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Emilio Gentile All’alba di un secolo mondiale Il secolo si compone di 100 anni, questa è la classifica- zione cronologica convenzionale, così come è convenzio- nale il sistema metrico decimale. Non c’è un secolo “lungo” o un secolo “breve”, come non c’ è un metro “lungo” o un metro “breve”. È vero che «secolo» può anche significare epoca. Ma se sosteniamo che il XX secolo inizia nel 1870 o nel 1914 commettiamo un tipi- co reato da storici: la prevaricazione dei posteri. Potrei sostenere che il XX secolo prenda le mosse nel Settecento con la Rivoluzione americana, tanto è vero che viviamo nel XXI secolo e lo Stato egemone è l’America, ragione 1 Editori Laterza Emilio Gentile All’alba di un secolo mondiale

Emilio Gentile Editori Laterza All’alba di un secolo ... · della luce sulle tenebre, della scienza sull’ignoranza, del progresso sulla miseria. Bisogna provare a immaginare l’entusiasmo,

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Emilio GentileAll’alba di un secolo mondiale

Il secolo si compone di 100 anni, questa è la classifica-

zione cronologica convenzionale, così come è convenzio-

nale il sistema metrico decimale. Non c’è un secolo

“lungo” o un secolo “breve”, come non c’ è un metro

“lungo” o un metro “breve”. È vero che «secolo» può

anche significare epoca. Ma se sosteniamo che il XX

secolo inizia nel 1870 o nel 1914 commettiamo un tipi-

co reato da storici: la prevaricazione dei posteri. Potrei

sostenere che il XX secolo prenda le mosse nel Settecento

con la Rivoluzione americana, tanto è vero che viviamo

nel XXI secolo e lo Stato egemone è l’America, ragione

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sa che testimonia visibilmente gli enormi progressi fatti

nel corso dell’Ottocento, The Wonderful Century (Il secolo

meraviglioso), come si intitola un libro del biologo darwi-

nista Alfred Russel Wallace. L’umanità si guarda indietro,

fa un’analisi di cos’è stato il secolo. La formula più ricor-

rente nei commenti è «senza precedenti nella storia». Nulla

di quello che accade, che si scopre, che si cerca, che si con-

quista nel corso del XIX secolo ha avuto precedenti nella

storia umana. Il poeta francese Charles Péguy dirà: «In

questi ultimi trent’anni abbiamo visto e vissuto prodigi

tali che non hanno riscontro in nessun’altra epoca della

storia umana fin dalla nascita di Cristo».

Le rivoluzioni economiche, politiche, sociali, tecnolo-

giche, le invenzioni e le innovazioni nei trasporti e nelle

comunicazioni, che si compiono nel corso dell’Ottocento

– e soprattutto nella seconda parte – hanno cambiato radi-

calmente la storia dell’umanità, come nessuna delle rivo-

luzioni precedenti, e i contemporanei ne sono consapevo-

li. Non è un caso se la ‘divinità’ celebrata dall’Esposizione

di Parigi è l’Elettricità, questa nuova energia misteriosa,

che cambia completamente il senso della vita perché rap-

presenta – materialmente e simbolicamente – il trionfo

della luce sulle tenebre, della scienza sull’ignoranza, del

progresso sulla miseria. Bisogna provare a immaginare

l’entusiasmo, l’emozione, lo stupore, la vertigine che ha

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per cui potremmo considerare il XX secolo come un lun-ghissimo bicentenario, due secoli di storia americana.Insomma viviamo in un lunghissimo Ottocento, cheperò ha radici nel Settecento, oppure in un lunghissimoNovecento, che è iniziato addirittura 130 anni prima delprevisto. Per evitare di essere invischiati in questa elasti-cità, propongo di accettare il criterio convenzionalesecondo cui il Novecento inizia nell’anno 1900. E cisono fondati motivi per farlo, rispettando i contempora-nei che furono testimoni del passaggio di secolo. E senti-vano che era un evento straordinario, senza precedenti,per le meraviglie dell’epoca in cui vivevano.

Se uno dei doveri degli storici è quello di non prevari-care gli esseri umani del passato e ascoltare innanzitutto laloro voce, in questo caso abbiamo davvero molto cui pre-stare orecchio, perché mai i contemporanei di un passag-gio di secolo sono stati tanto impegnati a riflettere su cosasignificasse entrare nel nuovo secolo, come quelli chehanno vissuto la fine dell’Ottocento e l’inizio delNovecento.

Per seguirmi in questo tentativo di ascoltare le voci delpassato piuttosto che di prevaricarle con le nostre inter-pretazioni, propongo di fingere di non saperne assoluta-mente nulla del Novecento. Siamo solo al suo inizio:l’Ottocento alle spalle, davanti a noi un secolo ancoraignoto. La Francia lo saluta con una esposizione grandio-

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molto concreto: gli spazi si restringono mentre, parados-

salmente, le città si allargano. È in questo periodo che si

comincia a parlare di un nuovo protagonista della storia:

la folla o, con immagine più pesante, la massa. Ormai il

potere non appartiene al popolo. E non a un popolo

astratto, ma un popolo materialmente presente che cresce

continuamente. Si moltiplicano le città con 100 mila abi-

tanti e il fenomeno dell’urbanizzazione diviene per tutti

l’espressione simbolica più efficace del radicale cambia-

mento in atto: un’umanità che fino a pochi anni prima, e

da millenni, per il 70- 80% trovava sostentamento nella

caccia, nella pesca e nell’agricoltura, comincia a spostarsi

in blocco nelle città delle grandi industrie. Se il mondo

può cambiare a tal punto, c’è da sperare che si possa scon-

figgere anche la morte! D’altra parte se la popolazione ita-

liana, europea e anche quella mondiale comincia a cresce-

re in maniera vertiginosa non è perché diventa più proli-

fica, ma perché si muore di meno in età precoce e per le

carneficine naturali della peste o del colera. Le scoperte

scientifiche, il progresso della medicina e l’attenzione alle

norme igieniche incarnano le nuove divinità che si stan-

no opponendo con successo alla morte.

L’uomo vince la natura. Il treno, e poi la macchina e le

navi con il motore a scoppio, sono le nuove forze motrici

che fanno il mondo più unito. Ecco perché si è diffusa la

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travolto i contemporanei quando hanno visto illuminarsi

le loro strade.

Nel 1900 inizia il primo secolo mondiale, un secolo

che vede il mondo farsi più piccolo grazie ai trasporti, al

telegrafo, al telefono.

Si diffonde un enorme entusiasmo verso il progresso,

che non è concepito soltanto come tecnologia ma nel

senso di un elevarsi dell’umanità: l’uomo esce dalla barba-

rie della miseria e si svincola anche dalla minaccia della

morte. Il ministro del commercio francese Alexandre

Millerand, che inaugura l’Esposizione Universale di

Parigi, dichiara:

Mentre crescono all’infinito l’intensità e la potenza

della vita, la stessa morte indietreggia davanti alla

marcia vittoriosa dello spirito umano, il male

afferrato alle sue origini, isolato, cede, ed ecco che

compare all’orizzonte l’epoca felice nella quale le

epidemie che devastavano le città e decimavano i

popoli non saranno più che dei ricordi spaventosi,

come le leggende del passato.

Nel secolo appena trascorso l’Europa ha raddoppiato

la sua popolazione: da 180 a circa 400 milioni. Vediamo

con l’immaginazione le città che si affollano, si dilatano,

si moltiplicano. Non è un fatto astratto, statistico, ma

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ri delle più importanti scoperte nel campo della fisica,della chimica, della medicina e della letteratura, e viaggiunge anche un premio per la pace. Nel 1907 è un ita-liano, Ernesto Teodoro Moneta (un nome oggi probabil-mente dimenticato, forse anche dagli stessi pacifisti) a rice-vere quel premio.

Agli inizi del Novecento l’arte, la scienza, le EsposizioniUniversali esaltano l’immagine di un secolo che arriva pro-mettendo una nuova primavera, alla quale non potrà cheseguire una rigogliosa estate. È il sogno di una prossimaetà dell’oro di pace e armonia, senza ingiustizie e disegua-glianze sociali, un tempo in cui il progresso risolverà ognimiseria e la ragione guiderà i gesti degli uomini – soprat-tutto di quelli a capo delle nazioni – impedendo loro dilasciare che il mostruoso armamentario scoperto dall’inge-gno umano entri in funzione e compia la sua opera didistruzione.

Questa l’utopia, ma come stanno realmente le cose?Se mi guardo intorno vedo un’Europa prevalentementemonarchica dove c’è spazio per appena due o tre repub-bliche, quella francese in testa. Interamente repubblica-no è solo il continente americano, al nord come al sudvisto che nel 1889 se ne è andato anche l’ultimo impera-tore del Brasile. Tuttavia non è un periodo sereno né peri re né per i governanti democratici; cadono molte testecoronate e anche quella di qualche presidente, come l’a-

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convinzione che il Novecento sarà un secolo di progressoper la pace nel mondo.

Anche noi, uomini del primissimo Novecento, possia-mo sperare. Basta guardarsi intorno. Proprio l’anno scor-so, 1899, si è riunita la prima Conferenza dell’Aja per dis-cutere sulla possibilità di una pace universale. L’iniziativa èvenuta dal giovane Nicola II, zar di tutte le Russie e inse-diato al trono da appena 4 anni. Ha letto i 6 volumi sullaguerra futura dell’opera monumentale scritta da un finan-ziere e filantropo polacco di nome Jean de Bloch: Futureof War in Its Technical, Economic and Political Relations. DeBloch analizza tutte le armi esistenti ed elabora un’acutaanalisi del fenomeno della guerra, che ne mette in rappor-to la possibilità con le risorse economiche di uno Stato, leconoscenze mediche e così via. Arriva così a predire che laguerra futura sarà di tali dimensioni e orrori che non avràné vincitori e né vinti, perché sarà lunga, logorante, com-battuta in trincee, con milioni di morti. Tuttavia propriodal momento che sarà così mostruosa, essa non avrà mailuogo perché nessuno potrà essere tanto stupido da scate-nare un simile mostro. Nicola II, terrorizzato all’idea, deci-de di farsi promotore di una conferenza per l’avvio di unprocesso di pace. L’industriale Nobel – che molto avevacontribuito, con la sua attività, a innescare i nuovi mecca-nismi esplosivi di una guerra futura – pentito, istituiscecon il suo testamento un premio che ricompensi gli auto-

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gressi enormi. È una piccola potenza corteggiata da tuttele grandi potenze: meglio tenersela a fianco come alleatache lasciarla cadere sotto il controllo di altri.

