1
3 - Marzo 2001 3 pagina precedente pagina successiva MEDIAPIRANDELLO In classe abbiamo affrontato il tema dell’immigrazione... Nella nostra classe, la II H, abbiamo af- frontato il fenomeno dell’immigrazione dal punto di vista storico, economico e so- ciale. Abbiamo cercato anche di capire i motivi per cui nella storia dell’uomo si sono sempre verificati grandi spostamenti di esseri umani: dall’Europa verso i nuovi continenti, dall’Africa e dall’Asia verso l’Europa, dall’Europa dell’Est verso quella dell’Ovest. Ma che cosa vuol dire per gli immigrati vi- vere in un paese straniero, fra persone straniere che hanno abitudini e modi di vita diversi, spesso molto diversi dai loro? Per capire ciò ci siamo rivolti a chi vive molto vicino a noi, i nostri genitori o i no- stri nonni, perché molti di loro vengono dal sud dell’Italia e i motivi che li hanno spinti ad abbandonare i loro paesi di ori- gine sono gli stessi di tanti Marocchini, Se- negalesi, Albanesi, Polacchi, Filippini che vengono a vivere nel nostro Paese: la ricer- ca di un lavoro e di condizioni di vita mi- gliori. Tutti hanno raccontato che i primi mesi trascorsi nella nuova città sono stati i più duri perché sentivano la mancanza della famiglia, del paese, degli amici. Annamaria racconta Mia nonna mi ha raccontato che si è trasferita a Firenze con il nonno e la famiglia nel 1967 perché Palermo, la cit- tà in cui era nata e vissuta fino a quel momento, era di- ventata invivibile a causa della violenza e dello sfrutta- mento sul lavoro. Nei primi tempi le difficoltà che i miei nonni hanno incontrato sono state quelle di trovare una casa ed un lavoro e di superare l’ostilità che la gente del luogo aveva verso i meridionali. Mia nonna ricorda un episodio accaduto a mio nonno. Racconta che un giorno mio nonno era su un tram, un signore rivolgendosi a lui gli disse: “Accidenti a Garibaldi e a quando ci ha unito” e mio nonno rispose: “Io anche se meridionale sono italia- no ed ho combattuto per l’Italia oltre sei anni”. Mi chiamo R.V. ho 12 anni frequento la II H del- la scuola Pirandello. Da circa un mese vivo a Firenze con mia mamma e mio fratello di sei anni. Vengo da Aosta, precisamente da Cervinia, una bellissima località sciisti- ca a 2050 metri di altezza. Sono figlia di immigrati cala- bresi, sono nata nel 1988 in Calabria, avevo solo 15 gior- ni di vita quando mia mamma mi portò a Cervinia dove ho vissuto per dodici anni. Mia mamma si è sposata mol- to giovane aveva solo sedici anni, purtroppo la Calabria non offriva molto lavoro e così dovette emigrare. Pur- troppo un anno fa i miei genitori si sono separati ed è così che per una serie di motivi familiari mi sono dovuta trasferire a Firenze. All’inizio mi sono sentita molto tur- bata, non è stato facile lasciare tutti i miei amici. Anche perché la vita che svolgevo a Cervinia era meno caotica di quella di Firenze, mi muovevo liberamente mentre qui il traffico mi ha spaventata. Giada scopre che anche la sua nonna è una emi- grata perché… Fu costretta con la sua famiglia nel lontano 1947 a fuggi- re da Pola, ex Istria, attuale Croazia per poter rimanere Italiana e non vivere sotto un altro stato: la Jugoslavia. Ho iniziato quindi a farle delle domande: “ti è dispiaciuto lasciare Pola?” “Certamente, anche se avevo solo nove anni ho vissuto con tristezza e dispiacere questa fuga, vedevo negli occhi dei miei genitori tanto sconforto”. “Quali sono le difficoltà che avete incontrato?” “Era diffi- cile trovare casa e lavoro anche se la legge italiana aiu- tava l’inserimento nel mondo del lavoro dei profughi dell’Istria, la maggior parte di noi aveva dovuto abban- donare le proprie case e i propri beni e portare con sé solo l’essenziale. Mi ricordo che noi lasciammo Pola con l’ultima nave che fece scalo a Trieste”. “Dove andaste a