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Diritto canonico by Sasa INDEX INTRODUZIONE DIRITTO COSTITUZIONALE DIRITTO PENALE PROCESSUALE INTRODUZIONE SOMMARIO DEFINIZIONE E SCIENZA DEL DIRITTO CANONICO LE FONTI DI PRODUZIONE DEL DIRITTO CANONICO LE FONTI DI COGNIZIONE DEL DIRITTO CANONICO E IL VAT II I SOGGETTI DELL’ORDINAMENTO CANONICO GLI ATTI GIURIDICI CANONICI DEFINIZIONE E SCIENZA DEL DIRITTO CANONICO Nozione Carattere giuridico dell’ordinamento canonico Diritto divino e diritto umano Oggetto del diritto canonico e distinzione delle norme La scienza del diritto canonico

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Brevissimi e semplici appunti delle lezioni di Diritto canonico

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Diritto canonico

by Sasa INDEX � INTRODUZIONE � DIRITTO COSTITUZIONALE � DIRITTO PENALE PROCESSUALE

INTRODUZIONE SOMMARIO � DEFINIZIONE E SCIENZA DEL DIRITTO CANONICO � LE FONTI DI PRODUZIONE DEL DIRITTO CANONICO � LE FONTI DI COGNIZIONE DEL DIRITTO CANONICO E IL VAT II � I SOGGETTI DELL’ORDINAMENTO CANONICO � GLI ATTI GIURIDICI CANONICI DEFINIZIONE E SCIENZA DEL DIRITTO CANONICO � Nozione � Carattere giuridico dell’ordinamento canonico � Diritto divino e diritto umano � Oggetto del diritto canonico e distinzione delle norme � La scienza del diritto canonico

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Nozione Il diritto canonico è l’ordinamento giuridico della chiesa cattolica. Sue caratteristiche sono: � l’elasticità, per un pronto adattamento alle circostanze

concrete. Infatti, ogni comunità ecclesiale ha norme particolari che derogano o integrano quelle che si applicano a tutti i fedeli indistintamente;

� l’incompletezza, giacché indirizzato ai fedeli solo per promuoverne il benessere spirituale;

� la portata universale, giacché si rivolge a tutti i fedeli. L’universalità è strettamente connessa al fine ultimo di offrire a tutti indistintamente i mezzi spirituali per conseguire la vita eterna.

Duplicità di gerarchia. Il diritto canonico si caratterizza per la duplicità di gerarchia, una di ordine e una di giurisdizione. Mentre i chierici hanno la piena soggettività giuridica e possono assumere gradi e poteri in ambedue le gerarchie, i laici, privi come sono di qualunque potestà di diritto pubblico, non possono partecipare a nessuno dei due ordini gerarchici, anche se partecipano all’ufficio profetico, regale e sacerdotale di Jesus. Carattere giuridico dell’ordinamento canonico Ogni ente organizzato produce norme giuridiche, e da ciò deriva che vi sono tanti ordinamenti giuridici quante sono le istituzioni. Pure la chiesa, quindi, come organizzazione sociale ha il potere di emanare norme giuridiche. La dimensione di giustizia contenuta nell’essenza della realtà ecclesiale è la causa determinante della natura giuridica della chiesa. Diritto divino e diritto umano Il diritto canonico è composto di norme di origine divina (diritto divino) e di norme umane (diritto umano). Poiché gli aspetti divini e umani sono congiuntamente distinti, il sistema giuridico è unico. Per la tradizione canonica, il diritto umano è subordinato a

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quello divino. Diritto divino. Il diritto divino è costituito da norme che dipendono da Dio, e perciò risalgono alla rivelazione. Il diritto divino si distingue in naturale e positivo. Il diritto naturale costituisce il fondamento degli aspetti comuni al diritto canonico e agli ordinamenti profani. Per Tommaso d’Aquino (= Aquinate, 1224-1274), il diritto naturale è il complesso dei principi impressi da Dio nella coscienza dell’uomo. Il diritto positivo è costituito da norme contenute nella sacra Scrittura e nella Tradizione apostolica. Diritto umano. Il diritto umano scaturisce dalla volontà delle autorità costituite dalla chiesa per il governo della comunità dei fedeli. Oggetto del diritto canonico e distinzione delle norme Oggetto del diritto canonico è la costituzione e l’attività della chiesa, in particolare dei suoi organi di governo. Le norme canoniche sono di diritto privato e pubblico. La scienza del diritto canonico La scienza del diritto canonico è sacra e ha per oggetto la realtà giuridica della chiesa, giacché esprime e persegue l’ordine sociale giusto. La storia della scienza del diritto canonico nasce intorno al 1100. Per Graziano (metà del XII sec. ca.), un giurista di quegli anni, la soggettività giuridica della chiesa implica particolari privilegi. LE FONTI DI PRODUZIONE DEL DIRITTO CANONICO � Premessa � Le fonti materiali � Le fonti formali � L’efficacia della legge canonica � L’interpretazione della legge canonica

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� La consuetudine � Le fonti sussidiarie � Nuove fonti introdotte dal codice � I concordati � Gli atti amministrativi singolari � I decreti singolari � I rescritti Premessa Sono fonti dell’ordinamento giuridico tutti i fatti idonei a produrre norme giuridiche. Le fonti del diritto sono di produzione e di cognizione. Le fonti di produzione comprendono le autorità investite del potere di emanare le norme giuridiche (fonti materiali) e la loro forma (fonti formali). Le fonti di cognizione sono i documenti che contengono le norme giuridiche. Le fonti materiali Il Signore è l’unica fonte delle norme del diritto divino. Il papa è l’unico titolare del potere legislativo. Il concilio ecumenico è la riunione dei vescovi di tutto il mondo. La sua potestà legislativa è subordinata alla promulgazione del papa. Il collegio o sinodo dei vescovi designati dalle rispettive conferenze episcopali è l’assemblea convocata dal papa per trattare argomenti riguardanti il bene della chiesa universale. La sua eventuale potestà legislativa è subordinata a ratifica papale. I concili particolari (plenari e provinciali), i vescovi diocesani e le conferenze episcopali hanno una potestà legislativa limitata a disciplinare situazioni o soggetti determinati. Alcuni enti (per es., il collegio dei cardinali, le associazioni dei fedeli, ecc.), infine, possono emanare norme per la loro costituzione. Tali ordinamenti non possono mai contrastare con quello generale o imposto da organi superiori competenti e sono soggetti alla forma (per es., all’approvazione, alla promulgazione, ecc.).

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Le fonti formali Il diritto canonico può essere emanato in forma di legge o consuetudine. La legge canonica comanda i battezzati con almeno 7 anni di età, ma deve essere certa. Solo il vescovo diocesano può dispensare dall’osservanza in caso di dubbio di fatto. L’efficacia della legge canonica La promulgazione delle leggi ecclesiastiche universali si fa mediante pubblicazione nella Gazzetta ufficiale degli atti della sede apostolica. Normalmente la legge entra in vigore dopo 3 mesi dalla pubblicazione (salvo un termine diverso), e non è retroattiva. Però, le leggi penali, se più favorevoli al reo, sono retroattive. Quelle interpretative, quando si limitano a chiarire il significato di una legge precedente senza innovarla, producono effetti dal momento in cui è entrata in vigore la legge interpretata. L’efficacia nello spazio della legge canonica varia se si tratta di leggi universali o particolari (sempre territoriali). I girovaghi sono obbligati alle leggi universali e particolari in vigore nel luogo in cui si trovano. L’abrogazione può essere: � tacita, se la nuova legge contiene disposizioni contrastanti con

quelle contenute nella legge precedente, o riordina integralmente la materia;

� espressa, se la legge posteriore abroga la precedente. L’interpretazione della legge canonica L’interpretazione è finalizzata a ricostruire dal testo della legge la volontà del legislatore. L’interpretazione autentica. L’interpretazione autentica o legislativa dipende dal legislatore e ha valore generale. Se è esplicativa di una legge precedente, ha efficacia retroattiva; se è innovativa non può avere efficacia retroattiva. L’interpretazione può essere fatta con un atto amministrativo; se è effettuata con una sentenza giudiziale,

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obbliga solo gli interessati. L’interpretazione dottrinale. L’interpretazione dottrinale non è obbligatoria ma può diventare consuetudine. Le leggi ecclesiastiche sono da intendersi secondo il significato proprio delle parole nel testo e nel contesto; che se rimanessero dubbie o oscure, si deve ricorrere ai luoghi paralleli, se ce ne sono, al fine e alle circostanze della legge e all’intendimento del legislatore. L’interpretazione stretta. Le leggi che stabiliscono una pena, o che restringono il libero esercizio dei diritti, o che contengono un’eccezione, sono sottoposte a interpretazione stretta. La consuetudine La consuetudine costituisce lo ius non scriptum. Per la teoria generale del diritto, la consuetudine si determina in seguito alla ripetizione costante e uniforme, per un certo periodo, di un dato comportamento, da parte di una collettività, accompagnato dalla convinzione della sua obbligatorietà. Nel diritto canonico, la consuetudine acquista forza di legge solo con l’approvazione del legislatore, e alla presenza dei seguenti requisiti: � nessuna consuetudine contraria al diritto canonico può ottenere

forza di legge; � nessuna consuetudine ottiene forza di legge se non sarà stata

osservata da una comunità capace almeno di ricevere una legge, con l’intenzione di introdurre un diritto.

Le fonti sussidiarie Le fonti sussidiarie del diritto sono: � i principi generali del diritto applicati con equità canonica; � l’analogia, che consiste nel ricercare, tra le forme che

disciplinano casi simili o materie analoghe, quella che si adatta meglio al caso concreto non disciplinato dalla legge;

� la dottrina, cioè il modo di sentire comune e costante dei giuristi;

� la giurisprudenza e la prassi della curia romana;

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� la giustizia del caso singolo, cioè l’utilità che tempera la rigidità della norma scritta.

Nuove fonti introdotte dal codice Il codice di diritto canonico del 1983 ha introdotto nuove fonti generali: i decreti, i decreti esecutivi e le istruzioni. Decreti. I decreti hanno valore di legge. Decreti esecutivi. I decreti esecutivi sono emanati dall’autorità esecutiva per disciplinare in modo più dettagliato le disposizioni contenute nelle leggi. Istruzioni. Le istruzioni sono emanate dall’autorità esecutiva per chiarire le disposizioni delle leggi. I concordati I concordati sono trattati internazionali che la chiesa, in quanto soggetto di diritto internazionale, stipula con altri stati; caratteristica del trattato è di obbligare solo i contraenti. Per acquistare efficacia nell’ambito della chiesa, il concordato deve essere pubblicato nella Gazzetta ufficiale degli atti della sede apostolica. Gli atti amministrativi singolari Gli atti amministrativi singolari: � costituiscono fonti particolari perché privi dei caratteri

dell’astrattezza e della generalità, tipici della legge; � dipendono dall’autorità esecutiva; � non possono essere contro la legge o ledere un diritto quesito. L’interpretazione deve essere letterale e stretta (se l’atto

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si riferisce a liti o a pene da infliggere). I decreti singolari Il decreto singolare è una decisione che per sua natura non suppone una richiesta da parte di alcuno. Il precetto impone direttamente e legittimamente qualcosa da fare o da omettere, ma perisce con la cessazione della legge per la cui esecuzione è dato o con la revoca legittima da parte dell’autorità competente. Quando un fedele solleciti, legittimamente, l’emanazione di un decreto, l’autorità competente ha l’obbligo di provvedervi entro 3 mesi; se ciò non avviene, deve risarcire gli eventuali danni. I rescritti Il rescritto è l’atto amministrativo formulato dalla competente autorità esecutiva che concede una dispensa o un privilegio. Può essere ottenuto a favore di un’altra persona (anche senza consenso) e da quelli ai quali ciò non sia espressamente proibito. In caso di rifiuto di una grazia, l’istante può rivolgersi a un’altra autorità, creando così una situazione di contrasto, ma questa non può concedere validamente la grazia se non informata del precedente rifiuto. Nessun rescritto è revocato a causa di una legge contraria, salvo che non si disponga altrimenti. Dispense. La dispensa è l’esonero dall’osservanza di una legge ecclesiastica in un caso particolare, e può essere concessa da chi gode di potestà esecutiva. La dispensa deve essere sorretta da ragionevole causa. Il vescovo diocesano può dispensare validamente i fedeli dalle leggi disciplinari, dalle leggi diocesane, dalle leggi della conferenza episcopale. Privilegi. Il privilegio è una grazia che può essere concessa dal legislatore. È reale se cessa con la distruzione del luogo o della cosa, e personale se segue la persona. Il privilegio cessa per revoca da parte dell’autorità

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competente. Gli individui non possono rinunciare al privilegio concesso a una persona giuridica, e questa non può rinunciare a un privilegio a lei concesso, se la rinuncia torni a pregiudizio della chiesa. Il privilegio cessa dopo la legittima prescrizione. Il privilegio cessa inoltre se diviene illecito. LE FONTI DI COGNIZIONE DEL DIRITTO CANONICO E IL VAT II � Le fonti del diritto divino � Le fonti del diritto umano � Il periodo dello ius antiquum � Il periodo dello ius novum � Il periodo dello ius novissimum � Il Vat II � Il codice di diritto canonico del 1983 Sono fonti di cognizione del diritto canonico tutti i documenti che raccolgono le relative norme, per la loro conoscenza e divulgazione. Il diritto canonico è composto dal diritto divino e da quello umano Le fonti del diritto divino Il diritto divino è naturale e positivo. Il diritto naturale. Il diritto naturale è conoscibile dalla rivelazione cristiana e alla luce della ragione. Il diritto positivo. Le fonti del diritto positivo sono la bibbia e la Tradizione. La Tradizione racchiude gli insegnamenti divini tramandati oralmente. La Tradizione è la fonte interpretativa per eccellenza per integrare la bibbia. La Tradizione contiene gli insegnamenti di Jesus, degli apostoli, ecc.

