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Dalla scuola del sapere a quella del conoscere, passando per la Robotica Educativa, in direzione di Cl@ssi 2.0 Patrizia Battegazzore Rete Robocup Jr ITALIA Direzione Didattica Primo Circolo, 15057 Tortona (Al) [email protected] Una scuola che cambia non si contrappone necessariamente a quanto è stato fatto in passato ma è una scuola che, seguendo la normale evoluzione dei tempi, modifica il proprio modo di essere, per permettere ai propri allievi di apprendere, cioè di divenire consapevoli della realtà in cui vivono e della propria realtà interiore. Il documento qui presentato è la semplice narrazione di un team di insegnanti che hanno cercato di portare i propri alunni verso la “conoscenza”, attraverso l'uso costante e curricolare della Robotica educativa e del metodo pervasivo ad essa associato. Le contaminazioni tecnologiche che via via si sono realizzate hanno fatto emergere alcune riflessione sulle relazioni che intercorrono tra i processi di conoscenza, l'esperienza, i soggetti, gli oggetti e l'ambiente di apprendimento in cui si realizzano. Introduzione Nel nostro team, siamo insieme da ormai 7/8 anni e condividiamo l'esperienza d'insegnamento su due classi a modulo, dove ancora insegniamo, organizzando il nostro orario, per ambiti disciplinari. All'inizio abbiano cercato, in qualche modo, di controllare il forte cambiamento che avvertivamo nell'utenza e nelle loro famiglie. Un cambiamento rapido, dovuto soprattutto all'allargamento delle diverse comunità di extracomunitari, e all'arrivo di cittadini italiani migranti, per lavoro, che ha portato inevitabilmente un acuirsi delle problematiche presenti. Era spesso necessario migliorare la conoscenza della lingua italiana di alcuni alunni, senza togliere spazio all'apprendimento di altri. La presenza di più culture e quindi di stili di vita differenti portava spesso all'aggressività e alle incomprensioni, ed era quindi necessario intervenire anche con le famiglie. Bisognava inoltre considerare le difficoltà di quegli alunni che, per le difficoltà specifiche di apprendimento, si dimostravano lenti, insicuri e molto fragili. Per ovviare alle necessità di lavoro mirato ai bisogni, era necessario un DIDAMATICA 2011 – ISBN 9788890540622

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Dalla scuola del sapere a quella delconoscere, passando per la RoboticaEducativa, in direzione di Cl@ssi 2.0

Patrizia BattegazzoreRete Robocup Jr ITALIA

Direzione Didattica Primo Circolo, 15057 Tortona (Al)[email protected]

Una scuola che cambia non si contrapponenecessariamente a quanto è stato fatto in passato ma è unascuola che, seguendo la normale evoluzione dei tempi,modifica il proprio modo di essere, per permettere ai propriallievi di apprendere, cioè di divenire consapevoli dellarealtà in cui vivono e della propria realtà interiore. Ildocumento qui presentato è la semplice narrazione di unteam di insegnanti che hanno cercato di portare i proprialunni verso la “conoscenza”, attraverso l'uso costante ecurricolare della Robotica educativa e del metodo pervasivoad essa associato. Le contaminazioni tecnologiche che viavia si sono realizzate hanno fatto emergere alcuneriflessione sulle relazioni che intercorrono tra i processi diconoscenza, l'esperienza, i soggetti, gli oggetti e l'ambientedi apprendimento in cui si realizzano.

Introduzione Nel nostro team, siamo insieme da ormai 7/8 anni e condividiamo

l'esperienza d'insegnamento su due classi a modulo, dove ancora insegniamo,organizzando il nostro orario, per ambiti disciplinari.

All'inizio abbiano cercato, in qualche modo, di controllare il fortecambiamento che avvertivamo nell'utenza e nelle loro famiglie. Uncambiamento rapido, dovuto soprattutto all'allargamento delle diverse comunitàdi extracomunitari, e all'arrivo di cittadini italiani migranti, per lavoro, che haportato inevitabilmente un acuirsi delle problematiche presenti. Era spessonecessario migliorare la conoscenza della lingua italiana di alcuni alunni, senzatogliere spazio all'apprendimento di altri. La presenza di più culture e quindi distili di vita differenti portava spesso all'aggressività e alle incomprensioni, edera quindi necessario intervenire anche con le famiglie. Bisognava inoltreconsiderare le difficoltà di quegli alunni che, per le difficoltà specifiche diapprendimento, si dimostravano lenti, insicuri e molto fragili.

