA DEI CERVELLI EDENERGIA NUCLEARE

A PAG. 22>>ECCO COSA VORREBBEROGLI STUDENTI A P. 4 >>

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2 I Dalessandrini LA GERENZAI DALESSANDRINIIL GIORNALE DELLA SCUOLA

PUBBLICATO DA PROGETTO PON "IL GIORNALE DELLA SCUOLA"PON "COMPETENZE PER LO SVILUPPO"

ANNO I ­ NUMERO DI FEBBRAIO 2011Tutor: Prof.ssa Maria GaliotoEsperto giornalista: Dott. Davide CufaloIl giornale on­line “I Dalessandrini” è raggiungibile al link:http://liceodalessandro.altervista.org/dalessandrini/

LICEO SCIENTIFICO STATALE "G. D'ALESSANDRO"Dirigente scolastico: Prof. Gaetano PaganoSede centrale: Via S. Ignazio di Loyola ­90011 ­ Bagheria (PA)Sito Internet: http://www.lsdalessandro.ite­mail: [email protected]: [email protected]. 091962583 ­ 091962153 – Fax 091961119

GLI STUDENTI PARTECIPANTI AL PROGETTO "IL GIORNALE DELLA SCUOLA":Mariano Artale, Marta Cabibbo, Sara Cannella, Domenico Gaspare

Carbonari, Marco Castronovo, Giuseppe Riccardo Celestino, VincenzaChiarello, Salvatore Di Carlo, Vincenzo Maniscalco, Andrea Natoli, GiuseppeParisi, Riccardo Pitarresi, Ilaria Prizzi, Luca Sancilles, Elisabetta MariaSciortino, Maria Assunta Sciortino, Miriam Sciortino, Luca Toralbo,

Pietro Maria Torregrossa

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3I DalessandriniNumero di Aprile 2011 PRESENTAZIONESEGUE DALLA PRIMA PAGINA

IL GIORNALE DELLA SCUOLAAnche se a volte è costretto ad adottareprovvedimenti e misure che non ci piaccionomolto... ma ha lottato tanto per questa sua co­munità, affinché le fosse data una strutturaidonea, e, anche se può sembrarci severo, infondo è solo perché tiene molto a questa no­stra scuola. Un Dalessandrino è il nostroesperto, che ci segue passo dopo passo e ciinsegna come essere dei bravi giornalisti. Co­sa dire di più? Siete liberi di lasciare qui i vo­stri commenti ed eventuali proposte per il

nostro giornale. Speriamo diventi un puntodi riferimento per tutti, un posto in cui essereamici e aiutarci l’un l’altro. A tal propositovorremmo istituire uno spazio libero in cuiognuno possa chiedere di affrontare datiargomenti o chiedere consigli, come ad ungiornalino. Uno spazio dedicato ai lettori,insomma, che ci aiuti a sentirci tutti più vici­ni.Ci auguriamo che questo “esperimento” vadaa buon fine e che vi avvicinerete numerosi.

DIAMO IL VIA AL PROGETTO "IL GIORNALE DELLA SCUOLA"

Sono 23 gli studenti che partecipano al pro­getto PON “Il giornale della Scuola”, tutti diclasse III e IV. Seguiti da un’ottima inse­gnate di lettere, la prof.ssa Galioto, e da undocente esperto di giornalismo, dott. DavideCufalo. Il primo incontro è stato venerdì 4febbraio 2011, una giornata passata nel mas­simo della serietà con impegno e attenzioneda parte degli studenti. I due collaboratori so­no stati limpidi e scorrevoli nella loro spiega­zione, mostrandosi disponibili alle esigenzedegli alunni.Come per la prima lezione, anche quelle a se­guire si svolgeranno presso la sede centraledel Liceo Scientifico “G. D’Alessandro”,nell’aula di informatica. Ogni incontro ha ladurata di tre ore con un piccolo intervallo,ore passate allegramente in buona compa­gnia e all’insegna della scoperta di semprenuove cose relative alla scrittura giornalisti­ca. La prima lezione è stata divisa in dueparti: la prima di carattere teorico e confunzione introduttiva, la seconda basata sullasomministrazione di piccoli test d’ingressoatti a sondare le capacità di questi novelligiornalisti.

Il risultato più interessante emerso da questotest è stato la scelta dei giornalisti preferiti:12 ragazzi su 23 hanno indicato MicheleSantoro… e questo fa riflettere!Per il resto i ragazzi hanno risposto più omeno bene alle domande poste; ovviamentesono ancora all’inizio e la strada è lunga: mace la faranno! È emerso un ulteriore partico­lare, tra le risposte del test: tutti e 23 studentiritengono che l’idea di avere un giornale diistituto su un sito internet sia un valido stru­mento di comunicazione. Gli articoli chevorrebbero scrivere sono relativi all’istitutoscolastico, allo sport, all’intrattenimento,alla musica, alla cronaca locale; alcuni diloro vorrebbero affrontare notizie relativealla vita politica.È con una certa fiducia che affermo chequesti 23 ragazzi riusciranno a stupire i lorogenitori, i loro docenti e tutti coloro cheleggeranno questo giornale. Il loro obiettivoè quello di essere riconosciuti, di farsi senti­re e tirare un urlo al mondo… vogliono gri­dare che anche il Liceo Scientifico diBagheria è vivo e vitale e che sono pronti aconfrontarsi e “scontrarsi” con il resto delmondo affinché tutti conoscano“I Dalessandrini”.

I Dalessandrini hanno voglia di farsi sentire !di Vincenza Chiarello ­ III H

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4 I Dalessandrini

E meno male che in TvMichele Santoro c’è!Santoro, infatti, è il giornalistaindicato tra i loro preferiti daben 12 studenti su 22 che hannopartecipato, con vivo interesse,alla prima lezione del corsoP.O.N. “Il giornale della Scuo­la”, tenuta giorno 4 febbraionell’aula di informatica del Li­ceo scientifico D’Alessandrodall’esperto Davide Cufalo, incollaborazione con la prof.ssaMaria Galioto, tutor del pro­getto. Il risultato clamoroso èemerso a seguito della compila­zione del test di ingresso sommi­nistrato ai corsisti per valutarele loro competenze di partenzanel settore del giornalismo.Se potessero scegliere in manie­ra democratica, per alzata di ma­no, gli studenti partecipanti alprogetto, chi deve lavorare inTv, è indubbio che Santoro la

spunterebbe su Bruno Vespa, inseconda posizione con 6 prefe­renze totali, e sulla giornalistaLilli Gruber, terza sul podio con3 preferenze totali. A quota 2preferenze si collocano i variLamberto Sposini, CristinaParodi, Valerio Staffelli, EnricoMentana, Emilio Fede e MarcoTravaglio.Altri nomi di giornalisti famosi,con una sola preferenza, sono

Fabio Fazio,Salvo Sottile,MarioSconcerti, ilcompianto EnzoBiagi, VincenzoMollica, TizianaFerrario, MariaLuisa Busi eGiorgio Bocca.Aggiungiamosu sollecitazio­

ne di un lettoreanche il nome di

Beppe Severgnini con una pre­ferenza (rectius). I ragazzi delD’Alessandro contano di stupi­re ancora una volta genitori edocenti; lavorano incessante­mente ai pezzi giornalistici dainserire sul loro giornale on­li­ne di informazione scolastica “IDalessandrini”, raggiungibilesin da ora al seguente indirizzo:

SONDAGGI

MICHELE SANTORO IL GIORNALISTA PREFERITOI RISULTATI DEL TEST D'INGRESSO

È uno dei risultati più sorprendenti del test di ingresso somministrato, il 4febbraio scorso, ai ragazzi partecipanti al progetto Il Giornale della Scuola

Il popolare conduttore televisivo

Sono anni che l’utenza scolastica si batte peravere una degna sede per l’istituto. Dopo moltoperegrinare, finalmente lo spazio e la strutturasono stati concessi. Il primo giorno di frequenzatutta l’utenza era in festa. Dopo mesi di perma­nenza, la redazione dei Dalessandrini ha decisodi raccogliere le idee degli studenti attraverso unpiccolo sondaggio. Abbiamo rivolto dunque leseguenti domande: “Che cosa vorresti in que­sta scuola?” e “Sapresti dare un voto da 1 a10 alle strutture e, in generale, alla scuola?”Pietro risponde: “La struttura e la scuola èperfetta, bellissima… Ma ci sono problemi ri­

guardo ai servizi che, pur non essendo di vitaleimportanza, non permettono alla scuola di avereil massimo dei voti. Mi piacerebbe avere un’au­la di musica attrezzata, si coltivano poco i ta­lenti degli alunni.”Valerio risponde: “Mi piacerebbe che ci fosse ilbar! Voto: 7 e mezzo. Non ci possiamo lamenta­re, anche se vedo che già la tribunetta si è sbri­ciolata un po’, oppure si sono staccati i marmi.”Riccardo: “7 e mezzo. Bisogna dare tempo altempo. Il Preside e la Regione si stanno dandoda fare per fornirci fondi per vestire una scuolaancora spoglia. Non mi sento di dare un giudizio

di Mariano Artale e Domenico Carbonari ­ IV E e III AECCO COSA VORREBBERO GLI STUDENTI

http://liceodalessandro.altervista.org/dalessandrini/

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5I DalessandriniNumero di Aprile 2011

negativo in toto. Dopo 30 anni siamo usciti dalle“catacombe”, motivo per cui si apprezzano glisforzi di studenti e quanti altri hanno dato il pro­prio contributo per la realizzazione di questogrande progetto.”Alessia: “6. Ottima struttura ma mancante distrumenti fondamentali. Gradirei la rete da palla­volo all’interno della palestra del nostro istitu­to.”Riccardo Giuseppe: “8. La scuola nel complessosi è rivelata abbastanza soddisfacente anche seal raggiungimento del pieno 10 si pongono adostacolo la mancanza di tende che riparino dalsole ed anche la mancanza della mensa”.Fabiola: “Fra 3 e 4. Il bar­mensa che ci avevanopromesso a dicembre.”Francesco: “3. Più attrezzi in palestra.”Brigida risponde con una certa ironia: “3. Unamensa con una certa dignità!”Giulia: “Voto 2. Troppo sole, mancano letende!” Cosimo: “Voto 3. Vorrei che la scuolafosse dotata di una mensa e invece gli alunni so­no costretti a portarsi la colazione da casa!