vivere? Riuscirono a trovare lavoro i tuoi genitori?” “Andammo a vivere per qualche mese a La Spezia, da mia nonna. Nel frattempo i miei genitori riuscirono a tro- vare lavoro; mia mamma era maestra elementare andò ad insegnare mentre mio padre entrò a lavorare in ban- ca. Riuscirono quindi a trovare una casa in affitto che poi comprarono e dove vive tutt’oggi mia sorella. Gli uomini nel millennio in cui siamo non dovrebbero essere co- stretti ad emigrare per cercare una vita migliore. Ritengo che in qualsiasi nazione dovrebbe esserci la garanzia di una casa e di un lavoro nel rispetto della libertà che è un diritto di tutti gli uomini”. Lorenzo ha una zia che viene dall’Iran; ha solo 35 anni e racconta: “Io Miriam B. sono nata a Tehran, capitale dell’Iran il 7 Dicembre 1966. Ho fatto le scuole medie superiori in Iran e mi sono diplomata in Scienze Naturali. Ho un fra- tello e una sorella che studiano anche loro qui a Firenze. Sono venuta via dall’Iran perché volevo studiare Medici- na ad ogni costo perché era il sogno della mia vita. In Iran l’università, essendo statale, è gratuita, ma ha un numero chiuso: non volevo rischiare di non entrarci. A Firenze c’era già mio zio che si era laureato in architettu- ra perciò sono venuta ad abitarci. All’inizio ho trovato difficoltà sia per la lingua (avevo fatto solo un corso di 6 mesi in Italiano) che non conoscevo molto bene, sia per- ché mi sentivo molto sola in un ambiente molto diverso dal mio e sentivo la nostalgia per la mia famiglia, ma dopo ho cominciato ad ambientarmi perché sono entrata all’università dove ho trovato tantissimi amici italiani, iraniani e di altre nazionalità. Due mesi dopo è venuto in Italia anche mio fratello A. che aveva solo 14 anni. Prati- camente l’ho cresciuto io ed è stato difficile fare la mam- ma, la sorella e badare a me stessa nello stesso tempo. Comunque credo che tutto si impara e ci si abitua alle difficoltà se uno ha un obiettivo nella vita. Ho dovuto la- vorare molto per mantenermi allo studio: pagare le tas- se universitarie, pagare l’affitto, le spese, i libri. Così hanno fatto anche mio fratello e mia sorella che arrivò un anno dopo di me ed è stata di grande aiuto per crescere mio fratello. Anche lei si è iscritta a Medicina. Mi sono trovata comunque bene in Italia. Rispetto all’Iran c’è più libertà di esprimersi e libertà d’azione, cose che in Iran sono più limitate per le donne. In Iran però c’era più ami- cizia fra le persone e meno interessi personali”. Maggy ha intervistato la nonna di 65 anni che ha lasciato Lamezia Terme (Calabria) nel 1958: “Da quanti anni stai a Firenze?” “Vivo a Firenze da 43 anni. Quando sono emigrata dalla Calabria avevo 24 anni”. “Perché sei emigrata?” “Per lavoro. Al sud non c’era lavoro così sono partita per Firenze con due bambi- ne, una di due anni e mezzo e una di tre mesi” “Cosa rimpiangi della Calabria?” “Niente adesso. Ma i primi anni piangevo spesso perché avevo lasciato la mia famiglia, la mia casa e la mia terra. Con gli anni mi sono molto affezionata a Firenze e ai fiorentini che sono stati molto buoni nei miei confronti. L’unica cosa che rimpian- go è il mare”. “Quali sono state le difficoltà incontrate?” “ La prima difficoltà è stata trovare la casa, mentre il lavo- ro non è stato un problema. Ho avuto difficoltà anche ad ambientarmi e conoscere altre persone. Ero molto gio- vane e non avevo esperienza specialmente sul lavoro, ma sono riuscita a risolvere tutti i miei problemi con tan- ta soddisfazione”. Giulia intervista un parente, Maurizio, che è emigrato da un paesino della provincia di Lecce. “Da quanti anni sei a Firenze?” “Da ventidue. Sono arri- vato a diciotto anni”. “Perché sei emigrato?” “Per lavoro. Nel paese dove sono nato non c’erano molte opportunità di lavoro”. “Cosa ti manca della tua