Per ovviare alle necessità di lavoro mirato ai bisogni, era necessario un

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grande lavoro di coordinamento tra noi insegnanti e une precisapredisposizione dei materiali, secondo percorsi individualizzati, che divenivanoapplicati con estrema difficoltà per l'alto numero di alunni, presenti in classe,generando una profonda crisi del nostro modo di fare scuola.

Ma come era possibile insegnare in modo differenziato.. individualizzato..personalizzato... quando avevamo a fronte un numero così alto di alunnidiversi ? Com'era possibile realizzare un percorso di insegnamento/apprendimento adeguato ad ogni specificità?

Le difficoltà con cui ci siamo scontrate, credo siano quelle che ogniinsegnante incontra in una classe dove la diversità è ”normale”. A sostenerci,alcune esperienze forti, costruite insieme ad altri, che talora ci sono stati guida,stimolo per il confronto e per fare ricerca: esperienze interdisciplinari territorialicome l'educazione ambientale e il teatro dei burattini; esperienze a carattereregionale o nazionale, con forte motivazione alla ricerca educativa, come laRobotica educativa, nata dal gruppo dell'ex IRRE Piemonte [sito di progetto:http://robotica.irrepiemonte.it] e il Problem Solving, con le Olimpiadi, e ilsupporto dell'USR Piemonte. Ora una nuova sfida: il progetto MinisterialeCl@ssi 2.0

1. Le nostre radici: la Robotica educativaI nostri attuali alunni, sono i primi che hanno vissuto l'approccio alla

Robotica educativa fin dai 5 anni, alla scuola dell'infanzia, e con il Robot(diverso a seconda dell'età) hanno imparato ad affrontare numerosi percorsididattici, in tutte le discipline. Con Bee-bot, una piccola ape programmabiledotata di tasti posti sulla sua schiena, hanno imparato a riconoscere ledirezioni, ad orientarsi nello spazio, a riconoscere lettere dell'alfabeto e acompiere semplici operazioni numeriche, sulla linea dei numeri. [Battegazzore,in Atti Didamatica 2009]

Foto 1 -Toccare,vedere, sentirediventano gli strumentiper conoscere .

Foto 2 - Osservare glialtri mentre compionoun gesto puòincoraggiare i piùtimorosi a ripeterel'esperienza.

Foto 3 . il codice diprogrammazioneiconico permette lavisualizzazione di undiagramma di flusso

Foto 4 – Lo scribblercerca di uscire da una“piazza”, utilizzando ilsensore di prossimità

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Con Scribbler si è capito meglio cosa vuol dire programmare, cioè prevederetutti i diversi comandi per ottenere un risultato (il programma informaticoutilizzato per questo robot utilizza un codice iconico, facilmente manipolabiledai bambini e rappresentato su una pagina di programmazione, in cuil'algoritmo appare come un diagramma di flusso): semplicemente disegnareuna linea spezzata o curva, una forma geometrica o muoversi nello spazio,attuando comportamenti a seconda degli ostacoli incontrati (per uscire da unlabirinto, utilizzando i sensori) o semplicemente per travestire il robot eraccontare storie. Ognuna di queste opzioni prevede la trascrizione di un codice“informatico” e solo con la correttezza dei singoli comandi e della successionetra loro, si potrà pervenire al risultato atteso.

Attualmente, in classe terza, abbiamo introdotto RCX della Lego e conquesto ci siamo avventurati in un nuovo percorso, chiamato “Marchingeni eRobot”, perchè basato sull'uso dei robot in uso nella nostra scuola, ma anchesu altri oggetti e strumenti tecnologici, appartenenti alla vita di tutti i giorni ocostruiti dagli stessi alunni per uno scopo ben preciso (marchingeni).

