111

DossierMIX022011

Embed Size (px)

DESCRIPTION

IL SETTORE ORTOFRUTTICOLO..........................180 Matteo e Mario Capolongo IL SETTORE SEMENTIERO...........182 Valeria Martino VALLE D’AOSTA..................................116 L’economia regionale Massimo Lattanzi Monica Pirovano LAVORO..................................................42 Maurizio Sacconi Pietro Ichino Antonio Mastrapasqua FINANZA STRUTTURATA..............160 Francesco Gianni SINERGIE TRA IMPRESE..............190 Domenico Frisoli Raffaele Costa 10• DOSSIER• 2011

Citation preview

10 • DOSSIER • 2011

EDITORIALE................................................13Raffaele Costa

L’INTERVENTO.........................................15Angelino AlfanoFerruccio DardanelloDiana Bracco

PRIMO PIANO

IN COPERTINA......................................20Giorgio Napolitano

UNITÀ D’ITALIA ....................................26Louis GodartAlain ElkannMario CerviPietro Finelli

BENI CULTURALI .................................38Mario Resca

LAVORO ..................................................42Maurizio SacconiPietro IchinoAntonio Mastrapasqua

ESTERI ....................................................54Franco Frattini

SUD E FEDERALISMO ......................58Raffaele FittoL’INCONTRO ........................................64Bruno Vespa

ECONOMIA E FINANZA

EXPORT ..................................................66Enrico GiovanniniUmberto Vattani

CONSUMI................................................72Ivo Ferrario

MADE IN ITALY .....................................74Laura MinestroniBrunello CucinelliGiorgetto GiugiaroFrancesco CasoliGuido BarillaMario BoselliGiorgio ArmaniFerruccio FerragamoSanto VersaceMaurizio MarinellaMario Moretti PolegatoRenè Caovilla

VALLE D’AOSTA..................................116L’economia regionaleMassimo LattanziMonica Pirovano

UMBRIA .................................................126Catiuscia MariniRaffaele NeviLuciano IoniSilvano RomettiMaria Rosi

ABRUZZO .............................................142Giovanni ChiodiEnrico Marramiero

PROPRIETÀINTELLETTUALE ..............................150Loredana GulinoMario Tonucci

APPALTI ...............................................158Ugo Ruffolo

FINANZA STRUTTURATA ..............160Francesco Gianni

M&A ........................................................164Gianni NunzianteLuigi Arturo Bianchi

IMPRENDITORI DELL’ANNO ........170Giovanni BartoloniLuca Spaccini

LUBRIFICANTI INDUSTRIALI .......178Benito Musolino

IL SETTOREORTOFRUTTICOLO ..........................180Matteo e Mario Capolongo

IL SETTORE SEMENTIERO ...........182Valeria Martino

PRODOTTI TIPICI ..............................184Fulvio Calvetti

PACKAGING PER ALIMENTI.........186Mauro Mazza

SINERGIE TRA IMPRESE ..............190Domenico Frisoli

SICUREZZA SUL LAVORO ............192Domenico Sciarretta

OSSIER

TERRITORIO

IMPRENDITORI DELL’ANNO........196Flavio Cecchetti

EDILIZIA E APPALTI .......................200G.M.P.

APPALTI PUBBLICI .........................206Mariarosaria Paudice

EDILIZIA ...............................................208Massimo CalzoniCarlo LuchiniRoberto Langone

EDILIZIA CIVILEE INDUSTRIALE ...................................216Massimo Marinelli

MATERIALI SOSTENIBILI .............220Michele Marroccoli

IL SETTORE LAPIDEO ...................222Ivano Vuillermin

COMPRENSORI SCIISTICI ...........226Daniele Fassin

AMBIENTE

FOCUS ENERGIA..............................230Stefania PrestigiacomoPiero GnudiStefano Saglia, Giovanni LelliChicco TestaUmberto Veronesi

BONIFICA E RECUPEROECOLOGICO ........................................246Marianna Verna

TUTELA DEGLI AMBIENTI ...........248Ermanno, Antonio e Emilia Pentima

GIUSTIZIA

LEGALITÀ ............................................250Pietro GrassoMario MorconeFrancesco CirilloVincenzo Tuci

IL PUNTO .............................................268Maria Elisabetta Alberti Casellati

RIFORME ............................................270Maurizio Paniz

NUOVI MEDIA .....................................274Francesco Pizzetti

DIRITTO FALLIMENTARE ..............278Carlo Federico Grosso

SANITÀ

ORGANIZZAZIONESANITARIA ..........................................280Ferruccio FazioStefano ZingoniFrancesco De Lorenzo

2011 • DOSSIER • 11

Sommario

VALLE D’AOSTA

116 • DOSSIER • 2011

Il bilancio regionale vede un calo di risorse rispetto al 2010, ma sono previsti

comunque interventi anche su sanità e misure anticrisi per imprese e famiglie.

Intanto lo scorso anno sulle Alpi si è chiuso con una diminuzione di arrivi

e presenze italiane

Leonardo Rossi

La Valle d’Aosta investe su agricoltura e turismo

Nonostante l’autonomia di cuigode in vari settori, in questomomento la Valle d’Aosta nonsi distacca molto dal panorama

economico nazionale. A livello imprendito-riale, anche gli ultimi dati di Confindustriahanno infatti evidenziato come la ripresa siaancora lenta e incerta. E anche le casse regio-nali non sembrano godere di ottima salute: ilbilancio di previsione 2011-2013 vede risorsedisponibili, al netto delle partite di giro, per1.580 milioni per il 2011, 1.542 per il 2012e 1.530 per il 2013, contro i 1.685 dello

scorso anno. Anche le entrate,poi, sono previste in diminu-zione del 6,23% per effettodel nuovo ordinamento fi-nanziario. Non a caso nellasua relazione di presentazione,l'assessore regionale alle Fi-nanze, Claudio Lavoyer, avevapremesso che «il bilancio re-gionale si inserisce in un con-testo di crisi economica nazio-nale e internazionale» e «hadovuto tener conto degli effettisulla capacità di spesa della ma-novra estiva attraverso il mec-canismo del Patto di stabilità». Nonostante questo, Lavoyeraveva sottolineato le misure

anticrisi varate, in particolare gli interventi afavore delle imprese: dall'aumento del contri-buto in conto interessi dal 50% al 75% tra-mite il Consorzio garanzia fidi alla riduzionedell'aliquota Irap dal 3,9% al 2,98%. Ma lapriorità nel bilancio è andata ancora una voltaalla sanità, con uno stanziamento di 273 mi-lioni di euro di risorse finanziarie di sola partecorrente, cui si aggiungono 7,3 milioni per lestrutture sanitarie. Alle politiche sociali sonoandati 84 milioni di euro nel triennio, men-tre per le finalità previste dal piano di politicadel lavoro sono stati destinati quasi 20 milioninel triennio, cui si aggiungono 37 milioni dirisorse del Fondo sociale europeo. Agli inter-venti per lo sviluppo economico sono statiassegnati 166 milioni di euro, una cifra in au-mento rispetto al 2010: i principali riguardanoagricoltura (circa 50 milioni), trasporti (oltre40 milioni) e turismo (32 milioni). Proprio inquest’ultimo settore i dati diffusi dalla Re-gione hanno mostrato come il 2010 abbiafatto registrare un lieve aumento negli arrivi(928.328 contro i 914.585 del 2009) mentrele presenze sono in calo (3.107.791 contro3.133.889 nel 2009). In entrambi i casi, però,si deve registrare una diminuzione dei turistiitaliani (-0,17% negli arrivi e -2,11% nellepresenze), compensata da un maggior flusso distranieri (+5,29% e +1,95%).«Il quadro delineato da questo bilancio di pre-

Il presidente

della Regione Valle

d’Aosta, Augusto

Rollandin

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxL’economia regionale

2011 • DOSSIER • 117

visione – ha spiegato ancora l’assessore Lavo-yer – evidenzia quanto la Regione goda di be-nefici propri derivanti da un’autonomia fi-nanziaria, tributaria ed economica. Gliinterventi anticrisi hanno permesso e permet-teranno anche per i prossimi esercizi per leimprese di investire in nuove risorse, macchi-nari e know how, al fine di mantenere posti dilavoro, traducendo tutto questo sforzo in red-dito per le famiglie. Il 2011 ha tutte le pre-messe per essere un anno di rilancio. Incentivi,investimenti, ricerca e sviluppo sono gli ingre-

dienti necessari per risollevare economie di in-teri Paesi: la Regione ha pensato a tutto que-sto, andando in controtendenza come risultatia ciò che invece accade nel resto del nostroPaese».Secondo il presidente della Regione, AugustoRollandin, «mai come nella predisposizionedi questo bilancio si sono accavallate situa-zioni diverse, come quelle del federalismo fi-scale, della manovra e della crisi economica. Letematiche principali che abbiamo toccato inquesti provvedimenti sono quelle relative allepolitiche del lavoro, che sono il punto di rife-rimento per l’amministrazione e sulle qualiabbiamo investito molto in una visione d’in-sieme per la creazione di nuove opportunitàoccupazionali e per il futuro dei nostri giovani.Il nuovo bilancio – ha concluso – tranquillizzai valdostani per il futuro, permette il mante-nimento degli investimenti degli enti locali edà importante collocazione ai finanziamentifunzionali alla concretizzazione del Piano re-gionale per le politiche del lavoro».

� �Il bilancio regionale tranquillizza i valdostani per il futuro e permette il mantenimento degli investimenti degli enti locali

118 • DOSSIER • 2011

Fare sistemacontro crisi e isolamento

Idati recentemente diffusi dall’Assessoratoal Turismo della Valle d’Aosta relativi al2010 indicano un lieve incremento degliarrivi rispetto all’anno precedente (sep-

pur con un altrettanto lieve calo dei turistiitaliani) e un andamento sostanzialmente sta-bile delle presenze: anche in questo caso peròè evidente la diminuzione del flusso dalle altreregioni italiane, compensata comunque dal-l’incremento di stranieri. Ne parla MassimoLattanzi, che in consiglio regionale della Valled’Aosta presiede il gruppo Pdl, oggi da più vociindicato come prossimo a entrare nella mag-gioranza attualmente formata da Union Val-dôtaine, Stella Alpina-Udc-Vda e Fédérationautonomiste.

Come vanno letti questi dati relativi allastagione turistica 2010? Cosa è possibilefare per incrementare l’introito derivante

Massimo Lattanzi,

capogruppo Pdl

al consiglio regionale

della Valle d’Aosta

Il turismo tiene, ma il calo di arrivi e presenze dall’Italia fa riflettere. Secondo Massimo Lattanzi

«mentre l’autostrada ci ha fatto fare un salto di qualità nel rapporto con i bacini di utenza

limitrofi, non è stato così per ferrovia e aeroporto»

Riccardo Casini

Massimo Lattanzi

2011 • DOSSIER • 119

da questo comparto?«La sostanziale tenuta del comparto turistico vaanalizzata come un dato sostanzialmente posi-tivo se contestualizzato all’interno di una gravecrisi economica che non ha risparmiato nessunsettore. Certo, siamo lontani dai tempi d’oro neiquali bastava essere una bella regione di mon-tagna incastonata nelle vette più alte d’Europaper attirare i turisti. Oggi il mercato chiede piùqualità e maggiore offerta allo stesso prezzo deicompetitor. Mi pare che il piano marketing e lestrategie approvate dalla giunta regionale va-dano in questa direzione, ma ora dobbiamo di-mostrare di saper passare dalla teoria alla pra-tica».

Come giudicate le risorse attribuite al set-tore turistico dal bilancio regionale 2011?«Le risorse confermano un’attenzione impor-tante dell’amministrazione regionale e del con-siglio al comparto. Una riflessione più puntaleva a mio avviso rivolta non tanto alle disponi-bilità in senso generale, ma in particolare allaformazione e alla consapevolezza della necessitàdi fare sistema. La Valle d’Aosta deve presentarsicome un unico prodotto con le sue specificitàall’interno, questa mi pare essere l’unica via pernon disperdere risorse e avere risultati in brevetempo».

Molto dipenderà anche dagli interventi perevitare l’isolamento. Quali sono le priorità alivello infrastrutturale? Come valuta le poli-tiche regionali in questo settore?«Non vi è dubbio che le grandi arterie di co-municazione siano la chiave di volta del sistemaeconomico Valle d’Aosta. Autostrada, ferrovia eaeroporto sono gli assi sui quali puntare, ma conuna riflessione: mentre l’autostrada ha indiscu-tibilmente fatto fare alla Valle d’Aosta un saltodi qualità nel rapporto con i bacini di utenza li-mitrofi, questo non si può dire per gli altri dueassi. La ferrovia soffre di una cronica mancanzadi investimenti, determinata dalle scelte che ilgestore Trenitalia ha fatto considerando il trattoferroviario sostanzialmente un ramo secco».

Quali sono i motivi alla base di questescelte?

«Evidentemente i numeri limitati, circa 600persone al giorno, condannano economica-mente questa struttura alla sostanziale chiu-sura. Di certo pensare alla Valle d’Aosta senzaun collegamento ferroviario fa scalpore, macredo che, se non si troveranno risorse impor-tanti che mettano in condizione la ferrovia diallinearsi agli standard europei, non ci sarannochance. Al momento dobbiamo registrare unadisponibilità del governo nazionale al finan-ziamento della tratta; ora si tratta di rifletteresu come ammortizzare certi costi di gestione».

A quali risultati ha portato finora l’intesaquadro generale tra Governo e Regione sot-toscritta lo scorso mese di luglio sulle in-frastrutture di interesse nazionale?«La disponibilità del Governo Berlusconi èstata puntale e sostanziale. L’inserimento digrandi opere di interesse regionale come laferrovia e la nuova funivia del Monte Bianco,così come la cessione alla Regione dell’ex ca-serma Testafochi, che diventerà sede della fu-tura università, e il finanziamento per la ri-strutturazione dell’ospedale regionale, è unfatto concreto. Ora ci attende la fase più com-plessa, ovvero rendere immediatamente ese-cutive e realizzate le opere. E questo spetta anoi».

La Valle d’Aosta deve presentarsi come un unico prodotto con le sue specificità all’interno, è l’unica via per non disperdere risorse e avere risultati in breve tempo

VALLE D’AOSTA

122 • DOSSIER • 2011

A sinistra, Monica Pirovano,

presidente di Confindustria

Valle d’Aosta. Nella pagina

a fianco, la stazione di Aosta

e un tratto della Statale 27

dente di Confindustria Valle d’Aosta.Cosa è lecito attendersi per l’anno da poco

iniziato?«Ci siamo lasciati alle spalle una lunga reces-sione e nel 2010 abbiamo iniziato a vedere iprimi risultati positivi, frutto degli sforzi fattidagli imprenditori per stare a galla. Siamo inuna fase di recupero anche se il 2011 sarà an-cora un anno di transizione, caratterizzato dal-l’alternanza dei valori. In Valle la situazione è amacchia di leopardo, le aspettative a breve sonomolto frammentate: ci sono aziende che hannofatto investimenti e hanno diversificato la pro-duzione, anche se riducendo i margini, e perquesto hanno prospettive di lavoro; ma ci sonopurtroppo altre realtà che sono ancora in diffi-coltà. Il settore dell’edilizia, per esempio, ma-nifesta una forte sofferenza».

Le prospettive occupazionali si muovonoin controtendenza, facendo invece registrareun segno positivo. Quali sono le cause?«Si tratta di un recupero modesto, in realtàl’occupazione è giudicata sostanzialmente sta-zionaria dalla maggior parte degli intervistati(77%). D’altra parte il ricorso alla cassa inte-grazione nel 2010 è molto diminuito rispettoall’anno precedente e alcune aziende inizianonuovamente ad assumere, anche se ci vorrà del

Una ripresa ancora lenta e incerta: laValle d’Aosta non fa eccezione nelpanorama economico nazionale,come dimostrano i dati dell’inda-

gine previsionale del primo trimestre 2011 ela-borati dalla Confindustria regionale. Da unaparte, dopo nove mesi positivi, la previsionesulla produzione torna a zero, perdendo 3 puntisull’ultima rilevazione, e sugli ordini export ilsaldo ottimisti-pessimisti non si discosta dalvalore negativo perdendo oltre il 10%; dall’al-tra, in controtendenza, le prospettive occupa-zionali tornano positive. Per quanto riguarda inuovi ordini, l’indicatore invece si colloca aquota zero dopo il dato positivo del trimestreprecedente (3,57%), ma continua a mantenereil recupero sullo stesso periodo del 2010 e2009. Più sentito, invece, è il rallentamento del-l’export (-18,75), che negli scorsi trimestri avevamostrato incoraggianti segnali di recupero,mentre un piccolo miglioramento riguarda la li-quidità delle imprese. Ma la situazione rimanecritica, come spiega Monica Pirovano, presi-

Per ritrovare competitivitàsono necessari i collegamenti

Monica Pirovano, presidente di Confindustria Valle

d’Aosta, analizza la situazione economica regionale.

E sull’intesa quadro con il governo per le infrastrutture

dice: «resta da capire quando e quali risorse verranno

destinate per queste opere»

Riccardo Casini

Monica Pirovano

2011 • DOSSIER • 123

tempo per recuperare i livelli del 2008».La Regione Valle d’Aosta gode di una forte

autonomia in molti campi. Quali vantaggine derivano per il sistema industriale?«Il fatto di appartenere all’Unione europea nonconsente di avere maggiori aiuti rispetto a quelliche ci sono in altre parti dell’Italia o dell’Eu-ropa. Essere posizionati logisticamente in Vallepuò essere uno svantaggio e comportare mag-giori costi, in parte controbilanciati dal fattoche siamo pochi e vi è un’attenzione maggioreda parte delle istituzioni, che possono adottaredei provvedimenti in tempi rapidi. Un esempioper tutti: la Regione è intervenuta a fine 2008con rilevanti misure anticrisi sia a favore del si-stema produttivo con la sospensione dei paga-menti delle rate dei mutui regionali e la ridu-zione di quasi un puntopercentuale dell’Irap, sia a fa-vore delle famiglie, con misuretra l’altro confermate in totonel 2010 e poi nel 2011».

Di recente la Cisl regio-nale ha chiesto di favorire losviluppo attraverso l’utilizzodi tutte le risorse disponibiliper investimenti pubblicinei settori delle infrastrut-ture. Quali sono gli inter-venti più urgenti da realiz-zare in regione?«Collegamenti e mobilità sonodue azioni di fondamentaleimportanza per la competitività di un territo-rio. Abbiamo bisogno di un sistema ferroviario,traffico merci e persone, che funzioni e checonsenta collegamenti rapidi e veloci. Oggipurtroppo la situazione è in stallo e, nono-stante la Regione sia pronta a investire, nonusciamo da questa impasse perché dipendiamoda decisioni di altri».

Come giudicate l’intesa quadro generaletra Governo e Regione sottoscritta sulle in-frastrutture di interesse nazionale?

«Si tratta di orientamenti strategici che ri-guardano opere infrastrutturali che condivi-diamo, dal completamento della statale 27 diaccesso al traforo Gran San Bernardo ad al-cune varianti della statale 26 all’altezza diBard, dalla galleria di sicurezza del traforo delMonte Bianco all’elettrificazione della lineaferroviaria. Resta da capire quando e quali ri-sorse verranno destinate per queste opere chepossono aiutare a far ripartire il nostro si-stema economico».

��

Abbiamo bisogno di un sistemaferroviario, traffico merci e persone, che funzioni e che consentacollegamenti rapidi e veloci

UMBRIA

126 • DOSSIER • 2011

Cambiare il passo dello sviluppo

L’economia umbra ha mostrato qual-che segnale di ripresa nel 2010 ri-spetto al 2009, anche se, secondoConfindustria regionale, l’aumento

della produzione si presenta discontinuo e dientità insufficiente a riportare il settore indu-striale sui livelli produttivi pre-crisi. «In effettianche i segnali e i dati in nostro possesso do-cumentano una situazione a macchia di leo-pardo; nel 2011 l’economia umbra potrebbecrescere a un tasso dell’1% circa, ma c’è il ri-schio che i segnali di ripresa non si riverberinoin maniera significativa sul versante occupa-zionale» conferma Catiuscia Marini. Per for-zare il percorso della crescita le politiche re-gionali poggeranno su due pilastrifondamentali. «Il primo è quello della difesaattiva del sistema produttivo. Dedicheremouna particolare attenzione agli strumenti perfacilitare l’accesso al credito e agli interventi

per salvaguardare e recuperareil patrimonio imprenditorialedella regione rispetto a quellesituazioni di difficoltà e di crisiche hanno i caratteri dellatemporaneità – spiega la pre-sidente –. Il secondo è quellodella continuità nella diffu-sione di processi innovativi,con particolare riferimento aidriver di sviluppo rappresen-tati dalla green economy edalle piattaforme tecnologichepiù rilevanti per la regione, at-traverso la ricerca e l’innova-zione tecnologica, lo stimoloal rafforzamento delle dimen-sioni d’impresa, l’apertura

verso l’esterno e la proiezione internazionaledel sistema produttivo. Crediamo molto neinostri poli di innovazione, da quello dell’auto-motive, a quello dell’aerospazio».

Qualche giorno fa è stato avviato il per-corso di partecipazione del documento an-nuale di programmazione 2011, stru-mento fondamentale da un punto di vistaeconomico e sociale. Quali sono le lineeguida seguite?«Il documento di programmazione 2011-2013, il primo di questa legislatura, tiene ov-viamente conto dell’attuale contesto econo-mico, ma soprattutto si confronta con unquadro della finanza pubblica che, oltre ai ta-gli decisi dal governo con la manovra di luglio,si presenta denso di incertezze. La RegioneUmbria con il Dap 2011-2013 tenta lo stessodi impostare un coraggioso percorso di ri-forma, per innovare e cambiare il passo dellosviluppo, basandosi su quattro capisaldi:l’azione riformatrice forte sul versante dellasemplificazione amministrativa e istituzionale;la scommessa sull’Umbria come laboratoriodi sviluppo per l’economia della conoscenza ela green economy; l’investimento sul territoriocome risorsa e attrattiva nella quale, a partire

Catiuscia Marini,

presidente

della Regione Umbria

Una ripresa economica a macchia

di leopardo che necessita

di un coraggioso percorso di riforma.

Seguendo quattro parole chiave:

semplificazione, sviluppo innovativo,

turismo e welfare sostenibile.

Il punto della presidente della Regione

Umbria, Catiuscia Marini

Michela Evangelisti

Catiuscia Marini

2011 • DOSSIER • 127

� �

dall’identità regionale e dai valori ambientali,culturali e artistici, far crescere il secondo mo-tore autonomo dello sviluppo, il turismo; l’at-tenzione alle persone e al loro benessere, at-traverso il ridisegno di un modello di welfareuniversale e sostenibile».

La giunta regionale ha elaborato un dise-gno di legge per la semplificazione norma-tiva. A che punto è l’iter della legge? «Abbiamo pre-adottato come Giunta il dise-gno di legge nelle scorse settimane e senza vel-leitarismi, rispetto a una materia su cui le no-stre competenze sono limitate. Abbiamo unobiettivo molto chiaro, ovvero attivare un si-stema di relazioni tra imprese e pubblica am-ministrazione improntato alla certezza: delleprocedure, degli interlocutori e dei tempi di ri-sposta. Il tutto anche attraverso una forte ac-celerazione sul ruolo e sulla funzionalità deglisportelli unici. È anche da sottolineare in que-sto contesto l'obiettivo di una nuova leggequadro sull’artigianato, che in coerenza con lalegge sulle politiche industriali e gli strumentidi programmazione esistenti, ridefinisca uncontesto giuridico, semplificazioni ammini-strative, funzioni di supporto a sostegno dellacrescita, degli interessi e del potenziale di svi-luppo della piccola e piccolissima impresa,

coerentemente con le indicazioni che proven-gono dallo Small Business Act, dalle imprese edal mondo della rappresentanza».

Negli ultimi due anni in regione si è regi-strata una pesante caduta dell’occupazione,fino ad arrivare all’attuale tasso di disoccu-pazione del 7,6% circa. La Cgil regionale hasostenuto l’esigenza che il Piano per il la-voro diventi la priorità vera della regione.Quali sono gli strumenti, anche finanziari,individuati dalla Regione per costruire unforte progetto sul terreno dell’occupazione?«La questione del lavoro e dell’occupazione èper noi una priorità. Per questo abbiamo volutofortemente il piano per il lavoro, attualmente invia di definizione, ottenendo la condivisionenon solo della Cgil ma di tutte le parti che sie-dono al tavolo dell’alleanza per lo sviluppo. Lestrategie che intendiamo mettere in camposono essenzialmente mirate a determinare con-dizioni utili affinché le imprese, invece di li-cenziare, assumano lavoratori. Il nostro obiet-tivo è quello di stimolare politiche industrialiche non solo creino maggiore occupazione, mabuona occupazione. Vale a dire che si devonodare risposte alla disoccupazione che in Umbriaha caratteristiche peculiari, come quella ad altascolarizzazione e femminile. Così com’è altret-tanto necessario attuare azioni che aiutino a su-perare la precarizzazione. Per ciò che riguardale risorse finanziarie ancora non abbiamo defi-nito il quadro esatto, ma sarà un impegno eco-nomico forte».

