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www.udial.it EVENTI EVENTI Industrializzazione Industrializzazione della ristorazione e della ristorazione e problematiche distributive problematiche distributive del beverage del beverage UDIALITO UDIALITO Sempre un passo avanti Sempre un passo avanti IL MERCATO DEL BEVERAGE IL MERCATO DEL BEVERAGE Profondo Rosso Profondo Rosso MODE E TENDENZE MODE E TENDENZE Il vino lo porto io Il vino lo porto io La rivista del Bere Bene di Bimestrale di informazione sul mondo del beverage Anno 2 - n°8 - Mar/Apr 2008 Realizzato da

Drink Style Mar-Apr 2008

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La rivista del bere bene di U.DI.AL

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EVENTIEVENTIIndustrializzazioneIndustrializzazionedella ristorazione edella ristorazione e

problematiche distributiveproblematiche distributivedel beveragedel beverage

UDIALITOUDIALITOSempre un passo avantiSempre un passo avanti

IL MERCATO DEL BEVERAGEIL MERCATO DEL BEVERAGEProfondo RossoProfondo Rosso

MODE E TENDENZEMODE E TENDENZEIl vino lo porto ioIl vino lo porto io

La rivista del Bere Bene di

Bimestrale di informazione sul mondo del beverage

Anno 2 - n°8 - Mar/Apr 2008

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A giorni l’Italia avrà un nuovo gover-no. Date le urgenze che incombonosul Paese, che provenga da centrode-stra oppure giunga da centrosinistra, oche sia rappresentato da Antonio LaTrippa (ricorderete il grande Totò neipanni di un politico che vendeva po-litichese) in fondo potrebbe non averemolta importanza. Al di là delle bandiere e dei partiti,quello che gli italiani si attendonodalla politica, non sono i soliti panni-celli caldi – come negli ultimi tempiuna certa politica ci ha purtroppo abi-tuato - ma un impegno serio, costrut-tivo e duraturofinalizzato albene comune.Un auspicioquesto che valeper tutti i settoriproduttivi, an-che e soprattut-to, per quellodei consumi ex-tradomestici checon i suoi 65milardi di euroannui e i suoi750 mila addet-ti ai lavori è uno degli assi portanti.C’è da chiedersi: cosa potrà (e dovrà)fare la politica per rilanciarne i con-sumi e farlo diventare, come in altreoccasioni è stato, il volano di un’au-spicabile rinascita complessiva?Andando a vedere quelli che sono iproblemi più urgenti che affliggono ilcanale Ho.Re.Ca., la lista che ne ver-rebbe fuori potrebbe essere lunga ezeppa di esigenze abbastanza varie-

gate e per certi versi inconciliabili.Tuttavia andando a focalizzare gliaspetti principali alcuni punti vannoevidenziati.Liberalizzazioni anzitutto. Vanno be-ne, ma con criterio. Nel senso che de-ve essere salvaguardata la professio-nalità degli operatori del fuoricasa. Professionalità che fa il palo all’altrodecisivo fattore: la tutela della varietàe diversità della nostra offerta ristora-tiva. Un patrimonio unico che nonpuò e non deve essere intaccato dallemultinazionali. E poi, lì dove è possibile (ma questo è

un’aspettativa diogni categoria),una meno op-pressiva pressio-ne fiscale chepossa consenti-re di liberare ri-sorse e destinar-le alla moder-nizzazione delmercato. Sonorichieste impos-sibili? Ascoltando lepromesse dei

vari “Votantonio” declamate in cam-pagna elettorale sembra che tali ri-chieste saranno esaudite senza batte-re ciglio. Ma sarà proprio così? Dubi-tiamo. Comunque, al di là delle ro-boanti promesse, gli operatoriHo.Re.Ca. sarebbero contenti anchedi molto meno. Una ripresina, un mi-nimo refolo di vento in poppa, baste-rà per rituffarsi nel lavoro con rinno-vato entusiasmo.

