13
D MAG 12 pubblicazione gratuita anno III numero 12 novembre/dicembre 2014 SC A N N IN G G I A G N ACO V O DR I N K TO ME A RT E S EN ZA B ARR IE R E SPECIALE MATTEO PAOLO MUSSAT SARTOR NICOLA PONZIO BRIGHT WHITE LIGHT

DMAG12

Embed Size (px)

DESCRIPTION

Contaminare. Cercandone i sinonimi ho trovato solo termini dall’accezione negativa: sporcare, inquinare, infettare, infestare, appestare… No, nel caso della cultura il termine contaminare ha una connotazione decisamente positiva: ibridare, mescolare. In altre parole, promuovere scambio, sinergia, confronto, tra le diverse forme di espressione artistica. E da questo stimolante dialogo delle arti, visive, performative, scaturiscono opere mai banali, scontate. Sono l’intenzione, l’idea che comunque vanno riconosciute e “premiate”, la spinta progettuale e creativa che hanno messo in moto il processo artistico. L’idea, l’impulso creativo trascendono quasi il “prodotto” finale, in questo caso l’opera d’arte, l’installazione, la performance musicale. Non interessa tanto il punto d’arrivo, quanto il percorso che ha portato a un determinato risultato artistico ed espressivo.

Citation preview

DMAG 12pubblicazione gratuitaanno IIInumero 12

novembre/dicembre 2014

SCAN NING

G IAG NACOV O

DRI NK TOME

A RTES ENZA BARRIE RE

SPECIALE MATTEOPAOLO MUSSAT SARTOR

NICOLA PONZIO

BRIGHT WHITELIGHT

DMAG 12 2

novembre - dicembre 2014

direttore editoriale e di progettoFrancesca Chiappero

art director e graficaelyron

Contaminare. Cercandone i sinonimi ho trovato solo termini dall’accezione negativa: sporcare, inquinare, infettare, infestare, appestare…No, nel caso della cultura il termine contaminare ha una connotazione decisamente positiva: ibridare, mescolare. In altre parole, promuovere scambio, sinergia, confronto, tra le diverse forme di espressione artistica. E da questo stimolante dialogo delle arti, visive, performative, scaturiscono opere mai banali, scontate. Sono l’intenzione, l’idea che comunque vanno riconosciute e “premiate”, la spinta progettuale e creativa che hanno messo in moto il processo artistico. L’idea, l’impulso creativo trascendono quasi il “prodotto” finale, in questo caso l’opera d’arte, l’installazione, la performance musicale. Non interessa tanto il punto d’arrivo, quanto il percorso che ha portato a un determinato risultato artistico ed espressivo.Un fotografo e un poeta si incontrano, confrontano i propri pensieri, le proprie urgenze espressive, ne nasce un progetto, un dialogo tra artisti. In una fase successiva decidono di condividere questo scambio di idee, di renderci partecipi della loro “conversazione” artistica. Pubblicano un libro, una sintesi del loro comune percorso creativo. Due artisti che in un determinato momento della loro vita hanno fatto un tratto di strada insieme, per poi tornare al loro autonomo e solitario cammino di ricerca.È il caso di Scanning : immagini di Paolo Mussat Sartor e testo di Nicola Ponzio.DMAG12 è un elogio alla contaminazione, alla volontà degli artisti di mettersi in gioco e allargare i propri orizzonti, di confrontarsi su “terreni” alternativi, diversi e per questo, talvolta anche più stimolanti rispetto alle loro abituali inclinazioni e passioni. F.C.

do d i ci

hanno collaborato a questo numero

Davide Barbato, Caterina Berti, Ylenia Cafaro, Giovanni Ceni, Stefano Ciullo, Margherita Costa, Nicoletta Diulgheroff, Ilaria Gai, Massimo Gallina, Luciano Gallo, Andrea Gandiglio, Chiara Lombardo, Claudia Losini, Caterina Marini, Federico Minetti, Irene Perino, Antonino Raciti, Ugo Sandulli, Francesco Sparacino

redazione corso Vittorio Emanuele II, 3010123 Torino

[email protected]à[email protected]

editoreAssociazione Culturale DFT

stampaIndustrie Tipografiche Sarnub spa

Registrazione presso il Tribunale

di Torino n. 49 del 5/10/2012cover 1Luca Cassine,Verdi Notecover 2Drink To Me,foto di Jacopo Farina

DMAG è anche online www.d-mag.itDMAG è una free press distribuita tramite il circuito Freecards. La rivista è bimestrale. La redazione non si assume alcuna responsabilità per eventuali variazioni di programmazioni, date, eventi.

n.12

EXHIBITION

Tante palle, tutte nuove.Di Natale, certo, ma anche palle di primavera e di mezza estate, palle da appendere ai rami in autunno, quando cadono le foglie. Bugie bianche come la neve, e scuse colorate come cupcakes. Cose che decorano, frasi che si dicono. Le solite scuse, racchiuse in insoliti oggetti. Piccole dosi di ipocrisia quotidiana.Antidoti contro la maleducazione, idee-regalo per rendere più armonica la realtà.Un anno di palle da (s)rotolare, scoprire, condividere.Se qualcosa non ti quadra prendila rotonda: c’è sempre una palla che fa per te.Palledinatale è un progetto di lepalle.it sviluppato con Elyron.

> www.lepalle.it

XM A SBA L L S

DMAG 12 4 5

Era il 1975. Al chiudersi rumoroso di una portiera d’automobile, il mondo disse addio ai suoi colori.La sola essenza del Tutto sopravvisse a quel comune gesto.Amanti dall’alba del Mondo, Bianco e Nero danzano da sempre l’uno accanto all’altro. Si amano e si odiano, si incontrano e si scontrano, si rincorrono eternamente attendendo di unirsi in un abbraccio senza fine per poi separarsi ancora.A volte, in questa danza di Amore folle, è il Bianco ad avere il sopravvento. Senza spiegazioni, improvvisamente, si allea con la Luce squarciando il Nero della notte. Altre volte è il Nero ad avere la meglio, capace come null’altro di inghiottire ogni cosa e annullare il suo amante.L’eterna danza di Bianco e Nero non è mai stata una lotta tra Bene e Male. Non sarà mai mera opposizione di Luce e Buio. Scrisse Theodor Adorno che “La libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta”. E avere il coraggio di vedere oltre. Amore e Odio si assomigliano così come il Bianco e Nero si completano. Gli opposti non possono far a meno l’uno dell’altro. Mai. Si combattono, talvolta si annullano, spesso tentano di sovrastarsi. Ma a volte – ed è questo il loro Destino - si uniscono.Figlio di un Amore impossibile che in quanto tale sarà eterno, è il Grigio. Esso non è né Luce né Buio. E non è nemmeno colore.

Era il 1975.E un lungo viaggio verso la Libertà stava per aver inizio.Pioveva, forse.I tergicristalli iniziarono a muoversi. Prima lentamente, poi con maggior rapidità.E l’Uomo al di là di quel vetro fu come scansionato dal mondo che lo circondava. E’ in viaggio che l’uomo ritrova se stesso. Perché per guardarsi dentro, a volte, è necessario guardar fuori. Ed è in paesaggio acromo che si ritrova il proprio Io. Quel che siamo è lì, sul dorso della nostra mano appoggiata al volante. Di rado degnata di uno sguardo ma senza dubbio riassunto, in pelle e vene, della nostra Vita.Nel silenzio dell’abitacolo, ricorderemo i nostri amori passati, osservando per qualche irripetibile secondo una sposa che sorride allo sposo davanti ad una chiesa.

Bianco e Nero hanno ufficializzato il loro Amore davanti a Dio.E anche di fronte a noi.Nel traffico, è il grigio smog a ricordarci di quando, bambini, abbiamo amato la natura.Fermi a un semaforo, le vite di altri uomini scorrono davanti a noi per qualche breve momento. Non li avremmo mai più rivisti. Voi non li avreste mai incontrati. Fino ad oggi.Alberi minacciosi sfilano con rapidità accanto a noi. Che fossero verdi o gialli ora non ha importanza. Il colore non sopravvive allo scorrere del Tempo. Quell’albero non è mai stato uguale a se stesso. Fu verde e fu giallo perché fu Autunno e fu Primavera. Non c’è nessun modo, ora lo so, per ricordare un attimo. Non c’è modo alcuno, è certo, se non dimenticare il colore che fu e ricordare semplicemente quello che fu.Fu l’albero a emozionare. Non il suo esser verde o giallo.Di fronte a noi una montagna coperta di neve bianca sembra attenderci. Saremo noi a completare questo spettacolo della natura. Non un’alba o un tramonto. Per uno strano scherzo del destino infatti, la macchina fotografica ha immortalato il volante dell’automobile quasi come se fosse un arcobaleno. Ma i colori non ci sono. La Vita non è bianca o nera. È grigia. Perché la Vita è un infinito insieme di sfumature.Solo chi ha il coraggio di osservare l’impercettibile sarà poi pronto ad apprezzare il dono del Colore.O bianco o nero è una visione superficiale. È la frase di chi analizza se stesso considerando solo i pregi o i difetti, privo del coraggio di farsi scansionare pixel dopo pixel, dalla Natura.

In un mondo invaso dal digitale e dalle informazioni, è l’Essenza la protagonista di questo libro.Immagini e parole, in mille impercettibili sfumature, si rincorrono tra le pagine in un viaggio senza luogo e senza tempo che restituisce al lettore – che lo voglia o no – la scansione del proprio animo.A lui la decisione finale. Solo osservandoci dal di fuori possiamo ritrovare la nostra immagine reale, impercettibilmente sfumata in migliaia di tonalità di cui il Bianco e il Nero non sono altro che due punti: l’inizio e la fine, la nascita e la morte, l’entrata e l’uscita da un tunnel.

scanningUn viaggio on the road, a

tappe, in automobile, iniziato nel 1975. Un viaggio continuo tra città e campagna, giorno e notte, periferia e montagna. Il parabrezza, bagnato di pioggia, coperto di neve o illuminato da un sole battente si fa vetrina del mondo che scorre.Il bianco e nero delle fotografie di Mussat Sartor si scioglie in mille declinazioni di grigio, descritte nell’accumulazione dei testi di Nicola Ponzio. Il percorso di Scanning si fa universale, una ricerca delle velature del quotidiano verso l’osservazione pura e disinteressata,verso la percezione delle varietà. Un’emozione, quella della scoperta, del viaggio infinito, che appartiene a tutti noi.

Paolo Mussat Sartor e Nicola Ponzio Scanningpostfazione di Marco Giovenale

Corraini edizioni

128 pagine | testi in italiano 30 euro

Domenica 9 novembre 2014ore 15.30 Presentazione del libro Scanning

ARTISSIMA — Book Corner

Intervengono:Gianluigi Ricuperati scrittore e direttore creativo di Domus Academy Maria Teresa Roberto docente di Storia dell’Arte contemporanea all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino

di Irene Perino

Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: non c’è altro da vedere, sapeva che non era vero. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era. Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore ritorna subito. (José Saramago)

DMAG 12 6 7

d rin

kt ome

UNA LUCEALL’ORIGINEDI TUTTO

di Claudia Losini

jukeboxremix:a cura di Claudia Losini

savethed a t e

POPULOUS18 dicembre 2014Blah Blahvia Po 21, Torino

“I know you think it’s been a long time. I never let. This is where it all begins.”Comincia con queste parole: Bright White Light, il quarto lavoro dei torinesi Drink To Me.Due anni di vuoto pesante e infinito, un silenzio lungo una vita, rotto dal saluto “Hello my friend, it’s me again”, l’annuncio di un ritorno tanto atteso quanto inaspettato. Un ritorno sulle scene che è un viaggio all’origine di un suono puro, nudo di fronte alla concretezza del linguaggio e del significato trasmessi.Avete mai visto The tree of life? Endless Endless, l’impatto iniziale con Bright White Light, è come quel film. Una serie di immagini, flashback e visioni difficili da comprendere, ma che nemmeno vogliono essere tali, perché il percorso verso la consapevolezza è solitario.Bright accoglie a braccia aperte l’esperienza solista di Marco, in arte Cosmo: tre momenti per emozionarsi, tre percorsi per perdersi nella sua voce che brucia fino a scottare la pelle, fino a cancellare tutti i ricordi, fino a farti perdere la coscienza ma non la tua canzone preferita.Wild è un’esplosione accecante, un paradiso selvaggio e florido come i pensieri, un brano da urlare finché la spina non si stacca e ti accorgi di cantare da solo in una stanza vuota.

