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Anno XVIII n. 83 della nuova serie Taxe perçue Italy Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 periodico trimestrale - maggio 2014 – mero doppio (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 NE/TS in caso di mancato recapito, inviare all’Ufficio Trieste-CPO per la restituzione al mittente, che si impegna a corrispondere il diritto fisso dovuto. IL DALMATA Giornale fondato a Zara nel 1865 e soppresso dallʼAustria nel 1916 Rifondato dagli Esuli per dare voce ai Dalmati dispersi nel mondo LA LEGGE 92/2004 COMPIE 10 ANNI PIETRO GRASSO: “UNA DELLE PAGINE PIÙ TRISTI DEL NOSTRO PAESE” Il discorso del Presidente del Senato e ampia panoramica sulle iniziative locali Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il Presidente del Senato Pietro Grasso e la Presidente della Camera Laura Boldrini di Giovanni Grigillo Molti lettori de Il Dalmata avevano percepito qualche cambiamento nella linea del nostro periodico. Soprattutto negli ultimi due numeri, era individuabile un clima diverso che denunciava contrasti al- l’interno della dirigenza del Libero Comune di Zara in Esi- lio. Qualcuno ne aveva chiesto spiegazione. Infatti, il continuo riferimento a fatti, avvenimenti e decisio- ni, sconosciute ai più, di orga- nismi diversi dal nostro Libero Comune (Unione Italiana, Tre- mul, Federesuli, ecc) avevano sconcertato i lettori che non erano al corrente delle cose narrate, non capivano di che cosa si parlava e percepivano unicamente un dissidio interno che li disturbava e che non po- tevano condividere e lasciava- no sottintendere l’esistenza di operazioni segretate, di fatti censurabili, di filtri misteriosi, di sotterfugi per eliminare il nostro glorioso periodico o per cedere alle pressioni negazio- niste o giustificazioniste dei croati. Ci sono state e ci sono diver- genze di opinioni, è vero, tra dalmati ed anche tra membri della Giunta, ma queste riguar- dano le strategie non gli obiet- tivi. E’ esperienza comune che qualcuno possa pensarla diver- samente da altri, ma questo non aveva finora intaccato quello spirito di fratellanza che ci ha sempre unito e che è in- di Franco Luxardo L’articolo di Gianni Grigillo qui accanto illustra chiara- mente le ragioni dell’avvicen- damento alla direzione de “Il Dalmata”, deciso all’unanimi- tà dalla Giunta Comunale nel- la riunione del 29 marzo scor- so. A me spetta ora presentare ai lettori il nuovo direttore, lo scrittore e giornalista Paolo Scandaletti. Il suo interesse per i dalmati e la loro diaspora divenne chia- ro ai miei occhi con “Una vita sul filo di lana”, la biografia di Ottavio Missoni scritta a quat- tro mani con Tai in occasione dei suoi 90 anni e pubblicata nel 2011 da Rizzoli. L’ultimo capitolo era una felice sintesi di cinquant’anni di attività del nostro Comune e si capiva che l’autore non solo si era bene RIPRISTINARE IL CLIMA FAMILIARE PERDUTO Il Dalmata continuerà a vivere senza condizionamenti GIORNALE DELLA MEMORIA E DELLA VITA DEI DALMATI LE RAGIONI DELLA NOSTRA SCELTA di Paolo Scandaletti Andando oltre le avare indica- zioni scolastiche, avevo co- minciato presto a conoscere il mondo al di là dell’Adriatico, attraverso le amicizie giovani- li coi figli degli esuli che era- no giunti a Padova. Come Franco Luxardo, mio coeta- neo. Le prime attività profes- sionali hanno via via allarga- to la visuale. Ho bellissimi ri- cordi della terra dalmata visi- tata durante il viaggio di noz- ze, fatto in auto nell’ottobre del 1963. Vi sono poi tornato più volte, in gita con la fami- glia o di ritorno da crociere fra Grecia e Turchia. Dei libri che la magnificava- no, mi aveva particolarmente coinvolto il Viaggio alle Inco- ronate di Hans Kitzmuller ed i racconti del navigar fra le iso- le dalmate, che mi faceva in luglio a Grado. Poi la Rizzoli, con la quale avevo pubblicato alcune biografie, mi propose di scrivere la storia di quelle terre perdute dall’Italia attra- verso un personaggio rappre- sentativo. E’ così che ho chia- mato Missoni, conosciuto in barca a Venezia in una notte del Redentore, proponendogli il libro a quattro mani. Durante le lunghe e piacevo- continua a pag. 8 continua a pag. 2 continua a pag. 2 continua a pag. 2 Pubblichiamo parte del dis- corso pronunciato dalla se- conda Carica dello Stato, ed alleghiamo anche ampia do- cumentazione del Giorno del Ricordo nelle altre città. Signor Presidente della Re- pubblica, Autorità, cari ragaz- zi, con intensa e profonda commozione sono oggi qui, insieme a voi, per ricordare una delle pagine più tristi che il nostro Paese, il nostro popo- lo ha vissuto: la tragedia della

dellanuovaserie TaxeperçueItaly PosteItalianeSpA ...arcipelagoadriatico.it/wp-content/uploads/2014/05/dalmata-83... · cambiamento nella linea del nostro periodico. Soprattutto negli

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Anno XVIII n. 83 della nuova serie Taxe perçue Italy Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003

periodico trimestrale - maggio 2014 – mero doppio (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 NE/TSin caso di mancato recapito, inviare all’Ufficio Trieste-CPO per la restituzione

al mittente, che si impegna a corrispondere il diritto fisso dovuto.

IL DALMATAGiornale fondato a Zara nel 1865 e soppresso dallʼAustria nel 1916Rifondato dagli Esuli per dare voce ai Dalmati dispersi nel mondo

L A L E G G E 9 2 / 2 0 0 4 C O M P I E 1 0 A N N I

PIETRO GRASSO: “UNA DELLE PAGINEPIÙ TRISTI DEL NOSTRO PAESE”Il discorso del Presidente del Senato e ampia panoramica sulle iniziative locali

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il Presidente delSenato Pietro Grasso e la Presidente della Camera Laura Boldrini

di Giovanni GrigilloMolti lettori de Il Dalmataavevano percepito qualchecambiamento nella linea delnostro periodico. Soprattuttonegli ultimi due numeri, eraindividuabile un clima diversoche denunciava contrasti al-l’interno della dirigenza delLibero Comune di Zara in Esi-lio. Qualcuno ne aveva chiestospiegazione.Infatti, il continuo riferimentoa fatti, avvenimenti e decisio-ni, sconosciute ai più, di orga-nismi diversi dal nostro LiberoComune (Unione Italiana, Tre-mul, Federesuli, ecc) avevanosconcertato i lettori che nonerano al corrente delle cosenarrate, non capivano di checosa si parlava e percepivanounicamente un dissidio interno

che li disturbava e che non po-tevano condividere e lasciava-no sottintendere l’esistenza dioperazioni segretate, di fatticensurabili, di filtri misteriosi,di sotterfugi per eliminare ilnostro glorioso periodico o percedere alle pressioni negazio-niste o giustificazioniste deicroati.Ci sono state e ci sono diver-genze di opinioni, è vero, tradalmati ed anche tra membridella Giunta, ma queste riguar-dano le strategie non gli obiet-tivi.E’ esperienza comune chequalcuno possa pensarla diver-samente da altri, ma questonon aveva finora intaccatoquello spirito di fratellanza checi ha sempre unito e che è in-

di Franco LuxardoL’articolo di Gianni Grigilloqui accanto illustra chiara-mente le ragioni dell’avvicen-damento alla direzione de “IlDalmata”, deciso all’unanimi-tà dalla Giunta Comunale nel-la riunione del 29 marzo scor-so.A me spetta ora presentare ailettori il nuovo direttore, loscrittore e giornalista PaoloScandaletti.Il suo interesse per i dalmati ela loro diaspora divenne chia-ro ai miei occhi con “Una vitasul filo di lana”, la biografia diOttavio Missoni scritta a quat-tro mani con Tai in occasionedei suoi 90 anni e pubblicatanel 2011 da Rizzoli. L’ultimocapitolo era una felice sintesidi cinquant’anni di attività delnostro Comune e si capiva chel’autore non solo si era bene

RIPRISTINARE IL CLIMA FAMILIARE PERDUTOIl Dalmata cont inuerà a vivere senza condiz ionament i

GIORNALE DELLAMEMORIA E DELLAVITA DEI DALMATI

LE RAGIONI DELLAN O S T R A S C E LTA

di Paolo ScandalettiAndando oltre le avare indica-zioni scolastiche, avevo co-minciato presto a conoscere ilmondo al di là dell’Adriatico,attraverso le amicizie giovani-li coi figli degli esuli che era-no giunti a Padova. ComeFranco Luxardo, mio coeta-neo. Le prime attività profes-sionali hanno via via allarga-to la visuale. Ho bellissimi ri-cordi della terra dalmata visi-tata durante il viaggio di noz-ze, fatto in auto nell’ottobredel 1963. Vi sono poi tornatopiù volte, in gita con la fami-glia o di ritorno da crociere fraGrecia e Turchia.Dei libri che la magnificava-no, mi aveva particolarmentecoinvolto il Viaggio alle Inco-ronate di Hans Kitzmuller ed iracconti del navigar fra le iso-le dalmate, che mi faceva inluglio a Grado. Poi la Rizzoli,con la quale avevo pubblicatoalcune biografie, mi proposedi scrivere la storia di quelleterre perdute dall’Italia attra-verso un personaggio rappre-sentativo. E’ così che ho chia-mato Missoni, conosciuto inbarca a Venezia in una nottedel Redentore, proponendogliil libro a quattro mani.Durante le lunghe e piacevo-

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Pubblichiamo parte del dis-corso pronunciato dalla se-conda Carica dello Stato, edalleghiamo anche ampia do-cumentazione del Giorno delRicordo nelle altre città.Signor Presidente della Re-pubblica, Autorità, cari ragaz-zi, con intensa e profondacommozione sono oggi qui,insieme a voi, per ricordareuna delle pagine più tristi cheil nostro Paese, il nostro popo-lo ha vissuto: la tragedia della

pag. 2 maggio 2014 IL DALMATA

informato, ma aveva saputoindividuare sia i valori che cipermeavano che le linee guidapolitiche della nostra azione. –L’ aver dato rilievo alla letteraaperta che Ottavio e il Comu-ne indirizzarono nel 1994, do-po il raduno di Grado, ai go-verni di Croazia e Slovenia dasola lo conferma. Ricordate ?Affermavamo “…….. la do-manda d’Europa non può pre-scindere…..dall’applicazionedelle sue regole: il rispettodella persona, la tutela dellaproprietà, la liberalizzazionedel mercato immobiliare, la li-bertà di circolazione e di sog-giorno …. in tutti gli stati.” -E ancora “ La Dalmazia puòessere la regione che apre lastrada……, ristabilendo un’antica convivenza adriaticanel nome di una comune civil-tà che ha sempre aggregatoelementi diversi, esorcizzandouna volta per tutte le discrimi-nazioni etniche, causa princi-pale delle sanguinose lottebalcaniche.” E terminava “Vo-gliamo lavorare, intraprende-re, avviare scambi, creare be-nessere e pacificazione. Vo-gliamo continuare ad essereciò che siamo sempre stati:costruttori di cattedrali e dinavi, continuatori di una tra-dizione cristiana e di pace checi viene da Venezia.”E così quando l’anno scorsoPaolo Scandaletti pubblicò“Storia dell’ Istria e dellaDalmazia. Le foibe di Tito el’esodo degli italiani “, unasintesi – ricca di sensibilità -della nostra storia perl’opinione pubblica italiana,decidemmo che ad Abano fos-se l’ospite d’onore al 19’ In-contro con la Cultura Dalma-ta. Presentando la propria ope-ra, fu sottoposto da AdrianaIvanov ad una martellante in-tervista. Ne uscirono com-menti e risposte che ci forniro-no la conferma della sua cono-scenza delle nostre vicendepassate e presenti. E ci convin-cemmo che la sua esperienzapotesse rappresentare un vali-do aiuto anche per il nostrogiornale.Gli do quindi a nome dell’As-sociazione dei Dalmati Italianinel Mondo-Libero Comune diZara in Esilio il benvenutoquale direttore de “Il Dalma-ta”, con un augurio cordiale disuccesso.

