DUCATO 9

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    ilDucatoP e r i o d i c o d e l l I s t i t u t o p e r l a f o r m a z i o n e a l g i o r n a l i s m o d i U r b i n o

    Mensile - 13 dicembre 2013 - Anno 23 - Numero 9

    Ducato on line: ifg.uniurb.it

    a pagina 8

    a pagina 12

    a pagina 16

    Iscrizioniin aumento:buon segno

    UNIVERSIT

    Profondo neroper il modellomarchigiano

    REGIONE

    alle pagine 6 e 7

    Io e questi anniterribili. Viverein tempi di crisi

    STORIE

    Solo la Reteci porterfuori dalla crisi

    MEDIA

    LEDITORIALE

    Il primo a vedere una luce in fondo altunnel era stato, pi di un anno fa, lexPresidente del Consiglio Mario Monti. Il

    tunnel quello della crisi economica che stasoffocando aziende e famiglie. Ora il mini-stro Saccomanni che parla di altri bagliorisostenuto da Letta, che annuncia unaripresa a portata di mano sulla base disegnali macroeconomici che non si vedonoe non si toccano. Purtroppo i numeri dico-no il contrario. Bene che vada nel 2014 pas-seremo dalla recessione alla stagnazione. LeAgenzie di rating e il Fondo monetario inter-nazionale parlano di un Pil (prodotto inter-no lordo) inchiodato allo 0.5% e le stesseprevisioni del Governo, che indicano unacrescita superiore all1%, sono state smenti-te dalla Corte dei Conti.Sembra di rivivere lo spassoso dialogo fraMezzacapa (lo storico rivale di Tot e Peppi-

    no) e i due contadi-ni ai quali spiegavail clima milanese:A Milano quandoc la nebbia non sivede. Perbacco echi la vede questanebbia?. Nessu-no. Alla fine Tot chiede: Ma se i milane-si, quando c la nebbia, non vedono, comesi fa a ve dere che c la nebbia a Milano?.

    Altro che luce! In cinque anni il tasso di dis-occupazione raddoppiato. I consumi crol-lati. Le tasse sono a livelli record. Sonoaumentate le diseguaglianze sociali e lapovert. Gli esperti ci dicono che dovremo

    abituarci a vivere con meno risorse. Menosoldi in tasca. Essere pi poveri.Ecco la parola che fa paura: povert. Ma

    dovremo farci l'abitudine. Non siamo pi il

    calabrone che vola-va. Siamo a terra,schiacciati a terra. Eforse dovremorestarci ancora permolti anni. Perfinoquesta nostra picco-la regione, appartata

    e laboriosa, capace di inventarsi un propriooriginalissimo modello produttivo (ilmodello marchigiano studiato e teorizza-to dal prof. Fu) sta conoscendo un declinoindustriale senza precedenti. Il timore chenon sia una crisi ciclica al termine dellaquale c sempre la risalita. Edmondo Ber-selli, nellultima pagina del suo libro LEco-nomia giusta drammaticamente lapida-rio: Basta illusione e propaganda. La ripre-sa non ci sar. Dobbiamo rassegnarci a unfuturo meno opulento, a stili di vita pi

    spartani? Qui a Urbino e nella Provincia cisono i segnali di ripresa di cui parlano Lettae Saccomanni, oppure no? Questo numerodel Ducato dedicato alla ripresa che cma non si vede. I nostri giornalisti prati-canti sono andati a cercare dati, testimo-nianze, indicazioni sulla realt del nostroterritorio, dove per la verit la cri si statameno devastante. Urbino non una cittindustriale. Vive sul terziario e sul turismo(per la verit sfruttato solo in minimaparte). LUniversit (che sta superando lerecenti difficolt economiche e aumenta ilnumero degli iscritti) ha limitato e attenua-to le conseguenze. Proponiamo insommauna radiografia sulla nostra realt produtti-va. Il quadro che emerge non edificante.Ma alle soglie del Natale e del Nuovo annolasciamoci almeno un filo di speranza.Auguri.

    Unintera regioneviaggia nella nebbia

    Dov

    la ripresa?

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    ilDucato

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    Marche, cosa resta

    di una regione felix

    Cig record per 14 milioni e mezzo di ore

    Industria, artigianato, terziario: la crisi ha colpito tutti i settori

    D

    ic ia ssettemil apersone nelleMa r che n o nprendono lo sti-pendio da luglio.Sono lesercito

    silenzioso dei cassa integratiin deroga: operai di piccoleaziende, artigiani, agricoltori eimpiegati che non rientranonella cig ordinaria e che da ci n-que mesi non ricevono gli 800euro mensili che gli spettanodi diritto. La Regione non hapotuto pagare perch i soldisono finiti. Cos, mentre sem-pre pi aziende fanno ricorsoagli ammortizzatori sociali pernon licenziare i loro dipenden-ti, questi ultimi si ritrovano alavorare gratis.Alle Marche dovrebbero pre-sto arrivare 10 milioni di euroma temiamo che non sianosufficienti spiega Valter Rec-chia, responsabile lavoro diCna, confedera-zione nazionale

    dellartigianato- siamo moltop r e o c c u p a t i .Secondo i nostricalcoli, se nonvengono stan-ziati altri fondinon arriveremoalla fine dellan-no. Il 28 novem-bre c stato unincontro tra laRegione Marchee tutte le partisociali, ma non si conclusonulla e i lavoratori continuanoa restare senza stipendio.

    Ad aumenta re sono invece lerichieste di cig in deroga. I datiaggiornati ad ottobre del-lInps, lIstituto Nazionale diPrevidenza Sociale, mostrano

    un quadro allarmante: nel pri-mo trimestre 2012 sono statepresentate dalle imprese 2.411domande per 12.332 lavorato-ri. Nello stesso periodo del2013, invece, le richieste sonostare 4.307 per 21.039 lavora-tori. L82,3% in pi.Da gennaio a maggio 2013 leaziende che nelle Marche han-no chiesto questo tipo di am-mortizzatore sociale sono sta-te 4.402, mentre le ore di cassaintegrazione hanno sfiorato i 4milioni per un totale di 33 mi-lioni di euro. I fondi stanziatihanno coperto le ore di Cig fi-no a maggio - continua Rec-chia solo a novembre i lavo-ratori hanno ricevuto lo sti-pendio del mese di giugno.LEbam, ente bilaterale arti-

    giani Marche, si offerto di pa-gare il 20% delle ore richiestedalle imprese proprio perchla Regione temeva di non ri-uscire a coprirle. Ma tutto an-

    cora fermo, spiega Recchia.Tra le province marchigiane,quella di Pesaro-Urbino pre-senta i dati peggiori con 4.837lavoratori in cig in deroga,1.063.196 ore e 1.213 aziendecoinvolte per un totale di8.912.645 euro. Da gennaio amaggio 2013 si registrato un

    aumento del 75% delle richie-ste.Secondo Carla Balducci, sin-dacalista della Cgil la nostraprovincia era il fiore alloc-chiello della meccanica e delmobilificio ma da anni ormaimolte aziende sopravvivono afatica. A sommare le ore di Ci gin tutti i settori e in tutta la Re-gione, c da farsi venire i brivi-di: il pi colpito quello del-lartigianato: le ore di cig pergli artigiani marchigiani sonostate 9.193. 861. Segue il ter-ziario con 3.524.775 ore e lin-dustria con 1.810.099. Pur-troppo non siamo in grado didire cosa succeder nel 2014 -continua Balducci - la realt

    che le r isorsestanziate dal go-

    verno sono po-che e linstabilitpolitica del no-stro Paese rendetutto pi difficile.I lavoratori incassa integrazio-ne in deroga sonomigliaia. La mag-gior parte di loroha una famigliacon figli piccoli.S o p r a v v i v o n ograzie alla pen-

    sione dei genitori ma una si-tuazione che non potr conti-nuare per sempre. Il rischio che prima o poi vengano licen-ziati.Secondo i dati Istat elaboratidalla Cna e dalla Confartigia-nato da ottobre 2012 a ott obre

    2013 nelle Marche 19.000 per-sone hanno perso il posto di la-voro. Proprio come successoa Barbara Vegli, 45 anni: lavo-rava in una carpenteria a Pesa-ro, poi nel 2012 entrata incassa integrazione in deroga eun anno dopo stata licenzia-ta. Mio marito impiegato inuna concessionaria. Anche luida settembre in cig e da tremesi non prende lo stipendio.Per noi stata unaltra tegolain testa. successo tutto in po-chi mesi e ancora non ce nerendiamo conto. Abbiamo duefigli di 11 e 9 anni, raccontaBarbara. Per ora ci aiutano inostri genitori pensionati. Lanostra pi grande paura checi portino via la casa: abbiamochiesto la sospensione del mu-

    tuo, ma prima o poi dovremoricominciare a pagare. Possia-mo solo sperare che le coseprima o poi vadano meglio. tutto quello che ci resta.

    Giovanni, cassintegrato di 48 anni, confessa

    S, sono un forcone

    Sono diventato

    un forcone per-ch non ne pos-so pi dopo tre anni dicassa integrazione in de-roga. Giovanni, 48 anni,ha iniziato a lavorare nelcantiere navale di Fanoquando era ancora un ra-gazzo. Una vita passata arivestire di resina gli

    yacht, a costruire bar-che. Ogni mattina parti-va da Urbino e tornava lasera tardi da sua moglie esua figlia. Fino al 2011,quando il cantiere entrain crisi e mette tutti i suoi180 dipendenti in cassa integrazione in dero-ga. Per Giovanni e la sua famiglia significa ri-dimensionare le spese, rinunciare alla pizza ilsabato sera, alla vacanza di Ferragosto. Tuttosommato un sacrificio accettabile. Limpor-

    tante avere ancora un lavoro, si ripete Gio-vanni.Poi, a gennaio 2013 la situazione peggiora: alui e a tutti i suoi colleghi viene fatto un con-tratto di solidariet, met stipendio lo pagalazienda in base alle ore effettive di lavoro elaltra met lInps. Peccato per chelIstituto nazionale di previdenza sociale disoldi non ne ha pi e Giovanni e la sua fami-glia si ritrovano a vivere con 400 euro almese. da luglio che facciamo con fatica questavita. Ormai mi chiamano per lavorare solo10 giorni al mese, racconta Giovanni.Trascorro le mie giornate a casa, non possoneanche trovare un altro posto di lavoro: hosubito due interventi al cuore, ho unernia esono invalido all 80%. Trovare un impiegoper uno della mia et e nelle mie condizioni quasi impossibile. Mia moglie fino a qual-che tempo fa faceva la pizzaiola in un localea Montecchio, vicino ad Urbino, ma stata

    licenziata, continua Giovanni. Riusciamoad andare avanti grazie alla pensione di miamadre che quando pu ci d una mano. umiliante, per, doverle chiedere aiuto.Cos, ormai da un anno e mezzo che non

    possiamo pi pagare

    laffitto di casa. Abbiamo paura di per-dere la nostra abita-zione, afferma conamarezza.Mia figlia ha 11 anni,capisce la situazionein cui ci troviamo ma sempre difficile dirleche non ci sono i soldiper il corso di patti-naggio o per la cenacon le sue amichette.Questanno non socon quali soldi farle ilregalo di Nata le. ar-rabbiato Giovanni

    quando racconta la sua storia di cassa inte-grato in deroga: A questi politici, a questaclasse dirigente, io non chiedo pi nulla. Do-po quasi tre anni di rinunce e sacrifici, orapretendo che qualcosa cambi. Per questo

    entrato nel movimento dei forconi: insiemead altri disoccupati e a giovani precari scesoin piazza a Urbino per far sentire la sua voce.Hanno piantato due stand, stampato dei vo-lantini e appeso uno striscione Non ci rap-presentate pi. Basta. Giovanni e tutti gli al-tri non si rassegnano anche se di promesse edi slogan urlati prima delle elezioni e poi su-bito dimenticati, ne hanno sentiti tanti. difficile mantenere viva la speranza. Perora la nostra azienda ci ha detto che anche nel2014 resteremo in cantiere, ma il timore di es-sere licenziati, di perdere quei pochi soldi checi danno al mese c e non posso nasconder-la. Non immagino il mio futuro: so che se lecose non migliorano, io e la mia famiglia nonavremo un domani - dice Giovanni- quelloche mi manca di pi non sono le cose mate-riali. Di quelle posso fare a meno, ormai sonoabituato. Ci che fa pi male la sensazione diaver perso un po della mia dignit. Passo igiorni a giocare davanti al computer, a guar-

    dare la televisione e aspetto quei dieci giornial mese in cui torno ad essere una personanormale, un lavoratore come lo ero qualcheanno fa. Nessuno dovrebbe vivere cos .