Alcuni libri pubblicati negli ultimi sette o otto annidell’Ottocento aiutano a delineare meglio il quadro gene-rale del secolo che sta nascendo e di quello che invece stamorendo. ‘Morendo’: l’espressione non è casuale. IlNovecento inizia nel 1900 ma si ha l’impressione che siagià cominciato da un pezzo, perché sono almeno quindicianni che vengono pubblicati libri sul XX secolo.

Nel 1894 a Boston viene creato il Twentieth CenturyClub, il Club del XX Secolo; la casa editrice americana RandMcNally pubblica la Twentieth Century Series in 167 volu-mi; nello stesso periodo un’altra casa editrice, la HumboldtPublishers, pubblica la Twentieth Century Library, in 60volumi; e ci sono i Twentieth Century Practice, 21 volumidedicati alla medicina. L’Ottocento sembra ossessionato dal-l’idea di anticipare di almeno un decennio la nascita del XXsecolo, come se volesse a tutti i costi esserne parte e lasciarviin qualche modo la propria impronta.

Eppure non tutti condividono questa immagine solaredi un mondo migliore alle porte, e alcuni cominciano adomandarsi: cosa significa che il secolo ‘muore’? Cosasignificano questi enormi prodigi del progresso, se guar-diamo indietro nel tempo? L’Ottocento è il secolo che haimparato a studiare la storia e ha inventato il concetto di

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mericano William McKinley, assassinato nel 1901. Treanni prima, nel 1898, si era messo in ginocchio e avevapregato Dio chiedendo consiglio sul da farsi, quindiaveva dichiarato guerra alla Spagna per occupare leFilippine e liberare Cuba, definendo l’intera impresacome una «guerra per la civiltà». Anche allora, agli albo-ri dello Stato americano, i presidenti ricorrevano all’aiu-to di Dio quando volevano davvero fare qualcosa di bel-licoso. E Dio non glielo negava mai.

Nel 1901 muore anche la regina Vittoria, una donnache ha fatto epoca, simbolo della fedeltà coniugale, dellavirtù, della moralità, della rispettabilità borghese. Si puòdire che l’Ottocento sia stato il suo secolo e che con lei sisia affermata una nuova etica, capace di prevalere su unsistema fondato da millenni sulla discriminazione socia-le, lo strapotere dell’aristocrazia e la sua morale libertina.L’etica vittoriana è una preziosa risorsa che l’Ottocentolascia in eredità al Novecento: tenendo saldi i pilastridella moralità, della rispettabilità, dell’amore per il lavo-ro, il risparmio e la famiglia, il progresso sarà una conse-guenza inevitabile.

Anche un paese come l’Italia, che da poco più di qua-rant’anni – trenta se vogliamo considerare Roma capitalecome la conclusione del processo di unificazione – èdiventato uno Stato nazionale con tutte le sue miserie, isuoi difetti, i suoi ritardi, in questo periodo compie pro-

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barbara e, più triste anche a dirsi, la barbarie e la

violenza partirono dai popoli più civili. Noi

vediamo scatenarsi la violenza bestiale della guerra

da un punto all’altro del globo, nell’Africa, nelle

Filippine, nella Cina e da parte di paesi e di popoli

che si credono civili.

Immancabili, fioccano anche le profezie sul futuro

dell’Europa. Nel 1902 William Stead, direttore di una

celebre antologia di riviste, “The Review of Reviews”, scri-

ve un saggio che viene molto discusso sulle riviste francesi

e tedesche, e di cui si parla anche in Italia: l’argomento è

l’americanizzazione del globo. Alcuni illustri intellettuali

dell’epoca sostengono che, per contrastarla, non c’è altro

rimedio che creare una coalizione europea contro

l’America.

Uno scrittore austriaco che studia ingegneria e mate-

matica – il suo nome è Robert Musil e ha 22 anni – anno-

ta nel suo diario:

L’uomo moderno rappresenta biologicamente una

contraddizione di valori, ha il piede in due staffe,

dice nello stesso tempo sì e no, noi tutti portiamo

incarnati, a nostra insaputa e nostro malgrado,

valori, parole, formule morali di origine antitetica,

siamo dal punto di vista fisiologico falsi.

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preistoria; è il primo secolo che ha studiato con metodo il

corso delle civiltà, organizzando sistematiche spedizioni

archeologiche, e cosa trova? Ruderi. L’Europa coloniale

sta conquistando il mondo e scopre in ogni suo angolo

antiche civiltà sepolte. Cerca di disseppellirle, ma si

impone la consapevolezza che le civiltà ‘muoiono’. Può

succedere anche a quella europea? Il progresso compiuto,

l’enorme espansione del Vecchio Continente, non è forse

altro che il rigoglioso sbocciare di un fiore destinato pre-

sto a morire?

Uno dei testi più letti e più venduti del periodo si inti-

tola Degenerazione. L’autore, Max Nordau, è un medico e

uno dei fondatori del movimento sionista. Il suo libro

viene tradotto in moltissime lingue ed è celebrato come

una delle diagnosi più spietate dei rischi del progresso:

immenso, appariscente, straordinario, porta già in sé i

segni della degenerazione. In quel periodo entra in circo-

lazione anche un altro termine: fin de siècle, la fine del

secolo. Tra il 1885 e gli inizi del Novecento vengono scrit-

ti drammi, commedie e libri dove l’espressione ‘fine del

secolo’ diviene sinonimo di un’incombente catastrofe.

In un articolo del febbraio 1901 Cesare Lombroso

commenta così l’inizio del secolo:

Noi abbiamo assistito veramente in quest’ultimo

ventennio a un’era di politica assolutamente

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nel dicembre del 1899 ma l’editore lo data 1900. Libro

sfortunatissimo; per vendere 800 copie impiegherà circa

otto anni. La circostanza curiosa è che il dottor Freud dice

qualcosa di molto simile a quanto aveva scritto da anni

l’ammutolito folle: l’uomo razionale prodotto

dall’Occidente, che si vede padrone del mondo e di se stes-

so, in realtà è una piccola creatura. Crede di vivere tran-

quillo al sole del progresso, coesistendo con la bestia che si

porta dentro, ma la razionalità della quale tanto si vanta

non è altro che una pellicola sottilissima su un vulcano in

continua eruzione.

Il mondo moderno – si comincia ad usare sempre più

di frequente l’espressione ‘vita moderna’ – è sicuramente

rigoglioso e potente, ma lo è anche nelle forze negative che

sta generando. E non sono profeti i sociologi italiani come

Guglielmo Ferrero, che nel 1898 scriveva nel suo libro,

L’Europa giovane:

È facile capire che la civiltà moderna si avvicina,

attraverso le incertezze della nostra età, al momento

di uno sforzo terribile e che sarà per l’avvenire

nostro, di molti secoli, decisivo. Si avvicina

insomma uno di quei momenti della storia che

potremmo chiamare di ebollizione, nei quali, come

l’acqua posta sopra la fiamma, la massa degli esseri

umani, prima appena agitata da un tremolio

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Benito Mussolini, un altro ventenne, un romagnolo

girovago emigrante in Svizzera, scrive: «L’anima collettiva

non è ancora interamente formata e si dibatte fra il vecchio

e il nuovo, fra gli ideali moderni e le credenze antiche.»

Cosa hanno in comune questi due giovanotti degli

inizi del secolo? Sono discepoli di Nietzsche, il filosofo

che da dieci anni è immerso nella pazzia, come se le veri-

tà che aveva scoperto sull’uomo moderno gli avessero

bruciato il cervello. Il filosofo tedesco aveva percepito il

passaggio del secolo come un’età profondamente ambigua

e gravida di conflitti:

La disgregazione, e quindi l’incertezza, è propria di

quest’epoca, nulla poggia su una solida base e su

una fede dura, si vive per il domani, perché il post

domani è dubbio. Tutto è sdrucciolevole e

pericoloso sul nostro cammino e il ghiaccio che

ancora ci sostiene è diventato così sottile e noi tutti

sentiamo il caldo soffio del vento del disgelo. Qui

dove ancora noi camminiamo, fra poco più

nessuno potrà camminare.

Il 25 agosto 1900 Nietzsche chiude simbolicamente la

sua esistenza nel mutismo totale. Quello stesso anno un

medico di Vienna, un certo Sigmund Freud, pubblica

L’interpretazione dei sogni. In realtà il libro viene stampato

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ma ne conosce anche il lato oscuro. Il 29 luglio 1900 reUmberto I viene ucciso a colpi di pistola dall’anarchicoGaetano Bresci. ‘Il re buono’, evidentemente, non lo erastato abbastanza; al contrario, aveva conferito una meda-glia al valore a quel Fiorenzo Bava Beccaris, il generale chedue anni prima, a Milano, aveva ordinato di aprire il fuocosulla folla affamata e in tumulto. Era stata una strage, uneccidio di popolo inerme che giungeva al termine di undecennio di vita politica italiana costellato da scandali ecorruzione (lo scandalo della Banca Romana aveva coin-volto due presidenti del consiglio, Giovanni Giolitti eFrancesco Crispi) e da una avventura coloniale disastrosa(nel 1896 ad Adua l’esercito etiope aveva fatto strage diquello italiano e Crispi era stato costretto a lasciare il pote-re). Negli ultimi due o tre anni dell’Ottocento in Italia sicerca di attuare un progetto di restaurazione autoritariache tolga al Parlamento il suo potere e lo restituisca al re:una strategia politica sostenuta da Umberto I, che pagacara questa scelta.