Vorrei che cifossero i condi­zionatori visto econsiderato cheil sole battetutta la mattinae le sole tendenon potrebbero

risolvere il problema!!”Emerge dunque dal sondaggio che varie sono leopinioni, positive e negative, che gli studentihanno nei confronti del nostro istituto, molte ri­volte al far emergere i problemi, altre nelconstatare che, nonostante il plesso non sia me­ritevole di un 10, è comunque una strutturaapprezzabile.Non siamo riusciti a pubblicare tutte le rispostea causa dello spazio che ci è tiranno, vi assicu­riamo comunque che abbiamo attuato una sele­zione in modo da restare imparziali.N.d.r.: Il sondaggio è stato realizzato nella neu­tralità del suo essere e non vuole esprimerepareri personali.

SONDAGGIECCO COSA VORREBBERO GLI STUDENTI / SEGUE

UN SONDAGGIO AMAROa cura del prof. Sebastiano GrimaudoCuriosando tra le varie, ma serie, testate giornalisti­che on line, ho letto questo articolo a firma di SandroProvvisionato pubblicato sul sito CADOINPIEDI.ITdella casa editrice CHIARELETTERE. Riporto l’arti­colo nella sua interezza e vi invito a riflettere…“L’associazione MafiaContro di Palermo, tra il di­cembre 2010 ed il febbraio scorso ha promosso inotto scuole superiori siciliane, tra un campione di stu­denti di Udine ed un altro della provincia di Bresciaun sondaggio intitolato “Sedici risposte per il tuo futu­ro”. Il sondaggio ha coinvolto 1.062 ragazzi tra i 15 ei 18 anni. Non so che grado di scientificità avesse la ri­cerca ma i risultati della stessa sono alquantosconfortanti: il 26 per cento delle risposte considerainfatti Falcone e Borsellino “illusi” o addirittura dei“fessi”. Il 32 per cento degli intervistati ammette che,al posto dei due giudici fatti saltare in aria nel 1992,“professionalmente avrebbe operato scelte diame­tralmente opposte: andare via o non fare assoluta­mente nulla contro Cosa nostra”. Il 10 per cento degli

intervistati considera i boss Riina e Provenzano “uo­mini d’onore”; per il 5 per cento di loro sono “perse­guitati dalla malasorte”. Il 31 per cento pensa che lamafia sia “un’invenzione”, se non addirittura “un be­ne”; il 48 per cento, se subisse un torto, provvede­rebbe “a vendicarsi direttamente” o si affretterebbe a“chiedere aiuto a qualcuno in grado dispalleggiarmi”. Le percentuali superano il 71 percento quando si tratta di esprimere la “sfiducia” nelleistituzioni; il 55 per cento è convinto che le attivitàscolastiche “non formino le coscienze” e il 26 percento che bisogna accettare la mafia, o “rassegnarsi aconviverci”. Esaminando solo il campione di studentifriulani e lombardi emerge che nel 68 per cento deicasi non hanno mai sentito parlare (o solo qualchevolta) del pizzo, ma (dato consolante) il 98 per centodi loro non ha dubbi nel definire “la mafia un maleper la società”. Gli studenti coinvolti in questo testsono ragazzi che all’epoca delle stragi di Falcone eBorsellino non erano ancora nati.”

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6 I Dalessandrini

QUIZ A PREMI. IN PALIO I LIBRIAl Liceo scientifico “G. D’Alessandro” ogni mese si svolgono gare di libri,simulando al “meglio” il programma televisivo “Per un pugno di libri”

PER UN PUGNO DI LIBRIINIZIATIVE A SCUOLA

Il programma televisivo “Perun pugno di libri” funzionacome un quiz a premi, doveil premio è costituitodall’oggetto stesso del pro­gramma: i libri. Vi concorro­no due classi scolasticheantagoniste, provenienti dascuole superiori di diverseRegioni italiane: la classeche ha accumulato più libri,vince.A fianco dei concorrentipartecipa al gioco un perso­naggio televisivo celebreche, insieme al portavocedella classe, ha il compito dirispondere ai quesiti. Ciascu­na puntata prende il nome daun libro in particolare, gene­ralmente un classico dellaletteratura internazionale, chei concorrenti sono tenuti adaver letto e su cui si incentra­no la maggior parte delle sfi­de. Un noto giornalista ha ilcompito di correggere glierrori commessi nelle sfidedai concorrenti e soprattuttodi proporre nuove letture.In pochi sanno che anchenella nostra scuola, al Liceoscientifico “G. D’Ales­sandro”, ogni mese si svolgo­no gare di libri, simulando al“meglio” il sopraccitato pro­gramma televisivo.Le classi coinvolte fino adoggi sono la IV G e la IV H,ma sarebbe interessante

coinvolgere in questa iniziati­va anche altre classi.Promotori dell’iniziativa so­no la prof.ssa Maria Galiotoed il prof. Romeo, che scelgo­no mensilmente i libri,oggetto della gara, e prepara­no ed espongono le domandecome dei veri e propriconduttori televisivi. Il segre­to “ovviamente” sta nel legge­re attentamente i testi. Libriinteressanti, classici adattialla nostra età, appartenenti aqualsiasi genere e cheaffrontano diverse tematiche.Finora i testi analizzati sono:“Mogli e concubine” di SueTong, “Madame Bovary” diGustave Flaubert, “Zazie nelmetrò” di Raymond Que­

neau, “La bella estate” di Ce­sare Pavese. Uscendo fuoridell’ambito della gara, i do­centi si sono interessati disottoporre all’attenzione de­gli alunni anche la trasposi­zione cinematografica deitesti, operando un’analisi bi­comparativa.Tale progetto può costituireun ottimo passatempo per iragazzi ed invogliare questialla lettura, ampliandone ilbagaglio culturale e le capa­cità espositive.

di Marta Cabibbo e Riccardo Celestino ­ IV G

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7I DalessandriniNumero di Aprile 2011 INIZIATIVE A SCUOLA

VENEZIA TRA ARTE E LEGALITÀSCAMBIO CULTURALE

di Andrea Natoli ­ III HHa preso il via la prima fasedello scambio culturale tra illiceo scientifico “ G. D’Ales­sandro” ed il liceo classico“Marco Polo” di Venezia.Giorno 11 marzo i ragazzi ba­gheresi si sono ritrovati all’aero­porto di Palermo insieme aiprofessori Di Cristina e Galioto,organizzatori e coordinatoridella parte bagherese del pro­getto, ed hanno dato il viaall’avventura dello scambio,nuova per tutti.Quest’anno il soggiorno a Vene­zia è durato meno del previsto,perché sono stati solo cinque igiorni a disposizione, contro isette degli altri anni. Tale circo­stanza ha costretto i ragazzi, ba­gheresi e veneziani, adintensificare le visite guidate egli altri impegni, nonostante lapioggia ed il freddo siano statipressoché incessanti. I venezia­ni si sono mostrati da subito otti­mi ciceroni ed anfitrioni, tantoche i due gruppi hanno instau­rato da subito un buon rapportoed è venuto naturale a tuttisentirsi parte di un’entitàaffiatata ed omogenea. Dopo es­sere stati accolti all’aeroportodai “gemelli” veneziani, tutti ibagheresi si sono diretti nelle ri­spettive famiglie ospitanti, pres­so le quali hanno pernottato.Il primo giorno si è aperto conun discorso di benvenuto daparte del preside del “MarcoPolo” e con delle diapositive sulclima e la fauna della laguna,illustrate dagli studenti locali.

Poi i ragazzi bagheresi hannofatto un giro per Venezia visi­tando la basilica di San Marco el’Arsenale, dove si teneva unamostra di arte contemporanea.Istruttiva, anche se accompa­gnata da pioggia battente, la gi­ta a Verona del secondo giorno,durante la quale i ragazzi hannoammirato l’arena d’età romanaed il balcone di Giulietta con re­lativa statua portafortuna.Il terzo giorno ci si è recati alPalazzo Ducale, le cui stanzeospitano, tra le altre, opere di Ti­ziano, del Tintoretto e del Vero­nese; poi, col prezioso aiuto diuna guida, si sono visitate le pri­gioni nuove e quelle vecchie, si­tuate sotto il livello del mare,attraversando il Ponte dei Sospi­ri ed apprendendo dellaleggenda ad esso legata. Dopouna piccola pausa per il pranzo,tutti i ragazzi si sono diretti alcentro studi situato presso la la­guna, dove si sono affrontati di­versi temi: particolarmenteinteressante il progetto del “Mo­se”, un sistema costituito daparatoie mobili in grado di isola­re la laguna di Veneziadall’Adriatico durante i periodidi alta marea. La sera tutti i ra­gazzi, in compagnia dei profes­sori, si sono recati all’ HardRock Cafe per cenare in pienostile americano.Il quarto giorno è stato denso diavvenimenti ed attività; innanzitutto, i ragazzi si sono ritrovati ascuola e, insieme ai professori,si sono diretti allo squero di San

Trovaso, uno dei pochi ancorain funzione, dove hanno os­servato le varie fasi della co­struzione e manutenzione dellegondole. Poi i gemelli venezia­ni sono ritornati a scuola ed ibagheresi hanno continuato ilgiro per Venezia, visitando lagalleria dell’Accademia delleBelle Arti, dove sono esposteopere di artisti veneti a partiredal trecento, tra cui “La tempe­sta” del Giorgione. Al ritorno,tutti quanti hanno partecipatoad una conferenza sulla legalitàtenuta dall’avocato Ceroni, cheha fatto una breve introduzionesulla Costituzione; una sua fra­se ha molto colpito l’uditorio:“Mi piacerebbe pensare alla co­stituzione come una bibbia lai­ca, con valori sempreuniversali”. La parola è poi pas­sata ai giornalisti Ernesto Mila­nesi e Sebastiano Canetta, iquali hanno colto l’occasioneper spiegare il contenuto del lo­ro ultimo libro­inchiesta, “Le­galand”, centrato soprattuttosulla politica del Veneto e sugliabusi edilizi che ne deturpano ilterritorio. Infine la parola èstata data al presidente di “Li­bera” in Veneto, che ha portatola sua testimonianza sulla mafiatracciando un percorso che uni­sce la Sicilia ed il Veneto. Dopola conferenza, i ragazzi baghe­resi si sono recati con il battelloa Murano, dove hanno assistitoalla lavorazione del vetro e poifatto un breve giro per il paese.

