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1 Più MEMORIA Migliora la tua capacità di apprendere usando il metodo dell’uomo con più memoria al mondo GIANNI GOLFERA Alessio Roberti Editore

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Più MEMORIA

Migliora la tua capacità di apprendere usando il metodo dell’uomo con più memoria al mondo GIANNI GOLFERA

Alessio Roberti Editore

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INDICE Introduzione 3 PARTE I Le potenzialità della memoria 5 1. La memoria: definizione, tipi e unità di misura 5 2. Apprendimento e memoria 9 3. Pensare per immagini 13 4. Primi passi 17 PARTE II Applicazioni pratiche del metodo GiGoTec 25 1. Dalla teoria alla pratica 25 2. Memorizzare nomi e cognomi 26 3. Memorizzare singole parole e liste 29 4. Memorizzare le parole di una lingua straniera 32 5. Memorizzare numeri 34 6. Memorizzare testi: la teoria dei luoghi e le sue applicazioni 43 7. Applicazioni varie del metodo GiGoTec 52 Conclusione 55 L’autore 56

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INTRODUZIONE Gianni Golfera è stato chiamato in molti modi: mnemonista, uomo dalla memoria d’oro, quello

che ricorda tutto, mnemo-manager, computer umano, formatore, genio, esperto in tecniche di appren-dimento...

La comunità scientifica internazionale, dopo una ricerca condotta dai medici dell’Università Vi-ta-Salute del San Raffaele di Milano in collaborazione con il Boston Institute of Technology, lo ha de-finito “l’uomo con più memoria al mondo”. Forse gli esperti lo hanno detto quando ha citato alla lettera 261 libri di carattere filosofico, o forse lo hanno pensato quando ha memorizzato un numero di 10.000 cifre ed è stato capace di ripeterlo anche in ordine sparso e in ordine inverso. Persino gli autori di uno studio pubblicato nel 2004 sul n. 63 del prestigioso Brain Research Bulletin hanno dichiarato: “Non siamo stati in grado di stabilire i limiti della sua memoria...”. Gli scienziati si sono interessati alla memoria portentosa di Gianni Golfera per rispondere ad una do-manda molto importante, così importante da coinvolgere i giornali, le radio e le televisioni di tutto il mondo; la domanda era questa: “La memoria di Gianni Golfera è una capacità genetica oppure è frutto dell’uso delle tecniche da lui elaborate?” Se la sua capacità di ricordare avesse avuto un’origine genetica, avrebbero cercato di individuare il ge-ne della memoria. Dopo numerosi anni di ricerca sono anivati alla conclusione che nel cervello di Gianni Golfera non c’è nulla di geneticamente diverso rispetto all’uomo medio, e che ciascun essere umano, utilizzando le tec-niche da lui messe a punto in quindici anni di ricerche e sperimentazioni, può sviluppare la propria memoria ottenendo vantaggi concreti nel lavoro e nella vita. Queste tecniche sono conosciute come metodo GiGoTec e tutti possono apprenderle e utilizzarle nei contesti più vari. In Italia Gianni ha insegnato a migliorare la memoria ai Deputati della Camera, ai medici dell’Associazione Internazionale di Medicina Ortomolecolare, all’In Management, alle società del gruppo Enel, ai dirigenti di Poste Italiane, alle Università di Bolzano, Fenara e Milano e in innume-revoli altre situazioni e contesti. Il professor Stefano Cappa, ricercatore di fama mondiale, ha dichiarato che il sistema di Golfera è uno strumento fondamentale, perché consente delle eccezionali prestazioni mnemoniche e Piero Angela, dopo aver intervistato Golfera a SuperQuark, ha affermato: “I risultati ci sono e sono eccellenti”.

Come docente di “Metodologia di studio e lettura veloce” all’Accademia della Guardia di Finan-za, presso la Scuola Ispettori e Sovrintendenti della Guardia di Finanza e presso il Comando Generale della Guardia di Finanza, sono da sempre alla ricerca di strumenti che consentano di ottenere risultati importanti nell’ apprendimento e nella memorizzazione. Dopo aver sperimentato di persona il metodo GiGoTec concordo pienamente con Antonio Malgaroli, professore di fisiologia umana all’Università Vita-Salute del San Raffaele di Milano, sul fatto che le tecniche di Gianni Golfera insegnino ad utilizzare la propria memoria in modo consapevole ed efficace. GiGoTec è infatti un metodo semplice e rapido che permette una maggiore attività cerebrale e neurolo-gica e quindi una maggiore efficacia nell’ apprendere e memorizzare.

Alessio Roberti

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PARTE

I LE POTENZIALITÀ DELLA MEMORIA

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1 La memoria: definizione,

tipi e unità di misura

“Il tempo non esiste, quando i nostri ricordi sono vividi.”

Gianni Golfera La memoria è la più importante di tutte le funzioni cognitive: senza memoria non saremmo neanche capaci di pensare e saremmo privi di identità, dal momento che quest’ultima è costituita dai nostri ri-cordi: noi siamo quello che ricordiamo. La memoria è stata definita come la “capacità di acquisizione, elaborazione e restituzione di un’informazione”. Molteplici sono le classificazioni dei tipi di memoria: memoria procedurale, memoria di lavoro, memoria episodica e così via dicendo. In questo libro ci rife-riremo, per comodità, ad una classificazione in tre tipi di memoria, basata sul tempo di permanenza del ricordo specifico. Ciascuno di noi sa, per esperienza diretta, che non tutti i ricordi rimangono per sem-pre nella memoria: molti scompaiono con il passare del tempo. Quanto tempo occorre ad attenuare o a cancellare definitivamente un ricordo? A questo proposito, prima di analizzare casi reali di acquisizione e memorizzazione delle informazioni, distinguiamo i tre tipi di memoria che ci consentono di rispondere alla domanda qui sopra: • Memoria a breve termine (1’informazione viene ricordata per un periodo che va da pochi secondi a due settimane circa). • Memoria a medio termine (l’informazione viene ricordata per un periodo che va da due settimane a un anno circa). • Memoria a lungo termine (1’informazione viene ricordata per tutta la vita). Ipotizziamo ora delle situazioni reali: situazioni che abbiamo già vissuto. E capitato a tutti di aver co-nosciuto Andrea (o Giovanni, o Mirella, o una persona che si chiamasse in qualsiasi altro modo), di a-vergli stretto la mano e di aver dimenticato il suo nome nel tempo di pochi secondi, di qualche ora o di qualche giorno. In effetti, alla prima acquisizione, capita spesso di dimenticare l’informazione che si è assunta, in un periodo di tempo che varia da pochi secondi ad un massimo di due settimane circa. Ed è esperienza comune aver incontrato di nuovo il suddetto “Andrea”, di non aver ricordato il suo nome e di aver cercato di liberarsi dall’imbarazzo con una frase come: “Carissimo, come stai?”. Credo proprio che abbiano inventato questa espressione per tali drammatici frangenti...! Ebbene, questo primo tipo di funzione è conosciuto come memoria a breve termine. Altra ipotesi: ci presentano Barbara e dopo qualche minuto diciamo: “Barbara, posso offrirti un caf-fé?”. Da un punto di vista neurologico, il fatto di chiamare per nome Barbara implica: • un utilizzo cosciente dell’informazione; • il conseguente aumento dell’ area cerebrale coinvolta nel processo di memorizzazione; • l’aumento delle sinapsi, ovvero dei collegamenti di natura elettrochimica tra masse di neuroni; • lo stabilizzarsi del ricordo. Quanto tempo rimarrà nei nostri ricordi il nome “Barbara” associato alla determinata persona a cui ab-

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biamo offerto il caffé? Ci resterà per un periodo che può variare da un minimo di due settimane circa fino ad un massimo di un anno circa: il tempo della memoria “a medio termine”. In questo caso, infatti, il ricordo è passato a medio termine attraverso un utilizzo cosciente dell’informazione. Se invece di in-vitare Barbara a prendere il caffé avessimo semplicemente pensato di farlo e pensato al suo nome, a-vremmo ottenuto il medesimo risultato ai fini del ricordo. In altri termini, il cervello non opera una chiara distinzione (da un punto di vista neurologico) tra la realtà e l’immaginazione. Ipotizziamo, infine, che ci presentino Claudio: immaginiamo di invitare Claudio a bere un aperitivo, e poi di invitarlo di nuovo per una pizza. In questo caso abbiamo fatto per due volte un utilizzo cosciente dell’informazione. Il secondo utilizzo ha stabilizzato il ricordo fino a portarlo nella “memoria a lungo termine”, dove potrà rimanere da un anno fino a tutta la vita e forse oltre. Questo è un modello didattico che utilizziamo per spiegare la differenza tra memoria a breve, medio e lungo termine. Nello stesso tempo è importante tener presente che la nostra capacità di memorizzare e di apprendere è influenzata da molti fattori, che esamineremo più avanti. In questo libro analizzeremo dei sistemi per portare un ricordo direttamente nella memoria a medio o a lungo termine, senza che sia necessario riutilizzare in modo cosciente l’informazione, né la prima né la seconda volta. L’obiettivo della nostra ricerca è proprio questo: ricordare per sempre un’informazione acquisita una sola volta. Prendiamo in considerazione altri esempi che possano adattarsi alle varie circostanze. Nella memoria a breve termine possono esserci una lista della spesa, il nome di una persona appena incontrata, il nuovo vocabolo di una lingua straniera e ogni tipo di informazione nuova, compreso il codice del nostro ban-comat, il capitolo di un libro appena letto e tutte le cose più o meno importanti della nostra vita.., la prima volta che si presentano. Nella memoria a medio termine, invece, sono presenti tutte le informazioni che abbiamo avuto modo di utilizzare almeno una volta, come una ricetta su cui ci siamo cimentati, una strada che abbiamo percor-so, un vocabolo in lingua straniera che abbiamo utilizzato o altre informazioni che, pur essendo state acquisite per la prima volta, si sono fissate nella memoria in virtù di particolari caratteristiche che ve-dremo nei prossimi capitoli. Nella memoria a lungo termine ci sono la nostra capacità di andare in bicicletta, i nomi dei nostri geni-tori, dei nostri nonni e dei nostri amici di vecchia data, un’ infinità di episodi e le informazioni usate varie volte, come l’indirizzo della casa in cui vivevamo prima, il nostro nuovo indirizzo e così via di-cendo. Esiste un’unità di misura della memoria, o meglio: esiste un’ unità di misura della quantità dei dati che possiamo apprendere in successione con un breve intervallo di tempo tra l’uno e l’altro. La memoria a lungo termine contiene un’immensa quantità di dati: i vicini di casa di quando eravamo bambini, tutti gli episodi che hanno caratterizzato la nostra vita e che ricordiamo meglio degli altri, e tante altre cose che non è possibile quantificare. L’unico sistema finora considerato valido per misurare la memoria, ovvero la nostra capacità di ap-prendere e di immagazzinare informazioni, consiste nel fornire alla persona di cui si intende misurare le capacità di memoria una serie di dati con un intervallo di tempo di due secondi tra uno e l’altro, per poi verificare quanti di questi dati riuscirà a ricordare in successione esatta. Quando un elemento viene omesso oppure invertito, si considera valido il numero di dati ricordato fino a quel momento. La quan-tità di dati che si può apprendere in un intervallo di tempo di due secondi tra un’informazione e l’altra viene definita “Span”. Se ti stai domandando quale sia il tuo Span, la risposta è semplice: varia dai cinque ai nove (sette più o meno due) dati memorizzati correttamente ad intervalli di due secondi. Se ad esempio ti presentano dieci persone, nel peggiore dei casi potrai ricordarne cinque e, nel migliore, nove. Ebbene, una persona

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la cui memoria sia stata educata nel modo giusto (educata e non solo allenata: senza l’educazione, l’allenamento non serve o serve a poco) ne ricorda più di cento. L’obiettivo del mio insegnamento è sviluppare nelle persone la capacità di fare altrettanto, o anche me-glio. Potrai renderti conto di cosa sia veramente la memoria e di quali siano le tue potenzialità. La ge-nialità non è determinata da un’intelligenza migliore, ma da un uso migliore della propria intelligenza. Adesso non resta che definire il tuo Span! Leggi queste parole: Chiave …………………….. Barba …………………….. Frate …………………….. Spiaggia …………………….. Disco …………………….. Ala …………………….. Mela …………………….. Terra …………………….. Nervo …………………….. Pacco …………………….. Latte …………………….. Ghiaccio …………………….. Macchia …………………….. Sale …………………….. Via …………………….. Ora copri la lista con un foglio bianco e cerca di riscrivere, negli spazi vuoti sulla destra, le parole che hai appena letto, nella successione esatta. Il numero di parole memorizzato in corretto ordine rappre-senta il tuo Span. Se ad esempio ricordi “chiave, barba, frate, spiaggia, disco, ala, teffa e mela”, il tuo Span equivale a sei: le ultime due parole non si contano, perché sono state invertite. Casi particolari Nel paragrafo precedente ho fatto riferimento ad una classificazione in tre tipi di memoria: le informa-zioni acquisite per la prima volta tendono ad andare nella memoria a breve termine, le informazioni uti-lizzate in modo cosciente per la prima volta passano nella memoria a medio termine e quelle che ven-gono utilizzate due volte passano nella memoria a lungo termine. Esistono tuttavia delle eccezioni: alcune informazioni, per le loro caratteristiche particolari, confluisco-no direttamente nella memoria a medio termine o nella memoria a lungo termine. Si tratta di quattro caratteristiche molto importanti che consentono di attivare una più vasta area cerebrale. Eccole ordinate in una lista che consente anche di visualizzare l’acronimo “E.M.A.I.C.E.” (E MAI CE lo dimentiche-remo!), a partire dalle iniziali delle parole che le compongono:

- Esagerazione - Movimento - Associazione - Inusuale - Coinvolgimento - Emotivo

Quando una, due o tre di queste caratteristiche sono presenti nell’informazione, essa si stabilizza nella memoria a medio termine; quando sono tutte e quattro presenti, sono in grado di assicurarti che l’informazione va a collocarsi nella memoria a lungo termine, dove potrà rimanere per tutta la vita.

Paolo
Evidenziato
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Esagerazione, movimento, associazione inusuale e coinvolgimento emotivo possono essere presenti in modo naturale nelle situazioni della vita, ma è molto interessante constatare che esse possono anche es-sere semplicemente immaginate: il nostro cervello ricorderà perfettamente le informazioni immaginate proprio come se fossero state ac-quisite nella realtà. Ad ogni caratteristica verrà dedicato un approfondimento nel capitolo successivo. Intanto, osserviamo che quando un ricordo si stabilizza nella memoria a lungo termine attraverso una corretta acquisizione, si attivano delle reazioni di tipo biochimico, diverse rispetto a quelle che si atti-vano per la memoria a breve e a medio termine. In altre parole, quando un’informazione è esagerata, in movimento, associata in modo inusuale e capace di coinvolgerci emotivamente, il nostro cervello fun-ziona in maniera diversa dal solito. Ci consente, infatti, di ricordare per sempre quell’informazione e tutto ciò che è accaduto poco prima e poco dopo il momento di assunzione del dato, anche se non è at-tinente a quest’ultimo. Affinché questo concetto risulti più chiaro possibile, ti invito a ricordare dov’eri e cosa stavi facendo quando hai appreso la notizia dell’attentato alle due Torri Gemelle a New York. Quel ricordo è nella tua memoria a lungo termine, e a ben guardare contiene proprio le quattro caratteristiche di cui sopra: l’esagerazione dell’evento, il movimento degli aerei e del crollo dei due edifici, l’associazione inusuale degli elementi del contesto e il forte impatto emotivo conseguente a tutto questo. La chimica del cer-vello permette di ricordare anche molte altre informazioni aventi in comune una sola cosa: il fatto di essere avvenute nello stesso periodo di tempo. Nella formula

P + c ———————–—– = L

t

intendiamo: - con “P” gli avvenimenti particolarmente significativi; - con “c” le circostanze; - con “t” il tempo; - e con “L” la memoria a lungo termine. Naturalmente “P” è particolarmente significativo, poiché si riferisce ad un fatto che ci ha coinvolto a livello emozionale e che ci è apparso esagerato ed inusuale. Sostituiamo ora ai simboli individuati gli elementi corrispondenti:

ATTENTATO + dov’ero + cosa facevo + chi mi ha dato la notizia –––––––––––––– = Memoria a lungo termine 11/09/2001 ore 15,30 circa

