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Anno XIX n. 90 della nuova serie Taxe perçue Italy Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 periodico trimestrale - gennaio 2016– mero doppio (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 NE/TS in caso di mancato recapito, inviare all’Ufficio Trieste-CPO per la restituzione al mittente, che si impegna a corrispondere il diritto fisso dovuto. IL DALMATA Giornale fondato a Zara nel 1866 e soppresso dallʼAustria nel 1916 Rifondato dagli Esuli per dare voce ai Dalmati dispersi nel mondo ORGANO UFFICIALE DELL’ASSOCIAZIONE DALMATI ITALIANI NEL MONDO - LIBERO COMUNE DI ZARA IN ESILIO Come da tradizione, il 62° Raduno dei Dalmati è iniziato con la presentazione del ricco panorama bibliografico XXI INCONTRO CON LA CULTURA DALMATA Non sterile elenco di libri, ma selezione di un’antologia del dalmato sapere tra i titoli disponibili nel panorama editoriale dell’ultimo anno di Adriana Ivanov Incontrarsi durante l’annuale Ra- duno dei Dalmati significa ritro- vare gli amici, i ricordi, la no- stalgia, le ciacole, l’allegria, le tra- dizioni e le radici, comprese quelle culturali che costante- mente si potenziano grazie all’ ap- porto della produzione storio- grafica e letteraria: c’è un’amica in particolare che ciascuno di noi attende orgogliosamente di ri- trovare ed è la Cultura Dalmata. Incontro è dunque anche arric- chimento, nella consapevolezza che, finchè è vitale la nostra cul- tura, continuano a vivere coloro che ci hanno lasciato e noi stes- si siamo più vivi e partecipi del- la nostra identità. Il sempre ric- co panorama bibliografico è sta- to proposto anche durante la Rassegna che ha aperto i lavori del 62° Raduno svoltosi a Seni- gallia, ovviamente selezionando un’ antologia del dalmato sape- re tra i titoli disponibili nel pa- norama editoriale dell’ ultimo an- no. Seguendo la tradizione dell’ annuale Rassegna, non si è voluto tediare i radunisti con sterili elenchi, la cui compilazione è ap- propriata per archivisti e biblio- tecari, ma non per chi riveste il ruolo di mediare al pubblico i contenuti della bibliografia più re- cente. È stata dunque proposta una rosa di testi, effettivamente letti in prima persona dalla rela- trice e glossati dalle sue riflessioni critiche, raggruppati in aree te- matiche su cui polarizzare l’ at- tenzione, per agevolare la frui- zione intellettuale. Ha aperto la rassegna un meta- forico tuffo nel nostro mare: nel- la sezione “NOI E L’ ADRIA- TICO” si collocano varie opere, a partire da quella di C. CA- RACCI, L’Adriatico Insangui- nato, ed. Santi Quaranta, TV, 2014, pp. 160, € 13. L’ autore - avvocato udinese già noto al pubblico per aver pubblicato nel 2005 l’ apprezzato romanzo “La Luce di Ragusa”- ricostruisce le vicende della Guerra di Chioggia del 1378-79, in cui Genova al- leata tra gli altri all’ Ungheria con- tro Venezia conquista la cittadi- na. Secondo i canoni manzonia- ni, la narrazione è un misto di realtà e invenzione, in quanto af- fianca ai dati storici tre mano- scritti non originali, ma usciti dal- la penna dell’ autore, a testimo- nianza della sua profonda cono- scenza dello spirito del tempo. Storia di Venezia è ovviamente anche storia del “Golfo di Vene- zia”, includendo il ruolo di Zara, la riottosa, che aiuta Chioggia oc- cupata dai genovesi rifornendo- la via mare, fino alla riconquista veneziana avvenuta nel 1380. C’ è spazio per uno sguardo in- ITALIANI DI DALMAZIA e OMAGGIO DI OTTAVIO MISSONI a pag. 12 A ZARA PER LA COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI a pag. 4 ANCORA SULL’IDENTITA’ DALMATICA a pag. 3 RICORDATO A TRIESTE IL TRATTATO DI OSIMO: dopo 40 anni gli esuli chiedono ancora giustizia L’infausta ricorrenza non riguarda solo gli istriani della ex Zo- na B, ma coinvolge gli interessi, non solo morali, di tutti gli esuli Giuliano Dalmati, non fosse altro che per la destinazione del risarcimento che la Jugoslavia avrebbe dovuto all’Italia per i beni degli esuli italiani provenienti dalla zona B, risarci- mento, ora a carico di Slovenia e Croazia, ancora oggi fonte di contestazioni strumentali e pretestuose polemiche Martedì 10 novembre scorso, alle ore 15:30, l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia e l’Associazione delle Comunità Istriane hanno celebrato, presso il Monumen- to all’Esodo dei 350.000 istriani, fiumani e dalmati, in Piazza Libertà a Trieste, il quarantennale del Trattato di Osimo, poi perfezionato dal- l’Accordo di Roma del 18 feb- braio 1983. In quest’occasio- continua a pag. 6 continua a pag. 2

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Anno XIX n. 90 della nuova serie Taxe perçue Italy Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003

periodico trimestrale - gennaio 2016– mero doppio (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 NE/TSin caso di mancato recapito, inviare all’Ufficio Trieste-CPO per la restituzione

al mittente, che si impegna a corrispondere il diritto fisso dovuto.

IL DALMATAGiornale fondato a Zara nel 1866 e soppresso dallʼAustria nel 1916Rifondato dagli Esuli per dare voce ai Dalmati dispersi nel mondo

ORGANO UFFICIALE DELL’ASSOCIAZIONEDALMATI ITALIANI NEL MONDO - LIBERO COMUNE DI ZARA IN ESILIOCome da tradizione, il 62° Raduno dei Dalmati è iniziato con la presentazione del ricco panorama bibliografico

XXI INCONTRO CON LA CULTURA DALMATANon sterile elenco di libri, ma selezione di un’antologia del dalmato sapere tra i titoli disponibili nel panorama

editoriale dell’ultimo annodi Adriana Ivanov

Incontrarsi durante l’annuale Ra-duno dei Dalmati significa ritro-vare gli amici, i ricordi, la no-stalgia, le ciacole, l’allegria, le tra-dizioni e le radici, compresequelle culturali che costante-mente si potenziano grazie all’ap-porto della produzione storio-grafica e letteraria: c’è un’amicain particolare che ciascuno di noiattende orgogliosamente di ri-trovare ed è la Cultura Dalmata.Incontro è dunque anche arric-chimento, nella consapevolezzache, finchè è vitale la nostra cul-tura, continuano a vivere coloroche ci hanno lasciato e noi stes-si siamo più vivi e partecipi del-la nostra identità. Il sempre ric-co panorama bibliografico è sta-to proposto anche durante la

Rassegna che ha aperto i lavoridel 62° Raduno svoltosi a Seni-gallia, ovviamente selezionandoun’ antologia del dalmato sape-re tra i titoli disponibili nel pa-norama editoriale dell’ultimo an-no. Seguendo la tradizione dell’

annuale Rassegna, non si è volutotediare i radunisti con sterilielenchi, la cui compilazione è ap-propriata per archivisti e biblio-tecari, ma non per chi riveste ilruolo di mediare al pubblico icontenuti della bibliografia più re-cente. È stata dunque propostauna rosa di testi, effettivamenteletti in prima persona dalla rela-trice e glossati dalle sue riflessionicritiche, raggruppati in aree te-matiche su cui polarizzare l’ at-tenzione, per agevolare la frui-

zione intellettuale.Ha aperto la rassegna un meta-forico tuffo nel nostro mare: nel-la sezione “NOI E L’ ADRIA-TICO” si collocano varie opere,a partire da quella di C. CA-RACCI, L’Adriatico Insangui-nato, ed. Santi Quaranta, TV,2014, pp. 160, € 13. L’ autore -avvocato udinese già noto alpubblico per aver pubblicato nel2005 l’apprezzato romanzo “LaLuce di Ragusa”- ricostruisce levicende della Guerra di Chioggiadel 1378-79, in cui Genova al-leata tra gli altri all’Ungheria con-tro Venezia conquista la cittadi-na. Secondo i canoni manzonia-ni, la narrazione è un misto direaltà e invenzione, in quanto af-fianca ai dati storici tre mano-scritti non originali, ma usciti dal-la penna dell’ autore, a testimo-nianza della sua profonda cono-scenza dello spirito del tempo.Storia di Venezia è ovviamenteanche storia del “Golfo di Vene-zia”, includendo il ruolo di Zara,la riottosa, che aiuta Chioggia oc-cupata dai genovesi rifornendo-la via mare, fino alla riconquistaveneziana avvenuta nel 1380.C’ è spazio per uno sguardo in-

ITALIANIDI DALMAZIA

eOMAGGIO DI

OTTAVIO MISSONIa pag. 12

A ZARA PER LACOMMEMORAZIONE

DEI DEFUNTIa pag. 4

ANCORASULL’IDENTITA’

DALMATICAa pag. 3

RICORDATO A TRIESTEIL TRATTATO DI OSIMO:

dopo 40 anni gli esuli chiedono ancora giustiziaL’infausta ricorrenza non riguarda solo gli istriani della ex Zo-na B, ma coinvolge gli interessi, non solo morali, di tutti gliesuli Giuliano Dalmati, non fosse altro che per la destinazionedel risarcimento che la Jugoslavia avrebbe dovuto all’Italiaper i beni degli esuli italiani provenienti dalla zona B, risarci-mento, ora a carico di Slovenia e Croazia, ancora oggi fontedi contestazioni strumentali e pretestuose polemiche

Martedì 10 novembre scorso,alle ore 15:30, l’AssociazioneNazionale Venezia Giulia eDalmazia e l’Associazionedelle Comunità Istriane hannocelebrato, presso il Monumen-to all’Esodo dei 350.000

istriani, fiumani e dalmati, inPiazza Libertà a Trieste, ilquarantennale del Trattato diOsimo, poi perfezionato dal-l’Accordo di Roma del 18 feb-braio 1983. In quest’occasio-

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pag. 2 gennaio 2016 IL DALMATA

ne venne quantificata in 110milioni di dollari l’entità del ri-sarcimento che la Jugoslaviadoveva all’Italia con riferimen-to ai beni immobili degli esuliistriani provenienti dalla ZonaB del mai costituito TerritorioLibero di Trieste.Il pagamento, pari a 21 centesi-mi di dollaro per metro quadra-to di proprietà, avrebbe dovutoessere effettuato in rate annualidal governo di Belgrado a parti-re dal primo gennaio 1990, ma,in seguito alla dissoluzione del-la Repubblica Socialista Fede-rativa, tale onere è ricaduto su-gli Stati successori Slovenia eCroazia: Lubiana si è accollatail 60% e Zagabria il restante40%.L’Italia non ha voluto toccare lacifra stanziata dalla Slovenia,che sembra aver versato a rate56 milioni di dollari su un con-to corrente lussemburghese,perché ha preteso un ricalcolosulla base delle normative en-trate in vigore a beneficio deicittadini sloveni e croati analo-gamente espropriati dal regime.Il Trattato poneva irragionevol-mente fine a qualsiasi rivendi-cazione territoriale nei confron-ti del naturale retroterra triesti-no, ma si dimostrava inaccetta-bile anche dal punto di vistaeconomico, privando la Città diSan Giusto del suo necessarioterritorio vitale.Se la questione territoriale ri-sulta oggi superata, anche senon risolta positivamente, quel-la economica, riguardante il ri-sarcimento, è di attualità, do-vendo essere ancora incassati edestinati i fondi residui di cuinell’accordo di quarant’anni fa.Il Presidente dell’Associazio-ne delle Comunità Istriane,Emanuele Braico, nell’occa-sione, ha ricordato che «non viè alcun obbligo giuridico percui i soldi di quei trattati inter-nazionali debbano venire ver-sati agli Esuli, essendo un rap-porto intercorrente tra due Or-dinamenti. Nulla, quindi, oste-rebbe al Governo italiano nelrecuperare quei fondi e gestir-li in maniera totalmente auto-noma e svincolata, se non –

per l’appunto un ormai flebiledebito morale», mentre il Pre-sidente nazionale ANVGD,Cav. Renzo Codarin, ha affer-mato che «l’Associazione Na-zionale Venezia Giulia e Dal-mazia congiuntamente ad altresigle del mondo della diasporagiuliano-dalmata teme che afronte di un simbolico versa-mento una tantum a beneficiodi qualche amministrazionelocale compiacente che possapromuovere una realizzazioneestemporanea pro domo sua, ilgrosso di tale capitale vengainvece assorbito dalla voragi-ne del debito pubblico».L’istituzione invece di unaFondazione potrebbe dotare lediverse e diversificate animedel mondo degli esuli di unastruttura avente la giusta e ne-cessaria personalità giuridicaper compiere un salto di qua-lità attraverso alcuni passaggi,tra cui l’incasso del dovuto, iltrasferimento dei fondi di Osi-mo ad un soggetto giuridicocreato secondo le linee nor-mative già in vigore per lefondazioni bancarie, la liberascelta ad ogni avente diritto(ex cittadino della ex Zona B)di acquisire quanto previstoper legge, prevedere che unasimile Fondazione versi in unfondo vincolato, cioè intocca-bile ed inerodibile, i fondi ri-cevuti con l’utilizzo dei pro-venti finanziari (cioè gli inte-ressi) per progettare e realiz-zare opere a tutela della nostrastoria e della nostra identità.Nella governance della Fonda-zione dovrebbero trovare spa-zio, assieme ai rappresentantidelle Istituzioni, quelli delmondo degli Esuli.Il Presidente della Federazionedelle Associazioni degli EsuliIstriani, Fiumani e Dalmati,Dott. Antonio Ballarin, sostie-ne che altissimo è il patrimo-nio ideale e culturale che taleFondazione potrebbe metterein campo, come insegnano leimportanti attività realizzateabitualmente nel Giorno delRicordo.

