4
6 Cl/lturaeNaturan.2/1995 UNA EDUCAZIONE PER DIVENTARE ADULTI di Luciana Luisa Papeschi N on ce la faccio più". "Voglio morire". "Soffro troppo". "La mia vita non ha più senso". Queste ed altre sono leallannanti richieste di aiuto messe in atto da persone che non hanno pi ù la ca paci tà di gestire le loro difficol e che, affidandosi alla psichiatria e alla psicologia, sperano di poter uscire fuori da quell'indoma- bile stato di penaedi angoscia incui la vita non ha più prospettive e sviluppo. Noi terapeuti ben sappiamo che questi pazienti soffrono intensamente, chiusi in lm circolo vizioso nel quale le parole volontà, ragione r ITIotivazione non hrumo più senso. Come si arriva a questi stati? Quali sono gli avven.ilnenti, i pensieri che datmo inizio, all'internodelcervello umano, ad lm percorso involutivo dove non c'è sviluppo della propria autonolnia? L'autonomia dell'essere inizia nel momento della nascita con il distacco traumatico dal corpo della madre: ora la Sl/a alltoJ1omia dipeJ1denì dalle Cl/re che riceverà per crescere a liFello fisico e svilupparsi a livello psicologico. Il bambino non capisce, ma "sente". Il

educazione adulti

Embed Size (px)

DESCRIPTION

L'autonomia dell'essere inizia nel momento della nascita con il distacco traumatico dal corpo della madre: ora la Sl/a alltoJ1omia dipeJ1denì dalle Cl/re che riceverà per crescere a liFello fisico e svilupparsi a livello psicologico. Il bambino non capisce, ma "sente". Il all'internodelcervello umano, ad lm percorso involutivo dove non c'è sviluppo della 6 Cl/lturaeNaturan.2/1995 avven.ilnenti, i pensieri che datmo inizio, Come si arriva a questi stati? Quali sono gli propria autonolnia?

Citation preview

Page 1: educazione adulti

6 Cl/lturaeNaturan.2/1995

UNA EDUCAZIONE PER DIVENTARE ADULTI

di Luciana Luisa Papeschi

Non ce la faccio più". "Voglio morire". "Soffro troppo". "La mia vita non ha più senso".

Queste ed altre sono leallannanti richieste di aiuto messe in atto da persone che non hanno pi ù la ca paci tà di gestire le loro difficol tà e che, affidandosi alla psichiatria e alla psicologia, sperano di poter uscire fuori da quell'indoma­bile stato di penaedi angoscia incui la vita non ha più prospettive e sviluppo.

Noi terapeuti ben sappiamo che questi pazienti soffrono intensamente, chiusi in lm circolo vizioso nel quale le parole volontà,

ragioner ITIotivazione non hrumo più senso. Come si arriva a questi stati? Quali sono gli

avven.ilnenti, i pensieri che datmo inizio, all'internodelcervello umano, ad lm percorso involutivo dove non c'è sviluppo della propria autonolnia?

L'autonomia dell'essere inizia nel momento della nascita con il distacco traumatico dal corpo della madre: ora la Sl/a alltoJ1omia dipeJ1denì dalle Cl/re che riceverà per crescere a liFello fisico e svilupparsi a livello psicologico.

Il bambino non capisce, ma "sente". Il

Page 2: educazione adulti

bambino non sa, ma "vuole". Che cosa sente? Sente il calore, sente il suono delle parole che, se dette con sereni tà e armonia, lo conforteran­no nel graduale distacco dalla madre. Forme, suoni,colori, esperienze saranno diversi, in W1 ambiente diverso in cui mancherànno la continuità e la ripetitività degli stimoliacui lui era abituato.

