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Collana : ā€œLa storia siamo noiā€ 49 Enrico Mattei deve morire! Alberto Marino Alberto Marino Enrico Mattei deve morire! Il sogno senza risveglio di un Paese libero

Enrico Mattei deve morire!

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Collana : ā€œLa storia siamo noiā€49

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o Alberto Marino

Enrico Mattei deve morire! Il sogno senza risveglio di un Paese libero

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Euro 15,00

Stampato nellā€™ambito delle celebrazionidei Cento Anni della CGIL in collabora-zione con lā€™Associazione Centenario

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Alberto Marino vive e lavora aPescara dove insegna italiano e storiain un liceo. Presta la sua collaborazione,inoltre, come docente supervisore allefacoltĆ  di Lettere di Chieti e Lā€™Aquiladove insegna nei corsi e nei laboratori distoria per la preparazione dei docentinellā€™ambito delle Scuole diSpecializzazione allā€™Insegnamento.Eā€™ dottore di ricerca e collabora nellacattedra di Storia e Istituzione

dei Paesi Afro-asiatici presso la facoltĆ  di Scienze Politiche diTeramo.Ha insegnato nelle varie annate del Master:"Enrico Mattei"a Teramo.Ha pubblicato articoli e saggi in alcune riviste a livellonazionale sia di storia contemporanea che di storia del movimentosindacale. Ha pubblicato per l'IRES il volume:"Le ombre della li-bertĆ " nel 2007"

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Collana: ā€œLa storia siamo noiā€ / 20

(Diretta da Antonio Dā€™Orazio)

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La riproduzione totale o parziale ĆØ permessa a tuttisotto la condizione della fedeltĆ  al testo e della

indicazione della fonte.

Ires Abruzzo EdizioniV. B. Croce, 108, Pescara

Stampato in proprio.Finito di stampare novembre 2012

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Alberto Marino

Enrico Matteideve morire!

Il sogno senza risvegliodi un Paese libero

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ā€œLa giustizia alla quale spettava il compi-to di riformare tutto il resto, mi sembrava essa stessala piĆ¹ difficile da riformare...ā€

ā€œLuigi XIVā€, J.Lognon (a cura di), Memoires Parigi 1960

Ho sempre considerato vantaggioso, an-che nel lavoro industriale, dire sempre la veritĆ . Eā€™un metodo vecchio ed onesto, ma che si rivela sem-pre utile in un mondo di astuti come il nostro.

Enrico Mattei

I tesori non sono i quintali di monete dā€™oro,ma le risorse che possono essere messe a disposi-zione del lavoro umano.

Enrico Mattei

Il futuro ĆØ di chi sa prevederlo. Enrico Mattei

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INDICE

Prefazione: Antonio Dā€™Orazio pag. 8Cap. I - Una vita per lā€™Italia

Par. 1 - La vita di Enrico Mattei pag. 11Par. 2 - Lā€™ENI al tempo di Mattei ā€œ 34

Par. 3 - Lā€™ENI dopo Mattei ā€œ 42Par. 4 - Il successo dellā€™ENI e le sue motivazioni ā€œ 44

Cap. II - I nemici di Mattei

Par. 1 - La nascita di un sogno: la difesa dellā€™Agip e gli accordi internazionali pag. 46Par. 2 - Le radici politiche di Mattei. La sinistra DC: la nascita della ā€˜Baseā€™ ā€œ 55

Par. 3 - Chi voleva morto Mattei? ā€œ 60Par. 4 - Lā€™ostilitĆ  americana a Mattei ā€œ 64Par. 5 - Le radici del complotto ā€œ 71Par. 6 - Le prove dellā€™attentato ā€œ 84Par. 7 - I personaggi del dopo Mattei ā€œ 91Par. 8 - I nemici di Mattei fuori dellā€™Italia ā€œ 93Par. 9 - Mattei e il mondo arabo ā€œ 94Par. 10 - Lā€™azione di Mattei in Europa e in Medioriente. Lā€™effetto della sua strategia imprenditoriale ā€œ 97Par. 11 - I conti con la veritĆ  ā€œ 100Par. 12 - I nemici della veritĆ  ā€œ 101Par. 13 - Lā€™Italia ha perso ā€œ 103

Cap. III - Chi ha ucciso Enrico Mattei

Par. 1 - La mattanza pag. 105Par. 2 - I depistaggi ā€œ 110

Par. 3 - La pista ENI. Il movente ā€œ 111Par. 4 - I documenti spariti ā€œ 112

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Par. 5 - Chi era Vito Guarrassi? ā€œ 122Par. 6 - Le minacce ā€œ 125Par. 7 - Il volo ā€œ 125Par. 8 - Lā€™incidente (ā€œlā€™abbattimentoā€...) ā€œ 127Par. 9 - Lo scenario della tragedia ā€œ 132Par. 10 - Italo Mattei ed Enzo Calia: il coraggio e lā€™impegno per la conquista della veritĆ  ā€œ 141Par. 11 - Testimoni e testimonianze ā€œ 145Par. 12 - I rilievi fatti dopo la tragedia ā€œ 153Par. 13 - Le ruote ā€œ 155Par. 14 - I resti dellā€™aereo ā€œ 158Par. 15 - I rilievi sui cadaveri ā€œ 158Par. 16 - Ulteriori inquietanti interrogativi ā€œ 162Par. 17 - Conclusioni ā€œ 162

RIBELLI PER AMORE... pag. 173

APPENDICE: Intervista al Sen. Emanuele Macaluso pag. 175

BIBLIOGRAFIA pag. 186

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RingraziamentiDesidero ringraziare: il Senatore Emanuele Macaluso,il Prof. Antonio D'Orazio direttore dell'IRES Abruzzo.I Sindaci dei Comuni di Acqualagna, Camerino, Cellino Attanasio,Civitella Roveto, Cupello, Matelica, Vasto.Il personale della Biblioteca Comunale "Libero Bigiaretti" di Matelicaed in particolare la Prof.ssa Mariolina Cegna,la famiglia Mattei nelle figure di Rosangela Mattei e del dott. Ales-sandro Curzi,mia moglie Rina Faccia........ anche grazie a loro, questo mio lavoro ha potuto realizzarsi.

Ai nostri figli all'Italia che verrĆ 

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Prefazione

Antonio Dā€™Orazio

Il libro dellā€™autore interviene di nuovo in un dibattito che sembradefinitivamente chiuso e quasi senza risposte precise, malgrado lā€™evi-denza dei fatti. Nel 50Ā° della morte di Enrico Mattei.

Lo storico Alberto Marino continua con questo volume a cercarechiarezza sulle ombre della ricostruzione politica e industriale dellā€™Ita-lia del dopoguerra. GiĆ  il suo precedente lavoro ā€œLe ombre della liber-tĆ ā€ esaminava le resistenze degli alleati e le difficoltĆ  politiche eorganizzative del movimento dei lavoratori e dei loro sindacati. Lalotta partigiana aveva riscattato anni di sottomissione e di sofferenzema al tavolo delle trattative internazionali lā€™Italia venne accolta confreddezza e diffidenza.

La tesi, piĆ¹ volte ribadita, ĆØ lā€™enorme influenza anti nazione Italiaesercitata dai paesi esteri ā€œamiciā€ come gli Stati Uniti, lā€™Inghilterra ela Francia, attenti solo ai propri interessi. In realtĆ , per parecchi de-cenni, con i loro servizi segreti e le complicitĆ  dei nostri servizi sem-pre considerati poi ā€œdeviatiā€, tutti hanno ā€œscorazzatoā€ impunementenel nostro paese. Certamente lā€™Italia aveva perso la guerra ed erasicuramente debolissima di fronte ai rinnovati alleati e ai loro dictat.Gli aiuti per avviare la ripresa economica assunsero il sapore dellā€™ab-bandono di ogni sovranitĆ  nazionale. Le mancate epurazioni dei per-sonaggi compromessi con il fascismo inquinarono la neonata demo-crazia e impedirono un rinnovamento significativo dellā€™apparato diri-genziale. In campo economico, gli aiuti americani si trasformarono insottomissione e dipendenza nelle scelte di politica estera.

Lo scenario sconvolgente delle distruzioni sui teatri di guerra, la ri-costruzione con forte regia dei vincitori, soprattutto americani, larinascente forza social-comunista, furono elementi essenziali per deter-minare e imporre, anche ideologicamente, le linee programmatiche e disviluppo del nostro paese.

Lā€™elemento necessario per lo sviluppo rimane ancora oggi lā€™ener-gia. Sono ancora in atto guerre dirette di prelazione del petrolio. Chiha in mano lā€™energia ha in mano lo sviluppo o meno dellā€™economiamondiale o anche solo di un paese. Non ĆØ una storia recente. Eā€™iniziata in modo massiccio con la rivoluzione industriale e con le mac-

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chine a vapore sostenute da fonti energetiche fossili come il carbone.Anche per questā€™ultimo elemento sono morti, e muoiono ancora oggi,migliaia di lavoratori, sia sottoterra che in superficie e migliaia di civiliin guerre di occupazione.

La ricostruzione industriale del nostro paese ha seguito questo ciclo:contadini e lavoratori del Mezzogiorno mandati a scavare carbone nelleminiere del Belgio, della Germania e della Francia, per portare, sempreal nord, lā€™energia necessaria per la ricostituzione della suareindustrializzazione, come giĆ  avvenne dopo la prima guerra mondiale.

Questo avveniva negli anni ā€™50 del secolo scorso, finchĆ© il petrolioeconomicamente vinse sul carbone, annotando che anche lā€™energiaatomica (Esposizione Universale del 1958. Simbolo il monumentaleAtomium di Bruxelles) stava vincendo su questi ultimi.

La catastrofe mineraria di Marcinelle, in Belgio, nel ā€™56, rimanenella storia, oltre che per la morte dei minatori, per lo spartiacquedellā€™influenza vincente del petrolio sul carbone. Lā€™8 agosto del 1956,giorno della tragedia, i giornali mondiali, compresi quelli italiani, dava-no in prima pagina solo la notizia dello sbarco a Suez delle truppeanglo-francesi (leggi British Petroleum e Total). Malgrado la spintaad intervenire dei petrolieri americani, il presidente Eisenhauer rifiutĆ²di partecipare. La guerra moderna, formale e di influenza per il pos-sesso del petrolio era iniziata ed ĆØ tuttora drammaticamente in atto.

Lā€™autonomia energetica di un paese rimane, anche se insoluto peril nostro, un elemento di democrazia e di indipendenza. Lā€™affare Matteisi inquadra i questo contesto. Egli voleva valorizzare le grandi capaci-tĆ  dellā€™industria pubblica e la ricerca di nuove fonti energetiche chepotessero creare benessere e lavoro per tutti, instaurando una nuovainternazionalizzazione dei rapporti tra paesi poveri, ma produttori, e ilrapace occidente. Una nuova politica terzomondista, anticolonialistae neutralista. Un idealista di troppo in un periodo sbagliato.

Certamente a noi, in quanto Ires, interessa anche la storia dei la-voratori che spesso sono visti solo in filigrana agli avvenimenti. Leforze politiche sono ancora oggi divise, anche al loro interno, sutrivellazione, non trivellazione, sƬ ā€¦ ma. Petrolio no, gas sƬ. Per bendue volte il popolo italiano ha dovuto dire no allā€™atomo.

Ovviamente il ā€œpiano energeticoā€ degli anni ā€™50 aveva una valenzadiversa da quella di oggi, e i giudizi attuali vanno condivisi tenendoconto anche dei tempi storici e delle valutazioni del momento.

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In Abruzzo vi furono grandi lotte sindacali e di popolo, vinte, anchenei decenni successivi, contro la petrolchimica, e alla ricerca di fontienergetiche alternative. Si svilupparono tra lā€™altro parecchie grandicentrali idroelettriche, tuttā€™ora redditizie e funzionanti.

La politica energetica dellā€™Eni divenne storicamente interessanteper lā€™ Abruzzo con il primo accordo, anche sindacale, per il tratteni-mento di una forte percentuale dellā€™energia-gas estratta nel comunedi Cupello, nel Vastese, sia per avviare lo sviluppo locale, nozioneassolutamente nuova per lā€™epoca, e in effetti avvenuta, sia per impe-dire la penosa, continua e lunga fuoriuscita dei lavoratori di quellevallate verso lā€™emigrazione. Questo concetto, per il sud e in particola-re per la Sicilia, sostenuto da Mattei, non era ben visto dagli industrialidel nord, ma anche del Lazio e dellā€™Umbria, che volevano che tuttofosse convogliato nelle loro imprese, ritenendo primaria la ricostruzio-ne nazionale, cioĆØ la loro.

Basta leggere il ā€œSole 24 oreā€ del novembre ā€™57, in articoli nonfirmati, le considerazioni al limite del razzismo sulle lotte e le pretese,a Cupello, di quegli ā€œsfaticati e parassitiā€ contadini del sud. La popo-lazione intera e compatta lottĆ² per quasi quattro anni, con barricatescontri e tafferugli, in modo ricorrente ad ogni fatua informazione.Mattei morƬ pochi giorni prima di portare ai cupellesi, che gli offrivanola cittadinanza onoraria, la buona notizia.

Eā€™ proprio in questo quadro di ā€œguerraā€ energetica che si collocala morte piĆ¹ che sospetta di Enrico Mattei.

Ad Alberto Marino va il merito dellā€™impegno civile insieme allapreziosa opera di ricostruzione storica che invita a riflettere sul mododi essere uomini.

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Cap. I - UNA VITA PER Lā€™ITALIA

1 - LA VITA DI ENRICO MATTEI

Nato ad Acqualagna, in provincia di Pesaro, nelle Marche, il 29aprile 1906, Enrico Mattei proveniva da una famiglia abruzzese diumili origini.

Il padre, Brigadiere dei Carabinieri aveva conosciuto qualche oradi notorietĆ  per aver riacciuffato nelle campagne di Urbino il celebrebrigante Musolino, evaso dal carcere di San Girolamo. Per quesofatto, dopo essere stato promosso di grado se ne andĆ² in pensione e sitrasferƬ con tutta la sua famiglia a Matelica.

La madre, Angela Galvani, era una donna molto bella e curava lasua famiglia numerosa in modo amorevole e impeccabile, svolgendouna funzione civica molto importante negli anni successivi alla finedella Prima Guerra Mondiale fornendo assistenza nello svolgimenodelle pratiche burocratiche per fare ottenere la pensione di guerraalle contadine marchigiane rimaste vedove. Enrico Mattei aveva unrapporto dā€™affetto e di rispetto profondo con la madre, che fu unapersona fondamentale per la sua vita. QuƬ a Matelica la madre, peraiutare la famiglia aprƬ una piccola attivitĆ  nel settore tessile.

Enrico, primo figlio maschio di cinque figli (Rina, Maria, Enrico,Umberto e Italo), non mostrĆ² grande entusiasmo per gli studi e dopoaver frequentato a Vasto Chieti) una scuola tecnica, avendo ottenutoscarsi risultati, a quindici anni fu mandato a lavorare come garzoneverniciatore di letti in ferro battuto nellā€™officina di Cesare Scuriatti.

Successivamente, a 17 anni entrĆ² nella conceria Fiore come fatto-rino. QuƬ dimostrĆ² spiccate doti per lā€™attivitĆ  dā€™impresa e a 18 annidivenne apprendista addetto alla purga delle pelli, a 19 anni tecnico e,quindi, vice direttore del laboratorio chimico e a soli 20 anni divenneDirettore Tecnico della stessa conceria Fiore, che contava la bellezzadi 150 dipendenti.

A 23 anni, nel 1929, partƬ per Milano dove decise di trasferirsi per

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Enrico Mattei con i genitori.

Enrico Mattei da ragazzo. Enrico Mattei da giovane.

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Enrico Mattei e la moglie GretaPaulas in una immagine giovanile.

Enrico Mattei a passeggio conla moglie Greta.

Enrico Mattei da giovane.

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mettersi in proprio. Qui iniziĆ² la vendita di attrezzature industriali perimportanti ditte tedesche, ricavandone lā€™esclusiva. PassĆ² dalla MaxMayer alla Loewenthal. MigliorĆ², cosƬ, di molto gli introiti fino a fon-dare una propria industria che chiamĆ² lā€™Industria Chimica Lombarda.

Fu quello lā€™inizio di una gloriosa e inarrestabile carriera imprendi-toriale sempre contrassegnata dallo spirito dā€™indipendenza e dā€™auto-nomia e da un profondo sentimento di ribellione contro tutte le formedā€™ingiustizia e di prevaricazione.

Nel 1936 si sposĆ² a Vienna con una ballerina austriaca, GretaPaulas, e scoppiata la guerra collaborĆ² con le formazioni partigianecattoliche ottenendo la medaglia dā€™oro della Resistenza italiana e lastella dā€™argento americana.

Nel frattempo aveva conosciuto e aveva stretto un forte e verorapporto dā€™amicizia con il Prof. Boldrini, altro illustre cittadino diMatelica nonchĆ© insegnante di statistica allā€™universitĆ  Cattolica diMilano, che rappresentĆ² uno dei punti di riferimento costanti per tuttele scelte importanti nella vita di Mattei. Eā€™ proprio del periodo dellaResistenza la nascita di questo forte sodalizio con Marcello Boldrini.

PartecipĆ², quindi, alla Resistenza nellā€™ambito del movimento parti-giano cattolico, rischiando piĆ¹ volte la vita e conoscendo la dura realtĆ del carcere. Venne arrestato, infatti, il 26 ottobre del 1944 e rinchiusonel carcere di San Donnino da dove, con la protezione della signoraMagda Brart, fatta intervenire dallā€™amico Orio Giacchi e figlia di unMinistro delle Finanze del Governo Vichy, nonchĆ© con lā€™intervento diEdgardo Sogno, dopo poco piĆ¹ di un mese gli fu resa possibile unacomoda evasione.

Attraverso il Prof. Boldrini, Mattei entrĆ² in contatto con tutta quellache fu definita la generazione dei ā€œprofessoriā€ e cioĆØ uomini come LaPira, Lazzati, Fanfani, Dossetti e tanti altri ancora che costituiranno lasinistra democristiana.

Subito dopo la Liberazione, esattamente il 28 maggio del 1945,Mattei venne nominato prima commissario e poi vicepresidentedellā€™AGIP con lo stesso Boldrini presidente.

Eā€™ di questo periodo la dura opposizione di Mattei al tentativo disvendere lā€™AGIP e di conferire al privato e ai cartelli petroliferi stra-nieri la possibilitĆ  di usufruire e commercializzare le risorse energetiche

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Aprile 1945: Enrico Mattei entra a Milano con i dirigenti del CLN.

Enrico Mattei riceve dal generale Poletti un prestigioso riconosci-mento per lā€™opera da lui prestata durante la guerra di Liberazione afianco delle truppe Alleate.

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estratte dal sottosuolo nazionale.In questa missione fu appoggiato anche dalla sinistra democristia-

na e, in particolare, dallā€™allora Ministro dellā€™Industria Giovanni Gronchiche informĆ² Mattei, dopo averlo saputo da influenti personaggi roma-ni, che la direttiva emanata dallā€™Onorevole liberale Soleri voleva sman-tellare lā€™Agip ā€œ...non tanto per le ragioni ufficialmente accampate, maperchĆ© spinto a farlo da influenti personaggi interessati ad eliminaredefinitivamente dalla scena lā€™azienda di Stato e ciĆ² che essa rappre-sentaā€1.

Questi influenti personaggi, di cui parlava Gronchi, erano fiduciaridel cartello petrolifero internazionale, tra i quali spiccava il geologoElmer J.Thomas, uomo in ottimi rapporti con lā€™Ambasciata America-na in Italia. E a proposito di Gronchi, ĆØ utile ricordare che il partitodella Democrazia Cristiana era fatto di due anime: una conservatrice,rappresentata dalla ricca borghesia, dai proprietari terrieri, dalla Con-findustria, da quella visione di una parte del mondo cattolico che con-siderava la DC lā€™unico baluardo al comunismo, dalla grande burocra-zia ex-fascista; lā€™altra parte dellā€™anima democristiana, invece, era quellaprogressista, rappresentata da Gronchi, dai ā€œprofessoriniā€ della Cat-tolica e cioĆØ da Dossetti, La Pira, Mattei stesso, ā€œ...impegnati in undisegno politico di grandi riforme e sostenitori di unā€™economia dove loStato giocasse un ruolo predominanteā€2.

Era la DC della Resistenza, meno clericale e piĆ¹ illuminista, menofiloamericana e piĆ¹ europea; era la DC rappresentata da un grandestatista come De Gasperi che amava ripetere: ā€œnoi non siamo servidellā€™America, nĆ© nemici della Russia: difendiamo lā€™Italiaā€.

Per vincere questa battaglia, comunque, fu decisivo uno straordi-nario Ministro delle Finanze, Ezio Vanoni, formatosi alla prestigiosascuola di Pavia, che aiutĆ² Mattei assieme a De Gasperi nel varareuna legge, nel 1953, grazie alla quale nacque lā€™ENI e come Ente diStato potĆØ operare tranquillamente e vantaggiosamente nel compierericerche energetiche nellā€™ambito del territorio nazionale.

1 F.BELLINI-A.PREVIDI, Lā€™assassinio di Enrico Mattei, Selene Edizioni,Milano 1970, pag. 30

2 L.BAZZOLI-R.RENZI, Il miracolo Mattei, Rizzoli Editore, Milano 1994,pag. 69

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A tal proposito, Segni fu relatore di uno dei tre disegni di legge rela-tivi alla ricerca, allo sfruttamento e al trasporto degli idrocarburi e uno diquesti, il 2101 per la precisione, prevedeva lā€™istituzione di un organismostatale per la gestione delle attivitĆ  petrolifere dello Stato, in forza delquale si stabiliva lā€™esclusiva delle ricerche nella Val Padana. Un artico-lo di questo disegno di legge, il n. 43, stabiliva che ciĆ² dovesse esserereso possibile per finalitĆ  di utilitĆ  generale conferendo allo Stato il compitodi svolgere impresa nellā€™ambito della ricerca delle fonti di energia cheabbiano carattere di preminente interesse generale.

I sostenitori dellā€™intervento pubblico provenivano da svariate radi-ci ideologiche: Oscar Sinigaglia, uno dei piĆ¹ grandi imprenditori dellasiderurgia pubblica, aveva avuto una formazione ideologica di destra,una cultura dannunziana e fiumana, quindi molto lontana da quella diMattei. Eppure in nome dellā€™Italia.....

Eā€™ necessario ricordare anche lā€™importanza del banchiere vasteseRaffaele Mattioli, uomo colto e illuminato, amico di Benedetto Crocee Presidente della Banca Commerciale, che, anzichĆ© liquidare lā€™AGIP,aiutĆ² Mattei a salvarla finanziandolo con un prestito di 10 milioni dilire per difendere centinaia e centinaia di posti di lavoro.

Altra figura di grande imprenditore pubblico fu quella di GuglielmoReiss Romoli, Direttore Generale della STET e cioĆØ della SocietĆ Torinese Esercizi Telefonici, che fu definito da Luigi Einaudi ā€œun grandeservitore dello Statoā€.

Si potrebbero ricordare, per il salvataggio dellā€™Alfa Romeo, Giu-seppe Luraghi o imprendiori come NicolĆ² Carandini e Adriano Olivettiche lasceranno floride le loro aziende di Stato.

Nacque, nel frattempo, lā€™ENI e nacquero le sue societĆ  operative.Nacquero i giovani collaboratori di Mattei: si chiamavano Giorgio Ruffolo,che a meno di trentā€™anni giĆ  lavorava allā€™OCSE, Marcello Colitti cheentrĆ² in azienda da borsista, giovanissimo, come pure laureando eraSilvio Spaventa, che diventerĆ  poi Ministro ed economista.

Il selezionatore per lā€™ENI delle ā€œteste dā€™uovoā€, dei giovani bravi,era Giorgio FuĆ , che si servirĆ  anche di Paolo Sylos Labini, di Lucia-no Cafagna e di Giuliano Amato nella programmazione generale delleattivitĆ  dellā€™ENI.

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Le potenze petrolifere americane, fin dal periodo immediatamentea cavallo tra la fine e subito dopo la conclusione della seconda guerramondiale, iniziarono un lungo e logorante lavorio per impossessarsiprivatamente delle basi di ricerca petrolifera e del metano in Italiacome in tutti i Paesi, come ĆØ testimoniato in un libro dal titolo ā€œI limitidella potenza americanaā€ di Joyce e di Gabriel Kolko nel quale si puĆ²leggere che ā€œ...le direttive del Dipartimento di Stato americano nel1944-1945 in merito alla politica petrolifera sono di utilizzare tutti ipossibili metodi di persuasione per indurre un Paese che abbia inten-zione di nazionalizzare la propria industria petrolifera a rinunciarviā€3.

Data la delicatezza della situazione generale, Gronchi consigliĆ² aMattei di prendere tempo, di attendere gli eventi favorevoli che incal-zavano e che avrebbero spinto la sinistra statalista al Governo.

Infatti di lƬ a pochi mesi, con la nascita dellā€™esecutivo Parri, ladirettiva Soleri venne solennemente bocciata e accantonata. Il gover-no Parri prima e soprattutto lā€™appoggio di Gronchi e della sinistra de-mocristiana poi, furono di vitale importanza per il proseguio dellā€™azio-ne di Mattei che iniziĆ² a sviluppare piĆ¹ sistematicamente le ricerchedi gas e di petrolio nella pianura padana fino al sito di Cavriaga.

In questo sito le prime ricerche dettero risultati lusinghieri, poi in-tervennero difficoltĆ  e delusioni. Le difficoltĆ  maggiori derivavanodalla necessitĆ  di rivolgersi proprio agli americani per quanto concer-neva lā€™approvigionamento del materiale adatto alle perforazioni, allospegnimento dei pozzi che sā€™incendiavano e alle installazioni.

Le delusioni consistettero nellā€™aver presto dovuto constatare che ladisponibilitĆ  di detto giacimento non avrebbe che coperto unatrascurabilissima percentuale del totale fabbisogno energetico nazionale.

Eā€™ in questo periodo che lā€™amicizia sincera e fraterna con EzioVanoni, economista ed esponente di rilievo della DC, sarĆ  per Matteia dir poco decisiva. Vanoni, infatti, non solo proteggerĆ  lā€™AGIP daitentativi di speculazione nazionali e internazionali, ma rafforzerĆ  lā€™azio-ne di Mattei che, nel frattempo, fu eletto alla Camera dei Deputatinella circoscrizione Milano-Pavia con 13.483 voti di preferenza nellalista della DC.

3 L.BAZZOLI-R.RENZI, Il miracolo Mattei, op.cit., pag. 71

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Milano: Enrico Mattei durante un comizio a Piazza Duomo, in occa-sione delle elezioni politiche del 1948 quando venne eletto Deputatoper la Democrazia Cristiana nella circoscrizione Milano- Pavia.

Enrico Mattei durante un comizio nel dopoguerra.

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Altro personaggio decisivo in appoggio a Mattei fu, in questo stes-so periodo, il Professore di statistica Marcello Boldrini, conterraneodi Mattei e vanoniano di ferro, che fu nominato nel giugno del 1948alla presidenza dellā€™AGIP.

Il 13 dicembre del 1947, intanto, un decreto del Capo Provvisoriodello Stato, De Nicola, stabiliva allā€™articolo 1 che ā€œ...le ricerche petroli-fere eseguite in Italia dallā€™Agip anche in carenza di esplicito incaricosā€™intendono comunque compiute per conto dello Stato, in proroga allā€™in-carico medesimoā€. Lā€™AGIP, in buona sostanza, continuava ad esisteree rimaneva unā€™azienda di Stato. Era, di fatto, la vittoria delle tesi diMattei ed era il via libera alle ricerche dellā€™AGIP nel nostro territorio.

Nel marzo del 1949 i tecnici dellā€™AGIP avevano individuato,nei pressi di Cortemaggiore, un giacimento di idrocarburi che, alleprime analisi, risultĆ² ricco di gas metano frammisto a petrolio. Al di lĆ del valore del giacimento, la scoperta potĆØ incoraggiare non poco Matteinella sua idea di portare lā€™Italia ad un progressivo ma significativolivello di autosufficienza energetica.

La notizia doveva esssere perĆ² pubblicizzata perchĆ© il fatto divenis-se ā€œforteā€ e ā€œpopolareā€ e, quindi, era piĆ¹ che mai necessaria la stampa.Finalmente Mattei si conquistĆ² le pagine e lā€™attenzione del ā€˜Corrieredella Seraā€™ che, in un fondo scritto da un certo Lanfranchi, asseriva:ā€œMattei ha vinto. Il petrolio fluisce a rivoli dal sottosuolo padano e sonorivoli dā€™oro che entrano ed entreranno nelle casse dello Statoā€. Secon-do Lanfranchi, Mattei, giĆ  da allora, con Cortemaggiore e Caviaga,aveva garantito la futura ricchezza al Paese.

A questo punto Mattei decise di cambiare nettamente strategia:ā€œ...ordina di collegare Caviaga a Sesto San Giovanni, cuore industria-le di Milano, con un vero e proprio metanodotto. Eā€™ una scelta checambia lā€™industria e la storia italiane. Eā€™ il via alla costruzione di quellache, dopo appena quattro anni, diverrĆ  la terza rete di metanodotti delmondoā€4.

La rete dei metanodotti si sviluppĆ² rapidamente passando dai 260chilometri del 1948 ai 2064 del 1952 con un corrispondente aumentodel gas trasportato da 20 milioni a 1.160 milioni di metri cubi.

4 L.BAZZOLI-R.RENZI, Il miracolo Mattei, op.cit., pag. 109

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Eā€™ certo, comunque, che da quel momento qualcosa dā€™importanteaccadde: cambiĆ² lo scenario delle prospettive politico-imprenditorialidi Mattei e cambiĆ² soprattutto il suo peso politico allā€™interno della DC.

Sulla spinta anche della sinistra democristiana nacque lā€™ENI e, inparticolare, fu favorito dal progetto Vanoni di costituire un ente cheattraverso lā€™impresa di Stato si proponesse di risolvere il problemadellā€™approvigionamento energetico della nazione. Vanoni e quelli dellasinistra DC si conquistarono la definizione di ā€œcomunisti bianchiā€ dalconte Faina, Presidente dellā€™Associazione mineraria italiana, ma findā€™allora cominciava a delinearsi la strategia di una certa parte delpadronato italiano albergante in Confindustria, ottusa e arrogantecome non mai, di isolamento e di ostilitĆ  per Mattei.

Erano costoro soprattutto i gruppi imprenditoriali del Nord cheaspiravano ad un controllo monopolistico delle risorse della Nazione econtro i quali Mattei adoperĆ² parole di fuoco in un discorso alla RAI,nel novembre del 1949, dicendo: ā€œSe si avrĆ  la forza di mantenerenelle mani dello Stato le ingenti ricchezze minerarie della Valle Padana,sarĆ  possibile farle defluire a vantaggio della collettivitĆ , mentre nel-lā€™ipotesi contraria esse diverrebbero inevitabilmente preda di gruppimonopolistici pronti a usarle per i loro fini particolariā€5.

Lā€™ ā€œesclusivaā€ di cui parlava Mattei non era tanto nel suo interessebensƬ in quello della collettivitĆ : bisognava assegnare allā€™azienda diStato e non alle aziende private il controllo di tutta la Valle PadanaperchĆ© si parlava di energie e cioĆØ di un bene troppo importante per lacomunitĆ  nazionale intera.

La lotta tra ā€œstatalistiā€ e ā€œconfindustrialiā€ si protrasse ancora alungo per circa un anno fino a quando, anche con lā€™accordo dellā€™alloraPresidente del Consiglio De Gasperi, non passĆ² la tesi Vanoni-Matteiche dette un nuovo assetto minerario alla Vallle Padana e costituisselā€™Ente Nazionale Idrocarburi.

A tal riguardo, possiamo dire che sotto lā€™aspetto legislativo i passipiĆ¹ importanti furono nel 1950 con la legge mineraria della RegioneSicilia; nel 1953 con la costituzione dellā€™ENI e con lā€™assegnazione aquesto ente dellā€™esclusiva sulla Valle Padana e, piĆ¹ tardi, nel 1957,

5 F.BELLINI-A.PREVIDI, Lā€™assassinio di Enrico Mattei, op.cit., pag. 60

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con la legge petrolifera dello Stato.Approvata, dunque, la legge istitutiva il 9 luglio del 1952, Mattei fu

nominato Presidente dellā€™ENI e subito dopo si dimise da deputato conuna toccante e significativa lettera allā€™allora Presidente Gronchi.

La legge approvata permetteva allā€™ENI, ente di diritto pubblico, diricercare e di coltivare giacimenti, costruire e gestire condotte, lavo-rare, trasportare, usare e commerciare idrocarburi e vapori naturaliper mezzo di societĆ  collegate e controllate. Allā€™ENI era concesso dioperare anche direttamente e non soltanto attraverso le societĆ  con-trollate. Per il resto lā€™ENI aveva la possibilitĆ  di muoversi in assolutaautonomia, come una qualsiasi holding privata, questa era la sua for-za, in presenza di una personalitĆ  come Mattei.

IniziĆ² cosƬ la costruzione di un colosso industriale a partire da unaserie di collaboratori che Mattei scelse con attenzione e oculatezza.

In quel tempo ĆØ utile ricordare che le cosiddette ā€œSette Sorelleā€, ecioĆØ le piĆ¹ grandi compagnie petrolifere anglo-americane, avevano ilcontrollo dellā€™83 per cento delle riserve accertate di idrocarburi, diquasi tutti gli oleodotti e di piĆ¹ della metĆ  delle raffinerie e di due terzidella flotta cisterniera esistente nel mondo non comunista.

Dal loro patto di alleanza (gentlemanā€™s agreement) derivavano i prezzie le condizioni di commercializzazione del greggio in gran parte delmondo, a partire dagli Stati Uniti dā€™America. Questo cartello interna-zionale risaliva al 1932 e grazie ad una serie di pratiche truffaldine,culminanti nellā€™espropriazione delle risorse energetiche spettanti ad unPaese nel momento in cui ponevano atto alle pratiche estrattive (il 25per cento restava al Paese produttore, il 75 per cento del profitto se loportavano via loro), si impossessarono di enormi ricchezze finanziarie.

Mattei tentĆ² di rompere questā€™equilibrio basato su una irragione-vole pretesa di potersi impossessare delle risorse materiali di qualsiasiStato e, nella primavera del 1955, iniziĆ² a lavorare per realizzare lacosiddetta ā€œFormula Matteiā€, consistente nella divisione dellā€™utile al50 per cento tra Paese concedente e compagnia concessionaria, alfine di infrangere lā€™egemonia esercitata in Medio Oriente e nel mon-do intero da parte delle compagnie di cartello.

Era quello un periodo contraddittorio e importante per Mattei: seda un lato si aprivano significativi spiragli di trattative con alcuni Paesi

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mediorientali che davano lustro e fiducia a Mattei, dallā€™altro lato mo-riva il suo piĆ¹ caro amico ed estimatore, Vanoni.