A proposito di Trattato di OsimoFONDAZIONE DEL MERCIMONIO:

LA MADRE DI TUTTE LE BUGIEdi Gianni Grigillo

Mercimonio, dal vocabolario Treccani: “traffico illecito e ripro-vevole di cose non venali”.Vediamo in maniera semplificata, ma fedele alla realtà e com-prensibile anche a chi non ha tempo di approfondire, i termini del-la madre di tutte le bugie.Uno Stato (l’ex Jugoslavia), con la sottoscrizione del Trattato diOsimo, si è impegnato a pagare ad un altro Stato (l’Italia), un im-porto (molto consistente) a titolo di risarcimento dei beni italia-ni siti nell’ex Zona B, incorporati dalla Jugoslavia.Oggi, gli stati debitori sono due, Slovenia e Croazia e l’importodovuto, ridotto degli acconti pagati e trasformato in euro, ammontaa circa 65 milioni, oltre agli interessi maturati.Da qualche tempo i due Stati debitori hanno manifestato la volontàdi chiudere l’annosa vertenza e lo Stato creditore ha il medesimointeresse: introitare un così ingente importo risolverebbe qualcheproblema di quel “pozzo senza fondo” che è il bilancio dello Sta-to italiano (per esempio, si potrebbero accogliere un maggior nu-mero di migranti, oppure sanare i debiti delle Amministrazioni lo-cali, o erogare maggiori contributi per incentivare le colture nonOGM, eccetera).Si badi bene, i rapporti sono tra Stati, nessun diritto giuridicamenterilevante possono vantare gli esuli, i beni a cui si riferisce il ri-sarcimento del Trattato di Osimo sono quelli -ed esclusivamen-te quelli- della ex Zona B. Le associazioni degli esuli sono riuscitea convincere i Governi italiani del “debito morale” che l’Italia hanei confronti di tutti gli esuli giuliano dalmati, ma resta chiaro chegli esuli da Zara, da Fiume, da Pola, dal resto dell’Istria, non avreb-bero alcun motivo, neppure morale, di rivendicazione sui risar-cimenti di cui si parla, risarcimenti dovuti ai soli proprietari di be-ni siti nell’ex Zona B: il “debito” dell’Italia è quello che scaturi-sce dallo scandaloso ed irrisorio trattamento economico riserva-to agli esuli in genere.Le pretese degli Stati debitori di sanare, con i soldi del Trattatodi Osimo, ogni ulteriore questione relativa agli indennizzi, sonostate finora respinte dall’Italia, grazie all’opera di convincimen-to delle nostre associazioni, e la questione resta tuttora aperta.Ciò non di meno, la volontà di chiuderla è all’ordine del giornoed è delicata, trattando di rapporti internazionali dove conta an-che l’influenza degli altri membri della Comunità europea.In una occasione in cui i nostri Governi resistono e non “calanole braghe” come purtroppo hanno fatto spesso (Trattato di Osimoinsegna!), dovremmo essere tutti uniti, dimostrando coesione e fer-mezza: questa è la battaglia che dovrebbe animare i nostri cuori,non quella di accusare i nostri dirigenti di volersi arricchire allespalle degli esuli! Non quella di turlupinare le persone in buonafede convincendole che i soldi destinati alla eventuale Fondazione(comunque soggetta a controllo ministeriale) sarebbero sottrattiagli indennizzi rivendicati dagli esuli. Non quella di accusare di“mercimonio” coloro che legittimamente ritengono vantaggiosaquesta opzione.Si può pensarla diversamente, è legittimo, ma chi insulta i“Massoni di Padova”, li accusa comunque di una intenzione. Matale è la veemenza dell’accusa, tale la ripetizione dell’insulto, ta-le la diffusione della diffamazione che c’è chi si è chiesto comecerte malversazioni siano potute avvenire! Come se non si facesseroipotesi e progetti, ma si fossero già poste in essere operazioni di-soneste e degradanti. Con conseguente infangamento dell’immaginenon solo deimassoni di Padova, ma di tutta la dirigenza delle as-sociazioni degli esuli.

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IL DALMATA gennaio 2016 pag. 3

L’articolo del Direttore Fertilioapparso sul numero 86 de IlDalmata sulla identità dalmata haprovocato le puntualizzazioni,nel numero 88, di GianfrancoGiorgolo e di Walter Matulich.Concordo con il Giorgolo che lacosiddetta dalmaticità poggia sudue colonne essenziali: quelladell’impero romano e quella del-la Repubblica di Venezia. Così ri-tengo che la componente ger-manica non ha lasciato impron-te culturali degne di rilievo, men-tre ho delle riserve per quelle ca-ratteriali.Comprendo anche, e trovo in fon-do naturale, che il Matulich, fa-vorito da una particolare situa-zione familiare, possa trovare, tor-nando nei luoghi natii, “affinità

elettive e spirituali”. Del resto, an-ch’io mi sono trovato a mio agiocon ottimi amici di etnia croata.Sono nato in Dalmazia nel 1923,da genitori entrambi dalmati,ma, risalendo nel tempo, trovo,per quanto riguarda i miei non-ni, che il nonno paterno era nipotedi un francese che sposò una don-na di chiare radici tedesche, men-tre il nonno materno, italiano(anzi, veneto di Ceneda), ha im-palmato una dalmata croata: unbel rebus!Fertilio afferma che il DNA deidalmati è complesso, ma ciò va-le solo per i dalmati del passato,molto meno per quelli del XXIsecolo. La stessa citazione del Pa-vicic’, che trovo al termine del-l’intervento del Matulich, porta

a convincermi che la multietnicitàe multicuturalità dalmata stiascomparendo a causa del persi-stente ultranazionalismo slavo.Mi chiedo perché tale sentimen-to sia ancora così radicato (spe-cie in campo culturale) nellenuove generazioni, e che cosa ab-biano imparato a scuola questi ra-gazzi riguardo alla storia della lo-ro terra.Oltre vent’anni fa, quando feciparte, per un periodo, della Giun-ta della Federazione degli Esuli,presieduta, allora, dal bravo Al-do Clemente, feci la proposta dipreparare un “libro bianco” perdocumentare il modo in cui ve-niva interpretato storicamente eculturalmente il ruolo dell’Italiae della Repubblica di Venezia neiriguardi dei territori della costadalmata nei testi scolastici distoria. L’idea fu approvata, manon se ne fece nulla perché le “as-sociazioni triestine” erano im-pegnate nei loro storici contrasti.Quando, un paio di anni fa, ven-ne finalmente inaugurato a Zaral’asilo in lingua italiana, provai unbrivido di commozione, nonchéuna sincera ammirazione per latenacia di quanti, come Luxardo,Ricciardi, Varisco ed altri, eranoriusciti a realizzarlo. Nel con-tempo, con preoccupazione, michiedevo quale ruolo potrà svol-gere tale istituzione in una cittàdi oltre 70.000 abitanti, in parteneppure dalmati. Stesse perples-sità riguardavano le pur lodevo-li iniziative delle ormai esigue mi-noranze italiane in Dalmazia,iniziative che vanno comunquesostenute con la massima dispo-nibilità.Per quanto poi riguardal’attenzione del Fertilio verso laproduzione culturale ed artisticadegli attuali residenti in Dalma-zia, va osservato che essa potràavere una valenza solo se ri-uscirà ad esprimere una identitàdiversa da quella di Zagabria.Al-trimenti, una normale deriva mo-noculturale in Dalmazia sarà ine-vitabile. Ciò non di meno, potràsempre saltar fuori qualche critico

d’arte che si industrierà a trova-re riferimenti ed agganci conascose radici dalmatiche, fruttodella sua fantasia. Bisognerà ve-dere se prevarrà, nelle future in-tellettualità dei residenti in Dal-mazia, un (magari inconscio) ri-chiamo adriatico, seguendo ildestino geografico della stessa re-gione, oppure se tutto si insab-bierà nel magmatico caos balca-nico.Naturalmente, mi auguro che, coltempo, le cose possano cambia-re, ma, verificato che anche i ten-tativi emersi nel recente passatopolitico non hanno trovato terrenoadatto, concludo con amarezzaqueste mie riflessioni, ricordan-do l’adagio degli antichi Greciche appresi al liceo: “Mia elidònouk ear poiei”, cioè: “Una ron-dine non fa primavera”.

ANCORA SULL’IDENTITÀ DALMATAIl DNA dei dalmati è complesso, ma ciò vale solo per i dalmati del passato

di Tullio Vallery

Ripubblichiamo, scusando-cene, la bella poesia di Raf-faele Cecconi che è uscita nelnumero precedente senza in-dicazione dell’autore

VECI DALMATI

Noi semo dei dalmatiantica manierae dentro portemola nostra bandiera

perchè semo vecii piedi xe stanchii aciachi e i dolorino xe che i ne manchi

e anca se ormaii ani xe tantinoi – anche se pochi –guardemo in avanti

savendo che spessose vede dal visoqualcosa xe morto:xe morto el soriso.

Ma pur se la terralasciata è lontanane resta per patriala lingua italiana.

Raffaele Cecconi

MOSTRA DI ANDREA SCHIAVONE, ZARATINO, A VENEZIAIl 31 ottobre scorso si è aperta a Venezia, Museo Correr, in piazzaSan Marco, una mostra straordinaria dedicata ai dipinti di AndreaMeldolla (Zara, 1510/1515 – Venezia, 1563), detto Andrea Schiavo-ne. Curatore della mostra il prof. Enrico Maria Del Pozzolo dell’U-niversità di Venezia. Titolo della mostra “Andrea Schiavone tra Par-migianino, Tintoretto e Tiziano”

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pag. 4 gennaio 2016 IL DALMATA

È stata una esperienza bellissima.Ero stata altre volte a Zara, ma,in questa occasione, per la primavolta con mia figlia Francesca eper la prima volta ero assieme al-lamularia, cioè agli amici di sem-pre, e con loro ho provato gran-di emozioni.Tutti rigorosamente all’hotel“Kolovare”, vero testimone del-le espressioni di gioia, man ma-no che arrivavamo alla spiccio-lata, delle nostre matte risate perle maldobrie del Sivestri con laSimona Perovich, l’allegria contante ciacole durante la colazio-ne e la cena.Ecco la mularia: Io con Giovan-ni, mio marito, e figlia, PeppoManni con la figlia Jadera, le Za-nella con Erica e Zara, i Rolli alcompleto con figli e nipotine(non mancavano certo le giova-ni generazioni), Michela Rado-vani, Simona Perovich, OriettaPoliteo, Chiara Motka con lamamma, Antonella Tommaseo,Bianca Gilardi, Silvestri con lamoglie Paola Predolin, Sisa Ba-rich, Corrado Vecchi, Silvia Ar-neri e consorte. In più, Gioia Ca-lussi con il gruppo organizzatodal Madrinato. Quelli che nonerano fisicamente presenti, ilDalmi, la Donatella ecc., erano

comunque con noi, perché nonmancavamo di tenerli informaticon foto e messaggi.Abbiamo girato la città in largoe in lungo, contornati da un cie-lo terso, con un sole che scalda-va il nostro cuore, un mare splen-dido, i colori dell’autunno che fa-cevano da cornice ad un quadroche poteva solo dare emozione.Grazie alla mamma della Chia-ra Motka, ho visto la villa deimiei nonni dove, nei pressi diPuntamica, passavano le va-canze. Ho immaginato di vede-re il mio papà fanciullo tuffarsiin quel mare azzurro assieme aisuoi amici, ho scoperto casual-mente la casa dove viveva lanonna Marussich con la bi-snonna Toni e gli altri suoi set-te figli, ora diventata un risto-rante. Mi sono soffermata da-vanti al Palazzo del Comune im-maginando quante volte ha var-cato quella soglia il mio illustrebisnonno, il Podestà Luigi Zi-liotto.Tutti assieme abbiamo passeg-giato sulla Riva Nova, fino ad ar-rivare davanti ai gradini, accoltidalla magia dell’Organo marino:la musica che esce è malinconi-ca, quasi a ricordare la Zara chefu. Veramente suggestivo.