regione?” “Mi man- cano i miei genitori e tutta la mia numerosa famiglia, che rivedo con gioia durante i periodi di vacanza, gli amici, il mare stupendo e alcuni piatti tipici tra cui le “pittule” squisite e tipicamente natalizie composte da pasta fritta e cavolfiore o cime di rape, i “purcidduzzi” pasta fritta tuffata nel miele e “massa e ciceri” una pasta simile alle tagliatelle condita con brodo di ceci, piatto tradizional- mente usato per San Giuseppe”. ELEMENTARENICCOLINI La mostra del libro Alla Niccolini è terminata la mostra del libro più visitata. All’ingresso c’erano le insegnanti che accoglievano tutti quanti con sorrisi e bei saluti dicevano: entrate, entrate siete i benve- nuti!!!!! Devo dire che è stato un gran successo, in tanti hanno comprato libri in quantità per la gioia di tutta la comunità N.D.C. – 4ª A I libri nella biblioteca si muovono come leopardi, agili e scattanti, vengono presi, accarezzati, addomesticati da migliaia di mani, e diventano amici dei bambini che lì leg- gano avidamente. Solo io, ho paura dei leopardi, che non riesco ad amare, che sono miei nemici. Ma io vi avverto leopardi, io leggerò vi vincerò e tutti accontenterò. M.M. – 4ª A Rima Alla mostra del libro ci sono stati bambini interessati, e molti libri sono stati comprati. Ora i bambini non sono contenti, perché sono stati portati via anche i rima- nenti. Peccato che la mostra sia già finita, speriamo l’anno prossimo abbia nuova vita. Anch’io un libro ho acquistato e leggerlo mi ha molto emozionato ma la scelta era stata dura, alla fine avevo preso quello di paura! M.C. – 4ªB Amici libri Ecco, ecco è terminata una mostra assai visitata. Alla Niccolini si è conclusa, la mostra del libro più diffusa. Sono andati proprio in tanti: genitori, bambini ed insegnanti. C’erano libri d’avventure per scacciar le paure. C’erano libri di fantasia che ti fanno volar via. C’erano libri di comicità che se li leggi, una risata ti scapperà. Quanti volumi di tutte le dimensioni, è proprio difficile prendere decisioni!! Davanti ad un titolo scritto in oro di un libro di storia mi innamoro. Tutti gli alunni si sono interessati e tanti libri sono stati aquistati. Questa iniziativa è stata intelligente, ha colpito molta gente per invogliare i bambini a leggere fin da piccini la mostra è ormai finita, ma a leggere un buon libro essa vi invita!! O.P., L.D.C., C.M., A.B.,M.C. - 4ªB Come nacque la carta In un grande e intricato bosco, una volta vivevano degli gnometti ai quali piaceva molto disegnare. Poiché non esisteva la carta e non sapen- do dove farlo, pensarono di dipingere sul- le foglie resistenti, verdi e grandi degli al- beri. Purtroppo però iniziò l’autunno: le foglie ingiallirono, seccarono e gli gno- metti non poterono più disegnare su di loro. Nessuno sapeva come fare, ma uno gnometto sag- gio, chiamato Carta, lavorò giorno e notte per trovare una soluzione. Allora cosa fece? Prese tutte le foglie le mise in una ba- cinella d’acqua, poi le fece pas- sare attraverso una macchina che aveva co- struito e venne- ro fuori dei fogli. Gli gnomi erano perples- si, ma uno gnometto piccolo piccolo prese un carboncino e provò a scrivere. Gli altri gnomi rimasero a bocca aperta vedendo quel carboncino scrivere anche su quel materiale. Cominciarono allora a produr- ne tanto e lo chiamarono “carta” come il suo inventore. Da quel giorno poterono disegnare tutto ciò che volevano e quan- do volevano e la loro città fu chiamata “Cartolandia”. E.R., A.A.,V.P. - 4ªC Filastrocca del libro Bambini venite, bambini correte, ci son tanti libri se voi volete; libri di sogni, avventure e canzoni venite bambini, ce ne sono milioni. Lasciate tv., giochi, game boy Prendetene tanti, sono tutti per voi, perché leggere un libro è divertente e fa molto bene alla mente. S.B., C.B., L.T., N.M. - 4ªC