    (m.g.l)

    MARIA GABRIELLA LANZANell foto a lato

    un operaioa lavoro

    nel cantiere diPorta Santa Lucia

    In bassoil signor

    Giovanni Aigotti

    La famiglie

    in difficolt

    sopravvivono

    solo grazie

    ai risparmi

    accumulati

    dai nonni

    a

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    CASSINTEGRATI

    Cinque annie in duemila

    vanno a spasso

    Osservatorio del Lavoro

    Il quinto anno di crisi consecutiva costa aUrbino quasi duemila lavoratori. A rive-larlo lanalisi dellOsservatorio provin-ciale del mercato del lavoro. Secondo idati, le assunzioni registrate dal centroper limpiego della citt ducale a inizio

    dicembre sono state 8.099, a fronte delle oltrediecimila registrate nellanno precedente.Frena il lavoro in tutti settori, un trend chericalca quello che sta accadendo in tutta laprovincia.Entriamo nel dettaglio. A fronte delle oltre otto-mila persone che sono state assunte, quasi al-trettante sono tornate a casa. Nel 2013 sono sta-te infatti 8.824 le cessazioni di attivit lavorati-va, oltre 1300 in meno rispetto allanno prece-

    dente, quando avevano toccato quota 10.194.Un dato che pu sembrare positivo, ma che sve-la una realt pi cruda. dovuto allincapacitdel mercato di trattenere i lavoratori - spiegaPaolo Carloni, responsabile dellOsservatorio perch non ce la fa a dare lavoro a tutte questepersone. Che le assunzioni siano diminuite si-gnifica invece che sono stati sottoscritti menocontratti.Ci sono alcuni settori che sembrano soffrire dipi. Primo su tutti il manifatturiero, affondatoulteriormente negli ultimi dodici mesi: dai2.055 assunti nel 2012, la discesa a picco arri-vata ai 1.618 del 2013. Un primato che mina iltessuto imprenditoriale della provincia, dasempre fatto da piccolissime imprese chehanno retto tutta la vita economica. Il pesofiscale e la crisi - ancora Carloni - le hannospazzate via come uno tsunami. Penso a tuttele fabbriche del distretto del mobile o ancora aquelle di cantieristica navale. In questi pochianni sono colate a picco.

    Sono negativi anche i dati riferiti al commercioallingrosso e al dettaglio e alla riparazione diautoveicoli e motocicli. Qui le assunzioni sisono praticamente dimezzate: a fine 2013 sonosolo 346, contro le oltre 600 registrate perognuno dei due anni precedenti.Rimangono sostanzialmente invariate leassunzioni per un settore come quello di cavee miniere: nellultimo anno si sono persi dodi-ci posti, passando dalle 34 assunzioni del 2012alle 21 di questanno. Al ribasso anche il setto-re di istruzione e comunicazione, uno dei pirilevanti bacini lavorativi per Urbino. Qui il2013 ha mangiato 178 posti, passando dai1762 assunti dellanno scorso ai 1584 di que-stanno. Se allinizio della crisi alcuni settoritenevano commenta Carloni - altri eranoaddirittura in controtendenza, primi tra tuttiquello della ristorazione e quello turistico. Oraanche questi sono arrivati allo stremo. Infineva male anche sul fronte contratti, anche se si registrata una piccola inversione di rotta.

    LOsservatorio ha infatti notato una riduzionedei contratti flessibili, mentre aumentano gliaccordi a tempo determinato. quello che noichiamiamo effetto Fornero spiega ancoraCarloni - i datori di lavoro percepiscono delleagevolazioni per questa formula, mentre per iprogetti a chiamata ci sono molti svantaggi.Pur di accedere agli incentivi, le aziende assu-mono a tempo determinato, ma capita che lofacciano per tempi brevissimi. Parliamo dicontratti anche di un mese. Tuttavia, continuaanche la stipula di contratti a chiamata e a pro-getto nelle formule pi precarie e con tempilavorativi sempre pi brevi, per cui perdere illavoro continua a essere molto, troppo facile.Soltanto nel 2008 il tasso di disoccupazionenella provincia si attestava al 3,5%, un valoretutto sommato roseo. Oggi, secondo i dati for-niti dallOsservatorio, siamo oltre gli otto puntipercentuali. E le previsioni dicono che nelprossimo aprile si potrebbe toccare il 9%.Lunico fioco barlume sembra arrivare dal set-

    tore dellagricoltura, il solo, per questanno, aregistrare un saldo leggermente positivo. Maparliamo di piccoli numeri: soltanto 12 posti inpi rispetto allanno precedente, 61 rispetto al2011.

    Nella provincia di Pesaro eUrbino il saldo tra assunzioni ecessazioni delle attivit lavora-tive ancora negativo. Qui adestra i dati Istat mostranolandamento nellultimo trime-stre degli ultimi tre anni. Mel2011 il disavanzo stato di3.926 posti di lavoro, salitonel 2012 a 4.223. andatomale anche questanno, conun saldo fermo a 3.301.A Urbino i settori pi colpitisono gli stessi da anni: alprimo posto si conferma ilmanifatturiero, seguito dalli-struzione e dal turismo. Unicosettore con saldo positivo stato quello dellagricoltura,con 12 posti in pi nel 2013.

    I CONTI NON TORNANO

    MARTA MANZO

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    Sognando i conti in attivoViaggio tra 100 negozi del centro: 25 sono sfitti, quattro stanno per chiudere

    C chi, per sopravvivere, ha cambiato tutto, chi si arrende, chi spera che tornino i turisti americani

    Un viaggio per lestrade del cen-tro storico diUrbino per ve-dere e capire.

    Vedere i segnilasciati dalla crisi.Capire se ci sono segni di ri-presa. Giorno dopo giorno, ne-gozio dopo negozio, fino acontarne cento. E dei cento,trovarne chiusi e sfitti 25.Quattro stanno per chiudere.Gli altri sopravvivono, pochicontano su un bilancio in atti-vo.Tiene duro Extrabilia, in viaBattisti al civico 16. Il frigori-fero che un tempo ospitavaprosciutti e formaggi, oggi pieno di articoli di magia emaschere:. Prima avevo unpiccolo alimentari raccontail titolare, barba lunga e tshirtstampata poi con la crisi delsettore dovuta alla nascitadelle grandi catene di super-mercati, ho cambiato com-pletamente genere. Ora vivosolo grazie agli studenti,senza i quali dovrei chiuderee per i quali ho scelto questaattivit.Viv ere di aff itt o. A pochimetri di distanza c il Bazar

    Di Paoli sopravvive dal 1982con i suoi scaffali zeppi dioggetti di ogni tipo: minuta-glie e chincaglierie che vannodallidraulica ai piccoli elet-trodomestici, dalle bomboledel gas alle pentole.Il titolare Fabio Di Paola rac-conta che, come i suoi colle-ghi su quel lato di strada, fortunato: paghiamo unaffitto ridotto, intorno ai 300euro, allassociazione delLegato Albani che concedei locali dellomonimo palaz-zo. In via Mazzini, ad esem-pio, i proprietari speculano eguadagnano sugli affitti dellecase e quindi non si fannoproblemi a proporre locali di35 metri quadrati a prezzialtissimi, come 800 o 900

    euro al mese. un costoimmenso per i piccoli negozidi un centro cittadino quasivuoto.In via Mazzini ci sono sette lo-cali commerciali sfitti: a finenovembre ha chiuso un nego-zio di abbigliamento, qualchemese prima i due punti vendi-ta di sigarette elettroniche(durati meno di un anno). Alcivico 37, un cartello giallo an-nuncia: Liquidazione totaleper cessione atti vit. In vetri-na, profumi e prodotti di ma-keup. Alle spalle non pi diqualche anno di attivit.Ridateci i turisti. Se conti-nua cos, lanno prossimochiuderemo, saremo costret-ti. Paolo Foglietta ha apertola sua gioielleria al civico 62

    di via Veneto nel 1995 e men-tre parla guarda le mensoleilluminate del negozio, tra-boccanti doro e argento. Icentri storici sono in crisi e

    con loro i negozi tradizionali: arrivato il tempo di trovareil modo di incentivare i turistia venire a Urbino, creare unavera e propria cultura delturismo con gente preparatee capace. difficile riaprire il centrostorico alle persone se i nego-zi si spostano tutti fuori lemura, dice Francesca, titola-re di Trendy Casa. Vedo lapiazza svuotarsi pian piano racconta mente addobba levetrine per Natale e aspettoche qualcuno faccia qualco-sa. I turisti di cui tutti parla-no, qui ci sono solo destate.Per il resto dellanno, non sifa quasi nulla.Il turismo sognato quello de-gli americani che portavano idollari, quello che cera quan-do promettendogli un cam-bio favorevole, riuscivo anchea vendergli qualche oggetto:cos Vittorio Marcucci, lorafodi via Raffaello che ha deciso dichiudere a maggio del 2014dopo 54 anni e che ancora spe-ra di trovare qualcuno che rile-vi la sua attivit.Divieto di chiudere. GiuseppeUgoccioni, detto Jack, un eximpiegato del Comune e nonriesce a trattenersi: Si stavameglio quando si stava peg-gio dice infervorandosi per lachiusura del Koala, a pochipassi dalla bottega dellorafoMarcucci: con la liquidazionedei suoi oggetti di moderna-riato vintage, ceramica localee antiquariato, il proprietario

    Antenisco Bartolucci ripren -der a viaggiare.Resta il paradosso di chi,invece, vorrebbe chiudere manon ci riesce. Quasi un divie-to: Per chiudere dovrei ven-dere tutto quello che ho inmagazzino e in negozio: cor-nici, legno, vernici. E se purenon lo vendessi, comunquedovrei versare lIva spiega iltitolare di Cornici Durante, alcivico 99 di via Raffaello Aquesto punto, mi sacrifico etiro avanti. Anche se, senzalavoro, dura.

    Antichit, in piazza dellaRepubblica, un negozio diantiquariato che da mesiespone il cartello Affittasilocale. Stiamo cercando dicedere lattivit o di affittare illocale, ma non ci riusciamo:Maria Catia De Angeli ha pro-vato in tutti i modi a pubbli-cizzare la cessione del suonegozio, ma senza risultati.Il vecchio nuovo. Le vie du-scita, a questo punto sonodue:puntare sulla vendita onlineconsigliata da Amicucci Bell

    Arti, che da via Mazzini diffon-de la sua merce in tutto il mon-do ( lunico modo che abbia-mo per sopravvivere) oppurere-inventare di continuo ancheil mestiere pi antico del mon-do. Come fa Waletr Paolucci, ti-

    tolare della Gelateria Roma-na di piazza della Repubblica.Con il gelato caldo e i waffel e lecrepes, alla Romana il lavoroaumenta di anno in anno.