Abbiamo partecipato alla com-memorazione dei nostri morti inun cimitero improvvisamentepieno di fiori e di gente e, anchese nei nostri cuori aleggiava latristezza, eravamo felici di poterpregare per i nostri cari.Poi di corsa a comprare il pro-sciutto dalmata, la verza, il for-maggio di Pago.Si è fatto tardi ...è ora di chiuderele valigie, i saluti, gli abbracci...el’impegno di rivederci presto,molto presto, sì, per la castra-dina a Venezia. Così i saluti nonsono più tanto tristi.Ecco, così sono passati veloce-mente, troppo velocemente, cin-

que giorni: un tuffo nel passato,il piacere di ritrovarsi, tanta al-legria ma soprattutto tanto amo-re per Zara.

Anche quest’anno, con il Madrinato, il tradizionale “VIAGGIO DI ULISSE”A ZARA PER LA COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI

di Serena Ziliotto

Il Console italiano di Fiume,Dott. Renato Cianfarani, conl’organizzatrice del viaggio delMadrinato, Gioia Calussi

L’Associazione per la CulturaIstriana, Fiumana e Dalmatadel Lazio e il locale Comitatoprovinciale ANVGD, hannoorganizzato, mercoledì 16 di-cembre, nella sala della bi-blioteca “San Marco” al Vil-laggio Giuliano-Dalmata diRoma, la presentazione del ro-manzo Vola Colomba di Gio-vanni Grigillo e Bibi Dalai Pie-trantonio, patrocinata dal-l’Associazione Dalmati Italia-ni nel Mondo-Libero Comunedi Zara in Esilio.Marino Micich, principale arte-fice dell’iniziativa, ha introdottol’argomento ricordando le origi-ni del Villaggio Giuliano-Dal-mata di Roma e i dalmati illustrivissuti nel Villaggio stesso, qua-li Giuseppe Ziliotto, AntonioTacconi e la Società ginnastica“Zara”. Ha poi salutato i ragaz-zi del Liceo “Pascal” di Pomeziache, assieme all’Associazioneculturale Scuola di Atene e mol-

ti Giuliano Dalmati del quartie-re, hanno riempito la sala.Nel romanzo, che nel titolo ri-corda le sofferenze cantate daNilla Pizzi nella famosa canzo-ne vincitrice di un Festival diSanremo, patite dagli esuli pri-ma del ritorno di Trieste alla ma-drepatria nel ’54, i protagonisti vi-vono il loro dramma personale.Eventi storici poco noti, magi-stralmente illustrati da Donatel-la Schürzel, presidente del Co-mitato ANVGD di Roma.

“VOLA COLOMBA” PRESENTATO A ROMA

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Il giorno 21/11/2015, nella ri-correnza della festa della Ma-donna della Salute, numerosiDalmati si sono ritrovati a Ve-nezia nel tradizionale incontronon solo per presenziare allafunzione religiosa officiata dalPatriarca presso la Chiesa delLonghena, ma anche per parte-cipare al “Pranzo della Castra-dina”, organizzato dalla ScuolaDalmata.L’affluenza è andata oltre la piùrosea delle previsioni; mai inoltre 10 anni di questo consue-to appuntamento si è verificatauna così nutrita presenza diConfratelli e Consorelle e loroamici, che ha raggiunto il nu-mero di 67 unità.L’incontro conviviale si è tenu-to nelle eleganti sale del Circo-lo Ufficiali dell’Esercito, pres-

so la Caserma Cornoldi in Rivadegli Schiavoni, con la parteci-pazione del Guardian GrandeSigovini e di altri Consigliericomponenti il Consiglio diCancelleria: Millich, Gazzari,Rolli e dei Revisori dei Conti:Benvenuti, Gaspar e Grigillo.Notata la presenza di una deci-

na di giovani, discendenti enon, di famiglie Dalmate, alle-gri, cordiali e simpatici.Tralascio l’elenco dei parteci-panti per non rubare troppospazio ad altre notizie.Il menu comprendeva in parti-colare, oltre alla Castradina, an-che le frittole e il “Sangue Mor-lacco” dei Luxardo nel ricordodella tradizione zaratina e dal-mata.E poi, tante “ciacole” e un arri-vederci al prossimo anno.

IL DALMATA gennaio 2016 pag. 5

DALMATI NEL MONDO

È autore di un recente successoeditoriale che ha aperto un di-battito sullo stato della giustiziaitaliana. È dello scorso mese dinovembre l’organizzazione diun convegno a Roma, dove,con Luciano Violante, il giuri-sta Giovanni Fiandaca e l’ex mi-nistro della Pubblica IstruzioneLuigi Berlinguer, si è riflettuto,prendendo spunto anche dal li-bro-denuncia di Piero Tony,sulla politicizzazione di alcunigiudici che attribuiscono allamagistratura un ruolo etico e po-litico, un’anomalia radicata chesi è aggravata negli anni.Entra in magistratura nel 1969e, a 28 anni, diventa giudiceistruttore a Milano. Lavora poia Venezia per undici anni comegiudice minorile e si trasferiscea Firenze nel 1984. Nel 1991 di-viene Procuratore generale delcapoluogo toscano.In quel periodo, crea scandalosostenendo che il magistratodeve interessarsi più alla giu-stizia che all’accusa. Coerente-mente con le sue convinzioni,nel 1996, durante il processod’Appello per i delitti delmostrodi Firenze, parlando dai banchidell’accusa, smonta punto perpunto la sentenza di primo gra-do emessa dalla Corte di Assi-se su Pietro Pacciani, chiedel’assoluzione dell’imputato permancanza di prove certe, benchéil Pacciani concentrasse in sé“buona parte del peggio dellanatura umana. Perché violentoe pericoloso, perché bugiardo,sordido, prevaricatore, sprege-

Un magistrato che non teme la verità, anche quando è scomodavole, lubrico”. Il processo Pac-ciani lo rende famoso perchél’imputato, dopo la requisitoriadel Procuratore della Repub-blica, verrà assolto, tenuto con-to che “Il verbale di dibatti-mento è costituito da ottanta fa-scicoli, però di polpa non ce n’èpoi tanta”.Nel 2006 Piero Tony arriva aPrato e otto anni dopo, con dueanni di anticipo rispetto all’etàpensionabile, decide di lasciarela magistratura e di denunciarei mali della giustizia italiana

“da dentro”. Di dare un segna-le, di lanciare un allarme perchési smetta di avere a che fare conuna giustizia ingiusta.E scrive un libro, pubblicato inquesti ultimi mesi da Einaudi, Ionon posso tacere, dove si de-nunciano i diritti della difesa cal-pestati, l’esplosione della gognamediatica, la violazione siste-matica della privacy, i mostruosipoteri concessi all’accusa, laprogressiva politicizzazione del-le procure.In 125 pagine, sostiene che la

grande discrezionalità di cuipossono godere gli inquirenti,sommata all’estrema politiciz-zazione della magistratura, creaun grave pericolo per il sistemagiudiziario. Il libero convinci-mento del giudice è un principiosacrosanto, ma per convincere ilgiudice servono fatti, non chiac-chiere o motivazioni apparenti.Piero Tony queste cose le dice dasinistra, da magistrato scevro daprotagonismo, da garantista, daDalmata… che non può tacere.

Organizzato dalla Scuola DalmataPRANZO DELLA CASTRADINAA VENEZIA

di Piero Gazzari

Il dott. Piero Tony autore di “Ionon posso tacere”

Il tavolo dei giovani della terza generazione. Da sinistra: Zara (figliadi Patrizia Zanella), le piccole Sofia Zara ed Elisa (figlia di CristinaRolli), Erica (figlia di Mara Zanella), Francesca (figlia di Serena Zi-liotto) e Jadera (figlia di Peppo Manni)

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cantato sulle coste della Dalma-zia, particolarmente durante la na-vigazione nel mare di Novegra-di. Il fascino prorompente dellanostra terra…Straordinariamente coinvolgen-te è “navigare” nell’Adriatico at-traverso le pagine di S. GRA-CIOTTI, La Dalmazia e l’Adriatico dei pellegrini “vene-ziani” in Terrasanta, SocietàDalmata di Storia Patria- Roma,ed. La Musa Talìa, Lido di VE,2014, pp. 676, € 65. Va sottoli-neato che la monumentale ope-ra nasce grazie all’ iniziativadella Scuola Dalmata di StoriaPatria di Roma, come altre pub-blicate anche nel corso dell’ ul-timo anno da nostre meritorieAs-sociazioni e segnalate in seguitoin un’ apposita sezione. Inseria-mo l’ opera di Graciotti in quel-la relativa all’Adriatico, perchépochi lo hanno saputo far riviverecome ha fatto l’autore, professoreemerito presso l’Università “LaSapienza” di Roma e Membrodell’ Accademia Nazionale deiLincei. Egli ha raccolto e tra-scritto i testi di 53 pellegrini chetra il 1322 e il 1598 si recaronoin Terrasanta a bordo di navi ve-neziane provenendo da vari luo-ghi, tra cui Italia, Francia, Spagna,Gran Bretagna, Irlanda, Polo-nia, Germania, Svezia. Viene ri-costruita una sorta di identikit deipellegrini-scrittori, in relazione alloro ceto sociale, alla nazionali-tà, alla componente culturale,seguita dalla descrizione delviaggio vero e proprio, dunquedella nave, della navigazione,della rotta seguita. La terza se-zione del volume è dedicata airacconti di viaggio veri e propri,trascritti nella lingua originale cona fronte la traduzione italiana, af-fascinanti e coinvolgenti tourvirtuali nel nostro Adriatico, lun-go le coste dell’Istria e della Dal-mazia, di cui vengono descritte lesingole località. È stato interes-sante scoprire che su 53 pellegriniben 38 si occupano direttamen-te di Zara, in cui dichiarano diaver fatto scalo per la sua rile-vanza quale capitale ammini-strativa della Dalmazia, quindidopo l’atto di dedizione a Vene-zia. Da un incunabolo bologne-se, al “ Viazo” del ’500, ai reso-conti di pellegrini delle più sva-

riate nazionalità è pressochè una-nime il coro di ammirazione perla bellissima città “dei venezia-ni”, per le sue straordinarie for-tificazioni, per le pregevoli ba-siliche, per l’ arca di San Simo-ne “ Giusto e Profeta”, santo benpresente nell’ immaginario col-lettivo, al punto che un viaggia-tore polacco lo definisce “ il ca-ro signor San Simone”. Ma di Za-ra vengono evocati anche la pre-senza di lebbrosi, della peste del1480, nonché del suo buon vinoe dei buoni pesci…La nostraZara…travolta dalle vicende del-la storia, al punto che il toponi-mo varia da Jara a Giara a Zarraa Jarre a Sara a Iatara… oltre aquelli a noi usuali di Iadera e diZara!Merita una grata citazione, nel te-sto a c. di B. DEL BO, Cittadi-nanza eMestieri- Radicamentourbano e integrazione nelle cit-

tà bassomedievali ( secc. XIII-XVI), ed. Viella, Roma, 2014, pp.416, € 35, il saggio che M. Ce-riana e R. C. Mueller hanno de-dicato al Radicamento delle co-munità straniere a Venezia nelMedioevo: Scuole di devozionenella storia e nell’ arte, occu-pandosi anche della Scuola deiS.S. Giorgio e Trifone degliSchiavoni. È una storia a noi bennota, ma che ottiene grazie al te-sto un’ opportuna divulgazione,dalle vicende della fondazione,alle condizioni dei dalmati tra-sferitisi a Venezia, all’attività as-sistenziale, alle indulgenze ac-quisite da papa Sisto IV, ovvia-mente al mirabolante ciclo pit-torico del Carpaccio, nostra le-gittima fonte d’ orgoglio. Perfi-no con la dominazione napo-leonica la Scuola Dalmata so-pravvisse, a differenza delle altre

“ Scuole Piccole” che vennerosoppresse ed è tuttora la meglioconservata. L’Adriatico fu dav-vero un “lago” tra le due sponde,che realizzò una piena koinèculturale, prevalentemente grazieall’ opera civilizzatrice di Vene-zia, ma anche all’ apporto di in-tellettuali marchigiani. Nel testoa c. di S. FIASCHI, Tideo Ac-ciarini maestro e umanista fraItalia e Dalmazia, Atti del Con-vegno Int. di studi, MC- 2011,Ed. Univ. MC, MC, 2014, pp.179, € 15, si riconosce il ruolo ri-vestito dall’Acciarini: intellettuale“di provincia”, in quanto origi-nario di Sant’Elpidio presso Ma-cerata, si affermò al di fuori del-la terra d’origine professando le“humanae litterae” sia in formapubblica, come magister in scuo-le delle Marche, di Spalato, di Ra-gusa, sia in forma privata, qualeprecettore presso importanti ca-sate dell’epoca. Il saggio a firmadi Sante Graciotti ne riconosceil ruolo e la capacità di stabilireimportanti relazioni tra le duesponde, veicolando l’ Umanesi-mo e contribuendo alla forma-zione del “Rinascimento Adria-tico”. Si avvalsero del suo ap-porto culturale giovani rampollidella borghesia mercantile dal-mata, che da lui appresero la cul-tura classica e la lingua latina.Valga tra tutti il grato ricordo delsuo allievo più famoso, MarcoMarulo. Lo scambio tra le due co-ste viene confermato dal saggiodi S. Malinar: i dalmati anda-vano a studiare nella penisola, perlo più a Padova, dalla penisola gliintellettuali trasferivano il loro sa-pere sulla coste della Dalmazia.Adriatico equivale tuttavia a Gol-fo di Venezia e a Venezia ci ri-porta il libriccino di L. TURCHI,Le Storie di Carpaccio, ed. La