L’economia umbra subisce ancora le con-seguenze dei danni provocati dal sisma: ilproblema della ricostruzione pesante, cheriguarda non solo le abitazioni private,ma anche le attività economiche e gli edi-

�Dedicheremo attenzione agli strumenti per facilitare l’accessoal credito e agli interventi utili a salvaguardare il nostro patrimonioimprenditoriale

UMBRIA

128 • DOSSIER • 2011

fici pubblici, permane. In che direzione vistate muovendo e cosa chiedete allo Stato?«In Umbria, come nelle Marche, la ricostru-zione post sismica è di fatto conclusa nellaparte che riguardava le prime case, salvo al-cuni interventi un po’ più complessi che sistanno ultimando. In ogni caso da anni tuttigli umbri hanno fatto rientro nelle proprieabitazioni. Così come anche le imprese privatehanno potuto ritornare nei regimi pieni delleloro attività produttive. Questo per ciò che ri-guarda il sisma del 1997. Diversa è la situa-zione per il sisma del dicembre 2009 che hainteressato la zona del marscianese. Lì, è vero,la Regione, con i pochi fondi stanziati dalgoverno, ha avviato la ricostruzione leggera.Allo Stato abbiamo semplicemente chiestoche valgano per i nostri cittadini gli stessi di-ritti riconosciuti a tutti gli altri colpiti da ca-lamità naturali e che hanno perso o avutodanni gravi alle loro abitazioni. E, consapevolidelle difficoltà della finanza pubblica, la Re-gione si è detta anche disponibile ad antici-pare le somme necessarie ad attivare un mu-tuo che consenta ai cittadini e alle imprese diricostruire presto. Ovviamente attendiamoche governo e Parlamento ci autorizzino».

Quali risvolti potrà portare per la Regionel’approvazione dei decreti mancanti per il

completamento della riforma federalista? «Difficile dire ora quali saranno i risvolti perla nostra regione, in assenza prima di tutto delcomplesso dei decreti attuativi e, in secondoluogo, se non sappiamo come si chiuderà lapartita del federalismo municipale. In ognicaso posso dire che per ciò che ci riguarda,come Umbria, se all’attuazione del federali-smo corrisponderà – come deve essere – quelladella responsabilità, ciò ci permetterà di “reg-gere” questa sfida su quattro fondamentaliaspetti: mantenimento dell’equilibrio finan-ziario in sanità - che da anni l’Umbria riescea mantenere -, vero banco di prova della te-nuta dei conti regionali; contenimento deicosti di funzionamento, da intendersi con ri-ferimento all’intero sistema delle autonomieterritoriali della regione; un profondo pro-cesso di riforme endoregionali, che peraltroabbiamo già in parte avviato e attuato; recu-pero del Pil pro-capite, così da riportarlo ol-tre la media nazionale (come ancora era aiprimi anni 80) e quindi migliorare il para-metro della capacità fiscale pro-capite, cherappresenta a sua volta un importante obiet-tivo di medio periodo anche per la tenutadell’Umbria nel federalismo fiscale, oltre che,ovviamente, per il miglioramento del tenoredi vita della comunità regionale».

� �

��Puntiamo a stimolare politicheindustriali che non solo creinooccupazione, ma buonaoccupazione

Raffaele Nevi

2011 • DOSSIER • 129

Tempi certi di risposta: questo chiedono cittadini e imprenditori. Lo sviluppo

dell’Umbria passa, secondo Raffaele Nevi, attraverso lo snellimento della macchina

burocratica. Ma è anche fondamentale razionalizzare e ridurre drasticamente

la spesa pubblica

Michela Evangelisti

Meno burocrazia, più competitività

Raffaele Nevi,

consigliere regionale

Pdl e membro della

commissione Attività

economiche e governo

del territorio

� �

Aproposito dell’economia umbra Raf-faele Nevi, consigliere regionale Pdl,parla addirittura di una «peggiorecrisi nella crisi», ovvero di una si-

tuazione di difficoltà che supera per gravitàquella che ha interessato il resto del Paese e sullaquale, a livello regionale, ci si sta interrogandocon particolare attenzione. «Si tratta di trovareun meccanismo che porti l’Umbria a crescere –spiega Nevi –, innanzitutto aumentando laproduttività del lavoro, un dato sul quale premeun pesante gap rispetto all’Italia e alle altre re-gioni del centro e che arriva a sfiorare parame-tri tipici del Mezzogiorno». Tra le questionipiù dibattute, quella del sostegno alle piccole emedie imprese attraverso i fondi comunitari.

Qual è, su questo punto, la vostra ricetta?«Quella di non disperdere le risorse pubbliche,che sono sempre più esili, in mille rivoli, ma diqualificarle, attraverso interventi mirati chepuntino a sostenere le imprese in grado di staresul mercato e non quelle che ormai non rie-scono più a reggere. Siamo particolar-mente critici nei confronti della Re-gione su questo punto: i fondipubblici che sono stati utilizzati fi-nora spesso non hanno prodotto ri-sultati significativi, come eviden-ziano le ultime analisicongiunturali».

Quali proposte avete avanzato per quantoriguarda il settore sviluppo economico?«Innanzitutto una radicale riforma della mac-china burocratica e una drastica riduzione dellaspesa pubblica. L’ultimo rapporto di Bancad’Italia evidenzia sotto questo aspetto una si-tuazione in Umbria particolarmente pesante:negli anni 2006/2008 la spesa pubblica regio-nale, al netto degli interessi, è stata pari a 4195euro pro capite. Il dato è superiore di ben 1000euro alla media delle regioni a statuto ordina-rio. È vero che bisogna considerare un leggeroaumento dovuto alle spese per la ricostruzionepost terremoto, ma comunque, anche al nettodi tale componente, l’incidenza della spesa inconto capitale sarebbe scesa del 14%, stiamoparlando di valori minimi».

In sintesi, come intervenire?«Dobbiamo costruire una politica che tenda asnellire, a sburocratizzare, a sgonfiare questomoloch che in Umbria è stato concepito dalvecchio partito comunista italiano per pensare

ai bisogni della gente, come si usava direda queste parti, dalla culla alla bara. Bi-sogna ripensare tutto il sistema e favorireoperazioni di esternalizzazione, privatiz-

zazione, liberalizzazione, cercando da unlato di ridurre la spesa pubblica e

dall’altro di fortificare le impresechiamandole a svolgere anche

UMBRIA

130 • DOSSIER • 2011

funzioni pubbliche».La giunta regionale ha da poco pre-adot-

tato un disegno di legge proprio sulla sbu-rocratizzazione.«Lo abbiamo elaborato tre anni fa, riprenden-dolo da esperienze testate in altre regioni, comela Toscana e la Lombardia, e presentato in Re-gione. La Giunta sta presentando ora il suo di-segno sulla semplificazione, che ricalca in partele nostre proposte, ma lo fa con tre anni di ri-tardo. Comunque ben venga la legge sulla sbu-rocratizzazione, e speriamo di arrivare a un te-sto il più possibile condiviso che semplifichi lavita a chi ha a che fare con la pubblica ammi-nistrazione. Al cittadino o all’imprenditore noninteressa tanto ricevere un sì o un no, l’impor-tante è avere tempi certi di risposta».

In regione la situazione dell’occupazioneè particolarmente critica. Quali misure bi-sognerebbe adottare?«Misure che favoriscano la competitività: lepolitiche pubbliche, fino ad oggi, hanno inveceintralciato chi vuole fare impresa. Poi comegruppo Pdl abbiamo proposto un disegno dilegge di revisione dell’imposizione fiscale; severrà approvato, le imprese che vorranno as-sumere nuovo personale usufruiranno di unariduzione dell’Irap. Anche la Giunta ora, dopoanni, si dice consenziente su questo meccani-smo, ma lo applicherebbe a una fascia molto ri-stretta di imprese e di imprenditori. Bisogne-rebbe invece lanciare un messaggio forte,perchè chi vuole fare innovazione e svilupposappia che c’è un sistema pubblico pronto a so-stenerlo».

Un altro tema che vi preme in partico-lare, e che avrebbe ripercussioni anche aifini del recupero dell’occupazione, è quellodell’edilizia.«Abbiamo riproposto il piano casa in base aquello che fu l’iniziale input venuto dal go-verno Berlusconi; purtroppo sono state inseritegravi limitazioni, che lo hanno di fatto resoinefficace. Ora abbiamo apportato delle modi-fiche in senso più liberale, ma secondo noi an-cora insufficienti. Comunque, al di là del pianocasa, occorre rivedere tutta la normativa relativaall’urbanistica, per consentire la riqualificazionedi interi quartieri, secondo criteri innovativi ebio sostenibili, che consentano risparmio ener-getico e un miglior approccio paesaggistico; è ilcaso, ad esempio, di una città come Terni, dovela ricostruzione post bellica ha badato più allaquantità che alla qualità».

Infine, quali conseguenze pensa che avrà alivello regionale l’adozione del federalismofiscale?«Sicuramente positive. Federalismo fiscale èuna parola criptica che in realtà significa mag-giore controllo della spesa pubblica da parte deicittadini. Credo che servirà a responsabilizzarele classi dirigenti politiche, e non possono chederivarne benefici per una regione come la no-stra dove c’è stato un incremento della spesapubblica davvero eccessivo».

� �

UMBRIA

132 • DOSSIER • 2011

I dati che emergono dal rapporto annuale

di Confcommercio Umbria non sono confortanti.

Secondo Luciano Ioni sono necessari «riflessioni

profonde, politiche di rilancio, maggiori risorse

e interventi indirizzati ai punti deboli del settore»

Michela Evangelisti

Interventi miratiper rilanciareil turismo

Il 2010 è stato un annus horribilis per leimprese umbre, quello in cui la con-giuntura economica sfavorevole ha col-pito la regione con la maggiore intensità.

A riprova, anche i dati del rapporto annualeche Confcommercio elabora in collaborazionecon le aziende associate. Il 39% degli intervi-stati ha, infatti, dichiarato di essere stato for-temente danneggiato dalla crisi, contro il 27%del 2009 e il 18% del 2008. Tuttavia, la mag-gior parte delle imprese del terziario, che loscorso anno avevano avuto un atteggiamentopiù difensivo, non si arrende e dà fondo a di-verse strategie per fronteggiare l’emergenza,sperimentando anche nuovi rami di attività. «Ilsettore del commercio ha necessità di riflessioniprofonde, di politiche di rilancio specifiche –spiega il presidente di Confcommercio Um-bria, Luciano Ioni –. Occorrono maggiori ri-sorse, che non vanno però intese come contri-buti a pioggia con valenza assistenziale, macome interventi indirizzati ai principali puntideboli del settore, affinché vengano trasfor-mati in punti di forza».

Qual è lo stato di salute del settore turismo? «Dall’analisi dei dati, si può concludere che,nonostante una piccola inversione di tendenza,non si può assolutamente affermare che si siainterrotto il pesante trend negativo di cui il set-tore è stato vittima negli ultimi anni. La rile-vazione periodica su un campione di alberghieffettuata da Federalberghi della provincia diPerugia - nell’ambito del progetto Benchmar-king, realizzato in collaborazione con la Ca-mera di Commercio di Perugia - conferma in-fatti la situazione di incertezza in cui si trovaancora il settore turistico. Il report parla di un5,9% di crescita dell’occupazione media nel2010 rispetto all’anno precedente (non si puònon tenere presente, però, che il 2009 è statoun anno pessimo per il turismo), ma anche diun calo nel mese di dicembre, storicamente si-gnificativo per il settore, del 2,3%. Pur con unpiccolo incremento, anche nel 2010 il dato

Luciano Ioni, presidente di Confcommercio Umbria

Luciano Ioni

2011 • DOSSIER • 133

dell’occupazione si è fermato comunque a unamedia di appena il 40,7%. Stesso andamentoper quanto riguarda la redditività. Il dato com-plessivo medio del 2010 segna un leggero au-mento del 7,1%, nonostante il mese di di-cembre avesse segnato un meno 7,6%».

Quali interventi sarebbero necessari permigliorarne la competitività?«Al momento si pone l’esigenza di convogliarerisorse molto ingenti in un progetto di grandeimpatto, piuttosto che disperdere le poche di-sponibilità in molti rivoli».

Ha suscitato polemiche una delle voci delfederalismo municipale, relativa all’intro-duzione di una tassa di soggiorno. È scon-tato chiederle cosa ne pensa? «La nostra organizzazione, anche tramite Fe-deralberghi, ha manifestato chiaramente lapropria contrarietà verso questa ipotesi vessa-toria nei confronti dei consumatori italiani estranieri, che pernottano nelle strutture ricet-tive: i quasi 600 alberghi e le oltre 4.000 strut-ture extra alberghiere umbre, unitamente ai 34mila alberghi italiani. La tassazione dell’ospi-talità turistica ridurrebbe ulteriormente lacompetitività e potenzialità di un settore at-tualmente in sofferenza e che rappresenta perl’Umbria una risorsa essenziale. Il compartoandrebbe invece supportato con politiche ade-guate, partendo dagli interventi di carattere fi-scale, con la riduzione delle aliquote Irpef edIva, da riallineare a quelle dei nostri competi-tori europei».

Crede che il federalismo fiscale possa por-tare con sé anche qualche opportunità?«Il federalismo fiscale dovrà essere l’occasioneper ridurre il carico tributario sulle imprese. Lariforma dovrà garantire maggiore responsabi-lità delle amministrazioni pubbliche, miglioriservizi, riduzione degli sprechi, eliminazionedelle sovrapposizioni tra livelli di governo edell’oppressione burocratica. I recuperi di effi-cienza della pubblica amministrazione e i con-seguenti risparmi dovranno essere prioritaria-

��Non bisogna disperdere le risorse,

ma convogliarle in un unico progettoturistico di grande impatto

� �

UMBRIA

134 • DOSSIER • 2011

mente destinati a ridurre la pressione fiscaleche grava su imprese e famiglie».

L’economia umbra subisce ancora le con-seguenze dei danni provocati dal sisma: ilproblema della ricostruzione pesante, cheriguarda non solo le abitazioni private, masoprattutto le attività economiche e gli edi-fici pubblici, è ancora presente.«Nel corso dell’incontro organizzato di re-cente dal Comitato terremotati 15 dicembrea Castiglione della Valle, abbiamo espresso ilnostro pensiero: occorre trasformare ildramma del terremoto in un’occasione di cre-scita per l’intera area. È arrivato il momentodi mettere a sistema energie e risorse perideare e realizzare un grande progetto di svi-luppo per la Media Valle del Tevere, che coin-volga tutte le forze economiche, tutti i soggettiattivi sul territorio, le istituzioni, la Regionein prima fila. Nell’immediato, occorre effet-tuare gli interventi di ricostruzione necessari,migliorare le condizioni di lavoro delle im-prese che hanno dovuto delocalizzare, realiz-zare percorsi facilitati di accesso al credito pertutti i settori dell’economia, attuare strumentidi sostegno all’occupazione, immaginare in-terventi di defiscalizzazione e detassazione deiconsumi per far ripartire l’economia. Biso-gna però anche lavorare in una prospettiva dipiù lungo periodo e di approccio unitario ai

problemi di sviluppo del territorio».Qual è il rapporto delle imprese locali con

le banche? Quali sono i principali problemiche incontrano nell’accesso al credito?«Gli ultimi dati a nostra disposizione, ela-borati dall’osservatorio sul credito Con-fcommercio e relativi al quarto trimestre del2010, ci rivelano che la domanda di creditoè in aumento, ma resta il nodo del costo deifinanziamenti. Quasi un’impresa su due (il48,9%) segnala difficoltà o non riesce a farfronte al proprio fabbisogno finanziario. Sedalla domanda di credito è possibile coglierequalche segnale di vitalità, con quasi il 26%delle imprese che si sono rivolte al sistemabancario per ottenere un finanziamento (il3% in più rispetto al trimestre precedente),quasi un quarto delle imprese - il dato piùalto da due anni a questa parte - ha ottenutoun importo inferiore a quello richiesto o ad-dirittura si è vista rifiutare del tutto la ri-chiesta del finanziamento. In questa attualecongiuntura i confidi - anche quelli Con-fcommercio - sono chiamati a farsi carico deirischi connessi alla crisi, in favore delle im-prese e dell’economia regionale, testimo-niando ancora una volta il loro ruolo strate-gico a fianco delle imprese. Per questoabbiamo chiesto alla Regione di sostenere laloro ricapitalizzazione».

� �

UMBRIA

136 • DOSSIER • 2011

Silvano Rometti,

assessore alle

Infrastrutture, trasporti

e mobilità urbana

della Regione Umbria

Roma, ove si attestano anche le linee e i servizidell’alta velocità ferroviaria. Inoltre, la Regionenon ha mai trascurato l’importanza che può ri-vestire un aeroporto moderno ed efficiente; vi hainfatti investito cifre importanti, a integrazionedi quelle statali, grazie alle quali sarà possibile, en-tro il corrente anno 2011, inaugurare uno scalocompletamente rinnovato e potenziato».

L’80% del traffico regionale ricade sulla E45, la Perugia-Bettolle, le statali 75 e 675.Quali sono le soluzioni possibile per risolverequesto problema? La E45 si tradurrà in auto-strada?«Si tratta delle arterie stradali principali della re-gione, che fanno parte della rete di interesse na-zionale e che si pongono a servizio delle aree dovepiù alta è la concentrazione di insediamenti ur-bani, aree commerciali, residenziali e produt-tive. Ma è anche vero che ci sono dei colli di bot-tiglia per cui si assiste a fenomeni di congestioneestesi a fasce orarie sempre più ampie. È il casodel tratto di E45 e del raccordo Perugia-Bettolleche va da Ponte San Giovanni a Perugia, dove si

sommano flussi molto rilevanti.Puntiamo a risolvere il pro-blema con la realizzazione diuna variante, il cosiddetto Nododi Perugia, sia alla E 45 e sia alraccordo autostradale. Perquanto riguarda la E45, l’am-ministrazione regionale ritieneprioritaria la sua riqualificazionee messa in sicurezza, e poi la suatrasformazione in autostrada,mantenendo un pedaggio age-volato per i residenti».

Qual è la situazione per

«L’integrazione e lo sviluppo ter-ritoriale – sostiene Silvano Ro-metti, assessore alle Infrastrut-ture della Regione Umbria –

non possono prescindere dal rafforzamento dellereti infrastrutturali, la cui storica carenza limital’accessibilità dell’Umbria e costituisce una delleprincipali criticità per la crescita e la competiti-vità dell’economia regionale. Per questa ragioneuno dei punti fondamentali del mandato di le-gislatura è proprio quello del potenziamentodelle infrastrutture».

Quali sono i principali progetti su cui sta la-vorando la Regione in tema di infrastrutture? «Mediante accordi e intese con le autorità cen-trali, a cui spetta la realizzazione degli interventiritenuti strategici, si punta innanzitutto a unpotenziamento della reti di interesse nazionale.La rete stradale presenta ancora diverse criticità,il cui superamento si basa su un rafforzamentodell’asse nord-sud, costituito dalla E45, inte-grata con il Nodo di Perugia, e sulla realizzazioneo il completamento delle varie trasversali est-ovest, che si innestano sulla E45 e la collegano alla A1 e agliassi tirrenico e adriatico (Qua-drilatero Marche-Umbria, E78,Terni-Rieti, Tre Valli). Sulla reteferroviaria gli interventi priori-tari sono il completamento delraddoppio della linea Orte-Fal-conara, a partire dal tratto Spo-leto-Terni, e la velocizzazionedella linea Foligno-Terontola-Arezzo-Firenze, che consenti-rebbero miglioramenti sensibilinei collegamenti con Firenze e

Interventi sulla viabilità umbraMolti sono i progetti della Regione Umbria per ovviare alle carenze che presenta il sistema

dei trasporti. L’assessore Silvano Rometti illustra nel dettaglio le opere in corso

e quelle in previsione su tutto il territorio

Nicolò Mulas Marcello

Silvano Rometti

2011 • DOSSIER • 137

quanto riguarda la realizzazione del Nodo diPerugia?«La Regione ha fortemente voluto che fosse in-serito nelle opere di interesse nazionale previstedall’intesa generale quadro del ministero delle In-frastrutture e dei trasporti. Attualmente si at-tende che il ministero trasmetta al Cipe la suaistruttoria sul progetto definitivo del tratto Ma-donna del Piano-Corciano per la successiva ap-provazione e il relativo finanziamento. Conside-rato che la realizzazione dell’intero interventorichiede risorse molto rilevanti, è all’esame del mi-nistero l’ipotesi di procedere con la realizzazionedi un primo stralcio funzionale».

Cosa può dirci riguardo la prosecuzionedella realizzazione del sistema viario Quadri-latero Marche-Umbria?«L’asse viario Umbria-Marche, rappresenta unadelle principali opere infrastrutturali che interes-sano l’Umbria. Purtroppo su quest’opera si sonoaddensate una serie di problematiche, ascrivibilia vicende economico-operative delle imprese chesi sono aggiudicate gli appalti, che ne stanno ral-lentando la realizzazione. Tenendo conto che ilprogetto è suddiviso in due maxilotti, possiamo

affermare che per il maxilotto 1, direttrice Foli-gno-Civitanova Marche, la realizzazione è in li-nea con i tempi previsti. Le criticità invece sussi-stono per il maxilotto 2, direttricePerugia-Ancona. Qui, per il tratto Pianello-Val-fabbrica della SS318 e per la SS76 Serra SanQuirico-Albacina e Fossato di Vico-Cancelli sisono registrate alcune criticità nei tempi di rea-lizzazione. A parte va affrontata la situazione deltratto della Perugia Ancona, 5° lotto Valfabbrica-Schifanoia, tratto Valfabbrica-Casacastalda, sulquale si è aperto un contenzioso, in occasione del-l’aggiudicazione per il completamento dei lavorie che rischia di far accumulare ulteriori ritardi. LaRegione ha avviato contatti con Anas, nell’au-spicio che si possa riuscire a trovare accordi per ri-solvere bonariamente il contenzioso e consentirel’effettivo avvio dei lavori. È necessario che i varisoggetti istituzionali, ministero delle Infrastrut-ture e direzione nazionale di Anas, si assumanola responsabilità di affrontare la questione e di in-dividuare un percorso che risolva in maniera de-finitiva questa vicenda, facendo in modo chequanto prima si superi la fase di criticità e siconcludano i lavori».

UMBRIA

138 • DOSSIER • 2011

La gestione delle risorse da impiegarenelle infrastrutture è uno dei nodicruciali su cui discutono maggioranzae opposizione nel Consiglio regionale

dell’Umbria. Ma il potenziamento delle reti ditrasporti è per tutti il principale motore dellosviluppo economico locale. «Il problema dellestrade e dei trasporti dell’Umbria – sostieneMaria Rosi, consigliere regionale del Pdl e vice-presidente della seconda Commissione consi-liare permanente – è importante perché coin-volge non solo il sistema viario stradale, maanche quello ferroviario e aeroportuale».

Quali sono le priorità della Regione in ma-teria di infrastrutture stradali? «Tra i progetti principali ci sono il nodo di Pe-

Occorre amministrare i fondi con attenzione per portare a termine le opere in corso

su tutto il territorio. A sostenerlo è Maria Rosi, vicepresidente della II Commissione

consiliare permanente della Regione Umbria

Nicolò Mulas Marcello

Più infrastrutture per il rilancio regionale

A sinistra, Maria Rosi,

consigliere regionale

del Pdl e vicepresidente

della seconda Commissione

consiliare permanente

della Regione Umbria

rugia, la trasformazione dell’E45 in autostrada,e poi il quadrilatero, che comprende la Perugia-Ancona e la Val di Chienti. Inoltre, anche lastrada delle tre valli e i collegamenti tra Terni,Rieti e Civitavecchia. Purtroppo questi sonoprogetti che dovevano essere sviluppati già datempo ma i cui cantieri sono ancora aperti da ol-tre dieci e venti anni fa».

La questione E45 è una delle più impor-tanti. La statale si tradurrà secondo lei in au-tostrada in tempi brevi? «Sicuramente non in tempi brevi perché le pre-visioni parlano di 15-20 anni con una spesapari a 10 milioni di euro. In più, dobbiamo an-che trovare i finanziamenti. Oltre a ciò an-dranno fatte tutte le messe in sicurezza, l’ade-guamento della manutenzione della strada, lerampe e le corsie di emergenza. Si tratta quindidi un’opera enorme che ha bisogno di tempi evalutazioni importanti. Non è pensabile di ren-derla autostrada nelle condizioni in cui è at-tualmente. Questa, comunque, non è una prio-rità assoluta perché dovranno andare acompimento prima i cantieri già aperti».

Per quanto riguarda il sistema viario, a chepunto è il quadrilatero Marche-Umbria?«C’è stato un blocco ma ora stanno lentamenteriprendendo soprattutto sul versante umbro an-che perché su quello marchigiano già siamo abuon punto. Per i tempi di realizzazione si parladel 2012-2013. Se sul versante marchigianosono stati più veloci, sul nostro ci sono stati ri-corsi al Tar e una serie di problematiche che

Maria Rosi

2011 • DOSSIER • 139

hanno rallentato tutto l’iter come purtroppospesso accade nella nostra regione. Sul tratto Al-bacina-Serra San Quirico si lavora alla galleriaGola Rossa. Il termine dei lavori lungo l’asse èprevisto per il 2013 Pianello Valfabbrica, men-tre nel 2014 è previsto il completamento deltratto Fossato di Vico Cancelli e Albacina, eSerra San Quirico».