Quando apprende la notizia della morte del padre,Vittorio Emanuele ha 31 anni e si trova in crociera: attra-versa l’Italia in treno per raggiungere Monza, dove è avve-nuto l’attentato. Ha un carattere particolare, questo giova-ne principe: la vita di corte e il potere non lo attraggono,ma ha un forte senso della funzione della monarchia egode di buona fama, è considerato dalla stampa italiana e

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impercettibile, si rimescola a un tratto da capo a

fondo. Chi può dire quanto dolore, quante vite

umane precocemente spente costerà alle nazioni

civili questa crisi terribile? Quanti uomini

dovranno patire sofferenze infinite e anche morire

violentemente o lentamente nelle imprese di

emigrazione, nelle guerre, nelle rivoluzioni, nelle

carceri, nello sforzo sovrumano del pensiero teso

convulsamente alla lotta nel cozzo di passioni

diventate frenetiche?

Lo scrittore di fantapolitica Herbert George Wells,

oggi celeberrimo, scrive La guerra dei mondi raccontan-

do in fondo come Marte non sia altro che il nostro futu-

ro: un pianeta in via di desertificazione i cui abitanti

hanno bisogno di invadere il nostro bellissimo pianeta

colorato, per succhiarne letteralmente il sangue. Wells

scrive nel 1901:

La fine della democrazia sarà inevitabile,

l’inevitabile risultato delle nuove forze sociali,

industriali ed educative, le quali sono ora in azione;

la democrazia perirà nella guerra, che è il suo

inevitabile corollario.

Questa è la situazione anche in Italia. Il nostro Paese

partecipa come tutti all’euforia per il XX secolo che nasce,

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vecchi partiti politici. L’azione loro [l’azione dei

partiti] sembra poco meglio di una interessata lotta

per raggiungere cariche pubbliche e di una cieca

resistenza a forze che non sanno comprendere e

assimilare e che pertanto temono. Tutto ciò era

molto differente una generazione addietro. La

politica italiana si è annebbiata, niente lo mostra in

modo più penoso della differenza che corre fra la

destra e la sinistra di oggi rispetto agli uomini

politici che governarono l’Italia nuova nei suoi

primi tempi.

Non si tratta di una nuova geremiade perché, dopo

aver descritto spietatamente tutti i mali di cui soffre la

nazione, gli autori affermano:

Del presente re, Vittorio Emanuele III, è troppo

presto per dir molto, ma quel poco che è

conosciuto torna in gran parte a suo favore. Egli è

stato accuratamente, anche troppo accuratamente,

educato e un tempo soffrì del troppo studiare. Ma,

se si mette contro il progresso e se parteggia per la

reazione, per le gravose spese militari, per una

politica estera di avventura, allora è condannato e

forse in un avvenire non lontano.

Vittorio Emanuele III decide di non correre avventu-

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internazionale un re di sinistra, liberale e democratico, e i

suoi atti non smentiranno le aspettative. Vittorio

Emanuele III si trova a governare il paese dopo uno dei

periodi più turbolenti, tempestosi e gravi della storia

dell’Italia unita. Un anarchico ha ucciso suo padre: quale

migliore pretesto per scatenare la reazione, come auspica-

to da tanti membri della corte e della classe dirigente?

Eppure il nuovo re non seguirà la via reazionaria.

A questo proposito è illuminante un libro uscito nel

1902 a firma di Bolton King e Thomas Okey. Si intito-

lo L’Italia d’oggi e la casa editrice che lo stampa ha ini-

ziato le pubblicazioni da un anno: è la Gius. Laterza &

Figli Tipografi-Editori-Librai. Il libro reca l’avvertenza di

un giovane studioso già molto affermato; ha poco più di

35 anni e si chiama Benedetto Croce. Nella prefazione

racconta che quando Laterza «mi si rivolse per suggeri-

menti e consigli su opere da pubblicare, io non esitai a

proporgli in prima linea questa che il lettore ha innanzi».

Si tratta di un libro che Croce apprezza molto perché

scritto con penna sobria e virile in un momento tumul-

tuoso e grave per la vita nazionale, un libro che presenta

cose e non frasi. Dal primo capitolo, La politica e gliuomini politici:

Uno dei primi fatti che fermano l’osservatore della

vita italiana è la confusione e la decadenza dei

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tutta la storia della democrazia parlamentare italiana.

Molti lo accusarono di essere un uomo ignorante, incolto

e avido di potere, privo di vere idee per il benessere del

paese. Giolitti in effetti non ha mai pubblicato trattati di

teoria politica, ma solo qualche articolo; scrive da sé i suoi

discorsi parlamentari ed extraparlamentari, oltre le lettere

ai propri familiari, che contengono i grani di una consu-

mata sapienza politica accompagnata da scettica visione

della natura umana. Alla figlia, nel 1896, scrive:

Mettiti in capo questo, figlia mia, che gli uomini

sono quello che sono in tutti i tempi e in tutti i

luoghi, con i loro vizi, i loro difetti, le loro

passioni, le loro debolezze e il Governo deve mirare

a correggere, a migliorare, ma anch’esso è composto

di uomini, e l’uomo perfetto non esiste. Un

Governo è il portatore di secoli di storia e la

peggiore di tutte le Costituzioni sarebbe quella che

venisse studiata in base a principi astratti e non

fosse adattata in tutto e per tutto alle condizioni

del Paese. Il sarto che ha da vestire un gobbo, se

non tiene conto della gobba non riesce. Io non

sono conservatore, tutt’altro, vedo troppo chiaro

quanto vi è di brutto e di spregevole

nell’andamento attuale della politica italiana, ma

non voglio aiutare chi ci porterebbe a cose peggiori.

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re reazionarie e rifiuta di proseguire la politica imperso-nata nell’ultimo decennio da Sidney Sonnino, figuraaustera e severissima della politica liberale italiana.Dopo la morte del re, Sonnino ha scritto un saggio inti-tolato Quid agendum? (Che facciamo?), sostenendo lanecessità di una politica di ampie riforme sociali. Al suoambizioso piano risponde, con un articolo su “LaStampa”, un altro esponente della politica italiana, dipoco più giovane: si chiama Giovanni Giolitti ed è statogià presidente del Consiglio dal ’92 al ’93, quando si eradovuto dimettere per via dello scandalo della BancaRomana. Giolitti ha saputo attendere il suo momentosenza fretta e quando tutto è finito, nel 1901, torna alGoverno con l’appoggio del nuovo re, che sceglie di darecorso a quella che fu chiamata una ‘nuova politica libera-le’. Ne sono interpreti principali Giuseppe Zanardelli,presidente del Consiglio dal 1901 al 1903, e Giolitti stes-so come ministro dell’Interno.

Giolitti, un montanaro alto, robusto, magro, usa anda-re sempre a piedi dalla sua abitazione a Roma, in ViaCavour 71, a Palazzo Braschi, la sede del suo ufficio. Forseper questo, e anche perché i deputati fino al ’12 non pren-dono l’indennità, il bilancio italiano restò in pareggio finoal 1907. Giolitti rimane al potere quasi ininterrottamente,salvo brevissimi intervalli, dal 1903 al 1914: è il più lungoe più stabile periodo di governo sotto un solo uomo di

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spazio nuovo: il Partito Socialista, che era stato represso eimbavagliato da Crispi e dai suoi successori, con Giolittiriprende liberamente la propria azione di organizzazionedella lotta, in una stagione calda costellata dall’esplosionedegli scioperi nelle campagne e da quelli che i socialistichiamano eccidi proletari, cioè stragi di manifestanti permano della forza pubblica. La repressione c’è ancora, èvero, ma non è più quella sistematica di un tempo ed èaccompagnata dallo sviluppo di una legislazione sociale afavore dei lavoratori.

Diminuisce l’analfabetismo; migliorano le condizionidelle donne e dei bambini che lavorano; ad affiancare ilPartito Socialista nasce, nel 1906, la ConfederazioneGenerale del Lavoro, contemporaneamente alla Con-federazione degli Industriali. L’Italia si allinea al corso stori-co del resto dell’Europa e nel 1911 arriva a celebrare ilGiubileo della Patria, i suoi primi cinquant’anni di unità. Siorganizzano tre grandi esposizioni, a Torino, Firenze eRoma, e predomina l’esaltazione simbolica del progresso,della luce, della giovinezza. Sempre a Roma viene inaugura-to, il 4 giugno di quell’anno, l’Altare della Patria, anche se ilmonumento è ancora incompiuto: il gesto è simbolico ecome tale viene percepito. La stampa internazionale celebrai grandi progressi compiuti da questo piccolo Paese, che giàsi colloca fra le grandi potenze mondiali dopo soli cinquan-t’anni anni di vita e tratta con loro da pari a pari. L’Italia è

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Purtroppo non vi è una scelta fra il bene e il male,

ma fra mali diversi, e questo è il lato triste della

politica. E ricorda che per dare un giudizio bisogna

considerare le cose come sono, non come

dovrebbero essere.

Questa è la filosofia politica dell’uomo che dominerà la

scena italiana per oltre dieci anni, silenziosamente, senza

sfoggio di retorica o di cultura. Quando gli rimproverano

di applicare una politica empirica, risponde che «certo, è

proprio una politica empirica, se per empirismo si intende

tener conto dei fatti, tener conto delle condizioni reali del

Paese e delle popolazioni in mezzo alle quali si vive, e pro-

cedere a misura che si può, senza grave pericolo». È un

fedele della monarchia, un convinto liberale e sostiene

apertamente che lo Stato non deve parteggiare nei conflit-

ti di lavoro e che non si può reprimere quello che lui chia-

ma il ‘quarto stato’, che avanza perché fa parte della nazio-

ne. Una delle sue prime iniziative, quella che creerà mag-

giore scalpore e proteste da parte della classe dirigente più

reazionaria, è la decisione di limitare l’intervento della

forza pubblica, in caso di conflitti di lavoro, solo nel caso

di effettiva minaccia all’ordine costituito.