dispensabile ripristinare senon si vuole compromettere ilfuturo delle nostre comunità diesuli, già minacciate dalla ine-sorabile sfida del tempo.L’anagrafe ci condanna, atten-zione. Perché dedicare tempoe risorse, qualche volta anchemezzi economici, per assisterea contrasti e litigi? La vogliadi abbandonare può vinceresull’impegno a continuare unaattività di testimonianza che èil mandato morale ricevuto dainostri genitori.Spieghiamo quindi ai lettoriche i contrasti all’interno delgiornale hanno avuto originenella politica che il Libero Co-mune, e, quindi, la sua Giunta,dovrebbe o avrebbe dovuto,secondo qualcuno, seguire.Non hanno riguardato, cioè,soltanto la direzione del perio-dico, ma l’utilizzo che il Diret-tore de’Vidovich voleva farneper portare avanti una politicadiversa e non concordata conla Giunta. Utilizzo che si èspinto fino alla nomina unila-terale e non concordata né au-torizzata, di una Redazione ef-fettiva di Trieste che avrebbeesautorato il Comitato di Re-dazione nominato dalla Giun-ta.In ogni caso i panni sporchi silavano in famiglia ed il perio-dico del Libero Comune nonpuò essere uno strumento nel-le mani del Direttore per por-tare avanti una politica perso-nale, condivisibile o meno chesia, senza un contraddittorio.Sono regole fondamentali digiornalismo.Il nostro periodico non vuolecensurare nessuno, né epuraregiudizi critici.La linea che si ripromette diseguire con la nuova direzionecontemplerà l’apertura ad opi-nioni diverse ed opposte, manella chiarezza che le opinioniospitate sono personali e nonrappresentano la linea del pe-riodico, né, meno che meno, lalinea della Giunta del liberoComune. Linea che continueràad essere presa democratica-mente dopo ampio dibattitointerno.

da pag. 1 LUXARDOda pag. 1 SCANDALETTI da pag. 1 GRIGILLO IL NUOVO DIRETTOREDE IL DALMATA

Paolo Scandaletti, giornalistae scrittore, è nato a Padova nel1936; sposato, vive a Roma.Nel 1963 entra a l’Avvenired’Italia come collaboratoredella “terza pagina” e poi ca-pocronista. Nel 1968 è chia-mato a Il Gazzettino quale in-viato speciale in Italia e all’e-stero; poi editorialista e vice-direttore, giornalista parla-mentare per oltre quindici an-ni.Dal 1987 al ‘97 dirige le Rela-zioni Pubbliche della RAI;dall’’84 al 2012 nelle universi-tà di Chieti Napoli e RomaLuiss ha insegnato storia delgiornalismo e della comunica-zione, pubblicandone i ma-nuali. Dal 2007 dirige il pro-getto storico “rileggiamo laGrande Guerra”. Ha donatoall’Istituto Sturzo mille volu-mi di storia e raccolte di rivi-ste culturali, un Fondo di ma-noscritti, dattiloscritti, corri-spondenza e ritagli dichiaratodi notevole interesse storicodalla Sovrintendenza archivi-stica per il Lazio.Paolo Scandaletti ha scritto li-bri premiati e tradotti, fra cuile biografie di Antonio da Pa-dova, Galileo Galilei, Chiarad’ Assisi, Rino Snaidero eGiambattista Tiepolo. Nel2011 con Ottavio MissoniUna vita sul filo di lana editoda Rizzoli. Del 2013 è la Sto-ria dell’Istria e della Dalma-zia. L’impronta di Roma e diVenezia, le foibe di Tito el’esodo degli italiani, edito aPordenone dalla Bibliotecadell’Immagine. Ed e’ appenauscita la “Storia di Venezia”.

lissime conversazioni a Romae nel suo studio a Sumirago,Tai raccontava la Dalmaziamagica dei suoi anni giovanili;e la gente di quei luoghi, di et-nie diverse ma bene integrate.Il dramma degli esuli e la sualunga esperienza alla guidadell’associazione che li espri-me. Cose verificate ed integra-te col saggio Lucio Toth e colsindaco Franco Luxardo. Inseguito ho partecipato ai radu-ni di Trieste e di Orvieto, toc-cando con mano il cuore deidalmati; e quel senso della Pa-tria che molti italiani davveronon conoscono più.Così, quand’è venuto il mo-mento di scrivere la Storiadell’Istria e della Dalmazia,oltre le conoscenze storiche ele ricerche mirate, sovvenivaun prezioso bagaglio di vissu-to sedimentato negli anni. E’stato il libro che mi ha coin-volto di più: per la complessi-tà delle vicende storiche, perla tragedia che avete subito,per la mala accoglienza avutain tanti luoghi d’ Italia. Aggra-vata dalla voluta dimenticanzae da una memoria per troppotempo negata. E in occasionedelle varie presentazioni, lapossibilità di rivivere con voiquegli eventi dolorosi, è statadavvero un’emozione ineditaanche per un autore di lungocorso. Ecco perché ho accoltocon interesse autentico e veropiacere l’invito dell’Associa-zione Dalmati nel mondo a da-re una mano al suo gloriosoGiornale. A collaborare per ri-lanciarlo: e farne sempre piùl’espressione articolata di tuttivoi, della vostra storia e dellamemoria, delle espressioniassociative sparse nel mondo.Delle iniziative che vengonoprese, così come di eventi escritti, ricordi e testimonian-ze significative. Accogliendodi buon grado i suggerimentidi tutti e le opinioni differenti.Arricchimento che si farà,dunque, per mano della reda-zione, cioè dei vostri dirigentie dei validi collaboratori; maanche con le idee di ogni Dal-mata che intenda parteciparvi.

IL DALMATA maggio 2014 pag. 3

IL RICORDO DI OTTAVIO MISSONI AD UN ANNO DALLA SCOMPARSAALLAGUIDADEI DALMATI PER 20ANNI

Da più di quarant’anni vivonell’associazione dei Dalmatie ne ho trascorsi più di venti afianco del Libero Sindaco Ot-tavio Missoni. La sua figuramanca ai Dalmati e all’interomondo dell’esilio giuliano dal-mata.

E’ stato Sindaco dei Dalmatiitaliani dal 1986 al 2006, quan-do decise de andar in pension.Nel 1986 abbracciò la bandie-ra della Dalmazia perché erala sua bandiera, già ne era unsimbolo, ma attendeva anchedi avere un ruolo ufficiale permeglio affermare l’amore perla sua terra.

Pur vivendo lontano dai par-titi, ha lasciato al mondo del-l’esilio giuliano dalmata un in-dirizzo politico nel suo signifi-cato più autentico, sia per irapporti con le altre associa-zioni degli esuli che con la ter-ra di origine.

Ci ha lasciato una ricca ere-dità, parole d’ordine che ri-marranno a lungo anche oltreAdriatico dove ancora si faticaad ascoltarle.

Aveva simpatia per i “fratel-li della costa“, gli italiani ri-masti nelle terre di origine, maanche per i dalmati croati. “Sebate la carta”, “ne piase bevere magnar ben” “ne piase elmar, el vento ...” siamo fratellianche nel turpiloquio, i croatibestemmiano in italiano e gliitaliani in croato. Non potevache essere così.

Affermò che con lo spirito dirivalsa, l’ingiustizia e l’igno-ranza nulla si costruisce; la tol-leranza e il rispetto reciprocosono i principi su cui misurarsisempre, con tutti.

Scrive il Prof. L. Monzali:“Il Libero Comune di Zara,guidato da imprenditori conesperienza internazionale, diri-genti di azienda e funzionaristatali, fu capace di condurreun’azione politico culturalepragmatica che fondeva la tra-dizione dell’associazionismodegli esuli con le regole del

moderno marketing.Dagli anni Ottanta l’associa-

zionismo dalmata abbandonòl‘immagine autoreferenziale echiusa per assumerne una piùdinamica ed accattivante, aper-ta al dialogo col resto della so-cietà italiana. Grazie alla pre-senza di Missoni, icona media-tica ed abile comunicatore, leiniziative e i raduni degli esulidalmati cominciarono ad avereuna risonanza sempre più vastaanche nella grande stampa ita-liana”.

Poche e semplici le prioritàche ci ha lasciato: evitare ognidivisione interna e lotte di po-tere, essere aperti verso gliamici dei Dalmati che sono do-vunque numerosi.

Nelle sue interviste Missoniraccontava d’essere stato“ospite di Sua Maestà britanni-ca”. Non fu proprio così, laprigionia in Egitto fu moltodura ma lui ebbe il pudore dinon raccontare d’aver soffertoi morsi di una fame infinita. Futra le migliaia d’italiani fattiprigionieri nel fior degli anni,abbandonati a sé stessi, umilia-ti nel fisico e nel morale, chepreferirono mangiare un piattodi minestra in meno piuttostoche collaborare con coloro chesolo ben più tardi sarebbero di-venuti gli alleati che ci avreb-bero fatto “vincere” la guerra.

Quando gli si ricordava lanon facile scelta, diceva che loaveva fatto per un’ideale di so-lidarietà, di amicizia, per nonsepararsi dai compagni di pri-gionia. Tra l’ironico e il gua-scone, argomentava poi sullarisposta da dare al tenente mal-tese che prometteva “Potrailavorare….“ e quindi mangia-re meglio e di più. Ma la rispo-

sta che forse aveva in animo edha sempre taciuto era diversa,condivisa dai suoi eterogeneicompagni di prigionia ricchi diideali; un anarchico tradizio-nalista, un socialista utopisti-co, un fascista rivoluzionarioed un cattolico agnostico.