SEGUE A PAG. 8 >>

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8 I Dalessandrini INIZIATIVE A SCUOLAL’ultimo giorno è stato dedicatointeramente alla produzione diuna presentazione in Po­werPoint che ripercorre letappe, attraverso le foto dei ra­gazzi, di questo soggiorno a Ve­nezia. Successivamente i

bagheresi sono stati accompa­gnati alla fermata dell’autobus,diretto all’aeroporto Marco Polodi Venezia, dai propri gemelliveneziani, cui hanno promesso,allorché si rivedranno a Baghe­ria, un’ospitalità analoga aquella ricevuta ed una paragona­bile dose di divertimento.

La prossima fase di scambio sisvolgerà appunto a Bagheria dagiorno 6 a giorno 11 aprile, etutti i ragazzi del D’Alessandro,desiderosi di fare bella figura, sisono già messi in motonell’organizzazione di un pro­gramma ricco di eventi e visiteinteressanti.

SEGUE DA PAG. 7

MEMORIE DI UN VIAGGIOSCAMBIO CULTURALE

di Roberta Margagliotta, Giuliana Lo Presti e Giorgio Arena ­ III B

È l’8 marzo, adrenalina allestelle, il gruppo italiano compo­sto da 13 ragazzi dopo giorni dilunga attesa, finalmente è alle so­glie del viaggio verso la Germa­nia, aspettando che un aereo glifaccia attraversare mari e montie scoprire una nuova realtà!Arrivati a destinazione,tra la pre­occupazione di cosa troveremoe l’imbarazzo, avviene il primoincontro: tutti alti, biondi,all’apparenza così diversi danoi… Poi però tutto cambia e co­minciamo a capire che la puntua­lità, la freddezza, l’eccessivaprecisione con cui spesso identi­fichiamo questo popolo sono so­lo luoghi comuni,e che non è

poi cosìdifficileistaurareun’amiciziacon questi“esseri cosìdiversi danoi”.Ed eccociarrivati amercoledì,primo girodella città.

Certo, il paesaggio a cui siamoabituati nella nostra solare Sici­lia non ha nulla a che fare conquello che abbiamo trovato, lacittà interamente sommersanella foresta, gli alti palazzi, glialberi aridi e secchi perl’inverno, ma soprattutto quelloche ci ha colpito di più, sonostate la miriade di case esclusiva­mente con i tetti spioventi, e alcontrario di come solitamente sipensa il clima non è poi così rigi­do. Tra chiese, palazzi e ancheun castello da cui si vedeva unpaesaggio magnifico della città,abbiamo anche visitato ilBauernhaus­Museum, riuscendocon non poche difficoltà a fare il

pane come se fossimo ritornatiindietro nel tempo di duecentoanni, macinando il grano eimpastando fino a infornarlo perpoi con grande soddisfazionegustare il pane tipico tedesco.Oltre alla cultura, comunque,non è mancato il tempo liberoper poter assaporare i diverti­menti e i passatempi preferitidei nostri coetanei tedeschi trabowling, shopping, stadio e fe­ste.Vi potrete chiedere come abbia­mo fatto a comunicare con loro,non conoscendo il tedesco…beh, non ci credevamo neanchenoi, ma ci siamo riusciti!!Abbiamo provato a farci capirein inglese , all’inizio un po’anche a gesti, ma noi stessi sia­mo rimasti stupiti dalla facilitàcon cui già dopo pochi giorniriuscivamo ad esprimerci ininglese e a farci capire.. Non c’èesercizio migliore che stare inuna famiglia che non capisce latua lingua! Riteniamo dunqueche non ci sia occasione miglio­re per apprendere meglio unalingua, ma soprattutto conosce­re e farsi conoscere …

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9I DalessandriniNumero di Aprile 2011 INIZIATIVE A SCUOLALIONE: INGEGNERI SENZA FRONTIERE

L’INSA è stata fondata per formare professionisti qualificati egarantisce istruzione permanente, prove e ricerche...di Marta Cabibbo ­ IV GMartedì 1 marzo, un gruppodi docenti dell’Istituto Nazio­nale di Scienze Applicate(INSA) di Lione haincontrato gli studenti del Li­ceo Scientifico G. D’Ales­sandro. L’INSA è statafondata per formare professio­nisti qualificati e garantisceistruzione permanente, provee ricerche. Il percorso di lau­rea, di durata quinquennale, èrivolto a studenti ben versatiin campo scientifico e si divi­de in due parti: il primo cicloe il secondo ciclo. In que­st’ultimo il futuro ingegnereha la possibilità di sceglierela propria specializzazione edi proseguire, se vuole, conun dottorato di ricerca.L’Università possiede sedinon solo a Lione ma anche aStrasburgo, Tolosa e Rennes,che differiscono tra loro perla specializzazione scientifi­ca. Per la domanda di ammis­sione occorre presentare ilmodulo di candidatura ufficia­le, due lettere di presentazio­ne scritte da insegnanti dimaterie scientifiche e le pa­gelle del IV e V anno (primoquadrimestre) di scuola supe­riore. L’INSA ha un elevatonumero di studenti stranieri aiquali propone speciali sezioniinternazionali ed un corso diapprofondimento facoltativo

estivo di sei settimane per es­sere al passo con la linguafrancese: le lezioni si svolgo­no in lingua madre come purele sessioni di esame. Si dàgrande importanza allo sport,tanto da offrire numerosiimpianti sportivi. Ricordiamoche è una scuola dieccellenza, in quanto tale nonpermette che gli studenti ripe­tano l’anno. Questa possibili­tà viene data solo una voltaagli studenti stranieri che sitrovano in difficoltà con lalingua francese o che non sisono ancora ben adattati allenuove metodologie di studio.Inoltre l’Università è pubbli­ca e, fin dalla sua fondazione,ha offerto la possibilità di vi­vere all’interno del campus;

inoltre, offre vari servizi, co­me la fornitura gratuita di li­bri di testo a tutti gli studenti.Il programma ha un costocontenuto: circa 5 mila e 400euro l’anno per tasse uni­versitarie, vitto e alloggio nelcampus, con una borsa di stu­dio mensile per tutti gli stu­denti ed aiuti per quellieconomicamente disagiati,ma meritevoli. Interessante latestimonianza di Giulio, ra­gazzo palermitano diplomatoal Benedetto Croce, che giàda un anno frequenta l’Uni­versità francese con ottimi ri­sultati. L’Insa è stata perGiulio un sogno, anche serealizzato con duro lavoro eimpegno.

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10 I Dalessandrini INIZIATIVE A SCUOLAL’ANTIGONE DI SOFOCLE AL SUPERCINEMA DI BAGHERIA

STUDENTI A TEATRO

di Ilaria Prizzi ed Elisa Sciortino ­ III HIl 4 marzo le classi del trienniodel nostro liceo hanno assistito,presso il Supercinema di Baghe­ria, alla rappresentazione dellatragedia “Antigone”, messa inscena dagli studenti del secondoanno dell’Accademia d’arte deldramma antico di Siracusa, chefa parte dell’INDA. La prima co­sa che è saltata all’occhio è statal’assenza di scenografia: sulpalco c’erano soltanto delle se­die, disposte in più file e con loschienale rivolto verso glispettatori.Dopo il benvenuto dato dallaprofessoressa Lo Presti allacompagnia ed una breve introdu­zione da parte di Mauro Avoga­dro, insegnante dell’accademia,hanno fatto la loro comparsa gliattori: entrati dal fondo dellaplatea, ognuno di loro ha guada­gnato il palco e preso posto suuna delle sedie che vi dimorava­no. Per ultimo li ha raggiuntil’attore destinato a recitare il pro­logo. L’antefatto della vicendadrammatizzata da Sofocle sisvolge davanti alle mura di Te­be, dove due principi tra lorofratelli si scontrano per afferma­re il loro potere sulla città nata­le, dandosi la morte l’un l’altroin un combattimento senza esclu­sione di colpi. Il loro zio,Creonte, presa la reggenza efattosi campione delle leggidello Stato, ordina che il nipoteEteocle riceva ogni onore fune­bre, ma che il cadaveredell’altro nipote, Polinice, reo diaver attaccato la sua stessa città,riceva il trattamento dovuto aitraditori, divenendo pasto per gli

avvoltoi. Tuttavia una sorelladei due defunti, Antigone, mos­sa dall’amore fraterno e dal ri­spetto per le leggi non scritte deilegami familiari, decide di tra­sgredire all’ordine e di dare se­poltura anche a Polinice.L’azione scenica comincia conun colloquio tra la stessa Antigo­ne e sua sorella Ismene, la qualedapprima cercherà diconvincerla a rinunciare alla suaimpresa, ma in seguito ne capiràle ragioni e vorrà condividerneil destino (l’Ismene della primaparte dell’opera rappresenta la fi­gura tradizionale della donna,obbediente al potere e sottomes­sa all’uomo, in contrapposizionecon la figura eroica e modernadi Antigone). Creonte, venuto asapere della disobbedienza ope­rata dalla nipote nei confrontidelle sue disposizioni di legge,la condannerà inesorabilmente amorte, non volendo accettarne legiustificazioni. Vane sarannoanche le preghiere al tiranno daparte del giovane Emone, futurosposo di Antigone e figlio dellostesso Creonte: il ragazzo prefe­rirà a sua volta morire, piuttostoche vivere senza la sua amata.Alla fine il tiranno, pentito,piangerà per il resto dei suoigiorni la sua inopportunaintransigenza.Particolare importanza assume ilcoro della tragedia, che sembraquasi essere un personaggio pri­vilegiato, in grado di comprende­re l’essenza più profonda deglieventi e di comunicarla alpubblico ormai decodificata.Infatti, se il personaggio sofo­

cleo agisce come “portatorepersonale di un destino sovra­personale” (Shadewaldt), a darecomunque unità all’evento tra­gico è proprio il coro, che fungeda memoria e presentimento epartecipa ai casi degli eroi indi­viduandone la portata universa­le, sicché “la sua riflessionediventa un’indagine del destinoche regge le sorti dell’umanitàtutta” (Del Corno).Il vuoto lasciato dalla musicache accompagnava il testo, anoi non pervenuta, vienecolmato, per scelta del regista,da un insieme di suoni­rumoricreati dagli stessi personaggicon l’unico strumento a lorodisposizione, vale a dire la se­dia. In effetti, nelle parti cantatee recitate dal coro, la precisa ca­denza combinata di suoni eparole contribuisce a dare quasila sensazione di una “letturametrica”.Quanti, nel nostro liceo, hannoavuto la fortuna di assistere allarappresentazione l’hanno moltoapprezzata. Rinnoviamo dunquei nostri più sentiti complimentiagli attori del secondo annodell’Accademia d’arte deldramma antico di Siracusa, chel’anno prossimo diventerannoattori professionisti e che, nono­stante la loro giovane età, cihanno fatti sentire, anche se perpoco, come veri spettatori grecidel quinto secolo avanti Cristo.