Nel periodo giolittiano si assiste giorno per giorno al

trasformarsi della società in ogni suo aspetto, incluso il

costume. Anche la protesta e il dissenso guadagnano uno

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50% dal 1895 al 1911, e questo offre una misura delledimensioni della rivoluzione industriale italiana.

Al trionfo dell’economia corrisponde il trionfo dellacultura. Camillo Golgi vince il Premio Nobel per la medi-cina, Carducci per la letteratura, Moneta per la pace,Marconi per la scienza: con Moneta, quattro Nobel neldecennio giolittiano.

Ma nonostante i progressi, c’è una larga parte dellapopolazione italiana del primo Novecento che vive nellamiseria, al punto da dover lasciare il Paese. Il progressomette a disposizione navi veloci e capienti e così, tra il1896 e il 1913, si assiste al più grande esodo di massa dellastoria italiana: oltre mezzo milione di persone emigranoogni anno nelle due Americhe e il picco viene raggiuntoproprio dopo la guerra di Libia. «La grande proletaria si èmossa» aveva cantato Giovanni Pascoli, perché la campa-gna coloniale promossa da una nazione proletaria dovevadare terra ai suoi figli. I figli invece vanno in America, lapreferiscono alla Tripolitania.

L’emigrazione di massa è un fenomeno in gran partecollegato al problema del meridione. Giolitti ha goduto discarsa stima fra gli intellettuali del suo tempo (di destracome di sinistra) ed è stato forse l’uomo più odiato dallacultura italiana militante del periodo. Gaetano Salvemini,socialista e riformista, lo chiamerà «il ministro della mala-vita» e lo accuserà di discriminare i contadini meridionali

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alleata con l’Austria e con la Germania ma ‘flirta’ segreta-

mente anche con l’altro schieramento: Francia, Inghilterra,

Russia. Rispettata e blandita, è considerata soprattutto un

Paese con un grande avvenire.

La guerra di Libia è il primo conflitto bellico da cui il

nostro Paese esce vittorioso con le sue sole forze, da

quando si è formato in Stato nazionale. È una guerra

coloniale contro il grande impero turco, condotta da un

uomo che, fin dal suo ingresso in politica, si è opposto

con tutte le proprie forze all’imperialismo. Giovanni

Giolitti è convinto che esistano solo due tipi di politica:

imperialista o democratica. La prima richiede enormi

quantità di denaro e il sacrificio della libertà; la seconda

favorisce la circolazione del denaro, il progredire del

commercio e dell’economia, e la conservazione della

libertà. Eppure Giolitti compie con successo una impre-

sa di politica imperialista. L’Italia non è ancora riuscita a

conquistare tutto il litorale della Tripolitania e della

Cirenaica, e Giolitti fa già proclamare dal Parlamento

l’annessione della Libia, tra le proteste delle grandi

potenze. Fatto compiuto. La piccola Italia, nata col com-

plesso della grande potenza, finalmente può vedere com-

piersi la sua aspirazione. Tanto più che le statistiche del

cinquantenario mostrano come il Paese sia avanzato in

senso complessivo: il reddito nazionale è aumentato del

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formare una coscienza italiana moderna se prima non siforma la coscienza dell’uomo moderno.

Con Prezzolini collabora, per un certo periodo, GaetanoSalvemini. Egli ritiene, come quasi tutti i vociani, cheGiolitti stia corrompendo la politica italiana e che occorrareagire creando gruppi capaci di studiare i problemi concre-ti e di lottare per risolverli. Salvemini è in contrasto anchecon il Partito Socialista, in quegli anni sotto l’egemoniariformista di Filippo Turati che, anche se non accetta mail’invito a diventare ministro, sostiene spesso la politica diGiolitti perché la considera necessaria a un ampliamentodella democrazia: è grazie a Giolitti che nel 1912 in Italiaverrà introdotto il suffragio universale maschile.

Durante il periodo giolittiano nasce uno dei più eccen-trici tra i movimenti intellettuali italiani, e diventa prestoun fenomeno politico: è il movimento futurista di FilippoTommaso Martinetti, esploso nel 1909 con grande scalpo-re a seguito del ‘manifesto’ pubblicato a Parigi su “LeFigaro”. Il Futurismo vuole lottare contro tutto ciò cherappresenta tradizione e passato, per una sorta di ribelli-smo anarchico permanente; proclama la guerra qualeunica igiene del mondo. La rivista “Lacerba”, una dellevoci del movimento, promuove il programma politicofuturista: anticlericalismo, antipacifismo, lotta contro lademocrazia parlamentare, politica estera aggressiva, aboli-zione delle scuole, libero amore, libera lotta. E soprattut-

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rispetto agli operai organizzati del Nord. Ma Salvemini

non è che un esempio di come larga parte della cultura ita-

liana si mobiliti contro Giolitti e la sua politica, a comin-

ciare da un grande intellettuale ‘europeo’ come

D’Annunzio, per finire a Benedetto Croce che è l’anti-

dannunziano per eccellenza.

Croce vuole un’Italia moderna che sia seria, severa,

concreta, realistica, sobria, austera, colta. Nel 1902

annota sul suo diario che intende destinare il proprio

lavoro e il proprio studio a creare una coscienza naziona-

le moderna. Anche D’Annunzio si pone lo stesso obietti-

vo, ma nel suo stile e con le sue idee: superomismo, dilet-

tantismo, edonismo. I giovani intellettuali, presi nel

mezzo tra questi due grandi personaggi, hanno certa-

mente più simpatia per Croce che per D’Annunzio: poco

più che ventenne Giovanni Papini, un fiorentino dalla

faccia tenebrosa, nel 1903 pubblica la rivista “Il

Leonardo” e il suo programma può essere sintetizzato

nelle parole d’ordine paganesimo, individualismo, impe-

rialismo. E accanita opposizione al dannunzianesimo. A

lui si accompagna Giuseppe Prezzolini che a 26 anni, nel

1908, fonda “La Voce”, una rivista che si propone di

seguire l’insegnamento di Croce, ovvero procedere all’a-

nalisi dei problemi reali della società italiana allo scopo

di creare, prima che l’italiano, l’uomo, perché non si può

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segnano la fine. Sta nascendo l’Italia cattolica, l’Italiaimperialista, l’Italia socialista, ma l’Italia giolittiana hafatto definitivamente il suo corso.

Non è sempre vero che la lunga stabilità dei governirafforza la democrazia. Nell’Italia del primo Novecento,oltre un decennio di stabilità democratica e di liberacompetizione nella politica, nel lavoro e nella culturanon ha prodotto una società equilibrata e indirizzata allaconservazione della democrazia, bensì un pullulare dimovimenti antidemocratici. Nei diari o nelle poesie deiventenni dell’epoca – italiani ed europei – ricorre un giu-dizio comune: la società è noiosa e corrotta; solo unaguerra o una rivoluzione riuscirebbero a liberare ilmondo dalla putrefazione che pervade ogni cosa. La pacecorrompe lo spirito.

Un senso di morbosa fascinazione per la catastrofe –una catastrofe spinta sino al suo limite più estremo, quel-lo del sacrificio della vita – impregna la cultura del primoNovecento europeo in ogni sua parte, assumendo i risvol-ti più inattesi. Se fra il 1912 e il 1913 il pittore tedescoLudwig Meidner dipinge fosche tele apocalittiche, imma-ginando città e paesaggi devastati da esplosioni, incendi,terremoti, nello stesso periodo Igor Stravinskij compone ladissonante e selvaggia Sagra della primavera, la cui secon-da parte si intitola appunto Il sacrificio. Non è tanto sor-

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to: «l’Italia deve prevalere sull’idea di libertà». La protestacontro la politica democratica di Giolitti comincia così adassumere tratti sempre più antidemocratici e lui, al termi-ne del suo governo nel 1913, si accinge a ‘manovrare’ lenuove elezioni col nuovo suffragio, nella generale convin-zione che la democrazia italiana sia ormai fondamental-mente corrotta. È un periodo in cui l’antiparlamentarismoconosce una diffusione amplissima, non soltanto tra gliantidemocratici ma anche tra coloro che si propongono inbuona fede di migliorare e rafforzare la democrazia.Gaetano Salvemini, Giovanni Amendola, GiuseppePrezzolini e lo stesso Benedetto Croce ritengono che lademocrazia giolittiana, ben lungi dall’essere l’ingresso nelsistema democratico o il suo progresso, ne sia la pura esemplice degenerazione.

È in questo clima che nasce il ‘patto Gentiloni’ tra cat-tolici e liberali, in base al quale i cattolici si impegnano adare il loro sostegno ai candidati liberali che rinuncerannoalle proposte di legge contrastate dalla Chiesa, come adesempio quella sul divorzio. Giolitti aveva sostenuto, perl’intero corso del suo operato pubblico, che Stato e Chiesadovevano essere due rette parallele che proseguono ciascu-na per la propria strada senza incontrarsi mai. Il pattoGentiloni sembra invece aprire le porte dello Stato laico alclericalismo. È un altro passo verso lo smantellamento delsistema giolittiano di cui, in ogni caso, le elezioni del ’13

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la guerra è ormai alle porte. Il 28 giugno 1914 l’arciducaFrancesco Ferdinando, erede al trono austro-ungarico,viene ucciso da un attentatore mentre si trova in visita aSarajevo. L’episodio in sé è serio, ma non grave: non cosìtanto da scatenare una guerra. Altri presidenti e principierano stati assassinati senza provocare una guerra. Eppurequalcosa nella società della belle époque non funziona più,o si sta per rompere, mentre una sorta di voluttà del sacri-ficio, di rivoluzione e di guerra, inebria i giovani.