Ma il senso forse è quello: non pensarci troppo e continuare a svuotare i polmoni per liberarsi di tutto, allontanarsi da tutti, ritrovare se stessi. Twenty-two batte come i tasti su una macchina da scrivere il testo di un pensiero dedicato a una persona che non c’è, con la strenua autoconvinzione di stare bene nonostante ci si senta perduti dentro. Poi, all’improvviso, l’illuminazione. È il momento più intenso, in cui si svela la voglia di ritornare a un momento prima dell’inizio di tutto. Il ritmo cambia, le voci si sfidano in un gioco di sovrapposizioni, si comincia a oscillare con la mente e con il corpo. Passano i minuti senza poterli sfiorare, si rimane così in trance, storditi e sbalorditi dalla consapevolezza di aver trovato un senso più ampio alle voci e alle immagini che inizialmente non trovavano compiutezza. Dopo questa scoperta iniziale tutto diventa semplice, il suono si distende e le parole si reiterano nella descrizione intima ed elegante di istanti e sensazioni vissute.Si arriva placidamente al finale, dove i Drink To Me diventano un prisma in cui il suono si riflette, creando uno spettro musicale dalle mille sfaccettature, per tornare alle origini di una comunicazione immediata, pura come la verità. Quale sia, spetta a voi scoprirlo.

Populous è Andrea Mangia, produttore salentino che si fa conoscere in Italia e all’estero con Queue for love, nel lontano 2005. Da quell’album è passata così tanta acqua sotto i ponti che scriverlo in poche righe è difficile: dai Life & Limb ai Girls with the gun, fino alle sue produzioni personali, Populous ha sempre dimostrato un gusto per un suono raffinato, sognante romantico e intenso che lo ha portato a esplorare tutti i territori dell’elettronica, fino a quest’anno. Il suo anno. A ottobre è uscito il suo settimo disco, Night Safari, un vero e proprio viaggio verso l’Africa, ricco di beat ibridi che prendono spunto da producer come i Clap! Clap!, Go Dugong, Slow Magic e Digi G’alessio, per diventare un racconto personale, un’esperienza sensoriale che fa toccare con mano i colori, i tessuti, la terra e le voci di un continente sconosciuto.Il 18 dicembre Populous sarà a Torino al Blah Blah, preparate le valigie e partite verso un nuovo mondo con lui.

Parentesi di ibridazione: sono passati ben due anni dalla prima volta che ho tenuto in mano la prima copia cartacea di DMAG, come fosse un figlio appena nato. Oggi siamo ancora qui, ancora più contaminati di prima e sempre pronti a diffondere il virus della cultura.Detto questo, la mia selezione, visto il tema del numero che stavolta voglio seguire, parla di remix. Nella musica si può raccontare di mille contaminazioni di generi, stili, voci, influenze. Ma prendere un pezzo, stravolgerlo e farne cosa propria è un’arte che pochi riescono a rendere perfetta.

GLAS

SER

TR

EM

EL

(ja

mie

xx r

em

ix)

Più

degl

i XX

amo

il la

voro

di J

amie

XX

com

e pr

odut

tore

. Qui

ri

pren

de i

ritm

i tri

bali

dei G

lass

er, c

he g

ià n

ell’o

rigi

nale

ci

han

no d

ato

dent

ro in

qua

nto

a tr

ip d

i suo

ni, p

er fa

rli

dive

ntar

e un

a m

elod

ia e

tere

a al

tern

ata

a be

at s

pezz

ati,

bass

i gr

assi

e b

atte

rie

inca

lzan

ti. J

amie

sei

indi

scut

ibilm

ente

m

eglio

qui

che

a la

gnar

ti c

on la

tua

ban

d, c

onti

nua

così

.

OH N

O ON

O E

LE

AN

OR

SP

EA

KS

(c

ar

ibo

u r

em

ix)

Gli O

h No

Ono

scr

ivon

o un

pez

zo p

sich

edel

ico,

che

via

ggia

et

ereo

tra

i fu

mi d

ell’l

sd c

on u

na v

oce

lique

fatt

a in

una

bol

la

di la

va la

mp

aran

cion

e. C

arib

ou t

oglie

tut

to, s

trac

cia

i ric

ordi

al

la W

oods

tock

e p

rodu

ce u

n pe

zzo

oscu

ro c

ome

l’ult

ima

ora

prim

a de

ll’al

ba, d

escr

iven

do q

uegl

i ist

anti

in c

ui s

udat

i, co

n i c

apel

li um

idi e

le m

aglie

tte

appi

ccic

ose

si e

ntra

in u

n nu

ovo

club

, pro

nti a

ved

ere

sorg

ere

il so

le.

NATH

AN F

AKE

YO

U A

RE

HE

RE

(f

ou

r t

et r

em

ix)

Ci s

ono

inte

ri a

lbum

sui

rem

ix d

i Fou

r Tet

. Ho

scel

to q

uest

o pe

r una

que

stio

ne m

eram

ente

per

sona

le, p

erch

é ad

oro

Nath

an F

ake

e in

par

tico

lare

que

sta

canz

one,

che

l’ec

lett

ico

prod

utto

re in

gles

e ri

esce

a im

mer

gere

in u

n so

gno

lung

o un

vi

aggi

o in

aut

ostr

ada.

DEPE

CHE

MOD

E H

OM

E (

air

“a

ro

un

d t

he g

ol

f”

re

mix

)

il su

ono

mag

ico

degl

i Air

inco

ntra

la v

oce

sens

uale

di D

ave

Gaha

n. E

poi

vuo

i anc

he u

n am

aro

Luca

no p

er c

aso?

BOW

WOW

WOW

FO

OL

S R

US

H I

N (

ke

vin

sh

iel

ds r

em

ix)

i Bow

Wow

Wow

son

o ca

sina

ri, n

ient

e da

fare

. Kev

in

Shie

lds

per l

a co

lonn

a so

nora

del

film

del

la C

oppo

la (M

arie

An

toin

ette

) dila

ta i

tem

pi e

rico

mpo

ne la

mel

odia

iniz

iale

so

tto

form

a di

bat

ticu

ore

di u

n in

nam

orat

o, c

he la

ngue

alla

fin

e di

una

not

te, s

calp

itan

do p

er u

n nu

ovo

inco

ntro

.

TOM

BOY

FL

AM

ING

O (

tr

en

te

mo

ll

er r

em

ix)

Tren

tem

olle

r è il

gen

io d

ell’e

lett

roni

ca s

vede

se. E

ro in

deci

sa

tra

il re

mix

del

suo

pez

zo M

oan

o qu

esto

, ma

se v

olet

e fa

rvi

ribo

llire

il s

angu

e de

ntro

Fla

min

go è

la c

anzo

ne g

iust

a pe

r vo

i. Al

lim

ite

della

psy

tran

ce, l

a ca

ssa

che

batt

e pe

sant

e il

tem

po d

i un

danc

efloo

r not

turn

o.

RADI

OHEA

D L

OT

US

FL

OW

ER

(ja

cq

ue

s g

re

en r

em

ix)

diffi

cile

fare

meg

lio d

ei R

adio

head

, in

gene

rale

, nel

la v

ita.

Ja

cque

s Gr

een

ci ri

esce

, mod

ella

ndo

in u

n ri

tmo

spez

zato

la

voce

di T

hom

Yor

ke e

cre

ando

un

perf

etto

mix

arm

onic

o di

pa

ce e

mal

inco

nia

che

si t

rasf

orm

a ne

lla p

erfe

tta

trac

cia

da

balla

re.

Due anime unite in un’unica filosofia: proporre una ristorazione in grado di unire sapientemente tradizione e innovazione, in cui far rivivere i sapori autentici e genuini legati al nostro ricco territorio.Il ristorante, in via San Dalmazzo 16, proprietà di Marco Ceresa, è un ambiente accogliente, caldo, riposante, ricco di particolari architettonici; dispone di una sessantina di coperti ospitati in un ambiente di suggestione, caratterizzato da un mix sapiente di pietra, mattone, legno e corda. Ai tavoli e sedie

tradizionali si affiancano due banconi con gli sgabelli, per offrire alla clientela due diverse tipologie di servizio, una più svelta e informale, l’altra più slow. In cucina il giovane Chef Giovanni Spegis, 29 anni, una delle speranze più concrete della nuova ristorazione piemontese, ha impostato la carta per il business lunch con una mirata selezione di piatti, leggeri con un ottimo rapporto qualità-prezzo e per la cena, sempre nel pieno rispetto della tradizione piemontese, propone ricette classiche, secondo

stagione, rielaborate con la sua mano giovane. Mantenendo tutte le tipiche caratteristiche della latteria tradizionale, il punto vendita di piazza Gran Madre 7, propone l’eccellenza del territorio, dalle materie prime al reparto gastronomia seguito dallo stesso chef del Ristorante fino ad arrivare a uno spazio dedicato allo street food dove sarà possibile acquistare tramite vetrina i nostri panini preparati sul momento.

Ruràl: oggi Ristorante e Latteria

www.ristoranterural.it

pepe

foto

grafi

adal 2014 born in berlin si è rinnovato: non solo nelle persone che lo compongono e lo fanno crescere, ma anche e soprattutto nello spazio. il grande loft di via barbaroux angolo via san dalmazzo unisce lo shop e l’atelier. judith, simone e teresa producono qui ogni capo esposto, facendolo anche su misura se fosse necessario. a volte lo spazio si spoglia dal suo ruolo di laboratorio per diventare offi cina prestata agli ospiti che di volta in volta recitano, suonano o si impegnano in altre performance: per far vivere un luogo sempre più importante da ogni punto di vista creativo.

via san dalmazzo 9a, torinoorario: lunedì — sabato 11 — 19,30tel [email protected]

foto

di J

acop

o Fa

rina

DMAG 12 8 9

Già. L’arte – un’arte democratica e libera – è per tutti. Ma tutti chi? La fruizione dei luoghi di interesse culturale, infatti, spesso presuppone una serie di requisiti che per il senso comune possono sembrare banali, ma che a buona ragione non dovrebbero essere dati per scontati: buone gambe e polmoni per salire e scendere scale o percorrere lunghi corridoi museali, una schiena sana per soffermarsi a lungo davanti ad ogni opera esposta. Occhi che ci vedono, orecchie in grado di percepire suoni e musica, mani per toccare…La lista potrebbe continuare, ma già così basta per mostrarci che l’arte, così come normalmente viene allestita e fruita, proprio per tutti non è.Con questo pensiero in mente si è mossa la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte, lanciando Apriti Sesamo, un concorso nazionale – primo del suo genere – pensato per selezionare progetti pilota in grado di favorire la fruizione sensoriale di luoghi di interesse culturale. Si cercavano nuovi modi per aprire l’arte anche a portatori di disabilità - motorie, sensoriali o cognitive - e per promuovere una cultura dell’abbattimento delle barriere che troppo spesso impediscono un accesso ai luoghi di interesse artistico, architettoniche o sensoriali che siano.La risposta vincente è arrivata dalla multimedialità, grazie al progetto Viaggio nei Luoghi dell’Arte, ideato da Gea Bianco e Elena Menin, due giovani dottoresse in Storia dell’Arte e membri dell’associazione culturale Artenne: trasportare lo studio d’artista da un luogo escluso a un altro, pubblicamente accessibile, attraverso una serie di video-documentari sottotitolati e tradotti in LIS, la lingua dei segni utilizzata dalla comunità dei non-udenti italiani. Il progetto, che ora è passato alla fase di realizzazione sotto la tutela e coordinazione della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte (in breve PaBaac), prevede anche una fase di coinvolgimento diretto del pubblico nella prassi dell’arte, attraverso cinque workshop mirati a fornire esperienze artistiche sensoriali e cross-sensoriali ai suoi partecipanti. PaBaac, il cui nome porta il segno di una vocazione all’arte contemporanea (significano proprio questo le ultime due lettere della sigla), ha selezionato per i video-documentari dieci affermati artisti piemontesi, i cui studi non potrebbero normalmente essere visitati da un pubblico disabile: i pittori Alberto Castelli e Luisa Albert, le scultrici Laura Ambrosi e Matilde Domestico, i fotografi Claudio Cravero e