Con i tagli operati dal governo la situa-zione per realizzare le infrastrutture diventapiù difficile. Quali sono le soluzioni adottatedalla Regione e quali i progetti che possonocontinuare o partire? «I tagli del governo sono legittimi in quanto citroviamo in una difficile situazione economica.Bisogna quindi ripensare la gestione dei fondidisponibili per queste opere e gestire meglio lepriorità. Occorre concludere le opere di infra-strutture già aperte, valutando poi quali sono

le strade di maggiore affluenza. Il ministro Fittoha manifestato alla presidente Marini, la desti-nazione per la nostra regione di fondi Fas perinterventi infrastrutturali di specifica valenza.Bisogna cercare quindi di non sperperare ifondi a disposizione. Spesso non riusciamo acapire come mai con tanti soldi stanziati leopere ancora non sono finite. Il problema dellestrade e dei trasporti dell’Umbria è importantee va portato all’attenzione perché coinvolgenon solo il sistema viario stradale, ma anche aquello ferroviario e aeroportuale. Anche su que-sto ultimo fronte si stanno concentrando le ri-sorse per cercare di fare “decollare” questo ae-roporto. Già qualcosa è stato fatto perché amarzo avremo il volo per Bruxelles che essendouno scalo importante porterebbe l’Umbria piùa contatto con tutto il mondo. Purtroppo nelcorso degli anni molte progetti non sono statiattuati anche per scelte politiche perché si è pre-ferito sviluppare altre cose rispetto ai trasporti.Ma in un periodo di crisi come questo i tra-sporti andrebbero comunque potenziati perpoter rilanciare la regione. Anche se sono al-l’opposizione mi voglio augurare che venganoprese decisioni per il bene della regione. Glisforzi ci sono ma purtroppo spesso vengonostritolati da logiche di partito».

ABRUZZO

142 • DOSSIER • 2011

Patto per lo sviluppo, lo strumentodella crescita

Ripresa dell’export (+18,7%) e delmanifatturiero. Da questi dati posi-tivi del 2010 è necessario costruire ilrilancio dell’Abruzzo. Rilancio che,

come evidenzia il presidente della Regione Gio-vanni Chiodi, in questo particolare momentodeve sostanziarsi in un’inversione di tendenza ingrado di far ripartire l’economia regionale. «Nonci troviamo di fronte a una ripresa forte e cor-posa – spiega il governatore – sulla quale pen-sare ipotesi di sviluppo e investimenti di grandeportata. Dobbiamo essere bravi a cogliere i mo-tivi di crescita per avviare la stagione del rilan-cio e per non arretrare nel campo della compe-titività».

Rispetto al 2009 migliora la situazione oc-cupazionale e delle imprese, ma lo scenariodella regione resta ancora critico. Lei ha di-chiarato che non esiste sviluppo senza risa-namento. È questa dunque la priorità?

«Sì, la situazione economica esoprattutto finanziaria dell’enteregionale rimane difficile e ilprocesso di risanamento èl’unico in grado di assicurarelo sviluppo. Su questo fronte, ilgoverno regionale, a due annidal suo insediamento, può van-tare e fare leva su risultati inco-raggianti. Rispetto agli annipassati e, grazie alla concretezzadella nostra politica di conte-nimento della spesa, oggi pos-siamo segnalare una riduzionedel debito complessivo di oltre500 milioni di euro in pocopiùdi un anno».

Quali misure sono state ap-

plicate?«Sul versante della spesa pubblica, abbiamo ri-dotto le Asl da sei a quattro, chiuso due sedi dirappresentanza in Romania e in Brasile, com-missariato enti e agenzie regionali, tagliato icompensi ai consiglieri di amministrazione diAbruzzo Engineering e Fira, ridotto il numerodei dirigenti regionali, dei confidi e delle co-munità montane. Sono state arrestate le dina-miche di assunzione del personale. Infine, siamol’unica regione italiana ad aver tagliato le in-dennità dei consiglieri regionali. Oggi possiamodire di aver abbandonato il primato di regionepiù indebitata d’Italia (con 4 miliardi di euro apartire dal 2008) fino a ridurre l’intero indebi-tamento del 13,8% e riportando in risalita il ra-ting dell’ente secondo la stima dell’agenziaMoody’s. E sono convinto che questi siano tuttidati destinati a crescere nei prossimi due anni».

Su quali settori produttivi occorre puntarenello specifico per alimentare la ripresa?«La nostra regione presenta, da sempre, unafortissima correlazione con l’andamento del-l’economia internazionale. Basti pensare che al-cuni tra i settori industriali più colpiti (mezzi ditrasporto, elettronica e tessile) sono fortementepresenti in Abruzzo. Nella teoria economica,

Sotto, il presidente della

Regione Abruzzo Gio-

vanni Chiodi. Nella pa-

gina a fianco, Chiodi al

Tavolo di coordina-

mento degli enti per la

ricostruzione con il sot-

tosegretario Letta

Dal risanamento attuato in due anni

ai futuri progetti per la ripresa.

«Vogliamo puntare su sviluppo, ricerca

e innovazione» afferma Giovanni

Chiodi, presidente della Regione

Abruzzo. Per implementare

occupazione e competitività

Francesca Druidi

Giovanni Chiodi

2011 • DOSSIER • 143

� �

quella abruzzese viene definita una economiaprociclica: si esalta quando quella mondiale vabene, si deprime quando quella mondiale vamale. Abbiamo la necessità di individuare unanuova mission per l’Abruzzo, sia per mante-nere la presenza delle grandi industrie, sia percercare di creare maggiore coesione e maggioresistema tra le Pmi e tra i territori. Vogliamopuntare, quindi, su sviluppo, ricerca e innova-zione. Solo così si consolidano l’occupazione elo sviluppo di settori strategici per l’Abruzzo».

Quali provvedimenti ha preso la Regioneper favorire la crescita e la stabilità dell’oc-cupazione, rafforzando la competitività deltessuto produttivo? «Sotto questo profilo, per noi parlano le cifre.L’impegno per la crescita e la stabilità dell’oc-cupazione, in un momento di grande crisi eco-nomica, si è già materializzato attraverso una se-rie di misure che hanno avuto ottime ricadutesul territorio. Abbiamo messo a disposizionedelle imprese 124 milioni di euro con una seriedi bandi che vanno dalla ricerca ai poli di in-novazione, dal sostegno alle pmi e al microcre-dito, dagli aiuti alle piccole e nuove imprese in-novative ai centri commerciali naturali. Nelcampo occupazionale, per far fronte alla crisi ab-biamo stanziato 190 milioni di euro per la cassaintegrazione in deroga. Abbiamo avviato bandiper occupazione, istruzione e welfare di 134milioni di euro e con il progetto “Lavorare inAbruzzo” abbiamo creato 5.700 posti di lavoro,

di cui la metà a tempo indeterminato. Per il fu-turo contiamo di replicare questa felice espe-rienza, guardando con attenzione alle aree chepiù di tutte presentano alti indici di disoccupa-zione: la Val Vibrata e la Valle Peligna».

Patto per lo sviluppo dell’Abruzzo. Quali leprime iniziative della Consulta a livello ope-rativo?«Come Giunta riteniamo che questo patto rap-presenti lo strumento migliore per la crescitadell’Abruzzo. È una proposta che ho lanciato atutte le forze politiche, sindacali, imprenditorialie sociali della regione per un’assunzione di re-sponsabilità in un momento di condivisionedelle scelte. Mi sembra una linea politica chiarae definita, sulla quale qualcuno può sollevareobbiezioni, ma che ha il pregio di mettere tuttele forze attive di questa regione di fronte alleproprie responsabilità. L’idea di assunzione diresponsabilità sta anche a rappresentare un mo-mento di crescita di mentalità e di cultura del-l’Abruzzo: la condivisione con tutti gli attoriprincipali del sistema produttivo, della politicae del sociale, mi sembra una scelta ineludibile».

La sanità costituisce un nodo particolar-mente delicato e complesso nell’ambito delsistema abruzzese. Il disavanzo a ogni mododiminuisce. In quale direzione si è mossa e simuoverà la Regione? «È la vera rivoluzione che stiamo portandoavanti. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.Stiamo scardinando un sistema che aveva in-

144 • DOSSIER • 2011

quinato la vita politica regionale e aveva pro-dotto uno dei più evidenti e macroscopici squi-libri finanziari nella storia delle regioni. Neglianni precedenti, tanto per dare dei numeri, lasanità abruzzese ogni giorno perdeva un mi-lione di euro. Per il 2010, anno in cui sono di-ventato commissario per la Sanità, andremo aregistrare un indebitamento molto al di sottodi quello programmato nel Piano di rientro, fis-sato a 85 milioni. In due anni il disavanzodelle Asl è diminuito del 53,3%, il debito nettoè sceso del 22%. Siamo l’unica regione sotto-posta a Piano di rientro che quest’anno non haincrementato la leva fiscale. Questi risultati liabbiamo raggiunti nonostante a dicembre ab-biamo avuto conferma che, tra il 2004 e il2007, sono stati distolti dal Fondo sanitario na-zionale in favore del bilancio ordinario dellaRegione 528 milioni di euro, al quale abbiamodovuto far fronte con un’anticipazione delloStato e l’aumento dell’accisa di competenzaregionale della benzina».

Che tipo di segnali arrivano dalla sanitàregionale? Verso un testo unico del welfareregionale, quali le linee guida da perseguire? «Si tratta di segnali positivi che arrivano dalfronte strutturale, con la riduzione del 18% deiposti letto nel pubblico e nel privato e la chiu-sura a inizio anno dei contratti con le clinicheprivate in un tetto finanziario stabilito. Siamol’unica regione che, nel riordino della rete ospe-daliera, non ha disposto la chiusura di alcunospedale, ma solo la riconversione di 5 strutturesu 22, con presidi sul territorio che continue-ranno a offrire assistenza. Il nuovo welfare re-gionale parte anche da qui, ma prevede mag-giori servizi di assistenza domiciliare integratae l’incremento dei servizi all’infanzia».

Si è molto discusso in questi mesi del pro-blema delle macerie a L’Aquila: quali sarannoi prossimi sviluppi, discussi al tavolo di co-ordinamento degli enti per la ricostruzione?«Le macerie nell’estate 2009 sono state ri-mosse dal centro storico dell’Aquila ma, suc-cessivamente, per effettuare lavori di puntel-lamento e messa in sicurezza degli edificisono state nuovamente depositate negli spazipubblici del centro storico. Quando ho as-sunto le funzioni di commissario delegatoper la ricostruzione, ho emanato una serie diprovvedimenti che hanno consentito la tem-pestiva rimozione degli ulteriori materiali,tanto che a oggi la situazione è sotto con-trollo. Inoltre, è allo studio un’ulteriorenorma che consentirà di avere un soggetto at-tuatore, il quale potrà occuparsi in manieratempestiva ed efficace di tutte le problemati-che inerenti le macerie, con il coinvolgimentodi tutti gli enti preposti, inclusi i Comuni delcratere».

� �

ABRUZZO

ABRUZZO

146 • DOSSIER • 2011

«Ci troviamo in un periododurissimo per le nostre im-prese. La crisi ha rallentato,ma la ripresa stenta ad arri-

vare». Così Enrico Marramiero, presidente diConfindustria Pescara, riassume l’andamentoeconomico del territorio, che mostra anche al-cuni segnali positivi: «la provincia di Pescara èl’unica in Abruzzo, secondo i dati Cresa del IIItrimestre 2010, ad aver registrato la crescitadella produzione (+3,9%) e della competitivitàall’estero (fatturato: +1,2%; ordini: +15,4%),però accompagnata dalla diminuzione deglialtri indicatori congiunturali e dalle previsionipiù pessimistiche tra le province, a eccezionedegli ordini esteri». Le conseguenze sull’occu-pazione sono e resteranno pesanti, come indi-cano i dati provinciali sugli ammortizzatorisociali: sono oltre 2.957.000 le ore di Cig ero-gate nel 2010.

Quali restano le principali criticità dellaprovincia?«La situazione locale è caratterizza da un’evi-dente difficoltà di pianificazione infrastruttu-rale del territorio. Fatte poche eccezioni, lepiù importanti realizzazioni nel campo delleopere civili risalgono a diversi anni fa. Il qua-dro economico contingente, sia globale chelocale, vive un momento di estrema proble-maticità, che si sovrappone e si aggiunge al gapche la nostra regione paga rispetto al contesto

del Paese. È necessario poi che si arrivi alla rea-lizzazione di sistemi reali nel segmento dell’Ictindispensabile sicuramente per le imprese, maanche e sopratutto per la Pubblica ammini-strazione, che si deve dotare di sportelli onlineper ogni pratica amministrativa».

Quali misure individua per sviluppare leleve da lei considerate fondamentali qualiinternazionalizzazione e innovazione?«Un mondo che cambia nell’economia dellaturbolenza ha bisogno di affrontare le proble-matiche con strategie nuove e con la defini-zione di un ruolo moderno delle associazionidel sistema in logica di un mix di servizi-rap-presentanza-identità e valori. Temi come l’in-ternazionalizzazione, la ricerca e lo sviluppotecnologico, l’energia e sostenibilità, l’accessoal credito, la riforma fiscale, le infrastrutture ela logistica, la definizione di nuove politiche dellavoro, rappresentano il minimo comun de-nominatore che determina la vera responsabi-lità di Confindustria nel promuovere e chie-dere a gran voce di operare in una logica delfare e in tempi ragionevoli».

Come si sta muovendo Confindustria Pe-scara?«Abbiamo capito che, per puntare al rilanciodell’economia, è prioritario definire gli ambiti

Enrico Marramiero,

presidente di

Confindustria Pescara.

In alto nella pagina

successiva, Marramiero

con Dario Pilla, direttore

generale di Banca

dell’Adriatico

Nuovi ambiti strategiciper lo sviluppoInnovazione, crescita dell’impresa, internazionalizzazione

e investimenti logistico-infrastrutturali. Queste le parole chiave

necessarie al territorio per uscire dalla crisi. L’analisi

di Enrico Marramiero, presidente di Confindustria Pescara

Francesca Druidi

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxEnrico Marramiero

2011 • DOSSIER • 147

strategici per ogni area territoriale della pro-vincia. Bisogna incastonare, su ciascuna area,progetti di sviluppo che presuppongono la va-lorizzazione degli asset strategici concentran-dovi i canali finanziari per evitare sovrapposi-zioni tra istituzioni (Regione, Provincia,Comuni, Cciaa). Proponiamo, quindi, la defi-nizione di politiche orizzontali e fattori tra-sversali di sviluppo competitivo che tocchinotutte le imprese che operano sul territorio e diun programma di investimenti logistico-infra-strutturali di supporto alla collettività e alle im-

prese in genere: strade a scorrimento veloce peril collegamento delle aree interne alla costa e al-l’asse autostradale, sviluppo e collegamento inrete delle piattaforme logistiche esistenti, manon ancora rese efficienti (aeroporto, porto, in-terporto, ecc.), il completamento del collega-mento alla banda larga».

Quali sono, nello specifico, gli asset stra-tegici identificati per ogni area territoriale?«Per Pescara Metropolitana con Spoltore eMontesilvano, è stato individuato il distretto dirilevanza nazionale del terziario innovativo,insieme all’alta specializzazione del settore dellecostruzioni. Per Val Pescara, alta specializza-zione della meccanica e impiantistica, chimica-farmaceutica, filiera turistica del benessere edenogastronomica. Per l’Area Vestina, si puntaall’alta specializzazione nella moda, nella fi-liera agroalimentare ed enogastronomica, e inquella turistica storico-museale, religiosa e na-turalistica. Qui è stato recentemente siglato ilprimo contratto di rete del settore alta moda inEuropa: il polo dell’alta moda dell’Area Ve-stina».

Quali iniziative, invece, sul fronte dell’in-ternazionalizzazione?«Confindustria Pescara si concentrerà sull’av-vio di un Piano formativo per Area Paese daerogare quando vi siano gruppi di imprese in-teressati ai mercati di riferimento. Verrà, inol-tre, avviata una forte azione di contrasto neiconfronti di ogni iniziativa regionale e-o pro-vinciale che punti a sovrapporsi ad altre già esi- � �

Percentuale diaumento degli ordiniesteri registrati nellaprovincia di Pescaranel III trimestre 2010

ORDINI15,4%

��

Servono relazioni più moderne tra banche e imprese. L’accordo con Banca dell’Adriatico va in questa direzione

ABRUZZO

148 • DOSSIER • 2011

stenti. Istituto per il commercio estero, Centroestero delle Camere di Commercio d’Abruzzoe lo sportello Sprint regionale dovranno esserein grado di focalizzare risorse finanziarie e or-ganizzative che puntino a una vera e propriaspecializzazione per accompagnare le impresesui mercati globali».

Quali sono i vantaggi dell’accordo si-glato con Confindustria Chieti e Bancadell’Adriatico per le aziende del territorio? «Il nuovo accordo conferma e prolunga glistrumenti attuati da quello precedente e di-segnati per fronteggiare le principali emer-genze della crisi, come la linea di credito ag-giuntiva per la gestione degli insoluti, iprogrammi di ricapitalizzazione per il raf-forzamento patrimoniale, l’allungamentofino a 270 giorni delle scadenze a breve ter-mine e il rinvio rate su mutui e leasing. At-traverso questi strumenti si è potuto dare, in12 mesi, un riscontro positivo a oltre 1300richieste a livello locale. Banca dell’Adriaticomette a disposizione per le imprese del no-stro territorio 600 milioni di euro di pla-

fond, specificamente destinati a interventi einvestimenti nei tre ambiti strategici indivi-duati insieme a Piccola Industria per rilan-ciare la competitività delle aziende italiane:crescita dell’impresa, internazionalizzazionee innovazione».

Questa intesa contribuirà a migliorare ilrapporto tra banche e sistema produttivolocale?«La finanza è una leva essenziale per lo svi-luppo delle aziende. In Italia servono però re-lazioni tra banche e imprese più moderne etrasparenti. Questo accordo va in questa di-rezione e soprattutto offre strumenti con-creti sui reali bisogni delle aziende: interna-zionalizzazione e innovazione, leve di crescitae vie di uscita alla crisi. Decisamente di va-lore è lo strumento del modello diagnosticodi autovalutazione finanziaria, che rende au-tonoma l’azienda nell’ottenere un primoquadro dei propri punti di forza e di debo-lezza attraverso il quale, in un rapporto dicollaborazione con la banca, identificare lemigliori strategie di crescita da perseguire».

� �

«Un mercato in espansione, so-prattutto se si guarda alle rin-novabili». Per Giovanni Bar-toloni, amministratore

delegato della Sitem, sono questi i presuppostiper affrontare i cambiamenti attraversati daimotori elettrici e dell’industria collaterale che negarantisce l’esistenza: quella dei semilavorati inacciaio. Un prodotto “leggero”, ma capace disupportare i pesanti ingranaggi di alcuni colossimondiali. Per esempio la Bosch, che è anche unodei clienti dell’azienda umbra. Il giro d’affari sifa davvero globale. Così, dal nucleo originario diTrevi, la Sitem ha decentrato gli avamposti pro-duttivi: con le due unità di Milano in testa e, aseguire, Slovacchia e Francia.

Fare impresa in Umbria: qual è la principalecriticità?«Dal punto di vista logistico la situazione è svan-taggiosa, soprattutto per chi ambisce a rafforzare

L’impronta europea delle componenti d’acciaio

Piccoli e sofisticati, gli ingranaggi che muovono

le fila dei motori elettrici segnano il passo della

produzione europea. L’interessante case history

della Sitem, ripercorsa da Giovanni Bartoloni,

stringe sulle novità del settore, tenendo d’occhio

il comparto delle rinnovabili

Paola Maruzzi

Da sinistra,

Gabriella Scarca

(responsabile

acquisti),

Fabrizio Scarca

(presidente)

e Giovanni Bartoloni

(amministratore

delegato)

www.sitem.it

i canali dell’export. Bisogna fare i conti con l’iso-lamento geografico. Rispetto ai competitor delNord Italia, abbiamo qualche difficoltà perquanto riguarda i trasporti e i relativi costi. Di quila scelta strategica di aprire due sedi a Milano, unpolo economico capace di attrarre nuovi inve-stimenti».

Se il territorio umbro ha poca attrattiva lo-gistica, perché la Sitem, da ben trentasetteanni, continua a rimanere ancorata a Trevi?«A monte ci sono delle ragioni economiche. E c’èuna storia che va raccontata. Tutto è cominciatograzie alla spinta della torinese Aspera, che facevacompressori per frigoriferi. Dovendo acquistarel’acciaio, era stato naturale aprire un canale conTerni. Per ammortizzare i costi di trasporto si de-cise di creare una azienda in Umbria. Da quelnucleo originario sorto mediante l’aggregazionedi numerosi imprenditori locali, nacque la Sitem.Ma l’Umbria presentava, e resiste tuttora, un ul-teriore vantaggio».

Quale?«Gli ottimi rapporti con i sindacati. Non ab-biamo avuto nessuna tensione particolare. Equesto contribuisce a creare un clima lavorativosereno e produttivo. Anche nelle sedi di Milanonon ci sono mai stati problemi con i lavoratori.

IMPRENDITORI DELL’ANNO

170 • DOSSIER • 2011

Giovanni Bartoloni

Inoltre abbiamo aperto finestre di dialogo con leamministrazioni comunali. Un passaggio inevi-tabile considerato che siamo l’azienda più im-portante sul territorio di Trevi».

La Sitem è un anello industriale impor-tante per l’economia umbra. Come mette ingioco le sinergie locali?«Permettendo la creazione di terzisti che lavo-rano per noi, oltre al fatto di concentrare quitutti i passaggi economici e finanziari, benefi-ciando anche il sistema bancario locale».

Parliamo, invece, degli avamposti esteridella Sitem.«Oltre a Milano, la produzione si è spostata inSlovacchia e in Francia per servire i mercati del-l’Est, del Centro e del Nord Europa. La primasede è relativamente grande, mentre la seconda

è più piccola. In Slovacchia contiamo un centi-naio di dipendenti. E si spera di crescere, gra-dualmente e con tenacia».

Quanto è costato investire fuori dai confininazionali?«La Sitem Slovakia è costata circa 10 milioni dieuro, mentre la Decoup francese circa 2,5 mi-lioni di euro».

In un certo senso avete esportato i saperitecnologici italiani?«Naturalmente. Dal punto di vista tecnologico,si continua a lavorare in casa grazie all’appositosettore di ricerca e sviluppo di Milano e Trevi.Diciamo che le direttive, la spinta all’innova-zione rimangono rigorosamente italiane. In talsenso il fulcro è Milano, ma Trevi tiene egregia-mente il passo. Anche i macchinari delle sedi

��

� �

2011 • DOSSIER • 171

La spinta all’innovazione rimanerigorosamente italiana. In tal senso

il fulcro è Milano, ma Trevi tieneegregiamente il passo

estere sono made in Italy. Abbiamo preferitoacquistarli qui, dove siamo sicuri che la qualitàsia certificata».

Nello sfaccettato campo dei semilavoratiper motori elettrici, quale prodotto è in evo-luzione?«All’interno delle categorie “tradizionali” di pro-dotti – di cui una riguarda i trasformatori, l’al-tra il motore elettrico in generale e il terzo l’al-luminio – sta prendendo piede il settore legatoall’eolico, che oggi ricopre già un buon 8 percento del fatturato. Crediamo molto nel com-parto delle rinnovabili. Dal 2010, presso la Si-tem Trevi è in funzione un impianto fotovoltaicocon una potenza di 1,2 Mw/anno. Questo si-gnifica investire in ricerca, giocando d’anticipoe proponendo soluzioni tecnologiche che nonsono ancora presenti sul mercato. Collaboriamoin tal senso con il mondouniversitario e stiamo bre-vettando nuove tecnologie».

A parte questo, cosa vidistingue dagli altri com-petitor?«La completezza dellagamma di prodotti. In que-sto modo riusciamo ad ac-contentare e fidelizzare i

grossi gruppi industriali, a cui non convienecambiare di frequente il partner di riferimento.Questo significherebbe, infatti, perdere tempo erisorse nel valutare e omologare i nuovi fornitori.Siamo certificati Iso 9001, Iso 14001 e, a fine2011, anche Iso Ts 16949».

Per la Sitem che peso riveste l’export?«Il 53 per cento del nostro fatturato è all’estero.I nostri prodotti approdano in Sudafrica, Brasile,Croazia e in tutta l’Europa. L’elenco potrebbecontinuare. Tra le ultime conquiste c’è Taiwan,un mercato da cui i paesi occidentali solitamenteimportano».

Come vede la Sitem del domani?«Non potrei sbilanciarmi su un futuro troppo re-moto. Ma è certo che il settore dei motori elet-trici è in pieno sviluppo. In Europa le prospettivesull’acciaio sono interessantissime. Nel 2011 le

acciaierie hanno prodotto 1milione e 100 mila tonnel-late di acciaio per uso elet-trico. Nel 2018 le stesse pre-vedono di produrne circa 4milioni. Il petrolio potràpure scomparire, ma nonl’energia elettrica e l’indu-stria “collaterale” che nesfrutta le caratteristiche».

172 • DOSSIER • 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

� �

Si definisce come un’azienda “adattata” e fo-calizzata sulla mentalità e sulle esigenze delmercato nazionale. Così, la perugina GrifoFlex, tra le principali aziende italiane nellaproduzione di zanzariere e schermature solarisu misura, mette subito le cose in chiaro. È in-fatti il mercato interno a interessare l’azienda,dissociandosi dal trend di molti altri compe-titor, che puntano ormai prevalentemente al-l’export. «Il mondo delle zanzariere in Italiavede almeno una decina di realtà come la no-stra, più una quantità indefinibile di piccoliproduttori, assemblatori o semplici rivenditori– spiega l’amministratore delegato di GrifoFlex Luca Spaccini -. È difficile individuarequali siano i maggiori. Per noi la sfida non ètanto con la concorrenza, ci confrontiamoquotidianamente con il comparto e le sue esi-genze. Il nostro obiettivo è cercare di soddi-sfare al meglio il mercato. Questo ci intriga, cidà la carica. Gli altri sono solo attori comenoi, ognuno con la sua personalità e il suoruolo». Ma seppure Spaccini si rivela più mo-desto di altri imprenditori, in realtà non si puònegare come il gruppo sia ormai leader sul set-tore, specie nel Centro Nord. Il 2010, poi, siè chiuso per l’azienda con un incremento divendite che supera il 20% rispetto al datodell’anno precedente. E consideriamo che il2009 non aveva subito particolari flessioni acausa della crisi, anzi, si è dimostrato un annotutto sommato stabile per l’azienda umbra.