    VIRGINIA DELLA SALA

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    CENTRO STORICO

    Fermignano, lassalto dei supermercati

    Le botteghe resistono

    In un anno

    investimenti

    dimezzati

    Allarmante il confronto 2013-2012

    Alla fine del quin-dicesimo secoloun artista ignotodipinse un qua-dro intitolato Lacitt ideale che

    si pensa sia ispirato a Urbino.Forse al tempo lo era ma adistanza di 500 anni il titolole si addice molto meno,almeno per quanto riguardail commercio. Secondo i datiforniti dal Comune, infatti,nellultimo anno 20 attivithanno chiuso le saracineschee solo 9 hanno aperto, 7 sonostati i cambi gestione e icambi di sede. Come dire cheper ogni negozio che chiudene apre mezzo.Il confronto col 2012 rende lasituazione ancora pi allar-mante: avevanochiuso 22 attivi-t ma ben 20erano state rim-piazzate. In unsolo anno sisono dimezzatigli imprenditoridecisi ad inve-stire a Urbino esono aumentatiquelli chehanno deciso diandarsene (se siconsiderano icambi gestione,26 attivit nel2013 hanno abbandonato lacitt ducale).Per quanto riguarda i pubbli-ci esercizi (bar, ristoranti,pub) i numeri sono menocrudeli: nel 2012 sono state 2le chiusure, 4 le aperture e uncambio gestione. Nel 2013 lenuove attivit sono state 2 equelle che hanno cambiatogestione sono state 3.Secondo Egidio Cecchini,responsabile dellaConfcommercio di Urbino, ilproblema numerico non quello pi preoccupante,bisogna riflettere piuttosto

    sul dato qualitativo: Le atti-vit ci sono, magari sonostate rimpiazzate, non unaquestione numerica. Il pro-blema che alla fine il volu-me di affari e il volume occu-pazionale sono andaticomunque a scemare. Il valo-re complessivo che avevanoqueste attivit oggi dimeno".La tanto inflazionata crisieconomica ha inciso neldeclino del settore commer-ciale di Urbino ma ci sonoanche problemi legati al ter-ritorio stesso. I commerciantidel centro storico, per esem-pio, sono stati penalizzatidallintroduzione della Ztlche ha di fatto diminuito ilpassaggio di auto e motorini,

    quindi di potenziale cliente-la. Gi a marzo di questannoi commercianti lamentavanoun calo del 20% delle venditea causa dellintroduzione

    delle nuove norme sul traffi-co in citt. Da quel giorno,con lestate di mezzo (perio-do nero per Urbino perch glistudenti se ne vanno), lasituazione solo peggiorata.Il problema del commercio aUrbino un discorso generalema c' una difficolt in pi peril centro storico: i negozi pic-coli, il costo degli affitti, la pre-senza di una classe imprendi-

    toriale anziana fanno s chequi ci sia meno possibilit diinvestire e innovarsi - conti-nua Cecchini -Bisogna valo-rizzare la realt in cui si vivenon si pu pensare di restaresempre fermi. Bisogna ricon-quistare il centro storico e perfarlo c s la necessit di valo-rizzare le tradizioni come lu-

    niversit ma canche bisognod i i n n o v a r s i .Certi spazi cheoggi non hannopi possibilit disviluppo devonoessere riorienta-ti verso attivitche hanno pimercato. Unadecina di anni fa

    Urbino era il po-lo commercialedi riferimentoper tutto il terri-

    torio. Poi la realt del centrostorico si un po mummifica-ta e, soprattutto, sono cam-biati gli interlocutori: Biso-gna favorire il turismo spiegaCecchini non si pu star fer-mi in attesa che le cose torninocome prima. Ci sono impren-ditori che sono riusciti a inno-varsi ma quelli che continua-no a rivolgersi soprattutto airesidenti e poco ai turisti e aglistudenti sono destinati a soc-combere.Il modo per uscirne, secondo ilresponsabile Confcommercio, lunione che, notoriamente,fa la forza: Bisogna mettersi

    insieme per creare unimma-gine bella di Urbino. Organiz-zare un sistema virtuoso coin-volgendo tutti per cui un clien-te va in un negozio, gli vienedata una pergamena con i no-mi di altri negozi con sconti eofferte cosicch clienti chenon sarebbero mai andati inposto sono invogliati ad an-darci.Un altro nodo cruciale per ilfuturo della citt lo sviluppodei centri commerciali. Dueanni fa stato inaugurato ilConsorzio e sta per nascere ilsecondo polo commerciale aPorta Santa Lucia, vicinissi-mo al centro. Unoccasione oun problema? Noi stiamopromuovendo liniziativadoppio centro ossia il cen-

    tro storico e i centri commer-ciali. Per il bene del commer-cio queste due realt, che disolito si contrappongono,devono imparare a stareinsieme, conclude Cecc hini.

    Bisogna

    scommettere

    sulla

    innovazione

    Riconquistare

    le stradedel centro

    C la crostata oggi? Miofiglio mi ha chiesto lacrostata chiede unasignora appena entrata nella bottega. Oggi finita Franca, per chi ? Per Matteo? risponde

    da dietro il bancone la signora Anna, da 25anni nella sua bottega nel corso principale diFermignano. Si sente di una razza in estinzionela signora Anna. Lavora in una di quelle botte-ghe alimentari dove i clienti sono facce ami-che, conosce i loro nomi e quelli dei figli: Diecianni fa - dice la signora Anna - cerano quasi 20botteghe come la mia, oggi siamo in sei e con-viviamo con ben quattro supermercati. Lagrande distribuzione, di anno in anno, harisucchiato la clientela della bottega di Anna,soprattutto giovani coppie e studenti: Il picco-lo negozio alimentari comodo per gli anziani- dice Anna - Resistiamo grazie a chi vive intor-no a noi, i giovani sono sempre meno e preferi-scono supermercati e discount.Il Natale sembra ormai un periodo come unaltro: Pacchi e cesti regalo sono obsoleti - dice

    Anna- Siamo qui mani in tasca ad aspettareche le cose migliorino: di certo ci pieghiamo aquesta crisi, ma non ci spezziamo.Nella piazza del Comune c chi resiste da 50

    anni passando lattivit di generazione ingenerazione. Dentro Corbucci 1954 c unasignora anziana entrata solo per salutare, mapoco prima una famiglia uscita con alcunebuste piene di biancheria intima e un pigiama

    per bambini. La porta delnegozio resta chiusa perpoco tempo, il movimen-

    to c, anzi: Rispetto allo scorso Natale - dice latitolare, nipote di chi ha fondato lattivit -siamo ripartiti col piede giusto, novembre stato tremendo con tasse e Iva. Anche qui laclientela ha sempre pi spesso una certa et:Sono le mamme che entrano e comprano perlintera famiglia. Il clima tende allottimismo,rimanendo con i piedi per terra: Questannosiamo tornati a respirare.La torre medievale in fondo al corso principale, in penombra, gli addobi di Natale non vannooltre un grande abete davanti al Comune. Traun barbiere, una saracinesca abbassata e unfotografo, c un locale pieno di colori: A mettra una galleria e un negozio raccontaGianluca, il titolare oltre che autore di buonaparte dei quadri appesi alle pareti: Il corso sista spopolando e le prospettive non mi sem-brano buone, se non fossi proprietario del miolocale, per me sarebbe stato impossibile paga-re anche laffitto e rimanere aperto. Nel suolocale Gianluca dipinge, crea prodotti di arti-gianato artistico e propone gli oggetti di designfatti da altri che pi lo incuriosiscono: Mi sono

    diplomato allAccademia di Urbino, ho comin-ciato con una manciata di miei quadri, con iltempo mi sono allargato: oggi sono convintoche bisogna vendere anche su internet, manon voglio passare ore davanti a uno schermo.

    Nella foto

    grande

    un negozio

    di via Battisti

    In alto Piazza

    della

    Repubblica

    A sinistra

    linsegna di

    un negozio

    sfitto

    FEDERICA SALVATI

    GIOVANNI RUGGIERO

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    Io e gli anni terribiliIl venditore di scarpe, gli artigiani, le botteghe storiche, lorafo. I racconti

    Sono gli studentila ricchezza di Urbino

    Giovanni Matarrese e il suo Passo passo

    Costretto a chiudere,la citt senza identit

    Antenisco Bartolucci, titolare del Koala

    Giovanni Matarrese vieneda Napoli, ha 40 anni eda una decina vive ad

    Ancona. Nella vita vendescarpe cos come quattrogenerazioni della sua

    famiglia prima di lui. A novembre haaperto Passo passo in via Vittorio

    Veneto nel centro storico di Urbino.Chi non riesce a lavorare con 15 milastudenti che dalla mattina alla serapassano davanti alla propria vetrinadovrebbe farsi qualche domanda -dice Giovanni - Chi apre unattivitcommerciale solo perch ha un picco-lo capitale da investire non ha capitoche come in ogni mestiere ci vuole

    preparazione e studio. Prima dipiombare sulla citt ducale, il grupponel quale lavora Giovanni, una strut-tura di 80 persone con oltre 30 puntivendita sparsi in Italia, ha volutovederci chiaro: Ci siamo affidati auno studio commerciale per fareunindagine di mercato: abbiamo sop-portato una spesa iniziale, ma questoci ha permesso di fare un investimen-to mi rato.Sono passati trenta giorni dallapertu-ra nel centro storico urbinate e Gio-vanni ha gi di che essere soddisfatto:Le cose vanno molto bene e sto gipensando di aprire un altro puntovendita l vicino completamentededicato alla clientela giovanile. Li-dea di fondo di andare incontro aglistudenti universitari, spesso visticome un problema pi che una risor-sa: Non capisco i commercianti che

    trattano con ostilit gli studenti, unfenomeno che ho notato in pi occa-sioni nel centro e che di sicuro nonaiuta la propria attivit. la sceltaquindi proprio di puntare sugli stu

    denti, il pi delle volte con le taschevuote, ma che di camminare hannobisogno: Il periodo difficile pertutti, le famiglie fanno sacrifici permantenere i propri figli fuori casa perstudiare, ovvio - spiega Giovanni -che i nostri prezzi non devono supera-re pi o meno le 100 euro se vogliamoportare clienti nel nostro locale.Il Natale si avvicina, per il commercio di solito un periodo di grande attivi-t, ma secondo limprenditore napole-tano a guardare le strade del centrostorico di Urbino sembra un periodocome un altro: Noi abbiamo addob-bato la nostra vetrina per le feste, maper le strade le decorazioni sono scar-

    ne e poco attraenti, non sono dettaglida poco - ricorda Giovanni - da dovevengo io la competizione commercia-le forte, a Urbino temo che in tanti sisiano seduti sugli allori di tempi pas-sati.E opinione diffusa tra i commerciantidi Urbino che la grande distribuzionesia tra le pi grandi minacce del com-mercio al dettaglio. Per Giovanni sonoalibi che non reggono, anzi ne pro-muove lutilit proprio per la catego-ria: I locali in centro sono piccoli, noisiamo abituati ad almeno 1000 metriquadrati: un centro commercialeattaccato al centro come quello diporta Santa Lucia sar utile a chivuole ingrandire la propria attivit, alConsorzio invece non investirei per-ch l i clienti bisogna sperare che tiraggiungano in auto, gli studenti sispostano a piedi e sono attirati da

    supermercati convenienti e assortiti:per mentalit sono abituato a pensareche la gente devo attirarla io nel mionegozio, non aspettare che venganoda me. (g.r.)

    Su un tavolo di legno una radiodegli anni 50. Su una sediauna valigia da migrante dini-zio Novecento. Su una scatolauna pila di Topolino impolve-rati. Su una cassa c il model-

    lino di un autobus ninja.Una donna entra, si guarda intorno.Prende in mano un violino Stainer di fi-ne Ottocento, chiede il prezzo e lo posa.Poi vede una vecchia macchina da scri-vere, la tocca, ne sfiora i tasti con le dita,chiede il prezzo e la compra. Star be-nissimo nel mio studio dice.Siamo al Koala, un negozio molto notoad Urbino. Vende oggetti di artigianatoartistico e vintage, a met strada tra an-

    tiquariato e arte. Adesso, dopo 27 annidi attivit, sta per chiudere: La colpa della crisi che fa aumentare le spese e ri-durre le entrate dice il proprietario An-tenisco Bartolucci.Bartolucci racconta la storia del nego-zio: Negli anni 80 avevo trentanni eviaggiavo per il mondo con un gruppo diamici. Tornavamo a casa con lo zainopieno di oggetti darte provenienti daogni parte del mondo. Nel 1986 decisi divenderli in un negozio a Urbino e iniziaicon pezzi di artigianato peruviano.