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2 Apprendimento e memoria

“Non basta una buona mente,

la cosa più importante è usarla bene.” Cartesio

Che cosa hai fatto fino ad oggi, quando volevi ricordare qualcosa di importante o utile? Probabilmente hai cercato di assimilare le informazioni che ti servivano attraverso la ripetizione, il metodo che io con-sidero il meno efficace in assoluto per fissare nella propria mente i ricordi e per apprendere in modo permanente nuovi dati. Il nostro cervello è una risorsa straordinaria, meravigliosa, con illimitate poten-zialità, ma nessuno ci ha mai insegnato come usarla correttamente; nella maggior parte dei casi siamo stati abituati ad attingere ad essa con sistemi didattici obsoleti che hanno l’effetto principale di incenti-vare nei bambini un senso di incapacità, di insicurezza e di inadeguatezza. Se entriamo in una libreria, troviamo manuali per usare il computer, per coltivare un giardino, per gio-care a carte, per prendersi cura di un cane o di un gatto, per imparare le tecniche del bricolage e per de-corare la casa; e troviamo pochissimo sul cervello, su come fare un’operazione a mente, su come usare la memoria in modo davvero efficace. Nel capitolo precedente hai valutato il tuo Span, riscontrando forse i limiti del sistema di apprendimen-to tradizionale, basato essenzialmente sulla ripetizione lineare dei dati da memorizzare. Nei capitoli che seguiranno, migliorerai moltissimo la tua capacità di apprendere e ricordare, attraverso l’utilizzo co-sciente del cervello e della memoria. Molte volte mi viene chiesto quale sia la correlazione tra intelligenza e memoria. Ritengo di poter af-fermare con certezza che aumentare la nostra memoria aumenta la nostra intelligenza e che non esiste intelligenza senza memoria. Nei prossimi capitoli esamineremo l’origine storica e lo sviluppo scientifi-co del sistema GiGoTec, che potenziando enormemente le capacità di memoria aumenta, appunto, l’intelligenza. Approfondiamo adesso le tematiche del capitolo precedente facendo riferimento ai casi particolari, quelli che permettono di archiviare informazioni nella memoria a medio termine o a lungo termine do-po una sola acquisizione. Rifletteremo insieme sui casi della vita che ti hanno portato a ricordare delle informazioni in modo permanente dopo averle assunte un’unica volta, e procederemo quindi verso un approccio nuovo: un approccio che tenga in considerazione anche le dinamiche dell’apprendimento che ognuno di noi possiede come dote naturale, costruendo così un formidabile strumento per un appren-dimento veloce e per ricordare per sempre le cose più importanti. Requisiti Ricordiamo i particolari requisiti per cui alcuni ricordi si stabiliscono direttamente nella memoria a medio o a lungo termine: esagerazione, movimento, associazione inusuale e coinvolgimento emotivo. In presenza di tutti e quattro, l’informazione si stabilisce nella memoria a lungo termine; nel caso in cui manchi anche solo uno di questi, si immette nella memoria a medio termine. Le informazioni vengono ricordate più facilmente quando sono espresse attraverso delle immagini: la nostra predisposizione naturale, infatti, ci porta a ricordare più facilmente le immagini, rispetto ai con-cetti astratti che non sono associati ad un processo di visualizzazione. Analizziamo ora nei paragrafi

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che seguono ciascuno dei quattro requisiti necessari a fissare un ricordo nella memoria a medio o a lungo termine. Esagerazione L’esagerazione è un concetto riferibile a persone, animali, idee o cose che indica una sproporzione, ov-vero la presenza di misure o di caratteristiche al di fuori della media. Quando ci troviamo davanti a qualcosa di esagerato, ad esempio di fronte ad un uomo che pesi duecentocinquanta chili o che sia alto due metri e venti o, al contrario, davanti ad un uomo piccolissimo, la nostra attenzione aumenta: la ca-ratteristica “esagerata” che contraddistingue quella persona ci consente di ricordare con maggiore faci-lità ciò che abbiamo appena visto. Lo stesso processo si verifica quando i requisiti di esagerazione vengono anche solo semplicemente “pensati”. Pensa ad un nano che gioca in una squadra di pallacanestro, ad un uomo grasso al punto da non poter entrare in ascensore, ad una donna magrissima, ad una capigliatura così folta e riccia da oc-cupare l’intera stanza: si tratta di dati che, per il fatto di essere rappresentati sotto forma di immagini “esagerate”, possono essere memorizzati più agevolmente e passare dallo status di “informazioni” a quello di “ricordi”. Da un punto di vista neurologico, l’esagerazione porta ad un aumento dell’attenzione e ad una maggio-re attività cerebrale, con un conseguente effetto positivo sul processo di ritenzione mnemonica. Movimento Tutto ciò che si muove attira naturalmente la nostra attenzione e incentiva, quindi, il processo di fissa-zione di un ricordo. Prova a pensare ad una piazza in cui tutte le persone stiano camminando. All’improvviso, una di queste si mette a correre. Dove andrà la tua attenzione? Sulla persona che corre, naturalmente! Immagina di trovarti in un parcheggio in cui tutte le auto siano ferme nelle aree di sosta, tranne una che comincia a fare manovra per uscire. Dove andrà la tua attenzione? Alla macchina che si muove, non certo a quelle parcheggiate! Ovviamente i ricordi si formano là dove si fissa l’attenzione: in seguito, ricorderemo con maggiore precisione le cose e le persone che abbiamo visto muoversi. Anche gli animali sono istintivamente con-sapevoli del fatto che tutto ciò che si muove richiama l’attenzione, e si comportano di conseguenza: il fagiano, ad esempio, rimane immobile quando vuole evitare di essere notato; può capitare infatti che, durante una passeggiata in campagna o in montagna, non ci accorgiamo di un animale che si trova a pochi metri da noi, sotto i nostri occhi, perché rimanendo perfettamente immobile non ci consente di percepire la sua presenza. Hai mai visto un gatto cacciare? I suoi movimenti sono lentissimi e felpati, proprio perché, se così non fosse, metterebbe sull’avviso la preda che sta puntando. Il leggendario scat-to felino avviene solo quando il predatore si accorge di essere stato notato. Il nostro cervello tende a fare una selezione istintiva delle informazioni utili nel processo di percezione sensoriale. Nel processo visivo, la natura attribuisce vita a ciò che si muove e, conseguentemente, il nostro interesse istintivo viene attratto dal movimento. Persino quando il movimento è velocissimo, come in una gara di Formula Uno, noi portiamo sempre la nostra attenzione su ciò che si muove più velocemente, ad esempio sull’auto che sta effettuando il sorpasso. Anche il movimento dunque, come l’esagerazione, determina una più intensa attività cerebrale e neurologica favorendo il processo di ap-prendimento. Associazione inusuale L’associazione inusuale si verifica quando un elemento viene abbinato ad un altro/altri elementi, senza che ci siano tra essi affinità, prossimità logica o una consuetudine all’essere associati tra loro. E il caso di un uomo nudo in un gruppo di persone in giacca e cravatta, oppure di un uomo in giacca e cravatta nel bel mezzo di un campo di nudisti. Tutto ciò che è insolito rimane impresso nella nostra memoria con grande forza. Pensiamo anche ad un cane con tre teste o ad una lucertola con due code. Probabil-mente il nostro cervello, oltre a cogliere nell’insolito qualcosa di nuovo e sconosciuto, percepisce un pericolo o un’opportunità; in ogni caso, comunque, qualcosa a cui prestare molta attenzione. Prova a

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pensare a tutte le cose strane che hai visto: con tutta probabilità, te ne vengono in mente moltissime, proprio per la capacità innata degli esseri umani di ricordare ciò che è insolito. Coinvolgimento emotivo Il tempo di permanenza di un ricordo è direttamente proporzionale all’ attività cerebrale prodotta nel processo di memorizzazione. Il coinvolgimento emotivo è certamente il modo più sicuro per aumentare l’attività cerebrale e neurologica: è così determinante nell’ambito del processo di memorizzazione, che meriterebbe un libro a parte. Sicuramente è il metodo migliore per assicurarsi la permanenza di un ri-cordo nella memoria a lungo termine. Pensa a quanti ricordi affollano la tua mente per il solo fatto di essere stati fissati e supportati da un’emozione: un bacio, la nascita di un bimbo, un abbraccio, un ma-trimonio o anche il personaggio di un cartone animato che vedevamo da bambini: sono situazioni fissa-te nella memoria da un coinvolgimento emotivo tale da poterle ricordare con assoluta limpidezza a di-stanza di moltissimi anni, per tutta la vita. La memoria funziona principalmente attraverso le emozioni, ed i ricordi, così creati, confluiscono nella memoria a lungo termine. Molte volte il coinvolgimento emotivo non è diretto, ma rievocato. Immagina di conoscere un gruppo di persone e di ascoltare i loro nomi: certamente ricorderai con maggiore facilità i nomi che rievocano qualcosa da un punto di vista emotivo; ad esempio, ricorderai più facilmente il nome di una persona che si chiama come tuo padre o come qualcuno che ti è caro. In un certo senso, la memoria è un’emozione. Un’altra cosa è sicura: quando il coinvolgimento emotivo si associa all’esagerazione, al movimento e all’associazione inusuale, percepiamo qualcosa che rimarrà per sempre dentro di noi. Molte delle pubblicità più efficaci fanno leva proprio su questi principi, con l’obiettivo di emozionarci e sorprenderci per farci ricordare questo o quel prodotto. Quando affermo “ricordare”, intendo qui “ri-cordare per sempre”. La pubblicità I pubblicitari sanno che gli spot e i messaggi promozionali devono seguire delle dinamiche precise, af-finché possano avere un impatto tale da attivare l’attenzione dei destinatari e garantire la memorizza-zione delle informazioni trasmesse. Sono inoltre consapevoli del fatto che l’interesse delle persone vie-ne stimolato da soggetti appariscenti e fuori dal comune, ragion per cui utilizzano spesso immagini che hanno caratteristiche di esagerazione, movimento e associazione inusuale, così da favorire il processo di memorizzazione del messaggio pubblicitario. Quando vogliono farci ricordare un pennello, ne rap-presentano uno di dimensioni enormi, in movimento, inusuale. Ti ricordi? Probabilmente ti è venuto in mente il pennello “Cinghiale” e lo spot in cui veniva pubblicizzato. È sufficiente un quarto di secondo affinché un’immagine rimanga impressa per sempre nella nostra memoria, a patto che questa susciti in noi particolari emozioni, che sia esagerata, in movimento ed associata in modo inusuale. Le caratteri-stiche “E.M.A.I.C.E.” (esagerazione, movimento, associazione inusuale e coinvolgimento emotivo) so-no i quattro requisiti fondamentali per l’acquisizione di un ricordo nella memoria a lungo termine. Realtà e immaginazione Per alcuni meccanismi di pensiero il cervello non opera distinzioni tra realtà e immaginazione: deter-minati processi cognitivi seguono modalità analoghe con esperienze reali e con esperienze immaginate. In termini molto semplici, possiamo tuffarci nel mare e ricordare la frase: “Mi sono tuffato nel mare”, ma possiamo anche immaginare di tuffarci nel mare e ricordare la stessa frase con altrettanta facilità. Quante volte hai sognato senza renderti conto del fatto che stavi sognando, e percependo dunque l’esperienza che facevi nel sogno come se fosse reale? E quante volte, viceversa, hai soltanto pensato di fare qualcosa e sei entrato in uno stato emotivo tale da percepire l’esperienza immaginata come se fosse reale? Questa premessa ci serve per capire che non sono necessarie esperienze reali per attivare un processo di memorizzazione: ricordiamo anche quello che pensiamo e immaginiamo. Cosa vuol dire “immaginare”? Come ci suggerisce la parola stessa, immaginare significa “creare delle immagini”: immagini mentali. Cosa sarebbe successo se invece di vedere questo o quello spot avessimo cercato di ricordare i prodotti e i servizi reclamizzati immaginando la pubblicità senza averla mai vista? Ricorde-remmo quei prodotti e servizi con altrettanta chiarezza e con la stessa semplicità.

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Neuroattivazione Immaginare non è un processo astratto: è qualcosa di molto reale che crea risposte neurofisiologiche reali. Se pensiamo ad una situazione di pericolo, il nostro battito cardiaco aumenta in modo più o meno rilevante, a seconda di quanto ci siamo concentrati sull’immagine mentale di quella condizione di ri-schio; se pensiamo ad un dolce, la nostra salivazione aumenta (la classica “acquolina in bocca”). E se pensiamo ad un’immagine avendo la precisa intenzione di ricordare qualcosa attraverso di essa, molto probabilmente ricorderemo l’oggetto a cui l’abbiamo associata, se tale immagine avrà le caratteristiche di esagerazione, movimento, associazione inusuale e coinvolgimento emotivo. Ora porta attenzione agli esempi che seguiranno in questo capitolo e nei successivi, e tutto ti sembrerà più chiaro. In questa fase è importante che tu capisca bene il procedimento; poi imparerai a farlo “tuo”, così come hai imparato a scrivere e a leggere. Esempio pratico Questo esempio pratico ha l’obiettivo di farti capire la dinamica del sistema GiGoTec. Nei prossimi capitoli ti veffà spiegato come creare immagini in una frazione di secondo e facilmente. Per il momen-to, cerca solo di capire bene le ragioni per cui il sistema funziona. Ora facciamo l’ipotesi di voler ricor-dare il sito Internet www.gigotec.com, quello in cui viene presentato il sistema che ho messo a punto per apprendere e memorizzare efficacemente. GiGoTec ci fa venire in mente Gig Robot d’Acciaio, il robot dalle dimensioni enormi che molti di noi hanno conosciuto attraverso i cartoni animati e che pos-siamo immaginare mentre balla e si diverte. Quest’immagine ha determinato un’ attivazione cerebrale in grado di farci ricordare per sempre il sito GiGoTec. Ciò avviene perché l’immagine, oltre ad emo-zionarci per la forza espressiva che la caratterizzava, era esagerata (un enorme robot), in movimento e certamente associata in maniera inusuale. Eppure, ricorderemo per sempre la parola “GiGoTec”, senza che sia necessario pensare ad alcun robot! La ragione è che l’immagine del robot, piuttosto che essere un’associazione mentale, è stata solo un mezzo per far affivare l’informazione alla memoria a lungo termine. Il nostro obiettivo, quando vogliamo ricordare qualcosa, è determinare un’ elevata attivazione neurologica: il modo migliore per farlo consiste nel creare immagini “E.M.A.I.C.E.”.

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3 Pensare per immagini

“Ogni nostro pensiero è un’immagine.”

Gianni Golfera Immagini per ogni cosa Ogni volta che pensiamo a qualcosa, si presenta alla nostra mente un’immagine particolare che, in qualche modo, è connessa al nostro pensiero. Tale immagine può essere più o meno conscia e certa-mente rimane indissolubilmente legata al processo logico che l’ha costruita. Le immagini possono es-sere costruite in maniera logica o in maniera istintiva o intuitiva, che dir si voglia. Esse risentono for-temente del nostro background culturale e delle esperienze che abbiamo vissuto. Pensiamo alla semplice parola “bicicletta” e focalizziamoci sul concetto che essa richiama alla nostra mente. Qualcuno penserà alla propria bicicletta da corsa, qualcun altro al negozio di biciclette dietro l’angolo, qualcun altro ancora penserà al proprio bambino che impara ad andare in bicicletta, oppure al suo vicino di casa che è caduto dalla bicicletta o, ancora, alla cyclette che ha in camera da letto. Quale che sia il pensiero che deriva da questa parola, esso è unico e personale, e se anche due persone pensa-no apparentemente alla stessa cosa, ci saranno comunque delle differenze nei modi in cui se la rappre-sentano nella propria mente. Quante volte abbiamo sentito dire o abbiamo pensato che il libro è stato più bello del film? Questo av-viene, in genere, quando leggiamo un libro prima di vedere il film che da esso è stato tratto. Le imma-gini che ci siamo creati nella mente in base alle descrizioni contenute nel libro, infatti, rispecchiano la nostra personale e unica sensibilità e affondano le radici nella nostra esperienza soggettiva. Qualsiasi altra immagine proposta dall’esterno ci appare spesso inadeguata, lontana, poco rispondente alla nostra esperienza di lettori. Questo modo di pensare, basato sulle immagini, si applica in qualsiasi ambito, anche alle astrazioni come, ad esempio, a numeri o a concetti filosofici. Ai bambini viene insegnato a contare partendo dalle dita della mano, per poi procedere con operazioni sempre più complicate, ma pur sempre rappresenta-bili in maniera visiva. Ogni pensiero, ogni idea, ogni valutazione, ogni emozione ed ogni ragionamento possono essere collegati ad immagini. Questo concetto vale per tutti, anche per quelle persone che pre-diligono spontaneamente altre modalità di rappresentazione della realtà, ad esempio quella auditiva (nel caso di coloro che associano più frequentemente i concetti a suoni, rumori e parole) o quella cine-stesica (nel caso di coloro che associano più spesso i concetti alle sensazioni corporee). La nostra im-maginazione, unita ad altre facoltà fisiche e neurologiche, ci porta a compiere imprese di cui spesso non siamo consapevoli, come quando, attraversando una strada trafficata, la utilizziamo per calcolare tempi e distanze e riusciamo a evitare di essere investiti. In numerose situazioni il confine tra ragiona-mento, istinto e immaginazione è così sottile da non poter essere valutato con parametri oggettivi. Nei paragrafi successivi impareremo a costruire in modo consapevole immagini E.M.A.I.C.E. per ri-cordare le informazioni più svariate e complesse in modo facile e divertente. All’inizio, forse, ti sem-brerà complicato, ma poi ti abituerai e ci riuscirai in una frazione di secondo. Ricorda sempre che le immagini sono soltanto un mezzo per far fissare le informazioni nella memoria a lungo termine. Cerca-re queste immagini è semplice e intuitivo, basta seguire l’istinto e applicare le regole che seguono. L’abitudine sarà maestra.