Toletta, VE, 2015, pp. 132, € 14,dedicato ai lettori più giovani.At-traverso la finzione letteraria,Vittore Carpaccio descrive ilsoggetto dei suoi teleri alle damedella Ca’d’Oro, illustrando tra glialtri il ciclo di San Giorgio e diSan Girolamo della Scuola Dal-mata e traendone spunto per ri-costruire l’abbigliamento,l’arredamento e il costume delQuattrocento veneziano, così daricreare suggestive atmosfere inun libro interattivo. M. MA-STROSANTI, Il Dalmatico II,Aggiunte Significative, poligr.Bellomo, AN, 2015, costituiscela seconda tappa dell’indaginelinguistica condotta dall’autoresulla koinè linguistica dell’Adria-tico attraverso l’impronta la-sciata nei secoli lungo le costedall’antico dalmatico nei lemmidialettali. Il gravoso impegnodella ricerca condotta contribui-sce a testimoniare attraverso il lin-guaggio quotidiano la presenzadella tradizione italiana.La seconda sezione d’ indagine“NOSTRE INIZIATIVE EDI-TORIALI” ha proposto anzituttol’opera più significativa e mo-numentale edita quest’ anno:a c. E. IVETIC: G. PRAGA,Scritti sulla Dalmazia, Società

Dalmata di Storia Patria- VE,2012-2013-2014, tomo I pp. 743,II pp. 685, III pp. 697.Il compito di illustrarla è dove-rosamente andato al primo rela-tore della mattinata, il Presiden-te dell’ADIM- Sindaco del LCZEFranco Luxardo, in qualità di Pre-sidente della Società Dalmatadi Storia Patria di Venezia, che harealizzato la pubblicazione dell’opera in edizione congiunta conil Centro di Ricerche Storiche diRovigno, tanto che entrambi gli

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Enti ne hanno prodotto una vesteeditoriale. L’ opera è stata pre-sentata ufficialmente durante unConvegno di Studi svoltosi nelmese di giugno presso l’ Uni-versità di Padova, con il contri-buto dei principali artefici dell’opera. La genesi risale al 1979, al-lorchè il prof. Radossi, direttoredel CRSR, scovò in una libreriaantiquaria di Trieste quattro vo-lumi contenenti la copia della pro-duzione storiografica di Praga,dall’autore stesso raccolti nell’ in-tento di unificare i suoi scritti.Manca “La Storia di Dalmazia”,da lui pubblicata in seguito, perpoter definire quest’ edizioneOperaOmnia, ma è indubbio chele oltre duemila pagine, suddivi-se in tre tomi, costituiscono un’eredità perenne della ricerca delgrande studioso. Nell’arco di treanni, sotto il coordinamento delprof. Egidio Ivetic, sono stati tra-scritti tutti i saggi, monografie earticoli di Giuseppe Praga. L’im-portanza dell’ autore è probabil-mente dato acquisito da tutti i dal-mati, vale comunque la pena ri-cordare almeno che Praga a Za-ra fu tra i fondatori della Socie-tà Dalmata di Storia Patria, non-ché direttore della BibliotecaParavia, prima dell’ esilio che loportò a Venezia, dove fu colla-boratore della Biblioteca Mar-ciana e da dove promosse la ri-nascita degli studi dalmatici ne-gli anni della “congiura del si-lenzio”. Profondo conoscitoredi slavistica, aveva competenzetali che egli avrebbe potuto trat-tare la storia dei croati! A lui sideve la compilazione di trentavoci per l’ Enciclopedia Trecca-ni, a lui va la nostra gratitudinedi dalmati per poter vantare uncosì illustre esponente. E la gra-titudine va anche alla Società Dal-mata di Storia Patria e al Centrodi Ricerche Storiche di Rovignoper la pietra miliare da loro col-locata nella storiografia e nellacultura dalmata cui la nostraRassegna è dedicata.F. FORNASARO, Gli Appuntidi Stipe, ANVGD Comit. Prov.UD, ed. Graphis, UD, 2015, na-sce grazie al Comitato di Udinedell’ANVGD e il nostro SilvioCattalini ne è stato l’ ispiratore.L’ autore, farmacista a Cividale,nato a Trieste da famiglia istria-

na, affine a Tomizza per la sua at-tenzione ai rimasti, offre un ro-manzo-saggio che copre un am-pio arco temporale, dal 1878 al1975-Trattato di Osimo. La vi-cenda storica si sviluppa attra-verso i dialoghi, di sapore so-cratico, tra il giovane ricercato-re Matteo e il prof. Giuliani, chelo aiuterà a stendere una tesispecialistica sul confine orienta-le, fino a divenire il suo mento-re. Pregevoli l’analisi degli op-posti nazionalismi e la ricostru-zione delle fasi di quello slavo,dall’ Illirismo al Panslavismoallo Jugoslavismo, la denunciadell’ impronta sciovinista delclero croato, nonchè della pe-renne ostilità tra serbi e croati, ilriconoscimento di uomini illustricome Palatucci, Soglian, Ser-rentino. Meno condivisibili, per-ché riduttive, fino a rasentare ilgiustificazionismo, l’ assimila-zione dei tribunali del popolo alcomportamento degli italiani inDalmazia o la dichiarazione chel’esodo fu “il frutto di scelte scia-gurate perpetuate dal preceden-te regime mussoliniano”. Sap-piamo tutti che fu anche così, mache non fu solo così, anzi…Cosìpure l’ attributo “discussi” attri-buito agli Accordi di Osimo sti-pulati nello spirito della Dichia-razione di Helsinki stride con lanostra ferita ancora aperta. Soloalla fine del romanzo, che com-pie la maturazione storica edetica del giovane, scopriremo lasua metamorfosi in “Stipe” atte-stata dal titolo: Stipe come omag-gio al protagonista de “La MigliorVita” di Tomizza e Stipe come ilnonno materno istriano di Mat-teo, in una ritrovata riconcilia-zione finale dopo l’analisi di vi-cende che hanno saputo solo di-videre.

E ancora ad un ComitatoANVGD, stavolta quello di Pa-dova, va il merito della pubbli-cazione di: a c. SME- UFF.STOR., V. KOSTIC, Storia diun Prigioniero degli Italiani du-rante la Guerra inMontenegro( 1941-1943), ROMA, 2014, pp.160. Il secondo relatore dellaRassegna, l’Assessore del LCZEgen. Elio Ricciardi, che tenace-mente ha creduto nella bontàdel progetto e ha contribuito inmodo determinante alla sua rea-lizzazione, ha recensito l’operaattraverso le sue dirette parole chepubblicheremo nel prossimo nu-mero.“STORIA E LETTERATU-RA IN DALMAZIA” è il tito-lo della terza sezione, che inclu-de opere edite nell’ ultimo annosull’ una e sull’ altra sponda.S. SELIMOVIC, Esuli tra Po-litica, Diritto e Diplomazia, ed.Plejada, Zagabria, 2015, è un in-

teressante saggio che analizza conaccenti invero inediti il temadell’ esodo. Ne ha curato la tra-duzione e la recensione l’ As-sessore dott. Walter Matulich, co-stretto suo malgrado dall’ infamedecreto Peruško ad imparare cor-rettamente la lingua serbo-croa-ta, studiando sui banchi dellescuole croate prima che la fami-glia ottenesse l’agognato decre-to d’opzione precedentemente re-spinto. La travagliata vicendafece sì però che a Matulich ilLCZE si possa rivolgere ogni-qualvolta occorra una mediazio-ne linguistica e di ciò tutti gli sia-mo grati. Tra le questioni prese inesame da Selimovic, ad es. lo spi-noso tema dei beni abbandonatie del debito di Croazia e Slove-nia verso l’ Italia, spicca la con-clusione. Lasciamo la parola al

relatore Matulich:Il capitoloConclusione contieneconsiderazioni ed affermazioniche, prima, non abbiamo mai let-te nella pubblicistica croata o ex-jugoslava. L’autore si è espostocon considerazioni ed afferma-zioni obiettive, direi coraggiose.Eccone uno scampolo.Nell’opinione pubblica croata èancora significativamente pre-sente il modello ideologico-oc-cupatore, usato per capire gli av-venimenti del dopoguerra de-terminanti i nuovi rapporti, con-finari e no, fra l’Italia e l’ex Ju-goslavia. La credenza che agliItaliani nella sponda orientaledell’Adriatico ci si possa riferi-re unicamente nella loro qualitàdi occupatori e non nella veste diabitanti autoctoni; e che la mi-grazione degli esuli sia stataunicamente il risultato della ca-duta del fascismo, costituisceuna delle diffuse rappresentazioninell’immaginario collettivo na-zionale, su cui molti (in)diretta-mente e (in)consapevolemte pog-giano nelle discussioni politi-che ed accademiche. Questo la-voro ha evidenziato l’unilateralitàdi siffatte valutazioni (pag. 157).I territori dell’Istria, di alcuneisole quarnerine, di Zara, en-trarono a far parte dello Stato Ita-liano non in base ad una classi-ca occupazione militare, ma co-me conseguenza dello sfalda-mento dell’Impero Austro-Un-garico e della creazione di unanuova carta geopolitica del-l’Europa. I principali protagonistidel nuovo quadro europeo, dopola Prima Guerra Mondiale, fu-rono le forze vittoriose dell’In-tesa, cui aveva aderito l’Italia. Ela Conferenza di Pace di Ver-sailles del 1919 diede alla nuo-va carta d’Europa, direttamenteo indirettamente, una legittimitàpolitica ed internazionale (pag.158).”Gli Atti della Giornata di studiosvoltasi a Padova il 2/11/2007 so-no confluiti nel testo:a c. L. BORSETTO- N. BALICNEZIC- Ž. NEZIC, Letteratu-ra, Arte, Cultura Italiana tra ledue Sponde dell’Adriatico,Univ.PD e ZD, Zadar, 2014, pp. 183.Tra i saggi ivi raccolti spiccaquello di Dario Canzian “ IRapporti politico-sociali e la

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circolazione professionale traPadova e la Dalmazia nel XIVsec.”, che ricostruisce le note ecomplesse vicende della trian-golazione politica tra Dalmazia,Venezia e Ungheria e documen-ta come nelle nostre terre ilknow-how notarile, medico egiuridico anche sotto la domina-zione ungherese provenisse daPadova (storicamente ostile aVenezia ai tempi della Signoriadei Carraresi).Nedeljka Balić Nezić nel saggio“ La Letteratura Croata nei Pe-riodici italiani di Zara tra ledue Guerre” denuncia la “for-zata italianizzazione” del perio-do 1920-1943, con la conse-guente interruzione dell’editoriacroata e l’ abbandono della cittàda parte degli intellettuali croa-ti. Riconosce che in tale fase nonfu prodotta letteratura croata a Za-ra, soggiungendo “ dove nonabbondano neppure opere lette-rarie in italiano” a parte i perio-dici locali. Non poco tuttavia, da-to che videro la luce in quel pe-riodo, oltre a 5 periodici – tra cuila Rivista Dalmatica fondata nel1899, fu pubblicata sino al 1911,riprendendo le pubblicazioni,appunto, nel 1922 e gliAtti e Me-morie per la Storia della Dalma-zia- 3 lunari, 11 giornali, 13 fo-gli umoristici ( di quest’ultimi ab-biamo dato conto nella scorsa edi-zione della Rassegna).Condannainoltre la “pregiudiziale di supe-riorità culturale italiana su quel-la croata”, attuata anche dal ten-tativo di Arturo Cronia e di Ilde-brando Tacconi di presentare co-me italiani o meri imitatori degliitaliani gli autori croati più rile-vanti come Gondola/ Gundulić.Non andrebbe invece dimenticatal’ attenzione prestata da uno sla-vista della statura di Cronia al gla-

golismo e alla slavistica in ge-nerale, nonché gli studi in tale di-rezione di Tacconi stesso e di Pra-ga, come sopra ricordato…La narrativa dalmata è egregia-mente rappresentata dalla riedi-zione di A. COLAUTTI, Pri-madonna, ed. Lit, ROMA, 2014,

pp. 280, € 14,50.Arturo Colautti,nato a Zara nel 1851, trascorseun’ infanzia sfortunata, quasileopardiana, oppresso com’ eradal bigottismo materno e dalsenso del dovere del padre, fun-zionario asburgico, che gli cau-sarono la balbuzie. Altrettantosfortunata la vita sentimentale. Lasua biografia si sostanzia nell’ Ir-redentismo, tanto appassionatoche, aggredito da soldati au-striaci, nel 1881 fu costretto all’esilio a Padova, Napoli, Milano,dove continuò la sua battagliaideale sui principali quotidiani. Siera realizzato infatti quale valentegiornalista, oltre che letterato: nel1876 aveva fondato “ La RivistaDalmatica”- solo 4 numeri, mapresupposto di quella attuale-,pubblicò poi romanzi, poesie esoprattutto i libretti d’ opera chegli conferirono la maggiore no-torietà, come “ Fedora” per Gior-dano e “ Adriana Lecovreur”per Cilea. Morì nel 1914 a Roma,dove, date le sue lotte interven-tiste, fu vietata una cerimoniapubblica, per timore di manife-stazioni. Dava fastidio anche damorto, nonostante i lusinghierigiudizi su di lui espressi da Car-ducci, Capuana, Verga. “Prima-donna”, romanzo pubblicato po-stumo nel 1921, e probabilmen-te incompiuto, è intriso di so-stanza autobiografica: il prota-gonista, Carlo Coletti, riecheggial’ autore non solo nella conso-nanza del cognome, ma anche