E sempre in questo periodo, siamo nel febbraio del 1956, Matteicrea un suo quotidiano, ā€˜Il Giornoā€™, proprio per dare voce allā€™ENI, allesue battaglie e per poter pubblicizzare al meglio le sue iniziative. Egliaveva compreso, prima di tanti altri, che anche nel settore dellā€™infor-mazione detenere organi di comunicazione di massa, quali i giornaliprima e successivamente le radio e le televisioni, era semplicementeessenziale per poter costruire e orientare lā€™opinione della gente.

La ā€œFormula Matteiā€, quindi, cominciĆ² a diventare operativa pro-prio a partire dal 1956 in occasione del tentativo di ottenere permessidi ricerca al Consorzio Intenazionale di Abeedan in cambio di mac-chinari e di manufatti. Il piano presentato da Mattei alle autoritĆ  diTeheran era sicuramente innovativo e andava a infrangere la formulatradizionale del fifthy-fifthy del cartello delle ā€œSette Sorelleā€ preve-dendo alcune importanti clausole:

a) La costituzione di una societĆ  alla quale il Governo iranianoavrebbe concesso i permessi di ricerca nelle aree non soggette alConsorzio Internazionale;

b) La pariteticitĆ  della sottoscrizione del capitale della societĆ  del-lā€™ENI e dellā€™Ente Petrolifero Iraniano (NIOC), quindi sullo stesso piano;

c) Tutte le spese di ricerca sarebbero state anticipate dallā€™ENI;d) Gli utili sarebbero stati suddivisi in due parti eguali e assegnati

metĆ  al Governo iraniano e metĆ  alla societĆ  concessionaria.Lā€™Iran, come spiegherĆ  Mattei stesso, in quanto proprietario delle

risorse, continuerĆ  a percepire come imposte e royalties il 50 percento degli utili netti, ma lā€™ente nazionale iraniano che interverrĆ  nellacombinazione, come associato della AGIP Mineraria in posizioneparitetica, riceverĆ  a tale titolo metĆ  degli utili della societĆ  conces-sionaria. CosƬ, mentre agli italiani spetterĆ  il 25 per cento degli utilinetti, agli iraniani toccherĆ  il 75 per cento.

Nonostante le pressioni messe in atto dagli agenti del cartello,affinchĆØ la proposta di Mattei fosse respinta, il 14 marzo del 1957 siarrivĆ² alla firma di un accordo di massima tra ENI e lā€™Ente Petrolife-ro iraniano.

Con lā€™accordo di Teheran Mattei incominciĆ² a creare seri proble-

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Mattei e Rehza Palevi.

Enrico Mattei e il ministro degli Esteri sovietico Kossighin alla vigiliadegli accordi del 1960.

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mi internazionali e si dovette decidere allora non piĆ¹ di ignorarlo, comesā€™era tentato di fare, ma di impedirgli di penetrare ulteriormente negliequilibri internazionali del petrolio.

Dal giorno successivo agli accordi di Teheran, Mattei indirizzĆ² lasua attenzione verso lā€™Africa Settentrionale.

A questo accordo, infatti, seguirono quello con lā€™Egitto, con il Ma-rocco nel luglio del 1958, con il Sudan nel 1959, con la Tunisia nel1961 e con la Nigeria nel 1962.

Egli iniziĆ² col sostenere la lotta del fronte di liberazione in Algeriacontro il colonialismo francese per proseguire con lā€™indirizzare lā€™atti-vitĆ  di ricerca dellā€™AGIP verso la ex colonia italiana della Libia, dive-nuta regno indipendente da alcuni anni.

Sostenere la libertĆ  dellā€™Algeria per Mattei poteva voler dire an-che di sognare di avviare attivitĆ  di ricerca nel Fezzan acquisendouna disponibilitĆ  di greggio non ancora sotto il controllo delle ā€œSetteSorelleā€.

E proprio con i criteri della nuova ā€œFormula Matteiā€, il 25 marzodel 1957 si perfezionĆ² la trattativa col Governo libico che concedevaallā€™ENI la possibilitĆ  di una ricerca sussidiaria di circa 27.000 chilo-metri quadrati tra il Fezzan e il confine algerino.

Mancavano solo le firme, ma Mattei ripartƬ con la certezza di averpotuto estendere le sue ricerche anche nel cuore del Mediterraneo.

Purtroppo non fu cosƬ. Il cartello petrolifero scatenĆ² unā€™autenticabattaglia contro questo tentativo di Mattei coinvolgendo il Diparti-mento di Stato americano che fece pressione sul governo libico alfine di non concedere quelle prerogative sul Fezzan allā€™ENI, ma didarle alle societĆ  del cartello.

Trascorse lā€™estate e nel settembre del 1957 lā€™Ambasciatore libicoa Roma avvertƬ Mattei che il progettato accordo decadeva per ordinisuperiori.

Mattei reagƬ indignato dicendo testualmente: ā€œ...Gli americani han-no fatto una cosa brutta allā€™Italia, escludendola da ogni attivitĆ  in Li-bia. Ma si sbagliano se credono di poter fiaccare cosƬ la nostra volon-tĆ  di ricercare fonti di energia al piĆ¹ basso prezzo possibile. Sia benchiaro che noi afferreremo ogni opportunitĆ  che ci si presenterĆ . LenecessitĆ  di idrocarburi in Italia sono in costante aumento e non sarĆ 

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certamente lā€™ostilitĆ  di ben individuati interessi a impedire al nostropopolo di raggiungere un sempre maggiore grado di indipendenza eco-nomicaā€6.

Mattei, dunque, non cede ma alza il livello dello scontro con leā€œSette Sorelleā€.

Nel dicembre del 1958 riuscƬ a recarsi in Cina per affari dellā€™ENIcol Governo cinese, quando la Cina di Mao era praticamente chiusaagli occidentali.

Dallā€™anno successivo iniziĆ² ad aprire un nuovo fronte di commer-cio, quello con lā€™URSS, scambiando macchine, manufatti e impianticompleti in cambio di materie prime e, in particolare, di petrolio. IlDipartimento di Stato americano considerava ā€œ...il commercio conlā€™URSS pregiudizievole alla difesa del mondo libero poichĆ© permette-va al campo socialista di importare la tecnologia avanzata dei Paesioccidentaliā€7.

Mattei, tuttavia, continuĆ² a tessere questi rapporti e incontrĆ² nellaprimavera del 1960, a Roma, il Ministro del Commercio estero del-lā€™URSS, Patolicev, per la conclusione di un accordo quadriennale traENI e URSS che prevedeva, in cambio di prodotti dellā€™industria italianadi Stato, che la corrispondente sovietica era pronta a fornire allā€™ENIquantitativi crescenti di greggio a un prezzo inferiore del 35 per centorispetto a quello praticato nei Paesi occidentali dal cartello petrolifero.

Lā€™accordo fu siglato da Mattei in persona per lā€™ENI, il 10 ottobredel 1960, a Mosca, e provocĆ² un autentico terremoto sia nel quartiergenerale della NATO che nellā€™ambito della Presidenza della Comuni-tĆ  Economica Europea. Naturalmente le definizioni indirizzate a Matteinon si discostarono da termini quali ā€œtraditoreā€, ā€œirresponsabileā€ oā€œutile idiota al totalitarismo comunistaā€.

Al di lĆ  degli insulti, lā€™ENI avrebbe pagato il petrolio russo un dol-laro al barile mentre le ā€œSette Sorelleā€ vendevano il loro petrolio a undollaro e 59 centesimi al barile.

Evidentemente ā€œle colpeā€ di Mattei consistevano nellā€™assicurarecondizioni favorevoli allā€™economia degli italiani.

6 F.BELLINI-A.PREVIDI, Lā€™assassinio di Enrico Mattei, op.cit., pag. 1017 F.BELLINI-A.PREVIDI, Lā€™assassinio di Enrico Mattei, op.cit., pag. 110

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Mattei a colloquio con il Ministro degli Esteri cinese in vistadegli importanti accordi del 1961

Mattei e Nasser in occasione degli accordi del 1957

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Durante un colloquio con lā€™allora Presidente del Consiglio AmintoreFanfani, nel giugno del 1961, il Presidente americano Kennedy parlĆ²di Mattei e della sua politica come un ā€œfattore eversivoā€ e di talepericolositĆ  da dover ravvisarsi la necessitĆ  di fermare le iniziativedel Presidente dellā€™ENI. Fanfani, in quellā€™occasione, tentĆ² di giustifi-carsi asserendo che il petrolio sovietico avrebbe potuto coprire menodel 12 per cento del fabbisogno italiano, ma la macchina per lā€™annien-tamento di Mattei era ormai stata messa in movimento.

In questo stesso periodo assistiamo ad una convergenza di inte-ressi tra gli USA e la Francia nello sfruttamento di alcuni giacimentipetroliferi del Sahara e la nascita del potente organismo paramilitarefrancese dellā€™OAS.

Eā€™ di questo periodo la ricezione da parte di Mattei di alcune mi-nacce di morte, soprattutto dallā€™OAS, per il fatto che egli aveva espli-citamente aiutato e sostenuto il Fronte di Liberazione NazionaleAlgerino.

Il 10 agosto del 1961, in unā€™intervista a Gilles Martinet, condirettoredi ā€˜France Observateurā€™, Mattei ebbe a dire: ā€œ...Io sono un italiano enon un francese e la politica che ho seguito finora nel settore che miinteressa ĆØ una politica nazionale italiana. Essa mi ha permesso nonsolo di sottrarre il mio Paese al dominio del cartello ma di farlobeneficiare di prezzi che sono inferiori a quelli praticati da tutti i nostrivicini e pure ai prezzi americaniā€8.

Dunque, un imprenditore al servizio di tutta la sua comunitĆ  na-zionale.

Durante questā€™ultima estate, Mattei si dedicĆ² ai progetti per lacostruzione di un oleodotto che, partendo da Genova, terminasse inBaviera, a Ingolstadt, per trasportare il petrolio sovietico e mediorientalee allā€™attacco commerciale da portare sul suolo inglese con la costru-zione di piĆ¹ di 70 stazioni di servizio entro il 1963, che avrebberoattinto il loro fabbisogno da una raffineria gigante che lā€™ENI avrebbecostruito nellā€™isola di Canvey.

Ma la minaccia piĆ¹ importante per le ā€œSette Sorelleā€ fu il progettodella realizzazione ad opera di Mattei dellā€™oleodotto che avrebbe tra-

8 F.BELLINI-A.PREVIDI, Lā€™assassinio di Enrico Mattei, op.cit., pag. 132

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sportato greggio sovietico da Trieste al terminale sud del Druzba.ā€œIl fatto che Mattei si proponesse, dopo aver realizzato lā€™oleodotto

Genova-Ingolstadt, di far partire da Trieste la seconda pipeline del-lā€™Europa Centrale era, quindi, per il cartello, la definitiva conferma diquanto effettivamente era stato deciso a Mosca, nellā€™ottobre prece-dente, e cioĆØ che la penetrazione in massa del greggio sovietico suimercati occidentali si sarebbe realizzata soprattutto attraverso lā€™or-ganizzazione integrata dellā€™ENIā€9.

Tale situazione venne giudicata dalle ā€œSette Sorelleā€ rischiosa eintollerabile e in contemporanea alle minacce seguirono le vie di fatto.

Il primo attentato si verificĆ² nella giornata dellā€™8 gennaio del 1962,alla vigilia dellā€™importantissimo viaggio di Mattei in Marocco, conFanfani e con Segni, per inaugurare la prima grande raffineria delregno marocchino.

In prossimitĆ  di uno dei due reattori fu rinvenuto, durante un con-trollo tecnico prima del volo, un giravite tenuto fermo con nastro ade-sivo. Se lā€™aereo avesse preso il volo, col riscaldamento dei reattori ilnastro adesivo si sarebbe sciolto, il giravite sarebbe caduto tra gliingranaggi del motore determinandone il danneggiamento e lo scop-pio. Il giravite, in particolare, era stato fissato con il nastro adesivoalla parete interna del tubo che avvolge il motore.

Stranamente il Dr. Cefis, dopo qualche giorno da questo ā€œinsolitoā€episodio, rassegnĆ² le dimissioni dallā€™ENI facendosi liquidare una in-dennitĆ  a dir poco principesca.

Mattei comprese definitivamente che la morsa dei suoi nemici sistava stringendo sempre di piĆ¹ intorno a lui.

Lā€™estate delā€™62 fu caratterizzata da una serie di violenti e pretestuosiattacchi da parte di Montanelli nei confronti di Mattei, ai quali articolilo stesso Mattei ribattĆØ con un lungo e circostanziato articolo di rispo-sta il 27 luglio del 1962.

Proprio in questā€™ultima estate, il servizio informazioni riservatedellā€™ENI era venuto a sapere che uno dei capi dellā€™OAS, JacquesSaustelle, di cui erano noti i rapporti con la CIA e con il cartello petro-lifero, stava per entrare in Italia per coordinare lā€™attivitĆ  della rete

9 F.BELLINI-A.PREVIDI, Lā€™assassinio di Enrico Mattei, op.cit., pagg. 139-140

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terroristica presente nel nostro Paese. Gli agenti dellā€™ENI riuscironoa sapere che Saustelle portava con sĆØ documenti falsi intestati ad uncerto cittadino francese di nome Jean Albert Sevegne e, dopo averlofatto opportunamente pedinare, gli uomini della polizia della Questuradi Milano lo fermarono il 17 agosto, gli contestarono la falsa identitĆ  elo accompagnarono alla frontiera. A nessuno venne in mente, pur-troppo, di torchiare il francese per conoscere i mandanti e il motivodella sua ā€œmissioneā€ italiana.......

E infine arrivĆ² lā€™ultimo viaggio in Sicilia...Era il 26 ottobre del 1962. Arrivato a Gela, Mattei presiedette

lā€™Assemblea degli azionisti dellā€™ANIC-Gela. Verso le 17, il Presiden-te, sempre sorvegliato e seguito dal Commissario Capo di P.S. Dr.Savoia, si recĆ² allā€™aeroporto di Ponte Olivo, una zona in aperta cam-pagna tra Gela e Niscemi, sopra uno spazio erboso utilizzato daglialleati dopo lo sbarco in Sicilia come campo di volo durante la secon-da guerra mondiale, per accogliere lā€™aereo proveniente da Palermocon a bordo gli onorevoli Dā€™Angelo e Corallo, rispettivamente Presi-dente e Vicepresidente del governo siciliano e il Segretario della DCsiciliana Dr. Verzotto.

In Sicilia Mattei era giunto con un altro velivolo dellā€™ENI, un ā€œDeHavillandā€, dove a bordo vi erano lā€™ing. Angelo Fornara, DirettoreGenerale dellā€™ANIC, e il Professor Luigi Faleschini, assistente di Matteie docente allā€™UniversitĆ  Cattolica.

Dopo la visita al Petrolchimico di Gela e la cena, entrambi, perimpegni di lavoro, dovettero rinunciare alla visita a Gagliano del gior-no successivo per far rientro a Milano. Invece, dopo una cena dilavoro, Mattei si ritirĆ² al Motel Agip di Gela per trascorrervi la notte.

Il giorno successivo Mattei si svegliĆ² presto e alle 8:15 del 27ottobre del 1962, accompagnato dallā€™onorevole Dā€™Angelo, salƬ a bor-do dellā€™elicottero dellā€™AGIP Minerario pilotato dal Comandante PierPaolo Marrone che lo porterĆ  a visitare gli impianti dellā€™ENI nellaSicilia Centrale.

Dopo aver partecipato a Enna ad un rinfresco offerto nei locali delMunicipio, Mattei e Dā€™Angelo ripartirono verso le 10, sempre in eli-cottero, alla volta di Gagliano Castelferrato dove era stato individua-

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to, nei pressi dellā€™abitato, un importante giacimento di metano. Quilā€™accoglienza tributata a Mattei fu semplicemente grandiosa.

Nella piazza dedicata ai Caduti di Guerra, da un balcone, MatteipronunciĆ² lā€™ultimo discorso della sua vita nel quale ribadƬ il concettocontro lā€™emigrazione forzata dei lavoratori isolani: ā€œ...Noi ci impegne-remo a fondo per dare tutto il nostro aiuto ai siciliani. Non porteremoniente fuori dalla Sicilia, ma tutto rimarrĆ  nellā€™interno dellā€™isola per farlavorare i nostri operai che prima erano costretti a recarsi allā€™esteroper mancanza di lavoro. Oggi ĆØ giunto il momento di richiamare que-ste braccia in Italia, perchĆ© qui cā€™ĆØ lavoro per tuttiā€10.

Terminato il discorso, Mattei alle 13 pranzĆ² a Nicolosi e poi, sem-pre a bordo dellā€™elicottero dellā€™AGIP, si diresse alla volta di Cataniadove dal pomeriggio del giorno prima, da Gela, era stato trasferito ilsuo aereo privato. Dopo una breve sosta a Nicosia e dopo aver fattoalcune telefonate e alcuni incontri, Mattei si avviĆ² allā€™aeroportoFontanarossa di Catania per prendere posto sul suo bireattore e da

27 ottobre 1962: Mattei a Gagliano durante i festeggiamenti: avevada vivere ancora poche oreā€¦.

10

10 F.BELLINI-A.PREVIDI, Lā€™assassinio di Enrico Mattei, op.cit., pag. 174

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dove alle 16:57 circa ripartƬ per Linate.Prima di decollare per Milano, il pilota del bireattore Bertuzzi aveva

giĆ  volato due volte nella mattinata: una prima volta a Ponte Olivo perritirare i bagagli personali di Mattei a Gela e poi a Fontanarossa, doveattese Mattei per poter ripartire per Milano per lā€™ultimo fatale volo.

Eā€™ ragionevole ipotizzare, quindi, che il sabotaggio ci fu nella pistadi Fontanarossa a Catania nel lasso di tempo tra le 13 e le 16:30.

La partenza, inizialmente fissata alle ore 14, era stata rinviata alleore 16:57.

Bertuzzi rimase tutto il tempo della missione a guardia dellā€™aereoad eccezione di un breve periodo, verso le 13, quando un impiegatodellā€™aeroporto gli comunicĆ² che cā€™era una telefonata per lui al centra-lino. Bertuzzi andĆ² a rispondere nella palazzina della stazioneaeroportuale, ignaro che intanto tre uomini, uno travestito da carabi-niere, gli altri due da tecnici, armeggiavano sul velivolo.

Lā€™episodio si svolse nel breve volgere di alcuni minuti, forse menodi dieci. Alle 13:15 Bertuzzi tornĆ² al velivolo e tutto sembrava in ordi-ne. Bertuzzi, del resto, aveva assoluta fiducia di quellā€™aereo che ave-va compiuto al 26 ottobre del 1962 solo 23 ore di volo, ā€œrevisionatoā€ agiugno e a settembre regolarmente. Circa il carburante era sufficien-te per un volo superiore alle tre ore e quindici minuti quando il piano divolo Fontanarossa-Linate ne prevedeva solo due.

Alle 16:55 Mattei prese posto sul bireattore assieme a WilliamMac Hale, giornalista del ā€˜Timesā€™ che stava scrivendo una sua bio-grafia.

Il viaggio si svolse in assoluta normalitĆ  e lā€™ultimo contatto con latorre di controllo dellā€™aeroporto Forlanini di Milano fu alle 18:57. BertuzziconfermĆ² di trovarsi a duemila piedi di quota e di atterrare nello spa-zio di un minuto e mezzo.

Questo fu lā€™ultimo contatto avuto con lā€™aereo di Mattei che esplo-se in volo tra le 18:58 e le 18:59 nel cielo di BascapĆØ.

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La pesca:la sua grande passione.

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2 - Lā€™ENI AL TEMPO DI MATTEI.

Secondo Dow Votaw, lā€™Eni ā€œha acquistato fino al 38 per cento delsuo fabbisogno di greggio dallā€™URSS, in cambio di materiale dā€™impor-tanza strategica, come tubi dā€™acciaio e gomma sintetica, facendo del-lā€™Italia di gran lunga il piĆ¹ grosso acquirente di petrolio sovietico al diqua della cortina di ferroā€11.

Dimenticava Votaw che, attraverso quel materiale venduto allā€™Unio-ne Sovietica, Mattei aveva salvato una delle industrie piĆ¹ importanti nelsuo campo di tutto il Paese e cioĆØ la Pignone di Firenze. Lo stesso Votaw,del resto, sottolineava ā€œ...che gli italiani erano i primi a capire che la ca-renza di fonti dā€™energia era come una macina legata al loro colloā€12.

Dopo aver difeso lā€™AGIP dallo smantellamento e dallā€™apertura aglistranieri delle porte della ricerca nel sottosuolo italiano, grazie al pre-zioso apporto offertogli da De Gasperi e da Vanoni, Mattei avviĆ² lericerche per buona parte della Valle Padana e nellā€™ambito del territo-rio nazionale.

Prima, perĆ², Mattei e Vanoni prepararono il disegno di legge del10/2/1953 che istituiva lā€™ENI, attibuendogli il monopolio della VallePadana. Mattei fu nominato Presidente del neonato organismo e por-tĆ² dallā€™Agip due piccole raffinerie da ammodernare, rispettivamentea Livorno e a Bari. Queste due piccole raffinerie potevano serviresoltanto ad una minima parte del fabbisogno di petrolio calcolato daMattei per lā€™Italia ed ĆØ per questo che egli si rivolse alla Valle del Poe successivamente al mercato estero, a partire dal Medio Oriente.Nel 1957 ottenne concessioni in Persia e i termini del contratto con ilGoverno persiano furono per le grosse societĆ  petrolifere un colpoche non avrebbero dimenticato tanto presto.

Mattei, inoltre, trovĆ² petrolio in Egitto e nel 1961 in Libia.Nel 1963 la produzione dellā€™ENI raggiunse i quattro milioni di ton-

nellate, una cifra ancora lontana dai ventidue milioni di tonnellate com-plessivi di cui era bisognevole il popolo italiano, ma nello spazio degli

11 D.VOTAW, Il cane a sei zampe. Mattei e lā€™ENI. Saggio sul potere, Feltrinelli,Milano 1965, pag.16

12 D.VOTAW, Il cane a sei zampe. Mattei e lā€™ENI. Saggio sul potere, op.cit.,pag.19

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ultimi sette anni Mattei aveva piĆ¹ che duplicato la disponibilitĆ  di greggioper la comunitĆ  nazionale.

Mattei estese le sue ricerche anche in Italia centro-meridionale,trovando giacimenti in Abruzzo, in Basilicata e soprattutto in Siciliadove, a Gela, costruƬ uno stabilimento petrolchimico, una centraletecnoelettrica e una raffineria.

Importanti giacimenti di gas furono rilevati non solo nella VallePadana, ma anche in Basilicata, in Sicilia e in Abruzzo, in particolarenei territori di Cupello, nel Vastese, e di Cellino Attanasio, nel Teramano.

Alla fine degli anni Cinquanta a Cupello, come anche in alcuni altripaesi dā€™Abruzzo (Cellino Attanasio nel Teramano), fu rinvenuta unainteressante presenza di giacimenti metaniferi in una ventina di pozziche si quantificarono in circa 1600 tonnellate estrattive giornaliere.

ā€œ...Tra lā€™aprile del 1960 e la primavera del 1962 ci furono gravidisordini, scontri, manifestazioni e arresti a Cupello proprio perchĆ© lepopolazioni del territorio rivendicavano il diritto a usufruire della ric-chezza rilevata nel terreno del loro paese al fine di costruire un poloindustriale in grado di offrire occupazione e ricchezza agli abitanti delluogo e di richiamare i tanti cittadini di Cupello partiti come emigrantiin cerca di lavoro allā€™esteroā€13. Eā€™ di questo periodo il contatto presoprima dallā€™On. Natali, amico personale di Mattei, poi dallā€™On. Gaspariper ricevere delle tranquillizzanti e importanti assicurazioni sul destinodello sfruttamento delle fonti metanifere scoperte in provincia di Chieti.

Il problema dellā€™utilizzazione del metano era, infatti, di cruciale im-portanza: il timore delle popolazioni del posto era che la maggior paredella ricchezza estratta dal loro territorio fosse portata via verso Roma,Terni o Bussi, lasciando ancora nella povertĆ  le popolazioni locali.

Matttei fece in tempo a decidere lā€™insediamento della SIV, la piĆ¹grande vetreria dā€™Europa, a San Salvo, in provincia di Chieti, chevenne costituita giĆ  nellā€™estate del 1962, mentre il Comune di Cupelloin data 12 aprile del 1962 attendeva Mattei per la solenne cerimoniadel conferimento della cittadinanza onoraria.

La visita di Mattei sfumĆ² allā€™ultimo momento a causa di un impe-gno sopraggiunto e inatteso e la cerimonia fu rinviata in autunno, for-

13 C.BESCA, Le veritĆ  nel pozzo, Edizioni Cannarsa, Vasto (CH), 2001

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Mattei e De Gasperi ai tempi delle prime ricerche nella vallata Padana.

Enrico Mattei tra le sue maestranze.

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se proprio in novembre. Nella sala consiliare di Cupello ĆØ ancoraappeso il quadro con la pergamena che gentilmente il Sindaco, Ange-lo Pollutri, mi ha lasciato guardare e fotografare e che sarĆ  conse-gnata alla famiglia di Mattei nel corso di una prossima cerimoniacommemorativa. Mattei, purtroppo, non ritirerĆ  mai quella pergame-na eseguita dalla pittrice vastese Lucia Perrozzi Borghi.

La produzione di gas AGIP salƬ vorticosamente dai 28 milioni dimc del 1948 al miliardo e centomila mc del 1952 e ai circa settemiliardi del 1962, alla vigilia della morte di Mattei.

ā€œNel 1960 venne scoperto il primo grande giacimento off-shore digas naturale al largo di Ravenna, il primo off-shore in Europa, checontinua a erogare gas anche ai giorni nostri dopo oltre sessantā€™annidi produzioni ininterrotteā€14.

Le intuizioni di Mattei sullā€™importanza del gas naturale ha dato al-lā€™Italia un vantaggio di almeno venti anni nellā€™impiego di questa preziosafonte di energia rispetto agli altri Paesi dellā€™Europa Occidentale.

Anche il petrolio di Gela, in Sicilia, si rivelĆ² fondamentale per lā€™Eneldurante la crisi petrolifera degli anni settanta.

Attraverso societĆ  affiliate, inoltre, lā€™ENI ha svolto le attivitĆ  piĆ¹diverse: ha costruito motel e autostrade, ha fabbricato prodotti chimi-ci dai saponi ai fertilizzanti, macchinari, stumenti per la produzione ela distribuzione dellā€™energia elettrica, ha svolto ricerche, applicazionitecnologiche e costruzioni industriali in appalto, attivitĆ  editoriali, pro-duzione di energia nucleare e ricerche nucleari, fabbricazione di tubidā€™acciaio, di cemento, di nerofumo, investimenti a lungo temine e per-sino attivitĆ  scolastiche.

Mattei, attraverso lā€™ENI, metteva la ricerca in relazione allacommercializzazione dei prodotti al fine di garantire lo sviluppo eco-nomico e lā€™occupazione.

Alcuni esempi: acquistĆ² lo stabilimento della Lanerossi a Vicenza,un grosso lanificio in Veneto, al fine di trovare uno sbocco utile per lefibre sintetiche che verranno prodotte nei campi di metano diFerrandina, in Italia meridionale; rilevĆ² la Nuova Pignone di Firenze ela trasformĆ² in un fondamentale polo produttivo per le infrastrutture

14 G.ACCORINTI, Quando Mattei era lā€™impresa energetica - io cā€™ero, HalleyEditrice, Matelica (MC), pag. 131

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estrattive e cioĆØ tubi, pompe, valvole, impianti per il trasporto e lalavorazione del gas e del greggio.

Mattei curĆ², inoltre, con grande attenzione, la selezione del perso-nale. IniziĆ² a promuovere alle posizioni chiave gli uomini piĆ¹ giovani,piĆ¹ motivati e piĆ¹ capaci a dare la massima importanza alla prepara-zione specialistica e, via via che diventavano disponibili personale eorganizzazione, a fare in modo che un sempre maggior numero diattivitĆ  collaterali venisse svolto in seno allā€™azienda.

Volle che sia lā€™AGIP che lā€™ENI assumessero geofisici, ingegnerispecializzati nelle ricerche petrolifere, nella raffinazione e nella colti-vazione dei giacimenti, disegnatori e chimici e tutti gli altri tecnici lacui collaborazione ĆØ tanto importante per una societĆ  petrolifera .

I suoi progettisti diventarono cosƬ efficienti che i loro servizi sonooggi richiesti in tuttā€™Italia e in buona parte del mondo.

Lā€™organizzazione ā€œesteriā€ dellā€™ENI era curata da alcuni uomini difiducia essenziali allā€™interno dellā€™ENI. In particolare, ĆØ il caso di ricor-dare Attilio Jacoponi, chiamato il ā€œministro degli esteriā€ di Mattei perle sue particolari abilitĆ  diplomatiche nei rapporti con la stampa, per leottime capacitĆ  giuridiche e per le doti di assoluta riservatezza.

Lā€™altro collaboratore era Giuseppe Ratti, che prese il posto diJacoponi dopo la morte di Mattei.

Enrico Mattei creĆ² con le strutture allā€™estero dellā€™ENI vere e pro-prie centrali di attenzione e di ascolto dei mercati locali servendosi diuomini di grande esperienza e di spiccata intelligenza. Eā€™ il caso delgiornalista Mario Pirani, al quale Mattei affidĆ² tutto il delicatissimo set-tore dellā€™Africa Settentrionale e del Medio Oriente per la negoziazione.

Gli elementi veramente essenziali dei quali lā€™Ing. Mattei si avvalsecon grande abilitĆ  negoziale per ottenere i successi allā€™estero furonodue: il primo fu un elemento oggettivo legato allā€™Italia circa il fatto cheil nostro Paese non veniva percepito dai Governi e dai popoli dei Pae-si emergenti come una potenza ex-coloniale; il secondo fu, invece, unelemento soggettivo consistente nel fatto che Mattei era riuscito in po-chi anni ad avviare importanti e solidi rapporti dā€™amicizia personale contanti Capi di Stato africani e arabi. Ne ricordiamo due per importanza eper gli effetti che determinarono: lā€™amicizia con il sultano del MaroccoMohamed V e lā€™amicizia con Nasser, Capo di Stato egiziano.

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Mattei e la madre Angela.

Mattei e la moglie Greta.

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Molto importante fu il programma di aiuti che Mattei concesse adalcuni Stati in via di sviluppo, con particolare rilievo per il credito di120 milioni di dollari che concesse allā€™India per lo sviluppo della suaindustria petrolifera come anche in forma minore ma sempre piĆ¹ im-portante al Brasile e allā€™Argentina.

La lotta antimonopolistica dellā€™ENI di Mattei si concretizzĆ² nel-lā€™abbattimento dei prezzi del greggio e del metano e nello sviluppodellā€™economia dei singoli Paesi.

Ecco perchĆ© andĆ² alla ricerca del petrolio russo, attirandosi le iradi Montanelli e del cartello petrolifero anglo-americano. Il petroliorusso, infatti, consentiva di risparmiare nel tentativo di approvvigiona-mento energetico per il popolo italiano.

Di tutte le altre considerazioni ideologiche, di mercato, ecc., a Matteinon importava granchĆØ. E cosƬ facendo adempieva fedelmente a quan-to stabilito dalla legge istitutiva dellā€™ENI del 10/2/1953 che, allā€™artico-lo 1, affidava allā€™Ente il mandato di cercare i mezzi per alleviare lagrave carenza italiana dā€™energia petrolifera.

Sono illuminanti, soprattutto per lā€™attuale situazione politico-econo-mica che attraversiamo, i tre punti che Mattei indicĆ², nellā€™ambito dellaRelazione Programmatica del 1961, al Ministero delle PartecipazioniStatali, tre obiettivi dellā€™intervento statale nella vita economica:

- realizzare alcune esigenze economico-sociali di fondo, piĆ¹ preci-samente assicurare quello sviluppo dei cosiddetti ā€œserviziā€ che appa-re necessario per il raggiungimento di un piĆ¹ elevato tenore di vita eper una maggiore e piĆ¹ diffusa azione tendente a promuovere nuoveiniziative produttive;

- evitare che lo sviluppo di alcuni settori sia determinato esclusiva-mente dalle situazioni correnti di mercato o dalle prospettive di profit-to di breve periodo, ma sia, invece, orientato alla realizzazione di unpiĆ¹ elevato saggio di crescita di lungo periodo ed alle esigenze di unosviluppo equilibrato del sistema economico nazionale;

- ridurre gli effetti che puĆ² avere la politica monopolistica di alcunicomplessi.

Mattei attribuƬ molta importanza allā€™organizzazione dellā€™ENI an-che se amĆ² concentrare il potere nelle sue mani soprattutto per le

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decisioni da prendere in merito. Il suo fondamentale intuito potevabypassare ogni buona regola di organizzazione aziendale.

Alla base della strategia di Enrico Mattei non soltanto cā€™erano leidee chiare sulla natura, sullā€™organizzazione e sulle finalitĆ  di unā€™im-presa pubblica, ma cā€™erano anche concezioni culturalmente piĆ¹ avan-zate allora provenienti da esponenti che appoggiavano lā€™idea dellā€™im-presa pubblica rispetto a quella privata. Grazie ai Vanoni, ai Saraceno,ai Morandi, ai Lombardi, ai Visentini, agli Ernesto Rossi fu sostenutaesplicitamente la richiesta dellā€™ENI per lā€™esclusiva della ricerca diidrocarburi nella valle del Po e, in seguito, la nazionalizzazione del-lā€™energia elettrica.

Possiamo ben dire che lā€™industria siderurgica, petrolifera e petrol-chimica del settore pubblico ĆØ stata addirittura alla base del ā€œmiracoloeconomicoā€ italiano.

Vittorio Emiliani scrisse: ā€œLa scommessa di Mattei ĆØ chiara: forni-re allā€™industria e ai servizi del nostro Paese, pubblici e privati, petrolio,metano, derivati, insomma energia, in quantitĆ  abbondante e a bassoprezzoā€15.

Questa gigantesca sfida non fu vinta dal piĆ¹ abile ma dal piĆ¹ bru-tale e sconsiderato pronto allā€™assassinio.

A soli 56 anni scomparve chi, partendo col rifiuto di liquidare quelpatrimonio di impianti, di ricerche e di licenze dellā€™azienda di StatoAGIP, arrivĆ² a costruire un impero pubblico al servizio dellā€™interessenazionale.

In un saggio molto importante, dal titolo ā€œI protagonisti dellā€™inter-vento pubblico in Italiaā€, Marcello Colitti sintetizzĆ² cosƬ le caratteristi-che fondamentali della personalitĆ  di Mattei: ā€œ...Lā€™ossessione per lematerie prime e lā€™integrazione verticale, la disponibilitĆ  a ragionare ea rischiare in grande, il talento organizzativo e imprenditorialeā€16.