Un risultato figlio, secondo Spaccini, dei tantirinnovamenti messi in campo nel biennio ap-pena conclusosi. «La nuova rete vendite, l’am-modernato e dinamico organigramma, la ri-strutturata logistica della distribuzione conuna potenziata flotta aziendale, ma soprat-tutto l’energia dei collaboratori che lavoranotutti i giorni in azienda, hanno fatto sì che i ri-venditori confermassero la loro fiducia neinostri confronti. In questo modo abbiamopotuto affrontare con determinazione e fles-sibilità il perseverare della crisi economica e fi-nanziaria, i cui tempi si stanno rivelando piùlunghi del previsto». Molti, ovviamente, gliobiettivi per il 2011, anno che assume perGrifo Flex anche un importante connotatosimbolico. L’azienda, infatti, festeggia i suoi

Grifo Flex puntaal mercato interno

È un mercato poco inflazionato quello delle zanzariere e delle schermature solari,

eppure, anche qui, tecnologia e design fanno la differenza tra i vari competitor del

comparto. A confermarlo è anche Luca Spaccini, Ad di Grifo Flex

Andrea Moscariello

Una panoramica dello

stabilimento della Grifo

Flex di Marsciano (PG)

174 • DOSSIER • 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

primi 40 anni di attività, e intende celebrarlial meglio. «Certo, la crisi economica non è an-cora passata, quindi può suonare un po’ stranoil desiderio di festeggiare – precisa Luca Spac-cini -. Ma i nostri obiettivi non sono rivoltisemplicemente ai prossimi mesi, in cui la con-giuntura sarà ancora critica, comprendonoinfatti un lasso temporale più lungo, il trien-nio 2011 – 2013, e sono sostanzialmentequelli di sempre. Continueremo a investire inricerca e sviluppo sui prodotti, a migliorare epotenziare l’assistenza pre e post vendita, amantenere e rispettare le condizioni commer-ciali offerte». Un concetto di innovazione che,negli stabilimenti di Marsciano, in provinciadi Perugia, non regge sulla mera presenta-zione di nuovi prodotti. «Innovare significa

anche fare meglio i prodotti “vecchi”, curaredi più anche il particolare, ascoltare i com-mittenti per offrire loro la giusta soluzione diqualità, in maniera flessibile e in linea con lenuove normative, nazionali ed europee, inmateria di qualità del prodotto, di sicurezzadei componenti e del loro utilizzo». A inci-dere, in questo momento, è anche il binomiotra qualità e design che, secondo l’ammini-stratore delegato, fa la differenza. «La zanza-riera è un prodotto in cui la motorizzazionerappresenta un optional per una ristretta, li-mitata, fetta di consumatori – spiega Spaccini-. Abbiamo riscontrato una crescente do-manda di zanzariere con assenza di barriere apavimento. Essendo due, al momento, leprincipali tipologie di prodotti presenti sulmercato nazionale, il valore aggiunto è datodal design, inteso sia come aspetto estetico checome fruibilità del prodotto». Dunque, contrariamente a quanto si potrebbepensare, vista la “povertà” del prodotto zan-zariera, il design può fare la differenza perl’utilizzatore finale, orientandolo verso l’ac-quisto di un prodotto piuttosto che di un al-tro. «Ecco perché già 30 anni fa questogruppo disegnava in proprio profilati, acces-sori e sistemi. Non per essere al passo coitempi, ma per anticiparli». Il design, poi, haun peso determinante anche nel settore delleschermature solari, l’altra “faccia” della pro-duzione Grifo Flex. Così, mentre per la zan- � �

2011 • DOSSIER • 175

Luca Spaccini

Questo l’aumentorispetto al 2009

registrato nell’ultimoanno dalla Grifo Flex

di Marsciano, inprovincia di Perugia

FATTURATO+20%

La nuova rete vendite,l’ammodernato e dinamicoorganigramma, la ristrutturatalogistica della distribuzionecon una potenziata flottaaziendale hanno fatto sìche i rivenditoriconfermassero la loro fiducianei nostri confronti

Èvasta la gamma di prodotti pro-posta dalla Grifo Flex. Oltre 30

modelli di zanzariere, realizzabili incirca 100 versioni base, disponibiliin oltre 40 colorazioni a magazzino.Produciamo e distribuiamo tappa-relle avvolgibili in pvc , alluminio eacciaio con tutta la serie completadi accessori e automatismi per laloro installazione e movimenta-zione – spiega l’Ad del gruppo LucaSpaccini -. abbiamo veneziane,

tende tecniche, schermature solari,e inferriate estensibili di sicurezza.Nonostante ciò, ogni anno inse-riamo nel nostro catalogo nuovi ar-ticoli, per offrire così un numerocrescente di soluzioni». Da diversianni l’azienda concentra gran partedei suoi sforzi sul potenziamentodel ventaglio di servizi proposti airivenditori, proponendo una coope-razione a 360 gradi, caratteristicache da sempre contraddistingue

questa realtà. «La rete vendita, co-stituita da agenti e funzionariaziendali, è coadiuvata da profes-sionali referenti d’area a cui il com-mittente può far riferimento, siaprima che dopo la vendita: il serra-mentista, o falegname, o tappez-ziere o titolare di show-room sapràsempre con chi parlare per risol-vere un problema o trovare una so-luzione» sottolinea Spaccini. Que-st’ultimo è inoltre convinto che il

L’AZIENDA PUNTAAI SERVIZI VIA WEBNon basta garantire una vasta gamma di prodotti. Occorre anche offrire un sistemadi controllo sugli ordini e sugli acquisti rapido ed efficiente. Internet, in questo,consente le migliori soluzioni. E in quest’ottica Grifo Flex rinnova il suo sito

176 • DOSSIER • 2011

zariera può essere sufficiente proporla inun’ampia gamma di colori, consentendolel’integrazione visiva con finestra e chiusureesterne, per le tende tecniche, sia da esternoche da interno, l’estetica è fondamentale. Par-liamo di prodotti che devono sapersi inte-grare, con eleganza e senza risultare invasivi, ocon gli arredi o con lo stile architettonico diintere facciate a vista. Cambiando discorso, ma sempre relativa-mente alle schermature solari, a incidere sulmercato di riferimento è anche il mancatorinnovo delle misure relative agli sgravi fi-scali, del 55%, per la riqualificazione energe-tica degli edifici. Ma questo cosa comporta, inconcreto, a una realtà come questa? «La de-trazione del 55% in relazione alle spese so-stenute per la riqualificazione energetica degliedifici ha sicuramente contribuito a conclu-dere delle vendite che, altrimenti, non sareb-bero andate in porto – conferma Luca Spac-cini -. Nel nostro caso ci riferiamo alletapparelle avvolgibili per esterno, sia in allu-minio che in acciaio, coibentate con poliure-tano espanso». L’utilizzo di queste ultime, in-

fatti, contribuisce a diminuire la dispersione dicalore dagli edifici verso l’esterno in inverno eaumenta l’efficienza energetica dei condizio-natori in estate. «Anche le schermature so-lari, con il loro apporto nella diminuzionedell’effetto termico dovuto all’irraggiamentodel sole, possono trarre vantaggio da un recu-

� �

Nelle immagini

alcuni interni

dello stabilimento

Grifo Flex di Marsciano

IMPRENDITORI DELL’ANNO

2011 • DOSSIER • 177

pero fiscale delle spese sostenute. Tale normanon và assolutamente soppressa, anzi, ne an-drebbero resi più appetibili gli effetti mone-tari. Uno sgravio riferito all’imposta lorda espalmato su 5 anni non sempre è uno stimolosufficiente per indurre i consumatori alla so-stituzione di tapparelle o all’inserimento di

schermature solari. Non chiediamo anche noila rottamazione, tra l’altro per anni concessaad auto, moto ed elettrodomestici, ma almenoreali e concrete formule di risparmio, o megliodi recupero di quanto speso, per dare sostegnoe rilancio a un settore che, complessivamente,risente notevolmente degli effetti della crisi». La dirigenza del gruppo, comunque, preferi-sce non subentrare troppo nelle facili lamen-tele. «Non voglio scivolare nella polemica,non mi piace, non mi si addice – concludeLuca Spaccini – Posso però dire che, a parermio, un imprenditore è un uomo che affrontadifficoltà nuove ogni giorno e visto che hascelto egli stesso questa vita, deve porsi obiet-tivi e raggiungere risultati, senza elemosinareaiuti e senza piangersi addosso: se così non è,tanto vale che cambi mestiere».

��

Già 30 anni fa questo gruppodisegnava in proprio profilati,accessori e sistemi. Non per essereal passo coi tempi, ma per anticiparli

Luca Spaccini

web sarà un valido supporto nel-l’assistere clienti e consumatori.«Ecco perché è stato ridisegnato ilportale web con un’ampia panora-mica dei prodotti, quindi caratteri-stiche tecniche, esplosi, colori di-

sponibili, immagini, istruzioni diposa in opera, oltre alla presenza dinews e notizie di settore». Entrol’anno verrà integrata, sul portale,anche un’area Faq: domande fre-quenti con le risposte subito

pronte. Grifo Flex punterà moltoanche sul B2B: sempre tramite in-ternet i rivenditori possono infattiacquistare e controllare gli ordininell’area a loro riservata.www.grifoflex.it

IL SETTORE ORTOFRUTTICOLO

L’Italia consuma poca frutta e pocaverdura. Nonostante siano in au-mento i problemi legati al sovrap-peso e all’obesità e si cerchi di dif-

fondere una certa cultura del mangiar sano, idati parlano chiaro. Secondo la Cia Confede-razione italiana agricoltori, il consumo dei pro-dotti ortofrutticoli, nel 2010, è calato in totaledell’1,4 per cento (meno 0,6 per cento gli or-taggi e meno 0,8 per cento la frutta). Com-plessivamente, lo scorso anno, le famiglie ita-liane hanno comprato 6,4 milioni di tonnellatedi ortofrutta ma allo stesso tempo l’acquisto me-dio per nucleo è sceso di 10 chilogrammi. «Ilproblema del basso consumo non dipende tantodai prezzi al dettaglio che anzi hanno subito unlieve calo – afferma Matteo Capolongo, ammi-nistratore della F.lli Capolongo di Stornara – madalle cattive abitudini alimentari». È necessariodunque investire ulteriormente sulla diffusione

di una cultura alimentare più sana, che privilegideterminate tipologie di alimenti. La F.lli Capolongo, attualmente diretta da Mat-teo Capolongo e dal fratello Mario, da oltretrent’anni commercializza prodotti del territo-rio, quali broccoli, cavolfiori comuni e roma-neschi, grano e uva. «L’azienda è nata nel 1975– spiega Mario Capolongo – fondata da nostropadre Alberto e dal fratello Leonardo e da subitoha cominciato l’attività di commercializzazionedi broccoli ai mercati italiani». Con la morte,venti anni dopo, di Leonardo, Alberto ha con-tinuato la sua attività affiancato dai figli Marioe Matteo che nel 2003 hanno costruito unnuovo opificio e istituito una nuova società,contando sempre sul supporto professionale delpadre e seguendo le nuove direttive della gene-tica della produzione e della lavorazione. «Lanostra è da sempre un’azienda a carattere fami-liare – commenta Matteo Capologno -. Nel2008 sono subentrati nell’attività altri membridella famiglia, per affrontare l’incombente crisidei mercati». La strategia adottata dall’aziendaper tenere il mercato è quella di puntare sempredi più sulla qualità dei prodotti cercando nelcontempo di abbassare i costi. «L’obiettivo –continua Matteo Capolongo – è offrire un pro-dotto qualitativamente ottimo ma a un prezzoconcorrenziale rispetto a quello che offre il mer-cato straniero. Il prodotto italiano, d’altronde,

Verso una culturaalimentare più sana

180 • DOSSIER • 2011

Nelle immagini, le fasi di lavorazione e confezionamento di broccolie cavolfiori presso la F.lli Capolongo di Stornara (FG)

[email protected]

Ottenere un prodotto di qualitàsempre maggiore a un prezzosempre più contenuto. Una sfidapossibile per la F.lli Capolongo, checommercializza prodotti diortofrutta. L’esperienza dei sociMatteo e Mario CapolongoLuca Righi

è nettamente superiore». Per proporre un pro-dotto di qualità garantita, la F.lli Capolongo hadeciso di concentrarsi innanzi tutto sul lavoro incampagna. Broccoli, cavolfiori e uve vengonocoltivati con un’attenzione sempre più scrupo-losa e senza l’utilizzo di prodotti chimici. La su-pervisione continua, una volta raccolti i pro-dotti, con le analisi di laboratorio volte agarantirne l’assoluta qualità. «Il prodotto vienesalvaguardato a partire dal lavoro in campagna.Questo ci permette non solo di ottenere una va-lida offerta, ma anche di diminuire i costi diproduzione successivi». I broccoli rappresen-tano la produzione principale dell’azienda, inquanto derivano da quella zona definita il Ta-voliere delle Puglie dove l’acqua, il sole e le ca-ratteristiche pedologiche concorrono a com-pletare l'obiettivo che si sono prefissi i F.lliCapolongo. «Una volta raccolti dai campi ven-gono lavorati principalmente a mano, si ta-gliano le foglie, i broccoli vengono detorsolati eimballati in pellicola trasparente - spiega MarioCapolongo -. Il ciclo di lavorazione si completacon un macchinario a nastro che porta il pro-dotto all’imballaggio in cartone, legno o pla-stica. Il prodotto è quindi pronto per la spedi-zione alla grande distribuzione sia nazionaleche europea ed extraeuropea».L’uva, invece, oltre che sul territorio nazionale,viene spedita a produttori italiani di vino resi-

denti in Inghilterra, mentre il grano, raccoltonel periodo di giugno, viene direttamente man-dato ai mulini del territorio, senza subire alcunalavorazione. «Gran parte della nostra produ-zione è coltivata direttamente da noi in campa-gna – sottolinea Matteo Capolongo – ma siamoanche legati contrattualmente ad alcuni pro-duttori che ci forniscono merce, che noi lavo-riamo e commercializziamo». Già presente in al-cuni paesi europei, uno degli obiettividell’azienda è quello di espandere il prodotto sunuove aree emergenti come la Cina. «Ci stiamopreparando a buttare le basi per questo tipo diespansione, - conclude - anche se non è un’im-presa semplice, vista soprattutto la concorrenzaspagnola che ha prezzi veramente competitivi.Ecco perché la prospettiva più urgente è quelladi contenere i costi di produzione, immettendosul mercato un prodotto di sicura qualità, mache sia nel contempo anche economico».

Matteo e Mario Capolongo

2011 • DOSSIER • 181

L’obiettivo è offrireun prodotto qualitativamenteottimo ma a un prezzoconcorrenziale rispettoa quello che proponeil mercato straniero

È il calo delconsumo del

prodottoortofrutticolo

registrato nel 2010

FLESSIONE

ORTOFRUTTA

È il dato relativoal totale delle

tonnellate di ortofruttaacquistate dalle

famiglie lo scorsoanno

1,4%

6,4mln

La distilleria Alpe nasce nel cuore della Valle d’Aosta.

Fulvio Calvetti, gestore dell’attività, spiega che, dopo

cinquant’anni, i prodotti sono ancora realizzati

con le stesse tecniche tradizionali

Nicoletta Bucciarelli

Quaranta gradid’autenticità

«Il genepy è il liquore tipico dellatradizione valdostana, è prodottocon delle piccole piantine appar-tenenti alla famiglia delle Artemi-

sie che crescono solo nell’arco alpino occi-dentale intorno ai 2.500 m. Da questepreziose e rare piantine si ricava un liquoremolto aromatico e dalle spiccate proprietà di-gestive». A parlare di uno dei prodotti tipicidell’azienda è Fulvio Calvetti, gestore delladistilleria Alpe, realtà autentica e a condu-zione familiare.

Come è nata l’idea della distilleria? «L’azienda è stata fondata da mio padre Ar-mando Calvetti nel dopoguerra. Appena lau-reatosi in chimica con una tesi sulla distilla-zione, in attesa di trovare un impiego, perhobby iniziò a produrre qualche liquore. Vi-sto che i prodotti furono apprezzati, e dato cheun tempo per fare impresa era sufficiente averedelle buone idee e non era necessario scon-

trarsi costantemente con la burocrazia, tra-sformò questo hobby in un vero e proprio la-voro. Negli anni ’60 l’attività crebbe e mio pa-dre fece costruire lo stabilimento di Honedove ha tuttora sede la Distilleria Alpe. Oral’attività è gestita da me, mio fratello Augusto,mia moglie Giulia e altri tre collaboratori,conservando la caratteristica di impresa a con-duzione famigliare».

Se dovesse fare una panoramica dei pro-dotti della distilleria?«Siamo specializzati nella produzione di ge-nepy, sicuramente uno dei più apprezzati. Ilgenepy rappresenta circa il cinquanta percento della nostra produzione. La restantegamma è costituita da amari a base di erbe egrappe aromatizzate che si rifanno sempre allatradizione montanara».

Quindi un legame con il territorio asso-lutamente fondamentale. Le tecniche sonorimaste sempre artigianali?«Ovviamente con l’andare del tempo, ci siamoattrezzati con macchinari moderni, però laproduzione è sempre fatta con tecniche e me-todi artigianali attinti dalla grande esperienzadei distillatori valdostani. Per la produzionedel genepy e degli amari infatti utilizziamosolo infusi e distillati di preziose erbe, senza ag-giunta di aromi e coloranti».

Quali tecnologie vengono utilizzate? «L’ultimo investimento è stato l’acquisto dimonoblocco d’imbottigliamento di ultima ge-nerazione, che garantisce livelli di imbotti-gliamento perfetti e la massima pulizia».

Fulvio Calvetti

della distilleria Alpe

di Hone (Ao).

Nella pagina accanto,

in alto, alcuni prodotti.

Sotto, una fase

dell’imbottigliamento

PRODOTTI TIPICI

184 • DOSSIER • 2011

Qual è il vostro mercato di riferimento?«Il sessantacinque per cento viene fatturato inValle d’Aosta. Il trenta per cento in Piemontee il cinque per cento nel resto d’Italia. Perquanto riguarda l’estero abbiamo mandatoqualche piccola fornitura, ma ancora non cisono stati particolari sviluppi. Diciamo chequi in Valle d’Aosta il mercato è saturo. I no-stri prodotti sono molto legati al territorioquindi non è facile esportarli. Negli ultimianni abbiamo cercato di farci conoscere ancheal di fuori del territorio partecipando a fiereinternazionali, come il Vinitaly. Recentementeperò il mercato degli amari e delle grappe hasubito una contrazione e quindi da parte de-gli operatori del settore c’è scarso interesse adallargare la gamma dei prodotti, diventa per-ciò difficile uscire dall’ambito locale».

E il turismo come si lega alla vostra attività?«Per quanto riguarda il mercato una parteviene venduta agli abitanti del luogo, ma granparte viene venduta ai turisti. Negli ultimianni il prodotto eno-gastronomico ha presopiede. Il turista che viene in Valle d’Aostacompra volentieri una bottiglia di vino, digenepy o una fetta di fontina. Quindi negli ul-timi anni c’è stato un discreto sviluppo ditutta l’enogastronomia legata appunto al tu-rismo».

Quindi rimane un prodotto legato allastagionalità?«Certamente. I periodi in cui si lavora mag-

��

Il genepy rappresenta circa il cinquantaper cento della produzione. La restantegamma è composta da vari liquoria base di erbe e grappe aromatizzate

giormente sono legati ai flussi turistici inver-nali ed estivi. Il mese in cui si lavora di più èagosto in quanto tutto il territorio della Valled’Aosta è interessato dal turismo, non solo lestazioni sciistiche».

Quali sono le prospettive per il futuro?«La filosofia della nostra azienda guarda al mi-glioramento continuo della qualità e alla ri-cerca di nuovi prodotti. Ultimamente abbiamocreato dei prodotti come il Nero Glaciale. È unliquore a base di liquirizia e menta che staavendo un discreto successo. Praticamente è ilnostro secondo prodotto più venduto dopo ilgenepy».

Fulvio Calvetti

2011 • DOSSIER • 185

Alle provincie del Mezzogiorno occor-rono nuovi presupposti su cui basarel’inserimento dei propri prodotti eservzi in nuovi mercati. In partico-

lare, sulle peculiarità che contraddistinguono ilquadro economico delle Pmi foggiane, ma nonsolo, interviene Domenico Frisoli, noto im-prenditore locale e amministratore unico dellaTMC, una tra le principali realtà pugliesi pro-duttrici di particolari in composito. La società èstabilmente inserita nel distretto aeronauticodella Puglia e si rivolge principalmente alla sub-fornitura in serie per la grande industria aero-spaziale e meccanica. «Lavorare per grandi clienti ci ha permesso, neltempo, una relativa continuità produttiva, favo-rendo la crescita professionale delle maestranze,che nel nostro settore devono possedere un’ap-profondita conoscenza del prodotto e un’estremaspecializzazione - spiega Domenico Frisoli -. Ri-volgendoci solo ad alcuni, seppur grandi, com-mittenti, si riduce la flessibilità a disposizione del-l’impresa, incidendo sulla struttura dei costi inmaniera negativa».

Accorciamo le distanze tra le Pmi del Paese

Domenico Frisoli, a capo della TMC

di Foggia, insiste sulla valorizzazione

dell’economia interna e identifica

in una maggiore sinergia tra imprese

del Nord e del Sud Italia una valida

risposta al fenomeno

della delocalizzazione

Carlo Sergi

A sinistra, Domenico

Frisoli, amministratore

della TMC. Nelle altre

immagini, alcune fasi

lavorative all’interno

dell’azienda di Foggia

www.tmccompany.it

In che modo?«Questo assetto, che già mostra limiti evidenti,oggi diventa maggiormente critico in quanto laconcorrenza dei paesi emergenti è destinata aderodere ulteriormente i nostri margini, creandonon poche difficoltà a mantenere gli elevati stan-dard qualitativi richiesti».

Cosa occorre, a un’impresa come la vostra,per garantirsi sviluppo e continuità operativa?«Intanto occorrono interventi politici da parte dichi gestisce il territorio. Bisogna innanzitutto fa-vorire l’accesso al credito e dal migliorare l’ade-guatezza delle infrastrutture, aspetti indispensa-bili per l’esistenza stessa delle imprese, ma cheancora oggi presentano carenze rilevanti, soprat-tutto nel Meridione. Vorrei sottolineare comenelle zone industriali sono mancanti, o comun-que carenti, servizi di vitale importanza come lereti fluidiche ed energetiche, per non parlare diquelle informatiche. Soltanto la Pubblica am-ministrazione può colmare questi gap. In se-condo luogo occorrono interventi da parte delleassociazioni professionali finalizzati a favorirel’incontro tra le imprese, soddisfacendo le mutueesigenze di domanda e offerta. Devono poi tute-lare e assistere le imprese di piccole dimensioni,spesso non attrezzate per crescere in maniera au-

SINERGIE TRA IMPRESE

190 • DOSSIER • 2011

Domenico Frisoli

tonoma. In tal senso alcune associazioni di cate-goria si sono mosse, ma certamente il percorsoancora da fare è notevole».

Non crede che gli interventi dovrebberopartire, in primis, anche dalle singole aziende?«Certamente. Questo è fondamentale. E in talsenso mi riferisco soprattutto alla dinamicità e aldecisionismo, che sono dei valori assoluti delleaziende medio/piccole. Inoltre, in una realtàcome la nostra, servono l’apprezzamento e lavalorizzazione di quelle capacità e qualità arti-gianali che la contraddistinguono e che si sonoconsolidate negli anni. Biso-gna sapersi proporre e indi-viduare quei mercati dove siproducono prodotti di altaqualità, ma che allo stessotempo ci consentano una pe-netrazione agevole in terminidi distanze geografiche.Aziende come la TMC sono

troppo piccole per avere capacità e interesse a de-localizzare in altri paesi, perciò devono focaliz-zarsi su prodotti di nicchia, ad alto valore ag-giunto, quali possono essere quello della nautica,dello sport e del wellness, fortemente sviluppatial Nord e in particolare nel Nord Est d’Italia».

Per quale motivo un imprenditore delNord dovrebbe cercare opportunità con unarealtà come la vostra, anziché delocalizzareproduzioni e forniture in paesi emergenti, abasso costo?«Io credo in un linguaggio comune di chi fa im-presa. I piccoli imprenditori italiani sono il tes-suto più robusto di questo paese. Bisogna an-nullare la distanza tra Nord e Sud con unconfronto continuo tra gli operatori econo-mici che permetta di individuare tutte le siner-gie possibili; sinergie che riteniamo in molti casivantaggiose rispetto ai costi necessari ad abbat-tere il divario con realtà straniere e distanti.Noi ci affidiamo a imprenditori del Nord perl’acquisto di impianti e tecnologie meccanicheavanzate e crediamo, reciprocamente, di po-terci proporre ed essere apprezzati per le nostre

qualità nella lavorazione erealizzazione di particolari incomposito e nella vernicia-tura. Crediamo, sostanzial-mente, che in Italia, e parti-colarmente nel Meridione,ci sia ancora spazio per fareimpresa, nel significato piùproduttivo del termine».