Rivista specializzata di:72021 Francavilla Fontana (Br) C.da

Carlo Di Noi InferioreVia per Ceglie Km 1

Tel. 0831.815906 - Fax 0831.811050www.udial.it - [email protected]

Anno 2 - Numero 8Marzo/Aprile 2008

Direttore Responsabile:Giuseppe Rotolo

Editore:

Iscrizione al R.O.C. n°6648V.le Aldo Moro, 44 - 70043 Monopoli (BA)

Tel. 080.9306460 - Fax [email protected] - www.inputsrl.it

Testi e collaborazioni:Marianna Iodice, Angela Svezia,

Maria Vittoria Petrosillo, Valeria Todisco.

Foto e Impaginazione:Angelo Lillo, Francesco Amodio.

Tutti i diritti di riproduzione di testi e foto, in qual-siasi forma, compresa la messa in rete, sono riserva-ti. Per qualsiasi utilizzo è necessaria un’autorizza-zione scritta dell’editore.

Ai sensi dell’Art. 10 della L. 675/1996, le finalità deltrattamento dei dati relativi ai destinatari del presenteperiodico consistono nell’assicurare un’informazionetecnica, professionale e specializzata a soggetti iden-tificati per la loro attività professionale. L’Editore, titolare del trattamento, garantisce ai soggetti interes-sati i diritti di cui all’Art. 13 della suddetta legge.

Reg. Trib. Bari n°49 del 10/12/2007

a cura di Giuseppe ROTOLO

edizioni

La rivista Drink Style è di proprietà del consorzioU.DI.AL. - Consorzio fra distributori indipendenti dibevande. La pubblicazione ha il compito di trasferi-re e implementare, attraverso l’informazione puntale,credibile e professionale, il sapere e la cultura delfuoricasa italiano.La rivista è edita bimestralmente e postalizzata inmodo mirato verso i locali altovendenti ho.re.ca. esuperhoreca, clienti dei soci del consorzio.

La politica e il fuoricasa

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Presto anchel’Italia, al di là

dei primiprogetti già

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Industrializzazione della ristora-zione e problematiche distributivedel beverage al centro di importan-ti convegni tenuti in occasionedelle fiere di Rimini, “Mia” e “Pia-neta Birra”.

Il fuoricasa italiano corre il rischiodi industrializzarsi?Sembrerebbe di sì a sentire DanieleTirelli (in foto a destra), PresidentePOPAI (Point Of Purchase Adverti-sing International) il quale in unconvegno tenuto al MIA di Riminiha affermato: «La grande distribu-zione americana va verso il deli-to-go (gastronomia rapida di secondagenerazione). Presto anche l’Italia,al di là dei primi progetti già avvia-ti, vedrà la performance di venditadi questa categoria di prodotti».Una constatazione con la quale Ti-relli commenta la tendenza a con-sumare pasti take away in Italia co-me negli Usa, anche se con qualchedifferenza. Oggi, nella nostra Peni-sola, il take away è improntato sul-la ristorazione tradizionale reinven-

tata in chiave “prendo e porto a ca-sa”, piatti pronti da consumare nelgiaciglio domesti co. Diversamentenegli Usa i consumatori acquistanoe consumano sul luogo o tuttalpiùper strada e in auto, soprattutto pro-dotti da fast food, cibi non certo ar-tigianali, ma piuttosto standardiz-zati industrialmente. Tuttavia, non èinsensato pensare che una conver-genza d’abitudini alimentari portianche gli italiani al gradimento del-le catene dove packaging accatti-vante e pratico, e ampie zone dedi-cate al Deli-to-go la fanno da pa-droni.

La platea del convegno sulla industrializzazione della ristorazione al MIA.

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L’Italia èveramente in

Europa?Italgrob discute

il sistema delcredito, imonopoli

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Sebbene il Deli-to-go sia una risto-razione take away di qualità, è pursempre figlia dell’industrializzazio-ne e della standardizzazione dellepreparazioni gastronomiche.Tale industrializzazione nel settorefuoricasa può aprire molti scenari.Primo fra tutti il cambiamento nelmodo di concepire la ristorazione,fatta di catene e marchi più che disingole realtà artigianali. Se poiqueste catene sono straniere e distampo multinazionale, il discorsosi fa ancor più complesso.Vale la pena interrogarsi su che ri-percussione può avere una ristora-zione gestita da grandi catene e suquali siano gli interlocutori di taliaziende. Perché, non è cosa nuova,sappiamo bene che una grossa ca-tena fa “più facilmente affari” conaltre catene dal forte potere contrat-tuale (a discapito delle realtà mino-ri). Una situazione questa che, se