L’arte non è un’attività elitaria. L’arte è per tutti, e questo è il fine per il quale voglio lavorare Keith Haring

art es enz ab a rri er e

di Caterina Berti

Maura Banfo, la tessitrice Silvia Beccaria, il pittore e fotografo Carlo Gloria e i pittori e art designer Carlo Galfione e Jins.I workshop che si terranno tra il 10 e il 14 Novembre, con una giornata conclusiva presso il PAV – Parco di Arte Vivente, sono stati stati progettati attraverso un intenso dialogo tra PaBaac, educatori specializzati e artisti le cui prassi creative permettessero un momento di interazione con il pubblico. Queste attività – che sono aperte a tutti ma rivolte e pensate specificamente per utenti portatori di disabilità motorie, sensoriali o intellettive – si focalizzano su uno o più sensi (tatto, vista, gusto, olfatto…) per offrire contesti esperienziali insoliti, mirati all’aggregazione e al potenziamento di alcune forme di espressione. Il performer Stefano Giorgi, con Camera Magica, spingerà gli utenti a rielaborare quadri famosi attraverso un processo di live painting, con l’aiuto di una camera da disegno. Gli ingredienti dell’arte, laboratorio condotto dagli chef Cuochivolanti e l’attrice Chiara Vallini, stimolerà gusto e olfatto con una performance partecipativa e degustativa.Conosci e ritrai, della scultrice Daniela Aghigliano, coinvolgerà i suoi partecipanti in un’esperienza di conoscenza tattile di opere scultoree e li guiderà nella realizzazione di ritratti plastici attraverso la manipolazione di terra e cartapesta. Piera Luisolo, artista e grafica, insegnerà a mettere le proprie Emozioni in rilievo, raccontandole elaborando forme geometriche con la tecnica della stampa a secco.Il pittore Ernesto Morales, con Musica visione ipnotica, aiuterà a realizzare dipinti partendo da suggestioni musicali. A chiudere questa serie di esperienze d’arte interattiva sarà il laboratorio Essere paesaggio, dedicato al nutrimento e alla degustazione olfattiva delle risorse del proprio territorio, a cura della pittrice ed educatrice Orietta Brombin in collaborazione con PAV.I workshop sono completamente gratuiti e avverranno alla presenza di educatori specializzati e di un interprete LIS.I video-documentari saranno presto visionabili sui siti internet di PaBaac e del GAI - Giovani Artisti Italiani e verranno anche proiettati in una mostra collettiva che, a partire da mercoledì 3 Dicembre 2014 (la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità), ospiterà tutte le opere prodotte durante i workshop. La sfida ora sarà trovare un luogo istituzionale in grado di dare la giusta attenzione a questa iniziativa, ma che sia al tempo stesso veramente accessibile, senza barriere, per permettere una fruizione dell’arte per tutti.

Novembre a Torino è il mese dell’arte. Un’arte che quest’anno è più che mai per tutti, grazie aViaggio nei luoghi dell’arte, un progetto speciale che facilita l’accesso all’arte contemporanea anche ai portatori di disabilità.

Apriti SesamoViaggio nei Luoghi dell’ArteArchivio di StatoVia Piave, 21 — 10122 TorinoLa mostra inaugura il 3 dicembre

Per info:www.piemonte.beniculturali.itwww.pabaac.beniculturali.it www.artenne.it

La Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte — che si occupa di acquisire, tutelare e salvaguardare beni storico-artistici mobili e immobili per il Patrimonio dello Stato — cura, oltre ad Apriti Sesamo/Viaggio nei luoghi dell’arte , anche CrossHeritage, un progetto per l’arricchimento dell’identità artistica e della fruizione delle residenze sabaude.

DMAG 12 10 11

Ho avuto l’occasione della mia vita: intervistare un compositore che amo e seguo da anni, Dustin O’Halloran, in occasione dell’uscita di Atomos, secondo disco del progetto in collaborazione con Adam Wiltzie, A Winged Victory for the Sullen. Vi consiglio di ascoltare, aprire il cuore e lasciarvi andare alla straordinarietà di questo album.A Winged Victory for the Sullen è un nome alquanto strano. Come mai avete deciso di chiamarvi così?Ci piacciono i nomi lunghi e difficili, cosa posso dire? Il nome prende spunto dalla Vittoria Alata del Louvre, l’”imbronciato” rappresenta la lentezza e la melanconia. Volevamo un nome che fosse epico, una sorta di visione in slow motion con sfumature argentee e dorate.Atomos è la colonna sonora di uno spettacolo e un album a sé stante. Vorrei sapere qualcosa di più sulla collaborazione con Wayne Mcgregor. La musica ci fu originariamente commissionata per uno spettacolo di danza di Wayne Mcgregor intitolato proprio Atomos. Abbiamo fatto un lavoro inverso: prima abbiamo scritto la musica e l’abbiamo suonata live per la performance, successivamente l’abbiamo registrata per l’uscita. Non eravamo sicuri che potesse essere considerato un album a se stante, ma con Wayne c’è stata un’ottima collaborazione, ci ha lasciato molta libertà e alla fine il risultato era un suono nostro, quindi abbiamo deciso di inserirlo tra le nostre produzioni.Francesco Donadello, ex batterista dei Giardini di Mirò, è stata la persona che vi ha fatto incontrare, ma è stato anche molto importante per questo album.Sì, Francesco Donadello è una parte importante della mia esperienza musicale, è un genio sotto quell’aspetto e non so cosa farei senza di lui. Ci incontrammo quando vivevo in Italia ed ero impegnato a produrre gli A Toys Orchestra. Una sera mi invitò al concerto di Sparklehorse: Adam Wiltzie era alla chitarra con loro ai tempi. Ci fece incontrare nel backstage e da quel momento iniziò la nostra amicizia. Quando finimmo di scrivere e di registrare il nostro primo album fu logico chiedere a

di Federico Minetti

ATOMOS una vittoria alataper gli imbronciati

volevano una sola cosa:

fare il vino più buono del mondo

BAROLO BOYSSTORIA DI UNA RIVOLUZIONE

di Claudia Losini

Francesco di mixarlo. Lui aveva costruito un piccolo studio analogico in una vecchia villa a Ferrara, un posto assurdo che sembrava infestato, senza internet e con la vecchia signora che custodiva la villa e che stava ai fornelli per noi. Mi sentivo come in un film di Mario Bava ed ero convinto di vedere un fantasma da un momento all’altro, ma questo in qualche modo ha aggiunto un’atmosfera grandiosa al disco. Da allora Francesco si è trasferito a Berlino e ha creato uno dei migliori studi in città, il Voxton, dove abbiamo registrato qualche arco e abbiamo mixato Atomos. Quindi in qualche modo è il terzo membro del gruppo. Viva Francesco Donadello!Il disco è stato prodotto tra Berlino, Bruxelles e Reykjavik, creando in questo modo un’atmosfera unica, scura e malinconica. Quanto di queste città è presente nel disco?È difficile dire che sono proprio le città a dare l’atmosfera, è un insieme di vari fattori, il momento della nostra vita, il progetto stesso e come ci ha ispirati, i cibi che mangi, il whiskey, l’universo. Ma abbiamo sicuramente cercato degli spazi acustici che rispondessero ai suoni che volevamo, e queste città erano perfette. Alcuni archi sono stati registrati in un vecchio studio degli anni ‘50 a Bruxelles, il Jet Studio. È un luogo ricco di storia, dove suonarono Jacques Brell, Edith Piaf e i Rolling Stones. Sia io che Adam abbiamo studi nelle nostre città, quindi abbiamo lavorato molto nei nostri rispettivi studi, visti i tempi ristretti (solo quattro mesi) per comporre.Due menti, due storie diverse, due esperienze si legano per creare qualcosa di nuovo e differente. Come avete combinato le vostre rispettive influenze musicali?Penso che questo album sia un ingresso in un territorio nuovo per entrambi, quindi quello che abbiamo fatto è qualcosa di sfuocato. Ma Adam ha un incredibile senso dello spazio e del tempo e sa come trovare e allungare le giuste parti musicali, io dal canto mio scrivo molte melodie, ed entrambi ci dedichiamo alla sperimentazione. Di solito quando scriviamo un pezzo il finale è molto diverso dall’inizio al punto che è difficile spiegare

come ci siamo arrivati. Penso che sia la parte più misteriosa di quel che facciamo: nessuno dei due può creare senza l’altro e credo che sia anche il motivo per cui questo progetto ci soddisfa, perché fino alla fine non abbiamo idea di come verrà fuori!Quale consideri il tuo successo più importante nella tua carriera? C’è una traccia a cui sei particolarmente legato?Devo dire che il nostro primo album è molto speciale e forse uno dei lavori migliori che ho fatto. È uno dei miei album che riesco ad ascoltare con un orecchio estraneo, sono molto orgoglioso del brano A Symphony Pathetique. Ma mi piace molto anche l’album The Stars At St. Andrea’s che ho composto insieme a Sara Lov sotto il nome di Devics. Era un periodo magico: imparare un nuovo modo di fare musica, vivere in un nuovo stato, essere innamorati… avrà sempre un posto speciale nel mio cuore.Hai vissuto vicino a Ravenna. Quando lasci un posto porti sempre un suo pezzo con te. Mi piacerebbe sapere se il periodo italiano ti ha lasciato qualcosa.L’Italia e il periodo in cui vi ho vissuto mi hanno lasciato così tanto dentro che è difficile parlarne. Ho cominciato lì i miei primi pezzi al piano e lì ho trovato la mia vocazione. È stata una sorta di rinascita per me e ci sono davvero affezionato.

Dalle Langhe a New York: il viaggio che le bottiglie di alcuni dei vini più buoni del mondo è anche la storia di Barolo Boys, il film da poco uscito sulla rivoluzione del barolo negli anni ’80 e che sta iniziando a girare per festival, raccogliendo un successo crescente.A ideare il progetto, magari davanti a un calice di buon vino delle Langhe, sono stati Paolo Casalis e Tiziano Gaia. Il primo, autore e regista di Bra, co-fondatore della Stuffilm, aveva realizzato in precedenza Vento. L’Italia in bicicletta lungo il fiume Po e iniziato a esplorare la ricchezza narrativa e umana delle Langhe con il suo Langhe Doc. Storie di eretici nell’Italia dei capannoni, in concorso ai David di Donatello e vincitore del Valsusa Filmfest 2011 e del Sardinian Sustainability Film Festival. Tiziano Gaia, invece, ha sempre lavorato nel settore food, occupandosi per quasi dieci anni delle pubblicazioni ed eventi di Slow Food, collaborando alla realizzazione di diversi libri, come I Grandi Vini di Joe Bastianich e seguendo negli ultimi anni l’avvio di Eataly New York. Cinema e vino che si incontrano. A supportarli, il sostegno di Piemonte Doc Film Fund, Fondo Regionale per il Documentario e Parco Culturale Piemonte Paesaggio Umano e di Eataly Media, il patrocinio di Slow Food Italia, e le voci di Carlo Petrini, Oscar Farinetti e Joe Bastianich.La storia inizia nelle Langhe, nel 1983. Elio Altare è un giovane contadino, figlio di vignaioli. Il barolo fa parte della tradizione di famiglia, un vino complesso, a volte difficile da capire, prodotto con mezzi che iniziano a stonare con la modernità. Una modernità che Altare vuole, a tutti i costi, cavalcare, con i suoi occhi che tagliano lo schermo e una certa sicurezza tipica di chi, a un certo punto della vita, ha avuto la sensazione di poter davvero, nel proprio lavoro, cambiare il mondo. “La storia ci ha dato ragione, prima c’era la fame, e dopo non c’è più stata” ci dice. “E la storia - aggiunge con una certa

dose di presunzione - non è né doppia né una e mezza, ma solo una”. Un pezzetto importante della sua storia personale la scrive quando un giorno, deciso a tutto pur di produrre un vino migliore, torna a casa, imbraccia una motosega e scende in cantina. Nel momento in cui inizia a demolire, una dopo l’altra, le vecchie botti per l’affinamento dei vini, la scintilla della rivoluzione è accesa. I ponti con il passato sono distrutti, nuovi metodi produttivi vengono affinati nel corso degli anni seguenti, e nulla sarà più come prima, in quel pezzetto di Piemonte alle soglie di quel piccolo miracolo economico dei consumi che furono gli anni ‘80 italiani. I rivoluzionari, tra cui, oltre lo stesso Altare, Chiara Boschis, Giorgio Rivetti, Roberto Voerzio, passeranno alla storia con il nome di Barolo Boys. Una generazione di piccoli produttori che dalle colline delle Langhe arrivarono negli Stati Uniti, capitanati da Marco de Grazia, e di lì, nelle cantine dei ristoranti di tutto il mondo.Come in tutte le rivoluzioni, non mancano lati oscuri e aspetti controversi, nella vicenda dei Barolo Boys. La guerra ideologica che contrapponeva i rivoluzionari ai tradizionalisti ha visto forse, vincere i primi sui secondi, ma a distanza di una trentina d’anni molti si chiedono se, effettivamente, i metodi antichi erano del tutto da abbandonare o se, forse, qualcosa ha rischiato di andare perduto.Quello che però rimane negli occhi, guardando questo documentario, non sono gli aspetti meno chiari, o le critiche retrospettive. Ciò che colpisce più di tutto, e rimane dentro come un retrogusto di sfida, e passione, e voglia di fare, è la scintilla della rivoluzione che questi giovani pieni di speranze sono riusciti ad accendere. Questi giovani che, come dice Chiara Boschis, “volevano solo una cosa: riuscire a fare il vino più buono del mondo”.

