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2017-2018 Giuseppe Marzo [email protected] Economia Aziendale – Gruppo A 2019-2020 Laurea Triennale in Economia

Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

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2017-2018Giuseppe Marzo

[email protected]

Economia Aziendale – Gruppo A2019-2020

Laurea Triennale in Economia

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Nota prima di iniziare

Questo corso è riservato agli studenti del

Gruppo A

gruppo B: G-P

gruppo C: Q-Z

iniziale cognome da A a F

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Lezioni:

• I semestre: da settembre a gennaio.

• II semestre: da febbraio a giugno.

Esami di profitto: si sostengono di

norma nei periodi di sospensione delle

lezioni

Organizzazione

• Più autonomia

• Più responsabilità

1 CFU di un insegnamento = 7 ore di lezione

frontale + 18 ore di studio individuale

Credito Formativo Universitario

Voti in trentesimiEsami a scelta

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ECONOMIAAZIENDALE

(Gruppo A)2019-2020

Argomento Rif

Introduzione al corso -

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“La scienza che studia le condizioni di esistenza e le manifestazioni di vita delle aziende, la scienza dell’amministrazione economica delle aziende, insomma, l’economia aziendale è la nostra scienza.”

da: Tendenze Nuove negli studi di Ragioneria (1927).

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Gino Zappa (Milano 1879 – Venezia 1960)

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La mia homepage

http://docente.unife.it/giuseppe.marzo

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Qualcosa su di me…

Formazione Dottorato di ricerca in Economia Aziendale, Università di Venezia Ca' Foscari Diploma di merito MBA CUOA Laurea in Scienze Economiche, Bancarie e Assicurative, Università di Lecce

Esperienza accademica Università di…. Venezia, Ca' Foscari Udine Brescia Università Cattolica del Sacro Cuore, Brescia Trento Ferrara

Esperienze professionali Formatore e consulente per grandi imprese (Gruppo Eni Group, MBDA-Finmeccanica/Leonardo; Ferrovie dello Stato) e PMI sui temi della finanza, dellastrategie e delle valutazioni economico-finanziarie

Abilitato Dottore Commercialista

Aree di ricerca Metodologia della Finanza e dell’Economia Teoria dell’impresa Finanza aziendale Knowledge management & Intellectual Capital PMI

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Qualcosa su di voi…

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Il minisito dell’insegnamento

http://www.unife.it/economia/economia/insegnamenti/economia-aziendale/Materiali-gruppo-a

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Orari

Lezioni

Lunedìore 8:00 – 10:00

Aula A1 (+ A3)

Giovedìore 10:00 – 12:00

Aula A1 (+ A3)

Venerdìore 08:00 – 12:00

Aula A1 (+ A3)

con pausa 15 minuti

Ricevimento I semestre (per tutta la durata

dei corsi): Giovedì, dalle 12:00 alle ore 13:00

studio, via Voltapaletto 11, II piano (pulsante ascensore 4).

Al termine delle lezioni e nel II semestre: Ricevimento su appuntamento

(inviare un mail a: [email protected]).

Il ricevimento è sospeso nei periodi di sospensione fissati dal calendario didattico.

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Gli obiettivi del corso

Il corso si pone questi obiettivi generali:

a) comprensione del concetto di azienda e dei suoi diversi obiettivi e caratteristiche e delle diverse tipologie di aziende;

b) approfondimento degli strumenti di natura strategica e gestionale, volti alla salvaguardia degli equilibri e all'effettuazione di decisioni di breve e lungo termine (punto di pareggio, make or buy, economie di scala, d esperienza e di raggio di azione);

c) analisi dei caratteri organizzativi e gestionali delle aziende, anche attraverso l'utilizzo dei concetti di "soggetto economico" e di "soggetto portatore di interessi" quali mezzi per interpretare in modo unitario e sistemico la vita economica e il comportamento delle aziende

Al termine del corso lo studente è in grado di comprendere i principi basilari del funzionamento delle aziende pubbliche o private

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Il programma

1. Aziende e discipline economico aziendali (8 h).a) L’azienda nell’Economia Aziendale Italianab) La teoria dell’azienda e la teoria dell’impresa.c) L'azienda come oggetto di studio nell'economia

aziendale.d) Il concetto d'azienda. La dinamica aziendale.e) I soggetti dell'azienda

2. L’approccio sistemico all’analisi dell’azienda (28 h).a) L'approccio sistemico all'economia dell'azienda:

l'azienda come sistema sociale, aperto, finalizzato.

b) L’analisi dei sottosistemi aziendali: il sistema della moneta; il sistema delle operazioni di produzione, vendita e acquisizione dei fattori produttivi; il sistema delle relazioni azienda-ambiente; il sistema del management; il sistema delle informazioni.

c) Le operazioni aziendali

3. L’organizzazione, i sistemi operativi i processi decisionali (6 h).a) Le risorse umaneb) Le scelte organizzative: il disegno organizzativoc) I sistemi operativi e decisionali: il controllo di

gestione, il sistema di gestione del personale, il controllo della qualità, le strategie aziendali

4. I principi di rilevazione e il bilancio di esercizio (20 h).a) Fini istituzionali e obiettivi: i concetti di efficacia

e di efficienza e l’equilibrio economicob) La valutazione dell'economicità e il modello del

bilancio d'esercizioc) I principi contabili. La contabilità generale e la

partita doppia.d) La redazione del bilancio di esercizio.

5. Le decisioni operative: utilizzare costi, prezzi, margini e volumi per prendere decisioni (8 h).a) I costi di produzione: classificazioni e

configurazioni.b) L’analisi del punto di pareggio.c) Le decisioni di make-or-buyd) Le economie di scala, raggio di azione,

apprendimento e transazione.

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Materiale didattico

Testi consigliati per i frequentanti: Airoldi G., Brunetti G., Coda V., Corso di economia aziendale, Bologna, Il

Mulino, 2005 (Capp. I, II, III, IV, V, VI, IX, X, XI, XII, XV, XVI)

Marchi L. (a cura di),Introduzione all'economia aziendale. Il sistema delle operazioni e le condizioni di equilibrio aziendale, Torino, Giappichelli, 2016

Materiali disponibili sul minisito dell'insegnamento

Testi consigliati per i non-frequentanti (in aggiunta ai precedenti): Brunetti G., Contabilità e bilancio d'esercizio, Milano, Etas, ultima edizione,

2005

Oppure: Cerbioni F., Cinquini L. , Sòstero U., Contabilità e bilancio, McGrawHill

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Gli esami parziali

Non sono previsti esami parziali

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Gli appelli

CHI tutti gli studenti (Gruppo A)

Attenzione: studenti che seguono lezioni di altri Gruppi

COME Appello scritto: 1 bilancio + 2 esercizi + 6 domande di teoria

Valutazione

per la sufficienza: esercizio su Bilancio + 1 esercizio a scelta + 1 domanda a scelta di teoria

Il secondo esercizio vale 4 punti

Le altre domande valgono 2 punti ciascuna

QUANDO vedere la sezione del sito del Dipartimento di Economia e Management

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Le regole per l’esame

Iscrizione e cancellazione

Ammissione e partecipazione all'esame ( e materiali ammessi)

Modalità d’esame e Valutazione

http://www.unife.it/economia/economia/insegnamenti/economia-aziendale/Materiali-gruppo-a/regole-per-l2019esame-di-economia-aziendale-gruppo-a/view

Regole per l'esame di Economia Aziendale – Gruppo A

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Le regole per l’esame: Iscrizione e cancellazione

L’iscrizione e la cancellazione dall’appello dovranno farsi entro i termini previsti. ATTENZIONE: La scadenza delle iscrizioni avviene circa una settimana prima della data prevista per l’esame.

Non saranno accolte iscrizioni non effettuate on-line entro i termini previsti, salvo i seguenti casi e comunque con le seguenti condizioni:

malfunzionamento del sistema: in questo caso un mail deve essere inviato al docente ([email protected]) entro i termini fissati per l’iscrizione. L’oggetto del mail deve essere: “Richiesta iscrizione esame di Economia Aziendale”. Il mail deve riportare la matricola, il cognome e il nome dello studente, l’appello al quale lo studente intende scriversi e la dicitura che la richiesta è legata al malfunzionamento del sistema;

mancanza dell’abilitazione di accesso al sistema on-line: in questo caso un mail deve essere inviato al docente ([email protected]) entro i termini fissati per l’iscrizione. L’oggetto del mail deve essere: “Richiesta iscrizione esame di Economia Aziendale”. Il mail deve riportare la matricola, il cognome e il nome dello studente, l’appello al quale lo studente intende scriversi e la dicitura che la richiesta è legata alla mancanza di abilitazione all’accesso al sistema on-line. Di tale mancanza deve essere fornita adeguata documentazione.

Nel caso il mail inviato per uno dei casi sopra previsti sia mancante anche di uno solo degli elementi richiesti l’iscrizione richiesta non sarà effettuata e lo studente non potrà partecipare all’esame.

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Le regole per l’esame: Iscrizione e cancellazione

Non saranno accolte cancellazioni non effettuate on-line entro i termini previsti, salvo i seguenti casi e comunque con le seguenti condizioni:

malfunzionamento del sistema: in questo caso un mail deve essere inviato al docente ([email protected]) entro i termini fissati per la cancellazione. L’oggetto del mail deve essere: “Richiesta cancellazione esame di Economia Aziendale”. Il mail deve riportare la matricola, il cognome e il nome dello studente, l’appello dal quale lo studente intende cancellarsi e la dicitura che la richiesta è legata al malfunzionamento del sistema;

mancanza dell’abilitazione di accesso al sistema on-line: in questo caso un mail deve essere inviato al docente ([email protected]) entro i termini fissati per la cancellazione. L’oggetto del mail deve essere: “Richiesta cancellazione esame di Economia Aziendale”. Il mail deve riportare la matricola, il cognome e il nome dello studente, l’appello dal quale lo studente intende cancellarsi e la dicitura che la richiesta è legata alla mancanza di abilitazione all’accesso al sistema on-line. Di tale mancanza deve essere fornita adeguata documentazione;

motivi di salute: in questo caso un mail deve essere inviato al docente ([email protected]) non oltre l’ora fissata per l’inizio dell’esame. L’oggetto del mail deve essere: “Richiesta cancellazione esame di Economia Aziendale”. Il mail deve riportare la matricola, il cognome e il nome dello studente, l’appello dal quale lo studente intende cancellarsi e la dicitura che la richiesta è legata a motivi di salute. Tali motivi dovranno essere comprovati da un certificato medico.

Nel caso il mail inviato per uno dei casi sopra previsti sia mancante anche di uno solo degli elementi richiesti la cancellazione richiesta non sarà effettuata.

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Le regole per l’esame: Ammissione e

partecipazione all'esame

Ammissione all’esame

Non sono previsti esami parziali.

All’appello totale possono partecipare tutti gli studenti assegnati al Gruppo A.

Partecipazione all’esame

Gli studenti ammessi all’esame riceveranno un foglio con il testo dell’esame e un foglio a quadretti con il timbro del Dipartimento. Ulteriori fogli a quadri verranno distribuiti su richiesta.

I fogli a uso commerciale dovranno riportare obbligatoriamente la matricola, il cognome e il nome dello studente, scritti in modo chiaro e in stampatello maiuscolo.

Non saranno corretti compiti per i quali manchi anche una sola delle informazioni richieste.

Tutto il materiale distribuito dovrà essere riconsegnato al termine dell’esame, pena il mancato superamento dello stesso.

È consentito portare all’esame penne, righello e calcolatore. Per nessun motivo potranno utilizzarsi cellulari e/o smartphone o apparecchi simili, neanche per svolgere calcoli.

I materiali di studio, come ad esempio libri, appunti, lucidi, dovranno essere tenuti lontano dalla postazione di esame.

Gli studenti che violeranno tali disposizioni saranno deferiti alla Commissione disciplinare in caso di plagio e copiatura durante gli esami (cfr. paragrafo 5)

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Le regole per l’esame: Modalità d’esame e

Valutazione

Modalità d’esame e Valutazione

Tutti gli esami si svolgono in forma scritta, senza eccezione salvo quella di gravi motivi di salute, comprovati da certificato medico, che non consentano la partecipazione ad un esame in forma scritta.

Per la sufficienza è necessario svolgere adeguatamente almeno l’esercizio su Bilancio + 1 esercizio a scelta + 1 domanda a scelta di teoria.

Le altre domande valgono fino a 2 punti ciascuna e il terzo esercizio vale fino a 4 punti.

Ai punti computati come sopra specificato verranno aggiunti i punti acquisiti per lo svolgimento di ricerche o esercitazioni durante l’anno (se previsto).

Commissione disciplinare in caso di plagio e copiatura durante gli esami

Gli studenti sorpresi a copiare o ad impiegare materiali non ammessi (cfr. paragrafo 3) saranno deferiti alla Commissione. Per la comminazione delle sanzioni previste (cfr. http://eco.unife.it/it/cp/insert-md/altre-news-studenti/plagio).

Agli studenti è richiesto il rispetto del Codice Etico di UniFe (http://www.unife.it/ateneo/organi-universitari/statuto-e-regolamenti/allegati/Codice_etico).