nelle coincidenze della balbuzie,del matrimonio infelice, dellamorte della figlia. Il romanzo sisviluppa su due livelli: quello co-rale, che ricostruisce l’ ambien-te del teatro d’opera visto dietrole quinte, un backstage di cantantispiantati, critici corrotti, impresarisenza scrupoli, cantanti in carrieravittime di ricatti sessuali. Il re-portage offre una tranche de viesecondo i metodi del Naturalismodi Zola, anche se su quel mondodi similori incombono un sensodi decadenza, un’atmosfera mor-bosa e degradata, che sconfina-no già nel Decadentismo di po-co successivo alla fase del Rea-lismo. Ne fa fede la protagonistastessa, la “primadonna”, in teo-ria prototipo della femme fataledannunziana, in realtà tale soloper aspirazione, sostanzialmen-te insipida. L’ambiguità della suabellezza virginea provoca i tor-menti della carne nel protagoni-sta, che da lei sarà condotto allarovina morale e materiale, ben-chè consapevole dell’ inconsi-stenza della donna, definita conun’ efficace allitterazione “stu-pendo e stupido animale”.Al fascino naturale della nostra

terra non resiste neppure Giaco-mo Scotti che, tralasciando il fi-lone storiografico, non proprio inlinea col nostro sentire…, ci pro-pone: G. SCOTTI, Fiabe e Leg-gende di Dalmazia, ed. Santi

Quaranta, TV, 2015, pp. 173,€13. Tra i Velebit battuti dalla bo-ra, il mare e le isole egli ambientaleggende popolari e fiabe, taloraingenue, talora rivisitate in chia-ve laica rispetto a quelle della tra-dizione, dalle quali traspare, in-discutibile, l’ amore per la Dal-mazia.Che noi zaratini amiamo la no-

stra Zara, il nostro Paradiso Per-duto, è fatto del tutto naturale, maquando di Zara si innamora unascrittrice di Cittadella, provinciadi Padova, fino al punto di dedi-carle il suo primo romanzo pie-no di passione e con totale com-petenza della realtà urbanisticadella nostra città, non dobbiamosentirci commossi e colmi digratitudine? È quanto ci è acca-duto con il libro di M. R. AR-MANO, IDelfini, ed. Cleup, PD,

2014, pp.155, €14, un dono sor-prendente quanto inatteso, per cuiabbiamo invitato Maria Rosaria,l’autrice, a presentarlo in veste d’ospite d’ onore. Di Zara avevasentito parlare in casa, dato cheil nonno, Gavino Sabadin, tantomeritorio nei nostri confrontiquando fu Prefetto di Padovanell’ immediato dopoguerra, aZara aveva aperto una fabbricaall’epoca del Governatorato del-la Dalmazia . E proprio il Go-vernatore, trasfigurato nel per-sonaggio di Gombo, “un uomobellissimo”, riempie di sé le pa-gine del libro e la fantasia di Mi-lena, la protagonista, ammaliatadal fascino dell’ uomo, pur vi-vendo la lacerazione della perditadi fede nei miti gloriosi del Fa-scismo. La narrazione, che di-verrà tragica, si arresta prima deibombardamenti di Zara, senza ta-cere l’orrore delle sevizie dei par-tigiani titini e anticipando allu-sivamente la strage degli inno-centi zaratini attraverso la de-scrizione dei corpi sanguinolen-ti di delfini uccisi per fini indu-striali, quei delfini che non a ca-so danno il titolo al romanzo. ConMilena passiamo il ponte di Ce-raria, attraversiamo Calle delTribunale e tante altre, viviamoun incontro con Gombo alla

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Fontana delle Colovare… e Za-ra balza fuori, con tutta la sua pro-rompente bellezza, che strazia an-cora tutti noi, che ha stregato an-che chi, come laArmano, l’ha vi-sitata un’ unica volta.IL NOSTRO PARADISOPERDUTO è per l’appunto il ti-tolo della quinta sezione, che ri-volge lo sguardo alle bellezze na-turali della Dalmazia, prendendoin esame anche la più recente gui-da turistica: a c. J. BOU-SFIELD, Croazia- L’Istria e laDalmazia, Easy Rough Guide,

ed. Feltrinelli, MI, pp.256,€11,90. Quale l’ intento premi-nente della recensione? Verificareil “trattamento” riservato allanostra toponomastica, dato l’as-sommarsi di tante dolorose espe-rienze da noi verificate nellastampa, che poi ricadono sui no-stri turisti tratti in inganno e ca-paci di pronunciare solo, più omeno bene, le località di Krk,Rab, Zadar e così via. General-mente i toponimi sono riportatinella duplice accezione, croata eitaliana, anche se ancora toccaleggere solo Opatija, Trogir, o ladescrizione della “ Dekumanska”di Parenzo o del “ Korzo” di Fiu-me, constatare che Juraj Dalma-tinac così nasce e così muore!An-che l’ introduzione storica rive-la notevoli falle, dai 72 (sic!)bombardamenti di Zara, come senon ne fossero bastati 54, alla di-chiarazione che nel 1918 l’ Italia“occupò” l’ Istria!!!C’è una storia singolare, quella diun signore di Modena, che ad uncerto punto molla tutto e si tra-sferisce a Lopud- Isola di Mez-zo, situata tra Calamotta e Giup-piana nell’ arcipelago delle Ela-fiti vicino a Ragusa. Lo possia-mo ricostruire in L.APPARUTI,

Lopud - L’Isola diMezzo,Goo-gle Play, e-book, pp. 100, €3,89, dove si ricorda anche che lìsi trovava un campo d’ interna-mento preventivo, in cui gli ita-liani salvarono dalla deportazio-ne nazista 400 ebrei di Mostar eRagusa. La ricchezza del testo stanel corredo fotografico, strepi-toso, perché tale è la natura deiluoghi, e nella constatazione per-fettamente condivisibile che perl’autore è preferibile contemplareun tramonto che la tangenziale diModena, mangiare il pesce da luipescato, parlare di maestrale e discirocco piuttosto che di Borsa epolitica…Per quanto riguarda l’ultima se-zione, LA NOSTRA MEMO-RIA, è stato invitato a presenta-re la sua opera anche l’ avvoca-to Pietro Prever, autore di Il Pe-scatore, ediz. Esordienti E- Book,

un romanzo-testimonianza che ri-costruisce le vicende biografichedella madre Marcella, attraversolettere e documenti privati, dise-gnando il doloroso camminodell’ esodo, da Zara all’ inseri-mento nella nuova realtà, per con-quistare la libertà. Ancora unmicrocosmo familiare che, pun-tigliosamente documentato, siproietta sul macrocosmo della no-stra tragedia.Rosanna Turcinovich Giuri-cin ha poi presentato la sua re-cente fatica letteraria …e dopo se-mo andadi via,ANVGD GO, ed.della Laguna, 2014, edita anch’essa grazie ad un ComitatoANVGD, opera che integra nelcaleidoscopio della nostra bi-bliografia il tema dell’Associa-zionismo degli esuli, nato già nel1943 e giunto a contare ai gior-ni nostri 55 Comitati in Italia, 60Club nel resto del mondo, 52 Co-munità degli Italiani e scuole

della Minoranza di ogni ordine egrado sull’ altra sponda, oltre aitre Liberi Comuni, l’Unione de-gli Istriani, le Comunità Istriane,4 centri studi, un teatro, radio, te-levisione ecc. Trecento realtàche preservano e divulgano la co-noscenza del nostro mondo. Ar-ricchisce la trattazione una gal-leria di ritratti e interviste adesponenti del mondo associa-zionistico, a partire dai maggio-ri nomi del nostro esodo.M. PERLINI, Non ho più Pa-tria, ed. Veneta, VI, 2015, pp.160, € 8,00 è la riedizione di un

libretto caro al cuore degli zara-tini, scritto da un colto farmaci-sta, per l’ appunto Marco Perli-ni, curata dalla figlia Daniela.Al-la cronaca familiare dell’ esodotra il novembre ’43 e il maggio’45 si sommano la profonda ri-flessione e lo sgomento per sen-tirsi straniero e smarrito davantialle catastrofi provocate dall’imbecillità umana. Cittadino delmondo, di necessità. ma col ba-ricentro ancora fissato su Zara,capace di ironia, ma anche di pro-fondo scetticismo, sempre e co-munque dalmata, “di bellissimarazza bastarda”.T. VALLERY,LaDistruzione diZara, SDSP – VE, 2015, pp. 79,è un ulteriore dono che il nostroVallery ci consegna, sotto gliauspici della Società Dalmatadi Storia Patria di Venezia, ancorauna voltaAssociazione meritorianella pubblicistica. Il libro, cor-redato da molti interessanti di-segni, mappe e fotografie, ri-percorre la storia della città dal-l’arrivo nel porto di Zara dellaTorpediniera 55 della MarinaItaliana il 4 novembre 1918, al-l’occupazione titina del 30 otto-

bre 1944 che decretò la fine del-la millenaria storia della cittàitaliana. La storia dei bombar-damenti è rivissuta attraversogli occhi del giovane Tullio, co-stretto a sfollare dalla sua casa inCallelarga a Crno-Valnera e poiad esodare. Lo sguardo di suo pa-dre su Zara dal piroscafo che locondurrà all’ esilio, per portarloa morire in un campo profughi,è lo sguardo di tutti noi, è “ Ad-dio Zara, o Zara mia”…B. DETONI, Poesie, 2011, pp.81, è un libriccino di versi scrit-

ti da Bruna Detoni e pubblicatidai figli, per onorarne la memo-ria. Bambina felice che scorraz-zava, giocava a rimbalzello e situffava in mare a Val de Maistro,vive anche lei la tragedia di Za-ra e la traduce in poesia, colma didolore. Affidiamo a lei il nostrocommiato alla conclusione dell’annuale Incontro con la CulturaDalmata: La mia città / La miacittà è posata sul mare / come unrelitto prezioso. / Ha campani-li e palazzi / e monumenti ancoraintatti, / e più su orti e ville e laterra sassosa. / Non c’è più chil’ami come è stata amata: /gente straniera calpesta coi pie-di / pesanti le sue calli.

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pag. 10 gennaio 2016 IL DALMATA

ASSOCIAZIONE DALMATI ITALIANI NEL MONDOLIBERO COMUNE DI ZARA IN ESILIO

CENSIMENTO ANNO 2016 - DOMANDA DI ISCRIZIONEA cura della Segretaria Generale

Rag. Orietta POLITEO - Riviera dei Ponti Romani n. 22 - 35121 PADOVA

Cari amici,

scade quest’anno il mandato quinquennale degli Organi della nostra Associazione, eletti nel corso del raduno di San Marino del 2011.Si devono, quindi, svolgere le nuove elezioni per il rinnovo del Consiglio Comunale dell’ADIM-LCZE per il quinquennio 2016-2021.Al fine di aggiornare l’Anagrafe comunale e completare gli elenchi degli aventi diritto al voto e dei candidati alla carica di ConsigliereComunale, preghiamo gli amici dalmati, di origine dalmata ed i dalmatofili, di compilare in ogni sua parte l’allegata “ scheda di iscri-zione ” e di spedirla sollecitamente al mio indirizzo postale più sotto indicato.Gli iscritti all’anagrafe comunale, che hanno partecipato alle votazioni del 2011, devono compilare la scheda di iscrizione e spedirla so-lo nel caso che siano cambiati i loro dati anagrafici o quelli dei loro famigliari.Indirizzo di spedizione della “ scheda di iscrizione” :Rag. Orietta POLITEO – Segretaria Generale dell’ADIM – LCZE (Associazione Dalmati Italiani nel Mondo – Libero Comunedi Zara in esilio) - Riviera dei Ponti Romani n. 22 – 35121 Padovae/o via e-mail a Il Dalmata [email protected], organo ufficiale della nostra Associazione.

Cordiali salutiLa Segretaria Generale - Orietta Politeo

Padova, 30 gennaio 2016

ESTRATTO dallo S T A T U T Oin vigore dopo le modifiche apportate dal Consiglio Comunale il19.09.2015 agli Artt. 4 ed 8 ed alle integrazioni di cui all’Art. 25

Articolo 4 – DEI SOCI

I soci dell’Associazione si distinguono in:

1 - soci effettivi: i nati nella Dalmazia di nazionalità italiana, i lo-ro discendenti della stessa nazionalità ed i connazionali che abbianorisieduto o risiedano in Dalmazia;- soci aderenti: tutti i connazionali che si sentano uniti ai dalmatinegli scopi previsti al punto b) dell’articolo 2, nonché gli enti, as-sociazioni e comunità operanti con finalità uguali a quelle del-l’Associazione.