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Le fonti del diritto umano Lo studio delle fonti di cognizione del diritto umano è strettamente collegato alla sua evoluzione storica; la dottrina è concorde nel suddividere la produzione legislativa della chiesa in tre periodi: � quello dello ius antiquum, che va dalle origini fino a Graziano

(metà del XII sec. ca.); � quello dello ius novum, che va da Graziano al concilio di Trento

(1545-1563); � quello dello ius novissimum, che va dal concilio di Trento al

codice di diritto canonico del 1918. Il periodo dello ius antiquum Fino all’VIII sec., i cristiani regolarono la loro vita collettiva mediante la disciplina indicata nel NT, nella Tradizione apostolica, nella patristica e nelle decisioni dei primi papi. I primi testi cristiani con stile legislativo sono i canoni dettati dai concili. Le più importanti collezioni canoniche del I millennio sono: � quella dionisiana, redatta a Roma da Dionigi l’Esiguo, che

raccoglie i canoni del concilio di Cartagine del 419 e varie epistole decretali (le decretales erano documenti disciplinari e dogmatici che i vescovi di Roma, in virtù del loro primato su tutta la chiesa, inviavano alle varie comunità cristiane). Questa collezione assume importanza particolare perché fu inviata da papa Adriano I a Carlo Magno (768-814) per dare impulso alla diffusione universale delle norme di diritto canonico all’epoca vigenti;

� quella hispana, codice fondamentale della chiesa spagnola fino al IX sec., è attribuita a Isidoro di Siviglia (m. 636);

� quella pseudo-isidoriana, che raccoglie decretali papali falsamente attribuiti a Isidoro;

� quella sotto forma di decreto, di Burcardo di Worms, con testi di epoca carolingia (IX-X sec.).

La riforma gregoriana di papa Gregorio VII (1073-1085) si propose di emanare atti legislativi di efficacia universale; le fonti di cognizione più importanti relative a tale epoca sono: � il dictatus papae di Gregorio VII,

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� la collezione di Anselmo da Lucca, � la raccolta dei canoni del cardinale Deusdedit. Nel corso dell’XII sec., emerse la figura del monaco camaldolese Graziano, che pose le basi del diritto canonico dell’epoca. Graziano tra il 1139 e il 1148 elaborò una compilazione che raccoglieva le leggi ecclesiastiche esistenti e le sue riflessioni dottrinali (i “dicta” di Graziano). Tale collezione si diffuse poi in tutta Europa. Il periodo dello ius novum Nel 1234 furono promulgate le decretali di Gregorio IX; tale collezione rimase in vigore fino al 1918. Nel 1317 da papa Giovanni XXII promulga le decretali clementine di papa Clemente V. Il periodo dello ius novissimum I decreti disciplinari del concilio di Trento (1545-1563) costituirono una delle fonti principali del diritto canonico, e furono pubblicati da papa Pio V nel 1564. Nel 1588, papa Sisto V creò la curia romana, con il compito di innovare i canoni del concilio di Trento. Poi, nel 1918, entrò in vigore il codice di diritto canonico. Il Vat II Il Vat II (1962-1965) ha positivizzato principi di diritto divino e ne ha tracciati altri che, appartenenti al diritto umano, hanno dato un impulso importante alla riforma del diritto canonico. Il codice di diritto canonico del 1983 Il documento consta di 1752 canoni e è diviso in sette libri.

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I SOGGETTI DELL’ORDINAMENTO CANONICO � La relazione giuridica � Capacità di agire e capacità giuridica � La persona fisica � Le situazioni che modificano la capacità giuridica e di agire � La filiazione � La persona giuridica La relazione giuridica In ogni relazione giuridica vi sono due o più soggetti di diritto, cioè persone fisiche o giuridiche, titolari di rapporti giuridici. Ogni soggetto può essere titolare di situazioni giuridiche attive o passive. Soggetto di diritto per eccellenza è l’uomo, ma l’ordinamento attribuisce tale qualifica anche a entità ritenute idonee a essere titolari di rapporti giuridici. Capacità di agire e capacità giuridica Il soggetto di diritto è l’ente capace di compiere attività aventi rilevanza nell’ordinamento e di essere centro di imputazione di situazioni giuridiche. L’attività giuridica può essere svolta solo da una persona capace di intendere e di volere, con la maturità di giudizio necessaria per obbligare e obbligarsi attraverso le sue manifestazioni di volontà. Il soggetto di diritto può non solo compiere attività rilevanti giuridicamente per l’ordinamento (capacità di agire), ma può essere considerato centro di imputazione di situazioni giuridiche (capacità giuridica). Titolare della capacità di agire può essere esclusivamente la persona, unico ente capace di intendere e di volere e capace di porre in essere attività giuridiche; la capacità giuridica, invece, in quanto indica una situazione di passività, cioè il soggetto è considerato come centro di imputazione di situazioni giuridiche soggettive (per es., diritti, doveri, ecc.), è riconosciuta anche alle persone giuridiche.

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La persona fisica La persona fisica è l’uomo, che secondo l’ordinamento canonico può essere agente attivo e centro di imputazione di situazioni giuridiche. Mediante il battesimo, il soggetto entra a far parte della chiesa come “fedele” e contemporaneamente ottiene la capacità giuridica o la personalità di diritto canonico, che, a differenza di quanto dispone il diritto civile, non si acquista per effetto della nascita. Poi, la personalità di diritto canonico cessa con la morte. Ricevuto il battesimo, chi nega qualche verità di fede, è detto eretico; chi respinge totalmente la fede cristiana è detto apostata; infine, chi va contro il papa, è definito scismatico. Le situazioni che modificano la capacità giuridica e di agire Le situazioni che incidono sulla capacità di agire e sulla capacità giuridica sono il sesso, l’età, l’infermità, le condanne penali, nonché necessitudo, rito e territorio. Il sesso. L’unica limitazione riguardante il sesso è data dall’incapacità a ricevere l’ordine sacro e a ricoprire uffici ecclesiastici. L’età. I minori di 7 anni non sono responsabili dei loro atti in quanto si presume che non abbiano l’uso della ragione. Per tale motivo, sono anche dispensati dall’osservanza delle norme ecclesiastiche. Per compiere certi atti è stabilito un limite di età: � 14 anni per le donne e 16 per gli uomini per contrarre

matrimonio (è da notare peraltro che per tale atto non è necessario il consenso dei genitori),

� 17 anni per entrare nel noviziato, � 18 anni per la professione religiosa temporanea e 21 per quella

perpetua, � 25 anni per l’ordinazione presbiterale. L’infermità.

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C’è l’infermità mentale e quella fisica. Gli infermi di mente non sono considerati responsabili dei propri atti, non sono tenuti all’osservanza delle leggi ecclesiastiche e non sono penalmente imputabili. Se l’infermità fisica è una caratteristica fissa dell’individuo, può dare luogo a alcune incapacità (per es., l’impotenza copulativa antecedente e perpetua, sia da parte dell’uomo sia da parte della donna, assoluta o relativa, per sua stessa natura rende nullo il matrimonio). Si richiede la piena integrità fisica e psichica per essere promossi agli ordini sacri. Le condanne penali. L’appartenenza a sette non cattoliche determina la cessazione della titolarità dei diritti riconosciuti ai battezzati. L’infamia di diritto comporta l’incapacità di ricevere pensioni, uffici, ecc., mentre quella di fatto, che determina la perdita di stima da parte dei fedeli a causa di un delitto o per aver abbracciato cattivi costumi, rende indegni, ma non comporta la nullità degli atti contro il divieto. La scomunica comporta la proibizione di assistere agli uffici divini, ricevere i sacramenti, ecc. Necessitudo. La necessitudo indica il legame tra persone fisiche che sorge per natura o per diritto. L’affinità è il vincolo che stringe un coniuge ai consanguinei dell’altro coniuge. Rito. Il codice di diritto canonico del 1983 regolamenta l’appartenenza dei fedeli al rito latino. Se uno dei genitori non appartiene al rito latino, il figlio sarà battezzato nel rito deciso di comune accordo o, in mancanza, in quello del padre. Il figlio di 14 anni ha facoltà di scegliere il rito di appartenenza. Territorio. Il luogo di origine del figlio è quello in cui i genitori avevano il domicilio (dimora nel territorio di una diocesi da almeno 5 anni) o, in mancanza, il quasi domicilio (è una figura che appartiene solo al diritto canonico e indica la dimora nel territorio di una diocesi da almeno 3 mesi). Il luogo di residenza indica l’appartenenza alle circoscrizioni territoriali della chiesa (diocesi e parrocchie) e è in funzione del domicilio o del quasi domicilio (indica la sede giuridica delle persone). Vi sono dei casi in cui la legge canonica indica quali debbano essere il domicilio o quasi domicilio (sede giuridica

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necessaria): � chi è sottoposto per legge a curatela o tutela ha il domicilio o

il quasi domicilio del curatore o del tutore; � i coniugi hanno lo stesso domicilio o quasi domicilio; � il minore ha il domicilio o il quasi domicilio della persona

alla cui potestà è soggetto; � i membri degli istituti religiosi e delle società di vita

consacrata hanno il domicilio nel luogo dove è situata la casa cui sono ascritti e il quasi domicilio nella casa dove effettivamente dimorano.

La filiazione La filiazione può essere reale se è da generazione, o fittizia se deriva da adozione (non prevista nell’ordinamento canonico). I figli sono legittimi se sono nati da persone unite in matrimonio, sono illegittimi se nati fuori del matrimonio. I figli nati dopo 180 giorni dalla celebrazione o entro 300 giorni dallo scioglimento del matrimonio si presumono legittimi. La persona giuridica Diciamo persona giuridica il complesso organizzato di beni (fondazione) o di persone rivolto a uno scopo cui l’ordinamento riconosce la soggettività giuridica. Requisiti. La concessione della personalità giuridica è subordinata a determinati requisiti: � gli statuti devono essere approvati dall’autorità competente, � il fine dell’ente deve essere congruo con la missione della

chiesa, � i mezzi devono essere in funzione del fine. Tipi. La chiesa cattolica e la sede apostolica sono persone giuridiche di origine divina. Le persone giuridiche private sono costituite per decreto amministrativo; quelle pubbliche (per es., le conferenze episcopali, le chiese particolari, le parrocchie, ecc.) sono costituite per legge.

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GLI ATTI GIURIDICI CANONICI � Definizione � I vizi dell’atto giuridico � Influenza del tempo sulle vicende giuridiche Definizione L’esercizio dell’autonomia privata riconosciuta ai fedeli si manifesta con atti giuridici volontari, da cui l’ordinamento fa discendere effetti giuridici. La validità dell’atto giuridico dipende: � dalla competenza del soggetto, � dagli elementi costitutivi essenziali. Gli elementi costitutivi essenziali dell’atto giuridico. La volontà del soggetto, per produrre effetti giuridici, deve essere esente da vizi, sussistere realmente (in caso contrario si avrebbe infatti solo la simulazione), e può essere palese o tacita. La forma è libera. La causa si distingue dai motivi, generalmente irrilevanti per il diritto, in quanto indicano le esigenze personali del soggetto. Gli elementi accidentali dell’atto giuridico. La condizione riguarda alcuni negozi, come il matrimonio. Il termine è un evento futuro e certo da cui dipende l’inizio o la cessazione dell’efficacia di un atto. Il modo consiste in oneri che il soggetto deve compiere affinché l’atto produca gli effetti in suo favore. Allorché impossibile o illecito, rende nullo l’atto. I vizi dell’atto giuridico L’errore ostativo può determinare un contrasto tra volontà e dichiarazione. L’errore di fatto consiste in una falsa percezione della realtà, o in una falsa conoscenza della norma giuridica. Il negozio giuridico è nullo se l’errore verte sulla sostanza

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dell’atto o ricade sulla condizione sine qua non; in ogni altro caso l’atto è valido ma è soggetto a azione rescissoria. La violenza psichica o timore grave consiste nella minaccia di un male ingiusto rivolta a una persona allo scopo di indurla alla conclusione di un negozio giuridico. Il negozio giuridico posto in essere per violenza dall’esterno alla persona è nullo; il negozio giuridico posto in essere per timore grave, incusso ingiustamente, è valido, ma può essere rescisso d’ufficio con sentenza del giudice, a istanza della parte lesa o dei successori. Il dolo consiste in un inganno che induce un soggetto in errore e lo determina a stipulare un negozio che, se fosse mancata l’azione ingannatrice, egli non avrebbe posto in essere. È possibile rescindere dal negozio giuridico d’ufficio, a istanza della parte lesa o dei successori. Influenza del tempo sulle vicende giuridiche Se il tempo determina l’acquisto di un diritto, si ha l’usucapione (o prescrizione acquisitiva); se invece determina l’estinzione di un diritto soggettivo o di obblighi si ha la prescrizione estintiva. Tuttavia, gli oneri delle messe e le elemosine, i confini delle circoscrizioni ecclesiastiche, i diritti e gli obblighi di diritto divino, quelli che riguardano direttamente la vita spirituale dei fedeli, quelli che si possono ottenere solo per privilegio apostolico non soggetti a prescrizione. Tipi. Il tempo continuo non può subire alcuna dilazione o interruzione. Il tempo utile è quello concesso per esercitare o far valere un diritto senza che decorra quel periodo in cui il titolare, per ignoranza, non possa agire.

DIRITTO COSTITUZIONALE SOMMARIO � LA COSTITUZIONE DELLA CHIESA

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� LA POTESTÀ DI GOVERNO � IL POPOLO CRISTIANO � L’ORGANIZZAZIONE ECCLESIASTICA � LE CHIESE PARTICOLARI � I RAGGRUPPAMENTI DI CHIESE PARTICOLARI � LA STRUTTURA INTERNA DELLE CHIESE PARTICOLARI � GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA E LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA � LA POTESTÀ DI MAGISTERO � LA POTESTÀ DI ORDINE � I BENI TEMPORALI DELLA CHIESA LA COSTITUZIONE DELLA CHIESA � Nozione di diritto costituzionale canonico � Le fonti del diritto costituzionale della chiesa � Superiorità del diritto costituzionale rispetto alle altre norme

giuridiche � L’ecclesia Christi � I principi costituzionali della chiesa � Le funzioni pubbliche fondamentali della chiesa Nozione di diritto costituzionale canonico La scienza del diritto costituzionale è la parte della scienza canonica che studia la costituzione della chiesa, cioè la formazione del popolo di Dio e la sua organizzazione primaria. Il nucleo fondamentale della costituzione della chiesa è costituito dal diritto divino, ma è il diritto umano che dà una configurazione storica alle norme di diritto divino. Le fonti del diritto costituzionale della chiesa La costituzione dalla chiesa è composta di norme di origine divina e umana; le norme di origine divina risalgono all’opera di Jesus. Le norme di origine umana sono state poste, invece, dal popolo di Dio per definire certi aspetti del diritto costituzionale divino.