15 V.EMILIANI, Gli anni del ā€˜Giornoā€™. Il quotidiano del sig. Mattei,Baldini&Castoldi, Milano 1998, pag. 72

16 M.COLITTI, I protagonisti dellā€™intervento pubblico in Italia, Edizioni Ange-li, Milano 1984

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3 - Lā€™ENI DOPO MATTEI

Con una manovra a dir poco sorprendente, a un mese dalla mortedi Mattei giĆ  si verificarono i primi contatti tra la nuova direzionedellā€™ENI e la ESSO per dare inizio a quel processo di normalizzazionedellā€™Ente che doveva far approdare lā€™ENI allā€™anticamera delle com-pagnie del cartello.

Le voci messe in giro ad arte soprattutto dal ā€˜Corriere della Seraā€™su presunti accordi tra Mattei e il presidente Kennedy o, ancora peg-gio, tra Mattei e David Rockfeller sullā€™eventualitĆ  della stesura di untesto di un geentlemenā€™s agreement, destinato a cogliere i futuri rap-porti tra lā€™ENI e il cartello, furono semplicemente e tragicamentesmentite dai fatti.

Uno dei primi passi dello smantellamento della politica di Mattei fula vendita della Nuova Pignone, che fu la prima fabbrica dellā€™ENI adessere venduta a trattativa privata proprio allā€™americana GeneralElectric che, cosƬ, acquistava tecnologie e prodotti che non erano staticapaci di realizzare negli Stati Uniti.

A partire dal marzo del 1963, purtroppo, tra lā€™ENI e ESSO ci fu ilprimo accordo per la fornitura di 11 milioni di tonnellate di greggio, acui seguƬ nel febbraio del 1964 lā€™accordo GULF-ENI sempre per lafornitura di petrolio e nel maggio 1964, con la ā€œbenedizioneā€ dellā€™inef-fabile neo direttore dellā€™ENI, Eugenio Cefis, la firma per garantirealle ā€œSette Sorelleā€ il partnerariato con lā€™ENI nella gestione dellā€™oleo-dotto dellā€™Europa Centrale.

Cefis condusse le trattative con lā€™Algeria, fortemente volute e aperteda Mattei, per poi ripudiare lā€™accordo; fece cadere il progetto di Matteiper lā€™attuazione di una cooperazione energetica europea che non pre-vedesse la presenza inglese; vanificĆ² la politica mediterranea di Matteie i presupposti che stavano alla base della linea di approvvigionamen-to europeo dallā€™Algeria; cancellĆ² ogni velleitĆ  di contrastare gli inte-ressi britannici in Iraq.

In una nota riservata del Foreign Office del 4 gennaio del 1963 fuapertamente sottolineato come la morte di Mattei avesse creato unā€™at-mosfera di sollievo.

Nellā€™ottobre del 1964 la rete di vendita realizzata da Mattei in Gran

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Bretagna venne ceduta alla ESSO Petroleum Company che andavaad acquistare le azioni dellā€™AGIP LTD.

Sono tutti provvedimenti che andavano in direzione opposta allapolitica di Mattei e agli interessi dellā€™Italia. Con essi lā€™ENI comincia-va a cessare di esistere, come azienda di Stato autonoma e determi-nata nel cercare di creare le condizioni piĆ¹ favorevoli per lo sviluppodellā€™economia e delle prospettive finanziarie del popolo italiano, perapprodare ad un ruolo di supporto col piĆ¹ forte che tanto avrebbecontribuito nel creare indebitamento alla nostra comunitĆ  nazionale.

Quando Mattei morƬ, il prezzo della benzina AGIP era il piĆ¹ bassodā€™Europa; il prezzo del gas liquido in bombole era stato ulteriormenteridotto unitamente ai prezzi dei fertilizzanti in agricoltura.

Ad oggi, invece, importiamo piĆ¹ di un quinto dellā€™energia prodottada nucleare in Francia e Svizzera e ā€œper di piĆ¹ da centrali ubicate abreve distanza dai nostri confini centro-occidentaliā€17.

Lā€™11 luglio del 1992 si concluse un ciclo storico: lā€™Ente PubblicoENI divenne s.p.a e assunse un ordinamento privatistico anche se ilcapitale sociale restava, al momento, pubblico.

Nel 1992 con lā€™arrivo di BernabĆØ e di Mincato si determinĆ² consa-pevolmente una totale discontinuitĆ  con il passato.

Eā€™ significativo ricordare una breve parte del discorso dā€™addio che,in occasione della morte di Mattei, gli dedicĆ² il Prof. Marcello Boldrini:ā€œ...Il nostro grande Capo non torna. Eā€™ partito per un viaggio in Sici-lia... Eā€™ giunto alla meta eterna. LĆ  resta, di lĆ  ci guida. Ne ascoltiamolā€™imperativo: sia continuato il lavoro, siano svolti i programmi predi-sposti, siano puntualizzati i temi, sia assicurata lā€™esistenza, lā€™autono-mia, la prosperitĆ  delle imprese da lui svolte; si dia certezza del futuroai cinquantamila lavoratori per i quali ha creato posti di lavoro, cheassicurano dignitĆ  e rispetto. Essere dellā€™ENI ĆØ un titolo dā€™onore, unattributo che deve essere gelosamente custodito...ā€18

Lā€™ENI di Mattei era stata protagonista della piĆ¹ straordinaria bat-taglia contro il gigantesco monopolio angloamericano operante nei

17G.ACCORINTI, E.Mattei una vita contro la dipendenza energetica italiana,Edizioni Macca, Matelica 2006, pag. 20

18G.ACCORINTI, E.Mattei una vita contro la dipendenza energetica italiana,op.cit., pag. 39

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cinque continenti. Un monopolio che finchĆØ non sarĆ  spezzato, se-condo gli insegnamenti ancora validi e attuali di Enrico Mattei, conti-nuerĆ  a condizionare in maniera determinante lā€™indipendenza econo-mica e, quindi, politica del nostro Paese.

4 - IL SUCCESSO DELLā€™ENI E LE SUE MOTIVAZIONI

Il primo successo fu nellā€™aver intuito, sin dal 1945-1946, che perlā€™Italia il principale fattore della ricostruzione, dello sviluppo e dellā€™au-mento dellā€™occupazione sarebbe stato il disporre di energia abbon-dante e a costi competitivi.

Il secondo fattore di successo fu che Mattei ricopriva personal-mente cariche di gestione nelle principali societĆ  dellā€™energia, il cheriduceva in maniera drastica i tempi delle decisioni concrete.

Il terzo fattore di successo fu lā€™indovinata e coraggiosariorganizzazione dellā€™ENI in Italia con una nuova ripartizione dellefunzioni Agip-Snam-Anic.

Il quarto fattore di successo fu dal punto di vista dei rapporti edelle innovazioni relative alla selezione del personale, perchĆ© non esi-stevano quelle che oggi si chiamano ā€œrisorse umane pronteā€, capacidi portare avanti quella sorta di ā€œgiocattolo misteriosoā€ che era perlā€™Italia di allora il petrolio, avendo deciso di non assumere collaborato-ri che provenissero da societĆ  della concorrenza internazionale dalmomento che non se ne fidava.

Gli occupati allā€™ENI alla morte dellā€™ing.Mattei erano circa 50.000,mentre nel 1953, data della nascita dellā€™ENI, gli addetti a questo set-tore erano appena 13.500.

Appena cominciĆ² la sua avventura Mattei ebbe a dire: ā€œ...io sonocome Francis Drake: un corsaro al servizio del mio Paese... Chi toc-ca il petrolio fa politica. Da cinquanta anni le Compagnie governanogli Stati e gli sceiccati dellā€™Arabia e del Golfo Persico, preparano icolpi di stato, pagano le favorite o le tribĆ¹ ribelli. Fanno di tutto. Chedovrei fare? Andare tutti i giorni alla Farnesina per farmi dire se pos-so pestare un callo al Presidente della Standard Oil o se devo cedergliil posto a tavola? Non ĆØ questo che mi hanno chiesto. Mi hanno chie-

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sto di svincolare lā€™Italia dalla servitĆ¹ del petrolioā€19.Lo spirito che informĆ² lā€™ENI si tradusse anche in unā€™originale

impostazione dei rapporti con i Paesi possessori delle riserve. Nel-lā€™assicurare diritti di ricerca perolifera allā€™estero lā€™ENI aveva offertoa tali Paesi non soltanto condizioni contrattuali piĆ¹ vantaggiose di quelleconsuete, ma anche la possibiliĆ  di partecipare, in piena paritĆ  di dirit-ti, alla valorizzazione delle loro risorse e quindi allo sviluppo delle loroeconomie.

Con questa impostazione lā€™ENI teneva conto della nuova realtĆ politica, che si costituiva nel graduale passaggio dei Paesi sottosvilup-pati dallo stato di soggezione politica allo stato dā€™indipendenza.

19 G.ACCORINTI, E.Mattei una vita contro la dipendenza energetica italiana,op.cit., pag. 237

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Cap. II - I NEMICI DI MATTEI

1 - LA NASCITA DI UN SOGNO: LA DIFESA DELLā€™AGIP E GLI ACCORDI INTERNAZIONALI

Tra il 1943 e il 1945 si era sviluppata fortissima la propensione adeliminare lā€™AGIP considerandola improduttiva e fonte di costi per ilPaese senza alcun apprezzabile ricavo. Lā€™obiettivo vero consistevaperĆ² ā€œnellā€™operazione di far partecipare i grandi oligopoli privati allericerche e allā€™eventuale sfruttamento del metanoā€20.

Dopo la forzata crisi di governo susseguente al viaggio fatto inAmerica da De Gasperi nel 1947, andĆ² al Ministero dellā€™Industria unsocialista, Rodolfo Morandi, che partƬ col tentativo di destrutturarelā€™AGIP e di metterla sullo stesso piano delle societĆ  private. Secondoquanto riportato da Nico Perrone, Cazzaniga pensava che al governo cifosse qualcuno che ā€œper far soldi voleva vendere lā€™AGIP ai privati...ā€21.

Il progetto americano di possedere quasi la metĆ  delle risorse pe-trolifere mondiali doveva realizzarsi attraverso ā€œlā€™esclusione dei go-verni, in ogni fase, dal business petrolifero che possa essere gestitodallā€™industriaā€22, quindi una vera e propria eliminazione della nazionaliz-zazione come prassi e come strumento di difesa delle proprie risorsenaturali da parte di ogni Stato a favore di un accesso alle risorse petro-lifere dallā€™estero tramite un sistema di libera impresa privata.

Mattei, ovviamente, combattĆØ fortemente questa linea mettendosul piatto della bilancia anche il suo passato di partigiano cattolicoantifascista militante. E anche questa volta Mattei avrĆ  ragione: eglisi garantirĆ  il controllo dellā€™AGIP sventando lā€™offensiva dellā€™industriaprivata e piĆ¹ specificatamente della Edison, principale alleato degliUSA in Italia.

20 G.GALLI, E. Mattei, petrolio e complotto italiano, Baldini&Castoldi, Mila-no 1987, pag. 44

21 N.PERRONE, Mattei. Il nemico italiano, Edizione Leonardo-Mondadori,Milano 1989, pag. 25

22N.PERRONE, Mattei. Il nemico italiano, op.cit., pag. 32

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Eā€™ di questo periodo, subito dopo la crisi politica del 1947, la nascitadi una vera e propria alleanza politica e ideale tra Ezio Vanoni, uomopolitico ed economista tra i piĆ¹ stimati da De Gasperi, ed Enrico Mattei.

Vanoni non solo perorĆ² e difese la causa di Mattei, ma ne promos-se e suggerƬ alcune scelte nevralgiche essenziali. Non ĆØ un caso se

lā€™AGIP decollerĆ  proprio tra il 1950 e il 1951.Anche politicamente lā€™asse Vanoni-Mattei andĆ² rafforzandosi e si

rese sempre piĆ¹ disponibile per un dialogo col PSI.Tutto ciĆ² sempre e comunque alla luce di una diversificazione net-

ta tra gli ideali di Mattei e la sua visione dellā€™economia e quelli dellasinistra italiana e del PCI, in particolare. Anzi proprio in questo delica-tissimo periodo, siamo tra il 1949 e il 1951, la sinistra italiana contestĆ²a Mattei diverse scelte e parlĆ² di clientelismo a proposito della buonapercentuale di personale della SNAM proveniente da Matelica.

Mattei, tuttavia, andĆ² avanti nel suo lavoro e si preparĆ² ad appro-fittare della nazionalizzazione iraniana del petrolio. Inizialmente, perla veritĆ , Mattei mostrĆ² collaborazione e fattiva disponibilitĆ  alla coo-perazione con le Sette Sorelle, usufruendo del loro superiore bagagliotecnologico estrattivo, per fare le ricerche essenziali lungo la vallataPadana e a Caviaga.

Cosa accadde, quindi, per far trasformare Mattei in un implacabi-le concorrente delle Sette Sorelle? A giudizio di Mattei stesso, il ā€œcasusbelliā€ fu il mancato accordo di Abadan quando la sua disponibilitĆ  allacollaborazione fu respinta dalle Sette Sorelle in modo vergognoso eumiliante per lā€™Italia.

Le dichiarazioni sprezzanti dellā€™allora Ambasciatrice americanaClara Booth Luce, relative alla necessitĆ  di liquidare Mattei e ognialtra incompatibilitĆ  con gli interessi americani in Italia, furono tenutea mente da Mattei che, con intelligente pazienza, iniziĆ² a tessere unatela politico-imprenditoriale abile e proficua e ispirata allā€™obiettivo delrispetto della sovranitĆ  nazionale in politica e in economia.

Da quel momento Mattei rafforzĆ² le posizioni di Vanoni allā€™internodella DC e indebolƬ quelle di Scelba puntando allā€™elezione di un Presi-dente della Repubblica come Gronchi pronto a collaborare nellā€™asse-gnare allā€™ENI un ruolo di punta nella rinascita e nello sviluppo del-lā€™economia nazionale.

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Egli fondĆ² il 27 settembre del 1953 la BASE, che poi sarĆ  lā€™alasinistra della DC e dalla quale verranno a formarsi politici importantiche andranno a scrivere alcune pagine memorabili della storia repub-blicana di questā€™ultimo mezzo secolo, anche in altri partiti, comeChiarante, Lucio Magri, Leidi, Granelli, Marcora e tanti altri.

Questa corrente politica democristiana nacque con un programmadā€™opposizione ai monopoli e dā€™apertura alla sinistra e, in primis, al PSI.

Eā€™ in questo periodo che iniziano a maturare le condizioni dā€™incom-patibilitĆ  piĆ¹ gravi tra la politica di Mattei e quella delle Sette Sorelle:la difesa a denti stretti dellā€™ENI voleva dire che ā€œ...il petrolio ĆØ delpopolo italiano, i monopoli stranieri lo minacciano, lā€™ENI lo difende elo gestisce in nome del popoloā€23.

Mattei vuole spezzare questa situazione ricattatoria creatasi dallafine della seconda guerra mondiale; ha intuito lā€™importanza primariadellā€™approvigionamento energetico e non vuole tradire il Paese, la-sciandolo in balia dello sfruttamento e della speculazione.

ā€œNon cā€™ĆØ indipendenza politica se non cā€™ĆØ indipendenzaeconomicaā€24,cosƬ Mattei si oppone ai tentativi di penetrazioneegemonica del cartello petrolifero delle Sette Sorelle che giĆ  nel 1954aveva tentato di condizionare le scelte in campo petrolifero attraver-so la ESSO guidata da personaggi come Vincenzo Cazzaniga e con lacalata in Italia di quel Eugene Holman, capo della ESSO, che giĆ  inquei tempi pronunciĆ² la famigerata frase di non meravigliarsi se qual-cuno avesse ucciso Mattei.......

Il tentativo di impossessarsi di eventuali fonti petrolifere presentiin Italia ad opera del cartello delle Sette Sorelle fallƬ e Mattei potĆØconcentrare tutti i suoi sforzi per una serie di accordi e di trattaticommerciali molto importanti coi Paesi orientali, a partire dallā€™Iran.

ā€œNellā€™Iran abbiamo instaurato un sistema nuovo, un sistema dicollaborazione che ĆØ il contrario di un sistema colonialistico che nonha piĆ¹ nulla del vecchio imperialismoā€25; parlava cosƬ in un discorso

23G.GALLI, E. Mattei, petrolio e complotto italiano, op.cit., pag.10324Discorso di Enrico Mattei alla Camera dei Deputati, 26/10/1949, in

N.PERRONE, Giallo Mattei, Ed. Stampa Alternativa, Roma 199925 Discorso alla Camera dei Deputati di Enrico Mattei, in N.PERRONE, Giallo

Mattei, op.cit., pag. 74

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del 1957 Mattei e aggiungeva: ā€œIl nostro Paese ĆØ affamato di fonti dienergia. Cā€™ĆØ bisogno che ci facciano largo. Invece si sono divisi laLibia in undici societĆ  americane e due inglesi. Ognuna ha preso unterritorio piĆ¹ vasto della Valle Padana, mentre per noi non cā€™era po-sto, noi siamo stati messi fuoriā€26.

Mattei ha, quindi, ben chiaro in mente, fin dal 1957, chi sono i verinemici della sovranitĆ  e della rinascita dellā€™Italia. E lo ribadisce qual-che anno piĆ¹ tardi, sempre in occasione di un suo discorso pubblico,specificando quello che era il suo concetto di economia di mercatoovvero un concetto che anteponeva gli interessi nazionali di una co-munitĆ  a quelli economico-speculativi di una grande impresa.

Egli preciserĆ : ā€œ...Mi sono ribellato agli investimenti camuffati daaiutiā€ e concluderĆ  dicendo ā€œ...nelle economie moderne lo Stato nonpuĆ² disinteressarsi di ciĆ² che accade nel mercato degli operatori privati,poichĆ© sa perfettamente che il risultato delle loro decisioni puĆ² nonessere conforme agli interessi generali della societĆ  che ĆØ suo compi-to tutelareā€27.

Ezio Vanoni moriƬ improvvisamente ed inaspettatamente. La ne-cessitĆ  di ritrovare un nuovo referente politico pose Mattei in unacondizione, seppur transitoria, di difficoltĆ . Nonostante fosse giĆ  mol-to ricco e potente, infatti, egli aveva ben chiaro in mente il fatto chelā€™ENI dovesse fare i conti con la politica ogni giorno.

Si assicurĆ² lā€™appoggio del Presidente Gronchi e dello stesso Segnisul quale poteva ancora contare come uomo di vertice del Governo ein contrapposizione dichiarata, seppur temporanea, con Giulio Andreotti,capo moderato per antonomasia nella DC e uomo in dialogo costantecon gli USA anche se non privo di contrasti.

Mattei fondĆ², cosƬ, un suo giornale, il quotidiano ā€˜Il Giornoā€ā€™ conlā€™aperto intento di farne un portavoce ed uno strumento di diffusionedelle sue iniziative e delle sue idee. Intanto lā€™impero di Mattei si allargĆ²e si consolidĆ² non tanto sul petrolio, ancora poco e, comunque, insuffi-

26Discorso alla Camera dei Deputati di Enrico Mattei, in N.PERRONE, GialloMattei, op.cit., pag. 75

27Discorso a Metanopoli del 26/6/1961 in occasione della chiusura dellā€™annodella Scuola di Studi Superiori sugli Idrocarburi, in N.PERRONE, Giallo Mattei,op.cit., pag. 97 e pag. 120

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ciente per il Paese, ragione per cui Mattei deciderĆ  di andarselo a pren-dere attraverso una politica ben mirata di trattati commerciali allā€™este-ro, ma sul gas metano, che diventerĆ  lā€™autentica ricchezza dellā€™ENI.

IniziĆ² in tal modo lā€™espansione dellā€™ENI oltre i confini italiani. MatteitrovĆ² importanti alleati in questa fase. Sā€™ĆØ detto il Presidente Gronchiā€œche con la sua ambiguitĆ , la sua antica e notoria ostilitĆ  al PattoAtlantico ne faceva un interprete della nostra collocazione internazio-nale del tutto inidoneo a sostenere le buone ragioni di una politica chefosse fondata sulla lealtĆ  e sulla chiarezza, premessa di unā€™autonomiache tutelasse i nostri legittimi interessi: la politica estera, cioĆØ, dellaquale avrebbe avuto bisogno Mattei a sostegno delle sue iniziativeimprenditorialiā€28. Come pure ebbe un ruolo importante in questi annilā€™allora leader democristiano Amintore Fanfani che, pur essendo mol-to spesso in aperto contrasto con Mattei, condivise in quegli anni al-cune importanti iniziative commerciali dellā€™ENI in Africa.

Le prime iniziative a livello internazionale che Mattei intraprese perricercare petrolio fuori dallā€™Italia furono a partire dal 1955 in Egitto epoi, successivamente, nel 1956 nello stesso Egitto, in Libia e in Persia.

In Egitto lā€™ENI acquistĆ² subito il 20% delle azioni dellā€™InternationalEgypt Oil Company facendo proteggere i pozzi da personale dellā€™ENIopportunamente armato.

Lā€™anno successivo, nel 1957, nacque la Compagnia Orientale delPetrolio nellā€™ambito della quale lā€™Egypt Oil Company deteneva il 51%delle azioni e quindi Mattei si conquistĆ² uno spazio importante nel-lā€™ambito del mercato petrolifero egiziano.

CosƬ come pure fu di estrema importanza la stipula dellā€™accordocon lā€™Iran, sempre nel 1957, per il suo carattere innovatore e per gliscenari nuovi e importanti che si stavano aprendo in quei territori.

Nel 1957, dunque, Mattei stipulĆ² un importante accordo con lā€™Iranper la ricerca del petrolio su quel territorio in cambio di macchinari emanufatti tecnologicamente avanzati e necessari per lā€™estrazione e lalavorazione del petrolio. La condizione che piĆ¹ convinse lo SciĆ  fu cheMattei avesse assicurato anzichĆ© il 50% degli utili al cartello in Persia,comā€™era altrove del resto, per la prima volta una percentuale del 75%.

28G.GALLI, E. Mattei, petrolio e complotto italiano, op.cit., pag.123

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Questā€™accordo fu uno dei piĆ¹ importanti successi di Mattei e la rea-zione delle Sette Sorelle fu ostile e preoccupata soprattutto perchĆ© perloro garantire il 75% dei profitti ad un legittimo Governo di un Paese,nel quale si andava ad estrarre un bene, era imboccare la politica dellanazionalizzazione dellā€™industria petrolifera di quel Paese!

Dopo undici giorni da questā€™accordo Mattei ne siglĆ² un altro con iLibici, il 25 marzo del 1957, e dopo aver incontrato il primo Ministrolibico Halim ottienne che allā€™ENI, tramite una propria societĆ  satellite,fosse data una concessione di quasi 30.000 chilometri quadrati tra ilFezzan e il confine algerino per la ricerca petrolifera.

Stavolta le Sette Sorelle intervennero ancora piĆ¹ energicamenteinviando nei Paesi anche un alto funzionario del Dipartimento di Sta-to, John P.Richards, che, con unā€™accorta opera di corruzione, ottennela caduta del Primo Ministro MustafĆ  Ben Halim e la sospensionedellā€™accordo con lā€™ENI.

In ottobre Mattei ricevette la notizia che non solo lā€™accordo conlā€™ENI non sarebbe stato ratificato ma che lā€™area del Fezzan era stataconcessa dal governo libico alla American Overseas Petroleum, col-legata con la Texaco.

Questo fatto fece capire a Mattei che lā€™epoca della diplomazia congli Stati Uniti, in campo petrolifero e di risorse energetiche, era finito.

Mattei iniziĆ², quindi, la crociata dei popoli poveri contro i popoliricchi. In unā€™intervista a Paul Hoffman, corrispondente a Roma delā€˜New York Timesā€™, ebbe a dire: ā€œ...Gli interessi degli Stati Uniti stan-no tentando di bloccare lā€™accesso dellā€™Italia nella zona petrolifera delSahara. Gli americani hanno fatto una cosa brutta allā€™Italia, escluden-dola da ogni attivitĆ  in Libia. Ma si sbagliano se credono di poterfiaccare, cosƬ, la nostra volontĆ  di ricercare fonti dā€™energia al piĆ¹ bas-so prezzo possibile. Sia ben chiaro che noi afferreremo ogni opportu-nitĆ  che ci si presenterĆ . Le necessitĆ  di idrocarburi in Italia sono incostante aumento e non sarĆ  certamente lā€™ostilitĆ  di ben individuatiinteressi a impedire al nostro popolo di raggiungere un sempre mag-giore grado dā€™indipendenza economicaā€29.

29 G.GALLI, E. Mattei, petrolio e complotto italiano, op.cit., pagg. 131-132

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Infatti in Libia non si arrese e nellā€™agosto del 1959 creĆ² la Compa-gnia di Ricerca Idrocarburi (CORI) che richiese una concessionegrosso modo analoga a quella precedente nel Fezzan.

In questo periodo perĆ² Mattei si trovĆ² a dover fronteggiare i piĆ¹accaniti nemici nellā€™ambito del suo Paese: la Edison e la Montecatini,infatti, pur lavorando in territorio italiano, erano talmente alleate colcartello petrolifero delle Sette Sorelle che orchestrarono un violentoattacco contro Mattei tramite un foglio con simpatie neofasciste efinanziato dalla massoneria come ā€˜Il Borgheseā€™, rivelando essere laCORI unā€™emanazione dellā€™ENI, una sorta di societĆ -paravento attra-verso la quale lā€™ENI tentava di mettere piede in Libia.

Fu un atteggiamento grave, delatorio, quasi si volesse mettere inguardia il governo di Tripoli e invitarlo a diffidare di Mattei.

Il tentativo di assicurarsi concessioni in Libia per contrastare lā€™in-tervento americano in quei territori spostĆ² i rapporti di Mattei versolā€™URSS e il petrolio sovietico, allontanandolo sempre piĆ¹ dalla politicaeconomica del governo americano.

Chi governava lā€™Italia del resto e lo faceva per tentare di risolverein modo conveniente per il popolo italiano e per le spese che essodoveva affrontare nel campo dellā€™approvigionamento energetico, tro-vava ostacoli durissimi e identificabili nella volontĆ  americana di con-tinuare a far pesare al nostro Paese il ruolo e la funzione di un Paesesconfitto in guerra e per questo a sovranitĆ  limitata.

Mattei, comunque, continuĆ² nel suo tentativo di conquistarsi proprispazi di agibilitĆ  nella politica commerciale delle materie primeenergetiche, nella convinzione di difendere la libertĆ  e la dignitĆ  del-lā€™Italia e la sovranitĆ  politico-territoriale di ogni Nazione.

Emblematica fu, qualche anno piĆ¹ tardi, la vicenda dello sfrutta-mento dei giacimenti algerini. Questa volta Mattei ricevette lā€™invito,daparte delle ā€œSette Sorelleā€, a partecipare allo sfruttamento dei pozzidel Sahara algerino: era il giugno del 1961.

Mattei rifiutĆ² lā€™offerta che avrebbe assunto un solo significato:appiattirsi sulla politica dominatrice delle ā€œSette Sorelleā€, abbando-nando i popoli in via di sviluppo con il conseguente rinnegamento ditutta la politica fin qui portata avanti da lui e dallā€™ENI.

Stranamente, dopo questa decisione, iniziarono a verificarsi le pri-

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me serie minacce di morte ad opera dellā€™OAS.La critica che Mattei rivolgeva alla politica del governo francese

era ben precisa e consisteva nella constatazione del fatto che i fran-cesi seguissero in modo passivo la politica e gli interessi delle ā€œSetteSorelleā€. Mattei, invece, in unā€™intervista ebbe modo dā€™affermare ā€œ...Lapolitica che ho seguito sinora nel settore che mā€™interessa ĆØ una politi-ca nazionale italiana. Essa mi ha permesso non solo di sottrarre il mioPaese al dominio del cartello, ma di farlo beneficiare di prezzi chesono inferiori a quelli praticati da tutti i nostri vicini e pure ai prezziamericani. PerchĆ© una tale politica che presuppone non lā€™eliminazio-ne delle societĆ  private, ma lo sviluppo delle societĆ  nazionali, nonpotrebbe essere estesa a tutta lā€™Europa? PerchĆ© accettare gli altiprezzi imposti dal cartello internazionale? Anche la Francia dovrebbeopporsi a questa pretesa. Per fare questo, perĆ², dovrebbe rinunciareal suo passato coloniale e smettere la tutela esercitata su di essa dalcartello petroliferoā€30. Altro che politica antifrancese, Mattei chiama-va i francesi ad unā€™altra politica piĆ¹ vantaggiosa per il popolo france-se e per lā€™intera Europa.

Lā€™apertura al petrolio sovietico fu lā€™estremo tentativo che Matteimise in atto per risolvere la pesante questione dellā€™approvvigiona-mento delle materie prime energetiche di cui lā€™Italia aveva stretto eirrinunciabile bisogno.

Lā€™apertura al piĆ¹ importante avversario degli USA allora esisten-te nel mondo non fu dettata da una scelta politico-ideologica in chiaveantiamericana. La scelta fu dettata proprio a causa della crescentepolitica di chiusura delle ā€œSette Sorelleā€, che Mattei sintetizzĆ² in unabattuta: ā€œDa ragazzo gli americani mi hanno fatto ridere con le lorocomiche delle torte in faccia; a cinquantā€™anni mi hanno fatto piangeredi rabbia con le porte in facciaā€.31

Non appare convincente neanche la tesi di un Mattei che nel 1962si preparasse ormai ad un armistizio con le ā€œSette Sorelleā€, suggellatoda un incontro solenne che avrebbe dovuto avere proprio in autunnocol Presidente americano Kennedy.

30 G.GALLI, E. Mattei, petrolio e complotto italiano, op.cit., pag.15231 G.GALLI, E. Mattei, petrolio e complotto italiano, op.cit., pag.158

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Le trattative che Mattei stava portando avanti, infatti, per sanareimportanti contrasti con alcune compagnie petrolifere (con la Esso,ad esempio), non erano capitolazioni, come avvenne subito dopo lamorte di Mattei ad opera dei suoi successori che rinunciarono perma-nentemente a disporre di greggio in proprio per lā€™Italia: erano semmaitrattative alla pari e condotte con la solita intelligenza imprenditorialeapprofittando degli importanti sviluppi che si stavano verificando inSinai e in Africa settentrionale.

Si verificarono una serie dā€™incontri a partire dal marzo 1961 con uomi-ni dellā€™entourage del Presidente Kennedy, come Averell Harriman, unasorta di ambasciatore itinerante per il mondo per conto di Kennedy; oattraversao una serie di colloqui che si tennero tra Mattei e CyrusSulzberger, columnist del ā€˜New York Timesā€™ e voce piĆ¹ che accreditatadal Dipartimento di Stato Americano. Anzi, in questi colloqui, Mattei riba-dƬ la propria contrarietĆ  al Patto Atlantico cosƬ come allora funzionante.

Successivamente, il 22 maggio del 1962, Mattei incontrĆ² a RomaGeorge W.Ball, Sottosegretario di Stato, e ricordĆ² a questā€™ultimo cheā€œ...il petrolio sovietico, importato da societĆ  non appartenenti al gruppoENI, ĆØ stato raffinato dalla Esso, in Italia, ed ĆØ servito perfino a rifornirela Sesta Flotta Americana, senza che ciĆ² provocasse scandaloā€32.

Come si vede, questo cosiddetto ā€œdisgeloā€ tra lā€™Eni e le ā€œSetteSorelleā€ era ben lontano dallā€™avverarsi.

Eā€™ vero che Mattei chiese un incontro con Kennedy in occasione diuna visita negli States nella quale avrebbe dovuto ricevere unā€™ennesimaprestigiosa laurea honoris causa, ma nulla sappiamo dellā€™oggetto di di-scussione in questo progettato incontro che non si terrĆ  mai...

Una prova ulteriore e inquietante dellā€™inconsistenza dellā€™ipotesi diquesto incontro con Kennedy ĆØ rappresentata dalla testimonianza delfratello di Mattei, Italo, che rivelĆ² dellā€™incontro burrascoso che EnricoMattei ebbe con lā€™allora Presidente del Consiglio Amintore Fanfani econ Ugo La Malfa al loro ritorno dagli Stati Uniti, dove proprio JohnKennedy avrebbe chiesto loro ragione della politica petrolifera del-lā€™ENI e dei rapporti preferenziali stabiliti da Mattei per gli acquisti delpetrolio sovietico.

32 N.PERRONE, Mattei. Il nemico italiano, op.cit., pag. 80

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Questa discussione finƬ con il fare inalberare Mattei che disse chia-ramente a Fanfani che non lā€™avrebbe piĆ¹ sostenuto e che avrebbedato il suo pesante e importante sostegno finanziario e politico adAldo Moro.

Eā€™ un fatto che Moro sarĆ  il personaggio politico piĆ¹ importante diquella stagione tormentata che va sotto il nome della nascita del cen-tro-sinistra, come ĆØ un fatto che Fanfani uscƬ abbastanza repentina-mente di scena per quel periodo almeno, come ĆØ un fatto che Cefis,che era stato accantonato da Mattei e che torna in auge allā€™internodellā€™ENI subito dopo la sua scomparsa, in poco piĆ¹ di due settimanecapovolse lā€™impostazione data da Mattei sia nei rapporti con lā€™Algeriache nei confronti delle altre compagnie petrolifere.

Come ricorda giustamente Galli, ā€œ...Il riassestamento finanziariodellā€™ENI che verrĆ  presentato come un merito della gestione Cefisdegli anni Sessanta, significa semplicemente la trasformazione del-lā€™Ente di Stato in una societĆ  che raffina e commercia il greggio altruie sospende ogni iniziativa per avere greggio in proprioā€33.

2 - LE RADICI POLITICHE DI MATTEI. LA SINISTRA DC: LA NASCITA DELLA ā€˜BASEā€™

La Base era nata a Milano nel settembre del 1953 dopo un conve-gno di ex partigiani cattolici, organizzato dalla Federazione dei Volon-tari della libertĆ .

Con la cifra avanzata dal convegno (circa tre milioni di lire), chefu affidata a Giovanni Marcora, nacque lā€™impianto organizzativo dellapiĆ¹ interessante e vivace esperienza politico-culturale della sinistrademocristiana nel dopoguerra, che vide annoverare tra le proprie fila,oltre a Marcora e a Mattei, politici e pensatori del calibro di GiuseppeChiarante, passato in seguito al PCI, Lucio Magri e Carlo Leidi poitransitati al Manifesto, Leandro Rampa, Luigi Granelli, Gian CarloArtaud, Giovanni Di Capua, Vincenzo Russo, Giovanni Galloni, ma

33G.GALLI, E. Mattei, petrolio e complotto italiano, op.cit., pag.195

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anche Boiardo, Zanchetti, Speranza, Dorigo, De Mita, Sullo, Misasi eGoria, che rappresentarono allā€™interno della DC le spinte di rinnova-mento piĆ¹ sagge e piĆ¹ profonde.

A questa corrente aderƬ anche Giorgio La Pira, Sindaco di Firenze,che con la sua scelta politica terzomondista riuscƬ a far incontrare Matteicoi capi dellā€™Egitto, dellā€™Algeria e della Tunisia coi quali poter tessereuna nuova politica petrolifera e non solo. Secondo gli uomini de LABASE, infatti, era necessario riaffermare alcuni valori fondanti dellademocrazia repubblicana quali lā€™antifascismo e la costruzione di unapolitica cristiana aperta verso i problemi del rinnovamento sociale.