2 - Sono esclusi dall’Associazione coloro che siano incorsi in rea-ti infamanti o che abbiano compiuto azioni tali da recare disdoroall’Associazione stessa o da offendere comunque la coscienza ci-vica dei cittadini.

3 - La Giunta comunale può fissare una quota annuale perl’iscrizione dei soci.

Articolo 8 – COMPOSIZIONE DEL CONSIGLIO

1. Il Consiglio comunale è composto da 45 membri eletti per refe-rendum popolare e viene rinnovato in via ordinaria ogni cinque an-ni dalla data della sua elezione. OMISSIS

Articolo 25 – DELL’ANAGRAFE COMUNALE

È confermato lo status di soci effettivi o aderenti di quanti risulti-no iscritti nell’anagrafe dei cittadini-soci tenuta ed aggiornata ne-gli anni da Nerino Rismondo e Giovanni Rolli, e che sono stati con-vocati da ultimo all’Assemblea nazionale del 2011.

ESTRATTO dal R E G O L A M E N T Oin vigore dopo le modifiche apportate al quinto comma

dell’Art. 2 dal Consiglio Comunale il 19.09.2015

Articolo 2 – DEI SOCI

Il possesso della nazionalità italiana per l’iscrizione dei soci effet-tivi deve intendersi posseduto, per i nati in Dalmazia, al momentodel loro esodo dalle città di provenienza.Sono inclusi fra i soci effettivi i residenti in Dalmazia che si sonodichiarati di nazionalità italiana presso le rispettive comunità o neicensimenti locali, nonché il coniuge dei nati in Dalmazia e dei lo-ro discendenti, ancorché in essa non nativo.L’iscrizione dei soci aderenti ha luogo su domanda scritta degli in-teressati, presentata alla Giunta Comunale che decide in modo inap-pellabile.L’iscrizione degli enti, associazioni e comunità di cui all’art. 4 del-lo Statuto ha luogo su richiesta di una persona fisica designata dal-la rispettiva presidenza.La qualità di socio, sia effettivo che aderente, si acquista median-te versamento della quota di iscrizione se fissata dalla Giunta co-munale. I contributi versati a «Il Dalmata» sono acquisiti in contoquota annuale, se fissata dalla Giunta comunale, salvo indicazio-ne contraria dell’offerente.La qualità di socio si perde per dimissioni dell’interessato o per can-cellazione. I provvedimenti relativi, deliberati dalla Giunta Comunale,possono essere impugnati dagli interessati di fronte al Collegio deiProbiviri.

N.B.: La qualità di socio si acquista senza versare alcuna quota diadesione, non essendo questa mai stata fissata dalla Giunta Co-munale. L’invio della scheda di votazione ai vostri indirizzi di re-sidenza sarà effettuata successivamente a mezzo lettera ed il suoricevimento varrà ad attestare l’accettazione della domanda di iscri-zione e, quindi, l’acquisizione della qualità di socio.

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IL DALMATA gennaio 2016 pag. 11

Ringrazio tutti i presenti, co-minciando dalle Associazionid’Arma e, fra queste,l’Associazione Naz. Bersagliericon la Sezione di Senigallia,sempre presente, e la bella fanfaradi Jesi-Ostra che già conosciamo.L’Ass. Bersaglieri, come la ge-neralità delle Associazionid’Arma, è nata dopo la primaguerra mondiale per affermarecome fa tuttora, gli ideali del no-stro Risorgimento. Prima esi-stevano dei sodalizi locali naticon finalità prevalentemente dimutuo soccorso. Nel Regnod’Italia il primo nucleo di Ber-saglieri in congedo era nato a To-rino nel 1886, quando i primi so-dalizi bersagliereschi con finali-tà essenzialmente patriotticheerano già nati in Dalmazia, il pri-mo, a Zara, nel 1871. Si tratta-va di ben cinque Società deiBersaglieri, in teoria dedite al ti-ro a segno, ma in pratica societàpatriottiche che avevano preso amodello i Bersaglieri simbolodell’Italia e del Risorgimento.Penso che le prime fanfare di Ber-saglieri non militari siano statequelle di Zara, di Spalato e diBorgo Erizzo. Non è questo ilmomento di ricordare i rapportifra le due sponde dell’Adriatico.Ricordo solo che quando il 9°reggimento bersaglieri era a Za-ra il suo Deposito reggimentaleera lì, dietro al Duomo e che, nel1990, i reduci del battaglione Za-ra, nato dal 9°, hanno ricevuto lacittadinanza onoraria dagli esu-li zaratini in questa piazza, con la

partecipazione della fanfara delbtg. “Oslavia”, erede del 9° rgt..Rendendo omaggio a questo mo-numento lo abbiamo reso a tuttii caduti, di Senigallia, della Dal-mazia, di tutti i caduti per l’Italiae per la propria Patria. Questomonumento ci ricorda le tragediedel secolo scorso, durante lequali noi Dalmati e noi soldatid’Italia facemmo il nostro dove-

re nel modo migliore. Dobbiamoquindi rendere omaggio alla no-stra storia cercando di costruireun futuro migliore. È quello chefanno onorevolmente i nostrimilitari nel mondo. È quello chefa la nostra Ass. dei Dalmati Ita-liani nel Mondo per fare in mo-do che l’Adriatico torni ad esse-re un elemento di unione e che laDalmazia conservi almeno quelpoco di italianità residua, senzala quale non sarebbe più se stes-sa. Ma quest’anno dobbiamo ri-cordare in modo particolare, nelsuo centenario, la prima guerramondiale, una tragedia ma ancheuna grande epopea della qualenon possiamo non ricordare la fi-ne vittoriosa che, fra l’altro, il 4novembre del 1918 portò un pic-colo reparto di fanti ad essere ac-colto dal popolo di Zara in gi-nocchio: era l’arrivo della Patriache si sperava fosse per sempre.Così non fu, ma questo non faperdere il valore di quanto era av-venuto.Ritengo che questa sial’occasione migliore per rendere

omaggio a Francesco Rismondo,in quanto la più vicina al suo sa-crificio, avvenuto il 10 agosto del1915. Dei 5 volontari irredentiMed. D’Oro al VM per esserestati giustiziati dall’Austria dopocaduti prigionieri: in ordine ditempo Francesco Rismondo, Da-miano Chiesa, Cesare Battisti, Fa-bio Filzi e Nazario Sauro, Fran-cesco Rismondo è il Dalmata edè il Bersagliere. Nato nel 1885,sportivo, era il Presidente delClub Ciclistico veloce di Spala-to, che aveva le stesse finalità pa-triottiche delle Società dei Ber-saglieri. Subito prima dell’iniziodella guerra passò il confine conla giovane moglie e si arruolò vo-lontario nell’8° btg. bersaglieri ci-clisti. Il 20 e 21 luglio del ’15l’11°e l’8° btg. ciclisti riuscironoin un’azione eccezionale, la con-quista del Monte San Michele nelCarso goriziano. Un’azionecruentissima per la quale i duebtg. ricevettero rispettivamente laMed. d’Argento e la Med. diBronzo al VM. I Bersaglieri can-teranno poi, con crudo realismoma con giusto orgoglio, “SulMonte San Michele si sa quelloche avvenne, l’han preso i ber-saglieri lasciandoci le penne”.Francesco Rismondo, combat-tendo valorosamente, fu ferito,cadde prigioniero e non fece piùritorno. Dopo la prima guerra

mondiale gli fu attribuita la Med.d’Argento al VM. Successiva-mente si seppe che, riconosciu-to come irredento, era stato giu-stiziato come Chiesa, Battisti, Fil-zi e Sauro. Nel 1952 la Med.d’Argento gli venne quindi giu-stamente commutata in Med.d’Oro, della quale leggerò lamotivazione: (ATTENTI) “Vo-lontario di guerra, irredento,animato dal più alto patriottismo,nelle prime aspre lotte sul Mon-te San Michele, combatteva ac-canitamente dando prova di mi-rabile slancio e d’indomito ar-dimento, finchè cadeva grave-mente ferito. Catturato, ricono-sciuto dal nemico, affrontavaserenamente il patibolo confer-mando col martirio il suo subli-me amor di Patria”–Monte SanMichele, 21 luglio1915-Gorizia10 agosto 1915. (RIPOSO)Speriamo di continuare ad esse-re degni della nostra storia, comelo siamo stati nella seconda guer-ra mondiale e anche dopo il do-loroso esodo dalla Dalmazia.

COMMEMORATO NEL SUO CENTENARIOIL MARTIRIO DI FRANCESCO RISMONDO

di Elio RicciardiRiportiamo il discorso pronunciato dal Gen. Ricciardi nella piazza antistante il Duomo di Senigallia, davanti alSacrario ai caduti, dopo che vi erano stati resi gli onori con la deposizione di una corona di alloro, commemo-rando il martirio di Francesco Rismondo

È prevedibile che entro la finedell’anno si riesca a restaura-re il cippo sul Monte San Mi-chele, con i fondi della Provin-cia di Gorizia ottenuti tramiteil locale Comitato del-l’ANVGD (M.R. Cosliani

È stato trovato recentementeun articolo del 1936 di “Thewin and spirit trade record”che parla della visita a Zaradel Re d’Inghilterra nel 1887con una squadra navale. Rac-conta fra l’altro dell’interventodella locale fanfara dei Bersa-glieri per dimostrare l’italia-nità della città.

IL DALMATA PER L’ASILO DI ZARAL’ asilo “Pinocchio” di Zara ha bisogno di un’ insegnante di lin-gua madre italiana che nell’anno scolastico 2015-2016 affianchi ledue brave maestre già in attività. (Nell’ultimo numero abbiamoscritto erroneamente che le maestre già in attività sono quattro.Rettifichiamo scusandoci della involontaria imprecisione).È opportuno raccogliere il contributo necessario e la direttrice,signora Rina Villani che tutti conosciamo, ci ha chiesto se gli za-ratini possono aiutarla, mandando il contributo al c/c postale n.001019266285 o con bonifico a Poste Italiane IT37 P 07601 12100001019266285 del nostro giornale, oppure al c/c bancario ADIM– LCZE - Banca Monte dei Paschi di Siena – via 8 febbraio - Pa-dova - IBAN: IT11 P 01030 12150 000003500255, per bonifici dal-l’estero BIC: PASCITM1PVD, indicando la causale “Per l’Asilodi Zara”.

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pag. 12 gennaio 2016 IL DALMATA

Gli Italiani di Dalmazia e lerelazioni italo-jugoslave nelNovecento, pubblicato da Mar-silio grazie anche all’impegnodella Società Dalmata di StoriaPatria di Venezia, è il monu-mentale lavoro del ProfessorMonzali che ha comportatoquattro anni di fatica e com-pleta vent’anni di studi e ricer-che dell’autore, docente diStoria delle relazioni interna-zionali al Dipartimento diScienze Politiche dell’Univer-sità degli Studi di Bari “AldoMoro”. Il libro è il risultato diuna iniziativa fortemente volu-

ta dalla S.D.S.P. di Veneziache l’ha patrocinato e presen-tato assieme all’IRCI, IstitutoRegionale per la Cultura Istria-no-fiumano-dalmata, il 14 no-vembre 2015 al Museo di via

Torino, 8, a Trieste. Sul palcodei relatori, oltre all’autore,Franco Degrassi, Presidentedell’IRCI, e Franco Luxardo,Presidente della Società Dal-mata di Storia Patria di Vene-zia. Monzali riassume così ilsenso del suo lavoro: “L’idea èsintetizzare in un’opera com-plessiva quanto la storiografiaitaliana ha prodotto sull’italia-nità adriatica, in particolaredalmata, e sui rapporti con ilmondo jugoslavo”.Si tratta delle “Onde dell’A-driatico”, che la famiglia delmaestro, per mano di Rosita,

presente alla manifestazione,ha voluto donare alla Società.Tra il pubblico, oltre a RositaMissoni, erano presenti Clau-dio Magris, Raoul Pupo, Ful-vio Salimbeni.

Iniziativa di successo della S. D. S. P. di Venezia“ITALIANI DI DALMAZIA”

di Luciano Monzali

CALUNNIEDe un an nel Comun esule deZara se sta verificando tristifati che la boca ne fa sentir ama-ra: gà tacà a sbarufarse quatrogati e saria bel dir “scrivi unapoesia per rinsavir sti siori chepar mati”; opur “metili in unamaldobria che tuti li pituri e chelà i resti”.Ma questa xè purtropo un’uto-pia!Se guardar li podria oci forestie leger tuto quelo che i gà scri-to per rider ghe saria molti pre-testi. Apena che gà un qualcos-sa dito su salta un altro che ri-spondi lesto, con toni duri ‘l vaa zercar l’atrito.Xè facile che nassi in sto con-testo l’ocasion per cambiarsequalche ofesa e ciamarl’aversario disonesto.Tuti i giorni se impiza una con-tesa violenta “dela rissa il ger-go sali” ogni parte se senti vili-pesa e persin se considera mo-rali agresioni de stile comunista,per colpir senza prove i tui ri-vali.Bel saria che sta disputa duali-sta un confronto portassi ala suafine per non andar davanti a ungiurista produsendo insanabilirovine.‘Sta lite tropo longa va media-da: de drio lasseve le questionmeschine e deve cari tuti unacalmada!