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ECONOMIAAZIENDALE

(Gruppo A)2019-2020

Argomento Rif

Le persone, l'attività economica, l'economia aziendale

ABC Cap. 1

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Bisogni, Beni economici, attività produttive

Le persone perseguono molteplici fini

Il perseguimento dei fini suscita bisogni

Per soddisfare i bisogni occorrono beni economici

Le persone svolgono l’attività economica per produrre e consumare i beni economici.

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I bisogni

Bisogni naturali / bisogni sociali, etici, estetici e religiosi

Bisogni essenziali (primari) / bisogni voluttuari (secondari)

I bisogni (con i gusti e con le preferenze) sono dinamici

Primari

Sicurezza

Sociali

Stima

Auto-realizzazione

La piramide dei bisogni

(Maslow, 1954)

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I beni economici

I beni economici: merci e servizi utili per il soddisfacimento dei bisogni e scarsi rispetto alle esigenze delle persone

I beni non economici o beni liberi: non sono scarsi, sono liberamente disponibili in quantità e qualità sufficienti per tutti

Varie classificazioni dei beni economici Primari, voluttuari (come i bisogni)

Complementari, fungibili

Differenziabili, non differenziabili (commodity)

Di consumo, strumentali

A utilizzo singolo, durevoli

A consumo individuale, a consumo collettivo

Privati, pubblici

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L’attività economica

Varie classi di operazioni: operazioni di trasformazione tecnica (trasformazione fisica, spaziale, logica)

delle materie prime, degli impianti, dei dati, delle conoscenze, …

operazioni di negoziazione di

beni privati e beni pubblici

lavoro

capitali

coperture di rischi

operazioni di configurazione e di governo degli istituti:

configurazione dell’assetto istituzionale

organizzazione

rilevazione e informazione

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La produzione economica di beni e di redditi

La produzione economica: le operazioni tipiche delle varie classi di imprese produzione di merci (imprese manifatturiere)

produzione di servizi (imprese di trasporti, turistiche, di consulenza, della salute, dell’istruzione, ecc.)

svolgimenti di negoziazioni di beni (imprese commerciali), di capitali (banche, altri intermediari finanziari), di rischi (compagnie di assicurazione).

Il fine delle imprese: la produzione di remunerazioni le persone costituiscono e partecipano alle imprese per ottenere

remunerazioni (in particolare, remunerazioni del lavoro e remunerazioni del capitale proprio)

la produzione economica (produzioni di merci e servizi, svolgimento di classi di negoziazioni) è il mezzo

la produzione di remunerazioni è il fine

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I fattori di produzione

I fattori (o condizioni) di produzione: Materie prime, componenti, servizi forniti da terzi, …

Immobili, impianti, macchinari, attrezzi, …

Lavoro

Terra

Beni pubblici

Beni liberi

Fattori di produzione primari Il lavoro

Il capitale risparmio

Fattori a fecondità semplice

ripetuta

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Persona umana e homo oeconomicus

Homo oeconomicus

Autonomo

Egoista

Motivato solo da redditi e ricchezza

In grado di valutare tutto secondo razionalità assoluta

Razionalità limitata Razionalità assoluta

Persona umana

Membro di società umane

Svolge l’attività economica come mezzo, non come fine

Opera secondo razionalità, ma è razionalità limitata

Dà valore a solidarietà, lealtà, progresso

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Le decisioni individuali

Razionalità limitata

Il decisore parte da attese iniziali; una prima ricerca esplorativa porta a prime alternative

Il decisore valuta una prima alternativa

In base alla prima analisi, modifica le proprie attese

Valuta in sequenza altre alternative; modifica le attese

Si ferma e sceglie quando scadono i tempi, la ricerca diventa troppo costosa, ecc.

Sceglie una soluzione “soddisfacente”

Razionalità assoluta

Problema e obiettivi perfettamente chiari

Tutte le informazioni disponibili immediatamente e gratuitamente

Futuri stati del mondo perfettamente conosciuti

Alternative tutte chiare, comparabili e valutate simultaneamente

Decisore unico e isolato

Il decisore sceglie l’alternativa migliore = l’ottima

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Persone, gruppi sociali, norme e ruoli

Il comportamento delle singole persone è fortemente influenzato dalla loro appartenenza a gruppi sociali e a collettività umane

I membri dei gruppi sociali devono rispettare le relative regole di comportamento (le norme del gruppo)

Attorno a ogni persona che occupa una certa posizione in una collettività umana (un gruppo sociale, un istituto) si forma un sistema di attese di comportamento: il ruolo. Il comportamento della persona è fortemente condizionato da tale sistema di attese

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Un esempio di ruolo

? ?Uno studente di Economia

? ??

? ??

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ECONOMIAAZIENDALE

(Gruppo A)2019-2020

Argomento Rif

L’azienda Marchi Cap. 1

Istituti, aziende e specializzazione economica

ABC Cap. 2

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G. Marzo - Economia Aziendale (Gruppo A) - Dipartimento di Economia e Management - Università di Ferrara - 2019-2020 36

L’azienda

FABIO BESTA (1922)

“l’azienda è la somma dei fenomeni o negozi (i contratti), rapporti da amministrare relativi ad un cumulo di capitali che formi un tutto a sé, di proprietà o di una persona singola, o di una famiglia o di una qualsiasi altra unione, o anche di una distinta classe di quei fenomeni, negozi o rapporti”.

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L’azienda

VINCENZO VIANELLO (1935)

“Organizzazione di persone e beni economici indispensabile per il raggiungimento del fine o dei più fini dell’ente”.

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L’azienda

UBALDO DE DOMINICIS (1950)

“Organizzazione di beni (persone e cose materiali) che svolge una determinata attività umana, in vista di uno o più bisogni da soddisfare”.

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L’azienda

GINO ZAPPA (1927)

“l’azienda è una coordinazione economica in atto istituita e retta per il soddisfacimento dei bisogni umani, è una coordinazione di operazioni economiche di cui l’uomo e la ricchezza sono elementi vitali

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L’azienda

GINO ZAPPA (1957)

“Istituto atto a perdurare che, per il soddisfacimento dei bisogni umani, ordina e svolge in continua coordinazione la produzione, o il procacciamento e il consumo della ricchezza.”

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L’azienda

PIETRO ONIDA (1960)

“l’azienda è un mobile complesso e sistema dinamico nel quale si realizzano in sintesi vitale l’unità nella molteplicità, la permanenza nella mutabilità”.

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L’azienda

ALDO AMADUZZI (1953)

“l’azienda è un sistema di forze economiche che sviluppa, nell’ambiente di cui è parte complementare, un processo di produzione, o di consumo, o di produzione e di consumo insieme a favore del soggetto economico e degli individui che vi operano”

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L’azienda

GIOVANNI FERRERO (1968)

“l’azienda è lo strumento dell’umano operare in campo economico, le persone e i mezzi si compongono al suo interno in un coordinato e dinamico insieme, tanto da apprezzarla come mobile unità economica: unità che sussiste malgrado la pluralità e la mobilità del costituirsi degli elementi in complesso

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L’azienda

EGIDIO GIANNESSI (1960)

”l’azienda è una unità elementare dell’ordine economico-generale, dotata di vita propria e riflessa, costituita da un insieme di operazioni, promanante dalla combinazione di particolari fattori e dalla composizione di forze interne ed esterne, nel quale i fenomeni della produzione, della distribuzione e del consumo vengono predisposti per il conseguimento di un determinato equilibrio economico, a valere nel tempo, suscettibile di offrire una remunerazione adeguata ai fattori utilizzati e un compenso, proporzionale ai risultati raggiunti, al soggetto economico per conto del quale l’attività si svolge”.

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L’azienda

CARLO MASINI (1970)

"l’azienda è l’ordine economico di un istituto”.

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Istituzioni, istituti e organizzazioni

Istituzioni: modelli e regole di comportamento adottati da vaste collettività umane

Istituti: sono le società umane che assumono caratteri di istituzioni (le famiglie, le imprese, i partiti, lo Stato, ecc.). Sono duraturi, dinamici, unitari e autonomi; perseguono il bene comune.

Organizzazioni: le società umane progettate

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Rendita organizzativa e risultato residuale

Rendita organizzativa: vantaggio economico ottenuto con l’azione organizzata rispetto all’azione isolata e opportunistica

Risultato residuale: frutto della cooperazione e dell’incertezza, è quanto residua ex-post dopo aver remunerato tutti sulla base dei patti ex-ante

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Istituti e aziende

le famiglie

le imprese

lo Stato e gli istituti pubblici

gli istituti nonprofit

l’azienda familiare

l’azienda di produzione

l’azienda composta pubblica

l’azienda nonprofit

istituti aziende

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I caratteri essenziali degli istituti

le finalità dominanti, di ordine economico e non economico

il fine economico immediato

i portatori degli interessi economici istituzionali, ossia degli interessi economici primari

i portatori degli interessi economici non istituzionali

i processi economici caratteristici

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Le famiglie

L’istituto La famiglia

L’azienda L’azienda familiare di consumo e di gestione patrimoniale

Le finalità dominanti Sociali, etiche, religiose

Il fine economico immediato Appagamento dei bisogni dei membri della famiglia

I portatori di interessi economici istituzionali

Tutti i componenti della famiglia

Portatori di interessi economici non istituzionali

Altre famiglie legate da parentela; prestatori di lavoro domestico; …

I processi economici caratteristici

Consumi, gestione patrimoniale, lavoro, studio

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Le imprese

L’istituto L’impresa

L’azienda L’azienda di produzione

Le finalità dominanti Economiche

Il fine economico immediato Produzione di remunerazioni monetarie e di altra natura

I portatori di interessi economici istituzionali

Di regola: i prestatori di lavoro e i conferenti di capitale di rischio

Portatori di interessi economici non istituzionali

Fornitori, clienti, conferenti di capitale di prestito, Stato, …

I processi economici caratteristici

Trasformazioni tecniche; negoziazioni di beni, di credito, di rischi.

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Lo stato, gli istituti pubblici

L’istituto Lo Stato, gli istituti pubblici

L’azienda L’azienda composta (di produzione e di consumo) pubblica

Le finalità dominanti Sociali e morali

Il fine economico immediato Produzione e consumo di beni pubblici (e remunerazione del lavoro)

I portatori di interessi economici istituzionali

Tutti i componenti dell’entità politica (e i prestatori di lavoro)

Portatori di interessi economici non istituzionali

Fornitori, conferenti di capitale di prestito, altri istituti pubblici, …

I processi economici caratteristici

Produzione e consumo di beni pubblici; raccolta di tributi

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Gli istituti nonprofit

L’istituto L’istituto nonprofit (gamma molto varia)

L’azienda L’azienda nonprofit

Le finalità dominanti Sociali, morali, culturali

Il fine economico immediato Appagamento dei bisogni di: associati / fruitori escludibili / collettività generale (e remunerazioni del lavoro)

I portatori di interessi economici istituzionali

Varie combinazioni di associati, donatori, Stato, prestatori di lavoro

Portatori di interessi economici non istituzionali

Fornitori, conferenti di capitale di prestito, Stato, “clienti”, …

I processi economici caratteristici

Produzione ( o produzione e consumo) di beni

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Cinque domande sulla varietà degli istituti

Perché l’attività economica non è totalmente svolta all’interno delle famiglie?

Come mai le singole persone tendono ad aggregarsi in istituti anziché operare indipendentemente scambiandosi lavoro, beni e capitali?

Perché l’intera attività economica non si svolge nell’ambito di una sola grande “organizzazione” che suddivida e coordini l’attività di ciascuno?

Perché gli istituti si differenziano in grandi classi quali le famiglie, le imprese, lo Stato gli istituti nonprofit?

Perché le imprese sono così diverse tra di loro (dimensione, proprietà, integrazione, ecc.)?

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Quattro modelli di sistemi economici

Il modello dell’autoconsumo

Il modello atomistico di mercato

Il modello della gerarchia totale

Il modello della pluralità di istituti specializzati

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La specializzazione economica

Molte caratteristiche dei sistemi economici moderni sono frutto della specializzazione economica.

Un fenomeno pervasivo che si manifesta in tutte le attività umane a vari livelli: specializzazione delle macroclassi di istituti

specializzazione tra gli istituti di ciascuna macroclasse

specializzazione all’interno di ciascun istituto

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Le economie di specializzazione

La specializzazione produce vantaggi (denominati “economie di specializzazione”) esprimibili in termini di: riduzione dei tempi, degli sforzi e dei costi richiesti per lo svolgimento

dell’attività economica

miglioramento della qualità degli output dell’attività economica

Le economie di specializzazione hanno varie origini, denominate “fonti delle economie di specializzazione”

La specializzazione può indurre anche svantaggi (diseconomie di specializzazione)

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Le fonti delle economie di specializzazione

L’apprendimento da ripetizione (destrezza, scoperta, repertorio di soluzioni)

L’impiego “ottimale” delle limitate e disomogenee competenze individuali

La differenziazione degli orientamenti manageriali e tecnici in relazione ad attività disomogenee

La riduzione dei costi di apprestamento e di passaggio tra le fasi

Le migliori performance degli impianti specializzati

La motivazione da identificazione

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Gli svantaggi della specializzazione

I maggiori costi di coordinamento

La rigidità degli investimenti specifici / specializzati

La demotivazione da parcellizzazione

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ECONOMIAAZIENDALE

(Gruppo A)2019-2020

Argomento Rif

Le combinazioni economiche di istituto ABC Cap. 3

Assetti istituzionali ABC Cap. 4

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Le combinazioni economiche generali

Combinazioni economiche generali: l’insieme complessivo delle operazioni economiche svolte dalle persone all’interno di un istituto. Le coordinazioni economiche parziali (dette anche “funzioni”)

Le combinazioni economiche parziali ed elementari (dette anche, nelle imprese, “aree di affari”)

Le negoziazioni

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Le coordinazioni parziali delle imprese

Le coordinazioni economiche parziali sono insiemi di processi caratterizzati da una funzione e da un insieme di competenze specialistiche applicate allo svolgimento della stessa.