Da idealisti certo desidera-vano che il maltese riconosces-se la loro schiena dritta, la lo-ro dignità di italiani. A quell’e-tà ed in quel luogo un atto dicoraggio che Missoni maiconfessò. Il gioioso annuncio“I nostri avanzano !” cui se-guiva la domanda “Ma chi so-no i nostri ? ”, non era una ri-uscita battuta da caserma, mala sofferta, amara risposta dichi, costretto in prigionia, sen-tiva tutto il peso di un futuro

incerto.Dopo la famiglia per Misso-

ni vi era l’amicizia. Un esem-pio il suo rapporto con LivioFabiani, triestino, ogni incon-tro era una festa, un momentoper ricordare, ma anche di ri-flessioni dette, magari col tonde remenela, giusto per nonprendersi troppo sul serio; qua-dri colorati di vita vissuta e ve-re ed esilaranti barzellette.

Abbiamo coltivato insiemel’idea di poter ricordare ungiorno degnamente a Zara conle altre etnie della Dalmazia,albanesi, serbi oltre ai croati, inostri poveri morti sotto ibombardamenti anglo ameri-cani di Zara del 1943-1944.

Non avendone stima, Otta-

A ROSITA MISSONIIL “GIROMETTA D’ORO 2013”

Domenica 4 maggio a Palazzo Estense, sede della municipa-lità varesina, si è svolta la cerimonia di consegna a Rosita Jel-mini Missoni della “Girometta d’oro 2013”, premio annualeattribuito dalla Famiglia Bosina, l’associazione che rappre-senta la tradizione della città di Varese. Un folto pubblico haassistito alla cerimonia, il premio è stato consegnato dalla Re-giù Felicità Sottocasa Barlocci alla presenza del Prefetto e delVice sindaco di Varese con la seguente motivazione: “A Ro-sita Missoni, fondatrice con il marito Ottavio della “Misso-ni”, azienda leader nel settore della moda, simbolo di bellez-za, stile, creatività, premio Oscar per i tessuti fiammati e a zigzag e punto di riferimento per tanti lavoratori del settore nelnostro territorio, la Famiglia Bosina assegna la Giromettad’oro 2013”.

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pag. 4 maggio 2014 IL DALMATA

D A L M A T I C H E C

Abbiamo appreso con vivocompiacimento e soddisfazio-ne che dallo scorso mese di di-cembre è stato nominato Com-missario del Governo per laProvincia di Bolzano il Prefet-to dott.ssa ELISABETTAMARGIACCHI, marchigianadi nascita, ma figlia di esulidalmati. La mamma è EsterStipanovich originaria di Zara.

La dott.ssa Margiacchi, do-po aver conseguito il diplomadi maturità classica presso ilLiceo classico statale “Teren-zio Mamiani” di Pesaro (PU),si è laureata in Scienze Politi-che (indirizzo politico-ammi-nistrativo), con la votazione di110/110 cum laude, pressol’Università degli Studi di Bo-logna, con tesi di Laurea in Or-ganizzazione Internazionale (“La Conferenza per la sicurezzae la cooperazione in Europa:da Helsinki a Belgrado”).

Vincitrice di una borsa distudio presso la CommissioneEuropea in Bruxelles nell’an-no 1980, ha partecipato ad unostage di applicazione presso laDirezione Generale dell’Ener-gia della Commissione mede-sima. Ha quindi superato ilcorso - concorso presso laScuola Superiore della Pubbli-ca Amministrazione (sede diBologna), conseguendo il rela-tivo diploma ed accedendoquindi alla carriera prefettizia.

Il suo percorso professionaleè iniziato presso la Prefetturadi Forlì, per proseguire poi aFerrara e Bologna, sede nellaquale ha svolto gran parte del-la propria carriera, ricoprendo,nel tempo, numerosi, delicatiincarichi, quali Capo della Se-

greteria di Sicurezza, CapoUfficio Stampa, Segretario delComitato Provinciale perl’Ordine e la Sicurezza Pubbli-ca, Componente dell’UfficioProvinciale di Protezione Civi-le, Vice Capo di Gabinetto eCapo di Gabinetto, Dirigentedell’Ufficio Elettorale provin-ciale, Dirigente dell’Ufficioprovinciale per la sicurezzapersonale e poi Dirigente del-l’Area I “Ordine e sicurezzapubblica”.

Prescelta dall’Amministra-zione dell’Interno per ricoprireincarichi di livello vicariale,ha svolto nell’arco di un qua-driennio le funzioni di Vice-prefetto Vicario presso le Pre-fetture - Uffici territoriali delGoverno di Piacenza, Parmaed infine Bologna, ove ha rico-perto anche l’incarico di com-ponente del Comitato tecnicoamministrativo presso il Prov-veditorato interregionale alleopere pubbliche per l’EmiliaRomagna e le Marche e di Pre-sidente della Sezione staccatadi Bologna della Commissioneper il riconoscimento dello sta-tus di rifugiato di Torino.

Al Prefetto dott.ssa Mar-giacchi giunga da Il Dalmata ilpiù cordiale augurio di merita-te soddisfazioni personali eprofessionali nello svolgimen-to dell’alto incarico conferitolein un territorio non facile e trauna comunità composita. Certiche il suo innato carattere dal-mata e le sue elevate doti uma-ne e professionali l’aiuterannoad espletare al meglio le com-plesse funzioni affidatele.

Gabre Gabric (a destra) – L'atleta dalmata del lancio del disco, chenel prossimo mese di ottobre compirà 100 anni, ha partecipato a dueedizioni dei giochi olimpici ed altrettanti campionati europei. Augu-ri.

Loris Buczkowsky, su proposta del Presidente del Consiglio dei Mi-nistri, è stato insignito della onorificenza di Cavaliere dell’ordine “almerito della Repubblica italiana”. Nella prestigiosa sala del Consi-glio comunale di Torino il 17 marzo u.s., Loris con attorno al colloil fazzoletto dalmata insieme al Presidente del Consiglio ComunaleGiovanni Maria Ferraris che gli consegna l’onorificenza.

IL DALMATA maggio 2014 pag. 5

I F A N N O O N O R E

Solidarietà a de’MisturaLa Giunta del Libero Comune di Zara in Esilio, riunitasi a Pado-va il 29 marzo scorso, su proposta del Sindaco Franco Luxardo,ha votato all’unanimità una mozione che esprime solidarietà aStaffan de’Mistura per l’importante e prezioso lavoro che ha svi-luppato a favore della liberazione dei nostri marò, trattenuti inde-corosamente in India da due anni senza processo.Evitiamo polemiche e liberiamo i Marò.Il Dalmata si unisce alla Giunta e ringraziano il rappresentantedel Governo italiano per il lavoro svolto.

I vincitori del Premio “Generale Loris Tanzella”. Sono otto i soci delComune di Pola, tra cui Lino Vivoda ed il direttore dell’Arena di Po-la Paolo Radivo. Promosso anche quest’anno dall’ANVGD di Ve-rona per salvaguardare e divulgare il patrimonio linguistico cultu-rale e artistico dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia I ragazzi della elementare B dell’Istituto Comprensivo Borsellino di

Monte Compatri in Provincia di Roma hanno brillantemente prepa-rato e rappresentato in Senato una recita dedicata al mito degli Ar-gonauti e alla loro sosta nel Carnaro. Del testo teatrale è autrice lanostra consigliera Maria Luisa Botteri Fattore. Hanno anche ese-guito alcune canzoni del polesano Sergio Endrigo.Il giorno 10 febbraio 2014 hanno vinto un premio prestigioso delMIUR consegnato dal Presidente della Repubblica coadiuvato daiPresidenti della Camere, del Senato e del Consiglio e dal rappresen-tante del MIUR, alla presenza di una rappresentanza di Associazio-ni di esuli e di altre classi di Istituti italiani e dell’Istria.

Orietta Politeo, sovraintendente alla conservazione del Cimitero diZara, nell’intervista rilasciata al giornale Il Gazzettino di Padova hadetto: “Ogni anno il 2 novembre, per la commemorazione dei de-funti il Madrinato Dalmatico organizza un pellegrinaggio a Zara do-ve, oltre alla visita del cimitero, viene officiata una messa in linguaitaliana, in ricordo di tutti gli italiani che morirono nei tragici mo-menti della guerra e di tutti i nostri concittadini che dormono il son-no esterno a Zara e nei cimiteri sparsi in tutto il monto”.

Voluto dall’Accademia Olimpi-ca nazionale italiana, si è svoltoal Municipio l’incontro con lavicesindaco di Lussinpiccoloper un programma che celebra ilCentenario della nascita delgrande velista lussignano, cam-pione del mondo di vela,l’ammiraglio Agostino TinoStraulino (Lussinpiccolo 1914-Roma 2004). Presenti all’incon-tro numerosi e qualificati rap-presentanti di associazioni cultu-rali e veliche triestine.

Agostino Straulino, padrone del vento e signore del mare.

S T R A U L I N O 1 0 0 A N N I

Il Il Dalmata n. 83 si può facilmente leggere on line nei seguenti siti:http://www.arcipelagoadriatico.it/ – sito del C.D.M. – Centro di Docu-mentazione Multimediale di Triestehttp://www.adriaticounisce.it - sito del Concorso della Mailing List Hi-stria per le scuole italiane di Istria Fiume e Dalmaziahttps://it.groups.yahoo.com/neo/groups/dalmazia_fid/files/Il%20%20%20Dalmata/ = in collegamento col Gruppo Fid Dalmazia

pag. 6 maggio 2014 IL DALMATA

Ricordando Gastone Coen,l’assessore Giorgio Varisco hadetto: “Siamo qui oggi a cele-brare un importante atto di ci-viltà. Nella casa costruita daun grande sportivo, dove ibambini di un tempo racco-glievano le more, oggi altribambini giocheranno, impare-ranno a leggere e a stare insie-me parlando l’italiano e ilcroato.”Atto storico, di grande signifi-cato, perché questa, consenti-temi, “nostra” città, ha fatto unpasso avanti sulla strada dellademocrazia e della libertà. Lademocrazia è uguaglianza. Lalibertà è anche il diritto diesprimersi nella propria lin-gua, scegliere la propria appar-tenenza o semplicemente volerconoscere gli orizzonti cheun’altra lingua può aprire.Per secoli a Zara persone e fa-miglie di origine diversa hannoscelto se essere italiani o croa-ti. La scelta della nazionalità èun diritto inalienabile dellapersona in tutte le costituzionidel mondo e nel diritto interna-zionale. Per questo non hopaura di parlare di una “nostraZara”, come altri hanno dirittodi chiamarla “Zadar naš”. Lacittà è la stessa, sorta da quasi3000 anni su una piccola peni-sola dell’Adriatico, una dellecittà più antiche d’Europa.Liburnica, romana, bizantina,poi latina e slava insieme, infi-ne veneta e italiana fino al1947 ed oggi croata. Ma è lastessa città. Nessuno può im-pedire agli italiani esuli da Za-

ra di amare questa città e disentirci “a casa nostra”, comeci disse il Presidente Ivo Josi-pović a Pola il 3 settembre2011 e questo asilo ne è provatangibile.Gli “zaratini” di sessant’annifa capiscono i sentimenti di or-goglio e di fierezza dei croatidi oggi che hanno conquistatol’indipendenza della loro pa-tria nella guerra patriottica del1991-1996 a prezzo di tantegiovani vite. Uguale rispettochiediamo per l’orgoglio e lafierezza di noi dalmati italiani,minoranza sì, ma di un popoloche per generazioni ha anima-to calli e campielli ed amato lasua patria, l’Italia, fino all’e-stremo sacrificio, con la vita el’abbandono della città natale.Centinaia i dalmati caduti nel-le guerre italiane. Zara è statala provincia italiana col mag-gior numero di decorati al va-lore; nel 1943-44 oltre 2000 glizaratini morti sotto i bombar-damenti anglo americani e an-

cora manca una lastra di pietradalmata che li ricordi.La fierezza è il tratto comunedei dalmati per l’amore appas-sionato per la Patria – anche sediversa - e la fedeltà agli idea-li. Le guerre e le ideologie cihanno diviso: nazionalismi esciovinismi contrapposti han-no lacerato le nostre famiglie ele nostre città. Ma qui siamo inmezzo a bambini, non trasmet-teremo loro sentimenti di rival-

sa e di frustrazione, ma fiducianell’avvenire di un’Europa piùgiusta e civile.Ecco perché oggi qui si celebraun grande atto di civiltà delquale ringraziamo le rappre-sentanze diplomatiche italianee gli zaratini croati di oggi che,combattendo per la libertà del-le proprie opinioni, hanno aiu-tato a realizzare questo asilo.Non so se gli alberi di questogiardino sentiranno le fila-strocche della nostra infanzia,certo questi bambini impare-ranno ad usare tablet e ipad initaliano e in croato e ad amarele poesie e i racconti più bellidella letteratura italiana, i versimigliori dei poeti di tutto ilmondo ed anche la musica diun altro italiano che lasciò lasua Pola, l’istriano Sergio En-drigo, che cantò “Per fare unalbero ci vuole un fiore…”.Questo è il fiore che oggi noipiantiamo insieme e, ne siamocerti, negli anni futuri diverràun bell’albero.”