realizzata, paventa il rischio per igrossisti di bevande di vedersiescludere dalla filiera distributiva.Questo pericolo per il distributore,insieme con altre problematiched’attualità che stanno toccando igrossisti, è stato evidenziato nelConvegno Italgrob organizzato alMia - Fiera di Rimini. I temi affron-tati quali, la minaccia delle grandiindustrie di monopolizzare il mer-cato, la difficoltà del distributore divedere saldati i pagamenti, il ruolodell’industria e della distribuzionenel riciclo del packaging, sono benesplicitati nel titolo dell’incontro:“L’Italia è veramente in Europa? Aconfronto il sistema del credito, imonopoli industriali, la sensibilitàambientale”.Durante il convegno, la questionedei monopoli è stata largamente di-battuta, i monopoli industriali sonoun problema quando i produttori

In Foto da destra a sinistra: La moderatrice Francesca Grimaldi (giornalista RAI), PhilipSchraven (Presidente Cegrobb) con interprete, Alfredo Zini (Fipe Confcommercio),Comm. Enrico Zoppas (Presidente Acqua Minerale San Benedetto S.p.a.), Markus Stod-den della Brau Holding International con interprete, Sen. Francesco Ferrante (Legam-biente), Tiziana Papalia e Fabrizio Ballarini (consulenti legali Italgrob).

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Il distributore,in uno scenarioin cui a parlare

direttamentesono il

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raggiungono direttamente il consu-matore scavalcando l’attività deldistributore. Un esempio è alla ribalta delle cro-nache, il caso Coca-Cola, multina-zionale che presto allestirà a tappe-to con le proprie frigovetrine le Ta-baccherie italiane, dopo aver riem-pito bar, ristoranti e pizzerie.Giuseppe Cuzziol, al riguardo, nonha mezzi termini: «i bar italianiperderanno incassi, pagheranno an-cora più a stento i fornitori e si av-vieranno verso la decimazione...mentre le multinazionali continua-no ad aumentare i listini, a stringe-re le condizioni di vendita e a tene-re il Distributore in sott’ordine alleGrandi catene alimentari».Il distributore, in uno scenario incui a parlare direttamente sono ilproduttore e il punto vendita, è ta-gliato fuori. Con grave perdita per ildistributore stesso, per l’offerta alconsumatore, per il gestore degliesercizi pubblici (l’appiattimento

dell’offerta, infatti, alla lunga nonporta mai alla crescita). E se al ge-store le cose vanno male, avrà an-cor più difficoltà a pagare i fornito-ri, i quali già adesso fanno fatica arecuperare il credito dai loro clien-ti. Come evidenziato da Italgrob,mentre in Europa il recupero delcredito è istituzionalizzato (decretoingiuntivo emesso dopo pochi gior-ni senza obbligo di prova, richiesteon-line, non necessità di un legale,breve durata dei giudizi di opposi-zione del debitore), in Italia i gros-sisti pagano la lentezza cronica concui vengono onorati i debiti. Il dis-tributore diventa suo malgrado il fi-nanziatore dei propri clienti, nonriesce a recuperare il credito, contutte le conseguenze del caso: me-no disponibilità di cassa, perdita dicapitale, maggiore incidenza deicosti fissi. Di questo poco edifican-te e roseo scenario pubblichiamo apagina 12 un divertente, ma pun-gente articolo.

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Il consorzioU.DI.AL. hafatto la suaparte fino in

fondo e“sfruttato” almeglio la suapresenza nella

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Sempre un passoavantiAnche quest’anno al Pianeta Birra diRimini ha brillato la presenzaU.DI.AL.Lo spazio fiera del consorzio è statocome si dice in gergo “molto frequen-tato”. Numerosi i contatti con leaziende di produzione, ancor più nu-merosi quelli con i distributori di be-vande, (soci e non) tutti molto interes-sati a confrontarsi con i manager delconsorzio sulle dinamiche e l’evolu-zione del mercato e valutare possibilicollaborazioni.Pianeta Birra, pur essendo la fiera ita-liana di riferimento del mondo beve-rage, in questa edizione del 2008 nonha offerto il colpo d’occhio, in termi-ni di espositori e visitatore, degli annipassati.Colpa della crisi generale che attana-glia il Paese o la causa è da ricercarenella mancata presenza delle princi-pale aziende del beverage nazionale?Probabilmente sia l’uno e l’altro. Tut-tavia, nonostante l’edizione in tono ri-