��In Italia, e particolarmente

nel Meridione, credo ci sia ancoraspazio per fare impresa, nel significato

più produttivo del termine

2011 • DOSSIER • 191

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Crescono le ambizioni e i risultati della Susa Spa. L’azienda di trasporti guidata

dal suo amministratore delegato, Flavio Cecchetti, consolida una policy

marcatamente europea

Filippo Belli

Susa, infatti, distribuiscepezzi di ricambio per oltre20 marchi del settore auto.Per incrementare il fatturato,però, il gruppo ha dovutoacquisire nuovi clienti, an-che provenienti da settorieconomici nuovi. «In attesache la situazione economicadia segnali di ripresa, per il2011 dobbiamo proseguirecon la nostra politica – sot-tolinea Cecchetti -. Per que-sto sarà fondamentale raffor-zarci sul mercatodell’automotive e, contem-poraneamente, svilupparenuovo fatturato rivolgendocia ulteriori comparti. Ma perfare questo occorre elaborareuna nuova gamma di servizi,bisogna essere flessibili».Attualmente, Susa Spa crea

un indotto occupazionale dioltre 300 dipendenti, circa1600 collaboratori e 26 fi-liali per oltre 100mila metriquadrati di spazi lavorativicoperti. 200 autoarticolaticollegano ogni notte tutte lefiliali percorrendo oltre100mila chilometri algiorno. Sono circa 500 gliautomezzi addetti alla distri-buzione capillare. Il gruppo è sotto le “ali pro-

Puntando all’incre-mento del portfolioclienti e contenendoi costi fissi, le politi-

che gestionali della Susa Spadi Perugia si sono dimostratevincenti. Il 2010, infatti, re-gistra un aumento di fattu-rato che sfiora il 10% rispettoall’anno precedente, comeconferma l’amministratoredelegato di questa storica so-cietà di autotrasporti, oggipresente sull’intero territorionazionale come partner delleprincipali multinazionali del-

l’auto come Fiat, GeneralMotors e Toyota. «Tuttosommato, nonostante la crisi,siamo riusciti ancora unavolta a uscire rafforzati dauna situazione economica ve-ramente complessa e difficile– spiega l’Ad del gruppo Fla-vio Cecchetti -. Se pensiamopoi che questa azienda svi-luppa circa il 50% del suofatturato nel settore della di-stribuzione delle spare partsper conto dei grandi branddell’automotive, il risultato èancora più positivo».

196 • DOSSIER • 2011

Trasporti: cambia lo scenario

Flavio Cecchetti

tettive” delle famiglie fon-datrici, ancora oggi al ti-mone. Le famiglie Cecchetti,Lucaccioni e Nucci dannocontinuamente il loro con-tributo all’azienda. «Alla metà del secolo scorsonon si parlava di mission, mai valori che stavano alla basedel loro lavoro erano glistessi di adesso: qualità, ve-locità e affidabilità». E così,seguendo più tappe di svi-luppo e favorendo l’ingressoin azienda delle nuove gene-razioni, Susa è riuscita a farcrescere gli introiti, facendoconfluire ingenti investi-menti in progetti di rinnova-mento del parco mezzi e or-ganizzativo. Gli scenari, certamente, sonocambiati dal 1953, anno difondazione della Susa.

«Oggi dobbiamo gestire unmeccanismo complesso e ar-ticolato, resta però la stessafilosofia di fondo e lo spiritocon il quale tutto è iniziato –spiega Flavio Cecchetti -.Alla base vi è una costante ri-cerca al miglioramento. I no-stri non sono semplici com-mittenti, sono dei veri epropri partner verso cui oc-corre dimostrare il massimodella collaborazione. Perso-nalmente ho sempre credutonell’importanza di svolgerecon modestia, ma con deter-

minazione, il lavoro. Sonoqueste infatti le linee guidache abbiamo cercato di af-fermare nel nostro Sistemadi Gestione per la Qualità, alquale siamo arrivati nel1999».Già all’atto della fondazione,il sogno e l’obiettivo dei ti-tolari della Susa era quellodi costruire un’impresa diautotrasporti che arrivasse acomprendere tutto il territo-rio nazionale. «Quando peròi sogni si realizzano non sipuò solo compiacersi del ri-

�Abbiamo raggiunto risultati soddisfacentinonostante le difficoltà di mercato. Attualmentesviluppiamo circa il 50% del nostro fatturatonel settore della distribuzione delle spare partsper conto dei grandi marchi dell’automotive

� �

2011 • DOSSIER • 197

IMPRENDITORI DELL’ANNO

stica Business to Business».Nei prossimi tre anni ilgruppo prevede di superare iltraguardo dei 150 milioni dieuro di fatturato. Una grammatica di sviluppoche si mette dunque al passocon le cifre e i presuppostidi un mercato globale e for-temente agguerrito. In par-ticolare, per affrontare questenuove sfide l’azienda di El-lera di Corciano ha investitoin Information Technologyquasi due milioni di euro,collegando con l’Host cen-trale di Perugia tutte le filialiin tempo reale attraverso unarete frame relay.«Certamente far quadrare iconti aziendali in una situa-

zione congiunturale comequella attuale non è cosasemplice – ci tiene a sottoli-neare Flavio Cecchetti -. Ne-gli ultimi 12 mesi il carbu-rante è aumentato di oltre il30%. Non solo. Ad aver su-bito un incremento sono an-che i pedaggi autostradali, illubrificante, i prezzi dei ca-mion». Nonostante questo,però, le tariffe applicate dalleaziende di autotrasporti ten-dono al ribasso. «In questoquadro critico, le istituzionicosa fanno per cercare didarci un aiuto? – si domandal’amministratore delegato -.Dopo aver abolito le famige-rate “tariffe a forcella”, nontrovano di meglio che rein-

sultato raggiunto. Senza am-bizioni, anche le migliori im-prese possono morire». El’ambizione di cui parla l’am-ministratore delegato è l’Eu-ropa. «Il continente rappre-senta la nuova realtàeconomica e politica del no-stro tempo. 50 anni fa eraimpensabile il fatto che la di-stanza tra Milano e Palermofosse uguale a quella tra Mi-lano e Londra. Oggi questapeculiarità fa parte della no-stra coscienza e determinanuove sfide e traguardi daraggiungere». Elementi im-prescindibili sono ovvia-mente la velocità delle con-segne e l’affidabilità. Unconcept ben riassunto nelloslogan della società umbra:“Ogni giorno unisce l’Italia”.«Ecco, questa è la nostraforza, garantire collegamentitempestivi per affermarcisempre più nella catena logi-

Nelle immagini, alcuni

mezzi della Susa Spa di

Ellera di Corciano (Pg).

Nella pagina a fianco,

un’immagine relativa

ai primi anni di attività

dell’azienda

��

I nostri non sono semplici committenti, sonodei veri e propri partner verso cui occorredimostrare il massimo della collaborazione

� �

198 • DOSSIER • 2011

l’introduzione delle tariffeminime obbligatorie non ri-solverà alcunché». SecondoCecchetti, questa soluzionecomporterà infatti un au-mento delle tariffe di tra-sporto di oltre il 20%. «Ve-dremo quali saranno i clientidisposti a pagarlo e qualiaziende di trasporto saranno

disposte ad applicare lalegge. Se questi devono es-sere gli “aiuti” delle istitu-zioni forse sarebbe meglionon riceverne. Susa non hamai avuto un centesimo didenaro pubblico in tutta lasua vita. A noi basterebbeche lo Stato facesse lo Stato,riappropriandosi realmentedi vaste aree del territorio na-zionale e per esempio nonfacendoci più pagare ogninotte, in Campania, unascorta armata che segue i no-stri tir dall’uscita del caselloautostradale alla nostra fi-liale». Cecchetti, in conclu-sione, ci tiene anche a sotto-lineare l’impatto positivo chel’impresa sta avendo sul tes-suto produttivo e sociale. «Inoltre 60 anni di storia Susanon ha mai licenziato unsolo lavoratore per motivi diristrutturazione e non hausato una sola ora di cassaintegrazione. Siamo con-vinti, infatti che il lavoro el’azienda non può esserepura finanza ,ma un legameforte tra il territorio, i lavo-ratori e la proprietà».

Flavio Cecchetti

trodurre le tariffe minime chepoi, in sostanza, sono la stessacosa. La classe dirigentepensa di avere la bacchettamagica e con un tocco di po-ter cambiare la realtà, ma nonè così. In una situazione nellaquale le aziende di trasportonon riescono a imporre aiclienti prezzi remunerativi,

2011 • DOSSIER • 199

FIGLI DEL BOOMECONOMICOEra il 30 Gennaio 1953 e i signoriLucaccioni, Nucci e Cecchetticostituirono la “Società UmbraSpedizioni Autotrasporti” - S.U.S.A. Itre fondatori intuiscono che, messa allespalle la dolorosa esperienza dellaguerra, si tratta di rimboccarsi lemaniche e contribuire alla rinascitaeconomica del paese. Mancano lestrade, ci sono pochi camion, la produzione a fatica si starimettendo in moto, siamo solo all’inizio di quello che poi saràdefinito “il miracolo economico italiano”. Inizialmente la societàopera tra Perugia e Firenze: si raccolgono merci nel capoluogoumbro per poi distribuirle in quello toscano e viceversa. I tresoci si dividono il lavoro: chi fa l’autista, chi viene spostato adirigere la nuova filiale aperta a Firenze, chi gestisce e coordinail lavoro a Perugia. «La voglia di fare non è mai mancata –racconta l’attuale Ad della società Flavio Cecchetti -. Negli anniil lavoro è aumentato costantemente». A un certo punto uncamion non era più sufficiente. Viene aperta una nuova filiale aRoma, si allargano gli orizzonti e si comincia ad assumere iprimi dipendenti. Si giunge così agli anni Ottanta e Susa è giàtra i principali attori di settore per il Centro Italia. Nello stessodecennio, l’azienda perde “i puntini” e diviene Susa Spa. Siaprono nuove filiali a Milano, Bologna, Torino, Padova.«L’obiettivo di quegli anni era la conquista del mercato interno,e così fu». Il mercato in cui specializzarsi viene individuato nelsettore dell’automotive. Con gli anni Novanta Susa diviene ilpartner delle più importanti multinazionali dell’auto come Fiat ,General Motors, Renault, Nissan, Volvo e Ford. La strutturaaziendale viene completata e si aprono nuove filiali al Sud:Pescara, Caserta, Bari, Catanzaro. Gli anni 2000, poi,rappresentano il completamento del network nazionale con lesue 26 filiali attuali. www.susa.it

FATTURATOLa Susa Spa chiudein positivo il bilanciodel 2010. Non solo,

per il futuro, prevededi toccare quota 150

milioni di eurodi fatturato annuo

+9%

EDILIZIA E APPALTI

200 • DOSSIER • 2011

Molti gli ostacoli per il settore edile. La “cava” è ancora vista come

un luogo fonte di problemi e inquinamento. A smentire questo

concetto sono gli esperti della G.M.P., i quali ragionano ad ampio

raggio anche sui criteri di aggiudicazione degli appalti pubblici

Aldo Mosca

L’edilizia chiedenuovi criteriSpesso non ci si rende

conto di quantoun’attività imprendi-toriale debba talvolta

scontrarsi con alcuni retaggiculturali. Persino se si tratta diuna delle più antiche, e fon-damentali, della storia del-l’uomo. Lo sa bene AlbanoMorelli, amministratore de-legato di uno dei gruppi piùimportanti del Centro Italianel settore dell’edilizia stra-dale e della commercializza-zione del calcestruzzo, laG.M.P. Spa di Marsciano, inprovincia di Perugia. «L’atti-vità di cava comporta inevi-tabilmente un uso tempora-neo del suolo per laproduzione di materiali uti-lizzati nel quotidiano – spiegaAlbano Morelli – materialiche serviranno per la costru-zione di case, scuole,ospedali,uffici e strade. L’importanzadi tale attività è pertanto cru-ciale e determinante nella vitadi ognuno e impatta, inmodo diretto, nei bisogni enelle esigenze di ogni mem-bro della società. Tutto questonon basta, però, per superareancora oggi quei retaggi che ciportiamo appresso da secoli,per cui, da parte dei cittadini,le cave vengono ancora osser-vate come entità portatrici didissesti e squilibri nel territo-rio, oltre che di inquina-mento acustico e ambien-tale». A fare parte delConsiglio di amministrazionedell’affermata società umbra,

G.M.P.

2011 • DOSSIER • 201

disciplina in maniera seria earticolata la programmazionee l’attività di coltivazione dellecave – spiega Marino Giglioni-. Pertanto, se da un lato leimprese estrattive si sono in-novate responsabilmente intermini di professionalità especializzazione, dall’altronon tutte le amministrazionihanno compiuto nel tempoun importante e necessariosalto qualitativo. Lo stesso sipuò dire, purtroppo, dellamaggior parte dell’opinionepubblica, che risulta ad oggidel tutto ancorata a vecchi re-taggi e standard superati». Se-condo Alvaro Giglioni, que-sto solleva un problema diresponsabilità sociale, per cuile grandi imprese comeG.M.P. devono farsi avanti espiegare alla cittadinanzacome stanno le cose. «Ci con-frontiamo quotidianamentecon cittadini, comunità lo-cali, comitati, sforzandoci difar capire loro che la nostraazienda è da sempre impe-gnata in una gestione eticadelle operazioni. La nostrapolitica si basa sul concettodi sviluppo sostenibile». «Intal senso le decisioni azien-dali non sono solo dettate dafattori meramente econo-mico-finanziari – intervienel’Ad Albano Morelli -, matengono conto delle conse-guenze che potrebbero avere

anche Marino Giglioni e AlfioMorelli, soci fondatori, e Al-varo Giglioni, i quali confer-mano in concerto con il loroAd il quadro appena descritto.«Contrariamente al pensierocomune, l’attività di cava, ol-tre a essere la più antica chel’uomo conosca, è anche unadelle meno inquinanti –spiega Alfio Morelli, presi-dente G.M.P. -. Basti pensareche viene trasformato un ele-mento naturale in altrettantielementi naturali, senza uti-lizzo di particolari sostanze ad-ditive o quant’altro, quindisenza dispersione di elementiinquinanti». Inoltre, l’evoluzione tecnolo-gica ha fatto sì che negli ultimidecenni l’attività produttivaarrechi il minor impatto pos-sibile all’ambiente nel qualeopera, conciliando così inte-ressi economici con la tuteladel territorio. «L’attività dicava, nella nostra regione, hainoltre trovato una sua collo-cazione normativa con la leggeregionale n. 2 del 2000 , che

Nelle immagini, alcune cave di proprietà

della G.M.P. Spa di Marsciano (Pg)

e un esterno dell’azienda

sugli individui, sulla comu-nità e sull’ambiente, attraversoil rispetto del territorio conuna condotta d’impresa eco-compatibile adeguata alle nor-mative vigenti».Attualmente sono tre i settorisu cui la società umbra opera.Oltre a essere leader nella pro-

duzione del Calcestruzzo, èinfatti tra le principali aziendeche offre servizio alle impreseedili in termini di noli a caldodi mezzi d’opera, fornitura diinerti e lavori di movimentoterra in genere, utilizzando ilproprio parco macchine co-stituito da 34 mezzi mecca-

nici e 20 autocarri. Negli ul-timi anni, il gruppo ha saputosviluppare anche l’attività diraccolta, lavorazione e recu-pero dei rifiuti speciali nonpericolosi derivanti da demo-lizioni. Questi vengono con-vertiti e lavorati presso il cen-tro di raccolta situato a Piandel Prete, nel Comune di Col-lazzone (PG). L'azienda è an-che in grado di eseguire la-vori di demolizione parziale etotale di fabbricati, dispo-nendo di adeguati mezzi mec-canici. Altro comparto, fon-damentale, di G.M.P. è quellodell’edilizia stradale, ambitoin cui è da anni impegnatanella realizzazione di impor-

� �

Nasce nel 1976 con pochi mezzi,ma con un forte desiderio di

affermazione. Da allora, il gruppoG.M.P. ha conosciuto un notevolesviluppo, passando da nove a 85dipendenti. Con la costituzionedella società per azioni, si compiela prima scelta coraggiosa e sipassa dalla semplice produzione dimateriali inerti al settore della pro-duzione e vendita di calcestruzzopreconfezionato. Uno step resopossibile grazie anche all'acquistodel terreno dove sorge l'attualesede societaria e dell’impianto peril confezionamento del calce-

struzzo. G.M.P. decide inoltre diacquistare tre autobetoniere e unapompa per getti in elevazione. Nel 1984, con l'acquisizione dellacava situata a Casa Rossa di SanVenanzo (Tr), che fornisce mate-riali lapidei, e di un impianto per lalavorazione degli stessi, la G.M.P.amplia il proprio mercato al settorestradale. Arriviamo al 1989, annoin cui l’azienda ha in dotazione unulteriore impianto di betonaggio si-tuato a Marsciano, presso la loca-lità Cerro, su un'area di due ettari emezzo in cui sorge una palazzina auso uffici e un capannone a uso ri-

messaggio, aumentando così ilproprio potenziale produttivo. Neiprimi anni '90 la società si rivolgeanche al settore dei lavori edilistradali, completando il proprioparco macchine con l'incrementodi mezzi meccanici per la posa deiconglomerati bituminosi. Nel 1994opera due scelte importanti che lepermettono di confermarsi comeuna delle aziende leader del set-tore. Viene infatti acquistata unacava di montagna per l'estrazionee produzione di materiali lapidei ecostruito il nuovo impianto di pro-duzione del calcestruzzo con tre

UNA CRESCITA CHE PROSEGUEDA OLTRE 35 ANNIInizia a metà degli anni Settanta l’avventura della G.M.P. Dalla creazione di calcestruzzoall’acquisto di alcune delle cave maggiormente produttive del Centro Italia, ecco la storiadi un gruppo simbolo dell’imprenditoria umbra

Il Cda della G.M.P. Da

sinistra, Albano Morelli,

Marino Giglioni, Alfio

Morelli e Alvaro Giglioni

202 • DOSSIER • 2011

EDILIZIA E APPALTI

tanti opere infrastrutturali. Eproprio in questo ambitoemerge un altro dei fattori cri-tici con cui l’azienda si scon-tra, l’acquisizione degli ap-palti. La società detiene unaregolare attestazione di quali-ficazione all’esecuzione di la-vori pubblici, per lavori edilicivili e industriali, per la rea-lizzazione di strade, ponti, fer-rovie, acquedotti, gasdotti eopere strutturali speciali, per-mettendole di partecipare agare di appalto con procedureaperte, ristrette e negoziate.Purtroppo, come è noto, inquesto contesto gli attori delcomparto devono fare i conticon delle regole che Albano

Morelli definisce inappro-priate e non adatte a premiarei meriti e gli sforzi aziendali .«Operiamo con un sistemanormativo che non lascia spa-zio né a principi di merito-crazia, né tantomeno a criteridi marginalità seri sulle opereda realizzare, alimentando, alcontrario, un meccanismo sel-vaggio dove trova spazio im-provvisazione, casualità,guerra di ribassi, tutti ele-menti che poi si traducono ininefficienza sistematica estrutturale». «La normativa in materia diappalti pubblici prevede chel’appalto di opere dal valoresuperiore al milione di euro

venga aggiudicato con il cri-terio del massimo ribasso –spiega il presidente della so-cietà Alfio Morelli -. Si pensiche in alcuni casi sono statisuperati ribassi del 50%d’asta. Alla luce di ciò, come èpossibile attribuire rilievo adaspetti qualitativi dell’of-ferta?». Un problema rilevante

2011 • DOSSIER • 203

punte di carico completamente au-tomatizzato e gestito da software.Giungono gli anni Duemila, el’azienda consegue la Certifica-zione del Sistema di Qualità e lacertificazione del controllo dellaproduzione in fabbrica per inerti ecalcestruzzo, ottenendo cosìun'importante conferma del lavoroe dell'impegno profusi. «Una stra-

ordinaria storia di un'impresa,quella della G.M.P. S.p.A.. cre-sciuta grazie alle doti e alle capa-cità manageriali dei soci, chehanno saputo anticipare i tempicon scelte oculate e innovative –sostiene l’amministratore delegatoAlbano Morelli -. Il gruppo si èsempre affidato a personale pro-fessionalmente qualificato, moti-

vato e ben inserito in azienda, con-sapevole del fatto che le mae-stranze hanno sempre svolto unruolo fondamentale per la crescitae lo sviluppo di G.M.P. Anche gra-zie a loro si è potuto raggiungereun obiettivo che appena ieri sem-brava solamente il sogno di unacomune avventura».www.gmpspa.it

� �

�Contrariamente al pensierocomune, l’attività di cava,oltre a essere la più anticache l’uomo conosca,è anche una delle menoinquinanti

G.M.P.

EDILIZIA E APPALTI

204 • DOSSIER • 2011

per tutte quelle grandi im-prese che non impostano lapropria condotta su logichemeramente redditizie. «Il set-tore è pieno di attori rimastitagliati fuori da un sistemache premia la logica del-l’inefficienza a discapito dellarazionalità e della marginalitàd’impresa – sottolinea MarinoGiglioni -. Come può un’im-presa che si trova a 600 km. didistanza dall’opera da realiz-zare avere la stessa marginalitàaziendale tale da presentare ri-bassi percentuali a volte 20punti superiori a quelli di im-prese parimente organizzatema limitrofe all’area di la-voro?». Questa logica impedisce a nu-merose società una qualsiasitipologia di programmazioneseria, sia relativamente alle ri-sorse umane che ai mezzi dicui dotarsi. «L’assoluta casua-lità che regna nei processi diaggiudicazione delle gare fa sìche l’imprenditore non possamai decidere del proprio fu-

turo restando in una specie dilimbo forzato che impedisceogni forma di crescita e di svi-luppo aziendale» sostienel’amministratore delegato diG.M.P. Vale poi la pena di ri-cordare che, per opere di en-tità rilevante, è previsto un ul-teriore criterio di scelta. Leaziende partecipanti alla garadovranno presentare all’enteappaltante offerte che inte-grano il dato economico conquello tecnico-qualitativo. Ilcriterio di aggiudicazionecoinvolge così la valutazione,oltre che di elementi miglio-rativi dell’opera attinenti altermine di esecuzione o di

consegna, anche di caratteri-stiche estetiche e funzionali, oa servizi integrati come quellopost-vendita. «Pertanto è fa-cile intuire, visto che la valu-tazione delle migliorie è affi-data a una commissionetecnica, quanto possa esseregrande il fattore di discrezio-nalità soggettiva che guida l’at-tribuzione di opere così im-portanti – conclude AlfioMorelli -. Per questo, tra ca-sualità e discrezionalità daparte dell’ente, le procedure diaggiudicazione dei bandi digara prestano il fianco a ele-menti di evidente criticità perle imprese, ma soprattutto perla società intera».

Alfio Morelli, presidente

della G.M.P. Spa

� �

IL SETTORE EDILE

Saturazione del mer-cato, crisi finanziaria,prudenza negli investi-menti. Sono diversi i

fattori che contribuiscono allafase negativa che sta vivendo ilsettore edile italiano. Anche seil mattone è sempre un bene si-curo sul quale investire, ingrado di rivelarsi, nel lungo pe-riodo, più vantaggioso di moltititoli finanziari, c’è un certo ti-more da parte delle famiglienell’accollarsi un mutuo in unmomento che percepisconocritico. Questo nonostante iprezzi degli immobili, in calo,

si stiano assestando. «La situa-zione del settore edile della no-stra regione è nella media na-zionale – afferma l’ingegnerMassimo Calzoni, presidentedi Ance Umbria - tuttavia, dalmomento che stanno ormaivolgendo al termine le attivitàrelative alla ricostruzione postsisma del 97, la contrazione dellavoro è più evidente». In se-guito al terremoto del 26 set-tembre 1997, che distrusse di-versi paesi in Umbria e nelleMarche, i lavori edili, miratialla ricostruzione delle citta-dine, avevano visto una forte

espansione. Oggi, a ricostru-zione avvenuta, si assiste a unnotevole regresso.

Qual è dunque l’attuale si-tuazione delle imprese ediliumbre?«Soffrono soprattutto leaziende più strutturate, più or-ganizzate e capaci, mentre lemicroaziende che si concen-trano in un settore specifico eche non hanno una grossastruttura, soffrono nettamentedi meno. In questo quadro,tuttavia, persiste un saper fare,un know how acquisito da unaserie di aziende che, magarinon saranno grandi nomi notia livello internazionale, ma chesanno fare molto bene il loromestiere. Tali realtà meritano diessere valorizzate e sono real-mente importanti per il terri-torio, in grado di lavorare conqualità sia nell’ambito dell’edi-lizia tradizionale e storica, siadell’edilizia più innovativa, siain quello delle infrastrutture.Il tessuto imprenditoriale um-bro è costituito da aziende me-die e piccole, sane e ben orga-

Al di là della crisi del settore e della diffusa mentalità di prudenza negli investimenti, il tessuto

imprenditoriale edile dell’Umbria rappresenta per il territorio un valore aggiunto.

Da salvaguardare. Il quadro di Massimo Calzoni, presidente dell’Ance regionale

Eugenia Campo di Costa

La modernizzazione del Paesepassa attraverso l’edilizia

L’ingegner

Massimo Calzoni,

presidente

di Ance Umbria

www.anceumbria.it

208 • DOSSIER • 2011

Massimo Calzoni

2011 • DOSSIER • 209

nizzate, che conducono il la-voro con serietà, secondo i ca-noni della tradizione ma an-che dell’innovazione. Questerealtà, al di là della crisi, esi-stono ancora e sono un beneprezioso che va valorizzato esalvaguardato. Non bisogna ri-schiare di perdere un tale saperfare diffuso e complesso, an-drebbe a discapito dell’interasocietà».