    Allinizio i cittadini erano entusiasti.Per loro si trattava di oggetti nuovi eoriginali. Poi con il tempo ho iniziato avendere anche cose pi vicine alliden-tit artistica della citt, come stampe diUrbino, porcellana locale e articolidarte. Il Koala si cos riempito dilampade, gioielli, sculture, strumentimusicali e mobilio antico. Il negozio

    sempre andato bene. Almeno fino al2008. Da quel momento sono diminuitele entrate, la gente ha comprato sempremeno e anche pagare laffitto del locale diventato difficile, racconta Bartolucci .

    A Urbino- spiega- la ripresa sembra al-lontanarsi soprattutto per i negozi tra-dizionali e per quelli legati a beni ac-cessori. Il commercio in citt sta cam-biando - continua Bartolucci apronosolo bar, pizzerie e gelaterie e chiudo-no barbieri, calzolai e artigiani. Ci siprende cura solo delle persone di pas-saggio. Degli studenti e non degli abi-tanti.Un tipo di commercio che Antenisco de-finisce take away. Mordi e fuggi perchsoddisfa i bisogni temporanei delle per-sone.

    Antenisco precisa di essere contentoche la citt si piena di studenti. Credosolo che non ci sia abbastanza per fami-glie e bambini, dice.Bartolucci se la prende anche con lam-ministrazione comunale. Nel centrostorico si rotto lequilibrio tra ci ttadi-ni e ospiti. Urbino sta perdendo la suaidentit. Non pi una citt darte. Nonc attenzione al turismo e alle iniziati-ve artistiche.Il centro storico non valorizzato coneventi culturali e darte.Chiuder il prossimo 31 dicembre: il ne-gozio non vedr il nuovo anno. Cerco di li-quidare tutto con sconti che partono dal50%. Antenisco si guarda intorno, indicale ceramiche locali che lo circondano, levetrinette, le casse, le collane antiche, ibracciali e libri.Sul sito www.cinesichecomprano.com,ci sono un annuncio e un prezzo di ven-dita per il Koala: 29mila euro per unat-tivit con bassi cost i di gestione. Qual-che riga pi gi, la descrizione tradot-

    ta in cinese.Cosa far adesso? si chiede Bartoluc-ci: Ricomincer a viaggiare e a studiarearte. Non sar triste, perch tutte le co-se hanno un inizio e una fine (v.d.s.)

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    LE STORIE

    Vivere in tempo di crisidi chi combatte per tenere in vita la propria attivit. Ma non tutti ce la fanno

    A Natale la seconda vitadei negozi rimasti vuoti

    Artigiani a lavoro nel centro storico

    Adesso nessuno vuoleavere la mia licenza

    Vittorio Marcucci, orafo di via Raffaello

    Inegozi chiusi e abbandonatiriprendono vita: non pi simbolidi una crisi economica che nonha risparmiato nessuno (tanto-meno Urbino) ma luoghi diaggregazione e coinvolgimento.

    Sei tra i locali sfitti del centro citt siilluminano per le feste di Natale e ospi-tano artigiani che tengono laboratori diceramica artistica e cultura, ceramicadesign, tessitura a mano e lavorazionedi vetro di Murano; una seconda vitaper quegli spazi inutilizzati iniziatadomenica 8 dicembre e che durer finoall8 gennaio.Liniziativa dellamministrazionecomunale ed accolta ogni Natale con

    grande partecipazione dai cittadini econ favore dagli artigiani, per questo siripete ormai da molti anni.I locali vuoti sono messi a disposizioneda privati che, con la mediazione delComune o della pro-Urbino o anchetramite un rapporto diretto con gli arti-giani, li danno in affitto per un mese aprezzi concordati.Il fine principale di questo progetto far rivivere le strade di Urbino e riporta-re la gente in piazza, almeno durante lefeste, aveva spiegato lassessore allacultura Attilio Fini qualche giorno fadurante la presentazione del Natale aUrbino, iniziativa che prevede di valo-rizzare per un mese la citt con propo-ste come la Via dei Presepi e, appunto,i laboratori artigiani in citt.In effetti oggi Urbino sembra pi vita-le: passando per il centro storico sipossono osservare gli artigiani al lavo-

    ro nelle loro botteghe piene di colori e,in alcuni casi, i cittadini possonoimparare praticamente il mestiere.Sono stati organizzati anche dei labora-tori (come quello di ceramica) a misura

    per i pi piccoli che possono cos diver-tirsi a creare le proprie opere darte.Gli artigiani sono felici di essere utilialla rinascita di Urbino e soddisfatti delrapporto che si creato con la citt:Siamo qui per far vedere alla gente diUrbino le nostre attivit e poter portareun po di vita nelle strade - spiega Gian-carlo Toso, lunico artigiano veneto cheda 15 anni torna per tenere un labora-torio di lavorazione del vetro di Murano e i cittadini ogni volta ci ricercano. Seio mancassi quasi si sentirebbero offesiperch loro mi hanno dato tanto e iotorno ogni anno per dare a mia voltaqualcosa.Mentre lavora il suo vetro preziosissimo

    con la maestria dei tempi antichi, Gian-carlo Toso racconta il suo rapporto conla citt ducale che secondo lui moltosimile a Venezia per larte e la storia ein cui, dopo 15 anni, si fatto moltiamici. Solo per questo torna a Urbino,non di certo per il guadagno.Sulla crisi economica meglio sorvolare:Non parliamo di crisi dellartigianatoperch se io dovessi farmi i conti tra icosti e i ricavi non farei nulla di tuttoquesto: tra il viaggio da Venezia contutta lattrezzatura la seguito, il vitto elalloggio a Urbino non ho praticamentenessun guadagno. Vengo qui per un fat-tore quasi di amore, solo perch amoquesta citt.Ma come pu sopravvivere lartigianatoridiventando un punto di forza delleco-nomia della citt?Le persone non comprano pi gli ogget-ti che si trovano dappertutto e che sono

    tutti uguali conclude Toso ma qua danoi ci sono cose che non trovi da nessu-naltra parte, sono tutte cose fatte a mano.Lartigianato deve vivere sulla differenzae sulla particolarit. (f.s.)

    Magari! Magari ci fossequalcuno interessato afare lorafo. Mia figlia psicologa, mio figlioavvocato. Non hannovoluto seguire le orme

    del padre. Io cerco ancora di vendere lamia licenza. Ma oggi i giovani hanno altriinteressi. Non mi resta che chiudere.

    Vittorio Marcucci , orologiaio e orafo diUrbino da 54 anni, a maggio 2014 chiu-der il suo storico negozio. Cos, i localisfitti di via Raffaello diventeranno dieci.

    Vittorio ha 77 anni, due figli e due nipotiper i quali piange dallemozione.Da questa bottega ho visto scorrere la vi-ta di Urbino degli ultimi cinquantanni

    racconta - Tantissime attivit hannoaperto e chiuso. Mercerie, negozi di abbi-gliamento, agenzie immobiliari, botte-ghe.Pensa un attimo e aggiunge: S, hannochiuso davvero in tanti.Gli orologi a cuc del negozio suonanotutti insieme. Ricordo bene il giorno cheho iniziato a imparare il mestiere. Ero sta-to bocciato in seconda media e allora miopadre mi disse: Sai che c? Se non hai vo-glia di studiare, vai almeno a imparare ilmestiere da un mio amico.Il suo maestro era molto conosciuto aUrbino, era un artigiano della vecchiascuola. La prima settimana ho guarda-to quello che faceva racconta Marcucci- Cercavo di capire a cosa servissero gli at-trezzi e pulivo la bottega. Poi, dopo qual-che giorno, il maestro mi regal 150 lire emi disse questo non mica uno stipen-dio! solo un regalo perch come ap-

    prendista dovresti essere tu a pagare meper le cose che tinsegno.Una volta imparato il mestiere, Vittorioinizia ad aiutare lartigiano da casa. Ilmaestro mi aveva regalato gli strumenti.

    Fino al 1958 lho aiutato nel suo lavoro. Ri-paravo orologi, cambiavo ingranaggi, in-cidevo anelli. Poi sono partito per il mili-tare. Lho fatto per due anni, fino al 60.Quando sono rientrato in citt, ho aper-to il negozio con mio fratello.Marcucci non crede nella ripresa, macontinua a sperare: Io spero ancora,spero in Renzi! dice ridendo.Poi torna serio: La crisi ha colpito tutti.Per devo ammettere che il ceto medio quello che soffre di pi. Prima le personesi trovavano ancora qualche soldo in ta-sca a fine mese. Magari decidevano dispenderli nel mio negozio. Oggi, invece,si fatica e anche a pagare le bollette. Chiacquisterebbe un orologio o un gioiello a

    cuor leggero?.Gioca con la fede e mostra lincisione chec dentro: questa lho fatta io dice or-goglioso.Poi, uno dopo laltro, indica sul bilancinodi precisione i timbri lasciati dai funzio-nari di Stato: Negli anni 60 cerano mol-ti controlli a sorpresa. Cercavano di sco-prire chi imbrogliasse sul peso delloro.

    Vittorio prende una moneta da due cen-tesimi e la mette sotto uno dei due piatti-ni del bilancino. Lago della bilancia sisposta. Bastava tararla e cos potevi ven-dere meno oro a un prezzo pi alto.Da qualche decennio, per, non cos. bastato pagare una tassa e dei controllineanche pi lombra dice.Marcucci consapevole dei tempi checambiano. Chi verr in questo locale do-po di me, dovr cambiare tutto. giustocos. Non sono daccordo con chi dice chesi stava meglio prima. Basta un po da-

    more. Basta avere la passione per le coseche si fanno. Basta amare la propria citt.Poi, ancora una volta pensieroso, ag-giunge: Non c niente da fare, i tempisono davvero cambiati!. (v.d.s.)

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    Torna la matricola

    Urbino si risveglia

    Carlo Bo in controtendenza: crescono gli iscritti

    Rimane il problema della ricerca: troppe ombre sui dipartimenti

    Du r a n t el i n a u -g u r a -z i o n edel 508a n n o

    accademico dellUniversitCarlo Bo il rettore Stefano Piva-to ha usato una metafora tantooriginale quanto efficace perdefinire il nostro sistema uni-versitario. Ha detto che il no-stro senza dubbio un Paesefuori corso. Ma nello stessomomento in cui gli atenei e piin generale il sistema delli-struzione italiano vanno in-contro al buio dellincertezza,lUniversit di Urbino sembraviaggiare in direzione total-mente opposta. Dal 2009 ad og-gi, infatti, in controtendenzacon i dati a livello nazionale,lateneo ha registrato un au-mento costante delle immatri-colazioni: 400 in pi negli ulti-mi quattro anni. Tradotto intermini statistici, vuol dire cheogni anno cento studenti in pi

    hanno scelto Urbino per inizia-re il loro percorso universita-rio.Quasi tutti i dipartimenti, adeccezione di Scienze delluo-mo e Studi internazionali, han-no registrato un aumento degliiscritti, a sottolineare che il ca-lo di studenti che faceva teme-re scenari apocalittici si final-mente arrestato.Ma se la vita sociale a Urbinoera spenta da anni e adesso in-vece tornata a vivacizzarsi, losi deve anche al drastico calodegli studenti fuori corso. Era-no oltre 5 mila nel 2009, sonopoco pi di duemila oggi, inpratica il 60% in meno rispettoa 4 anni fa. Difficile dire se que-sta diminuzione sia da attri-buire a un maggior impegno

    nello studio o semplicementeal nuovo emendamento cheprevede pi tasse per chi non silaurea nei tempi previsti. Restail fatto che la diminuzione de-gli studenti fuori corso, insie-me allaumento delle immatri-colazioni, ha permesso unacrescita della percentuale deglistudenti frequentanti. E que-sto ha fatto s che le piazze e levie della citt abbiano iniziatoa ripopolarsi come non acca-deva da anni. Bar, negozi e ap-partamenti, rispetto agli anniscorsi, sono ora pieni di ragaz-zi.Dal 2006, quando iniziato ilprocesso di statalizzazione,ateneo e citt avevano vissutoanni difficili. In unindaginesvolta due anni fa da Ilvo Dia-manti emergeva come il 90%degli urbinati ritenesse checon la statalizzazione lUniver-sit avesse perso capacit di at-trazione e vivacit culturale. La

    FRANCESCO MORRONEcosa interessante, per, era cheproprio quel 90% riteneva an-che che nel futuro questi aspet-ti sarebbero cambiati, in me-glio. In altre parole i cittadiniavevano fiducia nel futuro del-lUniversit e delle ricadutesulla Citt. E come dimostranoi dati fin qui citati, avevano pie-namente ragione.