Questa generazione, che vive il più lungo periodo dipace della storia europea, ha una grande voglia di combat-tere e anche di morire. Come dice Wendy ai suoi fratelli-ni quando vengono catturati da Uncino, che sta per ucci-derli: «Mi raccomando, ricordate il messaggio che vi man-dano le vostre madri, sappiate morire da veri gentiluomi-ni inglesi».

Una grande guerra era da tempo annunciata, temuta,sperata, invocata. Un sociologo italiano nazionalista,Mario Morasso, scrive nel 1905 che il nuovo secolo saràun tempo di guerre spaventose e terribili, quali l’umanitànon ha mai conosciuto. Nel 1913 in Italia si gira il filmCabiria, con testi di Gabriele D’Annunzio: la storia di unafanciulla siciliana che deve essere sacrificata dai cartagine-si al dio Moloc. Se Cabiria venne salvata dal sacrificio, lagioventù europea invece non ebbe scampo dal Moloc dellagrande guerra, che scoppiò nell’agosto del ’14. Sembra che

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prendente incontrare il lato oscuro del Novecento in que-ste punte artistiche d’avanguardia, quanto scoprirne letracce in opere di tutt’altro carattere, come il Peter Pan diJames Barrie, classico della letteratura per ragazzi pubbli-cato nel 1904. La versione edulcorata della storia firmataWalt Disney ha trasformato in una fiaba quello che, alcontrario, è un vero e proprio dramma per bambini, diuna crudeltà feroce. Barrie fa dire al suo Peter Pan di volerprovare «la meravigliosa avventura di morire» e il grandecattivo del romanzo, il capitano Giacomo Uncino, forsecaricatura del bellicoso imperatore di GermaniaGuglielmo II, pronuncia una frase tremenda, angosciosa-mente profetica: «Eh, eh – si compiace il pirata – un olo-causto di bambini, che idea grandiosa!». L’espressioneverrà espunta nelle edizioni successive, ma come negareche perfino da Peter Pan emana il fascino irresistibile chegli uomini del primo Novecento provavano per la guerra,la distruzione, la grande catastrofe?

Torniamo all’Italia. Nel 1912 Benito Mussolini ha 29anni ed è appena stato nominato direttore de “L’Avanti!”.Per i giovani movimenti culturali incarna l’anti-Giolitti epersonaggi molto diversi tra loro come Prezzolini eSalvemini lo considerano «un uomo vero», «un autenticoe sincero rivoluzionario che porta in sé tanti destinid’Italia». Il Mussolini di questo periodo è contro la guer-ra, contro il nazionalismo, contro il militarismo, anche se

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in quell’occasione il ministro inglese Grey abbia detto: «Sispengono le luci sull’Europa e forse nella nostra vita nonle vedremo riaccendersi».

L’Italia ebbe parecchi mesi per decidere se spegnere ono le luci. Poi, nel maggio 1915, le luci si spensero ancheda noi. Quando si riaccesero, dopo il 1918, per unmomento gli italiani videro tricolore, poi per due annividero rosso, infine per vent’anni videro tutto nero, primadi precipitare in un’altra notte con le luci spente, duratacinque anni. Quando si risvegliarono ne videro di tutti icolori e non si resero conto, passando al XXI secolo, diessere rimasti probabilmente ancora nel Novecento.

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Oltre due secoli di storia, fino alla più recente contemporaneità,in una sintesi generale che riscopre le origini del ‘nostro’mondo, quello in cui viviamo, e che alla narrazione degli eventiaffianca la riflessione sulle idee, le culture e i temi di fondo con i quali ha dovutoconfrontarsi la vita degli uomini e delle donne.

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Sopravviveranno le nazioni? E saranno ancora gli Stati Uniti il paese leader? Con quali nuovi e sconvolgenti problemi – daldegrado ambientale alla crescitademografica – dovremoconvivere? Oggi non sonodavvero molti gli intellettuali ingrado di esibire una coerenza dirigore scientifico simile a quella di Hobsbawm, coniugata a unagran comunicativa e a un’intattatensione e passione civile.

Claudio PavonePrima lezione di storiacontemporaneaUniversalePagine 244Prezzo @ 12,00 9,60ISBN 978-88-420-7991-0

«Al passato ci si può volgere sottouna duplice spinta: disseppellire i morti e togliere la rena e l’erba che coprono corti e palagi;ricostruire, per compiacercene odolercene, il percorso che ci hacondotto a ciò che oggi siamo,illustrandone le difficoltà, gli ostacoli, gli sviamenti, ma anche i successi. Appare ovvioche nella storia contemporaneaprevalga la seconda motivazione;ma anche la prima vi ha una sua parte.»

Enzo Forcella Alberto MonticonePlotone di esecuzione.I processi della primaguerra mondialeStoria e SocietàPagine 432Prezzo @ 24,00 19,20ISBN 978-88-420-5492-4

«Maledetta la guerra, maledetto chi la pensò»; «Non vogliomorire per la patria»; «Caropadre la guerra è ingiusta»;«Molla, molla...»: la rivolta deisoldati della Grande Guerradocumentata per la prima voltaattraverso le sentenze dellecondanne a morte.Non si può capire la tragicarealtà dell’Italia del ’15-’18ignorando le manifestazioni didisfattismo in trincea e l’attivitàrepressiva dei tribunali militari.

Andreas HillgruberStoria della secondaguerra mondialeEconomicaPagine 264Prezzo @ 10,50 8,40ISBN 978-88-420-4465-9

Con il ritmo della cronaca, masulla base di una analisiincontrovertibile dei retroscenastorici, Hillgruber racconta la seconda guerra mondiale:

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iAnna Bravo(a cura di)Donne e uomini nelle guerre mondialiQuadrantePagine 218Prezzo @ 19,00 15,20ISBN 978-88-420-3817-7

L’esperienza della guerra vista e vissuta al femminile. La quotidianità invasa dalla guerra, il lavoromoltiplicato, lo sforzo di farcontinuare la vita, la lotta armata,il rapporto con il maschile: dagli stupri subiti dalle trupped’occupazione alla protezioneofferta a sbandati e disertori,

dall’attesa del ritorno dei soldatialla risocializzazione dei reduci dai tanti fronti e dalle tanteprigionie.

Daniele CeschinGli esuli di Caporetto.I profughi in Italia durante la Grande GuerraQuadrantePagine 330Prezzo @ 18,00 14,40ISBN 978-88-420-7859-3

Donne, vecchi e bambini,provenienti prevalentemente da città come Udine, Treviso e Venezia: dopo la rotta di Caporetto dell’ottobre 1917,seicentomila civili furono costretti ad abbandonareimprovvisamente il territorioinvaso o minacciato da vicinodall’esercito austro-ungarico,dando vita alla più grande tragedia collettiva che interessò la popolazione durante la GrandeGuerra. Il libro, basato su fontiinedite, ricostruisce le dinamichedi questa fuga di massa parallelaalla ritirata dell’esercito e le condizioni di vita, leimmagini, le autorappresentazionidegli ‘esuli in patria’.

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Marco PatricelliL’Italia sotto le bombe.Guerra aerea e vita civile 1940-1945i Robinson/LetturePagine 378, con illustrazioniPrezzo @ 20,00 16,00ISBN 978-88-420-8435-8

Le bombe cadono giù e inizia il finimondo. Gli italianiscoprono presto quanto la realtàdella guerra aerea sia diversa dalla propaganda del Regime. In 64.354 perdono la vita sotto il fuoco dal cielo. Un numero, calcolato per difetto, che nella sua freddezza anestetizza il sanguinoso dramma di quell’autentica pioggia di bombe abbattutasi su città e civili innocenti. Ricercadocumentaria inedita,ricostruzione rigorosa, capacità di racconto: questo volume è una lettura avvincente di un dramma scatenato dall’altoe vissuto dal basso.

Alan John Percival TaylorLe origini della secondaguerra mondialeEconomicaPagine 380Prezzo @ 11,00 8,80ISBN 978-88-420-4855-8

L’eredità della prima guerramondiale; il decennio postbellico;la fine di Versailles; l’affareabissino; la pace semi-armata del 1936-38; la fine dell’Austria;la crisi cecoslovacca; la brevepace; la guerra per Danzica: le origini di un conflitto che era stato implicito dal momento in cui era terminatala Grande Guerra. Un classico della storiografiacontemporanea mette a nudo le responsabilità delle potenzeoccidentali nel far scoppiare l’ultimo conflitto mondiale.

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gli obiettivi delle grandipotenze, le strategie militari e politiche messe in atto per raggiungerli, i disegni dei grandi generali e capi di Stato, l’andamento reale delle battaglie.

George L. MosseLe guerre mondiali.Dalla tragedia al mito dei cadutiEconomicaPagine 292Prezzo @ 9,50 7,60ISBN 978-88-420-6565-4

Per tutti gli europei le guerre del Ventesimo secolo hannorappresentato un’esperienza che ha lasciato un segnoindelebile. Quali sono state le reazioni di questi uominiposti quotidianamente di frontealla morte di massa? Come èstata elaborata l’insostenibilerealtà della guerra? In chetermini l’esperienza bellica hamutato la mentalità comune?Un grande libro di storia, che piuttosto che ricostruireavvenimenti, date e fatti sioccupa delle idee, dei miti, delle credenze che spingono gliuomini alle azioni che fanno la storia.

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Norbert FreiLo Stato nazistaEconomicaPagine 350Prezzo @ 9,50 7,60ISBN 978-88-420-6433-6

Il quadro più completo e aggiornato della politica e delle strutture organizzative del nazismo al potere, dalla travolgente vittoria del 1933 al catastrofico crollo del 1945. Un’interpretazioneoriginale e innovativa che ha suscitato dibattiti fra gli storici e ha fatto di questolibro una lettura irrinunciabileper chiunque voglia conoscere il regime hitleriano.