Il loro giornale si chiamava ā€˜Prospettiveā€™ e fu finanziato da Matteidal 1954, anno della sua uscita.

La sinistra democristiana era composta sostanzialmente da tregruppi: il gruppo della ā€˜Baseā€™ come sā€™ĆØ detto, il gruppo di ā€˜Iniziativaā€™,cui faceva capo Fanfani, e dal gruppo dei ā€˜Cristiano-Socialiā€™ a cuifaceva capo Gonnella.

In politica estera, uno dei passaggi essenziali del programma poli-tico di questa corrente era lā€™attuazione di un ā€œneo atlantismoā€ cheguardasse gli USA senza troppo sussiego e che parlasse di neutralismosenza troppa preoccupazione.

ā€œPersonalmente sono contro la NATO e per il neutralismoā€ avevadichiarato Mattei a Cyrus Sulzberger. E il neutralismo fu un temaportato avanti non solo da questa corrente ma anche da altri impor-tanti politici democristiani. Anche Andreotti, tradizionalmente mode-rato e prudente allā€™interno della DC e comunque sempre su una lineadi rigorosa osservanza del Patto Atlantico, in nome dellā€™interesse na-zionale sposerĆ  alcune idee della sinistra democristiana circa la ne-cessitĆ  del ritiro dei missili americani dal territorio italiano.

E anche a proposito di una politica di buon vicinato coi Paesi arabi,Andreotti osservĆ²: ā€œIn generale dobbiamo riconoscere la validitĆ  disalto qualitativo italiano che certe aperture verso Paesi arabi nonmancarono a scadenza di provocare con riflessi esteri positivi versola nostra nazione e per di piĆ¹ fu costruita in tanti Paesi una rete di

34N.PERRONE, PerchĆ© uccisero Enrico Mattei. Petrolio e Guerra Fredda nelprimo grande delitto italiano, allegato a Lā€™UnitĆ , Nuova Iniziativa Editoriale, Roma2006, pag. 48

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nostre presenze mercantili tecnicamente molto forte e penetranteā€34.Andreotti, dunque, ritrova nella politica di Mattei alcune fonda-

mentali ispirazioni che avrebbe in seguito egli stesso sviluppato nel-lā€™ambito della sua azione governativa.

E a proposito di legami col mondo arabo, Mattei trovĆ² sulla suastrada un convinto compagno di battaglie e cioĆØ lā€™ex Sindaco di Firenze,Giorgio La Pira. Questā€™ultimo ā€œ...aveva una sua propria visione delmondo che propugnava lā€™aggancio tra mondo islamico e mondo cristia-no, ciĆ² che, in un sistema internazionale in cui la direttrice Nord-Sud sistava impoverendo come uno dei diagrammi fondamentali di evoluzio-ne, era sufficiente a fare di lui in qualche modo un rivoluzionarioā€35.

Scriveva La Pira a Gronchi, il 22 luglio del 1957: ā€œQuesto immen-so mondo di popoli giovani in via di diventare maturo, cerca una guida:quale? Una guida che abbia insieme una forte marca sociale ed unaforte marca spirituale e religiosa: non cerca una guida cieca: cerca unfaro, una luce insieme umana e divina. Quale nazione assumerĆ  que-sta funzione ā€œdi servizioā€, di coordinamento? La Russia? No, non lavogliamo, perchĆ© materialista e atea. Lā€™America? Manca delle duenote essenziali per esercitare questa funzione di guida: la bellezza e lapreghiera: ĆØ troppo ricca e questa eccessiva ricchezza le impediscebellezza e preghiera... Francia e Inghilterra?Nuoce loro la colpa delcolonialismo e ciĆ² specie per la Francia. La Spagna? La risposta nonĆØ difficile a darsi, oggi. E allora? Resta lā€™Italiaā€36.

E a proposito del rapporto tra socialisti e cattolici, La Pira scrivevaallā€™allora vice sindaco socialista di Firenze, il 27 gennaio del 1961:ā€œ...ĆØ proprio nellā€™ambito di Firenze che la collaborazione tra cattolici esocialisti potrebbe determinare una maturazione politica e storica digrande portata. Potrebbe mostrare ai Paesi del Terzo Mondo cosacomporti una societĆ  nuova (chiamala pure socialista) che si basa suantichi valori cristiani. E cosƬ socialismo e cristianesimo si mescolanoin avanti come i convegni della pace, dei Sindaci, dei colloqui mediter-ranei. Ecco, caro Enriquez, come io vedo le cose fiorentine: il senso

35 B.BAGNATO, Petrolio e politica. Mattei in Marocco, Edizioni Polistampa,Firenze 2004, pag. 83

36Discorso tenuto in occasione del gemellaggio Firenze-FĆØs, Unire le cittĆ  perunire le nazioni

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della nostra collaborazione: non un piccolo fatto tattico e provincialema un fatto dā€™immenso valore e portata mondialeā€37.

Mattei si legĆ², a partire dal settembre del 1962, ad un altro famosopolitico democristiano, Aldo Moro, in concomitanza con la rotturapolitica con Fanfani. Egli trovĆ² in Moro un politico favorevole al cen-tro-sinistra e piĆ¹ vicino alle sue idee riformiste e alla sua concezionepolitica mediterranea e filoaraba.

I rapporti con gli esponeni politici cattolici, tuttavia, non furonosempre facili e in particolare con il fondatore del partito popolare, donLuigi Sturzo. E a proposito delle dure polemiche orchestrate da que-stā€™ultimo sul presunto statalismo di Mattei, fu proprio il sindaco diFirenze La Pira a rispondere a Don Sturzo il 30 giugno del 1954 dalgiornale ā€˜Il Focolareā€™ e, a proposito della risoluzione della crisi dellaNuova Pignone, aggiunse: ā€œReverendo don Sturzo, bisognerebbe chelei facesse lā€™esperienza, ma quella vera! che tocca fare al Sindaco diuna cittĆ  di 400.000 abitanti, con 10.000 disoccupati, 3.000 senza tet-to, 17.000 poveri, 37.000 indigenti. Scusi: davanti a tutti questi ā€œferitiā€buttati a terra dai ā€œladroniā€, come dice la parabola del Samaritano,cosa deve fare il Sindaco? PuĆ² lavarsi le mani dicendo a tutti: scusa-te, non posso interessarmi di voi perchĆ© non sono uno statalista ma uninterclassista? PuĆ² ā€œpassare oltreā€, come il fariseo e lo scriba dellaparabola, con la scusa che non essendo statalista ed essendointerclassista ed anticomunista egli non ha ā€œil dovereā€ di fermarsi aprovvedere? Se per il Pignone non fossi intervenuto avremmo perdu-to una preziosa attrezzatura industriale che dĆ  diretto lavoro a 2.000famiglie. Intevento statalista? Lo chiami come vuole: le etichette con-tano poco: intervenire si deve!ā€38.

Dare lavoro a tutti quindi, dare il pane quotidiano a tutti, queste era-no le finalitĆ  primarie irrinunciabili, improrogabili per chi come Mattei eLa Pira portavano lā€™idea del cristianesimo in politica e in economia.

Mattei intendeva realizzare questi principi attraverso lā€™interventodellā€™industria di Stato capace di fornire sia il capitale per lo sviluppoeconomico, sia lo strumento che raccogliesse il capitale che lā€™econo-

37B.BAGNATO, Petrolio e politica. Mattei in Marocco, op.cit., pag. 30938B. LI VIGNI, La grande Sfida. Mattei, il petrolio e la politica, Editoriale

Giorgio Mondadori, Milano 1996, pag. 68

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Mattei e lā€™UniversitĆ  di Camerino:un legame dā€™affetto profondo.

Mattei riceve un importante riconoscimento universitario sotto losguardo compiaciuto di Aldo Moro.

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mia privata non era in grado di fornire a sufficienza, e lo predispones-se per lā€™investimento.

Negli ultimi cinquantā€™anni lo Stato Italiano ha fatto esattamente ilcontrario, finanziando il consumo e trasferendo il denaro ai privatinelle forme piĆ¹ varie: il denaro dello Stato, insomma, ĆØ servito permantenere la domanda, non lā€™investimento.

Vanoni come mente politica e Mattei come strumento operativoimprenditoriale furono tra i primi che portarono in Italia le idee e laconcezione di politica economica di Keynes. Nella loro mente vi era,quindi, la necessitĆ  di instaurare un sistema economico misto che lascias-se spazio alla libera iniziativa privata, ma che individuasse nella presenzapubblica una irrinunciabile funzione di regolazione dellā€™economia.

E, comunque, il liberalismo che anteponeva alla persona il profittodoveva essere superato con un solidarismo che poneva le esigenzeumane e la dignitĆ  delle persone al centro del loro operare. Per dirlacon La Pira: ā€œLā€™unitĆ  della societĆ  umana non puĆ² fondarsi nella op-posizione di classe, cosƬ il retto ordine dellā€™economia non puĆ² essereabbandonato alla libera concorrenza delle forzeā€39.

3 - CHI VOLEVA MORTO MATTEI?

Stiamo ai fatti. Giorgio Ruffolo, quando ancora non erano note lerisultanze oggettive dellā€™inchiesta di Pavia del P.M. Dr. Calia nel 2004,sintetizzĆ² bene la tragica scomparsa di Mattei dicendo che se fossestato un incidente era avvenuto in un momento in cui vi erano moltecoincidenze e se fosse stato un complotto era avvenuto nel momentopiĆ¹ opportuno.

Subito dopo la morte di Mattei, a poche ore di distanza, iniziĆ² labattaglia per la successione ai vertici dellā€™ENI. Le proposte che emer-sero dalle forze politiche, impegnate a immaginare il futuro del piĆ¹importante Ente di Stato del Paese senza il suo fondatore, furono a dirpoco disarmanti ma illuminanti per vedere chi, con particolare inte-

39 B. LI VIGNI, La grande Sfida. Mattei, il petrolio e la politica, op.cit., pag. 129

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resse, potesse aver lavorato per lā€™eliminazione di Mattei.I nomi che emersero allora non furono, infatti, in continuitĆ  con

lā€™opera e il pensiero di Mattei ma costituirono, invece, esattamentelā€™opposto del pensiero e della linea indicata da Mattei. Si parlĆ² diCarlo Pesenti, Amministratore Delegato dellā€™Italcementi, si parlĆ² diVincenzo Cazzaniga, Presidente della Esso Italiana, nemici giurati eaccaniti della politica di Mattei.

Non a caso, le soluzioni che si andranno a intraprendere con lenomine di Marcello Boldrini a Presidente dellā€™ENI e di Eugenio Cefiscome vera mente operativa dellā€™ENI, furono una risposta chiara sulfatto che lā€™opinione pubblica doveva essere illusa sulla volontĆ  dicontinuare la politica dellā€™ENI e di Mattei mentre dallā€™altra parte, in-vece, nei fatti, si doveva invertire a 360 gradi la rotta e riportare lapolitica dellā€™approvigionamento delle risorse energetiche ad operadellā€™Italia al guinzaglio delle Sette Sorelle e dei loro interessi.

E, guarda caso, questo abile disegno trova in Cefis il traghettatoreefficace e inesorabile che riscopre lā€™interesse per lā€™ENI solo dopo lamorte di Mattei e cioĆØ soltanto quando lā€™ingegnere di Matelica nonavrebbe piĆ¹ potuto metterlo alla porta, comā€™era accaduto qualchetempo prima quando Mattei aveva scoperto ā€œ...delle cointeressenzedi Cefis in raffinerie Rasion Esso che rifornivano la NATO nel Medi-terraneo e la sesta flotta mentre Mattei si batteva perchĆ© lā€™ENI di-ventasse fornitore dellā€™una e dellā€™altraā€40.

Lā€™ENI, subito dopo la morte di Mattei, attraverso Cefis pose inatto una politica di dismissione progressiva e inarrestabile degli impe-gni, delle strategie e delle prospettive economico-politiche e commer-ciali intraprese con Mattei.

Per quanti ancora avanzano strani e infondati dubbi sulle prove delcoinvolgimento delle Sette Sorelle nellā€™omicidio Mattei, ĆØ piĆ¹ che suf-ficiente andarsi a rileggere la relazione che questā€™ultimo tenne allā€™ot-tavo Congresso dei petroli a Piacenza, tenutosi tra il 12 e il 15 settem-bre del 1960, alla presenza di tutti i maggiori rappresentanti dellā€™indu-stria petrolifera italiana e mondiale. Mattei definƬ, in quellā€™occasione,

40 R.DE SANCTIS, Delitto al potere. Controinchiesta, Edizioni SamonĆ  eSavelli, Roma 1972, pag. 14

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il ruolo delle compagnie del cartello petrolifero ormai superato e dan-noso e confermĆ² che avrebbe continuato a impegnarsi con tutta lā€™ENIper lā€™attuazione di una nuova realtĆ  commerciale in cui fosse possibi-le impostare un nuovo assetto basato sulla collaborazione fra Statiproduttori e Stati consumatori. Allo stesso modo egli rifiutĆ² in quelperiodo unā€™offerta per rinunciare a sostenere la guerriglia in Algeria,attraverso la concessione di parte dello sfruttamento del petrolio delSahara. Offerta alla quale Mattei oppose un deciso diniego.

In entrambi i casi e con testimonianze precise, Mattei andĆ² a scon-trarsi con alcuni poteri forti del dopoguerra: gli interessi e il potereUSA e quelli francesi.

Gli ultimi accordi per assicurarsi il petrolio sovietico furono, poi,esiziali.

Quando Fanfani rientrĆ² con La Malfa da un viaggio negli USArinfacciĆ² con durezza a Mattei le sue scelte politico-commerciali allaluce delle dichiarazioni di John Kennedy, che obiettĆ² a Fanfani lā€™inca-pacitĆ  del governo da lui presieduto in Italia di far rispettare ad unente statale le scelte che il governo stesso doveva attuare facendosidi fatto scavalcare, in quella materia, proprio dallā€™ENI.

La reazione di Mattei non tardĆ² ad arrivare e fu netta e precisa: difronte allā€™interesse nazionale di tutto il popolo italiano non si potevacedere ad alcun tipo di ricatto.

Le numerose minacce subite da Mattei, del resto, confermano ilclima pesante che era stato creato attorno alla sua persona in quelperiodo. Indubbiamente, i servizi segreti di alcuni Paesi operarono elo fecero anche piuttosto apertamente. Le minacce dellā€™OAS (orga-nizzazione terroristica di estrema destra), in combutta con i servizifrancesi, sicuramente furono autentiche e indubbiamente furono untentativo sia per intimidire Mattei sia per tentare dā€™eliminarlo.

La mafia come agente di supporto e come diretta esecutrice del-lā€™attentato puĆ² essere verosimile, assai meno come ideatrice.

La diretta connessione tra esponenti della Gladio, presenti ancheallā€™interno dellā€™ENI, e importanti agenti della CIA,quale ad esempioThomas Karamessines, e le strane coincidenze confermate da uno stra-no dossier della stazione CIA di Roma del 28/10/1962 suonano comesinistre conferme sul fatto che la morte di Mattei non fu certo casuale.

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Il silenzio ĆØ regnato per una serie di calcoli tanto inutili quantoindecenti, per le cosiddette ragioni di Stato o per dirla, come dallabocca di alcuni diretti protagonisti dā€™allora, per la sicurezza dello Sta-to. Lo stesso Sulzberger bollĆ² la politica di Mattei come un tentativodi legare lā€™Italia ai Paesi petroliferi arabi neutrali oltrechĆ© di allonta-nare lā€™Italia dallā€™orbita degli interessi americani nel Mediterraneo.

Lā€™episodio del cacciavite,scoperto lā€™8 gennaio del 1962, subito dopoil decollo del bireattore, quando Mattei avrebbe dovuto recarsi a Rabatin Marocco per lā€™inaugurazione di una nuova raffineria di petrolio, ĆØemblematico.

ā€œChi aveva sistemato il giravite in quella posizioneā€, ricorda DeSanctis, ā€œaveva calcolato che il calore e le vibrazioni del velivolo avreb-bero provocato il graduale distacco del nastro adesivo provocando,qualche minuto dopo il decollo, la caduta dellā€™attrezzo nel reattoredellā€™aereo e, quindi, lo scoppio in aria del velivolo. Dallā€™esame deiresti del velivolo non sarebbe stato possibile risalire alla causa dellā€™in-cidente nĆ© trovare alcuna traccia di sabotaggioā€41.

Del resto, questa tecnica del sabotaggio, fatta con il colpire il ne-mico uccidendolo senza lasciare traccia, era una prassi ben collauda-ta dai servizi segreti occidentali se ĆØ vero che nel 1961 lā€™allora Segre-tario Generale dellā€™ONU, lo svedese Dag Hamarskjold, fu assassi-nato mentre raggiungeva il Congo per una importantissima missionediplomatica, proprio tramite lā€™esplosione di una piccola carica di pla-stico apposta allā€™interno dellā€™aereo.

Che la politica dellā€™ENI fosse cambiata con la morte di Mattei ĆØ lostesso fratello Italo a confermarlo, quando in unā€™intervista al settima-nale ā€˜Vitaā€™ ebbe a dichiarare che ā€œ...Lā€™ENI di oggi ĆØ la negazione diquello che Mattei ne voleva fare. Sul piano internazionale lā€™ENI stavaper spezzare il monopolio delle Sette Sorelle che soffocavano nellostesso tempo gli arabi e lā€™Europa. Il lavoro e la tecnica italiani diven-tavano protagonisti della rinascita economica del Mediterraneo. Sidoveva aprire per lā€™Italia un grande ruolo pacifico, allā€™insegna di unalegale e sincera collaborazione con tutti i Paesi che si affacciavanosul mare. Stavamo per diventare un ponte tra Africa e Europa, un

41 R.DE SANCTIS, Delitto al potere. Controinchiesta, op.cit., pag. 34

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ponte attraverso cui sarebbe passato il flusso vitale dellā€™energia per ilvecchio continente. Lā€™oleodotto da Genova al cuore dellā€™Europa cen-trale, un metanodotto sottomarino tra i grandi giacimenti algerini e laSicilia, la catena di distribuzione Agip in tutti i paesi dā€™Europa (e giĆ  siera iniziata in Inghilterra lā€™attivitĆ  di un primo gruppo di stazioni diservizio su cui svettava il cane a sei zampe): ebbene, cosā€™ĆØ rimasto ditutto questo? Con le Sette Sorelle lā€™ENI, allā€™indomani della morte diMattei, ha raggiunto un compromesso e per una manciata di bricioleha rinunciato a tutto. La parola dā€™ordine di Cefis era ā€œridimensiona-reā€: dallā€™Inghilterra ci siamo ritirati precipitosamente svendendo tut-to; la penetrazione nei Paesi dellā€™Europa centrale ĆØ rimasta un sogno;i grandi progetti di collaborazione con il Nord-Africa sono svanitiā€42.

La preziosa opera di comprensione dei tempi coi relativi bisogni edesigenze espressi dai Paesi arretrati, a partire da quelli africani comeil Nepal, ad esempio, intrapresa da Mattei e basata sulla sua convin-zione che ā€œ...al giorno dā€™oggi, mettersi contro i Paesi del Terzo Mon-do che sono in lotta per lā€™indipendenza significa non capire le lezionidel Risorgimento e della Hofburgā€43, venne vanificata nel breve vol-gere di qualche settimana successiva allā€™attentato di BascapĆØ.

E a proposito dellā€™egoismo egemonico delle grandi imprese petroli-fere, Mattei amava raccontare una finta fiaba tratta, in veritĆ , da unepisodio realmente accadutogli: ā€œCā€™era una un gattino gracile e smuntoche aveva fame. Vede dei cani grossi e ringhiosi che stanno mangiandoe timidamente si avvicina alla loro ciotola. Non fa nemmeno in tempoad accostarsi che quelli, con una zampata, lo uccidono. Noi siamo comequel gattino. Abbiamo fame e non sopportiamo piĆ¹ i cani grossi eringhiosi... Anche perchĆ© in quella ciotola cā€™ĆØ petrolio per tutti.ā€

4 - Lā€™OSTILITAā€™ AMERICANA A MATTEI

Lā€™ostilitĆ  delle autoritĆ  americane verso la politica economica di

42 R.DE SANCTIS, Delitto al potere. Controinchiesta, op.cit., pag. 5843 R.DE SANCTIS, Delitto al potere. Controinchiesta, op.cit., pag. 188

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Mattei ĆØ cosa risaputa. Andiamo, comunque, per gradi e per testimo-nianze.

Conviene da subito sottolineare un rapporto del Dipartimento diStato Americano, ben noto allā€™inviato speciale di Kennedy in Europa,Averall Harrimann, dal quale viene fuori un ritratto del tutto negativodi Mattei. In questo rapporto si puĆ² leggere che ā€œ...se la gestionedelle industrie pubbliche continuerĆ  ad essere lasciata priva di con-trolli, esse potranno cadere sotto il dominio di speculazioni personali,comā€™ĆØ successo allā€™ENI con Mattei, diventando nei fatti monopoliprivati appoggiati dallā€™autoritĆ  dello Stato e delle sue risorse, ma utiliz-zati da avventurieri come Mattei per promuovere il proprio dominioindividuale...ā€44.

Dallā€™esame del dossier su Mattei, trovato da Nico Perrone pressogli archivi americani dellā€™Office of Intelligence Research and Analysis(OIR), emergono tre punti estremamente interessanti per spiegare lapreoccupazione americana nei confronti del Neoatlantismo: innanzituttoil timore di una scelta ā€œneutralistaā€ del nuovo indirizzo di ā€œcentro-sini-straā€ al governo in Italia; il cervello propulsore di tutte queste spinte edi tutta la politica terzomondista e antiamericana in Italia veniva indivi-duato in Mattei e nei suoi disegni ā€œ...di subentrare, con accordi a finieconomico-commerciali, nelle sfere dā€™influenza ex coloniali delle gran-di potenzeā€45; e, per ultimo, venivano temuti i progetti di Mattei, chesvilupparono un disegno politico complessivo in grado di aggregare unapiccola federazione di Stati sul Mediterraneo, partendo dalla competitivitĆ commerciale della ā€œformula Matteiā€ e consistente nei principali paesiarabi produttori di petrolio dellā€™Africa Settentrionale.

Eā€™ certo, quindi, che il vertice della politica americana fosse moltopreoccupato per le scelte politico-economiche di Mattei.

Non ultima questione, di particolare rilievo, era costituita dallā€™aper-tura di Mattei al petrolio sovietico che impensieriva, sia perchĆ© sottrae-va il 20% del mercato italiano ai paesi produttori del Medio Oriente, siaperchĆ© avrebbe potuto rifornire attraverso raffinerie italiane anche altripaesi del Mercato Comune, sia perchĆ© avrebbe messo in seria discus-

44 R.DE SANCTIS, Delitto al potere. Controinchiesta, op.cit., pag. 19545 N.PERRONE, PerchƩ uccisero Enrico Mattei. Petrolio e guerra fredda nel

primo grande delitto italiano, op.cit., pag. 110

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sione la posizione dellā€™Italia nel caso si fosse verificata una grave crisinellā€™ambito dello scenario est-ovest della guerra fredda.

Mattei, inoltre, era un uomo politico che aveva finanziato il PSI eche aveva dimostrato grande interesse ed apertura nei confronti diquel nuovo teorema coniato da Aldo Moro in base al quale ci sarebbestato bisogno della costruzione di una nuova alleanza, chiamata dicentrosinistra, che prevedeva un primo storico passo dā€™avvicinamen-to e di collaborazione governativa tra la Democrazia Cristiana e ilPartito Socialista Italiano. E questa svolta politica fu incoraggiata esostenuta costantemente, in quel periodo, dal quotidiano ā€˜Il Giornoā€™ diproprietĆ  di Mattei.

Agli occhi dei funzionari della CIA, Walters e Karamnessines,Mattei era un personaggio pericoloso dal momento che era nemicodelle grandi compagnie petrolifere, le Sette Sorelle, caldeggiava il ri-conoscimento della Cina comunista, ed era amico di tanti personagginemici di Washington da Nasser a Ben Bella.

La questione del rapporto intrapreso da Mattei col gigante sovieti-co divenne, poi, emblematico: gli americani erano molto allarmati per-chĆ© essendo basato questo scambio sul rapporto petrolio contro tubi eapparecchiature per oleodotti in costruzione, temevano fortementeche Mattei potesse arrivare a piazzare nel Nord Europa greggio so-vietico con la realizzazione dellā€™oleodotto Nervi-Ingolstadt e con lā€™ar-rivo del petrolio sovietico a Genova.

Del resto lā€™Italia continuĆ² ad opporsi a qualsiasi limitazione forma-le delle importazioni di petrolio sovietico sulla base del pensiero diMattei.

Mattei, comunque, non si nascose mai dietro la diplomazia perdissuadere le proprie intenzioni: in una delle tre interviste rilasciate algiornalista americano Sultzberger ebbe a dichiarare esplicitamente:ā€œ...Personalmente sono contro la NATO e per il neutralismo. Noiitaliani non abbiamo niente da guadagnare dalla NATO. Io sonoantiamericano. Noi italiani dobbiamo lavorare qui. Dopo aver espor-tato per tanto tempo lavoratori alla disperata, dobbiamo esportare pro-dotti del nostro lavoro. Voi continuate a tenerci fuori dai mercati este-ri: la vostra politica ĆØ guidata dalle vostre compagnie petrolifere. Sonodā€™accordo con Kruscev quando afferma che le compagnie petrolife-

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re guidano la politica americanaā€46.Mattei, del resto, non ĆØ un grande oratore: alle parole preferisce i

fatti e quello che aveva preannunciato nellā€™intervista lo sta mettendoin pratica con molta precisione e determinazione. Aveva parlato del-lā€™esportazione dei prodotti italiani? ComincerĆ  dallā€™Inghilterra. Lavo-rerĆ  per un accordo con Charles Forte, re dei ristoranti, al fine dientrare nel mercato inglese con una rete di 70 stazioni di serviziomodernissime; allestisce alle loro spalle, nellā€™isola di Conway, una gran-de raffineria, lanciando di fatto il ā€œmade in Italyā€ con la cura su ogniparticolare di una stazione di servizio a partire dal ristorante e dai viniserviti. BascapĆØ stroncherĆ  questi progetti....

Mattei non aveva mai fatto mistero delle proprie simpatie per ipopoli del Terzo Mondo e lā€™affare del Sahara algerino era una di quel-le occasioni da non perdere per lā€™approvigionamento petrolifero acondizioni vantaggiose. Sta di fatto che Parigi siglĆ² segretamente unaccordo con Washington per un patto di collaborazione tra le grandicompagnie americane e le compagnie francesi circa il petrolio del Saharae quando Mattei fu invitato a entrare nel pool in via di costituzione trapetrolieri americani, inglesi e francesi, naturalmente rispose di no.

In questa vicenda troviamo vari riscontri sul fatto che lā€™OAS avessefatto pressione su Mattei per indurlo a partecipare al pool sahariano,anche con minacce esplicite.

Eā€™ opportuno ribadire che tra i servizi segreti americani e quellifrancesi non cā€™era affatto discrepanza dā€™interessi sullā€™obiettivo co-mune da perseguire: ovvero costringere Mattei ad allinearsi alle poli-tiche commerciali delle Sette Sorelle, in caso contrario, eliminarlo.

Eā€™ illuminante la risposta che Mattei pubblicĆ² in un lungo articolo del27 luglio del 1962 sul ā€˜Corriereā€™ ad una violenta e becera campagna didiscredito e di calunnie a firma di Indro Montanelli, concretizzatasi at-traverso una serie di articoli sul ā€œCorriereā€ stesso. In questo articoloMattei spiegava il lungo cammino delle scelte dellā€™ENI alla ricerca diuna autonomia e di una sovranitĆ  che si volevano negare allā€™Ente diStato di un Paese sconfitto in guerra e, secondo la logica di Yalta, dipen-dente dagli interessi e dalle scelte americani nel mondo.

46 R.DE SANCTIS, Delitto al potere. Controinchiesta, op.cit., pagg. 201-202

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Dal prezzo del metano, agli accordi con lā€™Iran e con lā€™Egitto fino alpetrolio sovietico, questi erano i veri nodi, i veri e sintetici motivi percui Mattei era diventato un personaggio inaffidabile e inviso alla poli-tica delle Sette Sorelle. Tanto piĆ¹ che Mattei non tradirĆ  mai il suocompito e il suo popolo, non scenderĆ  mai a compromessi disonorevolie non tenderĆ  mai la mano alle briciole che gli si stavano prospettandodalle Sette Sorelle con lā€™affare della partecipazione al pool sahariano.

Al contrario, egli continuerĆ  a lavorare per la costruzione di unapolitica petrolifera di ampie vedute che si concretizzerĆ , il 14 marzodel 1962, con la presentazione della politica dei due documenti elabo-rati dallā€™ENI al Comitato del Petrolio e dellā€™Organizzazione per laCooperazione e lo sviluppo economico. In questi documenti si ribadi-va la necessitĆ  di andare ad unā€™intesa generale tra Paesi consumatorie Paesi produttori favorendo, soprattutto in Europa, una politica dipace e di distensione.

Il mito del petrolio sovietico creato dai suoi irriducibili nemici nonfu che una scelta giĆ  messa in pratica in maniera ben piĆ¹ massicciadalla Repubblica Federale Tedesca che, nel 1959, aveva esportato inURSS 200.000 tonnellate di tubi impegnandosi ad esportarne 240.000in quattro anni e arrivando a importare, nel 1962, due milioni eseicentomila tonnellate di petrolio sovietico.

Aveva visto bene Mattei: il vero problema era che lā€™interesse del-lā€™Europa non poteva nĆ© doveva essere identificato con lā€™interesse dialcune compagnie che volevano mantenere i prezzi alti.

Secondo John MC Clay, uomo che si occupava prevalentementedegli interessi ā€œantitrustā€ delle Sette Sorelle, Mattei ā€œ...era un ele-mento di notevole instabilitĆ  con peso specifico limitato nellā€™area me-diterranea orientaleā€47.

Le forze che ritenevano ā€œnemicoā€ Mattei non potevano che esse-re, quindi, lā€™OAS, la mafia e le Sette Sorelle.

E come testimonia Paul H.Frankel ā€œ...un personaggio americanoappartenente alle alte sfere, se non alle prime file di una delle massi-me compagnie petrolifere, gli disse con tutta calma in modo sincero,mentre prendevano il caffĆØ, che egli non riusciva a comprendere come

47R.DE SANCTIS, Delitto al potere. Controinchiesta, op.cit., pag. 226

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mai nessuno avesse ancora trovato il modo di far uccidere Matteiā€48.La mafia, a sua volta, aveva accolto Mattei abbastanza bene al-

lā€™inizio dellā€™avventura siciliana dellā€™ENI illudendosi di poterlo poi te-nere in pugno come solitamente la mafia fa nei confronti dei perso-naggi che contano. Mattei agƬ in modo autonomo e personale, co-mā€™era nel suo stile, comā€™era nel suo carattere fino a estendere pertutta lā€™isola le attivitĆ  dellā€™ENI. Conosciamo tutti molto bene a chepunto arriva lā€™aggressivitĆ  del mafioso quando cā€™ĆØ qualcuno che met-te in pericolo il suo monopolio territoriale di mediazione socio-econo-mica col potere politico.

Il coinvolgimento degli americani attraverso la CIA ĆØ confermatoda uno degli estensori del dossier sulla morte di Mattei, ThomasKaramassines, nella relazione compilata dalla stazione CIA di Romail 28 ottobre del 1962 e sempre nascosta agli inquirenti italiani con lamotivazione che lo stesso dossier conterrebbe informazioni concer-nente la sicurezza dello Stato.

Come pure da un rapporto datato 13 giugno 1961, redatto aWashington dagli analisti dei servizi segreti USA, intitolato ā€œThe outlook for Italyā€, dove il potere dellā€™ENI veniva definito uno Stato nelloStato e a proposito delle attivitĆ  di Mattei si scriveva che ā€œ...le opera-zioni di commercio estero, e in particolare quelle di Mattei e del suomonopolio petrolifero di proprietĆ  statale, continueranno probabilmentea causare frizioni fra lā€™Italia e gli Stati Unitiā€49.

In questo coacervo criminale cā€™ĆØ posto anche per le responsabilitĆ del servizio segreto francese che, secondo Philippe Thyrand de Vosjoli,avrebbe fornito lā€™esecutore materiale dellā€™attentato attraverso un kil-ler che si faceva chiamare Laurent, come pseudonimo, e che fu man-dato, proprio in quel periodo, allā€™aeroporto Fontanarossa di Cataniadove provvide al sabotaggio dellā€™aereo di Mattei.

Vi ĆØ stata, quindi, una confluenza dā€™interessi tutti volti allā€™elimina-zione di Enrico Mattei. In questā€™operazione non furono esenti da col-pe e responsabilitĆ  americani, francesi e il sistema mafioso che giĆ  findā€™allora era potentemente radicato nella societĆ  siciliana.

48P.H.FRANKEL, Petrolio e potere. Enrico Mattei, La Nuova Italia, Firenze1970, pag. 5

49 B. LI VIGNI, In nome del petrolio, Editori Riuniti, Roma 1984, pag. 188

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Anche lā€™ultimo viaggio di Mattei presenta aspetti a dir poco in-quietanti: il voler richiamare Mattei con una serie di telefonate adopera del presidente della regione Sicilia Dā€™Angelo e del presidentedellā€™Ente Minerario Siciliano Verzotto,disegnandogli una situazionecritica anche sotto lā€™aspetto dellā€™ordine pubblico a Gagliano, le minac-ce ricevute allā€™aeroporto di Gela e tese a indurre Mattei a far sposta-re lā€™aereo sulla pista di Catania e la conoscenza dellā€™ora del decolloda parte di qualcuno in congruo anticipo per far compiere il ā€œlavorosporcoā€, sono elementi che assomigliano a trappole nellā€™ambito di unavera e propria imboscata preparata con cattiveria e vigliaccheria.

De Mauro indagĆ² su questi retroscena, lo fece per il film di Rosi,scoprƬ anche accidentalmente la veritĆ  e per questo venne eliminatobrutalmente. Sui nomi degli esecutori materiali sono state fatte molte-plici ipotesi, da quella dellā€™inviato dal servizio segreto francese, lā€™inef-fabile sig. Laurent, al famoso e pericoloso mafioso italo-americanoCarlos Marcello, alle testimonianze rese anche piĆ¹ di recente daBuscetta e da IannƬ sulla partecipazione diretta di alcuni personaggidella famiglia di Giuseppe Di Cristina.

Eā€™ fuor di dubbio, tuttavia, che Mattei muore nel momento piĆ¹giusto e piĆ¹ utile per i suoi nemici: finirĆ  cosƬ il pericolo di costituire unforte punto di riferimento per i Paesi produttori dellā€™Africa; finirĆ  lacrisi per il petrolio sahariano, finirĆ  il pericolo del petrolio sovietico;finirĆ , soprattutto, la possibilitĆ  di avere al servizio dellā€™Italia unā€™ideadi una politica energetica coordinata con la concentrazione di tutte lepartecipazioni statali che riguardano la ricerca, la produzione e la di-stribuzione di energia, idea che aveva trovato in Mattei e in FeliceIppolito due grandi ispiratori e protagonisti.