Alla base di tutto, da una parte la necessità di ricostruire quelle competenzepratiche e operative, che sembrano essere quasi completamente scomparse(come utilizzare le forbici con la carta o utilizzare oggetti di materiali diversi perassemblarli in modo da poter giocare), dall'altra la finalità di rendere visibile allamente ciò che inizialmente è solo visibile agli occhi dei nostri alunni, attraversola manipolazione, lo smontaggio e la ricostruzione di “oggetti”, per favorire laloro naturale crescita, per aumentare la loro acquisizione di competenze, peraiutarli almeno un poco a “capire come si fa a capire”.

Come direbbe Papert [Papert, 1980] , anche noi siamo convinte che “ lacostruzione che ha luogo 'nella testa' spesso si verifica in modo particolarmentefelice quando è supportata dalla costruzione di qualcosa di molto concreto: uncastello di sabbia, una torta, una casa di Lego o una società, un programma percomputer, una poesia, o una teoria dell'universo.”

Il curricolo di classe terza ha offerto numerosi spunti per la costruzione dioggetti utili alla comprensione, in geometria ( la macchina semplice, gli sviluppidei solidi,..) , in matematica ( l'abaco, macchine per contare,...) , in geografia( carte per l'orientamento,.. ), in italiano ( testi da smontare e rimontare, tavolecomponibili per l'analisi delle parole, …) e , naturalmente anche in tecnologia( forme di carta per la costruzione di automobiline, omini, alberi e paesaggi).

Foto 5 – Oggetti costruiti in attività interdisciplinari, connesse alla Robotica Educativa

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I punti di contatto tra le diverse discipline sono stati utilizzati per svilupparepercorsi integrati con la robotica educativa, che è divenuta uno strumento percapire “meglio” quanto sarebbe stato comunque realizzato in forma tradizionale.

Le attività sono state svolte nelle ore di lavoro curricolare, in parte nellospazio dell'aula e in parte nel laboratorio di robotica, dove sono presenti 4postazioni fisse, numerosi kit, i diversi materiali connessi ai robot: pile,caricabatterie, scatole, altri pezzi Lego.. )

Il nostro primo oggetto meccanizzato è stato realizzato con il mattoncinoRCX e un solo motore che, con movimenti alternati (avanti e indietro) muove,tramite diversi ingranaggi, un bastone che fa sventolare una bandiera.

Foto 6 – Un RCX, con un solo motore, compie il lavoro di far muovere una piccola bandiera

Le prime realizzazioni di Robot, montati secondo i modelli più semplici delkit, ha permesso di focalizzare l'attenzione sulle ruote.

Sono stati osservati, attraverso immagini e dal vivo, numerosi mezzi dilocomozione come il treno, il carro, il calesse.. per lo studio dei quali sono statemesse in gioco competenze numeriche, scientifiche (dimensioni, il tempo e lavelocità) , linguistiche ( testo narrativo, il testo regolativo), spaziali( orientamento), rappresentative ( il disegno) in stretta interazione reciproca,così che una è divenuta fondamentale per la comprensione e la realizzazionedell'altra, in un rapporto di complessità che ha dato valore aggiunto alle diverseattività eseguite.

E la Robotica ha avuto il merito di fare da collante e di rendere“manipolabile” quel qualcosa che i bambini dovevano imparare: ha reso visibilela complessità della realtà e ha introdotto i nostri alunni alla comprensione dellevariabili, da cui è governato il sistema in cui viviamo [Arcà, Guidoni, 1987].

Qui hanno avuto un ruolo importante le differenze individuali, (leconoscenze, i punti di vista, i linguaggi personali) ma anche il transito delleconoscenze da un linguaggio all'altro ( non solo linguistico, ma anche grafico,plastico, musicale, gestuale, ecc.)

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Il gruppo è diventato “luogo di apprendimento”, perchè nell'interscambio diinformazioni e osservazioni, i linguaggi di ognuno si sono potuti arricchire, eintegrarsi, affinarsi, generarsi o anche scontrarsi per poi rinnovarsi.

Attraverso la robotica e alla metodologia ad essa applicata, che lascia ilbambino libero di interagire con l'oggetto, con gli altri bambini e con gliinsegnanti, abbiamo potuto osservare in quali e quanti modi diversi questainterazione può avvenire.

