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1 INDICE Parte per studenti di medicina: 1. Parole, parole, parole 2 2. Mnemotest-i 12 3. I numeri giusti 30 4. La chimica della memoria 33 5. La formula per ricordare 38 6. Grafica-mente 41 7. Anatomica-mente 45 8. Esame al microscopio 49 9. Biopsia positiva 52 Parte per medici: 1. Conoscere i pazienti 54 2. Un mnemonista in corsia 58 3. Principio attivo: Memorina 62 4. Aggiorna-menti 65 5. Valori calorici 67 6. Giochiamo a memory 69 7. Un agenda in testa 71 Un po’ di relax 73

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Tecniche di memoria di Gianni Golfera per avere una memoria di ferro

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INDICE

Parte per studenti di medicina:

1. Parole, parole, parole 2

2. Mnemotest-i 12

3. I numeri giusti 30

4. La chimica della memoria 33

5. La formula per ricordare 38

6. Grafica-mente 41

7. Anatomica-mente 45

8. Esame al microscopio 49

9. Biopsia positiva 52

Parte per medici:

1. Conoscere i pazienti 54

2. Un mnemonista in corsia 58

3. Principio attivo: Memorina 62

4. Aggiorna-menti 65

5. Valori calorici 67

6. Giochiamo a memory 69

7. Un agenda in testa 71

Un po’ di relax 73

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PARTE PER STUDENTI DI MEDICINA E CHIRURGIA I) PAROLE, PAROLE, PAROLE Memorizzare elenchi di termini Il Metodo Golfera ci permette di memorizzare perfettamente lunghi elenchi di termini in modo semplice ed efficace e dopo una sola lettura. Non importa quanto complessi e astrusi essi siano. Ciò che dobbiamo fare è associare a ciascuna parola un’immagine EMAICE e farla interagire con la successiva, il tutto lungo le pareti di una stanza. E’ molto utile far interagire la prima immagine con un elemento d’arredo, perché questa è normalmente la meno semplice da ricordare; le immagini successive seguiranno a cascata. Ecco qualche esempio: 1) I muscoli della spalla - Anatomia I muscoli della spalla sono:

I. Muscolo deltoide; II. M. sottoscapolare; III. M. sopraspinato; IV. M. infraspinato; V. M. piccolo rotondo; VI. M. grande rotondo.

[liberamente tratto da “Trattato di anatomia umana”, Giuseppe Anastasi et al.,IV edizione, 2006, Edi-Ermes, I volume, pp. 204.] Dalla credenza posta nell’angolo della mia cucina esce un deltaplano (muscolo deltoide) che si infila sotto ai piedi di mio zio Tommaso, il quale è scapolo (m. sottoscapolare). Tommaso impaurito (è una persona molto timida e timorosa, e questo gioca a mio favore nella creazione delle immagini) spicca un salto per la paura, lanciando un urlo, ma si punge la testa su un cespuglio di rose rosse dalle gigantesche spine che cresce sul soffitto (m. sopraspinato). La botta che mio zio da sul soffitto è talmente forte da far cadere il cespuglio e dei calcinacci dentro un’enorme birra Beck’s appena spinata (m. infraspinato); mentre visualizzo il boccale di frizzante birra immagino anche il suo sapore, magari durante la serata con gli amici dell’altra sera. Il bicchiere, che ha gambe e braccia, calcia un pallone da basket (m. piccolo rotondo) contro Re Artù e i cavalieri riuniti attorno alla tavola rotonda, colpendo il primo in pieno volto e facendolo ruzzolare all’indietro (m. grande rotondo). La differenza di dimensioni fra il pallone e il tavolo mi aiuta a distinguere il m. piccolo rotondo dal m. grande rotondo, tuttavia la memoria naturale mi avrebbe aiutato a ricordare l’esistenza di entrambi anche solo con un’immagine per il termine “rotondo”, ad es. un gigantesco mappamondo. 2) Gli ormoni dell’adenoipofisi - Endocrinologia

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Per memorizzare elenchi di nomi, o sigle, è utile a volte creare un’immagine dell’acronimo delle parole che formano l’elenco. Ad esempio gli ormoni prodotti dalla ghiandola adenoipofisi sono 6, e ciascuno viene identificato con una sigla, che deriva dal suo nome in lingua inglese:

I. GH - Ormone dell’accrescimento o somatotropo; II. ACTH - O. Adrenocorticotropo; III. TSH - O. Tireotropo; IV. FSH - O. Follicolo-stimolante; V. LH - O. Luteinizzante; VI. PRL - Prolattina;

L’acronimo delle sigle degli ormoni è GATFLP; inserendovi qualche lettera per dargli un senso compiuto ottengo: GATto FeLPa. Immagino quindi il mio gatto che indossa una mia felpa oppure Gatto Silvestro che porta una felpa sgargiante, ad esempio di colore fucsia. Lo visualizzo quindi all’interno della sella turcica di un enorme osso sfenoide (la sede anatomica dell’ipofisi). In alternativa posso figurarmi Ade, il dio greco degli inferi (che posso identificare con la morte, con il mantello nero, il cappuccio e la falce) che scuote il capo e dice “no” mentre tiene in equilibrio sulla testa il mio professore di fisica (ade-no-ipo(sotto)-fisi). Poi la morte comincia a rincorrere il mio gatto che indossa una buffa felpa. Grazie all’immagine del mio gatto con la felpa risalgo all’acronimo GATFLP e da questo agli ormoni prodotti dall’adenoipofisi, GH, ACTH, TSH, FSH, LH e PRL. Sarà necessario ricorrere all’immagine solo per le prime due volte, poi l’utilizzare l’informazione acquisita ci permetterà di ricordare tutti gli ormoni senza visualizzare nuovamente l’immagine, che verrà dimenticata. Le informazioni, cioè i nomi degli ormoni, rimarranno invece stabilmente fissi nella memoria a lungo termine. 3) Il muscolo grande pettorale - Anatomia Il Metodo Golfera permette un’interazione dinamica e stimolante con la materia di studio, grazie alla sua duttilità e praticità. Possiamo infatti “rimaneggiare” il testo e memorizzarlo secondo un modello di sequenza da noi stabilito, in cui l’ordine delle informazioni può essere diverso da quello del testo stesso. Questo risulta molto utile quando è necessario ricordare numerose parti simili fra loro. Questa tecnica è facilmente applicabile, ad esempio, nella memorizzazione delle caratteristiche importanti di un muscolo, come origini ed inserzioni, la sua azione e il nervo o i nervi che lo innervano. Stabiliamo quindi un modello di sequenza che poi sarà applicato ad ogni muscolo che vorremo memorizzare. Nel nostro caso:

• Origini; • Nome del muscolo; • Inserzioni; • Azione; • Innervazione.

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E’ utile porre il muscolo fra le origini e le inserzioni sia perché richiama la reale conformazione della struttura anatomica, sia per evitare di confondere le une con le altre. Chiaramente il modello può essere riadattato e personalizzato per farlo proprio e renderlo più efficace per ogni esigenza. Grazie a questa strategia saremo in grado di ordinare le informazioni nel modo a noi più congeniale e l’interazione con il testo renderà lo studio più interessante e motivante. Le caratteristiche salienti del muscolo grande pettorale sono:

a. Origini: la parte clavicolare origina dalla metà mediale del margine anteriore della clavicola; la parte sternocostale dalla faccia anteriore dello sterno e dalla seconda alla sesta cartilagine costale; la parte addominale dalla parte superiore della lamina anteriore della guaina dei muscoli retti anteriori dell’addome.

b. Muscolo grande pettorale; c. Inserzioni: cresta del tubercolo maggiore dell’omero; d. Azione: adduce e ruota internamente l’omero; e. Innervazione: nervi toracici anteriori;

[tratto da “Trattato di anatomia umana”, Giuseppe Anastasi et al.,IV edizione, 2006, Edi-Ermes, I volume, pp. 170.] So che la prima o le prime immagini corrispondono alle origini del muscolo, e non è quindi necessario che crei un’immagine anche per il termine “origini”. Immagino un uomo di Neanderthal che con un’enorme clava spacca a metà il lavandino di casa mia, dal quale esce quindi un forte getto d’acqua (parte clavicolare; “colare” mi richiama l’acqua). L’immagine mi permette di memorizzare che il m. grande pettorale origina da metà della clavicola. Sarà poi la memoria naturale a ricordarmi che origina dalla metà mediale e non da quella distale e dal margine anteriore e non da quello posteriore. Tutto questo lo ricordo semplicemente dopo aver visto attentamente anche una sola volta l’immagine anatomica del grande pettorale. Anche la logica mi viene in soccorso: ovviamente il muscolo grande pettorale non può originare dalla parte posteriore della clavicola. Questo ragionamento è applicabile a ogni muscolo e a moltissime strutture anatomiche. Il getto d’acqua che sprizza dal lavandino rotto mi infradicia completamente, mentre tengo in mano una gigantesca schedina e grido dalla gioia per aver fatto terno al lotto. Mi immagino saltellante su una roccia che mi richiama una costa rocciosa (parte sternocostale). Sto sbracciando con tanta veemenza che con la schedina colpisco un cigno nero intento a giocare a carte con una grande ciliegia blu, che tiene in mano una gigantesca costina (dalla 2a alla 6a cartilagine costale; “cartilagine”� carta). La ciliegia poi colpisce in testa Napoleone (un dominatore) con la costina, mentre sta dando da bere a delle piante con una gigantesca canna dell’acqua color verde smeraldo (parte addominale; “dominale” mi richiama “dominare” e da qui Napoleone). La canna dell’acqua, fatta di gomma, mi richiama la guaina. Che si tratta della guaina dei muscoli retti anteriori dell’addome lo ricordo grazie alla visione dell’atlante di anatomia. Non è quindi necessario creare delle immagini anche per questi termini. Napoleone allora si mette a ballare con Arnold Schwarzenegger che ha degli enormi pettorali (muscolo grande pettorale). Quest’ultimo dà uno spintone a un punk con

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una grande e vistosa cresta rossa. La forza dell’attore è tale che il punk viene sbalzato lontano, e cadendo al suolo, sfracella una patata (un tubero) grande più di lui (maggiore) dalla quale esce Homer Simpson (cresta del tubercolo maggiore dell’omero). Avrei potuto introdurre nella sequenza di immagini anche un maggiore, cioè un ufficiale dell’esercito, ma immaginando la patata gigante ho associato due parole in una, “tubercolo” e “maggiore”. E’ preferibile utilizzare meno immagini possibile, senza però tralasciare concetti essenziali. Homer pesta goffamente l’alluce di Massimo Moratti, il presidente dell’Inter, il quale si mette a ruotare su se stesso per il dolore (adduce e ruota internamente l’omero; “adduce”� alluce e “internamente”� Inter). Non posso assolutamente confondere l’adduzione con l’abduzione, perché in quest’ultimo caso userei l’immagine del mio amico Abdul, o di un arabo di nome Abdul. Moratti, infine, si è talmente innervosito per il dolore al piede, che prende l’anta di un armadio e la rompe in testa a due tori (nervi toracici anteriori ; “toracici”� tori e “anteriori”� anta). Ecco quindi che utilizzando una decina di immagini siamo in grado di memorizzare moltissime informazioni a riguardo del muscolo grande pettorale e disponiamo di un metodo e di una logica di memorizzazione che ci permettono di studiare e memorizzare facilmente ogni muscolo umano. Infatti sappiamo precisamente cosa vogliamo sapere di quella struttura e siamo in possesso di una strategia facile e veloce per fissare i dati nella memoria a lungo termine. Saranno sufficienti un ripasso dei concetti e delle immagini la sera e la mattina seguente per fissarli stabilmente nella memoria a lungo termine e non dimenticarli mai più. Quindi non sarà più necessario ripetere infinite volte termini difficili fino alla mattina stessa dell’esame per ricordarli, eliminando così anche l’ansia legata alla paura di dimenticare, col risultato di preparare gli esami in meno tempo e più serenamente. Inoltre sarà possibile ricordare per sempre ciò che si è studiato, e non dimenticarlo dopo poco tempo come spesso accade. 4) Le 12 paia di nervi cranici - Neuroanatomia Utilizzando il Metodo Golfera per memorizzare i nomi di ogni paio di nervi cranici li imparerete dopo una sola lettura, con poco sforzo e li ricorderete per sempre. Inoltre potrete ricordare il nome di ognuno senza ripetere ogni volta l’intero elenco e associandolo immediatamente al numero corrispondente. All’esame non vi capiterà mai che il professore vi chieda di parlargli del VI nervo cranico e voi a ripetere a bassa voce l’elenco fino al sesto elemento: ”Olfattivo, Ottico, Oculomotore,…, Abducente!”. Possedere saldamente le informazioni nella propria memoria garantisce infatti sicurezza e fluidità nel loro utilizzo. Assieme ai nomi del nervo cranico memorizzeremo anche la funzione delle fibre nervose che lo compongono, ossia sensitive, motorie o miste. Le 12 paia di nervi cranici sono:

I. Olfattivo (S); II. Ottico (S); III. Oculomotore (M);

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IV. Trocleare (M); V. Trigemino (MS); VI. Abducente (M); VII. Faciale (MS); VIII. Acustico (S); IX. Glosso-faringeo (MS); X. Vago (MS); XI. Accessorio (M); XII. Ipoglosso (M);

Dove: • S – sensitivo; • M – motorio; • MS – misto.

Per convenzione stabiliamo che S, sensitivo, verrà associato al colore blu; M, motorio al colore rosso; MS, misto invece al colore verde. I colori, nei primi due casi, sono gli stessi con cui vengono indicate le fibre dei nervi nei testi, specie negli atlanti, quando se ne illustrano ad esempio il decorso o la composizione. Normalmente, quando il nervo è misto, si usa tracciare due linee, una rossa e una blu (si veda ad esempio la tavola n° 112 della seconda edizione dell’“Atlante di anatomia umana” di Frank H. Netter). Noi invece utilizzeremo un solo colore, il verde, sia per comodità che per variare e non rendere mai le immagini noiose o ripetitive. Immagino Enzo Biagi che indossa un elegante completo blu (nervo olfattivo, sensitivo; nel nome del nervo si legge “fatti”, che mi richiama “Il Fatto”, il noto programma che Enzo Biagi condusse. Potrebbe sembrare un procedimento laborioso, mentre in realtà il nostro cervello attua quest’operazione in una frazione di secondo). Il giornalista sta osservando con una grande lente d’ingrandimento celeste (n. ottico, sensitivo; uso il celeste solamente per variare tonalità di blu) il rombante motore di una Ferrari, che visualizzo con il cofano aperto e ovviamente rossa (n. oculomotore, motorio). Dalla macchina esce Cleopatra, tutta vestita di rosso, che si arrampica sul tronco di un albero dalle foglie color rosso porpora, poiché siamo in autunno (n. trocleare, motorio; “tro”� “tronco”, “cle”� “Cleopatra”). Dalle fronde dell’albero saltano giù Qui, Quo e Qua, i tre nipoti gemelli di paperino, tutti vestiti con maglietta e cappellino verde brillante (n. trigemino, misto). Il simpatico terzetto presenta Abdul, un mio amico, a Mussolini, il duce. Entrambi indossano due grandi fez rossi (n. abducente, motorio). Mussolini dopo aver stretto la mano ad Abdul, la infila dentro la statua della Bocca della Verità, che immagino tutta ricoperta di muschio verde (n. faciale, misto; la Bocca della Verità è l’immagine che associo al termine “faccia”). La statua allora prende un gigantesco apparecchio acustico dell’Amplifon, di colore blu (n. acustico, sensitivo) e lo mette dentro un grosso sacco di farina, di colore verde (n. glosso-faringeo, misto). Dal sacco esce mia zia che si mette a rammendare un calzino verde con un grandissimo ago (n. vago, misto). Dopo aver fatto questo, visualizzo mia zia che si mette a sturare un wc di colore rosso (n. accessorio, motorio). Dal wc sturato esce un grosso ippopotamo che indossa una gonna rossa (n. ipoglosso, motorio). Non è necessario associare a ogni immagine una caratteristica che ci ricordi il numero del nervo. Sarà sufficiente pensare che numero di nervo cranico è quello di cui stiamo visualizzando l’immagine corrispondente. Ad es. mentre visualizzo Qui, Quo e Qua,

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penso contemporaneamente che il nervo Trigemino è il V nervo cranico. Ripassare, o ancor meglio utilizzare l’informazione, cementerà poi il ricordo nella memoria a lungo termine. Potremo così ricordare per sempre che il Trigemino è il V nervo cranico e che l’VIII nervo cranico è il nervo Acustico senza necessità di ripetere mentalmente l’elenco. 5) Gli oncogeni implicati nelle neoplasie umane – Oncologia molecolare Ecco la lista di 11 degli oltre 200 oncogeni, dai nomi piuttosto ostici da ricordare:

• c-rasH; • c-rasK; • c-rasN; • hst-1; • abl; • met; • trk; • mos; • c-myc; • bcl-2; • erb B-2.

[liberamente tratto da “Harrison, princìpi di medicina interna”, Jean D. Wilson et al., 1a edizione italiana della 12a edizione originale, 1992, tabella 10.3, p.83.] Nel salotto visualizzo il mio assicuratore, poiché “ras” mi fa venire in mente la compagnia assicurativa Ras. Lo immagino ballare sopra una mezzaluna, che per la forma simile mi ricorda la lettera “C”, con Mika Hakkinen, l’ex pilota di formula 1. Così facendo abbiamo memorizzato ben tre oncogeni, c-rasH, c-rasK, c-rasN con una sola immagine. Hakkinen si stanca di ballare e porge una grandissima candela lilla a Letizia, un’amica di famiglia che è spesso ospite a casa mia. Hst-1 mi richiama il termine inglese “host”, che significa ospite. Fortuna vuole che Letizia sia argentina, e la immagino quindi dire “hablo español” (abl). Letizia poi, con un grande metro da sarta (met), comincia a misurare un grandissimo camion (trk , che mi richiama per assonanza “truck”, camion in inglese). Quest’ultimo parte sgommando, ma viene subito fermato per un controllo da una gigantesca mosca vestita da vigile (mos). La mosca estrae dalla tasca un grande microfono (c-myc) e comincia a cantare. Accanto alla mosca, che viene quasi investita, sfreccia Marco Pantani, in sella alla sua bicicletta, che assurdamente ha un cestino davanti, dov’è accovacciato un cigno nero starnazzante (bcl-2). Pantani ferma la sua corsa su un praticello d’erba dove l’attende per un pic nic una grassa donna (che per la somiglianza del profilo, mi richiama la lettera “B”). Il ciclista le fa dono del cigno come segno d’amore (erb B-2). 6) Approccio terapeutico in emergenza dello shock anafilattico a livello extra-ospedaliero - Medicina d’emergenza

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Il Metodo Golfera ha grande utilità nei casi di emergenza. E’ noto che la memoria funziona molto peggio in situazioni di forte stress e urgenza, il famoso “vuoto”. Aver memorizzato stabilmente e con sicurezza le procedure da attuare in casi di emergenza, come negli interventi di pronto soccorso, è di fondamentale importanza per ricordarci le azioni da compiere in questi casi, per non commettere errori che metterebbero a rischio la vita del paziente e avere la situazione sotto controllo, nonostante l’estremo stress cui si è sottoposti. Il Metodo Golfera ci permette di fare tutto questo, e con facilità. Eccone un esempio. Nella terapia d’emergenza dello shock anafilattico in sede extra-ospedaliera è indispensabile assicurare, in sequenza, le seguenti strategie di supporto:

1. Somministrare adrenalina; 2. Somministrare ossigeno; 3. Garantire la pervietà delle vie aeree superiori; 4. Somministrare liquidi ; 5. Bloccare immediatamente l’ulteriore esposizione all’antigene; 6. Trattare il broncospasmo secondo necessità.

[liberamente tratto da “Manuale di Medicina di Emergenza e Pronto Soccorso”, M. G. Balzanelli et al., 2006, CIC edizioni internazionali, pp. 369-371.] Nel testo sono state evidenziate le parole chiave di ogni singolo punto. Per prima cosa creiamo un acronimo che riunisca tutti i termini essenziali di ogni punto, prendendo le lettere iniziali di ciascuna parola; AD, OSS, A SU, L, A, BRO. Mettendo insieme le lettere otteniamo ADOSSA SUL ABRO, e aggiungendo qualche lettera per ottenere parole di senso compiuto: ADdOSSA SUL lAbBRO. Nella stanza visualizzo quindi la mia amica Anna, immersa in una vasca piena di latte che prende la scossa dalla presa della corrente (shock anafilattico). Poi Anna esce dalla vasca e si addossa un enorme sacco sul suo gigantesco labbro inferiore (ADdOSSA SUL lAbBRO). In alternativa, se creare un acronimo per riunire vari termini fosse troppo difficile o laborioso, possiamo fare ricorso alla tecnica della memorizzazione parola per parola. In questo caso avremmo singolarmente memorizzato adrenalina, ossigeno, aeree superiori, ecc. 7) Il ciclo di Krebs - Biochimica Memorizzeremo i substrati del ciclo dell’acido citrico e in quali reazioni si formano le tre molecole di NADH, una di FADH2 e di GTP. I substrati sono:

1. Ossalacetato; 2a. Citrato ; 2b. cis-Aconitato; 3. Isocitrato. Si ossida ad α-chetoglutarato con formazione di NADH ;

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4. αααα-Chetoglutarato. Si ossida a Succinil-CoA con formazione di NADH ; 5. Succinil-CoA. Viene convertito a succinato con formazione di GTP; 6. Succinato. Si ossida a fumarato con formazione di FADH 2; 7. Fumarato. Per idratazione si formano L-malato e NADH ; 8. L-Malato ;

[tratto da “I principi di biochimica di Lehninger”, David L. Nelson e Michael M. Cox, IV edizione italiana, 2006, Zanichelli, p. 618.] Immagino uno scheletro che balla sopra una grande bottiglia di aceto balsamico (ossalacetato). Poi prende un limone, ricco di acido citrico (citrato ) e lo lancia contro un tavolo dove è riunito un comitato (cis-aconitato). Da sotto il tavolo spunta la mia amica Isabella, che chiamiamo semplicemente Isa, la quale lancia un altro limone (isocitrato) contro la cantante Nada (NADH ). Questa sveglia Alf, l’alieno protagonista del noto telefilm americano, che stava dormendo quietamente (“cheto” mi richiama “quieto”); allora si mettono entrambi a tirare un pesante aratro (αααα-chetoglutarato e NADH , poiché anche Nada sta trascinando l’aratro). Poi Alf lascia l’aratro e si mette a succhiare da un enorme biberon assieme ad Enzo Iacchetti, che tiene in mano un grande compasso aperto a 45°. Questo, per la somiglianza della forma, mi ricorda la lettera “A” (succinil-coenzima A; “coenzima” mi richiama “con Enzo”). Purtroppo per loro il biberon contiene del guano (guanosintrifosfato, cioè GTP). Non è necessario costruire un’immagine che rispecchi esattamente il termine. Anche una parte è sufficiente, poiché l’immagine è un mezzo, un tramite per portare l’informazione nella memoria a lungo termine, e non un fine. Inoltre sia la memoria naturale che la logica mi ricordano che si forma GTP e non ad esempio GDP, guanosindifosfato. Ai due si unisce un soldato della NATO, che succhia anch’egli dal biberon (succinato). Quest’ultimo si mette poi a inseguire un estremista palestinese che sta combattendo l’Intifada (FADH 2). L’islamico sta fumando una gigantesca sigaretta (fumarato) e mentre sta correndo, la cantante Nada (NADH ) gli fa lo sgambetto e il povero combattente cade su un letto d’ospedale, fatto a forma di L (L-malato). 8) I rami collaterali dell’arteria mascellare interna - Anatomia L’ arteria mascellare (o arteria mascellare interna) costituisce un ramo dell’arteria carotide esterna. Si divide in 3 porzioni, dette mandibolare, pterigoidea e pterigopalatina. Lungo il suo decorso l’a. mascellare interna fornisce 14 rami collaterali e un ramo terminale. Memorizzare l’elenco in sequenza di questi vasi risulta molto agevole applicando il Metodo Golfera.

• Rami della porzione mandibolare: 1. a. auricolare profonda; 2. a. timpanica anteriore; 3. a. meningea media; 4. a. meningea accessoria; 5. a. alveolare inferiore.

• Rami della porzione pterigoidea:

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6. aa. temporali profonde; 7. i rami pterigoidei; 8. a. masseterina; 9. a. buccinatoria (o buccale).

• Rami della porzione pterigopalatina: 10. a. alveolare superiore posteriore; 11. a. infraorbitaria; 12. a. palatina maggiore (o discendente); 13. a. faringea; 14. a del canale pterigoideo.

• Il ramo terminale è l’a. sfenopalatina.