Ad esempio, la coordinazione parziale “ricerca e sviluppo”: è l’insieme delle attività che hanno la funzione di ideare e di sviluppare nuovi

prodotti e nuovi processi produttivi

e si svolge utilizzando particolari competenze di progettazione, di calcolo, di prova, e così via

Correntemente le coordinazioni parziali sono chiamate “funzioni” (funzione ricerca, funzione vendite ecc.)

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Le grandi classi di coordinazioni parziali d’impresa

Configurazione dell’assetto istituzionale

Gestione Gestione caratteristica

Gestione finanziaria

Gestione patrimoniale

Gestione tributaria

Gestione assicurativa

Organizzazione

Rilevazione

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Le attività di configurazione dell’assetto

istituzionale

Sono le operazioni che determinano la nascita, il disegno di base, le trasformazioni e la cessazione dell’istituto: la costituzione dell’istituto

la compagine iniziale dei “soci” e le successive trasformazioni

la prima scelta e le trasformazioni di forma giuridica

la configurazione degli organi di governo

le acquisizioni, fusioni, scissioni

la stipulazione di alleanze

la liquidazione dell’istituto

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La gestione

La gestione è il vasto insieme di operazioni attraverso le quali l’impresa attua direttamente la produzione economica (progetta, acquista, trasforma, vende).

La gestione è utilmente scomponibile in cinque insiemi di attività: gestione caratteristica

gestione finanziaria

gestione patrimoniale

gestione tributaria

gestione assicurativa

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La gestione caratteristica

E’ l’insieme delle operazioni di gestione che: identificano la “funzione economico-tecnica” tipica di ciascuna impresa;

suscitano la gran parte dei costi e dei ricavi dell’impresa.

Esempi: per le imprese agricole, estrattive e manifatturiere: acquisto di impianti e di

materie prime, trasformazione tecnica, vendita;

per le imprese commerciali: negoziazioni di acquisto e di vendita di beni privati, operazioni di trasporto e di immagazzinamento;

per le banche: negoziazioni di credito di prestito in raccolta e in impiego;

per le imprese di assicurazione: assunzione di rischi specifici, investimento dei mezzi disponibili, liquidazione dei sinistri.

La gestione caratteristica è una gestione “attiva”; quando ben condotta produce un risultato reddituale positivo: il reddito operativo della gestione caratteristica.

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La gestione finanziaria

E’ l’insieme delle operazioni volte a coprire il fabbisogno finanziario, ossia il fabbisogno di mezzi monetari necessari per avviare l’impresa e per sostenerne lo sviluppo

Il fabbisogno finanziario nasce perché di regola nelle imprese gli incassi derivanti dalle “vendite” si manifestano successivamente ai pagamenti derivanti dagli “acquisti”

Il fabbisogno finanziario si copre ricorrendo a capitale proprio, o capitale di rischio

capitale di prestito (mutui, obbligazioni)

La gestione finanziaria è una gestione “passiva”: comporta interessi passivi sul capitale di terzi e remunerazioni del capitale proprio

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La gestione patrimoniale

La gestione patrimoniale che consiste nell’investimento di mezzi monetari, eccedenti rispetto a quanto richiesto dalla gestione caratteristica, al fine di trarne un reddito

L’investimento può consistere, ad esempio, nell’acquisto di titoli di Stato o di azioni di altre imprese

La gestione patrimoniale è in linea di principio una gestione “attiva”, ma talvolta può provocare perdite (ad esempio, per quotazioni decrescenti delle azioni acquistate)

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La gestione assicurativa

Consiste nella copertura dei rischi particolari d’impresa (furti, incendi, danni a terzi ecc.) mediante la sottoscrizione di contratti di assicurazione (negoziazioni di rischi particolari).

I rischi coperti possono derivare dalla gestione caratteristica e dalle gestioni patrimoniale e finanziaria.

E’ una gestione tipicamente “passiva” che comporta il costo dei premi assicurativi e di indennizzi solo a fronte di equivalenti danni.

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La gestione tributaria

Consiste nella liquidazione e nel pagamento della vasta gamma di tributi che le imprese devono corrispondere allo Stato (e ad altri enti pubblici) a fronte dei beni pubblici ricevuti.

Gli oneri tributari sono suscitati sia dalla gestione caratteristica sia dalle gestioni patrimoniale e finanziaria

Differenti scelte d’impresa (relative, ad esempio, alla forma giuridica, alle modalità di finanziamento, alle localizzazione) determinano differenti combinazioni e livelli di tributi da corrispondere.

La gestione tributaria è tipicamente una gestione “passiva”, comportando solo oneri tributari.

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L’organizzazione

Si compone di due grandi classi di attività: Progettazione dell’assetto organizzativo: la struttura organizzativa (chi deve

fare che cosa, chi dipende da chi,…) e i sistemi operativi (come si formulano i piani aziendali, come si gestiscono le persone, come fluiscono le informazioni,…)

Gestione dei prestatori di lavoro o gestione del personale (messa in atto dei sistemi di ricerca e selezione, di valutazione, di retribuzione, di carriera ecc.)

È la base della motivazione delle persone e dell’efficienza aziendale

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La rilevazione

Le operazioni di rilevazione sono attività di raccolta elaborazione conservazione e diffusione dei dati e delle informazioni

Servono per supportare le scelte dei decisori sia interni sia esterni all’azienda

Si compone di parti denominate contabilità generale

contabilità analitica

sistemi informativi direzionali

ecc.

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Le combinazioni economiche parziali

Molte imprese attuano più combinazioni economiche parziali o, con altra espressione, operano in più “aree di affari”

Una combinazione economica parziale è definita da una certa gamma di prodotti destinata a un certo mercato (una combinazione prodotto-mercato)

Ad esempio, una stessa impresa può operare contemporaneamente nelle seguenti aree di affari

quotidiani di informazione

quotidiani sportivi

riviste di moda

libri di narrativa e saggistica

libri scolastici

Per quanto distinte, le combinazioni economiche parziali di una stessa impresa sono sempre strettamente interconnesse

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A. Prodotti per agricoltura B. Prodotti farmaceutici Attività comuni ad

A e BFertiliz-

zantiAntipa-rassitari

Attività comuni

Analge-sici

Anti-biotici

Attività comuni

Prog. assetti istituzionali

Gestione caratteristica

- ricerca e sviluppo

- approvvigionamenti

- fabbricazione

- commercializzazione

- logistica

Gestione finanziaria

Gestione patrimoniale

Gestione assicurativa

Gestione tributaria

Organizzazione

Rilevazione

La matrice “coordinazioni per combinazioni

parziali”

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Le negoziazioni

Tra le attività “esterne” sono di primaria importanza le negoziazioni che servono per acquisire le condizioni di produzione e per cedere i prodotti e le condizioni di produzione.

Le grandi classi di negoziazioni svolte dalle imprese sono: negoziazioni di beni privati

negoziazioni di beni pubblici

negoziazioni di lavoro

negoziazioni di capitale di rischio

negoziazioni di capitale di prestito

negoziazioni di rischi particolari

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Attenzione

Le negoziazioni reali non si svolgono mai in condizioni di perfetta trasparenza, conoscenza, lealtà e di equilibrio di potere delle parti. In altri termini, non si svolgono in condizioni di razionalità assoluta e di mercati perfetti

I concetti essenziali utili per un visione non troppo ingenua delle negoziazioni sono: i costi di transazione

l’asimmetria informativa

gli investimenti specifici

la forza contrattuale

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L'intervento dello Stato

Esistenza di beni economici puri.

a) non rivalità nel consumo, ossia il bene può soddisfare contemporaneamente un numero illimitato di utenti;

b) non escludibilità nell’uso, ossia non è possibile escludere una persona dal godimento del bene se non a costi molto elevati.

Il formarsi di mercati non concorrenziali.

Il fenomeno delle economie/diseconomie esterne (dette anche esternalità positive/negative).

L’esistenza di mercati incompleti. Si ha quando i mercati privati non offrono un bene o un servizio

Le asimmetrie informative.

Ridistribuire il reddito.

Imporre il consumo di beni di merito (merit goods).

Garanzia di uno “Stato di diritto” in grado di far funzionale il mercato stesso.

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La gestione dello Stato

gestione caratteristica emanazioni di leggi e regolamenti

trasferimenti di mezzi monetari

produzione di beni pubblici

gestione tributaria definizione delle caratteristiche e dei livelli dei tributi, di accertamento, di

prevenzione e repressione dell’evasione fiscale, di riscossione

concettualmente legata alla gestione caratteristica

gestione finanziaria

gestione patrimoniale

gestione assicurativa

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La configurazione dell’assetto istituzionale

chi sono i membri dell'istituto

in quali aree intervenire (sanità, assistenza, cultura, ecc.)

con quali forme dirette e indirette realizzare la produzione e l’erogazione dei beni pubblici

quanto e come interagire con altre pubbliche amministrazioni

come impostare il sistema fiscale

quali rapporti configurare con i prestatori di lavoro

come strutturare le relazioni con i cittadini

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Le operazioni di organizzazione e gestione del

personale

Simili a quelle delle imprese

Due importanti differenze: il rapporto tra “organi politici” eletti dai cittadini e gli “organi amministrativi”

formati da tecnici

il prevalere del principio della legalità (applicazione della legge) rispetto a quello della imprenditorialità (soluzioni sempre nuove)

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Le rilevazione

Le operazioni di rilevazione e di informazione sono più complessi rispetto a quelle delle imprese in quando devono rappresentare anche le dimensioni politiche e sociali degli obiettivi e dei risultati dello Stato.

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La gestione della famiglia

gestione caratteristica a) attività di produzione di redditi mediante lavoro esterno;

b) attività di lavoro interno alla famiglia;

c) attività di consumo

gestione finanziaria

gestione patrimoniale

gestione tributaria

gestione assicurativa

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La configurazione dell’assetto istituzionale

il regime patrimoniale tra i coniugi (separazione o comunione dei beni)

relazione con famiglie di parenti e affini

eventuali affidamenti e adozioni

suddivisione del lavoro interno ed esterno

relazioni con coloro che prestano lavoro domestico

relazioni con consulenti esterni (commercialista, consulente finanziario, ecc.)

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Le operazioni di organizzazione e di rilevazione

non si presentano particolari problemi né formalità al riguardo

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La gestione degli istituti non-profit

gestione caratteristica inp assimilabili a istituti di produzione (es. sanità, istruzione)

inp assimilabili a istituti di produzione e consumo (composti)

inp di pura erogazione (enti di beneficenza)

In ogni caso: raccolta di contributi, donazioni, agevolazioni (fund raising)

gestione tributaria connessa alla caratteristica (agevolazioni fiscali)

gestione patrimoniale trascurabile salvo casi particolari (fondazioni)

gestione finanziaria le difficoltà di finanziamento

Banca Etica

gestione assicurativa

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La configurazione dell’assetto istituzionale

costruire e proteggere l’immagine di affidabilità dell’istituto;

garantire elevati livelli di autonomia

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Le operazioni di organizzazione e gestione del

personale

Simile all'impresa ma con la necessità di: tenere alta la tensione rispetto all’efficienza, mancando forti attese di

produzione di risultati reddituali;

garantire correttezza nei comportamenti al fine di salvaguardare l’immagine di affidabilità

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Le rilevazione

Le operazioni di rilevazione e di informazione sono più complessi rispetto a quelle delle imprese

Alcuni indicatori appositamente studiati

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ECONOMIAAZIENDALE

(Gruppo A)2019-2020

Argomento Rif

L'economicità ABC Cap. 5

Le condizioni di equilibrio aziendale Marchi Cap. 10

Il controllo economico-generale dei processi di produzione

Marchi Cap. 3

I modelli di rappresentazione dell'economicità delle imprese

ABC Cap. 6

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Equilibrio istituzionale

Si ha quando tutti i membri del soggetto di istituto: condividono i valori e gli obiettivi che ispirano la vita dell’istituto, le sue

strutture e modalità di governo, le logiche organizzative;

ricevono ricompense e benefici giudicati equi rispetto ai contributi forniti.