Infatti, è differente da soggetto a soggetto, il modo di guardare i fatti , didescriverli, di modificarli, di dare loro forma comprensibile e manipolabile. Ciòsecondo il proprio punto di vista che deriva dalla propria esperienza e/o alladifferente esigenza di ricostruire operativamente e cognitivamente, in manieraselettiva e schematizzata, i modi di essere dei fatti stessi ( o dei comportamenti)[Bateson,1977].

Particolarmente significativo è stato comprendere l'esistenza di questamolteplicità di linguaggi, fermandosi a guardare, concedendosi una pausa perriflettere meglio; è stato importante riflettere noi stessi sui nostri modi e lasciarespazio e tempo ai bambini , per fare, prima di tutto esperienza, muovere,toccare, guardare senza fretta, avendo il tempo per capire , e per rifletteresu come si fa a capire. La didattica si è via via trasformata e ha trasformato lascuola in un luogo di ascolto: quello dei bambini che ascoltano gli altri bambini,quello degli insegnanti che dialogano tra loro per condividere e progettare, peraccogliere le differenze [Perticari P.,1996] quello dellle diverse parti cheinteragiscono per decidere che strada intraprendere, per continuare adimparare.

Dall'osservazione dei comportamenti dei nostri alunni, ci siamo resi contoche non si può vedere/ pensare/ riflettere contemporaneamente; pertanto risultaimpossibile avere contemporaneamente conoscenza della realtà in tutti i suoiaspetti. E' la mente che sceglie di volta in volta, un aspetto di ciò che succedesu cui concentrarsi; lo analizza nelle sue componenti individuali, lo formalizza,mettendo in evidenza le relazioni interne; integra il risultato di ogni analisi conaltre analisi e procede così scartando gli aspetti poco dominabili, per mettere afuoco le regole per le schematizzazioni più elementari.

Quando un robot compie un'operazione semplice come il movimento inavanti, ad esempio e' possibile concentrare l' osservazione sullo spazioattraversato, sul tempo impiegato per effettuare il percorso, sulla relazione trala lunghezza del percorso e la dimensione delle ruote, sul tipo di costruzioneeffettuata, sul peso del robot, sulla “grammatica” della programmazione ecc..

E' durante questi momenti che occorre l'intervento didattico per guidare glialunni su diverse strade cognitive: indirizzando di volta in volta l'attenzione suidiversi aspetti da considerare, facendo risaltare con il linguaggio le diversesfaccettature e le diverse dinamiche degli eventi. Ma facendo attenzione a nonsovrapporre il proprio pensiero, di insegnante “adulto”, a quello di un bambinoche esplora quella realtà per la prima volta: ognuno vedrà quel che “potrà”DIDAMATICA 2011 – ISBN 9788890540622

vedere e si eserciterà a cambiare punto di vista per procedere, con analisisuccessive alla conquista di una maggior “conoscenza” [Arcà, Guidoni, 1987].

Foto 7 – I bambini osservano ilcomportamento di Scribbler.

Foto 8 – L'insegnante guida l'osservazione deldiagramma di una programmazione

Precedentemente abbiamo parlato del fatto che i robot possono aiutare ibambini a cogliere il significato delle variabili. Alla prima costruzione, secondoun modello molto semplice, il robot viene programmato per compiere movimentiin avanti, indietro a destra, a sinistra. Ad un certo punto, dopo aver provato ingruppo, viene chiesto ai bambini di sottoporre la loro costruzione ad un test:viene definito un percorso, lineare, e il robot dovrà percorrerlo senza rompersi,così da verificare la robustezza della costruzione. In questa situazione, piùvolte è capitato di vedere i robot eseguire uno stesso programma, con effettidifferenti. La curiosità dei bambini abituati ad osservare e riflettere è semprescattata puntuale: “Ehi, come mai io ho detto al robot avanti e lui sta andandoindietro? Qualcuno mi aiuta?” “ Hai controllato i cavetti?” “Prova a girarli..”“Perchè il robot del mio gruppo dovrebbe andare avanti e invece curva adestra?” “ E' colpa delle ruote? “ “No! Guarda cosa hai lasciato sotto almattoncino! “ “Vero, guarda qui, questo pezzetto raspa il pavimento e fa andareil robot storto”

Sono gli stessi bambini che imparano gli uni dagli altri, osservandosireciprocamente, coinvolgendosi in un piacevole gioco cognitivo, di cui i robot ele loro azioni, il proprio pensiero e i pensieri degli altri, sono gli attori essenziali.