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11I DalessandriniNumero di Aprile 2011

UN PICCOLO PASSO PER SALVARE IL MONDOMI ILLUMINO DI MENO

di Sara Cannella e Andrea Natoli ­ III H“L’unione fa la forza e insie­me potremmo fare qualcosaper il nostro pianeta”, sonoqueste le parole della profes­soressa Viscardi, per promuo­vere l’iniziativa “mi illuminodi meno”, suggerite dalla tra­smissione radiofonica“Caterpillar” di Radio 2.La campagna radiofonicainvita, infatti, i comuni, lescuole ed i cittadini d’Italia aridurre i consumi di energiaelettrica o, in alternativa,l’illuminazione mediantel’uso di fonti d’energia rinno­vabili, raccontando per radiole buone pratiche di produzio­ne o consumo intelligented’energia.La professoressa ha intrapre­

so l’iniziativa a partiredall’anno scolastico correntenelle classi I F, I E, I H, IIIG, IV G ed invita tutti glialtri studenti ad aderire. Leclassi interessate attuanosemplicissime regole, come:­ spegnere le luci quandonon servono;

­ spegnere i termosifoniquando c’è caldo, invecedi aprire le finestre;­ utilizzare l’auto il menopossibile o condividerlacon chi fa lo stesso tra­gitto.I ragazzi sono soddisfattidi questa iniziativa eaffermano di stare ri­spettando con entusiasmotutte le regole. Per ulteriori

informazioni si invitano gliinteressati a visitare il sitowww.caterpillar.rai.it , in cuisarà possibile segnalare lapropria adesione e trovaretutti i materiali per diffonde­re l’iniziativa nei posti di la­voro, a scuola o nella propriacittà.

INIZIATIVE A SCUOLA

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12 I Dalessandrini

UNA STRADA, MILLE PROBLEMI.VIA SANT'IGNAZIO DI LOYOLA

Una Strada, Mille problemi.Siamo al sud. Profondo sud.Siamo in Sicilia. Questo cirende speciali?Forse, la nostra è una regionea statuto “speciale” ma il si­gnificato del termine non è lostesso. Dopo anni di lotte,proteste, manifestazioni fi­nalmente siamo riusciti asmuovere qualcosa lì nei “pia­ni alti”, per far sì che un li­ceo scientifico abbia unadegna sede. Finalmente sia­mo in grado di dire: “Il LiceoScientifico D’Alessandro hauna bella struttura”.Niente da obiettare allastruttura, il problema è comearrivare alla struttura. Nonconsiderando le classi primeche in parte rimangono in se­de distaccata, sita in via LoBue – sede da cui peraltroprovengo e che perso­nalmente adoro – rimangonole classi che hanno almenocompiuto un anno di perma­nenza nella vecchia sedecentrale di via città di Pa­lermo. Ah! Un paradiso.Raggiungere via città di Pa­lermo alle otto di mattina, co­

me anche la via Lo Bue, è ungioco da ragazzi.Nessun’altra scuola che vie­ne a scontrarsi, nientemamme che per lasciare i fi­gli sostano dieci minuti purdi vedere il loro figlio entraredentro un cancello da 5 metridi distanza. Ma soprattuttoniente Mar Nero.L’espressione Mar Nero mi èvenuta in mente, quando ungiorno di torrida pioggia, misono trovato a dover attra­versare la strada che sipercorre per raggiungere ilplesso centrale. Quella, intermini di pioggia, non è unastrada ma un mare in tempe­sta. Perché Mar Nero?Perché è presente una strettasovrastruttura formatadall’asfalto che permette ilpassaggio dall’altra parte eche divide, fortunatamente,l’acqua in due pozze sepa­

rate. ViaIgnazio diLoyola è lavia in cui ri­siede la no­stra scuola.È una via co­munale

pertanto è DOVERE del Co­mune provvedere alla ripara­zione.Questo non avviene. Perché?È forse tempo di riprenderela lotta, riprendere i cartello­ni, gli striscioni ed i megafo­ni e piazzarci davanti alcomune in attesa di risposte?Io spero in una soluzione pa­cifica, diplomatica, ragione­vole. Perché in fondo i nostrigenitori pagano le tasse e letasse servono anche a ripara­re le strade. Ultimamente misono accorto che alcune bu­che sono state riparate o, me­glio, più che riparate, tappatecon un po’ d’asfalto. Questonon è mica un lavoro fatto aregola d’arte o, meglio, nonle regole d’arte che sono invigore nel resto del mondo.Ad Maiora Lettori

di Vincenzo Maniscalco ­ IV E

LA STRADA

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13I DalessandriniNumero di Aprile 2011 LO SPORT

Sabato 2 aprile, alle ore 9:30, siè svolto presso lo stadio Comu­nale di Bagheria il triangolare dicalcio tra il liceo scientifico “G.D’Alessandro”, il liceo classico“F. Scaduto” e l’I.T.C. “Don Lui­gi Sturzo”. La quota di parteci­pazione, 2 euro, sarà devoluta alsostegno di iniziative umanita­rie a favore delle regioni africa­ne disastrate. In particolare, la

raccolta dei fondi del nostroLiceo sarà devoluta al cofi­

nanziamento della costruzionedi due locali da adibire ad aulescolastiche, come richiestocidalla Diocesi di M’baiki nellaRepubblica Centroafricana.La giornata, assistita dal tempoquasi estivo, è cominciata conl’incontro tra l’I.T.C. e il LiceoScientifico. La partita si èconclusa con la vittoria per 2 a0 del Ragioneria. La seconda

partita si è disputata fra il liceoclassico e il liceo scientifico.Quest'ultima è stata moltocombattuta e alla fine si èconclusa con la vittoria delloscientifico per 2 a 1, grazie aduna strepitosa “remuntada” deiragazzi dello scientifico. L’ulti­ma partita si è svolta fra il liceoclassico e l’I.T.C. E’ stata unapartita a senso unico, dominatae vinta dall’I.T.C. per 3 a 0.

Splende il sole sulla Sicilia.I tifosi di Palermo e Catania so­no di nuovo insieme all'insegnadella sportività dopo quel tragi­co 2 febbraio 2007, quando allostadio “Angelo Massimino” diCatania perse la vita l’ispettoredi polizia Filippo Raciti durantegli scontri del derby Catania­Pa­lermo. Raciti, quella “male­detta” sera, stava svolgendo ilsuo lavoro di poliziottocercando di fare mantenere ledistanze tra le tifoserie palermi­tana e catanese, quandoall’ingresso della curva norddello stadio fu colpito a morte.Subito dopo quel derby icampionati nazionali si fermaro­no per una giornata in segno dilutto. Il governo in particolare,nella persona del ministro Ro­berto Maroni, ha adottato dellemisure di sicurezza negli stadi,le quali prevedono: che in ognistadio italiano in cui si giochinole partite delle massime serievengano istallati dei tornellipresso gli ingressi, e che perogni tifoso si adotti la tessera

del tifoso, contestata dagli ultràdi tutta Italia, che prevede il ri­conoscimento con apposito no­me e cognome della persona.Sino ad oggi queste procedure,anche se contestate, si sono di­mostrate efficienti e non si sonoregistrati scontri gravi tra le tifo­serie. Finalmente dopo lagiornata di domenica, la Siciliae il suo popolo si sono riscattatida quella brutta fama conqui­statasi in quel maledetto derby.Quest’anno, dopo quattro anni, iquestori delle città hanno ria­perto le porte del Barbera per i

tifosi cata­nesi equelle delMassiminoper i rosa­nero.Entrambe letifoseriehanno ri­sposto be­nissimoall’appello ealla fiduciadei questori.

Il Catania si è imposto 4 a 0sulla squadra di Serse Cosmi,esonerato subito dopo dal presi­dente Zamparini. Il tutto si èsvolto sportivamente. Anchenella protesta dei tifosi palermi­tani al ritorno della squadra incittà si è notata l’enormecorrettezza e civiltà. Il derbyche si era trasformato nellapartita della paura si è ritra­sformato nel derby del sole, ri­specchiandosi nei fantasticicolori di Catania e Palermo.

IL DERBY, FINALMENTE UNA FESTA PER LA SICILIA!!di Marco Castronovo ­ IV G Palermo, stadio Barbera

UN TRIANGOLARE PER L'AFRICAdi Mariano Artale ­ IV E

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14 I Dalessandrini LA GUERRA IN LIBIALIBIA: INSIEME ALLA GUERRA SCOPPIANO TANTE POLEMICHE

GUERRA CONTRO GHEDDAFI O PER IL PETROLIO?