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Strategie ed esempi Prima di procedere con la parte pratica ed esemplificativa è utile rivolgere la nostra attenzione alle stra-tegie necessarie alla creazione delle immagini, affinché il metodo diventi semplice e intuitivo attraver-so l’uso e l’esercizio pratico. Ovviamente le strategie sono molteplici; il mio consiglio è mettere in atto quelle che si percepiscono come più naturali e istintive, evitando di pensare troppo. Perché un’immagine sia efficace, dev’essere sempre immediata, intuitiva. A questo scopo, dopo aver letto i metodi e le strategie per la creazione delle immagini, sarà opportuno fare pratica in modo rilassato e senza sforzo, così da evitare elaborazioni eccessive. E importante imparare ad usare il cuore, l’intuizione, l’immaginazione. Volutamente evito di usare la parola “fantasia” perché non si tratta di fantasia, né la fantasia è necessaria in questo procedimento. E sufficiente applicare le regole che se-guono. Il modo più semplice e diretto per memorizzare qualcosa (un concetto, un oggetto, una persona, un a-nimale o una parola) consiste nell’immaginare un’immagine” per la cosa stessa; ad esempio, l’immagine di un bicchiere per la parola/concetto “bicchiere”, l’immagine di un computer per la paro-la/concetto “computer” e l’immagine di una vecchia macchina da scrivere per la parola/concetto “mac-china”. Un altro metodo per memorizzare un’informazione consiste nel rappresentarsi mentalmente l’immagine di qualcosa dal nome simile, ad esempio l’immagine di una vite per la parola/concetto “vi-ta”. In altri casi conviene immaginare una situazione che abbia lo stesso nome di ciò che intendiamo ricor-dare, anche se il significato letterale della parola da fissare nella memoria è diverso nei due contesti: ad esempio, se si sta preparando un esame in cui ci siano riferimenti all’ambito legale, si può rappresenta-re l’immagine di un uomo alto che sta diritto sulla schiena per ricordare la parola “diritto”, oppure quella di un uomo che sta ricurvo rigidamente su se stesso ed è quindi contratto, per la parola “contrat-to”, appunto. Un altro criterio di memorizzazione consiste nel raffigurarsi una parte per il tutto, ad esempio l’immagine di una cazzuola per rappresentare la parola/concetto “muratore” o l’immagine di un bisturi per rappresentare la parola/concetto “chirurgo”. Un altro sistema consiste nella rappresentazione di una parola che abbia la parte iniziale simile a quella della parola/concetto che si vuole memorizzare, cercando qualcosa che sia facilmente visualizzabile, come ad esempio l’immagine di una partoriente per ricordare la parola “paralipomeni”. In altri casi, quando la parola/concetto è lunga e/o complessa, come nel caso di “giacenza”, possiamo scomporla e ricomporla in parti più semplici, quali ad esempio “Enza che giace”, e immaginare una persona di no-me Enza, mentre sta sdraiata su un prato. Quando ciò che vogliamo ricordare (e quindi, rappresentare) è la parola che si riferisce ad un concetto astratto (o, viceversa, è un concetto astratto e quindi la parola che ad esso si riferisce), possiamo ricor-rere ad una metafora; ad esempio possiamo rappresentarci la “concentrazione” con l’immagine di un giocatore di scacchi impegnato in una partita di torneo. Analogamente, si può ricorrere all’immagine di un mulo per la testardaggine, a quella di un leone per il coraggio, a quella di una bilancia per la Giustizia oppure a quella di una donna vestita di verde per la Speranza. Per ricordare una parola o una frase in particolare, possiamo anche rappresentarci mentalmente la per-sona che è o era solita pronunciarla, ad esempio immaginare Albano per “felicità” o Mike Bongiorno per “allegria”. Un’ azione può essere rappresentata dall’ immagine di chi la compie; ad esempio, l’immagine di un la-dro può rappresentare il furto e quella di un medico può rappresentare una cura. Un elemento singolo può rappresentare la categoria a cui esso appartiene, ad esempio un’ape o una libellula possono rappre-sentare la categoria degli insetti.

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In alcuni casi possiamo utilizzare la radice della parola che vogliamo ricordare, come quando rappre-sentiamo per la parola “Roma” un antico romano e per la parola “montagna” un montanaro con tanto di scarponi e piccozza. Quest’ultima strategia, che muove dal particolare al generale, funziona anche in senso opposto: ad esempio, ci si può figurare l’immagine di un ballo per rappresentare la parola “balle-rino”. Utilizzando un criterio simile, si può rappresentare un intero periodo dell’anno, ad esempio la stagione autunnale con l’immagine di una foglia secca o quella estiva con l’immagine di un ombrellone sulla spiaggia. Si può ricordare qualcosa anche utilizzando una rima, ad esempio si può visualizzare il libro dilatino o il proprio insegnante del liceo per ricordare il termine “Palatino”. I concetti astratti possono essere rappresentati anche attraverso delle azioni: ad esempio la parola “ac-cordo” può essere rappresentata da due persone che si stringono la mano. Nei casi di situazioni, concetti o azioni che è difficile rappresentarsi mentalmente, si può ripartire da ciò che li precede; ad esempio, si può rappresentare la digestione immaginando l’atto del mangiare. Un altro metodo molto efficace consiste nel ricorrere all’ assonanza, cioè nel cercare termini che ab-biano un suono simile a quello delle parole che si desidera ricordare. Ad esempio, per chi studia le lin-gue straniere o per chi ha la necessità di memorizzare parole o sigle che non hanno senso compiuto nel-la propria lingua madre: per ricordare una parola come spintac si può visualizzare una persona che dà una “spinta” ad un’altra, oppure si può pensare alla “spina” di un cactus; per ricordare una parola come cucer si può pensare alla “cuccia” di un cane. Insomma, occorre trovare qualcosa che suoni in modo simile. Esiste un altro criterio di memorizzazione molto utilizzato nello studio del Diritto e delle materie in cui è necessario ricordare in successione parole delle quali già si conosce il significato. Questo criterio è definito “immagine acronima”. Un acronimo è una parola creata a partire dalla porzione iniziale di più parole (singole lettere o anche gruppi di lettere, ad esempio sillabe). In questo modo è possibile ricor-dare serie di parole attraverso un’unica parola più semplice da memorizzare. Ad esempio, possiamo ri-cordare le parole del seguente brano (una combinazione di versi tratti da alcune poesie di Giuseppe Ungaretti), attraverso l’immagine costituita dalla parola acronima V.E.G.L.I.A., derivata dalle iniziali di ciascun verso:

- Vagammo forse vittime del sonno... - E dal fondo di notti di memoria - Già ci sfiorava - La verità, per crescita di buio, - Il dolore assopito che ritorna... - Anima, non saprò mai calmarti?

A questo punto, possiamo ricordare la parola “VEGLIA” associando ad essa l’immagine di un uomo sdraiato a letto, di notte, con gli occhi sbarrati, perché non riesce a dormire. Nel Trattato di ipnosi di Franco Granone pubblicato dalla Utet Edizioni, leggiamo che i fenomeni ip-notici sono: - Levitazione - Catalessia - Movimenti automatici - Inibizione dei movimenti volontari

- Analgesia - Sanguinamento - Condizionamento

La prima cosa da fare sarà creare la parola partendo dalle lettere iniziali delle parole che vogliamo ri-

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cordare, in questo modo: le per la parola “levitazione”, ca per la parola “catalessia”, mo per “movi-menti automatici”, i per “inibizione dei movimenti volontari”, a per “analgesia”, s per “sanguinamen-to” e co per la parola “condizionamento”. In questo modo otteniamo la parola lecamoiasco, che può es-sere ricordata attraverso l’espressione assonante “leccammo un fiasco”. A questo punto, potremo ricor-dare le parole in questione creando l’immagine E.M.A.I.C.E. di alcuni amici in stato ipnotico, mentre leccano un fiasco. In linea generale, possiamo definire una regola molto semplice: ogni informazione che si vuole ricorda-re va associata ad un’ immagine concreta (evitando i concetti astratti) le cui caratteristiche saranno esa-gerazione, movimento, associazione inusuale e coinvolgimento emotivo. Il coinvolgimento emotivo si ottiene rappresentandosi immagini che siano in qualche modo note, familiari, e che abbiano un nesso con esperienze vissute ed emozionalmente significative. Questo paragrafo apre la strada a molte appli-cazioni future. Tra breve metterai a frutto quello che hai imparato fino ad ora con applicazioni pratiche relative all’ acquisizione di informazioni che definiremo “brevi”, cioè costituite da due o tre elementi legati tra loro, come nel caso dei nomi di persona, dei vocaboli di una lingua straniera, degli indirizzi e-mail, degli indirizzi postali e di molti altri dati simili. La tecnica come mezzo di attivazione neurologica I risultati dell’applicazione del metodo GiGoTec consistono, oltre che nel potenziamento delle capacità di memorizzazione, nell’ utilizzo di una più vasta area cerebrale. E utile ribadire che la tecnica serve a determinare un’ attivazione neurologica che permette di fissare il ricordo; dopodichè, l’informazione permane nella memoria indipendentemente dal sistema che si è utilizzato per creare il ricordo. Il tempo di permanenza di un ricordo è direttamente proporzionale all’ampiezza dell’area cerebrale coinvolta nel processo di acquisizione del dato. Un semplice esempio può rendere bene l’idea: io mi chiamo Golfera, e per ricordare il mio cognome puoi pensare ad una gigantesca mazza da golf, associarla alla mia immagine (c’è una mia foto sulla co-pertina di questo libro) e rappresentarmi nella tua mente mentre mando in buca una palla. Devi imma-ginare di farlo veramente. La prima volta che qualcuno ti chiederà di dire il mio nome, visualizzerai questa immagine e “golf’ ti farà venire in mente “Golfera”; le volte successive, invece, sarai in grado di rispondere correttamente senza pensare a nessuna mazza da golf. Il sistema funziona a patto che le immagini rispettino sempre i requisiti sopra esposti di esagerazione, movimento e... Ora dovresti essere in grado di completare la frase. Se manca anche una sola delle quattro caratteristiche, il ricordo va a collocarsi nella memoria a medio termine anziché in quella a lungo termine. Facciamo un altro esempio. Se vogliamo memorizzare il verbo inglese “to borrow”, che significa “prendere in prestito”, possiamo immaginare di andare dal nostro vicino di casa e di chiedere in presti-to qualcosa: lui ci porterà un gigantesco blocco di burro (“burro” è una parola assonante con borrow) e, poiché l’immagine è esagerata, in movimento, associata in modo inusuale e dotata di una rilevanza an-che emotiva, (dal momento che conosciamo il vicino e abbiamo con lui una certa familiarità) non di-menticheremo più il termine “borrow”. Questo sistema conosce un’ infinità di applicazioni che analizzeremo nel dettaglio in seguito. Per ora è necessario rendersi conto che quando un’informazione si installa nella memoria lungo termine, lo fa utilizzando come “mezzo di trasporto” le immagini particolarmente significative che abbiamo creato. Oltre al dato specifico che ci interessa immagazzinare nella nostra mente, ci ricorderemo anche le cir-costanze collegate all’ atto della memorizzazione. Quando creiamo un’immagine particolarmente significativa, attiviamo la regola che possiamo rinomi-nare come “formula dell’li settembre”, secondo la quale l’immagine X, particolarmente significativa, perché dotata delle caratteristiche “E.M.A.I.C.E.”, va a collocarsi nella memoria a lungo termine in-sieme a tutte le circostanze che si sono verificate in quell’intervallo temporale. Questa considerazione è di fondamentale importanza perché ci porta a rappresentare un limitato numero di immagini al fine di creare una neuro-attivazione, e non certo di sostituire i ricordi. Il sistema GiGoTec è pensato e creato per far funzionare al meglio la nostra memoria naturale.

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4 Primi passi

“Quel che sento dimentico,

quel che vedo ricordo, quel che faccio imparo.”

Anonimo Immagini: approfondimenti ed esempi Se tutto sta procedendo nel migliore dei modi ora sentirai una certa... confusione. Era previsto ed è as-solutamente normale, quindi evita di preoccuparti! La ragione è che ho concentrato nei capitoli prece-denti una grande quantità di informazioni, che ben presto si chiariranno e si disporranno nella tua men-te nel giusto ordine, con il proseguire della lettura e con le applicazioni pratiche che ti verranno propo-ste. Probabilmente avrai trovato alcuni concetti particolarmente impegnativi; tuttavia era importante spiegare nel dettaglio come avvenga la creazione delle immagini finalizzate al processo di memorizza-zione, essendo esse il tramite dei nostri ricordi. Fino a questo momento abbiamo analizzato numerosi metodi per creare immagini; facciamo adesso un’applicazione di quanto esaminato finora, prima di passare alla parte pratica vera e propria. L’antico adagio “Quel che sento dimentico, quel che vedo ricordo, quel che faccio imparo”, rende bene l’idea di quanto sia importante l’esercizio che segue. A pagina 49 troverai un elenco di dieci parole. Adesso disponi di numerosi strumenti in più per memo-rizzarle, rispetto a quando hai misurato il tuo Span cimentandoti con la lista alla pagina successiva. Seguirà una spiegazione di alcune modalità con le quali le parole della lista possono essere rappresen-tate attraverso delle immagini; in questa fase accantoniamo per il momento le caratteristiche di esage-razione. movimento, associazione inusuale e coinvolgimento emotivo. Molte applicazioni del metodo, ad esempio quelle per la memorizzazione dei numeri, verranno appro-fondite in seguito: “Omnia tempus habent”, ogni cosa a suo tempo, dicevano i latini. Veniamo ora all’esercizio. Il procedimento più efficace è il seguente: leggi il vocabolo, pensa alla pri-ma immagine che ti viene in mente e tienila per buona. Infatti la prima immagine, quella intuitiva, è sempre la migliore, perché non è condizionata da ragionamenti che tolgono immediatezza al processo: ricordati di seguire il cuore. All’inizio potresti incontrare delle difficoltà che non dipendono da un’immaginazione più o meno sviluppata, ma semplicemente dal fatto che devi ancora familiarizzare con le tecniche presentate nel capitolo “Pensare per immagini” al paragrafo “Strategie ed esempi”. Nel caso in cui avessi qualche difficoltà, passa oltre, per poi ritornare sul punto problematico in seguito. Durante gli esercizi di conversione delle parole in immagini, cerca per quanto ti è possibile di essere rapido: la velocità aiuta, perché più ci stai a pensare, meno ti vengono in mente immagini e parole: al contrario, più sarai rapido, più sarai pronto ed efficace nell’esercizio. Ecco la prima batteria” di parole: Cappello ..…………………………………… Bicchiere ...…..……………………………… Carta …...……………………………………. Pazza …..….………………………………… Gatto …………………………………………

Uniforme ……………………………………... Vittima ……………………………………….. Entusiasmo …………………………………… Accelerazione …………………........................ Fede ..….............................................................

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Prima di continuare a leggere, dunque, soffermati su tutte le parole, una ad una, e prova ad associare a ciascuna di esse un’immagine specifica. Inserisci accanto a ciascuna parola una descrizione dell’immagine che hai associato. Evita di pensare ad un cappello in senso generico; pensa, piuttosto ad un cappello specifico molto particolare, insomma ad un cappello che hai già visto da qualche parte. Questa regola vale per tulle le immagini. È importante che la tua visualizzazione sia chiara, affinché l’esercizio sia funzionale alla fissazione dell’informazione. Può essere molto utile chiudere gli occhi durante questo processo, per stimolare maggiormente 1’immaginazione. Buon divertimento! Adesso ritorniamo alla lista e vediamo alcune possibili immagini da associare alle parole. Per le altre parole della lista, così come per la parola “cappello”, è bene utilizzare il criterio della specificità dell’immagine associata, piuttosto che quello della genericità in particolare, quando visualizzi il bic-chiere, fa’ in modo che sia un bicchiere che ti è familiare per qualche motivo e che hai già visto da qualche parte; per la parola “carta” pensa ad una risma di fogli di carta, oppure ad un foglio di carta, oppure ad una carta di credito, e attieniti comunque alla prima immagine che ti è venuto in mente. Per la parola “pazza”, procedi in modo analogo: pensa a una donna affetta da disturbi della salute mentale che hai incontrato o della quale hai letto, ascoltato o visto un film; oppure pensa ad una persona che già conosci nell’atto di impazzire. Per la parola “gatto”, pensa ad un gatto in particolare o, se ti è più fami-liare, pensa ad un gatto delle nevi; per la parola “uniforme” pensa ad una persona in alta uniforme che suscita ammirazione. Quale immagine ti viene in mente pensando alla parola “vittima”? Se non ti viene in mente niente, puoi sempre pensare ad un’immagine vista in televisione: purtroppo i telegiornali ab-bondano di scene e di vittime della violenza. Per la parola ‘entusiasmo” pensa a qualcuno che ti comu-nichi questa emozione: una persona che conosci, un personaggio famoso o il tuo calciatore preferito mentre esprime il suo entusiasmo incontenibile subito dopo aver segnato un gol. Nel caso di un concet-to astratto come quello di entusiasmo, infatti. l’importante è creare un1iiumagine concreta che lo e-sprima con forza. Per la parola “accelerazione”, pensa ad un’auto che aumenta improvvisamente la ve-locità, compiendo, appunto, una violenta accelerazione. Sarebbe preferibile che quest’immagine si rife-risca ad una situazione che hai realmente vissuto. Per la parola ‘fede”, puoi pensare alla tua amica Fe-derica che chiamate affettuosamente “Fede”, oppure ad un monaco che prega e che per questo motivo rievoca 1’idea della fede. Adesso ci concentreremo su una lista di parole inerenti al Diritto; anche se non è una materia di cui ti occupi di solito, ti conviene ugualmente provare a memorizzare le parole dell’elenco che segue. Tieni sempre comunque presenti le strategie di cu al paragrafo “Strategie ed esempi” a pagina 39. Le solu-zioni qui suggerite non sono necessariamente quelle “giuste” o le migliori in assoluto; ognuno è in gra-do di formulare quelle più efficaci per sé, in base alla propri a esperienza oggettiva e al proprio modo di ragionare. Vediamo ora le parole da memorizzare: anche in questo caso, piuttosto che leggere subito le indicazio-ni suggerite in seguito, prova a collegare autonomamente a ciascuna parola le prime immagini che ti vengono in mente: Fideiussione …………………………….. Revoca ………………………………….. Locazione ……………….………………. Recesso …………………………………. Ingiunzione ……………………………... Provvedimento ………………………….. Convocazione …………………………… Riduzione ………………………………... Amministrativo………………………..…. Delega …………………………………… Adesso confronta ed integra le tue soluzioni con quelle proposte qui sotto: - Fideiussione: si può visualizzare l’immagine del cane Fido;

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- Revoca: si può visualizzare l’immagine di un re sul dorso di una vacca; - Locazione: si può visualizzare l’immagine di una locomotiva, oppure l’immagine dell’oca dello zio; - Recesso: si può visualizzare l’immagine di un re seduto sopra un ..…; - Ingiunzione: si può visualizzare l’immagine di una giuntura: - Provvedimento: si può visualizzare l’immagine di un tale che guarda da vicino un enorme mento; - Convocazione: sì può visualizzare l’immagine di un cono vestito da prete; - Riduzione: si può visualizzare l’immagine della riduzione di una spina (quella che chiamiamo anche riduttore); - Amministrativo: si può visualizzare l’immagine di un ministro; - Delega: si può visualizzare 1’immagine di un tale che lega qualcosa; Come ha letto, le associazioni sono molto libere e possono essere immaginate nei modi più diversi. Adesso prova a fare lo stesso con una lista di nomi di persona. I nomi di persona sono molto importan-ti: è utile ricordarne più possibile e imparare bene quale immagine abbinare a ciascuno di essi. Abbia-mo dedicato il capitolo 2 della seconda parte del libro alle strategie di memorizzazione di nomi e co-gnomi: qui c’è un “Assaggio” di quello che leggerai in seguito. Per il momento, cerca soltanto di creare un’immagine per ogni nome; attenzione: l’immagine di qualcosa, non l’immagine di qualcuno con quel nome.