La curiosità creativa è il traino dell'attività stessa, perchè condiziona lescelte; i bambini sono liberi di esprimere le loro osservazioni, le loro domande,provano modelli e comportamenti sempre nuovi, senza togliere mai spazio al“programma curricolare” delle diverse discipline, ma aggiungendo qualcosa alnormale lavoro di insegnamento/apprendimento.

Attualmente la progettazione si è intrecciata con il percorso di animazioneteatrale (teatro di figura) attualmente in corso nelle nostre classi, così che èstato naturale pensare alla scenografia, introducendo oggetti meccanizzati

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progettati direttamente dai ragazzi e piccoli robot che interagiscono perraccontare una storia, da loro costruita.

Quanto previsto nella programmazione, delle diverse discipline, non è statoutilizzato in modo sequenziale ma si è intrecciato continuamente tra esperienzae riflessione, tra l'atto di costruire per sperimentare e la necessità di modificarele proprie idee, in una spirale di aggiustamenti continui. Inoltre, la scoperta che“non esiste nulla di perfetto ma ogni modello può sempre essere migliorato, allaluce di nuove riflessioni o scoperte” ha dato forza e continua motivazione amolti alunni. E così la voglia di mettersi alla prova, di migliorare il propriooperato, di renderlo migliore ha dato entusiasmo e voglia di fare; ha sviluppatoimpegno ed esercizio autonomo, migliorando gli apprendimenti e il clima dellaclasse. La totalità degli alunni, nell'apprendere ha dimostrato una motivazioneintrinseca che nessun insegnante potrebbe suscitare in tale misura.

Occorre sottolineare, dunque, come l’attività di Robotica educativa,contemporaneamente all'affinamento motorio/manipolatorio, abbia attivatoprocessi, abbia introdotto modalità, procedure e favorito la nascita dellacapacità di “pensare per decidere”. Capacità che, una volta acquisita rimaneper sempre. Anche mentre si “fa” italiano o matematica, tale capacità rimane inuso, motivando gli alunni ad una partecipazione attiva, dandogli forza per fare leproprie osservazioni e per divenire consapevole della propria capacità di“conoscere”.

L'insegnante, in questa situazione cambia il proprio ruolo: viene percepitodagli alunni come double/face, cioè capace di insegnare ma anche diapprendere , appare disponibile a mettersi a “pavimento” dove si muovono irobot, per cambiare punto di vista, per dare il proprio supporto e operaremediazione culturale ( con offerte disciplinari, strumentali). E' presente al lavorodei bambini come un coach, che dirige il lavoro, senza comparire mai in campo,dotato di quella sensibilità che gli permette di affiancarsi all'alunno per fareinsieme a lui e tirare fuori quanto di meglio ognuno sa fare.

2. Problem solvingIn questi ultimi due anni, sulla scia delle prove Invalsi e delle relazioni

dell'OCSE/PISA, la nostra attenzione si è concentrata sulle attività di “problemsolving”, inteso come la capacità di risoluzione di problemi in situazioniconcrete, mediante la propria capacità critica, comparativa e creativa.

Ripensando ai contenuti e ai percorsi sviluppati con i nostri alunni con laRobotica Educativa, ci siamo resi conto di quanto questa fosse proprio basatasu tale capacità.

Alla fine di ogni percorso, quando scattava il desiderio di mettersi allaprova, ecco concretizzarsi più di una esperienza di “problem solving”. Talvoltaerano gli stessi allievi a sfidarsi , nella costruzione di semplici percorsi, altre

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volte l'insegnante richiedeva una certa prova, calibrandola sulle competenzeche dovrebbero essere già in parte acquisite.