L’ASILO ITALIANO DI ZARA È UNA REALTÀ

Girotondo dei bambini il giorno dell’inaugurazione dell’asilo allapresenza delle autorità e di un folto pubblico.

I bimbi del “Pinocchio” durante il carnevale vestiti da Arlecchinonei pressi della chiesa di Santa Maria

12 ottobre 2013

IL DALMATA maggio 2014 pag. 7

Da “Il Giornale Di Vicenza”del 29 Gennaio 2014

Paolo Rolli intervistaSimone Cristicchi

L A T R A G E D I A D E L L E F O I B E E I L D R A M M AD E G L I E S U L I D A N N O FA S T I D I O A M O LT I I T A L I A N I

pag. 8 maggio 2014 IL DALMATA

1 0 C ANDEL I N E P ER I LDa pag. 1 GRASSO

Gli esuli al Senato. In prima fila Tullio Canevari, Sindaco del Libe-ro Comune di Pola in Esilio, Guido Brazzoduro Sindaco del LiberoComune di Fiume in Esilio, Franco Luxardo Sindaco del Libero Co-mune di Zara In Esilio e Giorgio Varisco in rappresentanza del Pre-sidente della Federesuli Renzo Codarin. In seconda fila il “patriarcadegli esuli” Aldo Clemente, Maria Rita Cosliani Consigliere del Li-bero Comune di Pola in Esilio col marito Ennio Gandin e Licia Gia-drossi Presidente della Comunità di Lussinpiccolo.

guerra, delle foibe, dell’esodo.Permettetemi di salutare e rin-graziare gli autorevoli relatoriche hanno illustrato con pro-fonda conoscenza e con straor-dinaria sensibilità umana quelperiodo terrificante che ha co-involto tanti nostri connazio-nali.Care ragazze e ragazzi cheavete partecipato con impegnoal concorso “La letteratura ita-liana d’Istria, Fiume e Dalma-zia”, sono certo chel’approfondimento fatto congli insegnanti per elaborare ivostri lavori vi abbia aiutato acomprendere, con maggioreconsapevolezza, una fase stori-ca per voi molto lontana, e viconsentirà di apprezzare anco-ra di più i valori di pace e ac-coglienza per un futuro privodi violenze e ingiustizie. Unringraziamento particolare an-che ai docenti che accompa-gnano i nostri ragazzi in unpercorso di conoscenza guida-to dai principi di cittadinanzaattiva e democrazia partecipa-ta.Come già ha ricordato Anto-nio Ballarin, dieci anni fa ilParlamento italiano ha consa-crato la data di oggi, anniver-sario della firma del Trattato dipace tra l’Italia e le PotenzeAlleate nel 1947, quale “Gior-no del Ricordo”. Da alloraquesta giornata è dedicata allamemoria di migliaia di italianidell’Istria, del Quarnaro e del-la Dalmazia che, al termine del

secondo conflitto mondiale,subirono indicibili violenzetrovando, in molti, una morteatroce nelle foibe del Carso.Quanti riuscirono a sfuggireallo sterminio furono costrettiall’esilio.L’occupazione Ju-goslava, che a Trieste duròquarantacinque giorni, fu cau-sa non solo del fenomeno dellefoibe ma anche delle deporta-zioni nei campi di concentra-mento jugoslavi di popolazioniinermi. In Istria, a Fiume e inDalmazia, la repressione Ju-goslava costrinse molte perso-ne ad abbandonare le loro ca-se. La popolazione italiana cheapparteneva a quella regionefu quasi cancellata e di quel-l’orrore, per troppo tempo, nonsi è mantenuto il doveroso ri-cordo.Non possiamo dimenti-care e cancellare nulla; non lesofferenze inflitte alle mino-ranze negli anni del fascismo edella guerra, né quelle inflitte amigliaia e migliaia di italiani.Questa Cerimonia si pone inassoluta continuità con le pre-cedenti, celebrate al Quirinaledal Presidente Napolitano, cheha fatto di questo giorno nonuna commemorazione ritualema un momento fondamentaledi espressione dell’identità edell’unità nazionale. CiascunPaese ha il dovere di coltivarele proprie memorie, di noncancellare le tracce delle soffe-renze subite dal proprio popo-

lo. L’istituzione del “Giornodel Ricordo” vuole essere unmodo per affrontare in manie-ra condivisa le cause e la re-sponsabilità di quanto è acca-duto e per superare tutte le bar-riere di odio, diversità e discri-minazione. L’Italia non può enon vuole dimenticare.La sto-ria europea degli ultimi decen-ni ha senz’altro contribuito,con l’avanzare del processo diintegrazione europea, a ricuci-re, anche nel quadrante orien-tale, gli odi nazionali. La Slo-venia e la Croazia sono entratea far parte dell’Unione europeae questo ha avuto un peso de-terminante nel superamentodelle barriere ideologiche al-l’interno di un contesto, quellodell’Unione, che è per sua na-tura fondato sul rispetto dellediversità e sullo spirito di con-vivenza e reciproco scambiotra etnie, culture e lingue di-verse. Le nuove generazionislovene, croate e italiane si ri-conoscono in una comune ap-partenenza europea che arric-chisce le rispettive identità na-zionali.Il ricordo, oggi, e’ perme un dovere come Presidentedel Senato, ma prima di tuttocome uomo, come cittadino; èun monito per tutti noi perchésiamo tenuti ad impedire chel’ignoranza e l’indifferenza ab-biano la prevalenza e perchétali orrori non si ripetano maipiù e restino un ammonimento

perenne contro ogni persecu-zione e offesa alla dignitàumana. E’ un dovere nei con-fronti dei sopravvissuti, dei fa-miliari delle vittime che sonooggi con noi e dei rappresen-tanti delle Associazioni checoltivano la memoria di quellatragedia.Facciamo tesoro delpassato per costruire un futurodove la violenza, l’odio, sianosolo un doloroso ricordo. Lodobbiamo a noi stessi, ma so-prattutto ai giovani verso iquali abbiamo il compito ditrasmettere la conoscenza del-la storia, seppur a tratti dis-umana e terrificante, affinchémantengano la memoria facen-dosi loro stessi testimoni e cre-scano nel rispetto assoluto eincondizionato della dignitàumana.Il lavoro della memorianon ammette distrazioni machiede a tutti la massima co-erenza per essere sentito e vis-suto ogni giorno. Se saremocapaci di costruire il ricordoogni giorno, e non solo il 10febbraio, se il ricordo sarà unaguida dei nostri comportamen-ti, vuol dire che avremo com-preso le atrocità di quanto ac-caduto. La verità è dolorosa,ma ci consente di ripartire, diricominciare per costruire unfuturo di comune progresso, innome della democrazia e dellalibertà.

Fra le piccole isole della Dalmaziaforse oggi la più conosciuta èquella nota con il nome croato diGoli Otok (Isola Goli), normal-mente tradotta in italiano comeIsola Nuda, o Calva. E’ una pic-cola isola lunga circa 3 km ed al-trettanto distante dall’isola di Ar-be. La sua notorietà proviene dalfamigerato campo di prigioniarealizzatovi dalla Jugoslavia che,tra il 1848 ed il 1956, funzionò dacampo di “rieducazione” politicaper decine di migliaia di detenuti,in massima parte comunisti “co-minformisti”. I toponimi predet-ti sono quelli diffusi negli ultimidecenni dalla memorialistica rela-tiva a tale campo.Nella cartografia italiana del seco-lo scorso, come in quella austriacaprecedente, l’isola è indicata co-me Golli. Il nome croato, Goli

Otok, con il suo significato di iso-la nuda, risulta particolarmenteappropriato per questo grandescoglio che, per la sua natura roc-ciosa e per la bora eccezionalmen-te violenta che lo batte, è pratica-mente privo di vegetazione. Sipotrebbe pensare che Golli, cheperaltro nel dialetto veneto-dal-mata si pronuncia simile a Goli,sia un adattamento del nome croa-to. Ma non è detto che sia così.Lo storico Giovanni Lucio, diTraù, il 12 novembre 1659 scrive-va da Roma domandando notiziecirca “le due isole, che nelle scrit-ture di Arbe vengono nominateGallo ed Arte, se si chiamano og-gidì con lo stesso nome”. La ri-sposta ricevuta deve avere confer-mato i nomi in quanto il 14 aprile1660 il Lucio scriveva: “ricevo lerisposte che desideravo circa Gal-

L’ISOLA NUDA O, MEGLIO, GOLLI

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IL DALMATA maggio 2014 pag. 9

In alto a sinistra: uno scorcio della Sala del Ridotto del Verdi di Trie-ste.

A fianco: il coro dell’Associazione delle Comunità istriane. La cele-brazione si è conclusa con la Gorizia Giutar e il canto del “Va pen-siero” interpretato dal soprano Siriana Zanolla.

Il presidente della Lega Nazionale avv. Paolo Sardos Albertini ha ri-cordato come la Legge sul Giorno del Ricordo sia importante per lenostre associazioni. Infatti è grazie ad essa che, benché negli anni cisia stato un calo demografico degli esuli, sempre più italiani, veniva-no a conoscenza di questa parte di storia.

G I O RNO DEL R I CORDO

Il libro di Carla Cace, giornalista e storica, “Foibe ed esodo. L’Italianegata”, edito da Pagine - Roma, commemora i dieci anni dell’isti-tuzione del Giorno del Ricordo. Il libro presentato a Trieste nella se-de dell’IRCI, istituto per la cultura istriano, fiumano e dalmata divia Torino, riassume i reali risultati raggiunti in questi primi diecianni dall’approvazione della Legge del 2004 promossa dall’on. Me-nia. Poche sono le opere uscite per la divulgazione, come ha dichia-rato la stessa autrice durante un’intervista apparsa sul quotidiano IlPiccolo di Trieste. La prof. Chiara Motka, assessore del Libero Co-mune, ha segnalato come sia ancora difficile parlare nelle scuole diesodo e foibe.