Caratteristiche: durabilità

autonomia

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Equilibrio istituzionale ed equilibrio economico

Si ha equilibrio economico, ossia economicità, quando l’istituto nel suo insieme è in grado di attrarre risorse sufficienti per remunerare tutte le condizioni di produzione e di consumo utilizzate per svolgere le proprie combinazioni economiche

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Economicità come perseguimento di fini

imprese: rimunerazioni monetarie e di altra specie per i prestatori di lavoro e per i conferenti di capitale di rischio;

famiglie: appagamento dei bisogni delle persone che le compongono;

stato: appagamento dei bisogni di beni pubblici dei cittadini e remunerazione dei prestatori di lavoro;

istituti nonprofit: appagamento dei bisogni di varie categorie di associati e fruitori e remunerazione dei prestatori di lavoro.

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Economicità delle famiglie

Nella azienda familiare l’economicità viene conseguita se la produzione di redditi da lavoro e da gestione patrimoniale (al netto dei tributi da corrispondere allo Stato) consente i consumi in misura “adeguata” alla posizione sociale e al progresso del tenore di vita della famiglia.

Questa produzione di redditi dovrebbe anche generare un risparmio in grado di alimentare un “conveniente” patrimonio.

L’equilibrio monetario può giocare un ruolo importante, anche se si risolve molto spesso con la creazione di un “fondo di mezzi liquidi” sufficiente a fronteggiare le uscite monetarie concentrate in dati periodi dell’anno.

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L'equazione fondamentale dell'economicità delle

famiglie

Redditi = Tributi + Consumi + Risparmio (1)

Nuovi debiti + Redditi = Tributi + Consumi + Risparmio + Rimborso debiti (2)

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Economicità dello stato e della pubblica

amministrazione

Si ha economicità dello Stato e degli Istituti della P.A. se si realizzano i fini e si rispettano le condizioni seguenti: la produzione e il consumo di beni pubblici “soddisfacenti” per il

funzionamento e lo sviluppo sociale ed economico di una collettività;

la corresponsione di rimunerazioni “adeguate” ai collaboratori e ai finanziatori;

l’elevata efficienza delle combinazioni economiche realizzata mediante l’adozione di tecniche progredite di gestione, di organizzazione e di rilevazione;

l’imposizione di tributi che siano ripartiti secondo criteri di equità condivisi dalla collettività;

l’attuazione di una gestione patrimoniale che produca redditi convenienti;

la realizzazione di un risultato sintetico di risparmio o un disavanzo contenuto.

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Economicità degli istituti non-profit

In molte classi di istituti nonprofit solo una parte limitata dei costi è coperta da ricavi provenienti da cessione di beni a terzi; l’equilibrio reddituale si realizza facendo conto su elargizioni volontarie, donazioni, lasciti ecc., provenienti prevalentemente da soggetti privati, ma anche da enti pubblici.

Lo snodo critico in materia è rappresentato dalla stabilità nel tempo di tali flussi di contributi.

Il difficile equilibrio reddituale rende fragile anche l’equilibrio monetario e l’insieme di queste condizioni mette a repentaglio la vita dell’istituto o la sua autonomia.

In particolare, ogni crisi reddituale o monetaria può diventare l’occasione per il formarsi di soggetti economici impropri o per l’alterarsi della natura privatistica dell’istituto nonprofit.

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Economicità dell’impresa

equilibrio reddituale

efficienza e flessibilità

congruità delle remunerazioni

equilibrio monetario

equilibrio patrimoniale

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Equilibrio reddituale

L’equilibrio reddituale (equilibrio tra componenti positivi e negativi di reddito) esprime l’attitudine della gestione di rimunerare, con i componenti positivi di reddito, alle condizioni di mercato, tutti i fattori produttivi compresi il capitale di prestito e il capitale di rischio.

Esso deve essere valutato in funzione: del tempo di riferimento (di breve o di lungo periodo)

dell’oggetto di riferimento (azienda equilibrio aziendale oppure gruppo aziendale equilibrio superaziendale)

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Equilibrio monetario

capacità di far fronte agli impegni di pagamento. La diversa manifestazione temporale di costi e ricavi e dei relativi flussi

monetari si traduce in fabbisogno finanziario.

Compito della gestione finanziaria è ricercare la copertura di tale fabbisogno.

La gestione finanziaria gioca così da cuscinetto tra la dinamica reddituale e la dinamica monetaria, compensando i periodi in cui si determinano squilibri monetari con quelli in cui si manifestano eccedenze di cassa.

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Equilibrio patrimoniale

Riguarda il rapporto tra capitale di debito e capitale di rischio

Si determina anche in funzione di: morfologia del fabbisogno aziendale

flessibilità finanziaria necessaria

rischio aziendale

risultati conseguiti

controllo dell'istituto

condizioni dei mercati finanziari

altre condizioni

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Efficienza e flessibilità

Efficienza: è la relazione che intercorre tra risultati conseguiti e mezzi impiegati e viene riferito a sfere operative diverse Una particolare espressione dell’efficienza sono i rendimenti fisico-tecnici.

Solo in condizioni particolari e temporanee, le inefficienze possono essere trasferite all’esterno, senza danneggiare l’equilibrio reddituale dell’azienda (es.monopolio), ma penalizzando altre aziende.

L’azienda in economicità è quella che ricerca anche flessibilità, ossia la predisposizione di strutture e di combinazioni produttive efficienti in grado di adeguarsi prontamente all’ambiente.

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Congruità delle remunerazioni

Non si ha economicità senza congruità dei prezzi-costi sostenuti e dei prezzi-ricavi conseguiti e, in particolare, congruità delle rimunerazioni del capitale-risparmio e del lavoro. In aziende in cui tale congruità non viene rispettata, l’economicità aziendale

viene perseguita grazie anche al concorso, e a scapito, di altre aziende familiari o di altre aziende di produzione.

Il giudizio di adeguatezza o di congruità dei prezzi-costo e dei prezzi-ricavo comporta un esame delle condizioni di ambiente che caratterizzano i diversi mercati in cui le imprese operano.

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Massimizzazione del profitto

Il principio di economicità non si identifica con il criterio della massimizzazione del “profitto”.

Il principio di economicità non si identifica con un criterio massimizzante, limitato e rivolto esclusivamente a una classe di soggetti, quali i conferenti di capitale proprio.

Esso si traduce nel rispetto simultaneo delle condizioni favorevoli al mantenimento e allo sviluppo dell’azienda, intesa come mezzo per conseguire i complessi fini di istituto.

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L’impresa vive di scambi con altri soggetti e di operazioni di trasformazione interna

fattoriproduttivi

fornitoridenaro

prodottie servizi

clientidenaro

impresa

Il modello economico finanziario

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costi diacquisto

ricavi divendita

equilibrio reddituale(reddito)

uscite didenaro

entrate didenaro

equilibriomonetario

fattoriproduttivi

fornitori

denaro

prodottie servizi

clientidenaro

impresa

Il modello economico finanziario

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Un semplice caso: calcoliamo il reddito prodotto

anno 1 anno 2

• Acquisto impianto: €400

• Acquisto Materie prime: 100 kg a 2€/kg

• Prodotti realizzati e venduti: 40 un a 8€/un

• Prodotti realizzati e venduti: 60 un a 8€/un

Nota: per produrre 1 unità di prodotto finito occorre 1 kg di materia prima

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Il principio di competenza economica

Il principio in base al quale correlare costi e ricavi ai fini della determinazione del reddito e del capitale di funzionamento a prescindere dalla loro manifestazione finanziaria o numeraria

Alcuni riflessi: Le rimanenze

Gli ammortamenti

I ratei e i risconti

I fondi rischi e i fondi spese future

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Il modello del bilancio di esercizio

108

REDDITO DI ESERCIZIO

(“Conto Economico”)

Valore degli INPUT

I costi e gli altri componenti negativi

di reddito

Valore degli OUTPUT

I ricavi e gli altri componenti positivi di

reddito

Risultato reddituale positivo

(utile di eserizio)

Risultato reddituale negativo

(perdita di esercizio)

CAPITALE DI FUNZIONAMENTO

(“Stato Patrimoniale”)

Valore delle ATTIVITA’

I beni e i diritti: ciò che l’azienda possiede

Valore delle PASSIVITA’

Le obbligazioni: ciò che l’azienda deve a

terzi

Valore del CAPITALE NETTO

Quanto pertiene ai conferenti di capitale

di rischio

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Il conto economico

Costi Ricavi

Ricavi delle venditeProventi attivi

Utile dell’esercizio Perdita dell’esercizio

Consumi di materia primaCosti del lavoroAffittiServizi esterniAmmortamentiAccantonamentiInteressi passiviImposte sul reddito

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Lo Stato Patrimoniale

Attività Passività

Debiti verso fornitoriDebiti verso BancheTFR

Capitale SocialeRiserveUtile/Perdita dell’esercizio

Denaro in cassaCrediti verso clientiMagazzinoImpiantiMacchinariAutomezziBrevetti

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G. Marzo - Economia Aziendale (Gruppo A) - Dipartimento di Economia e Management - Università di Ferrara - 2019-2020 111Luca Bartolomeo de Pacioli

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Il conto

dare avere

oggetto

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Il linguaggio… dei conti

Titolo: denominazione assegnata al conto

Variazione di conto: valori con segno (+) o (-) iscritti nel conto

Aprire un conto: inscrivere il primo valore

Tenere un conto: continuare in modo regolare l’iscrizione di valori

Accreditare: iscrivere un valore nella sezione “avere”

Addebitare: iscrivere un valore nella sezione “dare”

Saldo: somma algebrica dei valori iscritti in un conto

Chiudere un conto: iscrizione del saldo nella sezione in cui i valori di conto sono inferiori

Piano dei conti: insieme dei i conti utilizzati da un'azienda per effettuare le rilevazioni contabili in partita doppia e le regole del loro utilizzo

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Come si redige un bilancio… in breve

All’inizio dell’esercizio, si riaprono i conti chiusi nell’esercizio precedente

Durante l’esercizio si registrano le operazioni dell’impresa quando si ha una movimentazione di denaro, di crediti o di debiti

A fine esercizio, si svolgono le operazioni di chiusura per il rispetto del principio di competenza economica (che consente di correlare costi e ricavi per determinare il reddito dell'esercizio) Scritture di integrazione

Scritture di storno

Scritture di rettifica

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La partita doppia

una convenzione importante:le entrate di DENARO si inscrivono nel DARE del conto Cassa (Banche) e le uscite in AVERE

• la causa dell’entrata di denaro si iscrive nell’AVERE di un conto ad essa intestato

• la causa dell’uscita di denaro si iscrive nell’DARE di un conto ad essa intestato

• l’aumento dei CREDITI COMMERCIALI inscrive nel DARE del conto ad essi intestato

• l’aumento dei DEBITI COMMERCIALI inscrive nell’AVERE del conto ad essi intestato

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Focus: alcune operazioni rilevanti

Vendita e acquisto, locazione e noleggio di beni e servizi

IVA

Costruzioni interne o in economia

Ammortamento

Fondi spese e rischi

Ratei e risconti

Vendita beni pluriennali

Operazioni di finanziamento

Obbligazioni

Distribuzione di utili e riduzione/Aumento di Capitale Sociale

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Operazioni di esercizio

Vendita di prodotti – Esempio 1: Si vendono prodotti pronta cassa per €500 (IVA 22%)

Cassa e Banche (SP)

610

Ricavi di vendita (CE)

500

Vendita di prodotti – Esempio 2: Si vendono a credito prodotti per €600 (IVA 22%)

Crediti commerciali (SP)

732

Ricavi di vendita (CE)

600

Acquisto di materie – Esempio 1: Si acquistano materie pronta cassa per €200 (IVA 22%)

Cassa e Banche (SP)

244

Acquisti di materie (CE)

200

Acquisto di materie – Esempio 2: Si acquistano a credito materie cassa per €300 (IVA 22%)

Debiti commerciali (SP)

366

Acquisti di materie (CE)

300

Erario c/IVA a debito (SP)

110

Erario c/IVA a debito (SP)

132

Erario c/IVA a credito (SP)

44

Erario c/IVA a credito (SP)

66

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Operazioni di esercizio

Abbuoni attivi – Esempio: Il fornitore concede un abbuono attivo di €10 + IVA (IVA 22%)

Debiti Commerciali (SP)

12,2

Abbuoni attivi (CE)

10

Abbuoni passivi – Esempio: L'azienda concede ad un fornitore un abbuono passivo di €20 + IVA (IVA 22%)

Crediti commerciali (SP)

24,4

Abbuoni passivi (CE)

20

Erario c/IVA a credito (SP)

2,2

Erario c/IVA a debito (SP)

4,4

Sconto di cambiali attive – Esempio: Sconto di cambiali attive per €30 con accredito in conto corrente di €27

Cambiali attive (SP)

30

Commissioni e oneri per sconto cambiali (CE)

3

Cassa e Banche (SP)

27

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Operazioni di esercizio

IVA – Esempio 1: Si liquida la posizione IVA

Erario c/IVA a credito (SP)

1.500 1.500

Erario c/IVA a debito (SP)

900 900

Erario c/IVA (SP)

1.500 900

IVA – Esempio 2: Si liquida la posizione IVA e, se a debito, si procede al versamento

Erario c/IVA a credito (SP)

400 400

Erario c/IVA a debito (SP)

700 700

Erario c/IVA (SP)

400 700

300

Cassa e Banche (SP)

300

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Operazioni di esercizio

Incasso credito commerciali – Esempio : Si incassano crediti commerciali per €1.500

Cassa e Banche (SP)

1.500

Crediti Commerciali (SP)

1.500

Pagamento debiti commerciali – Esempio: Si pagano debiti commerciali per €300.