    Anche la situaz ione economi -ca dellateneo decisamentemigliorata. Il risultato di ge-stione passato da meno 10,3milioni nel 2009 a pi 5,7 mi-lioni nel 2012 e il s aldo tra utilie deficit, nel 2012, risulta attivoper 7,4 milioni. Tutto questo, inpratica, ha permesso allUni-versit di ritornare a crescere,di chiamare nuovi docenti,bandire nuovi concorsi e su-perare le situazioni di preca-riato.Una rinascita completa, in-somma, dopo anni di debiti elicenziamenti, se non fosseche dietro questi dati positivisi nascondono quelli sconfor-tanti sulla ricerca. SecondolAnvur, lorgano nazionale divalutazione del sistema uni-

    versitario, Urbino si trova agliultimi posti per qualit dellaricerca fra le universit medie.LAnvur ha analizzato tutte lepubblicazioni prodotte dallA-teneo nel periodo compresofra il 2004 e il 2010 con risulta-ti pessimi per la gran parte deidipartimenti. In altre parole,c chi in questi sei anni non hapresentato neanche un soloprodotto di ricerca, chi ne hapresentati meno di quelli atte-si e chi ha presentato pubbli-cazioni ben al di sotto deglistandard. Ma se da un lato ilnumero dei prodotti mancan-ti non era poi cos distante dal-la media nazionale, dallaltronumerose erano le produzionicon un voto basso che compor-tavano una penalizzazione per

    lAteneo riducendone il pun-teggio finale.A dir la verit , i metodi di valu-tazione dellAnvur sono ogget-to di critiche da gran parte del-la comunit accademica. I lorocriteri, ad esempio, prendonoin considerazione solo le pub-blicazioni dei docenti struttu-rati, ignorando i ricercatoriprecari e gli strumenti biblio-metrici utilizzati per decretarele produzioni migliori sono ri-tenuti dalla comunit scientifi-ca poco adatti alle valutazionipuntuali.I dati dellAnvur si riferisconoa un periodo di grande crisi perla nostra universit, quello del-la statalizzazione afferma ilresponsabile dellufficio ricer-ca Fabrizio Maci ma se la stes-sa analisi relativa al periodo2001-2003 vedeva Urbino aiprimi posti in classifica signifi-ca che qualcosa negli ultimianni andato storto. Tra le

    cause del disastro va ancheconsiderato lesodo di oltre 100docenti, fra i migliori dellU-niversit, che durante la sta-talizzazione hanno progressi-vamente lasciato Urbino pertrasferirsi in altri atenei, por-tandosi dietro le pubblicazio-ni che avevano partorito qui.Pubblicazioni eccellenti, checertamente avrebbero potutorisollevare la media delluni-versit. Le criticit della ricer-ca hanno spinto il Senato ac-cademico a nominare con de-creto rettorale una commis-sione di tre esperti, uno perogni macro-area dellateneo,con il compito di trovare dellesoluzioni al problema e forni-re un quadro di interventi.Abbiamo prodotto un docu-mento di sintesi che ora alvaglio dei dipartimenti af-ferma il professor Flavio Ve-tr a n o che, in sieme a l l aprof.ssa Lella Mazzoli e al pro-fessor Paolo Pascucci, com-pone la commissione istituitadalluniversit ma siamo fi-duciosi che certi errori non siripeteranno. Se qualcuno in 6

    anni non stato in grado diprodurre nulla, in futuro sarcertamente estromesso dai fi-nanziamenti.

    Tutti i numeri della riscossa

    Economia e politica

    Giurisprudenza

    292

    3025

    Scienze biomolecolari

    Scienze della terra

    355

    Scienze di base e fond.

    Scienze delluomo

    174

    1034

    Scienze della comunic.

    Studi internazionali

    270

    80

    Tot. lauree triennali

    618

    264

    Tot. lauree magistrali

    Totale

    522

    3.317

    DipartimentiAl

    17.10.2012

    Al

    17.10.2013%Variazione

    Fonte: Ufficio Relazioni Pubbliche, Universit di Urbino

    187

    406

    3.168

    3.544

    273

    103

    1.244

    376

    472

    310

    549

    227

    143

    9

    23

    210

    51

    84

    -50

    -69

    40

    13

    6,84

    -

    3,41

    28,75

    20,30

    14,36

    -

    -9,58

    -11,17

    14,80

    7,47

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    UNIVERSIT

    Nella foto

    grande, studen-

    ti fuori dalla

    Facolt

    di Farmacia

    A destrail docente di

    economia Prof.

    Giancarlo

    Ferrero

    In basso, una

    calcolatrice

    simbolica, dove

    i conti non tor-

    nano pi

    GIUSEPPINA AVOLA

    Urbino ha rettomeglio di frontealla crisi econo-mica degli ultimianni. Ma non sipu per questo

    definirla unisola felice. Perchnon ancora tempo di ripresa.N in Italia, n a Urbino. que-sto il parere di GiancarloFerrero, docente di economia eprorettore vicario con delega albilancio dellUniversit degliStudi di Urbino Carlo Bo.Quanto Urbino ha risentitodella crisi?Leconomia urbinate, basan-dosi su servizi destinati alluni-versit e al pubblico impiego,

    ha sofferto meno di altre cittMa meno non vuol dire affatto.La capacit di spesa dei resi-denti si ridotta come nel restodItalia: le famiglie sono colpiteda una crescente tassazione, dastipendi che rimangono fermi echi lavora nelle imprese sub-isce cassa integrazione o perdi-ta di lavoro. Ha avvertito la crisimeno ma non un luogo isola-to rispetto al resto del Paese.Universit e pubblica ammini-strazione hanno praticamentefatto da salvagente per la citt.S, perch a Urbino prevalelattivit nel terziario, sostenu-ta dalla domanda di questi dueambiti. La crescita di iscrittialluniversit un elementotrainante per le attivit com-merciali della citt.

    Le immatricolazioni sonoaumentate. Come mai?Credo che si possano indivi-

    duare tre fattori determinanti:lofferta didattica, il costo dellavita e i servizi per gli studenti.Evidentemente lofferta didat-tica risponde alle richieste del

    mercato. Poi, senza dubbio,nella scelta incide il minorecosto della vita rispetto a cittquali Bologna e Parma. Infine,credo che in questa citt sistudi meglio: c un rapportopi stretto con i docenti e leclassi sono composte da unnumero di studenti inferiorerispetto ad altri grandi atenei.E in che modo la crescita delnumero degli iscritti funge datraino per le attivit commer-ciali della citt?Nuovi bar, ristoranti e tavolecalde hanno aperto nel centrostorico, proprio perch pensatiper gli studenti.Eppure il centro storico sem-bra morire giorno dopo gior-no: sono tanti i negozi sfitti oprossimi alla chiusura.

    Direi, piuttosto, che il centrostorico di Urbino si sta muo-vendo verso una qualificazione

    dellofferta: ristretta ma quali-

    ficata. L si concentrano bar eristoranti. Le altre attivit sisono spostate nei centri com-merciali, il Consorzio e ilnuovo centro a porta di SantaLucia. Non mi pare che ci siauna crisi cos significativa nelcommercio.Oltre alleffetto positivo cheluniversit ha nella vita eco-nomica di Urbino, ci sono set-tori che hanno patito meno lacrisi?S. Molte imprese del settoremeccanico hanno mostrato disaper reggere questo periodostorico. Come anche nel setto-re alimentare e della moda: quici sono imprese molto dinami-che che resistono e stannonuovamente ottenendo tassi dicrescita del fatturato.

    Sono state messe in campodelle strategie particolari perfronteggiare questa congiun-tura economica?La crisi ha contribuito a raf-forzare lorientamento delleimprese al mercato e a richia-mare lattenzione verso il mar-keting, che la capacit dimettere in atto politiche peradeguarsi alle esigenze deiconsumatori.Le imprese hanno puntato dipi, quindi, sulla pubblicit?Il marketing non pubblicit. capacit di creare valore e daquesto punto di vista c dav-vero un grande impegno daparte delle imprese, chemostrano attenzione nei con-fronti dei nuovi clienti, maanche verso le mutate esigenzedei clienti tradizionali.Unaltra caratteristica dellacitt ducale la capacit difare cultura e di attirare il turi-smoI flussi turistici potrebberoessere in crescita. Urbino splendida ma una citt in cuii visitatori si fermano solo perun giorno. Si dovrebbe lavorareper farli rimanere il pi possi-bile, fare diventare Urbino uncentro dal quale spostarsiverso altre localit.In un quadro simile si puparlare quindi di stagnazionee non di ripresa?Purtroppo in questo momen-to non c nulla che sia inripresa. ipotizzabile per ilprossimo anno ma per ora no.

    Cosa propone per rilanciareleconomia di Urbino?Se riparte leconomia nazio-nale, riparte anche leconomiadi Urbino. Perch il turismo, laproduzione agroalimentare,labbigliamento - tutte specifi-cit della zona - dipendononon tanto da Urbino ma dallacapacit di spesa degli italiani.Per questo ritengo che ragio-nare in unottica localista siasbagliato. Urbino ha delle spe-cificit grazie alle quali oggi salva . Il resto dipende dalle-conomia nazionale.Ma intanto cosa si pu fare periniziare la risalita?Se luniversit continua conquesto trend positivo unbene. Gli imprenditori posso-no sviluppare innovazione,

    rivolgersi ai mercati esteriaggregandosi tra di loro epotenziare la loro capacitmanageriale, puntando cosalla crescita.

    Risparmiare, tagliare: gli studenti si fanno i conti in tasca

    Non tempo di ripresa,n a Urbino n altrove

    Il parere delleconomista Giancarlo Ferrero

    Sopravviverefinoallultimissimo euro

    Fra i tanti compiti dello studente fuori sede, in tempo dicrisi, ce n uno a cui nessuno pu sottrarsi: tenere la

    contabilit di ogni singolo euro che esce dal portafoglio.Fare la spesa, acquistare i libri caldamente consigliati dalprof, pagare laffitto, barcamenarsi tra la bolletta della luce equella del gas. Ma anche concedersi un aperitivo con gli amicie tornare a casa a salutare mamma almeno una volta al mese.La vita degli studenti una vera e propria corsa al risparmio,e labilit sta nellinventarsi ogni volta qualche nuovo esca-motage per sopravvivere. Ma quanto cara Urbino? Secondoi giovani la citt di Federico da Montefeltro a met strada traconvenienza e scomodit. A Riccione si spende molto di pi dice Adele Casadei, romagnola trapiantata a Urbino tra lecitt universitarie questa certamente una delle pi econo-miche. Pago 230 euro al mese per una doppia, mentre amiciche studiano a Roma o Milano spendono 500 o 600 euro diaffitto. Un po meno convinte sono Sara Ganimede e TaniaRodini, che dopo lunghe ricerche e dopo essersi imbattute incase fredde, rumorose e con il soffitto che rischiava di crolla-re, hanno trovato una sistemazione, non proprio ideale, alcollegio delle suore: Le stanze non sono male raccontano lestudentesse abbiamo due singole, ma spendiamo 330 euroal mese, decisamente troppo. Se avere un tetto sopra la testasembra relativamente semplice, non vale lo stesso per i tra-sporti: Per andare a lezione ci muoviamo a piedi o in navet-ta, non c bisogno di prendere la metro o di aspettare ore inmezzo al traffico osserva Michele Magistrale, studente diScienze motorie e originario di Ostuni, in Puglia per, sevolessi tornare a casa per il weekend, potrei anche scordar-

    melo. Urbino isolata, devo prima raggiungere Pesaro conlautobus e poi ogni volta partono 60 euro di treno. La pensacos anche Valentina Brunetti, che non viene da molto lonta-no. La sua famiglia di Castelfidardo, in provincia di Ancona:

    Da questanno tornare a casa mi costa quasi il triplo spiegaValentina prima spendevo 3,20 euro di autob us per Pesaro e3 euro di regionale; ora invece lautobus ne costa 3,40 e pago12 euro di treno. Tutto perch hanno ridotto i regionali e sonoobbligata a prendere la Freccia.La giornata di un universitario diventa una piccola impresaanche in una citt apparentemente a misura di studentecome Urbino. La mattina sveglia alle 7.30, colazione, non albar perch anche un bicchiere dacqua pu costare dai 50centesimi fino a un euro e poi dritti a lezione. Il momento delpranzo va studiato bene: non c tempo per tornare a casa elunica opzione per non spendere una fortuna la mensa.Non esistono alternative, se vuoi un primo o un pasto caldodevi andare al ristorante racconta ancora Valentina e iprezzi sono assurdi. Altrimenti c la piadina o la crescia sfo-gliata al bar: per carit buonissime, ma mangiarle ogni giornovuol dire dietologo e quindi palestra. Soldi, soldi e ancorasoldi!.Il pomeriggio di nuovo a lezione, oppure a studiare in biblio-teca. Chi vuole concedersi qualche ora di stacco pu optareper lo sport, ma iscriversi in palestra non costa meno di 50euro al mese. La sera cinema o serata per locali (pochi), nonprima dellaperitivo. In questo caso per Urbino una dellecitt meno care: Lo spritz costa 3,50 euro e lo accompagnanosempre con pizzette e crostini, ci si potrebbe fare cena affer-ma Luca Santini mentre a casa mia, vicino Firenze, chiedo-no minimo 6 euro e non ti portano nemmeno due noccioline.