ELEMENTARENICCOLINI La mostra del libro · fiDa quanti anni stai a Firenze ... I libri nella biblioteca si muovono come leopardi ... da migliaia di mani, e diventano amici dei bambini

Embed Size (px)

Citation preview

3 - Marzo 2001 3

pagina precedente pagina successiva

MEDIAPIRANDELLO

In classe abbiamo affrontato il tema dell’immigrazione...Nella nostra classe, la II H, abbiamo af-frontato il fenomeno dell’immigrazionedal punto di vista storico, economico e so-ciale. Abbiamo cercato anche di capire imotivi per cui nella storia dell’uomo sisono sempre verificati grandi spostamentidi esseri umani: dall’Europa verso i nuovicontinenti, dall’Africa e dall’Asia versol’Europa, dall’Europa dell’Est verso quelladell’Ovest.Ma che cosa vuol dire per gli immigrati vi-vere in un paese straniero, fra personestraniere che hanno abitudini e modi divita diversi, spesso molto diversi dai loro?Per capire ciò ci siamo rivolti a chi vivemolto vicino a noi, i nostri genitori o i no-stri nonni, perché molti di loro vengonodal sud dell’Italia e i motivi che li hannospinti ad abbandonare i loro paesi di ori-gine sono gli stessi di tanti Marocchini, Se-negalesi, Albanesi, Polacchi, Filippini chevengono a vivere nel nostro Paese: la ricer-ca di un lavoro e di condizioni di vita mi-gliori.Tutti hanno raccontato che i primi mesitrascorsi nella nuova città sono stati i piùduri perché sentivano la mancanza dellafamiglia, del paese, degli amici.

Annamaria raccontaMia nonna mi ha raccontato che si è trasferita a Firenzecon il nonno e la famiglia nel 1967 perché Palermo, la cit-tà in cui era nata e vissuta fino a quel momento, era di-ventata invivibile a causa della violenza e dello sfrutta-mento sul lavoro. Nei primi tempi le difficoltà che i mieinonni hanno incontrato sono state quelle di trovare unacasa ed un lavoro e di superare l’ostilità che la gente delluogo aveva verso i meridionali. Mia nonna ricorda unepisodio accaduto a mio nonno. Racconta che un giornomio nonno era su un tram, un signore rivolgendosi a luigli disse: “Accidenti a Garibaldi e a quando ci ha unito” emio nonno rispose: “Io anche se meridionale sono italia-no ed ho combattuto per l’Italia oltre sei anni”.

Mi chiamo R.V. ho 12 anni frequento la II H del-la scuola Pirandello. Da circa un mese vivo a Firenze conmia mamma e mio fratello di sei anni. Vengo da Aosta,precisamente da Cervinia, una bellissima località sciisti-ca a 2050 metri di altezza. Sono figlia di immigrati cala-bresi, sono nata nel 1988 in Calabria, avevo solo 15 gior-ni di vita quando mia mamma mi portò a Cervinia doveho vissuto per dodici anni. Mia mamma si è sposata mol-to giovane aveva solo sedici anni, purtroppo la Calabrianon offriva molto lavoro e così dovette emigrare. Pur-troppo un anno fa i miei genitori si sono separati ed ècosì che per una serie di motivi familiari mi sono dovutatrasferire a Firenze. All’inizio mi sono sentita molto tur-bata, non è stato facile lasciare tutti i miei amici. Ancheperché la vita che svolgevo a Cervinia era meno caotica

di quella di Firenze, mi muovevo liberamente mentre quiil traffico mi ha spaventata.

Giada scopre che anche la sua nonna è una emi-grata perché…Fu costretta con la sua famiglia nel lontano 1947 a fuggi-re da Pola, ex Istria, attuale Croazia per poter rimanereItaliana e non vivere sotto un altro stato: la Jugoslavia.Ho iniziato quindi a farle delle domande: “ti è dispiaciutolasciare Pola?” “Certamente, anche se avevo solo noveanni ho vissuto con tristezza e dispiacere questa fuga,vedevo negli occhi dei miei genitori tanto sconforto”.“Quali sono le difficoltà che avete incontrato?” “Era diffi-cile trovare casa e lavoro anche se la legge italiana aiu-tava l’inserimento nel mondo del lavoro dei profughidell’Istria, la maggior parte di noi aveva dovuto abban-donare le proprie case e i propri beni e portare con sésolo l’essenziale. Mi ricordo che noi lasciammo Pola conl’ultima nave che fece scalo a Trieste”. “Dove andaste avivere? Riuscirono a trovare lavoro i tuoi genitori?”“Andammo a vivere per qualche mese a La Spezia, damia nonna. Nel frattempo i miei genitori riuscirono a tro-vare lavoro; mia mamma era maestra elementare andòad insegnare mentre mio padre entrò a lavorare in ban-ca. Riuscirono quindi a trovare una casa in affitto che poicomprarono e dove vive tutt’oggi mia sorella. Gli uomininel millennio in cui siamo non dovrebbero essere co-stretti ad emigrare per cercare una vita migliore. Ritengoche in qualsiasi nazione dovrebbe esserci la garanzia diuna casa e di un lavoro nel rispetto della libertà che è undiritto di tutti gli uomini”.