[liberamente tratto da “Trattato di anatomia umana”, Giuseppe Anastasi et al.,IV edizione, 2006, Edi-Ermes, I volume, pp. 349-352.] Lungo una parete del mio salotto c’è Lorenzo, un mio amico che fa il cameriere, il quale porta un enorme vassoio contenente una porzione di lasagne fumanti. Immagino Lorenzo con un’enorme mandibola (porzione mandibolare) e per indicare che a quest’immagine farà seguito un elenco di termini a lei facente capo, la identifico in modo particolare, mettendo al collo di Lorenzo un enorme papillon rosso. Per fissare ancora meglio l’immagine posso ricordare la sua voce mentre la visualizzo, così attiverò anche neuroni dell’area uditiva nel processo di memorizzazione. Lorenzo inciampa nel portariviste che c’è nell’angolo del mio salotto, e cade sopra gli auricolari del mio iPod, schiacciandoli profondamente al suolo (arteria auricolare profonda). Immagino le cuffie molto più grandi del normale, altrimenti l’immagine non rimarrà fissata nella mia mente. Gli auricolari si rialzano e cominciano a suonare un timpano, cioè un tamburo (a. timpanica anteriore); che l’arteria sia la timpanica anteriore me lo ricorda la memoria naturale. Le cuffie suonano talmente forte il tamburo da romperlo, e da questo esce un cervello subito tagliato a metà da un arbre magique (a. meningea media). Un cervello è la prima immagine che mi viene in mente pensando alle meningi, ad es. “spremiti le meningi”, e l’arbre magique è un accessorio per l’auto (a. meningea accessoria). L’arbre magique, che immagino gigantesco, ha due braccia e lancia un alveare verso il basso (a. alveolare inferiore) in testa a Venere, anch’essa con un farfallino rosso, per ricordare che le immagini seguenti si riferiscono a un’altra porzione dell’arteria. La visualizzo intenta a tracciare righe per terra con un ramo (rami della porzione pterigoidea; “ter”� terra, “rigo”� righe e associo “dea” a Venere). Associazioni come queste diventano molto facili con la pratica, ma soprattutto lasciando libera la fantasia. E’ importantissimo non porsi nessun limite, e tanto più l’immagine risulterà assurda, tanto più facilmente la ricorderemo. Venere, colpita dall’alveare, si arrabbia e infilza due orologi con violenza, piantando il ramo profondamente nei loro scintillanti meccanismi (arterie temporali profonde; “temporali”� orologi). I due orologi sono appesi entrambi a due rami, che si spezzano e mi cadono in testa (anch’io impersono un’immagine della scena) con fragore, mentre con un enorme pennarello sto sfregiando un quadro della natività. Non uno qualsiasi, ma ad es. quello del Caravaggio, o meglio ancora quello della chiesa dove andavo da bambino (rami pterigoidei, in cui si legge “rigoidei”, cioè rigo gli dei). Arriva allora Felipe Massa, il pilota Ferrari, che al posto del casco porta

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una terrina, e mi colpisce con un pugno, indignato per il mio gesto blasfemo (a. masseterina). Poi Massa salta in groppa a un toro vestito della bandiera cinese (a. buccinatoria, poiché nel termine si leggono “cina” e “tori”). Immaginare questa scena assurda è certamente migliore che inserire nella sequenza di immagini il muscolo “buccinatore”, irrorato dalla rispettiva arteria, che ha un potere evocativo decisamente inferiore. Anche se la tecnica dell’immagine stessa sarebbe in questo caso la più immediata, è però la meno consigliabile, poiché all’immagine mancherebbe la componente fondamentale del coinvolgimento emotivo. Inoltre sarebbe molto difficile immaginare il muscolo buccinatore in maniera dettagliata e originale. Ecco allora che ricorriamo alla tecnica dell’assonanza. Il toro, indispettito dal pilota che ha sulla schiena, si impenna sulle zampe posteriori, e con un’enorme ramo e una pala picchia ripetutamente su un tino da vendemmia (rami della porzione pterigopalatina). Assurdamente anche il tino porta un papillon. Un suggerimento è visualizzare un tino in particolare, ad es. quello in cui i miei nonni facevano fermentare il mosto in autunno. Se ricordate anche il tipico odore della fermentazione, si innescheranno numerosi circuiti neuronali, portandovi alla memoria quei momenti, le sensazioni e le emozioni che provavate. Fatto questo, quest’immagine e ancor meglio, il concetto ad essa associato, cioè i rami della porzione pterigopalatina dell’arteria mascellare interna, termini difficili e piuttosto sterili, diventeranno vivide informazioni per il vostro cervello e non li dimenticherete mai più, grazie al forte coinvolgimento emotivo. La cosa strabiliante di questo processo è che avviene in circa un quinto di secondo, praticamente un battito di ciglio. Dal tino esce un alveare, proiettato verso l’alto come un razzo, che stringe a sé una busta (a. alveolare posteriore; “posteriore” mi richiama la posta e questa una lettera). L’alveare si mette a orbitare attorno alla testa della mia amica Francesca, soprannominata Fra (a. infraorbitaria ) e quest’ultima, infastidita dal ronzio delle api, sbatte lontano l’alveare con una grandissima pala da neve (a. palatina maggiore) dentro un sacco di farina (a. faringea). Assurdamente il sacco di farina si spezza e dà origine ad un canale d’acqua che scorrendo pulisce un crocifisso bronzeo, rendendolo brillante (a. del canale pterigoideo); “pterigo” mi richiama tergo, per eliminazione di due lettere e “deo” Dio. Va notato come da una parola sola, in questo caso “pterigoideo”, sia possibile ricavare molte immagini, e piuttosto velocemente, semplicemente togliendo le briglie alla propria creatività. Tuttavia è consigliabile utilizzare sempre la stessa immagine per termini identici. In questo esempio abbiamo usato figure diverse per fornire il maggior numero di esempi possibile. Infine il crocifisso, travolto e trasportato dalla corrente si infilza nel palato di Mina, la cantante, mentre intona “Grande grande grande” (ramo terminale: a. sfenopalatina). Il processo di memorizzazione risulterà ancora migliore, utilizzando come supporto un atlante, dove, come in questo caso, è possibile seguire il decorso dell’arteria mascellare interna, e dei suoi numerosi rami.

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II) MNEMOTEST-I Memorizzare testi. Il Metodo Golfera offre grandi vantaggi anche nella memorizzazione di un testo. Il procedimento è quello di leggere attentamente un paragrafo, individuare i termini chiave del brano, associare a ognuno di questi un’immagine EMAICE e farla interagire con la precedente. Leggiamo poi il paragrafo seguente ripetendo lo stesso procedimento. Le immagini devono interagire a coppie, quindi la prima compie un’azione sulla seconda, la seconda sulla terza e così via. Va sottolineato che per il processo di creazione delle immagini è necessario impiegare solamente qualche istante, le figure vanno visualizzate solo per una frazione di secondo. Durante la lettura dobbiamo infatti impegnarci nella comprensione del testo, e non concentrarci eccessivamente sulle immagini, né tanto meno ripensare alle figure che stiamo collocando lungo le pareti della stanza. Non è quindi il modo di studiare ad essere cambiato, ma il modo di memorizzare. Certo è che quest’ultimo influenza il primo in maniera molto positiva, in quanto aumenta l’attenzione e la concentrazione. Questo perché siamo stimolati a cercare le parole chiave, i cardini del testo, e conseguentemente lo leggiamo con maggiore accuratezza. Il Metodo Golfera per la memorizzazione dei testi sfrutta la capacità della nostra memoria di ricordare non solo una singola informazione, ma anche le circostanze che la accompagnano entro un ristretto arco di tempo. Per questo motivo ricordiamo moltissimi dettagli dei momenti particolarmente intensi della nostra vita, ad esempio del nostro primo bacio. Non a caso questa caratteristica è stata definita “formula del primo bacio”. Possiamo quindi utilizzare questa straordinaria capacità a nostro vantaggio, creando un’immagine Esagerata, in Movimento, Associata in maniera Inusuale e che ci Coinvolga Emotivamente, per memorizzare un concetto presente in un testo. Grazie a questa ricorderemo anche il contenuto del paragrafo di cui esso costituisce il fulcro! Negli esempi che seguiranno è riportato un brano tratto da un libro. A questo segue l’elenco dei termini chiave, già sottolineati nel testo. Infine c’è l’esempio vero e proprio, cioè come associare le immagini EMAICE alla parola chiave e farle interagire fra loro. Ricordate che il Metodo Golfera va applicato durante la lettura del testo e non alla fine. Cioè subito dopo aver letto un paragrafo individuiamo il termine chiave e associamo a questo un’immagine; passiamo quindi al paragrafo successivo e ripetiamo il procedimento. Ecco gli esempi: 1) Virus dell’Herpes Simplex - Microbiologia

Sulla base di alcuni caratteri biologici e, soprattutto di minori differenze antigeniche, si distinguono due tipi di virus dell’herpes simplex (HSV), denominati rispettivamente di tipo 1 e tipo 2. L’ herpesvirus di tipo 1 è il principale responsabile delle manifestazioni erpetiche cutanee o mucose, localizzate prevalentemente nella cute nella

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zona periorale (erpete labiale) o nella mucosa buccale (gengiva-stomatite erpetica) e, più raramente, in altri distretti cutanei. L’ herpesvirus di tipo 2 è soprattutto il responsabile dell’erpete genitale, localizzato sulla cute e sulle mucose genitali maschili e femminili ed a trasmissione quasi esclusivamente per contagio sessuale. Va comunque sottolineato che il sito di infezione non è un elemento predittivo accurato del tipo di HSV presente nella lesione, dato che si possono avere lesioni genitali da tipo 1 e viceversa. Le lesioni cutanee o mucose sono caratterizzate da elementi vescicolosi riuniti “a grappolo” a formare per lo più una chiazzetta unica. Le vescicole si accompagnano di solito ad adenopatia satellite e vanno incontro a rottura, lasciando erosioni dolorose che si ricoprono di croste e guariscono spontaneamente con modesti esiti cicatriziali. […]

[tratto da La Placa, Principi di microbiologia medica, 10a ed., I ristampa riveduta, 2006, Società Editrice Esculapio, pp. 603-604.] I termini chiave del testo sono:

1. Differenze antigeniche; 2. Herpesvirus di tipo 1; 3. Periorale e buccale; 4. Herpesvirus di tipo 2; 5. Genitali; 6. Vescicole a grappolo; 7. Adenopatia.

Al centro della stanza dove collochiamo la sequenza di immagini visualizzo l’immagine di me stesso affetto da herpes. Mi figuro con delle enormi labbra dolenti. Così facendo, memorizzeremo che quella stanza è adibita all’Herpes Simplex. In alternativa possiamo porre l’immagine del nome del testo all’inizio della catena. Man mano che individuiamo le parole chiave nel testo, associamo a ciascuna di esse un’immagine EMAICE e la facciamo interagire con la precedente. Il termine “differenze” mi richiama due persone di altezza molto diversa. Lungo la parete visualizzo quindi un giocatore di basket che balla con un nano (non dei personaggi qualsiasi ma due a me noti, come Michael Jordan, il noto cestista e un Umpa Lumpa, personaggio del film “Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato"). Ad un certo punto il giocatore di basket spicca un balzo e travolge Albert Einstein, un genio della fisica moderna (differenze antigeniche). Il povero scienziato prende un’enorme candela lilla (herpesvirus di tipo 1) e con la fiamma dà fuoco ad un uomo travestito da pera che tiene la bocca spalancata (periorale; “orale” mi richiama “bocca”). Quest’ultimo, per spegnere le fiamme che lo avvolgono, si getta teatralmente dentro una buca (buccale). Per il termine “herpesvirus di tipo 1” è stato necessario utilizzare solamente l’immagine della candela, che indica il numero 1. Questo perché sappiamo che l’argomento sono gli herpesvirus e la memoria naturale ci aiuta a ricordare l’intero concetto semplicemente visualizzando la candela. Dalla buca salta fuori un cigno nero (herpesvirus di tipo 2) che mi morde fra le gambe (genitali). E’ importante non sottoporre le proprie immagini a nessun tipo di censura; le immagini più assurde e anche comiche, come in questo caso, vengono più facilmente memorizzate. Dalla mia bocca spalancata esce un enorme grappolo d’uva (vesciche a grappolo). L’immagine dell’uva calza a pennello, in quanto gli acini sono per loro natura simili a vescicole. Dal grappolo d’uva, lungo la sua traiettoria in aria,

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si staccano alcuni giganti acini che cadono in testa alla morte (che associo al termine “Ade”, e immagino con cappuccio, mantello e falce) rompendosi all’impatto e corrodendone il mantello con il loro acido succo. Così ricorderemo che le vescicole causate dall’herpes simplex si possono rompere lasciando erosioni cutanee. La morte allora scuote il capo contrariata e subito dopo porge una lunghissima penna d’oca a Faust, il personaggio dell’omonima opera di Goethe. Quest’ultimo, firmando una pergamena, sigla con lei un patto e accetta di venderle l’anima (adenopatia; “ade-no” � scuote il capo, il gesto di negare e “patia” � patto). 2) Osteogenesis imperfecta – Anatomia patologica

L’osteogenesi imperfetta consiste in un gruppo di malattie fenotipicamente correlate causate da deficit nella sintesi di collagene di tipo 1. Benché l’osteogenesi imperfetta, o malattia delle ossa fragili (o di vetro), abbia principalmente manifestazioni scheletriche, sono colpite anche altre strutture anatomiche ricche di collagene di tipo 1, come le articolazioni, l’occhio, l’orecchio, la cute e i denti. I difetti genetici dell’osteogenesi imperfetta risiedono in mutazioni dei geni che codificano per le catene α 1 e α 2 della molecola di collagene, e quelli più comuni sono trasmessi in modalità autosomica dominante. Le mutazioni che portano alla produzione di collagene di qualità normale ma sintetizzato in quantità ridotta sono associate con anomalie scheletriche minori. I fenotipi più gravi, o anche letali, derivano da difetti genetici che producono catene polipeptidiche anomale che non possono essere assemblate in una configurazione a elica tripla, che è necessaria per le molecole di collagene funzionali. Morfologicamente, l’anomalia di base in tutte le forme di osteogenesi imperfetta è la presenza di quantità troppo scarsa di osso, che porta a un tipo particolare di osteoporosi con marcato assottigliamento delle corticali e rarefazione delle trabecole. L’espressione clinica dell’osteogenesi imperfetta costituisce una serie di malattie caratterizzate tutte da estrema fragilità scheletrica. Sono stati riconosciuti quattro sottotipi principali. La più grave è la variante di tipo II, fatale in utero o nel periodo perinatale. E’ caratterizzata da estrema fragilità ossea con fratture multiple che si verificano quando il feto è ancora nel grembo materno. Al contrario, la forma di tipo I, che è in genere dovuta a una mutazione acquisita anziché genetica, permette una durata di vita normale, ma con un aumento del numero di fratture durante l’infanzia, che si riduce di frequenza dopo la pubertà. Altri sintomi sono le sclere blu causate da una diminuzione del contenuto di collagene, che rende la sclera traslucida e consente la parziale visualizzazione della coroide sottostante; la perdita dell’udito dovuta ad un deficit neurosensoriale e compromissione della conduzione causata da anomalie delle ossa dell’orecchio medio e interno; e le imperfezioni dentarie (denti piccoli, malformati, e blu-giallastri) secondarie a deficit di dentina. In alcune varianti, lo scheletro non viene modellato correttamente, e persistono focolai di osso reticolare ipercellulare. Sono tuttora in corso di identificazione varianti nuove e meno caratterizzate. Il riconoscimento di particolari varianti e del loro meccanismo di ereditarietà è importante per le consulenze genetiche.

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[tratto da Robbins e Cotran, Le basi patologiche delle malattie, 7ª edizione, 2005, Elsevier, pp 1279-1280.] Le parole chiave sono:

1. Collagene di tipo 1; 2. Catene α 1 e α 2; 3. Autosomica dominante; 4. Quantità troppo scarsa di osso; 5. 4 (i sottotipi di osteogenesi imperfetta); 6. Tipo II; 7. Fratture multiple; 8. Morte (il termine testuale è “fatale”, ma possiamo “modulare” le parole per

ricordarle più facilmente); 9. Tipo I; 10. Sclere blu; 11. Perdita dell’udito; 12. Imperfezioni dentarie.

Come nell’esempio precedente, al centro della stanza che utilizzeremo per memorizzare l’osteogenesi imperfetta, colloco un’immagine che ci permetta di ricordarla facilmente. Visualizzo Adamo che indossa una maglietta dell’Inter, mentre taglia con un femore una fetta di torta al cioccolato e la porge ad Eva (osteo-genesi imper-fetta). Lungo la parete immagino un grandissimo barattolo di colla Vinavil, tutto color lilla (collagene di tipo 1; il lilla è il colore associato al numero 1) che cade dall’alto e si sfracella sopra un Alfa 147, che monta delle catene da neve. L’Alfa è verniciata a strisce lilla e nere (catene αααα 1 e αααα 2). Nonostante il disastroso incidente la macchina è ancora in grado di mettersi in moto e parte sgommando, ma subito si va a schiantare su un enorme tessera di domino, intenta a leggere un testamento (ereditarietà autosomica dominante; il testamento mi richiama l’eredità e da qui l’ereditarietà). La tessera, travolta dall’automobile, si schianta fragorosamente al suolo, schiacciando sotto di lei un gigantesco scheletro (quantità troppo scarsa di osso; l’immagine dello scheletro travolto e sovrastato dal domino mi suggerisce l’idea che la quantità d’osso sia inferiore al necessario. Quest’immagine potrebbe apparire slegata, ma se durante il processo di acquisizione questo è ciò che mi è venuto in mente, allora quella è probabilmente il miglior mezzo per portare l’informazione nella memoria a lungo termine. Non dobbiamo dimenticare che l’immagine è un tramite, non un fine, e non dobbiamo mai giudicarla). Lo scheletro riemerge dai resti della tessera di domino ormai distrutta e, preso da un raptus di follia per l’accaduto, prende una sedia rossa (4) e la rompe in testa ad un cigno nero (osteogenesi imperfetta di tipo 2). Dopo il colpo, il cigno è davvero malridotto: il collo è rotto, il becco è spezzato e anche le ali e le zampe sono malridotte (fratture multiple ). Putroppo le sue condizioni sono troppo gravi e lo sfortunato cigno muore (morte). Dalla tomba dove viene sepolto esce una Fiat Tipo color lilla (osteogenesi imperfetta di tipo 1) che quasi investe un gruppo di suore vestite di blu (sclere blu; “sclere” mi richiama clero, che al femminile plurale è “clere”, cioè suore. Questa conversione non ha nessun senso lessicale, ma la nostra mente non ragiona in termini grammaticali. Quindi questo tipo di operazione è assolutamente permessa, specie se deve farci ricordare qualcosa!). Per lo spavento, alle suore cadono le orecchie (perdita

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dell’udito ), ma si affretta a raccoglierle loro un elefante dalle lunghe zanne stortissime (imperfezioni dentarie). 3) Semeiotica fisica del torace, auscultazione. Rumori aggiunti: i rumori bronchiali - Semeiotica

Particolari condizioni morbose provocano la comparsa di rumori che si vengono ad aggiungere al reperto ascoltatorio normale. Rumori bronchiali. I rumori a genesi bronchiale si formano per una alterazione di calibro dei bronchi o per la presenza di liquido nel lume bronchiale. Comprendono i rumori bronchiali secchi e i rumori bronchiali umidi. I rumori bronchiali secchi sono i ronchi e i sibili:

• I ronchi sono caratterizzati da un rumore profondo (di bassa frequenza) dovuto alla presenza di essudato denso nei bronchi di grosso calibro; l’essudato viene messo in vibrazione dalla corrente aerea in- ed espiratoria. Sono caratteristici delle bronchiti; • I sibili sono caratterizzati da un rumore sibilante prolungato che rende rumorosa sia la inspirazione che la espirazione; sono dovuti al transito dell’aria attraverso i bronchi e bronchioli stenosati. Sono caratteristici dell’asma bronchiale e delle bronchiti asmatiformi e traggono origine dalla contrazione spastica della muscolatura bronchiale, dall’edema della mucosa dei bronchioli e dalla presenza di una densa secrezione adesa alle pareti bronchiali. […]

I rumori bronchiali umidi sono i rantoli che originano al passaggio della corrente aerea attraverso un liquido formatosi o riversatosi nel lume bronchiale:

• I rantoli si manifestano sia durante l’inspirazione che durante l’espirazione ma sono meglio percepiti durante la inspirazione.

Le bolle idroaeree sono di dimensioni maggiori o minori secondo il calibro del bronco: si distinguono rantoli a grosse, a medie e a piccole bolle; la distinzione non ha solo un valore descrittivo: più il processo investe le fini diramazioni dei bronchi e si avvicina agli alveoli e più i rantoli divengono a piccole bolle. I rantoli si modificano con i colpi di tosse e talora con i colpi di tosse possono scomparire; data la loro genesi la ragione di un simile comportamento è intuitiva;

• I rantoli consonanti sono dotati di una certa musicalità: nascono in bronchi di piccolo calibro che si trovino circondati da parenchima polmonare addensato; si tratta di un reperto abbastanza comune nelle polmoniti e nelle broncopolmoniti;

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• Il rantolo tracheale è un rantolo a grossissime bolle che si origina dai bronchi principali o in trachea: negli stati preagonici lo si ascolta anche da lontano (rantolo orale).

[tratto da Ranuccio Nuti e Angelo Caniggia, “Metodologia clinica”, VIII edizione, 2002, Edizioni Minerva Medica, p.319.] I termini chiave, che sono stati sottolineati nel testo, sono:

1. Rumori bronchiali secchi; 2. Ronchi; 3. Essudato denso; 4. Bronchiti; 5. Sibili; 6. Stenosi; 7. Asma; 8. Rumori bronchiali umidi; 9. Bolle idroaeree; 10. Rantoli consonanti; 11. Polmoniti; 12. Rantolo tracheale.

Lungo la parete, visualizzo mio nonno, il quale era un gran brontolone, con delle ali di angelo, che calpestando delle enormi foglie secche fa un sacco di rumore. Lo immagino con un grande papillon rosso al collo, per ricordare meglio che le immagini che seguiranno riguardano tutte i rumori bronchiali secchi e distinguerle da quelle dei rumori bronchiali umidi (”bron” mi richiama brontolare e da qui mio nonno. Mentre visualizzate l’immagine, pensate anche al rumore del fruscio di foglie secche. In questo modo coinvolgerete anche neuroni delle aree uditive nella memorizzazione). Mio nonno poi lancia delle grandi bottiglie di vino Ronco (ronchi) addosso a Paolo Maldini, che è tutto sudato perché ha appena finito di giocare una partita. Immagino che sopra la sua testa si formi una densa nube di sudore (essudato denso), dalla quale cade Emily Brontë, l’autrice di “Cime Tempestose”, che assurdamente indossa una maglietta di “Hello Kitty” (bronchiti ; “bron”� Bronte e “chiti”� Kitty). Dalla borsetta della scrittrice inglese escono due grandi cobra sibilanti (sibili ) che mordono la mia amica Stefania, che immagino con due grandi nasi (stenosi; “ste”� Stefania e “nosi”� nasi). Allora Stefania si mette a ballare con mia mamma, che è asmatica (asma). Quest’ultima prende una grande bottiglia di rum Havana, e fa per porgerlo a mio nonno, sempre alato e brontolone, ma inciampa e glielo rovescia addosso. I suoi vestiti sono tutti umidi ora. Inoltre mio nonno ha nuovamente un grande papillon al collo, per distinguere le immagini dei rumori bronchiali umidi dalle precedenti (“rumori”� rum). Mio nonno comincia a fare delle grandi bolle di sapone, che scoppiano contro un aereo che sta passando lì sopra (bolle idroaeree). Dall’aereo salta giù la mia amica Antonella, soprannominata Anto, intenta a suonare la chitarra (rantoli consonanti; rantoli consonanti, che mi richiama suonante). Antonella cade giusto dentro un grande pacchetto di sigarette Pall Mall (polmoniti ) e da questo esce tenendo in mano una gigantesca trachea (rantolo tracheale). 4) Tecnica chirurgica del trapianto di rene - Chirurgia

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La tecnica chirurgica del trapianto renale ha raggiunto un suo standard, dal quale pochi chirurghi si discostano e solo in particolari condizioni. Il rene viene posto in sede eterotopica, in fossa iliaca destra o sinistra, in posizione extraperitoneale. L’incisione cutanea è iliaca: sezionati i piani fibro-muscolari, si scolla il peritoneo parietale, lo si sposta medialmente e si raggiungono i vasi iliaci, che vengono scheletrizzati; vengono inoltre legati i collettori linfatici. Se necessario, può essere eseguita, con la stessa incisione allargata cranialmente, una nefrectomia omolaterale, nei casi di reflusso vescico-ureterale con frequenti infezioni delle vie urinarie, ipertensione arteriosa grave, calcolosi renale, reni policistici che occupano uno spazio considerevole, tale da impedire l’impianto del nuovo rene. La vena renale viene comunemente anastomizzata per prima termino-lateralmente alla vena iliaca esterna; in casi particolari, può essere utilizzata la vena iliaca comune o anche la cava. L’arteria renale viene anastomizzata, se prelevata con un patch aortico, termino-lateralmente all’arteria iliaca esterna (o comune). Se il rene proviene da un donatore vivente, l’arteria renale viene anastomizzata termino-terminalmente all’arteria iliaca interna del ricevente, che viene legata in prossimità della sua prima diramazione; se tra queste esiste un’importante discrepanza di calibro, oppure l’arteria del ricevente presenta stenosi o placche ateromatose, viene scelta l’anastomosi termino-laterale con l’arteria iliaca esterna (o comune in casi particolari). Tutte le suture devono essere estroflettenti ed i vasi non devono subire torsioni o tensioni. L’uretere viene anastomizzato alla vescica secondo la tecnica di Grégoir-Lich che prevede l’incisione extramucosa della vescica, l’anastomosi muco-mucosa tra l’uretere e la vescica, il posizionamento dell’uretere lungo l’incisione vescicale e la chiusura degli strati muscolari vescicali sopra l’uretere; in questo modo si forma un tunnel sottomucoso con funzione di valvola antireflusso.