Il tavolo dei relatori. Da sinistra: Enrico Focardi, avv. Paolo SardosAlbertini Presidente della Lega Nazionale di Trieste, on Renzo de’-Vidovich Presidente della Fondazione Rustia Traine, Carla IsabellaCace autrice del libro e il dott. Lorenzo Salimbeni

PRESENTATO A TRIESTE IL LIBRO DI CARLA ISABELLA CACE

AL RIDOTTO DEL TEATRO VERDI DI TRIESTE

pag. 10 maggio 2014 IL DALMATA

Il titolo volutamente sorri-dente, benché la commemora-zione del dolore non lo siamai, vuol essere ben auguranteper il nostro momento di iden-tità nazionale, per la conquistapiena di una memoria storicache pian piano possa coinvol-gere sempre più larghe fascedella nazione. Ogni anno, afebbraio, una fiammella si ac-cende, poi purtroppo tende aspegnersi, lasciando una sciadi luci e di ombre su cui riflet-tere.

Sono passati giusto dieci an-ni da quel 30 marzo 2004 checi ha fatti tornare alla luce, se-polti com’eravamo da oltresessanta nella foiba dell’oblio,della rimozione, della damna-tio memoriae. Noi vittime, noicostretti a saldare il conto del-la guerra perduta per tutti gliitaliani, noi rifiutati, non soloalla stazione di Bologna, mapiù subdolamente nell’imma-ginario collettivo, noi imputatidi colpe che servivano solo adassolvere la coscienza di altri,noi zittiti con formule ideolo-giche che ci negavano anche ildiritto al dolore, noi rimasti so-li con la nostra dignità. Poil’evento che ci colse stupiti,increduli, commossi, il ricono-scimento che la Madre non piùmatrigna ci elargiva conl’istituzione di una SolennitàCivile, si badi bene, non di unagenerica giornata di comme-morazione, la rinascita di uo-mini ormai adulti che alloratrotterellando avevano seguitoi passi affranti dei genitori suicammini dell’addio, l’amara,forse rabbiosa, consapevolezzache molti di quei genitori nonpotevano ormai neppure rice-vere quel tardivo, parziale,simbolico risarcimento mora-le. Dal 2004 ad oggi noi esuliabbiamo intrapreso il nuovocammino, quello che scava nelrecupero della memoria, che sifa strumento di informazione edi conoscenza per un intero

popolo che non sapeva, perchénessuno voleva che sapesse,confermando che il politicallycorrect e la realpolitik possonoessere strumenti di intimida-zione d’impatto superiore aquello della violenza materia-le. Celebrazioni ufficiali, com-memorazioni, eventi teatrali,interventi di testimoni, pubbli-cazioni memorialistiche e sag-gistiche, inaugurazioni di mo-numenti ed intitolazioni topo-nomastiche si addensano nellacronaca del mese di febbraio,non solo nella stampa degliesuli, ma anche nei media na-zionali.

Dunque molto è stato fatto: isondaggi sulla conoscenza deitermini “foiba” ed “esodo” se-gnano qualche punto in più,soprattutto nelle scuole che neerano le più penalizzate per lacensura operata dai libri di te-sto, ma molto di più resta dafare. In primis, contrastare lacontroinformazione che, supe-rato un primo momento dismarrimento, ha ripreso viru-lenta, seppur minoritaria anchenella Sinistra, a cannoneggiarecon tesi trite e già ampiamentedemolite dalla vulgata storio-grafica. Dopo esser stati tritu-rati nel “secolo breve” dai tota-litarismi, noi esuli più degli al-tri, tanto da essere gli unici ita-liani a poter parlare con cogni-zione di causa sia del nazifa-scismo che del comunismo(quello da cui, guarda caso,

siamo fuggiti in massa), ci tro-viamo a dover fare i conti conla persecuzione di altri “ismi”:dallo spudorato negazionismo,all’ ipocrita riduzionismo, alsubdolo giustificazionismo. Inparticolare, è contro di questoche possiamo forgiare le nostrearmi, ribattendo alla controin-formazione con la corretta in-formazione storica, documen-tando che le radici dello scon-tro etnico tra italiani e slavi af-fondano nella politica snazio-nalizzatrice attuata dall’ Au-stria nei nostri confronti, chedunque precedette la snaziona-lizzazione del fascismo di

frontiera, come pure attestandoche l’esodo biblico di un interopopolo, il nostro, avvenne a se-guito della terza snazionalizza-zione, quella operata dal co-munismo titino nei nostri con-fronti. Non ci fu un esodo bi-blico delle minoranze slovenee croate inglobate nel Regno d’Italia dopo il 1918…Vera con-testualizzazione, termine tantoin voga tra i giustificazionisti,è ricostruire tutte le radici sto-riche della nostra tragedia, chevanno evidenziate, documen-tate e divulgate in ogni occa-sione ci venga offerta. Qual èla percezione che gli italianihanno di noi italiani esuli og-gi? Quale il livello di cono-scenza della nostra storia? Lasensazione è che se l’ adesionesimpatetica al nostro vissuto èormai diffusa e sentita, se la

commozione e il luccichio diocchi di studenti come di adul-ti esprimono la condivisione,quasi un risarcimento per il do-lore tanto a lungo negato,l’informazione è ancora caren-te. Quando alla fine della trat-tazione si invitano i presenti adun dibattito o si sollecitano in-terventi, si nota un certo dis-orientamento, l’atteggiamentodi chi è stato travolto da unaserie di informazioni a lui perlo più inedite e cerca ancora iltempo di metabolizzarle. Chela nostra storia sia complessis-sima e poliedrica nel tempo enello spazio, dalla VeneziaGiulia giù giù fino alle Bocchedi Cattaro, lo sa bene chiunquedi noi si sia assunto l’ impegnodi assimilarla per poterla tra-smettere ad altri, dunque lareazione dell’uditorio è com-prensibile, ma resta questa ina-deguatezza di fronte a vicendeche suonano ancora inedite. Faeffetto constatare che èl’ultima generazione, quelladegli studenti, a farsi portavo-ce della nostra storia con i ge-nitori una volta rientrati a casao sentire l’ umile ammissionedi quarantenni, cinquantenni osessantenni che si scusano pernon avere cognizioni in mate-ria: ben altri, politici, autori ditesti scolastici, giornalisti, do-vrebbero scusarsi per avercirubato la nostra memoria stori-ca!

Dunque, siamo ancora unpopolo in cammino, in mezzoal Mar Rosso della storia che sista aprendo per noi, ma che an-cora ci chiede di lottare pertrovare il varco Andemo, muli,andemo vanti: ora che noi pos-siamo fare qualcosa per i nostrigenitori, almeno con questo“onore di pianti”, il nostroobiettivo etico primario resti il10 Febbraio: è piccolo, ha solodieci anni, ha tanti decennipassati da recuperare e deveancora crescere. Buon Com-pleanno, Giorno del Ricordo.

QUALE PERCEZ IONE HANNO GLI IT

Commemorazione del GdR a Saonara (PD) da sinistra Ivanov, Odo-ni, Giacca e Grassi.

Gli studenti cominciano a chiedersi cosa sia accaduto

“10 CANDELINE PER IL GIORNO DEL RICORDO”

IL DALMATA maggio 2014 pag. 11

AL IAN I DEL GIORNO DEL R ICORDO

NELLE SCUOLE DI TARZOL’Assessore alla Cultura del Comune di Tarzo (TV), avv. AndreaDe Polo, nostro sostenitore ed amico, ha voluto celebrare il Gior-no del Ricordo con una iniziativa rivolta alle scuole medie dellacittà. L’11 marzo scorso, una sala piena di studenti ha ascoltatola relazione di Giovanni Grigillo e la testimonianza di Anna Bon-cina, esule da Albona. Il relatore si è diffuso anche sulla distru-zione di Zara e sull’esodo dei suoi abitanti

IL RICORDOATRIESTE

MOLTE INIZIATIVE AMILANOPer il “Giorno del Ricordo” 2014 Milano era stata scelta comecittà di riferimento ed il locale Comitato ANVGD ha perciò datovita a numerose iniziative.Oltre alla celebrazione ufficiale a Largo Martiri delle foibe, allapresenza dell’Assessore D’Alfonso, che rappresentava il SindacoGiuliano Pisapia, ed alla deposizione della corona al Famedio,l’attività si è sviluppata principalmente con la rappresentazionedello spettacolo “Giulia”, ideato e realizzato dal Gruppo TeatroImpiria di Verona. Il recital tratto dal libro “La foiba dei Colom-bacci” di Luigia Matarelli di Carlo e la partecipazione di ReldaRidoni, e numerose altre manifestazioni presso le scuole e le isti-tuzioni della città, tra cui l’iniziativa organizzata dall’Ordine deiDottori Commercialisti di Milano e provincia (circa 8.500 iscrit-ti), relatori Giovanni Grigillo, Giovanni Cobolli Gigli, Piero Tar-ticchio, quella effettuata presso il Liceo linguistico A.Manzoni suidea di Elisabetta Barich, alla presenza di oltre 500 studenti e nu-merosi insegnanti, relatori Giovanni Grigillo e Tito Sidari.Va infine segnalato l’ordine del giorno approvato dal ConsiglioComunale di Milano nella seduta del 17 febbraio scorso, con ilquale, prese le distanze dalle posizioni negazioniste espresse daun consigliere di zona, il Consiglio ha invitato il Sindaco Pisapiaad offrire ospitalità a Simone Cristicchi in un teatro di Milano perla rappresentazione del suo spettacolo “Magazzino 18”, invitan-do gli studenti delle scuole superiori.

12 aprile 2014. Il Sindaco di Roma Ignazio Marino in visita all’Ar-chivio Museo storico di Fiume e al quartiere Giuliano-dalmata diRoma con i dirigenti della Società di Studi Fiumani G. Stelli, A. Bal-larini, M. Micich.