Quali sono in particolare imeriti di tali imprese del ter-ritorio?«Diverse imprese nostre asso-ciate hanno realizzato sia in-terventi su palazzi storici e suimportanti beni culturali,quindi lavori sulla storia delterritorio, che nuove edifica-zioni, con metodi anche moltoinnovativi. Tra gli interventi supalazzi storici, ad esempio, èdegno di nota il restauro dellaBasilica di Assisi danneggiatadal terremoto. In questo caso,un’impresa nostra associata, intempi brevi e con estrema cura,ha realizzato un interventospettacolare, oltre che di

grande qualità ed efficacia.Sempre ad Assisi, la stessaazienda ha realizzato un al-bergo, costruito su un con-vento del XIII secolo. Durantegli scavi effettuati all’internodell’edificio, utili all’installa-zione degli impianti tecnolo-gici, sono emerse dei ruderi del-l’anfiteatro romano e delleterme romane di Assisi. Ne ènata un’area Spa, interna all’al-bergo, che coniuga alla perfe-zione le preesistenze antichecon stile e tecnologie ultramo-derne. Una commistione chevale veramente la pena visitare».

Può farci anche qualcheesempio di opera costruita exnovo?«Accanto agli interventi sul-l’edilizia storica, realizzati conaccurate tecniche di restauro,ci sono nuovi immobili digrande pregio, segnalati anchedalla stampa tecnica interna-zionale. Una delle caratteristi-che del nostro settore è lagrande capacità di rigenerarsi.L’edilizia, che pure vive un mo-mento di difficoltà, in una re-gione piccola ma significativacome è l’Umbria, ha questa im-portante dote, di saper conser-

��

Diverse imprese nostre associatehanno realizzato sia interventisu palazzi storici e preesistenzearcheologiche, che nuove edificazioni

� �

I lavori per

la ristrutturazione

del complesso

ecclesiale

di San Domenico,

affidati all’impresa

Samuele Pelucca

vare i criteri e i valori dell’an-tico, e nel contempo di sapersiinnovare e proiettare verso ilfuturo. Un esempio eclatantedi realizzazioni ex novo è il Mi-nimetrò di Perugia, l’opera ditrasporto pubblico concepitacome soluzione di avanguar-dia nel campo della mobilitàalternativa e rappresentata intutte le riviste di settore. Si

tratta sostanzialmente di unapiccola metropolitana realizzatacon canoni modernissimi siadal punto di vista del trasportoche rispetto alle soluzioni este-tiche adottate nelle singole sta-zioni, il tutto in una città sto-rica orograficamente difficilecome Perugia. Quello del Mi-nimetrò è un progetto che, perla particolare cura nella proget-tazione e nella realizzazione, av-venuta mediante metodi inno-vativi, si è meritato non pochiriconoscimenti. Un motivo digrande soddisfazione per i co-struttori dell’Umbria».

Come è possibile valoriz-zare il tessuto imprenditorialeumbro del settore edile, af-finché queste aziende pos-sano essere salvaguardate an-

che in tempi di crisi?«Per quanto riguarda l’ediliziapubblica occorrerebbe un flussopiuttosto costante di finanzia-menti. L’andamento scarso eintermittente dei flussi finan-ziari per le opere pubbliche pro-duce di fatto un insufficientenumero di gare di appalto.Tutto ciò impedisce la pro-grammazione dell’attività delleaziende. In secondo luogo, perquanto riguarda sia il settorepubblico che quello privato, sa-rebbe opportuno uno svolgi-mento adeguato e responsabiledella funzione di committenza.Inoltre, purtroppo, è risaputoche il settore edile tende ad es-sere inquinato anche nelle zonenon tradizionalmente soggettealla malavita organizzata. Il no-

� �

IL SETTORE EDILE

210 • DOSSIER • 2011

2011 • DOSSIER • 211

stro è uno dei settori nel qualeil malaffare tenta di introdursipiù frequentemente, soprat-tutto attraverso il fenomeno delriciclaggio sugli investimentiimmobiliari. Svolgere in ma-niera corretta la funzione dicommittenza significa selezio-nare le aziende sulla base di cri-teri seri e reputazionali nontanto cartacei quanto real-mente concreti, fondati nonsulla capacità dell’impresa diacquisire appalti ma sulla ca-pacità di svolgerli, di lavorarecon l’adeguata cura e la se-rietà richieste. Bisognerebberiuscire a eliminare la con-correnza sleale e a salvaguar-dare le aziende sane, pulite,nell’ottica di una competiti-vità ad armi pari. Un ultimoaspetto riguarda provvedi-menti a carattere fiscale, cheandrebbero senz’altro presiper venire incontro alle im-prese costruttrici».

Quali prospettive intravedein generale per il settore edileitaliano?«Ad oggi le prospettive nonsono rosee. I paesi occidentali,e l’Europa in particolare, risen-tono ancora della crisi finan-ziaria cominciata tre anni fa,alcuni sono sotto l’attacco diuna vera e propria speculazionefinanziaria: un problema cheoggi riguarda la Grecia, il Por-togallo, l’Irlanda ma che do-mani potrebbe interessare an-che la Spagna e forse l’Italia.Ecco perché il cambiamentodeve essere strutturale. Il Paesesi deve salvaguardare ristruttu-randosi e cercando di organiz-zarsi in modo da evitare gli

sprechi e dirottando le risorsesugli investimenti, perché èproprio sull’investimento chesi fonda il futuro del paese. Seci sono infrastrutture efficienti,il paese è più competitivo e ingrado di reggere le sfide a livelloglobale. Se invece la rete ferro-viaria in alcuni tratti è vecchiae inefficiente, la rete autostra-dale è incompleta e inadeguata,le piastre logistiche e il sistemaintermodale sono carenti o nonfunzionanti, è evidente che sof-fre tutta l’economia e partico-

larmente l’indotto del terzia-rio. Credo che il paese debbacominciare a guardare seria-mente al futuro, che non sidebba continuare a spenderesoldi pubblici per cose che nonservono realmente, e che sidebba pensare piuttosto a re-perire risorse per investire sulleinfrastrutture, su beni che pos-sano servire concretamente aincrementare la competitivitàdel paese. La modernizzazionedi un paese passa attraversol’edilizia».

Nella pagina

precedente, in alto,

lavori dell’Impresa

Lunghi a Santa Maria

degli Angeli e, sotto,

lavori di restauro

compiuti dalla Pecci

Edilizia nella chiesa

di San Francesco

di Gualdo Tadino,

danneggiata dal

terremoto del 1997.

Sopra, il Minimetrò

di Perugia

Massimo Calzoni

L’industria italiana ele reti commercialiche tessono la cre-scita di ogni com-

parto, soffrono purtroppo, so-prattutto al Sud, di «contestiimprenditoriali privi di dispo-sizioni riformistiche e situa-zioni lavorative talvolta dram-matiche. La scarsa coercizionenell’onorare un debito non ècoerente con le rigide e traspa-renti regole di contrattazione etracciabilità bancaria». Vadritto al punto l’imprenditoredi Salerno, Roberto Langone,dell’omonima azienda di ma-

Nuove linee di ferro e acciaioIl comparto dell’edilizia non ha mai potuto fare a meno di un metallo

prezioso come il ferro. Si presta, ad esempio, a lavorazioni lineari e,

abbinato all’acciaio inox, sposa lo stile delle case moderne.

L’esperienza della Fratelli Langone

Giulio Conti

Panoramica

dell’azienda Fratelli

Langone con sede

ad Atena Lucana (SA)

[email protected]

teriali edili, prodotti siderurgicie ferro lavorato, per evidenziarele incongruenze del sistema incui la sua impresa si muove etestimoniare quanta forza eprofessionalità sia necessaria pernon soccombere a mercati sem-pre più dinamici, ma non sem-pre affidabili. «Continuiamo acredere fermamente nel lavorointeso come valore individualee sociale, lo percepiamo dasempre quale vera risorsa di vitache, come tale, va rispettata aogni livello e dimensione». L’attività principale dell’aziendaFratelli Langone è il commerciodi materiale per l’edilizia e peril comparto siderurgico; l’assetcommerciale è diretto anchealla lavorazione del legno e delferro per la creazione su misuradi arredi in ferro lavorato e cor-nici per copertura in travi la-mellare. Ma all’interno della fi-losofia che muove il lavoro dellaFratelli Langone «l’obiettivoprimario è riuscire a far “rinsa-vire” il consumatore da questianni di rivoluzioni informati-che e tecnologiche che, se purepositive in termini di innova-zione e sviluppo, lo hanno dicerto confuso. È necessario ras-

sicurare il cliente sul prodottoche intende acquisire – affermaRoberto Langone – e far sì cheil binomio prezzo-qualità nonvenga mai meno alle premesse». Oltre la fidelizzazione delcliente cui l’azienda salernitanapersevera senza troppi in-ciampi, la nota competitiva chela distingue all’interno dei set-tori di riferimento è legata alladisponibilità di «acciaio inoxche, abbinato al ferro, crea di-versificazione e soluzioni otti-mali per diverse tipologie diproblematiche costruttive». Difatti, il 35 per cento del fattu-rato della Fratelli Langone de-riva dalla commercializzazionedi ferro battuto o lavorato;«ecco perché il lavoro dei mastriferrai Veneti produttori dibuona parte delle nostre lavo-razioni è importantissimo – as-serisce l’imprenditore –. Mi ri-ferisco a lavori di precisione incui il ferro, metallo antico eprezioso, tende a caratterizzareanche la nuova edilizia con la-vorazioni semplici e lineari,mentre nuove linee di ferro li-scio e acciaio inox si abbinanobene con il minimalismo dellecase moderne».

IL SETTORE EDILE

214 • DOSSIER • 2011

Carlo Luchini

2011 • DOSSIER • 213

stenza al fuoco e all’urto, im-permeabilità, isolamento ter-moacustico e rivestimenti du-revoli di pregio». Le importantiproprietà fisiche e meccanichedi Smol permettono l’applica-zione di tale tecnologia, oltreche su strutture verticali in ce-mento armato in genere, anchesu opere integrate con l’isola-mento termico, su strutture inambienti marini, in ambientiaggressivi o in particolari con-dizioni ambientali estreme.Smol ha rivoluzionato il con-cept costruttivo anche per la

qualità, estetica e riduzione dimanutenzione ottenibili con ilsistema Smol, il costo dell’operarisulta essere inferiore a quellodei sistemi tradizionali per larealizzazione di opere in ce-mento armato». Ad oggi, il si-stema Smol è in grado di ga-rantire alla committenzatranquillità in fase esecutivasenza la necessità di personalespecializzato. Ciò deriva dalfatto che «questo metodo co-struttivo è strettamente inter-connesso alla realizzazione a re-gola d’arte del copriferro –Smol assicura infatti 30 milli-metri di copriferro su entrambii lati del paramento –, elementofondamentale per la durabilitàdella struttura stessa che conSmol viene garantita da qual-siasi maestranza, mantenendoin cantiere sempre il massimolivello di sicurezza». Come sievince dalle accurate descri-zioni di Claudio Luchini,dopo molti anni di progetta-zione, ricerca in laboratorio,sviluppo e applicazioni in can-tiere, oggi il sistema Smol haraggiunto un know how bendefinito e ingegnerizzato. LaNuova Ceval è infatti alla ri-cerca di partner per lo svi-luppo del mercato in Italia eall’estero con la possibilità diconcessioni di licenza.

realizzazione di muri rinforzatiin cantieri disagevoli, di strut-ture a grandi altezze, muri conmontaggio da un solo lato maanche su piscine, vasche e canali,strutture impermeabili, tunneltecnologici, interventi di rin-forzo e di risanamento. «Per ar-rivare a un elevato livello quali-tativo di industrializzazione,Smol ha dovuto seguire i più ri-gidi standard di processo –spiega Luchini –. Dal dimen-sionamento del modulo all’in-tuizione dell’uso delle guide-ri-tegno. Dalla sperimentazione suprototipi all’applicazione can-tieristica, fino alla verifica dellecomponenti di sistema e dellecondizioni di collaborazione frail calcestruzzo delle lastre di pe-rimetro con quello di riempi-mento. L’intero processo, cheha convalidato le proprietà diSmol, ha permesso di garantireal mercato un prodotto effi-ciente, facile e durevole, mante-nendo i prezzi adeguatamentein linea con lo stesso mercato.Considerando infatti il risultatofinale in termini di durabilità,

EDILIZIA CIVILE E INDUSTRIALE

216 • DOSSIER • 2011

Una struttura forte nella sua organizzazione, capace di tenere

un mercato in costante evoluzione e di cogliere le sfide future.

Massimo Marinelli descrive i progetti della Italcostruzioni,

che guarda al futuro del comparto

Lucrezia Gennari

Prospettivenel settore costruzioniNel difficile pano-

rama del settorei m m o b i l i a r e ,colpito più di al-

tri dalle conseguenze dellacrisi economica, ci sono an-cora prospettive positive. Erealtà che tengono il mercato,differenziandosi nella loro ec-cellenza. È il caso ad esempiodella Italcostruzioni di Peru-gia, azienda che affonda lesue radici in una lunga tradi-zione familiare nell’ambitodel general contractor peru-gino, in grado di sviluppare erealizzare iniziative nel vastoe mutevole ambito dell’edili-zia civile e industriale con laformula “chiavi in mano”.Recentemente l’azienda hasviluppato e realizzato ilprimo Leroy Merlin in Um-bria. Si tratta del primopunto vendita della notamultinazionale francese inUmbria e di fatto costituisce,al momento, la più grandesuperficie specializzata della

Regione: 11 mila mq di glasu una superficie fondiaria dicirca 50 mila mq e con unadotazione di quasi 1000 po-sti auto. Come illustra l’am-ministratore della società,

Massimo Marinelli,

amministratore

di Italcostruzioni,

e il progetto

del Leroy Merlin

in Umbria

Massimo Marinelli: «Il pro-getto, che porta la firma deldirettore tecnico di Italco-struzioni, l’ingegner PietroMarchi e dell’ingegner An-drea Ridolfi, del settore tec-

prattutto quelle maggior-mente strutturate. Il settoreresidenziale è quello che si-curamente ha pagato il contopiù alto. Ma credo che le pro-spettive a medio terminesiano tutto sommato posi-tive. Infatti non mancano se-gnali di vivacità. Mi riferisco,ad esempio, al settore servizi

e retail in cui noto un fer-mento che spero si possa tra-durre in numeri positivi giàdal prossimo anno».

Come si può secondo leifavorire la ripresa del mer-cato?«Se da una parte la crisi fi-nanziaria ha avuto come con-seguenza una forte riduzionedel credito, dall’altra ci sonosegnali di economia reale chedovranno però essere sup-portati da apposite iniziativedi natura politica volte a in-centivare gli investimenti inuno dei settori maggiormenteimportanti per il Pil italianoe che ha pagato questa crisicon perdite troppo pesanti.Inoltre, nello stesso tempo,occorre mettere in atto una

Massimo Marinelli

2011 • DOSSIER • 217

nico engineering». La realizzazione del

nuovo centro Leroy Merlinin Umbria è un’opera di no-tevole valenza, sia struttu-rale che rispetto all’impattosul territorio. Quali sonostate le sfide costruttive cheavete dovuto affrontarenella messa in opera di que-

sto lavoro?«Il Leroy Merlin è un’operarealizzata in un contestocomplesso per l’articolato iteramministrativo. Basti pensareche, per la presenza del limi-

trofo aeroporto di Perugia, ilComune di Bastia Umbra hadovuto redigere, per primo inItalia, un piano conforme alnuovo Codice della Naviga-zione, sopravvenuto propriodurante l’approvazione delprogetto. Una volta ottenuti ipermessi, Italcostruzioni haportato a compimento l’ini-ziativa in soli nove mesi riu-scendo nel contempo a sod-disfare tutti i requisiti diqualità richiesti e persino ap-portando delle migliorie ri-spetto alle prescrizioni di ca-pitolato, con soluzioniimpiantistiche innovative.Senz’altro una grande soddi-sfazione per noi attuatori, cheabbiamo riscontrato il gradi-mento del cliente, e un bene-ficio per il territorio che, gra-zie ad iniziative come questa,sta vedendo concreti segnalidi ripresa e può guardareavanti con fiducia, contandoanche su nuovi, “reali”, postidi lavoro. Un sintomo dicambiamento che si coniugaal rafforzamento delle opereinfrastrutturali della regione».

Forse più di altri com-parti, quello immobiliare harisentito notevolmente dellacrisi. Crede ci siano segnalidi ripresa in questo settore?«Purtroppo la tendenza èsotto gli occhi di tutti. Gli ul-timi due anni sono stati ca-ratterizzati da un andamentonegativo costante che hamesso in difficoltà numeroseaziende, e tra queste direi so- � �

Italcostruzioni ha portato acompimento la realizzazionedel Leroy Merlin in soli novemesi riuscendo a soddisfaretutti i requisiti di qualitàrichiesti

IMPRENDITORI DELL’ANNO

218 • DOSSIER • 2011

velocizzazione e una semplifi-cazione delle procedure am-ministrative, senza abbassarela guardia su temi come la si-curezza e il rispetto dellenorme».

Nonostante gli ultimi 12mesi siano stati difficili peril mondo immobiliare, Ital-costruzioni è riuscita a por-tare a termine un lavoro im-portante come il nuovocentro Leroy Merlin. Comeha affrontato l’azienda ilmomento di recessione e suquali tratti punta soprat-tutto per tenere il mercato?«Rispetto alla situazione ge-nerale del mercato, Italco-struzioni può ritenersi soddi-

sfatta per il proprio anda-mento, che definirei buono.La società conta su una strut-tura snella, dinamica e fortenell’organizzazione, che leconsente di navigare bene an-che in periodi come questo edi essere fortemente competi-tiva nei momenti più favore-voli. La formula su cui si basala struttura operativa della no-stra azienda è semplice ma as-solutamente efficace».

Cioè?«Abbiamo individuato unaserie di sottoprogrammi ese-cutivi che, pur con le oppor-tune procedure di ottimizza-zione, riusciamo ad adattarebene ad ogni intervento spe-cifico. Mi riferisco a una seriedi sequenze alle quali corri-spondono attività funzionalispecifiche interne o comun-que coordinate da Italcostru-zioni. In questo processo as-sume rilievo la figura delresponsabile di commessa cheha il controllo sul corretto

funzionamento di tutto ilprocesso: dall’identificazionedell’opera da realizzare e dalleverifiche di fattibilità, pas-sando attraverso il piano eco-nomico finanziario e la pro-gettazione, a tutte leautorizzazioni amministrativefino ad arrivare all’esecuzionedei lavori e quindi alla com-mercializzazione dell’opera ealla consegna chiavi in mano.Puntiamo molto su una forteinformatizzazione dei pro-cessi che con il tempo ab-biamo adattato sempre piùalle nostre procedure e al no-stro modo di lavorare. In de-finitiva, la nostra eccellenzasi basa su un collaudato mo-dello organizzativo e consistenell’ottimizzazione delle stra-tegie utili a soddisfare le esi-genze della committenza.Questi requisiti ci conferi-scono, efficienza, tempestivitànell’esecuzione, senza pregiu-dizio alcuno sulla qualità delprodotto finale».

� �

Il settore residenzialeè quello che sicuramente ha

pagato il conto più alto.Ma credo che le prospettive

siano tutto sommato positive

Massimo Marinelli

2011 • DOSSIER • 219

L’attenzione all’impattoambientale sta entrandosempre più profondamentenella nostra cultura. Nel vo-stro settore, il risparmioenergetico e le costruzionisostenibili sono una realtàsignificativa o ancora mar-ginale? «È vero che si comincia a pre-stare maggiore attenzione alle“tematiche green” ma, so-prattutto nei momenti di dif-ficoltà del mercato, è difficilesensibilizzare i clienti su que-sto tipo di approccio. Ma an-che in quest’ambito credoche le prospettive siano posi-tive. Noi di Italcostruzioni ri-maniamo convinti del fattoche la qualità architettonica,la ricerca dei materiali piùidonei e le soluzioni piùavanzate sul fronte del rispar-mio energetico, saranno infuturo le armi vincenti conle quali affrontare il mercato.Nelle nostre realizzazioni svi-luppiamo sempre delle solu-

zioni progettuali volte al rag-giungimento di una gestioneenergetica autonoma affinchéi nostri clienti possano valu-tare i costi e i benefici di talitecnologie».

State portando avanti ini-ziative nel retail, servizi edirezionale. Quali sono, inparticolare, i progetti suiquali lavorerete nel pros-simo futuro? «Il piano operativo per ilprossimo triennio prevede di-verse iniziative, interamentesviluppate dalla nostraazienda. Alcune si trovano infase più avanzata e contiamodi poterle mettere presto incantiere, altre sono ancora inuna fase di sviluppo. Si trattadi strutture retail, servizi edirezionale. Possiamo realiz-zare un’opera a partire dallafase progettuale, ma natural-mente non ci tiriamo indie-tro se il lavoro non nasce daun’idea un progetto di Ital-costruzioni e ci viene offerto

per la sola fase realizzativa.Anche per questo tipo di at-tività, stiamo valutando di-verse commesse sparse sulterritorio nazionale».

Quali le prospettive per ilfuturo dell’azienda?«Stiamo valutando l’oppor-tunità di avviare una divi-sione aziendale che si occupiesclusivamente della gestionee manutenzione ordinaria estraordinaria di immobili,con un particolare riguardo aquelli da noi realizzati. L’ideanasce dal fatto che in questomomento, un mercato chesembra essere in controten-denza rispetto alla crisi, èproprio quello delle manu-tenzioni e del “global ser-vice”. Siamo convinti chequesto genere di attività, ol-tre a coniugarsi perfetta-mente al nostro modello or-ganizzativo, ci possa offrirela possibilità di fornire ai no-stri clienti un prodotto vera-mente completo».

Nella pagina accanto,

progetto di un centro

retail. Sopra,

il direttore tecnico

ingegner Pietro Marchi

e il responsabile

progetti ingegner

Andrea Ridolfi

IL SETTORE LAPIDEO

illuminazione futuristiche a led;il fatto di abbinare il vetro allapietra. Questo è ciò che ci di-stingue da tutti gli altri agguer-riti competitor». Ai capisaldi della lavorazione fada naturale contraltare la rami-ficazione geografica della Vuil-lermin, che vanta una diffu-sione mondiale. Per chiudere ilcerchio, bisogna tornare lad-dove tutto prende origine, allemontagne della Valle d’Aosta.Qui vengono sapientementeestratti quelli che, a un occhioesperto, sono considerati deiveri e propri gioielli dell’arredo:il Granito Verde Argento e laPietra Verde di Courtil, ecce-zionali per durata e caratteristi-che. «Ogni pietra ha un suodna, una sua storia. La nostrabravura consiste nel saperla rac-contare, mescolando gli ele-menti giusti». Ecco aprirsi ilventaglio di prodotti. Per ci-tarne solo alcuni: pavimenti lu-minosi, pareti, scalinate e per-sino mobili. «Il nostro savoir

L’espansione, tecnolo-gica e di mercato,non è l’immediataconseguenza della

longevità aziendale. Si parte daqui, dal tentativo di sfatare unluogo comune fin troppo con-solatorio. Il volume d’affari dimolte Pmi italiane, nate sullascia del miracolo economico delBoom, è rimasto invariato,come pure le aspirazioni. Ep-pure ogni volta che si parla diimpresa viene naturale andare aritroso, come se durare a lungosia aprioristicamente sinonimodi successo. Gli anni di attività che inevita-bilmente si accumulano vannoletti in controluce. Un esercizioche riesce bene se applicato allavaldostana Vuillermin Gual-tiero. L’incalzante realtà, impe-gnata nel settore lapideo, ha sìun passato solido – quest’annofesteggia il sessantesimo anni-versario – ma soprattutto è ingrado di squadernare, dati alla

mano, i risultati ottenuti. At-traverso le parole di Ivano Vuil-lermin, che ha preso in mano leredini, succedendo al padreGualtiero, è così possibile dareun criterio all’espansione, mi-surare in concreto il “peso” del-l’esperienza. «Lo studio continuo di nuovetecniche di lavorazione che met-tono in gioco anche altri mate-riali; la capacità di fornire pan-nelli sottilissimi con sistemi di

Il design incisosulla pietra Con Ivano Vuillermin per tornare laddove il lussuoso

mercato lapideo prende il via: alle montagne

valdostane e all’estrazione della Pietra Verde di

Courtil. Una case history fatta d’intuiti, che s’imbatte

persino nel Cavallino della Ferrari

Paola Maruzzi

222 • DOSSIER • 2011

Ivano Vuillermin,

titolare della

Vuillermin Gualtiero

www.vuillermin.com

Ivano Vuillermin

faire è diventato virale, ricavan-dosi un posto d’onore nel mer-cato del lusso e, perché no, del-l’eleganza. La “nostra” pietra haconvinto Ginevra, dove ab-biamo arredato la villa di AlainProst. Ha debuttato ad AtlanticCity, con la splendida dimora diDonald Trump. Non potevamomancare a Milano, la capitaleitaliana del design, dove inpiazza San Babila risplende unaterrazza decorata con il GranitoVerde Argento. E i fiori all’occhiello si succe-

dono: la Telekom di Bonn, laIbm di Utrecht, in Olanda, iCasinò di Innsbruck, Mentone,il palazzo presidenziale nelleisole Malè,Villa Picasso ad An-tibes e diverse strutture e resi-denze a Montecarlo». In pochebattute, ecco un piccolo assag-gio dell’universo Vuillermin.