Cassa e Banche (SP)

300

Debiti Commerciali (SP)

300

Salari e Stipendi – Esempio: Si pagano salari e stipendi per €500

Cassa e Banche (SP)

500

Salari e Stipendi (CE)

500

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Operazioni di esercizio - Finanziamenti

Mutui passivi – Esempio : Si ottiene un mutuo passivo di €1.500

Cassa e Banche (SP)

1.500

Mutui Passivi (SP)

1.500

Pagamento rata mutui passivi – Esempio: Si paga una rata di € 400, di cui 20 a titolo di interessi passivi

Cassa e Banche (SP)

400

Mutui Passivi (SP)

380

Interessi Passivi (CE)

20

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Operazioni di esercizio – Prestiti Obbligazionari

Obbligazioni – Esempio: Sottoscrizione di obbligazioni emesse al valore nominale di €1.000 e collocate al valore di €800

Crediti vs Obbligazionisti (SP)

800

Obbligazioni (SP)

1.000

Disaggio su Prestiti Obbligazionari (SP)

200

Obbligazioni – Esempio: Sottoscrizione con immediato versamento di obbligazioni emesse al valore nominale di €1.000 e collocate al valore di €900

Cassa e Banche (SP)

900

Obbligazioni (SP)

1.000

Disaggio su Prestiti Obbligazionari (SP)

100

Obbligazioni – Esempio: Sottoscrizione di obbligazioni emesse al valore nominale di €1.000 e collocate al valore di €1.150

Crediti vs Obbligazionisti (SP)

1.150

Obbligazioni (SP)

1.000

Aggio su Prestiti Obbligazionari (SP)

150

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Operazioni relative al Patrimonio Netto

Riparto utile esercizio precedente – Esempio: L’utile dell’esercizio precedente di €40 si distribuisce ai soci

Cassa e Banche (SP)

40

Utile esercizio precedente (SP)

40 40

Riparto utile esercizio – Esempio: L’utile dell’esercizio, pari a €100, è accantonato per metà a riserva e per metà si decide di distribuirlo agli azionisti. L’erogazione avverrà però nel prossimo esercizio

Debiti vs soci per utili da distribuire (SP)

50

Utile esercizio (SP)

100 100

Riserve (SP)

50

Riparto utile esercizio – Esempio: L’utile dell’esercizio, pari a €100, è accantonato per metà a riserva e per metà si decide di distribuirlo immediatamente agli azionisti.

Utile esercizio (SP)

100 100

Riserve (SP)

50

Cassa e Banche (SP)

40

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Operazioni relative al Patrimonio Netto

Aumento Capitale Sociale – Esempio: Aumento gratuito del capitale sociale per €40

Capitale Sociale (SP)

40

Riserve (SP)

40

Aumento a pagamento del Capitale Sociale – Esempio: I soci sottoscrivono un aumento del capitale sociale per €1.000, versandone immediatamente il 75%.

Cassa e Banche (SP)

750

Crediti vs soci (SP)

250 100

Capitale Sociale (SP)

1.00

Aumento a pagamento del Capitale Sociale – Esempio: I soci sottoscrivono e versano contestualmente un aumento del capitale sociale per €1.200 con un sovrapprezzo di €200.

Cassa e Banche (SP)

1.400

Riserva per Sovrapprezzo (SP)

200

Capitale Sociale (SP)

1.200

Page 125: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

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Operazioni relative ai crediti

Esempio 1: Un credito sorto nel passato esercizio del valore di € 120 risulta inesigibile e si stralcia utilizzando il Fondo Rischi su Crediti

Crediti Commerciali (SP)

120 120

F.do Rischi su Crediti (SP)

120 200

Esempio 2: Un credito sorto nel passato esercizio del valore di € 150 risulta inesigibile e si stralcia utilizzando il Fondo Rischi su Crediti, che però è incapiente

Crediti Commerciali (SP)

150 150

F.do Rischi su Crediti (SP)

140 140

Perdite su Crediti (CE)

10

Esempio 2: Un credito sorto nell’esercizio del valore di € 100 risulta inesigibile e si stralcia.

Crediti Commerciali (SP)

100 100

Perdite su Crediti (CE)

100

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Operazioni relative ai fattori pluriennali -

Ammortamento

Esempio: La quota ammortamento di un bene congetturata al 31/12/N è di €50.

Fondo Ammortamento (SP)

50

Quota di ammortamento (CE)

50

Registrazione contabile:

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Operazioni relative ai fattori pluriennali -

Alienazione

Esempio 1: Un macchinario del valore iniziale di € 120 e già ammortizzato per €100 è venduto in contanti ad un prezzo di €30 + IVA (22%).

Cassa e Banche (SP)

36,6

Plusvalenza (CE)

10

𝑃𝑙𝑢𝑠𝑣𝑎𝑙𝑒𝑛𝑧𝑎 = 𝑃𝑟𝑒𝑧𝑧𝑜 𝑑𝑖 𝑉𝑒𝑛𝑑𝑖𝑡𝑎 − 𝑉𝑎𝑙𝑜𝑟𝑒 𝐶𝑜𝑛𝑡𝑎𝑏𝑖𝑙𝑒 𝑁𝑒𝑡𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑏𝑒𝑛𝑒 = 30 − 120 − 100 = 10

Macchinario (SP)

120 10020

F.do Amm.to Macchinario (SP)

100 100

Esempio 2: Un macchinario del valore iniziale di € 120 e già ammortizzato per €100 è venduto in contanti ad un prezzo di €15.

𝑀𝑖𝑛𝑢𝑠𝑣𝑎𝑙𝑒𝑛𝑧𝑎 = 𝑉𝑎𝑙𝑜𝑟𝑒 𝐶𝑜𝑛𝑡𝑎𝑏𝑖𝑙𝑒 𝑁𝑒𝑡𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑏𝑒𝑛𝑒 − 𝑃𝑟𝑒𝑧𝑧𝑜 𝑑𝑖 𝑉𝑒𝑛𝑑𝑖𝑡𝑎 = 120 − 100 − 15 = 5

IVA ns Debito (SP)

6,6

Cassa e Banche (SP)

18,3

Minusvalenza (CE)

5

Macchinario (SP)

120 10020

F.do Amm.to Macchinario (SP)

100 100

IVA ns Debito (SP)

3,3

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Alcune operazioni di chiusura

Costruzioni Interne in Economia - Esempio: A fine anno si stimano costruzioni interne per €150.

Costruzioni interne (SP)

150

Incremento Costr. interne (CE)

150

Trattamento di Fine Rapporto - Esempio: A fine anno si determina la quota TFR pari a €70.

TFR (SP)

70

Quota TFR (CE)

70

Rimanenze Attive Finali - Esempio: A fine anno si stimano rimanenze attive finali per €100.

Rimanenze Attive Finali (SP)

100

Rimanenze Attive Finali CE)

100

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Risconti Attivi Finali

Quota di costi che maturano in proporzione al tempo e a cavallo di due o più esercizi consecutivi, per i quali la manifestazione finanziaria è anticipata rispetto alla completa manifestazione reddituale.

Esempio: si stipula un contratto di fitto attivo di €360 con inizio e pagamento il 01/05/N e conclusione il 30/04/N+1

𝑅𝑖𝑠𝑐𝑜𝑛𝑡𝑜 𝐴𝑡𝑡𝑖𝑣𝑜 𝐹𝑖𝑛𝑎𝑙𝑒 =€360

12 𝑚𝑒𝑠𝑖× 4 𝑚𝑒𝑠𝑖 = €120

Risconto Attivo Finale (SP)

120

Risconto Attivo Finale (CE)

120

01/05/N

4 mesi

30/04/N+1

31/12/N01/01/N 31/12/N+1

-€360

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Risconti Passivi Finali

Quota di ricavi che maturano in proporzione al tempo e a cavallo di due o più esercizi consecutivi, per i quali la manifestazione finanziaria è anticipata rispetto alla completa manifestazione reddituale.

Esempio: si stipula un contratto di fitto attivo di €360 con inizio e incasso il 01/05/N e conclusione il 30/04/N+1

𝑅𝑖𝑠𝑐𝑜𝑛𝑡𝑜 𝑃𝑎𝑠𝑠𝑖𝑣𝑜 𝐹𝑖𝑛𝑎𝑙𝑒 =€360

12 𝑚𝑒𝑠𝑖× 4 𝑚𝑒𝑠𝑖 = €120

Risconto Passivo Finale (SP)

120

Risconto Passivo Finale (CE)

120

01/05/N

4 mesi

30/04/N+1

31/12/N01/01/N 31/12/N+1

+€360

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Ratei Attivi Finali

Quota di ricavi che maturano in proporzione al tempo e a cavallo di due o più esercizi consecutivi, per i quali la manifestazione finanziaria è successiva alla completa manifestazione reddituale.

Esempio: si stipula un contratto di fitto attivo di €360 con inizio il 01/05/N e conclusione e incasso il 30/04/N+1

𝑅𝑎𝑡𝑒𝑜 𝐴𝑡𝑡𝑖𝑣𝑜 𝐹𝑖𝑛𝑎𝑙𝑒 =€360

12 𝑚𝑒𝑠𝑖× 8 𝑚𝑒𝑠𝑖 = €240

Rateo Attivo Finale (SP)

240

Rateo Attivo Finale (CE)

240

01/05/N

8 mesi

30/04/N+1

31/12/N01/01/N 31/12/N+1

+€360

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Ratei Passivi Finali

Quota di costi che maturano in proporzione al tempo e a cavallo di due o più esercizi consecutivi, per i quali la manifestazione finanziaria è successiva alla completa manifestazione reddituale.

Esempio: si stipula un contratto di fitto attivo di €360 con inizio il 01/05/N e conclusione e pagamento il 30/04/N+1

𝑅𝑎𝑡𝑒𝑜 𝑃𝑎𝑠𝑠𝑖𝑣𝑜 𝐹𝑖𝑛𝑎𝑙𝑒 =€360

12 𝑚𝑒𝑠𝑖× 8 𝑚𝑒𝑠𝑖 = €240

Rateo Passivo Finale (SP)

240

Rateo Passivo Finale (CE)

240

01/05/N

8 mesi

30/04/N+1

31/12/N01/01/N 31/12/N+1

-€360

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Ratei e risconti apparenti

Esempio 1: Riscossione di canoni di assistenza per 40 relativi al periodo che va dal 01/10/n-1 al31/03/n (in grigio i valori dello SP Iniziale)

Cassa e Banche (SP)

40

Ratei Attivi Iniziali (SP)

20

Canoni di assistenza (CE)

40

Nota: Non c'è alcun rateo o risconto da rilevare. Si tratta di un'operazione per la quale un rateo attivo è stato rilevato alla fine del periodo precedente (e figura come Rateo Attivo Iniziale)

Esempio 2: Nel precedente periodo si sono pagati canoni leasing per 24 relativi al periodo che va dal 01/06/n-1 al 31/05/n (in grigio i valori dello SP Iniziale)

Risconti Attivi Iniziali (SP)

10

Nota: Non c'è alcun rateo o risconto da rilevare. Si tratta di un'operazione per la quale un risconto attivo è stato rilevato alla fine del periodo precedente (e figura come Risconto Attivo Iniziale)

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Ratei e risconti apparenti

Esempio 3: Si pagano fitti passivi per 24 relativi al periodo che va dal 01/06/n-1 al 31/05/n (in grigio i valori dello SP Iniziale)

Cassa e Banche (SP)

24

Ratei Passivi Iniziali (SP)

14

Fitti passivi (CE)

24

Nota: Non c'è alcun rateo o risconto da rilevare. Si tratta di un'operazione per la quale un rateo passivo è stato rilevato alla fine del periodo precedente (e figura come Rateo Passivo Iniziale)

Esempio 4: Nel precedente periodo si sono incassati fitti attivi per 48 relativi al periodo che va dal 01/06/n-1 al 31/05/n (in grigio i valori dello SP Iniziale)

Risconti Passivi Iniziali (SP)

20

Nota: Non c'è alcun rateo o risconto da rilevare. Si tratta di un'operazione per la quale un risconto passivo è stato rilevato alla fine del periodo precedente (e figura come Risconto Passivo Iniziale)

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ECONOMIAAZIENDALE

(Gruppo A)2019-2020

Argomento Rif

Sistema di prodotto e mercato la teoria della domanda e la formazione del prezzo

ABC Cap. 10 par. 6

Le scelte di standardizzazione e di dimensione

ABC Cap. 11

Le scelte di estensione verticale e orizzontale

ABC Cap. 12

Le condizioni di efficienza ed efficacia nella combinazione dei fattori di produzione

Marchi Cap. 9

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Classificazione dei costi

Costi variabili: sono i costi che nel loro totale si modificano al variare del volume di attività all’interno di una capacità produttiva data

Costi fissi: sono i costi che nel loro totale non si modificano al variare del volume di attività all’interno di una capacità produttiva data.