dotto, il consorzio U.DI.AL. ha fatto lasua parte fino in fondo e “sfruttato” almeglio la sua presenza nella kermes-se Riminese.Nei giorni cloù della fiera nello standera presente il vertice U.DI.AL. algran completo: il presidente AntonioArgentieri, il General Manager LuigiCetrangolo, Cosimo Altavilla respon-sabile CRM, Massimo D’Angela Re-sponsabile Amministrativo (nella fo-to), Luigi Buzzerio Responsabile dellasegreteria e Giuseppe Rotolo per ilmarketing.Una presenza massiccia che rende lacifra delle capacità e potenzialità delGruppo U.DI.AL. Un gruppo che perorganizzazione, presenza nei luoghi enei momenti che contano, è sempreun passo avanti.

Valorizzare gliaccordicommercialiProcedono spedite in sede le attivitàdi rinnovo contratti per l’anno 2008.Al momento in cui questa rivista va in

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stampa sono state incontrate ben 35aziende con tutte (o quasi) il confron-to è stato propositivo e costruttivo e fi-nalizzato a stringere accordi che pos-sano veramente incidere nelle attivitàcommerciali dei soci.Oltre agli accordi commerciali sonogià state messe in cantiere 8 interes-santi attività promozionali e di taglioprezzo.Sempre a proposito di accordi com-merciali, fra le novità del 2008 vi è ilnuovo folder utilizzato per inviare icontratti stipulati dalla sede, in perife-ria ai soci.Il folder, la cui copertina simbolica-mente riporta una stretta di mano cheattesta quanto per U.DI.AL. sia impor-tante e fondamentale un’armoniosa ecostruttiva collaborazione con l’indu-stria, nella parte interna riporta lecondizioni contrattuali periferiche in-sieme a un commento dell’aziendacontrattizzata. Una serie di informa-zioni utili sull’azienda e sui prodottiche offre, i punti di forza degli stessi,le caratteristiche, il migliore posizio-namento, le opportunità che possonogarantire allo stesso distributore. Nonmancano nello stesso folder una seriedi suggerimenti e raccomandazioniche lo stesso consorzio U.DI.AL. invoce del suo presidente Antonio Ar-gentieri e del General Manager LuigiCetrangolo, hanno ritenuto opportu-no rivolgere ai propri soci attraversola stesura di un testo che di seguito ri-proponiamo integralmente: «Le con-dizioni, le promozioni e gli sconti ri-servati ai distributori associatiU.DI.AL. che troverete all’interno delfolder contratti, sono il risultato dellecapacità negoziali del management

U.DI.AL. e allo stesso tempo esprimo-no la volontà delle aziende produttri-ci di dare fiducia al Consorzio e aisuoi associati, una fiducia che possa,attraverso una collaborazione propo-sitiva, fronteggiare le problematiche ele difficoltà che il mercato riserva.È questo lo spirito con il quale sonostate definite le condizioni contenutenel presente contratto e pertanto atti-varlo, consolidare ancor più e meglioi rapporti commerciali con le aziendeche l’hanno sottoscritto, promuovernei prodotti - tutti selezionati per le spe-cifiche esigenze di qualità e assorti-mento - per i soci U.DI.AL., oltre cheun dovere, deve rappresentare unagrande e irrinunciabile opportunitàper svilupparele proprie atti-vità e progre-dire sul merca-to.Il 2008 si pre-senta come unanno difficile,che parte “conil freno a manotirato”, come siè avuto mododi dire nel cor-so del 2° Mee-ting U.DI.AL.del 7 febbraioscorso, perquesto motivoè sempre piùi m p o r t a n t e ,strategico e ir-r inunciabi le,collaborare e stare vicino a quelleaziende che sono vicine ai distributo-ri U.DI.AL.».