    VALERIA STRAMBI

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    Bilancio comunale in equilibrioIndebitamento in calo e avanzo di mezzo milione: la dieta stata dimagrante

    Risultati apprezzabili, nonostante il balletto su Imu, Tarsu, Tares, Tia e Tuc. Ora la stangata si chiama Iuc

    SILVIA PASQUALOTTO

    Il comune di Urbino haun bilancio sano. Lodimostra dice lasses-sore Maria Clara Muci- ilbasso tasso di indebita-mento (2,88%) e lavan-

    zo di gestione dallo scorsoanno di circa 572 mila euro.Una salute di ferro confermataanche da Cerved pa, il portaleche fornisce valutazioni eco-nomico-finanziarie sulla salutedelle pubbliche amministra-zioni. Il Comune ha un equili-brio della parte corrente nellamedia, cos pure si legge- unabuona autonomia finanziaria.Cos anche questanno lam-ministrazione ha preparato eapprovato il bilancio di previ-sione in pareggio. Un pareggioraggiunto nonostante lincer-

    tezza delle entrate tributarieper i continui cambiamenti dirotta del governo: imu si, imuno, e poi tarsu, tia, tares, tuc,iuc.Una girandola di provvedi-menti che ha lasciato per mesii comuni nellincertezza suquali cifre mettere a bilancio. Arendere a ostacoli il pareggio dibilancio ci sono state poi laspending review che questan-no ha imposto un taglio di 800mila euro, la decurtazione di600 mila euro al fondo di stabi-lit comunale (ex fondo speri-mentale di riequilibrio) e infi-ne il famoso patto di stabilit,croce di tutti i comuni italiani,che per il 2013 ha imposto ilvincolo di 1.689.000 euro. Soldiquesti che non possono essere

    spesi dai comuni ma che devo-no essere depositati alla teso-reria dello Stato come garanziasul debito pubblico statale.Eppure, nonostante i tagli, ivincoli e le incertezze, il comu-ne ha fatto quadrare i conti. Ifondi per le spese e gli investi-menti provengono - oltre chedalle tasse e dalle imposte-dalla vendita (che questannoha fruttato solo 230 mila euro)di fabbricati e poderi, dalrecupero dellevasione dellIci(circa 250 mila euro), daglioneri di urbanizzazione (.356.362). E poi dai trasferi-menti da parte dello Stato,della Regione e della Provinciache, anche se leggermentediminuiti rispetto agli anniscorsi, continuano a esserci.A portare il bilancio in pareg-gio dice lassessore Muci-sono per anche i tagli che ilComune fa da s. Secondo ilbilancio di previsione il comu-

    ne ha ridotto dell11 per centola spesa per lacquisto di benidi consumo e materie prime.Stiamo lavorando con gli uffi-ci continua lassessore- perfare economia nella gestioneordinaria.Unattitudine al risparmio chesecondo Muci contraddistin-gue da sempre il comune diUrbino come dimostra il fondomai utilizzato per i gruppi con-siliari: Ogni anno mettiamonel bilancio di previsione 300euro per ogni gruppo consilia-re ma nessuno li ha mai spesin nella maggioranza n nel-lopposizione. Stessa cosa conferma accade quando cda fare un regalo a qualchepersonalit che viene in visitanella citt: se regaliamo unmazzo di fiori lo paghiamo ditasca nostra, non con i soldidellamministrazione. Ed

    cos che, grazie anche a quantosi risparmiato, la voce piimportante del bilancio, quelladella spesa corrente rimastanegli anni pi o meno la stessa.Questa voce, per intenderci,costituisce il grosso delle spesesu cui si regge lamministrazio-ne pubblica e tutti i servizi dalei offerti: stipendi, materiale,manutenzione, bollette e viadicendo. Ed in questa voceche, se ci fossero, si vedrebbero

    gli sprechi. Il comune diUrbino, lo certifica il report diCerved, ha i conti in ordineeppure, nella scheda di valuta-zione c un bollino rosso. Anon essere ottimale la spesaper il personale che viene defi-nita molto sopra la media.Gli stipendi costano alComune 6 milioni di euro, unterzo del totale della spesa cor-rente che ammonta a circa 18milioni di euro. Bollino rossoquindi nonostante Urbinorispetti i limiti di legge che pre-scrivono che la spesa per ilpersonale resti sotto il 50 percento del bilancio comunale.Il peso del costo del personalenel nostro bilancio ha com-mentato lassessore Muci- pari al 34,55 per cento. Moltoinferiore rispetto agli anni pre-cedenti quando abbiamo toc-cato anche picchi del 40 per

    cento. Inferiore ma comunquealto: ad Urbino la proporzionetra il numero di abitanti e quel-lo dei dipendenti del Comune tra le pi alte della regione:un dipendente comunale ogniottantotto abitanti. A Pesaroc invece un dipendente ogni126 abitanti, a Maceratasiamo a quota 1 a 136 e a Jesisono 129 gli abitanti che sidevono spartire il poveroimpiegato comunale.

    Nessun taglio agli stipendi (91.952 euro) dei 5 dirigenti

    Le segrete buste paga del Municipio

    Tra le entrate che ogni anno il Comune mette nel bilan-cio ci sono anche i proventi da sanzioni per violazioni

    al codice della strada o, pi comunemente, multe.

    Questa voce nel corso degli ultimi tre anni per dra-

    sticamente diminuita. Nel 2011 sono stati incassati

    72.500 euro, scesi lanno seguente a 52.240 euro.

    Anche per il 2013 il comune di Urbino prevede multe in

    calo: solo 51.250 gli euro iscritti nel bilancio di previ-

    sione del 2014.

    FAVORISCA PATENTE E LIBRETTO

    Dirigenti dalle uova doro. Cos due anni fa IlDucato aveva definito i dirigenti del comune diUrbino. Guadagnano in media aveva scritto nelnostro giornale 91.952 euro lanno. Oggi non cambiatoniente. I cinque prendono ancora la retribuzione massima intutte le voci dello stipendio: 43mila euro di base ai qualiandava sommata la retribuzione di posizione. Una vocevariabile perch lasciata alla discrezione del singolo Comuneche pu assegnare una cifra che va da un minimo di 6 milaeuro a un massimo di 40 in base allimportanza e alla respon-sabilit delle funzioni svolte dal dirigente. A Urbino, esclusoun dirigente precario, tutti prendevano il massimo. Molto esoprattutto molto per tutti, malgrado la legge finanziaria2006 prescriva di ridurre lincidenza percentuale delle posi-zioni dirigenziali in organici.Gli stipendi dei dirigenti (cos come quelli di tutto il perso-nale) dovrebbero essere riportati per legge nel sito internet diogni Comune italiano ma cos non per quello di Urbino. Lasezione retribuzioni dei dirigenti per lanno 2013 infatti

    vuota (cos come non compare in homepage la sezioneamministrazione trasparente che dovrebbe contenere que-sto e altri dati di pubblico interesse). E lo anche quella del2012 e del 2011. Abbiamo chiesto chiarimenti allammini-strazione e ci stato spiegato che i dati non sono stati aggior-nati perch non si chiusa la trattativa 2011 per la retribu-

    zione di risultato. Quella voce dello stipendio che li premiacio per la loro bravura. Nel 2010 erano stati promossi tutticon il massimo dei voti che, in termini economici, corrispon-dono a 8.194, 27 euro a testa. A valutarli ci pensava e ci pen-ser il nucleo di valutazione assieme al sindaco e al segreta-rio comunale che per, alla faccia del conflitto di interesse, uno dei cinque dirigenti. Tutte le altre voci di retribuzione, cihanno confermato dal Comune, sono invariate. Nessuntaglio, nessuna diminuzione dellincidenza quindi.Nellarticolo de Il Ducato del 2011 si metteva in relazione laspesa per i dirigenti con la parallela presenza di moltissimeconsulenze: Bravi ed efficienti si legge- ma non onnipo-tenti. Nello steso anno, dove i suoi dirigenti non sono arriva-ti il comune di Urbino ha dovuto invocare un aiuto esterno.Un aiuto che viene chiesto anche oggi: nel 2013 sono, infatti,state chieste consulenze per 106.675,49 euro. Dove non arri-vano i dirigenti insomma arrivano le consulenze e dove nem-meno queste possono ci pensano le esternalizzazioni (cio iservizi dati in gestione al di fuori del Comune). Dal 2000 ad

    oggi sono andate via via aumentando: gestione dellacque-dotto, dei rifiuti, trasporti, asili nido, tutto viene ormai gesti-to lontano da via Puccinotti numero 3. Ben poco se mbrereb-be perci rimasto da fare ai cinque dirigenti di Urbino eppu-re, passano gli anni, cambiano le giunte, ma loro rimangonosempre l. (s.p.)

    URBINO

    169 dipendentiPESARO JESI

    15mila abitanti 94mila abitanti748 dipendenti

    4 mila abitanti31 dipendenti

    1 su 887 1 su 1256 1 su 129

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    CITT

    arrivato un mo-mento decisivo peril nuovo parcheggioSanta Lucia, in viaGiuseppe Di Vitto-rio. arrivata la

    consegna del bene. Perch i la-vori della ditta anconetana To-relli Dottori Spa sono ufficial-mente terminati e la struttura pronta per la riconsegna alla Ur-

    bino Servizi, la societ che lhaottenuta in concessione dal Co-mune. Ma non per questo gli ur-binati potranno gi parcheg-giarvi le loro auto.Mancano la rotatoria per acce-dere al posteggio senza com-mettere infrazioni e due ascen-sori da 21 persone ciascuno. Ilparcheggio, composto da 540posti auto distribuiti in cinquepiani, costato 11.831.970 euroe sar il nuovo terminal di tutti i

    pullman urbani ed extraurbani,fatta eccezione per quelli turi-stici. Cos riqualifichiamo bor-go Mercatale - spiega il sindacodi Urbino Franco Corbucci - chesar solo una fermata di passag-gio. E se la consegna alla Urbi-no Servizi gi stata segnata nelcalendario, lo stesso non si pudire dellapertura, di cui al mo-mento si conosce solo la stagio-ne: Primavera 2014, prometteil presidente di Urbino ServiziGiorgio Ubaldi.