[tratto da “Chirurgia”, Renzo Dionigi, IV edizione, 2006, Masson, II volume, p. 1573.] Individuiamo le parole chiave del testo:

1. Fossa iliaca, extraperitoneale; 2. Vasi iliaci scheletrizzati; 3. Legatura collettori linfatici; 4. Vena renale-vena iliaca esterna; 5. Arteria renale-arteria iliaca esterna; 6. Donatore vivente-arteria iliaca interna; 7. Suture estroflettenti; 8. Tecnica di Grégoir-Lich.

Immagino un enorme fagiolo, il quale per la similarità della forma mi ricorda il rene, che precipita dall’alto e cade dentro una fossa scavata da una persona di nome Lia (fossa iliaca). Accanto a questa fossa c’è un perito di enormi dimensioni, un extra-perito (posizione extraperitoneale). Lia si mette a produrre dei vasi di terracotta, da cui esce uno scheletro (vasi iliaci scheletrizzati). Quest’ultimo lega con una corda

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Silvio Berlusconi, il noto imprenditore, che indossa una camicia con un grandissimo colletto. Inoltre ha in mano un cactus da cui cola della linfa (legatura dei collettori linfatici ). Berlusconi appoggia rumorosamente la pianta su un tavolo, dove c’è una grande scodella contenete dei fiocchi d’avena e dei fagioli (vena renale; “vena”� avena) i quali vengono mangiati voracemente da Lia, che poi butta la scodella fuori dalla finestra, all’esterno (vena iliaca esterna). Dalla finestra entra Michelangelo, che inizia a dipingere il Giudizio Universale sulla parete, una stupenda opera d’arte (arteria renale-arteria iliaca esterna; è sufficiente creare l’immagine per il termine “arteria”. Le rimanenti parole sono identiche all’ambito delle vene, che abbiamo memorizzato poco fa. Non è quindi necessario visualizzare ulteriori immagini. Sarà infatti la memoria naturale a ricordarci che l’arteria renale viene anastomizzata all’arteria iliaca esterna, proprio come per le vene). Michelangelo poi, si veste da domatore (donatore vivente; “vivente” perché Michelangelo nella mia stanza è vivo e vegeto) e, con tanto di frusta, si mette ad ammaestrare Lia, vestita con la maglia dell’Inter, che scolpisce una statua, cioè un’opera d’arte (arteria iliaca interna ). Poi Lia inizia a suturare la schiena di Charlie Chaplin, la prima persona molto estrosa che mi viene in mente, intento a fare delle flessioni (suture estroflettenti). Chaplin allora, si mette a ballare con il mio amico Gregorio e con il noto regista David Lynch, tutti vestiti da tecnici (tecnica di Grégoir-Lich). 5) Diagnosi di laboratorio delle infezioni delle vie aeree inferiori – Microbiologia clinica Questo esempio di memorizzazione di un testo riguarda le diagnosi di laboratorio. In questo scritto è necessario fare particolare attenzione nell’individuare i termini chiave, poiché è ricco di dettagli. Il rischio è quello di voler memorizzare il maggior numero possibile di informazioni, perdendosi in un mare di particolari e finendo per ignorare l’aspetto più generale dell’argomento. Lo scopo è infatti quello di ricordare il testo, non di impararlo letteralmente a memoria. Sarà quindi necessario effettuare una accurata scelta dei punti focali dello scritto.

Bronchite acuta. Per la diagnosi di bronchite acuta va tenuta presente, soprattutto nei bimbi piccoli o comunque in età prescolare, B. Pertussis [Bordetella Pertussis, nda]. Per la diagnosi sarà sufficiente un tampone del nasofaringe, visto che anche questa zona è rivestita da epitelio ciliato sul quale si replica batterio, oltre che sull’epitelio di trachea e bronchi. Il batterio verrà isolato in adatti terreni di coltura (Bordet-Gengou). Quando è presente un escreato purulento, lo striscio colorato con il Gram e la coltura potranno essere utili per identificare altre cause batteriche. La diagnosi di infezione da M. pneumoniae [Mycoplasma pneumoniae, nda] e C. pneumoniae [Chlamydia pneumoniae, nda] saranno più facilmente ottenute utilizzando l’indagine sierologica, poiché M. pneumoniae cresce molto lentamente, occorrendo almeno 21 giorni per ottenere la comparsa delle colonie, mentre C. pneumoniae cresce solamente in colture di cellule ed inoltre non tutti i ceppi sono facilmente coltivabili. Polmonite acuta. Per la diagnosi della polmonite acuta il primo passo è l’esame delle secrezioni provenienti dalle vie respiratorie inferiori, cioè dall’escreato, dopo colorazione di Gram. Il materiale è tanto più utile se

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ottenuto prima della somministrazione della terapia antibiotico. Una piccola quantità di espettorato viene strisciata su vetrino e poi colorata con il Gram. L’altra analisi che si associa alla colorazione di Gram è la coltura dell’escreato, condotta utilizzando terreni idonei per l’isolamento dei vari germi patogeni. La coltura tuttavia deve essere sempre interpretata alla luce della colorazione di Gram. La ricerca di antigeni microbici è utile della diagnosi delle polmoniti acute comunitarie causate da S. pneumoniae [Streptococcus pneumoniae, nda], H. influenzae [Haemophilus influenzae, nda] e per gli agenti atipici, Mycoplasma pneumoniae, Chlamydia spp. e L. pneumophila [Legionella pneumophila, nda]. La ricerca dell’antigene polisaccaridico capsulare di S. pneumoniae è utile poiché risulta positiva nell’80% degli escreati di soggetti con polmonite pneumococcica. La ricerca di antigeni di M. pneumoniae è un test nuovo che aumenta la sensibilità delle diagnosi. Per le diagnosi delle infezioni da L. pneumophila, da virus respiratorio sinciziale, adenovirus e virus influenzali può essere utilizzata la tecnica di immunofluorescenza con l’impiego di anticorpi monoclonali o policlonali monospecifici per l’identificazione di antigeni batterici o virali direttamente nelle secrezioni respiratorie. Per l’identificazione del VRS [virus respiratorio sinciziale,, nda], si utilizza un aspirato nasofaringeo dove generalmente sono contenute cellule dell’epitelio respiratorio infettate dal virus. Per quanto concerne la diagnosi delle infezioni virali, si può ancora aggiungere che l’isolamento virale in colture di cellule è estremamente lento e quindi di scarsa utilità nella maggior parte delle situazioni. Le indagini sierologiche, per la ricerca di anticorpi serici, vengono utilizzate nella diagnosi delle infezioni virali (virus influenzali, parainfluenzali, adenovirus, virus respiratorio sinciziale) e da germi atipici, Chlamydia spp., M. pneumoniae, L. pneumophila. La metodica generalmente utilizzata è quella di fissazione del complemento. Un aumento di quattro volte del titolo anticorpale tra un prelievo di sangue fatto nella fase acuta e uno dopo 14 giorni, è diagnostico per un’infezione recente, mentre un titolo elevato tanto nel primo che nel secondo prelievo è solo suggestivo di infezione recente. La maggiore limitazione dell’indagine sierologica risiede nel fatto che la diagnosi è troppo tardiva per influenzare il trattamento iniziale del paziente al quale vengono perciò somministrati antibiotici scelti su base empirica. Per accelerare la diagnosi, può essere impiegata la ricerca di IgM specifiche, mediante saggi immunoenzimatici, questo soprattutto nelle infezioni da M. pneumoniae e da Legionella […].

[tratto da R. Cevenini, V. Sambri, Microbiologia e microbiologia clinica per i Corsi di Laurea in professioni sanitarie, 2004, Piccin, pp.94-96.]

I termini chiave che io individuo sono:

1. Bronchite acuta; 2. Bordetella pertussis; 3. Tampone del nasofaringe; 4. Mycoplasma pneumoniae; 5. Chlamydia pneumoniae;

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6. Indagine sierologica; 7. Polmonite acuta; 8. Escreato-Colorazione di Gram; 9. Coltura dell’escreato; 10. Ricerca di antigeni microbici; 11. Streptococcus pneumoniae; 12. Haemophilus influenzae; 13. Indagini sierologiche; 14. Infezioni virali;

Immagino mio nonno che brontola, e indossa un cappellino da festa di compleanno a punta. Poiché quest’immagine si riferisce a una malattia e le immagini che seguiranno fanno a lei capo, è utile identificarla in modo particolare. Ad esempio mettendo al collo di mio nonno un enorme papillon rosso (bronchite acuta; bronchite mi richiama alla mente “brontolare”, e mio nonno era solito farlo. Il cappellino a punta è un oggetto di forma acuta). Quindi smette di brontolare, indossa delle ridicole bretelle da clown e si mette a tossire senza sosta (Bordetella pertussis; “Bordetella” mi richiama bretelle). Prende allora un gigantesco cotton fioc, cioè un tampone, e lo spezza in testa a Gerdard Depardieu, che immagino con un naso enorme (ne esagero i tratti) intento a sniffare farina da un sacco (tampone del nasofaringe; “faringe”� farina). G. Depardieu starnutisce e dal naso fuoriesce il mio amico Alberto che va a sbattere contro una tv al plasma. La tv per l’impatto, cade all’indietro, travolgendo una pila di pneumatici (Mycoplasma pneumoniae; “myco”� amico e “pneumoniae”� pneumatici), allora Alberto mi chiama urlando per avvertirmi del disastro che sta succedendo nel mio salotto (Chlamydia pneumoniae; “Chlamydia” ricorda per assonanza “chiama me”). Dal mucchio di pneumatici esce Sherlock Holmes, il quale con una grandissima lente d’ingrandimento indaga sul siero che esce a fiotti da una grossa forma di formaggio (indagine sierologica). Il siero forma un flusso che investe violentemente una bombola di ossigeno da sommozzatore a forma di cono, che indossa sul rubinetto un enorme papillon (polmonite acuta; la bombola di ossigeno mi richiama i polmoni e la memoria naturale mi aiuta a ricordare che il termine è “polmonite” e non polmone. Il cono, per la sua forma, mi ricorda il termine “acuto”). Appena toccata dal siero, la bombola decolla come un razzo, ma si va a schiantare poco più in là in un giardinetto idilliaco, con bellissimi fiori profumati e un capriolo che bruca l’erba. Al centro di questo quadretto c’è Gramsci, sfiorato dalla bombola-razzo. Lo immagino vestito in modo sgargiante e coloratissimo (escreato-colorazione di Gram; identifico la scenetta bucolica con il creato, da “escreato”). Gramsci, appena sfiorato dalla bombola, si mette a zappare e seminare il praticello, cioè a coltivare il creato (coltura dell’escreato). Dal terreno che Gramsci sta dissodando esce con un balzo Osama Bin Laden, il ricercato n°1 dell’ FBI che tenta di colpire Leonardo da Vinci con un grandissimo martello, come quelli dei cartoni animati. Il grande genio riesce però a evitare il colpo saltando al volo su una piccolissima bici da clown, una micro-bici, e scappando via (ricerca di antigeni microbici ; “antigeni” perché Bin Laden vuole eliminare fisicamente Leonardo, egli è infatti contrario all’esistenza dei geni, è un “anti-genio”). Sfortunatamente Leonardo si scontra contro un’enorme noce di cocco e si forano i pneumatici della bicicletta (Streptococcus pneumoniae; “pneumoniae”� pneumatici). Allora Leonardo scende dalla bici e comincia ad avvolgere con un filo Enrico, un mio amico che recentemente ha avuto l’influenza (Haemophilus influenzae; “philus”� filo). Quest’ultimo starnutisce rumorosamente addosso al Commissario Montalbano, che sta compiendo

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un’indagine e porta al polso un enorme orologio Rolex (indagini sierologiche; “sierologiche” mi richiama orologio). Infine il Commissario indossa un gigantesco fez e salta dentro un motoscafo, compiendo poi una teatrale virata (infezioni vira li ). 6) Tetralogia di Fallot – Anatomia patologica

Le quattro caratteristiche della tetralogia di Fallot sono (1) un DIV (Difetto del setto InterVentricolare, nda), (2) l’ostruzione del tratto di efflusso del ventricolo destro (stenosi sottopolmonare), (3) un’aorta a cavaliere del DIV e (4) l’ipertrofia ventricolare destra. Tutte queste alterazioni derivano embriologicamente da una dislocazione anterosuperiore del setto infundibolare. Anche se non trattati, alcuni pazienti con tetralogia di Fallot spesso sopravvivono fino all’età adulta (in un’ampia casistica di pazienti non trattati affetti da questa patologia, il 10% era vivo a 20 anni e il 3% a 40 anni). Le conseguenze cliniche della tetralogia di Fallot dipendono principalmente dalla gravità della stenosi sottopolmonare. Morfologia. Il cuore è spesso dilatato e può essere “a forma di scarpa” a causa della marcata ipertrofia ventricolare destra, soprattutto della regione apicale. Il DIV è generalmente ampio ed è all’incirca del diametro dell’orifizio aortico. La valvola aortica forma il bordo superiore del DIV, portandosi così a cavaliere del difetto e di entrambe le camere ventricolari. L’ostruzione all’efflusso ventricolare destro è quasi sempre legata al restringimento dell’infundibolo (stenosi sottopolmonare) ma è spesso accompagnata da stenosi valvolare polmonare. Talvolta vi è una completa atresia della valvola polmonare e di porzioni variabili delle arterie polmonari, cosicché per la sopravvivenza è necessario un flusso ematico attraverso la pervietà del dotto o le arterie bronchiali dilatate, o attraverso entrambi. Possono anche essere presenti un’insufficienza valvolare aortica o un DIA (Difetto del setto InterAtriale) e un arco aortico destroposto è presente in circa il 25% dei casi. La gravità dell’ostruzione all’efflusso ventricolare destro determina la direzione del flusso ematico. Se la stenosi sottopolmonare è lieve, l’anomalia mima un DIV isolato e lo shunt può essere sinistro-destro, senza cianosi (la cosiddetta tetralogia rosa). Con l’aumentare della gravità dell’ostruzione, vi è proporzionalmente una maggiore resistenza all’efflusso ventricolare destro. Quando questa raggiunge il livello delle resistenze vascolari sistemiche, il flusso ematico si inverte, predomina lo shunt destro-sinistro e, con questo, la cianosi (tetralogia di Fallot classica). Con l’aumentare della severità della stenosi sottopolmonare, le arterie polmonari diventano progressivamente più piccole e a pareti più sottili (ipoplastiche), mentre l’aorta è progressivamente più grande in diametro. Quando il bambino cresce e il cuore aumenta di dimensioni,

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l’orifizio polmonare non si espande proporzionalmente, facendo peggiorare progressivamente l’ostruzione. Quindi la maggior parte dei neonati con tetralogia sono cianotici alla nascita o subito dopo. La stenosi sottopolmonare, tuttavia, protegge il circolo polmonare dal sovraccarico pressorio e lo scompenso ventricolare destro è raro, poiché il ventricolo destro si decomprime spingendo il sangue nel ventricolo sinistro e nell’aorta. La correzione chirurgica completa è possibile per la tetralogia di Fallot classica ma è più complicata per i pazienti con atresia polmonare e arterie bronchiali dilatate.

[tratto da Robbins e Cotran, Le basi patologiche delle malattie, 7ª edizione, 2005, Elsevier, pp. 568-569.] Il testo che stiamo trattando è decisamente complesso, e richiede conoscenze di anatomia, embriologia e anche di fisica dei fluidi. Per memorizzare un testo di questo genere è necessario capirlo bene ad assimilarne il contenuto a fondo. E’ quindi consigliabile leggerlo una prima volta, senza applicare il metodo di memorizzazione, cercando di sviscerarne il contenuto. Se sentiremo di possederne i concetti, potremo allora procedere ad una seconda lettura, applicando questa volta il Metodo Golfera. Per ottimizzare la comprensione di un testo di questo tipo è utilissimo avvalersi di immagini e illustrazioni, se vengono fornite. Inoltre, data la difficoltà dell’argomento e per evitare confusione, è utile porre fra le immagini alcune figure (anch’esse delle EMAICE) che ci richiamino il titolo del trafiletto a cui le immagini successive fanno capo. In questo modo saremo in grado di collocare le immagini e i concetti in un ambito ben preciso, evitando qualsiasi equivoco. In questo esempio le parole “indicanti” sono sottolineate. Prima di tutto creo un’immagine per il nome della patologia: mi viene in mente Zidane mentre tira la famosa testata a Materazzi, cioè commette un fallo. Li immagino entrambi vestiti completamente di rosso (il rosso è il colore che associo al numero 4; la sedia è infatti rossa. La mia memoria associa facilmente il numero 4 a Tetra-logia). Inoltre Zidane, che è francese di nascita, aiuta la mia memoria a richiamare “Fallot” (Tetralogia di Fallot). Infatti Étienne-Louis Arthur Fallot, il medico che descrisse esattamente le 4 caratteristiche di questa patologia nel 1888, era anch’egli francese. Pongo quest’immagine al centro della stanza. Le parole chiave sono:

1. 4 Caratteristiche; 2. DIV; 3. Stenosi sottopolmonare; 4. Aorta a cavaliere del DIV; 5. Ipertrofia ventricolare destra; 6. Setto infundibolare; 7. Morfologia (è utile a volte mettere fra le immagini, delle figure che

rievochino l’argomento delle seguenti immagini, per non confondere gli argomenti. In questo caso la morfologia della Tetralogia di Fallot);

8. Cuore dilatato; 9. DIV ampio; 10. Stenosi sottopolmonare; 11. Stenosi valvolare polmonare; 12. Insufficienza valvolare aortica; 13. DIA;

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14. Arco aortico destroposto; 15. Direzione del flusso ematico; 16. Tetralogia rosa; 17. Shunt destro-sinistro; 18. Arterie polmonari ipoplastiche.

Immagino il mio maestro di karate Evi saltare fuori dalla pianta che c’è in un angolo della cucina. Il suo kimono è rosso fuoco. Ma è anche vestito in modo rustico, lo visualizzo allora con degli zoccoli, il cappello di paglia, una vanga in mano e un filo d’erba in bocca (4 caratteristiche; per assonanza, “caratte”� karaté, “ristiche”� rustiche. Il kimono è rosso perché il rosso è il colore che associo al numero quattro). Per identificare ancora meglio l’immagine, la visualizzo con al collo un enorme papillon blu. Evi colpisce con un calcio volante Brad Pitt, un divo del cinema (DIV ). Allora Brad Pitt imbraccia uno Sten (la famosa pistola mitragliatrice in dotazione all’esercito britannico nella seconda guerra mondiale) e si nasconde sotto un olmo (stenosi sottopolmonare). Da qui il divo lancia un’enorme torta alla panna in faccia a un cavaliere templare (aorta a cavaliere del DIV; “aorta” per assonanza mi richiama alla mente “torta”. Inoltre essendo Brad Pitt, cioè il divo, che lancia la torta, mi ricorderò facilmente che l’aorta è posta a cavaliere del Difetto del setto InterVentricolare). Il cavaliere allora alza al cielo un’enorme coppa dei campioni, un trofeo, ma un’improvvisa folata di vento gliela sfila dalle mani e la fa cadere in testa a Gianfranco Fini, un politico di destra (ipertrofia ventricolare destra; queste immagini costruite con tecniche di metafora e assonanza sono decisamente più evocative e facilmente memorizzabili dell’immagine stessa della parola, che in questo caso sarebbe stata un ventricolo destro di un cuore particolarmente ingrossato. Il risultato è che la ricorderemo molto più facilmente. E’ quindi utile prestare attenzione alla migliore tecnica di memorizzazione da utilizzare, anche se spesso quella che ci viene più istintiva è la migliore). Fini prende un setter inglese e lo lancia in fondo alla stanza (setto infundibolare; un sinonimo del setto infundibolare è “setto troncoconico”. Se quindi ci sono termini sinonimi che meglio si prestano all’associazione alle immagini, è possibile utilizzarli). Seguendo la traiettoria dello sfortunato setter, vediamo che va a finire proprio dentro una bara, dove giace una morto, che è paradossalmente intenta a risolvere un rebus della settimana enigmistica (morfologia; “morfo”� morto, “logia”� logica, da qui la settimana enigmistica, che è un settimanale di giochi di logica). Anche il cadavere indossa un gigantesco papillon blu. Questo ci ricorderà che le immagini che seguono faranno riferimento alla morfologia della Tetralogia di Fallot. Il morto fora un cuore con la settimana enigmistica, e dal buco esce un zampillo di latte; questo assurdo cuore infatti all’interno è fatto di latte (cuore dilatato; “dilatato”� di latte). Lo zampillo cade dritto nella bocca di Angelina Jolie, una diva che bevendo tutto questo latte si gonfia come un otre, cioè diventa più ampia (DIV ampio). Come il marito, Angelina imbraccia uno Sten e si apposta goffamente sotto un olmo (stenosi sottopolmonare). Da qui comincia a sparare all’impazzata con lo Sten a un aereo dell’Alitalia che sta volando sopra l’olmo (stenosi valvolare polmonare; “valvolare”� volare). L’aereo precipita vicinissimo ad un bambino piangente che tiene nella mano destra la pagella, in cui vedo chiaramente un’enorme “4” scritto in rosso. Egli è stato insufficiente in tutte le materie in questo quadrimestre e a renderlo ancora più triste è il fatto che nella mano sinistra stringe un’ortica (insufficienza valvolare aortica). Il bambino con l’ortica punge un agente della DEA, l’agenzia federale statunitense antidroga; gli agenti si vedono spesso nei film, con il pettorale della DEA (DIA ). L’agente allora

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prende un arco romano, ad es. l’Arco di Tito, più piccolo (se l’abbiamo visto, ripensiamo per un attimo all’emozione di quei momenti e delle vacanze a Roma) e con questo schiaccia Silvio Berlusconi, altro esponente politico di destra (arco aortico destroposto). Ora dal testo vedo che è finito il paragrafo sulla morfologia della Tetralogia di Fallot. Nel libro da cui questo brano è tratto questo si evince ancora meglio. Dalle macerie esce con un balzo mio zio, che è davvero enorme, e ci sta a malapena nella stanza. Lo immagino con la corona, lo scettro e il mantello di ermellino, perché mio zio è re. Prende in mano un manicotto antincendio e lo apre, ma da questo esce un getto di sangue (direzione del flusso ematico; di-re-zione). Lo spruzzo di sangue investe in pieno Licio Gelli (che fu maestro venerabile della loggia P2) il quale indossa uno smoking rosa (tetralogia rosa; “logìa”� loggia). Gelli imbraccia un fucile da caccia (dall’inglese hunt, caccia) e spara a Stalin (shunt destro-sinistro; che lo shunt sia destro-sinistro e non viceversa me lo ricorda il fatto che è Gelli, notoriamente schierato a destra, a sparare a Stalin, e non viceversa). Stalin, prima di morire, prende “la Gioconda” di Leonardo, una stupenda opera d’arte e con la tela avvolge una bombola di ossigeno. Nasconde poi il fagotto sotto una gigantesca bottiglia di plastica di acqua Panna (arterie polmonari ipoplastiche;”arterie”� arte, da qui La Gioconda, la bombola d’ossigeno mi richiama i polmoni, “ipo-plastiche”� sotto la plastica). 7) Manifestazioni cliniche della Tireotossicosi – Medicina interna

Le manifestazioni più frequenti includono nervosismo, labilità emotiva, insonnia, tremori, evacuazioni frequenti, sudorazione profusa, intolleranza al caldo. E’ generalmente presente una diminuzione ponderale, nonostante un appetito normale o aumentato. La debolezza nei muscoli prossimali, si presenta con riduzione della forza che si manifesta spesso come difficoltà nel salire le scale. Nelle donne in premenopausa, possono verificarsi oligomenorrea e amenorrea. Possono insorgere dispnea, cardiopalmo e, nei pazienti più anziani, peggioramento di un’angina pectoris preesistente e insufficienza cardiaca. Solitamente, i sintomi neurologici dominano il quadro clinico nei giovani, mentre negli anziani i sintomi prevalenti sono quelli cardiovascolari e neuromuscolari. Generalmente, il paziente appare ansioso e irrequieto. La cute è calda e sudata, con aspetto vellutato, è presente un eritema palmare. E’ frequente lo scollamento dell’unghia dal letto ungueale (unghia di Plummer), specialmente nell’anulare. I capelli sono sottili e setosi. Sono caratteristici tremori fini delle dita e della lingua, associati a iperreflessia. I segni oculari includono un caratteristico sguardo fisso con rime palpebrali allargate, ammiccamento raro, lagoftalmo e incapacità di corrugare la fronte quando lo sguardo è rivolto verso l’alto. Questi segni derivano dall’iperstimolazione simpatica e, solitamente, regrediscono quando viene corretta la tireotossicosi; devono essere distinti dall’oftalmopatia infiltrativa caratteristica del morbo di Graves […]. L’ interessamento cardiovascolare include un’ampia pressione differenziale, tachicardia sinusale, aritmie atriali (specialmente fibrillazione atriale), soffi sistolici, aumento del primo tono in sede apicale, cardiomegalia e, talvolta, insufficienza cardiaca manifesta. Un

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rumore di va e vieni di alta intensità è udibile sul focolaio polmonare e può simulare uno sfregamento pericardio (sfregamento di Means-Lerman).