Scorcio della manifestazione del 10 febbraio alla Foiba di Basovizza

Tra le numerose iniziative at-tuate per la commemorazionedel GdR dal ComitatoANVGD di Padova, presiedu-to dalla prof.ssa I.Giacca, unevento coraggioso e fuori daglischemi: un terzo incontro-confronto con l’ANPI, rappre-sentato dal coordinatore regio-nale M. Angelini e dalla presi-dente provinciale F. Rizzetto,relatori a nome dell’ANVGD iproff. Giacca, Ivanov, Grassi.L’ esperienza, collaudata indue precedenti occasioni, èstata condivisa con persone dibuona volontà, che pur con idebiti distinguo hanno nuova-mente e pubblicamente ricono-sciuto l’errore di valutazionenei nostri confronti sostenutoper decenni. E’ stata per noi l’occasione per ribadire in chia-

ve di contestualizzazione iprodromi ottocenteschi delloscontro interetnico, ma è stataanche l’occasione per capireche andare avanti è faticosoper tutti: i nostri interlocutorihanno subìto su Internet e du-rante la serata l’attacco di loroiscritti, taluno dei quali si è au-todefinito “comunista sovieti-co”(e tanto basta!), che rifiuta-no qualsiasi ammissione di re-sponsabilità da parte dell’AN-PI e hanno chiesto indignati ledimissioni dei due presidenti..La strada del dialogo è erta edirta di tensioni: un sasso nellostagno però è stato gettato, ve-diamo ora se anche a livellonazionale prevarrà la buonavolontà o la cecità ideologi-ca…

PADOVA; 3°CONFRONTOCONL’ANPI

AROMACON ILSINDACOMARINO

Marino Micich illustra la rassegna museale.

pag. 12 maggio 2014 IL DALMATA

C ’ E R A U N A V O L T A Z A R AAnniversari, commemora-

zioni, celebrazioni scandisco-no il calendario della storia, ri-evocano avvenimenti passati,sollecitano memorie di eventi ,per lo più dolorosi, riesumanodalla nebbia dello scorrere deltempo ciò che fu, ciò che piùnon è. Come tutte le pagine nellibro scritto dall’ agire umano,anche la tragedia giuliano –fiumano - dalmata ha le suedate simbolo, chiodi conficcatinel tempio di Giano, date didolore, date di condanna ine-sorabile, date che segnano lafine di un mondo vissuto dainostri padri, sognato da noi fi-gli della seconda generazione.

E così, se il 10 Febbraio sug-gella in sé il momento finaledel nostro sacrificio, il “ Con-summatum est” di Istria, Fiu-me, Dalmazia cedute da quelfatale Trattato di Pace del 1947alla Jugoslavia, benchè a parti-re dal 2004 per volontà delParlamento esso renda istitu-zionale la memoria del nostrosacrificio, diventando il“Giorno del Ricordo”, altre da-te segnano , come stazioni del-la Via Crucis, il cammino didolore degli esuli dell’ Adriati-co Orientale.

L’8 settembre ‘43 rappresen-tò non solo la svolta che appa-rentemente poneva fine al Se-condo Conflitto Mondiale inItalia, ma anche, per gli italia-ni dell’ Istria, l’ inizio di quelfilm dell’ orrore che furono lefoibe; il 1° maggio ’45 rappre-sentò per Trieste, come perGorizia, ancor più che la libe-razione dai tedeschi, l’ occupa-zione da parte dei titini, incubodurato quaranta giorni, che ri-empì le foibe del Carso triesti-no di italiani, soldati, partigia-ni renitenti ad assoggettarsi al-le direttive jugoslave. Per Fiu-me fu il 3 maggio, per Polaprobabilmente fu il 18 agosto1946 la data segnata sul librodelle Parche, quando la stragedi Vergarolla, un centinaio diPolesani fatti saltare in aria daun attentato dinamitardo du-rante una manifestazione spor-tiva in spiaggia, fece incammi-nare definitivamente quellapopolazione sulla via dell’ eso-do, in fila verso il molo Car-bon, verso quella nave Tosca-na, divenuta anch’ essa il sim-

bolo di un mondo ormai perdu-to.

Più a sud, lungo la sfolgo-rante costa dalmata, languida-mente adagiata tra il grigio deimonti Velebit, il blu del mareprofondo, il verde degli ulividelle isole prospicienti, avevadormito per secoli Zara, alconfine tra il mondo liburnicoe quello illirico, ; Zara ambitadai coloni greci, Zara – Diado-ra, Zara nata “ per dono delmare”; Zara – Iadera, Zara che“ iam erat”, quando la conob-bero e la colonizzarono i Ro-mani; Zara talora riottosa e pu-gnace nel difendere le sue li-bertà comunali, Zara punitadurante la IV Crociata, “ Iadraad caedem”; Zara definitiva-mente veneziana dopo l’ atto didedizione del 1409, Zara deicampielli e delle calli, dei Leo-ni di S. Marco.

E sotto l’Impero Asburgico,Zara autonomista, risorgimen-tale e irredentista, Zara che ac-coglie inginocchiata lungo la “Riva Vecia” l’ arrivo del trico-lore alla fine della prima guer-ra mondiale, che finalmente laricongiungerà all’ Italia. Italia-na sì, ma solo un’ enclave ter-ritoriale, prova vivente della “vittoria mutilata”, circondataalle spalle e nelle isole che lafronteggiano dal neonato Re-gno dei Serbi, Sloveni e Croatie forse per questo più tenace-mente legata alla madrepatria,isola d’ italianità, proiettatacon lo sguardo al di là del ma-re.

Zara italiana, veneta e ” za-ratina” nella sua tipicità pervent’ anni felici, fino al 1941:Zara prima vittima di unaguerra sbagliata, di errori e or-rori di cui certo non furono re-sponsabili unicamente i suoiabitanti né i “fradei” fiumani eistriani, anche se solo a loro fratutti gli italiani fu imposto iltributo più infame per ripagareil nemico aggredito, cioè laperdita della propria terra. 2novembre 1943: questa la datad’ inizio dell’ agonia di Zara,prima del calvario di Trieste,prima della condanna a mortedi Fiume e Pola: la piccola en-clave, con i suoi circa 20000abitanti, doveva scompariredalla carta geografica, perchéera una spina nel fianco. “ Ven-

nero dal Cielo”, recita il titolodi un’opera fondamentale,scritta da Oddone Talpo, insu-perabile storico della Dalma-zia del II Novecento, e da Ser-gio Brcic, studioso ed eccel-lente fotografo, e sembrerebbel’ inizio di una favola bella,quella di “ C’era una volta Za-ra”, se non fosse che a veniredal cielo non furono angeli omessi divini, ma 600 tonnella-te di bombe scaricate sulla cit-tà in 54 bombardamenti aereialleati, che la distrussero per l’85%, causarono la morte di ol-tre 2000 cittadini, indusseroall’ esodo, il primo del confineorientale, il 95% della popola-zione.

Iniziò tutto il 2 novembre1943, data di cui ricorre il set-tantesimo anniversario. Era ilGiorno dei Morti e fin dallamattina decine di quadrimotorisorvolarono la città, finchè allasera otto aerei Boston lanciaro-no più di 5 tonnellate di bom-be, colpendo anche un rifugiopieno di persone che vi perserola vita: 163 i morti alla fine delprimo attacco. E poi fu tutto unsusseguirsi di orrori, come ilbombardamento di domenica28 novembre, all’ ora della “Messa Granda” che sganciòquasi 30 tonnellate di bombe:colpite, tra l’ altro, le giostredei bambini. Sul muraglione disostegno del Parco ReginaMargherita e sugli alberi bran-delli di corpi. D’ ora in poi ètutto un elenco di date, di datistatistici di edifici colpiti: l’ospedale, la colonia, le fabbri-che, un traghetto carico di pas-

seggeri, natanti, la CentraleElettrica, case private, in untessuto urbano fatto di strettecalli che rendeva pressochéimpossibile il recupero dei cor-pi e la rimozione delle mace-rie.

Andò avanti così per un an-no , suggellando l’ ecatombecon l’ affondamento del picco-lo piroscafo “ Sansego”, cheaveva portato in salvo a Triestemigliaia di sfollati. Il 31 otto-bre, ormai del 1944, il sacrifi-cio di Zara era stato consuma-to: il tenente dei CarabinieriTerranova salì ad issare sulcampanile del Duomo di S.Anastasia l’ ultimo tricolore e ipartigiani di Tito, senza colpoferire, dato che i tedeschi sierano già ritirati, entrarono inuna città rasa al suolo e svuo-tata, ma non tanto da non col-pire con esecuzioni sommariecentinaia di cittadini e militariitaliani, fucilati lungo il murodel cimitero o annegati conuna pietra al collo nel “ canal”,il braccio di mare che separaZara dalle isole antistanti. “

Perché? È una delle doman-de fondamentali che si pone lastoria. Perché Zara fu colpitacosì radicalmente, perché fu “coventrizzata”, trasformatanella Dresda dell’ Adriatico?Da archivi americani e inglesie solo parzialmente jugoslavi,risulta che i partigiani di Titochiesero agli alleati di elimina-re Zara per la sua posizionestrategica lungo la costa e pertagliare il sistema tedesco dicomunicazioni, ma proprio

Durante la manifestazione èstata proposta al pubblico a laristampa del volume “Memoriedi Zara 1937-1944”. Si vuolerendere omaggio all’autriceEmilia Molvolti in Calestaniesule di Zara.

A UDINE IL 70° ANNIVERSARIO DELLADISTRUZIONE DI ZARA 1943 -1944

continua a pag. 13

IL DALMATA maggio 2014 pag. 13

fonti alleate dichiarano che lacittà non era un obiettivo mili-tare, perché praticamente pri-va di contraerea - di fatto nonun solo bombardiere fu abbat-tuto -, inoltre il piccolo portocommerciale della città nonera in grado di rifornire le 22Divisioni tedesche, impegnateormai in Bosnia. Zara era pri-va di collegamenti ferroviari estradali, disponeva di soli2000 m. di piste aeroportuali,non vantava industrie di rilie-vo né depositi di materialebellico. E’ dimostrato inveceche la Balkan Air Force costi-tuita dagli alleati si attenevaalle indicazioni su presuntiobiettivi strategici fornite daipartigiani di Tito, che di fattoringraziarono la RAF per avercompiuto le operazioni da lororichieste in Jugoslavia.

Novembre 1944: il poeta-vate Vladimir Nazor, già so-stenitore di Pavelic, quindi diTito, dalla Torre dell’ Orologioin Piazza dei Signori a Zaradichiara: - Spazzeremo dal no-stro territorio le pietre dellatorre nemica distrutta e le get-teremo nel mare profondodell’ oblio. Al posto di Zara di-strutta sorgerà una nuova” Za-dar” che sarà la nostra vedettanell’ Adriatico”. Il disegno diTito viene così palesato e laverità si rivela solo politica. C’era una volta Zara, quella chei nostri genitori sono stati co-stretti ad abbandonare, quellache le nuove generazioni co-noscono solo dai loro racconti.

Lo spirito europeistico, ilsuperamento del “ secolo bre-ve” ci fanno guardare avanti,come è giusto che sia. Il ricor-do, solo lui, ci impone di guar-dare ancora indietro, di non di-menticare cosa avvenne il 2novembre di settant’ anni fa,anche quando come turisti ar-riviamo dal mare in vista diquella città sorgente dalle ac-que blu, fata morgana sognan-te di un tempo che fu, Zara.