Si modificano se cambia la capacità produttiva

Possono variare per fattori diversi dal volume di attività

Costi cessanti: sono i costi che un’azienda può eliminare, ad esempio in seguito alla scelta di eliminare un prodotto o esternalizzare un’attività

Costi sorgenti: sono i costi che sorgono, ad esempio in seguito alla scelta di introdurre o sviluppare un nuovo prodotto o internalizzare un’attività

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Costi variabili totali e costi fissi totali

CPM

Costi variabili

CPM

Costi variabili

CPM

Costi variabili

CPM

Costi semi-fissi o semi-variabili

CPM= capacità produttiva massima attuale

CPM

Costi fissi

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Costi variabili unitari e costi fissi unitari

CPM= capacità produttiva massima

attuale

CPM

Costi variabili totali

CPM

Costi variabili totali

CPM

Costi variabili totali

CPM

Costi fissi totali

CPM

Costi variabili unitari

CPM

Costi variabili unitari

CPM

Costi fissi unitari

CPM

Costi variabili unitari

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Costi variabili e costi fissi: una semplificazione

CPM

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Volumi, costi e ricavi

Unità vendutePrezzo di vendita unitario

Costi variabili totali

Ricavi di vendita

Costi fissi operativi

Costo variabile unitario

Reddito operativo

+ ++ +

+-

-

+/- +/-

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Costi variabili: un esempio

grammi di plastica per numero di pennarelli

grammi di plastica totali

costo totale della plastica

(EUR)

1 5 2,5

2 10 5

10 50 25

100 500 250

grammi di plastica per 1 pennarello: 5costo di 1 grammo di plastica; €0,50

1 2 10 100

2,5

5

25

250

grammi

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Stima statistica dei costi variabili e fissi

costo totale = 24,6 x produzione_mensile + 3.425,59

costo variabileunitario

costi fissitotali

MeseVolumi di

produzione mensili

Totale costi del mese

1 100 5.540

2 125 6.550

3 160 6.860

4 145 6.642

5 152 6.890

6 105 6.000

7 158 7.890

8 100 6.210

9 160 7.350

10 148 7.150

0

1.000

2.000

3.000

4.000

5.000

6.000

7.000

8.000

9.000

0 20 40 60 80 100 120 140 160 180

cost

i

produzione mensile

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Il punto di pareggio in volumi

capacitàproduttivamassima

Punto dipareggio

Break Even Point

Ricavi = p × Q

Costi totali = Costi variabili + costi fissi

Costi variabili = cvu × Q

Costi fissi = CF

VBEP = CF

(p - cvu)

volume

Page 144: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

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Margine di contribuzione unitario e totale

Margine di contribuzione unitario È la differenza tra prezzo di vendita (o ricavo medio di vendita) e costo

variabile unitario

È impiegato per il calcolo del Punto di Pareggio e per valutare la convenienza a produrre e vendere un prodotto

Margine di contribuzione unitario e totale È la differenza tra ricavi di vendita e costi variabili totali

È impiegato per la valutazione della convenienza di una combinazione prodotto/ mercato del business o del ramo aziendale

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Punto di pareggio con più prodotti

Dati di partenza PROD1 PROD2 TOT

Kg venduti 34.091 22.727 56.818in % 60% 40% 100%Costi Fissi Totali 200.000

Prezzo di vendita 10 14

Costo Variabile Unitario (8) (6)

Margine di Contribuzione Unitario

2 8

Punto diPareggio

CF =

× MdCPROD2Q.tàPROD1

Q.tàTOT

× MdCPROD1 +Q.tàPROD2

Q.tàTOT

Conto Economicoal livello del Punto di pareggio

PROD1 PROD2 TOT

Ricavi totali 272.73027.273kg×10€/kg

254.54818.182kg×14€/kg

527.277

Costi Variabili Totali (218.184)27.273kg×8€/kg

(109.092)18.182kg×6€/kg

(327.277)

Margine di Contribuzione Totale 54.546 145.456 200.000

Costi Fissi Totali (200.000)

Reddito Operativo 0

Punto diPareggio

200.000 =

60% × 2 + 40% × 8= 45.455 kg di cui il 60% di PROD1 = 27.273 kg; e il 40% di PROD2 = 18.182kg

Valori arrotondati

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Fatturato di pareggio

Conto Economico EUR % EUR

Ricavi di vendita 5.000 100 3.333

(Costi variabili) (2.000) 40 (1.333)

= Margine di Contribuzione 3.000 60 2.000

(Costi fissi) (2.000) (2.000)

= Reddito Operativo 1.000 0

Fatturatodi Pareggio

CF

MdC%=

2.000

60%= 3.333=

Page 147: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

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Punto di pareggio e margine di sicurezza

Quando comincerò ad avere utili?

Quale riduzione di domanda posso sopportare?

Break EvenPoint

(in volumi)

Margine di sicurezza

VBEP = CF

(p – cvu)

MS = Domanda prevista

– BEPDomanda prevista

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Le economie di scala o di dimensione

Vantaggio economico che deriva dall’aumento della dimensione della capacità produttiva (scala) dell’azienda, dato un certo grado di utilizzodella stessa. Capacità produttiva: valore massimo atteso dell’output (prodotto tangibile o

servizio destinato ad un cliente esterno o interno all’impresa) nell’unità di tempo considerata (unità/ore, unità/anno), ove modi e tempi di produzione dell’unità organizzativa devono essere definiti.

Grado di utilizzo della capacità produttiva: rapporto tra la produzione effettiva e la capacità produttiva

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Le fonti delle economie di scala

Indivisibilità di alcune componenti

Maggiore produttività degli input per effetto della specializzazione

Proprietà geometriche dei contenitori

Maggiore efficienza degli impianti di maggiori dimensioni

Minori costi unitari di acquisto.

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Le economie di volume

Si verifica una riduzione dei costi fissi unitari in corrispondenza ad un aumento dei volumi di produzione, senza un incremento della dimensione della capacità produttiva.

CPM

Costi fissi unitari

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Economia di scale

deriva dall’aumento della dimensione della capacità produttiva (scala) dell’azienda, dato un certo grado di utilizzo della stessa

Economie di volume

deriva dall’aumento del grado di utilizzo della capacità produttiva e non da un suo incremento

Occhio alla differenza!

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Le economie di raggio d’azione (o di scope)

Vantaggio economico che deriva utilizzando risorse comuni, nella produzione di due o più output

all’interno dell’azienda: in questo caso le economie si ottengono ampliando la gamma di prodotti offerti sul mercato (ampliamento del proprio raggio d’azione competitivo)

tra aziende diverse: il vantaggio economico si ottiene per entrambe le aziende attraverso la condivisione di risorse fra le diverse aziende.

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Valutare le economie di raggio d’azione

Misura del vantaggio economico Grado di economia di raggio d’azione

𝑖=1𝑁 𝐶𝑖 − 𝐶 𝑃𝑅𝑂𝐷𝑂𝑇𝑇𝑂

𝐶𝑂𝑁𝐺𝐼𝑈𝑁𝑇𝑂

𝑖=1𝑁 𝐶𝑖

𝐶 𝑃𝑅𝑂𝐷𝑂𝑇𝑇𝑂𝐶𝑂𝑁𝐺𝐼𝑈𝑁𝑇𝑂

< 𝑖=1𝑁 𝐶𝑖

𝐶𝑖 = è il costo di produzione relativo alla produzione disgiunta di ogni prodotto

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Le fonti delle economie di raggio d’azione

Fonti materiali di economia di raggio d’azione: Condivisione di elementi materiali della struttura produttiva: impianti e

attrezzature.

Condivisione di elementi materiali della struttura di vendita: canali e reti distributive

Fonti immateriali di economia di raggio d’azione: Condivisione di risorse immateriali: immagine, know-how, risorse

manageriali. Tali risorse solitamente provengono da esperienze già maturate nella produzione di altri prodotti.

Un particolare aspetto dell’uso congiunto di risorse immateriali è il cosiddetto effetto ombrello, ovvero la possibilità di utilizzare ad esempio il marchio aziendale su un numero più ampio di prodotti, che sono presentati sotto lo stesso marchio. In questo modo è possibile una maggiore suddivisione dei costi, e la possibilità per il nuovo output di godere immediatamente dell’immagine degli altri prodotti già presenti nel mercato

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Le economie di apprendimento o di esperienza

Economie che si ottengono dall’esperienza acquisita nello svolgimento ripetuto dell’attività.

È il vantaggio economico che deriva dalla riduzione regolare e prevedibile dei costi (variabili) unitari dell’output, che si realizzano al crescere del volume di produzione accumulato.

Curva di esperienza: rappresenta la relazione inversa che esiste tra costi ed esperienza accumulata, ponendo in ascissa il volume di produzione cumulata e in ordinata i costi unitari.

Page 156: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

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Rappresentare le economie di apprendimento

𝐶𝑋𝐶2𝑋

𝑋 2𝑋 Esperienza (volumi di produzione cumulati)

Costi unitari

𝐶𝑞 = 𝐶𝑛𝑞

𝑛

−𝑏

𝐶𝑞 è il costo relativo all’unità q,

ovvero dell’ultima unità prodotta

𝐶𝑛 è il costo relativo all’unità n, ovvero dell’unità prodotta al tempo precedente

q è l’esperienza cumulata fino ad oggi, ovvero la produzione cumulata fino ad oggi

n è l’esperienza cumulata fino ad un tempo precedente, ovvero la produzione cumulata fino ad un tempo precedente

b è l’inclinazione della curva, costante che dipende dalla velocità di apprendimento

Page 157: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

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Misurare le economie di apprendimento

𝑉𝑒𝑙𝑜𝑐𝑖𝑡à 𝑑𝑖𝑎𝑝𝑝𝑟𝑒𝑛𝑑𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜

=𝐶2𝑋

𝐶𝑋%

Q.tà prodotta Ore Manodopera

1 200

2 160

3 140

4 128

160200

%=80 %

128160

%=80 %

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Le fonti delle economie di apprendimento

Crescente abilità nello svolgimento dell’attività

Migliore selezione delle risorse produttive

Coordinamento più efficiente fra le risorse produttive

Più elevata programmabilità dell’attività

Alcune semplificazioni dei prodotti e dei processi

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L’elasticità della domanda rispetto al prezzo

quantità

prezzo

p0

p1

q1 q0

𝜀 =

∆𝑄𝑄0∆𝑃𝑃0

𝜀 =

∆𝑄 𝑄0 + 𝑄1 2

∆𝑃 𝑃0 + 𝑃1 2

Elasticità ad arco: Se l’intervallo dei valori è ampio nella formula al denominatore si pone il valore medio.

Domanda elastica: 𝜀 > 1Domanda anelastica: 𝜀 < 1

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G. Marzo - Economia Aziendale (Gruppo A) - Dipartimento di Economia e Management - Università di Ferrara - 2019-2020 160

L’elasticità della domanda rispetto al prezzo

Prodotti standard con strategie di volume

L’aumento del prezzo (da p1 a p2 ) comporta una riduzione elevata delle quantità (da q1 a q2 )

quantità

prezzo

p1

p2

q2 q1

L’aumento del prezzo (da p1 a p2 ) comporta una riduzione modesta delle quantità (da q1 a q2 )

quantità

prezzo

Prodotti con strategie di differenziazione

p1

p2

q2 q1

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Stime empiriche di elasticità del prezzo

Categorie di prodotto Letteratura Esperienza*

Beni di consumo non durevoli 1,5 - 5 Normalmente > 2

Beni di consumo durevoli 1,5 - 3 Molto variabile

Prodotti farmaceutici ca. 0,5 Prodotti innovativiProdotti «me too»Prodotti generici

Prodotti di largo consumo

Prodotti industrialio Prodotti standardo Prodotti speciali

n.d.n.d.

2-1000,3-2

Valori molto bassi per determinati prodotti speciali

Mercato automobilisticoo Di lusso o Normale

n.d.n.d.