Emilio GentileLe religioni della politica.Fra democrazie e totalitarismiEconomicaPagine 282Prezzo @ 9,00 7,20ISBN 978-88-420-7455-7

La sacralizzazione della politica accade ogni volta che un’entitàpolitica – la nazione, la democrazia, lo Stato, la razza,la classe, il partito, il movimento– è trasformata in una entitàsacra, in un oggetto di devozionee di culto, ed è collocata al centro

Gustavo CorniIl sogno del ‘grande spazio’.Le politiche d’occupazionenell’Europa nazistaQuadrantePagine 282Prezzo @ 19,00 15,20ISBN 978-88-420-7503-5

Tra il 1938 e il 1945 la Germania di Hitler si rese protagonista di una politica estera di conquista di spazio vitale, incurante di qualsiasi diritto. Dall’Atlanticoal Volga, le popolazioni coinvoltesubirono una lunga scia di distruzioni e sfruttamento: la fase più drammatica della storiaeuropea, ricostruita attraverso

le finalità, le specifichecaratteristiche delle politiche di occupazione nei singoli paesi egli effetti che ebbero sulla popolazione.

Elena Dundovich Francesca GoriItaliani nei lager di StalinStoria e SocietàPagine 230Prezzo @ 16,00 12,80ISBN 978-88-420-7926-2

Mosca, primi anni Trenta. All’ombra del Cremlino vive unanumerosa comunità di emigratipolitici italiani con le lorofamiglie. Altri si sono stabiliti indiverse città dell’Urss. Accusati di spionaggio, usati come ostaggiper ricattare il governo dellamadrepatria, spessosemplicemente vittime di unclima di sospetto e malinteso, sudi loro si abbatte la repressionedel regime di Stalin:complessivamente sono più dimille gli italiani fucilati, internatinei campi di concentramento,confinati, deportati, privati deidiritti civili e del lavoro,emarginati. Con rigorestoriografico e piglio narrativo,questo volume racconta le lorovite, frammenti di storiasilenziosa, volutamente ignorata o poco nota.

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Wolfgang SofskyL’ordine del terrore.Il campo di concentramentoEconomicaPagine 516Prezzo @ 9,50 7,60ISBN 978-88-420-7213-3

Una straordinaria analisi del campo di concentramentonazista che punta dritto verso il cuore di tenebradell’uomo.

Sofsky riesce nell’impossibile:dare una spiegazione razionaledei campi di concentramentosenza perdere di vista lasofferenza umana. La sua analisidella brutalità organizzataaggiunge un elementoimportante alla nostracomprensione del poteretotalitario.Ralf Dahrendorf

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di un sistema di credenze, di simboli e di riti. Nasconoallora le religioni della politica,che non si identificano con un unico tipo di ideologiae di regime: esse possonosacralizzare la democrazia o l’autocrazia, l’eguaglianza o la disuguaglianza, la nazioneo l’umanità.

Ian KershawHitler e l’enigma del consensoEconomicaPagine 340, con illustrazioniPrezzo @ 11,00 8,80ISBN 978-88-420-7887-6

Hitler non fu solo nella suaascesa al potere assoluto. Fu il frutto di una societàsconvolta da una fortissima crisidi valori: uno dei massimi esperti mondiali di nazismo si interroga sulla natura e sui meccanismi del poteredittatoriale del Führer, sulle ragioni di un consensotravolgente, totalitario, spesso delirante.

Norman M. NaimarkLa politica dell’odio.La pulizia etnica nell’Europacontemporaneai Robinson/LetturePagine 290Prezzo @ 14,00 11,20ISBN 978-88-420-6656-9

La storia europea del XX secolo si è conclusa tragicamente: l’ex Jugoslavia è stata dilaniatadalla guerra civile. Il conflitto più feroce ed efferato maiscoppiato in Europa sin dai tempi della seconda guerramondiale ha prodotto milioni di profughi e centinaia di migliaia di vittime. La storia dell’odio nel nostrotempo doveva ancora essereraccontata. Un contributo di ricerca drammatico e di enorme importanza.

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degli europei, modificandoradicalmente le condizioni, i modi e i tempi con cui le famiglie si formano, si trasformano, si dividono in un processo di progressivaconvergenza fra gli stili di vitanazionali.

Piero BevilacquaLa Terra è finita.Breve storia dell’ambienteEconomicaPagine 214Prezzo @ 8,50 6,80ISBN 978-88-420-8571-3

Che cosa ha portato le società del nostro tempo a minacciare, con il loro carico di veleni e il consumo crescente di risorse,la sopravvivenza degli esseriviventi che popolano il pianeta?Non c’è dubbio che i problemiche abbiamo di fronte non sonoil risultato di processi recenti.All’origine ci sono cause più o meno remote. Come siamoarrivati sin qui? Una storiacomplessa, con una trama fitta einaspettata che arriva fino a oggi.

Philippe Ariès Georges Duby(a cura di)La vita privata.Il Novecentoi Robinson/LetturePagine 470, con illustrazioniPrezzo @ 13,43 10,75ISBN 978-88-420-6493-0

In tutti i tempi un’areaparticolare, nettamentedelimitata, è stata assegnata aquella parte dell’esistenza che è stata detta privata. Questo luogo è familiare, è domestico, accoglie un gruppo,una formazione socialecomplessa, dove le inuguaglianze,

le contraddizioni, sembranoaddirittura al colmo, con un urtopiù sensibile, rispetto all’esterno,del potere degli uomini conquello delle donne, di quello dei vecchi con quello dei giovani,e del potere dei padroni con lo spirito ribelle dei servi. In questo libro le caratteristichedella vita privata nella contemporaneità, dalla prima guerra mondialeall’individualismo gregario dei nostri anni.

Marzio Barbagli David I. Kertzer(a cura di)Storia della famiglia in Europa.Il NovecentoStoria e SocietàPagine 592Prezzo @ 28,00 22,40ISBN 978-88-420-7199-0

Due guerre mondiali, ideologie e regimi totalitari, lager, stermini,armi di distruzione di massa e lapiù grave crisi economica che lastoria ricordi. Ma anche il welfareState, i diritti civili e la crescitaeconomica più rapida maiverificatasi. Il Novecento haospitato vere rivoluzioni politichee sociali che hanno avuto unenorme impatto sulla vita privata

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centocinquanta anni balzano fuori dalle pagine di questo saggiocolto e brillante. Le voci incrinatedi chi le ha vissute davveroraccontano le proprie paure:«nonostante le distanze temporalio spaziali, a volte i loro balbettiiimpauriti sono assordanti; altrevolte, solo deboli, esitanti sussurri.Osservando le paure della nostrasocietà, sia passate che presenti,possiamo meditare sul futuro. E ilfuturo è frutto delle nostre scelte».

Elena Doni Manuela FugenziIl secolo delle donne.L’Italia del Novecento al femminileEconomicaPagine 248, con illustrazioniPrezzo @ 12,00 9,60ISBN 978-88-420-7155-6

Il Novecento è stato davvero ‘il secolo delle donne’? Viene da dubitarne quando sipensa che nel Duemila la paritàdei sessi nel lavoro e nella curadella casa è tutt’altro cheraggiunta. Nel Novecentotuttavia le donne hanno maturatouna diversa concezione di sé: ogginon si pensano piùcomplementari o seconde rispettoagli uomini. E hanno conquistato la libertà di scegliere la loro vita

nel lavoro, nel matrimonio e, per la prima volta nella storia, nella maternità. Il racconto e le immagini delle donne italiane del secolo appena trascorso in un libro da tenere a portata di mano, da sfogliare, leggere e guardare.

Georges Duby Michelle PerrotStoria delle donne.Il Novecentoa cura di Françoise ThébaudEconomicaPagine 716, con illustrazioniPrezzo @ 14,00 11,20ISBN 978-88-420-4885-5

Ad ascoltare oggi, privilegio della storia contemporanea, alcune vite di donne che hannoattraversato il Novecento, si ècolpiti dal tragico e dal grandioso delle loro esistenze. Travolte dalla guerra, dalla rivoluzione o dalla dittatura, ma anchespettatrici e attrici di unformidabile sconvolgimento tra isessi. Dalla Grande Guerra alconfronto con i temi dellabioetica, passando dai modellitotalitari alla conquista dei diritti eal femminismo: un grande affrescostorico, un’opera pionieristica, cheha suscitato un enorme interessein Italia e nel mondo.

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Gisela BockLe donne nella storia europeaEconomicaPagine 496Prezzo @ 12,00 9,60ISBN 978-88-420-7890-6

Donne e libertà: Gisela Bock traccia la storia lunga mezzomillennio di una ricercacontrastata e difficile, in unexcursus affascinante sullecondizioni della vita e del lavorofemminile in Occidente dalMedioevo a oggi. Affascinanteanche perché, come disseTheodor Fontane: «Non vedoperché ci si debba sempreoccupare degli uomini e delleloro battaglie; di solito la storiadelle donne è molto piùinteressante».

Joanna BourkePaura.Una storia culturalei Robinson/LetturePagine 488Prezzo @ 20,00 16,00ISBN 978-88-420-7980-4

Dalla paura di venire sepolti vivi allo spettro del terrorismo, dal panico in combattimento a quello per i grandi disastri, i terrori e i tremori che ci hannooppressi nel corso degli ultimi

compreso subito la gravità di quanto stava accadendo.Un sistema apparentemente saldo come lo Stato liberale crollanell’inconsapevolezza di tutti.