Mattei, per dirla con unā€™espressione di Sabino Cassese, fu ā€œ...ā€™ilcapitano coraggiosoā€™ che si ĆØ impegnato nella lotta alle ā€˜Sette Sorelleā€™e ha dato a questa lotta un significato di riscatto della inferioritĆ  nazio-nale. Mattei ha rappresentato, inoltre, la prospettiva di un modelloalternativo di Stato e lā€™ENI rappresentava un altro modo di esseredello Stato perchĆ© sapeva coniugare fini pubblici con strumentiprivatisticiā€50.

50 Intervista a Sabino Cassese, Un capitano Coraggioso, in periodico ā€˜LoSciroccoā€™, 2001

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Lā€™unica strada per tornare alle idee, ai progetti e ai sogni di MatteiĆØ quella di legare lā€™Italia allā€™Europa e agli interessi europei costruendounā€™Unione Europea sempre piĆ¹ forte e competitiva rispetto alle altreeconomie e agli altri interessi commerciali internazionali, a partire daquelli americani.

5 - LE RADICI DEL COMPLOTTO

Tra il 1920 e il 1960 la domanda mondiale di petrolio crebbe di ottovolte, mentre nello stesso periodo i consumi di carbone sono cresciutisolo del 50 per cento.

La rapida conversione del carbone al petrolio rese questā€™ultimarisorsa progressivamente indispensabile alle economie di tutti i paesiindustrializzati.

Gli Stati Uniti negli anni Cinquanta rimanevano i principali produt-tori e i principali consumatori di petrolio mentre lā€™Europa, giĆ  nel 1955,aveva un tasso di dipendenza dalle importazioni di greggio superioreal 90 per cento.

La posizione delle grandi multinazionali del petrolio, nate allā€™iniziodel ā€˜900, era di dominio incontrastato. La loro attivitĆ , peraltro, venivaapertamente sostenuta dal governo americano come ĆØ possibile tro-vare conferma nel rapporto 138/1 del National Security Council, re-datto nel gennaio del 1953, dove si afferma testualmente che ā€œ...lā€™ap-poggio a unā€™attivitĆ  cosƬ importante per il benessere e la sicurezzadegli Stati Uniti e lā€™eliminazione di ogni ostacolo a essa, essere unobiettivo fondamentale della politica del nostro governoā€51.

In Italia la sostituzione del carbone col petrolio avvenne piĆ¹ rapi-damente che non in altri paesi europei e la stessa posizione geografi-ca del Paese rese piĆ¹ conveniente lā€™utilizzo del greggio mediorientale.

Mattei, a tal proposito, difese strenuamente lā€™esistenza dellā€™AGIPe la strappĆ² dalle mani di chi voleva dismetterla per poterla affidare,

51 FRUS, 1952-1954, Vol.1Ā°, parte 2^, pag. 1327 e seguenti, in A.TONINI, Ilsogno proibito. Mattei, il petrolio arabo e le ā€œSette Sorelleā€, Edizioni Polistampa,Firenze 2003, pag. 27

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con assoluta facilitĆ , nelle mani degli americani. Verso lā€™AGIP, infatti,si rivolgevano robusti interessi americani dal momento che ā€œla societĆ petrolifera italiana deteneva ancora in Romania il 90/% del pacchettoazionario della PRAMONO, una societĆ  che controllava attivitĆ  diestrazione e distribuzione petroliferaā€52.

Le preoccupazioni americane, del resto, sul fatto che lā€™Italia po-tesse fin dallā€™immediato dopoguerra dare atto ad una politica petroli-fera a sovranitĆ  piena e controllata dallo Stato e dal governo italianoerano note fin dal marzo del 1945, quando Joseph Grew, allora facen-te funzione di Segretario di Stato degli USA, sulla base di informazio-ni ricevute dallā€™ambasciata americana a Roma, appurava che lā€™Italianon aveva abbandonato le intenzioni di una politica petrolifera forte-mente controllata dal governo e telegrafava allā€™Ambasciatore ameri-cano a Roma, Kirk, tutta la sua preoccupazione se queste intenzioni sifossero eventualmente ripresentate subito dopo la fine del secondoconflitto mondiale. Allora Kirk convocĆ² alcuni esponenti del governoitaliano, tra i quali Bonomi, per ribadire loro alcuni principi irrinunciabilidella politica petrolifera americana nei riguardi dellā€™Italia. Questi prin-cipi consistevano ā€œ...non solo nel ristabilimento della proprietĆ  delleaziende petrolifere americane sequestrate in Italia durante la guerra,ma soprattutto nel consentire alle societĆ  americane di esercitare laconcorrenza sul mercato italiano e nel vedersi garantite, nelle opera-zioni di produzione, raffinazione e distribuzione, le stesse condizioniriconosciute ai nazionali italianiā€53.

La politica seguita dallā€™AGIP fino ad allora era stata una politicacommerciale propria di unā€™azienda di Stato di un Paese indipendenteche bada agli interessi dei propri connazionali senza farsi condiziona-re o mettere allā€™angolo dagli interessi delle multinazionali straniere delpetrolio.

Gli americani gettarono subito la maschera del buonismo demo-cratico quando si trattava di affari e arrivarono, quindi, a dichiarazionicome: ā€œalle aziende nelle quali ĆØ interessato il governo italiano non

52 N.PERRONE, Obiettivo Mattei. Petrolio, Stati Uniti e politica dellā€™ENI,Gamberetti Editrice, ROMA 1995, pag. 31

53 N.PERRONE, Obiettivo Mattei. Petrolio, Stati Uniti e politica dellā€™ENI, op.cit., pag. 32

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dovrebbe essere accordato, nelle normali transazioni commerciali, untrattamento preferenziale rispetto alle imprese possedute o controlla-te da cittadini americaniā€54 e sempre lā€™ineffabile Sottosegretario GrewarrivĆ² a dire che, col motivo delle riparazioni di guerra, si sarebbepotuto chiedere allā€™Italia di cedere o liquidare varie proprietĆ  e attivitĆ possedute o controllate dallo Stato.

Per buona parte degli anni Cinquanta, comunque, lā€™azione diplo-matica italiana fu costantemente condizionata dal desiderio di nondispiacere agli alleati occidentali e dal limitato peso economico e com-merciale del Paese, ancora impegnato nella difficile opera di ricostru-zione interna.

Ma fu proprio negli anni Cinquanta che in Italia si perfezionĆ² e siridefinƬ la sua azione diplomatica e strategica nel mondo che sarebbestata ricordata come ā€œneoatlantismoā€.

In base a questi nuovi concetti il Ministro degli Esteri Pella ritene-va che, pur senza mettere in discussione la fedeltĆ  dellā€™alleatonordamericano, il governo italiano avrebbe dovuto e potuto persegui-re una politica di maggiore autonomia nelle aree del mondo dove lā€™Italiaaveva i suoi tradizionali interessi cioĆØ in Europa, nel Mediterraneo enel Medio Oriente.

Questi nuovi scenari rivelarono anche i mutati rapporti tra le cor-renti allā€™interno della Democrazia Cristiana e lā€™affermarsi della posi-zione della sinistra DC, capeggiata allora dal segretario nazionaleFanfani, dal Presidente della Repubblica Gronchi e dalla corrente dellaBase alla quale appartenne inizialmente proprio Enrico Mattei.

In questo clima e con queste prospettive sā€™inserisce la figura e lā€™operadi Mattei che da subito intuisce la manovra di svendere lā€™AGIP per pre-parare il terreno agli americani e la blocca, invertendone il cammino.

Il potente Cazzaniga, rappresentante dei petrolieri americani inItalia, in una testimonianza del 24 maggio del 1988, ebbe a dire checā€™era qualcuno al Governo che per far soldi voleva vendere lā€™AGIP aiprivati. Mattei intuƬ tale tentativo e lo denunciĆ² pubblicamente co-stringendo il Governo a dargli lo spazio sufficiente per guidare la po-litica di risanamento e di rilancio dellā€™AGIP in Italia.

54 N.PERRONE, Obiettivo Mattei. Petrolio, Stati Uniti e politica dellā€™ENI, op.cit., pag. 33

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Il primo obiettivo di Mattei fu proprio quello di combattere a visoaperto il monopolismo americano nel settore delle societĆ  petrolifereattraverso le sette societĆ  Stanburd NJ, Socony Vacuum, StandardOil of California, Texas Oil, Gulf, Shell e la Anglo-Persian, piĆ¹ notepoi come ā€œSette Sorelleā€ che, come testimoniĆ² nel luglio del 1946John Loftus, capo della Petroleum Division del Dipartimento di Stato,attraverso vari intrecci azionari e lā€™eliminazione delle restrizioni politi-che e commerciali sullo sviluppo libero e competitivo delle risorsepetrolifere, ottenevano un controllo pressochĆ© totale del petrolio esi-stente nel mondo.

Il ricatto ed il condizionamento erano naturalmente i sistemi ado-perati ai danni di quei Paesi che avevano perso la guerra e che sitrovavano in oggettive condizioni di difficoltĆ  economiche. E controquesti pericoli i primi tentativi della politica di Mattei andarono ad unanazionalizzazione che proteggesse lā€™AGIP da una sicura deriva nellemani di questi giganti commerciali.

Contemporaneamente Mattei procedette alla costruzione deimetanodotti della SNAM sotto il controllo dellā€™AGIP e di un altroorganismo statale, lā€™Ente Minerario Nazionale. A tal riguardo lo stori-co Perrone ci conferma che ā€œ...la grande rete dei metanodotti, fattacostruire da Mattei, consentƬ lo sviluppo industriale del Paese me-diante un combustibile che veniva offerto a prezzi piĆ¹ bassi rispetto aicombustibili tradizionali e soprattutto senza gravare sulla bilanciaenergetica estera. Le basi forti della ricostruzione, dellamodernizzazione, del boom, dellā€™irrompere dellā€™Italia sui mercati in-ternazionali sono da ricercare anche in quella realizzazioneā€55.

Grazie a questi risultati positivi e ai successi dei pozzi di Cavriaga,Mattei riuscƬ ad ottenere un provvedimento che conferiva, anche peri lavori giĆ  effettuati, lā€™incarico di eseguire ricerche petrolifere perconto dello Stato.

Non serviranno le complicitĆ  di Don Sturzo con gli americani a fardesistere Mattei e la sua politica, nonostante i cospicui giacimenti pe-troliferi rinvenuti dalla Gulf nellā€™ottobre del 1953 nella zona di Ragusa.

55 N.PERRONE, Obiettivo Mattei. Petrolio, Stati Uniti e politica dellā€™ENI, op.cit., pag. 55

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Per non essere tagliato fuori politicamente e per poter rintuzzaregli attacchi di coloro i quali gli imputavano un minor efficientismorispetto ai risultati americani in Sicilia, Mattei fu abile nel procurarsigli appoggi politici giusti e nei momenti opportuni.

Emblematico fu quello di Vanoni, che puĆ² considerarsi come unvero e proprio protettore politico e buon consigliere nei confronti diMattei. Vanoni era uno stimato economista della corrente della sini-stra democristiana e De Gasperi aveva molta stima di lui, consultan-dolo continuamente e affidandogli incarichi importanti.

Questa situazione giovĆ² in maniera determinante, in quel periodomolto delicato, per Mattei. Vanoni fu un vero e proprio ispiratore peri principi politici di Mattei, dal momento che egli era stato tra gliestensori del Codice di Camaldoli che, tra il settembre del 1943 e ilmaggio del 1944, aveva presentato i 99 principi attorno ai quali farruotare lā€™agire politico della comunitĆ  cristiana.

Non ĆØ da poco se sottolineiamo che assieme a Vanoni ĆØ dato ri-scontrarsi la presenza di uomini come La Pira, Moro, Pergolesi e lostesso Andreotti quali redattori di questo manifesto politico di impor-tanza fondamentale.

In questo testo, oltre al dramma della guerra e delle alleanze infunzione antifascista con le forze comuniste e socialiste, ā€œ...cā€™era unospirito genuino di cooperazione internazionale, solidarismo e in parte,persino, di sovversione dellā€™ordine capitalisticoā€56.

Il nuovo ruolo e la nuova funzione delle Stato, cosƬ come fu inter-pretato dallā€™ENI, furono ispirati proprio dal ā€œCodice di Camaldoliā€ ela creatura dellā€™ENI fu un primo mirabile passo per concretizzare ilconcetto di intervento efficace e moderno dello Stato nelle iniziativeeconomiche. Lo Stato doveva essere il migliore degli imprenditori enon piĆ¹ quello che continuava ad assumersi debiti ed effetti fallimen-tari dei privati. Lo Stato doveva intervenire e mostrare un ruolo pre-valente proprio in quei settori ritenuti vitali per la collettivitĆ  a partireda quello dellā€™approvigionamento energetico.

A tal proposito, Vanoni riuscƬ a convincere De Gasperi non solo

56 N.PERRONE, Obiettivo Mattei. Petrolio, Stati Uniti e politica dellā€™ENI, op.cit., pag. 63

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sul fatto che lā€™AGIP non andava smantellata, ma soprattutto che essa,al contrario, andava potenziata allargandone le sue attivitĆ .

Per fare ciĆ² era necessario affidare il ruolo di capo di questa im-presa a Mattei, che appariva lā€™unico a poter rendere lā€™AGIP ā€œforteabbastanza da far guerra alle societĆ  americaneā€57.

La ā€œguerraā€ di Mattei ha inizio, peraltro, fin dai primi anni ā€™50quando, pur avendo chiesto con insistenza alle societĆ  inglesi, ameri-cane e francesi un minimo di partecipazioni, ne aveva ricavato solosprezzanti risposte di rifiuto.

Allā€™inizio degli anni ā€™50 le ā€œSette Sorelleā€ controllavano ā€œ...oltre il90% delle risorse petrolifere al di fuori degli Stati Uniti, del Messico edelle economie a pianificazione centralizzata, contavano per almeno il90% della produzione petrolifera mondiale, possedevano almeno il75% delle capacitĆ  di raffinazione mondiale e fornivano circa il 90%del petrolio trattato sui mercati internazionaliā€58.

La strategia di Mattei fu magistralmente descritta da uno dei suoipiĆ¹ stretti collaboratori, Italo Pietra, con queste parole: ā€œIl Nostro ca-pisce che alla strategia multinazionale delle Sette Sorelle si puĆ² con-trapporre lo schieramento degli interessi popolari... Le cose di oggiinsegnano che un partito e un Paese guadagnano credito, favore, im-pulso popolare, peso politico in proporzione della fattiva collaborazio-ne data alle lotte del Terzo Mondoā€59.

Il primo passo che Mattei mise in atto per spezzare questa soffo-cante situazione di monopolio venne fatto in Somalia nellā€™ottobre del1953. Questo primo passo fu seguito dallā€™acquisto di una partecipazio-ne nellā€™International Egyptian Oil Company nel maggio del 1955 chepermise allā€™ENI, successivamente, a partire dal 1957, di diventare azio-nista di maggioranza della Compagnie Orientale des PĆØtroles dā€™Egypte.

Tutti questi nuovi rapporti trovarono nella divisione paritetica delcontrollo tra ENI ed Egitto la loro prima ragione dā€™essere sostenuta earticolata da un nuovo metodo di spartizione dei profitti non piĆ¹ ispira-

57ā€™Lā€™Europeoā€™ del 4/11/1962, in N.PERRONE, Obiettivo Mattei. Petrolio, StatiUniti e politica dellā€™ENI, op. cit., pag. 65

58N.PERRONE, Obiettivo Mattei. Petrolio, Stati Uniti e politica dellā€™ENI, op.cit., pag. 82

59 I.PIETRA, Mattei, la pecora nera, SugarCo Edizioni, Milano 1987, pag. 111

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to al fifthy-fifthy delle Sette Sorelle, ma allā€™attribuzione di un utilesuperiore del 25% al Paese detentore dei pozzi che, quindi, andava al75% del profitto contro il 25% delle societĆ  che garantiva la tecnolo-gia e le strutture necessarie alla ricerca, rispettando cosƬ la sovranitĆ del Paese detentore delle materie prime e offrendogli la paritĆ  societarianellā€™impresa.

Ed ĆØ grazie a questo rinnovato clima di fiducia che lā€™ENI potetterealizzare lā€™oleodotto Suez-Cairo.

La preoccupazione americana continuĆ² a crescere nei confrontidi Mattei anche alla luce dellā€™accordo che egli aveva siglato conlā€™Iran e che ufficializzava apertamente la sfida commerciale alleā€œSette Sorelleā€.

Commentando quel tipo di accordo che Mattei aveva sottoscritto,lā€™autorevole testata giornalistica ā€˜Business Weekā€™, nellā€™aprile del 1957,scriverĆ  testualmente che con quellā€™accordo Mattei ā€œ...si sta giocan-do la carrieraā€60.

Iniziarono cosƬ gli interventi anglo-americani tendenti a danneg-giare la politica commerciale di Mattei: si costrinse lā€™allora governolibico a firmare lā€™accordo con lā€™ENI secondo le vecchie regole delmercato nel 1959, cosƬ come estromisero lā€™ENI dalla possibilitĆ  disottoscrivere un accordo con lā€™IRAQ.

Altri importanti accordi, tuttavia, furono siglati dallā€™ENI tra il 1959e il 1962 con il Sudan, con la Tunisia e con la Nigeria.

Anche in Marocco si costituƬ una societƠ americana marocchina-italiana dei Petroli che accoglieva pariteticamente le societƠ del grup-po ENI e il governo marocchino.

La minaccia di Mattei, tuttavia, arrivĆ² nel cuore degli interessi deipetrolieri in Europa, quando egli propose lā€™idea della costruzione delgrande oleodotto di Ingolstadt al quale progetto le Sette Sorelle con-trapposero la costruzione di un altro oleodotto passante per Marsiglia.

In veritĆ , la questione delle reti di distribuzione, la loro efficacia ela loro rapiditĆ  erano elementi del tutto fondamentali per lo sviluppodellā€™approvigionamento energetico e, quindi, per il braccio di ferrocommerciale in atto tra lā€™ENI e le Sette Sorelle.

60 N.PERRONE, Obiettivo Mattei. Petrolio, Stati Uniti e politica dellā€™ENI, op.cit., pag. 89

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Subito dopo gli accordi commerciali con lā€™IRAN, coi quali Matteiintrodusse il nuovo criterio del 75 a 25 rispetto a quello del 50 a 50,caro alle Sette Sorelle, da parte americana cominciarono a sviluppar-si in maniera esplicita e pressante ostilitĆ  e risentimenti. Ce lo testi-moniava lā€™allora Ambasciatore italiano a Washington, Egidio Ortona,come pure lā€™atteggiamento sempre piĆ¹ preoccupato del governo ita-liano, attraverso alcuni suoi autorevolissimi esponenti quali De Gasperie Scelba, sotto lā€™evidente condizionamento del governo americano.

Ma quali erano i timori del Dipartimento di Stato Americano edelle ā€œSette Sorelleā€?

Eā€™ curioso notare che gli appunti che venivano rivolti al governoitaliano da parte americana sul fatto di farsi imporre la politica esterada Mattei provenissero da un Paese dove, nel 1957, la societĆ  petro-lifera Standard NJ, che aveva un budget dā€™investimenti pari a 1380milioni di dollari, controllava direttamente il Dipartimento di Stato e leambasciate americane.....!!!.

Con questa storia dellā€™eccessivo potere concesso a Mattei, favolaalimentata anche da una campagna mediatica finanziata anche dal-lā€™allora proprietĆ  del Corsera, recante il marchio inconfondibiledellā€™immarcescibile Indro Montanelli e tendente a danneggiare Il Gior-no, divenuto sorprendentemente un quotidiano molto popolare e get-tare discredito sullā€™imprenditore marchigiano, le Sette Sorelle voleva-no bloccare il modello commerciale proposto e diffuso da Mattei.

Il Dipartimento di Stato Americano era, inoltre, preoccupato per lapolitica neutralista e filoaraba di Mattei che avrebbe scompaginato isuoi disegni e i suoi interessi nel Mediterraneo a partire dallo sviluppodi un forte Stato dā€™Israele, che avrebbe dovuto rappresentare lā€™unicoe lā€™indiscusso interlocutore per lā€™Europa nel Mediterraneo per il Me-dio Oriente, e per la questione mediorientale .

La politica terzomondista, anticolonialista, neutralista e mediterra-nea di Mattei rappresentava un ostacolo insormontabile per lā€™attua-zione di questo progetto e di questo disegno politico.

Scrive opportunamente Perrone a questo proposito: ā€œDietro ilneoatlantismo, gli Stati Uniti, adusi a considerare lā€™Italia come il piĆ¹remissivo alleato della NATO, vedono invece molto piĆ¹ di una certaduttilitĆ  e di un contenuto protagonismo regionale e immaginiamo, con

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preoccupazione, una fase transitoria verso una politica neutralista delnostro Paeseā€61.

Si legge in un rapporto segreto americano, conservato nellā€™Archi-vio Nazionale di Boston, che ā€œla politica petrolifera italiana, dominatadagli sforzi di Enrico Mattei di espandere le proprie operazioni, haprodotto attacchi alle maggiori societĆ  petrolifere occidentali e allaloro struttura internazionale dei prezzi, con un impatto distruttivo sullerelazioni fra le societĆ  produttrici e i governi, in Medio Oriente e altro-ve. Le tattiche di Mattei hanno anche gratificato gli atteggiamentianticolonialisti nei Paesi, specialmente africani, in cui egli ĆØ attivoā€62.

Gli ultimi tre passi di Mattei non fecero altro che accelerare quellache giĆ  poteva essere considerata una sorta di condanna a morte.

Gli accordi con lā€™allora Unione Sovietica, il viaggio in Cina e ilsostegno dato alla resistenza Algerina furono tre passi evidenti coiquali Mattei non solo volle dare una riconferma autorevole alle pro-prie scelte politico-commerciali, ma volle affermare la necessitĆ  diuna visione nuova dei rapporti tra potenze nel mondo che fosse ingrado di superare una volta per sempre la logica asfissiante dellapolitica dei blocchi e dei muri imposta da Yalta in nome di un forteanelito di libertĆ , di pace e di prosperitĆ  per tutti, proprio a partire daquei popoli piĆ¹ svantaggiati e poveri.

Lā€™intervento di Mattei, inoltre, nel problema energetico italiano erachiaramente frutto di una visione strategica e di una concezione adampio respiro delle prospettive future da costruire per una comunitĆ intera. Una volta vinta, infatti, la battaglia per poter sviluppare le ri-cerche petrolifere sul territorio nazionale tramite lā€™istituzione dellā€™ENI,rimaneva da vincere unā€™altra decisiva battaglia e cioĆØ quella di col-mare le differenze tecnologiche relative alla ricerca petrolifera pre-valentemente ancora nelle mani americane,

Unā€™apertura illuminante fu la gestione dellā€™ENI nel Nuovo Pignoneche rese possibile lo sviluppo di un programma in grado di raggiunge-re risultati da primato mondiale in alcuni settori nevralgici per la ricer-

61 N.PERRONE, Obiettivo Mattei. Petrolio, Stati Uniti e politica dellā€™ENI, op.cit., pag. 114

62N.PERRONE, Obiettivo Mattei. Petrolio, Stati Uniti e politica dellā€™ENI, op.cit., pag. 119

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ca e lā€™estrazione petrolifera. Alcune apparecchiature essenziali nellaperforazione, nel pompaggio e nella trasformazione chimica del pro-dotto petrolifero furono appannaggio della Nuova Pignone, che le for-nƬ alla General Electric.

La partita con Mattei, comunque, non si giocava soltanto su unaprospettiva commerciale: erano in palio equilibri politici di fondamen-tale portata.

Da parte americana esisteva la preoccupazione che il crescentesuccesso di Mattei nel mondo arabo potesse, alla lunga, ā€œ...favorirelā€™allargamento dellā€™influenza sovieticaā€,63 comā€™ebbe a confermarelā€™Ambasciatore italiano Ortona negli USA. Non ĆØ un caso, del resto,che i sostenitori di una linea politica neutralista, che ponesse in di-scussione unā€™economia di mercato senza controllo e che cercasse dirivalutare lā€™intervento dello Stato in comparti strategici dellā€™econo-mia, non solo fossero malvisti ma, addirittura, vennero col tempo pro-gressivamente eliminati.

Il tragico destino di Olof Palme, leader svedese e campione dellasocialdemocrazia avanzata alla quale sā€™ispirava anche Mattei, coinci-de, purtroppo, col tragico destino dello stesso Mattei.

Lā€™apertura al petrolio sovietico fu la classica goccia che fecetraboccare il vaso dei risentimenti e dei rancori americani.

Ammantando di motivazioni politiche una realtĆ  che era solomiserevolmente di carattere commerciale, gli americani tentaronoanche di isolare la politica di Mattei, stigmatizzandola come unā€™incau-ta e pericolosa apertura ai comunisti che, attraverso lā€™esportazionedel loro petrolio, avrebbero creato seri problemi al mondo libero.

Mattei perĆ² non si fermava e a poco valevano le intimidazioni pro-venienti dal National Petrol Council giacchĆØ nel 1958 si firmĆ² un accor-do attraverso il quale si importava in Italia dallā€™URSS un milione ditonnellate di petrolio e che aumentava sensibilmente la percentuale delpetrolio sovietico importato che salƬ fino al 16% della domanda internaal contratto dellā€™ENI del 1959. Mattei, perciĆ², era piĆ¹ potente del go-verno italiano e le minacce dā€™oltreoceano non bastavano a fermarlo.

63E.Ortona, Anni dā€™America. La diplomazia 1953-1961, Il Mulino, Milano 1986,pag. 310

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Lā€™accordo che fu sottoscritto con durata dal 1961 al 1965 e firma-to lā€™11 ottobre del 1960 a Mosca da Mattei e da Patolicev, alloraMinistro sovietico per il Commercio Estero, prevedeva tre milioni ditonnellate di petrolio sovietico esportato verso lā€™Italia allā€™anno in cam-bio di macchinari e attrezzature petrolifere fornite dalla Nuova Pignonee dalla Finsider.

Tutta lā€™allora classe politica italiana riconosceva lā€™intelligenza e ilvalore imprenditoriale di Mattei; perfino Nenni scriverĆ  nel suo Dia-rio: ā€œSi tratta di un grosso affare che fa risparmiare allā€™Italia unasessantina di miliardi e apre un vasto campo alla intensificazione degliscambi con lā€™Est... Mattei dice di aver voluto dare un avvertimentoallā€™America perchĆ© capisca che non puĆ² piĆ¹ continuare ad insultarcifacendoci pagare prezzi esosi sul petrolio del Medio Oriente. TuttociĆ² deve cambiare e Mattei sembra deciso a farlo se non gli stronca-no le gambeā€64.

Oltretutto Mattei in quel periodo aveva stretto importanti rapporticommerciali anche con altri scomodi interlocutori: nel 1958, ad esem-pio, in segreto aveva avviato i primi rapporti commerciali con la Cinanel corso di un suo viaggio appositamente progettato. La Cina, allora,non era riconosciuta dallā€™ONU e neppure dagli USA e veniva consi-derata come una specie di stato-bandito. La missione in Cina iniziĆ² il13 dicembre del 1958 e si protrasse fino al giorno 21. Si trattaronoalcuni aspetti essenziali di un eventuale accordo di collaborazionecommerciale incentrati su: a) la fornitura da parte italiana di impianticompleti, di macchinari e attrezzature per lā€™industria petrolifera; b)lā€™assisenza tecnica e la fornitura di progetti; c)le buone possibilitĆ esistenti di forniture ANIC e AGIP, in particolare nel settore dellagomma sintetica e dei fertilizzanti azotati.

Mattei, anteponendo sempre gli interessi nazionali, insistette inqueste iniziative replicando un altro incontro in Cina, stavolta nel 1961,con lā€™allora Ministro degli Esteri di Pechino.

Lā€™otto marzo del 1961 si recĆ² a far visita allā€™allora Vicepresidentedel Consiglio e Ministro degli Esteri cinese Chen Yi a Ginevra, nel-

64Pietro Nenni, Diario, 1982, pag.148, alla data del 18 novembre del 1960, inN.PERRONE, Obiettivo Mattei. Petrolio, Stati Uniti e politica dellā€™ENI, op. cit.,pag. 149

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lā€™ambito di un incontro programmato in gran riservatezza, insieme adAlvise Savorgnan di BrazzĆ . Dal resoconto stilato da questā€™ultimo ĆØpossibile conoscere i particolari dellā€™incontro dove Mattei rassicurĆ²lā€™interlocutore cinese sul fatto che lā€™isolamento della Cina sarebbeben presto terminato e che presto lā€™Italia avrebbe lavorato per unaregolarizzazione dei rappori tra i due Paesi. Si parlĆ² anche della situa-zione politica mondiale e vi furono forti punti di convergenza tra Matteie Chen Yi specialmente sulla critica alla politica egemonica degli StatiUniti nel mondo perchĆ©, giĆ  da allora, era viva la preoccupazione peri possibili sviluppi militari della penisola indocinese con particolare ri-guardo per il controllo del Vietnam e del Laos.

Successivamente una nutrita e qualificata missione di tecnici cine-si venne ospitata a San Donato Milanese e i primi scambi commer-ciali con la Cina si concretizzarono con lā€™esportazione di gomma sin-tetica prodotta dallā€™ANIC.

Questo tipo di scelte, peraltro poi sviluppate dai collaboratori diMattei nellā€™ENI in tutto il mondo, iniziarono a dare delle conseguenze einiziarono a produrre degli effetti: il metano per uso domestico in Italiafu ribassato del 12% e la concorrenza posta in essere dagli accordicommerciali con lā€™URSS mise in grave difficoltĆ  le ā€œSette Sorelleā€.

Nonostante ciĆ² Mattei non smise di cercare un accordo per unapacificazione con le company americane rendendosi conto dā€™aver bi-sogno di sabilitĆ , in un periodo come quello, per poter garantire lā€™as-sestamento alle scelte operate dallā€™ENI.

Sā€™ĆØ fatto un gran parlare circa il fatto che fosse in agenda unincontro col presidente Kennedy nel periodo immediatamente inter-corrente tra la fine di ottobre e il novembre del 1962 e che lā€™attentatodi BascapĆØ abbia di fatto impedito che ciĆ² potesse verificarsi.

Di certo abbiamo un importante incontro con uno dei piĆ¹ stretticollaboratori di Kennedy in fatto di diplomazia internazionale, AverellH.Harriman ,giĆ  nel marzo del 1961. Durante questā€™incontro, da par-te americana ci si preoccupĆ², attraverso una serie di domande e dirichieste di chiarimenti, di quale fosse realmente il volume dā€™affariche allo stato intercorreva con lā€™URSS e la Romania. Mattei fecesubito da pompiere premettendo che questi affari erano ancora moltolimitati e che altre erano le scelte importanti da farsi. Ad esempio, si

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parlĆ² dellā€™oleodotto che Mattei voleva realizzare da Genova a Mona-co. La preoccupazione di Harriman era quella che Mattei volesseā€œtagliareā€ per Vienna in modo da potersi congiungere alla rete sovie-tica molto agevolmente.

Mattei anche per questo problema tentĆ² di essere conciliante di-cendo di poter prendere in considerazione il congiungimento per Vienna,ma escludendo nettamente di congiungersi con la rete controllata daisovietici.

A tal proposito fu indimenticabile lā€™osservazione di Mattei alla ri-chiesta di Harriman di cercare con piĆ¹ insistenza il dialogo: ā€œ...Lā€™Italiaera un alleato e voleva essere parte dellā€™Occidente, ma anche lā€™Italiadeve vivere... ...le grandi societĆ  petrolifere erano potenti e arroganti,anche i sovietici erano potenti e pure arroganti. Io sono povero, mapazienteā€65 .

Era del tutto evidente, comunque, che gli americani vedevano conassoluta ostilitĆ  lā€™apertura allā€™URSS e alla Cina per motivazioni dipetrolio da parte di Mattei e che lā€™Intelligence americana tentĆ² inextremis di recuperarlo con ghiotte promesse o con coinvolgimentinelle operazioni petrolifere in Medio Oriente e in Africa ad operadelle Sette Sorelle.

Lā€™atteggiamento e le scelte di Mattei, tuttavia, continuarono adessere del tutto cristallini e assolutamente coerenti con la politica econ le scelte strategiche operate fin dallā€™inizio dallā€™imprenditoremarchigiano.

In unā€™intervista con una celebre firma del ā€˜The Timesā€™, CyrusSulzberger, alla domanda su quale posizione avesse sul Patto Atlanti-co, con la massima schiettezza e chiarezza Mattei rispose: ā€œIo sonocontrario al Patto Atlanticoā€66.

Alle ulteriori domande mosse dal giornalista americano circa, adesempio, le critiche che Mattei aveva ricevute allā€™interno del PattoAtlantico sullā€™acquisto di greggio dallā€™Unione Sovietica, lo stesso Matteitenne a precisare che le condizioni offerte dallā€™URSS erano state di

65 testimonianza di Brazzi, in N.PERRONE, Obiettivo Mattei. Petrolio, StatiUniti e politica dellā€™ENI, op. cit., pag. 169

66N.PERRONE, Obiettivo Mattei. Petrolio, Stati Uniti e politica dellā€™ENI, op.cit., pag. 174

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troppo migliori rispetto a quelle proposte dagli americani. Nella stessaintervista Mattei ebbe a lamentarsi del comportamento degli ameri-cani nei confronti degli italiani dal momento che lā€™Italia non era statatrattata come un alleato in quegli anni, ma aveva dovuto subire co-stantemente discriminazioni e scelte politiche impopolari pur di ac-contentare gli interessi delle grandi societĆ  petrolifere.

Nonostante ciĆ², da tutte le carte possedute attualmente dallā€™archi-vio ENI, risulta evidente la forte determinazione americana nel volersistemare i rapporti con Mattei come testimoniato dal suo incontrocon il Sottosegretario di Stato degli USA,Ball, il 22 maggio a Roma eil progettato incontro con Kennedy, che avrebbe dovuto tenersi nelnovembre del 1962.

La preoccupazione americana, tuttavia, era viva e presente soprat-tutto sullā€™eventualitĆ  dello sviluppo di una corrente ā€œneutralistaā€ allā€™in-terno della Democrazia Cristiana e della politica italiana, che avrebbeseriamente minacciato gli interessi americani nel Mediterraneo a parti-re dal Medio Oriente. In tal senso la volontĆ  di proteggere Israele e gliinteressi israeliani nellā€™area mediorientale giocarono un ruolo fortissi-mo, se non decisivo, dal momento che la strategia di Mattei tendente alegare lā€™Italia ai Paesi Arabi neutrali produttori di petrolio veniva consi-derata di grande pericolositĆ  e con grande preoccupazione.

In questo scenario, e non altro, maturano i fatti di BascapĆØ, lā€™ab-battimento dellā€™aereo di Mattei, per usare unā€™espressione adoperatainopinatamente e intempestivamente da Fanfani.

6 - LE PROVE DELLā€™ATTENTATO

Le risultanze dellā€™inchiesta della Procura di Pavia sono state chia-re e definitive: lā€™aereo a bordo del quale viaggiavano Mattei, MacHale e Bertuzzi venne dolosamente abbattuto nel cielo di BascapĆØ lasera del 27 ottobre del 1962.