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Superiorità del diritto costituzionale rispetto alle altre norme giuridiche Le norme di diritto costituzionale canonico devono necessariamente porsi in una posizione di preminenza rispetto alle norme di rango inferiore. Dal punto di vista formale, la prevalenza delle norme costituzionali può essere assicurata dotando la legge costituzionale di un valore superiore rispetto alle altre. Ogni norma di diritto positivo deve essere congruente con quelle costituzionali, e il controllo di congruenza deve essere di natura giudiziale. L’ecclesia Christi La chiesa, intesa come società dei fedeli, ha un proprio fine che consiste essenzialmente nella salvezza delle anime. Natura giuridica. La chiesa è: � autonoma e indipendente nell’organizzarsi rispetto agli altri

ordinamenti giuridici; � autosufficiente quanto ai mezzi necessari per raggiungere i suoi

fini; � dotata di soggettività privata e pubblica; � una società di istituzione divina e perciò originaria, non

territoriale perché la sua sfera di attività è universale. Tratti caratteristici. La chiesa è: � per la sua fede, una; � per la sua origine, santa; � per la sua universalità, cattolica; � per la sua vivacità, apostolica. I principi costituzionali della chiesa I principi fondamentali della costituzione della chiesa sono: � quello di uguaglianza, � quello di varietà,

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� quello istituzionale. Il principio di uguaglianza. Per il Vat II (1962-1965), esiste tra tutti i fedeli una vera uguaglianza quanto alla loro dignità comune per l’edificazione del corpo di Jesus. Il principio di varietà. La varietà può riguardare solo le modalità di svolgimento dell’attività del fedele e della scelta dei mezzi a ciò adeguati. Il principio istituzionale. I pastori sono titolari delle funzioni pubbliche di governare, di insegnare e santificare il popolo di Dio. Il principio di gerarchia deriva direttamente dalla volontà divina. Le funzioni pubbliche fondamentali della chiesa Ce ne sono tre: � la funzione di governo o di guida del popolo di Dio, che rientra

nell’ambito della potestà di giurisdizione (o di governo); � la funzione di insegnamento, per la promozione del messaggio

evangelico, che rientra nell’ambito della potestà di magistero; � la funzione sacramentale, che consiste nell’amministrazione dei

sacramenti, che rientra nell’ambito della potestà di ordine. LA POTESTÀ DI GOVERNO � La potestà di governo della chiesa � L’ufficio ecclesiastico � Il conferimento dell’ufficio ecclesiastico � La perdita dell’ufficio ecclesiastico La potestà di governo della chiesa La funzione di governare è l’insieme delle attività dirette a ordinare la vita sociale della chiesa; essa include il conseguimento della salvezza delle anime. La potestà di giurisdizione (o di governo) fu conferita da

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Jesus agli apostoli, e è detenuta dal papa e dal collegio episcopale per la chiesa universale, e da ogni vescovo diocesano nell’ambito della chiesa particolare. Essi hanno la potestà esecutiva, giudiziale e legislativa. La potestà di giurisdizione si distingue in giurisdizione di foro esterno, che si occupa della regolazione della vita sociale del popolo di Dio, e giurisdizione di foro interno, riguardante la cura delle anime. Le due potestà di giurisdizione sono rette da norme differenti. La titolarità della potestà di governo può essere: � abituale, se è ammessa all’esercizio di un ufficio. Può essere

propria, se la titolarità è esercitata dal titolare dell’ufficio, o vicaria, se esercitata da altro soggetto. Si estingue con la perdita dell’ufficio cui è annessa;

� delegata se concessa direttamente a una persona senza l’attribuzione di un ufficio. Si estingue: per cessazione della causa della delega; per esaurimento dei casi per cui era stata concessa; per l’espletamento del mandato; per revoca del delegante; per rinuncia, accettata, del delegato; per scadenza del tempo assegnato.

L’ufficio ecclesiastico Gli apostoli furono “inviati” da Jesus per svolgere la missione specifica di accrescere e pascere la chiesa (“missio canonica”); da ciò deriva che l’elemento fondamentale per l’attribuzione delle funzioni dell’ordine e tutto ciò che è proprio dell’organizzazione ecclesiastica è la missione. La missione canonica è attribuita mediante il sacramento dell’ordine, per mezzo del quale all’ordinato è affidata una missione nella chiesa, che può essere diaconale, presbiterale o vescovile; la missione conferisce all’ordinato la conformazione a Jesus, propria del sacerdozio ministeriale, e le funzioni dell’organizzazione ecclesiastica. La potestà di giurisdizione è esercitata da una serie di uffici ecclesiastici, a ognuno dei quali è assegnata una certa competenza. Perciò, l’ufficio è una tecnica di decentramento di funzioni pubbliche che legittima certi soggetti a date funzioni. L’organo, che pure è dotato di personalità giuridica, indica il complesso di funzioni astrattamente considerato, non la persona fisica.

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Il conferimento dell’ufficio ecclesiastico La “provvista canonica” dell’ufficio è solo un decreto amministrativo. Le condizioni richieste dal diritto canonico affinché un fedele possa essere ammesso a un ufficio ecclesiastico, sono due: � essere in comunione con la chiesa e in possesso dei requisiti

necessari per ricoprire l’incarico; � essere stato ordinato prete, per gli uffici che comportano la

piena cura delle anime. Modi di designazione. Il codice di diritto canonico del 1983 indica i quattro tradizionali modi di designazione della persona: il libero conferimento, l’elezione, la postulazione e la presentazione. Il libero conferimento è la modalità più frequente di designazione. Spetta normalmente al vescovo diocesano. Se la persona eletta è idonea, l’organo ecclesiastico competente per la provvista canonica deve conferire il titolo, mediante la “confermazione” dell’elezione. Succede così per l’elezione del papa da parte del collegio dei cardinali, per l’elezione dell’amministratore diocesano (in caso di vacanza della sede episcopale) da parte del collegio dei consultori, ecc. Se si frappone un impedimento canonico del quale si è soliti concedere la dispensa, gli elettori lo possono postulare (con almeno due terzi dei voti e entro 8 giorni) all’autorità competente. Titolare dell’ufficio può essere anche chi vi è presentato da persone fisiche o giuridiche, purché la richiesta sia fatta entro 3 mesi dalla notizia della vacanza dell’ufficio. La perdita dell’ufficio ecclesiastico L’ufficio ecclesiastico si perde per limiti di età o scadenza (dietro intimazione scritta dell’autorità competente), per privazione (dietro sentenza penale), per rimozione (dietro decreto), per rinuncia (in scritto e alla presenza di due testimoni, in seguito a una causa giusta) e per trasferimento (in scritto e, talora, in seguito a causa grave). IL POPOLO CRISTIANO � Il fedele

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� L’uguaglianza fondamentale � I diritti fondamentali dei fedeli � I doveri fondamentali dei fedeli � I laici � I chierici � Le associazioni di fedeli � Le associazioni di laici Il fedele Il messaggio cristiano è una dottrina di salvezza e il popolo di Dio è, anzitutto, la convocazione di coloro che, accettandolo, sono stati resi figli di Dio dopo il battesimo. La comune condizione precede logicamente qualunque eventuale altra distinzione. Perciò, tale concetto rappresenta: � l’uomo battezzato, � membro del popolo di Dio, � secondo la condizione comune a tutto il popolo di Dio. L’incorporazione alla chiesa di Jesus, e quindi al popolo di Dio come fedele, si acquista con il battesimo. L’uguaglianza fondamentale I fedeli si distinguono per la loro appartenenza a due status fondamentali: i “laici” e i “preti”; ognuno di loro ha propri diritti e doveri particolari, che si aggiungono a quelli che sono attribuiti a tutti i fedeli indistintamente. La titolarità dei diritti e dei doveri fondamentali dipende solo dal battesimo. I diritti fondamentali dei fedeli I diritti fondamentali (per es., le posizioni giuridiche e sociali effettive di libertà) indicano i criteri di interpretazione del diritto. Tali diritti trovano la loro origine nel diritto divino; il loro fondamento è nella costituzione della chiesa. I diritti fondamentali presentano i seguenti caratteri:

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� sono universali, cioè sono propri di tutti i fedeli, perché il loro fondamento risiede nella condizione del cristiano;

� sono perpetui; � sono irrinunciabili. I fedeli hanno il diritto: � di ricevere aiuti spirituali, soprattutto dalla parola di Dio; � di promuovere, anche con proprie iniziative, l’attività

apostolica; � di manifestare ai pastori della chiesa le proprie necessità,

soprattutto spirituali; � di investigare sulle scienze sacre e di farne conoscere i

risultati, rispettando il magistero della chiesa; � della libera scelta del proprio stato di vita; � all’educazione cristiana. I doveri fondamentali dei fedeli L’obbligatorietà dei doveri fondamentali è ristretta: � dalla razionalità che, tra l’altro, richiede congruenza con il

diritto divino; � dalla possibilità di compierli, poiché nel caso di impossibilità

morale o fisica essi non obbligano; � dal grave incomodo o difficoltà, che in certi casi può ridurre e

anche estinguere l’obbligo. I doveri fondamentali sono universali e perpetui per tutti i fedeli. I doveri fondamentali dei fedeli sono: � obbligo di promuovere la giustizia sociale, � obbligo di impegnarsi affinché l’annuncio divino della salvezza

si diffonda sempre più tra gli uomini, � obbligo di conservare la comunione con la chiesa, � obbligo di condurre una vita santa. I laici I fedeli che vivono nello stato coniugale sono tenuti “al dovere specifico di impegnarsi, mediante il matrimonio e la famiglia, nell’edificazione del popolo di Dio. I fedeli laici hanno diritto alla libertà che compete a ogni cittadino; nell’esercizio di questa libertà essi devono fare in

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modo che le loro azioni siano animate dallo spirito evangelico. I laici che si distinguono per onestà, prudenza e scienza adeguata sono idonei a prestare aiuto ai pastori della chiesa come consiglieri. Le donne, ove lo richiedano le esigenze della chiesa locale, possono amministrare il battesimo, distribuire la comunione, predicare e presiedere le preghiere liturgiche, secondo le disposizioni del diritto. I chierici Esistono tre gradi del sacramento dell’ordine: il diaconato, il presbiterato e l’episcopato; in base a ciò i chierici o ministri sacri si distinguono in diaconi, presbiteri e vescovi. I chierici hanno: � il diritto a una remunerazione, � il diritto di associarsi tra loro per proseguire fini congrui

con il loro stato. I fedeli ordinati hanno: � il dovere di osservare l’obbligo del celibato; � il dovere di proseguire, anche dopo l’ordinazione sacerdotale,

gli studi sacri; � il dovere di risiedere nella propria diocesi. I ministri sacri, pur svolgendo una missione di per sé universale, devono comunque far parte di una chiesa particolare. L’incardinazione lega stabilmente il ministro sacro a una diocesi o istituto religioso. La condizione giuridica di chierico si può perdere: � mediante la pena della dimissione legittimamente irrogata, � per sentenza giudiziaria che dichiara l’invalidità

dell’ordinazione. La perdita dello stato clericale non comporta la dispensa dall’obbligo del celibato, che può essere concessa solo dal papa. Prelature personali. Il codice di diritto canonico del 1983 ha introdotto le prelature personali, strutture giurisdizionali secolari dirette da un prelato. Le prelature personali sono costituite da diaconi e preti del clero secolare e sono erette dalla sede apostolica; esse sono giustificate dalla necessità di conseguire particolari opere missionarie o pastorali.

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Prelature territoriali. Le prelature territoriali costituiscono vere e proprie chiese particolari equiparate alle diocesi. Seminari. I seminari diocesani sono istituiti dai singoli vescovi, possibilmente in tutte le diocesi; quelli interdiocesani sono istituiti dalla conferenza episcopale o dai vescovi interessati. Ogni seminario, legittimamente eretto, gode di personalità giuridica, e è diretto da un rettore. Le associazioni di fedeli Le associazioni private sono dirette dai fedeli secondo le disposizioni degli statuti e soggette alla vigilanza dell’autorità ecclesiastica. Le associazioni pubbliche possono essere costituite solo dall’autorità ecclesiastica (il vescovo diocesano per le associazioni diocesane, la conferenza episcopale per le associazioni nazionali, la S. Sede per le associazioni internazionali o universali). Poi acquistano personalità giuridica. Tutte hanno uno statuto. Tipi. I terzi ordini sono associazioni i cui membri tendono alla perfezione cristiana partecipando al carisma di un istituto religioso. Le associazioni clericali assumono l’esercizio dell’ordine sacro e come tali sono riconosciute dall’autorità competente. Le associazioni di laici Le associazioni di laici si propongono di animare mediante lo spirito cristiano le realtà temporali. L’ORGANIZZAZIONE ECCLESIASTICA � Definizione � Il papa

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� L’elezione del papa � Il collegio episcopale � Il concilio ecumenico � Il sinodo dei vescovi � I cardinali � La curia romana � La segreteria di stato (o papale) � Il sacro concilio per gli affari pubblici della chiesa � Le sacre congregazioni � I tribunali � I segretariati � Gli uffici � La diplomazia pontificia Definizione L’organizzazione ecclesiastica è la distribuzione ordinata di funzioni da attribuire a una pluralità di organi e persone, che ne appaiono titolari, per il conseguimento dei fini pubblici della chiesa. Il principio fondamentale in materia di organizzazione ecclesiastica è quello di gerarchia. Il papa La chiesa universale, una (un solo popolo, un solo episcopato) e molteplice (communio ecclesiorum), è governata dal papa e dal collegio episcopale. Il papa costituisce il centro universale di comunione della chiesa universale. Egli è vicario e rappresentante di Jesus, pastore visibile della chiesa universale, capo del collegio dei vescovi. Il fondamento scritturistico si trova in Mc 16,18-19. Dopo Pietro, soggetto della primazia perenne è anche il suo successore. Contro le sentenze e i decreti del papa non è ammesso appello, purché agisca con prudenza e per l’edificazione della chiesa. L’elezione del papa

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L’elezione del papa spetta al collegio cardinalizio riunito in conclave, cui partecipano tutti i cardinali con meno di 80 anni. Iter. Il voto è per scrutinio segreto, qualche volta per acclamazione (a viva voce e senza previo accordo) e talora, ma solo in circostanze particolari, per compromesso, quando i cardinali elettori rimettono a un gruppo di loro il potere di eleggere il papa. L’eletto è chi riporta il quorum dei due terzi più uno dei voti. Poi si chiede all’eletto di accettare; se accetta, acquista la piena potestà di ordine e di giurisdizione. Il papa è: � patriarca d’Occidente; � supremo amministratore dei beni temporali; � supremo dottore, perché gode dell’infallibilità; � supremo giudice e giudice di appello; � supremo legislatore per tutta la chiesa. Casa pontificia. Il personale addetto alla persona del papa costituisce la casa pontificia, diretta dal prefetto del palazzo apostolico e comprende la cappella e la famiglia pontificia, i cui membri sono eletti dal papa per 5 anni. Il collegio episcopale Quando Jesus fondò la chiesa, costituì tra i suoi discepoli il gruppo dei dodici (collegio apostolico), che chiamò apostoli. I vescovi, successori degli apostoli, hanno la stessa struttura; essi costituiscono il collegio episcopale. Il collegio episcopale non funziona senza il papa. Il collegio episcopale esercita la potestà sulla chiesa universale o nel concilio ecumenico, o mediante l’azione congiunta dei vescovi sparsi nel mondo.