Adriana Ivanov

Da pag. 12 ZARA “KARMA”(Costa erta)

Del mio borgo io serbo memo-rie che il fluire del “reo tem-po”, anziché stemperare, rinvi-gorisce. Parlo di Borgo Erizzo,nel quale vissi i primi tredicianni di un’esistenza che, erascritto, avrei menato altrove,lontano dai sussurrii di un ma-re che rintronò nelle orecchiefanciulle.Bazzicavo coi coetanei delmio rione, in specie nella bellastagione, il tratto delle Colova-re che si dispiega dalla “ Fon-tana ” alla sua estremità sud, il“Bersaglio”.”Karma” lo chiamavamo e lochiamano tuttora i miei com-paesani, attingendo al lessicoalbanese di cui ci si nutriva, al-lora, più che oggidì.La “Fontana”, d’estate, era,debbo dire, “ feudo “ dei Duca,dei Marussich/Marusic, deiMussap, dei Marsan. Stirpi chese l’erano quasi appropriata.Con le loro barche, a remi ed avela, vi celebravano riti daiquali era escluso chi non ap-parteneva al loro “entourage”.Assistervi era già consideratoun premio per coloro che, ap-punto, non avevano la fortunadi portarsi appiccicato addossoun nome blasonato.Io nuotavo ammirato, mi parieri, intorno al cutter di Bepi“Orada” ed ai beccaccini deiDuca e dei Marus-sich/Marusic. Nuotavo e, spes-so, mi tuffavo dal molo secola-re, spruzzando d’acqua gli sca-fi tirati a lucido. meritandomile invettive dei titolari per lanefandezza compiuta.Conveniva a me, cresciuto coiPerovic, Relja, Kotlar, Petani,dileguarmi da quell’ara e so-stare nel vallone dopo i “primipini”, ove l’aere era più salu-bre. Il litorale si presentava piùaccidentato, cosparso di “gre-bani”, vero; ed il fondo marinoera costellato di ricci, ahimè;ma gli inconvenienti eranocompensati da ampia libertà dimovimenti e di comportamen-ti.Intenso e spensierato era il mioripetersi quotidiano, nel perio-

do estivo. Per allungare i tem-pi della permanenza al mare edel conseguente divertimento,occorreva placare i morsi ir-rompenti della fame. Bisognaalla quale si provvedeva raz-ziando pomodori freschi neicampi sovrastanti, coltivaticon cura e passione da innu-merevoli ed incolpevoli schiat-te di Perovic. Avranno perdo-nato le monellerie?Quante volte ho percorso, inandata ed al ritorno, la stradinache dalla Chiesa parrocchialeporta al mare, soffermandomia cogliere le more dei rovi, iquali la chiudevano da entram-bi i lati? Quante volte cercai dighermirle, le more, soffrendola calura del sole impietoso dimezzogiorno? Costumanzache, anni dopo, avrei ripreso,in compagnia della moglie edei figli cui, uno dei miei po-chi vanti, sono riuscito ad istil-lare un amore viscerale per la“Karma”.“Karma”. Folate di scirocco,sfuriate di maestrale; raffichedi bora, mitigate dai sopralzi aridosso del mare; nicchie incui indugiare d’inverno e go-dere del clima temperato, mi-rare le increspature del Canale,seguire con l’occhio i trabac-coli degli “scoiani”/”boduli”,fino a perderli, confusi tra iflutti.Quante volte ho accompagnatoil nonno nel suo insistito ope-rare sul campicello nei pressidei “secondi pini”, sopra il di-rupo di “Sumpinovo” ! Vi sidomina il Canale: a Sud siscorge, in lontananza, Bibigne;a Nord s’intravede Puntamica.Vi traeva il nonno, con patate,piselli, fave, zucchine, fagioli,che rivendeva in “Piazza”, so-

stentamento per sé e la nonna.Dall’acclive sporgenza,l’occhio spaziava nei dintorni,si posava sulla penisoletta del“ Bersaglio ”, sul vallone pro-fondo antistante. Il luogo, coisuoi cunicoli, ha suggestionatoda sempre e non solo me: lacuriosità condusse ad intrapre-se esplorative nelle qualil’avventatezza rasentò, soven-te, l’incoscienza. Prode sareb-be stato considerato chil’avesse percorso, da solo, alcalar delle ombre della sera.Quante volte dagli spuntoni diroccia, alti quattro - cinquemetri, a strapiombo sul mare,mi inabissai, emulando gestadi compagni ed imprigionandopaure che attanagliavanol’anima e che un distorto sensodell’onore impediva di mani-festare? Quante altre volte so-no stato trafitto dagli stramale-detti ricci e mi sono fregiato legambe e la testa e sono corso,sanguinante, al “ Pronto Soc-corso ”, implorando medica-zioni che non rivelassero aimiei la sventatezza dell’agire ?In fondo al vallone sottostanteai “secondi pini”, l’ingegno el’intraprendenza degli uominivalsero a costruire un campodi bocce, al riparo da spifferi.Serviva a gente dei campi edelle fabbriche per rilassarsi,per distogliere il pensiero, il dìfestivo, dal “ travaglio usato ”.Diapositive del mio borgo che,nelle brume della Val Padana,io mi prefiguro e miro la sera:Vivrai nel mio pensiero;vivrai nel tempioquel del mio core,come l’imaginedel primo amore.

Walter Matulich

pag. 14 maggio 2014 IL DALMATA

Ha moderato i lavori DavideRossi, docente all’Universitàdi Trieste e del direttivo di Co-ordinamento Adriatico. Nelsuo intervento introduttivo,dopo un breve quadro storicodell’area alto-adriatica, ha ri-cordato come le discussioni suibeni degli esuli iniziate neglianni ‘90 abbiano finora con-dotto a ben pochi risultati. Nelsuccessivo intervento ha spie-gato perché la questione è ri-masta ancora irrisolta.Il vicepresidente nazionaleRodolfo Ziberna ha ricordatoche l’Italia pagò gran parte deldebito di guerra con la Jugos-lavia vendendole i beni immo-bili degli esuli istriano-fiuma-no-dalmati, e che le speranzedi restituzione sono rimaste ta-li, così come le tante promessefatte dai Governi italiani sugliindennizzi definitivi.La Prof. Ulrike Haider Quer-cia, docente universitaria au-striaca, nel suo intervento af-ferma che l’Unione Europeaha il dovere di garantire i dirit-ti di tutti gli esuli europei,compresi i giuliano-dalmati.Conferma inoltre che dall’in-contro fra i Presidenti dei Par-lamenti austriaco e croato nonè scaturita alcuna trattativa suibeni “abbandonati” austriaci,tema da affrontare in un’otticaeuropea.Il Prof. Giuseppe de Vergotti-ni, presidente di Coordinamen-to Adriatico, ha spiegato che ilTrattato del 10 febbraio 1947era il punto di arrivo di una si-tuazione che aveva compro-messo il diritto di proprietà deibeni privati italiani. La disso-luzione della Jugoslavia riatti-vò il dibattito per il recuperodelle proprietà e la Commis-sione Leanza, cercò di vederese vi fossero spazi per riaprirele trattative con Slovenia eCroazia sulle proprietà passatein mano pubblica.

L’avv. Paolo Sardos Albertini,presidente della Lega Nazio-nale, ricorda che il riconosci-mento di Slovenia e Croaziaera subordinato a due condi-zioni: la firma di un memoran-dum trilaterale sulle rispettiveminoranze e l’impegno ad av-viare negoziati sui beni. LaCroazia firmò il memorandum.La Slovenia si impegnò a ri-spettarlo come se lo avesse fir-mato. Ma il Governo italianocadde e gli accordi non ebberoseguito. Nell’ottobre 1994 ilsottosegretario agli Esteri delGoverno Berlusconi Livio Ca-puto firmò ad Aquileia con ilministro sloveno Lojze Peterleun accordo sulla restituzione diun certo numero di beni. Nonerano molti, ma almeno si af-fermava il principio della rine-goziazione; Peterle fu sconfes-sato dal Parlamento sloveno ecosì tutto andò a monte. Nelmaggio 1996, il nuovo Sotto-segretario Esteri Piero Fassinosi precipitò a Lubiana a direche l’Italia non aveva niente dapretendere e che la Slovenia

poteva entrare gratis nell’Ue.La spiegazione di quella cla-morosa svolta si seppe nel2003, quando nella sua auto-biografia “Per passione” Fassi-no raccontò che il presidenteamericano Clinton aveva tele-fonato a Prodi per chiedergli dirisolvere immediatamente laquestione con sloveni e croati.L’avv. Vipsania Andreicich ri-ferisce che in Croazia, nel2002, fu emanata la legge 81 aseguito della sentenza dellaCorte suprema che dichiaròl’illegittimità costituzionaledella precedente legge sulladenazionalizzazione la qualeescludeva i cittadini stranieri.Gli unici beni italiani di cui sisia finora riusciti ad ottenere larestituzione sono quelli “di-menticati”, per i quali cioènessuno trascrisse decreti dinazionalizzazione o confisca eche pertanto erano rimasti inte-stati ai vecchi proprietari, mol-ti dei quali nemmeno lo sape-vano. Alcuni discendenti loscoprirono ricevendo telefona-te di croati che volevano ac-

quistarli ad un giusto prezzo.L’avv. Anita Prelec del Foro diFiume spiega le difficoltà percoordinare il lavoro e racco-gliere la documentazione ne-cessaria ai clienti che le si ri-volgono. L’avvocato avvisaperò i clienti di essere scetticaperché finora non sono maigiunte risposte positive da ol-tre confine.Il Prof. Davide Lo Presti del-l’Università di Verona fa unapanoramica sulla giurispru-denza della Corte Europea deiDiritti dell’Uomo in tema diespropriazione e nazionalizza-zione. Dichiara che la politica– soprattutto italiana – ha falli-to perché non ha ottenuto nien-te in cambio dell’adesione del-la Croazia all’Ue. Il prof. LoPresti resta peraltro moderata-mente ottimista individuandomargini di manovra conse-guenti a pronunce giurispru-denziali favorevoli su casi chehanno molti punti di contattocon la vicenda giuliano-dalma-ta.

IL DIBATTITO PROMOSSO DAL COMITATO DELL’A.N.V.G.D. DI GORIZIALA QUESTIONE DEI BENI ABBANDONATINON PUÒ ESSERE ACCANTONATA

Zara, l’antica città del mara-schino attinge ai fondi europeiper restaurare e valorizzare al-cune tra le parti più significa-tive e caratteristiche del suocentro storico. “Prossima-mente cominceranno i lavoridi restauro di tre siti posizio-nati sui plurisecolari bastioniveneziani e nelle loro vicinan-ze: Porta Marina, costruita nel1566 e ristrutturata nel 1571per accogliere trionfalmente imarinai zaratini che avevano

partecipato alla Battaglia diLepanto, la facciata dell'Arse-nale piccolo, che è il simbolodella Serenissima, nelle vici-nanze dei Tre Pozzi e che atte-sta la secolare fedeltà dellecittà dalmate alla repubblica,il Passaggio dell'ImperatoreAugusto, dietro la Torre delCapitano, più conosciuta co-me Torre del Buovo d'Antona.Gli interventi fanno parte delprogetto Hera, che rientra nel-l’ambito del programma Ipa

Adriatic. Secondo quanto di-chiarato ai giornalisti da Da-vor Lonic, assessore zaratinoallo Sviluppo e ai Processi eu-ropei, il progetto dovrà esserecompletato entro il 2016. Inquesto senso va ricordato ilruolo esercitato dalla RegioneVeneto che negli ultimi de-cenni ha stanziato ingentisomme per il restauro del pa-trimonio storico della Dalma-zia.