tecnica materia

emozioni

forma

unicitàricerca valentinalaganà

LA FUCINA

via delle Rosine 1/bis Langolo via Principe Amedeo10123 Torino

tel. 011882723cell. [email protected]

via della Misericordia, 310122 — Torinotel/fax 011 0374502 011 [email protected]

TESSUTI D’ARREDO, DECORAZIONE D’INTERNI, ANTIQUARIATO

Il salotto parigino in città

DMAG 12 12 13

g iag n ac ovo

Il primo quadro di Matteo Giagnacovo che ho visto rappresentava un cinghiale di profilo che ti fissava da dietro una pupilla verde. Era la fine di novembre del 2011 e Milano ansimava sotto una cappa grigia. C’eravamo dati appuntamento per un caffè in un bar di Porta Romana. Dopo le chiacchiere di rito, Matteo mi accompagnò vicino alla sua auto. E quando aprì il bagagliaio e scoprì la tela, poggiata al retro del sedile posteriore... niente, niente di niente, niente più sferragliare di tram, niente rombare di auto e moto. Solo un’esplosione silenziosa e intima, e la figura con quella forza tremenda, che risaltava ancora di più sullo sfondo bianco. Le pennellate decise e crude le sentivo ruvide addosso come pelo di cinghiale e l’animale sembrava venir fuori dalla tela con tutto il peso e la potenza del suo corpo.Una pittura sporca e potente, viva di una vita curiosa e di uno sguardo bambino, ancora in grado di meravigliarsi della natura.

Chi è Matteo Giagnacovo?Un inguaribile ricercatore.Prima di iscriverti all’Accademia di Brera, hai frequentato per tre anni la facoltà di Scienze dei Beni Culturali. Come sei arrivato alla pittura? E perché?Alla pittura ci sono arrivato per necessità. Un’esigenza. Ho frequentato Beni Culturali ma non faceva per me la distanza tra l’oggetto di studio e l’esperienza sul campo. Avevo bisogno di “sporcarmi le mani” nel senso più nobile del termine e ho trovato all’Accademia proprio quello che cercavo. Grazie a veri Maestri di vita ho decostruito e ri-edificato nuove modalità di pensiero sull’Arte e sulla Vita.Che possibilità offre la pittura rispetto agli altri mezzi espressivi?Offre tempo.La pittura permette di scegliere.Di stratificare e inventare mondi nuovi e impossibili.Di sfidare le leggi della Fisica e qualsiasi convenzione.In pittura tutto si può fare.Da due anni sei stato scelto dallo studio d’arte Cannaviello e sei tra gli undici artisti entrati a far parte del gruppo Nuova Pittura Italiana. Ci racconteresti cosa è, come funziona e che obiettivi ha il gruppo?

Il gruppo Nuova Pittura Italiana nasce a Milano nel 2013 allo Studio d’Arte Cannaviello.Abbiamo esposto in Italia a Milano, Roma, Torino, Cremona, e all’estero a Belgrado e a Lisbona, il 20 dicembre saremo a Berlino. Siamo undici artisti legati dalla passione per la pittura e tramite questo mezzo ognuno di noi ha impostato la propria ricerca. Viviamo tutti a Milano, anche se proveniamo da realtà regionali diverse. Dal 2013 siamo a stretto contatto e tra di noi si è creato un meccanismo di condivisione, di stimolo e di ambizione positiva nel riuscire a fare il meglio. Siamo Pittori.Insieme siamo un’alternativa, una possibilità forse, al pensiero che la pittura non conti più nulla, alle voci che la pittura non sia di moda. Non siamo una moda, non vogliamo che sia una moda.Con il nostro lavoro ognuno di noi legge il mondo, dà struttura ai propri pensieri.Ci facciamo domande e nella pittura cerchiamo le risposte.I soggetti dei tuoi quadri appartengono sempre al mondo animale. Da cosa nasce questa scelta? Cos’è che ti affascina della natura e che non ritrovi nella figura umana?Nel 2010 ho vissuto un esperienza estremamente formativa, un viaggio di lavoro, un itinerario poetico sviluppato in Marocco. Un percorso iniziato a Marrakech e conclusosi nel deserto. Proprio in quel viaggio ho intrapreso un percorso espressivo dedicato a delle creature, principalmente animali, prima su dei taccuini in loco e poi sviluppandoli su carte e tele in studio. Il lavoro ha raccolto le suggestioni, le immagini e le emozioni che ho vissuto e una volta tornato è stato il motore di questi anni, come ho accennato prima, “il ponte è stato costruito”. Questi esseri erano e sono quindi la proiezione della mio percorso, di ieri e di oggi.La varietà delle forme è quello che mi interessa condensare in un gesto veloce, immediato.I miei animali sono sospesi in uno spazio neutrale, incidono la loro presenza nella memoria e riemergono nel tempo come delle apparizioni in un deserto mentale.Il tuo sguardo fa sì che riescano a convivere sulla tela connotazioni opposte: alcuni tratti fanno apparire i pesci, i cavalli, le farfalle, i cinghiali assolutamente reali, ma al tempo stesso c’è in essi qualcosa che li rende altro dalla realtà, quasi animali fantastici. Come riesci a tenere insieme queste due caratteristiche? Quale è la ragione che ti ha spinto a indagare questo tipo di unione?

Non è il mio intento riprodurre naturalisticamente e scientificamente animali insetti ecc. semmai sono interessato alle emozioni legate alle forme, agli equilibri, al colore.Non serve saper rappresentare REALISTICAMENTE un soggetto, la PITTURA parla di altro, il suo linguaggio è composto da parole e da un alfabeto non verbale fatto di immagini, suggestioni, impressioni. Tramite queste sintesi voglio creare nuove situazioni, nuove nature, nuovi sistemi.Tutto il resto capita.Porre a contatto, ibridare, mescolare, mettere insieme elementi diversi o opposti, con un’accezione positiva che comprende equilibrio e armonia. Oppure insozzare, togliere purezza, disonorare. Questi sono alcuni dei significati di contaminazione. Ma cosa c’entra questa parola con l’arte? Cosa pensi della contaminazione nella pittura? E che idea avevano a riguardo i maestri che ti hanno ispirato durante il tuo percorso artistico? Il termine contaminazione mi è molto familiare.Contaminazione con il mio vissuto, con la mia quotidianità, le ansie, i successi.Riflettendo, alla base della pittura vi è proprio la contaminazione del reale, dello sguardo.L’Arte Contemporanea ci ha abituato a espandere questo concetto sia a livello formale che a livello poetico.Se invece mi permetto di fare un paragone con la cucina, non sempre le definizioni che hai suggerito di “contaminazione”, se applicate a una pietanza, danno un risultato eccellente, anzi a volte rischiano di contribuire alla creazione di un piatto esteticamente gradevole ma con un sapore decisamente pessimo. Secondo me accade la stessa cosa nell’arte.Sei nato a Milano e ci vivi tuttora. Ti sembra cambiata negli anni? Che momento sta vivendo da un punto di vista artistico-culturale?Milano.Da sempre è centro di eccellenza culturale e artistica, il punto di comunicazione con le grandi capitali Europee. Arte moda design hanno un aspetto fondamentale nel costruire un immagine internazionale di Milano.Recentemente la città ha accelerato sulla ricerca e l’innovazione nell’arte, vedi l’Hangar Bicocca e il PAC; ha consolidato il patrimonio culturale a Palazzo Reale e all’ormai affermato Museo del Novecento. Oggi passeggiando per Milano si ha la sensazione che la città stia prendendo la rincorsa, verso l ‘EXPO 2015, stia cambiando volto, evolve come un organismo.L’anno prossimo avremo molte risposte alle domande su come si svilupperà il prossimo futuro.Stiamo a vedere.

di Ugo Sandulli

MI PONGO DELLE DOMANDE E NELLA PITTURA CERCO RISPOSTE

DMAG 12 14 15

www.cascinabarban.it

NOI SIAMONATURA

SE LO DICEPEREC…

lo spettatore sul destino crudele che l’uomo ha riservato alle api e sulla responsabilità condivisa che abbiamo tutti. Non basta infatti trovare l’arma del delitto ma è necessario conoscerne il movente e l’autore. I pesticidi usati per l’agricoltura e le tecniche di coltivazione moderne sono strettamente legate alle esigenze dei consumatori. Ma non è forse l’uomo a decidere di cosa nutrirsi e come coltivare le sue scelte? Nella seconda edizione, tenutasi lo scorso giugno, è stata invece affrontata la questione del recupero di antiche varietà di grano e dell’importanza dei semi. La performance vocale Semiseri di Simona Ugolotti ha dato speranza sul futuro delle semenze e ha chiarito come queste, essendo da sempre tramandate e preservate dai contadini, possano essere libere solo attraverso un cambiamento del consumatore. Speranza e libertà possibile solo se condivisa. La stessa speranza e libertà che Maurizio, insieme agli Ex-Otago, ha proposto nell’album In Capo al Mondo, una raccolta di intenzioni intime che suona come un outing musicale. Il disco, prodotto grazie al finanziamento dei fan sulla community Musicraiser, ha infatti perso il rap-Pernazza delle scorse pubblicazioni e ha acquistato maturità musicale in un accordo armonico di testi introspettivi. Fin dalla copertina, dove il parcheggio di un grande magazzino si perde in un bosco di arbusti secolari, si intuisce il contrasto tra la vita metropolitana ed agreste che alternano i componenti del gruppo, una transizione che produce ricchezza e permette di restituire un equilibrio antico necessario in questi tempi moderni. Ma le persone che vivono i mondi che ci circondano, sono pronti ad aprirsi e librarsi al cambiamento? O meglio, sono pronti per un ritorno a quella natura dalla quale per tanto sono mancati? E noi, siamo abbastanza consapevoli per ascoltare, attenti, le voci sommerse delle realtà che stanno lottando per conservare la biodiversità, che sia di un intero pianeta o di una piccola vallata? Il segreto sta nella riscoperta della natura e nel tentativo di armonizzarsi al meglio con essa. “Sparite allora e riapparite nella natura perché”, come scrisse il poeta Walt Withman, “noi siamo natura”.

gridare che si può arrivare ovunque. Possono loro, può il loro teatro.Saranno giornate di Festival e di scambio quelle di Territori Teatrali, si creerà confronto, un naturale dialogo tra procedimenti espressivi molto differenti. Contaminazione, rieccola. Riecco il desiderio di mischiarsi, di aprire strade a questo teatro che s’insinua negli anfratti più angusti della vita, perché è potente e corrode; perché consuma e poi libera.Già dalle linee guida e dalle modalità operative scelte dagli organizzatori del Festival si può intuire la vocazione per il “contagio”. Durante le selezioni degli artisti che si sono presentati al bando saranno attive Le Bussole, una piccola ma preziosa équipe di lavoro fatta di pubblico amante del teatro ma proveniente da settori molto diversi. Bussole per guidare nella scelta, per trovare una o più direzioni; una direzione artistica aperta, condivisa, allargata e mista: artisti, matematici, antropologi, designer… affiancati da un gruppo di addetti al settore teatrale nella scelta dei quattro spettacoli che parteciperanno in dicembre a Territori Teatrali. La sfida è quella di scovare il teatro che parla a tutti, che arriva ovunque, che mette insieme pancia, cuore e cervello, che scorre nel sangue, che riempie occhi e orecchie, uscendo e arrivando sin dove si può. Per farsi vedere, per farsi sentire, per dire che il teatro è fatto della vita, risultato di un impasto di ingredienti diversi e gustosissimi. E, come accade con le cose belle, è impossibile evitare il contagio. Una meravigliosa infezione.