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Profondo Rosso.Il grossista di bevande ha rappresenta-to, e rappresenta, la spina dorsale delsistema commerciale del fuoricasaitaliano. Una spina dorsale che a direil vero negli ultimi tempi è parecchiodolorante. Per lui, la realtà del merca-to negli ultimi 20 anni è decisamentee repentinamente cambiata. Parados-salmente stravolta, specialmente perquanto riguarda la gestione del credi-to. Forse non tutti sanno che una vol-ta (bei tempi quelli) il grossista lavora-va per contanti.Avete capito bene: contanti, cioè sol-di alla mano. O se volete possiamodire cash, per essere più moderni.

Una condizione commerciale privile-giata che si accentuava se il grossistaera magari un concessionario di qual-che famosa birra nazionale.Qualcuno, ora, potrebbe trovare inve-rosimile queste affermazioni e magarimalignare sul fatto che chi scrive ab-bia dato fondo a qualche bottiglia diliquore. Ma chi scrive è sobrio, garan-tito. Che un tempo in grossisti se la pas-sassero meglio è nella comune me-moria di molti. Allora tutto era piùsemplice e i soldi giravano bene. Quando andava in consegna presso ipunti di vendita, che fossero bar o ri-storanti, non doveva manco aprirbocca che l’esercente era lì prontissi-mo a pagare sull’unghia.Aggiungendo pure tante grazie e cafféofferto. Inoltre, a quei tempi e conquel sistema, per il caro vecchio gros-sista, i privilegi non finivano li.Con i soldi in tasca dei suoi clienti,considerando che l’industria fornitricepoteva pagarla con comodo, sprizza-va liquidità da tutti i pori, e non soloper quello che vendeva.Una danarosa condizione che lo ren-deva il beniamino delle banche, il pu-pillo dei direttori, l’idolo dei cassieri.Quando si recava negli Istituti di cre-dito con la sua aura di grossista di be-vande, e per di più concessionario diquella tal famosa birra nazionale, ifunzionari lo accoglievano sfoderan-do i migliori sorrisi.Il direttore se lo coccolava come lagallina dalle uova d’oro e lo ricoprivadi complimenti.Bei tempi. Altri tempi, però. Oggi ètutto cambiato, stravolto e capovolto,per i grossisti la gestione del credito è

Il grossista di bevande anno 1980

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una spina nel fianco. Quando va in consegna è già tanto serecupera le somme delle fornitureprecedenti, semprechè il gestore (chedeve), non si sia momentaneamente eopportunamente allontanato.Se va bene acchiappa un postdatato anovanta giorni. Il caffé offerto è unararità.Invece è sempre più frequente il pian-to del barista che, dopo aver promes-so che pagherà, si lamenta dei prezzi,decisamente più alti, rispetto a quelCash&Carry che sta sulla provinciale,dove, ci tiene a dire, anche quella fa-mosa birra nazionale di cui il grossistaè, nientemeno concessionario, la tro-va con un prezzo inferiore di almenodue euro a cartone.A fronte di tali argomenti il caro vec-chio grossista si arrende, ingoia il ro-spo e concede il credito con la spe-ranza di conservare il cliente.Ma, purtroppo, lavorare senza liquidi-tà è difficile, praticamente impossibi-le. Per andare avanti è costretto a ri-volgersi alle banche. E non certamen-te per fare un deposito come gli capi-tava vent’anni prima, bensì per chie-dere soldi in prestito.E qui la faccenda si complica.Provasse un grossista di bevande, og-gi in epoca Basilea 2, con la crisi checircola ad andare in banca a chiedereun ampliamento di fido o cose del ge-nere.Se è un latifondista, certo, non ci so-no problemi, ma se invece, come ipiù, è un onesto operatore che hasempre vissuto della sua attività, af-francandosi si è no il deposito dovelavora, la casa di famiglia e poco altroancora, ebbene allora è dura.

E’ proprio dura.Oggi quando si reca in banca per labisogna viene accolto con un certodistacco. Niente sorrisi né smancerie,alla sua presenza lo stesso direttoremantiene debitamente le distanze fa-cendo attenzione a non lasciar traspa-rire sul volto il minimo segnale diapertura. Insomma è una maschera dicera. Poi, non appena il bisognosogrossista declama le sue funzioni:“Sono un grossista di bevande con-cessionario di quella famosa birra na-zionale e vorrei aprire un conto cor-rente con affidamento...”, quella sfin-ge di direttore, furtivamente, pigia ilbottone rosso delle rapine che tienesotto la scrivania. Scatta l’allarme con

Il grossista di bevande anno 2008

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Oggi come oggi,il grossista dibevande dagli

Istituti dicredito è visto

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rischio, un tipoda tenered’occhio.