    Ma non solo un terminal, per-ch lenorme struttura che af-faccia sulle colline del Monte-feltro ha altri quattro piani, 2500metri quadri tutti di proprietdella Torelli Dottori. Il sesto e ilsettimo ospiteranno esercizicommerciali, tra cui il primo ne-gozio di elettronica in citt e unaCoop. Nel chiacchiericcio citta-dino lallarmismo si era subitodiffuso: se i negozi chiudono ec gi il Consorzio, perch apri-

    re un nuovo centro commercia-le? In realt, non andata cos.Il bando con cui il Comune haaffidato Nuova Porta Santa Lu-cia alla Torelli Dottori risale al2006, anno in cui la stessa azien-da vinceva anche il bando per lacostruzione del Consorzio. Dueoperazioni nate in contempo-ranea per aggirare la crisi, nonuna per azzoppare laltra, coor-dinate dallunica volont di ac-crescere il bacino di utenza del-la citt ducale. Con il nuovo ter-

    minal chi arriva a Urbino sarsubito costretto a passare per ilcentro storico spiega PaoloDottori, figlio di Sauro che mo-nitora lintero cantiere nascostoin un giubbotto arancione quiarriver una merceologia nuo-va, che non far concorrenza alConsorzio. Le scale mobili an-cora nascoste da teloni bianchicollegano tra di loro tutti i novepiani, di cui gli ultimi due ospi-teranno gli uffici e la ristorazio-

    La crisi non ha cambiato soltanto le nostre preferenze

    alimentari ma anche il modo di fare la spesa. A Urbino,

    come nel resto dItalia, si entra nel supermercato

    soprattutto per approfittare delle offerte.

    Ci si aggira tra gli scaffali alla ricerca del prodotto pi

    scontato. E una volta trovato, ne facciamo scorta.

    Sempre pi di rado sono prodotti freschi. Acquistiamo

    scatolame: pesce, carne, verdura che scadranno tra

    due o tre anni, quando si spera che la crisi sar un

    ricordo. Ma questa caccia allofferta rischia di sfavorire

    gli stessi commercianti. Alcuni hanno gi pensato di

    porre un limite al numero massimo di pezzi acquistabili

    da un singolo cliente. Cos il prodotto in saldo non fini-

    sce in pochi minuti e pi persone possono approfittare

    dellofferta. E nemmeno a Urbino manca lo sconto

    delle cinque dita: cos chiamano il piccolo furto da

    supermercato perch bastano le dita di una mano per

    arraffare qualcosa e infilarlo nella tasca. Quando si

    tratta di un pacchetto di caramelle o di una bibita, si

    cerca di chiudere un occhio. Soprattutto se a farlo

    sono ragazzi o universitari. Sono loro infatti la clientela

    principale dei supermercati e quando destate lasciano

    Urbino per tornare a casa gli affari ne risentono. (t.c.)

    MINIFURTI: SI CHIUDE UN OCCHIO Gli esercenti (con riserva) sono soddisfatti

    AGNESE FIORETTI

    Su Google Earth il Consorzio di Urbino nonlo vedi. Le immagini satellitari risalgono al2007. Allepoca lappalto era stato assegna-to da pochi mesi alla Torelli Dottori, laziendadi Ancona che ha costruito anche il centrocommerciale di Santa Lucia.Dopo quattro anni di lavori, nellaprile del 2012,apriva il Nuovo Consorzio. Un centro commer-ciale, il primo di Urbino, che ha rapidamentestravolto le dinamiche commerciali della citt.Molti negozi in centro hanno chiuso o si sonospostati qui. Ma un anno e mezzo dopo linaugu-razione, il Consorzio deve essere ancora comple-tato.

    Al secondo piano del la struttura non sono le ve-trine natalizie a catturare lattenzione ma un al-tro tipo di scritte: qui ci sar il tuo ufficio, quiaprir il tuo negozio. Perch al secondo pianosono soltanto quattro le attivit in affari e ancorasi cerca qualcuno per riempire gli altri spazi.Qualcuno disposto ad aprire un negozio, o tra-sferire qui il suo ufficio prendendo in affitto il lo-cale dalla ditta costruttrice, la Torelli Dottori, che

    oltre ad affittare i locali, al Consorzio ha apertoquattro negozi.Bata, Coin, Golden Point e Smoll sono tutti dipropriet dellazienda anconetana. Vendiamobene ci raccontano i dipendenti la genteviene anche da fuori Urbino per comprare. Cun clima ottimista nonostante nei vialetti delConsorzio difficilmente si sgomiti per entrarein un negozio.E nemmeno lapertura del nuovo centro com-merciale di Santa Lucia spaventa i commercian-ti del Consorzio. Il proprietario lo stesso. Sia-mo fiduciosi che la Torelli Dottori non creer deidoppioni. L apriranno negozi che qui non ci so-no. C per qualcuno che si preoccupa: MartaFarfalloni , insieme alla sorella, la titolare del su-permercato Tigre Amico. Al centro commercialedi Santa Lucia aprir una Coop: Avr una super-ficie quasi quattro volte la nostra. La sua apertu-ra sar un rischio per noi ma anche per i locali pigrandi. Ad aprile il nuovo centro commercialesar pronto. Ma fino ad allora c tempo e modoper attirare persone al Consorzio. Ogni mese i ge-stori dei negozi si riuniscono per organizzare ini-ziative e spettacoli, dalla esibizione di sculturefatte con i lego al la gara di torte per Telethon.

    ne. A sfamare i visitatori non cisar nessuna catena stileMcDonalds, ma piuttosto cre-sce e casciotte. Il parcheggioavr tariffe speciali per gli stu-denti, 150 posti in convenzionecon il centro commerciale e co-ster 1,50 euro lora. Lultima sfi-

    da resta la rotatoria da costruirein via di Giuseppe Di Vittorio, af-fidata alla Pretelli Srl per 230.000euro . I lavori partiranno dopoNatale, mentre gli operai dellaTorelli Dottori completano leprove di vegetazione sul dorso diNuova Porta Santa Lucia.

    Il Consorzio ce lha fattaTOMMASO CHERICI

    In alto gli archi del nuovo terminal. Sopra uno dei cantieri

    Il gigante addormentato

    Nuova Porta Santa Lucia pronta, ma manca ancora la rotatoria di accesso

    Fine lavori in primavera. Diventer il terminal dei pullman. Corbucci: Cos riqualificheremo il Mercatale

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    ipresa? Se vogliamoaccostare la parolaripresa a un campodelleconomia del-la provincia di Pesa-ro e Urbino, questo

    non lartigianato. Non ancoraalmeno. I dati elaborati da Info-camere, la societ informaticadelle Camere di Commercio ita-liane, parlano chiaro: da inizioanno, nella provincia marchigia-na, hanno chiuso i battenti altre943 imprese. Accostando questonuovo dato a quello dello scorsoanno, che registrava 1.153 cessa-zioni, il quadro generale parlaancora, innegabilmente, di crisi.In pi, secondo i dati elaboratidalla Cna delle Marche sempreper il territorio di Pesaro e Urbi-no, la percentuale delle piccoleimprese in piedi con attivit pro-duttiva in crescita non superal8% e oltre la met delle totali,nello specifico il 60%, in condi-zioni di crescente difficolt.I settori che non sono r iusciti ad

    agganciare la ripresa sono quelliche in passato hanno contribui-to a una fase di forte sviluppoeconomico, andando a caratte-rizzare quello che era il miticomodello di sviluppo marchigia-no. Parliamo in primis dellindu-stria del legno e dei mobili, cheha perso sedici aziende a frontedi sole cinque nuove aperture.Una tendenza peculiare di que-sto settore poi lalto fattore dipolarizzazione tra migliora-mento e peggioramento. In altreparole oltre il 15% in una situa-zione di profondo miglioramen-to, ma il 65% non sa pi come te-nere testa alla crisi. C poi ilcomparto della fabbricazione diprodotti in metallo, con un saldonegativo di quattro realt pro-

    duttive, ovvero venti cessazioni afronte di sedici nuove registra-zioni. I dati pi allarmanti ri-guardano tuttavia il settore edile.

    Alla voce costruzione edifici delrapporto di Infocamere trovia-mo venti industrie in meno, an-cora peggio nella sezione lavoridi costruzione specializzati do-

    ve le realt perse sono state ot-tantanove. A peggiorare lo sguar-do sul futuro ci sono i dati che ri-guardano gli investimenti eco-nomici delle realt artigiane, lequali, paralizzate da una crisiche anno dopo anno ha consu-mato tutte le risorse a disposizio-ne, sembrano non avere pi vo-glia di rischiare, cercando di te-nersi stretto ci che r imasto. Sultotale delle imprese, quelle che

    una vecchietta che viene spes-so a giocare alle slot racconta labarista del Caff degli archi in

    piazza della Repubblica e sappiamo chela sua situazione finanziaria non buona.Le diciamo di non buttare i soldi ma leirisponde che se gioca cinque euro e ne gua-dagna trenta, riesce almeno a fare la spesa.La crisi economica non ha fatto diminuire ilfenomeno del gioco dazzardo. Nella pro-vincia di Pesaro-Urbino, secondo dati Info-camere, nel terzo trimestre del 2013 sonoventi le attivit commerciali legate a scom-messe e lotterie. Nella sola citt ducale esi-stono due centri scommesse, oltre a nume-rose slot machine disseminate per i bar.Alcuni esercenti spiega Egidio Cecchini,segretario della Confcommercio hannodiminuito le slot allinterno dei locali per-ch attiravano clientela poco raccomanda-

    bile. Ma non si riesce a eliminarle a meno dinon considerare un certo danno economi-co: i gestori guadagnano tra l8 e il 10% deltotale dei soldi giocati. Il 75% delle sommeinvestite in queste macchine viene resti-tuito in forma di vincita. Del restante 25%,pi della met va allo Stato, e infine viene

    diviso tra gestori e societ concessionarie.Abbiamo ridotto il numero delle slot afferma una barista al Caff del Sole in viaMazzini perch cerano giocatori assiduiche venivano a sperperare gli stipendi e liti-gavano se qualcuno osava prendere il postomentre facevano bancomat. Gli affetti daludopatia nella citt ducale corrispondonoal profilo delineato dalla ricerca del Conag-ga, Coordinamento nazionale gruppi pergiocatori dazzardo: persone con una scola-rizzazione medio-bassa, disoccupati, pre-cari o cassintegrati. Gli studenti che nonrinunciano alla schedina frequentano,invece, i centri scommesse,In un mese dice il titolare del Caff degli angeli a BorgoMercatale, che ospita 4 macchinette lagente di Urbino riesce a far fuori anche5.000 euro: c la crisi, eppure c chi sta quia perdere soldi. (g. a.)

    nella prima parte dellanno han-no deciso di investire supera dipoco il 3% e appena il 4% preve-deva di farlo nella seconda parte.Chiaramente tutto questo si tra-sferisce negativamente sulloc-cupazione, i contratti di lavoro ele assunzioni, ambiti dove la pro-vincia di Pesaro e Urbino detiene

    un primato regionale preoccu-pante. E infatti larea con la pialta domanda di cassa integra-zione in deroga (CIG) nelle pic-cole imprese e nei settori artigia-ni. Numeri e dati che si materia-lizzano in un proliferare di vetri-ne vuote, saracinesche abbassa-te e locali sfitti della citt ducale.La fotografia di un momento sto-rico che per essere superato, co-me suggerisce la Cna di Urbino,

    dovr concentrare lo sguardo su-gli esempi positivi. Secondo i da-ti forniti da Paola Travagliati, leattivit artigianali attive registra-te nellurbinate sono oltre 450,un buon numero di resistenti sesi considera lestensione relativadel territorio e della crisi econo-mica. Urbino sta resistendoal-lurto - ha detto Roberto Anniba-li, presidente della Cna di Urbinoe presidente di turno di Rete Im-prese Italia - tant che il saldo traaperture e cessazioni, per quan-to riguarda le iscritte alla Cna, in pareggio.Per rivitalizzare levie del centro e dare una spintaalla ripresa, le associazioni di ca-tegoria, con Rete Imprese, han-no avanzato una serie di propo-ste al Comune, come la creazio-

    ne di una via degli artisti doveconcentrare, attraverso incenti-vi e agevolazioni, la nascita dinuove realt artigianali. Potreb-be essere presa in considerazio-ne ad esempio - dice Roberto An-nibali, - lipotesi di una suddivi-sione in zone della citt con fascedi affitto calmierate rispetto alvalore massimo di mercato. Inpi, le associazioni hanno pro-posto di rafforzare il rapportocon il mondo dellistruzione. Ab-biamo preso contatto con laScuola del Libro di Urbino diceancora Annibali - per rilevare,con unazione di orientamento, ibisogni di chi, in prossimit dellaconclusione degli studi, immagi-nano il loro futuro in attivitdimpresa nella citt di Urbino.