- Alberto …………………………………. - Francesco……………………………….. - Giorgia ……………………………….… - Giuliano………………………………… - Greta …………………………………… - Luca ……………………………………. - Matteo …………………………………. - Morena …………………….…………… - Rubens ………………………….……….

Se dovessero presentarsi dei nomi composti, come Pier Francesco, sarà sufficiente rappresentare con un’immagine uno dei due (una pera, ad esempio, il cui nome è assonante con “Pier”) per ricordarli en-trambi attraverso la nostra risorsa più importante: la memoria naturale. Ricordiamo sempre che questo sistema è un mezzo per creare una neuroattivazione e che le immagini associate qui proposte sono indicazioni puramente dimostrative.

- Alberto: si può visualizzare un’enorme quantità di spaghetti, come quelli che mangia Alberto Sordi nella celebre scena del film Un americano a Roma;

- Francesco: si può visualizzare il saio di San Francesco; - Giorgia: si può visualizzare un giornale; - Giuliano: si può visualizzare la corona d’alloro di Giulio Cesare;ù - Greta: si può visualizzare l’immagine di un grosso libro, il Vangelo secondo Luca; - Matteo: si può visualizzare la camicia di forza di un matto; - Morena: si può visualizzare una mora; - Rubens: si può visualizzare un rubino.

Utilizziamo ora lo stesso sistema per la memorizzazione dei vocaboli in lingua straniera, applicazione, questa, che approfondiremo nel capitolo 4 della seconda parte del libro. Per il momento, concentriamoci sull’immagine da associare ad essi per ricordare come si pronunciano, piuttosto che sul loro significato corrispondente in italiano. A questo proposito, utilizzeremo princi-palmente il criterio dell’assonanza basato, appunto, sulla pronuncia del vocabolo. Alla pagina successi-va c’è una lista di parole inglesi su cui cimentarti.

- Spoon ………………………………………. - Curtain ……………………………………..

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- Peek ………………………………………….. - Last ……………………………..……………. - Follow ……………………………………...…. - Training ……………………………………...... - Course ………………………………………… - Learn ………………………………………….. - Deck …………………………………………… - Fold ……………………………………………

Cerca sempre di seguire il più possibile l’istinto, evita di perderti in inutili dettagli e, soprattutto, di a-nelare alla perfezione: l’importante è che l’immagine prodotta ti faccia venire in mente la parola che ti interessa. Come sempre la soluzione è soggettiva, come soggettive sono le soluzioni proposte qui di seguito.

- Spoon: si può visualizzare una spugna o spuma del mare; - Curtain: si possono visualizzare delle carte colorate o anche qualcosa di corto, o Cortina

d’Ampezzo; - Peek: si può visualizzare l’immagine di un piccone; - Last: si può visualizzare l’immagine del detersivo Last al Limone; - Follow: si può visualizzare l’immagine di un falò; - Training: si può visualizzare l’imamgine di un treno; - Course: si può visualizzare la scena di una corsa; - Learn: si può visualizzare una lira o Gad Lerner; - Deck: si può visualizzare un caffé decaffeinato; - Fold: si può visualizzare una folla di persone:

E’ arrivato il momento dell’ultimo degli esercizi di questo capitolo: si tratta di associare le immagini ad altre tre serie di parole, poste in successione in maniera del tutto casuale. Usa un foglio di carta per ap-puntare le immagini che crei. Cerca di essere ancora più rapido e spontaneo: agisci subito, d’istinto, con la prima immagine che ti viene in mente. Ecco le tre serie di parole: Prima serie: metamorfosi, arringa, tributo, fervida, innocenza, chiarore, federazione, indicativo, incli-ne, apprendimento. Seconda serie: omonimia, linfociti, ortognatodontico, efedrina, Odifreddi, Ceruti, filantropico, endo-crino, cospetto, Romberg. Terza serie: criptoestesia, leucomune, Trazzi, Fustelli, gomena, traverso, livella, creato, evanescente, volumetrico, solo contatto, suzione, rigenera, egemonia, pantagruelica, fastidioso, recondita, satura, re-censione, sancito, Crisippo, Porfirio, vulnerabilità, invidia, sociali, repubblica, nome, nato, fedeltà, lungimiranza, ammirazione, sollecitudine, temperanza. Ed ecco le immagini che sarebbe possibile associare ad esse. Per la prima serie

- Metamorfosi: si può visualizzare l’immagine di un giocatore di football americano che corre verso la meta facendo molte smorfie;

- Arringa: si può visualizzare un aringa in scatola; - Tributo: si può associare l’immagine di un imbuto; - Fervida: si può pensare al ferro; - Innocenza: si può visualizzare un bambino; - Chiarore: si può visualizzare una chiara d’uovo; - Federazione: si può visualizzare la federa di un cuscino;

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- Indicativo: si può visualizzare qualcuno (una persona che si conosce) nell’atto di indicare qualcosa;

- Incline: si può visualizzare un piano di legno inclinato; - Apprendimento: si può immaginare un tizio che appende un quadro al mento di una statua.

Come puoi vedere, la varietà di immagini e di associazioni a cui si può pensare è enorme, e non è ne-cessario che la parola/concetto che si intende ricordare sia sovrapponibile all’immagine associata con un precisazione “millimetrica”: l’importante è che l’immagine visualizzata sia funzionale alla fissazio-ne del ricordo. Per la seconda serie

- Omonimia: si può visualizzare l’immagine di un “omone”; - Linfociti: si può visualizzare della linfa che scorre; - Ortognatodontico: si può visualizzare un orto con sopra degli enormi denti; - Cerreti: si possono visualizzare dei cerotti; - Filantropico: si può visualizzare un licantropo o una spiaggia ai tropici; - Endocrino: si può visualizzare una criniera; - Cospetto: si può visualizzare un petto; - Romberg: si può visualizzare una figura di forma romboidale, ad esempio un aquilone o una

figura piana sulla copertina di un libro di geometria. Come puoi constatare, le parole sono di vario tipo (nomi comuni di cosa, nomi propri di persona, nomi che si riferiscono a concetti astratti, aggettivi e così via) e spesso poco utilizzati nel linguaggio quoti-diano. Ecco alcune idee per memorizzare le parole della terza serie.

- Criptoestesia: si può visualizzare una cripta; - Leucomune: si può visualizzare un sindaco che il muro della sede comunale; - Trazzi: si possono visualizzare delle navi a forme di razzi: - Fustelli: si possono visualizzare dei piccoli busti; - Gomena: si può visualizzare una grande comma d'automobile; - Traverso: si può visualizzare un tale che tossisce perché gli è andato qualcosa di traverso o, in

alternativa, un musicista che suona il flauto traverso; - Ulivella: si può visualizzare un'oliva di piccole dimensioni o, in alternativa o Olivia (la fidan-

zata di Braccio di Ferro); - Creato: si può visualizzare il globo terrestre o un mappamondo (intendendolo come "Creato"); - Evanescente: si può visualizzare un fantasma; - Volumetrico: si può visualizzare un bambino che gioca con un incubo trasparente (che ricorda

il "volume"); - Solo: si può visualizzare un barbone in un parco pubblico completamente vuoto; - Contatto: si può visualizzare un fumo che lavora ai fili di un impianto elettrico; - Suzione: si può visualizzare un acrobata che salta sulla testa dello zio (su…zione); - Rigenera: si può visualizzare la carta riciclata o l’araba fenice che risorge(si rigenera); - Egemonia: si può pensare ad un egittologo che ha la mania dell'Egitto (Ege… monia); - Pantagruelica: si può visualizzare una donna un pò matta (grulla) vestita con un paio di pan-

tacollant; - Fastidioso: si può visualizzare un uomo che si gratta con insistenza (perché l'aggettivo "fasti-

dioso" viene spesso associato al prurito); - Recondita: si può visualizzare un re che condisce il suo piatto tavola; - Statua: si può visualizzare della struttura di una ferita effettuata da un chirurgo, oppure una

sa(lda)tura; - Recensione: si può visualizzare un re che accende un gran fuoco; - Sancito: si può visualizzare un santo che ha in mano un dolce farcito; - Crisippo: si può visualizzare un uomo disperato (in crisi) nell'atto di spostare un enorme cep-

po;

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- Porfirico: si visualizzare una vasca di porfido (preferibilmente una vasca in particolare, ad e-sempio io penserei ad una vasca che si trova a Ravenna nel Mausoleo di Teodorico), oppure un porro che si riassorbe (che fa in "ferie");

- Vulnerabilità: si può visualizzare una bambina fragile e pallida; - Invidia: si può visualizzare una donna vestita di nero che riga una Ferrari con un chiodo o an-

che pensare alla Strega di Biancaneve; - Sociali: si può visualizzare un assistente sociale che si è visto in televisione o nella realtà; - Repubblica: si può visualizzare la bandiera italiana; - Nome: si può visualizzare un neonato in braccio ai suoi genitori, che ancora devono dargli un

nome; - Nato: si può visualizzare un militare della NATO; - Fedeltà: si può visualizzare una fede nuziale; - Lungimiranza: si può visualizzare un tiratore scelto chi mira lontano con un potente cannoc-

chiale montato sul fucile; - Ammirazione: si può visualizzare una diva di Hollywood che viene applaudita dai suoi fans; - Sollecitudine: si può visualizzare un uomo legato a una specie di gogna mentre gli viene fatto

il solletico sotto i piedi con delle piume; - Temperanza: si può visualizzare un enorme temperino o anche un astuccio pieno di colori a

tempra. Come avrai certamente notato, l'utilizzo delle immagine dipende largamente da quello che ci viene in mente in un determinato momento; l'importante è che siano immagini che abbiamo realmente visto e che facciano parte del nostro vissuto individuale: devono essere reali, reali, reali! Il linguaggio delle emozioni negli esercizi al paragrafo precedente abbiamo costruito immagine di vario genere, senza preoccuparsi delle caratteristiche di esagerazione, movi…mento, associazione inusuale e coinvolgimento emotivo. Queste caratteristiche diventano di primaria importanza nella messa in pratica del sistema GiGoTec, e nei prossimi capitoli verranno utilizzate per ogni aspetto operativo. Come già abbiamo detto, i quattro fattori in questione devono essere tutti presenti senza tralasciarne nessuno; inoltre, ogni immagine deve essere ben definita, chiara e il più reale possibile. Se, per esempio, vogliamo visualizzare Robin Hood, è preferibile visualizzare l'attore che ne abbiamo visto interpretare la parte, uno in particolare, immagi-nando di averlo di fronte in quel preciso istante: il coinvolgimento emotivo, in questo caso, consiste nel senso di familiarità che ci avvicina all'interprete del personaggio. Il coinvolgimento emotivo implica la nostra partecipazione attiva nel processo di visualizzazione. In questo senso, per visualizzare la parola "amore" non visualizziamo un grande cuore, come verrebbe i-stintivo pensare, ma la persona che amiamo. Per il termine "negare" è funzionale pensare ad una situa-zione in cui ci sia stato negato qualcosa, un evento in particolare, che per qualche motivo c'è rimasto impresso. Quando immaginiamo una torta, dobbiamo anche rievocare lo stato emotivo di quando ab-biamo visto una torta in particolare, ma anche soprattutto creare un'emozione traverso le sinestesia, in-tendendo con questo termine l'attivazione di una senso per mezzo di un altro, oppure il coinvolgimento di più sensi nel visualizzare un'immagine. Sarebbe a dire che visualizzare una fragola serve a poco, se non immaginiamo di sentire il sapore; visualizzare una rosa serve a poco, se non immaginiamo di sen-tirne il profumo. Le immagini di queste sensazioni possono essere create in una frazione di secondo; la cosa importante è che le emozioni ad esse collegate ci appartengono in qualche modo, che ci siano fa-miliari, e che vengono rievocate da situazione del passato in cui abbiamo vissuto quel medesimo stato emotivo. Tutti hanno codificato la propria vita attraverso il linguaggio delle emozioni; queste, tuttavia, sono molto personali e particolare. Ad ogni parola ognuno associa una sua precisa esperienza emotiva. Ad esempio, un camionista e una ragazza che hanno frequentato il corso GiGoTec hanno raccontato in che modo ciascuno di loro avesse memorizzato il termine "lasciato": il in uomo aveva immaginato di cari-care un armadio su un camion insieme al fratello, e di aver "lasciato" andare l'armadio, con un tonfo

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rovinoso. La ragazza, invece, aveva ripensato al momento in cui aveva "lasciato" il suo fidanzato: quel-la triste sensazione, unita all'immagine dell'ormai ex-fidanzato, la riconduceva alla parola in questione. Come vedi, è possibile considerare ogni avvenimento e ogni parola come un'emozione; e l’emozione è la prima forma di attivazione neurologica.

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PARTE

2 APPLICAZIONI PRATICHE DEL METODO GIGOTEC

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1 Dalla teoria alla pratica

“La memoria è la base dell’intelligenza.”

Gianni Golena

Le applicazioni che abbiamo analizzato finora dimostreranno la loro efficacia attraverso un costante esercizio pratico, che consentirà di acquisire anche velocità e spontaneità nei processi descritti. Dopo qualche settimana, utilizzare questi strumenti sarà diventato per te un automatismo, un po'come quando una persona diventa così abile a guidare l'auto da non avere più bisogno di "fare mente locale" sulla fri-zione, ogni volta che ha bisogno di scalare la marcia: ci riesce "senza pensare". Lo stesso accade in tutti processi di apprendimento: la pratica rende spontanea e rapida l'applicazione di ogni teoria. Prima di addentrarci nel concretezza dell'applicazione del metodo GiGoTec, è necessario trattare alcuni aspetti di fondamentale importanza nel processo di apprendimento. Essi sono l'interesse, l'attenzione e l'associazione. L'interesse L'interesse è indubbiamente la prima leva della memoria. Spesso capita che i bambini, a scuola, non riescano a memorizzare ciò che fa parte del programma di studio, eppure sono capaci di ripetere a me-moria goal e formazioni di intere stagioni calcistiche. Questo aspetto conferma che ogni persona è do-tata di una straordinaria memoria: la sua maggiore o minore efficacia dipende da quanto il campo di applicazione susciti interesse. Per quanto le sistema GiGoTec abbia un grande potenziale di educazione della memoria, è comunque necessario desiderare e decidere consapevolmente di ricordare, e quindi di applicare le strategie del metodo. L'attenzione Nell'attuazione di un processo di memorizzazione, l'attenzione e il passo successivo al interesse. Prova a pensare quante volte hai cercato qualcosa che era proprio "sotto il tuo naso", oppure a quando hai trovato difficoltà nel tentativo di descrivere qualcosa o qualcuno che avevi visto poco prima, oppure a quando hai "dimenticato" le chiavi, il cellulare, l'ombrello, o ancora a quando hai impiegato mezz'ora per ritrovare l'auto, perché non ricordare più dove l’avevi parcheggiata. Più che di casi di scarsa memo-ria, spesso si tratta di distrazione o di insufficiente attenzione, ed è su quest'ultima, dunque, che occorre lavorare. L'associazione L'associazione di idee è il processo più naturale utilizzato per apprendere in formazioni nuove o diffici-li da ricordare. Pensa a quando, alla scuola elementare, ti hanno descritto l'Italia come uno stivale, con l'intenzione di farti ricordare la sua forma caratteristica, oppure pensa a quando ti descrivono qualcosa, citando numerosi esempi di cose che conosci e che hai già visto o sentito precedentemente. Una cosa è certa: possiamo imparare qualcosa di nuovo, quando siamo capaci di associare concetti nuovi con altri appesi in precedenza. Spesso l'apprendimento di una lingua straniera avviene anche confrontando le sue strutture con quelle della propria lingua madre. Pensiamo poi a cosa sarebbero le moltiplicazioni, se non si sapessero fare le addizioni, o a cosa sarebbero le addizioni se non si conoscessero i numeri.

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2 Memorizzare i nomi e cognomi

"Nessuna parola è più importante del tuo nome" Gianni Golfera

Quante volte hai provato una sensazione di imbarazzo e di disagio, davanti ad una persona della quale non ricordavi il nome? Quante occasioni a hai perso per aver dimenticato il nome di qualcuno? Eppure, ricordare i nomi delle persone è fondamentale. Con il sistema GiGoTec potrai ricordare, a distanza di anni, i nomi di tutte le persone incontrate. Sarà inoltre in grado di ricordare i nomi di oltre 100 persone (non è un errore di battitura, proprio 100!) in-contrate in un'unica occasione. E le sistema per riuscirci è sempre e veloce. Esso consiste nel associare un'immagine E.M.A.I.C.E. al nome della persona, collegandola alla caratteristica dominante del suo volto, quella che più ci colpisce. A cosa mi riferisco in particolare? Prova a pensare ad una caricatura: ecco cosa intendo per "esaltazio-ne di una caratteristica dominante". Prima di inoltrarci nella pratica e negli esempi, che ricordo che l'immagine E.M.A.I.C.E. non è il fine, ma il mezzo per acquisire l'informazione che ci interessa. In questo senso, ricordiamo che ogni imma-gine va costruita e associata in modo istintivo e immediato, in meno di un secondo di tempo. Passiamo ora alla pratica: se voglio ricordare la signora Paolo, la cui caratteristica dominante è un naso "a patata", immagino un palo (per assonanza con "Paolo") che esce dal naso (E.M.A.I.C.E.!) Della si-gnora Paolo. Se voglio ricordare il nome di Mara, una ragazza che ha come caratteristica dominante degli occhi molto espressivi, immagino migliaia di more (per assonanza con "Mara") che escono dagli occhi di Mara. Se mi viene presentato Alessandro, un signore con delle vistose orecchie a sventola, as-socio il suo nome ad Alessandro Magno, immaginando una spada che dondola appesa ad un suo orec-chio. Ecco, di seguito, un elenco di nomi e immagine che puoi leggere per farti un'idea di cosa intendo, per poi procedere con alcuni approfondimenti.