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Il concilio ecumenico È la riunione plenaria solenne del collegio episcopale. L’autorità suprema della chiesa può chiamare a partecipare al concilio ecumenico altri fedeli non insigniti della dignità episcopale (per es., i superiori di ordini religiosi). Il concilio ecumenico, come organo di magistero, è assistito dalla prerogativa dell’infallibilità e ha la potestà di definire le verità di fede; come organo giurisdizionale, ha potere giudiziario e legislativo. Il papa partecipa alle decisioni del concilio anche mediante la conferma e la promulgazione dei decreti emanati dall’organo. Il sinodo dei vescovi Il sinodo dei vescovi ha il potere di discutere sulle questioni proposte e di esprimere voti, ma non può dirimerle e emanare decreti su tali questioni, a meno che il papa, cui spetta il potere di ratificare le decisioni del sinodo, non gli abbia concesso potestà deliberativa. Il sinodo dei vescovi può riunirsi in assemblea generale per trattare del bene della chiesa universale; o può riunirsi in assemblea speciale, per trattare altri affari. I cardinali I cardinali, nominati dal papa, si riuniscono per suo ordine e sotto la sua presidenza; i concistori possono essere ordinari o straordinari. I cardinali sono tenuti all’obbligo di collaborare assiduamente con il papa; perciò, i cardinali non vescovi diocesani sono tenuti all’obbligo di risiedere a Roma; quelli che hanno la cura di una diocesi devono recarsi a Roma a ogni convocazione. La curia romana La curia romana è composta dalle congregazioni, dalla segreteria di stato o papale, dal consiglio degli affari pubblici

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della chiesa, dai tribunali, e da altri organismi. In generale, le decisioni spettano al papa. La segreteria di stato (o papale) Questo dicastero è presieduto dal segretario di stato, un cardinale prefetto che ha il compito di collaborare con il papa nella cura della chiesa universale e nei rapporti con i dicasteri della curia romana; favorisce i rapporti con i governi civili. Il cardinale segretario di stato convoca i cardinali prefetti dei dicasteri per coordinarne l’attività. Il sacro concilio per gli affari pubblici della chiesa Questo dicastero, pure presieduto dal segretario di stato, ha il compito di incrementare i rapporti con i vari paesi. Le sacre congregazioni Attualmente ve ne sono dieci, ognuna ha una particolare competenza; di loro fanno parte un certo numero di vescovi scelti in modo da avere una rappresentanza quasi universale. La congregazione dei seminari e delle università, istituita da Sisto V, prese poi il nome di sacra congregazione per l’educazione cattolica. La congregazione per gli affari dei vescovi e dei regolari, istituita nel 1588 da Sisto V, prese poi il nome di sacra congregazione per i religiosi e gli istituti secolari. Si occupa della direzione, disciplina, ordinamento degli studi, patrimoni e privilegi dei religiosi, ecc. La sacra congregazione dell’inquisizione, istituita nel 1542 da Paolo III, prese poi il nome di santo uffizio, e nel 1965 quello di sacra congregazione per la dottrina della fede. Riprova i delitti, i libri e le dottrine contro la fede. La sacra congregazione per il clero, istituita nel 1564 da Pio IV per l’interpretazione dei canoni del concilio di Trento (1545-1563), oggi ha competenza sulle questioni relative al clero che esercita l’apostolato nelle diocesi. La sacra congregazione per il culto divino si occupa di tutto

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ciò che riguarda il culto. La sacra congregazione per i sacramenti disciplina i sette sacramenti e ha competenza esclusiva per stabilire i casi di matrimonio non consumato. La sacra congregazione per i vescovi può istituire nuove diocesi, province, regioni ecclesiastiche, vicariati castrensi. La sacra congregazione per l’evangelizzazione dei popoli o per la propaganda della fede, istituita nel 1622 da Gregorio XV, dirige tutta l’attività missionaria della chiesa. La sacra congregazione per le cause dei santi è competente per le beatificazioni, le canonizzazioni. La sacra congregazione per le chiese orientali è competente per le questioni riguardanti i riti delle chiese orientali, la disciplina e le persone. Ne fa parte il cardinale presidente del segretariato per l’unità dei cristiani. I tribunali Il tribunale della sacra Rota è l’unico della S. Sede competente in materia di cause matrimoniali Il tribunale della segnatura apostolica giudica dei conflitti di competenza tra i dicasteri e della validità degli atti amministrativi canonici. La sacra penitenzieria apostolica: � concede assoluzioni, commutazioni di pena, grazie, sanzioni; � dirime questioni di coscienza; � regola la concessione delle indulgenze. I segretariati Il segretariato per i non credenti si occupa dello studio dell’ateismo e tende a istaurare un rapporto con i non credenti; fu istituito da Paolo VI. Il segretariato per i non cristiani è finalizzato a promuovere studi e a favorire i rapporti con coloro che professano una religione diversa; fu istituito nel 1963 da Paolo VI. Il segretariato per l’unità dei cristiani è costituito da due uffici, uno per la parte occidentale e l’altro per quella

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orientale; fu istituito nel 1960 da Giovanni XXIII per promuovere le relazioni con i membri delle altre comunità cristiane. Gli uffici L’amministrazione del patrimonio della S. Sede è costituita da due sezioni: � la prima, si occupa in via ordinaria dell’amministrazione del

patrimonio; � la seconda, detta straordinaria, si occupa dei compiti speciali

di amministrazione, che le sono affidati dal papa. La camera apostolica amministra i beni e i diritti temporali della S. Sede durante la vacanza della sede apostolica. La cancelleria apostolica invia le costituzioni apostoliche in forma di bolla o di breve di maggiore importanza. La prefettura dell’economia: � controlla i libri contabili, � coordina gli investimenti e le operazioni economiche della S.

Sede, � promuove azioni civili e penali contro i funzionari che abbiano

recato danno al patrimonio della S. Sede. La prefettura del palazzo apostolico: � governa il palazzo apostolico; � svolge i necessari preparativi quando il papa si sposta fuori

del palazzo apostolico. La diplomazia pontificia I legati pontifici hanno il dovere di rendere sempre più efficaci i vincoli di unità che intercorrono tra la sede apostolica e le chiese particolari nei diversi paesi. LE CHIESE PARTICOLARI � Premessa � La diocesi

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� Altre chiese particolari � I vescovi � I vescovi coadiutori e ausiliari Premessa La chiesa particolare nell’ordinamento canonico ha indole costituzionale, giacché la chiesa universale è un’unione di chiese particolari. La diocesi La chiesa particolare più importante è la diocesi. La diocesi è la circoscrizione che comprende il territorio soggetto alla giurisdizione del vescovo. Altre chiese particolari Il vicariato apostolico e la prefettura apostolica sono affidate alla cura pastorale di un vicario o di un prefetto apostolico, che li governa in nome del papa. L’amministrazione apostolica è affidata alla cura pastorale di un amministratore apostolico con dignità vescovile. L’ordinamento castrense o militare, che costituisce un’eccezione al criterio della territorialità, è finalizzato a garantire l’assistenza spirituale agli appartenenti alle forze armati dei singoli paesi. I vescovi Nominati dal papa, i vescovi rappresentano l’autorità costituita per diritto divino nelle chiese particolari; l’idoneità all’episcopato implica almeno 35 anni di età e 5 anni di presbiterato, la laurea dottorale o almeno la licenza in diritto canonico, in sacra Scrittura o teologia in un istituto superiore approvato dalla sede apostolica. Il candidato promosso

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all’episcopato, prima di prendere possesso del suo ufficio, deve ricevere la consacrazione episcopale e prestare giuramento di fedeltà alla sede apostolica. Il vescovo diocesano governa la chiesa particolare con la potestà legislativa, da lui esercitata personalmente; con la potestà giudiziaria esercitata personalmente e anche mediante il vicario giudiziale e i giudici; con la potestà esecutiva esercitata personalmente o mediante vicari. I vescovi coadiutori e ausiliari Il vescovo diocesano, per necessità della diocesi (per es., per confino, esilio, incapacità fisica, prigionia del titolare, ecc.), può chiedere alla sede apostolica l’assegnazione di uno o più vescovi ausiliari, senza diritto di successione Invece, la sede apostolica, se lo ritiene più opportuno, può assegnare al vescovo diocesano un coadiutore, questo sì con diritto di successione. I RAGGRUPPAMENTI DI CHIESE PARTICOLARI � Le province e le regioni ecclesiastiche � I concili particolari � Le conferenze episcopali Le province e le regioni ecclesiastiche La provincia ecclesiastica è il raggruppamento di più chiese particolari contigue guidato dal concilio provinciale e dal metropolita; essa è costituita dal papa e ha la personalità giuridica di diritto canonico. L’arcivescovo è il metropolita della diocesi metropolitana (la più importante della provincia). La regione ecclesiastica è il raggruppamento di più province ecclesiastiche contigue; essa è costituita dalla S. Sede, su proposta della competente conferenza episcopale, e talvolta le può essere attribuita la personalità giuridica.

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I concili particolari Il concilio particolare è l’assemblea di tutte le chiese particolari di un dato territorio. La potestà legislativa del concilio particolare serve per ordinare l’attività pastorale comune. Le conferenze episcopali Organismo permanente, la conferenza episcopale comprende i presuli delle chiese particolari di un dato paese, ma la S. Sede può decidere di erigere una conferenza episcopale per un territorio di maggiore o minore ampiezza. La S. Sede è l’unica competente alla creazione di una conferenza episcopale, che acquista la personalità giuridica per il solo effetto dell’erezione. Gli organi della conferenza sono: � il consiglio permanente dei vescovi, eletto dalla conferenza,

con il compito di curare l’ordine del giorno della riunione plenaria e di far eseguire le sue decisioni;

� il presidente, eletto dalla conferenza, che presiede il consiglio permanente e le riunioni generali;

� il segretario generale, designato dalla conferenza. La conferenza episcopale ha potestà legislativa; le sue competenze sono vastissime. LA STRUTTURA INTERNA DELLE CHIESE PARTICOLARI � Il sinodo diocesano � La curia diocesana � Il consiglio presbiterale e il collegio dei consultori � I capitoli dei canonici � Il consiglio pastorale � La parrocchia � Altri organi parrocchiali � I rettori delle chiese � I cappellani Il sinodo diocesano

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Il sinodo diocesano è l’assemblea dei fedeli e dei preti della chiesa particolare, scelti per prestare aiuto al vescovo della diocesi per il bene di tutta la comunità. Il vescovo è il solo soggetto legittimato a convocare, presiedere, rinviare e sciogliere il sinodo diocesano. I partecipanti al sinodo diocesano esprimono solo un parere consultivo. La curia diocesana La curia diocesana è costituita dalle persone che aiutano il vescovo nel governo di tutta la diocesi. Il vescovo ha il potere di nominare i membri della curia. Il vicario generale, talora insieme a uno o più vicari episcopali, presta il suo aiuto al vescovo. Il consiglio per gli affari economici, presieduto dal vescovo, è quello competente per la redazione del bilancio preventivo e per l’approvazione del conto consuntivo presentato dall’economo. Il cancelliere è il notaio della curia. Il consiglio presbiterale e il collegio dei consultori Il consiglio presbiterale è costituito da un gruppo di preti che, rappresentando il presbiterio, svolgono le funzioni di senato del vescovo. Ha solo funzione consultiva. Il collegio dei consultori esprime il suo consenso circa la validità di certi atti dell’autorità diocesana. I capitoli dei canonici Il capitolo dei canonici è il gruppo dei preti cui spetta le funzioni liturgiche più solenni nella cattedrale. L’erezione, la modifica o la soppressione dei capitoli è riservata alla sede apostolica.

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Il consiglio pastorale Al consiglio pastorale spetta il compito di proporre conclusioni operative su tutto ciò che riguarda la pastorale della diocesi. Il consiglio pastorale è composto da fedeli, preti e religiosi. Il vescovo diocesano convoca e presiede il consiglio. La parrocchia Costituita stabilmente nell’ambito di una chiesa particolare, la parrocchia è una comunità di fedeli affidata a un parroco nominato dal vescovo. Il vescovo diocesano ha competenza esclusiva in materia di erezione e modifica delle parrocchie, sentito il consiglio presbiterale. La parrocchia è dotata di personalità giuridica. Il vescovo può affidare una partecipazione nell’esercizio della cura pastorale della parrocchia a un diacono, o a uno o più laici. La parrocchia può essere affidata a un istituto religioso o a una società clericale di vita apostolica. Le parrocchie personali si distinguono da quelle territoriali e sono in genere create per fedeli che appartengono a un rito particolare. Cessazione e obblighi del parroco. Il parroco cessa dal suo ufficio al compimento del 75° anno di età, per decorso del tempo stabilito, per rimozione, per rinuncia e per trasferimento. Il parroco ha l’obbligo di dire la messa nelle feste di precetto, comunque ogni domenica, e deve risiedere nei pressi della chiesa. Altri organi parrocchiali Il consiglio pastorale parrocchiale è costituito discrezionalmente dal vescovo per promuovere l’attività pastorale; è presieduto dal parroco. Il consiglio per gli affari economici ha il compito di aiutare il parroco nell’amministrazione dei beni parrocchiali. I vicari parrocchiali sono nominati dal vescovo diocesano tra i preti della diocesi.