[tratto da “Harrison, principi di medicina interna”, Jean D. Wilson et al., 1a edizione italiana della 12a edizione originale, 1992, pp.2275-2276]. Se lo riteniamo utile, possiamo liberamente cambiare l’ordine delle informazioni da memorizzare, ad esempio per effettuare dei migliori accostamenti o per mettere in risalto alcuni importanti aspetti. In questo caso pongo all’inizio le immagini riguardanti la diversa sintomatologia nei giovani e negli anziani. Nel testo infatti, questi concetti sono messi in mezzo al quadro sintomatico, mentre io preferisco averli all’inizio e “isolati” dalla lista delle manifestazioni cliniche. Ecco l’elenco dei concetti chiave:

1. giovani-neurologici; 2. anziani-cardiovascolari, neuromuscolari; 3. nervosismo; 4. labilità emotiva; 5. insonnia; 6. tremori; 7. evacuazioni; 8. sudorazione; 9. intolleranza al caldo; 10. diminuzione ponderale; 11. debolezza prossimale; 12. premenopausa-amenorrea; 13. unghia di Plummer; 14. iperreflessia; 15. sguardo fisso con rime palpebrali allargate; 16. ampia pressione differenziale; 17. fibrillazione atriale.

Al centro della stanza immagino un criminale, un reo, ad esempio Provenzano, che ha una fortissima tosse, mentre è disteso su un letto d’ospedale (manifestazioni cliniche della tireotossicosi). Sulla prima parete visualizzo il mio amico Giovanni, legato da una camicia di forza, poiché è ricoverato alla neuro, mentre risolve la settimana enigmistica con la penna in bocca (giovani-sintomi neurologici; “giovani”� Giovanni, “neuro” mi richiama la camicia di forza e “logici” la settimana enigmistica, il noto settimanale di giochi di logica). Giovanni poi scarabocchia il volto di mio nonno, anche lui legato con la camicia di forza, che è tutta ricoperta di muschio (anziani-sintomi neuromuscolari; “muscolari”� muschio). Mio nonno si libera, e comincia a gettare dei modellini di macchine Burago addosso a Vasco Rossi (cardiovascolari; “cardio”� car, macchina in inglese). Immaginate Vasco Rossi molto nervoso per l’accaduto, che urla e si dimena (nervosismo), che piange e subito dopo scoppia a ridere (labilità emotiva) e con due occhi gonfi e rossi per la notte passata in bianco (insonnia). E’ importante non accostare mai troppi termini nella stessa immagine, altrimenti corriamo il rischio

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di dimenticarne qualcuno. Dobbiamo quindi trovare un equilibrio fra il minor numero di immagini possibili e il non scordare alcun concetto. Dal pavimento spunta un tremor (tremore; il mostro del film “Tremors” ) che ingoia il cantante emiliano. Dalle fauci del tremor esce Eva Longoria (evacuazione), sudatissima (sudorazione) che prende una stufa e la lancia lontano (intolleranza al caldo). La stufa, cadendo, schiaccia un piede a Claudia Shiffer (diminuzione ponderale; identifico l’estrema magrezza con la figura della modella, e poi visualizzo una modella in particolare, la prima che mi viene in mente). La Shiffer tenta di estrarre il biglietto con il prossimo numero servito, quelli del supermercato, da una grandissima macchinetta, ma non ci riesce per la sua estrema debolezza (debolezza prossimale). Allora la modella preme il tasto pausa del mio videoregistratore, che immagino enorme, e dalla fessura per la cassetta esce suor Bertilla, una monaca di mia conoscenza che inizia a pregare, urlando ripetutamente “Amen!” (premenopausa-amenorrea). Poi la suora pianta le gigantesche unghie in un plum cake (unghia di Plummer). Su di questo sono conficcati decine di enormi specchi (iperreflessia) che riflettono moltissime volte l’immagine di Quentin Tarantino. il regista di “Pulp Fiction”. Questi mi guarda fissamente e tiene le braccia allargate mentre si mette il rimmel (sguardo fisso con rime palpebrali allargate; “palpebra” mi richiama Pulp Fiction e da qui Tarantino). Il regista aziona quindi una grande pressa, che rischia di schiacciare Enzo Iacchetti, il quale indossa un’armatura di ferro (ampia pressione differenziale; “differ”� di ferro, “enziale”� Enzo). Il presentatore viene salvato in extremis dal rapper Fabri Fibra, con il quale intavola poi una partita di trivial pursuit. (fibrillazione atriale ; “atriale”� trivial). 8) Terapia della Fibrosi cistica – Medicina interna

La terapia della FC con interessamento polmonare consiste, come nei pazienti con bronchite cronica, nel drenaggio meccanico mediante fisioterapia respiratoria, esercizi programmati, ecc. La terapia antibiotica specifica per i germi comunemente isolati nell’espettorato dei pazienti con FC permette di controllare l’infezione e la diffusione batterica. Nei pazienti con patologia avanzata vengono isolati frequentemente ceppi antibiotico-resistenti di P. aeruginosa; in generale nelle fasi di riacutizzazione si impiegano gli aminoglicosidi per via e.v. in associazione con penicilline modificate o cefalosporine. Studi preliminari sembrano suffragare l’uso di antibiotici (in genere aminoglicosidi) per via inalatoria nel trattamento delle infezioni polmonari da Pseudomonas aeruginosa, ma il successo di tale approccio è in larga misura dipendente dagli accorgimenti tecnici del sistema di somministrazione. Il trattamento della componente broncospastica della malattia comporta l’uso di broncodilatatori per via sistemica o per aerosol. Raramente, si ricorre alla chirurgia (ad esempio lobectomia) in caso di infezione o necrosi tissutale localizzate. Il miglioramento della sopravvivenza nei pazienti con FC si è ottenuto grazie a una particolare attenzione e a una terapia specifica delle complicanze della malattia polmonare. Per il pneumotorace di modesta entità si può adottare in genere un comportamento di attesa, mentre per molti si rende necessario il drenaggio con tubo toracotomico. Tuttavia nella maggior parte dei casi si è visto che questo tipo di approccio è accompagnato da un’alta frequenza di recidive. Pertanto la maggior parte

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degli episodi vengono trattati con la sclerosi pleurica (con farmaci come la tetraciclina e la chinacrina), con la pleurectomia o la pleurodesi a cielo aperto. L’emottisi massiva viene trattata nel modo più sicuro ed efficace con embolizzazione delle arterie bronchiali mediante cateterismo per via percutanea. L’insufficienza cardiaca congestizia viene trattata secondo i criteri già esposti in altra sede. Infine, per pazienti con malattia polmonare avanzata, in un numero limitato di Centri è stato impiegato il trapianto di polmoni o di cuore-polmoni.

[tratto da “Harrison, principi di medicina interna”, Jean D. Wilson et al., 1a edizione italiana della 12a edizione originale, 1992, p. 1444]. Sarà meglio, come già fatto in precedenza, identificare i termini che fanno da capisaldi, cioè i fulcri di una determinata caratteristica della terapia della fibrosi cistica, come gli aspetti prettamente meccanici, farmacologici, ecc. e le diverse manifestazioni della malattia verso cui si utilizzano determinati farmaci o terapie. Ad esempio distingueremo vividamente le immagini della terapia antibiotica da quelle per il pneumotorace. Questo migliorerà la memorizzazione, in quanto daremo alle immagini un ordine e un’organizzazione ancora migliori. Infatti risulteranno più distinti e ben separati non solo le immagini nella stanza, ma anche tutte le informazioni ad esse connesse, e che vengono memorizzati tramite quel meccanismo detto “formula del primo bacio”. Ricordate che la memoria non ha problemi di spazio, ma di ordine! Durante la lettura del testo individuiamo i termini chiave. I termini organizzatori sono sottolineati. E’ meglio identificarli anche se le immagini organizzatrici sono vicine, per evitare ogni tipo di confusione e ottimizzare i ricordi.

1. Drenaggio meccanico; 2. Terapia antibiotica; 3. P. aeruginosa; 4. Aminoglicosidi; 5. Penicilline; 6. Cefalosporine; 7. Broncodilatatori; 8. Chirurgia; 9. Pneumotorace; 10. Tubo toracotomico; 11. Tetraciclina; 12. Chinacrina; 13. Pleurectomia; 14. Pleurodesi; 15. Emottisi; 16. Embolizzazione delle arterie bronchiali; 17. Trapianto.

Sulla prima parete visualizzo il mio meccanico che stringe fra le mani delle bellissime rose e un rosario. (drenaggio meccanico; le rose ed il rosario mi ricordano che siamo in maggio, poiché “drenaggio” mi richiama maggio per assonanza). Immagino che egli porti sul capo un gigantesco cilindro rosso, per identificare bene l’immagine. Il meccanico prende un mappamondo, una rappresentazione della Terra e lo lancia contro la tibia del mio ottico (terapia antibiotico; “terapia”� Terra, “tibi”� tibia e

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“otico”� ottico). Anch’egli indossa un cilindro come il meccanico. Allora l’ottico divora un grandissimo Bacio Perugina (P. aeruginosa), poi prende una canna da pesca con un enorme amo e lo lancia contro un uomo travestito da zolletta di zucchero (aminoglicosidi; la parola “glicoside” mi fa venire in mente lo zucchero, passando attraverso il termine glucosio). Quest’ultimo attacca delle penne in testa a Marta, una mia conoscente cilena (penicilline; “peni”� penne e “cilline”� cilena). Allora le si apre la scatola cranica e da questa esce il suo enorme cervello che immagino pieno di buchi, cioè di pori (cefalosporine; “cefalo”� encefalo). Da un poro più grande degli altri esce Charles Bronson, l’attore de “Il giustiziere della notte”, che salta in groppa ad un toro, il quale ha in testa un grande cilindro (broncodilatatori ; “bronco”� Bronson). Il toro con un bisturi, che ha un grande fiocco rosso legato all’impugnatura (chirurgia ) libera Storace, il politico, dal pneumatico che lo immobilizzava. Ovviamente anche lui si distingue dalle altre immagini poiché indossa il noto cilindro (pneumotorace). Il pneumatico va giusto a infilarsi nel tubo che un altro toro sta tenendo in equilibrio sulla testa. Inoltre il toro è sospeso su una zampa sola sopra una bomba atomica (tubo toracotomico; “toraco”� toro e “tomico”� atomica). Quindi il toro salta in sella ad una bicicletta con 4 ruote (tetracicline) e con dell’inchiostro di china si tinge i crini. Immagino l’animale con dei lunghissimi crini neri (chinacrine). Il toro poi nasconde un mazzetto di euro nel tomo di medicina interna (pleurectomia;”pleur”� euro e “tomia”� tomo). Le banconote di euro vengono però sottratte da re Erode (pleurodesi;”eurode”� Erode) che con queste compra un gelato Motta, come la coppa del nonno, addobbata con un grande fiocco rosso (emottisi). Subito dopo getta via il gelato e prende il David di Michelangelo, cioè un’opera d’arte, che porta i miei occhiali da sole, enormi, e lo mette dentro una grande bolla di sapone sospesa in aria (embolizzazione delle arterie bronchiali; “embolizzazione”� bolla e “bronchiali”� occhiali per assonanza). Però la bolla esplode e il David, che prende vita, si mette a piantare un albero, che ha legato sul tronco il solito grande fiocco rosso (trapianto ).

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III) I NUMERI GIUSTI Memorizzare numeri e valori Per ricordare importanti valori, come i dosaggi farmacologici, useremo l’utilissimo alfabeto fonetico. Ai numeri a una cifra accosteremo l’immagine ad essi associata (ad esempio un cigno nero per il numero 2), mentre per i numeri di due cifre ci serviremo della tabella di conversione. Quindi per il numero 65 visualizzeremo un uomo con i baffi. Possiamo memorizzare anche i numeri a tre cifre con una sola immagine, usando le due cifre delle decine e delle unità per creare l’immagine e colorandola con il colore corrispondente al numero delle centinaia. 472 sarà un buffo tonno rosso. Ecco alcuni esempi. 1) I valori ematologici normali del numero di globuli rossi, del livello di emoglobina e dell’ematocrito (per donna in età fertile e per l’uomo) - Ematologia

Donna Uomo

Globuli rossi 4-5 milioni/mm3 4,5-5,5 milioni/mm3

Emoglobina 11,5-16 g/100ml 12,5-17 g/100ml

Ematocrito 36-42% 40-45%

[da S. Tura, M. Baccarani, “Lezioni di ematologia”, 6a edizione, 2003, Società Editrice Esculapio, p.44] E’ meglio memorizzare i valori in base al sesso. Noi faremo come esempio i valori della donna. Nella prima stanza, lungo la prima parete, visualizzo mia mamma, tutta vestita di rosa (donna) stretta in un abbraccio con il vecchio globulo rosso del cartone animato “Siamo fatti così” (globuli rossi). I due sono seduti su una grande sedia rossa (4) da sotto della quale spunta fuori un grande cavalluccio marino fucsia (5), che lancia addosso a Jerry Scotti, il conduttore di “Chi vuol esser milionario” (milioni ) il quale sta risolvendo un cubo di Rubik (mm3; la memoria naturale ci ricorderà che si tratta di millimetri cubi e non ad esempio di metri). Jerry Scotti poi rompe a metà un gigantesco mappamondo, una rappresentazione del globo terrestre (emoglobina) e da questo esce la mia amica Angela (per il coinvolgimento emotivo), la quale stringe fra le mani un mazzetto di lillà , che hanno le foglie di colore fucsia (11,5); inoltre Angela ha dei lobi auricolari enormi (16) e lancia una manciata di grano (grammi; che il valore di riferimento è 100 ml me lo ricorda la memoria naturale) contro un altro vecchio globulo rosso, vestito da prete, che sta celebrando la Messa, cioè un rito (ematocrito). Da sotto l’altare salta fuori Moby Dick (36) che si mangia una rana (42). Come in svariati casi, la memoria naturale ci aiuterà a ricordare che il valore è espresso in percentuale.

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2) Concentrazioni dei leucociti del sangue periferico - Ematologia Tipo cellulare Concentrazione media (/µl) Granulociti 4500

Monociti 300

Eosinofili 150

Basofili 40

Linfociti 2500

[tratto da John B. West, “Le basi fisiologiche della pratica medica”, XII edizione, 1995, Piccin Nuova Libraia, tabella 3.3, p. 398.] Per memorizzare che tutti i valori di concentrazione sono espressi su /µl (microlitro), al centro della stanza visualizzo il camper delle micromachines, che a tutta velocità travolge tante bottigliette d’acqua da un litro , sistemate come i birilli del bowling. Sulla parete visualizzo un contadino che tiene in mano un’enorme pannocchia di granturco (granulociti ). L’agricoltore compra i biglietti di una riffa a Zazà, l’ispettore Zenigata del noto cartone animato “Lupin” (4500). Zazà porta sulle spalle Cita, lo scimpanzè di Tarzan (monociti; “citi” � Cita, oltretutto in spagnolo “mono” significa scimmia), e indossa un abito color marrone (300). Zazà poi lancia Cita sul dorso di asino intento a tessere numerosi fili (eosinofili; “eosino”� asino). L’asino assurdamente porta in testa un grande fez lilla (150) e lancia una base da baseball (basofili) contro un razzo (40). Dal razzo esce Cita, che appicca il fuoco (linfociti ; “foci” e “citi” mi richiamano rispettivamente fuoco e cita) a un quadro naif, al quale Zazà era intento a lavorare (2500). 3) Regimi di antibiotici orali per la pielonefrite di grado da lieve a moderato senza complicazioni (somministrati per 10÷÷÷÷14 giorni) - Farmacologia Antibiotici Dose Trimetoprim 200 mg ogni 12 ore

Ciprofloxacina 500 mg ogni 12 ore

Norfloxacina 400 mg ogni 12 ore

Ofloxacina 200÷300 mg ogni 12 ore

Amoxicillina/acido clavulanico 500 mg ogni 8 ore

[Tratto da “Farmacologia e terapia di Avery”, a cura di Trevor M. Speight e Nicholas H. G. Holford, edizione italiana condotta sulla quarta edizione in lingua inglese, 2000, Zanichelli, tabella 24.2, pag. 1089.] Al centro della stanza visualizzo mio padre (per il coinvolgimento emotivo) il quale sta ingoiando una gigantesca compressa di antibiotico con la bocca spalancata (antibiotici orali ). Lo immagino con un enorme piede, cioè un piedone, che è stato

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impanato e fritto (pielonefrite; “pielone”� piedone e “frite”� fritto). Con lo smisurato piede colpisce un cowboy, che con un lazo (10) cattura Lara Croft, la nota protagonista di una serie di videogiochi d’avventura (14). Lara prende una vecchia banconota da 1000 lire e con questa avvolge una gigantesca pannocchia di grano (milligrammi , mg; “grammi” mi richiama il termine “grano” per assonanza). Su tutte queste immagini soffia un vento fortissimo. Così ricorderemo chiaramente che tutti i valori che andremo a memorizzare andranno moltiplicati per cento (“cento” mi richiama vento). In questo modo ricorderemo, oltre alla malattia per cui andremo a memorizzare le varie terapie antibiotiche, anche la durata della terapia e i dosaggi. Dato che i primi quattro antibiotici vanno tutti somministrati con frequenza di 12 ore, possiamo utilizzare una sola immagine per memorizzare la loro frequenza di somministrazione. Inseriremo quest’immagine dopo il quarto antibiotico. Lungo la prima parete immagino tre Colonnello Giuliacci, il presentatore del meteo, tutti esultanti sul primo gradino di un podio (trimetoprim ; “meto” mi richiama meteo, da qui Giuliacci e “prim” primo). Uno di questi prende un grande cigno nero (200 mg; l’immagine del cigno di per sé mi richiama solo il 2, ma ricordo che il dosaggio è 200 mg e non 2 mg, poiché so che ogni numero va moltiplicato per cento) e lo lancia contro Floriana, soprannominata Flo, intenta a mettersi la cipria, mentre salta su un gigantesco acino d’uva (ciprofloxacina). Floriana è troppo pesante e schiaccia l’acino. Da questo schizza fuori il mio amico Mattia (per il coinvolgimento emotivo) che lancia un grandissimo cavalluccio marino fucsia (500 mg) in testa a Edward Norton, l’attore americano. Questi allora si mette a ballare con Floriana (Norfloxacina) sopra una grande una sedia rossa (400 mg). Poi lei prende un pneumatico e lo usa per fare l’hula hop (ofloxacina; il pneumatico, per la somiglianza della forma, mi richiama la lettera “o”). Stancatasi, lo lancia lontano, colpendo un cigno nero che brandisce un grande forcone (200÷÷÷÷300 mg). Quest’ultimo, per la rabbia, lancia il forcone conficcandolo in un enorme gomitolo di lana, al quale è appeso un grande orologio da taschino (12 ore). Dal gomitolo esce Amos, un ex-collega di mia mamma, che immagino con delle ciglia lunghissime (amoxicillina) e con in mano una grande clava (acido clavulanico). Amos tenta di colpire con questa un cavalluccio marino fucsia (500 mg), che evita il colpo nascondendosi dietro un grande pupazzo di neve grigio, che porta al polso un grande orologio (8 ore).

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IV) LA CHIMICA DELLA MEMORIA Memorizzare formule di molecole chimiche Per memorizzare le formule chimiche dobbiamo mentalmente collocarci in una stanza con una parete spaziosa, il più possibile libera da quadri e mobili. E’ preferibile che il muro sia tinteggiato di bianco, in quanto le immagini risalteranno maggiormente su un fondo chiaro. Associamo al nome della molecola un’immagine EMAICE e la collochiamo al centro della stanza. Sulla parete visualizziamo quindi delle immagini derivate dagli atomi (o dai gruppi di atomi, ad esempio il gruppo metilico) che compongono la molecola, disposte esattamente con la stessa geometria della molecola da memorizzare. Facciamo interagire fra loro solamente le immagini derivate da atomi (o gruppi atomici) legati da uno o più legami chimici. Non faremo quindi interagire immagini che rappresentano atomi che nella molecola non sono legati. Questo al fine di evitare qualsiasi tipo di confusione. Potrebbe sembrare un procedimento complesso e laborioso mentre in realtà è molto facile e intuitivo. Gli esempi proposti aiuteranno a chiarire i vostri dubbi. 1) Acetone

L’acetone, o dimetilchetone, è il più semplice chetone esistente. Il carbonio centrale è ibridizzato sp2, poiché forma un doppio legame con l’ossigeno e un legame semplice con ogni gruppo metilico. La forma della molecola è circa quella di un triangolo equilatero. Viene comunemente usato come solvente. Riveste particolare importanza in campo medico in quanto alcuni stati patologici sono associati ad abnorme presenza di acetone e altri corpi chetonici (acido acetoacetico e β-idrossibutirrico) nel sangue. Fra questi i più importanti sono il diabete grave, l’anoressia, gastroenteriti e le diete con un insufficiente apporto di glucidi rispetto agli acidi grassi. Inizialmente visualizzo al centro della stanza che ho scelto per la memorizzazione una gigantesca boccetta di acetone. Al centro della parete immagino la befana, a cavallo della sua scopa, la quale trasporta un enorme sacco nero pieno di carbone da portare ai bambini che si sono comportati male durante l’anno (l’elemento “Carbonio”, “ C”, mi richiama il carbone). La befana poi tiene fra le mani due grandi forconi e con questi punge sul sedere due guardie svizzere, posti in alto e uno a destra e uno a sinistra rispetto a lei (CH è infatti

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la sigla della Svizzera, e il forcone è l’immagine che associo al numero tre). Così facendo ricorderemo i due gruppi metilici, –CH3. Infine visualizzo un pneumatico appeso alla scopa della befana con due catene, a mo’ di altalena, come quelle che talvolta si vedono nei film americani (la forma del pneumatico mi richiama quella del simbolo dell’elemento “ossigeno”, “O”; le due catene mi ricordano che il legame è doppio, e non singolo). Così memorizzeremo il gruppo carbonilico, C====O. 2) Testosterone

Il testosterone è un ormone steroideo, che deriva quindi dalla molecola di colesterolo. Viene prodotto nei testicoli nel maschio e nelle ovaie nella femmina, e anche nella parte corticale delle ghiandole surrenali. Il testosterone sottende a moltissime funzioni, fra le quali lo sviluppo dei caratteri sessuali maschili durante lo sviluppo fetale. Dopo la pubertà fa aumentare le dimensioni dell’apparato riproduttore, stimola la produzione di sperma, determina i caratteri sessuali secondari di tipo maschile, stimola la sintesi proteica, lo sviluppo muscolare e l’accrescimento osseo. Aumenta anche il metabolismo basale del 15% e il numero di globuli rossi del 15-20%. Lo scheletro della molecola di testosterone, come una gran varietà di sostanze biologiche, ad esempio gli altri ormoni sessuali, gli ormoni corticosurrenalici, gli acidi biliari, ecc., deriva dalla fusione di tre cicloesani e di un ciclopentano. Oltre alla struttura di base, dobbiamo anche memorizzare i radicali e i gruppi funzionali che contraddistinguono questa molecola. E’ quindi importante conoscere la numerazione degli atomi di carbonio del composto. Abbiamo:

• Un gruppo chetonico C=O sul terzo atomo di carbonio (C3); • Un radicale metile –CH3 in posizione 10; • Un secondo radicale metile –CH3 in posizione 13; • Un radicale idrossilico -OH in posizione 17;

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• Un doppio legame fra C4 e C5. E’ inutile memorizzare gli idrogeni H legati ai carboni C degli anelli, poiché questi si desumono dalla struttura della molecola. Normalmente infatti non vengono nemmeno rappresentati. Il nostro obiettivo è memorizzare tutte queste caratteristiche costruendo un’immagine della molecola. Utilizziamo sempre una parete grande e possibilmente sgombra, come se fosse uno schermo. Pongo al centro della stanza il mio amico Edoardo, la cui testa è enorme e porta dei grandi speroni sugli stivali (testosterone; “testo”� testone e “sterone”� sperone). Posso anche ricordare che la produzione giornaliera di testosterone è compresa tra i 5 e i 7 milligrammi, quindi in media 6 mg, immaginando Edoardo che divora una grandissima ciliegia blu. Sulla parete immagino tre tartarughe (la forma della tartaruga, vista dall’alto, è circa esagonale, con gli angoli smussati. Inoltre la tartaruga ha zampe, testa e coda retrattili. Questo fatto è di grande vantaggio nel ricordare la posizione di gruppi e radicali legati ai carboni C dell’anello esagonale). Devo collocare sulla parete le tartarughe posizionandole allo stesso modo di come sono disposti i 3 anelli esagonali. Quindi in basso e a sinistra ne immagino 2, attaccate per un lato (queste corrispondono agli anelli A e B). Alla tartaruga di destra “attacco” un’altra tartaruga, ma non a lato come prima, bensì più in alto, proprio come nella figura (anello C). Sul lato destro di quest’ultima tartaruga visualizzo un orologio a cucù, che per la sua forma mi ricorda l’anello pentagonale (anello D). Così facendo abbiamo costruito lo scheletro della molecola di testosterone. Dobbiamo quanto più possibile visualizzare le immagini in movimento, ma non spostandole dalla loro collocazione sulla parete. Quindi le tartarughe ondeggeranno e cozzeranno fra loro e contro il cucù. Da quest’ultimo uscirà l’uccellino emettendo il tipico verso. Ora dobbiamo completare la nostra immagine arricchendola di dettagli che ci permetteranno di ricordare tutte le sue caratteristiche distintive, cioè i legami, i gruppi e i radicali. Consideriamo la tartaruga in basso a sinistra, che rappresenta l’anello A. Immagino che un writer abbia tracciato una striscia con la bomboletta spray colore fucsia sul guscio della tartaruga, in basso a destra (doppio legame tra C4-C5). Visualizzo il rettile con testa, coda e zampe ritratte all’interno del guscio, tranne la zampa posteriore sinistra e l’anteriore destra. La sfortunata tartaruga si è fratturata la zampa posteriore sinistra, e per questo la zampa le è stata fasciata e steccata. Nonostante questo, la tartaruga continua a portare su questa zampa il suo anello preferito, con incastonato un gigantesco diamante (gruppo chetonico C=O in C3; la zampa con la steccatura mi ricorda il doppio legame e l’anello mi richiama l’ossigeno, per la forma simile al simbolo dell’elemento, O). La tartaruga poi, stringe con la zampa anteriore destra un forcone e con questo punge una guardia svizzera (radicale metile –CH3 in posizione 10; so che è in posizione 10 perché è la prima tartaruga partendo da sinistra che stringe il forcone, con la sua zampa anteriore destra e conoscendo ovviamente la numerazione convenzionale). Allo stesso modo immagino la terza tartaruga, che corrisponde all’anello C, stringere con la zampa anteriore destra un forcone e pungere un'altra guardia svizzera (radicale metile –CH3 in posizione 13).

