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Dalle visite ai luoghi delle battaglie agli itinerari gastronomici. E poi la "Messa da Requiem" di Verdi nel monumentale sacrario. Nella regione dove si svolsero i combattimenti più cruenti della Grande Guerra una serie di iniziative tiene vivo il ricordo dei tragici eventi. Perché la storia non si ripeta più Memorie di Mncea Ir V ai da poco compiuto vent'anni, ma non c'è stata una festa per il tuo com- pleanno. Trascorri le giornate in una trincea profonda un paio di metri, con gli scarponi (marci) affondati nel fango e unte- lo per ripararti la notte dalla pioggia e dal- l'umidità. Ti hanno spedito a combattere una guerra di cui non sai niente. Dicevano che sarebbe stata una guerra veloce, poche settimane per andare a prendere Trento e Trieste, ma sono trascorsi ormai mesi. Dice- vanocheci sarebbe stato dacombattere, ma il tempo si è trasformato nell'attesa ango- sciosa che arrivi l'ordine di uscire da quel bu- co e andare a conquistare qualche centinaio di metri di terreno, pagandone il prezzo con decine, centinaia, migliaia di giovani solda- ti. Arriveranno gli storici abattezzarla "guer- ra di posizione" ma intanto tu non hai avuto bisogno di un manuale di combattimento perimparare acamminare atestabassa, con quel berretto di tela che ti hanno dato, in at- tesa che arrivino gli elmetti di ferro a proteg- gerti (forse) il capo dalle pallottole della mi- tragliatrice. Preghi, in trincea, che ti venga concessa la grazia di tornare a casa e rivede- re la tua famiglia. Ma non ti lamenti, perché lamentarti non ti è permesso. La Grande Guerra. Accadeva cent' anni fa, nelle terre del Carso, ai confini della Venezia Giulia dove - a ben guardare - tutto è comin- ciato. Qui, nella Trieste austriaca, sbarcò nel viaggio verso Vienna la salma dell'Arciduca Franz Ferdinand, ucciso a Sarajevo assieme alla moglie. Qui-il 24 maggio del 191 5 -il gior- no che l'Italia entrò in guerra, morì non an- cora ventenne il primo soldato italiano: Ric- cardo Di Giusto, solo il primo di 650mila ca- duti, raggiunto da un proiettile sui versanti del Kolovrat, dove ora c'è un museo a cielo aperto. Qui -nella valle di Caporetto - comin- ciò pure la fine della guerra, con quella riti- rata che poi divenne riscossa. Alzi la mano chi, cent'anni dopo, sa individuare Caporet- to sulla carta geografica, questo paese ri- mosso dalla memoria italiana (eppure un buonpuntodipartenzapercapirel'Italia) di- venuto luogo comune per intendere sconfit- ta, viltà, disfatta. Siamo poco oltre il confine (invisibile) con la Slovenia e sul cartello c'è scritto Kobarid. «Il fronte del Carso e dell'Isonzo fu il princi- pale fronte militare della guerra italo-au- striaca: si pensava fosse la via più facile per puntare verso Trieste e Lubiana e sconfigge- re in breve tempo l'Austria-Ungheria e così qui si sono concentrati i principali attacchi italiani in una guerra molto cruenta, che in questi luoghi ha avuto le perdite peggiori, so- prattutto per l'esercito italiano che agiva al- l'attacco, mentre gli austriaci stavano sulla difensiva. I caduti furono in proporzione di due per l'Italia e uno per l'Austria», racconta lo storico triestino Lucio Fabi, membro della commissione nazionale per il Centenario. "Parliamo di 200mila soldati caduti nei tren- tamesidibattaglie sulCarso, dovei segni dei combattimenti sono ancora evidenti".Undi- ci battaglie coni soldati del Regio esercito al- l'attacco. La dodicesima fu quella di Capo- retto, coni tedeschi giunti a sostenere gli au- stro-ungarici. Qui combatté il soldato sem- plice, arruolato volontario, Ungaretti Giu- seppe, che a SanMartino delCarso scrisse: "t il mio cuore il paese più straziato". E poici sono ifiumi:l'Isonzo (prima) eilTa- gliamento (dopo la rotta di Caporetto) a se- gnare in quegli anni un confine dove - cent'anni più tardi-il filo spinato e le frontie- re sono rimasti un ricordo. Nel silenzio del sa- crariodiRedipuglia (il più grande d'Italia) si ricorda la memoria di 100 mila soldati cadu- ti in questa guerra combattuta con armi mo- derne da generali che avevano studiato sui manuali bellici dell'Ottocento. Capita così che in uno dei tanti musei del Friuli Venezia Giulia si possano trovare le maschere anti- gas (per la guerra chimica) accanto alle maz- ze ferrate (per i combattimenti corpo a cor- po). E il silenzio del sacrario sarà rotto dome- nica sera dalle note di un'orchestra senza confini, che suonerà la Messa da Requiem di Verdi direttada Riccardo Muti, alla presenza di Giorgio Napolit ano, dei presidenti sloveno e croato, e del presidente del consiglio fede- rale austriaco: i nemici di un tempo (diretta su Raitre). Sempre nell'ambito delle com- memorazioni è stato creato un portale dedi- cato alla Grande Guerra (www.itinerarigran- deguerra.it), realizzato dal Friuli Venezia Giu- lia, Veneto, Trentino Alto Adige e Lombar- dia. Una guida virtuale con storie, eventi, da- ti e analisi per comprendere luoghievicende delconflitto. Nonper alimentare la ricercadi facili emozioni, ma per mantenere percorri- bili i sentieri della memoria, nella speranza che un popolo che conosce la guerra sia un po- polo capace di non combatterla.