Sergio Dasi / Paola Predolin

DICHIARAZIONEDEL SENATOREDI BIAGIO, DI AP

“La salvaguardia dell’identitàstorico-culturale del nostroPaese, tutelando la specificitàdelle minoranza nei territoridi confine non può essere de-rogata in nome della “spen-ding review” ed il rifinan-ziamento delle leggi 72 e73 del 2001 a tutela rispetti-vamente degli esuli italianidall’Istria, da Fiume e dallaDalmazia e della minoranzaitaliana in Slovenia e in Croa-zia si colloca esattamente inquesta prospettiva.”

APPELLODELLA SOCIETÀDI STUDI FIUMANIArchivio Museo storico di Fiume:

Che fine farà la Legge delGiorno del Ricordo?

1) ONORIFICENZE: Finoad oggi non sappiamo se lerichieste per il riconosci-mento dell’onorificenza aicongiunti degli infoibativerranno in qualche modoaccolte.2) SOSTEGNO FINAN-ZIARIO - I contributi previ-sti per legge all’IRCI diTrieste e alla Società di Stu-di Fiumani di Roma, decur-tati a Euro 34.500 dal pros-simo anno probabilmentecesseranno di essere erogati.3) CERIMONIE PUB-BLICHE - A quale titolo cisaranno celebrazioni ufficia-li a ricordo delle vittime del-le foibe e degli oltre300.000 esuli italiani dalleterre giuliane, fiumane edalmate? Esistono emenda-menti, proposte di legge atale proposito, ma finoranessuna risposta in merito ègiunta alla Federazione de-gli Esuli che ha chiesto damesi e mesi un Tavolo digoverno.

Dr. Amleto Ballarini

Una bella recensione di MarinoMicich trova spazio sulla “Vo-ce” di Fiume e testimonia lapossibile e valida collaborazio-ne tra enti della minoranza ita-liana e istituzioni dell’esodogiuliano-dalmata.

Da sinistra, Luxardo, Degrassi, Monzali ed il Prof. Baroni

Sulla copertina spicca un disegno di Ottavio Missoni

L’autore con Franco Luxardo e Rosita Missoni

SCRITTISULLA DALMAZIA

di Giuseppe Praga

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IL DALMATA gennaio 2016 pag. 13

Abbiamo tutti noi dalmati, istria-ni e fiumani una storia così bel-la e sofferente che ci rende spes-so solitari e un po’schivi, distanti,difficili in fondo da comprende-re, come se le cose del mondonon ci riguardassero, poi, più ditanto. Noi questo lo capiamoquando ci incontriamo uno con

l’altro. Ci basta uno sguardo, unpensiero alle nostre terre, un sa-luto ai nostri cari che ci hanno la-sciato per non sentirci soli. Sap-piamo di essere dei sopravvissutia una tragedia immensa e conti-nuiamo ad andare avanti a testaalta per amore delle nostre radi-ci, tanti o pochi che siamo.

Segno che i tempi cam-biano. PositivamenteL’ARCIVESCOVO

MUNZANIOFFRI’MARASCHINO

AI PARTIGIANINel numero del 14 novem-bre, sul periodico ZADAR-SKI LIST viene descrittal’entrata in Zara delle forzejugoslave, senza preclusioniideologiche di sorta.L’intervento sul ZadarskiList è nuovo ed importantenon solo dal punto di vistastorico, ma anche perchépuò rappresentare un segna-le di cui tener conto. AncheSelimovic, a suo tempo, sulperiodico Zadarski Regio-nal di cui era direttore, ave-va cercato di far nascere unanuova coscienza cittadina.Dopo più di dieci anni da al-lora, a Zara sembra esserviqualcosa di nuovo. Qualco-sa sta cambiando.

VI SEMINARIONAZIONALEMINISTEROISTRUZIONE

La Direzione Generale per gliOrdinamenti scolastici e la va-lutazione del sistema nazionaledi istruzione del Ministero del-l’Istruzione, nell‘ambito delleiniziative del Gruppo di lavoroper la conoscenza della storiadegli Esuli dell’Istria, di Fiumee della Dalmazia, istituito conDecreto Direttoriale del 26 ot-tobre 2009, al fine di individuareproposte operative da indirizzarealle istituzioni scolastiche peruna migliore conoscenza dellevicende del confine orientale ita-liano e dell‘esodo dei cittadiniitaliani dai territori istriani, fiu-mani e dalmati, organizza, incollaborazione con il Consi-glio Regionale della Lombardiae con le Associazioni degli Esu-li Istriani, Fiumani e Dalmati, ilVI Seminario nazionale rivoltoai docenti delle scuole di ogniordine e grado, finalizzato ad ap-profondire il significato chehanno assunto Identità e Me-moria per le genti istriane, fiu-mane e dalmate, identità e me-moria a settant‘anni dall‘iniziodell’ esodo. L‘incontro semina-riale si è tenuto nei giorni 10 e11 dicembre a Milano.

La deputata PD, eletta all’este-ro, On. Laura Garavini, dopoaver esaltato il lavoro svolto dal-le molte associazioni di giulia-ni, dalmati, istriani e fiumani al-l’estero, e anche in Italia, mo-derando l’iniziativa promossadal Presidente Rosato in pre-sentazione del libro “Protago-nisti senza protagonismo” diViviana Facchinetti, tenutasinella Sala Aldo Moro della Ca-mera dei Deputati, ha commen-tato: “Il libro di Viviana Fac-chinetti è una preziosa testimo-

nianza che accende i riflettori suuna pagina di storia troppo a lun-go dimenticata.Attraverso le singole storie digiuliani, dalmati, istriani e fiu-mani abbiamo la possibilità ditoccare in prima persona una vi-cenda importante e drammaticadella storia italiana, che ognunodi noi può ripercorrere attraversoi loro ricordi e le loro emozio-ni. Un patrimonio storico-cul-turale che non va dimenticato eche può fungere da monito perle generazioni presenti e future”.

Esuli protagonisti della nostra emigrazioneUN LIBRO DI VIVIANA FACCHINETTI CHERACCOGLIE OLTRE 400 TESTIMONIANZE DIESULI IN TUTTO ILMONDO

Nella ricorrenza dei DefuntiUN PENSIEROAI TANTI DI NOICHE CI HANNO LASCIATO

di Marino MicichIl Dalmata n. 90 si può facilmente leggere on line nei seguenti siti:- hpp://www.arcipelagoadriatico.it

il sito del C.D.M centro di documentazione Multimediale di Trieste- hpp://www.adriaticounisce.it

sito del concorso della Mailing List Histria per le scuole italiane di Istria, Fiume e Dalmazia- hpp://libertates.com

sito del nostro Direttore Dario Fertilio- hpp://it.group.yahoo.com/group/dalmazia_fid/fileII%20%20%20dalmazia/

sito in collegamento con il gruppo Fid Dalmazia

SALUTI E AUGURI AL NUOVO ASSESSORESerena Ziliotto subentra a Enrico Focardi

nella Giunta del LCZE

La Giunta del Libero Comune, nella riunione del 17 ottobre 2015,ha cancellato dai soci del Comune Enrico Focardi sia per le ripe-tute lunghe assenze che per la sua presenza attiva all'incontro diGrado, in contrasto con tutto ciò che fa il nostro Comune. Sub-entra conseguentemente nella carica di assessore la prima dei“non eletti” nella votazione, dott.ssa Serena Ziliotto.

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pag. 14 gennaio 2016 IL DALMATA

CONTO ECONOMICO ESERCIZIO 2014

PROVENTI / ENTRATE

Contributi ricevuti ex lege 72/2001 per progetti culturali presentati - anticipo 50% anno 2012 44.500,00

Proventi diversi - Contributo Comune di Jesolo per spettacolo Cristicchi + vendita libri 6.637,27

Contributi ricevuti dai lettori per il periodico Il Dalmata 3.706,60

Interessi attivi su c/c bancari 813,09

TOTALE ENTRATE 55.656,96

ONERI / USCITE

Spese sostenute per lo svolgimento del Raduno di Iesolo 20.188,15

Il Dalmata - Spese di stampa � 8.528,00 + spedizioni � 4.202,69 + varie 13.709,87

Spese per attività diverse - stampa libro Donati + premi concorso ML Histria studenti in Dalmazia 4.722,00

Spese di gestione del Consiglio comunale 1.056,00

Varie viaggi e rimborsi 1.091,52

Spese amministrative e di gestione della Segreteria Generale 738,8

Spese bancarie e postali 718,12

Interessi passivi bancari 143,1

TOTALE USCITE 42.367,56

AVANZO DI ESERCIZIO 13.289,40

TOTALE A PAREGGIO 55.656,96

DATI PATRIMONIALI ESERCIZIO 2014

A T T I V I T A '

Banca MPS c/c ordinario 7.386,48

Poste c/c ordinario - contributi per Il Dalmata 1.573,76

Poste c/anticipi per espedizioni Il Dalmata 397,31

Crediti Diversi - somme anticipate in attesa di documentazione 291,7

Crediti L. 72/2001 - MAE / MIBAC -Valori anticipati su progetti anni 2011/12 124.500,00

Crediti L. 72/2001 - MAE / MIBAC -Valori anticipati su progetti anno 2014 28.500,00

Banca MPS - somme investite 19.963,04

TOTALE ATTIVITA' 182.612,29

P A S S I V I T A'

Disavanzi / Avanzi esercizi precedenti 11.451,01

Prestito infruttifero Società Dalmata di Storia Patria - Venezia 30.000,00

Fornitori vari fine esercizio 2014 3.181,00

Debiti diversi 190,88

Risconti passivi su progetti MAE - MIBAC - anno 2011 � 42.500,00 - anno 2012 � 82.000,00 124.500,00

TOTALE PASSIVITA' 169.322,89

AVANZO DI ESERCIZIO 13.289,40

TOTALE A PAREGGIO 182.612,29

“Il Rendiconto dell’Esercizio2014 con l’opportuno ausiliodi un moderno supporto infor-matico, è stato redatto sostan-zialmente con il criterio di cas-sa (Entrate/Uscite), ma al finedi evidenziare una situazionepiù aderente alla realtà dei fat-ti (fortemente condizionata dalritardo con cui vengono eroga-

ti i contributi pubblici), esso èopportunamente integrato conalcune voci relative a contribu-ti attesi e spese già sostenuteper attività culturali svolte neipassati esercizi”. omissis. “Isottoscritti Revisori, hannopotuto rilevare che gli organiamministrativi hanno corretta-mente agito, tenendo presente,

da una parte, il più volte ri-chiamato ritardo nell’eroga-zioni dei contributi pubblici ela probabile loro riduzione fu-tura, ma dall’altra cercando dipreservare le risorse destinatealle attività istituzionali dellanostra associazione, medianteil contenimento delle spese ge-stionali e di funzionamento.

Alla luce di quanto sopra, isottoscritti Revisori concorda-no con quanto evidenziato dal-l’Assessore responsabile del-l’amministrazione ed esprimo-no quindi parere favorevole al-l’approvazione del Rendicontodell’esercizio 2014. Padova,13 settembre 2015”

Sintesi della relazione del COLLEGIO DEI SINDACI / REVISORI DEI CONTI sul ren-diconto dell’esercizio 2014 redatta dai Sigg. Mario Rude, Presidente, Giuseppe Rocco eGiovanni Battista Zannoni, Revisori, nominati dal Consiglio comunale nel 2014.

RENDICONTO DELL’ESERCIZIO 2014

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IL DALMATA gennaio 2016 pag. 15

C I H A N N O L A S C I A T Oa tutti i parenti le più sentite condoglianze

LEONARDO VARISCO ci halasciato lo scorso 1° ottobre2015. Nato a Zara il 12 sett.1926era figlio di Umberto che lavo-rava alla Manifattura Tabacchi.Nel 1946 emigrò inAustralia conl’I.R.O. dove, superate le diffi-coltà dei primi anni, a Wantirna-Melbourne formò una bella fa-miglia. Col cugino Tonci, figliodi Francesco che a Zara avevabanco in pescheria, poi carabi-niere decorato di M.O.V.C., feceparte di quella irrequieta e scan-zonata“mularia” che rendevafrizzante la vita cittadina congiochi, scherzi, invettive, ma an-che generosa e ricca di umanità.A Zara nel 1944 con altri giova-ni zaratini dovette rispondere al-la leva obbligatoria ordinata daipartigiani di Tito. Non soppor-tando quella condizione e col ri-schio della vita, per i disertori viera la fucilazione, fuggiva a ca-sa ogni volta che gli era possibi-le. A Zara non si poteva restare eLeo decise di andarsene. Nel1944 in Riva Derna attraccaronoalcune navi inglesi, guardate a vi-sta dai “drusi” era impossibile av-vicinarsi. Si fece allora amici al-cuni marinai che si recavano inlibera uscita e li convinse a far-lo imbarcare di nascosto. Un belgiorno, infilatosi una tuta da la-voro ed un cappello di tela da ma-rinaio, col suo fisico atletico,portando sulle spalle come fosseubriaco il non lieve peso dell’a-mico Luca, dalmata di etnia croa-ta di Obrovazzo, superò il puntodi controllo militare per l’accessoalle navi. S’infilò subito sotto-coperta e con l’amico, che gli furiconoscente per tutta la vita,gioirono a lungo per la libertàconquistata con tanta fortuna,

astuzia e perizia. Zara allora vi-veva sotto l’oppressione della po-lizia segreta comunista jugosla-va che dovunque aveva occhi eorecchi, tanto che la libertà pertutti i Dalmati era divenuta un be-ne prezioso. Per Leo quella fugafu l’inizio di una nuova vita chenon gli fu sempre amica, durasorte condivisa dai molti dalma-ti costretti a vivere l’esilio lontanodalla loro Patria. Alla moglieJaqueline, ai figli Leonia, Jan,Jenneifer e Marco le condo-glianze de Il Dalmata. Di lui ser-beranno per sempre un grato ri-cordo i cugini Dario Dunatov eGiorgio Varisco con i parentitutti e gli amici che lo hanno co-nosciuto, primo fra tutti MarioBallarin, l’amico fraterno digiorni felici. GV

Il 6 novembre 2015 è improvvi-samente scomparsa la concitta-dina DIVINA (DIVA) FABU-LICH VED. PARODI.