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Immagino infine che sopra al tetto dell’orologio a cucù ci sia un albero. Da un ramo di questo c’è Tarzan, che si lancia con una liana facendo il suo tipico verso “OHOHOH” (radicale idrossile –OH in posizione 17). 3) Adrenalina

L’adrenalina (o epinefrina) è una molecola che appartiene alla classe delle catecolammine. Ha funzioni sia come ormone che come neurotrasmettitore ed è particolarmente importante nelle situazioni di stress per il soggetto. Viene prodotta dalle cellule cromaffini nella midollare surrenale. Fra le sue principali azioni vi sono l’aumento di frequenza e contrattilità cardiaca, dilatazione delle arteriole dei muscoli e azioni su substrati metabolici, fra cui la stimolazione della glicogenolisi e della lipolisi. E’ particolarmente importante nella terapia dello shock anafilattico e dell’arresto cardiaco. Prima di memorizzare il composto, colloco al centro della stanza Lina, un’amica di famiglia, intenta a drenare un fiumiciattolo che scorre proprio nel bel mezzo della stanza (adrenalina; drena-lina). Sulla parete bianca colloco una tartaruga. Stavolta è orientata lateralmente e sul suo guscio un writer ha disegnato un cerchio. In questo modo ricorderemo l’anello aromatico. Immagino la tartaruga mentre distrugge l’insegna di un Hotel Hilton mordendola e graffiandola con la zampa anteriore destra (i due radicali ossidrili –OH; OH mi richiama il termine “hotel”). Visualizzo la tartaruga che con la coda tiene stretta la scopa della befana, la quale sta trasportando un enorme sacco di carbone, che consegnerà ai bambini cattivi (l’atomo di carbonio legato all’anello aromatico). La befana stringe con una mano, tendendolo in alto, uno zeppelin, cioè un dirigibile, riempito di idrogeno (l’atomo di idrogeno H legato al Carbonio). Dalla scopa pende una liana, alla quale è attaccato Tarzan, mentre emette il suo tipico grido “OHOHOH” (l’- OH legato al carbonio). Sulla punta della scopa della befana c’è un cigno nero che sta mordendo una guardia svizzera (il -CH2 legato all’atomo di Carbonio; il cigno è l’immagine associata al numero 2. In questo modo ricorderemo sempre che in quella posizione c’è un CH2 e non ad esempio un CH3). Sulla parete visualizzo la guardia che sta frustando un cavallo e questo s’impenna e nitrisce (atomo di Azoto N legato al CH2; l’azoto ha come simbolo la lettera N perché furono i latini a battezzare questo elemento. Già allora questa sostanza chimica era conosciuta e il suo nome latino è “Nitrum”, che mi ricorda il termine “nitrito” e da qui il cavallo che nitrisce). Il cavallo stringe anch’esso con la zampa anteriore sinistra uno zeppelin, sollevandolo verso l’alto (atomo di Idrogeno H legato all’atomo di Azoto) mentre con la destra impugna un forcone che punge una guardia svizzera (gruppo –CH3 legato all’atomo di Azoto). Ecco quindi che siamo riusciti a memorizzare l’intera complessa struttura della molecola di Adrenalina con delle semplici e intuitive immagini.

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Memorizzando la molecola con il Metodo Golfera, ricorderemo la precisa disposizione spaziale degli atomi nei composti, e non rischieremo di fare confusione. Non scambieremo mai gli atomi e i gruppi fra loro né tanto meno li dimenticheremo. Ricorderemo ancora meglio questo tipo di strutture se le visualizzeremo dinamiche, in movimento, e non statiche. Dovremo però fare attenzione a non confondere o alterare la struttura del composto a causa del movimento delle immagini. Sostanzialmente devono muoversi rimanendo al loro posto. Un altro suggerimento è farle interagire fra loro, fargli compiere azioni su immagini vicine, fermo restando di non alterarne la disposizione. Questo decisamente ottimizzerà la memorizzazione e non dimenticheremo mai più le formule di qualsiasi composto.

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V) LA FORMULA PER RICORDARE Memorizzare formule Anche per memorizzare le formule procediamo associando un’immagine EMAICE ad ogni elemento e le disponiamo lungo la parete esattamente come sono disposti i rispettivi elementi nella formula. 1) Parametri per la determinazione di un’anemia - Ematologia Volume corpuscolare medio, MCV (mean corpuscolar volume) ematocrito ×××× 10 MCV in µ3 ==== N. globuli rossi per mm3, in milioni [da S. Tura, M. Baccarani, “Lezioni di ematologia”, 6a edizione, 2003, Società Editrice Esculapio, p.44] Sulla parete, a sinistra, visualizzo Ronald McDonald, il clown della nota catena di fast food, mentre fa il gesto della vittoria con la mano, che immagino molto grande (MCV ). Egli è a bordo di una micromachine, stringe fra le mani un gosso forcone (µ3) e ha le gambe appoggiate contro un enorme tavolo (rispettivamente ==== e linea di frazione). Sopra il tavolo visualizzo il parroco del mio paese, che si dimena e si contorce poichè è matto (“emato”� è matto), mentre celebra la messa, cioè un rito (ematocrito). Egli stringe fra le mani un grande paio di cesoie (××××) e con queste taglia il lazo (10) di un cowboy. Sotto al tavolo c’è il vecchio globulo rosso, personaggio del cartone animato “Siamo fatti così”, che con la mano sinistra sta contando con un abaco (numero di globuli rossi; l’abaco è l’immagine che associo al termine “numero”) mentre con la destra gioca con un cubo di Rubik (mm3; sarà la memoria naturale a ricordarci che l’unità di misura è mm cubi). 2) Clearance renale - Fisiologia

Ux ×××× V Cx ==== Px Dove:

• Cx: clearance. Esprime un volume nel tempo (volume/tempo); • Ux: concentrazione della sostanza x nell’urina; • V: flusso urinario per minuto; • Px: concentrazione della sostanza x nel plasma.

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[tratto da Berne, Levy, Koeppen, Stanton, “Fisiologia, 5a edizione”, 2005, CEA, pp. 696-697.] Sulla parete visualizzo il Dottor Cox,il personaggio della serie “Scrubs” (Cx) che afferra con entrambe le mani (====) un enorme tavolo posto lungo la parete (linea di frazione). Sopra il tavolo c’è un grande tino pieno d’uva (Ux ×××× V) e mio nonno contadino intento a pestarla, per dare movimento all’immagine. Sotto al tavolo invece c’è Madre Teresa di Calcutta, premio Nobel per la pace (Px; queste lettere mi richiamano “Pax”, in latino “pace”). 3) L’equazione di Starling - Fisiologia Questa esprime la relazione tra pressione idrostatica e pressione oncotica e il ruolo di queste forze nel regolare il passaggio di liquido attraverso l’endotelio capillare. Qf ==== k[(Pc ++++ πi) −−−− (Pi ++++ πp)] Dove:

• Qf: movimento di liquido; • Pc: pressione idrostatica capillare; • Pi: pressione idrostatica del liquido interstiziale; • πp: pressione oncotica delle proteine plasmatiche; • πi: pressione oncotica del fluido interstiziale; • k: costante di filtrazione per la membrana capillare.

[tratto da Berne, Levy, Koeppen, Stanton, “Fisiologia, 5a edizione”, 2005, CEA, p. 412.] Lungo una parete, visualizzo Freddie Mercury, il cantante dei Queen (Qf) che con entrambe le braccia distese (====) afferra un soldato della guardia reale inglese intento a marciare (questa immagine ricorda, per la somiglianza delle forme, la lettera “k”). Il soldato stringe in una mano, al posto del fucile, una grandissima bustina di te, cioè un filtro , e nell’altra una rana gracidante, che ha dei fluenti capelli biondi. In questo modo ricorderò meglio che la “k” è il coefficiente di filtrazione per la membrana capillare (“membrana”� rana e “capillare”� capelli) . Il soldato britannico va poi a sbattere contro un muro eretto di fronte a lui ([, la parentesi quadra), che per l’urto crolla contro una grandissima bolla di sapone (le due parentesi tonde). Al suo interno c’è Fausto Bertinotti, ex segretario del Prc (Pc), che tiene in mano un crocifisso (++++) e con questo minaccia Platone, il filosofo greco. Questi tiene in mano una grande candela e la usa per difendersi dagli attacchi del politico (πi, cioè pi greco; la candela è normalmente l’oggetto associato al numero 1. Tuttavia richiama anche la forma della lettera “i”. Non rischieremo comunque di fare confusione grazie alla memoria naturale. Non memorizzeremo quindi π1, ma esattamente πi). La bolla di sapone è attaccata ad un'altra bolla di sapone tramite un tubo di plastica verde (−−−−). All’interno della seconda vi sono un piccione (Pi) con anch’egli un crocifisso stretto fra le ali (++++). Con questo, l’animale cerca di colpire Platone, che stavolta si difende utilizzando un retino per farfalle, che per similarità di forme mi

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richiama la lettera “p” (πp). La seconda bolla poi, rimbalza ripetutamente contro un alto muro di mattoni (]). Grazie al Metodo Golfera, non correremo mai il rischio di confondere le informazioni. Anche in questo caso, in cui normalmente sarebbe facile confondere i pedici, potremo memorizzarli e ricordarli perfettamente, senza equivoci. Infatti nella prima bolla c’è Bertinotti (Pc) che combatte contro Platone, e questi si protegge dagli attacchi con una candela (πi). Avendo così memorizzato la formula, sarà impossibile ricordarla diversamente. In pratica sappiamo che a Pc va sommato πi, e non πp. Quest’ultimo, infatti, va necessariamente sommato a Pi, poiché Platone si difende dagli attacchi del piccione con un retino da farfalle.

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VI) GRAFICA-MENTE Memorizzare grafici e curve Nella memorizzazione dei grafici utilizziamo lo stesso metodo che abbiamo usato per memorizzare le formule chimiche. Scegliamo quindi una stanza con una parete più ampia e sgombra possibile, preferibilmente bianca e rettangolare. Associamo una o più immagini EMAICE al nome del grafico e le poniamo al centro della stanza. Poi osserviamo con attenzione il grafico e associamo ad esso la prima immagine che il suo andamento ci richiama. Quindi visualizziamo questa immagine, molto ingrandita, sulla parete-schermo. Ecco qualche esempio: 1) Il potenziale d’azione del motoneurone [Figura 3-4, Berne, Levy, Koeppen, Stanton, “Fisiologia, quinta edizione”, 2005, C.E.A., p.36.] All’interno della stanza dove visualizzeremo l’immagine per memorizzare l’andamento del potenziale d’azione, colloco mio zio Mario, che visualizzo alto due metri e mezzo (zione) e vestito da uomo d’affari con un grosso sigaro in bocca, poiché è molto potente. Lo immagino saltare in sella ad una moto Ducati Monster e sfrecciare dentro la stanza (potenziale d’azione del motoneurone). Sulla parete visualizzo un grandissimo cappello da strega, che per la netta somiglianza delle forme, richiama immediatamente l’andamento di questo potenziale d’azione. La piega della tesa a destra inoltre, ricorda molto bene il fenomeno del potenziale postumo iperpolarizzante tipico dei motoneuroni. Questo consiste nel temporaneo raggiungimento, nella regione dove avviene il potenziale d’azione, di una differenza di potenziale transmembranario maggiore, in valore assoluto, rispetto alla condizione di riposo. Immagino un fiocco viola posto a metà del cono del cappello, per ricordare dov’è posto lo zero elettrico (0 mV). Inoltre il fiocco aiuta a memorizzare che il potenziale d’azione supera lo 0 elettrico, fenomeno detto “overshoot”. Possiamo poi aggiungere ulteriori dettagli all’immagine per ricordare dei particolari importanti del grafico, ad esempio dei valori. Sapendo che il potenziale di riposo del motoneurone è di circa -70 mV, colloco sulla tesa del cappello, a sinistra, la regina Elisabetta d’Inghilterra, intenta a bere il tè da un’enorme tazza (la tazza è l’immagine che associo al numero 70). Che “siamo” a -70 mV e non +70 mV ce lo ricorda immediatamente la memoria naturale. Oppure basterà pensare che siamo sotto al fiocco, cioè al di sotto dello zero elettrico. Poi sulla punta del cappello immagino mio padre che tiene fra le mani un grande mazzo di fiori, poichè +30 mV è il picco massimo raggiunto dal potenziale d’azione del motoneurone (un mazzo di fiori è l’immagine associata al numero 30). Sulla tesa, a destra, visualizzo invece una gazza, intenta a mordicchiare il cappello (-80 mV; la gazza è la figura che indica il numero 80). Così ricorderemo ancor meglio la fase del potenziale postumo iperpolarizzante tipica del motoneurone.

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2) Curva di dissociazione dell’ossiemoglobina [Figura 28-9, Berne, Levy, Koeppen, Stanton, “Fisiologia, quinta edizione”, 2005, C.E.A., p.555.] Assieme al grafico dell’ossiemoglobina memorizzeremo anche quello della carbossiemoglobina, cioè l’andamento della saturazione dell’emoglobina in funzione della pressione parziale di ossigeno e monossido di carbonio. Al centro della stanza pongo uno scheletro piangente, perché è molto emotivo, che si diverte a far ruotare un mappamondo, cioè un globo terrestre. Ad un certo punto la struttura dello scheletro si disfà, poiché tutte le ossa si sono dissociate (curva di dissociazione dell’ossiemoglobina; ossi-emo-globina). La curva di dissociazione dell’emoglobina legata al monossido di carbonio ha un andamento molto peculiare, come si evince dalla figura. Ha andamento praticamente verticale e poi assume un valore costante di saturazione all’aumentare della pressione parziale del monossido di carbonio, CO. E’ facile associare questo grafico a una parete o ancor meglio a un muro. Paradossalmente dovremo visualizzare un muro sulla parete. Ovviamente lo immagineremo diverso dalla parete dove va collocato, altrimenti correremo il rischio di dimenticare l’immagine. Lo visualizziamo ad esempio fatto di mattoni (curva di dissociazione della carbossiemoglobina). Su questo muro si sta arrampicando un serpente. Immagino che l’andamento del suo sinuoso corpo riproduca esattamente la curva di dissociazione dell’ossiemoglobina, descrivendo le due tipiche curve. Ora possiamo “decorare” la nostra immagine, aggiungendole altri dettagli, i quali altro non sono che ulteriori informazioni che vogliamo memorizzare. Possiamo farlo con facilità. A riguardo della carbossiemoglobina è utile ricordare che, a valori di pressione parziale del CO di 1 mmHg, l’emoglobina è satura al 100%. Immagino quindi che sopra il muro, in alto a sinistra, ci sia una grande candela lilla. Sull’ossiemoglobina è importante mettere l’accento sul plateau. Il punto sulla curva che determina il passaggio dalla porzione ripida a quella piatta può essere individuato a pressione parziale dell’ossigeno di 60 mmHg, a cui corrisponde una saturazione dell’emoglobina del 90%. Semplicemente memorizzando il valore di questo punto a 60 mmHg, ricorderemo facilmente le proprietà dell’emoglobina, riassunte dal grafico nella fase ripida e in quella piatta (si rimanda a un trattato di fisiologia per i dettagli e l’importanza di questo fenomeno). Immagino quindi sul dorso del serpente, un po’ in alto e a destra, sopra la seconda curva, una torre da cui il mio amico Alberto lancia una bozza (l’immagine che associo al numero 60), cioè una bottiglia, dentro un pozzo (la figura alla quale è associato il numero 90). Così memorizzeremo che a pressione parziale dell’ ossigeno di 60 torr (“torr”� torre) dove 1 torr=1 mmHg, l’emoglobina è saturata al 90% E’ poi importante ricordare che la curva di dissociazione dell’emoglobina può essere influenzata da diversi fattori, tra cui il più importante è la pressione parziale dell’anidride carbonica CO2. Quest’ultima varia l’affinità dell’emoglobina per l’O2. Questo fenomeno è noto come effetto Bohr. Immagino quindi che sull’immagine spiri

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un forte vento, la Bora. Visualizzo numerose foglie alzate dal forte vento, e il serpente indossa cappello e sciarpa di lana per proteggersi (effetto Bohr) Quest’immagine ci permetterà di associare saldamente il ricordo dell’effetto Bohr alla curva di dissociazione dell’ossiemoglobina. Ovviamente dovremo anche aver ben studiato in cosa questo particolare fenomeno consista e il suo significato all’interno del contesto. Il Metodo Golfera, infatti, è anzitutto un metodo per memorizzare, che esprime a pieno il suo potenziale quando poggia su un solida base di studio. 3) Il potenziale d’azione di una cellula cardiaca a risposta rapida [Figura 15-8, Berne, Levy, Koeppen, Stanton, “Fisiologia, quinta edizione”, 2005, C.E.A., p.306.] Assieme all’andamento di questo peculiare grafico memorizzeremo anche i canali ionici della cellula cardiaca che ne determinano l’andamento. Come sempre, scegliamo una stanza e collochiamo un’immagine al centro, per ricordarci l’argomento del grafico. Visualizzo sempre mio zio molto alto e vestito da businessman, che scende con un kayak fra le rapide. Sul kayak trasporta un gigantesco cuore (potenziale d’azione di una cellula cardiaca a risposta rapida). Sulla parete-schermo immagino la testa di Batman, messa di profilo, rivolta verso destra. La linea del volto di profilo del supereroe mascherato ricorda molto l’andamento di questo particolare potenziale, anche grazie alle orecchie del costume. Nell’immagine vengono messi in evidenza i canali ionici la cui apertura e chiusura è alla base della variazione del potenziale di membrana della cellula cardiaca. I canali sono:

• Fase 0: canale rapido del Na+ (Sodio); • Fase 1: canale K+ i to (Potassio); • Fase 2 : canale del Ca++ (Calcio), canali del K+ ik, ik1, ito; • Fase 3: canali del K+ ik, ik1, ito; • Fase 4: canali del K+ ik, ik1;

Non sarà necessario associare alla figura di Batman delle immagini che ci ricordino il numero delle varie fasi di questo potenziale d’azione, poiché sarà la memoria naturale ad aiutarci in questo. Oltretutto le varie immagini o gruppi di immagini, ci saranno di supporto per ricordarle. Immagino, a sinistra del supereroe, Tiziano, un mio amico barista, che spruzza un velocissimo getto di soda sulla sua nuca (canale rapido del Na+; ”sodio” mi richiama “soda”). Dalla punta delle orecchie del costume, si getta sulla destra, come su uno scivolo, un topo che stringe fra le mani delle cesoie da potatore (canale del K+ ito; “to” mi fa venire in mente “topo” e “potassio” mi richiama “potare”). Questo ci permetterà di ricordare che la fase 1 del potenziale d’azione, detta “ripolarizzazione

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iniziale parziale” è determinata da un flusso di potassio, ovviamente uscente, attraverso canali ito. Per ricordare i complicati canali del potassio della fase 2, accosto i pedici e ottengo “tok1k” che richiama immediatamente Tokio, la capitale del Giappone. Sopra la testa di Batman immagino quindi un giapponese che sta palleggiando con un pallone da calcio; nello specifico visualizzo Hidetoshi Nakata intento a esercitarsi nel palleggio (canale del Ca++, canali del K+ ik, ik1, ito). Nakata poi calcia lontano il pallone e si lancia, come su uno scivolo, lungo il volto del supereroe (canali del K+ ik, ik1, ito). Il giapponese prende troppa velocità e, non riuscendo a fermarsi, investe in pieno un soldato della guardia reale britannica, il quale sta marciando a destra del volto di Batman. Il soldato inglese stringe fra le mani una gigantesca candela lilla, invece del fucile con la baionetta. Questa è l’immagine che associo alla lettera “k” e al numero “1”. Il fatto che il soldato sia posto a destra del volto del supereroe, ci ricorda che siamo in fase 4 (canali del K+ ik, ik1). La memoria naturale interverrà nel ricordarci che nella fase 4 è implicato anche il canale ik, oltre al canale ik1, che è quello direttamente suggerito dall’immagine. Illustrazione n°

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VII) ANATOMICA-MENTE Memorizzare tavole anatomiche Il Metodo Golfera comprende delle tecniche semplici ed efficaci per la memorizzazione di tavole anatomiche. Applicandole sarete in grado di ricordare perfettamente la disposizione spaziale e il nome di qualsiasi struttura, impiegando pochissimo tempo. Prima di leggere gli esempi che seguiranno, vi raccomando di rivedere il procedimento per memorizzare le tavole nella Parte II del testo. 1) Orifizi della base del cranio, veduta superiore (tavola n° 10) Tavola n° 10, ”Atlante di anatomia umana” di Frank H. Netter, seconda edizione, 2004, Masson. Suddivideremo la tavola anatomica in 3 parti, utilizzando la suddivisione tra fori della fossa cranica anteriore, media e posteriore. Questa divisione è ben rappresentata nella tavola n° 9 del Netter stesso. Non memorizzeremo tutti gli orifizi, ma solamente i principali, a titolo di esempio. Il procedimento è questo:

• Osserviamo la tavola; • Ci concentriamo sulla fossa cranica anteriore; • Procedendo dall’alto verso il basso della tavola, focalizziamo la nostra

attenzione su ogni singolo foro; • Per ogni foro creiamo un’immagine derivante dal suo nome e la facciamo

interagire con il foro stesso; • Facciamo lo stesso procedimento per ogni orifizio cranico che vogliamo

memorizzare; • Quando abbiamo concluso rivediamo la tavola, ripassando le immagini una

alla volta. Per orientarci, ecco l’elenco dei fori, fessure e canali che memorizzeremo:

1. Foro cieco; 2. F. etmoidale posteriore;

3. Canale ottico; 4. Fessura orbitaria superiore; 5. F. rotondo; 6. F. ovale; 7. F. spinoso; 8. F. lacero; 9. Canale carotico; 10. Orifizio del canale del Nervo grande petroso superficiale;

11. Meato acustico interno; 12. Foro giugulare; 13. Canale dell’ipoglosso; 14. F. occipitale;

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Focalizziamo la nostra attenzione sulla tavola, poi sugli orifizi della fossa cranica anteriore e infine sul solo foro cieco: immagino Andrea Boccelli, cui suo malgrado, è rimasto incastrato il piede nel foro cieco. Dato che in questo momento sto isolando il foro cieco dal suo contesto, posso esagerare l’immagine del tenore. Immaginatelo mentre canta, ricordate un suo brano, e mentre nel frattempo cerca di divincolarsi. Come vedete l’immagine soddisfa tutte le caratteristiche EMAICE. Ora concentro l’attenzione sul foro etmoidale posteriore. Immagino lì vicino la mia amica Idalba, che chiamiamo “Ida”, mentre cerca a fatica di infilare una busta, cioè della posta, nel foro etmoidale posteriore. Inoltre Idalba ha origini panamensi, e quindi appartiene ad un ceppo etnico diverso (“etmo”� etno). Passiamo ora alla fossa cranica media. Qui le strutture da ricordare sono più numerose, ma focalizzandoci su una struttura per volta, non correremo il rischio di confonderle. Dal canale ottico spunta fuori il mio oculista, che infila la mano sotto il processo clinoideo anteriore dell’osso sfenoide, nella fessura orbitaria superiore, e da qui estrae la luna, che viene lanciata su, verso l’alto. La luna è l’immagine che per prima ho associato al termine “orbitaria”, poiché essa è il satellite della Terra e orbita attorno al nostro pianeta. Sopra il foro rotondo rimbalza un pallone da calcio, mentre il foro ovale è tappato da un pallone da rugby che è lì incastrato. Nel foro spinoso, come fosse la bocca di un vaso, è posta una bellissima e profumatissima rosa rossa. Sul foro lacero sventola una grande bandiera del Canada, che ha come emblema una foglia d’acero. Dal canale carotico esce il faccione di Bugs Bunny, intento a divorare una grande carota. Sopra l’orifizio del canale del nervo grande petroso superficiale immagino Superman che sostiene una grandissima pietra (“superficiale” mi richiama Superman). Consideriamo infine la fossa cranica posteriore. Sopra l’osso temporale, medialmente, visualizzo il mio gatto, vestito con la maglietta dell’Inter, che tenta con la zampa di tirare fuori dal meato acustico interno le mie cuffie dell’iPod (“meato” mi richiama il miagolio del gatto e associo “acustico” agli auricolari). Sul foro giugulare c’è un giullare che danza e fa suonare i campanelli che sono attaccati al suo cappello. Dal canale dell’ipoglosso cerca di uscire con uno sforzo immane un grossissimo ippopotamo. Il foro occipitale è invece coperto da un grande pitale d’oro. E’ importante creare immagini che siano il più possibile diverse fra loro, originali, vivide e coinvolgenti. Inoltre dobbiamo far loro compiere azioni diverse, ma sempre inusuali e strane. Così facendo non confonderemo mai una struttura con l’altra e il processo di memorizzazione sarà rapido ed efficace. 2) Arterie dello stomaco, del fegato e della milza (tavola n° 290) Tavola n° 290, ”Atlante di anatomia umana” di Frank H. Netter, seconda edizione, 2004, Masson. In questo esempio memorizzeremo le arterie di una regione anatomicamente molto complessa, utilizzando come supporto sempre la tavola dell’atlante.