Ma a mancare è forse il pezzopiù ambito e decisamente fuoridai canoni: la realizzazione mar-morea del Cavallino Rampante,l’emblema dell’automobilismo.«Lo spunto mi è venuto graziealla concessionaria Ferrari di To-rino, che qualche tempo fa miha commissionato lo scudettoper lo showroom. Ne è venutafuori una realizzazione di duemetri per uno, visibile ancoraoggi. Di qui il passaparola: uncollezionista svizzero, proprie-tario di ben dodici Ferrari, ce neha richiesto un altro». L’episodio non vuole riproporreun fanatismo fine a se stesso.Tutt’altro. Merita di essere rac-contato perché punta i riflettorisui macchinari ultramoderni dellaboratorio valdostano, che nel-l’ordine sono: macchine al ta-glio ad alta pressione a gettod'acqua e polvere di diamante emacchine a controllo numerico,in grado di fare tagli molto pre-cisi e tridimensionali.«Ma l’essermi cimentato conil simbolo della Ferrari, è an-che un modo per riaffermarel’inventiva, che un po’ consi-dero una dote di famiglia.Mio padre, che faceva il se-gretario comunale, un giornosi mise a ristrutturare uncomò, sostituendo il piano inlegno con uno in marmoVerde di Gressoney. Il mobilediventò bellissimo, tanto chescattò la scintilla dell’impresa:comprò una fresa e iniziò alavorare il marmo di Carrara».Questo nel 1951.

2011 • DOSSIER • 223

Abbiamo realizzatoil Cavallino grazie

al supporto di macchinariultramoderni, in grado

di fare tagli molto precisie tridimensionali

più piccoli, Brusson, Cham-poluc, Gressoney-La-Trinité,Gressoney-Saint-Jean e Ala-gna, con la sua natura selvag-gia e incontaminata. Se la na-tura, con le sue bellezzeinestimabili, rappresenta già diper sé un ottimo motivo pervisitare questi luoghi, l’uomoha di certo contribuito a ren-dere Monterosa Ski una dellemete più interessanti all’in-

Monterosa Ski èuno dei piùgrandi com-prensori scii-

stici di tutte le Alpi. Dal mas-siccio del Monte Rosaabbraccia le Valli d’Ayas, diGressoney e la Valsesia. Ilcomplesso sciistico ospita 38impianti di risalita, 180 kmdi tracciati completamentebattuti e oltre il 95% di piste

sono coperte da innevamentoprogrammato. Una delle pe-culiarità di Monterosa Ski è ilsuo svilupparsi su tre valli edue regioni, abbracciando inquesto modo un territorio va-riegato e multiforme. Tra le località più caratteristi-che troviamo Antagnod,ideale per ospitare le famigliegrazie alla presenza di strut-ture adeguate al soggiorno dei

Oltre a poter contare su bellezze naturali mozzafiato, il comprensorio Monterosa Ski offre divertenti

e originali iniziative a chi decide di visitarlo. Ne parla il suo presidente Daniele FassinNicoletta Bucciarelli

Tante iniziative per il turismo invernale

COMPRENSORI SCIISTICI

226 • DOSSIER • 2011

terno del suo settore. «Sono ilrinnovamento costante e leiniziative di Monterosa Ski arendere le giornate sugli sciuna vera scoperta», rivela Da-niele Fassin presidente Mon-terosa SpA. «Piste e impiantirappresentano un’esperienzadavvero fuori dal comune. Lamaniacale precisione nella bat-titura della pista, fiore all’oc-chiello delle località del com-prensorio, si unisce allacostante ricerca di nuove so-luzioni di risalita, salvaguar-dando l’ambiente».

Monterosa Ski si caratte-rizza per le iniziative che or-ganizza, quali sono le più ca-ratteristiche?«Innanzitutto i “Mercoledìrosa”, dedicati alle sciatrici. Lesignore in quei giorni riceve-ranno uno sconto sulla tariffadello skipass. Il 19 e 20 Marzo2011 inoltre, il Monterosa Skiospita la tappa finale dello Jä-germeister Vertical Tour, iltour invernale dedicato alla di-sciplina del freestyle di sci esnowboard. Tra le novità poi

che quest’anno arricchisconol’offerta di Monterosa Ski c’è ilnuovo punto vendita situatoall’interno del bar du Soleil deCiarcerio, negozio realizzatocon il tipico legno delle baitedella zona, nel quale è possi-bile acquistare numerosi gad-get. Poi vorrei ricordare anchedue iniziative che si terrannoad Aprile. La prima sarà il 25Aprile a Gressoney-La-Trinité, data in cui si svolgeràla tipica festa di fine stagione,lo “Spring Barbecue Contest”.Il 30 Aprile invece torna ilTrofeo Mezzalama, gara reginadello scialpinismo internazio-nale».

Finora come è andata lastagione sciistica? «Siamo molto soddisfatti del-l’andamento della prima partedella stagione invernale. Pos-siamo dire, infatti, che comecomprensorio sciistico nonstiamo accusando la crisi.Questo soprattutto grazie allepolitiche di promozione e dimarketing intraprese e allaricca gamma di servizi offerti.

Considerando che Pasquaquest’anno sarà il 24 aprile,condizioni meteorologichepermettendo, la stagioneMonterosa Ski proseguirà sinoal 1° maggio e per venire in-contro alle esigenze di chi de-ciderà di prolungare le pro-prie vacanze sino a quella data,proporremo una serie dieventi imperdibili».

Come cercate di poten-

Daniele Fassin

� �

Daniele Fassin è il presidente Monterosa SpAwww.monterosa-ski.com

2011 • DOSSIER • 227

ziare i servizi offerti?«Incrementando l’offerta de-dicata alle famiglie. Mi riferi-sco ai baby snowpark, unoprogettato ad Antagnod e unoal Ciarcerio, e allo sviluppo ul-teriore dei baby club. Sono ser-vizi accessori allo sci ma sem-pre più richiesti e che spessorappresentano “la differenza”.

Le politiche family friendly,fiore all’occhiello del com-prensorio, hanno avuto adoggi buon riscontro. Un’atten-zione al mondo delle famiglieche rappresenta una dellechiavi di successo che hannopermesso l’incremento dei vi-sitatori».

Naturalmente la collabora-zione con la Regione Valled’Aosta risulta di primariaimportanza.«Certamente. È per questomotivo che continuano le ini-ziative congiunte con la Re-gione Valle d’Aosta. È propriodi questi giorni la notizia del-l’accordo per i CampionatiNazionali della Protezione Ci-vile che saranno organizzati dalcomprensorio Monterosa Skidal 26 al 28 gennaio 2012 incollaborazione con la Prote-zione Civile della Valle d’Ao-sta, la Regione e il comune diBrusson. Sono previsti 2.000atleti e una forte integrazionecon il territorio a partire daspecifici pacchetti vacanza,

considerando anche la conco-mitanza con la fiera di San-t’Orso. Le azioni coordinatetra Monterosa Ski e la RegioneValle d’Aosta sono importantiin quanto mirate a ottimizzarei costi e gli investimenti, daparte della Regione stessa, perla promozione e la valorizza-zione del territorio, suppor-tando il ruolo delle società diimpianti di risalita».

Come si inserisce Monte-rosa Ski in una visione ampiadell’economia turistica?«Le società di impianti di risa-lita non sono semplici aziendelocali, ma attività volte a so-stenere l'economia turisticacon investimenti diretti e indi-retti, a beneficio di intere val-late e comunità. È proprio perquesto motivo che MonterosaSki rappresenta una realtà rile-vante nel tessuto economicodella Valle d’Aosta, Regione incui il turismo ricopre una partefondamentale per quanto ri-guarda l’indotto sul territorio el'occupazione».

� �

228 • DOSSIER • 2011

Le politiche family friendlyhanno avuto ad oggi buon

riscontro. Un’attenzioneal mondo delle famiglie

che ha permessol’incremento dei visitatori

BONIFICA E RECUPERO ECOLOGICO

reti fognarie, mediante appo-site sonde ad alta pressione do-tate dall’auto spurgo. Partico-lare attenzione viene dedicataallo smaltimento di materialeestremamente pericoloso,come l’amianto. «Con “boni-fica” intendiamo la rimozionedei materiali contenentiamianto. Ma prima è necessa-rio effettuare un sopralluogodel cantiere per studiare le va-rie situazioni logistiche di cia-scun intervento e per prele-vare un campione d’amiantoda far analizzare ad appositilaboratori specializzati. Unavolta sul cantiere viene assem-blata la camera di decontami-nazione e vengono predisposte

Smaltire i rifiuti pericolosiPer salvaguardare l’ambiente lo smaltimento

dei rifiuti è un’attività fondamentale, da eseguire

con determinati criteri tecnici e di sicurezza.

La parola a Marianna Verna

Nicoletta Bucciarelli

le misure di sicurezza. In se-guito, le lastre vengono coperteda una speciale vernice isolanteper minimizzare la dispersionedi polveri nocive. Per una mag-giore sicurezza vengono rico-perte da teloni di plastica perarginare ulteriormente il feno-meno». È bene sapere, quindi,che alla base del più sempliceservizio di raccolta e smalti-mento rifiuti c’è tutta una fasepreparatoria, volta a ridurre alminimo i rischi che ne deri-vano. A tal proposito i dipen-denti vengono sottoposti pe-riodicamente a corsi diaddestramento per adeguarsialla nuove normative, in conti-nua evoluzione. «Lo ritengo unaspetto importante. Questo la-voro, così poco conosciuto,comporta dei costi, in alcunicasi anche notevoli, che spessonon vengono considerati daicommittenti». Per quanto riguarda l’Abruzzo,Marianna Verna si soffermasugli aspetti logistici. «Consi-derate le dimensioni di questapiccola regione, il numero didiscariche è più che soddisfa-cente. Solo sporadicamente siè costretti a portare i rifiutialtrove».

La Teatina è un’aziendadel chietino specializ-zata nel trasporto enello smaltimento di

rifiuti tossici e pericolosi.L’obiettivo è quello di assicu-rarsi che i materiali inqui-nanti vengano smaltiti in ma-niera corretta. L’impresa vanta collaborazionie rapporti con vari istituti re-gionali, statali e nel settorepubblico. La titolare, Ma-rianna Verna, descrive i mo-menti cruciali dell’attività.«Per raccolta intendiamo la ri-mozione fisica dei rifiuti. Se-gue poi il trasporto del mate-riale sino agli impianti dismaltimento competenti. Siarriva, quindi, agli impiantiautorizzati. Generalmenteogni impianto è specializzatoal trattamento di determinatecategorie di rifiuti».La Teatina si occupa di servizidi pulizia e rimozione di inta-sature di calcare presenti nelle

Un fase di smaltimento

dell’amianto, realizzata

dall’azienda La Teatina

[email protected]

246 • DOSSIER • 2011

Il controllo dei livelli disalubrità degli ambienti èda sempre un’attivitàfondamentale per il be-

nessere degli individui e la sal-vaguardia dell’integrità am-bientale. Per questo vieneapplicato ad ogni ambito ci-vile, pubblico e industriale,spesso su programmi che pre-vengono la comparsa di paras-siti o insetti dannosi. «La prevenzione è il principiocardine della tutela a lungo ter-mine». Lo sanno bene i fratelliPentima, soci amministratoridell’azienda paterna DisinfestControl che, giunti a festeg-giare il trentesimo anno di at-tività, grazie al patrimonio diconoscenza acquisito e all’at-tenzione al continuo miglio-ramento, hanno fatto sì chel’impresa divenisse un impor-tante player del settore delledisinfestazioni. «Per la risolu-zione di problemi posti dallanostra attività e per raggiun-

Controllare la salubrità degli ambientiLa disinfestazione e il controllo degli ambienti devono svolgersi

nel pieno rispetto dell’integrità naturale. Dopo ormai trent’anni,

l’esperienza della Disinfest Control di Pescara

Giorgio Conti

Da sinistra, Ermanno,

Emilia e Antonio Pentima,

amministratori della

Disinfest Control

di Pescara

[email protected]

gere l’eccellenza esecutiva, è ne-cessaria caparbietà imprendi-toriale e un’incessante ricerca ditecnologie e strumenti d’avan-guardia», afferma ErmannoPentima, responsabile tecnicodella Disinfest Control. Per-ché un settore tecnologica-mente avanzato permette unanotevole efficienza dei variprocessi, un’enorme flessibi-lità di lavorazione e maggiorelibertà di sviluppare nuovi ser-vizi che migliorano la qualitàe riducono il “time to mar-ket”, ovvero il tempo che tra-scorre dall’ideazione alla com-mercializzazione. «Eliminare infestanti e parassitidai luoghi in cui la loro pre-senza non è gradita per l’uomorispettando l’ambiente è di-ventata la nostra missione –spiega Antonio Pentima, re-

sponsabile commerciale –. Ilservizio viene controllato du-rante tutte le fasi di lavorazionepermettendo di ottenere un ri-sultato che soddisfi a pieno ilcliente senza trascurarne l’im-patto ambientale». Per talescopo l’azienda ha effettuatocorsi di formazione specificadel personale riferiti sia alla ge-stione della produzione che allagestione dell’amministrazione.«Un’accurata selezione dellemetodologie operative, la sceltadi prodotti specifici e l’approc-cio scientifico alla materia cipermettono di avere un’azionerisolutiva nel pieno rispetto etutela dell’habitat umano» as-serisce l’amministratrice EmiliaPentima. Inoltre, la direzionedella Disinfest Control, peroperare sul mercato in modosempre più competitivo e persoddisfare il cliente medianteprocessi aziendali ottimizzatiche massimizzano la qualità deiprodotti e dei servizi erogati, hainstaurato, applicato e man-tiene attivo un sistema di qua-lità conforme alla certificazioneIso 9001/2008.

TUTELA DEGLI AMBIENTI

248 • DOSSIER • 2011

264 • DOSSIER • 2011

Numerose sono le operazioni condotte dalla Guardia

di Finanza di Perugia nel corso del 2010 su tutto

il territorio. Il colonnello Vincenzo Tuci illustra le attività

che vedono impegnato il nucleo perugino

Nicolò Mulas Marcello

Nel rispettodella legge

L’impegno delle Fiamme Gialle sulterritorio perugino per la lotta alleillegalità è capillare. Molti sono isettori in cui gli uomini della Guar-

dia di Finanza accertano il rispetto delle regolee denunciano eventuali illeciti. Dal contrastoallo spaccio di sostanze stupefacenti alla re-pressione del fenomeno della contraffazione,oltre alla lotta all’evasione fiscale e all’inse-diamento di organizzazioni criminali. Il co-lonnello Vincenzo Tuzi, a capo del comandoprovinciale di Perugia, fa il punto sulle ope-

razioni concluse e sul lavoro ancora da fare.Quali sono i reati più diffusi che avete po-

tuto riscontrare nell’ultimo anno? «Per quanto riguarda la tutela del made in Italy,nel corso del 2010 il comando provinciale di Pe-rugia ha sequestrato più di 175.000 prodotti edenunciato complessivamente 39 persone. Par-ticolare attenzione è stata riservata anche alleviolazioni al codice del consumo e alla sicurezzadei prodotti con più di 35.000 prodotti seque-strati, per lo più abbigliamento, e la segnala-zione di 18 persone. Nel settore della poliziaeconomica e finanziaria l’attività della Guardia diFinanza di Perugia ha consentito di poter rilevarenell’ambito dei reati tributari 178 violazioni dicarattere penale con la denunzia all’autorità giu-diziaria di 183 persone. Si assiste a un incre-mento del numero delle violazioni penali ri-spetto all’annualità 2009 del 37,98%, mentre ilnumero delle persone denunciate risulta incre-mentato del 92,63%. Inoltre, si evidenzia un au-mento dei reati di “omessa presentazione delle di-chiarazioni fiscali” unitamente al reato di

LEGALITÀ

2011 • DOSSIER • 265

gione Umbria nel comparto della spesa sanitaria.L’operazione “Strisce Blu” in cui il gruppo di tu-tela economia della Polizia tributaria ha segnalatoall’autorità giudiziaria competente l’attività truf-faldina da parte di una società perugina ope-rante nel settore della gestione di aree pubbliche(parcheggi pubblici e strisce blu) acquisite me-diante gare di appalti con diversi enti locali. Inol-tre, vorrei citare l’operazione “Shadows” nellaquale l’attività di polizia giudiziaria ha consentitodi appurare l’esistenza di un sodalizio criminale,con ramificazioni in Toscana e Lazio, compostoda soggetti di etnia maghrebina dediti al trafficoe allo spaccio di sostanze stupefacenti, in preva-lenza di tipo hashish. L’attività investigativa haconsentito di sequestrare oltre 267 Kg di ha-shish e di trarre in arresto 8 persone».

In che modo opera la Guardia di Finanza nelcontrasto alle infiltrazioni mafiose sul territorio?«La Guardia di Finanza è coinvolta a pieno ti-tolo nella lotta alla criminalità organizzata, so-prattutto nell’individuazione delle operazionidi riciclaggio e nel contrasto delle attività im-prenditoriali e professionali, attraverso le qualile organizzazioni criminali reimpiegano i capi-tali illecitamente accumulati e si mimetizzano

“omesso versamento dell’imposta sul valore ag-giunto”. Nel corso del 2010 sono stati scoperti135 evasori totali con la rilevazione di basi im-ponibili sottratte al fisco pari a 136.231.608euro, Iva relativa pari a 8.527.121 euro e Iva do-vuta pari a 10.087.578 euro».

Quali importanti operazioni avete conclusonegli ultimi mesi?«Fermo restando il dispositivo di controllo pro-grammato annualmente nei confronti dei con-tribuenti, che rappresenta il dispositivo di vigi-lanza permanente a tutela degli interessi finanziaried economici dello Stato e degli enti locali, nelcorso degli ultimi mesi i reparti del comandosono stati impegnati nell’analisi delle posizioni fi-scali delle persone fisiche e giuridiche che hannointrattenuto rapporti bancari con istituti di cre-dito esteri (Svizzera e San Marino). Tra le altreoperazioni di servizio degne di nota cito l’opera-zione “Protesi d’oro” in cui il nucleo di Polizia tri-butaria di Perugia ha eseguito un’articolata atti-vità investigativa che ha consentito di rilevare unparticolare sistema di frode in danno della Re-

Sotto, il colonnello Vincenzo Tuzi,comandanteprovinciale della Guardia di Finanza di Perugia

Vincenzo Tuci

� �

LEGALITÀ

266 • DOSSIER • 2011

caratterizzato negli anni passati da forti im-pennate. Situazione quasi certamente conse-guenza dell’ingresso sul territorio perugino diun consistente numero di cittadini extraco-munitari, sia clandestini sia regolari. Nell’am-bito del territorio di competenza la situazionesicuramente più preoccupante è quella del ca-poluogo, che sempre dalle risultanze statistichee investigative, risulta essere uno dei primaripunti di riferimento per la ricerca e l’approv-vigionamento di sostanze stupefacenti da partedi consumatori provenienti anche da regioniconfinanti come l’alto Lazio, la Toscana e leMarche. Nel corso dell’anno 2010 sono statieseguiti 99 interventi operativi nel settore deltraffico e dello spaccio di sostanze nell’ambitodel territorio provinciale che hanno consentitodi sequestrare, sottraendolo al consumo ille-gale, ingenti quantitativi di sostanze stupefa-centi. Si evidenzia inoltre che nell’alta val ti-berina è stata scoperta dalla Guardia di Finanzadi Città di Castello una coltivazione di canapaindiana appositamente predisposta e occultataper la produzione di hashish da cui ricavare lasostanza stupefacente».

nella società civile e nell’economia legale. L’ope-razione “Koinè”, svolta dal dipendente nucleo diPolizia tributaria di Perugia, è un esempio diquesta metodologia operativa che si è sostanziatanella sottoposizione a controllo della posizionefiscale antimafia di un calabrese, appartenentealla ‘ndrangheta e sottoposto alla misura di pre-venzione della sorveglianza speciale antimafia.L’azione investigativa si è conclusa con l’accer-tamento di violazioni tributarie pari a oltre350.000 euro. Nel corso dell’anno 2010 sonostate approfondite 59 segnalazione per opera-zioni sospette, comunicate da istituti di cre-dito, professionisti e altro, che hanno consentitodi rilevare numerose violazioni alla normativaspeciale in materia di trasferimento di denarocontante nonché di evidenziare ipotesi di reatodi riciclaggio di denaro, ivi compreso il reim-piego in attività economiche. Sono state segna-late alla locale Procura della Repubblica 18 per-sone per le varie ipotesi di riciclaggio».

Per quanto riguarda il traffico di stupe-facenti qual è la situazione sul territorio pe-rugino? «Il traffico delle sostanze stupefacenti è stato

� �

��Nell’anno 2010 sono stati eseguiti

99 interventi operativi nel settore del traffico e dello spaccio di sostanzenell’ambito del territorio provinciale

IL PUNTO

Abbiamo cercato di dare efficienza allamacchina giudiziaria. E, rispetto allostato fallimentare in cui l’abbiamo tro-vata all’inizio della legislatura, pos-

siamo dire, con soddisfazione, di aver fatto no-tevoli passi in avanti». Così esordisce ilsottosegretario Maria Elisabetta Alberti Casel-lati nel tracciare un bilancio dell’operato di dueanni e mezzo di governo in materia di giustizia.

«La riforma del processo civile è uno degli inter-venti più sostanziosi che abbiamo realizzato in-sieme all’informatizzazione degli uffici giudiziari– spiega –. Si tratta di operazioni che mirano a ve-locizzare l’iter processuale, anche alleggerendo ilfardello burocratico che pesa sui procedimenti. Ilgoverno, poi, ha messo in atto il più grande si-stema di contrasto alla mafia. La più incisivalotta alla criminalità organizzata che ha portato

Velocizzare l’iter processuale

268 • DOSSIER • 2011

L’operato del governo è finalizzato alla creazione di una macchina giudiziaria

sempre più snella ed efficiente. Con ripercussioni positive anche sullo sviluppo

economico. Il bilancio del sottosegretario Maria Elisabetta Alberti Casellati

Michela Evangelisti

Xxxxx cxpknefvXxxxxxx Xxxxxxxxxxx

2011 • DOSSIER • 269

alla confisca e al sequestro di 18 miliardi di benie all’arresto di 7mila criminali. Grazie al lavoro diforze dell’ordine e magistratura, ma anche dileggi che hanno inasprito il regime di carcereduro (41bis), possiamo dire di aver incrementatol’attività di repressione. Senza dimenticare, infine,tra le misure messe in campo dal 2008, il Pianocarceri per affrontare la grave emergenza del so-vraffollamento».

La vera zavorra sono i processi pendenti.Come pensa di intervenire il ministero pereliminare l’arretrato?«Il numero di processi civili pendenti per la primavolta è diminuito del 4 per cento rispetto al2009. Non succedeva da trenta anni e questo èun risultato che ci inorgoglisce. E a partire damarzo, con l’entrata in vigore della mediazione ci-vile, ci sarà un nuovo strumento deflattivo, al-ternativo alla giurisdizione. In più il ddl appro-vato nel Cdm del 9 febbraio scorso consentirà a600 giudici ausiliari di smaltire in media 100milasentenze l’anno. L’abbattimento dell’arretrato pe-nale, invece, sarà l’obiettivo della seconda partedella legislatura».

Il processo breve è all’ordine del giorno.Qual è la sua utilità?«Ritengo che la ragionevole durata dei processi- perché questa è la definizione giusta - siaun’esigenza condivisa da tutti. Il governo, in-fatti, non fa altro che rispondere a una richiestadell’Europa e dei cittadini, che vorrebbero ve-dere la loro vita personale, sociale ed economicanon più appesa a tempi indeterminati. Non bi-sogna dimenticare, infatti, che ben 465 processial giorno si prescrivono e quindi 170mila in unanno. Nessun intervento ‘ammazza processi’,come continua a ripetere, in maniera strumen-tale, l’opposizione. La verità è che al centrosi-nistra non va giù che questa maggioranza riescalì dove essa ha fallito e cioè a ridefinire la duratadei procedimenti. Lo schieramento avversario,infatti, per ben due volte, sia nella legislatura2001-2006 e sia in quella del 2006-2008, avevapresentato un disegno di legge con finalità ana-loghe alle nostre, consapevole che la durata ra-gionevole dei procedimenti è un’esigenza prio-ritaria e reale delle persone».

La grave situazione di sovraffollamentodelle carceri è stata considerata un’emer-genza. In quale direzione sta andando il go-verno?«Abbiamo scelto la via più difficile che è quelladegli interventi strutturali perché consapevoliche misure adottate in maniera contingente,come l’amnistia e l’indulto, avrebbero creato be-nefici solo momentanei. Nelle celle italiane cisono circa 68mila detenuti a fronte di una ca-pienza regolamentare di 44mila 608 posti e unatollerabilità stimata in 67mila unità. Anche se gliingressi in carcere nel 2009 sono calati del 17%rispetto all’anno precedente, il governo ha benchiara quest’emergenza e dall’inizio del suo man-dato ha cercato di fronteggiarla. L’edilizia peni-tenziaria è solo una delle misure che abbiamomesso in campo. Il Piano, che prevede la costru-zione di 11 nuovi istituti di pena e di 20 padi-glioni in ampliamento di strutture già esistenti,ha consentito, in due anni e mezzo, di incre-mentare di 2mila 200 i posti disponibili. In pra-tica, tanti quanti sono stati realizzati nell’ultimadecade. A novembre scorso, inoltre, abbiamoapprovato la legge che permette, per i reati mi-nori, di scontare l’ultimo anno di pena ai domi-ciliari. Non solo, ma dopo gli accordi bilateralistretti con i Paesi europei, adesso stiamo pun-tando a chiuderne con quelli extraeuropei affin-ché i detenuti stranieri - il 40% della popolazionecarceraria - possano scontare la loro pena negliStati di provenienza».