A sostegno di questa tesi arrivano le prove dellā€™indagine tecnicache attestarono che allā€™interno dellā€™I-SNAP si verificĆ² unā€™esplosionedurante il volo e che il serbatoio,i motori e le bombole dā€™ossigeno non

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esplosero.ā€œLā€™indagine ha dimostrato che quella carica ĆØ stata attivata quan-

do il pilota ha azionato il comando che determina la fuoruscita delcarrello per lā€™atterraggio. Il Magistrato Calia ĆØ pervenuto, quindi, aduna conclusione precisa e documentata che ha fatto cadere le ipotesidellā€™incidente che avevano tenuto campo per qualche decennio. Sitratta di una conclusione ā€œscomodaā€ ma tardiva che, sui mezzi di co-municazione, ha ottenuto poco spazio e per un solo giorno. Anchequesto serviva affinchĆØ il delitto perfetto rimanesse taleā€67.

Il mezzo utilizzato, perciĆ², fu una piccola carica esplosiva proba-bilmente collegata al comando del carrello che innescava il carrellostesso e apriva i portelloni di chiusura dei suoi alloggiamenti: ā€œ...Talecarica esplosiva equivalente a circa cento grammi di Compound B fuverosimilmente sistemata dietro il cruscotto dellā€™aereo, a una distanzadi circa dieci, quindici centimetri dalla mano sinistra di Enrico Matteiā€68.

La carica dā€™esplosivo era tale da non lasciare tracce nellā€™abitacolo:a sostegno di questa ipotesi cā€™era il ritrovamento di una ruota delcarrello medesimo a circa centoventi metri dallā€™impatto col suolo ol-tre allo sparpagliamento dei resti per un diametro di circa cento metrie la mancanza di segni dā€™incendio sulle chiome dei pioppi dove lā€™ae-reo sā€™abbattĆØ.

In definitiva, ā€œ...un ordigno collocato sotto il carrello esplose, fa-cendo perdere il controllo al pilota in fase dā€™atterraggio. Una tecnicanota nella guerra francese dā€™Algeria, negli attentati dellā€™OAS, lā€™orga-nizzazione militare clandestina franceseā€69.

Mattei aveva ricevuto diverse minacce di morte e le ultime e piĆ¹circostanziate erano state quelle provenienti dallā€™OAS e cioĆØ dai se-vizi segreti deviati francesi che non tolleravano lā€™aperto appoggio cheMattei forniva al FLN algerino. Erano state rafforzate le misure disicurezza e gli uomini della scorta. Appare, perciĆ², sconcertante comepersone estranee, sconosciute, potettero quel primo pomeriggio del27 ottobre armeggiare tranquillamente attorno allā€™aereo di Mattei fer-

67N.PERRONE, Obiettivo Mattei. Petrolio, Stati Uniti e politica dellā€™ENI, op.cit., pag. 112

68G.Galli, Enrico Mattei: petrolio e complotto italiano, op.cit., pag. 29769 G. Dā€™ELIA, Il petrolio delle stragi, Edizioni Effigie, Milano 2006, pag. 19

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mo allā€™aeroporto di Catania.Questo particolare ĆØ stato confermato ai giornalisti dallā€™allora Capo

della Questura di Palermo, Nino Mendolia, che ammise la presenza diun uomo travestito da ufficiale dei carabinieri, accompagnato da duepersone con tute bianche da meccanici, che, avvicinandosi allā€™aereo,si era qualificato come il Capitano Grillo. Costui era tenente e vennepromosso due giorni dopo capitano; egli era addetto alla vigilanza del-la zona attorno al Motel Agip dove pernottava Mattei.

Lā€™apparato di sicurezza per Mattei in quella circostanza, purtrop-po, non funzionĆ² e a Catania egli si ritrovĆ² solo, in balia dei tre scono-sciuti che poterono visitare indisturbati il suo aereo.

Lā€™ultima visita di Mattei in Sicilia, del resto, era stata preceduta dauna serie di segnali e di fatti a dir poco inquietanti: la telefonata fattada Graziano Verzotto tesa a convincere Mattei della urgente necessi-tĆ  di un suo ritorno in Sicilia per placare il malumore dei siciliani diGagliano, dove avrebbe dovuto sorgere il nuovo impianto ENI, erafinalizzata, secondo Italo Mattei, soltanto a non rendergli possibile lavisita ad Algeri dove avrebbe dovuto firmare, il 6 novembre, un im-portante accordo con Ben Bella.

La seconda telefonata lo avrebbe convinto ad atterrare in un ae-roporto piĆ¹ ā€œsicuroā€ come quello di Catania dove,invece, erano giĆ scattati i preparativi per lā€™attentato. Del resto lā€™8 gennaio di quellostesso anno, il 1962, un altro aereo di Mattei fu sabotato con un cac-ciavite attaccato con nastro adesivo alla parete interna del tubo cheavvolge il motore e alla vigilia di un altro importante viaggio di Mattei,stavolta in Marocco.

Nonostante i vari tentativi di depistare le strade per la ricerca dellaveritĆ  e nonostante il ruolo superficiale e negativo svolto dalla com-missione ministeriale indagante sullā€™accaduto, la veritĆ  incontrovertibilecirca le modalitĆ  e la preparazione dellā€™attentato ĆØ stata scoperta eribadita nel corso dellā€™ultima inchiesta riaperta e condotta dal GiudiceCalia di Pavia.

I frammenti dā€™esplosivo rilevati nei poveri resti cadaverici di Matteie del pilota Bertuzzi confermano in maniera definitiva che lā€™aereocadde a causa dellā€™esplosione di una limitata carica di tritolo colloca-ta in corrispondenza dellā€™apertura dei carrelli dā€™atterraggio.

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Resta da individuare il mandante e lā€™esecutore materiale.La tesi di una decisiva partecipazione nella preparazione e nel-

lā€™esecuzione materiale ad opera della mafia ĆØ ormai piĆ¹ di unā€™ipotesi.GiĆ  dal settembre del 1970 si riportarono le dichiarazioni di MichelePantalone che, in unā€™intervista a ā€œPanoramaā€, parlĆ² di uncoinvolgimento diretto del boss italo-americano Carlos Marcello suinteressamento di Badalamenti. Lo scrittore De Sanctis ipotizzĆ² lā€™inter-vento attivo del servizio segreto francese, lo SDECE , attraverso unsuo agente di nome Thyraud de Vosjoli, poi passato alla CIA, che feceaddirittura il nome in codice di chi sabotĆ² lā€™aereo, un certo Laurent.

Persone e istituzioni come Carlos Marcello e la CIA che, per co-prire gli interessi dei petrolieri texani non avrebbero esitato un annopiĆ¹ tardi ad eliminare il presidente degli Stati Uniti John Kennedy, nonebbero sicuramente alcuna remora nellā€™organizzare lā€™eliminazione diEnrico Mattei e sempre nellā€™interesse dei grandi petrolieri che costi-tuivano il cartello internazionale delle cosiddette Sette Sorelle.

Da molti lā€™accordo con lā€™Algeria venne ritenuto troppo importanteper poter continuare a lasciar fare la propria politica imprenditoriale aMattei; conseguentemente vi fu la sua condanna a morte. Come vie-ne opportunamente riportato da Giorgio Galli, Bardi, interpellato dalloscrittore, ebbe a confermare: ā€œLā€™incontro con Ben Bella poteva esse-re la premessa per una svolta nella vicenda del petrolio. Mattei mori-va, cosƬ, alla vigilia del suo successo conclusivoā€70.

Mattei, insomma, pur in prossimitĆ  di un importante incontro ame-ricano, ci sarebbe andato non in posizione servile, ma a testa alta econ la proposta di una politica petrolifera di larghe vedute. Non glienedettero tempo.

Italo Pietra, ex Direttore de ā€˜Il Messaggeroā€™, giornalista, saggistae amico personale di Mattei, ritiene che questā€™ultimo sia stato vittimadi una vera e propria trappola in occasione dellā€™organizzazione del-lā€™ultimo fatidico viaggio in Sicilia che, sia per alcune modalitĆ  attuativeche per alcune ā€œstraneā€ coincidenze, non doveva avere altro scopoche quello di sabotare il mezzo di trasporto di Mattei e provocarne lamorte attraverso un incidente assai facilmente confondibile con lā€™ipo-

70 G.Galli, Enrico Mattei: petrolio e complotto italiano, op.cit., pag. 244

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tesi del guasto, dellā€™errore umano, insomma di una disgrazia.Naturalmente questo piano criminale trovĆ² successo perchĆ© sva-

riate forze sā€™incontrarono sinergicamente nel voler fortemente la mortedi Mattei: forze allā€™interno dellā€™ENI, forze politiche, Cosa Nostra, laCIA, le Sette Sorelle, la Francia, lā€™Oas, il Mossad.

Ancora oggi, a distanza di mezzo secolo, permangono preoccu-panti e sconcertanti reticenze da settori che dovrebbero contribuire afare chiarezza proprio perchĆ© collaborarono e vissero quella stagionedi grandi speranze con Enrico Mattei: alla richiesta dā€™intervista, daparte del sottoscritto, a Giorgio Ruffolo e al senatore Giulio Andreottiho subito un cortese ma fermo rifiuto. Erano solo pochi quesiti ten-denti a recuperare qualche necessario bagliore di veritĆ  su una vicen-da che non riguarda soltanto la famiglia Mattei ma che, sottolineo,riguarda lā€™intero popolo italiano. Il silenzio di Ruffolo su questa vicen-da, del resto, dura ormai da decenni ed ĆØ confermato anche da Galliche, anche in passato, definiva lā€™atteggiamento dellā€™economista ā€œ...re-ticente e non collaborativoā€71.

Ora che sappiamo la veritĆ  e cioĆØ che lā€™aereo di Mattei vennesabotato con una carica dā€™esplosivo collocata nel meccanismo dā€™aper-tura del carrello dā€™atterraggio provocando una piccola esplosione involo, sufficiente perĆ² a determinare la fulminea caduta dellā€™aereo,abbiamo diritto a conoscere i nomi degli esecutori materiali, dei com-plici omertosi, dei mandanti. Ecco perchĆ© ĆØ necessario parlare!!!

Eā€™ altrettanto vero ed oggettivo che nellā€™ultimo viaggio in Sicilia cifossero strane coincidenze. Era un viaggio fortemente voluto dallā€™al-lora Segretario Regionale della DC, il senatore Graziano Verzotto, asuo dire per tranquillizzare la popolazione di Gagliano sulle buone pro-spettive di lavoro che avrebbe portato lā€™accordo per la realizzazionedi uno stabilimento industriale.

Lā€™arrivo di Mattei a Catania, poi a Palermo dove preleva Dā€™Ange-lo, allora Presidente della Regione Sicilia, e lo stesso Verzotto, quindilā€™incontro a Gela, il cambio di orari e di modalitĆ  di ritorno a casa daparte di Mattei: Verzotto interpretĆ² quanto accadde come lā€™esito di unattentato preparato con lā€™accordo di eminenti personaggi, quali Cefis

71 G.Galli, Enrico Mattei: petrolio e complotto italiano, op.cit., pag. 251

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e lā€™avvocato Vito Guarrasi, che erano stati estromessi da Mattei eche nel caso della sua morte sarebbero potuti tornare a governareinteressi e ricchezze considerevoli.

Eā€™ unā€™ipotesi, mai suffragata da prove decisive.Eā€™ qualcosa piĆ¹ dā€™un ipotesi che la figlia del giornalista De Mauro,

Junia, riportando le parole del padre ricordasse che ā€œ...uno dei po-chissimi uomini a sapere lā€™orario vero di ripartenza dellā€™aereo di Matteiquel pomeriggio a Catania era il suo vice, e cioĆØ il Dr. Cefisā€72.

Eā€™ sicuramente piĆ¹ dā€™una ipotesi perchĆ© ĆØ una testimonianza quel-la di Masino Buscetta che, a proposito della trappola tesa a Mattei,dichiarĆ²: ā€œLā€™incarico di organizzare materialmente lā€™attentato fu datoa Salvatore Greco, il quale si avvalse della collaborazione di uomini dispicco,appartenenti a diverse province, quali Antonio Minore, BernardoDiana, Giuseppe Di Cristina e Stefano Bontate. Sempre secondo quan-to mi riferirono successivamente Bontate, Greco e La Barbera, fuVerzotto (allora rappresentante dellā€™AGIP in Sicilia) che stabilƬ uncontatto tra questo gruppo di Cosa Nostra e Mattei pur senza cono-scere il reale motivo per cui gli era richiesto quel favore. Verzotto eramolto legato a Di Cristina, come ebbi modo di apprendere durante ladetenzione allā€™Ucciardone verso la metĆ  degli anni Settanta. E nonpoteva dire di no. Si trattava dā€™invitare Mattei ad una battuta di caccia,in una riserva sita nei pressi di Catania, essendo di comune conoscenzache il presidente dellā€™ENI era un appassionato cacciatore. In effetti,durante la battuta, lā€™aereo privato di Mattei venne manomesso o vi fuoccultato un qualche ordigno esplosivo a tempo (non ho mai saputonulla di preciso al riguardo) da parte di persone a me sconosciute, cheoperarono sfuggendo alla vigilanza esistente nellā€™aeroportoā€73.

Questa convergenza dā€™interessi alla morte di Mattei ad opera diVerzotto, Presidente dellā€™Ente Minerario Siciliano, e della famiglia diRiesi di Beppe Di Cristina viene confermata anche dalle deposizioni

72C.ARCURI, Colpo di Stato. Storia vera di una vicenda censurata. Il raccontodel golpe Borghese, il caso Mattei e la morte di De Mauro, Biblioteca UniversaleRizzoli, Milano 2004, pag. 87

73Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penale n.181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 209 (Dichiarazioni rese dal pentitoBuscetta ai magistrati Caselli e Natoli durante lā€™interrogatorio del 29/4/1994)

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di un altro pentito, Salvatore Riggio, che sottolineerĆ  il rapporto dā€™ami-cizia profondo tra Verzotto e Di Cristina di cui era stato testimone dinozze e per il fatto che molti cittadini di Riesi erano stati assunti dal-lā€™Ente Minerario Siciliano proprio tramite Di Cristina e Verzotto. Lā€™uni-ca conclusione certa ĆØ ā€œ...che a far precipitare lā€™aereo di Mattei fu unattentato e non il maltempoā€74.

Lo disse per primo e in gran segreto Buscetta a Falcone,lo hannoribadito a distanza dā€™anni i pentiti Riggio e IannƬ, soprattutto ha trova-to significative conferme nellā€™inchiesta del Giudice Calia a Pavia.

La manomissione delle bobine nella sede RAI-TV di Milano, ilcondizionamento sui testimoni che avevano visto il velivolo esploderein aria, la pesante ingerenza dei Servizi Segreti e lā€™estromissione difatto dei Carabinieri locali nella prima fase dellā€™indagine, la piĆ¹ delica-ta, sono elementi che avvalorano la tesi di un preciso interesse dicentrali occulte a coprire tempestivamente quanto accaduto.

I sostenitori dellā€™incidente dovuto a erronea manovra del pilota o ascarsezza di carburante erano persone sicuramente non al di sopra diogni sospetto. Uno degli assertori piĆ¹ convinti di questa dinamica fulā€™ineffabile Graziano Verzotto che ebbe a dichiarare che ā€œle SetteSorelle possano aver desiderato la morte di Enrico Mattei perchĆ© isuoi progetti ostacolavano quelli delle grandi compagnie petrolifereinternazionali..., ma al di fuori di ogni ricostruzione fumettistica, lasciagura potrebbe essere stata causata dalla mancanza di carburantenei serbatoi del bireattore... Che beffa per un uomo che, proprio sullavia del petrolio, aveva incontrato la potenza e il successo!ā€75.

Le risultanze dellā€™inchiesta Calia non sono fumetti e sono la rispostapiĆ¹ forte che si possa dare a cotanto cinismo che si permette anche diironizzare su un uomo barbaramente e vigliaccamente assassinato.

Verzotto mente ripetutamente sin quando, parlando della Commis-sione dā€™inchiesta nominata dal Ministero della Difesa e presieduta dalgenerale Giuseppe Casero (che sposerĆ  la vedova di Mattei qualche

74Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penale n.181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 211 (Interrogatorio di Riggio nel lugliodel 1996, nel corso dellā€™inchiesta/bis)

75 S.BRANCATI, Enrico Mattei? Un cercatore di trote..., Renzo e Rean MazzoneEditori, Palermo 1997, pag. 11

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anno dopo), iscritto alla P2, la definisce seria e competente. Il lavorosvolto da questa Commissione non fu definito positivamente dai peritie dai tecnici delle inchieste successive. Ma Verzotto mente ancoraquando nega lā€™esistenza di esplosivo a bordo dellā€™aereo scrivendo cheā€œ...nessuna traccia di esplosivo fu rinvenuta sui resti mortali delle vit-timeā€76, dal momento che nessuna analisi significativa fu compiuta intal senso allā€™epoca dei fatti.

Aveva ragione evidentemente quel Tommaso Buscetta che soste-neva fin dallā€™inizio la tesi del sabotaggio e che per ā€œquel programma diprotezioneā€ su cui ironizza Verzotto si assicurĆ² lo sterminio della suafamiglia!

7 - I PERSONAGGI DEL DOPO-MATTEI

Eugenio Cefis fu tra i personaggi piĆ¹ discussi del dopo Mattei, nonsoltanto per i sospetti e i veleni che si sparsero in seguito alla dram-matica e subitanea fine di Mattei, ma anche perchĆ©, di fatto, egli sitrasformĆ² in docile e utile strumento nelle mani degli interessi delleSette Sorelle che cancellĆ² ogni traccia del matteismo nellā€™ENI e nellescelte che dopo la morte di Mattei egli contribuƬ a determinare.

Infatti, assecondando le preoccupazioni del Foreign Office che inun rapporto confidenziale del 19 luglio del 1962 definiva ā€œ...il matteismopotenzialmente molto pericoloso per tutte le compagnie petrolifereche operano nellā€™ambito della libera concorrenza..., rappresentandodi fatto la distruzione del sistema libero petrolifero in tutto il mondoā€77,Cefis definƬ disastrosa la situazione dellā€™ENI e accusĆ² Mattei di avermesso in pericolo lā€™alleanza atlantica con le sue scelte politico-im-prenditoriali.

ā€œGli unici alleati di Mattei erano il PCI e lā€™URSSā€78, ebbe a dire inunā€™intervista rilasciata a Nico Perrone nel 1989 esplicitando in manie-

76 S.BRANCATI, Enrico Mattei? Un cercatore di trote..., Renzo e Rean MazzoneEditori, Palermo 1997, pag. 15

77 B. LI VIGNI, Il caso Mattei. Un giallo italiano, Editori Riuniti, Roma 2003,pag. 24

78 B. LI VIGNI, Il caso Mattei. Un giallo italiano, op.cit., pag. 29

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ra indiscutibile il suo dissenso nei confronti della politica di rotturaportata avanti da Mattei nei confronti dei potentati economici e finan-ziari anglo-americani.

Restano i sospetti; restano soprattutto pesanti i due appunti riser-vati del SISDE e del SISMI dove si attestano ā€œ...intensi contatti inter-corsi in Svizzera tra Licio Gelli ed Eugenio Cefis79. Secondo lā€™infor-mativa del Sismi, addirittura Cefis fu il fondatore della Loggia P2 dalui gestita fin da quando ĆØ rimasto Presidente della Montedison.

Un altro personaggio importante legato alla vicenda Mattei, comesi ĆØ giĆ  detto diffusamente, ĆØ lā€™avvocato palermitano Vito Guarrasi.Egli, prima di affermarsi come professionista del foro di Palermo,partecipĆ² attivamente ad alcuni fatti e ad alcune importanti trattativenellā€™ambito del riordino politico-istituzionale della Sicilia subito dopo losbarco alleato.

Dalle testimonianze dellā€™allora Console Generale americano Nester,Guarrasi figura tra personaggi come Vizzini, Nasi, Volpe e FoderĆ  aproposito della discussione del problema del separatismo e dellā€™in-fluenza della mafia nella riorganizzazione e nel governo dei 357 co-muni siciliani.

Guarrasi, tuttavia, con abilitĆ , tentĆ² di sfruttare al massimo le pro-prie indiscusse doti di avvocato nellā€™assicurarsi la consulenza, lā€™inter-vento e il supporto professionale di tutte le piĆ¹ importanti iniziativenellā€™ambito dellā€™economia della risorta Sicilia.

Anche Macaluso conferma nellā€™intervista pubblicata in appendiceche Guarrasi non si espose mai fino a confondersi con la mafia, anziappoggiĆ² le lotte dei minatori contro i Lanza nel periodo immediata-mente successivo alla fine della seconda guerra mondiale.

La migliore descrizione di Guarrasi resta quella resa dallo storicoNicola Tranfaglia: ā€œGuarrasi ĆØ il tipico professionista abituato a rende-re i suoi servizi ad alto livello tecnico e professionale, ma come lui cisono decine di uomini in Sicilia. La differenza tra Guarrasi e gli altriconsiste nel fatto che Guarrasi ha reso servizi anche alla sinistra. EccoperchĆ© sā€™infierisce contro di lui e non contro gli altri che piĆ¹ organica-mente e stabilmente hanno espresso il sistema di potere mafiosoā€80.

79 B. LI VIGNI, Il caso Mattei. Un giallo italiano, op.cit., pag. 2980 B. LI VIGNI, Il caso Mattei. Un giallo italiano, op.cit., pagg. 38-39

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Eā€™ un fatto perĆ² che, mentre Mattei lo stava per rimuovere da tuttigli incarichi, lā€™aereo che riportava Mattei stesso a Milano cadde aBascapĆØ...

8 - I NEMICI DI MATTEI FUORI DALLā€™ITALIA

Quando Mattei era ancora in vita, nel 1962, la BBC inglese realiz-zĆ² un documentario televisivo dal titolo ā€˜Portrait of a Tyconā€™ (Ritrattodi un magnate), che rappresenta una lunga e provocatoria serie diinsulti e contumelie allā€™uomo Mattei,alla sua opera imprenditoriale ealle sue scelte .

Mattei venne accusato, nel migliore dei casi, di essere un uomopericoloso che metteva in serio pericolo lā€™Alleanza Atlantica com-prando il petrolio sovietico. Egli venne attaccato con rabbia dai petro-lieri americani che gli rimproverano la dissennata politica rivolta aridurre i prezzi del petrolio sfruttando lā€™uso monopolistico del gas na-turale di cui disponeva in Italia.

Ma lā€™accusa piĆ¹ grave fu di natura politica e gliela mosse quelmister Burkbarlt, Capo della Ruhekale, che lo accusava direttamentee con durezza: ā€œ...Mattei importa petrolio sovietico e non poteva farloperchĆ© lā€™Italia fa parte della ComunitĆ  Europea. Il petrolio ĆØ strategi-co nella lotta tra i due blocchi per cui tale apertura ĆØ pericolosaā€81.

Eā€™ evidente che alla base di simili ragionamenti la libertĆ  dei popoli,la loro sovranitĆ  e la libertĆ  di fare concorrenza in una condizione dilibero mercato internazionale valgono meno di zero.

Negli ultimi due anni di vita di Mattei, il Foreign Office ā€œsi occupĆ²ā€piĆ¹ volte e dettagliatamente di lui, dei suoi spostamenti e dei suoi con-tratti. Se ne occupĆ² anche lā€™OAS francese, quando iniziarono a vede-re in Mattei un pericoloso concorrente per la Francia circa lā€™utilizzodei giacimenti petroliferi sub sahariani ancor prima che lā€™Algeria otte-nesse lā€™indipendenza e potesse rivendicare i propri giusti diritti di Sta-to sovrano.

81 B. LI VIGNI, Il caso Mattei. Un giallo italiano, op.cit., pag. 40

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Sono dellā€™OAS alcune minacciose missive scritte che furono fatterecapitare a Mattei, nelle quali si minacciavano lui e tutti i membridella sua famiglia. Il governo italiano naturalmente si guardĆ² benedallā€™intervenire e lo stesso Mattei dovette intervenire giocando dā€™an-ticipo e rilasciando una coraggiosa intervista ad un importante giorna-lista francese, Gilles Martinet, e intitolata ā€œSono io un nemico dellaFrancia?ā€, nel corso della quale Mattei, con chiarezza e sinceritĆ ,dichiarerĆ  di nuovo, apertamente e pubblicamente, che lā€™interessedellā€™ENI non era quello di egemonizzare altri Paesi o, peggio, ordiretrame o operazioni di mercato, bensƬ di difendere il dirittoallā€™autodeterminazione dei popoli a partire dal poter gestire le proprierisorse economiche interne.

Si ā€œoccupĆ²ā€ di Mattei, in quel periodo, anche lā€™America che, addi-rittura, costituƬ una commissione dā€™inchiesta anti-ENI al fine di farlosentire letteralmente accerchiato a livello internazionale.

In Italia, intanto, anzichĆ© difendere la figura del nostro piĆ¹ impor-tante imprenditore, sotto lā€™ineffabile regia del ā€˜Corriereā€™, nelle giorna-te del 13,14,15 ,16 e 17 luglio del 1962, si scatenĆ² una vera e propriacampagna di linciaggio della persona di Mattei attraverso una serie divergognosi articoli redatti da Indro Montanelli tendenti a rovesciare leaccuse piĆ¹ gravi a Mattei, da quella di essere un corruttore e un ricat-tatore a quella di essere perfino un eversore della vita democratica edelle regole democratiche del Paese.

Mattei rispose con una lunga lettera al ā€˜Corriere della Seraā€™, data-ta 27 luglio 1962, dove, ribattendo colpo su colpo, fece notare le nu-merose inesattezze e deformazioni della realtĆ  contenute nei cinquearticoli di Montanelli.

9 - MATTEI E IL MONDO ARABO

Il primo passo significativo mosso da Mattei fuori dallā€™Italia fuproprio in un Paese arabo, rivolgendosi allā€™Egitto. Era il momento diNasser ed era il momento della questione del canale di Suez. ā€œ...di

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Nasser, Mattei condivideva la posizione critica nei confronti delle com-pagnie del cartello che traevano considerevoli profitti dai giacimentidel Medio Oriente, e la convinzione che il petrolio non dovesse piĆ¹fungere da bottino al colonialismo economico ma da sostegno al pro-gresso e alle lotte unitarie del mondo araboā€82.

Scrive Alberto Tonini: ā€œNel suo tentativo di sottrarsi alla pesanteereditĆ  della tutela anglo-francese, il Presidente egiziano incontrĆ² sul-la sua strada un uomo, il fondatore dellā€™ENI, che subito si mostrĆ²disponibile a scommettere sulle potenzialitĆ  connesse allo sfruttamentodelle risorse naturali dellā€™Egitto, a vantaggio di chi avrebbe acquisito ilmerito di aiutare concretamente quel popolo a migliorare le propriecondizioni di vitaā€83.

Il primo contatto tra Mattei e Nasser si concretizzĆ² nel 1954 quan-do il Sottosegretario del Commercio e dellā€™Industria egiziano, il giova-ne Colonnello Mahomand Younes, si recĆ² a Roma per incontrare ilfondatore dellā€™ENI e valutare le possibilitĆ  di cooperazione fra il suogoverno e lā€™ente petrolifero italiano. A questo primo incontro feceseguito una missione tecnica in Egitto con lā€™incarico di studiare lepossibilitĆ  offerte dal Paese in termini di sfruttamento di nuovi giaci-menti. Non conveniva tanto per il settore della raffinazione dei pro-dotti petroliferi, dal momento che lā€™Egitto aveva giĆ  allora una quanti-tĆ  di petrolio superiore a quella richiesta dal Paese, quanto per ilsettore dellā€™impostazione di GPL in Egitto dove i prodotti petroliferiper uso domestico erano assai scarsi.

Mattei, intanto, contribuƬ, attraverso la SNAM e la DALMINE,alla costruzione dellā€™oleodotto da Suez al Cairo giĆ  nella primaveradel 1955, rispettando i tempi stabiliti: lā€™opera fu inaugurata il 24 lugliodel 1956 e durante il discorso ufficiale Nasser ebbe significative pa-role di elogio per lā€™ENI e per lā€™industria italiana aggiungendo: ā€œauspicoche questa collaborazione possa continuare anche per lā€™avvenire nel-lā€™interesse dei nostri due Paesiā€84.

82 B. LI VIGNI, Il caso Mattei. Un giallo italiano, op.cit, pag. 6983 A.TONINI, Il sogno proibito. Mattei, il petrolio arabo e le ā€œSette Sorelleā€,

Edizioni Polistampa, Firenze 2003, pag.1284 A.TONINI, Il sogno proibito. Mattei, il petrolio arabo e le ā€œSette Sorelleā€,

op.cit., pag. 68

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Durante il banchetto serale, organizzato per festeggiare gli ospiti,il Colonnello Younes sottolineĆ² lā€™apprezzamento per la sincera colla-borazione dellā€™industria italiana, ottimo esempio di assistenza tecnicadisinteressata e Mattei rispondendogli aggiunse, rassicurandolo: ā€œ...visaremo sempre vicini in questā€™opera tanto difficile, quella del petrolio,cosƬ importante per il vostro sviluppoā€85.

In quellā€™occasione, nel corso di unā€™intervista, Mattei rilasciĆ² unadichiarazione che suona profetica per i giorni nostri: ā€œSono convintoche un Paese che in pochi anni puĆ² realizzare la sua autarchia petro-lifera non ha niente da temere per il futuro. Il sostegno della finanzainternazionale diventa secondarioā€86.

Non fu un caso se proprio immediatamente dopo lā€™ingresso del-lā€™ENI in Egitto cominciassero gli attacchi piĆ¹ violenti contro Mattei,accusato di appoggiare i popoli arabi in rivolta e di speculare sul lororisentimento nonchĆ© di arrecare un grave danno al rapporto di fiduciatra lā€™Italia e i Paesi occidentali andando ad esportare la regola del25% a 75%, contro il sistema fifty-fifty delle Sette Sorelle, prima inEgitto, poi in Iran.

Mattei, nonostante tutto, non sā€™arrestĆ² e approfittando della crisidi Suez che aveva bloccato le grandi compagnie petrolifere, perfezio-nĆ² con il Governo iraniano uno storico accordo in data 14 marzo 1957tra lā€™AGIP e il National Iranian Oil Company che prevedeva la nasci-ta di una societĆ  irano-italiana del petrolio (la SIRIP). In tal modolā€™AGIP penetrava ufficialmente in territorio iraniano per le sue ricer-che petrolifere, ma attraverso un rapporto di partnership dal caratterefortemente innovativo cosƬ come voluto da Mattei, che ā€œ...trasforma-va il Paese produttore da affittuario passivo in socio attivo e respon-sabile dello sfruttamento delle proprie risorse petrolifereā€87.

Questo tipo di accordo, basato sulla nuova formula 25% a 75%,allarmĆ² fortemente gli americani e gli inglesi che definirono la formu-la di Mattei un pericolo per la stabilitĆ  del Medio Oriente e per gli

85 A.TONINI, Il sogno proibito. Mattei, il petrolio arabo e le ā€œSette Sorelleā€,op.cit., pag. 68

86 A.TONINI, Il sogno proibito. Mattei, il petrolio arabo e le ā€œSette Sorelleā€,op.cit., pag. 68

87 B. LI VIGNI, Il caso Mattei. Un giallo italiano, op.cit., pag. 72

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approvvigionamenti petroliferi in Europa.La CIA iniziĆ² proprio da allora a ā€œlavorareā€ su Mattei.Lo storico Livigni riporta nel suo testo ā€œIl caso Matteiā€ un rappor-

to segreto inviato da Elbrick a Foster Dulles e approvato in data 3settembre 1957, nel quale si parlava della ā€œminacciaā€ di Enrico Matteialla politica degli Stati Uniti.

Altro episodio, gravissimo ed emblematico dellā€™opposizione duris-sima che le Sette Sorelle attuarono nei confronti delle scelte impren-ditoriali di Mattei, fu la vicenda di Libia dove, per impedire lapenetrazione nella zona petrolifera del Sahara ad opera dellā€™ENI, gliamericani si accordarono con i leaders del governo libico al fine di farescludere definitivamente lā€™Italia da ogni attivitĆ  in Libia.

Per giungere al viaggio di Mattei in Marocco, osteggiato da Fanfanie da quel cacciavite di troppo che avrebbe voluto ā€œinfastidireā€ il suoviaggio aereo a Rabat. Per finire agli accordi con lā€™Algeria, proprioalla vigilia della sua morte, in aperto e forte contrasto con le compa-gnie petrolifere americane.

Per tutti questi spunti risulta evidente che liquidando Mattei si li-quidava una politica e non solo un uomo.

10 - Lā€™AZIONE DI MATTEI IN EUROPA E INMEDIORIENTE. Lā€™EFFETTO DELLA SUA STRATEGIAIMPRENDITORIALE.

La strategia del piano imprenditoriale di Mattei puntava anche adavere importanti effetti in Europa.

Il progetto dellā€™oleodotto Genova-Ingolstadt-Stoccarda, infatti, eradi vitale importanza dal momento che ad esso era collegata la costru-zione di varie raffinerie e centri di distribuzione. I bassi costi energeticiche se ne sarebbero ricavati avrebbero consentito a Mattei di attac-care su tutto il fronte europeo il mercato petrolifero delle Sette Sorel-le, destabilizzandolo unitamente allā€™industria del carbone.

Tutto ciĆ², ovviamente, avrebbe consentito a tutta lā€™Europa, e inprimis allā€™Italia, di acquistare energia a basso costo e, comunque, a

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prezzi sicuramente piĆ¹ convenienti.Secondo Mattei, ā€œ...bisognava togliere il controllo del petrolio ai

grandi gruppi internazionali attraverso la formazione di compagnienazionali che garantissero prezzi piĆ¹ equiā€88.

Lā€™Iran era un Paese ricco di petrolio anche se privo di tecnici, dimezzi di trasporto, di una rete commerciale e di capitali che nonrendeva competitivo il Paese.

Mattei tentĆ² di far leva su queste necessitĆ  per poter sviluppareun accordo che facesse dellā€™ENI un punto di riferimento centrale perle prospettive di sviluppo di Mossadeq e della sua politica.

Mossadeq fu destiuito poco dopo a causa di una ben precisa ope-razione architettata dalla CIA e costata allora 700.000 dollari, comerisulta dagli archivi e dai verbali della CIA, pubblicati ventā€™anni dopo.

A tal fine e in questa ottica vanno viste le aperture allā€™URSS e gliaccordi tra ENI e URSS che tanto preoccupavano Fanfani e lā€™Am-basciata americana a Roma.

Infatti, il Governo americano aveva reagito duramente agli accor-di di Mattei e dellā€™ENI con lā€™URSS fin dagli inizi del 1961. In unrapporto segreto del luglio del 1962, il Foreign Office definiva la poli-tica ā€œmatteistaā€ come la distruzione del sistema libero petrolifero intutto il mondo.