C’è un posto, tra i fitti boschi della Val Borbera, caratterizzato da un pianoro riparato dai venti del nord. Un luogo assolato che mantiene i ricordi della vita passata da oltre cinquant’anni. Una borgata di pietra che un tempo ospitava diverse famiglie costituendole di fatto in una piccola comunità. Un gruppo di case come ce ne sono tante tra i promontori dell’Appennino che da nord a sud attraversa l’Italia, paesi fantasma abbandonati alla solitudine della loro posizione decentrata dai centri metropolitani. In questo luogo, ai confini tra il Piemonte e la Liguria, adesso qualcosa è cambiato. Lo si può notare, verso sera, quando il buio avvolgente che smarrisce i confini viene spezzato da una luce accesa. Quella luce é alle Cantine di Figino, nella cascina di Maurizio Carucci, voce del gruppo indie pop Ex-Otago, e della sua compagna Martina Panarese..Cascina Barbàn è un tentativo, un progetto che nasce dall’amore per la terra e dalla propensione per l’arte dei suoi abitanti, una piccola realtà che vuole diventare un laboratorio di pratiche ed esperienze che possano essere utili alla comunità. Il Festival Boscadrà è la prima iniziativa comunitaria e artistica nata alla Cascina. La festa, aggettivata dagli organizzatori come rurale, prende il nome da una parola inedita, nuova, come a sottolineare un’innovazione che ha delle premesse ma non impone aspettative. Una celebrazione che incoraggi al cambiamento in un tempo da inventare attraverso le emozioni di chi lo vive. Cascina Barbàn, praticando e sostenendo la difesa dell’ambiente e la coltivazione priva di pesticidi, permette e dunque guida a una rieducazione, non imposta ma suggerita, e se ne fa carico. Il programma della prima edizione del Boscadrà ha infatti avuto come tematica la terra e chi la coltiva attraverso un corso di agricoltura sinergica e, tra gli altri eventi, un monologo-concerto orchestrato da Antonio Tancredi nel quale un uomo si interroga retoricamente sul tema della scomparsa delle api dal pianeta. Narrato da Andrea Pierdicca e ritmato dalla fisarmonica di Enzo Monteverde, Il cantico delle api fa riflettere

“Non c’è uno spazio, un bello spazio, un bello spazio tutt’intorno, un bello spazio intorno a noi, c’è un mucchio di pezzetti di spazio. Insomma, gli spazi si sono moltiplicati, spezzettati, diversificati. Ce ne sono oggi di ogni misura e di ogni specie, per ogni uso e per ogni funzione. Vivere, è passare da uno spazio all’altro, cercando il più possibile di non farsi troppo male”.Se lo diceva Perec non ci possono essere dubbi, la vita è passare da uno spazio all’altro. Lo sa bene una piccola ma molto attiva associazione culturale di Torino che ha deciso di “corrompere la purezza”, cosi come poeticamente ci spiega la definizione di “contaminazione” in ambito chimico, per dare vita al terzo anno di un festival indipendente che si chiama Territori Teatrali.Il tema di questa terza edizione, che si terrà dal 3 al 7 dicembre, è Il teatro arriva ovunque e se arriva ovunque - ci spiega Municipale Teatro - non può che sporcarsi, mescolarsi, impiastricciarsi con ciò che incontra, che incrocia, che attraversa. Contaminazione, eccola qui.Un festival con quattro giornate dedicate a un teatro che sia protagonista di una ricerca del nuovo, che sia emblema dell’abolizione dell’isolamento. Due spettacoli di Municipale Teatro dedicati alle scuole del territorio, per parlare di intercultura e di contemporaneità; lo spettacolo Amunì della Compagnia Voci Erranti con i detenuti-attori del carcere di Saluzzo diretti da Grazia Isoardi. E poi le presentazioni teatrali di chi ha risposto al bando pubblico per la ricerca di registi, attori, compagnie e performer con la voglia di

Boscadràun festival di terrae d’arte

di Chiara Lombardodi Antonio Raciti

ZYONIwww.zyon.it

Welcome Home è una piattaforma che coniuga soluzioni abitative per soggiorni brevi a eventi e servizi nelle città di Torino e Milano. L’idea nasce dalla volontà di o� rire qualcosa di più di semplici sistemazioni nelle città di riferimento ma anche di segnalare eventi ai quali accedere con tari� e agevolate e poter usufruire di servizi che possano rendere la permanenza presso le case di� use unica.  Tre le aree in cui è suddiviso il portale:  dove stare che presenta una selezione di soluzioni abitative in zone strategicamente vicine ai punti di interesse turistico della città; una rosa di spettacoli teatrali ed eventi nella sezione cosa fare accompagnati dalle abitazioni più vicine e i servizi disponibili in come abitare che si possono abbinare alla residenza scelta per soddisfare gli interessi dell’ospite.La ricerca delle soluzioni abitative è in continua crescita così come i servizi da proporre ai potenziali ospiti e alleati commerciali con cui creare una rete di servizi che renda ogni soggiorno un’esperienza migliore. 

www.welcomehome.travel

foto

di S

imon

e Ro

viar

o

DMAG 12 16 17

B E

Una volta usato il tagliacarte avrete a che fare con testi brevi, a volte brevissimi, su luoghi e oggetti letterari, ma non solo. Il tutto ad opera di grandi autori italiani e stranieri, come Buzzati (Il golf), Montale (Le amiche dei gatti), Proust (Se arrivasse la fine del mondo… che cosa fareste?), Perec (Considerazioni sugli occhiali).Punta meno su eleganza ed esclusività (anzi, al contrario, si rifà al concetto di popolare), ma è altrettanto speciale, la collana Ro Ro Ro di Clichy. Anch’essa si ispira al passato, stavolta però ci sono di mezzo le edizioni economiche dell’immediato dopoguerra. Quelle Rowohlt-Rotations-Roman che potrebbero essere considerate gli antenati dei moderni tascabili, nate nel 1950 per far fronte alle esigenze di un Paese, la Germania, devastato dalla crisi post bellica. Formato, grafica, carta, prezzo (un euro) ricalcano in tutto e per tutto i quotidiani, le colonne però non contengono notizie, ma storie. Grandi classici della letteratura come Le notti bianche di Dostoevskij, Il naso di Gogol, Rosso malpelo di Verga, o La patente di Pirandello.L’orma si è invece inventata i Pacchetti, ovvero una collana di libri già pronti da affrancare, imbucare e spedire. Il formato è quello della busta da lettera e il contenuto non poteva che avere a che fare con le epistole. Missive di scrittori, filosofi, personaggi che hanno fatto la storia, dalle lettere di Svevo scritte per la moglie, a quella di Kafka sulla famiglia o Pirandello alla propria musa. E poi le lettere d’amore di Nietzsche, quelle di Leopardi sulla felicità, fino a quelle di un Baudelaire vicino al tracollo finanziario. Le copertine presentano tutte un ritratto dell’autore in formato francobollo, il prezzo è sempre fissato a cinque euro, tranne per i quattro racconti a tema epistolare di Edgar Allan Poe.Ah, nel caso in cui ve lo steste chiedendo, la città è Milano, le librerie sono: Spazio B**K, Isola Libri, Les Mots.

dmagalleryin collaborazione con Mutabilis

Nel mio nuovo quartiere, nella mia nuova città, a distanza di poche centinaia di metri ci sono due piccole librerie indipendenti. Leggermente più in là ce n’è una terza, che nonostante sembri avere tutte le carte in regola per stare tra le mie preferite, non ho ancora esplorato a dovere. Quindi, mi attengo alle prime due, che in comune hanno la capacità di farmi regredire al lessico infantile e ridurre il mio intero vocabolario (in realtà poco più di settanta lemmi) a un unico aggettivo: bello. Se vi capitasse di starmi talmente accanto da percepire i miei pensieri mentre ne osservo le vetrine, sfoglio i libri sugli scaffali, ascolto le telefonate e le chiacchiere dei librai coi clienti, sentireste solo e soltanto una sfilza continua di bello, bella e bellissimo. Questo però c’entra marginalmente con l’articolo in questione, che nello specifico non parla delle due librerie, ma di ciò che, nelle suddette librerie, potreste trovare.Ovvero le edizioni Henry Beyle, la collana Ro Ro Ro di Clichy, i Pacchetti de L’orma. Libri che, a parte proporre contenuti di tutto rispetto, si distinguono per le particolari scelte estetiche, che pur guardando al passato riescono a essere infinitamente originali.Henry Beyle si presenta con eleganti edizioni stampate in monotype, la tiratura è limitata e le copie sono tutte numerate. Le copertine, essenziali, nella maggior parte dei casi sono monocolore e lasciano spazio solo al nome dell’autore, al titolo e, in basso, al marchio. Tutto fa pensare all’artigianalità, i materiali sono di pregio, in alcuni casi ci si è spinti fino alle rilegature con cuciture a mano. Ciò che però potrebbe più di tutto sorprendervi aprendo un testo di Henry Beyle è trovare le pagine attaccate, intonse, in testa, scelta stilistica che anche qui si rifà al passato e vi darà finalmente modo di sfruttare il bel tagliacarte dei nonni che da anni stava immobile nello stesso angolo della scrivania.

Elisa Casseri

TEORIA IDRAULICA DELLE FAMIGLIEElliotpp. 189 / euro 16,50

Iris ha trent’anni, e da dieci manca dal proprio paese d’origine. Adesso che è tornata, le tocca però fare i conti da vicino con le vicende dei propri strambi parenti: una bisnonna che aspetta di morire, un fratello che si candida inaspettatamente a sindaco, una nonna che cucina patate e sforna ansie, un bisnonno che è morto ammazzato perché forse era un lupo mannaro, una madre che sa amare senza essere riamata, un padre che tradisce con studiata demagogia, una zia immaginaria che muore in continuazione.

Elisa Casseri è nata a Latina nel 1984. È laureata in ingegneria meccanica, ha pubblicato racconti su varie riviste e nel 2012 è stata selezionate per “Scritture Giovani Cantieri” dal Festivaletteratura di Mantova.

Mario Pistacchio e Laura Toffanello

L’ESTATE DEL CANE BAMBINO66thand2nd, pp. 224, euro 16

Mariana Enriquez

QUANDO PARLAVAMO CON I MORTICaravan, pp. 112, euro 9,50

Simone Marcuzzi

DOVE SI VA DA QUIFandango, pp. 318, euro 16,50

Jennifer Egan

LA FORTEZZAMinimum fax, pp. 320, euro 18

IL LIBRO SI FA BELLOVEDERE O L T R EHENRY BEYLE / CLICHY / L’ORMA

NOVITÀ

L’ESORDIO

Tre artisti che collaborano con Mutabilis e che con Mutabilis condividono una visione progettuale creativa e al contempo estetica.La voglia di esplorare gli aspetti sensibili ed emozionali dello spazio, la metamorfosi inarrestabile che coincide con l’idea di mondo come laboratorio in continua evoluzione, affidando alla memoria dei luoghi le tracce delle fasi della vita.Esplorare il grado di soggettività della percezione del mondo intorno a noi, osservare la propensione della natura ad appropriarsi degli spazi e rinnovarsi plasmando sempre nuove forme, adottare il processo di mutazione come mezzo per la costruzione di nuovi paesaggi interiori sono gli obiettivi.

Il progetto intreccia tre differenti livelli di lettura: — vedere oltre l’apparente normalità è la sfida di Giorgio Rubbio, la sua personalità non è contenibile in una sola forma espressiva. Disegni, fortemente figurativi, solidi nella progettazione, ma allo stesso tempo esili, diafani, leggeri fino alla dissolvenza si snodano attorno al rapporto tra essere umano e bellezza: la natura intesa come mondo esterno all’uomo.

— vedere oltre la trasformazione quello che sarà è il fulcro del progetto “metamorfosi” di Luca Cassine; dare una seconda possibilità a vecchi testi, ricordi per immagini che nella leggerezza di un battito d’ali riprendono vita.

— vedere oltre, attraverso filtri occasionali è la ricerca di Piergiuseppe Anselmo; fotografo da sempre, rami incorniciati sullo sfondo di squarci di cielo attraverso stratificazioni di riflessi urbani.

con il progettoVEDERE OLTREMutabilis sarà presente a THE OTHERS6-9 Novembre 2014ex carceri Le Nuove - Torino

www.mutabilislab.com

Mutabilis natura - arte – design

Mutabilis è un’associazione nata dall’idea di promuovere e divulgare il concetto del Natural design attraverso progetti e opere che traggono ispirazione dalla natura e dai sistemi naturali, Mutabilis è un laboratorio ibrido in cui coesistono, progettazione, Floral e Garden design, ma anche uno spazio mutevole aperto a designers, artisti e atelier per promuovere la propria immagine, presentare collezioni e organizzare laboratori creativi. A Mutabilis piace immaginare gli spazi sempre in leggero movimento – proprio come i rami degli alberi quando si riflettono sui muri – e cerca di assecondarne la naturale trasformazione. Le soluzioni progettuali si articolano liberamente nello spazio e diventano una composizione tridimensionale e dinamica che coniuga disegno, fotografia, pittura, scultura, oggetti comuni, oggetti simbolici ed elementi naturali.Il fuori non solo come vegetazione, non solo sfondo, né cornice, ma spazio che lentamente prende vita e si trasforma per sovrapposizioni.Inseguire un’atmosfera per vedere oltre.Dal 2010 ospita periodicamente esposizioni temporanee di artisti.