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I rettori delle chiese I rettori di chiese sono preti cui è demandata la cura di una chiesa non parrocchiale, né capitolare, né annessa alla casa di una società di vita apostolica o di una comunità religiosa. I cappellani I cappellani sono nominati dal vescovo diocesano soprattutto per coloro che non possono usufruire della cura ordinaria dei parroci (come gli emigranti, gli esuli, i naviganti, i nomadi, i profughi). Norme particolari disciplinano l’attività dei cappellani militari. GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA E LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA � Premessa � Gli istituti di vita consacrata � Gli istituti religiosi � Le conferenze dei superiori maggiori � Gli istituti secolari � Le società di vita apostolica Premessa Il codice di diritto canonico del 1983 distingue tra istituti di vita consacrata e società di vita apostolica. I membri degli istituti di vita consacrata promettono di osservare i consigli evangelici di castità, povertà e ubbidienza mediante la formulazione di voti. Si distinguono in istituti religiosi, in cui i membri vivono in comunità, e istituti secolari. I membri delle società di vita apostolica vivono in comunità, ma non formulano alcun voto religioso.

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Gli istituti di vita consacrata Gli istituti di vita consacrata si distinguono in clericali (perché assumono l’esercizio dell’ordine sacro) e laicali. Il codice diritto canonico del 1983 distingue poi tra istituti di diritto diocesano, eretti dal vescovo e istituti di diritto pontificio, eretti e approvati con formale decreto della sede apostolica. Vi sono poi alcune associazioni, riconosciute dalla chiesa, analoghe agli istituti di vita consacrata che sono: � la vita anacoretica o eremitica, per la lode di Dio e alla

salvezza del mondo; � l’ordine delle vergini, le quali, unite in mistiche nozze a

Jesus, si dedicano al servizio della chiesa. Gli istituti religiosi Si entra mediante il noviziato, che è un periodo di prova della durata minima di 1 anno, e mediante la professione temporanea, che può durare da 3 a 6 anni, e che separa la fine del noviziato dalla professione perpetua. L’erezione di una casa religiosa (che prende il nome di monastero, convento, abbazia, ecc.), avviene a norma dei singoli statuti, previo consenso scritto del vescovo diocesano. Gli istituti religiosi sono persone giuridiche. Il governo di tali istituti è affidato a un organo collegiale, detto capitolo, e a dei superiori: � il moderatore supremo, designato mediante elezione canonica, che

ha potestà su tutte le province, le case e i membri dell’istituto;

� gli altri superiori, che si distinguono in maggiori (perché governano una provincia, una casa, ecc.) e minori (perché governano le singole case e sono detti priore, madre superiora, guardiano, ecc.).

Voto di povertà. Il novizio, prima di pronunciare i voti, deve cedere a chi ritenga opportuno l’amministrazione dei propri beni, disponendo liberamente del loro uso o usufrutto e inoltre, prima della professione perpetua, redigere testamento. I beni che eventualmente egli dovesse ricevere dopo tale rinuncia (per es., pensione, ecc.) saranno devoluti all’ordine di appartenenza. È

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ovvio che tutto ciò che il religioso acquista con la propria attività rimane acquisito all’istituto. Apostolato. Per quanto riguarda l’apostolato bisogna distinguere: � gli istituti laicali, maschili e femminili, che attraverso le

opere di misericordia spirituale e corporale prestano i più svariati servizi;

� gli istituti interamente dediti alla contemplazione, che non possono essere chiamati a prestare aiuto nei diversi ministeri pastorali, anche se la necessità di apostolato attivo è molto urgente.

Allontanamento di un religioso. L’allontanamento di un religioso dal proprio istituto può avvenire per: � uscita dall’istituto:

� terminato il periodo della professione religiosa temporanea, il religioso può lasciare l’istituto. Durante il periodo della professione religiosa temporanea, chi lo desidera può uscire dall’istituto con il permesso del moderatore supremo;

� nel caso invece di professione perpetua, l’uscita dall’istituto può verificarsi solo per causa grave, può essere solo temporanea (per non più di 3 anni) e può essere imposta o avvenire a richiesta dell’interessato: la conseguenza dell’esclaustrazione è solo l’esonero dagli obblighi non compatibili con la nuova situazione di vita. L’eventuale uscita definitiva dall’istituto, per cause molto gravi, comporta la dispensa da tutti gli obblighi derivanti dalla professione;

� passaggio a altro istituto (riguarda solo i religiosi professi di voti perpetui e avviene con il consenso dei moderatori supremi di ambedue gli istituti);

� dimissione (indica l’espulsione del religioso dall’istituto, come sanzione contro un suo comportamento; con la dimissione cessano per il religioso i voti e gli altri obblighi derivanti dalla professione).

Le conferenze dei superiori maggiori I superiori maggiori possono associarsi in conferenze allo scopo di trattare affari di comune interesse. I loro statuti sono approvati dalla S. Sede, che pure può dotarle di personalità giuridica. I membri degli istituti religiosi possono essere nominati

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vescovi; in tal caso essi continuano a far parte dell’istituto, ma per quanto riguarda il voto dell’ubbidienza, sono soggetti solo al papa. Gli istituti secolari Mediante i “vincoli sacri”, i membri degli istituti secolari assumono i consigli evangelici di ubbidienza, povertà e castità, ma non assumono lo status proprio dei religiosi; infatti, la loro condizione laicale o clericale rimane immutata. I membri laici, nel mondo, partecipano alla funzione evangelizzatrice della chiesa sia mediante la testimonianza di vita cristiana e di fedeltà alla propria consacrazione, sia attraverso l’aiuto che danno perché le realtà temporali siano ordinate secondo Dio. Il fedele che abbia richiesto di far parte di un istituto secolare, deve compiere un periodo di prova non inferiore a 2 anni, per prendere più chiara coscienza della propria vocazione specifica e approfondire la conoscenza dello stile di vita dell’istituto; finita la prova, il candidato idoneo assume, attraverso un sacro vincolo, i consigli evangelici mediante l’incorporazione (la prima incorporazione è sempre temporanea e non può durare meno di 5 anni); in caso contrario deve lasciare l’istituto. Dopo l’incorporazione temporanea, il fedele è ammesso all’incorporazione perpetua o a quella definitiva (in cui i vincoli devono essere rinnovati a ogni scadenza). Uscita. Durante il periodo di incorporazione temporanea, il membro può lasciare l’istituto mediante permesso (indulto), concesso dal moderatore supremo. Concluso tale periodo, il membro può liberamente lasciare l’istituto; se si ha l’incorporazione perpetua, il membro può lasciare l’istituto con il permesso della sede apostolica, dopo aver valutato seriamente la decisione. Passaggio a altro istituto. I membri con incorporazione perpetua possono passare da un istituto a un altro con il consenso dei due moderatori supremi. È richiesta la licenza della S. Sede per il passaggio da un istituto secolare a uno religioso e viceversa. Dimissione. È ciò che indica l’espulsione del membro dall’istituto, come

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sanzione contro un suo comportamento. Le società di vita apostolica Caratteristica specifica delle società di vita apostolica è che i loro membri non sono vincolati dai voti pubblici di castità, povertà e ubbidienza, anche se in alcuni di loro sono emessi voti privati. I membri, non avendo formulato voto di povertà possono acquistare e amministrare beni temporali. I membri incorporati nella società di vita apostolica hanno gli obblighi e i diritti previsti dagli istituti. Dimissione. È ciò che indica l’espulsione del membro dall’istituto, come sanzione contro un suo comportamento. Passaggio a altra società o istituto. Il passaggio a altra società o istituto può avvenire con la licenza del moderatore supremo. Uscita. L’uscita è definitiva se concessa con indulto del moderatore supremo; è temporanea quando ha durata non superiore a 3 anni e è concessa con indulto del moderatore supremo. LA POTESTÀ DI MAGISTERO � La funzione di insegnare e i suoi principi fondamentali � Titolari della potestà di magistero � Il contenuto del magistero ecclesiastico � L’insegnamento della parola divina � L’attività missionaria � L’educazione cattolica � Gli strumenti di comunicazione sociale e i libri � La professione di fede La funzione di insegnare e i suoi principi fondamentali Il magistero non è al di sopra della parola di Dio, ma la

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serve. È compito della chiesa annunciare sempre e dovunque i principi morali anche circa l’ordine sociale. Di fronte alla potestà di magistero della chiesa l’individuo conserva la libertà religiosa. Titolari della potestà di magistero Il papa, in forza del suo ufficio, ha l’infallibilità del magistero quando, come pastore e dottore supremo di tutti i fedeli, che ha il compito di confermare i suoi fratelli nella fede, con atto definitivo proclama da tenersi un dottrina sulla fede o sui costumi. Anche i vescovi radunati nel concilio ecumenico esercitano il magistero, come giudici della fede e dei costumi; o quando dispersi per il mondo, conservando il legame di comunione tra loro e con il successore di Pietro, convergono in un’unica sentenza da tenersi come definitiva nell’insegnare autenticamente una verità che riguarda la fede o i costumi. A livello particolare, la potestà di magistero è esercitata dai vescovi. Il contenuto del magistero ecclesiastico Il ministero del magistero ecclesiastico può essere distinto in due punti fondamentali: � le verità proposte come di fede divina e cattolica, che

necessitano di un vero e proprio assenso di fede. Il codice di diritto canonico del 1983 indica le ipotesi di deviazione dalle verità rivelate: scisma (rifiuto di sottostare al papa o di restare in comunione con i membri dalla chiesa a lui soggetti), eresia (ostinata negazione, dopo aver ricevuto il battesimo, di qualche verità di fede), apostasia (ripudio totale della fede cristiana);

� le dottrine enunciate in materia di fede e di costumi dal papa e dal collegio dei vescovi, ma senza l’intenzione di proclamarle con atto definitivo; i fedeli sono tenuti a prestare un religioso ossequio dell’intelletto e della volontà a queste dottrine, e devono evitare ciò che non concorda con loro.

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L’insegnamento della parola divina Il ministero della parola divina indica l’annuncio del vangelo. Titolari del ministero della parola divina sono: � per quanto concerne la chiesa universale, il papa e il collegio

dei vescovi; � nell’ambito delle chiese particolari, i singoli vescovi, preti e

diaconi (sotto la guida del vescovo), i membri degli istituti di vita consacrata, i laici che possono essere chiamati a cooperare.

L’attività missionaria Il codice di diritto canonico del 1983 attribuisce esclusivamente al papa e al collegio dei vescovi la direzione dell’attività missionaria della chiesa. I missionari sono inviati dalla competente autorità ecclesiastica a compiere opera di evangelizzazione. L’azione missionaria deve essere svolta con gradualità, per un’adesione spontanea dei non credenti alla fede cattolica. L’educazione cattolica L’educazione cattolica si svolge per mezzo di varie istituzioni: � la scuola è il mezzo fondamentale per l’educazione dei fedeli e

un aiuto concreto offerto ai genitori nell’opera educativa; � le università cattoliche, che possono essere liberamente

costituite e dirette dalla chiesa, sono finalizzate a una più piena promozione della persona. Vi si studia anche teologia;

� le università ecclesiastiche, liberamente istituite dalla chiesa, sono finalizzate a istruire scientificamente gli studenti nelle discipline sacre.

La sede apostolica ha l’esclusiva competenza in materia di erezione di tali istituti.

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Gli strumenti di comunicazione sociale e i libri I pastori della chiesa, affinché sia conservata l’integrità della verità della fede e dei costumi, hanno il dovere e il diritto di vigilare che non vi si arrechi danno con l’uso degli strumenti di comunicazione sociale (per es., TV, stampa, cinema, ecc.); parimenti di esigere che siano sottoposti al proprio giudizio, prima della pubblicazione, gli scritti dei fedeli che toccano la fede o i costumi; e poi di bocciare gli scritti che portino danno alla retta fede o ai buoni costumi. Il codice di diritto canonico del 1983 detta particolari norme per le versioni della sacra Scrittura, dei libri liturgici, dei catechismi, ecc. La professione di fede I soggetti obbligati alla professione di fede sono: � i docenti che insegnano in qualunque università discipline

pertinenti ai costumi e alla fede, all’inizio dell’assunzione dell’incarico, e i rettori dei seminari, delle università cattoliche o ecclesiastiche;

� i partecipanti ai concili ecumenici o ai sinodi; � i parroci, i superiori negli istituti religiosi e nelle società

di vita apostolica clericali, i vescovi e i loro vicari; � l’amministratore diocesano. LA POTESTÀ DI ORDINE � Nozione � La liturgia � I sacramenti � Il matrimonio � Gli atti da premettere alla celebrazione del matrimonio � Gli impedimenti matrimoniali � Il consenso matrimoniale � La forma della celebrazione del matrimonio � Gli effetti del matrimonio e sua convalidazione � La separazione dei coniugi � Gli altri atti del culto divino � Luoghi sacri � Tempi sacri

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Nozione Gli atti della potestà di ordine sono azioni congiunte di Jesus e del ministro. Mediante la potestà di ordine, la chiesa provvede alla santificazione degli uomini; il nucleo centrale è il potere di consacrare il pane e il vino eucaristici. Sono soggetti della potestà di ordine solo quelli che hanno ricevuto il sacramento dell’ordine. I laici � possono esercitare in modo permanente alcuni ministeri

liturgici, come quello del lettore, che non comportano esercizio della potestà di ordine;

� possono supplire il clero anche nelle funzioni liturgiche che non richiedano l’esercizio della potestà di ordine (per es., amministrazione del battesimo e della comunione, ministero non ufficiale della parola, presidenza delle preghiere liturgiche, ecc.).

Nella potestà di ordine il ministro e il popolo non si trovano in una posizione di uguaglianza. La liturgia La liturgia è l’esercizio della funzione sacerdotale di Jesus. L’ordinamento liturgico è affidato: � alla S. Sede, per quanto riguarda la chiesa universale

(pubblicazione di libri liturgici e vigilanza sull’osservanza delle norme);

� alle conferenze episcopali, per quanto riguarda la preparazione e la pubblicazione di libri liturgici nelle lingue correnti;

� al vescovo diocesano, che può impartire norme vincolanti per i suoi fedeli.

I sacramenti Dal punto di vista giuridico, essi attribuiscono delle

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qualifiche (per es., il battesimo conferisce la qualità di fedele, ecc.); dal punto di vista teologico, essi conferiscono la grazia per sé stessi, in forza dello stesso rito sacramentale, indipendentemente dai meriti di chi li amministra e di chi li riceve. Il battesimo, la confermazione e l’ordine imprimono un segno spirituale indelebile nell’anima e infondono un potere spirituale (quello passivo di ricevere altri sacramenti o quello attivo di amministrarli), per cui non possono essere ripetuti. Battesimo. Il battesimo: � è propedeutico rispetto a tutti gli altri sacramenti; � è necessario alla salvezza (affranca dal peccato originale); � è conferito per infusione o immersione, in acqua benedetta

(materia), mediante parole che esprimono la volontà di battezzare secondo quanto prescritto dalla chiesa (forma), dai ministri ordinari (il vescovo, il prete e il diacono); ma, in caso di necessità, chiunque può conferire questo sacramento, purché sia mosso da retta intenzione.