    Qualcuno si rovina, ma qualcuno si guadagna la giornata

    Slot machine, la grande illlusione

    MARTA CIONCOLONI

    E adesso tocca

    al nuovo modello

    Quello marchigiano lascia solo macerie

    Artigianato, edilizia e indotto: qui la crisi ha colpito duramente

    C

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    IL MODELLO SCOMPARSO

    Altro che un grandeprato verde. Gliaffari nel settoreagricolo della pro-vincia di Pesaro eUrbino somiglia-

    no pi a una desolata campa-gna siberiana. Secondo una-nalisi della Coldiretti le impre-se agricole, iscritte alla Came-ra di Commercio provinciale,sono scese nel terzo trimestre2013 a 5.897, segnando un calodel 3% rispetto allo stessoperiodo dellanno precedente.Se si confronta il dato con il2007 la diminuzione ancorapi evidente: -18 per cento,con poco pi di 1.300 impresescomparse.Per uscire dalla crisi in cui sitrovano le nostre aziende-spiega il presidente della Col-diretti Marche, GiannalbertoLuzi - bisogna puntare sulnuovo modello di agricolturamultifunzionale, premiando le

    aziende pi meritevoli. Que-sto genere di attivit agricola,al contrario di quella tradizio-nale, pu essere impiegata perscopi ambientali, sociali edeconomici.Dalla manutenzione delverde, alla vendita diretta inazienda, alla produzione dienergia alternativa, fino allacreazione delle fattorie didat-tiche - spiega Maurizio Roma-gnoli, coordinatore della Con-federazione italiana agricolto-ri della zona di Urbino - ilnuovo modello di agricolturasi pu usare in tantissimi set-tori.Se vero che la crisi nei campiha tagliato posti di lavoro (nel2012 la Coldiretti di Pesaro hacontato 1000 addetti in menorispetto allanno precedente) altrettanto vero che molti gio-vani si sono rifugiati in campa-gna, attratti dalla possibilit dimangiare e di vendere i pro-dotti della terra. Allinternodella Cia - spiega Romagnoli -abbiamo avuto un ricambio

    Ese fosse un orto a salvare le famiglie dalla cri-si? Prodotti sempre freschi, a chilometro zeroe spese ridotte al minimo.

    Lidea ha solleticato molti, tant che a Urbino, nel2013, ottanta famiglie italiane e straniere, hanno ri-chiesto lassegnazione di un orto comunale. Lulti-mo bando, scaduto a maggio, prevedeva la conces-sione in comodato duso di 40 metri quadri di terranelle zone di Canavaccio, Gadana e Ponte Armelli-na. Il problema, per, che non ci sono abbastanzasoldi per bonificare le tre zone e prima di marzo nes-suno potr coltivare pomodori e zucchine perchmanca lacqua (che deve fornire Marche Multiservi-zi) e un sistema di recinzione per tenere lontani glianimali selvatici che danneggiano il raccolto. Ab-biamo a disposizione solo 2000 euro dice RobertoChicarella, dirigente comunale del settore affari ge-nerali e sociali - sono troppo pochi: dobbiamo dis-sodare il terreno, concimarlo e serve una cisternagrande per lirrigazione. Cos, aspettando nuovi

    fondi che dovrebbero arrivare nel 2014, il Comuneha deciso di posticipare il progetto prima della pri-mavera.Nonostante le difficolt c chi la recinzione lha co-struita da s e cos nella citt ducale, quattro anni fa, nato Orto Circuito. Un progetto ideato da alcunefamiglie dellassociazione FuoriTana che hannopreso un terreno comunale in zona Varea per colti-vare i prodotti della terra.Un hobby per giovani e meno giovani, ma anche unmodo per arrotondare lo stipendio e la pensione,nonch un impegno da prendere seriamente. Fac-ciamo dei turni dice Cherchi - cos da rendere il la-voro meno faticoso, soprattutto in estate quando ilterreno deve essere sempre bagnato. La collabora-zione la parola dordine nei progetti come quelli diOrto Circuito, sempre pi frequenti in tutta lItalia.In fin dei conti un gioco spiega Jacopo Cherchidi Orto Circuito poi, se riusciamo anche a mangia-re i nostri prodotti ben venga. (t.s.)

    Erano un hobby. Ora autarchia alimentare

    Gli orticelli scacciacrisi

    Il grande freddo dei campiCrollano le imprese agricole: in sei anni ne sono sparite pi di 1300

    Esportare, diversificare, rinnovare. Il neocontadino alla prova e intanto i giovani riscoprono la terra

    TEODORA STEFANELLI

    Lallevatore

    Urs Abder-

    halden

    nella sua

    fattoria

    di Monte

    Calende,

    a pochi

    chilometri

    da Urbino

    Nella pagina

    accanto

    un artigiano

    al lavoro

    Lallevatore Urs Abderhalden, originario di Zurigo, arri-

    vato a Urbino nel 1978. Nella frazione di Monte Calen-

    de ha aperto il suo allevamento e, da allora, vive in un

    casolare con sua moglie Maya, le sue quattro figlie, tre

    mucche, ventitr capre, alcuni vitelli e i capretti. Produ-

    ce yogurt, formaggi caprini, caciotte e ricotte per i suoiclienti affezionati. Urs si pu definire un precursore del

    biologico: Andavo alle fiere specializzate in questo set-

    tore - racconta - per farmi conoscere e crearmi un mer-

    cato. Sono sopravvissuto grazie a una decina di perso-

    ne di Ancona che acquistavano i miei prodotti. Lalleva-

    tore svizzero anche il fondatore del gruppo Gas (grup-

    po di acquisto solidale) di Urbino, dove i partecipanti

    riflettono sui consumi per comprare prodotti a chilome-

    tro zero. Parlando del futuro dellallevamento in Italia,

    Urs pessimista: Un giovane che vuole aprire un alle-

    vamento trova molte pi difficolt rispetto a venti anni

    fa. E difficile, se non impossibile, con tutte le spese

    che ci sono e il prezzo alto di acquisto della terra.

    (t.s.)

    URS, IL FORMAGGIO A CHILOMETRO ZERO

    generazionale. Questanno cisono state 45 nuove iscrizionida parte di giovani agricoltori,che, a causa della crisi delmanifatturiero, hanno decisodi comprare un pezzo di terra.Le nuove generazioni, quindi,tentano di guadagnarsi unospazio nel verde Montefeltro,mentre i grandi produttori divino, foraggi e cereali esporta-no i loro prodotti dalla provin-cia di Pesaro in tutto ilmondo. Massimo Fiorani uno di questi. Titolare dellaPrometeo, unazienda diCanavaccio che da pi diventi anni produce ed esportail farro negli Stati Uniti, inCanada e nel Regno Unito, dal2007 pu produrre sementeselezionata e certificata delleproprie variet.Il farro in America era unprodotto quasi sconosciuto -spiega Fiorani - ora, invece, loapprezzano molto e lo amano,soprattutto, la specialit delfarro perlato e i derivati comeil pane e la pasta.

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    CULTURA E TURISMO

    Per scoprire dove si nasconde la crisibasta andare al Ducale o al NuovaLuce. I due cinema urbinati non stan-no vivendo un bel periodo: il primo harischiato di chiudere per il calo drasticodegli incassi, il secondo rimasto chiuso seimesi per lavori. Ma la ripresa potrebbe arri-vare con il passaggio al digitale che consen-tir di trasmettere concerti, opere liriche efilm storici che a livello nazionale vengono

    proiettati per un solo giorno.Il Nuova Luce ha mandato in pensione lavecchia pellicola a giugno ma ha potutoriaprire solo lo scorso sabato perch hadovuto affrontare ulteriori spese circa20mila euro per linsonorizzazione dellasala. Anche il Ducale ha deciso di passare aldigitale per il 50% i costi verranno copertidalla regione Marche per portare avantilattivit.Questanno la situazione stata disastrosa afferma la signora Costantina di TizioTomassini, che assieme al marito e allafamiglia gestisce il Ducale ben al di sottodella sopravvivenza. I periodi tra gennaio eaprile e tra luglio e ottobre sono stati i peg-giori. Neanche la temporanea chiusura delcinema concorrente ha portato vantaggi alDucale. Per tutto il periodo estivo diceCostantina Di Tizio abbiamo abbassato ilprezzo del biglietto di 1 euro e 50 centesimi,ma anche questo non ha fatto aumentare laclientela.La realt drammatica di Urbino non rispec-chia quella provinciale. I dati sullattivitcinematografica pubblicati dalla Siae(societ italiana degli autori ed editori),

    mettono in evidenza come quello cinema-tografico sia uno dei pochi settori che haregistrato una discreta crescita. Nonostanteil numero degli spettacoli 9.769 delprimo semestre 2013 rimasto pi o menocostante rispetto al primo semestre 2012, ilnumero di ingressi nelle sale aumentatodel 10,16% contando 283.984 presenze.Una piccola ripresa arrivata con il film diChecco Zalone Sole a catinelleche, come in

    tutta Italia, anche a Urbino ha riportato lepersone al cinema. Ma il dato sembrapreoccupare la titolare: Questo un filmche fuori dallItalia nessuno andrebbe avedere, se il livello culturale degli italianinon migliora, siamo spacciati.In primavera si era parlato di una probabilechiusura del cinema Ducale, ma la famigliaDi Tizio Tomassini ha cambiato idea anchegrazie alla clientela affezionata che nonvuole veder chiudere il cinema storico dellacitt. Se si dovessero ripresentare periodicome quelli vissuti questanno per nonsar facile continuare. Nei giorni feriali dice Costantina Di Tizio con quattro spet-tacoli e due sale, abbiamo avuto venti per-sone in tutto; il sabato e la domenica, quan-do gli spettacoli erano 3-4 per sala, inmedia facevamo 70/80 persone.Solo alcuni film hanno fatto registrare un pic-colo aumento di incassi nel corso dellanno. il caso di Iron Man 3, Il grande Gatsby, Lamigliore offerta, Il grande e potente OzeDjan-go unchained. Tutte pellicole che rientranonella classifica Siae dei 10 film che hannoavuto maggior successo nel primo semestredel 2013. (g.o.)

    N

    ella citt ducalec stato un sus-sulto. I dati par-lano infatti diun lieve miglio-ramento degli

    ingressi nei musei cittadini.Nel Museo della citt sonostate circa 1300 le visite dagiugno a novembre. Meglioanche al Museo dei gessi gra-zie allaffluenza di studentidellaccademia di Belle arti edei convegni che spesso sisvolgono nei locali. Beninoanche la casa di Raffaello chemantiene il numero di ingres-si stabili, con un timido segnopi.Ma prima di tirare un sospirodi sollievo e brindare alla finedella crisi passer del tempo.Sono infatti molti i segninegativi che tendono a offu-scare la ripresa. E quasi tuttisono legati ai fondi che servo-no a mantenere in vita larte.

    Lassessore alla Cultura LuciaPretelli molto chiara: i taglihanno ridotto brutalmente lacapacit dellamministrazio-ne di promuovere la cultura incitt.Con un organico ridottoallosso e un budget sacrifica-to a quelli che vengono defini-ti servizi primari, il Comuneha le mani legate. La rispostadella cittadinanza alle inizia-tive afferma Pretelli posi-tiva. Ma senza i fondi necessa-ri per sviluppare le idee, nonpossiamo offrire quello chevorremmo.Ma vediamo nel dettaglio cosaacc