BAZINGA!a cura di Francesco Sparacino

UN VIAGGIO ALLA SCOPERTADI NICCHIE EDITORIALI

Sue è un negozio di abbigliamento e di accessori femminili; nasce dalla volontà di uscire dal solito grigiore torinese per tu� arsi in un mare di colori e fantasie.Il negozio è curato � n nei minimi dettagli; vi si respira un’aria fresca e “romantica”.

Suevia della rocca 32, Torino011.19701553www.sueboutiquedonna.com

DMAG 12 18 19HOLOSUITE BY THE E-BOOKa cura di Ylenia Cafaroindie web publisher & immersive experiences addictedwww.holosuite.tvwww.ipsilon.name

a cura di Caterina Berti

NARRAZIONI IMMERSIVE ED EMERGENTI

NUOVE PAGINEDIGITALI

via Berthollet, 27e / Torino011.6693303 / www.carettoottica.it

[email protected] / ottica caretto

only for your eyes

Immaginiamo di sederci sul divano, infilare un paio di occhiali per la realtà virtuale e immergerci in un scenario tridimensionale e interattivo. Quello che vediamo attorno a noi non è però il mondo finzionale di un gioco per Oculus Rift, ma la rappresentazione di un fatto realmente accaduto.Si tratta dell’immersive journalism di Nonny de la Peña, giornalista e ricercatrice presso la University of Southern California. Considerata pioniera di questo nuovissimo modo di offrire le notizie, de la Peña annovera tra i suoi reportage in 3D Gone Gitmo (una ricostruzione di Guantánamo in Second Life), Hunger in Los Angeles e l’ultimo, su cui si sta concentrando l’attenzione dei media: Project Syria.Nei suoi lavori, in realtà, lo spettatore dovrebbe alzarsi dal divano su cui ci siamo seduti all’inizio dell’articolo ed entrare letteralmente dentro la notizia. Proviamo a farlo. Con gli occhiali sul naso, raggiungiamo il luogo dell’evento. Siamo nelle strade di una grande città, che osserviamo dalla prospettiva del nostro avatar in 3D. Possiamo decidere di impersonare noi stessi o di vestire i panni di un personaggio rappresentato all’interno della ricostruzione virtuale.Muovendoci, vediamo lo scenario cambiare e seguire i nostri movimenti. Attorno a noi il rumore del traffico e il vociare della folla. Poi, qualcosa accade. E noi siamo proprio lì, nel cuore dell’evento.A rafforzare il senso di presenza e di realtà intervengono video, immagini e audio tratti dal mondo reale. Il nostro avatar ha anche la possibilità di interagire con alcuni elementi dello scenario per capire meglio il contesto generale o approfondire i dettagli della scena. Nel giornalismo immersivo, le piattaforme di gioco e gli ambienti virtuali diventano un mezzo per trasmettere notizie, documentari e non-fiction nel modo più vivido immaginabile. Una prospettiva emergente che, negli intenti della sua ideatrice, ci renderà più partecipi di ciò che accade nel mondo circostante.Esperti di comunicazione dicono che le immagini troppo forti ci fanno prendere le distanze da ciò che stiamo guardando: questo nuovo modello di giornalismo cadrà vittima dello stesso meccanismo o, grazie al coinvolgimento spaziale e multisensoriale, sarà capace di avvicinarci realmente alla notizia?In quanto a Nonny de la Peña, ammette che ormai si è allontanata irrimediabilmente dal giornalismo tradizionale. Una volta fatto il salto, non può più tornare indietro.

IL GIORNALISMO I M M E R S I V O NONNY DE LA PEÑA

realtà virtuale non fa rima con gioco

DI

Screenshot dal video Journalism in the Age of Virtual Reality: Nonny de la Pena (Future of StoryTelling 2014)

Da cercare su Google: immersivejournalism.com

Da guardare su YouTube: Journalism in the Age of Virtual Reality: Nonny de la Peña

Siete anche voi di quelli che le borse o le cartelle regolarmente si sformano per il peso in carta che riuscite a caricarci dentro? Che un libro solo è troppo poco perché dai, non puoi veramente sapere in anticipo che cosa vorrai leggere in quel posto, in quel momento, quell’umore e in quella situazione?Ecco: lettori curiosi, indecisi e con un principio di scoliosi di tutta Italia, unitevi! È arrivato Bookolico, l’app per leggere on demand che ci permetterà di avere sempre con noi un numero impossibile di libri, tutti dentro a un comodo e leggerissimo tablet. Mi sono fatta spiegare come funziona da Giuseppe Spezzano, l’ideatore, e Gianluca Ambrogio, direttore finanziario del progetto. Cos’è Bookolico e come funziona?Bookolico è il primo servizio italiano di streaming di libri. Per il momento vi si accede grazie ad un’app per iPad, ma stiamo lavorando ad un’espansione multipiattaforma. Una volta scaricata l’app ci si immerge in Bookolico: pagando un abbonamento mensile di 9,90€ è possibile leggere tutti i libri nel nostro catalogo, abbiamo già 500 titoli e a breve il numero è destinato a quadruplicarsi. Ma Bookolico non è solo una cyber-biblioteca e per accedervi non bisogna per forza abbonarsi: è anche un vero e proprio social network dedicato al social reading, cioè alla condivisione di esperienze di lettura e all’informazione sull’offerta editoriale del panorama italiano. È possibile creare e condividere una libreria dei propri titoli preferiti, seguirsi tra amici, seguire un autore o un editore, commentare e votare i libri in catalogo… tutto questo in forma gratuita. Solo il servizio di streaming è a pagamento, ma non è un noleggio o un pay-per-read: una volta contribuito l’abbonamento mensile le possibilità sono pressoché illimitate. Ma è necessario disporre sempre di una connessione internet?No! È possibile scaricare i libri che si è deciso di leggere, il che va favore dell’utente perché può usufruire della lettura senza venire penalizzato dal mezzo attraverso cui il servizio è erogato. Allo stesso tempo ogni opera è criptata e accessibile solo tramite app, cosa che protegge il lavoro degli autori e degli editori da eventuali atti di pirateria. Al servizio di tutti gli attori in campo, insomma. Ma, tolto l’ovvio vantaggio della portabilità, perché darsi al social reading e alla lettura in streaming?Perché è un’esperienza che integra perfettamente socialità e lettura: permette di condividere una passione con più persone, creare un dialogo e passare direttamente da uno scambio di consigli sui libri alla lettura di libri! La parte social, oltre a mettere gli utenti in comunicazione tra loro,

aggrega dati di lettura e crea statistiche in modo completamente anonimo. In questo modo proteggiamo la privacy dei nostri lettori, ma siamo allo stesso tempo in grado di consigliare loro nuove letture. E diamo uno strumento in più agli editori che desiderano avvicinarsi al loro pubblico. E ancora: Bookolico sta dalla parte del lettore anche perché ha scelto di dare l’opzione di leggere i testi col font EasyReading™, uno stile tipografico che aiuta chi soffre di dislessia. Si tratta di un progetto molto interessante, sviluppato da un team torinese: i caratteri non hanno grazie che ne complichino la lettura e sono facilmente distinguibili grazie ad una serie di terminazioni leggermente diverse che rendono difficile scambiare tra loro le lettere che in genere un dislessico tende a confondere tra loro, come la “p” e la “q”. Interessante, nuovo e direi anche complesso. Com’è nata l’idea?Prima di imbarcarci in questo progetto con lo stesso team ci occupavamo di self-publishing, ossia offrivamo un servizio di vendita per autori che desideravano autopubblicarsi in digitale. Fin dall’alba dell’ebook avevamo assistito a questo dibattito apparentemente destinato a non avere mai una conclusione: digitale sì o digitale no? Chi sopravviverà? Ecco, noi non abbiamo mai creduto che ci debba per forza essere un vincitore e un perdente e che per questo non valesse la pena di provare ad adattare il modello cartaceo a quello elettronico, o viceversa. Si tratta semplicemente di oggetti di natura diversa. E così, guardando al libro digitale, ci siamo chiesti quale potesse essere la sua naturale evoluzione. Abbiamo guardato ad altri mercati comparabili — app, musica e giochi — e abbiamo pensato che valeva la pena provare ad avvicinare lettura e streaming. Del nostro vecchio progetto abbiamo mantenuto il modello di revenue che offrivamo ai nostri autori: crediamo nel valore della collettività, per questo un libro frutta di più, quanto più viene letto da un pubblico. Si può dire che abbiamo fiutato una tendenza: nello stesso periodo in cui noi ultimavamo i nostri studi esplorativi è uscito Oyster, il nostro analogo americano. E adesso pare proprio che anche Amazon voglia aprire in Italia con un servizio analogo: Kindle Unilimited. Ahia! La superpotenza Amazon…Già. Amazon comprando Goodreads ha già acquisito una piattaforma social, adesso pare che voglia sperimentare nel nostro campo. Noi però continuiamo a lavorare al nostro progetto con fiducia: le politiche di Bezos sugli e-book hanno creato e continuano a creare scontento negli addetti al settore. Noi invece crediamo che l’evoluzione della lettura stia anche in un rapporto tra autore, editore e lettore che si fa sempre più rilevante.

Bookolico è un’app gratuita. In questo momento è possibile provarla in anteprima richiedendo un invito sul sito del progetto: www.bookolico.com

Presto sarà disponibile su Apple AppStore.

LEGGERE I N S T R E A M I N G

Musica? C’è Spotify! Serie tv? Il mondo (Italia per il momento ancora esclusa) adora Netflix! E un bel libro? Si può leggere in streaming? Il team di Bookolico, una startup tutta italiana dedicata alla lettura in streaming, dice sì. Ecco come

L’Enoteca Dioniso 41 è il posto giusto per iniziare o terminare la vostra serata. È una somma di piaceri che avvicina intenditori e non alla cultura del “bere bene”. Ogni piatto è preparato al momento:

Eat & Drink Slow!

via della Rocca, 41b - 10123 [email protected] / fax +39 011.8390809martedì — venerdì: 16.00 - 21.30. sabato: 10.00 - 13.00 /16.00 - 21.30

Consulenza banqueting : per i vostri eventi, cene, cocktails, rinfreschi, colazioni di lavoro, siamo pronti a consigliarvi, con un occhio attento al budget ma soprattutto alla qualità, per rendere ogni vostra festa un momento indimenticabile.

Dioniso 41 è un angolo intimo e accogliente nella storica via della Rocca che racchiude, in qualche centinaio di metri, il meglio della tradizione e della qualità in tutti quei settori che si definiscono del buon vivere.

La nostra lunga esperienza nel settore ci ha spinto a creare un punto di riferimento per tutti coloro i quali, pur non essendo degli addetti ai lavori, coltivano la passione per il vino e per selezionate sfiziosità alimentari. Sarete i benvenuti e accolti come amici con cui condividere gusti e profumi, storie di vigne e cantine. Dal tardo pomeriggio troverete il luogo ideale per un piacevole aperitivo, una degustazione, un incontro di lavoro.