Michele BattiniPeccati di memoria.La mancata Norimberga italianaStoria e SocietàPagine 208Prezzo @ 15,00 12,00ISBN 978-88-420-6899-0

La storia di un ‘maxiprocesso’ che non è mai stato celebrato,quello contro l’intero comandodell’apparato politico e militarenazista in Italia. Per risolvere l’enigma diquell’atto mancato di giustizia,Michele Battini analizza lapolitica del dopoguerra, i rapporti fra il nostro paese e gli Alleati, il doppio gioco del governo italiano di allora. Da quella vicenda scaturì una memoria della guerra e del totalitarismo selettiva eparziale, che servì sì ad avviare la democratizzazione dell’Europa, ma a scapito di un’autenticadenazificazione.

Anna BravoA colpi di cuore.Storie del sessantottoi Robinson/LetturePagine 326Prezzo @ 15,00 12,00ISBN 978-88-420-8588-1

I giovani, il femminismo, la protesta, le assemblee, l’amore, il dolore, la violenza, e ancora le culture, i comportamenti, le sensibilità. Gli anni ’68 – perchédi ‘anni’ possiamo parlare – hannopiù volti. Per raccontarli, Anna Bravo segue le tracce dei temi che hanno segnato gli anni sessanta e settanta,cambiando, scomparendo e riaffiorando. Parla di ragazzi e ragazze fra la nonviolenza di Martin Luther King e la sua crisi, il maggio francese,l’autunno caldo e l’antifascismomilitante, l’inaffondabilità(apparente) del modello patriarcalee la tempesta che gli scatenaaddosso il femminismo. Tra Presley, We Shall Ovecome e Mr. Tambourine Man.

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iaGiulia AlbaneseLa marcia su Romai Robinson/LetturePagine 304Prezzo @ 18,00 14,40ISBN 978-88-420-7837-1

Pioggia, pioggia, ancora pioggia. Poco cibo, tende insufficienti e scarse armi. Le truppe fascisteconcentrate a nord di Roma per l’attacco alla capitale sono stanche, bagnate e affamate. Ma l’entrata nella città noncoincide ancora con la suaconquista.Cosa ha reso possibilela marcia su Roma, che ruolo viha giocato la violenza, perché laclasse dirigente politica non ha

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Nessun altro libro sulla mafia è insieme così persuasivo,comprensivo e leggibile.Denis Mack Smith

Il miglior saggio mai scritto sulla mafia. Dickie è implacabile nella sua chiarezza. Massimo Carlotto

Giovanni FiloramoLa Chiesa e le sfide della modernitàSagittariPagine 208Prezzo @ 16,00 12,80ISBN 978-88-420-8402-0

Viviamo oggi in Italia un rinnovato scontro tra Chiesacattolica e modernità: un conflitto che sembravaappartenere al passato,impensabile in una societàpostsecolare.«La radicalizzazione dello scontro, il crescere delle polemiche, l’inevitabilenecessità di prendere posizione in un confronto che tutti cicoinvolge, non deve far velo alla necessità di conoscere le posizioni degli avversari incampo: in questo caso, di un magistero che ha alle spallesecoli di riflessione dottrinale».

Piero CalamandreiUomini e città dellaResistenzaa cura di Sergio LuzzattoPrefazione di Carlo Azeglio CiampiStoria e SocietàPagine 358Prezzo @ 24,00 19,20ISBN 978-88-420-7840-1

Noi non dimentichiamo... C’era, in quegli anni di durissime prove, fra tante tragedie e lutti, unasperanza nell’aria. Possiamoaffermare oggi che in larga partequella speranza si è realizzata. Carlo Azeglio Ciampi

Pubblicato una prima volta nel1955, in occasione del decennale della Liberazione, Uomini e città della Resistenza è a fondamento della nostra epica resistenziale.Raccoglie testi ed epigraficomposti in ricordo di figureeroiche come i fratelli Rosselli e ifratelli Cervi, e di città martiricome Cuneo, Ferrara, Firenze.

Enzo CollottiIl fascismo e gli ebrei.Le leggi razziali in ItaliaEconomicaPagine 224Prezzo @ 7,50 6,00ISBN 978-88-420-7886-9

Sanzioni, obblighi, espulsioni,privazioni, fino all’internamento e alla deportazione: l’Italia non fu seconda a nessuno per la meticolosità e la severità delle misure imposte agli ebrei.Enzo Collotti scandaglia la storianazionale individuando al suointerno il progredire e il regredire,per flussi e riflussi,dell’antisemitismo. Uno studiobrillante ed esaustivo sulla paginapiù nera del Novecento italiano.

John DickieCosa Nostra.Storia della mafia sicilianaEconomicaPagine 578Prezzo @ 12,00 9,60ISBN 978-88-420-8496-9

Quando ho finito di leggerequesta storia di Cosa Nostra non ho saputo se privilegiarel’accuratezza, la precisione,l’intelligenza dello storico o laleggerezza, la scorrevolezza, la fluidità del narratore. Andrea Camilleri

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dell’uomo e del cittadino, per creare una ‘nuova civiltà’,fondata sulla militarizzazionedella politica, sulla sacralizzazionedello Stato e sul primato assolutodella nazione come comunitàetnicamente omogenea.È, in sintesi, la originaleinterpretazione del fenomenofascista esposta in questo saggioaffascinante da Emilio Gentile,uno dei maggiori storici del fascismo in campointernazionale.

Emilio GentileLa Grande Italia.Il mito della nazione nel XX secoloStoria e SocietàPagine 464Prezzo @ 22,00 17,60ISBN 978-88-420-7856-2

Alla fine del Novecento fu annunciata in Italia la ‘morte della patria’. Oggi assistiamo alla rinascitadel culto della nazione, mentremolti temono tuttora unaperdita dell’identità nazionale.Gli italiani, in realtà, nonhanno mai avuto una comuneidea di nazione. Con un’analisirigorosa e avvincente, EmilioGentile narra la storia del mitonazionale nelle sue varieversioni, durante il moto

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Filippo FocardiLa guerra della memoria.La Resistenza nel dibattitopolitico italiano dal 1945 a oggiStoria e SocietàPagine 372Prezzo @ 20,00 16,00ISBN 978-88-420-7609-4

In Italia l’esperienza della seconda guerra mondiale,dell’occupazione tedesca e della lotta partigiana contro la Repubblica sociale, ha incisosulle memorie individuali e collettive producendo numerose fratture. Al di sopra di un universo di memorie frammentate è esistita però anche una memoriapubblica della guerra, basata suuna narrazione di fondo condivisadalle singole componenti del fronte antifascista e impostasicome narrazione dominante. Il volume analizza le caratteristichedel dibattito politico sulla memoria della Resistenzaattraverso la lente dei discorsipronunciati in occasione dellaLiberazione dalle più importanticariche istituzionali – da Gronchi a Ciampi – e dai politici più in vista, da De Gasperi a Moro, da Nenni a Togliatti, da Almirante a Fini.

Ernesto Galli della LoggiaLa morte della patriaEconomicaPagine 152Prezzo @ 8,50 6,80ISBN 978-88-420-5494-8

La Resistenza non è riuscita a fondare una identità nazionaledell’Italia democratica. La crisi dell’idea di patria, già compromessa dall’esperienzafascista, è forse la più pesante eredità che la guerra perduta ci ha trasmesso. Una lettura, nella chiave della nazione, delle origini della Repubblicaitaliana, che rimette indiscussione, a partire dallaResistenza, molte valutazionistoriche date finora perintoccabili.

Emilio GentileFascismo.Storia e interpretazioneEconomicaPagine 336Prezzo @ 9,00 7,20ISBN 978-88-420-7544-8

Nazionalista e rivoluzionario,antiliberale e antimarxista,imperialista e razzista: il fascismo è stato il primo esperimentototalitario attuato nell’Europaoccidentale da un partito milizia,proteso ad annientare i diritti

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Emilio GentileFascismo di pietrai Robinson/LetturePagine 284, con illustrazioniPrezzo @ 16,00 12,80ISBN 978-88-420-8422-8

Non si comprende il fascismo se non si comprende il mitofascista della romanità e dell’impero. La nuova civiltà del duce, che aveva la pretesa di essereuniversale quanto quella romananel mondo antico, ha lasciato la sua impronta, vistosa e indelebile, nelle strade e nelle piazze. La monumentalità del regimerappresentava la visione fascistadel passato, del presente esoprattutto del futuro. Non fu la Roma antica a romanizzare il fascismo, quanto il fascismo a fascistizzare la Roma antica.Rimodellando la pietra, il ducemanipolava l’identità di una città e di un popolo, e ne seppelliva insieme la libertà,sacrificandola alla propriaambizione.

Stefano PivatoVuoti di memoria.Usi e abusi della storia nella vita pubblica italianaSaggi TascabiliPagine 154Prezzo @ 10,00 8,00ISBN 978-88-420-8336-8

Falsi storici, luoghi comuni,pregiudizi, impressionanti lacune:ecco cosa accade quando si delegala conoscenza della storia aldisinvolto uso pubblico che ne fanno politici, giornalisti,operatori dei media, complici e in parte responsabili dei generalizzati ‘vuoti di memoria’ da cui sono affette le giovani generazioni. Stefano Pivato si pone unadomanda urgente: non tanto a cosa serve la storia ma piuttosto a chi serve.

Stefano PivatoBella ciao.Canto e politica nella storia d’ItaliaEconomicaPagine 374Prezzo @ 9,50 7,60ISBN 978-88-420-8232-3

Testimonianza dell’adesione a un ideale, espressione di fedepolitica: il canto è una

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risorgimentale, lo Stato liberale,la Grande Guerra, il fascismo,la Resistenza e la Repubblica,fino a spiegare le ragioni per le quali, dalla metà del secolo scorso, la nazione è scomparsa dalla vita degli italiani per riapparirenell’Italia d’oggi, con un incerto futuro.

Emilio GentileIl culto del littorioEconomicaPagine 306Prezzo @ 10,50 8,40ISBN 978-88-420-6323-0

Un viaggio all’internodell’universo simbolico del fascismo, fra i miti, i riti e i monumenti di un movimento politico cheebbe l’ambizione di imprimere nelle coscienze di milioni di italiani e italianela fede nei dogmi di una nuovareligione.