- Andrea: una Croce di S. Andrea - Antonella: un'anta - Antonio: il maiale in relazione a Sant'Antonio, santo protettore degli animali - Barbara: un'orda di barbari o la bambola Barbie - Beatrice: una persona beata, avvolta in una luce soffusa - Bruno: metà scuro brunito - Caterina: chi delinea, piccola chitarra - Chiara: la chiara d'uovo - Claudio: il bastone di un claudicante - Cristina: un crocifisso - Daniele: lo yogurt Danone - Dario: un diario - Davide: la fionda di Davide nell'episodio biblico di Davide e Golia

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- Diana: l'arco di Diana - Elena: Elena di Troia che viene rapita da Paride - Elisa: qualcosa di "esile" (per assonanza) - Enrico: è ricco! (Immagini di ricchezza) - Erika: è ricca! (Immagini di ricchezza) - Fabio: una bottiglia di acqua Fabia - Federica: una fede nuziale ricca (un'enorme fede) - Filippo: un filo - Fiorenza: un fiore - Gabriele: l'angelo Gabriele (si associano delle ali) - Giovanni: un gruppetto di giovani - Giuseppe: la sega di Giuseppe, il falegname padre di Gesù - Guglielmo: la mela di Guglielmo Tell - Ilaria: un atteggiamento di ilarità - Irene: delle renne - Iolanda: una ghirlanda - Ivan: l'atteggiamento violento di Ivan il Terribile - Laura: un'aura - Lauro: della loro, detto anche "lauro" - Lisa: qualcosa di "liso", di consumato - Lorenzo: dell’oro - Marco: la moneta tedesca, l’atto sportivo di marcare o ancora una marca da bollo - Martina: un bicchiere di Martini - Massimo: il livello massimo di un misurino - Melania: una mela - Nadia: un nodo - Nando: suoNando - Nina: un nano o Nina, la caravella di Cristoforo Colombo - Norma: una normativa - Olga: un'alga - Oliviero: un'oliva - Oscar: il Premio Oscar - Osvaldo: un nuovo (per assonanza con "ovale") - Patrizia: una patrizia nel senso di ricca romana: associo una persona ha dei gioielli - Piero: una pera - Pietro: una pietra - Pino: un pino nella senso di "albero di pino" - Rachele: le chele di un granchio - Roberta: il deodorante è Neutro Roberts - Rocco: una rocca - Rosa: una rossa nel senso di "fiore" - Serena: una serenata - Silvano: il cappello del mago Silvan - Silvia: una foglie di salvia - Simone: sapone (per assonanza) - Tania: un tonno - Tiberio: una tibia - Tiziano: una tazzina - Tommaso: le dita dell'episodio biblico di San Tommaso - Ubaldo: un balzo - Umberto: un'ombra (per assonanza con "umbra") - Ugo: un arco - Valentina: un vaso di valore - Veronica: una grande vera nuziale - Vittorio: esultante perché vittorioso

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- Sabrina: della brina A questo punto occorre fare alcune precisazioni utili per definire il corretto modo di operare nelle varie circostanze. 1) Ogni nome va riferito ad un oggetto o ad un'azione. 2) Un nome non va mai riferito ad una persona che già si conosce. 3) L'immagine da associare al nome e alla persona va visualizzato per un tempo brevissimo: circa

un quarto di un secondo. 4) Per agevolare la fissazione dell'informazione, è utile chiamare più volte le persone con il loro

nome, durante la conversazione e quando è il momento di salutarle. Per quanto riguarda i nomi composti, come abbiamo già anticipato, non è necessaria un'immagine dop-pia per ricordarli. Ad esempio, potremmo ricordare il nome di Giampiero visualizzando una "pera” as-sociata al volto della persona. Ricordo che l'immagine che creiamo sempre ad aiutare la nostra memo-ria non certo a sostituirla: l'immagine E.M.A.I.C.E. genera la neutroattivazione necessaria per ricorda-re. Successivamente non avremo necessità di ricorrere a quell'immagine, per ricordare l'informazione Ogni immagine rimane indissolubilmente legata al processo logico o intuitivo che è stato necessario a crearla. Questo aspetto ci permette di non confonderci mai, né di sbagliare nome partendo da un'imma-gine. A questo punto è arrivato il momento di trattare cognomi, i quali vanno memorizzati allo stesso modo dei nomi, ma costruendo l'immagine con il criterio del assonanza. Ecco degli esempi:

- Allegri: una risata demenziale - Berti: dei benedetti - Dori: d’oro - Fiorini: dei fiori piccoli piccoli - Golfera: un golf - Invoglia: ingoia - Lenzi: lenza - Magnani: uno che mangia voracemente - Neri: qualcosa di nero - Ondini: delle onde piccole piccole - Piccini: dei folletti piccoli piccoli - Ranieri: una rana - Serri: una setta - Urnari: un’urna elettorale - Venzi: un ventaglio - Zamboni: degli zampini

Consideriamo ora la situazione in cui ci presentano qualcuno per nome e cognome. In questo caso cree-remo un’immagine per il nome, la quale andrà ad interagire con al caratteristica dominante della perso-na attraverso l’immagine del cognome. Se, ad esempio, ci presentano il signor Emanuele Cicogna e notiamo che questa persona ha una fronte molto ampia, possiamo immaginare un’enorme mano (Emanuele) che toglie dalla fronte (caratteristica dominante) una cicogna. Ovviamente si tratta solo di un esempio: potremmo farne molti altri relativi alla medesima situazione. Ciascuno di noi, infatti, dovrebbe fare proprie le immagini che gli vengono più istintive e naturali, ti renderai conto ben presto, inoltre, che i nomi sono sempre gli stessi: utilizzerai spesso le medesime immagini con grande semplicità.

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3 Memorizzare singole parole e liste

“Negli affari non importa quello che ricordi dei prodotti

Ma quello che ricordi dei clienti” Gianni Golfera

Per “liste” intendo una serie di concetti, parole o più semplicemente una serie di cose da ricordare, in-feriore a venti elementi. Potrebbe essere un promemoria di cose da fare l’indomani, le argomentazioni di un discorso oppure una sequenza di cose da ricordare: una semplice lista della spesa oppure un elen-co di appuntamenti. Questo capitolo contiene alcuni elementi fondamentali di ciò che verrà in seguito. La memorizzazione delle liste avviene attraverso l’acquisizione dei dati in tre fasi specifiche:

1) cercare un immagine E.M.A.I.C.E.; 2) legarla a quella che segue; 3) continuare il procedimento legando le immagini tra loro (due per volta).

Una cosa da puntualizzare è la seguente: EVITA sempre di inventare storie; limitati ad associare i vari elementi due per volta. Se l’acquisizione avviene nel modo corretto, potrai imparare facilmente oltre cento elementi. Ecco la prima lista di parole su cui cimentarti, seguita da un esempio di strategia per una memorizzazione efficace:

1) Dottore 2) Cappello 3) Pescatore 4) Scrivania 5) Aereo 6) Specchio 7) Maschera 8) Uva 9) Serpente 10) Computer

11) Vicino di casa 12) Chiave 13) Libro 14) Toro 15) Telo 16) Doccia 17) Fucile 18) Statua 19) Topo 20) Matrimonio

Per prima cosa visualizzo un dottore, non uno a caso, ma il mio dottore, poi associo il dottore al cap-pello, immaginandolo con un enorme e ridicolo cappello sulla testa (E.M.A.I.C.E.). ora associo il cap-pello al pescatore, senza più pensare al dottore! Immagino allora un pescatore che pesca un ridicolo cappello (esattamente quello di prima), per poi legare il pescatore alla scrivania, immaginandolo men-tre cade schiantandosi sulla scrivania. Continuo visualizzando un aereo che decolla sulla scrivania, poi lo stesso aereo lo visualizzo mentre si schianta contro uno specchio. Dallo specchio rotto esce una donna con una maschera, sotto la masche-ra al posto del volto c’è dell’uva, dall’uva esce un serpente ed il serpente ingoia il computer. Dal computer esce il mio vicino di casa con in mano un’enorme chiave, con la chiave apre un libro, dal libro esce un toro, il toro tiene un telo, il telo viene messo in una doccia, dalla doccia parte un colpo di fucile che colpisce una statua spezzandola. Dalla rottura della statua esce un topo che si veste da spo-so per il suo matrimonio. Come avrai visto, o meglio, visualizzato, ho associato due elementi per volta, collegando il precedente con il successivo.

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Prima di andare avanti nella lettura, fai una cosa molto importante: torna indietro a rileggere le associa-zioni; non per capire, bensì per visualizzare! È necessario che visualizzi bene ogni singolo passaggio, per acquisire in modo ottimale l’informazione. Bene, adesso prova a ricostruire la sequenza usando la… testa! Se hai visualizzato correttamente i vari passaggi, ci riesci senza problemi. Se invece qualco-sa ti è sfuggito, valuta le seguenti possibilità di errore:

1) Non hai visualizzato bene le immagini. In tal caso, prova ad occhi chiusi e concentrati di più.

2) Le immagini non erano “E.M.A.I.C.E.”. Rifletti: le immagini erano in movimento? Erano esagerate? Erano associate in modo inusuale? Erano emotivamente coinvolgenti? Le caratteristiche in questione devono essere tutte soddi-sfatte!

3) Le immagini non erano realistiche. È necessario visualizzare cose e persone “ reali”, come ad esempio: il tuo dottore, un cappello che hai visto realmente, uno specchio che conosci e così via. L’importanza di una buona visua-lizzazione è correlata ad un’efficace attivazione dell’area cerebrale che viene coinvolta durante il processo di visualizzazione. Per questo motivo, l’attività di visualizzazione riveste una fun-zione di primaria importanza nel nostro sistema. Ora facciamo lo stesso esercizio con una serie di concetti e procediamo come sopra nel proces-so di memorizzazione: 1) Diritto 2) Contratto 3) Giacenza 4) Fideiussione 5) Rendita 6) Lavoro 7) Orario 8) Abito professionale 9) Venditore 10) Recesso

11) Telefono 12) Firma 13) Guadagno 14) Banca 15) Dirigente 16) Impiegata 17) Studente 18) Domenica 19) Golf 20) Risultati

Come puoi vedere, si tratta in gran parte di concetti di tipo astratto, la tecnica da usare è la stessa im-piegata per la prima lista di parole, ecco un esempio di correlazione tra le parole: 1) Dritto Un uomo alto 2) Contratto che si contrae 3) Giacenza e giace con Enza 4) Fideiussione Enza morde un osso come farebbe Fido 5) Rendita l’osso è quello di una renna con le dita (ren-dita) 6) Lavoro le dita lavorano su di un 7) Orario orologio 8) Abito professionale l’orologio si veste in giacca e cravatta, l’abito professionale 9) Venditore si anima e va a fare il venditore 10) Recesso il venditore si veste da Re e si siede sul cess.. 11) Telefono da un water esce il telefono 12) Firma il telefono firma una 13) Guadagno banconota 14) Banca la banconota va in banca e 15) Dirigente parla con il dirigente che è vestito da vigile (dirige il tragico) 16) Impiegato il vigile piega il cappello 17) Studente un ragazzo con dei libri sotto il braccio (studente) ruba il cappello

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18) Domenica lo studente si fa prete (in questo caso, associo il prete alla domenica) 19) Golf il prete prende un’enorme mazza da golf. 20) Risultati e colpisce la palla così forte da mandarla contro il tabellone dei risultati Così come hai fatto con la serie precedente, rileggi e visualizza le immagini prima di verificare se tutto è andato bene. Poi prova a ripetere le parole nella giusta sequenza. Ricordati anche della possibilità di utilizzare l’immagine costruita sull’acronimo, in particolare quando ti occorre memorizzare una serie di parole che si riferiscono alla stessa circostanza(il caso di Lecamo-saico che abbiamo analizzato alle pp. 43-44).

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4 Memorizzare le parole di una lingua straniera

“L’unico passaporto è la conoscenza delle lingue”

Gianni Golfera

All’inizio del nostro percorso abbiamo rivolto il nostro primo atto di memorizzazione all’unità espres-siva minima del linguaggio umano: la “parola”. Per memorizzare singoli vocaboli, sia che appartengano ad una lingua straniera o alla nostra lingua madre, è sufficiente ricorrere al metodo dell’associazione , abbiamo già riscontrato come sia possibile ricordare la pronuncia di parole straniere o di termini che non abbiano senso compiuto nella nostra lin-gua madre attraverso il criterio dell’assonanza. Un vocabolo inglese come “even”, che tra i suoi vari significati annovera quello di “anche”, sarà facil-mente memorizzabile mediante una semplice associazione:

- tra l’immagine che la parola “even” mi suggerisce, - e l’immagine che la parola tradotta “anche” mi fa venire in mente.

Per questa ragione, un procedimento appropriato per memorizzare la parola in questione sarebbe il se-guente:

“Even”, per assonanza, mi ricorda “Seven”, la marca di zainetti per la scuola. “Anche”, per assonanza, mi ricorda la parola “anca” al plurale.

A questo punto non mi resta che fondere le due immagini in un’unica scena “E.M.A.I.C.E.”.

Quindi vedrò il mio zaino Seven, indossato da una bellissima ragazza, che ondeggia sinuosa-mente il bacino. Ricordiamo che è sempre opportuno contestualizzare le immagini e rapportarle a scene di vita vissuta. E quindi, immaginerò la mia ragazza, con la quale trascorro una meravigliosa e romantica giornata in montagna, godendo di paesaggi incantevoli e di momenti magici, e vedrò che indossa il mio zaino “Se-ven”, mentre passeggia insieme a me, ondeggiando sinuosamente il bacino da cui ricavo il termine “anche”. Facciamo un altro esempio significativo con il termine inglese “spelf”, che significa “incantesimo”. Anche in questo caso farò appello alla mia immaginazione. Assocerò “spelf” all’immagine di una persona che si “spella” sotto al sole cocente d’estate, il significato “incantesimo” lo concretizzerò attraverso l’immagine della fatina di Pinocchio. A questo punto farò interagire le due immagini: vedrò la fatina di Pinocchio prendere tranquil-lamente il sole nel giardino di casa mia e poi precipitarsi all’improvviso nella mia cucina, perché la sua schiena è in fiamme. Io la soccorro con un grosso estintore, che a fatica trascino verso di lei. Ho condensato così, in una scena molto intensa, tutti gli elementi necessari a far sì che le immagini create generino migliaia e migliaia di sinapsi. Vi sono infatti:

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Esagerazione: la presenza della fatina e del grosso estintore; Movimento: io e la fatina ci precipitiamo l’uno verso l’altra; Associazione

Inusuale: le fiamme che divampano dalla schiena e l’uso dell’estintore come mezzo di soccorso, altamente sconsigliato in caso di ustione grave;

Coinvolgimento Emotivo: tutto ha avuto luogo nella mia abitazione, mentre regnava la quiete più asso-luta. Le possibilità di applicazioni simili a queste sono infinite. Prendiamo adesso in considerazione un vo-cabolo della lingua spagnola come “catar” che vuol dire “asssagiare” o “degustare”. Anche in questo caso procediamo convertendo in immagini:

- il vocabolo il lingua originale catar - e il suo significato “assaggiare”.

Catar, per assonanza, mi richiama alla mente “catarro”, “Assaggiare” … viene di conseguenza. Immagino allora di trovarmi in una trattoria tipica di Salmanca, dove assaggio un zuppo a base di catarro e mi complimento con il cuoco per l’ottima consistenza del cibo. Per tornare all’opportunità di lasciare l’immaginazione libera di andare nella creazione delle immagini, avrai notato, nelle associazioni e nelle immagini proposte negli esempi precedenti – e anche in quelle che percorrono tutto il libro – che ho sempre evitato di pormi vincoli alla mia capacità immaginativa, evitando forzature e incoraggiando la spontaneità.

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5 Memorizzare numeri

“Ciò che abbiamo vissuto ha valore

perché ce lo ricordiamo” Gianni Golfera

I numeri sono ovunque: nei codici, nei prezzi, nelle prenotazioni, nelle date, nelle misure e nel tempo che scandisce la nostra esistenza. È proprio così difficile ricordarli? Naturalmente no, se sappiamo come fare, anche in questo caso il me-todo di memorizzazione si basa sulle immagini, sebbene queste verranno costruite in modo particolare, forse il procedimento potrà sembrarti inizialmente un po’ complesso, ma con la pratica ti renderai con-to di quanto sia facile e divertente. La realtà che ci circonda non ha solo una natura verbale: essa è “alfanumerica”, ovvero composta da parole e da numeri; per molti, questi ultimi rappresentano delle entità astratte. In tale astrattezza risiede spesso la causa della difficoltà di memorizzarli. Gli antichi maestri della memoria hanno suggerito un insieme di strategie che possono essere adatte al contesto in cui viviamo oggi e sintetizzate in uno strumento semplice e molto efficace: “l’alfabeto fo-netico”. Procedi nella lettura di questo capitolo solo quando ciò che hai già appreso ti è chiaro in tutti i suoi punti. Ti spiegherò come ricordare i numeri ad una cifra, poi a due, poi a tre, finché sarai capace di ri-cordare anche numeri quaranta cifre! So che questa eventualità ti sembra strana e forse irrealizzabile; eppure, imparerai con estrema facilità! Memorizzare numeri ad una cifra in primo luogo visualizzeremo i numeri associando ad essi un colore ed un’immagine. L'immagine as-sociata ad un numero è stata decisa in base alla similarità di forme fra cifre e immagini che le rappre-sentano. Esaminiamo dunque i numeri associati ai relativi colori e alle relative immagini:

Lilla – candela (nota che il numero uno, graficamente, è dritto proprio come una candela). Nero – cigno (nota che con un po’ d’immaginazione la grafia del numero 2 può assomigliare

ad un cigno dal collo lungo e flessuoso).