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L’immagine presenta un grande numero di arterie, disposte in maniera nient’affatto semplice. Dividere il disegno in quadranti è di enorme utilità in questo caso, perché permette di fare molto ordine in una zona davvero intricata. Opteremo per una divisione in quadranti, non simmetrici. Anzitutto dividiamo verticalmente la tavola con una linea immaginaria che passa esattamente fra l’aorta addominale e la vena cava inferiore. Considerando la parte destra della tavola (che illustra strutture anatomiche di sinistra), tracciamo una linea orizzontale che parte dalla linea verticale appena tracciata, all’altezza del pancreas e arriva della flessura splenica del colon. Per quanto riguarda la parte sinistra della tavola (che riproduce strutture di destra), tracciamo una linea orizzontale che tagli virtualmente il condotto coledoco a metà della sua lunghezza. Otteniamo quindi una parte superiore sinistra che fa capo all’arteria epatica propria e una parte inferiore sinistra che fa capo all’arteria epatica comune. Ecco l’elenco per quadranti e dall’alto verso il basso delle arterie che andremo a memorizzare: 1)A destra, in alto:

1. Arterie freniche inferiori destra e sinistra; 2. A. celiaca; 3. A. gastrica di sinistra (o coronaria dello stomaco); 4. A. lienale (o splenica).

2)A destra, in basso: 5. A. gastro-epiploica (o gastro-omentale) di sinistra; 6. A. gastro-epiploica (o gastro-omentale) di destra.

3)A sinistra, in alto: 7. A. epatica di destra; 8. A. epatica di sinistra; 9. A. epatica propria;

4)A sinistra, in basso: 10. A. epatica comune; 11. A. gastrica di destra (o pilorica); 12. A. gastro-duodenale; 13. A. pancreatico-duodenale posteriore-superiore;

Concentriamo la nostra attenzione sul quadrante numero 1. Quindi focalizziamoci sulle arterie freniche inferiori destra e sinistra, e su queste soltanto, “isolandole” dal resto. Quindi immaginiamo che sopra di esse ci sia un pilota di formula uno che schiaccia con il piede un grande pedale del freno, tutto fatto di ferro. Anche il casco del pilota è del colore del ferro (“inferiori” richiama “ferro”; che le arterie siano due, una destra e una sinistra, me lo ricorda la memoria naturale). Spostiamoci sull’arteria celiaca. Sopra di questa c’è un aeroplano con una grossa elica che ruota velocemente (“celiaca”� elica). Sull’a. gastrica di sinistra immagino Prodi, un politico di sinistra, che vi si arrampica, portando sulle spalle una pesantissima bombola del gas. Lo visualizzo con una corona in testa, così ricorderò che l’altro nome del vaso è a. coronaria dello stomaco. Infine osserviamo attentamente l’a. lienale (o splenica). Sul suo tortuoso decorso sta correndo una iena, che va a sbattere contro uno specchio (“splenica”� specchio). Passiamo al quadrante n° 2. Notiamo l’andamento parabolico e l’anastomosi delle arterie gastro-epiploica di sinistra e di destra. Immagino che sopra l’a. gastro-epiploica di destra (sulla sinistra del quadrante) ci sia Adolf Hitler, mentre sopra l’a. gastro-epiploica di sinistra (sulla destra del quadrante) visualizzo Ernesto Guevara. I

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due giocano a passarsi un sole, cioè un astro, facendolo rotolare sull’arteria. Immagino il sole con una pipa in bocca (“gastro”� astro e “epiploica”� pipa). Osserviamo il quadrante n°3. Nella biforcazione formata dalle arterie epatica di destra e di sinistra, come fossero due rami di un albero, immagino la mia amica Angela, annoiata e sonnecchiante, perché oggi si sente apatica. A svegliarla da questo torpore sta giungendo il priore di un monastero, intento ad arrampicarsi sul tronco dell’albero, che è in realtà l’a. epatica propria (“propria” mi richiama priore). Per quanto riguarda il 4° quadrante, concentriamoci sull’a. epatica comune. Immagino che sopra questo vaso ci sia il sindaco del mio paese, con tanto di fascia, che sta ballando. Il sindaco è la persona che associo al Comune. Poi osserviamo attentamente l’a. gastrica di destra. Visualizzo Silvio Berlusconi, che indossa una maschera antigas, scendere su di essa come su uno scivolo (“gastrica”� gas). Tra le mani stringe una grande pila Duracell (a. pilorica). Sull’a. gastro-duodenale immagino che si stiano arrampicando Stanlio e Olio, il noto duo. Stanlio, che sale per primo, porta sottobraccio una bombola del gas, che però goffamente gli scivola e cade in testa ad Olio, il quale inizia ad imprecare. Sopra l’a. pancreatico-duodenale postero-superiore immagino 2 cigni (immagine associata al numero 2), uno vestito da postino e l’altro da superman, che si contendono una pagnotta di pan carrè (“pancreatico”� pan, “duodenale”� due, “postero”� postino e “superiore”� superman). Ora non ci resta che ripassare le immagini che abbiamo visualizzato e vedrete che i nomi di queste arterie rimarranno indelebilmente impressi nella vostra memoria.

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VIII) ESAME AL MICROSCOPIO Memorizzare i vetrini Anche per memorizzare i vetrini utilizzeremo la strategia della parete-schermo, come per le formule chimiche e i grafici. Associamo al nome del preparato un’immagine EMAICE e la collochiamo al centro della stanza. Poi osserviamo con attenzione il vetrino e “creiamo” un’immagine per ogni componente del tessuto, derivante dal suo nome. Quindi disponiamo queste immagini sulla parete schermo, proprio come sono disposte le varie strutture istologiche presenti nel vetrino. Ecco qualche esempio: 1) Intestino tenue – Ileo [tratta da “Wheater Istologia e anatomia microscopica”, Barbara Young e John W. Heath, III edizione italiana, 2001, CEA, fig. 14.15 (b), p. 261.] Le sigle dell’immagine si riferiscono alle diverse strutture:

• Sr: sierosa; • ML : strato longitudinale della muscolatura; • MC : strato circolare della muscolatura; • S: sottomucosa, che è riccamente vascolarizzata; • MM : muscolaris mucosae; • PC: pliche circolari; • M : mucosa; • V: villi; • P: placche del Payer.

Al centro della stanza immagino un grande leone ruggente, che per assonanza mi richiama ileo. Costruiremo l’immagine a partire dal basso, parallelamente ad un attento studio del vetrino. Sulla parete, in basso, visualizzo uno strato di vecchie pietre erose dal tempo (sierosa, che richiama “erosa” per assonanza), sopra cui sta disteso il mio amico Matteo, il quale è molto alto e muscoloso (strato longitudinale della muscolatura; “longitudinale” mi fa venire in mente una persona molto lunga, cioè molto alta). Sopra Matteo ci sono tanti Arnold Schwarzenegger, il noto attore dalla notevole massa muscolare, messi in verticale, che giocano con le clave mentre stanno in equilibrio su un monociclo, fanno cioè dei giochi da circo (strato circolare della muscolatura; “circolare”� circo. Li immagino in verticale per somiglianza con la disposizione delle fibre muscolari nel vetrino). Sostenute dai numerosi Arnold Schwarzenegger sottostanti, visualizzo delle mucche che fanno stage diving, sulle cui corna sono infilzati dei pupazzi di neve, l’immagine che associo al numero otto (sottomucosa; “sotto”� otto, “mucosa”� mucche). Assurdamente tutte le mucche indossano una maglietta di Vasco Rossi, il cantante rock; così memorizzerò che la sottomucosa è riccamente vascolarizzata. Le mucche stringono fra le zampe delle lampade da parete, dette anche appliques. Non visualizzo delle appliques qualsiasi, ma proprio quelle di camera mia. Dai paralumi spuntano dei clown, che mi ricordano il circo (pliche circolari). Immagino le mucche e le appliques ricoperte da uno strato di muschio (muscolaris mucosae; nella figura lo strato della muscolaris mucosae è poco evidente, ma è comunque importante ricordarlo). Lungo i margini destro e

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sinistro delle appliques immagino tanti Willy Wonka, il protagonista del film “La fabbrica di cioccolato” (villi ). Infine, su un lato di una delle appliques visualizzo la jeep Mitsubishi Pajero, che ne sta scalando il margine (placche di Payer; “Payer”� Pajero). 2) Linfonodo [[tratta da “Wheater Istologia e anatomia microscopica”, Barbara Young e John W. Heath, III edizione italiana, 2001, CEA, fig. 11.8 p. 206.] Le sigle presenti sull’immagine indicano le seguenti strutture:

• C: capsula; • S: seno sottocapsulare; • Cr : zona corticale; • P: zona paracorticale; • F: follicoli; • T: trabecole; • M : zona midollare; • CM : cordoni della midollare; • I : ilo.

Al centro della stanza visualizzo una bellissima ninfa che si sta annodando i lunghissimi capelli (linfonodo; “linfo” mi richiama ninfa). L’immagine visualizzata sulla parete avrà forma ovoidale, per similarità con quella del linfonodo e la costruiremo partendo dal centro. Al centro della parete visualizzo un osso sezionato, in cui è ben visibile il midollo osseo (zona midollare). Fra le trabecole ossee ci sono delle grandissime e colorate corde da alpinismo arrotolate (cordoni della midollare). Tutto questo è circondato da un rigoglioso campo di ortiche (zona corticale; per assonanza “corticale” mi richiama “ortiche”). Nella zona del prato d’ortiche più vicina all’osso sezionato atterrano tanti sfortunati paracadutisti (zona paracorticale), mentre in quella più esterna visualizzo delle grandi bolle al cui interno c’è Friedrich Nietzsche, il quale indagò talmente a fondo l’animo umano da diventare folle. Lo immagino bere da una grande bottiglia di Coca Cola (follicoli ; “folli” mi richiama folle e da qui il filosofo tedesco. “Coli” mi richiama invece “cola” e da qui la nota bibita). Tutta l’immagine è racchiusa in una gigantesca capsula da medicinale, che visualizzo bianca e rossa. Dalla capsula partono delle grandi travi di legno, dirette verso l’interno, che arrivano fino all’osso sezionato, cioè la zona midollare (trabecole; “trabe”� travi) e che dividono il campo d’ortiche. Immagino poi di versare del vino sotto la capsula e lo vedo scorrere lungo il suo margine interno e poi lungo le travi, cioè le trabecole (seno sottocapsulare, che è in continuità con i seni trabecolari, non ben visibili nell’immagine. “S-eno”, mi richiama vino, poiché “eno” è il prefisso che indica il vino). A volte è utile ricordare alcuni particolari delle immagini che sono importanti dal punto di vista funzionale, nonostante non risultino evidenti nel vetrino. In questo caso è indispensabile ricordare

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la presenza e la disposizione spaziale del seno sottocapsulare e dei seni trabecolari. Queste sono le strutture che ricevono la linfa dai vasi linfatici afferenti che attraversano la capsula e hanno un’importantissima funzione all’interno del sistema immunitario. Infine, sulla destra dell’immagine, visualizzo un grande rocchetto di filo multicolore (ilo) che parte dall’osso sezionato e attraversa interamente il linfonodo fuoriuscendo dalla capsula (dall’immagine non è evidente). Oltre la capsula il rocchetto si sfilaccia in tanti fili. In questo modo ricorderemo i vasi efferenti, arteriosi, venosi e linfatici.

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IX) BIOPSIA POSITIVA Memorizzare vetrini patologici Per memorizzare i vetrini patologici utilizzeremo la stessa strategia dei vetrini normali, ponendo particolare attenzione sulle alterazioni del tessuto. Inizialmente associamo un’immagine al nome del vetrino e la poniamo al centro della stanza. Dopo aver osservato con attenzione il vetrino, creiamo delle immagini EMAICE derivate dai nomi delle caratteristiche istologiche e patologiche del preparato. Quindi le visualizziamo sulla parete, disposte con la stessa geometria delle strutture del vetrino. 1) Epatite da infezione di virus B [Fig. 18-18 A, p. 900, Robbins e Cotran, Le basi patologiche delle malattie, 7ª edizione, 2005, Elsevier.] Didascalia della figura: Il parenchima epatico mostra epatociti con diffuso citoplasma granulare, i cosiddetti epatociti a vetro smerigliato (ematossilina-eosina). Al centro della stanza visualizzo una grassa donna, messa di profilo e vestita da calciatore, poiché sta giocando una partita (epatite B; “epatite” mi richiama il termine partite; la formosa signora mi ricorda la lettera “B” per somiglianza del profilo). Il suo avversario è il vecchio globulo rosso del cartone animato “Siamo fatti così”, il quale ha una forte tosse, ed è intento a mangiare una grossa susina (ematossilina-eosina; “emato” mi ricorda il globulo rosso, un’ emazia e “eosina”� susina). Poi sulla parete visualizzo delle grandi bolle trasparenti, che rappresentano gli epatociti, tutte ripiene di grano (citoplasma granulare). Il citoplasma finemente granulare è determinato dalla presenza in esso di sfere e tubuli di HBsAg, “Antigene di superficie dell’epatite B”, ed è un’importante caratteristica di questa patologia. Non è necessario creare un’immagine per ricordare che le bolle indicano gli epatociti poiché, trattandosi di epatite, sono ovviamente gli epatociti le cellule interessate. 2) Amiloidosi del fegato [Fig. 6-52 A, p. 259, Robbins e Cotran, Le basi patologiche delle malattie, 7ª edizione, 2005, Elsevier.] Didascalia della figura: Sezione di fegato colorata con rosso Congo che mostra depositi di amiloide di colore rosso-rosa nella parete dei vasi sanguigni e lungo i sinusoidi. Al centro della stanza visualizzo King Kong, con il pelo di colore rosso (rosso Congo), che infilza con un grosso amo da pesca un enorme fegato (amiloidosi del fegato).

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Sulla parete immagino poi una grande distesa di carne macinata, che somiglia molto al parenchima epatico. In mezzo alla carne visualizzo dei vasi (vasi sanguigni) la cui apertura è tutta ricoperta da pasta al pomodoro (l’amiloide depositata lungo la parete dei vasi sanguigni; “amiloide” mi ricorda il termine amido, e da qui la pasta, alimento molto ricco di amido. Il pomodoro poi, essendo rosso, aiuta a memorizzare il colore dell’amiloide nel vetrino). Immagino anche numerose penne al pomodoro poste fra la carne macinata, che rappresentano l’amiloide depositata lungo i sinusoidi epatici. 3) Adenocarcinoma del colon [Fig. 7-7, p. 274, Robbins e Cotran, Le basi patologiche delle malattie, 7ª edizione, 2005, Elsevier.] Didascalia della figura: Tumore maligno (adenocarcinoma) del colon. Da notare che le ghiandole neoplastiche, in confronto a quelle di un tumore benigno ben definite e con l’aspetto di ghiandole normali, sono irregolari nella forma e nelle dimensioni e non ricordano le normali ghiandole del colon. Questo tumore è comunque considerato differenziato poiché si può osservare la formazione di ghiandole. Le ghiandole maligne hanno invaso gli strati muscolari del colon. Al centro della stanza visualizzo la morte, infatti “Ade”, il dio greco degli inferi, mi richiama la morte. Questa scuote veementemente il capo, facendo cenno di no, e poi con la falce trafigge un enorme carciofo che è legato a una colonna (adenocarcinoma del colon; “carcinoma”� carciofo). Sulla parete immagino una grande e fitta distesa di muschio (gli strati muscolari del colon invasi dalle ghiandole neoplastiche; “muscolare” mi richiama muschio). In mezzo al muschio immagino delle grandi e deformi ghiande di plastica, alcune allungate, altre a forma di U, ecc, disposte caoticamente come le ghiandole neoplastiche del vetrino. Applicare la tecnica di memorizzazione dei vetrini del Metodo Golfera consente di imparare un grande numero di preparati in poco tempo e di ricordarli perfettamente. Dato che la memorizzazione è stata efficace, i ricordi sono stati stabilmente impressi nella memoria a lungo termine e saremo quindi di grado di riconoscere immediatamente qualsiasi vetrino anche a distanza di anni. Inoltre non confonderemo mai una patologia con un altra, e questo aspetto è di fondamentale importanza nello studio della medicina e nella pratica della professione medica.

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ESEMPI NELL’ESERCIZIO DELLA PRATICA MEDICA I) CONOSCERE I PAZIENTI Memorizzare la storia clinica dei propri assistiti Immaginate una scena abituale: un vostro paziente entra nell’ambulatorio dove ricevete. Lo riconoscete, certo, ma quanto ricordate del suo decorso clinico, delle malattie di cui ha sofferto, degli esami a cui è stato sottoposto e delle cure che ha seguito? Ricordate tutto? Ovviamente no, per questo ci siamo dotati di supporti per la nostra memoria, in particolare del computer, dove schediamo e archiviamo ordinatamente tutti i particolari dei nostri assistiti. Immaginate nuovamente che la stessa persona varchi la porta del vostro studio e immaginate che tutti i dettagli della sua cartella clinica vi sovvengano alla mente in una frazione di secondo. Le patologie, i test diagnostici, le terapie, i precedenti familiari, le allergie a farmaci, tutto. Quanto potrebbe aiutarvi questo nella vostra professione? Io credo moltissimo. Conoscere approfonditamente i propri pazienti consente infatti di avere una visione chiara, accurata e immediata della persona. Questo costituisce un imprescindibile substrato per la formulazione della diagnosi e aiuta a evitare dimenticante che potrebbero rivelarsi pericolose, come l’allergia a un farmaco. Prescindere dal consultare il computer, visionare vecchi referti e interrogare nuovamente il paziente, essendo già tutto archiviato nella nostra mente, permette poi di risparmiare tempo e di evitare confusione. Inoltre una buona memoria è sinonimo di grande professionalità e consente una prontezza d’azione altrimenti impossibile, garantendo un miglior rendimento lavorativo e facendovi guadagnare la stima dei vostri pazienti, che vedranno in voi un medico capace, acuto e preparato. Il Metodo Golfera permette di memorizzare la storia clinica dei vostri pazienti in modo semplice ed efficace. Tutto ciò che dovrete fare, sarà associare delle immagini EMAICE agli aspetti importanti del decorso clinico del vostro assistito e farle interagire a due a due lungo le pareti di una stanza. Memorizzeremo qui di seguito la cartella clinica del signor Mario Rossi. Mario Rossi, 67 anni. Pensionato. Non fuma, beve 2 bicchieri di vino al giorno. Casi di ipertensione in entrambi i genitori. Nessuna allergia a farmaci accertata. In data 14/06/’99 il paziente lamenta dei forti mal di testa, con localizzazione occipitale. Insorgono al risveglio e aumentano di intensità, perdurando per tutta la giornata. Non rispondono ai FANS. La PA è di 170/110 mmHg. Il paziente non sapeva di essere iperteso. La diagnosi è di cefalea da ipertensione. Prescrivo Arimotel 5 mg e Navimox 25 mg. Consiglio monitoraggio quotidiano della pressione e richiedo esami del sangue e urine completi e ECG. Il giorno 01/07/’99 il sig. Rossi riferisce diminuzione del numero di episodi emicranici. PA 150/95 mmHg. Esami: colesterolo totale 257 mg/dL. ECG nella norma. Continuare terapia e monitoraggio della pressione, modificare alimentazione, attività fisica.

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Il 17/12/’02 il paziente riporta la frattura semplice di radio e ulna dx in seguito a incidente stradale. Non lamenta dolore. E’ stata applicata un’ingessatura al pronto soccorso. In data 16/01/’03 viene rimosso il gesso. La frattura si è completamente rimarginata e la capacità di movimento è stata completamente recuperata. Il giorno 28/01/’05 il sig. Rossi manifesta disfonia, dispnea, disfagia e dolore alla gola. Febbre 37,5 °C. Presenta edema laringeo. Diagnosi di laringite acuta. Prescrivo aerosol con Broncoril e Cortinox 5 mg per l’edema. Il 13/08/’05 il paziente lamenta minzione dolorosa e frequente accompagnata da ematuria. Nessun dolore al ventre o alla parete posteriore dell’addome. Essendo il primo episodio, propendo per una diagnosi di cistite acuta e prescrivo Noramicil 500 mg e Epitafene 3 mg come antispastico. In data 28/02/’06 il paziente riferisce perdita di sangue con le feci. L’esplorazione digitale dà esito apparentemente negativo. Richiedo colonscopia, esame del sangue completo con CEA, esame delle urine completo ed esame delle feci. Il giorno 17/03/’06 ricevo i risultati degli esami. Colonscopia positiva per polipi adenomatosi del retto, in numero di 15. CEA negativo. Presenza di sangue nelle feci. Richiedo una visita chirurgica urgente. Il giorno 24/03/’06 il paziente viene ricoverato per asportazione dei polipi adenomatosi del retto. Viene dimesso in data 27/03/’06. E’ stata effettuata la completa asportazione dei tumori. Il sig. Rossi appare in buone condizioni di salute. In data 13/05/’06 richiedo colonscopia, esame del sangue completo con CEA, esame delle urine completo ed esame delle feci per controllo. Il 26/05/’06 ricevo i referti. Gli esami sono negativi per poliposi. Colesterolemia 237 mg/dL. Il giorno 3/01/’07 il paziente lamenta una sindrome influenzale con febbre a 38 °C. Linfonodi sottomandibolari lievemente ingrossati. Consiglio antipiretici a bisogno. Richiedo esami di controllo per poliposi rettale. Il 31/01/’07 i referti sono negativi. Glicemia e colesterolemia nella norma. Il sig. Rossi manifesta insonnia. Prescrivo Dormilen 2 mg alla sera. PA 140/90. Il giorno 30/07/’07 richiedo esami di controllo per poliposi adenomatosa rettale. Visiono i referti in data 27/08/’07. Gli esami hanno tutti esito negativo. Nella memorizzazione della storia clinica di un proprio paziente è sufficiente ricordare mese e anno in cui è avvenuto un episodio rilevante. Oltre alla data è utile ricordare la diagnosi, la terapia farmacologica ed elementi rilevanti emersi dagli esami, come l’iperglicemia. All’estremità sinistra della prima parete visualizzo il paziente, in questo caso Mario Rossi, dentro una grande botte (67 anni; 67� botte). All’interno della botte c’è anche mio padre, che è pensionato, il quale spegne una gigantesca sigaretta (non fumatore) dentro un larghissimo bicchiere di vino, dove sta nuotando un cigno nero (2 bicchieri di vino al giorno; 2� cigno nero). Pensando al mese di giugno mi viene in mente uno studente molto felice perchè è finita la scuola. Immagino quindi che il cigno esca dal bicchiere e si metta a giocare con questo alunno felice, il quale sta fumando la pipa (giugno del ’99; 99� pipa). Il bimbo passa la pipa a Papa Benedetto XVI (PA, che richiama il termine Papa. La memoria naturale ci ricorderà che si tratta della pressione arteriosa), il quale tiene in mano una grande tazza di colore lilla (170 mmHg; 70� tazza e il lilla è colore associato al numero 1). Il Papa