I bambini possono essere battezzati con il consenso di almeno un genitore, purché vi sia la fondata speranza che saranno educati nel cattolicesimo [il battezzando deve essere assistito da un padrino o da una madrina (di almeno 16 anni, non appartenente a una comunità non cattolica), con il compito di assisterlo nella formazione cristiana]; poi il celebrante deve registrare tutto quanto nel libro dei battezzati. Confermazione (o cresima o prima comunione). Il conferimento della confermazione avviene mediante l’unzione del crisma sulla fronte, con l’imposizione della mano e le parole prescritte. La celebrazione normalmente avviene in chiesa durante la messa, e il sacramento è impartito dal vescovo, quale ministro ordinario, o da un prete autorizzato. Possono ricevere la confermazione i battezzati in possesso dei seguenti requisiti: adeguata preparazione e volontà di rinnovare le promesse battesimali. Presso la curia diocesana vanno annotati tutti i soggetti confermati. Confessione (o penitenza). L’assoluzione generale, impartita simultaneamente a più fedeli senza aver premesso la confessione individuale, è ammessa

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solo in casi eccezionali (per es., di imminente pericolo di morte, grande affluenza di penitenti e mancanza di confessori, ecc.). Qualunque prete può assolvere lecitamente i penitenti in pericolo di morte. La confessione è obbligatoria almeno una volta l’anno. Vi sono due principi importanti riguardo l’esercizio della confessione: � il prete deve imporre al fedele una penitenza o soddisfazione

adeguata; � il segreto confessionale impedisce al prete di rivelare quanto

saputo in confessione. Eucaristia. Il diacono, il prete e il vescovo sono ministri ordinari dell’eucaristia; i fedeli, in casi di necessità, sono ministri straordinari. Le ostie consacrate sono custodite nel tabernacolo. Non è consentita la celebrazione dell’eucaristia in luogo non sacro e più di una volta al giorno. Non è lecito consacrare una materia (il pane di frumento) senza l’altra (il vino senza aggiunta di acqua) o anche ambedue ma al di fuori della celebrazione eucaristica. Ogni fedele è tenuto a ricevere la comunione almeno una volta l’anno, in genere nel periodo pasquale. Per la partecipazione all’eucaristia sono richiesti vari requisiti: � coloro che sono consapevoli di essere in peccato grave non

possono comunicarsi senza aver premesso la confessione sacramentale o un atto di contrizione perfetta (con il proposito di confessarsi al più presto);

� il comunicando deve essere a digiuno da almeno un’ora, di cibo e di bevande, escluse l’acqua e le medicine (digiuno eucaristico);

� non possono ricevere l’eucaristia gli interdetti, gli scomunicati e quanti perseverano ostinatamente in un peccato grave.

Ordine sacro. Il conferimento dell’ordine sacro avviene con l’imposizione delle mani del vescovo e con la preghiera consacratoria. Ogni ordinato riceve un certificato; il nome è annotato nel registro della curia e in quello di battesimo. Per l’ordinazione al diaconato bisogna aver superato un periodo di prova (anche come accolito e lettore). Per l’ordinazione al presbiterato è prescritto il compimento del 25° anno di età, l’obbligo del celibato e una sufficiente maturità.

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Unzione degli infermi. Il prete unge con olio benedetto il corpo del fedele (fronte, mani e piedi) e pronuncia le parole prescritte. Può ricevere tale sacramento il fedele con l’uso della ragione e che, per malattia o vecchiaia, si trovi in stato di pericolo. Il matrimonio Per il cristiano, il matrimonio è insieme un sacramento e un contratto (giacché nasce dall’incontro delle volontà degli sposi). Elementi costitutivi. Gli sposi sono i ministri, mentre il prete è solo un testimone. Il consenso degli sposi è elemento essenziale. La forma consiste nella pronuncia delle parole prescritte. La materia è rappresentata dalla mutua donazione dei coniugi in funzione della costituzione tra loro della comunione di tutta la vita ordinata al bene dei coniugi e alla procreazione della prole. Gli atti da premettere alla celebrazione del matrimonio I pastori hanno l’obbligo di provvedere all’istruzione dei fedeli sul significato del matrimonio. Gli adempimenti di natura giuridica sono invece finalizzati a accertare preventivamente che nulla si opponga alla celebrazione valida e lecita del matrimonio; si effettuano mediante le pubblicazioni. Esistono poi degli adempimenti eventuali, come la “promessa di matrimonio”, con cui una sola parte o ambedue, promettono contrattualmente di contrarre matrimonio nel termine consuetudinario o entro una data certa, pena l’obbligo del risarcimento dei danni patrimoniali. Gli impedimenti matrimoniali

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Gli impedimenti dirimenti sono: il crimine, il ratto, il vincolo precedente, il voto di castità, l’adozione, l’affinità, la consanguineità, la disparità di culto, l’età, l’impotenza, l’onestà pubblica e l’ordine sacro. Il crimine. Se una persona, allo scopo di celebrare matrimonio con un altro soggetto, uccide il coniuge di questo o il proprio, il matrimonio sarà invalidato. Il ratto. Se una donna è rapita a scopo di matrimonio nasce un impedimento dirimente, il quale permane fin quando la donna, posta in libertà, scelga spontaneamente il matrimonio. Il vincolo precedente. Il vincolo precedente consiste in un matrimonio canonico valido, anche non consumato, che leghi una delle parti. Il voto perpetuo di castità. Il voto pubblico perpetuo di castità rende invalido il matrimonio. L’adozione. Non possono contrarre matrimonio validamente tra loro, in linea retta o nel secondo grado della linea collaterale, coloro che sono uniti da parentela legale, sorta da adozione civile. L’affinità. L’affinità è il vincolo che lega un coniuge ai parenti dell’altro coniuge e rende invalido il matrimonio se è in linea retta (per es., è vietato il matrimonio tra suocero e nuora). La consanguineità. Il matrimonio celebrato tra le persone che discendono dallo stesso stipite è nullo in linea retta all’infinito; nella linea collaterale, invece, lo rende nullo fino al quarto grado incluso. La disparità di culto. È invalidato il matrimonio tra una persona non battezzata e una battezzata nella chiesa cattolica; L’età. Servono 14 per la donna e 16 per l’uomo. L’impotenza. Il matrimonio è nullo se l’impotenza copulativa è antecedente al matrimonio. La sterilità non costituisce impedimento al

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matrimonio. L’onestà pubblica. Tale impedimento nasce da un matrimonio invalido, consumato o no, in cui vi sia vita comune, da pubblico concubinato. L’ordine sacro. Coloro che sono costituiti negli ordini sacri hanno l’obbligo del celibato. Il consenso matrimoniale Gli sposi, per contrarre validamente il matrimonio, devono essere presenti, contemporaneamente e di persona, e manifestare il consenso matrimoniale. Il consenso deve essere libero e non viziato. Il matrimonio condizionato a un evento incerto e futuro è invalido. L’errore circa una qualità della persona, quantunque sia causa del contratto, non rende nullo il matrimonio, eccetto che tale qualità sia intesa direttamente e principalmente. L’errore di persona rende invalido il matrimonio. La violenza fisica determina l’assoluta mancanza di consenso. La violenza morale, per rendere invalido il matrimonio, deve possedere alcuni requisiti: � deve essere grave, nel senso che deve far impressione a una

persona media; � deve provenire da un soggetto diverso da colui che la subisce. La forma della celebrazione del matrimonio Il matrimonio deve essere celebrato in forma pubblica, nella chiesa del domicilio di uno degli sposi; il prete può però concedere il permesso di celebrare altrove il matrimonio. Il rito da seguire nella celebrazione del matrimonio è quello approvato dalla chiesa o recepito per consuetudini legittime. La celebrazione segreta (matrimonio di coscienza) può essere autorizzata dal vescovo diocesano quando vi sia una grave e urgente causa, quando cioè potrebbero derivare seri inconvenienti dalla pubblicità della forma ordinaria. La celebrazione segreta determina la segretezza delle indagini prematrimoniali.

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Gli effetti del matrimonio e sua convalidazione Dopo la celebrazione, il matrimonio è annotato nel libro dei matrimoni e in quello dei battezzati a nome di ogni contraente. Il matrimonio segreto è invece annotato in uno speciale registro conservato nell’archivio segreto della curia. I coniugi hanno il diritto e il dovere di curare l’educazione dei figli. I figli concepiti o nati da matrimonio putativo o valido sono legittimi (si presumono legittimi i figli nati 180 giorni dopo la celebrazione del matrimonio, o entro 300 giorni dal suo scioglimento). I figli illegittimi possono essere legittimati per susseguente matrimonio dei genitori o per rescritto della S. Sede, in tal caso sono totalmente equiparati ai figli legittimi. Il matrimonio originariamente invalidato può essere convalidato mediante la convalidazione semplice, che agisce ex nunc, senza effetto retroattivo, e opera in caso di: � matrimonio nullo per impedimento dirimente (qui, cessato

l’impedimento, si richiede che il consenso sia rinnovato dalla parte che ne è consapevole);

� matrimonio nullo per vizio del consenso (qui si richiede il consenso della parte che non lo aveva dato);

� matrimonio nullo per vizio di forma (qui si richiede che la celebrazione del matrimonio sia rinnovata).

La separazione dei coniugi Le ipotesi di separazione dei coniugi sono due: scioglimento del vincolo matrimoniale e semplice separazione con permanenza del vincolo. Scioglimento del vincolo. Il matrimonio non consumato può essere sciolto dal papa, per una giusta causa, su richiesta di ambedue le parti, o anche di una sola delle due, anche se l’altra fosse contraria. Il vincolo coniugale può essere sciolto anche per mezzo del privilegio paolino, quando uno dei coniugi riceve successivamente il battesimo e l’altro coniuge si rifiuti di continuare la convivenza o non voglia coabitare pacificamente senza offesa a Dio (qui il “favor matrimonii” cede di fronte al “favor fidei”). In

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conseguenza dell’applicazione di questo istituto, la parte battezzata, interpellata l’altra parte per conoscere la sua eventuale disponibilità al battesimo o almeno alla pacifica convivenza, in caso di esito negativo, può contrarre un nuovo matrimonio con altra parte cattolica, o anche con una parte non cattolica, ma deve ricorrere una grave causa e è anche richiesto il consenso del vescovo). Separazione con permanenza del vincolo. La separazione con permanenza del vincolo può essere momentanea o permanente. Nei casi di separazione momentanea o permanente, i coniugi restano sempre obbligati all’educazione e al mantenimento della prole. Separazione momentanea. La separazione momentanea è prevista nel caso in cui uno dei coniugi compromette gravemente il bene sia corporale sia spirituale dell’altro o della prole, o rende troppo dura la vita comune. La separazione si attua con decreto del vescovo o, se vi è pericolo nel ritardo, con decisione propria del coniuge. Nel momento in cui cessa la causa che ha dato luogo alla separazione, la convivenza coniugale deve essere ricostituita, salvo diverso avviso dell’autorità ecclesiastica. Separazione permanente. La separazione permanente è ammessa per adulterio, consumato e deliberato: in tal caso la parte innocente ha il diritto di sciogliere la convivenza coniugale, a meno che non abbia perdonato espressamente o tacitamente l’altro coniuge. Tempo 6 mesi, il coniuge innocente, che di propria iniziativa abbia sciolto la convivenza coniugale, è tenuto a iniziare il giudizio di separazione (altrimenti si ha il perdono presunto). Gli altri atti del culto divino Il culto dei santi, il giuramento, il voto, i sacramentali, la liturgia delle ore e le esequie ecclesiastiche sono altrettanti atti del culto divino. Il culto dei santi. La chiesa promuove il culto dei santi perché i fedeli siano edificati dal loro esempio e sostenuti dalla loro intercessione. Possono essere venerati, con culto pubblico, solo i servi di

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Dio che, per autorità della chiesa, sono collocati nel catalogo dei santi, e le cui immagini sono esposte nelle chiese alla venerazione dei fedeli. Il giuramento. Il giuramento è l’invocazione del nome di Dio a testimonianza della verità, che può essere pronunciato solo secondo giustizia, prudenza e verità. Il voto. Il voto può essere fatto da chi ha un uso adeguato della ragione, e impegna solo chi lo emette. I voti possono essere personali, privati, pubblici (se sono accettati dalla chiesa in nome suo), reali, semplici, solenni (se sono riconosciuti come tali dalla chiesa). In certi casi ne è ammessa la dispensa. I sacramentali. I sacramentali si distinguono in benedizioni (del diacono, del prete o di un laico), e in consacrazioni (del vescovo). L’esorcismo è una figura particolare di sacramentale, e può essere attuato solo da un prete dotato di integrità di vita, prudenza e scienza. La liturgia delle ore. Attraverso la liturgia delle ore, la chiesa rende incessantemente lode a Dio, per la salvezza di tutto il mondo, con il canto e la preghiera. La celebrazione della liturgia delle ore avviene con la recita quotidiana dell’ufficio divino, che costituisce parte dei libri liturgici; i membri degli istituti di vita consacrata e delle società di vita apostolica sono obbligati a celebrare questo atto del culto divino. Le esequie ecclesiastiche. Attraverso le esequie ecclesiastiche (o funerali), la chiesa impetra l’aiuto spirituale per i defunti, ne onora i corpi e reca ai vivi il conforto della speranza Con il permesso del vescovo diocesano, le esequie ecclesiastiche possono essere concesse anche ai bambini morti senza battesimo, se è certo che i genitori avevano intenzione di farli battezzare, e ai non cattolici, purché non sia possibile avere ilo ministro proprio e non consti della volontà contraria del defunto. Le esequie ecclesiastiche sono invece negate a coloro che abbiano scelto la cremazione per motivi contrari alla fede cristiana; che siano pubblici peccatori e ci sia pericolo di pubblico scandalo dei fedeli; che si sono macchiati di apostasia,