Marrone – gabbiano (nota che con un po’ d’immaginazione grafia del numero 3 può richiama-re un gabbiano in volo). Rosso – sedia (nota che con un po’ d’immaginazione la grafia del numero 4 assomiglia ad una sedia). Fucsia – guanto (il 5 fa eccezione nell’abbinamento con l’immagine: l’associazione è cori le cinque dita della mano).

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Blu – ciliegia (nota che con un po’ d’immaginazione la grafia del numero 6 assomiglia ad una ciliegia). Turchese – falce (nota che con un po'd'immaginazione la grafia del numero 7 assomiglia ad una falce). Grigio – pupazzo di neve (nota che con un po' d'immaginazione la grafia del numero 8 di ad un pupazzo di neve). Pistacchio – palloncino (nota che con un po' d'immaginazione la grafia del numero 9 assomi-glia ad un palloncino). Zafferano – salvagente (nota che con un po' d'immaginazione la grafia del numero zero asso-miglia ad un salvagente).

Ripassa prima soltanto i colori, associandoli ai numeri corrispondenti e alle immagini: 1 candela fu-csia, un cigno nero e così via, sia in ordine crescente, sia in ordine decrescente, sia in ordine sparso. In secondo luogo ripassa il problema della lettera associata a ciascun numero. Nota bene: il "fonema", non la lettera dell’alfabeto. Cioè: “1” per “lilla” (e non " elle"); “n” per “ nero" (e non “enne”), e così via. Nota come i numeri e le lettere corrispondenti si assomigliano graficamente oppure, come nel caso del 4 e dello 0, abbiano in comune l’aspetto fonetico: 1 assomiglia alla “l” di lilla;

2 assomiglia alla “N “ di nero, se lo ruotiamo di 180°; 3soomiglia alla “ m ” di marrone, se lo ruotiamo di 180°; 4 se pronunciato in modo molto forte, fa percepire una “r” altrettanto forte (la “r” di rosso), e inoltre assomiglia graficamente ad una “R” maiuscola rovesciata; 5 assomiglia alla “ f ” di fucsia; 6 assomiglia alla “ b ” di blu; 7 assomiglia alla “ T ” di Turchese; 8 assomiglia alla “g” di grigio; 9 riflesso in uno specchio, assomiglia alla “P” di pistacchio. 0 ha come iniziale la “Z” e di “zafferano”, e questo è sufficiente a ricordare la corrispondenza tra nu-mero e lettera. Gli abbinamenti che abbiamo appena visto sono schematizzati nella tabella alla pagina successiva.

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Prima di procedere con l’esercizio successivo, ripassa molto accuratamente le corrispondenze tra nu-mero e lettera e lettera e numero, sia in ordine crescente, sia in ordine decrescente, sia in ordine sparso. Adesso, divertiti a leggere i numeri che seguono pronunciando le lettere che ad essi corrispondono:

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Memorizzare numeri a due cifre Adesso è arrivato il momento di creare delle immagini per i numeri composti da due cifre. Tra i numeri a due cifre prenderemo in considerazione anche 01, 02, 03, 04, 05, 06, 07, 08, 09, e 00, sebbene possa sembrare strano. La regola per memorizzare numeri a due cifre utilizza la “conversione fonetica” ed è la seguente: A ciascuna delle due cifre corrisponde una consonante; le due consonanti, combinandosi con una o due vocali, formano delle parole. A questo punto sarà facile passare dalla parola all’immagine e viceversa. Nell’elenco che segue leggiamo la parola corrispondente al numero a due cifre e anche una descrizione dell’immagine evocata da quella stessa parola. Nota che le consonanti doppie (come in “Zorro” e in “zappa”, ad esempio) vengono calcolate come singole.

01 – Zulù uno zulù 02 – Zanna una tigre con i denti a forma di sciabola 03 – Zoom un cameraman che fa uno zoom 04 – Zorro il personaggio con questo nome 05 – Zuffa due che si picchiano 06 – Zebù uno dei nomi del diavolo: Belzebù 07 – Zitti una maestra mentre richiama la classe al silenzio 08 – Zuegg un succo di frutta 09 – Zappa una zappa 10 – Lazo un cowboy con un lazo 11 – Lilla dei fiori di lillà 12 – Lana una signora anziana che lavora a maglia 13 - Lama il Dalai Lama, oppure l’animale con questo nome 14 – Lara la “Lara” del Dottor Divago o il personaggio di Lara Croft 15 – Elfo un elfo (questa parola fa eccezione, perchè comincia per vocale 16 – Lobo un mostro con orecchie dai lobi enormi 17 – Latte un lattaio 18 – Lego un bimbo che gioca con i Lego 19 – Lupo un cane lupo 20 – Nozze una sposa 21 – Nilo una mummia (non il Nilo, perché sarebbe troppo dispersivo) 22 – Nonno mio nonno 23 – Nome un neonato al quale bisogna dare il nome 24 – Nero un ragazza di colore 25 – Naïf un pittore che dipinge un quadro daïf 26 – Nube una nuvola di cartapesta, come in una scenografia teatrale 27 – Nato un militare della NATO 28 – Nego una persona in particolare che nega o mi nega qualcosa 29 – Nappa un amico che indossa un giubbotto fatto di questo materiale 30 – Mazzo un mazzo di carte e un giocatore d’azzardo 31 – Mela Eva con una mela 32 – Mano il personaggio “Mano” della famiglia Addams 33 – Mamma mia mamma 34 – Mare un bagnino 35 – Mafia Al Pacino che interpreta il personaggio mafioso nel film Il Padrino 36 – Moby Moby Dick la balena, ma più piccola 37 – Moto una moto con centauro 38 – Mago il mago Silvan

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39 – Mappa un pirata con la mappa del tesoro 40 – Razzo un astronauta 41 – Rullo un rullo schiacciasassi 42 – Rana una rana 43 – Ramo un taglialegna 44 – Raro un vaso cinese raro 45 – Riffa una lotteria 46 – Rete un pescatore con la rete 48 – Ruga un vecchio marinaio con il viso solcato da rughe 49 – Rupe un alpinista 50 – Fez un bersagliere con il cappello fez 51 – Filo una sarta che cuce con filo 52 – Fune un fachiro di fronte alla fune 53 – Fame un bimbo povero e affamato 54 – Faro un faro con guardiano 55 – Fifa una maschera spaventosa 56 – Fibbia un orco con un fibbia 57 – Fata una fatina 58 – Faggio un faggio 59 – F.P.I. Federazione Pugilistica Italiana 60 – Bozza un progetto con geometra 61 – Bolla una bolla di sapone 62 – Boom un’esplosione di fuochi d’artificio 64 – Burro un pezzo di burro 65 – Baffi un uomo con i baffi 66 – Babbo mio padre 67 – Botte una botte 68 – Biga la biga di Ben Ur 69 – Bip un telefonino 70 – Tazza una tazza 71 – Telo una ragazza al mare sdraiata su di un telo 72 – Tonno un tonno 73 – Tomo un grosso libro 74 – Toro toro e torero 75 – Tuffo un tuffatore 76 – Tubo un idraulico 77 – Tetto una tegola 78 – Toga un antico romano in toga 79 – Topo un topo 80 – Gazza una gazza 81 – Goal un calciatore 82 – Gonna una ragazza in minigonna 83 – Gemma una signora molto ingioiellata 84 – Gara un corridore 85 – Gufo un gufo 86 – Giubba un uomo vestito con una lunga giubba un 87 – Gatto gatto che conosco 88 – Gag un comico che conosco, nell’atto di fare una gag 89 G.I.P Giudice per le Indagini Preliminari 90 – Pozzo una signora che attinge l‘acqua da un pozzo 91 – Pollo un pollo che passeggia vestito 92 – Penna un alpino con la penna sul cappello 93 – Pomo Adamo (il pomo di Adamo) 94 – Pera un uomo travestito da pera 95 – Puffo un puffo

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96 – Pub la cameriera di un pub 97 – Patto Hitler e Mussolini che si stringono la mano mentre siglano il Patto d’Acciaio 98 – Paggio un paggio che trascina il velo della sposa (solo il paggio, per non confondersi

con nozze”) 99 – Pipa un signore che fuma la pipa 00 – Zazà il soprannome dell’ispettore di Arsenio Lupin

Adesso sei in grado di passare dal numero di due cifre alla parola, e dalla parola all’immagine corri-spondente. Quando hai l’immagine, la maggior parte del lavoro è stata svolta: rimane solo da collegare le immagini a due a due, come hai già fatto in precedenza con la serie di parole da memorizzare. Facciamo qualche esempio. Immagina di voler memorizzare i seguenti numeri: Codice bancomat 650925 Numero di telefono dell’ufficio GiGoTec 0363.98.79.81 Quanto costa una Golf 23.000,00 euro Nel caso del bancomat, per prima cosa visualizzo la tessera del bancomat, dai bancomat esce un uomo con i baffi (65) il quale tiene in mano una zappa (09) nell’atto di distruggere un quadro naïf (25). Nel caso del numero di telefono dell’Ufficio GiGoTec; immagino: Gig robot d’acciaio che balla e si diverte (“Gig” è in assonanza con GiGoTec) con in mano una tele-camera (03. “Zoom”), la telecamera esplode (63, “boom’), dei paggi che arrivano (98), uno dei quali si trasforma in un topo (79), ed infine il topo segna un goal (81), come fosse un calciatore. Nel caso del prezzo della Golf, assoceremo ad essa solo il numero 23(un neonato alla guida della Golf, perché il resto della cifra è sottinteso e , di conseguenza, non è essenziale. La stessa cosa va fatta quando ci troviamo davanti a qualcosa di pressoché noto o logicamente deduci-bile. È il caso dei prefissi telefonici di città che già conosciamo o delle prime due cifre di anni celebri come il 1939, anno in cui ebbe inizio la seconda guerra mondiale, o il 1947, anno in cui fu promulgata la Costituzione Italiana. Se, ad esempio, vuoi ricordare il 1933, anno in cui Hitler venne eletto cancel-liere del Reich, non ti occorre rappresentare il “19” riferito al secolo, ma è sufficiente rappresentare il 33. Nel caso specifico, ho rappresentato nella mia immaginazione mia mamma (33) e Hitler che si reg-gono in equilibrio sul bordo di un cancello(“cancello” è assonante con “cancelliere”). Ora, per acquisire una certa sicurezza nella memorizzazione dei numeri, ti sarà utile cimentarti con un numero di almeno 20 cifre. Nella vita, probabilmente, non ti capiterà di dover ricordare un numero così lungo, ma ti sarà utile farlo adesso, per imparare bene il sistema di memorizzazione dei numeri che ab-biamo appena analizzato. Ecco il numero da memorizzare: 25.39.55.24.67.36.21.58.78 Le parole corrispondenti saranno: 25 naif, 39 mappa, 55 fifa, 24 nero, 67, botte, 36 Moby, 21 Nilo, 58 faggio, 78 toga. La conversione dei numeri in parole ed immagini deve avvenire contestualmente alla lettura oppure all’ascolto del numero… Non fare quella faccia! Certo, sarà necessario che studi i nume-ri, per poterci riuscire. Concentrati su di essi, prima di procedere, poi collega a due a due le cifre del numero, attraverso le immagini ad esse associate.

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Memorizzare numeri a tre cifre Consideriamo ora i numeri di tre cifre. Ti insegno in proposito un’altra tecnica molto efficace, la quale ti permetterà di visualizzare, in una sola immagine, un numero a tre cifre. Il criterio è molto semplice: si crea un’immagine utilizzando le due cifre delle decine e delle unità (la seconda e la terza cifra, quindi) e la si “colora” con il colore corrispondente al numero delle centinaia (la prima cifra). I colori saranno : 0 zafferano (come il salvagente) 1 lilla (come la candela) 2 nero (come il cigno) 3 marrone (come il gabbiano) 4 rosso (come la sedia) 5 fucsia(come il guanto) 6 blu (come la ciliegia) 7 turchese (come la falce) 8 grigio (come il pupazzo di neve) 9 pistacchio (come il palloncino), Ecco alcuni esempi.

571: si forma la parola con le cifre delle decine e delle unità (71, telo) e la si colora con il colore corrispondente alla cifra delle centinaia (5, fucsia) – un telo fucsia. 938: si forma la parola con le cifre delle decine e delle unità (38, mago) e la si colora con il colo-re corrispondente alla cifra delle centinaia ( 9, pistacchio) – un mago con un abito color pistac-chio. 328: si forma la parola con le cifre delle decine e delle unità (91, pollo) e la si colora con il colo-re corrispondente alla cifra delle centinaia (7, turchese) – un pollo con il piumaggio turchese. 250: si forma la parola con le cifre delle decine e delle unità (50, fez) e la si colora con il colore corrispondente alla cifra delle centinaia (2, nero) – un fez nero. 122: si forma la parola con le cifre delle decine e delle unità (22, nonno) e la si colora con il co-lore corrispondente alla cifra delle centinaia (1, lilla) – mio nonno che indossa una giacca lilla. 525: si forma la parola con le cifre delle decine e delle unità (25, naïf), e la si colora con il colore corrispondente alla cifra delle centinaia (3, marrone) – un quadro naïf con la cornice fucsia.

Come vedi non è difficile, si tratta semplicemente di allenarsi e di imparare i numeri, la miglio forma di apprendimento è la pratica… per cui, allenati, allenati, allenati! In sintesi Tre sono le principali regole del metodo di memorizzazione dei numeri, a seconda che questi siano co-stituiti da una, due o tre cifre. Nel primo caso si usano le immagini visive (la candela, il cigno e così via), i colori e le lettere corri-spondenti a ciascun numero. Nel secondo caso si utilizza la conversione fonetica: alle due cifre corrispondono delle consonanti, che combinandosi con una o due vocali formano delle parole. I numeri due cifre come 39, 44, 75, 66, 72, 77 e così via, vengono rappresentati dalle immagini di riferimento che scaturiscono dalla conversione fonetica:

39, MaPPa 44, RaRo 75, TuFFo 66, BiBBia 72, ToNNo 77, TeTTo

… e così via.

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Nel terzo caso si utilizzano dei colori collegati alle immagini: le centinaia del numero vengono rappre-sentate dal colore, le decine e le unità dalla parola di riferimento formata dalla combinazione delle consonanti con le vocali. Applicazioni pratiche: altri esempi Quando usare la tecnica di memorizzazione dei singoli numeri e quando quella che occorre a ricordare i numeri a due o a tre cifre? Dipende dalla propria sensibilità. Personalmente utilizzo l’una o l’altra tecnica a seconda di come mi vengono dettati i numeri, ad esempio, se mi comunicano a voce un nu-mero telefonico, costruisco le immagini base a come vengono scanditi i numeri (singolarmente, a gruppi di due o a gruppi di tre). Numeri di telefono Ammettiamo che mi venga detto il numero telefonico di Lucia: 33.33.76.04.76. Notiamo che le cifre mi vengono comunicate a coppie.

Immaginerò mia mamma (33), mascherata da mimo (33), che batte un tubo (76) sulla testa di Zorro (04) e Zorro cade su un mucchio di tubi (76).

Facciamo un altro esempio: come memorizzo il numero di Alessandra 329.60.66.524? Notiamo il mo-do in cui viene scandito: prima un gruppo di tre cifre, poi due coppie di cifre, poi un gruppo di tre ci-fre. Anche in questo caso metto in atto la conversione delle cifre in immagini e poi creo la scena artico-lata che le contiene e che mi consente di memorizzarle:

Alessandra indossa un giubbotto di nappa marrone (339) mentre dipinge la bozza (60) di un quadro da cui esce Babbo (66) Natale. Babbo Natale toglie la maschera e in realtà si tratta di un ragazzo di colore vestito di fucsia (5, fucsia; 24, nero).

Partita IVA Ecco come ho imparato il numero della mia partita IVA: 02165020393.

Una tigre dai denti a sciabola (zanna 02) morde il lobo (16) dell’orecchio di un bersagliere (50 fez), il quale va a nozze (20) con un pomo marrone (3 marrone, 93 pomo).

Anni solari Ecco come potrei memorizzare il 1582, anno di pubblicazione del De Umbris Idearum di Giordano Bruno, teologo e filosofo straordinario rappresentante dell’arte della memoria.

Immagino un elfo (15) vestito da donna (82) che tenta di sedurmi. Oppure, omettendo il numero 1, che appartiene alle migliaia:

Immagino una gonna tutta sporca di vernice fucsia (582), indossata da mia sorella che ha ap-pena ridipinto la bicicletta.

Elementi della Tavola Periodica Ammettiamo di voler ricordare alcune caratteristiche dell’alluminio. Il simbolo corrispondente è “26” e la posizione nella Tavola Periodica è indicata dalla stringa “IIIA”. Procediamo!

Il mio macellaio di fiducia usa dei sofisticatissimi coltelli d’alluminio (utilizzo qui la parola “al-luminio” in assonanza con “lama”, 13), i quali tagliano l’arrosto in fette così sottili da farlo dis-solvere in una nube (26).