Dioniso 41enoteca condegustazione

DMAG 12 20 21

la sostenibile leggerezza dell’essere

a cura di sostenibile.com

FIL VERT GREEN ECONOMY

mi l an oarteScadenza bando: non indicataM U S A E M U S E O U R B A N O S P E R I M E N TA L E D I A R T E E M E R G E N T E – Musae, MilanoArchitettoIl MUSAE – Museo Urbano Sperimentale d’Arte Emergente – è un programma internazionale volto alla valorizzazione e promozione di artisti emergenti e delle loro opere di arte contemporanea (per linguaggio e contenuti).Possono partecipare artisti ambosessi di ogni nazionalita e di ogni eta compresa che operano nelle discipline delle arti figurative, plastiche, installazioni (multimediali, luminosi, video etc.), videoarte, illustrazione, grafica d’arte, land art, body art e arti applicate (design, moda), arti elettroniche e performative.

www.eventomusae.com

musica12 NOVEMBRE 2014

J O A N A S A P O L I C E W O M A N — Circolo Magnolia

via Circonv. Idroscalo 41, Segrate

19 NOVEMBRE 2014L A M B

— Magazzini Generalivia Pietrasanta 16, Milano

20 NOVEMBRE 2014E D S H E E R A N

— Alcatrazvia Valtellina 25, Milano

15.12.2014S T R O M A E

— Mediolanum Forumvia G. Di Vittorio, Assago (Mi)

teatro18/27 NOVEMBRE 2014R O A D M O V I E– Teatro Elfo Puccini – Sala Bauchdi Godfrey Hamiltontraduzione Gian Maria Cervo / regia Sandro Mabellini / violoncello Piero Salvatori / con Angelo Di GenioLo spettacolo sara presentato all’interno della quarta edizione della rassegna “NUOVE STORIE: alla scoperta dei nuovi autori”, che porta alla ribalta giovani talenti, compagnie emergenti, gruppi indipendenti che vogliono stimolare un nuovo pubblico. Road Movie, scritto per la compagnia angloamericana Starvig Artist Theater, ha vinto nel 1995 il Fringe First Award al festival di Edimburgo ed è stato rappresentato negli Stati Uniti e in molti paesi europei.

cinema28 NOVEMBRE / 07 DICEMBRE 2014F I L M A K E R – Festival Internazionale di CinemaFilmmaker Festival 2014 intende approfondire la sua ricerca nel panorama del cinema indipendente nazionale e internazionale, aprendosi a nuove prospettive sia dal lato curatoriale che da quello organizzativo e finanziario. Il centro dell’interesse rimane il cinema indipendente nazionale e internazionale, quello del presente e quello del passato, ma accanto a questo si potenzia l’interesse per la ricerca del nuovo e per l’analisi degli scenari futuri del cinema e della comunicazione.

CO—SEWING!A Torino è nato un coworking dove non ci sono monitor ma macchine da cucire sulle scrivanie (tavoli da taglio), non più penne ma ago e filo per lavorare e realizzare i tuoi progetti: questa non è una storia fantastica, questa è la storia di Silvia Maiorana, giovane designer e stylist piemontese e del suo co-sewing space Mai Gad di Torino. Inserito all’interno del Cortile del Maglio a due passi dal Gran Balon, un luogo magico e colorato dove i sogni diventano realta e dove i progetti si trasformano in tendenze. Mai Gad non è una scuola, ma un vero e proprio laboratorio della creativita dove sarte professioniste o aspiranti tali possono trovare affittare ad ore tutti gli strumenti necessari.

IL PRIMO CONCEPT STORE DEDICATO ALL’AMOREvia Rattazzi 3/a, 10123 Torino +39 011 [email protected] - www.lovever.it

FATELO PER PIACERE.Giocate, desiderate, sorridete, diveritevi, fate l’amore.

L inger ie, cosmet ica, g iochi e d iver t i s sement per i l benessere sent imentale e del la coppia.

è i l pr imo concept s tore dedicato al l ’amore.LOVeVer®

Grazie all’incitamento dell’editore di D-Mag mi permetto, in questa seconda puntata, di essere autoreferenziale e raccontarvi un nuovo progetto nato nell’“ecosistema” del nostro network Greengooo! Si chiama Greenfunding.it ed è la prima piattaforma italiana di crowdfunding dedicata ai progetti della green economy - online da pochissimi giorni.

Greenfunding è uno strumento che nasce per completare idealmente la missione di Associazione Greencommerce, un sodalizio di liberi professionisti, imprenditori, cittadini e amministratori che ha l’obiettivo, dal 2010, di diffondere una maggiore consapevolezza, nell’opinione pubblica italiana, dei benefici – ambientali, economici e di salute – di cui tutti potremmo godere dalla piena applicazione dei principi della green economy in ogni sfera produttiva e sociale. Greenfunding chiude il cerchio, nel senso che cerca di porre rimedio a quella che è oggi la carenza principale di molti buoni progetti: la mancanza di soldi.

Come tutti i crowdfunding (“finanziamenti della gente”, “dal basso”), Greenfunding offre dunque una “piattaforma” online dove, chi ha nel cassetto un buon progetto con valenze di sostenibilità ambientale, lo può caricare in autonomia e raccontarlo ad un pubblico più ampio, per farne apprezzare il valore aggiunto e le ricadute positive per la collettività. I progetti ammissibili non devono essere necessariamente no-profit (anzi!), ma devono godere di quello status di progetto direttamente o indirettamente benefico per l’ambiente e la salute, che ne giustifichi una raccolta di donazioni. Che sia una spedizione di canottieri per sensibilizzare le amministrazioni locali sull’economia verde lungo l’asta del Po, oppure quattro ragazze che vogliono realizzare orti urbani e venderne i prodotti, o il supporto alla nascita di una ciclofficina o, ancora, la realizzazione di un evento informativo – tutto, in qualsiasi settore della green economy, può trovare sbocco

su Greenfunding.it e sfruttare lo strumento per raccogliere i finanziamenti necessari a trasformare un progetto in realtà. O a migliorarne uno esistente, o a mandare in produzione un prodotto o servizio eco, bio, green, che oggi ancora non esiste.

Il funzionamento è semplice e intuitivo. Il “proponente” carica il progetto e crea la campagna su greenfunding.it, l’associazione verifica la generale verosimiglianza e i requisiti “green” e lo pubblica. A quel punto parte l’avventura: la chiave del successo è diffondere a quante più persone possibili la scheda del proprio progetto – amici, parenti, contatti social ecc. – senza fermarsi alla sola visibilità di cui la piattaforma può godere grazie ai canali del network Greengooo!, che è solo il punto di partenza e non di arrivo. I donatori, se lo reputeranno un buon progetto, potranno sostenerlo dando un contributo online, a partire da 5 euro, attraverso carta di credito o conto PayPal. Alcune campagne applicheranno il cosiddetto sistema “all-or-nothing”, maggiormente premiante ma più rischioso: se alla scadenza non avranno raggiunto il budget prefissato perderanno infatti tutto e i finanziamenti saranno restituiti ai donatori. Altre potranno configurarsi come “raccolta fondi semplice” e accontentarsi di quanto raccolto al termine della campagna. Qualche campagna porterà poi delle ricompense ai propri sostenitori, mentre altre chiederanno un aiuto economico disinteressato a favore della causa, senza “reward”. In ogni caso una campagna di crowdfunding avrà sempre un grandissimo beneficio: l’aver comunicato il progetto ad un pubblico attento e interessato, accrescendone la visibilità e l’interesse. Poi, con il buon fine della raccolta fondi, inizia tutto il resto, a partire dalla concretizzazione di un sogno. Ma anche l’eventuale integrazione con altre forme tradizionali di credito, come quello bancario o dei cosiddetti business angels, che non sono modalità antagoniste, ma complementari al crowdfunding. Aprite dunque i cassetti e date aria ai vostri progetti!

GREENF U N D I N GF I N A N Z I A R E L A G R E E N E C O N O M YD A L B A S S O

teatroDAL 13 NOVEMBRE 2014F L AV I A M A S T R E L L A E A N T O N I O R E Z Z A – l’Antologia definitiva al Teatro Astra di TorinoQuattro spettacoli tra novembre e gennaio per Stagione TPE: dal 13 novembre con Fotofinish fino alle repliche di gennaio di Fratto_X, sara un inverno dominato dal duo Mastrella-Rezza quello al Teatro Astra. Forte del successo e della fiducia guadagnata nel tempo dalle numerose incursioni e produzioni che Fondazione TPE ha affidato loro negli anni, Stagione TPE dedica quest’anno un’intera retrospettiva ai due artisti recenti vincitori del Premio Speciale UBU 2013. Un percorso nel tempo che chiarisce ancora meglio il legame inconfutabile tra l’arte contemporanea e la performance.In ordine cronologico, verranno presentati gli ultimi lavori teatrali del duo artistico. Il primo appuntamento è con Fotofinish del 2003 (13-16 novembre), cui seguiranno Bahamuth del 2006 (11-14 dicembre), 7-14-21-28 del 2009 (15-18 gennaio) fino all’ultimo successo Fratto_X del 2012 (22-24 gennaio):

t or i n oarte31 OTTOBRE / 28 NOVEMBRE 2014 P U L S A RArte e musica dallo spazio– INFINI.TO – Planetario di Torino e Museo dell’Astronomia e dello Spazio via Osservatorio 30, Pino TorineseLa prima mostra di arte contemporanea ospitata negli spazi di INFINI.TO – Planetario di Torino e Museo dell’Astronomia e dello Spazio.Le opere sono state concepite o allestite sfruttando le suggestioni, anche architettoniche, che provengono dagli insoliti spazi del museo. All’esposizione nelle sale si affianca una rassegna di video d’artista ideati per la cupola del planetario. Artisti: Enrico Ascoli e Hilario Isola, Cornelia Badelita e Yukio Unia, Giulio Cassanelli, Caroline Corbasson, Silvia Iorio, Anna Ippolito, Mattia Macchieraldo e Flavio Palasciano, Claudio Malpede, Beatrice Piva, Alessandro Sciaraffa, Arianna Uda, Fabio Viale, Marzio Zorio, Diego Zuelli.

fotografia24 OTTOBRE 2014 / 11 GENNAIO 2015Palazzo MadamaW O M A N O F V I S I O N Un progetto espositivo a cura di Elizabeth Krist, photo editor del National Geographic, racconta il lavoro di alcune tra le più importanti collaboratrici del magazine.Dal 24 ottobre sono presentate circa cento fotografie e una serie di filmati multimediali tratti dai alcuni dei reportage più potenti ed efficaci della storia della rivista. Le protagoniste della mostra: Maggi Steber, Kitra Cahana, Beverly Joubert, Jodi Cobb, Stephane Sinclair, Erika Larsen, Lynsey Addario, Lynn Johnson, Carolyn Drake, Amy Toensing e Diane Cook.

www.palazzomadamatorino.it

musica4 NOVEMBRE 2014 — TUNNEL, Milano5 NOVEMBRE 2014 — C2C, Torino

C H E T FA K E RA sentire la sua voce penseresti a un nero che suona soul da anni. Invece è un bianchissimo australiano con un barbone rosso, più alla Bon Iver che a qualsiasi immagine vi siate dipinti ascoltando Built on glass. Al secolo Chet Faker è Nicholas James Murphy, classe 1988. Il suo primo singolo Thinking in Textures, vince il premio come “Breakout artist of the year” nel 2012. Tra l’elettronica e l’ R’n’B, il disco di Chet è uno degli esordi più originali che si siano sentiti in questi anni.

wh a t’s on i n

Dal 29 novembre Govone, adagiato sulle dolci colline di Langhe-Roero e Monferrato, patrimonio dell’UNESCO, ospiterà per l’ottavo anno consecutivo Il Magico Paese di Natale, un ricco

calendario di eventi che proseguiranno fino al 6 gennaio 2015. Cornice alla manifestazione è il tradizionale Mercatino Natalizio, terzo in Italia, nel viale del Parco del Castello Reale. 70 casette di legno ospiteranno le eccellenze produttive del territorio offrendo sapori e profumi, consentendo al pubblico di vivere le emozioni del Natale più autentico: prodotti biologici, decori natalizi, cioccolata calda, torrone, tartufo, vin brülè, dolci da strada, presepi, oggettistica natalizia e molto altro. Un classico sempre presente è la Casa di Babbo Natale allestita nella Reggia Sabauda.Tante le sorprese della nuova edizione: Le 5 leggende del magico Paese di Natale, La fabbrica del cioccolato di Babbo Natale e Il Food e la sua magia, 2 serate a tema dove importanti consorzi italiani si incontreranno e si racconteranno grazie a Chef che sapranno fondere gusti, profumi, sapori e tradizioni diversi in piatti unici.

Il mercatino sarà visitabile fino al 21 dicembre, tutti i sabati e domeniche;10 delle 70 casette rimarranno aperte fino al 6 gennaio, all ’ ingresso del Castello.