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lancia la tazza in aria e questa viene presa al volo da un cowboy con un lazo di colore lilla (110 mmHg; 10� lazo). Il cowboy prende poi al lazo il senatore Andreotti, noto per le sue forti cefalee, il quale sta tendendo un gigantesco elastico (cefalea da ipertensione). L’elastico gli scappa di mano e colpisce la mia amica Arianna, soprannominata Ari, che tiene in mano l’insegna di un motel, sopra cui c’è un cavalluccio marino (Arimotel 5 mg; 5� cavalluccio marino). Il cavalluccio salta sopra una nave, sulla cui prua c’è un grande quadro naif (Navimox 25 mg; 25� naif). Il mese di luglio mi richiama un bambino che sta costruendo un castello di sabbia in riva al mare. Immagino quindi che la nave travolga il castello di sabbia del bambino, anch’egli intento a fumare la pipa (luglio ’99). Il bambino salta in braccio al Papa, che indossa un grande fez di colore lilla e sta ballando con un puffo (PA 150/95 mmHg; 50� fez, 95� puffo). Il puffo scappa e si nasconde dietro mia zia Ester, che immagino gigantesca (colesterolo totale). Da sotto la sua gonna esce volando una fata, tutta vestita di nero (257 mg/dL; 57� fata, il nero è il colore associato al numero 2), e si va a posare sulla spalla di Babbo Natale, il quale ricorda il mese di dicembre. Quest’ultimo è seduto sul dorso di un elefante dalle enormi zanne (dicembre ’02; 02� zanna). Il pachiderma, con un colpo di proboscide, rompe una radio e un’urna funeraria tenute in mano da Gianfranco Fini, un politico di destra (frattura radio e ulna dx ). Allora Fini si azzuffa con la befana, che associo al mese di gennaio (gennaio ’05; 05� zuffa) e la spinge contro una gigantesca aringa. Questa indossa un buffo cappellino da festa di compleanno, di forma tipicamente acuta (faringite acuta) e si mette a bere una bottiglia di vino Ronco (Broncoril ). Essendo un po’ brilla, l’aringa travolge una cortina, cioè una tenda, di colore fucsia (Cortinox 5 mg; il fucsia è il colore associato al numero 5). Da sotto la tenda esce una grande aragosta, che mi ricorda il mese di agosto per assonanza. Il crostaceo si azzuffa con mia nonna (agosto ’05), che tiene in mano una grande cesta di forma acuta (cistite acuta). Dalla cesta esce la mia amica Nora, che lancia un micio, cioè un gatto, a Zazà, l’ispettore Zenigata di Arsenio Lupin, il quale indossa un assurdo completo fucsia (Noramicil 500 mg; 00� Zazà). Zazà prende il gatto e si mette a incidere un epitaffio su una lapide di colore marrone (Epitafene 3 mg; 3� marrone). Dalla tomba esce un marziano, che ricorda il mese di marzo, il quale si mette a ballare con Belzebù (marzo ’06; 06� zebù). Il diavolo si trasforma in un polpo e stringe con i suoi tentacoli Ade, che identifico con la morte, con i caratteristici falce e mantello. Questa scuote veementemente il capo, dicendo “no”! a un matto posto a fianco a lei, che se ne sta completamente eretto (polipi adenomatosi del retto; ade-no-matosi� matto). Il matto spinge un elfo (15; 15� elfo) contro Omar, un mio amico nigeriano di pelle nera, che indossa la divisa di un soldato della NATO e si corica su un letto d’ospedale (ricovero dal 24 al 27;24� nero, 27� nato). A Omar viene consegnata una pizza da asporto da mio zio, che immagino enorme, cioè uno zione (asportazione). Il mese di maggio ricorda la SS. Vergine Maria, poichè questo mese è tradizionalmente dedicato al culto della Vergine. Immagino quindi mio zio che si mette a ballare con la Vergine Maria e, paradossalmente, anche con Belzebù (maggio ’06). Quest’ultimo si traveste da controllore dei treni e viene interrogato da un professore, poiché sta sostenendo un esame, ma viene bocciato (esami di controllo negativi). Il prof. sgrida mia zia Ester, la quale salta in sella a una moto nera (colesterolemia 237 mg/dL; 37� moto) e con questa travolge la befana, mentre urla “zitti”! (gennaio ’07; 07� zitti) a una classe di alunni, che stanno tutti starnutendo e hanno un grande termometro in bocca (sindrome influenzale). Gli allievi sono intrattenuti dal mago Silvan (38 °C; 38� mago); anch’egli viene interrogato da un professore e viene bocciato (esami negativi). Il prof. ha gli occhi gonfissimi e arrossati poiché non dorme da un mese

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(insonnia) e si mette quindi a dormire sopra un grande cigno nero, che gli fa da cuscino (dormilen 2 mg). Dopo aver memorizzato la cartella di un paziente con il Metodo Golfera, ricorderemo perfettamente il suo decorso clinico. Nel momento in cui lo rivedremo e dovremo memorizzare nuovi elementi del suo caso, sarà sufficiente collocare in una stanza la figura del paziente e creare delle immagini EMAICE per ricordare, ad esempio una nuova patologia, gli interventi effettuati, gli esami richiesti o una nuova terapia. Automaticamente questi nuovi dati si andranno ad aggiungere a quelli già memorizzati, permettendoci di avere sempre una visione chiara e ordinata della situazione. Ad esempio, si presenta nel vostro studio la signora Maria Bianchi, lamentando dolore al quadrante superiore di destra, che si manifesta intenso e improvviso e dispepsia. Procedete con auscultazione toracica e addominale, palpazione addominale e infine richiedete esami del sangue completi e una ecografia, sospettando dei calcoli biliari. Le prescrivete Bascoril 5 mg per il dolore, nell’attesa dei risultati dell’ecografia. All’interno della prima stanza visualizzate la vostra paziente, Maria Bianchi , che si stringe l’addome in alto a destra per il dolore (dolore al quadrante superiore dx) e beve una gigantesca lattina di pepsi (dispepsia). Maria si mette poi ad ascoltare (auscultazione) un discorso di Quentin Tarantino, il regista di Pulp Fiction (palpazione, che richiama Pulp per assonanza). Quest’ultimo sta facendo degli esami di laboratorio su un’enorme ampolla di liquido rosso (esami del sangue) e poi emette un forte urlo che echeggia per tutta la stanza (ecografia). Il regista urla contro un bambino, il quale sta contando delle grandi biglie (calcoli biliari ). Il bambino comincia quindi a giocare con un grande cavalluccio marino, che indossa un basco (Bascoril 5 mg). Visitate poi il signor Giuseppe Bianchi, che riferisce marcata sonnolenza, intolleranza al freddo e stipsi. Il paziente si manifesta pallido e presenta un aumento ponderale. Alla palpazione la tiroide appare ingrossata. Sospettando un caso di ipotiroidismo, richiedete esami del sangue completi, con dosaggio di TSH, T3 e T4. Nella seconda stanza immaginate il signor Giuseppe Bianchi, che sta dormendo (sonnolenza). Poi si sveglia e distrugge con un enorme martello un gigantesco cubetto di ghiaccio (intolleranza al freddo) e un water (stipsi). Dai cocci della tazza distrutta esce Giampiero Galeazzi (aumento ponderale) che ha un vistoso gozzo tiroideo (tiroide ingrossata). Il giornalista sportivo tira un pallone sotto al tavolo (ipotiroidismo ; “ipo”, dal greco hypò “sotto” e “tiro” richiama il verbo tirare) dove un chimico sta analizzando del sangue (esami del sangue). I chimico indossa una vistosa T-shirt verde (TSH) e, con un grande forcone marrone (T3), infilza una sedia rossa (T4). Una volta memorizzati gli aspetti che ci interessano, non dovremo più ripensare alle immagini che abbiamo creato per ricordare la sua storia clinica. Le immagini sono infatti un mezzo per portare le informazioni nella memoria a lungo termine e, dopo aver svolto la loro funzione, posso essere dimenticate.

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II) UN MNEMONISTA IN CORSIA Memorizzare un caso clinico. I casi clinici rivestono una particolare importanza nella formazione e nell’aggiornamento professionale. Ogni caso è infatti un utilissimo ripasso e revisione delle proprie conoscenze in numerosi ambiti della scienza medica. In poche righe emergono concetti di anatomia, patologia, semeiotica, farmacologia, diagnostica e molte altre discipline. La memorizzazione dei casi clinici con il Metodo Golfera offre quindi un grande vantaggio. Ottimizziamo infatti il processo di ripasso e revisione dei concetti, ricordandoli per sempre e facendo nostra l’utilissima esperienza di altri professionisti. Questo ci permette di affrontare con sicurezza e preparazione qualsiasi situazione ci si presenti di fronte e di agire sempre con prontezza e organizzazione. Il metodo da utilizzare per memorizzare i casi clinici, analogamente alle cartelle cliniche dei pazienti, è quello della memorizzazione di testi. Dato che questi sono ricchi di numeri, è utile conoscere a fondo l’alfabeto fonetico e le immagini per i numeri da 00 a 99. 1)Paziente con tromboembolia polmonare Il paziente è una donna di 67 anni. Anamnesi patologica remota: emergono allergia alla calcitonina e appendicectomia a 16 anni. A 69 anni asportazione chirurgica di un angioma cavernoso del soma di D4 per compressione midollare. Vengono riferite ulcera peptica da cinque anni e flebotrombosi dell’arto inferiore sinistro tre anni prima. Nessuna patologia cardiopolmonare riferita. Nessun trattamento farmacologico a domicilio. Anamnesi patologica prossima: giunge al Pronto Soccorso per sintomatologia caratterizzata da epigastralgia, nausea, dispnea prima da sforzo poi a riposo, accompagnata da ortopnea. Tre giorni prima ha rilevato un gonfiore alla gamba destra poi regredito spontaneamente. Esame obiettivo: paziente in condizioni leggermente scadute, PA 110/90, FC 150 bpm, azione cardiaca totalmente aritmica, lieve dispnea a riposo con ortopnea, dubbia venostasi giugulare. Al torace ottusità con innalzamento della base polmonare destra, MV ridotto su tutto l’ambito, rantoli crepitanti sparsi sui campi polmonari inferiori. L’addome è globoso, trattabile non dolente, ipertimpanico con peristalsi presente, il margine inferiore del fegato è a circa tre dita dall’arcata costale sulla linea emiclaveare, la superficie è liscia e la consistenza aumentata. E’ presente una lieve succulenza bimalleolare, i segni di Bauer ed Homan sono assenti bilateralmente. I polsi arteriosi periferici sono presenti, normosfigmici, simmetrici.

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ECG: l’ECG evidenzia una fibrillazione atriale a rapida risposta ventricolare con un QS in V1-V2-V3 come da pregressa necrosi antero-settale ed alterazioni aspecifiche della ripolarizzazione ventricolare in sede inferiore. La paziente nega di avere mai avuto in passato episodi di fibrillazione atriale o di altra aritmia cardiaca. Analisi di laboratorio : le analisi di laboratorio evidenziano una lieve iperglicemia (176 mg/dl), un aumento della GPT (88 U/L) mentre nella norma risultano gli enzimi di dispersione miocardica e l’amilasi. L’emogasanalisi in O2 evidenzia un’alcalosi respiratoria parzialmente compensata con un’ipossiemia: pH 7,457, PaO2 63 mmHg, PaCO2 31,7 mmHg, HCO3

− 22,7 mmol/L, BE 1,4 mmol/L, sO2 93,1%. Rx torace: l’Rx del torace eseguita al letto della paziente mostra un’immagine cardiaca nettamente ingrandita in toto con ili congesti, disegno broncovasale accentuato nei campi medio-basali e versamento pleurico basale destro. Il radiologo conclude per un quadro di edema polmonare acuto. Il D-dimero ELISA plasmatico del fibrinogeno ha un valore di 700 ng/ml e non esclude la diagnosi di malattia tromboembolica. Ecocardiogramma: l’ecocardiogramma transtoracico mostra essenzialmente una dilatazione delle cavità destre con un’insufficienza tricuspidale di grado moderato ed esclude la presenza di versamento pericardico. Si decide quindi di sottoporre la paziente ad un’indagine “gold standard” che consenta di effettuare la diagnosi differenziale tra tromboembolia polmonare ed edema polmonare acuto. La paziente viene pertanto sottoposta a flebografia (iliacografia e cavografia inferiore) ed angiografia polmonare. Angiografia polmonare: l’indagine angiografica evidenzia dei difetti di riempimento a carico dei rami superiori dell’arteria polmonare sinistra e di quelli medi ed inferiori della destra. Durante l’indagine angiografica si esegue la trombolisi locoregionale. La cavografia inferiore mostra la presenza di difetti di riempimento a livello della vena iliaca comune sinistra. Si posiziona anche un filtro cavale sotto lo sbocco delle vene renali. L’angiografia polmonare conferma l’ipotesi di tromboembolia polmonare submassiva, poichè si è manifestata clinicamente senza shock circolatorio o arresto cardiaco. Terapia: viene somministrata Eparina sodica ev. [Tratto da www.xagena.it, nello specifico www.xagena.it/murri/murr0012.htm, di proprietà di Xagena srl, via Quadronno 9, 20112 Milano, tel. 0258430029, 0258325834.] Fra i termini chiave inseriamo anche i vari esami (ECG, analisi di laboratorio, ecc) ai quali la paziente è stata sottoposta. Questo perchè nel memorizzare il caso clinico, è importante ricordare i vari test che il collega ha ritenuto opportuno effettuare.

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Includendo anche questi, avremo una visione migliore e più completa del decorso clinico del paziente. Potremo inoltre riproporre le stesse metodologie operative qualora si presentasse un quadro clinico simile, poiché le abbiamo memorizzate perfettamente. All’estremità sinistra della parete visualizzo mia mamma (donna) all’interno di una botte (67 anni; la botte è l’immagine associata al numero 67) che addenta un panino emettendo il tipico verso “Ammm” (anamnesi; il termine mi richiama “ammm” per assonanza). Dopodiché starutisce addosso a Ronaldo, un calciatore (allergia alla calcitonina), che calcia un pallone contro un uomo delle caverne, il quale sta mangiando una bistecca (angioma cavernoso). Dopo essere stato colpito, prende un arco rosso (D4; l’arco, per somiglianza delle forme, richiama la lettera “D” e il rosso è il colore associato al numero 4) e lancia una lattina di pepsi, come fosse una freccia, contro Lorenzo, un mio amico che ha avuto recentemente un’ulcera (ulcera peptica). Lorenzo ha una flebo attaccata alla gamba sinistra ed è intento a suonare la tromba (flebotrombosi dell’atro inferiore sinistro ). Smette quindi di suonare e rinchiude in un baule il mio cardiologo, che sta fumando una gigantesca sigaretta Pall Mall (nessuna patologia cardiopolmonare; il mettere delle immagini in un baule permettfrequenzae di ricordare che queste sono assenti nel quadro clinico). Lorenzo chiude nel baule anche una gigantesca scatola di Aspirina (nessun trattamento farmacologico). Dei termini successivi possiamo fare l’acronimo, che è EPINA DIO. Immagino quindi che dal baule esca Pina, la moglie di Fantozzi, la quale tiene in mano un forcone e un crocifisso. Il forcone richiama per similarità delle forme la lettera “E” (epina), mentre il crocifisso ricorda “Dio”. Con questo semplice acronimo abbiamo memorizzato ben 4 termini, cioè epigastralgia, nausea, dispnea e ortopnea. Pina colpisce con il crocifisso un professore universitario, che ha un bersaglio disegnato sulla camicia, poiché egli è un obiettivo (esame obiettivo; associo “esame” al professore). Quest’ultimo aziona una pressa che schiaccia la Pietà di Michelangelo, una splendida opera d’arte (pressione arteriosa). Dai resti della statua esce un cowboy, che fa roteare in aria un lazo color lilla (110; il lazo è l’immagine associata al numero 10) e si getta dentro un pozzo (90). Dal pozzo sbuca fuori mio padre (per il coinvolgimento emotivo) che tiene in mano una grande radio (frequenza) e indossa un grande fez di colore lilla (150). Si mette poi a suonare la chitarra, palesemente fuori tempo (aritmia ) e, irritato da questo fatto, la rompe sul dorso di un toro, che immagino essere tonto (ottusità del torace). Il toro emette dei forti rantoli mentre mangia delle crepes (rantoli crepitanti ) e le lancia poi contro la pancia di Giampiero Galeazzi (addome globoso) il quale si mette a suonare un gigantesco timpano, cioè un tamburo (ipertimpanico) assieme a Indiana Jones, un personaggio molto coraggioso (fegato; associo il fegato a una persona coraggiosa). Quest’ultimo brandisce un grande forcone (3 dita; è sufficiente memorizzare il numero 3, perchè per ricordare il resto ci verrà in aiuto la memoria naturale) con il quale punge un cane che si mette a abbaiare (segno di Bauer; “Bauer” richiama per assonanza il verso del cane). Il cane salta dentro un baule dove c’è uno yoghi raccolto in meditazione, che ripete il tipico mantra “Om” (segno di Homan; “Homan” ricorda Om per assonanza). Immagino che il baule si chiuda, così ricorderemo che questi due segni sono assenti in questo caso clinico.

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Dal baule escono Aldo, Giovanni e Giacomo, il trio comico, i quali leggono un enorme tracciato elettrocardiografico (ECG). Immagino i tre emozionatissimi e in fibrillazione per l’imminente entrata in scena (fibrillazione atriale ; “atriale”� trio). Grazie al Metodo Golfera saremo in grado di memorizzare perfettamente ogni informazione di qualsiasi caso clinico e non rischieremo mai di fare confusione. In questo caso ad esempio, sarà impossibile ricordare che la paziente manifestava fibrillazione ventricolare. Se così fosse stato infatti, avremmo visualizzato Aldo, Giovanni e Giacomo con dei ventri pronunciatissimi. I tre spingono Giuliano Ferrara, il giornalista dal pronunciato ventre, il quale comincia a correre velocemente (rapida risposta ventricolare) ma va a sbattere contro un chimico, che sta facendo delle analisi di laboratorio. Questo estrae dalla tasca una gigantesca zolletta di zucchero (iperglicemia) e la mette dentro un tubo di colore lilla (176 mg/dl; 76� tubo, il lilla è il colore associato al numero 1). Il tubo è tenuto in mano da Geppetto, il “padre” di Pinocchio, che si mette a fare una gag con Charlie Chaplin (GPT 88 U/L; 88� gag). Quest’ultimo si mette poi a ballare con un alcalde spagnolo, il quale inspira ed espira vistosamente e rumorosamente (alcalosi respiratoria ). Immagino che l’alcalde sia seduto sopra al commissario Rex, che abbaia contro un toro (rx torace). Il toro incorna un enorme cuore (cardiomegalia; il termine non è presente nel testo, ma riassume il senso del brano) e dai fori praticati dalle corna escono moltissimi fili colorati, che si ingarbugliano e formano un grande mucchio (ili congesti; “ili” � fili. Il mucchio di fili ingarbugliati rende l’idea della congestione). Dalla montagna di fili esco io, che faccio versamento in banca, dando una valigetta piena di euro a un banchiere. Il banchiere è Gianfranco Fini, il politico di destra, che sta in piedi sopra una base da baseball (versamento pleurico basale destro; “pleurico”� euro). Fini prende la valigetta e la porge alla mia amica Elisa (D-dimero ELISA plasmatico del fibrinogeno), la quale è appena stata arrestata da Zazà, l’ispettore Zenigata di Arsenio Lupin. Lo immagino indossare un buffo completo turchese (700 ng/ml; 00� Zazà, il turchese è il colore associato al numero 7). Zazà urla al mio cardiologo, e il grido echeggia nella stanza (ecocardiografia). Il cardiologo allora allunga dei cavi tenuti in una mano da Silvio Berlusconi, il noto politico di destra (dilatazione delle cavità destre; “cavità”� cavi), che nell’altra mano stringe una pagella con un 3 scritto sopra, una grave insufficienza. Con la pagella colpisce in testa tre arabi intenti a mangiare del cuscus (insufficienza tricuspidale) i quali, per il disappunto, lanciano il cuscus contro un angelo, che sta fumando una gigantesca sigaretta Pall Mall (angiografia polmonare). Immagino l’angelo mentre tenta di riempire dei secchi d’acqua, ma la rovescia tutta fuori (difetti di riempimento). I secchi sono tenuti in mano da Superman e da Romani Prodi, il politico di sinistra (rami superiori dell’arteria polmonare sinistra ). Quest’ultimo taglia a metà con un’ascia un grande cancello in ferro, che cade travolgendo Gianfranco Fini (rami medi ed inferiori della destra; “inferiori”� in ferro). Fini si rialza e comincia a suonare la tromba, dalla quale escono delle grandi bolle. Queste esplodono al contatto con la sigaretta Pall Mall di un sub, che sta sorreggendo un enorme masso (tromboembolia polmonare submassiva). Il sub lancia lontano il masso e si mette a giocare a morra cinese con il mio amico Andrea (per il coinvolgimento emotivo), ma la partita finisce pari. Allora Andrea lancia un enorme uovo sodo in testa ad Eva, la compagna di Adamo (Eparina sodica ev; “eparina”� pari, “sodica”� uovo sodo e “ev”� Eva).

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III) PRINCIPIO ATTIVO: MEMORINA Memorizzare le proprietà di un farmaco Il farmaco è il rimedio principe per la maggior parte delle patologie conosciute. Conoscere le caratteristiche dei medicinali è quindi molto importante per poter prescrivere sempre la cura migliore e sapere quali sono le controindicazioni, le interazioni e gli effetti collaterali che potrebbero colpire il paziente. Questo è molto utile anche nella diagnosi, poichè permette di non confondere un sintomo di una malattia con un effetto collaterale di un farmaco che il paziente sta assumendo. In questa sezione impareremo a memorizzare le caratteristiche salienti dei farmaci, come il meccanismo d’azione, le indicazioni terapeutiche, la posologia, ecc. Dobbiamo estrapolare dal foglietto illustrativo tutti gli aspetti del farmaco che vogliamo ricordare. Quindi associamo a ciascuno un’immagine EMAICE e disponiamo queste all’interno di una stanza, facendole interagire in sequenza. I nomi dei farmaci sono opera di fantasia e non esistono in commercio. 1)Silquarel 28 cpr riv 5 mg Principio attivo Bisoprololo Meccanismo d’azione Betabloccanti. Indicazioni terapeutiche Trattamento dell’insufficienza cardiaca cronica in aggiunta a terapia con ACE inibitori. Controindicazioni Shock cardiogeno, blocco atrio-ventricolare di II o III grado, sindrome del nodo del seno, bradicardia, acidosi metabolica. Silquarel non deve essere usato durante la gravidanza e l’allattamento. Effetti indesiderati Comuni: diarrea, vomito, nausea. Non comuni: bradicardia, disturbi della conduzione atrio-ventricolare, alterazioni dell’apparato uditivo e vestibolare. Rari: aumento degli enzimi epatici (ALAT, ASAT), aumento di trigliceridi. Interazioni Associazioni non raccomandate sono con farmaci Calcio-antagonisti, antiaritmici di classe I, farmaci antiipertensivi che agiscono centralmente, FANS.