Dalle visite ai luoghi delle battaglie agli itinerari ...rassegna.be.unipi.it/20140705/SIF6035.pdf · nelle terre del Carso, ai confini della Venezia Giulia dove - a ben guardare

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Dalle visite ai luoghi delle battaglie agli itinerarigastronomici. E poi la "Messa da Requiem" di Verdinel monumentale sacrario. Nella regione dovesi svolsero i combattimenti più cruenti della GrandeGuerra una serie di iniziative tiene vivo il ricordodei tragici eventi. Perché la storia non si ripeta più

Memoriedi Mncea

Ir V ai da poco compiuto vent'anni, manon c'è stata una festa per il tuo com-pleanno. Trascorri le giornate in una

trincea profonda un paio di metri, con gliscarponi (marci) affondati nel fango e unte-lo per ripararti la notte dalla pioggia e dal-l'umidità. Ti hanno spedito a combattereuna guerra di cui non sai niente. Dicevanoche sarebbe stata una guerra veloce, pochesettimane per andare a prendere Trento eTrieste, ma sono trascorsi ormai mesi. Dice-vanocheci sarebbe stato dacombattere, mail tempo si è trasformato nell'attesa ango-sciosa che arrivi l'ordine di uscire da quel bu-co e andare a conquistare qualche centinaiodi metri di terreno, pagandone il prezzo condecine, centinaia, migliaia di giovani solda-ti. Arriveranno gli storici abattezzarla "guer-ra di posizione" ma intanto tu non hai avutobisogno di un manuale di combattimentoperimparare acamminare atestabassa, conquel berretto di tela che ti hanno dato, in at-tesa che arrivino gli elmetti di ferro a proteg-gerti (forse) il capo dalle pallottole della mi-tragliatrice. Preghi, in trincea, che ti vengaconcessa la grazia di tornare a casa e rivede-re la tua famiglia. Ma non ti lamenti, perchélamentarti non ti è permesso.