Occorre inoltre evidenziare, come l'esperienza di costruzione e diprogrammazione, siano sempre gestite in gruppo: quel che fa uno, vienecondiviso con gli altri componenti del gruppo; insieme si discute delle scelte daattuare e ciò sviluppa così una maggior capacità di comunicare le propriedecisioni/azioni, divenendo sempre più consapevoli di ciò che si sta facendo.

Non ci pare proprio “roba da poco” che mentre si “gioca” si possa migliorarela propria capacità di analisi e la consapevolezza metacognitiva, in un contestocollaborativo orientato alla competizione ( attività sostenuta anche dallaRobocupjr che quest'anno vede per la prima volta protagonisti anche i ragazziunder 14) [Lund, Pagliarini, 2000].

Lo sviluppo continuo di attività di Problem solving per la robotica hasuggerito la possibilità di utilizzare la stessa modalità operativa anche per lematerie curricolari: la preparazione che si attua per affrontare una provadisciplinare, un compito, è stata realizzata in gruppo, così da permettere ilconfronto, la condivisione delle conoscenze, l'utilizzo del “proprio “ linguaggio, oattività di mediazione nelle spiegazioni ai compagni; Il più delle volte invece difare lezione frontale, le attività vengono presentate sotto forma di gioco,guidando gli alunni a scoprire da soli, con logica e deduzione, ad esempio,alcune regole del parlare o del contare.

Abbiamo verificato che le capacità di pensiero necessarie per la risoluzionedi situazioni di problem solving sono quelle già stimolate dalla Roboticaeducativa ( che peraltro ha lo stesso approccio al sapere, di tipo costruttivista ),come ampiamente sostenuto nel contributo di Giovanni Marcianò, “La Roboticaquale ambiente di apprendimento” [Marcianò G., Atti di Didamatica 2007].

Il nostro tentativo è stato quello di dare una definizione più precisa di talicapacità, di trovare una metodologia che ci permettesse di potenziare le diverseabilità di pensiero necessarie, così da poterle utilizzare in modo diffuso, in tuttoil curricolo, per coniugare “il fare” con il “fare mentale”.

Questo lo schema, elaborato a supporto di tutta l'attività didattica, secondola teoria delle tre intelligenze di Stemberg [Stemberg, Spear- Swerling,1997].

ANALISI(INTELLIGENZAANALLITICA)

INTUIZIONE(INTELLIGENZACREATIVA)

CONTROLLO(INTELLIGENZA PRATICA)

Identificazione del problema Scelta delle informazionirilevanti

Allocazione delle risorse

Rappresentazione delleinformazioni

Scelta del procedimento:codificazione selettivacombinazione selettivaanalogia

Applicazione dei procedimenti

Valutazione delle soluzioni

Formulazione di nuovedomande

Eliminazione degli errori

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3. Alunni con bisogni speciali

Anche nel campo delle disabilità la Robotica educativa ci ha dato, seppurindirettamente, una mano. Attualmente, infatti , la pratica scolastica ci mostrauna sempre maggior presenza di alunni con difficoltà di apprendimento o conbisogni speciali, a cui diventa difficile rispondere in modo soddisfacente, visti inumeri alti di alunni per classe e i ridotti tempi di contemporaneità.

Ma il vedere questi bambini, spesso incapaci di raggiungere le mete diapprendimento dei compagni, cimentarsi con entusiasmo in attività di Robotica,ha sciolto ogni dubbio: la Robotica è risultata essere una attività educativainclusiva, che non separa gli alunni in “bravi “ e “ meno bravi “ , ma chesostiene la tipicità di ognuno, facendola divenire risorsa per il gruppo degliapprendenti.

La riflessione , l'analisi continua, la metacognizione, hanno aumentato lacapacità di ascolto e hanno permesso a tutti di esprimere il proprio modo divivere le diverse situazioni, garantendo la partecipazione totale e l'accettazionedella diversità, favorendo l'acquisizione delle capacità essenziali per esserecittadini consapevoli, capaci di imparare ad imparare, per tutta la vita.[Raccomandazioni del Consiglio d'Europa, 2006].