Un magico Natalea Govone

DMAG 12 22 23

la pillola di LucioRIFLESSIONI SEMISERIE SU VITA, MORTE E MIRACOLI di Luciano Gallo

Sono su un treno Novara-Torino in ritardo, sono le 8,10Cerco una posizione comoda chiudo gli occhi e lentamente collasso.Solitamente questo è il momento in cui il cellulare del vicino suona o il controllore chiede il biglietto.Questa mattina l’elemento di disturbo è la discussione tra il controllore e una ragazza di colore che si chiama Susy. A quanto pare lei non ha timbrato il biglietto e non vuole pagare la multa, lui richiede l’intervento della polizia ferroviaria. Attorno, una platea di ragazzi e pendolari che ridacchiano. Arriviamo a Vercelli e Susy deve scendere seguita dagli agenti. Nella carrozza scende un silenzio pesante, come subito dopo un esplosione.Davanti a me si è appena fermata una bambina down, mi sorride e con la sua faccia di bambina down mi fissa, e chiede qualcosa a bassa voce che non capisco. Continua a fissare e io comincio ad agitarmi, forse vuole sedersi, che cosa vuole…?Fortunatamente si siede dietro e mi tranquillizzo.Incontro lo sguardo del signore davanti a me, per un secondo ci fissiamo negli occhi e poi facciamo un sorriso imbarazzato, forse tutti e due abbiamo vissuto quei momenti nello stesso modo, Susy prima e la bambina down poi. Il fragore prima di un essere con una condizione diversa dalla nostra e il silenzio, l’entrata in punta di piedi di un altro essere anche lui diverso, anche questo indifeso.Dura un secondo poi ognuno torna nel suo mondo a mandare messaggi dal cellulare.Passa un minuto e lo sguardo mi cade sul signore di fianco. Ha una felpa malconcia verdeacqua con la scritta ARKANSAS, un pantalone della tuta blu, mocassini ai piedi. Cinquant’anni, corpulento, capelli bianchi e baffi, sembra assonnato. Scende alla stazione dopo, chissà da dove arrivava, non lo saprò mai.Al posto suo arriva un ragazzo, barba incolta, occhiali e clark ai piedi. Legge un libro dal titolo FLATLANDIA, racconto fantastico su un mondo a due dimensioni.A proposito di mondi a due dimensioni, mi telefona mia madre : cosa hai mangiato ieri sera? Un aperitivo con gli amici mamma. Mangi sempre schifezze! Stai bene? Si e tu? Anche io. Qui ha piovigginato ma adesso c’è sole.Qui nebbia… Un bacio. Un bacio mamma.Mamma, ti voglio bene, ma ha già attaccato.Il treno scivola dentro la città attraverso l’area industriale. Galleria, buio luce, buio luce, buio luce, piccoli flash sui cantieri della città in piena attività, poi il treno entra nella stazione di Torino Porta Susa.4 novembre 2005, ore 9 del mattino, gente che si affretta verso il sottopasso, barriere di metallo, rumore di cantieri di Torino 2006, solitudine.

Scrivetemi sulla pagina Facebook “Pillola di Lucio” o scrivete a [email protected]

mufimakeup

a cura di Margherita Costa

Sempre tutti a parlare di ombretti, rossetti, mascara, matite e blush. Nessuno che invece spieghi l’importanza della BASE ovvero lo strato di makeup più vicino alla nostra pelle e sul quale si costruiscono sfumature e giochi di colore. Tranquille, ci pensa Mufi! Se non preparate il viso a dovere il trucco non risalta, non dura e soprattutto finira per avere degli effetti spiacevoli sul vostro viso nel lungo periodo. È sempre bene iniziare la sessione di makeup da una buona crema idratante che prepari la pelle al fondotinta. Si, ho detto fondotinta, non inorridite. È incredibile quante gente ancora non usi questo prodotto per paura dell’effetto mascherone anni 50! Dai ragazze, su, la tecnologia ha fatto passi da gigante, immaginate polveri impalpabili che si fondono con l’incarnato, creme così leggere da risultare invisibili, molecole che riflettono la luce e particelle idratanti e rimpolpanti. Non abbiate paura! Dopo aver fatto qualche prova e trovato il prodotto che fa per voi resterete allibite dall’effetto uniformante che il fondotinta ha sul vostro viso. L’importante è scegliere il colore giusto, è giunto il momento di dire basta una volta per tutte alle donne che vanno in giro con strisciate gialle o marroni sulla faccia. Vi svelerò un segreto, il fondotinta non serve per abbronzare! Per quello c’è il sole, oppure il bronzer J Deve essere dell’esatto colore della vostra pelle, fate le prove sul tratto che collega il collo al viso, vicino alle orecchie. È quello il punto giusto per provare il fondotinta! Per questo e altri trucchi sul makeup venitemi a trovare sul blog mufimakeup.blogpsot.it. Baci!

horoscocultdi Nicoletta Diulgheroff

ARIETE.Novembre, tranne che per i nati dall’11 al 14 aprile, sospinti da venti fortunati e vincenti, anche in amore, si presenta di nuovo in rallentamento, frustrante e noioso. Attenti a non aggredire a vanvera malcapitati partner, anche perché il cielo vi guarda di nuovo benevolo a dicembre, con buone prospettive.

TORO.Novembre faticosetto e con dispendi di energie e denari, penultimo mese di pesanti frustrazioni quasi per tutti, di più per i nati della terza decade alle prese fino a fine anno con situazioni complicate e che mettono a dura prova la pazienza. Fino a Natale per tutti nuvole sparse, poi schiarite durature, finalmente!

GEMELLI.Un finale d’anno che, a parte una settimana più inquieta tra il 16 e il 24 novembre, e solo per i nati in maggio, garantisce soddisfazioni, lucidità e certezza che la ripresa, anche in campo amoroso, c’è stata e c’è. A dicembre in pole position in particolare i nati tra 8 e 13 giugno, calamite di eventi positivi.

CANCRO.Due mesi costruttivi e in crescendo per la terza decade, che è in forma e festeggia con serenità la fine dell’anno, discreto novembre per la prima decade, leggermente più nervoso e frustrante dicembre. Non ne può più ma deve ancora tenere duro e non scoraggiarsi la seconda decade, che migliorerà nel 2015.

foodpeopleRITRATTI DA BUFFETdi Davide Barbato

Tutto il mondo è paese, dicono. Più o meno, diciamo noi. Nonostante l’indiscutibile valore ecumenico (social, correggerebbero con un hastag i nostri amici foodblogger) del cibo, davanti al buffet le differenze nazionali dei bipedi da rinfresco saltano all’occhio, chiare e limpide come un gin tonic ghiacchiato. Ma attenzione: non è tanto quello che si mangia, ma come lo si mangia. Davanti a una bella lasagna al ragù le Nazioni Unite della Panza gioiscono collegialmente, senza un solo dissenso: ma una volta arraffato il piattino, ogni commensale porta alta la bandiera dei propri usi e costumi gastronomici. In tanti anni di lunches e coffee breaks per i più svariati meetings, oltre ad aver imparato il significato di isinglass, abbiamo fatto un bel giro del mondo. Schizzinosissimi i francesi, che sbocconcellano le pietanze in punta di incisivo. Olandesi, danesi e belgi? Eleganti all’apparenza, ma in realtà sporchevoli e confusionari. Rumorosissimi invece gli Slavi in generale, anche se è un piacere vederli strafogarsi. I Nordamericani mangiano tutto con lo stupore dei bambini, spargendo briciole ovunque (“Bunèt? Oooh, amazing!”). La palma della buona creanza spetta invece alle popolazioni Magrebine, pulite, gentili e discrete all’inverosimile (gli unici che ti ringraziano e ti riportano il piattino sporco). E gli Italiani, vi chiederete voi? Oh, è facile: “Franza o Spagna purché se magna”. E abbiamo detto tutto.

www.cuochivolanti.it www.facebook.com/cuochivolanti

INTRATTENIMENTO, VARIE ED EVENTUALI

dizionario

del lusso low costdi Giovanni Ceni

Ho scritto Dizionario del Lusso Low cost dopo una domenica pomeriggio in un centro commerciale pieno di merce orribile, di persone stanche e senza sorriso che lavoravano tutta la settimana per potersi rilassare comprando qualcosa. All’uscita i cassonetti vomitavano spazzatura. Nello sterminato parcheggio i fumi dei gas di scarico delle auto ti prendevano la gola. I capannoni industriali intasavano il paesaggio circostante bloccando l’orizzonte. Ho pensato che tutto questo non fosse indice di benessere né tanto meno di lusso così ho deciso di dire la mia. Scusate lo snobismo, del resto mi sembra il male minore.

P

Palpitazioni del cuore — Lussuoso è aspettare l’amante ascoltando lo scrosciare della pioggia, il fruscio del vento, sentire un rumore nella stanza accanto e pensare che ecco adesso forse è arrivato.

Particolari squisiti — Sono di lusso questi dettagli dell’esistenza: l’odore di polvere bagnata dopo un temporale estivo, un velluto di seta giallo oro molto consunto, un buon caffè in una tazza di porcellana sottile, la leggera spossatezza delle giornate di scirocco, un bambino cortese che vi da la mano, una coccinella, l’odore di caminetto spento in una casa di campagna che viene riaperta dopo l’inverno, la patina di un vecchio mobile che è appartenuto ai vostri bisnonni.

Patrimonio — Pur rimanendo vagamente volgare diventa di un certo lusso se supera i due o trecento milioni. Il possessore non ne deve percepire con chiarezza i confini. In caso contrario non va neppure preso in considerazione.

Pensiero — Il lusso lascia impronte leggere come quelle di una piuma sul cuscino, la sensazione del passaggio furtivo di qualcosa. Il lusso disimpegna il pensiero, lo rilassa. Il pensiero si adagia molle sui divani di casa come un’odalisca di Ingres.

LEONE.A parte i nati tra il 5 e l’8 agosto, che in piena, positiva trasformazione e pur con piccoli intoppi e fastidi nel quotidiano a novembre, veleggiano col vento in poppa, gli altri, e soprattutto i nati della terza decade, devono cercare di mantenere un profilo serio e concentrato e accettare eventuali ridimensionamenti.

VERGINE.Una netta e confortante ripresa a novembre, quando nulla sembra più essere un pauroso limite od ostacolo, tutto ingrana e vi conforta in ritmi armoniosi per il cuore, l’attività e il portafoglio. Solo in nati tra il 27 e il 30 agosto non si sentono centrati e brancolano un po’ nel buio. Per tutti un finale d’anno ottimo.

BILANCIA.Non una meraviglia novembre, nervoso e a rischio di reazioni eccessive per un sottofondo di noia che vi rende a tratti puerili, a tratti troppo pretenziosi. Più pesante per i nati tra 4 e 7 ottobre, da mesi al centro di tempeste che li vedono in qualche caso stremati. Ma dicembre riaccende la luce, e la speranza.

SCORPIONE.Novembre riattizza i desideri e le possibilità di cogliere la mela, risale la capacità seduttiva, con successi a portata di mano. Attenzione al portafoglio e ai ritardi nelle entrate per i nati tra 13 e 16 novembre. Dicembre non esaltante in generale: attenzione soprattutto a evitare spericolatezze, in tutti i sensi.

SAGITTARIO.Due ottimi mesi per tutti con l’eccezione dei nati tra 26 e 28 novembre, meno lucidi e a tratti spaventati, mentre prosegue per gli altri una tendenza in crescendo ricca di iniziative che danno risultati e senso di essere sulla buona strada, col cuore allegro e la fiducia serena nelle proprie capacità, una bellezza!

CAPRICORNO.In ripresa, con minori tensioni grazie a un quotidiano più liscio, a rapporti amichevoli e sentimentali in miglioramento, si chiude un anno che ha richiesto una rifondazione per alcuni, e che premia con risultati duraturi chi ha saputo modificarsi e non irrigidirsi, rendendo anche alcuni serenamente beati.

ACQUARIO.Novembre è ancora un mese che sembra trascinarvi indietro, frustrati e preoccupati; le geometrie del cuore sono sghembe, manca l’aria nuova, e anche dicembre non sembra partire meglio, ma almeno per i nati di inizio segno, la luce in fondo al tunnel diventa progressivamente sempre più forte e viva. Evviva.

PESCI.Un finale d’anno che se non è strepitoso come la prima parte, è comunque ricco di gratificazioni e di rinnovate occasioni di ripresa, e vede tutti più sicuri e determinati, lucidamente grintosi e soddisfatti dei risultati raggiunti. A fine dicembre solo i nati tra 21 e 22 febbraio devono evitare azzardi ed eccessi.

trendtopics

by Caterina Marini

RE/VISITEDAna Luísa Pinto, alias Cuca, è la fondatrice del progetto RE/visited, un “progetto in corso” che intende recuperare la nozione di “tempo umano” tornando ai processi di indagine/ricerca, progettazione, produzione, consumo. Concetti quali “stylefree”, “senza tempo” o “anacronistico” sono profondamente

associati al progetto e danno vita a speciali edizioni di accessori moda.Pezzi unici creati attraverso la decostruzione e ricostruzione di oggetti abbandonati, vintage, che rivivono grazie a una originale re/interpretazione.Re/visited si posiziona nella sottile linea di confine tra l’oggetto d’arte (utilizzabile) e il design di prodotto.

DMAG 12 24

DMAG

pubb

licaz

ione

gra

tuit

aan

no I

IInu

mer

o 12

nove

mbr

e/di

cem

bre

2014

12