La Grande Guerra. Accadeva cent' anni fa,nelle terre del Carso, ai confini della VeneziaGiulia dove - a ben guardare - tutto è comin-ciato. Qui, nella Trieste austriaca, sbarcò nelviaggio verso Vienna la salma dell'ArciducaFranz Ferdinand, ucciso a Sarajevo assiemealla moglie. Qui-il 24 maggio del 191 5 -il gior-no che l'Italia entrò in guerra, morì non an-cora ventenne il primo soldato italiano: Ric-cardo Di Giusto, solo il primo di 650mila ca-duti, raggiunto da un proiettile sui versantidel Kolovrat, dove ora c'è un museo a cieloaperto. Qui -nella valle di Caporetto - comin-ciò pure la fine della guerra, con quella riti-rata che poi divenne riscossa. Alzi la manochi, cent'anni dopo, sa individuare Caporet-

to sulla carta geografica, questo paese ri-mosso dalla memoria italiana (eppure unbuonpuntodipartenzapercapirel'Italia) di-venuto luogo comune per intendere sconfit-ta, viltà, disfatta.

Siamo poco oltre il confine (invisibile) conla Slovenia e sul cartello c'è scritto Kobarid.«Il fronte del Carso e dell'Isonzo fu il princi-pale fronte militare della guerra italo-au-striaca: si pensava fosse la via più facile perpuntare verso Trieste e Lubiana e sconfigge-re in breve tempo l'Austria-Ungheria e cosìqui si sono concentrati i principali attacchiitaliani in una guerra molto cruenta, che inquesti luoghi ha avuto le perdite peggiori, so-prattutto per l'esercito italiano che agiva al-l'attacco, mentre gli austriaci stavano sulladifensiva. I caduti furono in proporzione didue per l'Italia e uno per l'Austria», raccontalo storico triestino Lucio Fabi, membro dellacommissione nazionale per il Centenario."Parliamo di 200mila soldati caduti nei tren-tamesidibattaglie sulCarso, dovei segni deicombattimenti sono ancora evidenti".Undi-ci battaglie coni soldati del Regio esercito al-l'attacco. La dodicesima fu quella di Capo-retto, coni tedeschi giunti a sostenere gli au-stro-ungarici. Qui combatté il soldato sem-plice, arruolato volontario, Ungaretti Giu-seppe, che a SanMartino delCarso scrisse: "til mio cuore il paese più straziato".

E poici sono ifiumi:l'Isonzo (prima) eilTa-gliamento (dopo la rotta di Caporetto) a se-gnare in quegli anni un confine dove -cent'anni più tardi-il filo spinato e le frontie-re sono rimasti un ricordo. Nel silenzio del sa-crariodiRedipuglia (il più grande d'Italia) siricorda la memoria di 100 mila soldati cadu-ti in questa guerra combattuta con armi mo-derne da generali che avevano studiato suimanuali bellici dell'Ottocento. Capita cosìche in uno dei tanti musei del Friuli VeneziaGiulia si possano trovare le maschere anti-gas (per la guerra chimica) accanto alle maz-ze ferrate (per i combattimenti corpo a cor-po). E il silenzio del sacrario sarà rotto dome-nica sera dalle note di un'orchestra senza

confini, che suonerà la Messa da Requiem diVerdi direttada Riccardo Muti, alla presenzadi Giorgio Napolit ano, dei presidenti slovenoe croato, e del presidente del consiglio fede-rale austriaco: i nemici di un tempo (direttasu Raitre). Sempre nell'ambito delle com-memorazioni è stato creato un portale dedi-cato alla Grande Guerra (www.itinerarigran-deguerra.it), realizzato dal Friuli Venezia Giu-lia, Veneto, Trentino Alto Adige e Lombar-dia. Una guida virtuale con storie, eventi, da-ti e analisi per comprendere luoghievicendedelconflitto. Nonper alimentare la ricercadifacili emozioni, ma per mantenere percorri-bili i sentieri della memoria, nella speranzache un popolo che conosce la guerra sia un po-polo capace di non combatterla.

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PRIMALINEANella foto grande, soldatiitaliani in unatrinceasul Carso. Qui a fianco,da sinistra, un tratto deipercorso storico dei MonteBrestovec, vicino a SanMartino del Carso;trinceadel Museo all'aperto delKolovrat,' la terza lineadi difesa italiana",al confinetra Italiae Slovenia. Adestra in alto,il sacrario militare diRedipuglia e Riccardo Muti