Esiste un legame tra economia e giustizia? «Sì. E non è affatto sottile. Un sistema che di-spensa certezza giuridica agli operatori, infatti,“conviene” perché promuove lo sviluppo eco-nomico. La lentezza della macchina giudiziariafrena gli investimenti e danneggia le imprese. Siè calcolato che i ritardi producono un danno didue miliardi e 660milioni di euro, pari a una tassadi 380 euro che pesa, ingiustamente, su ciascunadelle 6 milioni di imprese italiane. Che esista unlegame tra economia e giustizia civile, tra l’altro,lo attesta la Banca Mondiale nel rapporto “DoingBusiness 2009”. L’indagine evidenzia come neiPaesi con adeguate strutture giudiziarie, i fidibancari crescano fino al 27 per cento».

Maria Elisabetta

Alberti Casellati,

sottosegretario

di Stato al ministero

della Giustizia

Maria Elisabetta Alberti Casellati

RIFORME

Dalla difesa del presunto Una-bomber (poi prosciolto) a quella(sempre in aula, ma della Ca-mera) di Silvio Berlusconi, per fi-

nire con quella (anche se solo a mezzostampa) del ministro della Giustizia Alfano:l’avvocato Maurizio Paniz, deputato Pdl emembro della commissione Giustizia e dellaGiunta per le autorizzazioni alla Camera,sembra insomma non dimenticare la sua vo-cazione professionale nemmeno dopo l’ap-prodo in politica.

Nei giorni scorsi lei ha difeso il ministroAngelino Alfano dagli attacchi dell’opposi-zione. Quali sono i risultati più importanticonseguiti dal suo ministero nel 2010?«Chi accusa il ministro Alfano chiude gli oc-chi di fronte alla realtà. Almeno tre sono i ri-sultati di grande spessore conseguiti nel 2010:il primo è la riduzione dell'arretrato civile,per la prima volta da decenni sceso del 4%.Questo è avvenuto grazie alle riforme in ma-teria di processo civile, alla sempre più com-pleta informatizzazione degli uffici giudiziarie alle modifiche normative delle spese di giu-stizia, soprattutto in materia di contributoper le spese, che hanno abbattuto sensibil-mente il numero delle opposizioni a sanzioniamministrative. Un altro punto di merito è ilmiglioramento dell'efficienza del sistema giu-diziario e penitenziario del nostro Paese».

Con quali strumenti si sta operando inquesto senso?

«Da una parte attraverso l’indizione di dueconcorsi (agosto 2012 e febbraio 2013) perben 713 posti da magistrato, che si aggiun-gono ai 253 assunti nel 2010 per un totale di966 unità, e dall’altra attraverso la messa aconcorso di ben 1.800 posti di agenti di po-lizia penitenziaria e la creazione di oltre 2milanuovi posti in strutture carcerarie. Infine,sempre in favore del ministro Alfano, non di-mentichiamo la serie impressionante di arre-sti di latitanti pericolosi e il maggior numerodi detenuti mai sottoposto al regime di car-cere duro ex 41/bis, unito al più basso nu-

Maurizio Paniz,

deputato Pdl

Riforme condivise

270 • DOSSIER • 2011

Maurizio Paniz, deputato Pdl e membro della commissione Giustizia alla Camera,

chiede «il contributo di tutti» sulle proposte di legge in calendario. E sul processo

breve: «necessario dare tempi limite esatti ai cittadini. Ma se fosse veramente

un’amnistia, non la voterei»

Riccardo Casini

2011 • DOSSIER • 271

mero di provvedimenti di revoca ministerialedello stesso regime carcerario e al più altonumero di provvedimenti ministeriali di riap-plicazione del medesimo regime».

Riferendosi alle ultime vicende giudizia-rie di Berlusconi, lei ha denunciato i costi ec-cessivi sostenuti per le intercettazioni. Comeè possibile regolamentare questa materia? Inche modo intende procedere il Pdl?«In Italia ci sono intercettazioni 15 volte su-periori in numero a quelle della Francia e 10volte superiori a quelle della Germania, tantoper citare Paesi omologhi al nostro. Ognigiorno ci sono tre milioni di telefonate in-tercettate, e ogni anno si spendono oltre 300

milioni di euro. Credo che si dovrebbero con-sentire le intercettazioni solo per reati gravi esolo in presenza di reali elementi indiziaridell'esistenza di un reato, non per andare acercare eventuali reati. L’intercettazione è unimportante metodo investigativo, ma tuttidebbono riconoscere - e in realtà finisconocon il riconoscere - che in Italia di questo me-todo si abusa».

Intanto la commissione Giustizia alla Ca-mera ha rimesso in calendario l’esame delddl sul processo breve. Qual è l’importanza diquesto decreto? «Dare finalmente a ogni cittadino una tem-pistica limite esatta della durata di ogni grado

Maurizio Paniz

� �

��

Si dovrebbero consentire le intercettazioni solo per reati gravie solo in presenza di reali elementi indiziari dell'esistenzadi un reato, non per andare a cercare eventuali reati

In alto, l’approvazione

finale del ddl sulle

intercettazioni

di giudizio».Secondo le opposizioni però si tratta sola-

mente di “un’amnistia mascherata”.«Io non ho nemmeno votato l’indulto diqualche anno fa, figurarsi se voterei o pro-porrei un’amnistia. La realtà è che ognigrande riforma deve pur partire da una certadata. Peraltro, se venisse accolta la mia ri-chiesta di eliminare ogni norma transitoria efar entrare in vigore il processo breve da ungiorno futuro abbastanza in là nel tempo,non si correrebbe alcun rischio perché i pro-cessi in corso potrebbero essere conclusi e siescluderebbe anche qualsivoglia illazione. Èperò un peccato far lavorare i magistrati etutte le strutture del “sistema giustizia” perfare processi a persone che potranno benefi-ciare dell'indulto e che quindi non sconte-ranno mai la pena, come più di un procura-tore della Repubblica ha da tempoevidenziato».

Quali sono allora in generale le priorità dadiscutere in tema di riforma del sistema giu-diziario?«La prima è la riforma delle circoscrizioni

giudiziarie: è inconcepibile che in Sicilia cisiano quattro Corti d’appello e in Veneto unasola, tanto per esemplificare, oppure che cisiano quattro tribunali in provincia di Cuneoo in provincia di Alessandria. Inoltre, bisognaprocedere in direzione del completamentodell'informatizzazione di tutto il sistema giu-stizia, nonché verso una revisione degli illecitipenali in modo che fatti di poco conto nonimpegnino più aule e uffici con tempi e co-sti oggi inaccettabili».

Su tutti questi temi è possibile trovare am-pie convergenze con le opposizioni, indi-spensabili visti i numeri risicati in commis-sione Giustizia alla Camera? Quali sono ipossibili punti di incontro?«Personalmente ho ottimi rapporti con tuttiin commissione Giustizia. Ho fatto già inpassato importanti riforme con convergenzeamplissime, come ad esempio quella sull'af-fidamento condiviso. Penso che il contributodi tutti sia importante e vorrei che, soprat-tutto in tema di giustizia, si potesse lavoraresenza vincoli rigidi di schieramento politico.Non credo sia un sogno».

Una seduta della

commissione Giustizia

alla Camera

272 • DOSSIER • 2011

RIFORME

� �

NUOVI MEDIA

Il 2010 è stato l’anno di una vera e propriasvolta per il web, nel momento in cui si èassistito al sorpasso del social network Fa-cebook sul motore di ricerca Google, in ter-

mini di numero di visite e di contatti. Il fatto cheun social network sia divenuto in poco tempo ilsito più visitato della rete rappresenta indubbia-mente un fenomeno ricco di implicazioni. Il fe-nomeno delle comunità virtuali e degli altri ser-vizi ospitati sul web, quali appunto i servizi disocial network, anche se relativamente recente,

continua a svilupparsi ed evolvere a un ritmoesponenziale. Se è fuori discussione l’importanzache i social network hanno nel mondo qualistrumenti per aggregare idee e persone, non sipuò negare che la principale ricchezza dei lorocontenuti sia l’effetto di una causa ben precisa,ovvero la condivisione volontaria di informa-zioni, contatti, foto, storie di vita, messaggi per-sonali degli utenti: più contenuti significa inevi-tabilmente più dati personali e, quindi,potenzialmente, meno privacy. Una delle sfide più importanti che oggi ci tro-viamo di fronte è dunque quella di ricercare ungiusto e corretto equilibrio tra la necessità diconsentire una facile immissione e condivisionedelle informazioni e la necessità di mantenere, incapo agli utenti, un effettivo controllo sui lorodati, una volta che questi siano stati immessi inrete. L’uso inconsapevole delle nuove comunitàvirtuali, soprattutto da parte dei giovani, com-porta dei rischi specifici, spesso sconosciuti: idati registrati su un social network possono essereconservati negli archivi dei provider per tempi in-definiti; le informazioni possono essere cattu-rate dai motori di ricerca e decontestualizzate;ogni singolo “movimento” dell’utente può essereregistrato. Peraltro, le informazioni relative al“profilo” degli utenti rischiano di essere, se nonadeguatamente protette, a disposizione non solodella “comunità” del social network, ma anche disoggetti terzi che possono utilizzarle per fini ille-citi, quali la creazione di falsi profili, oppure perfinalità diverse. Si pensi, ad esempio, al caso di al-cuni responsabili di risorse umane che hanno

Francesco Pizzetti,

presidente

dell’Autorità garante

per la protezione

dei dati personali

La tutela della privacyai tempi di Facebookdi Francesco Pizzettipresidente dell’Autorità garante

per la protezione dei dati personali

274 • DOSSIER • 2011

2011 • DOSSIER • 275

ammesso di utilizzare le informazioni acquisitedalla rete per verificare la veridicità di curricula in-viati e selezionare i possibili canditati. I rischi posti in termini di protezione dei datisono, dunque, molteplici e destinati a complicarsicon lo sviluppo di nuovi servizi offerti in rete. Ilegislatori, le Autorità di protezione dei dati eu-ropee e gli stessi fornitori si trovano ad affrontarequeste nuove problematiche per le quali spesso èdifficile utilizzare le tradizionali categorie giuri-diche: ha senso parlare di “consenso informato”rispetto a fenomeni così complessi? Quali sono lenuove modalità per dare agli utenti informativeadeguate, ma al tempo stesso semplici ed efficaci,sull’uso dei loro dati? A livello europeo, la stessaCommissione e le Autorità di protezione dei datisi stanno interrogando su tali questioni, anche neltentativo di modificare le regole elaborate in ma-teria di protezione dei dati al fine di renderle effi-caci e concretamente applicabili al cosiddetto“mondo virtuale”. Uno dei principali ostacoli è rappresentato dallaimpossibilità di applicare il diritto nazionale a

fenomeni che hanno ormai una dimensioneglobale: la maggior parte dei social network hasede all’estero, dove le regole europee elaboratedifficilmente possono trovare applicazione. Inquesto contesto, è dunque fondamentale ope-rare per creare regole semplici e chiare che de-vono essere necessariamente condivise a livelloglobale e internazionale, ma anche incoraggiarele iniziative di autoregolamentazione, come, adesempio, la promozione di codici di condotta.Emerge sempre più forte la consapevolezza che,per garantire una effettiva “sicurezza” on line deidati personali, tutte le parti interessate, a partiredai fornitori dei servizi, comprendano appienol’importanza e la necessità di collaborare al-l’elaborazione di regole e misure tecniche ade-guate a proteggere i dati degli utenti. Del resto,non è difficile capire, anche da parte di chi offrei servizi di social network, che la sicurezza deltrattamento delle informazioni degli utenti nonpuò che costituire, nel tempo, un elementochiave per sviluppare fiducia tra gli utenti nelleenormi possibilità offerte dalla rete.

Francesco Pizzetti

282 • DOSSIER • 2011

ORGANIZZAZIONE SANITARIA

Garantire la continuitàassistenzialeDalla mancata centralità

all’informatizzazione le prospettive

della professione secondo

Stefano Zingoni, presidente

dell’Associazione dei medici

di famiglia, bisogna aumentare

l’integrazione tra i vari servizi

del sistema sanitario

Riccardo Casini

Figura di riferimentonel sistema sanitariolocale o fonte indi-retta di maggior la-

voro per le strutture ospedalieree di Pronto Soccorso? Neglianni il ruolo del medico di fa-miglia è stato anche oggetto dicritiche, ma continua a rappre-sentare un punto fermo per nu-merose persone, soprattuttonelle località lontane dai pre-sidi ospedalieri. Stefano Zin-goni, presidente della Federazione italiana medici di famiglia,analizza la situazione attuale. «La medicina generale vive un disa-gio profondo, dovuto all’aumento progressivo del carico di lavoroper l’incremento delle esigenze assistenziali di una popolazionesempre più anziana, malati cronici e non autosufficienti, e per laprogressiva riduzione dei posti letto e lo spostamento sul territo-rio, senza una preventiva riorganizzazione, di attività assistenzialiprima sostenute a livello ospedaliero. Un carico che ci troviamoa fronteggiare con le nostre sole risorse. C’è delusione per una sem-pre dichiarata e mai realizzata “centralità” della nostra figura pro-fessionale nel sistema di tutela della salute».

Quali misure ritiene necessarie per uscire da questa situa-zione?«Rimuovere la concorrenza sulle scelte, ristrutturare il compenso

in modo da distinguere l’onorario del professio-nista dal finanziamento dei fattori di produzione,dare piena e continuativa occupazione al me-dico in tutta la sua vita professionale, eliminandola distinzione in settori e introducendo l’accessounico alla convenzione, aiutando il medico a svi-luppare una adeguata rendicontazione delle atti-vità svolte e facilitando la sua partecipazione alleattività di programmazione e gestione dell’assi-stenza. Per il futuro la medicina di attesa resteràperfetta per l’approccio specialistico e per af-frontare le malattie acute e continuerà ad atta-gliarsi benissimo al modello ospedaliero. Al con-trario la medicina di iniziativa è una metodicavolta all’intercettazione del bisogno al di là dellasua espressa formulazione. È quella che meglio si

Sopra, Stefano Zingoni, presidente della Federazione italiana

medici di famiglia

2011 • DOSSIER • 283

Stefano Zingoni

verso l’information technology. Quando, al di làdella scelta convinta dei medici di famiglia per lostrumento informatico, scelta fatta dai profes-sionisti investendo risorse proprie, occorre unaprogrammazione coerente del gestore pubblico,tutto diventa più difficile. Studi come quello re-centemente fatto da Fimmg sono il presuppostoconoscitivo indispensabile per chi ha compitid’indirizzo, amministrativi e di controllo inmodo da poterli svolgere consultando i profes-sionisti e non contro di essi, col rischio di con-traccolpi assistenziali devastanti».

In generale, come è possibile raggiungereuna maggiore integrazione tra medici di fa-miglia e sistema sanitario locale?«Innanzitutto credendoci, poi confrontandosinel rispetto dei ruoli, partendo dalla consapevo-lezza che integrazione deve significare migliora-mento assistenziale e non deleghe improprie efuorvianti il ruolo sanitario a favore di uno snel-limento della pubblica amministrazione».

❞❝L’integrazione tra i vari servizi

del Sistema sanitario nazionaleattraverso l’information technology è ancora insufficiente

adatta alla gestione dell’assistenza primaria in ge-nerale e delle malattie croniche in particolare,dove l’assistenza è per la gran parte “estensiva” ecaratterizzata dalla presa in carico a lungo ter-mine, dove esiste un medico di riferimento dellapersona e di una data popolazione. È in questosenso che dovrà evolvere la medicina generale».

In cosa consistono oggi i compiti del medicodi famiglia?«Oltre al tradizionale ruolo sanitario e socialeche storicamente ha caratterizzato questa figuraprofessionale, oggi deve aiutare i propri assistiti adaffrontare le molteplici carenze del welfare na-zionale. In questo non è certamente favorito daivincoli burocratici che lo limitano sempre più.Ma è bello notare come tutte le indagini condottee affidate a società di rilevazioni terze, e perciò in-dipendenti, concordino nel definire gravoso il suocarico di lavoro ed elevatissimo il suo gradimentopresso la popolazione, con differenze non signi-ficative di questo apprezzamento in base a età,ceto, grado d’istruzione o stato di salute degli in-tervistati».

Qual è invece il ruolo del medico di guardia?Come potrebbe essere integrata la sua attivitàcon quella del medico di famiglia?«Il suo ruolo è quello di garantire la continuitàdell’assistenza. Proprio per questo il medico diguardia dovrà trovare piena integrazione imbri-candosi con l’assistenza primaria per condivi-derne la conoscenza della popolazione e fornirleun riferimento costante».

Il Centro studi Fimmg da lei presieduto harealizzato una ricerca sull’informatizzazionedei medici di famiglia, riscontrando da parteloro un elevato uso di strumenti informatici (il92% ha un collegamento internet in studio).In Italia però esistono ancora barriere alla dif-fusione dell’E-health. Quali sono e come èpossibile superarle per offrire un servizio mi-gliore?«Ancora insufficiente risulta l’integrazione tra ivari servizi del Sistema sanitario nazionale attra-

Nel piano oncologico nazionale per ilbiennio 2010-2012 è stata ricono-sciuta l’importanza dell’informa-zione in ambito oncologico. Per i

malati di cancro, anche secondo recenti studi eu-ropei, l’informazione rappresenta la prima me-dicina. La conferma viene da uno studio con-dotto da Aimac e Aiom, in cui si evidenzia chegli strumenti informativi (libretti, dvd, opuscoli)migliorano il rapporto medico-paziente nel 90%dei casi. «La sempre più ampia diffusione deimezzi di comunicazione di massa – sottolineaFrancesco De Lorenzo, presidente di Aimac – haaccresciuto i bisogni di informazione sia da partedei malati che dei loro familiari». Inoltre, conl’introduzione del consenso informato «si è difatto rivoluzionato il rapporto medico/paziente– prosegue l’ex ministro – mettendo il malato difronte alla responsabilità di conoscere la propriamalattia per partecipare alle decisioni». La possibilità di compiere ricerche autonome, al-l’interno di una sovrabbondante disponibilitàdi risorse «espone, tuttavia, il cittadino ancheabile e provvisto di buona cultura generale, al ri-schio di disorientarsi rispetto alla mole di infor-mazioni “accessibili”, tra l’altro non sempre affi-

La grande famiglia del volontariato«Una buona informazione inserita in un processo di

comunicazione efficace, risulta essere sempre di più

uno strumento di lavoro per il sistema salute».

L’impegno di Francesco De Lorenzo, presidente

dell’Associazione italiana malati di cancro, per garantire

a tutti i malati di cancro in Italia una buona “terapia

informativa” e uguali trattamenti nella cura, senza

disparità tra regioni

Renata Gualtieri

dabili sotto il profilo clinico-scientifico». Una buona informazione, quindi, inserita in unprocesso di comunicazione efficace, «risulta esseresempre più uno strumento di lavoro per il sistemasalute», ribadisce De Lorenzo. Tutto ciò rientranegli obiettivi del Piano oncologico nazionale2010-2012 laddove viene sottolineato che l’in-formazione sulle cure oncologiche deve esseresempre ancorata a parametri di elevata scientifi-cità, rifuggendo dalla divulgazione di messaggiche promettono risultati terapeutici non avallatidalla comunità scientifica e che è necessario ga-rantire una comunicazione equilibrata in grado,tra l’altro, di evidenziare benefici e rischi dellenuove tecnologie.

Help-line è uno dei servizi offerti da Aimac.Quali sono le richieste più frequenti fatte daimalati di cancro o dal loro familiari?«L’Help-line ha sede presso Aimac ed è un ser-vizio telefonico e telematico nazionale di acco-glienza e informazione in oncologia. Un’équipedi operatori - appositamente formati all’acco-glienza, all’ascolto e alla rilevazione del bisognoinformativo - avvalendosi della consulenza di va-

A sinistra, il professor

Francesco de Lorenzo,

presidente dell’Aimac;

nella pagina a fianco,

una postazione

dell’Help-Line

284 • DOSSIER • 2011

ORGANIZZAZIONE SANITARIA

rie professionalità fornisce risposte alle specifiche necessità espressedagli utenti, che nel 2009 sono stati circa 2.500. Le richieste inol-trate all’Help-line di Aimac riguardano soprattutto i benefici so-cio-previdenziali cui si ha diritto durante le fasi delle terapie e delfollow-up; informazioni sull’iter diagnostico terapeutico (26%);informazioni sulle associazioni di volontariato (23%) e sulle pos-sibilità esistenti sul territorio di ricevere supporto psicologico(38%) e sugli aspetti nutrizionali».

Quanto è importante partire dalle reti contro un’emer-genza planetaria come il cancro?«Sono talmente convinto che le reti siano fondamentali che nel2003 ho fondato Favo, la Federazione italiana delle associazionidi volontariato in oncologia, l’associazione delle associazioni di vo-lontariato a servizio dei malati di cancro e delle loro famiglie checontribuisce a creare sinergie fra le diverse associazioni e ad assi-curare una rappresentanza unitaria dei malati nei confronti delleistituzioni. È costituita da oltre 500 realtà, molte delle qualidiffuse su tutto il territorio nazionale attraverso rappresentanze intutte le province, per un totale di circa 25.000 volontari (nella

maggior parte dei casi malati o exmalati) e 700.000 iscritti a variotitolo. Le associazioni federate sidiversificano tra quelle che ope-rano presso i centri di cura e i pre-

sidi sanitari, quelle che operano nelle propriesedi, quelle che assistono malati affetti da parti-colari neoplasie e anche da alcune che si occu-pano di oncologia pediatrica».

Come si possono tutelare i diritti e gli inte-ressi dei malati di cancro? «La norma del part time contenuta nella LeggeBiagi del 2003, come è noto, riguardava solo i di-pendenti del settore privato. Ma in occasionedell’iter che ha portato all’approvazione dellaFinanziaria 2008, è stato possibile estenderlaanche ai dipendenti del pubblico impiego e, indiversa misura, ai familiari o conviventi che as-sistono il malato. Così oggi tutti i lavoratori di-pendenti con posto fisso hanno in mano un va-lido strumento per non essere espulsi dalprocesso produttivo, mentre i loro familiari, selavoratori, acquisiscono un titolo preferenziale ri-spetto ai colleghi nel mutare l’orario di lavoro (da

Un’équipe di operatori appositamente formatiall’accoglienza, all’ascolto e alla rilevazione del bisogno informativo, avvalendosi dellaconsulenza di varie professionalità forniscerisposte alle specifiche necessità

› ›

Francesco De Lorenzo

2011 • DOSSIER • 285

l’associazione ha promosso studi e indagini contutti gli Istituti nazionali tumori Irccs (Milano,Aviano, Genova, Roma, Napoli, Bari) e conmolte università; ha documentato inaccettabilidisparità nell’accesso ai trattamenti terapeutici eassistenziali tra le regioni italiane; ha richiesto eottenuto nuove leggi per garantire le tutele ai ma-lati di cancro che vogliono lavorare, come pureper il tempestivo riconoscimento della disabilità- anche transitoria - che affligge i malati nel mo-mento in cui iniziano il trattamento chemiote-rapico; ha chiesto e ottenuto l’approvazione delPiano oncologico nazionale, nel quale al volon-tariato è riconosciuto un ruolo centrale».

Quali le prossime sfide?«Per quanta riguarda l’Aimac potenziare il servi-zio informativo nazionale che abbiamo creato,ampliarlo e fare in modo che tutti gli ospedali chehanno un rilevante accesso di malati oncologicipossano dotarsi di un punto informativo. L’altragrande sfida, che riguarda tutto il volontariato on-cologico, è quella di garantire a tutti i malati inItalia uguali trattamenti perché ci sono delle di-sparità tra le varie regioni che rendono il tratta-mento dei malati di cancro in alcuni casi inac-cettabile e penalizzante. Poi c’è la grande disparitàdi accesso ai nuovi farmaci in ben 14 regioni,dove la presenza di prontuari regionali rallenta ea volte nega l’accesso ai medicinali che sonosalva-vita. Questo non succede in regioni comela Lombardia e il Piemonte dove il farmaco in-novativo appena approvato viene immediata-mente erogato. La vera sfida del volontariato èdunque evitare che con il federalismo fiscale que-ste disparità si accentuino».

tempo pieno a tempo parziale) e potersi prendersicura del congiunto affetto da neoplasia. È inol-tre in corso di realizzazione anche il progettosperimentale, finanziato dal ministero del lavoro,insieme a Eni, Inps, Sodalitas e Consiglio pro-vinciale dell’Ordine dei consulenti del lavoro diMilano chiamato “Una rete solidale per attuarele norme a tutela dei lavoratori malati di cancrosui luoghi di lavoro”. L’attività di lobbying svoltada Aimac a partire dai primi anni del XXI secoloha indotto le autorità politiche a recepire e con-cretizzare innovative azioni per dare risposte ainuovi bisogni dei malati di cancro che sono sem-pre più malati cronici. Il sostegno socio-assisten-ziale e la tutela del lavoro sono aspetti riabilitatividi fondamentale importanza per il migliora-mento della qualità della vita, per il ritorno allavita dopo una diagnosi di cancro. Si possono tu-telare i diritti e gli interessi dei malati di cancrosicuramente facendoli conoscere ai malati e ailoro familiari. A tale scopo abbiamo creato ancheil libretto informativo “I diritti dei malati di can-cro”, scaricabile dal nostro sito».

Cosa è stato fatto in questi anni?«Nei 5 anni di attività di Favo tutto è cambiato,

› ›

Il sostegno socio-assistenziale e la tutela del lavoro sono aspettiriabilitativi importanti per il miglioramento della qualità della vita dopo unadiagnosi di cancro

286 • DOSSIER • 2011

ORGANIZZAZIONE SANITARIA