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Posologia 5 mg una volta al giorno per 4 settimane. Se ben tollerato aumentare a 10 mg una volta al giorno per la terapia di mantenimento. Modalità di assunzione Le compresse di Silquarel devono essere assunte per via orale al mattino e possono essere assunte con il cibo. Devono essere deglutite e non masticate. Lungo la prima parete immagino la mia amica Silvia intenta a dipingere un grande quadro ad acquerelli (Silquarel). Salta poi sul dorso di un bisonte che sta allattando la sua prole (Bisoprololo). Nel gruppo di piccoli bisonti c’è Eta Beta, il personaggio disneyano, che scappa via, ma viene subito bloccato da un vigile con una grande paletta in mano (betabloccanti). Quest’ultimo indica con un lunghissimo dito (indicazioni terapeutiche) il mio cardiologo di fiducia, il quale stringe fra le mani la pagella, dove c’è scritto un grande numero quattro, cioè un’insufficienza. Immagino anche che indossi un buffo cappello da festa di forma conica (insufficienza cardiaca cronica). Il cardiologo si mette poi a ballare con l’anziana signora della pubblicità della candeggina ACE (ACE inibitori ), la quale danza con tanta foga da andare a sbattere contro dei grandi cartelli stradali, cioè delle indicazioni (controindicazioni). La signora si rialza e con un taser dà la scossa a un altro cardiologo, posto sempre lungo la parete, più a destra rispetto a lei (shock cardiogeno). Del termine successivo, blocco atrio-ventricolare, è possibile fare l’acronimo, che è BAV. Immagino quindi che dalla bocca del cardiologo, a causa dello shock, esca un fiume di bava, che travolge un grande cigno nero, il quale brandisce un forcone (blocco atrio-ventricolare di II o III grado ). Con questo punge Sofia Loren, che ha una grandissima fascia annodata sul petto (sindrome del nodo del seno). Immagino che la nota attrice stia cavalcando un bradipo (bradicardia ), il quale è gravido (gravidanza) e si mette a mungere una mucca (allattamento; associo la mucca al latte). La mucca calcia un pallone con un tiro a effetto colpendo un bambino che sta soffiando sulle candeline di una torta e esprimendo un desiderio (effetti indesiderati; l’immagine di per sé indica il termine “desiderati”, ma la memoria naturale ci ricorderà che si tratta invece del suo opposto). Il bambino salta allora in braccio al sindaco del mio paese (comuni; associo la figura del sindaco al comune). Anche per gli effetti indesiderati comuni possiamo fare l’acronimo, che risulta essere DIVONA. Immagino quindi il sindaco che si mette a ballare con una altissima Valeria Marini, cioè una divona (diarrea, vomito, nausea). Quest’ultima spinge via il sindaco (non comuni) e salta sul dorso di un bradipo (bradicardia ) che morde sulle caviglie Mike Bongiorno, il quale sta conducendo La ruota della fortuna. I concorrenti sono Aldo, Giovanni e Giacomo, il trio comico. Immagino i tre con dei ventri enormi (disturbi della conduzione atrio-ventricolare; “atrio”� trio e “ventricolare”� ventri) sui quali sono assurdamente infilati degli anelli dalle gigantesche rarissime pietre preziose (rari ). Con questi colpiscono un grandissimo condor, che è ovviamente alato (aumento degli enzimi epatici ALAT; è sufficiente memorizzare il termine “ALAT”, poiché la memoria naturale ci aiuterà a ricordare tutto il resto) e stringe con il becco un gigantesco rullino (ASAT; questo richiama per assonanza il termine “asa”, l’unità di misura della sensibilità alla luce delle pellicole fotografiche. Da qui il rullino). Il condor lancia poi il rullino contro una pianta di glicine, che ha tre enormi fiori (aumento di trigliceridi ). Da questa esce Materazzi, il giocatore dell’Inter, che

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compie una spettacolare azione di dribbling (interazioni). Purtroppo il mio vicino di casa gli prende il pallone e lo fora, poiché odia il calcio (farmaci Calcio-antagonisti). Poi distrugge una Fiat Ritmo con una grandissima candela lilla (antiaritmici di classe I) e da questa esce il mio amico Enrico, il quale è molto teso, cioè iperteso, poiché deve dare un esame. Lo immagino lanciare una gigantesca freccetta e colpire il centro di un bersaglio (farmaci antiipertensivi che agiscono centralmente) che cade per l’urto, travolgendo dei fans dei Pink Floyd (FANS). Uno di questi si mette a posare, essendo un modello (posologia), assieme a un cavalluccio marino fucsia (5mg) che tiene con la coda una gigantesca candela lilla (una volta al giorno). Con questa da fuoco a mio zio Settimo, il quale sta danzando sopra una grande sedia rossa (4 settimane). Quest’ultimo, con un lazo (10 mg; il lazo è l’immagine associata al numero 10), prende una grande candela lilla (una volta al giorno), lanciandola nella bocca di un sole (assunzione per via orale al mattino; il sole è l’immagine che associo al termine “mattino”)

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IV) AGGIORNA-MENTI Memorizzare un articolo di aggiornamento scientifico Utilizzando il Metodo Golfera possiamo memorizzare facilmente articoli di carattere medico-scientifico e ricordare per sempre il contenuto e le nuove nozioni apprese. Tutto ciò che dobbiamo fare è leggere un paragrafo e estrapolarne i concetti chiavi. Associamo quindi a questi delle immagini EMAICE e le facciamo interagire a coppie lungo le pareti di una stanza. Procediamo poi alla lettura del paragrafo successivo ripetendo l’operazione. Grazie alle straordinarie capacità della memoria che ognuno di noi possiede, riassunte nel pittoresco nome di “Formula del primo bacio”, ricorderemo anche il contenuto di quel paragrafo. Cellule staminali, BPCO ed enfisema polmonare

Esistono alcuni studi preliminari che suggeriscono l’esistenza di un’alterazione delle cellule staminali polmonari nei pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e/o enfisema polmonare. Tutti questi studi, tuttavia, hanno numerose limitazioni, in particolare nessuno ha un adeguato gruppo di controllo che permetta di attribuire le anomalie osservate direttamente alla patologia polmonare invece che, ad esempio, all’età dei soggetti, alla loro abitudine tabagica e/o al grado di ipossiemia arteriosa. I fattori di crescita delle cellule endoteliali dei vasi sanguigni e linfatici (VEGF [vascular endothelial growth factor, nda], così chiamati perchè inizialmente purificati e studiati sulle cellule endoteliali dei vasi sanguigni) sono un gruppo di molecole correlate strutturalmente e funzionalmente, in grado di mobilizzare, reclutare e differenziare le cellule staminali endoteliali provenienti dal midollo osseo nelle arterie polmonari. E’ stato recentemente ipotizzato che la necrosi dei setti alveolari presente nei pazienti con enfisema polmonare possa essere causata dalla diminuzione di VEGF-A, il principale dei VEGF finora caratterizzati, e del suo recettore VEGF-R2 nelle cellule endoteliali dei capillari sanguigni alveolari, con conseguente aumentata morte delle cellule endoteliali e distruzione dei setti alveolari. Questo potrebbe contribuire alla patogenesi dell’enfisema polmonare nei pazienti con BPCO. In un recente studio condotto da Palange e coll., seppure con significative limitazioni, si è notato che le cellule staminali emopoietiche totipotenti (CD34+) e le cellule staminali endoteliali del sangue venoso periferico sono significativamente diminuite nei pazienti con BPCO di grado moderato-severo rispetto a un gruppo di controllo. Per contro, il danno ripetuto indotto dalle elevate concentrazioni del fumo di sigaretta sembra rappresenti uno stimolo per il rilascio di mediatori, come VEGF, mentre il numero di cellule staminali endoteliali circolanti si

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correda con il grado di ipossiemia arteriosa, indipendentemente dal tipo di patologia che l’ha causata.

[Tratto dall’articolo “Cellule staminali e patologia polmonare nell’adulto” di G. Caramori et al., pubblicato su “Aggiornamento medico”, vol. 32 n° 1, gennaio 2008, Editrice Kurtis.] Man mano che leggete i paragrafi, individuate per ogni passo i termini chiave e associate a ognuno di questi un’immagine EMAICE. I termini chiave sono:

1. Alterazione delle cellule staminali polmonari; 2. BPCO; 3. Limitazioni; 4. VEGF; 5. Necrosi dei setti alveolari; 6. Diminuzione di VEGF-A; 7. Diminuzione di VEGF-R2; 8. Diminuzione di CD34+ con BPCO; 9. Fumo di sigaretta; 10. Rilascio di mediatori.

Lungo la prima parete visualizzo Stam, il difensore del Manchester United, molto alterato, cioè arrabbiato. Immagino che stia telefonando con il cellulare e fumando una gigantesca sigaretta Pall Mall (alterazione delle cellule staminali polmonari). Stam passa la sigaretta una donna molto formosa, messa di profilo, che tiene in mano un gigantesco pacco (BPCO; la lettera “B” richiama una donna formosa per la somiglianza delle forme. “PCO” richiama il termine “pacco”). La donna comincia a correre, ma va a sbattere contro un cartello stradale di limite di velocità (limitazioni ), che cade in testa a un gondoliere veneziano che indossa la maglietta del grande fratello (VEGF; VE è la targa di Venezia, da qui il gondoliere. GF è l’acronimo di Grande Fratello). A bordo della gondola guidata dal gondoliere c’è un negromante con il suo cane, un setter inglese, che tiene in bocca un grande alveare (necrosi dei setti alveolari; “necrosi”� negromante e “setti”� setter). Il setter morde un altro gondoliere con la maglietta del Grande Fratello, il quale sventola una bandiera che porta il simbolo della A degli anarchici. Appena quest’ultimo viene morso, la sua altezza si dimezza (diminuzione di VEGF-A) e, per il disappunto, colpisce con la bandiera il mio amico Roberto, che porta sulle spalle un grande cigno nero (diminuzione di VEGF-R2; associo il nome di Roberto alla lettera R. Di per sé l’immagine rappresenta solo R2, sarà poi la memoria naturale a ricordarci i rimanenti termini). Il cigno vola via e si posa sulla spalla di un marinaio, che tiene in mano un grandissimo CD-Rom e un crocifisso (diminuzione di CD34+; 34� mare e da qui il marinaio. Il crocifisso ricorda il segno + per somiglianza delle forme) e sta ballando con una donna formosa che tiene in mano un grande pacco (BPCO). Quest’ultima soffia una grandissima nube di fumo di sigaretta contro un agente di polizia che rilascia un mediatore di pace (rilascio di mediatori).

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V) MEMORIZZARE IL VALORE CALORICO DEGLI ALIMENTI Possiamo anche ricordare il valore calorico di decine e decine di alimenti, grazie all’utilissimo alfabeto fonetico. Il procedimento è molto semplice. E’ sufficiente conoscere le immagini associate ai numeri di due cifre, create attraverso la tabella di conversione fra lettere e numeri. Ad esempio al numero 79 è associata la figura di un topo (t..p..� topo). Visualizzeremo pertanto un gigantesco topo. Per i numeri a tre cifre invece utilizziamo le due cifre delle decine e delle unità per creare l’immagine e la coloriamo con il colore corrispondente al numero delle centinaia. 537 sarà quindi una moto (m..t..� moto) di colore fucsia. All’immagine del numero associamo poi quella del rispettivo alimento in un’unica scena EMAICE. Ecco alcuni esempi. Tutti i valori sono espressi per 100 grammi di parte edibile.

• Pane integrale: 243 kcal. Immagino di essere seduto sopra un grande ramo nero mentre mangio una gigantesca fetta di pane integrale.

• Cornflakes: 364 kcal. Mi figuro mentre mangio dei cornflakes in una scodella fatta di burro di colore marrone.

• Cavolo, pomodoro, lattuga, rape: 20 kcal. Visualizzo due novelli sposi (20� nozze), ancora in abito da cerimonia, che stanno già litigando. La sposa lancia contro lo sposo un cavolo e dei pomodori, mentre lo sposo le tira della lattuga e delle rape.

• Patate: 85 kcal. Vedo un gufo intento a coltivare delle patate. • Amarene, ananas, pere, prugne: 41 kcal. Visualizzo mia mamma che spiana

con un gigantesco matterello, cioè un rullo, delle amarene, un ananas, delle pere e delle prugne.

• Avocado: 231 kcal. Immagino di farcire un grosso avocado con una mela di colore nero.

• Nocciole: 625 kcal. Mi figuro un quadro naif, dalla vistosa cornice blu, che rappresenta un bambino mentre mangia delle enormi nocciole.

• Vitello : 92 kcal. Vedo un vitello che porta sulla testa un cappello da alpino, con una lunghissima penna.

• Bovino adulto: 214 kcal. Visualizzo Lara Croft, la protagonista dell’omonimo film, completamente vestita di nero, che sta domando una mucca scalpitante.

• Agnello: 101 kcal. Mi figuro uno zulù, con la pelle di colore lilla , mentre conduce al pascolo un gregge di agnelli.

• Burro : 758 kcal. Immagino un grande faggio con le foglie color turchese, dai cui rami pendono dei panetti di burro, come fossero i suoi frutti.

• Mozzarella: 234 kcal. Vedo un marinaio (34� mare) con la divisa di colore nero, che gioca a palla con una grande mozzarella.

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• Parmigiano: 374 kcal. Visualizzo un toro dal manto marrone che grattugia una montagna di parmigiano su un piatto di pasta.

• Latte parzialmente scremato: 49 kcal. Immagino un alpinista che sta scalando una rupe e viene travolto da un torrente di latte misto a crema.

• Latte in polvere intero: 2026 kcal. Mi figuro due sposi seduti su una nube che aprono una enorme scatola di latte in polvere alzando un grande polverone.

• Uovo di gallina intero: 156 kcal. Vedo una gallina che indossa una cintura con una gigantesca fibbia mentre fa un uovo.

• Tonno sott’olio (sgocciolato): 258 kcal. Visualizzo dei tonni appesi a sgocciolare dall’olio ai rami di un grande faggio dalle foglie nere.

• Maionese: 655 kcal. Immagino un mio amico molto fifone (55� fifa), vestito con un completo blu, che divora un vaso di maionese.

• Cioccolata al latte: 565 kcal. Vedo Stalin, il politico russo, con dei grandi baffi fucsia, mentre mangia una grande barretta di cioccolato dopo averla inzuppata nel latte.

• Aranciata: 38 kcal. Figuro il mago Silvan che trangugia una gigantesca bottiglia di aranciata.

• Vino rosso: 75 kcal. Visualizzo un ubriaco, il quale tiene in mano una grande fiasco di vino rosso mentre si tuffa da un altissimo trampolino (75� tuffo).

[Valori tratti da “Atlante ragionato di alimentazione”, a cura dell’Istituto Scotti Bassani per la ricerca e l’informazione scientifica e nutrizionale.]

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VI) GIOCHIAMO A MEMORY (? OF COURSE!) Memorizzare termini medici in lingua inglese L’inglese è la lingua veicolare del nostro tempo, al pari del latino duemila anni fa. Sapere l’inglese è quindi di fondamentale importanza nella nostra società e l’ambito medico non fa certo eccezione. Tutte le più importanti riviste internazionali sono infatti pubblicate in questa lingua e conoscerla offre grandi opportunità di aggiornamento per ogni professionista. Inoltre apre prospettive di studio e di lavoro all’estero, con notevole arricchimento della propria preparazione e del proprio bagaglio culturale. Il Metodo Golfera permette di imparare molti vocaboli appartenenti alla lingua inglese, in poco tempo e con facilità. Per fare questo è sufficiente ricorrere al metodo dell’associazione. Prima di tutto creiamo un’immagine EMAICE partendo dalla pronuncia della parola inglese, utilizzando la tecnica dell’assonanza. Lo stesso facciamo poi per la sua traduzione in italiano. Uniamo quindi le due immagini in un’unica scena in cui le facciamo interagire fra loro. Oltre a ricordare la pronuncia del termine, ricorderemo anche come si scrive, grazie alla memoria naturale. Ecco qualche esempio:

• Kidney: rene. Kidney, per assonanza, ricorda “echidna”, l’animale australiano simile al riccio. Immagino quindi un’echidna che divora voracemente un gigantesco rene.

• Blood: sangue. Blood richiama “bla bla”. Visualizzo un giornalista completamente insanguinato intento a sproloquiare e dire “bla bla bla”.

• Disease: malattia. A disease associo il termine “disegnare”. Vedo quindi un malato, sul suo letto d’ospedale, che disegna.

• Belly: pancia. Belly ricorda il termine bello. Figuro una bellissima danzatrice del ventre che balla muovendo sinuosamente la sua pancia.

• Chest: torace. Immagino una grande cesta appoggiata sull’enorme torace di Arnold Swarzenegger.

• Liver : fegato. Visualizzo un gigantesco fegato, sopra cui cresce un rigoglioso olivo.

• Headache (pron. ‘hedeik): cefalea. Vedo il mio amico Edoardo che mi chiama, dicendo “hey”, mentre sono affetto da una fortissima cefalea.

• Stroke: infarto. Immagino un uomo che ha un infarto mentre stronca un gigantesco ramo.

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• Lung: polmone. Figuro Umberto Pellizzari, il noto apneista, che fa un profondissimo respiro di durata interminabile. Questo è possibile perchè i suoi polmoni sono lunghissimi.

• Pain (pron. pein): dolore. Pain richiama il termine “pegno”). Visualizzo quindi un mercante che prova fortissimi dolori mentre deposita un diamante al monte dei pegni.

• Bone: osso. Vedo un cane che morde avidamente un grande osso, che gli piace molto perchè è molto buono.

• Fever (pron. fiver): febbre. Fever ricorda la parola “fave”). Immagino allora un malato che ha in bocca un gigantesco termometro, perchè ha la febbre, mentre mangia un grande piatto di fave.

• Heartburn (pron. artb’rn): bruciore di stomaco. Questo vocabolo ricorda i termini “arte” e “eburneo”. Visualizzo quindi un critico d’arte affetto da bruciore di stomaco che erutta fuoco dalla bocca come un drago. Il fuoco brucia un quadro, cioè un opera d’arte che ritrae un elefante dalle eburnee zanne.

• Jaunice (pron. jôndis): itterizia. Mi figuro il mio amico John che ha la pelle di colore giallastro, poiché manifesta itterizia.

• Tongue (pron. th’ng): lingua. Immagino due ballerini che ballano il tango e fanno delle linguacce.

• Gallstone: calcolo biliare. Visualizzo un gallo che canta, ma è molto stonato perchè soffre moltissimo a causa dei calcoli biliari , di cui è affetto.

• Flu: influenza. Flu richiama la parola “blu”. Vedo allora un malato d’influenza vestito con un pigiama blu in un letto con le lenzuola anch’esse blu.

• Platelet: piastrina. Figuro una piastrina del cartone animato “Siamo fatti così” che recita un dramma di fronte a una gremita platea.

• Phlegm: muco. Immagino un mio amico molto flemmatico dal cui naso esce un torrente di muco.

• Pregnancy: gravidanza. Visualizzo una donna incinta intenta a pregare. • Pain killer : antidolororifico. Questa volta immagino un killer che deposita

una gigantesca scatola di antidolorifico al monte dei pegni. • Nurse: infermiera. Mi figuro un’infermiera che annusa un mazzo di bellissimi

narcisi.

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VII) UN’AGENDA IN TESTA Grazie al Metodo Golfera possiamo tenere un’agenda proprio nella nostra mente. Questo offre diversi vantaggi. Anzitutto è molto comoda e non correremo mai il rischio di dimenticarla in giro o ancor peggio, di perderla. Inoltre è potenzialmente infallibile, non presenta limiti di spazio e permette di risparmiare tempo. Non sarà più necessario infatti prendere l’agenda tradizionale, cercare il giorno dell’impegno, annotarlo e, qualche giorno dopo, riprenderla in mano e rivedere data e ora dell’appuntamento. Possiamo fare tutto questo in una frazione di secondo e con facilità, abbandonando la vecchia agenda e cominciando a sfruttare le intrinseche capacità della nostra memoria. Memorizzare gli appuntamenti Il procedimento è molto semplice, è infatti sufficiente conoscere il metodo di memorizzazione di numeri. Inizialmente si creano un’immagine per il giorno dell’appuntamento e un’immagine per l’ora. Si associano quindi queste due a un’immagine che ricordi l’impegno. Ecco qualche esempio:

• Giorno 13 alle ore 11, andare dal dentista. Immagino il Dalai Lama (giorno 13) che tiene in mano un mazzetto di lillà (ore 11) mentre è sdraiato sul lettino del dentista e gli viene tolto un dente (dentista).

• Giorno 22, ore 12, pranzare con il dott. Lando al ristorante “La trave” . Visualizzo mio nonno (giorno 22), che indossa un vistoso maglione di lana (ore 12), seduto al ristorante con il dott. Zardo, il quale tiene in equilibrio sulla testa una gigantesca trave (ristorante “La trave” ).

• Giorno 04, ore 16, consegnare la relazione al sig. Ferri . Vedo per un attimo zorro (giorno 04) con degli enormi lobi (ore 16), che sbatte una gigantesca relazione sulla scrivania del sig. Ferri.

• Giorno 19, ore 09, telefonare all’idraulico.

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Immagino un lupo (giorno 19) che con una zappa (ore 09) distrugge le tubature del mio bagno (idraulico ).

• Giorno 15, ore 20, portare mio figlio al cinema. Visualizzo un elfo (giorno 15) vestito da sposo, perchè deve andare alle sue nozze (ore 20), che accompagna mio figlio al cinema. Memorizzare gli impegni giornalieri Possiamo anche memorizzare l’elenco di cose che dobbiamo fare in un giorno. Per fare questo, associamo un’immagine all’ora dell’impegno e una all’azione che dobbiamo svolgere. Facciamo questo per tutti gli impegni della giornata e collochiamo man mano le immagini all’interno di una stanza. Ecco un esempio:

1. Dalle ore 09 alle ore 13: visite in ambulatorio; 2. ore 13.30: pranzo con la dott.ssa Scalabrin al ristorante “Villa Razzolini”; 3. ore 15: telefonare al prof. Chiavelli per fissare l’appuntamento; 4. ore 16: prenotare l’albergo a Milano per la trasferta di martedì prossimo; 5. ore 16.30: ritirare la macchina dal meccanico; 6. ore 17: passare a prendere mio figlio all’asilo; 7. ore 21: andare a teatro.

Lungo la prima parete visualizzo un contadino, che con una zappa (dalle ore 09) distrugge la mia scrivania dell’ambulatorio (visite in ambulatorio) dietro cui è seduto il Dalai Lama (alle ore 13). Quest’ultimo prende un grande mazzo di carte (ore 13.30) e si mette a giocare con la dott.ssa Scalabrin, che però si stufa subito e sale a bordo di un razzo (ristorante “Villa Razzolini” ). Il razzo decolla e atterra vicino a un elfo (ore 15), che tiene in mano una gigantesca chiave (prof. Chiavelli ). Questa gli viene sequestrata da un appuntato dei carabinieri (fissare l’appuntamento), il quale ha degli enormi lobi (ore 16) e si mette a giocare a calcio con Paolo Maldini, il noto difensore del Milan (Milano ). Il calciatore lancia il pallone contro Marte, il dio romano della guerra (martedì), che ha anch’egli degli enormi lobi e, preso un mazzo di carte (ore 16.30) si mette a giocare con il mio meccanico (ritirare la macchina dal meccanico). Quest’ultimo porge un enorme bicchiere di latte (ore 17) a mio figlio che tiene in mano lo zainetto che porta all’asilo (prendere mio figlio all’asilo). Dal suo zainetto esce una mummia egizia (ore 21; 21� Nilo, da qui la mummia) che si siede su una poltrona del teatro a guardare lo spettacolo (andare a teatro).

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UN PO’ DI RELAX Giunti in dirittura d’arrivo del nostro affascinante viaggio sul pianeta memoria, è giusto concedersi un meritato riposo. In questo ultimo capitolo vi insegnerò un utilissimo esercizio di rilassamento, sviluppato negli Stati Uniti basandosi su antiche tecniche orientali. La pratica di questo esercizio permette di rilassare profondamente la propria mente e allontanare i pensieri che ci assillano, portandoci in uno stato di completa calma e serenità. Liberandoci delle preoccupazioni saremo in grado di focalizzare le nostre energie su ciò che abbiamo veramente a cuore, con la mente sgombra e tranquilla. Il rilassamento psichico indurrà poi distensione muscolare e un piacevole senso di benessere fisico. Per cominciare, mettetevi seduti o sdraiati in posizione comoda, con le gambe non incrociate e i palmi delle mani appoggiati sulle cosce, rivolti verso l’alto senza farli toccare fra loro. Chiudete gli occhi e visualizzate una spiaggia caraibica, con la sabbia bianca, in una splendida giornata di sole, nel pomeriggio inoltrato. Immaginate il rumore del mare, le onde che si infrangono sulla riva e il suono della risacca. Visualizzate poi un grande forziere semisepolto nella sabbia, come quello in cui i pirati erano soliti nascondere i propri tesori. Questo forziere è fatto di scuro legno massiccio ed è molto robusto. Camminate fino al baule e immaginate di aprirlo, scoprendo che il suo interno è vuoto. Una volta fatto questo, mentre vi rilassate, considerate ogni pensiero che rappresenti per voi una preoccupazione e immaginate di inserire in forma simbolica questi pensieri all’interno del baule. Se ad esempio siete in apprensione per una persona cara, immaginate di introdurre nel forziere una sua foto. Se invece sono i vostri impegni settimanali a preoccuparvi, immaginate di appoggiare la vostra agenda sul fondo del baule. Ancora, se siete preoccupati per la vostra abitazione, immaginate di mettere nel baule le chiavi di casa. Dopo aver inserito qualsiasi vostra preoccupazione all’interno del forziere, visualizzate di chiudere questo baule, e di mettere un lucchetto dorato, che chiudete con la chiave. Vedete quindi il forziere che sprofonda lentamente, fino a scomparire sotto la sabbia e, dando le spalle all’acqua, lanciate la chiave in mezzo al mare. Ora immaginate di camminare lungo la riva della spiaggia, di sedervi e guardare il tramonto. Nel fare questo vi sovverrà la sensazione di rilassamento che si prova al mare, quando ci si addormenta sentendo le voci in lontananza. Immaginate il rumore del mare, il suono dell’acqua che si infrange. Questo aiuta il nostro cervello a produrre onde α, di profondo rilassamento. Ora contate lentamente e mentalmente da dieci fino a uno, fate un profondo respiro e aprite gli occhi mantenendo questo stato di rilassamento.

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Questo esercizio è stato concepito per allontanare i propri pensieri e preoccupazioni e concentrarsi a fondo nello studio o nel lavoro. Se sentite che c’è qualche pensiero che vi impedisce di concentrarvi e vi fa distrarre, provate a fare questo esercizio prima di studiare o di mettervi a lavorare. Dopo averlo fatto, riuscirete a studiare o a svolgere qualsiasi altra attività in uno stato di profonda concentrazione e nessun pensiero molesto inquinerà questi momenti. Inoltre l’esercizio risulta particolarmente adatto per lo studio, in quanto induce il nostro encefalo a produrre un tracciato elettroencefalografico di tipo α, che grazie alla sua configurazione regolare e sincronizzata, è ottimale per lo studio e l’apprendimento. Dopo aver fatto questo esercizio per diversi giorni, noterete che le preoccupazioni vi assilleranno meno fino anche a scomparire, permettendovi di condurre una vita più serena, piacevole e soddisfacente.