Da più di quindici giorni sonostate aperte le ostilità contro laLibia o, più precisamente,contro il suo ex­presidente,Muammar Gheddafi. Come giàmolti sapranno il colonnelloGheddafi ha attuato una repres­sione da grande dittatore, ne­gando i diritti umani ai libici iquali, stanchi di tale oppressio­ne, si sono ribellati scatenandouna guerra civile. Valutando glieventi l'Onu ha approvatol'intervento in Libia per difende­re i civili, tramite l'istituzionedella "no fly zone", vale a direil blocco dello spazio aereo etutte le misure necessarie a di­fendere i civili. Lo ha fatto con10 voti favorevoli, nessuncontrario e 5 astenuti tra cuiRussia e Cina. Ad approvare larisoluzione dell'Onu sono stati,in primis, Francia e Italia.Sabato 19 marzo la Francia haattaccato le truppe mercenariedi Gheddafi, mentre l’Italia haofferto non solo il suo territoriocome “base militare e strategi­ca”, ma anche supporto aereo enavale, violando così ilcontratto fatto con Gheddafi ilquale, come sappiamo, ci ha mi­nacciati di ripercussioni.Commentando questa “scelta”Bossi ha detto: “Noi abilissimia prenderla in quel posto”.Con questa sua espressione colo­rita, Bossi potrebbe avere ragio­ne visto che siamo la nazionepiù vicina alla Libia, per nonparlare della nostra Sicilia.Tornando sul fronte libico le no­tizie sui presunti bombarda­

menti su bersagli civili sonocontraddittorie: la TV araba Al­Arabiya ha fatto sapere che, se­condo alcune fonti mediche, neiraid aerei sono state coinvolte17 vittime fra le quali 5 bambi­ni, al contrario delle tv europeeche smentiscono, ribadendo chegli unici bersagli colpiti sonostati mercenari di Gheddafi.La cosa che ci preme sapere èse sia possibile un attacco libiconei nostri territori, argomentogià trattato dal premier SilvioBerlusconi, che ha affermato:“Le nostre armate hanno fattoun esame approfondito sulledisponibilità di armi e missilidel regime bellico e la loroconclusione è che non ci sonoarmi in dotazione dalla Libiache possano raggiungere il terri­torio italiano” ­ parole, queste,molto rassicuranti ma nontroppo. Tra i paesi europei chemaggiormente hanno fornitoarsenale bellico a Gheddafi sco­priamo che l’Italia è in cimaalla lista con 280 milioni di eu­ro. Tra l’altro è risaputo cheGheddafi è piuttosto esperto in

shopping bellico, il che ali­menta dei sospetti sul fatto cheproprio adesso stia comprandonuove armi con il suo “patrimo­nio”, visto che la Libia è il pae­se più ricco di petrolio. Ed èproprio questo oro nero che hascatenato numerose polemichesulle motivazioni della guerra ,sulla “Odyssey Dawn”,l’offensiva scatenata dallaalleanza internazionale contro ilregime del colonnello. Ri­guardo a ciò riportiamo un’ana­lisi del direttore del Tg La7,Enrico Montana: “Vogliamo di­re con sincerità che di questaguerra abbiamo capito poco?Che necessità c’era di attuareun’azione così dura a livellomilitare ? Non c’è alternativa?Ci ricordiamo nel 2001 laguerra in Afghanistan? Nonc’era alternativa. Ci ricordia­mo nel 2003 quella dell’Iraq?C’era alternativa ma si partì daun presupposto: che ci fosseroarmi di distruzione di massa inmano a Saddam Hussein cheaveva contatti con Bin­Laden,con Al­Qaida. Non era veronulla, ma la guerra si fece

di Salvatore Di Carlo ­ IV G

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15I DalessandriniNumero di Aprile 2011 L'INTERVISTA

IL PUNTO SULLA GUERRA CIVILE IN LIBIA«Le conseguenze, purtroppo, sono assolutamente imprevedibili, nel senso che la situa­zione del Nord Africa è una situazione molto particolare....

INTERVISTA AL PROF. ERNESTO GIBELLINA

Abbiamo intervistato il prof.Ernesto Gibellina, docente diStoria e Filosofia del nostro Li­ceo Scientifico “G. D’Ales­sandro”, per capire lemotivazioni e le conseguenzedella guerra civile in Libia.Come è nata questa guerra ci­vile, quali sono le cause?«Le cause di questa guerra civi­le dipendono da un regimefondamentalmente tirannico incui la libertà politica, di pensie­ro, di stampa e di parola sono to­

talmente nulle e soprattutto daun divario forte tra una piccolaclasse egemone, che detiene ilpotere economico, quindi anchepozzi petroliferi e tutto quelloche è legato all’energia delsottosuolo, ed invece una molti­tudine di gente che vive in unasituazione di indigenza. Natu­ralmente il constatare una situa­zione simile non fa altro cheportare al malcontento, che tral’altro si è manifestato in modoconflittuale in Libia proprio nel

momento in cui in altri Stati delNord Africa, come l’Egitto e laTunisia, si sono rivoltati controi loro tiranni locali; quindi unascia di rinnovamento ha perva­so tutto il Nord Africa».Quali potrebbero essere leconseguenze?«Le conseguenze, purtroppo,sono assolutamente imprevedi­bili, nel senso che la situazionedel Nord Africa è una situazio­ne molto particolare perché agruppi democratici, chevorrebbero creare dei governidi stampo europeo non solo inLibia ma anche in Tunisia e inEgitto, si contrappongono dellefazioni che invece potrebberoapprofittarne per creare dellevere e proprie teocrazie, dei re­gimi di estremismo islamico,legando la religione al poterepolitico. Questo sicuramentesarebbe molto grave e pericolo­so soprattutto nell'eventualità divedere nascere dei regimi comequello iraniano, così viciniall’Europa, dirimpettai di unpaese come l’Italia. Tanto chec’è stato un momento in cui ciStretta di mano tra il Premier Silvio ed il raìs Gheddafi

di Miriam Sciortino e Luca Sancilles ­ III H

ugualmente e, come sappiamo,Saddam fu fatto fuori, in tutti isensi. Allora lo si dica: questa èuna guerra per togliere Ghedda­fi che è un dittatore? Ma alloravediamo quali sono gli altridittatori della terra. Per interdi­ci: il primo Paese per numeroper numero di abitanti e anche

per forza economica del pianeta(la Cina) è un Paese democrati­co? Sarebbe giusto guardarsi ne­gli occhi e ragionare su cos’è laguerra nel 2011 .Vuol dire acces­so ai campi di petrolio? O vuoldire favorire la democrazia ? Efino a che punto la possiamoesportare e imporre?

Mi pare che il Consiglio di si­curezza dell’Onu di tutto questonon abbia discusso e sarebbegiusto che ne discutesseroanche i Paesi più importanti,quelli che hanno stabilità tra iquali, pensate, c’è anche ilnostro”.

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16 I Dalessandrini L'INTERVISTA

si è preoccupati perché sembra­va che in alcune parti della Tuni­sia si stessero formando dellepiccole repubbliche autonomeislamiche. Naturalmente questoper l’Europa è un pericolomolto forte perché l’estremismoislamico ha portato ad unacontrapposizione, anziché a unlegame tra le diverse religioni».L’Italia sarà coinvolta? Se sì,in che modo?«L’Italia ha un ruolo particolareproprio per la vicinanza e so­prattutto per la dipendenzaenergetica da due Paesi: la Li­bia, per quanto riguarda il petro­lio, e la Russia, per quantoriguarda il gas. L’Italia è in unaposizione molto particolareperché per anni, nell’ultimo pe­riodo, si è in qualche modopubblicizzata questa alleanzatra il governo libico e quello ita­liano. Un passo indietro eccessi­vo potrebbe essere pericolosonel caso in cui Gheddafi mante­nesse il potere, il quale po­trebbe dire poi che, nelmomento in cui il suo Paese erain difficoltà, l’Italia non l’ha aiu­tato. Quindi si avrebbero delleripercussioni negative non solosul campo dell’energia, maanche per tutte quelle impreseitaliane che operano in Libiacon contratti stipulati diretta­mente con il governo libico, se­condo accordi già presi tra ilnostro premier e Gheddafi».E l'Europa?«È anche vero che non si puòpensare oggi, in un regime diEuropa unita, al singolo

intervento di uno stato o ad unasingola politica nei confrontidella Libia, ma si deve pensaread un intervento che sia euro­peo, o quantomeno ad una riso­luzione che coinvolga nonsemplicemente l’Europa, vistala situazione tragica che si stacreando, ma le intere NazioniUnite. Quindi l’Italia sicura­mente è quella che può ri­sentirne maggiormente inrelazione sia all’esito di questoconflitto civile, sia anche aglisbarchi di clandestini cheavvengono in quantità esaspe­ranti, in particolare a Lampedu­sa, ma anche per lo stessogoverno italiano che al mo­mento non ha dei grandi ri­scontri di solidarietà da partedell’Unione Europea, perché sa­rebbe più corretto che tutti que­sti migranti, che cercano unavia di fuga da questi Paesi, pos­sano essere distribuitiall’interno di tutti i Paesi euro­pei. Non è corretto che solo peruna questione geografica l’Ita­lia debba prendersi l’onere digestire questo impatto, che è unimpatto non solo politico maanche legato al fattore pretta­mente occupazionale».Potrebbero esserci risvolti po­sitivi o la situazione potrebbesolo peggiorare?«Non è una risposta facile da da­re, poiché ci sono troppi interes­si contrastanti che riguardanol’assetto prettamente economi­co. La situazione della Libia èquella di un Paese che ha dellerisorse petrolifere immense equesto gioca un ruolo fonda­mentale nella politica degli

Stati europei. Tutto dipende dafattori più economici che politi­ci in realtà: per alcuni versimantenere una zona petroliferacalda può tornare utile ad alcu­ni in modo tale che il prezzodel petrolio lieviti, e quindi farein modo che i guadagni sul pe­trolio diventino ancora più ele­vati. Bisognerà capire se leaziende petrolifere avrannol’intelligenza di capire che unasituazione simile può innescareuna serie di scontri a catena,anche nel resto dell’Europa».Le donne stanno parteci­pando alla rivoluzione, è unacosa positiva per il progressoculturale del Paese?«La partecipazione delle donnea movimenti rivoluzionari èqualcosa che è sempre avvenu­to. Ricordate che una delle piùimportanti rivoluzioni pariginenel 1789, la RivoluzioneFrancese, fu in qualche modogestita dalle donne. Questo vidà la misura di quanto siaimportante la partecipazionefemminile alla vita sociale epolitica del Paese, ancora di piùse noi teniamo in considerazio­ne che stiamo parlando di unPaese legato a una tradizioneislamica in cui la donna è spes­so in secondo piano. Quindi lapresenza femminile è moltoimportante e può essere unabuona scintilla per far iniziareuna vera e propria democra­zia».