07-1,5> 1,5

Servizio Compagnie aereeo Trasporto ferroviarioo Telecom. (consumi)o Telecom. (abbonamento)o Servizi informatici

> 21,5

0,7-1,7n.d.n.d

1-5< 1

0,3-12-5

0,5-1,5

Fonte: Hermann Simon-Danilo Zatta, Strategie di Pricing Hoepli- 2010

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Domanda e ricavi totali

0

5.000

10.000

15.000

20.000

25.000

30.000

0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Prezzo Quantità Ricavo

1 9.000 9.000

2 8.000 16.000

3 7.000 21.000

4 6.000 24.000

5 5.000 25.000

6 4.000 24.000

7 3.000 21.000

8 2.000 16.000

9 1.000 9.000

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ECONOMIAAZIENDALE

(Gruppo A)2019-2020

Argomento Rif

Il sistema delle operazioni e la dinamica dei processi

Marchi Cap. 2

Page 164: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

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il Sistema d'azienda

Subsistema delmanagement

Subsistema dellaproduzione

Subsistema delleinformazioni

Subsistemaazienda/ambiente

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G. Marzo - Economia Aziendale (Gruppo A) - Dipartimento di Economia e Management - Università di Ferrara - 2019-2020 165

Il Sistema della Produzione

Subsistemaimpianti e utilità

pluriennali

Subsistemalavoro e conoscenze

Subsistemaprodotti e servizi

d'output

Subsistemamaterie e servizi

d'input

Subsistemadenaro

Page 166: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

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Il Sistema delle relazioni Azienda/Ambiente

Subsistema azienda/finanziatori

Subsistema azienda/capitalisti

Subsistema azienda/comunità

Subsistema azienda/concorrenti

Sub

sist

ema

azie

nd

a/fo

rnit

ori

Sub

sistem

a azien

da/

lavorato

ri

Sub

sistema

aziend

a/lclien

ti

Page 167: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

G. Marzo - Economia Aziendale (Gruppo A) - Dipartimento di Economia e Management - Università di Ferrara - 2019-2020 167

Il Sistema del Management

PIANIFICAZIONEobiettivi-risorse

ORGANIZZAZIONE E GESTIONE attività

CONTROLLOrisultati su obiettivi

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La dinamica dei principali processi aziendali.

Il modello di riferimento

Processi di finanziamento

Processi di Orientamento Commerciale/Vendita

Fattori Produttivi

Prodotti/Servizi

SISTEMA DELLE OPERAZIONI

COMPOSIZIONE DELLE FORZE INTERNE/ESTERNE

COMBINAZIONE DEI FATTORI PRODUTTIVI

Processi di Approvviggionamento

Processi Economici di Produzione

Processi di Gestione Monetaria

aspetto informativo

aspetto monetario

aspetto fisico-tecnico

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ECONOMIAAZIENDALE

(Gruppo A)2019-2020

Argomento Rif

I processi di finanziamento Marchi Cap. 4

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I processi di finanziamento

FONTI A TITOLODI CAPITALE PROPRIO

FONTI A TITOLODI CAPITALE DI CREDITO

t0 Acquisizione dal titolare o dai soci dell’azienda di mezzi monetari a titolo di capitale di rischio

Acquisizione da soggetti esterni di mezzi monetari da restituire in tempi e modi prestabiliti

t1 – t4 Combinazione delle fonti a titolo di capitale proprio con quelle a titolo di credito ed impiego dei mezzi monetari, comunque attinti, nella gestione d’azienda (processo

economico di produzione)

t5 Remunerazione del capitale di rischio(forma tipica: dividendi)

Remunerazione del capitale di credito(forma tipica: interessi)

t6 Restituzione al socio o titolare d’azienda dei mezzi monetari acquisiti a titolo di capitale proprio

Restituzione ai soggetti esterni dei mezzi monetari acquisiti a titolo di capitale di credito

Operazioni sui fattori produttivi generici = processi di finanziamento

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Circuiti di finanziamento: schema di sintesi

Mercati dei capitali

Mezzi monetari

Circuiti economici di produzione

Remunerazione dei capitali

t1 – t4

t6

t5

t0

Restituzione mezzi monetari

Acquisizione mezzi monetari

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I processi economici di produzione

Operazioni sui fattori produttivi specifici = processi economici di produzione

t1 Impiego dei mezzi monetari = acquisizione dei fattori produttivi specifici

Capitale tecnico Fattore lavoro

Fattori correnti Fattori pluriennali

t2 Combinazione dei fattori produttivi specifici e loro impiego nel processo di produzione (input del processo economico di produzione)

t3 Ottenimento dei prodotti/servizi finali (output del processo economico di produzione)

t4 Vendita dei prodotti/servizi finali = recupero dei mezzi monetari

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Circuiti economici di produzione: schema di sintesi

Mercati diacquisto

Mezzi monetari

Fattori produttivi specifici

t2 t3 t4t1

Mercati divendita

prodotti e servizi

Processo

produttivo

Acquisizione fattori Venditaprodotti/servizi

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Circuiti economici di produzione: schema

complessivoMercati diacquisto

Liquidità (denaro)

Fattori produttivi specifici

prodotti e servizi

Processo

produttivo

Acquisizione fattori Venditaprodotti/servizi

Crediti di funzionamento

Entrate di denaro e

valori assimilati

Debiti di funzionamento

Mercati divendita

Uscite di denaro e

valori assimilati

Regolamento crediti e debiti di funzionamento

andamento denaro e valori assimilati

andamento della produzione

Page 175: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

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Circuiti economici di produzione: schema

complessivo

Mercati diacquisto

Costo fattori

produttivi

Ricavi prodotti e

servizi

Mercati divendita

valori economico-reddituali

Denaro e valori assimilati

Debiti di finanziamento

Crediti di finanziamento

Capitale di apporto

Mercati deicapitali

valori numerari

valori economico-finanziari

Page 176: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

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Analisi dei valori economici su base fisico-tecnica

quantità/qualità fattori acquistati

quantità/qualità fattori utilizzati

quantità/qualità prodotti realizzati

quantità/qualità prodotti venduti

Costi di acquisizione Costi di utilizzazioneValore produzione

realizzataRicavi di vendita

tempi di giacenza fattori

tempi di lavorazionetempi di giacenza

prodotti

acquisizionefattori

utilizzofattori

ottenimentoprodotti

venditaprodotti

Page 177: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

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ECONOMIAAZIENDALE

(Gruppo A)2019-2020

Argomento Rif

I processi di acquisizione/utilizzo del fattore lavoro

Marchi Cap. 7

Scelte di organizzazione ABC Cap. 15

Scelte di aggregazione interaziendale ABC Cap. 16

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Il Sistema della Produzione

Subsistemaimpianti e utilità

pluriennali

Subsistemalavoro e conoscenze

Subsistemaprodotti e servizi

d'output

Subsistemamaterie e servizi

d'input

Subsistemadenaro

Page 179: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

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Assetto organizzativo, comportamento

organizzativo, variabili organizzative

L’assetto organizzativo di un’impresa è l’insieme delle variabili che configurano l’organismo personale e che definiscono, indirizzano e coordinano i comportamenti delle persone che compongono l’organismo personale

Le variabili organizzative sono: la struttura organizzativa di base e la struttura organizzativa delle singole

unità aziendali

la distribuzione del potere

i sistemi operativi

Sistemi di pianificazione, di programmazione e di informazione

Sistemi di gestione del personale

Page 180: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

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I risultati delle scelte organizzative

quante persone, e con quali caratteristiche, fare lavorare nell’impresa

quali insiemi di compiti ogni persona deve svolgere …

… con quali obiettivi, secondo quali modalità e con quali risorse

come ogni persona deve essere retribuita

quali percorsi professionali le persone possono o devono compiere, in relazione al variare delle combinazioni economiche dell’azienda

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La struttura organizzativa: configurazioni di base

struttura elementare

struttura funzionale pura / mista

struttura divisionale pura / mista

struttura a matrice

Page 182: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

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Dividere e coordinare

Scegliere la struttura organizzativa significa scegliere: come dividere il lavoro (specializzare) tra le varie unità e persone (per

funzioni, per prodotti, per aree geografiche, ecc.);

come coordinare le attività svolte dalle varie unità e persone.

Ogni struttura organizzativa ha i suoi vantaggi e svantaggi in termini di specializzazione e di coordinamento.

Page 183: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

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La struttura elementare

Direzione Generale (DG)Organo di governo economico e di

direzione

Organi esecutivi

Page 184: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

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La struttura funzionale pura

Organo di governo economico

Organidirettivi

Organi esecutivi

Direzione Generale (DG)

Direzione ricerca (r)

Direzione commerciale (c)

Direzionetecnica (t)

Page 185: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

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La struttura divisionale pura

Direzione Generale (DG)

Direzione di Divisione (C)Direzione di Divisione (B)

Direzione di Divisione (A)

Produzione di A (tA)

Vendita di A (cA)

Ricerca di A (rA)

Produzione di C (tC)

Vendita di C (cC)

Ricerca di C (rC)

Produzione di B (tB)

Vendita di B (cB)

Ricerca di B (rB)

Page 186: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

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Le cinque variabili per la scelta funzionale /

divisionale

Variabili che fanno propendere per la struttura funzionale

Variabili che fanno propendere per la struttura divisionale

1. Le economie di scala ottenibili con funzioni centralizzate

4. L’interdipendenza tra le funzioni relative a ciascuna divisione

2. Il grado di specializzazione richiesto nell’ambito delle singole funzioni 5. Il fabbisogno di differenziazione tra le

linee di prodotto:- differenti orientamenti manageriali- prodotti nuovi

3. Le economie di raggio di azione realizzabili con la gestione centralizzata di competenze “core”

Page 187: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

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Struttura mista: divisionale

con una funzione (R&D) centralizzata

Direzione Generale (DG)

Direzione di Divisione (B)

Direzione di Divisione (A)

Produzione di A (tA)

Vendita di A (cA)

Produzione di B (tB)

Vendita di B (cB)

Direzione ricerca per A, B e C (r ABC)

Direzione di Divisione (C)

Produzione di C (tC)

Vendita di C (cC)

Page 188: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

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Struttura mista: funzionale con una divisione

Direzione Generale (DG)

Direzione ricerca per A, B

(r AB)

Direzione commerciale per A, B

(c AB)

Direzionetecnica per A, B

(t AB)

Direzione di Divisione (C)

Produz. di C (tC)

Vendita di C (cC)

Ricerca di C (tC)

Page 189: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

G. Marzo - Economia Aziendale (Gruppo A) - Dipartimento di Economia e Management - Università di Ferrara - 2019-2020 189

Struttura a matrice

DirezioneDivisione

A

DirezioneDivisione

B

DirezioneDivisione

C

Direzione tecnicat ABC

Direzione commerciale

c ABC

Direzione ricercar ABC

Direzione Generale(DG)

Page 190: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

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ECONOMIAAZIENDALE

(Gruppo A)2019-2020

Argomento Rif

I processi di acquisizione/utilizzo dei fattori produttivi correnti

Marchi Cap. 6

Page 191: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

G. Marzo - Economia Aziendale (Gruppo A) - Dipartimento di Economia e Management - Università di Ferrara - 2019-2020 191

Il Sistema della Produzione

Subsistemaimpianti e utilità

pluriennali

Subsistemalavoro e conoscenze

Subsistemaprodotti e servizi

d'output

Subsistemamaterie e servizi

d'input

Subsistemadenaro

Page 192: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

G. Marzo - Economia Aziendale (Gruppo A) - Dipartimento di Economia e Management - Università di Ferrara - 2019-2020 192

Il modello di Kraljic

Gestione dei materiali

criteri di rendimento fondamentali:• costo/prezzo• gestione del flusso

Gestione degli acquisti

criteri di rendimento fondamentale:• efficienza funzionale

Gestione strategica degli approvvigionamenti

criteri di rendimento fondamentale:• disponibilità a lungo termine

Gestione delle fonti di approvvigionamento

criteri di rendimento fondamentali:• gestione dei costi• fonti affidabili a breve

termine

imp

ort

anza

de

gli a

cqu

isti

complessità del mercato della fornitura

elev

ata

mo

des

ta

modesta elevata

Page 193: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

G. Marzo - Economia Aziendale (Gruppo A) - Dipartimento di Economia e Management - Università di Ferrara - 2019-2020 193

Attività direzionali del processo di

approvvigionamento

Analisi del mercato di approvvigionamento

Politica dei materiali e dei servizi

Politica delle relazioni azienda-fornitori

Page 194: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

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Analisi del mercato di approvvigionamento

il grado di concentrazione del mercato

il grado di concorrenzialità del settore e la presenza di fornitori di prodotti sostitutivi

l’entità delle barriere all’entrata e all’uscita

il ritmo di innovazione tecnologica

la localizzazione

Page 195: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

G. Marzo - Economia Aziendale (Gruppo A) - Dipartimento di Economia e Management - Università di Ferrara - 2019-2020 195

Politica dei materiali e dei servizi

Materialicolli di bottiglia

Materialinon-critici

Materialistrategici

Materialicon effetto leva

risc

hio

di a

pp

rovv

igio

nam

en

to

impatto sulla redditività aziendale

elev

ata

mo

des

ta

modesta elevata

Page 196: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

G. Marzo - Economia Aziendale (Gruppo A) - Dipartimento di Economia e Management - Università di Ferrara - 2019-2020 196

Politica delle relazioni azienda-fornitori

fattori dimensionali utili per comprendere la capacità del fornitore di soddisfare i quantitativi

richiesti di acquisto, le eventuali rigidità strutturali a fronte di variazioni nell’entità o nella qualità degli acquisti;

fattori tecnologici (impianti, attrezzature, ricerca e sviluppo, ecc.), necessari per interpretare la

sua capacità di soddisfare le esigenze di fornitura con soluzioni innovative;

fattori organizzativi (struttura, meccanismi operativi, sistemi di controllo, ecc.), per individuare la

sua capacità di fornire livelli elevati di servizio e la sensibilità verso particolari problematiche gestionali;

fattori economico-finanziari per comprendere la solidità patrimoniale e il potenziale di sviluppo

dell’azienda fornitrice.