ITALIA E CROAZIA UNITE NEL PROGETTOZARA ABBELLITA DALP R O P R I O PA S S AT OC o n i f o n d i e u r o p e i v e r r à v a l o r i z z a t o i lc e n t r o s t o r i c o d e l l a c i t t à d e l m a r a s c h i n o

IL DALMATA maggio 2014 pag. 15

E’deceduto a Campagnano Ro-mano il Dott. LANFRANCOMAZZOTTI. Amava e cono-sceva la Dalmazia come solopochissimi Dalmati. Per citareun esempio, era stato lui a farenascere a Ragusa un Comitatodella Società DanteAlighieri eda trovarvi chi si sarebbe interes-sato per mettervi insieme unaComunità degli Italiani. Pu-troppo le difficoltà dell’am-biente locale avrebbero poi fru-strato queste iniziative. Da veroItaliano conosceva però, anchese in diversa misura, tutte le no-stre minoranze represse dellaperiferia italiana: Corsi, Malte-si, ecc. Una perdita. Un esem-pio da ricordare. (er)

DARIA MALUSÀ COVA-CEV, con la sua Zara semprenel cuore, il 12 dicembre 2013ci ha lasciato. Era nata a Zara il12 marzo 1916, dopo tante tra-versie, da esule ha vissuta il re-sto della sua vita a Mestre dovesi è spenta serenamente confor-tata dai suoi cari e ricordando lesue origini grazie anche alla let-tura del nostro amatissimo gior-nale. La ricordano con rinnova-to affetto il marito Aldo Cova-cev e i figli Alberto con Danie-la. (gv)

Il 13 marzo 2014 DARIAVALLERY ha raggiunto incielo l’amato marito Carlo Bo-nifacio. Nata a Zara il 5 marzo1917, esule con la famiglia aVenezia, a lungo fu ospite delcampo profughi “Foscarini”.All’età di 97 anni è mancata aVicenza presso l’Istituto “Giro-la-mo Salvi” dove si trovava da

alcuni anni. Figlia di Simeone eClelia Dal Mas, Consorella del-la Scuola Dalmata dei SS. Gior-gio e Trifone di Venezia di cui ilfratello Tullio Vallery è il bene-merito ed illuminato GuardianGrande. Alla figlia Gioia Boni-facio con Francesco e alle nipo-ti Anna e Lucia le più sentitecondoglianze de Il Dalmata.(gv)

ROMANOCECCONI è man-cato all’affetto dei suoi cari.Nato a Zara il 12 febbraio 1927,figlio di Riccardo “el paron”del negozio di abbigliamento inCalle Santa Maria, pianistamancato, fu abile timoniere del-la Canottieri Diadora e giovanenoto ed apprezzato negli am-bienti sportivi zaratini. Com-meciante degli articoli dello ar-tigianato della Val Gardena, al-l’età di 87 anni è scomparso aVienna il 1° di aprile 2014. Èmancato alla moglie Trude Gia-rolli, al figlio Andrea, al fratel-lo, il poeta e scrittore che tuttiamiamo, Raffaele con Ines.(gv)

Lo scorso 1° maggio si è spen-ta improvvisamente a TriesteADA CECCOLI in GA-BRIELLI. Era nata a Zara il 22agosto 1922. A lungo Presiden-te e socio fondatore del Dalma-zia Club 1874, è stata entusiastadirigente della Fondazione Ru-stia Traine e della Delegazionedi Trieste dell’AssociazioneDalmati Italiani nel Mondo –Libero Comune di Zara in esi-lio. La nostra fraterna amiciziarisale alla mia permanenza aTrieste nell’immediato dopo-guerra e ad un incontro incredi-bile e traumatico con suo fratel-lo Francesco. Nel luglio 1945rientravo dalla prigionia in Ger-mania (avevo 21 anni) per rag-giungere la mia famiglia profu-ga a Trieste. In viaggio verso lacittà mi trovai su un camion cheportava rifornimenti verso Udi-ne, era carico di persone stipatesopra sacchi di viveri. Suo fra-tello Francesco viaggiava percaso sullo stesso mezzo. Dopoavermi chiesto conferma di chifossi mi informò timidamenteche erano morti mio padre emia sorella Lidia di soli 19 an-ni. Fu l’inizio della mia “profu-ganza” ed un ricordo che mi halegato per sempre alla cara Adae alla sua famiglia. Tutti i Dal-mati la ricorderanno con affettoe simpatia, sempre entusiasta esorridente non mancava mai dipartecipare ai nostri Raduni dicui era una delle anime miglio-ri. (hp)

Il 29 dicembre 2013 è scom-parsa a Sydney dopo una lungamalattia, amorevolmente assi-stita dal marito JOLANDARADOVNICOVICH. Era na-ta a Spalato il 29 settembre1929 e da giovane aveva fre-quentato le scuole della LegaNazionale. Sulla via dell’Eso-do, seguendo le tristi vicendedel dopoguerra, approdò alCampo Profughi di Bagnoli(Na) dove a vent’anni convolòa nozze con il nostro concittadi-

no Francesco (Frane) Ardia. In-sieme emigrarono per due anniin Canada e poi definitivamen-te in Australia. Lontana nostal-gicamente dalla sua Dalmaziafu molto attiva nell’ambientedegli esuli zaratini e dalmati co-fondando con il marito il “Cir-colo Zaratino-Dalmato “Nicco-lò Tommaseo” di Sydney. Lapiangono il marito Frane, estre-mamente addolorato, le figlieMaria e Anna con le loro fami-glie e gli amici vicini e lontani.(hp)

Il 26 gennaio 2013 si è spento aGatineau (Canada) ALVISEGASPARINI. Nato a Zara il24 maggio 1921, la sua vita èstata segnata dalle vicende del-la Seconda Guerra Mondiale.Alla fine del conflitto, esule co-me tutti i nostri concittadini,emigrò in Canada, dopo aversuperato dure vicissitudini del-l’immigrato si inserì stabilmen-te nella vita lavorativa, senzamai dimenticare il grande amo-re che aveva per la sua Zara.

C I H A N N O L A S C I A T Oa tutti i parenti le più sentite condoglianze

pag. 16 maggio 2014 IL DALMATA

vio rimase sempre lontanodalla politica. Dopo la sua ele-zione a Sindaco, in un’intervi-sta dichiarò quello che pensa-va, ovvero che i politici, eranosolo abili nel “gioco delle trecarte”. La Presidenza del Con-siglio ed il Ministero degli Af-fari Esteri chiesero spiegazio-ni e per chi dovette risponderenon fu facile smentire la so-stanza di quelle afferma-zioni.

Mantenne invece un perso-nale rapporto di stima ed ami-cizia con Carlo Azelio Ciam-pi, il Presidente della Repub-blica che nel 1991 conferì alGonfalone di Zara italianaquella Medaglia d’Oro al Va-lor Militare che solol’ipocrisia della politica impe-dì che fosse solenne-menteappuntata sulla nostra bandie-ra.

Un Natale, all’ora di cena, achi lo invitava a rispondere, altelefono perché era in linea ilPresidente Ciampi per fargligli auguri, disse, naturalmentein dialetto e riferendosi al fon-do schiena, “Mi stai prenden-do in giro ?” Questo è il Mis-soni che più abbiamo amato eche ci resterà per sempre nelcuore.

Dopo l’incidente al figlioVittorio mi chiamò. “Non govoia nè tempo de scriver, man-dime i numeri di telefono …”degli amici….Nelle sue paroleuna gran fretta, quasi il timoredi non riuscire a ringraziaretutti, subito.

Alla cara Rosita, sua sposa,che si fregia del titolo di “dal-mata di Golasecca”, vogliamoun gran bene, abbiamo avutomodo di apprezzarne il carat-tere, ma anche l’amore che Ot-tavio le riservava, rinnovo ilcommosso saluto dei Dalmati.

Ho sognato. In Paradiso do-vunque è affisso tra le nuvoleun manifesto firmato da SanPietro e dedicato alle donnedei Dalmati: “….. per averlimolto amati e molto sofferto acausa del loro carattere. InParadiso meritano la prima fi-la ….. ”.

Giorgio Varisco

IL DALMATAPeriodico dell’AssociazioneDalmati Italiani nel Mondo –

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Da pag. 3 MISSONI

Aveva militato nel gloriosoBattaglione “San Marco”, i fan-ti della Marina Militare. Dopol’8 settembre si ritrovò con isuoi commilitoni a combatterea fianco dei soldati canadesiper liberare l’Italia dai tedeschi.Era estremamente orgogliosodella sua appartenenza al “SanMarco”.Al funerale la bandieraDalmata ha ricoperto la bara.Le note del “Va’ pensiero” e lalettura della “Preghiera dei Ma-rinai d’Italia”, letta dalla figliahanno accompagnato la ceri-monia dell’addio. Lo piangonola moglie Filiberta e quanti lohanno conosciuto. (hp)

Il 18 novembre 2013 è manca-to a Varese il concittadinoGIOVANNI BATTARA. Eranato a Zara il 1 luglio 1924 nel-la nota famiglia di imprenditoridi varie attività quali la notissi-ma Pasticceria in Calle Larga eil Caffè Lloyd (poi “Italia”) inRiva Nuova, conosciuti comeluoghi d’incontro della vita cit-tadina.

Con la famiglia ottenuta la con-cessione dell’opzione, nel 1948riparò a Venezia dove visse peralcuni anni nelle tristi condizio-ni dei profughi. Segui i trasferi-mento a Varese dove Giovannie il fratello Giudo trovarono,dopo tanti sacrifici, una siste-mazione in due Istituti di Credi-to. Studiò all’Istituto Tecnicoper Ragionieri di Riva Nuovapartecipando all’attività sporti-va per la scuola. Ha avuto unagrande passione per la pallaca-nestro e il calcio che ha seguitocon costanza nell’arco della suavita.Sempre presente alle manife-stazioni patriottiche è statoConsigliere per lunghi anni delComitato Provinciale del-l’ANVGD quale rappresentan-te della sua Zara che ha tantoamato. Lascia in chi lo ha co-nosciuto e nel campo degliEsuli tanto rimpianto per la suagentilezza, educazione e riser-vatezza. Lo piangono la moglieBuba, la figlia Marilena ed il fi-glio Sergio con Nela, il fratelloGuido ed i familiari. (hp)

Giovanni Grigillo in memoriadella mammaAlda de Benvenu-ti, che il 28 giugno avrebbecompiuto 100 anni

lo ed Arte”. Giovanni Praga, nel-la sua “Storia di Dalmazia”, trat-tando del 13° secolo, cita per Ar-be “i redditi di Arta e Gollo”. E’anche da notare che nella campa-gna dell’isola di Arbe una mag-gioranza croata si affermerà solocon le immigrazioni del 14° e del15° secolo, a causa delle quali unamaggioranza italiana resterà perdiversi secoli solo nel capoluogo.Arte o Arta sarebbe da identifica-re con l’isola di Gregorio o SanGregorio .Propendo per pensare che perGolli e Goli possano esistere dueetimologie che abbiano portato adun risultato simile. Conseguen-temente, da quanto ho scritto, alnome di Isola Calva o Nuda pre-ferisco senz’altro, come nome ita-liano, quello di Golli.

Elio Ricciardi

Da pag. 8 ISOLA NUDA