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tanto di sirene e lampeggianti, inter-viene prontamente la vigilanza cheindividua nel grossista il potenzialepericolo e senza mezzi termini loneutralizza buttandolo fuori con uncalcione nel posteriore.Che tempi ragazzi, e che modi, e so-prattutto... che amarezza!D’accordo, il racconto è stato apposi-tamente colorito e vi abbiamo calcatola mano, ma nella realtà il succo del-la questione non cambia: oggi comeoggi, il grossista di bevande dagli Isti-tuti di credito è visto come un sogget-to a rischio, un tipo da tenere d’oc-chio. Non certo perché è un disone-sto, per carità, piuttosto perché negliultimi tempi le dinamiche economi-che e di mercato lo mettono in gran-de difficoltà complicandogli maledet-tamente la vita. Per lui certe giornatesono lunghe e penose.Tornando a parlare di banche, un paiodi volte alla settimana quando va be-ne, giunge la puntuale telefonata delfunzionario che lo prega (o gli intima)di rientrare del fido. Solitamente sonotelefonate che arrivano la mattina pre-sto, e già compromettono l’umoredella giornata. Poi va in consegna, c’èla lista dei prodotti da consegnare ec’è pure la lista dei crediti da riscuo-tere. Come andrà la finire lo abbiamogià scritto prima, alla fine del giro lalista dei sospesi sarà più lunga. Torniamo a dire: è dura. E purtroppo,per il caro, vecchio e buon grossista,non è finita.Dopo una giornata del genere, torna acasa, e cosa rischia di trovare nellacassetta delle lettere?Indovinate un po’?Un volantino. Uno di quelli che met-

tono in giro ipermercati e Cash&Carrycon offerte super stracciate.Potete ben immaginare, perché aqualcuno è gia capitato, che alla solavisione del volantino sta male, e il suoumore da grigio diventa nero inchio-stro.Lo apre come aprirebbe brandelli dicarta igienica usata, con una smorfiadi disgusto e di disprezzo, intuendoprobabilmente cosa ci troverà sopra.La birra, di cui lui è nientepopodime-no che concessionario, in promozio-ne, a quasi tre euro in meno di quan-to non la pagherebbe lui stesso diret-tamente dall’industria. E la trova davvero. Quella notizia ècome un cazzotto nella bocca dellostomaco. Una mazzata micidiale.Un dolore atroce, una delusione co-cente che si trasforma in una incazza-tura bestiale che gli fa passare del tut-to quel poco di appetito che aveva.Dormirà poco quella notte, chieden-dosi mille volte cosa fare l’indomani.Chiamare l’azienda birraria minac-ciandola di rinunciare alla concessio-ne? Oppure andare in quelCash&Carry a caricare quella birra instraordinaria promozione? A quasi tre euro al cartone in meno gliconviene. Sarà costretto a pagarepronta cassa e il suo conto in bancapoi segnerà ancora più, profondo ros-so. Fa niente! Il rosso, per il caro vecchiogrossista, è ormai un colore familiare,così familiare che alle prossime ele-zioni, ha deciso: voterà Fidel Castro,chissà che con la “nazionalizzazione”del mercato Ho.Re.Ca. certi probleminon vengano risolti.

Rino Punzo

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Il vino lo portoio! Frase tipicadi chi è invitatoa cena. Ma laconsuetudine

non rimane nellemura domestiche

e diventa unfatto di moda in

alcuni localiamericani.

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Il vino lo porto ioIl vino lo porto io! Frase tipica di chiè invitato a cena. Ma la consuetudinenon rimane nelle mura domestiche ediventa un fatto di moda in alcuni lo-cali americani. Parliamo dei Byob diPhiladelphia (bring your own bottle)locali dove il cliente porta il propriovino preferito.In origine il fatto di portare il vino dacasa non era una tendenza, ma unaconsuetudine dettata da esigenze par-ticolari.Questi ristoranti, infatti, anni fa eranolocali senza licenza per gli alcolici, incui gli avventori si recavano per man-giare portandosi dietro da bere.Oggi questa tradizione nata dallacontingenza e rispolverata alla lucedei capricci moderni, alletta i mo-daioli e soddisfa chi, semplicemente,è affezionato ad un gusto preciso alquale non vuole proprio rinunciare.