Page 197: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

G. Marzo - Economia Aziendale (Gruppo A) - Dipartimento di Economia e Management - Università di Ferrara - 2019-2020 197

informazioni

Flusso delle informazioni e delle attività di gestione

approvvigionamentiOrdiniclienti

Previsione vendita

Distinta base

Definizione fabbisogni

Controllo disponibilità magazzino

Controllo Scelta fornitore

Emissione ordine

Sollecito ordine

Ricevimento materie

Archivio magazzino

Archivio fornitori

Archivio ordini acquisto

Programma produzione

attività

quantità da ordinare

quantità delle materie in rimanenza+ quantità delle materie in arrivo- le quantità delle materie impegnate- la scorta di sicurezza

periodo di riordino

Page 198: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

G. Marzo - Economia Aziendale (Gruppo A) - Dipartimento di Economia e Management - Università di Ferrara - 2019-2020 198

ECONOMIAAZIENDALE

(Gruppo A)2019-2020

Argomento Rif

I processi di acquisizione/utilizzo dei fattori produttivi pluriennali

Marchi Cap. 8

Page 199: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

G. Marzo - Economia Aziendale (Gruppo A) - Dipartimento di Economia e Management - Università di Ferrara - 2019-2020 199

Il Sistema della Produzione

Subsistemaimpianti e utilità

pluriennali

Subsistemalavoro e conoscenze

Subsistemaprodotti e servizi

d'output

Subsistemamaterie e servizi

d'input

Subsistemadenaro

Page 200: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

G. Marzo - Economia Aziendale (Gruppo A) - Dipartimento di Economia e Management - Università di Ferrara - 2019-2020 200

I fattori pluriennali: caratteristiche

il ruolo strumentale esercitato rispetto ai processi produttivi

l’utilizzazione ripetuta per tempi lunghi

la natura strutturale

la scarsa flessibilità quantitativa e qualitativa

la comunanza a più cicli di produzione

la costanza dei relativi costi rispetto alla dinamica della produzione

l’esborso anticipato ed il lento ritorno in forma liquida

Page 201: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

G. Marzo - Economia Aziendale (Gruppo A) - Dipartimento di Economia e Management - Università di Ferrara - 2019-2020 201

I fattori pluriennali: classificazione

fattori pluriennali materiali beni immobili

terreni e fabbricati

beni mobili ad uso durevole

impianti e i macchinari, attrezzature, imballaggi a uso durevole (i cosiddetti imballaggi a rendere), mobili e macchine d’ufficio, automezzi

fattori pluriennali immateriali beni immateriali

diritti di brevetto industriale, i diritti di utilizzazione delle opere dell’ingegno, le concessioni, le licenze, i marchi e diritti simili.

costi ad utilizzazione pluriennale (oneri pluriennali).

spese d’impianto, costi di ricerca, costi di sviluppo e progettazione

Page 202: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

G. Marzo - Economia Aziendale (Gruppo A) - Dipartimento di Economia e Management - Università di Ferrara - 2019-2020 202

Il fabbisogno di fattori pluriennali

fattori materiali

la dimensione o capacità produttiva;

la specializzazione produttiva;

l’elasticità e la flessibilità produttiva;

i caratteri strutturali ed organizzativi del sistema produttivo (layout e livello di industrializzazione

l’efficienza operativa.

fattori immateriali

le capacità e le competenze distintive dell’azienda.

Page 203: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

G. Marzo - Economia Aziendale (Gruppo A) - Dipartimento di Economia e Management - Università di Ferrara - 2019-2020 203

I processi di acquisizione e utilizzo dei fattori

pluriennali materiali

acquisizione acquisto presso terzi;

realizzazione interna;

acquisizione in leasing o in affitto o in comodato d'uso

manutenzione programmata e non-programmata

ordinaria e straordinaria

dismissione per eliminazione;

per vendita o permuta.

rinnovo

Page 204: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

G. Marzo - Economia Aziendale (Gruppo A) - Dipartimento di Economia e Management - Università di Ferrara - 2019-2020 204

I processi di acquisizione dei fattori pluriennali

immateriali

acquisizione dall’esterno per cessione

acquisizione dall’esterno per licenza

realizzazione interna

Page 205: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

G. Marzo - Economia Aziendale (Gruppo A) - Dipartimento di Economia e Management - Università di Ferrara - 2019-2020 205

I processi di utilizzo dei fattori pluriennali

deperimento fisico il trascorrere del tempo (agenti atmosferici, ecc.);

il grado di utilizzo (volume della produzione, numero di turni, varietà delle produzioni svolte);

le condizioni di impiego (materie poste in lavorazione, livello di qualificazione tecnica del personale addetto alle produzioni, uso di sostanze capaci di incidere sui caratteri tecnici dell’impianto, repentine variazioni di temperatura e sbalzi improvvisi di corrente, ecc.).

obsolescenza il progresso tecnico-scientifico r

i cambiamenti nei gusti e negli interessi dei consumatori

altri fattori di carattere più generale /ES. l’emanazione di divieti o vincoli produttivi)

Page 206: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

G. Marzo - Economia Aziendale (Gruppo A) - Dipartimento di Economia e Management - Università di Ferrara - 2019-2020 206

Il processo di ammortamento

il valore da ammortizzare il valore del bene

il costo di acquisto

il valore capitalizzato per le realizzazioni interne

il valore stimato nei conferimenti in natura

costi accessori

valore di recupero

la durata economica o vita utile deperimento fisico

obsolescenza

i criteri ed i metodi di ripartizione costante, crescente, decrescente

legato alle unità di produzione

Page 207: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

G. Marzo - Economia Aziendale (Gruppo A) - Dipartimento di Economia e Management - Università di Ferrara - 2019-2020 207

ECONOMIAAZIENDALE

(Gruppo A)2019-2020

Argomento Rif

I processi di orientamento delle attività commerciali e vendita di prodotti/servizi

Marchi Cap. 5

La composizione delle forze interne ed esterne

Marchi Cap. 11

Le scelte di configurazione del sistema di prodotto e della formula competitiva

ABC Cap. 9

Sistema prodotto e formula competitiva ABC Cap. 10

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G. Marzo - Economia Aziendale (Gruppo A) - Dipartimento di Economia e Management - Università di Ferrara - 2019-2020 208

Il Sistema della Produzione

Subsistemaimpianti e utilità

pluriennali

Subsistemalavoro e conoscenze

Subsistemaprodotti e servizi

d'output

Subsistemamaterie e servizi

d'input

Subsistemadenaro

Page 209: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

G. Marzo - Economia Aziendale (Gruppo A) - Dipartimento di Economia e Management - Università di Ferrara - 2019-2020 209

Il sistema di prodotto

Ciascuna impresa si propone ai propri clienti (e sfida i concorrenti) con uno o più sistemi di prodotto (SP)

Il SP è un insieme unitario di beni e di condizioni di scambio interdipendenti

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G. Marzo - Economia Aziendale (Gruppo A) - Dipartimento di Economia e Management - Università di Ferrara - 2019-2020 210

La formula competitiva

È il modello di base che indirizza la progettazione del sistema di prodotto

sistema competitivo

sistemadi prodotto

strutture e risorse aziendali

Fattori Critici di Successo

vantaggi competitivo

competenze distintive

Page 211: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

G. Marzo - Economia Aziendale (Gruppo A) - Dipartimento di Economia e Management - Università di Ferrara - 2019-2020 211

Il sistema competitivo

e i fattori critici di successo (FCS)

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G. Marzo - Economia Aziendale (Gruppo A) - Dipartimento di Economia e Management - Università di Ferrara - 2019-2020 212

Il sistema di prodotto

Il SP si compone di 4 elementi: le caratteristiche materiali e la gamma dei beni offerti (le caratteristiche

materiali si distinguono in attributi fisici, tecnico-funzionali ed estetici). In casi rari il SP riguarda un unico bene: spesso le aziende approntano una gamma; quando la gamma è articolata si possono definire sotto-sistemi o SP multipli;

i servizi collegati ai beni offerti (essenzialmente pre- e post-vendita), differenziati considerando i vari tipi di clienti (intermedi e finali)

le caratteristiche immateriali (immagine, reputazione, marca)

il prezzo e le altre condizioni contrattuali

Page 213: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

G. Marzo - Economia Aziendale (Gruppo A) - Dipartimento di Economia e Management - Università di Ferrara - 2019-2020 213

Il vantaggio competitivo

Il vantaggio competitivo è l’insieme degli elementi che distinguono il SP di una determinata azienda da quello dei concorrenti

Esistono due tipi fondamentali di vantaggio competitivo: il vantaggio di differenziazione, ovvero l’offerta di un SP diverso o migliore,

rispetto a quello della concorrenza, in uno o più aspetti

il vantaggio di costo, quando l’SP si caratterizza (grazie a costi di produzione e distribuzione particolarmente bassi) per un prezzo inferiore a quello dei prodotti concorrenti.

Page 214: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

G. Marzo - Economia Aziendale (Gruppo A) - Dipartimento di Economia e Management - Università di Ferrara - 2019-2020 214

Schema delle strategie competitive di base

Focalizzazione basata sul costo(es. Acque minerali locali)

Leadership di costo(es. IKEA, H&M)

Focalizzazione basata sulla differenziazione(es. Produttori di oggetti di design o di

lusso)

Leadership di differenziazione(es. BMW, Ferrari)

Costo Differenziazione

Nicchia

Mercatoampio

Vantaggio competitivo

Mercato

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G. Marzo - Economia Aziendale (Gruppo A) - Dipartimento di Economia e Management - Università di Ferrara - 2019-2020 215

Le competenze distintive

Le competenze distintive sono risorse peculiari di un’azienda, non facilmente imitabili e utili per configurare SP particolarmente apprezzati dai clienti; ne sono esempi: speciali capacità di progettazione dei prodotti

strutture produttive particolarmente efficienti

elevata capacità di accumulo e di diffusione delle conoscenze

rapporti di fiducia e cooperazione con i clienti, con le reti distributive, con esperti di varie discipline

patrimonio di immagine e di reputazione, marche e marchi

estese strutture e archivi di documentazione

diffuse strutture logistiche per la distribuzione e la presentazione dei prodotti

qualificate competenze di istruzione dei clienti

affidabili strutture per l’assistenza pre-post vendita

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G. Marzo - Economia Aziendale (Gruppo A) - Dipartimento di Economia e Management - Università di Ferrara - 2019-2020 216

i Cicli fondamentali dell'area commerciale-vendite

il ciclo delle attività di area strategica e amministrativo-direzionale

il ciclo delle attività di area direzionale-commerciale orientate al marketing

il ciclo delle attività di area amministrativo-commerciale

il ciclo delle attività di area tecnico-commerciale di predisposizione dei prodotti/servizi, conservazione, spedizione e consegna dei prodotti, fornitura dei servizi correlati, pre-vendita e post-vendita (gestione magazzino-spedizioni e servizi ai clienti);

il ciclo delle attività di area amministrativo-finanziaria

Page 217: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

G. Marzo - Economia Aziendale (Gruppo A) - Dipartimento di Economia e Management - Università di Ferrara - 2019-2020 217

L’orientamento direzionale delle attività

commerciali: analisi di mercato e marketing

il marketing, nella sua concezione tradizionale di estrazione aziendalista, è un sistema integrato di attività organizzato per sviluppare, attribuire il prezzo, promuovere e distribuire prodotti e servizi capaci di soddisfare i bisogni e i desideri del target market, per far realizzare all’impresa i suoi obiettivi.

Page 218: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

G. Marzo - Economia Aziendale (Gruppo A) - Dipartimento di Economia e Management - Università di Ferrara - 2019-2020 218

Il marketing mix

Prodotto

Prezzo

Place

Promozione

Page 219: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

G. Marzo - Economia Aziendale (Gruppo A) - Dipartimento di Economia e Management - Università di Ferrara - 2019-2020 219

La fase di contatto con i clienti e l’acquisizione

degli ordini di vendita

acquisizione degli ordini

verifica dei limiti di fido accordato al cliente solvibilità

puntualità di pagamento

potenzialità commerciale

esposizione complessiva

controllo delle disponibilità di prodotti/servizi quantità esistenti in magazzino;

carichi previsti

scarichi previsti

emissione delle conferme d’ordine

controllo di avanzamento degli ordini

evasione degli ordini

Page 220: Economia Aziendale 2010-2011 - Unife

G. Marzo - Economia Aziendale (Gruppo A) - Dipartimento di Economia e Management - Università di Ferrara - 2019-2020 220

La logistica in uscita: il ciclo magazzino prodotti-

spedizioni

prelievo dei prodotti dal magazzino

predisposizione dei prodotti per la spedizione

preparazione dei documenti di spedizione

spedizione

predisposizione dei servizi al cliente e la gestione del post-vendita

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G. Marzo - Economia Aziendale (Gruppo A) - Dipartimento di Economia e Management - Università di Ferrara - 2019-2020 221

La gestione dei crediti e degli incassi

gestione delle vendite e dei crediti verso clienti;

gestione degli incassi;

gestione dei crediti scaduti.