Tuttavia, da altri rapporti del Dipartimento di Stato americano, sievince la volontĆ  da parte degli USA di tentare un accordo con Matteiseppure a condizioni molto limitative della strategia posta in esseredallā€™imprenditore marchigiano, quali la riduzione delle importazioni delpetrolio sovietico ed una sostanziale mancanza di interferenza nel si-stema di divisione degli utili tra compagnie e Paesi produttori.

Mattei rifiutĆ² duramente dichiarando, in unā€™intervista rilasciata alā€˜New York Timesā€™ in data 4 aprile 1962 ā€œ...di essere antiamericano,personalmente contro la NATO e per il neutralismoā€89.

IniziĆ² da allora una politica di progressivo indebolimento della stra-tegia di Mattei attraverso una serie di occasioni di logoramento finoalla decisione culminante dellā€™eliminazione dello stesso Mattei.

88B. LI VIGNI, Il caso Mattei. Un giallo italiano, op.cit., pag. 10089B. LI VIGNI, Il caso Mattei. Un giallo italiano, op.cit., pag. 117

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Come spesso accade, furono gli stessi americani, a morte avvenu-ta, a rendere lā€™onore delle armi alla vittima sacrificale. Scrisse Stott:ā€œ...Era un uomo difficile che aveva soprattutto a cuore gli interessidel suo Paese. Mattei era audace e certamente duro; lo era perchĆ©voleva ad ogni costo dare al suo Paese una piĆ¹ giusta quota dellericchezze della terraā€90.

Nel febbraio del 1962, in una conferenza tenuta a Roma pressolā€™Associazione Stampa Estera, Mattei ebbe a dire che ā€œ...noi pensiamodi avere delle enorni possibilitĆ  di sviluppo nel nostro Paese, di potercancellare per sempre lā€™immagine di unā€™Italia tradizionale, povera esoltanto agricola. Abbiamo immense possibilitĆ  di sviluppo nel Mediter-raneo, in Europa, in Africa, in Medio Oriente. Nei confronti dei PaesipiĆ¹ depressi crediamo di poter offrire unā€™organizzazione industriale pre-parata negli uomini, nei mezzi e, quindi, di poter assolvere unā€™importan-te opera di collaborazione. Pensiamo che anche nellā€™ambito dellā€™Occi-dente sia necessaria la collaborazione e non, come molte volte avviene,una guerra senza quartiere e senza esclusione di colpiā€91.

Con la morte di Mattei un senso di sollievo colse non solo il ForeignOffice e il Pentagono, ma anche importanti esponenti della politicaitaliana, per i quali lā€™imprenditore marchigiano cominciava a diventareun serio problema a causa dellā€™indipendenza che assumeva nel pren-dere alcune iniziative in politica estera come, appunto, gli accordi conlā€™URSS comunista.

Non ĆØ un caso che lā€™AGIP si ritirĆ² dal mercato inglese nel 1963,pochissimi mesi dopo la tragica scomparsa di Mattei, non prima perĆ²dellā€™assestamento dellā€™ultimo schiaffo, dellā€™ultima umiliazione ad unanazione intera e alla sua sovranitĆ : il governo inglese, infatti, negavala possibilitĆ  di realizzare una raffineria allā€™ENI nellā€™isola di Canvey,vicino Londra, mentre il governo italiano spalancava le porte per unaanaloga iniziativa alla British Petroleum a Volpiano, vicino a Torino.

Mattei avrebbe reagito duramente, stavolta calĆ² il silenzio compli-ce e colpevole.

90 B. LI VIGNI, Il caso Mattei. Un giallo italiano, op.cit., pag. 11891 B. LI VIGNI, Il caso Mattei. Un giallo italiano, op.cit., pag. 100

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11- I CONTI CON LA VERITAā€™

Lā€™inchiesta del Giudice Calia ha permesso di provare in manierainequivocabile che lā€™aereo di Mattei cadde a seguito di unā€™esplosionelimitata (circa 100 grammi di Compound B), non distruttiva, verifica-tasi allā€™interno del velivolo.

La carica esplosiva fu collocata dietro il cruscotto dellā€™aereo ameno di dieci centimetri dalla mano sinistra di Mattei e fu innescatanel momento in cui i comandi determinavano lā€™esplosione con lā€™ab-bassamento del carrello e con lā€™apertura dei portelloni di chiusura dailoro alloggiamenti.

Dalle perizie dellā€™inchiesta Calia ĆØ stato possibile accertare in viainoppugnabile e definitiva che lā€™esplosione si verificĆ² in volo e nondopo lā€™impatto al suolo.

Dalla riesumazione della salma di Enrico Mattei, disposta il 21giugno 1996, e dallā€™analisi dei resti cadaverici, sono stati ritrovati se-gni di esposizione a esplosione sia sullā€™anello che sulla mano sinistradi Mattei che sul quadrante delle lancette del suo orologio .

I fenomeni di geminazione meccanica ivi riscontrati non possonoche essere stati provocati da una carica di circa 100 grammi di esplo-sivo Compound B.

Dopo il frettoloso funerale da parte delle alte autoritĆ  di Stato eallā€™ancor piĆ¹ frettolosa inchiesta promossa da Andreotti e durata menodi due mesi, dai risultati sconcertanti e a senso unico, si aprƬ lā€™altrofunerale, quello, per Mattei e per le speranze degli italiani, ancor piĆ¹luttuoso e doloroso: il funerale dellā€™ENI.

Con le esternazioni dellā€™allora Ministro delle Partecipazioni Statali,Giorgio Bo, nel voler convincere forse anche se stesso, si affermĆ² lavolontĆ  di continuitĆ  della politica di Mattei, confermando lā€™alto inca-rico di Vice Presidente dellā€™ENI ad un antico compagno partigiano diMattei, a Eugenio Cefis.

Purtroppo, cosƬ facendo, era vero proprio il contrario: con Cefistutta la politica di Mattei venne smantellata rapidamente e senza con-dizioni.

Infatti si procedette subito alla normalizzazione dei rapporti con laEsso e alla trasformazione di fatto dellā€™ENI in un soggetto subalterno

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alle grandi compagnie petrolifere straniere.Dalle testimonianze della figlia del giornalista De Mauro, Junia,

emergono precise e terribili responsabilitĆ  a carico di Eugenio Cefis:secondo Junia De Mauro, Cefis era tra i pochissimi a conoscere lā€™orariodi partenza e dā€™arrivo nonchĆ© il tragitto che avrebbe seguito lā€™aereo diMattei.

12 - I NEMICI DELLA VERITAā€™

Eā€™ del tutto evidente che dietro lā€™omicidio Mattei cā€™ĆØ stata la lungae tenebrosa mano del complotto e che servitori dello Stato italianoabbiano tradito prestandosi alle lusinghe del capitale straniero percontribuire ad eliminare uno degli uomini politici e degli imprenditoripiĆ¹ fedeli e leali per il popolo italiano e per le sue prospettive.

Lā€™ombra dei servizi deviati ĆØ presente dappertutto, perfino tra gliuomini della guardia del corpo di Mattei, nella persona di un certoGiulio Paver, poi rivelatosi iscritto alla Gladio. Lo stesso regista RosiconfermĆ² anche in unā€™intervista nel programma televisivo ā€œMovioladella storia: il caso Matteiā€, trasmesso alla RAI il 30 luglio 1998, diā€œaver ricevuto pesanti minacce... da un signore che si era qualificatocome ā€˜stewartā€™ dellā€™Alitalia.... e da numerose persone, soprattuttosiciliane....ā€92.

Chi avrebbe avuto interesse a far sparire il giornalista De Maurose non chi aveva saputo che era entrato in possesso di importantisegreti sulla responsabilitĆ  della morte di Mattei e dei suoi poveri com-pagni di viaggio?

Eā€™ lo stesso Giudice Calia che, attraverso le proprie ricerche, con-ferma come negli anni si fosse sviluppata unā€™imponente attivitĆ  didepistaggio, di soppressione di prove e di documenti, di manipolazionie di pressioni e minacce tendenti a soffocare ogni tentativo di cono-scenza della veritĆ  allo scopo di nascondere il delitto.

ScriverĆ  Calia, a tal proposito, che ā€œtale imponente attivitĆ , pro-

92 B. LI VIGNI, Il caso Mattei. Un giallo italiano, op.cit., pag. 197

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trattasi nel tempo, prima per la preparazione e lā€™esecuzione del delittoe poi per disinformare e depistare, non puĆ² essere ascritta, per la suastessa complessitĆ , ampiezza e durata, esclusivamente a gruppi cri-minali economici italiani o stranieri, a ā€œSette Sorelleā€ o servizi segretidi altri paesi,se non con lā€™appoggio e la fattiva collaborazione, co-sciente, volontaria e continuata di persone e strutture profondamentepresenti nelle nostre istituzioni e nello stesso ente petrolifero di Statoche hanno conseguito diretti vantaggi da quel delittoā€93.

La morte di Mattei indubbiamente consolidĆ² in Italia tutti i suoinemici e coloro che temevano un rafforzamento del potere di Mattei,soprattutto in vista di un progettato incontro con il presidente degliUSA John Kennedy che avrebbe dovuto inaugurare una nuova sta-gione di distensione e di reciproca collaborazione tra lā€™ENI e le com-pagnie petrolifere americane.

Si avvantaggiĆ² della sua morte Fanfani, che era giĆ  in rotta conMattei. Si avvantaggiĆ² della sua morte Eugenio Cefis che potĆØ cosƬ, esolo in questo modo, ritornare alla guida dellā€™ENI e farlo con perfettatempestivitĆ  proprio in un momento come quello dellā€™autunno del 1962quando Mattei si apprestava a ricevere un importante riconoscimen-to politico ad opera del Presidente degli Stati Uniti John Kennedy.

Diciamo che era giunto il momento delle scelte, delle opzioni defi-nitive: o si stava nella direttrice atlantica o si stava nella direttriceneutralista arabo-mediterranea non allineata.

Fanfani stesso dovette patire molto per il tentativo di far conviverea lungo queste due anime nella sua politica, ma con la fine di Matteitutto si semplificĆ² a favore di unā€™unica direzione che portava alla can-cellazione delle conquiste e delle scelte dellā€™ENI di Mattei.

Mattei, dā€™altronde, incarnava un simbolo nuovo, quello di unā€™Italiache riscopriva lā€™orgoglio nazionale e che indicava nuovi fronti di svi-luppo per il Paese. Fanfani sentiva che questa grande figura potevaoscurare e danneggiare le sue scelte politiche, specialmente nellā€™am-bito della politica estera.

Dal 1958, anno nel quale Mattei aveva siglato un importante ac-

93 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Relazione del P.M.Vincenzo Calia, 16/10/2000, pag. 65

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cordo petrolifero con il Marocco, Fanfani iniziĆ² una lenta ma continuaoperazione politica di opposizione alla sua politica attraverso ostacoli,opposizioni o addirittura vere e proprie intese con la controparte.

Nel novembre del 1961 Fanfani volle incontrare, infatti, il respon-sabile per lā€™Europa del Sud della SHELL per rappresentargli la pro-pria personale preoccupazione per la politica dā€™intesa commerciale diMattei con lā€™URSS, evidenziandone la pericolositĆ : quasi volesse chie-dere agli Usa dā€™intervenire!!.....

Le parole inquietanti, del resto, pronunciate dallā€™allora MinistroOronzo Reale a Rosangela Mattei, nel 1971, e riferite ai giudici dalfratello di Enrico Mattei, Italo, secondo le quali a far fuori Matteisarebbero stati Fanfani, Cefis e Girotti poichĆ© Mattei era ormai inprocinto di firmare un importante contratto per lā€™Italia riguardante losfruttamento del petrolio algerino, sono un ulteriore grave indizio sullaā€œpesante complicitĆ ā€ avutasi dalla politica italiana nellā€™operazione cheha portato allā€™eliminazione di Enrico Mattei.

Egli aveva deciso di spostare il suo appoggio finanziario alla politi-ca di Aldo Moro, tradizionalmente filo arabo e ciĆ² contribuƬ ad acce-lerare i tempi della necessitĆ  di una sua eliminazione.

13 - Lā€™ITALIA HA PERSO

Con la morte di Mattei fu lā€™Italia come Paese, come comunitĆ nazionale alla ricerca di una propria sovranitĆ  e libertĆ  di scelta edā€™azione, a perdere.

Se rivolgiamo attenzione allā€™ultimo discorso di Mattei pronunciatoproprio quel 27 ottobre del 1962, poche ore prima di morire, troviamoalcune espressioni e alcuni pensieri che sembrano essere quasi untestamento.

La schiettezza delle parole di Mattei ĆØ quella consueta: diretto aisiciliani disse: ā€œAmici miei non vi porteremo via niente. Tutto quelloche ĆØ stato trovato, che abbiamo trovato, ĆØ della Sicilia, e il nostrosforzo ĆØ stato fatto per la Sicilia e per voiā€.

Erano parole rassicuranti verso un popolo troppe volte tradito e

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abbandonato,derubato dalla mafia e dai governi collusi, un popolo cheaveva riposto la speranza. E quando una voce gli chiese se avessefatto tornare i suoi figli dallā€™emigrazione, Mattei, interrompendo il suodiscorso, rassicurĆ² ogni famiglia dicendo che la ricchezza della terrasiciliana sarebbe rimasta lƬ per i siciliani.

Parole significative, al riguardo, sono state scritte da Ciriaco DeMita che sottolineĆ² a proposito della visione politico-imprenditoriale diMattei: ā€œ... Era, forse, una colpa grave cercare di recuperare allā€™Ita-lia un prestigio perduto con lā€™autarchia, con la guerra, con alleanzesbagliate, con sottomissioni acritiche e cecitĆ  di fronte a popoli, an-chā€™essi coinvolti nel conflitto mondiale decisi a conquistarsi la propriaindipendenza? Era davvero un delitto imperdonabile, unā€™offesa ai co-dici ed alla Costituzione, concepire il ruolo di uno Stato moderno infunzione anche sociale, non lasciando che le leggi del mercato fosse-ro bilanciate soltanto dallo scontro duro fra capitale e lavoro? Eraproprio un peccato capitale introdurre la filosofia della socialitĆ  negliordinamenti e nelle istituzioni di uno stato democratico non paludato eneppure disposto a smarrire il senso delle riconquistate libertĆ , dellaforte spinta popolare che sorreggeva le speranze di un domani diver-so perchĆ© migliore?ā€94.

Unā€™Italia libera e sovrana, autosufficiente, questa era lā€™Italia chesognava e che desiderava Mattei. Unā€™Italia autonoma sotto il profilodelle risorse energetiche e con lā€™Italia molti altri paesi del Terzo Mon-do produttori di petrolio. Ecco perchĆ© lā€™ENI fu trasformata progressi-vamente in una forza mondiale che si battĆØ contro il sistemaprevaricatore e monopolistico delle ā€œSette Sorelleā€, fulcro del poteremondiale anglo-americano.

Scriveva Mattei: ā€œIl petrolio ĆØ una risorsa ā€œpolitica per eccellenzaā€,sin dai tempi in cui la sua importanza era piĆ¹ strategica che economica.Si tratta ora di portare al servizio di una buona politica, il piĆ¹ possibilepriva di reminiscenze imperialistiche e colonialistiche, volta al manteni-mento della pace, al benessere di chi quella risorsa possiede per donodella natura e di chi la utilizza per forza della sua industriaā€95.

94 ENI, inserto Mattei: quellā€™idea di libertĆ , testimonianza di Ciriaco De Mita95 C.MOFFA (a cura di), Enrico Mattei contro lā€™arrembaggio al petrolio e al

metano, Edizioni Aracne, Roma 2006, pag.66

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Cap. III - CHI HA UCCISOENRICO MATTEI

1 - LA MATTANZA

Chi ha ucciso Mattei? Ripartiamo dalla Sicilia, arriveremo aRoma e, forse,... ancora piĆ¹ lontano...

Enrico Mattei muore tragicamente alle 18:59 la sera del 27 ottobre1962 a BascapĆØ, un piccolo centro a pochissimi chilometri dallā€™iniziodella pista dā€™atterraggio dellā€™aeroporto milanese di Linate.

La localitĆ  Cascina dā€™Albaredo, situata nel comune di BascapĆØ,dove il Morane Saulnier di Mattei sā€™abbattĆØ, dista poco meno di quat-tordici chilometri dallā€™inizio della pista dā€™atterraggio di Linate, in ter-mini tecnici, meno di un minuto e mezzo di volo ancora.

Eā€™ ormai certo, nonostante la grave evasivitĆ  e la colpevole su-perficialitĆ  dellā€™inchiesta ā€œtecnicaā€ condotta allā€™indomani della scia-gura, che Enrico Mattei sia rimasto vittima di un attentato.

Per giungere a questa veritĆ  ci sono voluti piĆ¹ di quarantā€™anni e laconquista di questa veritĆ  non ĆØ stata facile nĆ© incontrastata: alcunitestimoni scomodi sono stati fatti tacere per sempre, molte prove sonostate sistematicamente distrutte, gli esecutori materiali dellā€™attentatosono ancora a piede libero o, comunque, non hanno ancora saldatoalcun debito con la giustizia.

Renzo Rocca, colonnello in posizione ausiliaria ed ex Capo dellaSezione Relazioni Economiche Industriali del SIFAR, muore nel po-meriggio del 26 giugno 1968, alle ore 13:50, nellā€™ingresso di un suoufficio nella centralissima Via Barberini a Roma per un colpo di pisto-la calibro 6,35 apparentemente sparato dalla stessa vittima. Esatta-mente sei giorni prima, la stampa aveva riportato sensazionali rivela-zioni sullā€™assassinio di Enrico Mattei, per la prima volta dopo sei anni.

Rocca era stato uno stretto collaboratore di Mattei, al quale avevacurato alcuni importantissimi viaggi quali quello in Cina e al Cairoassieme a Fanfani.

Rocca era a conoscenza delle decisioni riservatissime prese in

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occasione di questi viaggi oltre ad essere tramite di tre societĆ  inter-nazionali che si occupavano di petrolio in Medio Oriente: la InternationalEgyptian Oil Company, la Cope e la Gaz Orient, con sede a Beirut,dove Rocca avrebbe dovuto recarsi pochi giorni prima di morire. Rocca,inoltre, era in possesso di un rapporto riservatissimo dal quale sievinceva in maniera chiara il coinvolgimento e la complicitĆ  di Cefiscol Pentagono nellā€™ambito dellā€™omicidio Mattei.. Era quel rapportoche un capitano dei servizi segreti cercĆ² affannosamente eimprovvidamente quando si precipitĆ² nello studio di Rocca subito dopola morte di costui.

Torneremo a parlare di testimoni scomodi misteriosamente sparitio eliminati e parleremo anche di interviste non concesseci, di stranereticenze e di silenzi inquietanti, anche dopo tanti anni.

Negli ultimi due giorni di vita di Mattei cā€™ĆØ un vuoto di poche ore.In quelle poche ore cā€™ĆØ la spiegazione della tragedia di BascapĆØ. Sonopoche ore che Enrico Mattei trascorse a Palermo, la cittĆ  dovā€™ĆØ scom-parso De Mauro.

Dopo avere visitato gli impianti di Gela e unā€™area sulla quale avreb-be dovuto sorgere un centro residenziale per i dipendenti dellā€™Ente,Mattei inviĆ² a Catania tutto il suo seguito: il giornalista americanoMac Hale, il Capo dellā€™Ufficio Pubbliche Relazioni dellā€™ENI in Siciliae Segretario Regionale della Democrazia Cristiana Graziano Verzotto,un altro giornalista inglese, il funzionario dellā€™ENI Paolo Iocolano.

MandĆ² a Catania anche il suo aereo personale pilotato da IrnerioBertuzzi, suo pilota di fiducia.

In elicottero Mattei, senza accompagnatori, raggiunse Palermo.Per lā€™esattezza, raggiunse lā€™aeroporto di Punta Raisi. Era il 26 otto-bre. Si dice che in quella sede Mattei dovesse incontrare un impor-tante esponente politico libico col quale concordare alcune importantidecisioni. In quei giorni i rapporti tra Libia e Algeria erano arrivati adun punto di tensione estrema a causa di una vasta area di confine nelSahara che i due Paesi si contendevano.

Si pensa che Mattei abbia cercato di mettersi in mezzo tra la Libiae gli Stati Uniti favorendo un colpo di Stato che avrebbe determinatoun governo antiamericano in Libia. Ma sono solo ipotesi.

Torniamo, quindi, ai fatti. Cosa aveva scoperto il giornalista De

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Mauro sullā€™omicidio Mattei? Non certo una paternitĆ  nord-africana alsabotaggio dellā€™aereo di Mattei, piuttosto un attentato, ben progettato,che con una carica di esplosivo plastico, probabilmente non superioreai 40 o 50 grammi, mise fuori uso le superfici di governo del suoaereo. Queste superfici di governo funzionavano grazie ad un co-mando meccanico dā€™emergenza.

La carica dā€™esplosivo fu applicata in corrispondenza dellā€™apparatoa forma di ogiva che regolava i timoni di profonditĆ . Quasi certamen-te fu usato un detonatore al fulminato di mercurio in un contenitoremetallico che, a contatto con i fili della centralina, provocĆ² un cortocircuito nel momento in cui Bertuzzi, il pilota, accese le luci di viaallā€™atterraggio. Il corto circuito riscaldĆ² a sua volta il contenitore pro-vocando lā€™esplosione del detonatore e della carica di plastico.

Lā€™esplosione non fu particolarmente violenta, ma fu piĆ¹ che suffi-ciente a far perdere quota allā€™aereo e a renderlo ingovernabile, ren-dendo vano ogni tentativo del pilota di riprendere quota. Lo scoppioprovocĆ² una frammentazione di piccole schegge e una di queste riu-scƬ a perforare lā€™ogiva stessa dei comandi.

Cā€™ĆØ una foto che mostra chiaramente il foro prodotto. Eā€™ la provavisiva dellā€™attentato. Eā€™ la prova che conosceva Rocca, ĆØ la prova checonosceva De Mauro. Eā€™ la rivelazione che proviene dallā€™estremitĆ  dellacoda dellā€™aereo di Mattei, laddove per accedere allā€™ogiva bastava svi-tare un piccolo tappo esterno destinato alle manutenzioni. Con un cac-ciavite o con una monetina lo si puĆ² fare in soli dieci secondi.

Questa e altre numerose constatazioni hanno reso possibile lariapertura dellā€™inchiesta sullā€™omicidio Mattei a partire dalla denunciacontro ignoti per omicidio plurimo effettuata dal giornalista Ugo Morettiil venti novembre del 1970 alla Procura di Milano, che segue la sen-tenza del Tribunale Civile e Penale di Pavia che in data trentuno mar-zo del 1966 aveva dichiarato il non doversi a procedere contro ignotiin ordine ai reati rubricati perchĆ© ā€œi fatti relativi non sussistonoā€96.

Secondo gli estensori di tale sentenza, lā€™incidente fu determinatoda una causa che repentinamente determinĆ² una brusca virata a de-stra dellā€™aereo con la conseguente perdita di stabilitĆ  nel volo e incli-

96 Tribunale Civile e Penale di Pavia, Fascicolo n. 2471/62, pagg. 310-321

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nazione verticale a destra; lā€™aereo, inoltre, non poteva essere esplosoin volo perchĆ© giunse integro a terra dove, picchiando violentemente,trovĆ² la propria distruzione nonostante gli ipersistematori, gli aerofrenie il carrello di atterraggio fossero ancora retratti.

Gli estensori di tale sentenza scrivono anche che ā€œla manomissionedi un organo meccanico la cui funzionalitĆ  venga poi meno nel corsodella navigazione, non ĆØ opera di tutti ma esige la competenza specificadi tecnici particolarmente addestrati, ai quali ĆØ poi necessario disporredi unā€™apprezzabile lasso di tempo per poter porre allo scoperto il conge-gno da sabotare e per poi porre in atto il sabotaggio stessoā€97.

La brevitĆ  delle soste effettuate nellā€™aeroporto di Catania non avreb-bero, comunque, consentito un simile intervento. PiĆ¹ probabile, se-condo costoro, che lā€™incidente possa essersi verificato a causa di unerrore umano da parte del pilota Bertuzzi, dovuto soprattutto a stresse stanchezza, dal momento che il pilota si era sottoposto nelle ultimequarantā€™otto ore a pesanti turni di guida dellā€™aereo in condizioni clima-tiche e metereologiche non del tutto favorevoli, come nella fatidicasera del 27 ottobre a BascapĆØ.

A tal riguardo si adoperarono anche sistemi discutibili per giungerea provare lo stato depressivo di Bertuzzi: si arrivĆ² a citare pagine di undiario personale che altro non riporta che la solita storia contrastata eclandestina di una passione amorosa extraconiugale, vissuta da un uomomaturo ed equilibrato, ma consapevole delle proprie responsabilitĆ  fa-miliari nei confronti di una moglie e di un figlio. Niente di piĆ¹.

In quelle pagine semmai possiamo constatare ulteriormente la lu-ciditĆ  ed il pieno possesso delle facoltĆ  dā€™intendere le proprie volontĆ ad opera del povero Bertuzzi. Ma, come scriveva Oscar Wilde, chidice la veritĆ  prima o poi si scopre sempre.

Nel 1994 la Procura di Pavia, sulla base di quanto verificatosi con ilrapimento e con la scomparsa del giornalista Mauro De Mauro e delladenuncia presentata dal fratello di Enrico Mattei, Italio, riapre lā€™inchie-sta corredandola con un poderoso lavoro istruttorio e probatorio e giun-gendo presto alla determinazione che lā€™aereo di Mattei era precipitato acausa dellā€™esplosione di un piccolo ordigno posto allā€™interno dellā€™abitacolo.

97 Tribunale Civile e Penale di Pavia, Fascicolo n. 2471/62, pag. 4

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Da questa inchiesta, tuttavia, emergeranno una serie di responsa-bilitĆ , implicazioni e omissioni molto gravi derivanti da diversi rappre-sentanti politici, imprenditoriali e, cosa ancora piĆ¹ grave, da parte diuomini delle istituzioni.

La prima responsabilitĆ  evidente ĆØ quella che emerge a propositodella prima inchiesta attivata e chiusa in pochissimo tempo e direttaad escludere aprioristicamente qualsiasi ipotesi di un sabotaggio del-lā€™aereo di Mattei.

I personaggi che hanno commissionato, diretto e redatto tali con-clusioni non hanno pagato ancora nulla e non sono mai stati invitati, senon nei confronti di alcuni di loro dal Giudice Calia, a chiarire i loroerrori e a motivare quella insolita celeritĆ  nel concludere lā€™inchiesta enel distruggere anche la fonte principale per il riesame dei periti con-sistente nel relitto del Morane Saulnier che solo qualche anno dopo,nel1966, venne restituito alla ditta per essere fuso definitivamente.

La seconda responsabilitĆ  evidente ĆØ quella che il sequestro delgiornalista De Mauro era stato attuato in conseguenza della mortenon accidentale di Mattei.

Anche in questo caso, alcuni protagonisti di quelle indagini a Pa-lermo, pur avendo sbagliato, non sono mai stati chiamati a chiarire leloro posizioni e oggi, purtroppo, ĆØ davvero troppo tardi dal momentoche solo uno di questi ĆØ ancora in vita e, peraltro, sottoposto agliarresti domiciliari.

Tra gli altri, anche il Generale Dalla Chiesa si chiuse in unā€™inter-pretazione del tutto errata del sequestro De Mauro, attribuendolo aduna indagine sul traffico di droga che il giornalista palermitano stavasvolgendo.

Oggi sarebbe interessante sentire al riguardo, invece, lā€™ex Que-store di Palermo Bruno Contrada, dal momento che Boris Giuliano ĆØgiĆ  stato opportunamente eliminato.

Inizialmente, e a margine di queste inchieste palermitane connes-se alla sparizione di De Mauro, furono sospettati alcuni personaggiquali un commercialista palermitano, Antonino Buttafuoco, molto pro-babilmente un mitomane; lā€™ex senatore Graziano Verzotto, Presiden-te dellā€™Ente Minerario Siciliano e rappresentante dellā€™Eni in Sicilia,propugnatore e organizzatore del fatale ultimo viaggio di Mattei nel-

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lā€™isola; e, per finire, lā€™ineffabile figura dellā€™avvocato Vito Guarrasi,autentica eminenza grigia dellā€™affarismo mafioso siciliano e giĆ  so-spettato di essere mandante dei delitti Giuliano e Insalaco.

PerchĆ© furono fatti i nomi di questi tre personaggi e da chi?Fu ā€œBruno Contrada al Pubblico Ministero di Pavia a evidenziare

che lā€™allora Questore di Palermo, Li Donni, pochi giorni dopo il seque-stro De Mauro aveva incaricato lā€™ufficio politico della Questura diPalermo di svolgere una inchiesta riservata, mirata ad accertare even-tuali responsabilitĆ  di Eugenio Cefisā€98.

Dallā€™inchiesta emersero i nomi dei tre personaggi giĆ  citati, seppursu piani e per motivazioni del tutto diversi.

Come pure dallā€™inchiesta emerse lā€™inequivocabile movente politi-co nel sequestro del giornalista Mauro De Mauro e la sussistenteconnessione tra questo sequestro e la morte di Mattei nonchĆØ lafocalizzazione dei sospetti sul ruolo svolto dallā€™avvocato Vito Guarrasie da Eugenio Cefis.

2 - I DEPISTAGGI

I tentativi di occultare la veritĆ  sono stati molteplici: a partire dallaprima inchiesta, ogni sforzo ĆØ stato fatto per far sembrare lā€™ attentato,un incidente e per attribuire a improbabili errori umani o addirittura acapricci del destino, quanto verificatosi. Anche i fatti successivi allaprima inchiesta rivelano pesanti tentativi di sviare le indagini e di rico-struire lā€™accaduto in maniera fantasiosa e imprecisa.

IniziĆ² lā€™allora Direttore del SID, Vito Miceli, tentando di stroncarelā€™inchiesta sui moventi del sequestro De Mauro.

Ce ne parla il compianto Boris Giuliano quando rivelĆ² ā€œdi un incon-tro tra i vertici dei Servizi Segreti e i responsabili della polizia giudiziariapalermitana, tenutasi a Villa Boscogrande, dove fu importato lā€™ordinedi annacquare le indaginiā€99.

98 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Relazione del P.M.Vincenzo Calia, 16/10/2000, pag. 55 e seg.

99 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Sezione di PoliziaGiudiziaria, Prot.n. 12/159 della Compagnia Carabinieri di Pavia, foglio n. 8

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Nella testimonianza resa dal dr. Saito, allora Boris Giuliano gli ebbea confermare ā€œla presenza in quellā€™occasione del Direttore dei ServiziSegreti e del fatto che prima dellā€™interruzione delle indagini lā€™istrutto-ria era giunta a focalizzare delle responsabilitĆ  molto elevate e noiprevedevamo che quando avessimo assunto i provvedimenti opportu-ni sarebbe successo un finimondo. Noi con la polizia ritenevamo, in-fatti, con assoluta certezza, che De Mauro era stato eliminato perchĆ©aveva scoperto qualcosa di eccezionalmente rilevante relativamentealla morte di Matteiā€100.

Vista la divergenza tra Carabinieri e Polizia su come erano stateindirizzate le indagini sulla morte di Mattei, ĆØ del tutto lecito doverpensare che qualcuno avesse mandato alla svelta il Direttore dei Ser-vizi in persona a Palermo per bloccare le indagini in corso.

Lā€™altra operazione di depistaggio grave ĆØ stata quella perpetratadai Carabinieri trincerati dietro la posizione pregiudiziale del GeneraleDalla Chiesa, che partiva dal falso teorema che chi parlasse even-tualmente di delitto di Stato portasse lā€™Arma dei Carabinieri ad anda-re contro lo Stato in una prospettiva impossibile. Tale depistaggio ĆØconfermato da Graziano Verzotto, come suggeritogli dai Carabinieriquando, a proposito del sequestro De Mauro, aveva parlato di mafia edi traffico di droga.

Altro depistaggio quello attuato dalla Polizia e, in particolare, dal-lā€™allora Questore Bruno Contrada che si recĆ² a Roma per interrogareun terrorizzato regista Rosi che, pur di accantonare definitivamente lavicenda De Mauro a margine del suo film ā€œIl caso Matteiā€, sarĆ  di-sponibile a svuotare di ogni importanza le informazioni ricevute da DeMauro sulle ultime ore di vita di Mattei in Sicilia, salvo poi, perĆ², nontrovarsi piĆ¹ il copione di quel film!!!......

In veritĆ  la figlia di De Mauro, Franca, ricostruendo le ultime partiprecedenti il sequestro del padre e ripensando alle sue parole ricordĆ²che avesse confermato la scoperta del personaggio col quale MatteipassĆ² le ultime due ore e, quindi, lā€™unico che potesse sapere lā€™orariopreciso di partenza dellā€™aereo di Mattei.

100 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Sezione di PoliziaGiudiziaria, Prot.n. 12/159 della Compagnia Carabinieri di Pavia, foglio n. 8

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Nonostante questi tentativi, anche dalle analisi investigative piĆ¹recenti, la morte del Presidente Mattei emerge avvenuta a causa nondi un incidente bensƬ di una precisa volontĆ .

3 - LA PISTA ENI. IL MOVENTE.

Da molteplici testimonianze rese in sede processuale da Elda DeMauro, moglie del giornalista Tullio De Mauro, fratello del giornalistarapito, nonchĆ© da Junia e Franca De Mauro, figlie del giornalista,risultano con una certa forza e ricorrentemente che dietro il seque-stro e lā€™uccisione di De Mauro possa esserci la volontĆ  di eliminarescoperte e prove scottanti fatte dal giornalista in quellā€™estate circa ilcoinvolgimento di alte personalitĆ  dellā€™ENI, a partire dal suo Presi-dente di allora e da alcuni papabili della Sicilia. Questa tesi ĆØ stataperorata anche da alcuni giornalisti come Pietro Zullino e Paolo Pietronidel settimanale ā€œEpocaā€ e da alcuni magistrati inquirenti.

Il Giudice per le indagini preliminari di Palermo, dr. Giacomo Con-te ā€œcon propria ordinanza dellā€™8 aprile 1991, nel disporre nuove inda-gini sulla scomparsa di De Mauro osserverĆ  che tra le varie ipotesisulla scomparsa di Mauro De Mauro, la piĆ¹ aderente alle risultanzedel procedimento ĆØ quella che egli sia stato sequestrato ed ucciso inrelazione allā€™inchiesta che stava conducendo sulla fine di EnricoMattei... Tale ipotesi presuppone che lā€™incidente aereo nel quale En-rico Mattei ha perso la vita sia stato causato da un sabotaggio dellā€™ae-reo o da una carica di esplosivo precedentemente collocata su diesso...ā€101.

Lā€™allora Commissario Capo Boris Giuliano, come ci conferma nelsuo diario il Giudice Rocco Chinnici ā€œera certo che il responsabile delsequestro De Mauro fosse proprio Guarrasiā€.