Lorenzo ha una zia che viene dall’Iran; hasolo 35 anni e racconta:“Io Miriam B. sono nata a Tehran, capitale dell’Iran il 7Dicembre 1966. Ho fatto le scuole medie superiori inIran e mi sono diplomata in Scienze Naturali. Ho un fra-tello e una sorella che studiano anche loro qui a Firenze.Sono venuta via dall’Iran perché volevo studiare Medici-na ad ogni costo perché era il sogno della mia vita. InIran l’università, essendo statale, è gratuita, ma ha unnumero chiuso: non volevo rischiare di non entrarci. AFirenze c’era già mio zio che si era laureato in architettu-ra perciò sono venuta ad abitarci. All’inizio ho trovatodifficoltà sia per la lingua (avevo fatto solo un corso di 6mesi in Italiano) che non conoscevo molto bene, sia per-ché mi sentivo molto sola in un ambiente molto diversodal mio e sentivo la nostalgia per la mia famiglia, madopo ho cominciato ad ambientarmi perché sono entrataall’università dove ho trovato tantissimi amici italiani,iraniani e di altre nazionalità. Due mesi dopo è venuto inItalia anche mio fratello A. che aveva solo 14 anni. Prati-camente l’ho cresciuto io ed è stato difficile fare la mam-ma, la sorella e badare a me stessa nello stesso tempo.Comunque credo che tutto si impara e ci si abitua alledifficoltà se uno ha un obiettivo nella vita. Ho dovuto la-vorare molto per mantenermi allo studio: pagare le tas-se universitarie, pagare l’affitto, le spese, i libri. Cosìhanno fatto anche mio fratello e mia sorella che arrivò unanno dopo di me ed è stata di grande aiuto per cresceremio fratello. Anche lei si è iscritta a Medicina. Mi sonotrovata comunque bene in Italia. Rispetto all’Iran c’è piùlibertà di esprimersi e libertà d’azione, cose che in Iransono più limitate per le donne. In Iran però c’era più ami-

cizia fra le persone e meno interessi personali”.

Maggy ha intervistato la nonna di 65 anniche ha lasciato Lamezia Terme (Calabria) nel 1958:“Da quanti anni stai a Firenze?” “Vivo a Firenze da 43anni. Quando sono emigrata dalla Calabria avevo 24anni”. “Perché sei emigrata?” “Per lavoro. Al sud nonc’era lavoro così sono partita per Firenze con due bambi-ne, una di due anni e mezzo e una di tre mesi”“Cosa rimpiangi della Calabria?” “Niente adesso. Ma iprimi anni piangevo spesso perché avevo lasciato la miafamiglia, la mia casa e la mia terra. Con gli anni mi sonomolto affezionata a Firenze e ai fiorentini che sono statimolto buoni nei miei confronti. L’unica cosa che rimpian-go è il mare”. “Quali sono state le difficoltà incontrate?” “La prima difficoltà è stata trovare la casa, mentre il lavo-ro non è stato un problema. Ho avuto difficoltà anche adambientarmi e conoscere altre persone. Ero molto gio-vane e non avevo esperienza specialmente sul lavoro,ma sono riuscita a risolvere tutti i miei problemi con tan-ta soddisfazione”.