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eresia o scisma. Luoghi sacri Nei luoghi sacri è consentito solo ciò che serve all’esercizio del culto. Altari. L’altare è la mensa sulla quale si celebra il sacrificio eucaristico. L’altare può essere fisso (di pietra naturale, possibilmente intera) o mobile, se è possibile trasportarlo (in questo caso, il materiale usato deve essere conveniente all’uso liturgico). Cappelle private. Le cappelle private sono destinate al culto divino in favore di una o più persone. Serve il permesso del vescovo diocesano per la celebrazione delle funzioni sacre. Chiese. La chiesa è il più importante luogo sacro. Per la costruzione di una nuova chiesa serve il consenso del vescovo diocesano. Poi la chiesa deve essere benedetta o dedicata secondo le regole liturgiche e solo dopo ciò vi si possono compiere tutti gli atti del culto divino. Cimiteri. Le diverse legislazioni particolari disciplinano i singoli cimiteri; una norma di carattere generale vieta però la sepoltura di cadaveri nelle chiese, a eccezione del papa. Oratori. L’oratorio è un luogo destinato al culto divino in favore di un gruppo di fedeli che vi si radunano. Per la costruzione di un oratorio serve la licenza dell’ordinario. Poi l’oratorio deve essere benedetto secondo le regole del diritto canonico, e solo dopo ciò vi si possono compiere tutte le celebrazioni sacre non vietate dal diritto o dalla liturgia. Tempi sacri

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Nelle giornate festive, i fedeli sono tenuti a partecipare alla messa. Sono giorni di penitenza nella chiesa universale il tempo di quaresima e tutti i venerdì dell’anno (in particolare, il venerdì santo è un giorno di astinenza e di digiuno). I BENI TEMPORALI DELLA CHIESA � I beni ecclesiastici � Modalità di acquisto dei beni � Modi di acquisto di diritto comune � Le entrate di diritto pubblico � Le oblazioni dei fedeli � Amministrazione di beni � Disciplina dei contratti I beni ecclesiastici Il diritto di proprietà spettante alla chiesa sui beni acquistati e posseduti si fonda sul diritto divino e su quello naturale. Soggetti capaci di acquistare, alienare e amministrare beni temporali, sono la sede apostolica, le chiese e tutte le altre persone giuridiche, private e pubbliche. Su tutti i beni (esclusi quelli dei chierici o religiosi), peraltro, il papa determina il regime giuridico e vigila sulla gestione. Modalità di acquisto dei beni La chiesa può acquistare i suoi beni come chiunque altro. Sono modi di acquisto di diritto naturale l’accessione, l’invenzione, l’occupazione e l’usucapione. Sono modi di acquisto di diritto positivo tutti i negozi giuridici, inter vivos e mortis causa. Poi ci sono le entrate di diritto privato interno (cioè, le rendite patrimoniali) e quelle di diritto pubblico (che comprendono i beni successori, le imposte e le tasse).

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Modi di acquisto di diritto comune La prescrizione acquisitiva di azioni e diritti personali e reali, beni immobili e mobili preziosi è: � di 100 anni, nei confronti della sede apostolica; � di 30 anni, nei confronti di tutte le alte persone giuridiche

ecclesiastiche pubbliche; � quello richiesto dalle norme giuridiche statali, nei confronti

delle persone fisiche e delle persone giuridiche private. Se gli oggetti sacri sono in proprietà di privati, possono essere acquistati con la prescrizione anche dai privati, ma non è lecito adibirli a usi profani finché sono benedetti o dedicati; se sono in proprietà di una persona giuridica ecclesiastica pubblica, possono essere acquistati per prescrizione solo da un’altra persona giuridica ecclesiastica pubblica. Pie fondazioni. Le pie fondazioni sono beni temporali vincolati per un fine proprio della chiesa. Sono pie fondazioni autonome e perpetue i beni destinati a opere di apostolato o di carità. Sono pie fondazioni non autonome e temporanee i beni devoluti a una persona giuridica pubblica per la celebrazione di messe o per opere di apostolato. Pie volontà. Chi ha la capacità di disporre dei propri beni può assegnarle uno scopo religioso con un atto. L’esecutore di diritto delle pie volontà può essere solo l’ordinario del luogo. Le entrate di diritto pubblico Le entrate di diritto pubblico si distinguono in: � tributi generici, assimilabili alle imposte dell’ordinamento

statale; � tributi specifici, assimilabili alle tasse dell’ordinamento

statale.

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Le oblazioni dei fedeli I fedeli hanno l’obbligo di sovvenire alle necessità della chiesa. Tutti i vescovi sono tenuti a procurare alla S. Sede i mezzi necessari per la sua missione di chiesa universale. Amministrazione di beni Quelli che partecipano legittimamente all’amministrazione dei beni ecclesiastici, sono tenuti a adempiere i loro compiti in nome della chiesa e con la diligenza del buon padre di famiglia. In ordine di importanza, gli organi dell’amministrazione sono: � il papa, in forza del primato di governo; � il vescovo diocesano, che vigila sull’amministrazione di tutti i

beni appartenenti alle persone giuridiche pubbliche a lui soggette, e disciplina con proprie istruzioni l’intero complesso diocesano dell’amministrazione dei beni;

� gli amministratori delle singole persone giuridiche pubbliche. Disciplina dei contratti Il codice di diritto canonico del 1983 rinvia (con il procedimento della “canonizatio”), per le materie afferenti l’amministrazione dei beni ecclesiastici, alle norme del diritto civile statale. Per quanto riguarda le alienazioni, però, è necessaria: � la licenza dell’autorità ecclesiastica competente nel caso in

cui i beni facciano parte del “patrimonio stabile” della persona giuridica, e quando il valore dei beni ecceda la somma fissata dal diritto;

� una giusta causa.

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DIRITTO PENALE E PROCESSUALE SOMMARIO � LE SANZIONI DELLA CHIESA � I PROCESSI � IL GIUDIZIO CONTENZIOSO � ALCUNI PROCESSI SPECIALI � PROCESSO PENALE E PROCEDIMENTI AMMINISTRATIVI LE SANZIONI DELLA CHIESA � Premessa � Soggetti attivi penali � Il reo � Le pene e la loro applicazione � La cessazione delle pene � I singoli delitti � I delitti contro la religione e l’unità della chiesa � I delitti contro le autorità ecclesiastiche e la libertà della

chiesa � L’usurpazione degli uffici ecclesiastici e delitti nel loro

esercizio � I delitti di falso � I delitti contro obblighi speciali � I delitti contro la vita e la libertà umana Premessa La chiesa ha il diritto nativo e proprio di costringere con sanzioni penali i fedeli che hanno commesso delitti. Soggetti attivi penali Possono emanare norme penali: � il collegio episcopale e il papa, per quanto riguarda la chiesa

universale;

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� i superiori maggiori degli istituti clericali di diritto pontificio, i vescovi e le conferenze episcopali, nell’ambito delle chiese particolari. L’ordinario del luogo può poi infliggere pene, nelle materie di sua competenza, ai religiosi a lui sottoposti.

Il reo Nessuno è punito, se la violazione della norma non sia gravemente imputabile per colpa o per dolo. L’imputabilità è presunta, una volta avvenuta la violazione della norma; mentre la punibilità è esclusa per la presenza di alcune circostanze esimenti. Coloro che non hanno abitualmente l’uso della ragione, anche se hanno violato la legge o il precetto mentre apparivano sani di mente, sono ritenuti incapaci di delitto. Circostanze attenuanti. Le circostanze attenuanti mitigano la pena; quelle esimenti non si applicano se il soggetto ha agito per ignoranza che poteva essere evitata con la normale diligenza. Circostanze aggravanti. Le circostanze aggravanti comportano la possibilità di punire in modo più grave rispetto alla pena fissata dal precetto. Le pene e la loro applicazione Le pene si distinguono in censure, espiazioni e rimedi. Censure (o pene medicinali). Le censure sono applicabili solo ai battezzati che violano in modo persistente le norme della chiesa. Espiazioni. Le espiazioni possono essere perpetue o temporali. Rimedi penali. I rimedi penali sono finalizzati a prevenire i delitti. L’ordinario può ammonire colui che si trovi nell’occasione prossima di delinquere, o sul quale dall’indagine fatta cada il sospetto grave di aver commesso il delitto.

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La cessazione delle pene La pena può estinguersi in tre casi: estinzione, prescrizione e remissione. Estinzione. L’estinzione è generalmente determinata dall’abrogazione. Se la norma successiva è più favorevole al reo, prevale su quella precedente. Prescrizione. La prescrizione è prevista dopo 3 anni, a eccezione dei delitti riservati alla congregazione per la dottrina della fede. Remissione. La pena può essere rimessa dagli stessi soggetti che hanno la potestà di dispensare da un precetto. I singoli delitti Per il principio di legalità, è possibile punire solo i delitti espressamente previsti. Per il principio di indeterminatezza, la determinazione della pena è lasciata al giudice. I delitti contro la religione e l’unità della chiesa Il codice di diritto canonico del 1983 distingue: � il battesimo o l’educazione dei figli in una religione

acattolica da parte dei genitori; � l’apostasia, l’eresia e lo scisma, puniti con la scomunica; � la bestemmia, l’offesa ai buoni costumi, l’eccitamento al

disprezzo contro la chiesa, compiuti in una pubblica adunanza, in uno spettacolo, o mediante i mezzi di comunicazione sociale;

� la partecipazione alle sacre celebrazioni, quando sia vietata; � la profanazione dell’eucaristia, punita con la scomunica.

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I delitti contro le autorità ecclesiastiche e la libertà della chiesa Tali delitti comprendono: � il ricorso al collegio dei vescovi o al concilio ecumenico

contro un atto del papa; � il suscitare rivalità da parte dei sudditi contro la sede

apostolica o l’ordinario per un atto di potestà; � l’alienazione di beni ecclesiastici senza la debita licenza; � la disubbidienza alla sede apostolica, all’ordinario o al

superiore; � la profanazione di cose sacre; � la violenza fisica contro il papa (la pena è la scomunica

riservata alla S. Sede), un vescovo, ecc. come segno di disprezzo della fede e del ministero ecclesiastico (in tal caso deve essere applicata una pena giusta);

� l’impedimento della libertà del ministero; � l’insegnamento di una dottrina condannata dal papa o dal

concilio ecumenico. L’usurpazione degli uffici ecclesiastici e delitti nel loro esercizio Il codice di diritto canonico del 1983 punisce con una pena (interdetto o sospensione) la celebrazione del sacrificio eucaristico da parte di chi non è prete. I delitti di falso Il codice di diritto canonico del 1983 punisce chi asserisce il falso in un documento ecclesiastico pubblico e chi si serve di un documento alterato o falso. I delitti contro obblighi speciali Il codice di diritto canonico del 1983 distingue: � il peccato contro il sesto comandamento commesso da un chierico

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con minacce o violenza, in modo pubblico, o con un minore di 16 anni;

� la violazione grave dell’obbligo di residenza a causa di un ufficio ecclesiastico;

� l’esercizio proibito di attività commerciale da parte di chierici o religiosi.

I delitti contro la vita e la libertà umana Chi commette omicidio, ferisce o rapisce una persona, è punito con diverse pene, in base alla gravità del delitto. È punito con la scomunica chi procura l’aborto ottenendo l’effetto. I PROCESSI � Premessa � I giudizi in generale � La competenza � Il tribunale di prima istanza � Il tribunale di seconda istanza � I tribunali della sede apostolica � I giudici e le parti Premessa Il codice di diritto canonico del 1983 esorta i fedeli, per quanto possibile, a evitare le liti, e una volta che queste siano iniziate, a comporle pacificamente. Poi invita i giudici a incitare le parti a trovare un’equa soluzione della vertenza e, nel caso in cui la lite abbia a oggetto un bene privato, a ricorrere alla transazione (con cui le parti si fanno reciproche concessioni per giungere a un comune accordo), o a un giudizio arbitrale. I giudizi in generale

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La chiesa è competente a giudicare la violazione delle norme ecclesiastiche e le cause riguardanti cose spirituali. Oggetto del giudizio sono i diritti di persone fisiche o giuridiche da perseguire o da rivendicare, o fatti giuridici da dichiarare. Controversie amministrative. Le controversie insorte per un atto di potestà amministrativa possono essere differite solo al tribunale amministrativo. Potestà giudiziaria. La potestà giudiziaria della chiesa è esercitata dai tribunali e dalle sacre congregazioni: � la sacra congregazione per i sacramenti concede le dispense

matrimoniali per non consumazione; � la sacra congregazione per la dottrina della fede svolge

attività giudiziaria in materia di fede e di privilegio paolino; � la sacra congregazione per le cause dei santi si occupa di

canonizzazione. La competenza Il codice di diritto canonico del 1983 dice che il papa, in virtù del primato, non può essere giudicato da nessuno. Il giudice non è competente a giudicare atti o strumenti confermati in forma specifica dal papa. Il tribunale della sacra Rota giudica: � il moderatore supremo di istituti religiosi di diritto

pontificio; � i vescovi nelle cause contenziose; � le persone ecclesiastiche fisiche e giuridiche che non hanno

superiore al di sotto del papa; � l’abate primate di una congregazione monastica. In forza dell’istituto della connessione, le cause tra loro connesse devono essere giudicate dallo stesso tribunale; invece, in forza dell’istituto della prevenzione, quando due o più tribunali hanno pari competenza, il diritto di giudicare spetta a quello che per primo abbia legittimamente citato la parte convenuta. Normalmente, l’attore segue il tribunale della parte convenuta. L’appello. I conflitti di competenza sono decisi dal tribunale di

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appello, per i tribunali che gli sono soggetti; in caso contrario, la decisione spetta alla segnatura apostolica. Il tribunale di prima istanza Giudice di prima istanza, in ogni diocesi, è il vescovo diocesano. Il tribunale collegiale, composto di tre giudici e presieduto dal vicario giudiziale, è invece richiesto nelle cause penali concernenti delitti puniti con la dimissione o la scomunica. Nel processo, poi, intervengono: � il difensore del vincolo, designato dal vescovo, quando si

discute della nullità della sacra ordinazione o dello scioglimento del matrimonio;

� il notaio, che sottoscrive gli atti relativi, pena la nullità; � il ponente, nominato dal vicario, che riferisce della causa e

scrive la sentenza; � il promotore di giustizia, nominato dal vescovo, a difesa del

bene di tutti; � l’uditore, nominato dal vicario giudiziale, con il compito di

istruire la causa. Il tribunale di seconda istanza Contro le sentenze del vescovo, si ricorre al tribunale del metropolita. Per le cause trattate in prima istanza avanti all’abate locale, il tribunale di seconda istanza è presso l’abate superiore. Per le cause trattate in prima istanza avanti al superiore provinciale, il tribunale di seconda istanza è presso il moderatore supremo. Quello di seconda istanza, è un tribunale collegiale. I tribunali della sede apostolica Il papa è giudice supremo di tutto il mondo cattolico. Il tribunale supremo della segnatura apostolica, oltre a

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vigilare sull’amministrazione della giustizia, giudica: � i conflitti di competenza; � i ricorsi nelle cause sullo stato delle persone; � le controversie circa la legittimità degli atti amministrativi; � le querele di nullità. La sacra Rota è il tribunale ordinario di appello costituito dal papa, e giudica: � in primo grado, le cause di competenza del papa; � in secondo grado, le cause trattate dai tribunali di primo grado

e deferite alla S. Sede per legittimo appello; � in terzo grado, giudica delle cause già trattate, anche dalla

sacra Rota, a meno che non siano passate in giudicato. I giudici e le parti Un giudice non può giudicare una causa cui può essere interessato per vincolo di consanguineità o affinità, o per ragioni di guadagno, o per evitare un danno. Possono agire in giudizio tutte le persone. Le persone giuridiche stanno in giudizio tramite i loro legittimi rappresentanti. Le cause, se hanno a oggetto affari che riguardano solo i privati, non possono essere iniziate d’ufficio; le cause, una volta iniziate, si devono concludere possibilmente entro l’anno. Attore e convenuto devono comparire, quando il giudice lo disponga. IL GIUDIZIO CONTENZIOSO � Introduzione alla lite � L’istruttoria e le prove � Assenza e intervento di terzi � La discussione della causa � La sentenza � L’impugnazione � La cosa giudicata Introduzione alla lite

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L’introduzione della causa avviene mediante il libello introduttivo, presentato da chi vi ha interesse. Il libello può essere respinto: � se vi sia dubbio sulla capacità di stare in giudizio

dell’attore, � se risulti in modo manifesto che la causa è stata proposta senza

fondamento, né è possibile che emerga dal processo un fondamento.