Quando metto tutto nella busta della spesa, questa si sfonda. Il contenuto della busta mi cade sul piede, a causa del dolore forte esclamo: “Aaaaaaaaaaaaaaah!!!” e vedo entrare tre alani (IIIA) che si avventano sull’arrosto finito per terra.

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Formule matematiche Il nostro metodo può essere applicato anche per memorizzare la formula risolutiva delle equazioni di secondo grado:

Vediamo come possiamo procedere.

Un signore con un gigantesco paio di forbici (x) taglia il brodo di un tavolo (_________). Sopra a questo tavolo c’è Barbara (b) vestita di bianco con una cintura nera (la cintura nera allude al se-gno – scritto davanti alla b). Barbara tiene in mano un crocifisso con un largo basamento (±) e con questo crocifisso colpisce con forza la radice ( ) di un vecchio albero. Sotto l’albero troviamo un’altra ragazza di nome Barbara con un cigno sopra la spalla (b²) e i piedi sopra ad uno sgabello (–), è seduta su una sedia (4) la signora anziana che pubblicizza l’ACE (ac). Sotto al tavolo troviamo un bimbo che si chiama Andrea abbracciato ad un grande cigno (2a).

Considerazioni generali Anche nel caso dei numeri, come abbiamo visto, le immagini sono un mezzo per imparare, piuttosto che il fine della memorizzazione. Apprendere i numeri con questo sistema ti consentirà di acquisirli nella memoria a lungo termine e di riuscire a richiamarli senza pensare ad alcuna immagine. Le immagini ridicole, a volte paradossali, a cui ricorrono nelle applicazioni del metodo sono funzionali alla fissazione dei ricordi, in quanto chiamano direttamente in gioco molte caratteristiche E.M.A.I.C.E. necessarie a inviare l’informazione nella memoria a lungo termine. Il ridicolo e il paradossale sono componenti che da sempre attirano l’attenzione degli esseri umani, coinvolgendoli a livello fisico ed emotivo e toccando potentemente la loro sensibilità. L’efficacia delle immagini ”forti” ai fini della memorizzazione viene segnalata in uno dei più antichi trattati sulla memoria, a cui lo stesso Giordano Bruno nel De Umbris Idearum fa un diretto riferimento: Rhetorica ad C. Erennium, opera che gli studiosi collocano tra l’86 e il ’70 a.C.. Al capitolo XXII leg-giamo, infatti:

“La natura stessa ci insegna quello che conviene fare. Se nella vita vediamo delle cose insignifi-canti, comuni, quotidiane, non ci capita spesso di ricordarle, perché solo il nuovo e il meraviglioso colpiscono la mente. Ma se vediamo, se raccontiamo un fatto di una infamia vergognosa, o di una virtù speciale, un’azione straordinaria, grande, ridicola, incredibile, siamo in grado di ricordarce-lo a lungo”.

Un’immaginazione senza limiti è dunque uno strumento potentissimo: più la coltiviamo e rinforziamo, più utile si rivelerà in un’infinità di situazioni in cui avremo bisogno di usare efficacemente la nostra memoria. Prima di procedere, ti suggerisco di ripassare con attenzione questo capitolo e di acquisire disinvoltura e padronanza assolute degli strumenti analizzati, ai quali verrà fatto continuo riferimento nelle applica-zioni che svilupperemo nelle pagine successive.

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6 Memorizzare testi: la teoria

dei luoghi e le sue applicazioni

“Quando i tuoi concorrenti sono più forte di te, una buona memoria può rivelarsi il ventaglio

che conduce alla vittoria” Gianni Golfera

In questo capitolo ti spiego cos’è la memoria spazio-temporale e come puoi utilizzarla per imparare lunghi elenchi di informazioni nell’ordine desiderato. Fino ad ora, infatti, abbiamo fatto riferimento a liste che contenevano al massimo venti elementi.

Il sistema che utilizza la memoria spazio-temporale ti consentirà di memorizzare i capitoli di un libro voluminoso, i contenuti di un testo da presentare in pubblico o, ancora, gli argomenti di un esame. Ora prova a pensare a tre amici. Pensa al contesto in cui li hai conosciuti: ti verrà in mente se li hai co-nosciuti in ambito lavorativo, se ti sono stati presentati da un altro amico e così via. Adesso, invece, pensa al “dove”: in quale luogo hai conosciuto queste persone? Vedrai che ti verrà in mente facilmente il posto in cui hai fatto la loro conoscenza e l’ordine temporale in cui le hai incontrate.

8 agosto ‘05

11 dicembre ‘99

Giorgio

Giardini pubblici

Antonella Università

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7 gennaio ‘98

Morgan

Campo da tennis

Intersezione del tempo e dello spazio

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Nell’immagine viene indicata la direzione in cui il tempo scorre e la sua intersezione con gli ambienti nei quali abbiamo incontrato i nostri amici. La nostra memoria, infatti, ci consente di ricordare con sor-prendente facilità gli ambienti e gli oggetti che erano presenti. Pensaci. Ricorderai di sicuro la tua casa, la disposizione delle stanze e gli attendi che si trovano all’interno di essa. Noterai anche che ricordi tutto senza fatica, in modo naturale. La stesso vale per le strade, i ristoranti, i cinema e i ber che conosci e che sei capace di raggiungere. La teoria dei luoghi È arrivato il momento di utilizzare in modo funzionale la tua memoria spazio-temporale. Dovrai creare un elenco di stanze, in ordine logico sequenziale, immaginando di mostrare la tua casa ad un amico. In questo elenco includi se ce li hai, anche la cantina ed il garage. Se abiti in un monolocale, prendi come riferimento la casa dei tuoi genitori o quella di un amico. È necessario che in questo elenco siano pre-senti dieci ambienti, in un ordine che tu sappia ricostruire con precisione. È molto importante conosce-re bene i locali in questione, prima di proseguire. A scopo esemplificativo, ecco di seguito un elenco di dieci ambienti, nell’ordine in cui li ho predisposti.

1. Ingresso 2. Sala 3. Cucina 4. Angolo cottura 5. Attico 6. Studio 7. Camera da letto 8. Camera da letto di mio figlio 9. Bagno 0. Garage

Avrai notato che ho utilizzato lo 0 (zero) al posto del 10. Fa’ anche tu lo stesso. Ora, prima che inizi a “compilare” la tua lista, è necessaria un’altra precisazione importante: gli am-bienti devono essere di media grandezza e mai sgabuzzini, balconi o corridoi, dal momento che do-vranno servire a contenere informazioni, e in nessun caso potranno avere una forma diversa da quella di un quadrilatero. Adesso prepara l’elenco delle tue dieci stanze: costruiscile bene all’interno della tua mente, perché tra poco conoscerai il modo in cui vengono usate. Ti consiglio di stilare questo elenco usando una matita, in modo da poterlo correggere e perfezionare. Potrebbe infatti capitarti di saltare una stanza, oppure di invertirne due: l’unico modo per verificarlo è provare a ricostruire correttamente l’ordine degli ambien-ti. Solo a questo punto potrai trascrivere a penna i luoghi che hai individuato, benché ti possa garantire che non ti servirà farlo, in quanto li saprai a memoria. Compila pure gli spazi vuoti qui di seguito con la sequenza degli ambienti che hai individuato:

1. ………………………………….... 2. …………………………………… 3. …………………………………… 4. …………………………………… 5. …………………………………… 6. ……………………………………. 7. ……………………………………. 8. ……………………………………. 9. …………………………………….. 0. ……………………………………..

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Ora che hai finito di compilare l’elenco, dovrai essere in grado di ripeterne i vari elementi, partendo dal primo all’ultimo e viceversa. Volendo, potrai anche imparare con facilità ed immediatezza a rievocare le stanze in ordine sparso e causale. Il metodo per riuscirci è molto semplice: esso consiste nell’immaginare all’interno di ogni stanza un’immagine corrispondente al numero progressivo. Adesso abbiamo le conoscenze per farlo. Nella prima stanza colloco l’immagine E.M.A.I.C.E. di una candela lilla (numero 1), facendola intera-gire con un arredo che si trova, appunto, in quell’ambiente. Personalmente ho immaginato una candela che dava fuoco ad uno specchio situato all’ingresso. Nella seconda stanza colloco un cigno nero (numero 2) e lo faccio interagire in modo “E.M.A.I.C.E.” con arredo di quell’ambiente. Nel mio caso ho visualizzato un enorme cigno sul divano, mentre fuma, beve, rutta e guarda la televisione. A qualcuno potrebbe sembrare pazzesco, eppure è proprio grazie a queste caratteristiche che ho fissato il ricordo. Nella terza stanza colloco il gabbiano marrone (numero 3), nella quarta una sedia rossa (numero 4) e continuo così, fino ad arrivare al decimo ambiente. Ricordiamo ancora una volta che le immagini NON devono essere banali, ferme o scontate; al contra-rio, è necessario che interagiscano con gli arredi in modo “E.M.A.I.C.E.”. Quando collochi le immagi-ni, devi sempre immaginarle per meno di un secondo, in modo da visualizzarle nitidamente, ma anche velocemente. Questa regola vale per tutte le visualizzazioni e per tutte le immagini creerai in seguito e che ho spiegato fino ad ora. Una volta associati i “numeri visivi” alle stanze, ti sarà facile visualizzarli nel loro luogo, identificando ogni stanza proprio a partire dai singoli numeri. Ad esempio, se visualizzo un guanto fucsia, so che mi trovo nell’ambiente numero 5 (ovvero, secondo l’elenco che ho predisposto sopra, nell’attico). Veniamo ora alla spiegazione del ‘luogo’, o meglio, dei vari utilizzi che possiamo fare di questo formi-dabile strumento. Quante volte ti sarà capitato di sentir dire: “In primo luogo, parliamo di... In secondo luogo, parliamo di... E in ultima istanza, parliamo di…, O ancora: ‘Quella persona parla per luoghi comuni”. Espressioni conte queste la dicono lunga sul vasto utilizzo che si faceva nell’antichità della tecnica dei luoghi, o meglio, dei “loci” come venivano definiti da Cicerone nel 55 a.C. Egli scrisse che l’Ars Mer-noriae (l’arte della memoria) è parte della retorica e che i loci (luoghi) servono per collocarvi i concetti e i contenuti dei discorsi. Così come hai collocato i numeri dall’uno al dieci (ovvero, dall’uno allo zero), potrai collocare gli ar-gomenti di un discorso o una serie di concetti. In questo modo la successione degli argomenti da tratta-re ti sarà immediatamente e naturalmente disponibile, e potrai fare discorsi e relazioni senza ricorrere a note o ad appunti scritti. Andiamo con ordine. Per ricordare un discorso, dovrai suddividerlo in dieci argomenti principali, col-locandone uno in ogni luogo. Ma come fare per imparare i contenuti di un testo, gli argomenti di un e-same, oppure le strofe di una poesia? Nei capitoli precedenti hai imparato a memorizzare una serie di venti informazioni, legandole l’una all’altra dopo averle convertite in immagini ‘E.M.A.I.C.E.” Ora dovrai fare la stessa cosa, inserendo una lista lungo la parete di ogni luogo e le altre pareti. È possibile inserire una quinta lista nella parte centrale.

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2 1 Le informazioni dovranno interagire tra loro, ma anche con i mobili e gli altri arredi che incontrano strada facendo: un po’ come se fossero gli attori di una rappresentazione teatrale, i quali interagiscono sia tra loro, sia con gli elementi della scenografia. Anche per 1’utilizzo della teoria dei luoghi vale il concetto che abbiamo più volte sottolineato in pre-cedenza: questo metodo di memorizzazione si avvale delle caratteristiche “E.M.A.I.C.E.” delle imma-gini quale mezzo per fissare le informazioni nella memoria a lungo termine, piuttosto che come fine. Ne consegue, tra l’altro, che gli stessi luoghi possono essere utilizzati infinite volte per nuove serie di in-formazioni. Dove vanno a finire quelle che vi abbiamo collocato in precedenza? Nella memoria a lun-go termine, dalla quale si potranno richiamare senza che sia necessario ricorrere ad alcuna irnrnagine. Ti invito a leggere e rileggere con molta attenzione questo concetto: i luoghi servono “soltanto” a uti-lizzare più efficacemente il nostro cervello e la nostra memoria spazio-temporale. Memorizzare testi con la teoria dei luoghi Adesso prova a mettere in pratica quanto spiegato finora lavorando alla memorizzazione di un testo. Come si procede? Per prima cosa, si individuano le parole chiave del lesto che si intende memorizzare. Quindi si colloca-no i vari argomenti lungo le pareti delle stanze nell’ordine desiderato, associandoli a immagini che ab-biano caratteristiche E.M.A.I.C.E. e collegandoli a due a due. Ti accorgerai che i vari concetti ti appariranno molto semplici e chiari, nella rievocazione del resto at-traverso le parole inserite nel luogo. Ovviamente, se lo spazio a disposizione in un luogo non basta, si passa a quello successivo. La memorizzazione di un testo lungo non è un cosa difficile. Ciò che è necessario è una buona organiz-zazione mentale. La premessa fondamentale è una perfetta conoscenza delle stanze della memoria: me-glio conoscere con precisione trenta stanze, che cento in modo approssimativo. Questo perché i luoghi quando ci sono familiari, lasciano dentro di noi un’impronta più forte, che ci consente di riprodurli in modo più facile e immediato.

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Supponiamo di voler memorizzare il contenuto di un articolo del Codice Penale utilizzando gli stru-menti che abbiamo appreso finora. Art. 613 del Codice Penale Stato di incapacità procurato mediante violenza. Chiunque, mediante suggestione ipnotica o in veglia, o mediante somministrazione di sostanze alcoli-che o stupefacenti o con qualsiasi altro mezzo, pone una persona, senza il consenso di lei, in stato di incapacità di intendere o di volere, è punito con la reclusione fino ad un anno. Il consenso dato alle persone indicate nell’ultimo capoverso dell’articolo 579, non esclude la punibilità. La pena è della re-clusione fino a cinque anni:

1) se il colpevole ha agito con il fine di far commettere un reato; 2) se la persona resa incapace, commette in tale stato, un fatto preveduto dalla legge come de-litto (691).

Cominciamo dal numero dell’articolo, 613 – 6 come “blu”; 13 come “lama”: il Dalai Lama in abito blu. Passiamo quindi al titolo dell’articolo: “Stato di incapacità procurato mediante violenza.” Immagino il Dalai Lama in abito blu che viene picchiato. Passo ora a identificare le parole chiave: - ipnotica - alcoliche - stupefacenti - I anno - consenso - 579 - 5 anni - fine reato - delitto A questo punto procedo a collocando le immagini all’interno della stanza che ho scelto di dedicare all’articolo 613.

Il Dalai Lama vestito di blu viene aggredito da tre malviventi. Il primo cerca di ipnotizzarlo (suggestione ipnotica), agitando le mani in modo convulso; il secondo gli infila in botta un imbuto ingozzandolo, poi, con whisky (sostanze alcoliche), mente il terzo gli buca il braccio con una siringa piena di droga (sostanze stupefacenti). La siringa viene posta come unica candelina su di una torta (un anno), mentre un bambino fa segno di si con la testa (consenso). Poi il bambino si trasforma in un topo fucsia (579), il quale agita una zampa coperta da un guanto (5 anni) che tiene un calendario. Dal calendario esce un galletto blu (691), il quale commette un delitto.

Naturalmente, sia la selezione delle parole sia l’immagine da visualizzare, corrispondono ad una serie di procedimenti del tutto personali e soggetti alla libera interpretazione. Una poesia di Herrmann Hesse Passiamo ora al procedimento utile per imparare una poesia. Se ritieni che ti sia poco utile memorizza-re il testo di un componimento poetico, ti assicuro comunque che è molto conveniente da un punto di vista didattico, nel senso che ti servirà ad acquisire maggiore dimestichezza con il metodo che stiamo imparando.

Il principe Volevamo costruire assieme una casa bella e tutta nostra

alta come un castello per guardare oltre i fiumi e i prati su boschi silenti.

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Ora affido a tutti i venti i miei canti arditi. Loro devono cercarti e trovarti e svelarti i dolore di cui soffre il mio cuore.

Ora affido a tutti i venti i miei canti arditi. Loro devono cercarti e trovarti e svelarti i dolore di cui soffre il mio cuore.

Tutto volevamo disimparare, Tutto volevamo disimparare, ciò che era piccolo e brutto, ciò che era piccolo e brutto, volevamo decorare con canti di gioia volevamo decorare con canti di gioia vicinanze e lontananze. vicinanze e lontananze. le corone di felicità nei capelli. le corone di felicità nei capelli.

Ora ha costruito un castello Ora ha costruito un castello Devono anche raccontarti Devono anche raccontarti

di una seducente infinita felicità, di una seducente infinita felicità, su un’estrema e silenziosa altura; su un’estrema e silenziosa altura; devo baciarti e tormentarti devo baciarti e tormentarti la mia nostalgia sta là e guarda la mia nostalgia sta là e guarda e devo rubarti il sonno – e devo rubarti il sonno – fin alla noia, ed il giorno si fa grigio fin alla noia, ed il giorno si fa grigio principessa, quando tornerai? principessa, quando tornerai? - principessa dove sei rimasta? - principessa dove sei rimasta?

Hermann Hesse Hermann Hesse

Ecco come procedere per memorizzare questa poesia. Ecco come procedere per memorizzare questa poesia. Ogni verso viene convertito in un’immagine, così ciascuna strofa viene ad essere costituita da cinque immagini. Le immagini vengono poi legate tra loro e collegate lungo le pareti della nostra stanza, come si vede nell’immagine seguente. Si procede nello stesso modo con i versi delle strofe successive.

Ogni verso viene convertito in un’immagine, così ciascuna strofa viene ad essere costituita da cinque immagini. Le immagini vengono poi legate tra loro e collegate lungo le pareti della nostra stanza, come si vede nell’immagine seguente. Si procede nello stesso modo con i versi delle strofe successive.