Prima della nascita gli stimoli provenivano dai suoi movimenti, dal suo sgranchirsi gli arti, ma l'ambiente era sempre lo stesso e il bambino cresceva in W1a serenità ovattata. In questo, fase i primi problemi potrebbe trasmetterli la madre con le sue ansie, con le sue tensioni che provocheranno delle contra­zioni, degli stimoli diversi da quelli in cui si riconosce. In quel momento iniziano le prime difficolto\ per W1cervellonel qualeancoranon ci sono memorie, ma che registrerà perfetta­mente tallll1i stati "difficili" della madre.

Il bambino nascerà con difficoltà di vario genere e occorrerà qualche giorno, a volte

n.2/1995 Cultw-aeNatw-a 7

qualche mese, a volte qualche anno per recuperare W10 "stato di equilibrio", per risolvere il trauma della nascita. Ciònonsarebbew1grave problema se subito

dopo la nasci to, potessi mo ricreare LU1contatto continuo con la madre, in cui il pianto del bambino venisse compreso come disagio, come richiesta di aiuto, CDlne paura e solitudill.e di tUl essere che non sa, che non si riconosce nell'arnbiente diverso in cui è stato proiettato.

La madre non dovrebbe sto,ccarsi dal bambino per i primi giorni, i primi mesi, fino a che il piccolo abbia recuperato completamen­te la fiducia nell'ambiente, mitigando ed eliminando le sue paure e i suoi disagi. Suoni sereni, armoniosi, non squillanti, ovattati saraJU10 in ili1a lenta gradualità seguiti da toni diversi, con frequenze e anlpiezze diverse.

L1 gmdllaJitiì è di fondamentale impO/t<1Jl­za, PO/dlè pe/1nette Wla comprensione degli el 'enti e tU? adc1ttm17entoSet1Zc1 trc1umr. tutta la rr

Page 3: educazione adulti

8 CuIturaeNaturan.2/1995

vita del bambino dovrà essere affrontata proponendo stimoli nuovi con gradualità. TI latte verrà dato man mano che il bambino ne farà sempre maggiore richiesta. TI bagnetto verrà fatto al bambino senza forzarlo e violentarlo, facendogli prima sentire l'acqua sulle mani, sui piedini e inunergendolo lentamente, accompagnandolo con la voce armoniosa e rasserenante della madre. Non fate il bagnetto a tutti i costi. Non fa te nulla che possa "violentare" il bambino.

I bambini vivono di paure e di incertezze, sballottati in Wl mondo pieno di stimoli che non conoscono e non capiscono. Solo quando saranno in grado di capire potrete affrontare i problemi convincendoli e facendo scegliere il giusto della vostra proposta. Ma fino a quel lnomento 11011 sia dato maj LU10 stirnolo Ùl

maniera coercitiva pensando che è per il bene del bambino e che tanto lui non capisce. Il bambino non capisce, ma sente sempre e memorizza le esperienze con sofferenza. E' normElie dJe rifiuti ciò dJe lo ha J;7ttO soffàre. Meglio non fare Wl bagnetto e lavare il bambino con una spugnetta com' è possibile, piuttosto che imporgli qualcosa che provo­cherà paure, insonnie, pianti più o meno disperati, che sottoporrarmo il bambino a stress e i genitori a preoccupazioni e che, certamente non preparerarmo il terreno per Wla ed ucazione serena e utile. Quanti danni si provocarlo a quel piccolo

cervello, completo nella sua struttura, ma non maturo nelle sue elaborazioni e nelle sue difese!

II bambino si difende da tutto ciò che non conosceed,7tuttociòdJenonè '/JOlmale"per le sue abitudiJJi e per gli stimoli a Cl/i è t:1bituato. Luci, suoni, atteggiarnenti, tnanipo­lazioni devono essere dati con attenzione, ricordando con chiarezza che non si può imporre ciò che non viene accettato. Occorre stimolare con dolcezza e persuasione a ciò che deve essere innovato: ogni llmovazione comportamentale produce spesso difesa,

disagio, sofferenza, per cui è necessaria una grande attenzione e immedesimazione nel bambino per comprendere le difficoltà che proponiamo. Occorre ricordare che nelneonatonon esiste

il capriccio: esiste la soffereJlZé/, il dmmma, la paum. E' lì, in quelle prime sofferenze che può iniziare la difficoltà del bambino, che da adulto potrà risentire di paure non risolte, di mrulCarlza di certezza e di serenità interiore.