� se non siano state osservate le prescrizioni sul contenuto del libello,

� nelle ipotesi in cui il giudice adito non sia competente. Il giudice, nel decreto di ammissione del libello, deve citare le parti per la contestazione della lite, e decidere se esse devono rispondere in iscritto o presentarsi davanti a lui per sciogliere i dubbi. L’istruttoria e le prove Nella fase istruttoria, sono importanti le prove. Le parti possono essere interrogate dal giudice. L’onere della prova tocca a chi agisce in giudizio. Le prove testimoniali e quelle documentali sono ammesse in tutte le cause. La testimonianza deve essere fatta oralmente e redatta in iscritto dal notaio e sottoscritta dal teste, che pure può apportarvi variazioni, dopo la lettura. La confessione giudiziale consiste nell’affermazione di un fatto vertente sull’oggetto del processo, fatta da una parte contro sé stessa davanti al giudice competente. È ammessa solo nelle cause private. Il perito può essere nominato, dalle parti o dal giudice, per accertare i fatti; in ogni caso, il giudice non è tenuto a attenersi alle conclusioni dei periti. Il giudice può tenere conto di presunzioni, che sono deduzioni probabili di una cosa incerta da un fatto certo; le presunzioni possono essere iuris, se sono stabilite dalla legge, o hominis, se è lui a formularle. Il giudice può decretare ispezioni giudiziarie, quando servono. Assenza e intervento di terzi

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Alla parte assente è riconosciuto il diritto di presentarsi in giudizio anche in tempo successivo, ma prima della decisione della causa, e può impugnare la sentenza. Chi abbia un interesse nella causa, può intervenire come terzo in qualunque fase della lite; l’intervento può essere volontario o su chiamata del giudice. Infine, se nel corso della causa serve una decisione propedeutica a quella principale, si ha una causa incidentale. La discussione della causa Dopo l’acquisizione delle prove, il giudice deve ammettere le parti, sotto pena di nullità, a prendere visione degli atti, e agli avvocati anche di prenderne copia. Nelle cause riguardanti il bene pubblico, il giudice può disporre che qualche atto rimanga segreto. Presentate le prove, il giudice dichiara sufficientemente istruita la causa. Durante la discussione della causa e entro un certo termine, le parti presentano le loro difese scritte, ma è anche possibile il dibattimento orale durante la seduta del tribunale. Se le parti non presentano in tempo utile la loro difesa e il giudice ritiene chiara la causa, può pronunciare immediatamente la sentenza. La sentenza La sentenza deve: � decidere sulle spese processuali; � definire la controversia, dando una congrua risposta ai singoli

dubbi concordati; � determinare gli obblighi delle parti e stabilire il modo di

adempierli; � esporre le ragioni su cui si fonda il dispositivo della

sentenza. La sentenza deve essere pubblicata, e solo in tal modo acquisisce valore. La sentenza può essere corretta, se necessario, a istanza di parte o d’ufficio, con decreto apposto in calce.

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L’impugnazione La sentenza può essere impugnata mediante querela, se viziata da nullità, e per appello, proposto dalla parte soccombente nel giudizio. Impugnazione per nullità insanabile. La nullità è insanabile: � se il giudice è assolutamente incompetente o fu costretto con

violenza; � se uno agì per conto di un altro senza legittimo mandato. La querela di nullità può essere proposta entro 10 giorni dalla sua pubblicazione in via di azione davanti al giudice che l’ha emessa, o in ogni tempo in via di eccezione. Impugnazione per nullità sanabile. La sentenza è affetta da nullità sanabile se: � emessa contro una parte legittimamente assente; � manca delle firme prescritte dal diritto; � non riporta l’indicazione del luogo e del tempo di emissione. Il termine per la proposizione della querela di nullità è di 90 giorni dalla notizia della pubblicazione della sentenza. L’appello. Non è possibile appellare contro: � una sentenza passata in giudicato; � una sentenza emessa dal papa o dalla segnatura apostolica. L’appello fatto da una parte vale anche per l’altra, e inoltre esso sospende l’esecuzione della sentenza. L’appello deve essere presentato al giudice che ha emanato la sentenza nel termine perentorio di 15 giorni dalla notizia della sua pubblicazione. La cosa giudicata La sentenza passa in giudicato, e gode della stabilità del diritto, quando l’appello non fu interposto in tempo utile; fu emessa una sentenza definitiva contro la quale non è dato appello.

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Dopo il passaggio in giudicato, la sentenza diviene eseguibile, ma è necessario il decreto di esecuzione del giudice, che può essere incluso nel testo della sentenza o emanato a parte, anche in seguito. Contro una sentenza passata in giudicato, il rimedio della restitutio in integrum fa sospendere l’esecuzione nel caso di prove false, di dolo di una parte a danno dell’altra; della scoperta di documenti che dimostrano l’esistenza di fatti nuovi che esigono una diversa decisione. ALCUNI PROCESSI SPECIALI � Tipi di processi matrimoniali � Le cause per la dichiarazione di nullità del matrimonio � Le cause di separazione tra coniugi � Il processo per la dispensa dal matrimonio rato e non consumato � Il processo di morte presunta del coniuge � Cause per la nullità della sacra ordinazione Tipi di processi matrimoniali Rientrano tra i processi matrimoniali, da una parte, le cause dirette alla dichiarazione di nullità del matrimonio, dall’altra, le cause di separazione personale dei coniugi, il processo per la dispensa dal matrimonio rato e non consumato, e di morte presunta del coniuge. Le cause per la dichiarazione di nullità del matrimonio Competente per tali cause è il tribunale del luogo di celebrazione del matrimonio, o quello di domicilio o quasi del convenuto, a meno che la competenza non sia riservata alla sede apostolica. Prima di ammettere la causa, il giudice deve fare ricorso a tutti i mezzi pastorali per indurre i coniugi a convalidare, se possibile, il matrimonio e a ristabilire la convivenza coniugale. Introduzione. Il giudice ammette il libello introduttivo e lo notifica al convenuto. Trascorsi 15 giorni dalla notifica, se nessuna delle

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parti ha richiesto l’udienza per la contestazione della lite, il giudice, entro 10 giorni, stabilisce d’ufficio, la cosiddetta formulazione del dubbio (con decreto da notificarsi alle parti), il quale deve contenere il quesito circa la sussistenza o meno della nullità del matrimonio nel caso concreto e precisare i motivi specifici per cui è impugnata la validità delle nozze. Istruttoria. La fase istruttoria inizia dopo 10 giorni dalla notifica. L’appello L’appello contro la sentenza può essere proposto dagli interessati o dal difensore del vincolo entro 15 giorni dalla pubblicazione; in ogni caso la sentenza dichiarativa della nullità del matrimonio deve essere trasmessa d’ufficio al tribunale di appello che, con proprio decreto, può immediatamente confermare la sentenza di primo grado o stabilire che la causa prosegua in secondo grado con procedimento ordinario. Poi, alla conferma in grado di appello della sentenza di primo grado, coloro il cui matrimonio fu dichiarato nullo, possono contrarre nuove nozze. Processo documentale. Il processo documentale si ha quando da documenti non soggetti a contraddizioni o eccezioni risulti l’esistenza di un impedimento dirimente non dispensato, o la mancanza di forma legittima. Le cause di separazione tra coniugi Il vescovo diocesano, che è l’unico competente per le cause di separazione tra coniugi, ha l’obbligo di fare uso di tutti i rimedi pastorali per indurre i coniugi a riconciliarsi e a ristabilire la convivenza. Poiché si tratta di cause che riguardano il bene pubblico, è d’obbligo l’intervento del promotore di giustizia. Il processo per la dispensa dal matrimonio rato e non consumato Il matrimonio rato è valido tra battezzati, fino a che non sia consumato. Se non avviene la consumazione, i coniugi, o anche

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uno solo, possono chiedere al papa la grazia della dispensa dal matrimonio rato e non consumato. La sola sede apostolica giudica sul fatto della non consumazione del matrimonio e sull’esistenza di una giusta causa per la concessione della dispensa, che è un’esclusiva del papa. Introduzione. Il libello introduttivo deve essere presentato al vescovo della diocesi in cui il richiedente ha il domicilio o quasi. Istruttoria. L’istruttoria, in genere segreta, deve essere affidata al tribunale della diocesi di appartenenza del vescovo. La partecipazione del difensore del vincolo è obbligatoria. Terminata la fase istruttoria, il vescovo trasmette gli atti, corredati con parere motivato sull’opportunità o meno di concedere la dispensa, alla sede apostolica. Rescritto. La sede apostolica può decidere, con rescritto, che la non consumazione non risulta; in tal caso, i legali delle parti possono prendere visione degli atti processuali, e esaminare se si possa addurre qualche altro motivo per riproporre l’istanza. La sede apostolica, se accoglie l’istanza, trasmette il rescritto al vescovo, il quale deve comunicarlo agli interessati e farlo annotare nei registri di battesimo e di matrimonio delle parti. Il processo per la morte presunta del coniuge In mancanza di un documento pubblico che ne attesti la morte, non si considera l’altro coniuge libero dal vincolo matrimoniale se non dopo la dichiarazione di morte presunta pronunciata dal vescovo diocesano. In seguito alla dichiarazione di morte presunta, l’altro coniuge può contrarre nuove nozze, ma il vincolo precedente non è sciolto, in modo che in caso di ritorno del coniuge assente, il secondo matrimonio sarà considerato nullo e putativo. Cause per la nullità della sacra ordinazione Hanno diritto di accusare la validità della sacra ordinazione

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sia l’interessato sia l’ordinario cui il chierico è soggetto o nella cui diocesi fu ordinato. Il libello deve essere inviato alla congregazione competente, per una decisione. Intanto, il chierico non può esercitare gli ordini. In seguito alla seconda sentenza a conferma della nullità della sacra ordinazione, il chierico perde tutti i diritti propri del suo stato e è liberato da tutti gli obblighi. PROCESSO PENALE E PROCEDIMENTI AMMINISTRATIVI � Il processo penale � L’azione per la riparazione dei danni � I ricorsi contro i decreti amministrativi � I ricorsi gerarchici � La procedura per la rimozione dei parroci � La procedura per il trasferimento dei parroci Il processo penale L’ordinario, quando ha notizia di un delitto, deve agire in modo che l’indagine non metta in pericolo la buona fama di qualcuno. L’indagine preliminare può terminare con la decisione dell’ordinario di procedere con decreto in via extragiudiziale; in tal caso, l’ordinario deve rendere note all’imputato l’accusa e le prove a base di questa, in modo che egli possa difendersi. Invece, se al termine dell’indagine preliminare l’ordinario si sia convinto di dover procedere in via giudiziale, emette un decreto contenente la sua decisione e trasmette gli atti al promotore di giustizia, che deve presentare al giudice il libello accusatorio. L’imputato deve essere assistito da un avvocato. L’azione per la riparazione dei danni La parte lesa del delitto può proporre, nel corso del giudizio penale, un’azione contenziosa per il risarcimento dei danni. In seguito all’emanazione della sentenza, il giudice decide sui danni.

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Il passaggio in giudicato della sentenza emanata nel giudizio penale non attribuisce alla parte lesa alcun diritto se essa non è intervenuta nel processo. I ricorsi contro i decreti amministrativi Se qualcuno si ritenga danneggiato da un decreto, è auspicabile che non ci sia contesa tra lui e l’autore del decreto, e si provveda di comune accordo a cercare una soluzione equa. I ricorsi gerarchici Chi ritiene di essere danneggiato da un decreto, può presentare ricorso al superiore gerarchico di chi lo ha emesso, se ricorre un giusto motivo. Il superiore gerarchico può abrogare il decreto, correggerlo, ecc. La procedura per la rimozione dei parroci Il codice di diritto canonico del 1983 elenca tassativamente le cause di legittima rimozione dei parroci: � cattiva amministrazione delle cose temporali con grave danno

della chiesa; � grave negligenza o violazione dei doveri parrocchiali che

persista dopo l’ammonizione; � il modo di agire che arrechi grave danno o turbamento alla

comunità ecclesiale; � l’inettitudine o la permanente infermità fisica o mentale, che

lo rendano incapace di assolvere i suoi compiti in modo conveniente;

� la perdita della buona considerazione da parte dei parrocchiani onesti e seri o l’avversione contro il parroco.

Il parroco rimosso deve astenersi dall’esercizio delle sue funzioni e consegnare tutto ciò che appartiene alla parrocchia; però, se ritiene di aver ragione, può presentare ricorso contro il decreto di rimozione.

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La procedura per il trasferimento dei parroci Il vescovo deve proporre il trasferimento del parroco dalla sua parrocchia a altro ufficio se lo esigono il bene delle anime o la necessità o l’utilità della chiesa. Se il parroco si dichiara contrario, il vescovo può emanare il decreto di trasferimento con l’avvertenza che, trascorso il tempo stabilito, la parrocchia sarà considerata vacante. Tuttavia, il parroco può fare ricorso.