Al Canada piace ilvino made in ItalyVinitaly (Verona, dal 3 al 7 aprile) al-

la sua 42esima edizione. Molte le no-tizie sul mondo vino che anticipano ilpiù grande salone dedicato alla vini-viticoltura e all’enologia. Una buonanotizia è quella del buon posiziona-mento dei vini italiani sul mercato ca-nadese (32 milioni di abitanti). Secon-do i più recenti dati del Monopoliopubblico sugli alcolici della regionedell’Ontario (12 milioni di abitanti,più di un terzo dell’intero Canada) nel2006-2007, i vini nostrani si sono col-locati al terzo posto negli acquisticomplessivi degli Ontarians. Tra i pro-duttori europei conosciuti dai cana-desi, l’Italia è il primo. Piace soprattutto il vino rosso (l’incre-mento è stato del 36%). I vini a deno-minazione d’origine sono cresciuticomplessivamente del 33,9%.

“Dimmi cosa mangi” RiminiFiera, in occasione della 38°Mostra Internazionale dell’Alimenta-zione, ha presentato l’annuale ricercasui consumi extradomestici italiani edeuropei dal titolo “Dimmi cosa man-gi” elaborata da NOMISMA. Ecco un po’ di numeri interessanti sucui riflettere:

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L’Italia, Paesedi vini e

spumanti, nel2007 ha

superato i 10milioni di

bottiglie diChampagneimportate,

classificandosi,nella lista deimigliori clienti

della produzionefrancese, al

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La ristorazione ha prodotto un fattura-to 65,7 miliardi (2007) e la spesa perla ristorazione fuori casa, insieme aquella per gli alberghi, rappresenta il9,5% del totale della spesa delle fa-miglie. Quanto spende chi mangiafuori casa? Tagli al portafogli per la ce-na di lavoro (17 ero a persona), piùlarghi di manica se si esce per andarein ristorante o pizzeria per piacere(una media di 22 euro a persona). Undato curioso che emerge dalla ricercaè il tipo di compagnia che si desideraa cena, una tendenza marcata cheogni gestore può verificare di personae di cui può prendere atto per la pro-pria offerta: quattro consumatori sudieci vorrebbero il marito o la moglie,solo uno su dieci gli amici. Menu dei vini e menu delle acque,questa la tendenza futura nell’offertadei ristoranti secondo PianteBirra,lente d’ingrandimento delle abitudiniemergenti del beverage. I clienti sem-pre più esigenti staranno attenti a sce-gliere anche l´acqua da abbinare adogni piatto.L´acqua leggermente effervescente,ad esempio è ottima per un antipastodi pesce, perché “pulisce il palato”per le successive pietanze, come haspiegato Leonardo Calbucci, barmane maitre. Diversamente, per torte al cioccolatoo budini, ci vuole un’acqua piatta (li-scia) e dolce.

Cresce la domandaitaliana diChampagne Nel 2007 la domanda di champagneè migliorata registrando valori in cre-scente aumento. 150,9 milioni di bot-tiglie sono state spedite in oltre 190Paesi, le esportazioni, che rappresen-tavano all’inizio degli anni ‘80 un ter-zo delle spedizioni totali, raggiungo-no oggi il 45%. I volumi sono triplica-ti. L’Italia, Paese di vini e spumanti,nel 2007 ha superato i 10 milioni dibottiglie importate, classificandosi,nella lista dei migliori clienti dellaproduzione francese, al 4°posto.Rispetto al 2006 la crescita dell’im-portazione è aumentata del 10,9%.Notoriamente sono gli inglesi i mi-gliori clienti per la Francia(38.957.205 bottiglie), mentre si po-sizionano tra i primi dieci gliStati Uniti(21.722.220 bot-tiglie) e la Ger-m a n i a( 1 2 . 9 1 4 . 4 0 6bottiglie).

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