Immagini terza strofa

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Imm

agin

i sec

onda

stro

fa

3 4

Imm

agini quarta strofa m

magini quarta strofa

5

2 Immagini prima strofa 1

Se non dovesse bastare una stanza, passa pure a quella successiva. L’utilizzo delle informazioni farà sì che esse vengano potate nella memoria a lungo termine, e questo passaggio ti consentirà di liberare le stanze e di utilizzarle ancora.

Se non dovesse bastare una stanza, passa pure a quella successiva. L’utilizzo delle informazioni farà sì che esse vengano potate nella memoria a lungo termine, e questo passaggio ti consentirà di liberare le stanze e di utilizzarle ancora. Torniamo per un attimo alla poesia. A seguire troverai descritte le immagini che ho creato per ciascun verso. Successivamente leggerai come ho collegato tra loro le immagini, disponendole in una stanza della casa.

Torniamo per un attimo alla poesia. A seguire troverai descritte le immagini che ho creato per ciascun verso. Successivamente leggerai come ho collegato tra loro le immagini, disponendole in una stanza della casa.

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Versi prima strofa Volevamo costruire assieme una casa bella e tutta nostra alta come un castello per guardare oltre i fiumi e i prati sui boschi silenti. Versi seconda strofa Tutto volevamo disimparare, ciò che era piccolo e brutto, volevamo decorare con canti di gioia vicinanze e lontananze, le corone di felicità nei capelli. Versi terza strofa Ora ho costruito un castello su un’estrema e silenziosa altura la mia nostalgia sta là e guarda fin alla noia, ed il giorno si fa grigio - principessa, dove sei rimasta? Versi quarta strofa Ora affido a tutti i venti i miei canti arditi. Loro devono cercarti e trovarti e svelarti il dolore di cui soffre il mio cuore Versi quinta strofa Devono anche raccontarti di una seducente infinita felicità, devo baciarti e tormentarti e devo rubarti il sonno – principessa, quando tornerai?

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Immagini prima strofa Una coppia di muratori, uomo e donna Il modellino di una casa Il modellino di una torre con a fianco un metro enorme Un enorme occhio sbarrato Un enorme abete imbavagliato Immagini seconda strofa Un bambino con un cappello da asino Calimero Bimbi che cantano decorati come regali Una lente d’ingrandimento ed un cannocchiale Enormi corone con stampati sorrisi su teste dai lunghi capelli Immagini terza strofa Un castello con sopra un orologio Un alpinista fa il tipico gesto per richiamare il silenzio (dito indice sulle labbra) Una donna triste mi fissa in piedi su di un mobile Un militare (Naja, è in assonanza con noia) vestito di grigio Una principessa si lava con il sapone “Dove”. Immagini quarta strofa Un orologio, dal quale esce Fido soffiando fortissimo come Eolo Cantanti vestiti da paracadutisti (gli “Arditi” della Folgore) Poliziotti con i cani, che cercano e trovano qualcuno Un dentista con il velo Un cuore cinto da una corona di spine e sanguinante Immagini quinta strofa La nonna nell’atto di raccontare le favole Una donna seducente e molto felice Due che si baciano sotto una tormenta di neve Un fantasma ruba qualcosa ad un tizio che dorme Una principessa che si allontana

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Ora colleghiamo le immagini all’interno del luogo che hai scelto. 1) Sulla prima parete colloco le immagini relative alla prima strofa:

una coppia di muratori, uomo e donna, costruisce una casa dalla quale esce una torre con a fianco un lungo metro, in cima al metro un enorme occhio sbarrato cade su un grande abete.

2) Sulla seconda parete colloco le immagini relative alla seconda strofa:

un bambino che indossa un cappello da asino lancia Calimero contro dei bimbi che cantano decorati come regali, i bimbi estraggono un’enorme lente e costruiscono un cannocchiale, dal cannocchiale escono enor-mi corone decorate con sorrisi su teste dai lunghi capelli.

3) Sulla terza parete colloco le immagini relative alla terza strofa:

c’è un castello con sopra un orologio, dall’orologio esce un alpinista che invita al silenzio avvicinandosi il dito indice alle labbra, poi indica una donna triste, che abbraccia un militare vestito di grigio. Il militare porge ad una principessa una saponetta Dove.

4) Sulla quarta parete colloco le immagini relative alla quarta strofa:

c’è un orologio da cui esce Fido, soffiando fortissimo su alcuni cantanti vestiti da paracadutisti; i paracadu-tisti si vestono da poliziotti e cercano qualcuno, fino a trovare un dentista con il velo che mostra un cuore cinto da una corona di spine e sanguinante.

5) Nel centro della stanza colloco le immagini relative alla quinta strofa:

la nonna racconta una favola ad una donna seducente e molto felice: la donna bacia un ragazzo sotto una tormenta di neve, il ragazzo si addormenta e viene tormentato da un fantasma, il quale gli ruba qualcosa; il fantasma si trasforma in una principessa e si allontana.

Se ti stai domandando se corri il rischio di perdere i contenuti o di confonderti quando ripensi alle im-magini, la risposta è no. Infatti, ogni immagine rimane indissolubilmente legata al processo logico che l’ha costituita. A questo proposito, ogni immagine dev’essere creata da te. Le immagini che ho creato io saranno valide per me, mentre quelle che creerai tu funzioneranno perfettamente per te: è per questa ragione che dovrai utilizzare le tue immagini, costruendole in modo rapido ed intuitivo. Se qualcosa non torna, potrai sempre modificare o aggiungere un’immagine, che definiremo “immagi-ne supplementare”. Alcune terzine della Divina Commedia Cimentiamoci ora con alcune terzine della Divina Commedia. Nonostante la singolarità espressiva di Dante, vedremo che è possibile applicare il nostro metodo anche all'arte del Sommo Poeta.

Inferno - Canto I Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, che la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura Esta selva selvaggia e aspra e forte

Che nel pensier rinnova la paura! Tant'è amara che poco più morte; ma per trattar del ben ch’ì vi trovai, dirò de l’altre cose ch’ì v’ho scorte.

Ecco come rappresenterei queste prime tre terzine associando i versi alle immagini, collegandole tra loro e visualizzandole all'interno del luogo che ho scelto, utilizzando per ciascuna terzina una parete della stanza che ho scelto.

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Prima parete: immagino di camminare lungo una linea di mezzeria (nel mezzo del), e mentre cammino mi gratto il naso (nostra vita). Mi ritrovo con gli amici (mi ritrovai) in mezzo a tanti alberi neri (per una selva oscura). Immagino una che la (che la) mentre disegno una linea ondulata per terra (diritta via era smarri-ta). Seconda parete: immagino di pungermi con un ago (ahi) parlante (quanto a dir) che si atteggia a "duro" (qual era è cosa dura). Immagino un Estathé gigantesco (esta) da cui esce un albero (selva); dall'albero scende della sel-vaggina (selvaggina) bevendo succo di limone (aspra) e facendo sollevamento pesi con un bilan-ciere (e forte). Dal bilanciere esce un fantasma (che nel pensier rinnova la paura). Terza parete: una gigantesca bottiglia di aranciata amara (tant'è amara) contiene poca aranciata (che poco) e viene bevuta dalla Morte (èpiù morte). Una mano (ma) e enorme tratta il muro (per trattar), è la mano di un angelo (del ben) che trova qualcosa per terra (ch’ì vi trovai). Da un enorme bocca escono delle cose (dirò de l’altre cose) e vengono scortate (ch’ì v’ho scor-te) da un gruppo di poliziotti.

Memorizzare testi voluminosi Quando il testo da memorizzare è lungo e discorsivo, come nel caso dei contenuti di un libro o di un manuale, si utilizza il sistema delle parole chiave, legate tra loro all'interno di un luogo. Nei nuovi do-vrai collocare solo l'essenziale: la memoria naturale farà il resto. Il sistema GiGoTec non allo scopo di sostituirsi alla tua capacità di ricordare, bensì di sviluppare ed educare la migliore di tutte le tue risorse: la memoria naturale.

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7 Applicazioni varie del metodo GiGoTec

“Il ricordo è vita”

Gianni Golfera

Il sistema GiGoTec è applicabile in ogni circostanza ed è un validissimo strumento per memorizzare ogni cosa, compresi i concetti astratti. In questo capitolo troverai una serie di applicazioni del metodo GiGoTec per necessità varie e anche molto frequenti. È importante tenere presente che è necessario uti-lizzare ogni volta le regole di base e poi sviluppare l'applicazione del metodo in modo del tutto auto-nomo e personale. Le due uniche regole universali saranno:

1) Pensare per immagini E.M.A.I.C.E.;

2) In alcuni casi, collocare le immagini nell'ordine desiderato all'interno del luogo.

Tutto il resto è a tua discrezione! Come ricordare gli appuntamenti Con il metodo GiGoTec puoi tenere un'agenda mensile nella tua testa, con una facilità sorprendente. Come si procede?

1) Si crea un'immagine per l'appuntamento;

2) Si associa l'immagine per l'appuntamento all'immagine del giorno;

3) Si associa l'immagine del giorno all'immagine dell'orario dell'appuntamento.

L'immagine del giorno e l'immagine dell'appuntamento sono costruite con il metodo di memorizzazio-ne dei numeri che già conosciamo. Facciamo alcuni esempi.

Dentista, giorno 24, ore 16.00

Immagino allora per un attimo: Il dentista che opera su un uomo di colore (24, nero) con denti enormi (immagine E.M.A.I.C.E.) e con enormi lobi (16, lobi).

Commercialista, giorno 10, ore 18.00

Immagino allora per un attimo: Il mio commercialista, mentre prende al lazzo (10, lazzo) un bambino che gioca con i Lego (18, Lego).

Signor Ferri, giorno 03, ore 09.00 Immagino allora per un attimo:

Un enorme robot di ferro (Ferri), il quale brandisce una telecamera (03, zoom) a cui è attaccato un enorme palloncino (nove, palloncino).

Alessia Rossi, Via Alberici n° 4, giorno 17, ore 15.30 Immagino allora per un attimo:

Un enorme aliante (Alessia) il rosso (Rossi) che cade da un albero (Via Alberici) sopra una sedia (4), la sedia si scioglie diventando latte (17, latte) e il latte viene leccato da un elfo (15, elfo) il quale ha sulla te-sta un mazzo (30, mazzo) di fiori.

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Come puoi vedere, è possibile ricordare appuntamenti, giorno, ora, nomi e persino indirizzi! La pratica renderà estremamente semplice e rapido il procedimento. Come ricordare una lista di cose da fare Il sistema più semplice per ricordare una serie di cose da fare durante il giorno consiste nella suddivi-derle in una sorta di decalogo, assegnando a ciascuna di esse un numero visivo, e poi associandole tra loro a due a due. Passiamo ad un esempio pratico. Giornata di domani:

• Telefonare al Sig. Quadrelli • Scrivere al dott. Saverio • Sistemare la grafica delle e-mail • Chiamare il dott. Lino • Sostituire l'auto al noleggio • Telefonare all'avvocato • Preparare il comunicato stampa • Inviare la newsletter • Migliorare il sito • Incontrare Fabrizio Rondi

Come memorizzare quotazioni in borsa cambi valuta Spesso i manager che investono in borsa si trovano nella condizione di prendere in fretta decisioni im-portanti. Per prendere delle decisioni adeguate, è necessario avere in mente ogni circostanza. Di solito sono proprio coloro che utilizzano la memoria in modo più efficace a prendere le decisioni migliori nell'ambito delle finanze. Immagina di voler fissare nella memoria i dati che seguono:

Mibtel -0,17% Mib 30 -0,34%

Tech Star +0,10% Dow Jones +0,23% Eurodollaro +1,2188%

Ed ecco, qui di seguito, come memorizzerei io questi dati.

Immagino "Mibtel" come un telefono mobile; lo immagino il rosso, perché il titolo indicativo e completo l'immagine raffigurandomi il telefono mentre si tuffa in una piscina colma di latte (17, latte). La presento il numero 17 invece che il numero 0,17, perché la logica e il buon senso saranno sufficienti per farmi arrivare al numero originale. Per rappresentare "Mib 30", immagino solo 30, figurandomi un mazzo (30, mazzo) di fiori; immagino che i fiori siano di colore rosso, dal momento che anche in questo caso il titolo è in calo, e gli immagino nel mare (34, mare). Non ho la necessità di raffigurarmi il numero decimale (-0,34%) per le stesse ragioni di cui al punto precedente. Anche in questo caso, come nel precedente e in quelli successivi, tutto ciò che non risulta essere essenziale non va rappresentato. “Tech Star” è rappresentabile come una stella di tanica in movimento, di colore rosso (perché l'indice ne-gativo), mentre maneggia un lazzo (10, lazzo: non abbiamo la necessità di rappresentare la cifra decimale). Se voglio ricordare che il Don Jones è salito dello 0,23%, sarà sufficiente immaginare per un attimo India-na Jones con in braccio un neonato (23, diamogli un nome); in questo caso, non ho colorato l'immagine, perché l'indice era in crescita.

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Per memorizzare il tasso di cambio euro/dollaro, immagino la bandiera europea che si dispiega producen-do enormi quantità di dollari; e dollari vengono bruciati da una candela (1); la candela viene presa da una mummia del Nilo (21, Nilo) che si toglie le bende, dimostrando la sua vera identità: si tratta di un comico che fa una gag (88, gag). Se hai visualizzato tutto correttamente, non sarà difficile ricostruire il numero 1,2188.

Le prime volte, avrai la necessità di ricostruire l'immagine per arrivare i numeri; successivamente riu-scirai ad arrivare a ciascun numero senza bisogno di alcuna immagine. Come abbiamo più volte ricor-dato in precedenza, è necessario tenere sempre presente il fatto che l'immagine è "solo" lo strumento attraverso il quale possiamo generare una maggiore attivazione neurologica e arrivare, quindi, alla memoria a lungo termine. In sintesi

1) quando le informazioni sono meno di 20, esse vengono associate tra loro attraverso immagini E.M.A.I.C.E.

2) quando si tratta di numeri, questi si trasformano in immagini E.M.A.I.C.E. con i metodi spie-gati al capitolo 5 della seconda parte del libro.

3) Quando le informazioni sono in numero superiore a 20, occorre convertirle in immagini E.M.A.I.C.E. inserendole nei luoghi, come abbiamo visto nel capitolo 6 della seconda parte del libro.

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- Conclusione -

Il metodo GiGoTec è un potente strumento che abbiamo a disposizione per migliorare le nostre risorse e che possiamo adattare alle nostre esigenze. Per poter ottenere dalla memoria il massimo dei risultati, bisogna tener conto di alcuni punti fermi:

1) Pensare per immagini. 2) Le immagini devono essere sempre E.M.A.I.C.E. 3) È necessario legare le immagini due alla volta. 4) Se le informazioni sono più di venti, andranno inserite nei “luoghi”. 5) È utile conoscere perfettamente l’alfabeto fonetico. 6) È molto importante conoscere a memoria la successione delle stanze. 7) Ogni immagine dev’essere visualizzata in modo intuitivo e per una frazione di secondo.

Vale la pena spendere qualche parola in più sull'ultimo concetto. Ognuno di noi è dotato di una sorta di giudice interiore, che valuta cosa è buono e cosa non lo è, cosa è giusto che cosa è ingiusto, cosa è morale e cosa, invece, è immorale. Lo scopo del nostro lavoro è quello di facilitare e incoraggiare il diritto/dovere all'istruzione e all'ap-prendimento. Se questo è l'obiettivo che ci poniamo, riteniamo che non esistano immagini "troppo ba-nali", "troppo elementari", "troppo infantili", "improprie" e così via. Ogni immagine ha un suo valore, un suo vigore, una sua forza che esprimono l’atto cogitativo grazie al quale possiamo apprendere e memorizzare perfettamente ciò che desideriamo. L'immagine che abbiamo generato è frutto della nostra mente e non deve essere messa in discussione: essa fungerà infatti da "carrozza luccicante" e ci condurrà all'informazione che vogliamo padroneggia-re. E potremo risalire all'informazione, se avremo stabilito una corrispondenza tra il informazione stes-sa e l'immagine creata. Siamo passati da concetti astratti come numeri, formule e componenti della tavola periodica, fino a giungere al più concreto metodo della parola. Il procedimento di memorizzazione è confluito in semplici operazioni di immaginazione e visualizza-zione. Prima di salutarti voglio incoraggiarti a evitare di porti limiti. Convincerti del fatto di poter memorizza-re davvero tutto, perché è effettivamente così. Ogni informazione, trasformata in immagine, diventerà facile da ricordare. Buon lavoro, allora, è buona memorizzazione!

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- L'autore -

Gianni Golfera Ha cominciato ad interessarsi all'Arte della Memoria durante l'adolescenza, studiando Giordano Bruno e Pico della Mirandola e acquisendo così le basi per costruire il suo Metodo (GiGoTec, Gianni Golfera Tecniche), che gli ha permesso di imparare a memoria 261 libri. Oggi è considerato dalla comunità scientifica internazionale "l'uomo con più memoria al mondo" ed è docente di numerosi corsi di formazione per lo sviluppo della memoria presso molti enti pubblici e pri-vati, tra i quali l’Università del San Raffaele di Milano, il gruppo Enel, Poste Italiane, l’Università de-gli Studi di Ferrara, l’Università di Bolzano, l'Associazione Internazionale di Medicina Ortomolecola-re, la Camera dei Deputati, il Comando Generale della Guardia di Finanza, l’Iri management, Techno-logym, Fincantieri. Ha già legato La memoria emotiva, edito da Sperling & Kupfer, e L'arte della memoria di Giordano Bruno, edito da Anima. Una menzione scientifica sulle sue tecniche è presente all'interno del decimo volume "La Mente e il Cervello" dell'enciclopedia "La Scienza", realizzata dalla Redazione Grandi Opere di UTEC Cultura del quotidiano la Repubblica. Contattare Gianni Golfera, visita la sezione "Contatti" del sito web: www.gigotec.com