Se tutte le cure che sono state date durarlte la prima crescita sono riuscite a infondere serenità e fiducia, se sono riuscite a far superare il trauma della nascita e del distacco dalla madre, il bambino avrà a disposizione Wl cervello equilibrato pronto ad apprendere, a sperimentare la sua risposta agli stimoli ffi arrivo e gradualmente a sviluppare arlche le prime giuste difese.

Un problema importarlte e molto serio è costituito dalle difese del bambino. Dobbiamo comprendere che tutte le difese nel bambino sono istintive in una prin7a fase. stitnolo-ri­sposta. Il genitore dovrà aiutarlo a controllare tutte le difese istffitive mediarlte lo sviluppo del ragionamento e dell'atto volitivo.

Inizialmente il bambino non ha capacità di orgrul.izzare i suoi ffiterventi sull'ambiente. I suoi gesti sararmo aggressivi, spesso prepo­tenti, manifesterà una volontà di fare tutto quello che desidera, di piegarecolorochesono intorno a luiai suoi desideri. Non esiste arlcora per il bambino la conoscenza di ciò che è giusto e ciò che è errato. Esiste solo lo stimolo che produce Wla sua risposta. Il bambino è abituato ad essere accudito per tutte le sue necessità e non può improvvisamente preoccuparsi delle esigenze della madre, del padre, dell' ambiente. E quindi non può certamente mediare tra le sue esigenze e quelle degli altri.

In Wla prima fase il bambino è oggetto delle attenzioni di tutti: per occuparsi degli Elitri dovrei diventare soggettof cioè tutte le sue risposte dOF1CUlllO diFeJJtare azioni pmtorite

Page 4: educazione adulti

daDa sua volontà. Mai rimproverare un bambino perchè non

ha dato qualcosa a un altro bambino o perd1è limita la libertà del genitore. Dovete solo con serenità e allegria far fluire nel cervello del piccolo la gioia di attuare qualcosa per fare contenti gli altri, la gioia di essere giusto, e la gratificazione deve essere data ogni volta d1e ciò avviene. La gratificc1Zione non COl1S1ste nei pre~ nei giocattoli ma nella voce piena di calore e di amore che gli riconoscer"i la giusta azione.

Di fronte ad un comportamento non giusto del bambino, non selvono urli punizioni nè tantomeno sduaffi, ma basterà '110n gratifi­car/o ':. il piccolo noterà la mancanza della gratificc1Zione, fe1rà il confronto fra ciò dle ha vissuto come gioia e ciò che invece non è stato gratificante, e piano piano cerd,el>i di produl1'eièomportamentidlelogmtificano.

TI disagio dei bambini, degli adolescenti e degli adulti inizia a formarsi proprio nelle

n.2/1995 CulturaeM1tura 9

prime fasi di sviluppo. La mancanza di capacità da parte dei genitori nell"'informare" il cervello del bambino nella gradualità, nello sviluppo di una autonomia,nella ricerca della percezione e della costruzione della soggetti­vità, porterà disagi a vari livelli di gravità che oggi, nel caos informativo, nella fretta, nell' esplosione delle informazioni dei mass media, vedono notevolmente affievolirsi la possibilità della formazione di un essere sensibile, eq uilibrato, vitale, cosciente. Per converso aumentano le psicopatologie: di­sturbi di personalità, alimentari, dell' umore etc.

Nel cervello del bambino alla nascita c'è un meraviglioso "progetto" che, per realizzarsi, necessita "purtroppo" della famiglia e della società. La società e la famiglia devono asswnersi, quindi, la responsabilità di consentire al bambino di diventare soggetto adulto per il benessere di tutti . D