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Pietro ScoppolaLa democrazia dei cristiani.Il cattolicesimo politico nell’Italia unitaIntervista a cura di Giuseppe TognonSaggi TascabiliPagine 252Prezzo @ 10,00 8,00ISBN 978-88-420-8014-5

«L’identità politica dei cattoliciitaliani è ancora una volta unproblema aperto: non credo che debbano essere più allaricerca di una ‘loro’ democrazia,ma di una forma più alta di democrazia. La democrazia dei cristiani non può più essere una nuova‘democrazia cristiana’. Oggi coincide con lademocrazia di tutti: è unimpegno che ha bisogno di un nuovo tessuto etico, di nuove aristocrazie, morali,culturali e religiose. La laicità, che è una conquistacondivisa, ha bisogno di un’anima religiosa». Una riflessione innovativa e discottante attualità sull’esperienzaculturale e politica dei cattolicinella storia italiana e sul ruolodella coscienza religiosa e dellaChiesa nella crisi dellademocrazia.

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delle manifestazioni piùsignificative di condivisione di un credo sociale.Stefano Pivato ripercorre la storiad’Italia dal Risorgimento a oggi, sulla falsariga dei suoi cantipolitici, militari e sociali. Una biografia dell’Italia su uno dei sentieri di più immediatoriconoscimento della sua identità, un ritratto suggestivo del nostropaese a partire dalla sua colonnasonora.

Marco RevelliSinistra Destra.L’identità smarritai Robinson/LetturePagine 296Prezzo @ 15,00 12,00ISBN 978-88-420-8325-2

Le ragioni della contrapposizionetra destra e sinistra sono ancoratutte lì, sul tappeto ‘globale’, per certi versi potenziatedall’unificazione dello spazioplanetario. Quello che mancasembrano essere le soluzioni e i soggetti politici disposti a farsene carico. Cosicché èdifficile sottrarsi alla sensazioneche questa rinuncia a dividersiderivi da una non dichiarata né dichiarabile impotenza, da un’obiettiva assenza di rispostepossibili alle questioni vitali del nostro vivere in comune.

Pietro ScoppolaLa coscienza e il poterei Robinson/LetturePagine 288Prezzo @ 15,00 12,00ISBN 978-88-420-8452-5

Disincanto morale, sfiducia nella legalità, nello Stato e in una classe politica incontinua espansione numericama, in molti casi, in regressionequalitativa. In queste condizionidifficili il nostro paese è chiamatooggi a costruire le sue speranze di futuro.Nelle pagine di un grandestudioso dell’Italiacontemporanea, una riflessionecritica sulle trasformazioni del nostro sistema politico, la crisi dei partiti e in particolaredella Democrazia cristiana, le nuove forme assunte dalla presenza dei cattolici nella vita del paese.

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in realtà, un sistema largamenteimperfetto delle relazioniinternazionali, gestito da due superpotenze non soloantagoniste, ma anchecomplementari.

Valerio CastronovoPiazze e caserme.I dilemmi dell’AmericaLatina dal Novecento a oggiStoria e SocietàPagine 444Prezzo @ 20,00 16,00ISBN 978-88-420-8488-4

Per lungo tempo la sorte dei paesi latino-americani si è giocata tra le caserme e le piazze, tra il protagonismoeversivo degli uomini in divisa e il populismo demagogico di un’estrema sinistra radicale o di un’estrema destragiustizialista. Nell’ampio affrescodi Valerio Castronovo, l’analisidegli eventi e dei retaggi del passato si intreccia con gli interrogativi sulle prospettive e sul destinodell’America Latina nello scenarioglobale e multipolare dei nostri giorni.

Vittorio VidottoItaliani/e.Dal miracolo economico a oggii Robinson/LetturePagine 168Prezzo @ 15,00 12,00ISBN 978-88-420-7504-2

Rapida scomparsa del vecchiomondo rurale, formedrammatiche di conflittualitàpolitica e sociale, nuovo ruoloprotagonista delle donne maanche trasformazioni strutturalicome vistoso calo della natalità,diminuzione dei matrimoni,nascita di nuove tipologiefamiliari. Dagli anni Sessanta la società italiana è statacontraddistinta da un peculiareprocesso di modernizzazione e da una conseguente evoluzionedella cultura e dei comportamenti.Una sintetica panoramica delle profonde trasformazioni che in pochi decenni hannomodificato radicalmente il voltodel nostro paese in un raccontolucido e serrato.

Bruno BongiovanniStoria della guerra freddaBiblioteca EssenzialePagine 172Prezzo @ 12,00 9,60ISBN 978-88-420-6343-8

Per guerra fredda si intende l’arco cronologico che inizia alla fine della seconda guerramondiale e arriva sino al collasso dell’impero sovietico.Ma si indica anche il confrontomilitare, economico, politico e ideologico tra le duesuperpotenze che si sono spartiteil pianeta. Questo libro dimostrache la guerra fredda è stata,

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Ennio Di NolfoDagli imperi militari agli imperi tecnologici. La politica internazionale dal XX secolo a oggiStoria e SocietàPagine 456Prezzo @ 30,00 24,00ISBN 978-88-420-8495-2

Nel XX secolo solo le superpotenze hanno la forza di definire le regole e la prassi del sistema internazionale. Due i protagonisti storici: gli Stati Uniti, con la forza di un capitale finanziario che influenza le relazioni globali,e l’Unione Sovietica, promotricedi un’ideologia altrettantoglobalizzante. Il XXI secolo si apre invece proponendo subitoun quadro molto più complesso.La dominazione americana vienemessa in crisi dalla minaccia del terrorismo globale,compaiono nuovi attori sulla scena mondiale, si delineaun avvenire policentrico legatoalle sorti delle potenze in ascesa.

Mario Del PeroLibertà e impero.Gli Stati Uniti e il mondo 1776-2006Storia e SocietàPagine 574Prezzo @ 26,00 20,80ISBN 978-88-420-7438-0

La storia degli Stati Unitiattraverso tre grandi fasi: la costruzione di un imperocontinentale mossadall’ambizione di realizzare un unico Stato dalla costaatlantica a quella pacifica;l’affermazione, a cavallo tra Otto e Novecento, di un impero tra gli imperi;infine l’irresistibile ascesadell’impero globale, interprete di una politica di potenza che fa degli Usa il garante degli equilibri geopoliticimondiali. Oggi gli Stati Unitiappaiono come una iperpotenza,unica per la sua superioritàassoluta e relativa, ma anchesolitaria e vulnerabile.

Mario Del PeroHenry Kissinger e l’ascesa dei neoconservatori. Alle origini della politicaestera americanaQuadrantePagine 206Prezzo @ 18,00 14,40ISBN 978-88-420-8009-1

L’attuale politica estera americanafonda le sue radici in un dibattitoche si è svolto tra gli anniSessanta e Settanta. Fu allora che Henry Kissingerdivenne consigliere per la sicurezza nazionale di Nixon e poi segretario di Stato. Questo saggio analizzal’ascesa e il declino della sua strategia politica,divenuta nel corso degli annisempre più oggetto di contestazione sia da parte della destra repubblicana sia,soprattutto, da parte di alcuniesponenti del mondo politico e intellettuale democratico, che sarebbero divenuti noti comeneoconservatori.

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Alessandro PolsiStoria dell’OnuQuadrantePagine 256Prezzo @ 20,00 16,00ISBN 978-88-420-8063-3

Concepite per un mondo uscito stremato dalla guerra come insieme di organismiinternazionali il cui fine fosseridisegnare le regole delle relazioni tra gli Stati, ma anche i rapporti economici e sociali al loro interno, le Nazioni Unite non sonodivenute il governo universale che alcuni auspicavano ma neppure si sono ridotte a essere il passivo e inutilespecchio politico di un mondotroppo segmentato. Oggi possono diventarel’amministrazione di una comunità internazionaleche fatica a trovare punti idealicomuni? Il primo volume italiano che ricostruisce per intero la loro storia.

Gabriele RanzatoIl passato di bronzo.L’eredità della guerra civile nella Spagna democraticaStoria e SocietàPagine 160Prezzo @ 15,00 12,00ISBN 978-88-420-8058-9

Nella Spagna attuale il ricordo della guerra fratricida è ancoravivido. Ciò non avviene perchégli spagnoli siano più di altriinclini alla vendetta. C’è unasequenza di eventi che spiegaquesto. Per capire le ragioni di questa sorta di immortalità di cui gode la guerra civile, la sua perdurante presenza nella vita degli spagnoli, che li ha costantementeaccompagnati nel corso del tempo come fantasmafamiliare sia nel silenzio che nelle dispute aperte, Gabriele Ranzato traccia una ricostruzione storicaappassionata del passaggio dal franchismo alla Repubblica,dell’uso strumentale della storia, delle dinamiche di memoria erimozione collettiva nel dibattitopubblico, dei traumi irrisolti.

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Giuseppe Mammarella Paolo CacaceStoria e politica dell’Unione europeaStoria e SocietàPagine 398Prezzo @ 22,00 17,60ISBN 978-88-420-7747-3

L’unità politica del Continente, che alle origini del processounitario è stata la mollaprincipale dell’europeismo, è ancora l’obiettivo dei popoli e dei governi europei? E quali saranno gli sviluppidella moneta comune? Quali gli scenari di domani,oggi più che mai in seguito ai problemi legati alla ratificadella Costituzione europea?Conoscere l’Europa e la sua storia più recente è la condizione essenziale per imparare ad essere cittadinieuropei. In questo libro, una scrupolosa e puntualericostruzione sia delle vicende che hanno accompagnato il lungo e accidentato percorsodell’integrazione, sia degli episodi ignoti o poconoti della politica dell’Unione.

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