4. Il Progetto Ministeriale Cl@ssi 2.0

Presentata la domanda di candidatura al bando per l'azione cl@ssi 2.0 ,abbiamo ottenuto il finanziamento, ed ora che ripensiamo alla nostra classe e alnostro lavoro, ci rendiamo conto della grande possibilità che viene offerta a noie ai nostri alunni, in termini di esperienza.

Siamo già sicure che l'ambiente di apprendimento può essere trasformatocon l’utilizzo costante e diffuso delle le tecnologie, perchè in parte lo abbiamogià sperimentato. Così, In questa fase, in cui ci viene chiesto di ridefinire lanostra “Idea” per concretizzarne lo sviluppo nell'arco temporale dei prossimi dueanni scolastici, la nostra preoccupazione principale è quella di ripensare, inmodo più preciso, all'organizzazione di tutto ciò che è “scuola”. Vorremmoessere capaci di riunire, ciò che le “discipline” separano, riformulando unrapporto forte con tutti gli attori del fare scuola, ciascuno con il proprio ruolo:amministratori, insegnanti, operatori scolastici, genitori.

Con un pizzico di ambizione, vorremmo che la nostra scuola potesseassomigliare un po' a quella che descrive Loris Malaguzzi: “ una scuolaamabile, operosa, creativa, vivibile, documentabile e comunicabile (luogo diricerca, apprendimento, ricognizione e riflessione) [Project zero -Reggiochildren,2009].

Certamente avere a disposizione strumenti come la lavagna interattivao i notebook per i bambini e lo spazio aula riorganizzato , potrà fare la

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differenza. La cosa più importante sarà riuscire a gestire le tecnologie perdocumentare, in modo costante e sicuro, tutto ciò che accadrà in aula e fuori.L'obiettivo della documentazione non sarà solo la comunicazione di quantoavremo realizzato, ma avrà una validità immediata maggiore: servirà a tutti,insegnanti e discenti, per tornare a riflettere sulle proprie azioni, così da teneretraccia dei processi messi in atto dalle menti che lavorano per costruire insieme“conoscenza”, come viene detto nel contributo di Carla Rinaldi in “Renderevisibile l'apprendimento”: “ Quando gli apprendimenti vengono documentati ibambini possono rivisitarli, e quindi dare nuovamente senso alle loroesperienze di apprendimento e allo stesso tempo riflettere su come svilupparequeste esperienze più avanti. L'interpretazione e la riflessione diventano cosìaspetti fondamentali della documentazione, viste non solo in retrospettiva, maanche proiettate verso la costruzione di nuovi contesti di apprendimento.”([Project zero -Reggio Children,2009]

Una riflessione da approfondire strada facendo: il valore dellavalutazione in un contesto di apprendimento di gruppo....

Bibliografia

Arcà, P. Guidoni – Guardare per sistemi, guardare per variabili , Emme edizioni 1987

Bateson, G. Verso un'ecologia della mente, Milano, Adelphi, 1977

Battegazzore P. - Bee- bot, fare robotica con un giocattolo programmabile a banalitàlimitata”, in atti DIDAMATICA 2009

H. H. Lund, L. Pagliarini, RoboCupJunior with LEGO MINDSTORMS, in Proc. Of Int.Conf. On Robotics and Automation 2000, IEEE Press, NJ 2000

IRRE Piemonte, Uso didattico della Robotica, Torino 2005. Sito di progettohttp://robotica.irrepiemonte.it

Marcianò G., La Robotica quale ambiente di apprendimento, in Andronico A.,Casadei G. (acd) DIDAMATICA 2007 – Informatica per la didattica, Cesena, 2007a, p.22-32.

Papert S., Mindstorms: children, computers and powerful ideas, Basic Books, USA,1980

Papert S., Logo Philosophy and Implementation, LCSI, Canada, 1999

Perticari P. , Attesi imprevisti, Bollati Boringhieri,1996

Project Zero – Reggio Children,- Rendere visibile l'apprendimento , 2009

Raccomandazioni del Consiglio d'Europa, del 18 dicembre 2006, relativa acompetenze chiave per l'apprendimento permanente

Robert J. Sternberg, Louise Spear-Swerling, “Le tre intelligenze” ed. Erickson, 1997

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