SEGUE DA PAG. 15

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17I DalessandriniNumero di Aprile 2011 L'INTERVISTA

LA FILOSOFIA SECONDO FRICANO“La filosofia non è applicabile alla vita quotidiana, anche se è uno degli aspetti odelle dimensioni della vita quotidiana. Ognuno in fondo ha la propria filosofia...

INTERVISTA AL PROF. DAVIDE FRICANO

di Giuseppe Parisi ­ IV LTra le materie studiate nel no­stro liceo, la filosofia è un sape­re che affascina la maggiorparte degli studenti, i qualiaffrontano tale disciplina conattenzione e spirito critico. Misono chiesto se la filosofia cipossa aiutare nel quotidiano e sepossa aiutare l’individuo nelcorso, lungo e tortuoso, dellapropria vita. Per rispondere almio dubbio, mi sono fatto aiuta­re da una persona molto qualifi­cata: Davide Fricano, docente diStoria e Filosofia nel nostro li­ceo. Prima di diventare inse­gnante, ha conseguito la laureaed il dottorato in filosofia.Spinto da una forte passione hascelto l’insegnamento. Il profes­sore ha gentilmente risposto allemie domande.Ritiene utile ed importante di­vulgare questo sapere?“È importante ma non necessa­riamente utile. Importanteperché accresce la formazionedell’individuo. Ma non è dettoche sia utile perché un arricchi­mento culturale non comportaautomaticamente una crescita,una evoluzione della popolazio­ne..”Per chi la studia, quali sono ivantaggi che si possono trarreda questa disciplina?“Probabilmente, l’acquisizionedi un maggior senso critico.”Come possiamo applicarlaalla vita quotidiana?“La filosofia non è applicabilealla vita quotidiana, anche se è

uno degli aspetti o delle di­mensioni della vita quotidiana.Ognuno in fondo ha la propria fi­losofia!”Aiuta a ragionare in migliormodo?“Sì, ma questo non porta ad unasemplificazione dei problemi,bensì potrebbe anche compli­carli.”Ampliando i nostri orizzonti,l’uso della filosofia potrebbeaiutare il sistema politico?“Non necessariamente aiuta lapolitica! Ci sono esempi illustridi filosofi che hanno contribuitoa peggiorare il sistema politicoanziché migliorarlo. Come il fi­losofo Giovanni Gentile, chepur apprezzo, e Marx.”Possono esserci risvolti in altriambiti?“L’unico ambito in cui la filoso­fia ha ancora oggi qualcosa dadire, o che valga la pena di ri­di­re è la morale! In altri campi,nel bene e nel male, la filosofia

ha già detto quello chec’era da dire.”Filosofia e religione,connubio possibile?“Secondo molti sì! Que­sto è anche il mio pare­re.”E se non fosse mai esi­stita? “I punti interro­gativi dell'uomo sareb­bero sempre, in un modoo nell’altro, stati risolti!Non riesco ad immagina­re un uomo privo della fi­losofia. Esisteva già

prima dell’antica Grecia e pro­prio i greci hanno contribuito acodificare questo sapere.”La corrente di pensiero con laquale si identifica di più?“Il problematicismo critico, cheritiene che l’elemento fonda­mentale sia il porsi costante­mente, continuamente espontaneamente dei problemi.”Qualche consiglio per i nostrilettori.“Per quanto riguarda i testi filo­sofici, consiglio gli “Aforismidi Eraclito” dove c’è il cuorenascente della filosofia. Sullostile di vita non do consiglipratici, perché ognuno è arbitrodi se stesso; per quanto miconcerne dico che bisogna vive­re in modo civile.”N.d.r.: l’intervista qui pubbli­cata è frutto del lavoro del ra­gazzo, di cui non disponiamodella registrazione audio.

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18 I Dalessandrini LETTURETRE VITE, DUE STORIE INTRECCIATE, UN UNICO INTRAMONTABILE MENESTRELLO

UN DESTINO RIDICOLOdi Pietro Maria Torregrossa ­ IV ISapete, da sempre non ho maiavuto un buon rapporto con iromanzi scritti da più autori:non ho mai sopportato cheaccanto al titolo fossero scrittii nomi di due persone. Tutta­via, quando sulla copertina diun romanzo dal titolo “Un de­stino ridicolo” lessi FabrizioDe André, non potei fare ameno di cominciare a provareuna punta di curiosità perquelle pagine scritte dalcantautore italiano con lacollaborazione di AlessandroGennari. Inizialmente pensaiche un cantante del suo cali­bro non sarebbe riuscito ad es­sere grande e geniale alcontempo come nelle suecanzoni, e che il sodalizio conun uomo che non conoscevoavesse deturpato profonda­mente lo stile armonioso, qua­si poetico, con cui De Andrériesce a descrivere, con minu­ziosa delicatezza, storie diemarginazioni, di tempestosiamori, di violente esistenze edi antichi pensieri.Devo ammettere che la tramadi questo “Destino ridicolo”era davvero tipica del DeAndré, così decisi difiondarmi tra quelle righe checominciavano proprio con leparole del menestrello genove­se:“A un luminoso bagnasciugadella Galluradalle cui acque tranquille

una vacca torse il collo aguardarcicon un dentice in bocca.”Anche a me sembrarono versisenza senso, soprattutto dopoaver letto la breve descrizionedel romanzo che trovavo sulretro della copertina. Veniva­no delineati i contorni di unastoria che mi affascinò nonpoco perché mi sembravanouscire proprio dai testi diquelle celebri canzoni:“Un intellettuale marsigliesepassato dalla Resistenza allamalavita, un pappone sognato­re e indolente e un pastoresardo sfuggito ad una pesantecondanna organizzano il furtodi un carico di pelli preziose.Tre uomini lontanissimi che ildestino unisce a Genova peril colpo della vita. Due

donne, unatimida pro­stituta eun’affasci­nante istria­na,attraversanoindenni esilenti lospettacolodel disastro.Ma sarannoFabrizio edAlessandro,figureall’iniziomarginali, arintracciaree riannoda­

re i fili delle avventure deglialtri, in un romanzo che ri­balta ogni certezza, al di làdelle casualità, seguendo lastrada della sorte”.Giuro che queste parole mirapirono il cuore. Sembravaproprio che le mie certezzesui libri con due autori do­vessero cambiare. Mi venivaproposto qualcosa che datempo non leggevo, un librodove ogni fatto non erasemplicemente una sequenzadi azioni, ma una danza riccadi arabeschi e sulfuree es­senze; forse era l’aria dellaGenova dove la storia sisvolgeva, forse il fatto cheDe André fosse uno dei mieimiti, ma come giustificare

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19I DalessandriniNumero di Aprile 2011 LETTUREquesti singolari e complessipersonaggi che non diventanodegli utopici stereotipi direaltà ormai lontane?Ognuno di loro da Carlo, ilpappone, a Salvatore, il pasto­re sardo, era fortemente se­gnato da una vitalità che lifaceva diventare persone chepotremmo incontrare ognigiorno nella città ligure, perso­ne che, come succede nellarealtà, percorrono una vitadensa di emozioni chesconvolgono per sempre la so­lita routine. I fatti si articola­no con semplicità attorno allastoria ma, al contempo, sonocarichi della voluminosa pre­senza dei tre personaggiprincipali che a loro volta so­

no influenzati dal destino, undestino che proprio il titolodefinisce ridicolo, poiché ri­balta ogni certezza e riesce astupire e a rendere inermisotto i colpi di questo anarchi­co fato.Un’analisi profonda della vitavede tutti impegnati, forti tu­multi interiori perseguitano levicende ma poi con aria quasimistica e, al contempo, cosìpalpabile, entra Fabrizio, ed èla nostalgia a ritornare. La no­stalgia per un uomo che perquanto dica poco, rimane ilfulcro attorno a cui gira tuttoil mondo. Lui e Genova di­ventano i silenziosi spettatoridei loro stessi burattini.Così nasce l’amore per questo

romanzo che richiama arcanivalori e sapori che fannoancora oggi rivivere laleggenda del Faber. «A cosaserve tutto questo? – gli chie­si. – Vivere, soffrire e tutto ilresto…»«A niente, – rispose. – Non aniente in assoluto ma a nienteper quanto ci riguarda comeindividui che comprendonosolo ciò che posso distrugge­re. E in questa infinita gratui­tà intravedo quello che hosempre cercato nell’anarchia:una libertà assoluta,incomprensibile ed estraneaalle nostre spiegazioni,qualcosa che mi vienespontaneo chiamare Dio»

UN CLASSICO DI SIR ARTHUR CONAN DOYLEIL MASTINO DEI BASKERVILLE

di Giuseppe Riccardo Celestino ­ IV GIl mastino dei Baskerville è iltesto più universalmente notodi Arthur Conan Doyle.Il romanzo esalta le capacitàdeduttive dell’ineffabile de­tective più noto al mondo,Sherlock Holmes. All’incredi­bile genio di Doyle per il ge­nere giallo si mescola, inquesto romanzo, anche il gu­sto per il genere horror, i cuitratti distintivi sono apprezza­bili in alcune sue pagine: il ri­sultato è una storia intrigante,unica, a tratti indecifrabile.Holmes si trova ad affrontareun mistero affascinante intri­so di un’oscurità, di una truce

leggenda, elementi, questi,che, insieme alla singolareambientazione scelta, rendo­no il mastino dei Baskervilleun’avventura indimenticabileed imperdibile.Sui personaggi di sesso ma­schile di una facoltosa fami­glia grava il peso di unamaledizione e di un tremendodestino. Si tratta realmente diqualcosa che ha che fare conforze mistiche ed oscure oppu­re quello che accade èsoltanto il frutto di una mentealquanto ingegnosa e contro­versa, in grado di progettare eprevedere ogni situazione?

Sherlock Holmes, anche inquesta storia, metterà a re­pentaglio la propria vita perfare luce su questo mistero. Ilnostro detective si troverà adaffrontare una situazionealquanto intricata, per ri­solvere la quale sarà costrettoa mettere a dura prova le sueimpareggiabili facoltà razio­cinative. Questo capolavorodel romanzo giallo può, apieno titolo, essere conside­rato uno tra i più eccellentitesti del suo genere, adatto ailettori di ogni età, avvezzi enon.Se ne consiglia la lettura.