Nata a Zara il 18 dicembre 1937,a 10 anni intraprese con la fami-glia la via dell’esodo approdan-do a Varese nel 1947. In età la-vorativa fu assunta in un grandeemporio nazionale e nel 1965convolò a nozze con il direttoredello stesso Rodolfo Parodi, ot-timo dirigente. La sorte ha volu-to che il compagno della vita lefosse strappato troppo presto la-sciandola con tre figli ancora intenera età. Con grande sacrificioha saputo superare questa diffi-cile situazione dimostrando gran-de serenità e dignità. Amante delnostro mare di Zara, si era damolti anni innamorata delleescursioni in montagna che laportavano con gli amici del CAI

ad assaporare i paesaggi dell’ar-co alpino e le passeggiate al Sa-cro Monte di Varese simbolodella città. La cattiva sorte l’haportata a morire in modo dram-matico in un momento di tran-quilla contemplazione della na-tura in vicinanza di un rifugio diAlagna Valsesia, quota duemila,per un tragico scivolamento e lacaduta in un burrone. La notiziadella tragedia ha avuto ampia ecoper più giorni sulla stampa loca-le e ha colpito i molti amici checon il suo carattere gentile ed af-fettuoso e la sua disponibilità siera conquistati e dei tanti che laconoscevano per averla vistasfrecciare con la sua bicicletta incentro città e in periferia alle pre-se con la quotidianità della vita.I funerali officiati dal Prevosto diVarese Monsignor Luigi Pani-ghetti si sono svolti con la par-tecipazione di centinaia di citta-dini varesini e degli amici esuliche l’hanno ricordata con la pre-senza della bandiera di Dalmazia.Ai figli Cristina, Guido eAndrea,alle sorelle Giovanna e Nora, alfratello Libero, ai numerosi nipotie familiari va il cordoglio diquanti le hanno voluto bene

Honoré Pitamitz

Il 18 novembre 2015 a Mestre(VE) ci ha lasciato GIORGIOGIADRINI. Nato a Zara nel1929 vi aveva frequentato le ele-

mentari e l’Istituto Tecnico, du-rante l’occupazione slavo-co-munista anche il ginnasio ita-liano. Esercitato il diritto di op-zione, con i famigliari era venutoesule in Italia. Dopo un brevesoggiorno nel campo profughi diMantova si era trasferito a Udi-

ne dove il padre, dipendentestatale, era stato riassunto inservizio. Stabilitosi a Veneziacontinuò gli studi conseguendoil diploma di geometra venendopoi assunto per concorso nei ser-vizi tecnici del Ministero dellePoste. In pensione dal 1994 gliera stata conferita l’onorificenzadi Cavaliere al Merito della Re-pubblica. Lascia la moglie Ne-via Materazzi, di famiglia ita-liana di Spalato, che aveva spo-sato nella chiesa di S. Stefano aVenezia nel lontano 1957 e duefigli, Flavia e Renato. Era un ap-passionato collezionista e nelcorso della sua vita aveva rac-colto cartoline, foto, stampe,carte geografiche, giornali, bol-lettini teatrali e turistici e ogni al-tra documentazione che riguar-dasse la Dalmazia e Zara inparticolare. La sua collezione divecchie cartoline di Zara, com-posta da migliaia di pezzi, è sen-z’altro la più nota e importante.Nel 1987 aveva prestato partedella sua collezione per unamostra allestita presso il MuseoPopolare di Zara che aveva ri-scosso grande interesse. Recen-temente aveva pubblicato unaserie di album fotografici suglieditori zaratini di cartoline. Era-vamo molto amici e spesso loaccompagnavo nelle sue ricerchepresso i mercatini di antiquariatodel Veneto, desidero tuttaviasoprattutto ricordare il concretoe costante aiuto che diede per lasistemazione del numeroso ma-teriale che perveniva alla Scuo-la Dalmata di Venezia, specienella fase iniziale dell’allesti-mento dell’Archivio Museo del-la Dalmazia, quando molti era-no ancora scettici sull’iniziativasognata e voluta da Nerino Ri-smondo. Eravamo molto diver-si, forse complementari, perquesto lavoravamo bene insie-me. Lo ricordo con riconoscen-za. Mi mancherà molto !

Tullio Vallery

La scomparsa di Giorgio Gia-drini è stata ricordata anche a Za-ra, la città natale con cui nonaveva mai perduto il contatto

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pag. 16 gennaio 2016 IL DALMATA

IL DALMATAPeriodico dell’AssociazioneDalmati Italiani nel Mondo –

Libero Comune di Zara in Esilio(ADIM – LCZE)

DIRETTORERESPONSABILE

Dario Fertilio

EDITOREAssociazione Dalmati Italiani

nel Mondo - Libero Comune diZara in Esilio

Via Romana n. 42 - 35038Torreglia (Padova)CF 93058500427

Aut. Tribunale di Trieste n. 972 del06.11.1997 ed al n. 349/2015 V.G.Realizzato col contributo del

Governo italiano ai sensidella legge 191/2009 e s.m.

CAPO REDATTOREGiovanni Grigillo

SEGRETERIARachele Denon Poggi(tel. 333 37 60 754)

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Guido Battara - Gioia CalussiAdriana IvanovFranco LuxardoWalter Matulich

Orietta Politeo - Elio RicciardiGiovanni Salghetti-Drioli

Giorgio Varisco

COLLABORATORIFranca Balliana Serrentino - MariaVittoria Barone Rolli - Maria Luisa

Botteri Fattore - Sergio Brcic -Silvio Cattalini - Raffaele Cecconi -

Antonio Concina - Giuliano DeZorzi - Giorgio Giadrini -

Honoré Pitamitz - Franco RismondoLucio Toth - Serena Ziliotto -

Tullio Vallery

STAMPABattello stampatore srls - Trieste

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CI HANNO LASCIATOa tut t i i parent i le più sent i te condoglianze

mantenendo rapporti con alcu-ne istituzioni culturali. AbdullahSeferovic, noto giornalista, scrit-tore e studioso zaratino nel suosito web, ha ricordato l’amicodefinendolo “il più insigne col-lezionista zaratino”. “A Mestre(Venezia) è scomparso, il 18 no-vembre 2015. Nato a Zara(Campo Castello) nel 1929….Giorgio Giadrini ha raccoltoappassionatamente cartoline, fo-tografie, carte geografiche, in-cisioni all’acquaforte, pubbli-cazioni turistiche, scatole di si-garette, annunci commerciali,etichette industriali, tutto quan-to valesse a testimoniarel’identità culturale di Zara. Lamostra d’una parte della suacollezione di antiche cartolinezaratine, allestita presso il Mu-seo Popolare nel 1987, solleci-tò un memorabile interesse nel-la pubblica opinione, configu-randosi come simbolo di rivita-lizzazione della sensibilità cit-tadina. Consegnò alla Bibliote-ca Scientifica manoscritti sul-l’attività degli editori di cartoli-ne zaratine”.Alla famiglia Giadrini a nome

dei Dalmati che lo ricordano conaffetto e simpatia per averloconosciuto ed apprezzato, lecondoglianze de Il Dalmata.

GV

Il 16 dicembre a 101 anni si èspenta GABRE GABRIC. Na-ta ad Imoschi nel 1914 era un’at-leta italiana.

È morto dopo qualche mese dimalattia FRANCO de DENA-RO, una delle “colonne storiche”

della vela triestina e il cui nomeè indissolubilmente legato alla“sua” classe velica che nel ’48battè Agostino Straulino e TitoNordio, l’olimpionica Star. Na-to a Zara nel 1926, de Denaro eratornato a Trieste circa 20 anni fadopo un’intensa vita di lavoro,che l’aveva portato come ultimoincarico a comandante dei pilo-ti del Porto di Venezia. Fino al-l’ultimo, de Denaro aveva con-tinuato a regatare, con nuovisuccessi: un “inno” allo sport pra-ticato in età inoltrata. A Triesteaveva vinto ad esempio la 25.aedizione del Trofeo ChallengeBaron Banfield, svoltosi alloYacht Club Adriaco: 12 equi-paggi di ultra 60enni si erano in-fatti contesi l’ambito trofeo nelGolfo di Trieste, regatando gra-zie a un leggero vento di libeccio.Anche così, un po’al rallentato-re, il migliore era stato, su“Tyche”, il comandante de De-naro, che aveva unito il risultatosportivo agli abbuoni per l’età ditimoniere ed equipaggio, vin-cendo anche nella categoria oltregli otto metri.

BRIATAWALTER, Torino, per ricorda-re mia madre Vadopia Maria che è nel ci-mitero di Zara, €50BOTTURA MARIA GRAZIA, Morbe-gno (SO), €10CAFFARELLI FRANCO, Roma, €15CHERSICH, Milano, €15COGLIEVINA MARINO, Maseradavasul Piave (TV), € 15COLALUCE GAETANO, Varese, perZara €30CONCINA ANTONIO, Orvieto, €50COSTA SILVIA, Trento, €10COSTAURABOXIN ARIANNA,Alba,(CU) con gli auguri di un anno migliorea tutti i dalmati, €20CRONIA LIONELLA, Bologna, per ri-cordare i cari defunti, €50de’DENARO LILIANA, Colverde, €10DUIELLAANNA, Riva del Garda, €15KERSOVANI SERGIO, Trieste, in ri-cordo della mia cara Anna StipecevichKersovani che riposa a Trieste e della miacara mamma, €25GARBELLOTO SpA, Conegliano (TV),per ricordare il comm. Pietro Garbellot-

to, €100GALLO FLAVIO, Gallarate, in ricordodi mia madre Italia Libera Spinelli, €100GALIOPPI GIOVANNI, Mantova, €50FERRARIN ADELINO, Bolzano, €30LUXARDO PAOLO E CLARETTA,Conegliano (TV), €30MAZZUCCHI CLAUDIO E GRIGIL-LO MIETTA, Milano, in ricordo dei fa-miliari de Benvenuti e Grigillo, €30NARBINI LUIGI, Trieste, in memoriadella madre Nydia Pellegrini ved. Narbini,€20PAKLER CARLO, Bolzano, €20PATINI ANTONIO, Genova, in memo-ria della moglie Musap Marisa e dei suo-ceri Simeone e Giuseppina, €30PECOTA BENNY, Canada, 100 $PELLEGRINI ALESSANDRO, Recco(GE), €50PETRICCA MARIA ANTONIETTA,Montecompatri (RM), in ricordo di Vlat-kovic Gjna di Zara, €30PIASTRAOSTRINI GRAZIELLA, Roc-ca Priora (RM), €30PITAMITZ HONORE’, Varese, in ri-

cordo dell’amico Gianni Festini, €30PITAMITZ HONORE’, Varese, in ri-cordo dalle cara Divina Fabulich decedutain montagna l’ 8 novembre 2015, €30POCORNI ORESTE, Ravenna, €30POCORNI ORESTE, Ravenna, €30POLESSI ALFREDO, Verona, €20de’ROSSIGNOLI LAURA, Udine, €30SCONOSCIUTO, Loano (SV), €10TRELEANI MARIA, Cagliari, €30TESTA GIOVANNI, Venezia, €25TOMMASEO ENRICO, Segrate, €50TOMARELLI CLARA, Bassano delGrappa, in memoria del papà TomarelliGuerrino, €10VALLERY TULLIO, Venezia Marghe-ra, da Venezia per ricordare il carissimoamico Giorgio Giadrini, €15VOLPI MARIA REGINA, Milano, €50de’VIDOVICH FRANCO, Fossò (VE),€20ZILIOTTO FRANCO, Roma, €20ZOHAR de’ KARSTENEGG CARLO,Mestre (VE), in memoria dei miei geni-tori e fratelli, €20ZUZZI EDDA, Lucca, €20

DAI NOSTRI LETTORI… PER IL GIORNALE