Giulia intervista un parente, Maurizio, che èemigrato da un paesino della provincia di Lecce.“Da quanti anni sei a Firenze?” “Da ventidue. Sono arri-vato a diciotto anni”. “Perché sei emigrato?” “Per lavoro.Nel paese dove sono nato non c’erano molte opportunitàdi lavoro”. “Cosa ti manca della tua regione?” “Mi man-cano i miei genitori e tutta la mia numerosa famiglia, cherivedo con gioia durante i periodi di vacanza, gli amici, ilmare stupendo e alcuni piatti tipici tra cui le “pittule”squisite e tipicamente natalizie composte da pasta frittae cavolfiore o cime di rape, i “purcidduzzi” pasta frittatuffata nel miele e “massa e ciceri” una pasta simile alletagliatelle condita con brodo di ceci, piatto tradizional-mente usato per San Giuseppe”.

ELEMENTARENICCOLINI

La mostra del libroAlla Niccolini è terminatala mostra del libro più visitata.All’ingresso c’erano le insegnantiche accoglievano tutti quanticon sorrisi e bei salutidicevano: entrate, entrate siete i benve-nuti!!!!!Devo dire che è stato un gran successo,in tanti hanno comprato libri in quantitàper la gioia di tutta la comunità

N.D.C. – 4ª A

I libri nella biblioteca si muovonocome leopardi,agili e scattanti,vengono presi,accarezzati, addomesticatida migliaia di mani,e diventano amici dei bambini che lì leg-gano avidamente.Solo io, ho paura dei leopardi, che nonriesco ad amare,che sono miei nemici.

Ma io vi avverto leopardi,io leggeròvi vinceròe tutti accontenterò.

M.M. – 4ª A

RimaAlla mostra del libro ci sono stati bambiniinteressati,e molti libri sono stati comprati.Ora i bambini non sono contenti,perché sono stati portati via anche i rima-nenti.Peccato che la mostra sia già finita,speriamo l’anno prossimo abbia nuovavita.Anch’io un libro ho acquistatoe leggerlo mi ha molto emozionatoma la scelta era stata dura,alla fine avevo preso quello di paura!

M.C. – 4ªB

Amici libriEcco, ecco è terminatauna mostra assai visitata.Alla Niccolini si è conclusa,la mostra del libro più diffusa.Sono andati proprio in tanti:genitori, bambini ed insegnanti.C’erano libri d’avventureper scacciar le paure.C’erano libri di fantasiache ti fanno volar via.C’erano libri di comicitàche se li leggi, una risata ti scapperà.Quanti volumi di tutte le dimensioni,è proprio difficile prendere decisioni!!Davanti ad un titolo scritto in oro

di un libro di storia mi innamoro.Tutti gli alunni si sono interessatie tanti libri sono stati aquistati.Questa iniziativa è stata intelligente,ha colpito molta genteper invogliare i bambinia leggere fin da piccinila mostra è ormai finita,ma a leggere un buon libro essa vi invita!!

O.P., L.D.C., C.M., A.B.,M.C. - 4ªB

Come nacque la cartaIn un grande e intricato bosco, una voltavivevano degli gnometti ai quali piacevamolto disegnare.Poiché non esisteva la carta e non sapen-do dove farlo, pensarono di dipingere sul-le foglie resistenti, verdi e grandi degli al-beri. Purtroppo però iniziò l’autunno: lefoglie ingiallirono, seccarono e gli gno-metti non poterono più disegnare su diloro. Nessuno sapeva come fare, ma uno

gnometto sag-gio, chiamatoCarta, lavorògiorno e notteper trovare unasoluzione. Alloracosa fece? Presetutte le foglie lemise in una ba-cinella d’acqua,poi le fece pas-sare attraversouna macchinache aveva co-struito e venne-

ro fuori dei fogli. Gli gnomi erano perples-si, ma uno gnometto piccolo piccolo preseun carboncino e provò a scrivere. Gli altrignomi rimasero a bocca aperta vedendoquel carboncino scrivere anche su quelmateriale. Cominciarono allora a produr-ne tanto e lo chiamarono “carta” come ilsuo inventore. Da quel giorno poteronodisegnare tutto ciò che volevano e quan-do volevano e la loro città fu chiamata“Cartolandia”.

E.R., A.A.,V.P. - 4ªC

Filastrocca del libroBambini venite, bambini correte,ci son tanti libri se voi volete;libri di sogni, avventure e canzonivenite bambini, ce ne sono milioni.Lasciate tv., giochi, game boyPrendetene tanti, sono tutti per voi,perché leggere un libro è divertentee fa molto bene alla mente.

S.B., C.B., L.T., N.M. - 4ªC