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20 I Dalessandrini RACCONTIAMO....CII RACCONTI DEI RAGAZZI

I MOSTRI DELL’OSCURITÀdi Pietro Maria Torregrossa ­ IV II PARTEEra notte. Un silenzio complicesi insinuava per le stradeleggermente illuminate daglialti lampioni laterali ai ruvidimuri delle abitazioni. Facevafreddo in quella notte di marzodove la Luna si nascondeva die­tro nuvole cariche di pioggia,nere ma non abbastanza perconfondersi con le visceralioscurità del cielo. Il ritmo deisuoi passi sulla strada spaventòuna gazza che prima eraappollaiata sulla ringhiera di unbalcone vuoto e chiuso, comese i proprietari sapessero chequella non era la giusta notteper lasciare il ben che minimospiraglio aperto. Non un rumo­re, non una prova doveva entra­re nelle case di quei muticittadini così caldi nei loro lettio davanti alle televisioni. Crede­vano di essere al sicuro dietrodelle imposte di legno o dietrouna porta blindata, ma le lorogole non potevano sfuggire allesue mani affusolate. Tuttiavrebbero pagato il conto chedovevano saldare con la sua esi­stenza, tutti avrebbero donato lavita alla sua vendetta, ognunodi loro che aveva contribuito adistruggere ogni sua speranza,ogni suo desiderio, ogni suo so­gno. Avevano fatto svanire ilsuo nome all’interno del carce­re in cui lo avevano buttato etutto perché aveva stuprato eucciso una bambina del quartie­re, la cocca del vicinato. Aveva­no mandato in galera unrispettabile cittadino come lui

per vendicare la morte di quelladolce fanciulla dai boccolid’oro.Sputò per terra in memoria diquella “così detta vittima di unmostro”. Lui? Un mostro? Sorri­se amaramente con lo sguardofisso sulla strada. I mostri esisto­no solo nei sogni dei più picco­li; stanno acquattati nel buio diarmadi e camere, ma poiscompaiono non lasciandotraccia. Di mostri nella realtànon ne esistono, altrimenti nonli farebbero ritornare così fa­cilmente in libertà, non li fa­rebbero ritornare per compiereuna vendetta.Lui ne era la conferma. Quellanotte nessuno avrebbe potutofermarlo, perché nessuno sape­va della sua esistenza: eccoloun vero mostro, lui c’è quandomeno te lo aspetti.Adesso si dirigeva a grandi pas­si verso un vicolo buio che gliricordò gli spazi angusti dellasua cella.«Tutti pagheranno…tutti paghe­ranno…tutti coloro che hannotestimoniato contro di me» ­ co­

sì biascicava mentre lasua ombra si allungavaminacciosa verso il ne­gozio in cui stava la suaprima vittima. Sorriseancora una volta conquello sguardo sgranatoper gli effetti della cocai­na che prima di uscireaveva sniffato. Eccola lìla prima tappa del suo

viaggio di sangue evendetta. Il primo delitto

che apriva quella lunga setti­mana di sofferenza per gli abi­tanti del quartiere. Sicuramentegià il giorno dopo avrebbe avu­to gli sbirri alle calcagna, maloro non erano un problema;anche loro dovevano pagare.La saracinesca del negozio difiori non era del tutto abbas­sata; il proprietario, come ogninotte, rimaneva a lungo dentroil negozio ad annotare dentroun nero quadernetto tutte lespedizioni, i prodotti venduti,quelli che doveva acquistare.Un lavoro lungo lo intrattenevafino alle ore più lontane dellanotte. Una campana in lonta­nanza faceva risuonare miti no­te nell’aria e lui entrò nelnegozio aprendo il lungo e pe­sante cappotto che lo avvolge­va. Da una tasca prese un’esilema resistente corda che piùvolte si rigirò tra le mani affu­solate.Adesso i piedi si poggiavanodelicatamente sul marmo delpavimento, non producendosuoni o fruscii che potessero ri­velare al proprietario la sua

Una scena del film di Fritz Lang"M ­ Il mostro di Düsseldorf"

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presenza. Lui si fece strada trale foglie e i fiori passando perun percorso che ancora ricorda­va dai tempi in cui era un ri­spettabile cittadino e tutti glisorridevano, soprattutto quandoapriva il portafoglio colmo dibei verdoni. Una luce provenivada una porta posta poco lontano;pochi passi ed era dentro lastanza che sembrava illuminatada una fievole candela. Eccoloadesso quello stolto del fioraio,seduto ad una frugale scrivaniagli dava le spalle, era calato suquel suo quadernetto e neanchesi accorse dell’ombra che si ingi­gantì sul muro. Il vecchio,stempiato, pochi capelli grigi ailati della nuca, due baffi cespu­gliosi e irti, un paio di occhialidalla tonda montatura in accia­io, alzò la testa rivelando ilcollo lungo e rugoso che infinesi nascondeva nel colletto di unacamicia bianca a righine

azzurre. Il mostro fece in un atti­mo: passò il filo attorno alla go­la pressando sul pomod’Adamo, stringendolo esentendo la trachea deformarsisotto la forza delle sue bracciache sempre più tiravano il lacciotagliando leggermente lavecchia carne. Un sorriso sistampò sulle labbra dell’assassi­no, mentre sentiva il corpo dellavittima accasciarsi nuovamentesulla sedia da cui si era scossoper un attimo. Gli occhialicaddero a terra mentre le palpe­bre si chiudevano e il corpo veni­va buttato a terra, lui godevamentre lo vedeva raggomitolarsisenza vita. Il vecchio, che perprimo lo aveva additato poichéera il nonno della piccola bambi­na, adesso giaceva esangue aisuoi piedi. Lui si avvicinò aduna cassetta in metallo lucidoposta sul tavolo, la aprì rive­lando l’incasso della giornata;

non che quei soldi gli servisseroma doveva simulare una rapinaper depistare qualche possibiletraccia a suo carico. Mentre siinfilava le banconote in tascasentì qualcosa afferrargli la ca­viglia e tirargli i pantaloni. Sivoltò con gli occhi sgranatimentre il vecchio ancora sba­lorditivamente vivo cercava inqualche patetico modo difermarlo, attaccandosi alla vitacome si attaccava al bordo deisuoi calzoni. Respirava rumoro­samente come se avesse l’asmae lo guardava con le pupillestrette come spilli. Lui per tuttarisposta senza scomporsi presela sedia e gliela spaccò in testa.Sentì la scatola cranicarompersi, poi scappò via dal ne­gozio uscendo come era entrato.Non vide mai la pozza disangue in cui il vecchio fu tro­vato l’indomani dalla polizia.FINE prima parte

RACCONTIAMO....CI

IL CAMMINO DI UN AMOREdi Ilaria Prizzi ­ III HCi sono periodi, nella vita diognuno, in cui ci troviamo acamminare da soli… Poigiriamo un angolo, l’angolodove senza saperlo qualcunoci aspettava. Girando, potrestitrovare qualcuno che ticambierà la vita, qualcunoche vorrà camminare con te.E allora sarete in due sullastesa strada. E vedrete glistessi palazzi, le stesse case,le stesse persone… gli stessidifetti e problemi perchè ciòche viene visto, notato da unorichiama e coinvolge l’altro.E proverete gli stessi

sentimenti, le stesse paure…le stesse angosce… Saràcontagioso un sorriso, maanche una lacrima lo sarà. Esenza accorgervene stareteintrecciando sempre di più lavostre vite, le vostre realtàche magari inizialmenteerano così diverse…!Se avrai bisogno di fermartisi fermerà con te e sapràaspettare che tu sia pronto perripartire, ti aiuterà ad esserlo.E quando lo sarai, se lo sarai,ripartirete insieme, più forti elegati di prima.E vedrete ancora gli stessi

palazzi, le stesse case, lestesse persone… fino alprossimo incrocio, dovedeciderai se proseguire dasolo o continuare acamminare con quellapersona che, con te, avrà giàfatto tanta strada. Ma se nelvostro cammino, avessipensato anche solo una voltache non avresti maiabbandonato la vostra rotta,qualunque fosse la tuadecisione, quella personarimarrà indelebile nella tuamemoria… come tu lo sarainella sua…

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22 I Dalessandrini IL PUNTO DI MARKUS

L'ITALIA RISPARMIA ALTRO DENAROSpazio a cura del prof. Markus Cirone

La notizia è questa: Terenzio Scapolla, addettoscientifico presso il consolato italiano di SanFrancisco (USA), torna a Pavia a fare il docenteuniversitario e il governo ha deciso di non nomi­nare un suo sostituto al consolato (fonte: Federi­co Rampini, La Repubblica, Domenica 6 Marzo2011). E allora, direte voi? Non l’avete sentitanei telegiornali, nemmeno dopo il servizio su co­me mantenere lucido il pelo del cane: quindi nondev’essere importante. Forse. Però…Vediamo che cosa fanno gli altri paesi sulla costaoccidentale degli USA. La Francia ha un ServiceScientifique, composto da 4 esperti di scienza,tecnologia e informatica. Il Regno Unito ha unastruttura detta Science and Innovation, con 2esperti permanenti in California. L’Olanda ha 3esperti al Netherlands Office for Science andTechnology di San Francisco. La Svizzera ha 13esperti del Swissnex, un’agenzia per la scienza el’innovazione tecnologica. Innovation Norwayha 4 esperti permanenti in California. Anche Spa­gna, Austria, Finlandia, Repubblica Ceca, Irlanda

hanno loro esperti in loco. E la condizione fi­nanziaria di Spagna e Irlanda è ben peggioredella nostra. O i governi di questi paesi (che so­no per lo più di centro­destra) hanno soldi dabuttare, oppure al nostro governo sfugge qualco­sa. La Silicon Valley (Intel, Apple, Google, Ci­sco, Facebook), culla della tecnologiainformatica, è in California. Come la Pixar (filmdi animazione), Genentech (biotecnologia:inventrice di farmaci antitumorali e dell’insulinaumana sintetica) e migliaia di ditteall’avanguardia nei loro settori. Le sedi di Mi­crosoft e Boeing sono nello stato di Washington(sempre costa occidentale). Insomma, il cuoredell’innovazione è lì. Se viene inventato qualco­sa di importante ad alto contenuto tecnologico, èmolto probabile che venga da lì. Possibile chenon abbiamo nemmeno 100 mila euro l’anno(euro più, euro meno) per un nostro rappre­sentante che consenta alle nostre imprese di stareal passo con l’innovazione?

Markus Cirone

ENERGIA NUCLEARE: PORSI LA DOMANDA GIUSTAIl catastrofico terremoto in Giappone e i conse­guenti problemi dei reattori nucleari delle centra­li hanno riacceso il dibattito tra favorevoli econtrari all’uso dell’energia nucleare per la pro­duzione di elettricità. In questi giorni molti deisostenitori del nucleare invitano a ragionare amente fredda, a non lasciarsi trascinare dalleemozioni e dall’impulsività. Giusto. Giustissimo.Non fa una piega. Ragioniamo, dunque.Possiamo discutere all’infinito del problemadelle scorie, dei livelli di sicurezza degliimpianti, dei costi di costruzione e manutenzione(altissimi, tanto che anche per le centrali giappo­nesi ora si viene a sapere che non tutto è statofatto a regola d’arte, per risparmiare): ma così fa­cendo non tocchiamo il punto fondamentale. Di­cono che le centrali nucleari sono sicure, icontrolli accuratissimi, i meccanismi precisi e

perfetti. Sarà. Tuttavia, sono controllatissimianche gli aerei. Le automobili contengono tecno­logia avanzata che le rende affidabili, i treni so­no gestiti da sistemi computerizzati. Peccato cheogni tanto un aereo cada, nonostante i controlli.Che ogni tanto (piuttosto spesso, a dire il vero)le auto, nonostante ABS, airbag, gps, segnalatoridi parcheggio e chissà che altro, siano coinvoltein incidenti mortali. Che i treni ogni tanto dera­glino o, se trasportano materiale infiammabile,provochino una strage. Questi aerei, questi treni,queste auto, incuranti della tecnologia superioredi cui sono dotati, continuano testardamente aessere protagonisti di seri incidenti. Pure lo Spa­ce Shuttle, prodotto tecnologico di punta, haavuto due incidenti mortali nei suoi 30 anni diservizio. E l’incidente di Chernobyl, non di­mentichiamolo, fu causato da un tecnico chetentò di aumentare la produzione di energia del

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23I DalessandriniNumero di Aprile 2011

reattore, non da errori di progettazione.Insomma, il punto centrale della discussione èquesto: possiamo inventare sistemi di sicurezzaaccuratissimi, ma gli imprevisti avvengono.Immaginiamo la situazione peggiore (gli inglesilo chiamano worst case scenario) che certa­mente, prima o poi, per cause prevedibili o menopoco importa, avrà luogo se continuiamo a usarecentrali nucleari: siamo disposti ad accettarel’esplosione di una centrale nucleare e le sueconseguenze? Abbiamo già accettato aerei che ca­dono, treni che deragliano, auto che si scontrano:sono eventi di bassa frequenza, provocano alcu­

ne migliaia di vittime l’anno. Il danno che pro­vocano è circoscritto a un numero limitato dipersone. Accettiamo un piccolo rischio circo­scritto in cambio dei molti vantaggi che ne traia­mo. Ma nel caso di esplosione di una centralenucleare, non solo le vittime immediate sarebbe­ro molto più numerose, ma la contaminazioneradioattiva dei territori circostanti e della loropopolazione, nel raggio di alcune decine di chi­lometri, sarebbe pressoché eterna. Possiamoconsiderarlo un rischio accettabile come glialtri? Markus Cirone

Dal 26 al 28 Gennaio si è svolto a Bagheria ilfestival della comunicazione, “ComBAG2011”, che il sindaco Biagio Sciortino hadeciso di dedicare alla memoria di MarioFrancese, giornalista di cronaca giudiziaria delGiornale di Sicilia, ucciso dalla mafia il 26Gennaio 1979. La manifestazione del“ComBAG 2011” è iniziata lo stesso giorno di32 anni fa, quando i boss mafiosiassassinarono il giornalista, perché era riuscito,con le sue inchieste sempre documentate, aricostruire alcuni piani e disegni criminosidella mafia degli anni ’70. Francese avevaintuito, ad esempio, nell’inchiesta sulla digaGarcia, le «fitte relazioni tra gli ambientimafiosi e il mondo dell’economia e degliappalti pubblici nella Sicilia occidentale» –secondo quanto hanno ricostruito i giudici.Il ComBAG si è aperto con la proiezione delvideo “In ricordo di Mario Francese” ed èproseguito con il dibattito “Informare eComunicare: un gesto di legalità, un diritto delcittadino, un dovere della P. A.”, durante ilquale è intervenuto uno dei figli di MarioFrancese, Massimo, il quale ha volutoringraziare il comune di Bagheria, a nome suoe di tutta la sua famiglia. «L’amministrazionebagherese – ha aggiunto – ha già intitolato amio padre una strada ad Aspra, dove per quasi

15 anni abbiamo trascorso estati felici, ed haospitato, due anni fa, un’edizione del “PremioMario Francese”, nonché la mostra dedicata amio padre. Adesso questa nuova iniziativaconferma la coerenza di un impegno per ilrispetto della legalità.»Il sindaco di Bagheria, Biagio Sciortino, hacosì spiegato le ragioni di questamanifestazione: “Quando una società noncomunica, abdica al diritto: la comunicazione,la trasparenza, la cittadinanza attiva sono ipilasti della democrazia, a maggior ragione inSicilia.”

IN RICORDO DI MARIO FRANCESEAL COMBAG L'ESEMPIO DI MARIO FRANCESE

di Mariano Artale ­ IV E

MARIO FRANCESE

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24 I Dalessandrini EPISTULAE AD DISCENTESEXORDIUMCari discenti, come ben sanno quanti di voifrequentano la quinta classe, nel primo secolo d.C. Seneca scrisse al più giovane amico Lucilioalcune decine di lettere, 124 delle quali sonopervenute fino a noi. In ognuna di esse, lo scritto­re partiva in genere dal racconto di una suapiccola esperienza personale, da cui faceva deri­vare alcune considerazioni di carattere etico omorale. L’autore da un lato si proponeva di forni­re qualche utile consiglio sulla via della sa­pienza, con lo scopo di giovare non solo aLucilio, ma anche a se stesso ed ai posteri;dall’altro sottolineava con fermezza di sentirsiben lontano dall’aver raggiunto le mete cuicercava di indirizzare gli altri, pur sforzandosiquotidianamente di avvicinarsi ad esse.Alcuni docenti del vostro liceo, con tutta l’umiltàdi cui saranno capaci, proveranno a fare con voiquello che Seneca fece con Lucilio, con la spe­ranza che voi possiate precederli dov’essi non so­no ancora giunti.EPISTULA PRIMAUltima domenica di febbraio. Il crepuscolo ègiunto da un pezzo, e mi appresto finalmente adonorare l’invito a cena di un amico che abita a Pa­lermo. Anche se la pigrizia mi ha portato ascendere da casa un po’ troppo tardi per speraredi presentarmi esattamente all’orario pattuito,conto di recuperare il tempo perduto spingendosull’acceleratore un po’ più del solito, in partico­lare nel tragitto autostradale Bagheria­Palermo:non che la mia prudenza o le condizioni dellamia automobile possano farmi volare sulla stra­da, ma… insomma, mi predispongo a tenere i110 km orari, anziché i consueti 80. Ho fatto ma­le i miei conti: lavori in corso in autostrada, chilo­metri di coda. Mizzica, che fregatura! Farò unafiguraccia!Ma poi mi acquieto. Accendo la radio, accetto lasituazione. D’un tratto, un ragazzo con la fuorise­rie mi supera da destra, invadendo la corsia diemergenza ed andando a tutta birra. Provo adimmedesimarmi in lui, e immagino che non vedal’ora di abbracciare la fidanzata: forse avevano li­tigato e si erano appena rappacificati, non potevaaspettare. Ma ecco che lo segue una svampitadall’aspetto stravolto, e poi ancora due ragazzi in

Smart, e dietro di loro un anziano dalla faccia diavvocato. Hanno tutti qualche grave problema?Un’urgenza irrinunciabile li spinge all’infrazio­ne? Ma no, non è possibile, sono decine, il flussonon si arresta più.Ora provo una forte irritazione. Mi chiedo: madove sono i tutori dell’ordine? Gli scorretti nonvengono sanzionati mai? Se la cavano sempresenza conseguenze? Ma non ho premuraanch’io? Quasi quasi, stavolta lo faccio pure io!Dopo aver osservato per anni e anni, nella piùrassegnata frustrazione, i troppi individuiscorretti che, con colpevole leggerezza, non sirendono conto delle possibili conseguenze deiloro incivili comportamenti, mi sono stancato!Ora lo faccio pure io!Ma è il pensiero di un attimo. A guardare bene,la gente che se ne sta correttamente e paziente­mente incolonnata è molto più numerosa diquella che dimostra così poco rispetto per il suoprossimo. No, non voglio fare parte degli incivi­li, non voglio essere come loro.I NOSTRI OCCHI VEDONO SOLO CIÒ CHENOI VOGLIAMO VEDANO. È PERSINOTROPPO FACILE, QUANDO SCEGLIAMODI FORNIRE DEGLI ALIBI ALLA NOSTRACATTIVA COSCIENZA, OSSERVARE UNI­CAMENTE GLI ESEMPI DEI PEGGIORI.EPISTULA SECUNDA«Rifiutate i compromessi. Siate intransigenti suivalori. Convincete chi sbaglia. Rifiutate il meto­do del “saperci fare”, questo vezzo italiano dellafurbizia. Non chiedete mai favori o raccomanda­zioni. La Costituzione e le leggi vi accordano deidiritti, sappiateli esigere. Chiedeteli, esigetelicon fermezza, con dignità, senza piegare laschiena, senza abbassarvi al più forte, al più po­tente, al politico di turno. Dovete esigerli! Que­sto è un imperativo che deve sorreggere tutta lavostra vita. Abbiate sempre rispetto della vostradignità e difendetela. E votate in modo consape­vole, quando sarà il vostro momento. Votate inmodo consapevole, non per ottenerne deivantaggi, e tanto meno per fare dei favori o perricambiare dei favori.»

Antonino CaponnettoTolmezzo, 15 maggio 1995

Incontro con i ragazzi presso l’ITC “M. Gortani”