Dalle testimonianze di un articolo di Vittorio NisticĆ², allora Diret-tore del quotidiano ā€œLā€™Oraā€ di Palermo, si evince con chiarezza cheGiuliano fosse molto irritato per non aver potuto ā€œarrestare subito, se

101 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Sezione di PoliziaGiudiziaria, Prot.n. 12/159 della Compagnia Carabinieri di Pavia, foglio n. 17

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non altro per reticenza, un importante uomo politicoā€102, che per de-duzione giustamente NisticĆ² identifica o in Guarrasi o in Verzotto,essendo gli unici personaggi politici sui quali sā€™era indagato.

Anche il Commissario Capo Bruno Contrada, successivamentecaduto in disgrazia e con pesanti condanne giudiziarie a suo carico,ebbe a confermare la sua convinzione dellā€™esistenza di una ā€œpistaMatteiā€ a giustificazione del sequestro De Mauro e del coinvolgimentonella vicenda dellā€™avvocato Vito Guarrasi, particolare confermatoglidallā€™allora Questore di Palermo, Li Donni.

Possiamo pervenire, pertanto, a queste prime essenziali conside-razioni: 1) De Mauro fu sequestrato e ucciso per aver scoperto chierano i mandanti del sabotaggio dellā€™aereo del presidente dellā€™ENI; 2)fu posta in essere unā€™opera ostruzionistica e deviante ad opera dellapolizia giudiziaria e dei Servizi al fine di non consentire che emerges-se tale veritĆ ; 3) anche la magistratura inquirente non aveva svoltocompiutamente il proprio compito perchĆØ priva del riscontro di alcunifatti importanti che erano stati omessi appositamente; 4) tale fattoaccadeva allā€™interno di un complesso e delicato momento politico chevedeva nel rinnovo delle cariche di Presidente della Repubblica e diPresidente dellā€™ENI due momenti decisivi.

4 - I DOCUMENTI SPARITI

Dunque Mauro De Mauro, nellā€™ambito di un lavoro di documenta-zione affidatogli dal regista Francesco Rosi per il suo film ā€œIl casoMatteiā€, aveva scoperto qualcosa di terribilmente importante per con-sentirgli di poterlo rivelare. Quasi certamente aveva scoperto lā€™iden-titĆ  dei mandanti del sabotaggio dellā€™aereo di Mattei.

Dovā€™ĆØ finito il lavoro che era ormai in procinto di consegnare aRosi? Che il lavoro fosse stato ultimato ĆØ lo stesso Verzotto a confer-marlo quando dice di aver incontrato De Mauro ā€œpochi giorni prima

102 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Sezione di PoliziaGiudiziaria, Prot.n. 12/159 della Compagnia Carabinieri di Pavia, foglio n. 18

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della sua scomparsa, mi pare il 14 settembre 1970, e aveva con sĆØ deifogli di carta dattiloscritti e che costituivano un copione del lavoro chegli era stato commissionato dal regista Rosiā€103.

A livello di organi di Polizia Giudiziaria dello Stato era stata postain essere unā€™attivitĆ  diretta a non consentire che emergesse la veritĆ dei fatti: una misteriosa busta gialla contenente i documenti su Mattei,e di cui fa menzione scritta il compianto Boris Giuliano, scomparealtrettanto furtivamente dalla documentazione disponibile presso laSquadra Mobile di Palermo. Di questo plico parlerĆ  anche Contradaassociandolo a importanti rivelazioni sullā€™ENI e su Verzotto.

Un altro aspetto inquietante della vicenda De Mauro ĆØ rappresen-tato dal ruolo svolto dallā€™avvocato Lupis, personaggio ambiguo, legatoalla massoneria e con rapporti con servizi segreti e suoi componentiallā€™ordine del giorno. Egli difese, senza pretendere denaro, la famigliaDe Mauro: ma era davvero nobile difesa o depistaggio e controllodellā€™inchiesta? Che Lupis fosse in diretto contatto coi servizi segreti sipuĆ² facilmente dedurre dal fatto che, giĆ  da allora, egli fosse in pos-sesso di informazioni delicate e provenienti dagli ambienti dei ServiziSegreti quali, ad esempio, del fatto che Mattei era sceso in Sicilia conentrambi gli aerei gemelli dellā€™ENI proprio per evitare o prevenireeventuali tentativi di sabotaggio.

In questo ambito, pertanto, le figure di Lupis e del giornalista Zullinoche lā€™aveva aiutato a prendere contatti con la famiglia Mattei, assu-mono una sicura rilevanza per poter accostare il rapimento di DeMauro allā€™assassinio di Enrico Mattei.

A tal proposito anche il comportamento del tributarista palermita-no Buttafuoco, che fu in seguito arrestato nellā€™ottobre del 1970, purtra le contraddizioni e le paradossali affermazioni di un personaggiomitomane, devā€™essere preso in attenzione e non sottovalutato soprat-tutto perchĆ© egli, durante il primo periodo della scomparsa di De Mauro,sembra essere stato mandato in avanscoperta per tastare il terreno eper valutarne le reazioni, soprattutto della famiglia De Mauro.

Esiste poi una telefonata intercettata dalla Polizia, in data 11 otto-

103 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Sezione di PoliziaGiudiziaria, Prot.n. 12/159 della Compagnia Carabinieri di Pavia, foglio n. 20

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bre del 1970, durante la quale Buttafuoco ā€œplacando i timori di unmisterioso interlocutore, si preoccupava di tranquillizzare gli amici diTrapani sul sequestro De Mauroā€104. Chi era lā€™interlocutore? Chi eranogli amici di Trapani?

Fatto sta che poco piĆ¹ di una settimana dopo Buttafuoco vennearrestato.

Neppure un mese dopo, il giornalista Ugo Moretti presenta la de-nuncia contro ignoti per lā€™omicidio in danno di Mattei, Bertuzzi eMacHale alla Procura di Milano, denuncia che venne trasmessa il 25novembre del 1970, per competenza, alla Procura di Pavia.

Nel frattempo era stato pubblicato sulla rivista ā€œLe Oreā€, di pro-prietĆ  del genero di Buttafuoco, un importante articolo sulle prove deldelitto Mattei. Era evidente che lā€™articolo fosse usato come arma diricatto e, guarda caso, un mese e mezzo dopo la pubblicazione diquesto articolo Buttafuoco veniva scarcerato. A cosa alludeva lā€™arti-colo? Al fatto che durante lā€™ultimo viaggio siciliano Mattei avesseavuto un incontro molto riservato con lā€™avvocato Vito Guarrasi, indi-cato dalle cronache giornalistiche come il vero mandante del seque-stro. Insomma Mattei vittima di un complotto allā€™interno dellā€™ENI.

Del resto questa pista dā€™indagine, e cioĆØ quella volta ad avvalorarelā€™ipotesi di un accordo tra mandanti e complici allā€™interno dellā€™ENIvolti univocamente allā€™eliminazione dellā€™Ing. Mattei, ĆØ stata sabotatapiĆ¹ volte e con sistemi anche troppo evidenti: dal finanziamentofornito da parte dellā€™Ente Minerario Siciliano presieduto da Verzottoal quotidianoā€Lā€™Oraā€ di Palermo al fine di comprarne il silenzio o lacomplicitĆ  nel depistaggio delle tesi alla clamorosa conferma data alP.M. dr.Calia ā€œdella distruzione del fascicolo Mattei ad opera dellaCommissione Beolchiniā€105 e riguardante i primi importantissimi rilie-vi investigativi portati avanti a Catania e a Palermo allā€™indomani del-lā€™incidente aereo del 1962.

Anche dalle dichiarazioni di alcuni importanti collaboratori di giusti-zia che hanno pagato con decine di lutti familiari le loro confessioni,

104 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Sezione di PoliziaGiudiziaria, Prot.n. 12/159 della Compagnia Carabinieri di Pavia, foglio n. 28

105 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Sezione di PoliziaGiudiziaria, Prot.n. 12/159 della Compagnia Carabinieri di Pavia, foglio n. 34

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come Tommaso Buscetta, Gaspare Mutolo e Salvatore Riggio, si hauna sostanziale conferma dellā€™impianto investigativo che porta ad unadiretta connessione tra la scomparsa del giornalista De Mauro e lā€™as-sassinio dellā€™Ing. Mattei con lā€™aggravante della scomparsa di quegli atti,di quei fascicoli, di quel materiale probatorio che ĆØ assente dalle sedidove opportunamente e doverosamente si sarebbero dovuti trovare.

Mattei, dunque, era stato vittima di un complotto, Guarrasi erastato il tramite in nome e per conto degli interessi politico-economicidi Fanfani e di Cefis, De Mauro era stato sequestrato e ucciso peraverlo scoperto.

Una tragica conferma di tutto questo teorema ci viene offertodalla testimonianza della nipote di Mattei, Rosangela, che aveva in-contrato lā€™allora onorevole Oronzo Reale in un albergo e chiacchie-rando con lei Reale le avrebbe confermato che lo zio sarebbe rimastovittima di un complotto nel quale Fanfani e Cefis avrebbero giocatoun ruolo determinante.

A supporto di questa tesi cā€™ĆØ la dichiarazione agli atti processuali diItalo Mattei, fratello di Enrico, che ebbe a dire: ā€œpoco prima del disa-stro, gli onorevoli Amintore Fanfani e Ugo La Malfa, di ritorno da unloro viaggio effettuato negli Stati Uniti, convocarono mio fratello e glidissero di non acquistare piĆ¹ petrolio dalla Russia....In quella circostan-za mio fratello disse chiaramente a Fanfani che da quel momento gliavrebbe tolto ogni appoggio politico e che da quel momento avrebbedato tutta la sua forza del suo peso politico allā€™onorevole Moro, ritenen-do costui uomo di maggiore capacitĆ  e indipendenzaā€106.

Era evidente, quindi, lā€™esistenza di un asse politico internazionaleche, partendo dagli interessi delle Sette Sorelle, attraverso i politicidemocristiani ricattabili al vertice dello Stato, allora spingesse per lā€™eli-minazione di Mattei e per il rientro allā€™ENI di Cefis in un posto dipreminente responsabilitĆ , presidenza o vicepresidenza che fosse.Come poi puntualmente accadde...

Ugo Saito, Sostituto Procuratore dellā€™inchiesta De Mauro, ebbe adichiarare esplicitamente: ā€œritenevano, infatti, che lā€™eliminazione di

106 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Sezione di PoliziaGiudiziaria, Prot.n. 12/159 della Compagnia Carabinieri di Pavia, foglio n. 36

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Mattei era da ricondursi a Fanfani il quale era sostenitore di una poli-tica petrolifera antitetica a quella di Aldo Moroā€107.

Queste parole molto pesanti sono presenti nellā€™ambito di una tra-scrizione di un verbale e, pur non sostenendo, chi scrive, accuse sen-za prove fondate, lā€™accostamento della tragica fine di Aldo Moro aquella di Enrico Mattei fa riflettere non poco.

Torna utile, in tal senso, la testimonianza di Rosangela Mattei che,avendo incontrato casualmente il Ministro di Grazia e Giustizia dā€™allo-ra Oronzo Reale, si sentƬ ribadire da questā€™ultimo le pesanti responsa-bilitĆ  nellā€™omicidio Mattei proprio da parte di Fanfani e Cefis.

La tesi di un complotto partito dalla Sicilia e consumatosi in SiciliaĆØ una delle interpretazioni piĆ¹ robuste sia del caso Mattei che delsequestro De Mauro, ad esso direttamente collegato. Questa tesi farisalire al coinvolgimento di personaggi molto influenti della vita politi-ca siciliana e non solo, con particolare attenzione per il ruolo svoltodallā€™avvocato Vito Guarrasi, la spiegazione del complotto che portĆ²allā€™eliminazione del Presidente dellā€™ENI a causa del rifiuto da parte diMattei di rilevare le attivitĆ  economiche connesse alle miniere baronalidi Galvano Lanza Branciforti, amministrate dai capimafia Vizzini e DiCristina e rappresentate legalmente dallā€™avv. Guarrasi.

Dalla preziosa ricostruzione offerta nel corso dellā€™intervista al Se-natore Macaluso, riportata integralmente in appendice, tuttavia si evinceun quadro molto diverso da quello ricostruito dalla Procura di Pavia.Infatti, nellā€™intervista rilasciatami a Roma il 23 marzo 2010, in meritoal ruolo di Guarrasi, Macaluso ha dichiarato:

ā€œHo conosciuto bene Vito Guarrasi, fin dal1946. Ero segretario della Camera del Lavoro diCaltanissetta e in quel periodo, eravamo nel 1946, cā€™era-no le lotte per lā€™occupazione delle terre e uno scontroviolento e accesissimo con i gabelloti mafiosi che ave-vano i loro fondi a Villalba, Musumeli e Tabia, zone dimafia. Mentre si consumavano questi scontri, il segre-

107 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Sezione di PoliziaGiudiziaria, Prot.n. 12/159 della Compagnia Carabinieri di Pavia, foglio n. 37

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tario regionale dl PCI, che allora era Girolamo Li Cau-si, mi disse che avrei dovuto recarmi a Palermo poichĆ©i Lanza che erano i feudatari di quella zona e, in parti-colare, il fratello minore Galvano, volevano stipulareun accordo con le nostre cooperative sindacali edestromettere Calogero Vizzini, Genco Russo e tutti glialtri del gotha mafioso di allora, che erano tutti gabelloti.Io andai a Palermo e cominciai la trattativa con questogiovane principe Galvano Lanza, assistito dallā€™avvo-cato Vito Guarrasi, nello studio del suocero di Guarrasi.In quellā€™occasione conobbi lā€™avvocato Guarrasi il qualeportĆ² a compimento per conto dei Lanza lā€™accordo connoi grazie al quale ci fu lā€™estromissione dei gabellotimafiosi che avevano tutti i contratti scaduti, rendendopossibile il nostro avvicendamento che, peraltro, nonfu in seguito reso possibile dal momento che i mafiosimisero le mitragliatrici allā€™ingresso delle terre, sparan-do a chiunque tentasse di entrare e scatenando una verae propria guerra. Guarrasi fu candidato alle elezionidel 1948 nel Fronte Popolare nelle liste di Democraziadel Lavoro con Nasi. Quando andai a fare il segretarioregionale della CGIL, nel 1947, lo incontrai di nuovoperchĆ© lui, in qualitĆ  di amministratore dei Lanza, ammi-nistrava la miniera Trampia di Riesi, la piĆ¹ grande minie-ra esistente in quel territorio con piĆ¹ d 1500 operai.Quindi lo incontrai nel corso della contrattazione. Egliruppe con lā€™Associazione mineraria che era formata daesponenti mafiosi come Calogero Vizzini, dal deputatodemocristiano Calogero Volpe e da altri esponenti cheuscirono dallā€™associazione perchĆ© in polemica e in di-saccordo con Vizzini. Guarrasi, dunque, dimostrava diavere una forte vocazione antimafiosa. FormĆ² il partitoradicale assieme a Eugenio Scalfari e a Piccardi e quan-do ci fu ā€œlā€™operazione Milazzoā€, nel 1958, Milazzo loprese come suo collaboratore e lo fece segretario della

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programmazione del piano di lavoro.Uno degli atti che fece Milazzo, stimolato an-

che dallo stesso Guarrasi e soprattutto dal presidentedella Sicilindustrie Ing. Lacavera, fu un accordo conlā€™ENI.

Dalle concessioni che erano state date dai pre-cedenti Governi si comprendeva che cā€™era un vero e pro-prio veto nei confronti dellā€™ENI. Il Governo Milazzo rup-pe questo veto e diede le concessioni a Mattei per Gela eper il gas in provincia di Enna. A causa di ciĆ² Luigi SturzoscomunicĆ² uno dei suoi migliori allievi e cioĆØ Milazzostesso. Proprio per questo Mattei sā€™innamorĆ² dellā€™intelli-genza dellā€™avvocato Guarrasi e lo assunse come avvo-cato dellā€™ENI. Quindi egli divenne lā€™avvocato consulen-te dellā€™ENI e questa situazione continuĆ² anche dopo lacaduta del Governo Milazzo.

Eā€™ vero che gli intrecci non mancarono perchĆ©,nel frattempo, nacque lā€™Ente Minerario Siciliano e si af-fermĆ² la figura di Graziano Verzotto, che era stato uomodi Mattei ed era segretario regionale della DC, un venetotrapiantato in Sicilia e implicato in mille affari.

Il mio ricordo si ferma, perĆ², al 1962 quandolasciai la Sicilia per venire a Roma nella Segreteria Na-zionale del mio Partito. Il mio rapporto con Guarrasi siferma, tuttavia, per un motivo ben preciso, per un motivopolitico. Egli, infatti, dopo aver fatto parte come consu-lente per il governo Milazzo, si mise a fare il consulenteper tutti gli altri presidenti della regione che seguirono.Era un uomo particolarmente intelligente, era un avvo-cato molto preparato e il suo studio diventĆ² il luogo diconnessione tra il mondo politico e imprenditoriale dellaSicilia, le imprese e tutte le altre societĆ  imprenditorialiitaliane e con i rispettivi personaggi in cerca dā€™affari.

Personalmente, comunque, se dovessi dare ungiudizio personale, non ritengo che lui abbia avuto un

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ruolo nellā€™uccisione di Mattei. Dico questo perchĆ© dopola morte di Mattei, il suo successore, Cefis, continuĆ² adavere come suo consulente lā€™avv.Guarrasi, quindi noncredo alla complicitĆ  di Guarrasi in questo crimine. Egliera un uomo molto abile, un uomo di potere, si mise den-tro al sistema della DC e dei rapporti con le grandi im-prese. Ebbe una presenza attiva in altri tipi dā€™intrighi,quelli relativi a governare con leggi che venivano di vol-ta in volta modificate per servire ben precisi interessi.Che fosse stata usata la mafia non lo escludo, perchĆ©come ā€œbraccioā€ non cā€™ĆØ dubbio che il potere che avevafin da allora la mafia era un potere penetrante, che pote-va permettergli di entrare negli aeroporti e preparare at-tentati anche perchĆ© la mafia, giĆ  da allora, non era piĆ¹quella dei contadini analfabeti alla Riina ma era anchequella dei colletti bianchi. Personalmente escluderei,anche per come lā€™ho conosciuto umanamente, uncoinvolgimento del Guarrasi in questa faccenda anchese le sue frequentazioni erano molto eterogenee....ā€

Nonostante la prudenza dei ricordi e dei pareri espressi dal Sena-tore Macaluso, tuttavia, troppe volte le strade di Graziano Verzotto edi Vito Guarrasi si incrociano pericolosamente.

Alla base, infatti, non ci sono soltanto ā€œaffari confessabiliā€, comenel caso della vicenda dei ā€œfondi neriā€ dellā€™Ente Minerario Sicilianodepositati presso la Banca Loria di Milano, giĆ  del gruppo di MicheleSindona.

De Mauro nella sua inchiesta costruita per il regista Rosi si era piĆ¹volte consultato con Graziano Verzotto che in quel momento era incontrasto netto con Cefis per la costruzione di un metanodotto checollegasse lā€™Africa alla Sicilia. Il trasporto del gas liquefatto con navimetaniere era stato preferito al metanodotto ed era stato affidato adAngelo Moratti, petroliere milanese che aveva ottenuto ciĆ² tramite unappalto ENI- ESSO.

Tipi di appalti simili erano impensabili se fosse stato vivo Mattei enon ĆØ un caso che furono utilizzati tutti dopo la sua morte in conse-

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guenza della nuova linea politica impressa allā€™ENI da Eugenio Cefis eda Vittorio Cazzaniga.

De Mauro, quindi, sarebbe stato incaricato da Verzotto di racco-gliere tutti quegli elementi utili per mettere nei guai Cefis che avver-sava la costruzione del metanodotto. De Mauro, proprio a propositodellā€™omicidio Mattei, avrebbe raccolto elementi di prova pesanti a caricodi Cefis e del suo braccio destro in Sicilia,,lā€™avvocato Vito Guarrasi,,equestā€™ultimo ne avrebbe ordinato il sequestro e lā€™eliminazione.

Fu lo stesso Verzotto, in unā€™intervista del 10 febbraio del 2003 al gior-nalista Tony Zermo de ā€œLa Siciliaā€, a rafforzare lā€™ipotesi del coinvolgimentodi Cefis nellā€™attentato a Mattei con motivazioni, tuttavia, piuttosto lacunose.Alle domande del giornalista, a proposito della fine di Mattei, Verzottorispose che per capire chi avesse potuto uccidere Mattei era necessariochiedersi prima chi ne avesse tratto vantaggio.

A giudizio di Verzotto fra Mattei e le Sette Sorelle erano in corsotrattative ormai avanzate e futuri importanti accordi internazionali;neanche i servizi segreti francesi avrebbero piĆ¹ avuto interesse a eli-minare Mattei dopo lā€™indipendenza dellā€™Algeria.

Restava lā€™unica persona che avrebbe cambiato la politica e il de-stino dellā€™ENI una volta morto Mattei, e cioĆØ chi ne fu il successore,Eugenio Cefis.

Resta il fatto, perĆ², che di fronte ad alcune dichiarazioni moltoimportanti rese da Tommaso Buscetta, non si fecero le necessarie edovute indagini e non si cercarono gli opportuni riscontri. IntantoBuscetta aveva testimoniato con chiarezza, facendo nomi e indican-do circostanze precise nonchĆ© le fasi cruciali e le modalitĆ  del sabo-taggio dellā€™aereo di Mattei. Il tutto si svolse, secondo le rivelazioni diBuscetta, sulla pista dellā€™aeroporto di Fontanarossa di Catania da unaā€œsquadraā€ mandata dal boss di Riesi, Giuseppe Di Cristina, e formatada Giuseppe Ferrera, Antonio Minore, Bernardo Diana e lo stesso DiCristina, che avrebbero sabotato lā€™aereo dopo aver fatto allontanarecon un pretesto, per qualche minuto, il tempo necessario, il pilota IrnerioBertuzzi che attendeva lā€™arrivo di Mattei per ripartire.

Queste dichiarazioni sono state riportate anche in altre circostan-ze e in altre occasioni: perchƩ non si fa luce sugli esecutori materialidi un omicidio, ma, addirittura, dopo aver accertato che trattavasi di

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omicidio la medesima persona disponeva lā€™archiviazione dellā€™inchie-sta? Eā€™ come se accertassi che un decesso ĆØ derivato da un attoviolento e non da cause naturali e non andassi a indagare chi ne ĆØstato il colpevole. O si ha paura di andare agli esecutori materiali pernon accedere al cosiddetto primo livello delle responsabilitĆ , come ledefiniva Buscetta, e quindi scoprire anche i mandanti?

Buscetta, peraltro, come ci conferma Pino Arlacchi nel suo libroā€œAddio Cosa Nostraā€, parla dellā€™interessamento della Mafia dovutoallā€™intervento decisivo e ad una esplicita richiesta in tal senso di unvecchio influente boss di origine siciliana Angelo Bruno, venuto appo-sta dagli Stati Uniti per chiedere il ā€œfavoreā€ dellā€™eliminazione di Matteiper conto delle Sette Sorelle.

Lā€™assassinio Mattei, pertanto, ĆØ da inquadrare in un contesto ben piĆ¹ampio e complesso che non da quello di una lotta fratricida interna al-lā€™ENI e riguardante alcuni potenti personaggi di rilevanza soltanto locale.

5 - CHI ERA VITO GUARASSI ?

Vito Guarrasi era uno dei piĆ¹ importanti avvocati esistenti in Sicilianellā€™immediato dopoguerra. CiĆ² si evince dalla testimonianza di Ema-nuele Macaluso riportata in appendice a questo lavoro, laddove il Se-natore siciliano ricorda lā€™importanza degli interventi di Guarrasi a par-tire dal 1946 nellā€™ambito delle lotte per lā€™occupazione delle terre daparte delle cooperative dei lavoratori contro i gabelloti mafiosi.

Lo studio Guarrasi via via ricevette sempre piĆ¹ numerosi e impor-tanti incarichi e la sua consulenza fu ritenuta preziosa e importanteanche dallā€™ENI oltre che dallā€™Ente Minerario Siciliano.

Risulta dagli atti del processo di Pavia che durante lā€™ultimo viaggio diMattei, tenutosi tra il 26 e il 27 ottobre del 1962, questā€™ultimo sā€™intrattenneper alcune ore a Palermo ā€œin una importante riunione alla quale potevaaver partecipato Vito Guarrasiā€108. Costui ha sempre negato questa cir-costanza, negando anche il fatto che Mattei si fosse recato a Palermo.

108 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Sezione di PoliziaGiudiziaria, Prot.n. 12/159 della Compagnia Carabinieri di Pavia, foglio n. 37

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Questa circostanza, perĆ², ĆØ confermata da alcuni passaggi trattidal diario di Pompeo Colajanni e dalla testimonianza di Mario Campelli,Capo del personale ENI di Gela, che riferirĆ  di ricordare che ā€œMatteivenne raggiunto a Gela da alcuni politici palermitani tra i quali Verzottoe Dā€™Angelo, per poi spostarsi a Palermo per una riunione politicaā€109.

Ci sono, inoltre, le intercettazioni telefoniche eseguite sullā€™utenzadi Verzotto e la registrazione delle dichiarazioni fatte dalla moglie diquestā€™ultimo che dava per scontato il viaggio di Mattei a Palermo.

Del resto anche il pentito Buscetta rivelĆ², a proposito di quegliultimi due giorni, di misteriosi incontri procurati artatamente a Matteiper favorire meglio i tempi e le modalitĆ  del sabotaggio.

Torniamo, dunque, a Guarrasi. Nonostante fosse stato nominatoconsulente dellā€™ENI e nonostante le sue indubbie capacitĆ , in quellā€™ul-timo periodo Mattei aveva deciso di accantonarlo. PerchĆØ? Qualcu-no dice a causa del fatto che erano state scoperte delle pericolosecontiguitĆ  con la mafia e lo studio Guarrasi e, conseguentemente,lā€™avvocato Guarrasi aveva dato le dimissioni dal consiglio di ammini-strazione dellā€™ANIC Gela nel 1960. Comunque, ĆØ un fatto che Guarrasi,che trarrĆ  notevoli vantaggi dalla presidenza Cefis e un numero im-pressionante di nomine, venne sospettato di essere stato il mandantedel sequestro De Mauro proprio perchĆ© il giornalista palermitano avreb-be appurato circostanze, fatti e riscontri estremamente delicati sul-lā€™ultimo viaggio di Mattei in Sicilia e sul sabotaggio del suo aereo.

Allo stesso modo e a onor del vero fu lā€™avvocato Guarrasi a porta-re a termine la trattativa per conto della Regione Sicilia circa la realiz-zazione del Petrolchimico di Gela.

Come corrisponde ad una constatazione oggettiva lā€™osservazioneche si puĆ² fare circa i depistaggi e le responsabilitĆ  di alcuni alti fun-zionari della Questura di Palermo dellā€™epoca a proposito della scom-parsa di importanti documenti e di importanti prove a carico delGuarrasi, a partire dalla registrazione di quellā€™importante telefonatafatta da Parigi e diretta al ragionier Buttafuoco che incautamenteaveva svolto le parti di mediatore-spia tra la famiglia De Mauro e gli

109 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Sezione di PoliziaGiudiziaria, Prot.n. 12/159 della Compagnia Carabinieri di Pavia, foglio n. 38

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autori del sequestro del giornalista, in cui Guarrasi sā€™informava conansia se il sequestrato avesse mai lasciato appunti o informazioni cir-ca la vicenda Mattei ai suoi famigliari e se questi li potessero even-tualmente conservare in qualche parte.

Ci furono denunce e assoluzioni; i giornalisti che avevano fatto ilnome di Guarrasi e che erano stati querelati da questā€™ultimo furonosuccessivamente assolti.

Resta comunque in piedi la considerazione che la morte di Matteinon poteva che restituire unā€™indubbia occasione di vantaggio sia perGuarrasi che per Cefis.

Infatti ā€œ...entrambi erano stati o si erano allontanati dallā€™ENI per-chĆ© rappresentanti di interessi contrari a quelli dellā€™Ente Petroliferoed erano rientrati allā€™ENI immediatamente dopo la morte di EnricoMatteiā€110; era stato Cefis, inoltre, a far avere lā€™incarico di consulen-te dellā€™Ente allā€™avvocato Vito Guarrasi.

La stessa figlia, ora defunta, del giornalista De Mauro, Junia, ebbea dichiarare in data 13/3/1971 al giudice dr. Fratantonio di una con-versazione avuta con il padre dicendo ā€œ...con tale ricostruzione sonoin grado di affermare con sicurezza che mio padre addossava preciseresponsabilitĆ  sulla morte di Mattei allā€™attuale presidente dellā€™ENI,Eugenio Cefis. Desidero precisare che mio padre non fece esplicita-mente il nome Cefis, ma disse testualmente attuale presidenteā€111.

Le connessioni tra il delitto Mattei e il sequestro e delitto De Maurovengono definitivamente ribadite dalla Procura della Repubblica diPavia che ricorderĆ  ā€œ...le ultime dichiarazioni di Graziano Verzottorese in data 4/9/1998, suffragate dai numerosissimi elementi elencatinel presente documento, rendono la connessione tra Mattei e DeMauro evidente e certa e non lasciano spazio a dubbi che Mauro DeMauro sia stato sequestrato proprio in ragione del fatto che stavaindagando specificatamente sulle responsabilitĆ  di Cefis e Guarrasisulla morte di Enrico Matteiā€112.

110 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Sezione di PoliziaGiudiziaria, Prot.n. 12/159 della Compagnia Carabinieri di Pavia, foglio n. 75

111 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Sezione di PoliziaGiudiziaria, Prot.n. 12/159 della Compagnia Carabinieri di Pavia, foglio n. 77

112 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Sezione di PoliziaGiudiziaria, Prot.n. 12/159 della Compagnia Carabinieri di Pavia, foglio n. 79

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6 - LE MINACCE

Lā€™8 gennaio del 1962 fu trovato un cacciavite nel corpo di uno deimotori a reazione di un aereo di Mattei che si accingeva al decollo. Il22 gennaio del 1962 pervenne una lettera con minacce di morte aMattei nella sede di San Donato Milanese. Il 14 febbraio del 1962 unavoce con accento francese, che dice di essere un emissario dellā€™OAS(e cioĆØ di un potente servizio segreto francese), preannunciĆ² che avreb-bero fatto saltare col plastico la sede dellā€™ENI a Roma.

Il 6 marzo del 1962 sempre la stessa voce con marcato accentofrancese chiese insistentemente dellā€™Ing. Mattei al centralino dellasede RAI di Roma. Due giorni dopo una voce telefonĆ² al proprietariodellā€™Hotel Eden dove alloggiavano abitudinariamente Mattei e la suasignora, minacciando di far saltare lā€™albergo col plastico se avesserocontinuato a dare alloggio a Mattei. Il 20 marzo del 1963 pervenneroancora minacce allā€™Hotel Eden, sempre con questa voce dallā€™infles-sione francese.

Minacce, dunque, protrattesi per piĆ¹ di un anno: perchĆ© Matteinon fu protetto a dovere?

7 - IL VOLO

Mattei si era recato allā€™aeroporto Fontanarossa di Catania subitodopo aver pronunciato un breve discorso ai cittadini di GaglianoCastelferrato, proveniente da Nicosia, a bordo di un elicotterodellā€™AGIP pilotato dal comandante Pier Paolo Morrone al quale ave-va palesato una certa preoccupazione per le avverse condizioni me-teorologiche in Alta Italia anche se al momento di ripartire dimostravaun aspetto rasserenato e sorridente, col suo cappotto verde, nel saliresullā€™aereo che lā€™avrebbe dovuto riportare a Milano.

Il volo ebbe inizio con ben due ore e 27 minuti di ritardo. Il viaggiodi ritorno a Milano dellā€™ing.Mattei avrebbe dovuto avviarsi alle 14:30mentre iniziĆ² effettivamente con le procedure dā€™imbarco solo alle 16:57.Il velivolo, quindi, si diresse sul radiofaro di Reggio Calabria che rag-

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giunse in soli dodici minuti di volo.Il viaggio continuĆ² con un sostanziale rispetto degli orari e delle

indicazioni tecniche di volo. Durante lā€™attraversamento del basso conodel radiofaro di Linate il velivolo ĆØ precipitato. Anche nellā€™ipotesi cheil pilota abbia attuato una brusca manovra di discesa dagli 8000 piedidi livello di Voghera ai 2000 di Linate, tutte le operazioni furono docu-mentate con la massima chiarezza, serenitĆ  e luciditĆ . Sono gli stessiperiti ad ammettere che lā€™incidente si ĆØ verificato in un tempo nonmaggiore di cinque secondi dopo lā€™ultima comunicazione e avrebbeavuto inizio nella fase di volo allineata con la pista o nella parte finaledella virata precedente la fase di allineamento. Della serie quando cisi preparava a scendere.....

Lā€™inchiesta si concludeva nel marzo del 1963 e fu una delle piĆ¹veloci commissioni dā€™inchiesta mai ricordate. I risultati finali furonosintetizzati in 41 pagine dove spiccarono la superficialitĆ  e lā€™approssi-mazione e dove non si addivenne ad alcuna conclusione, escludendola possibilitĆ  di unā€™azione delittuosa e di uno scoppio in volo: lā€™aereosarebbe caduto o per unā€™avaria tecnica o per un errore di manovra oper la concorrenza di piĆ¹ cause sia pure singolarmente insufficienti aprovocare un grave incidente. Una perdita di controllo della quale nonĆØ stato possibile accertare la causa o le cause che tale perdita dicontrollo hanno determinato.

Le attrezzature disponibili allā€™aeroporto di Linate erano tutte inregolare efficienza, come risulta dalla nota del 9/11/1962 dellā€™Alitaliarelativa allā€™atterraggio di un suo equipaggio qualche minuto dopo latragedia e dalla nota del 23/11/1962 della Scandinavian Airlines SistemLinate che confermava lo stato di efficienza della radio assistenzadellā€™aeroporto di Linate quella sera del 27 ottobre del 1962.

Vale la pena di ricordare sempre che lā€™incidente avvenne a soli 12chilometri dalla pista di Linate e che nel momento in cui si sono interrot-te le comunicazioni tra il pilota dellā€™aereo di Mattei e la torre di controllolā€™aereo dellā€™ENI aveva giĆ  iniziato la manovra dā€™atterraggio.

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8 - Lā€™INCIDENTE (ā€œLā€™ABBATTIMENTOā€...)

Lā€™aeromobile della societĆ  SNAM, tipo MS 760/b Paris IIĀ° I SNAP,era partito dallā€™aeroporto Fontanarossa di Catania il giorno 27 ottobredel 1962, alle ore 16:57, diretto a Milano, aeroporto di Linate. Dopocirca due ore di volo,mentre stava seguendo il percorso del circuitodā€™attesa per portarsi sulla rotta dā€™avvicinamento finale e circa un mi-nuto prima di sorvolare il basso cono del radiofaro LY (Linate), ĆØprecipitato distruggendosi al suolo.

Come precisa lo storico De Sanctis ā€œLā€™aereo ĆØ caduto a dodicichilometri dallā€™aeroporto di Linate,quando mancava un minuto e mez-zo allā€™atterraggioā€113.

La prima ricostruzione dellā€™incidente fu fatta da una commissionedā€™inchiesta disposta dal Ministro della Difesa e nominata dallā€™Ufficiodel Segretario Generale dellā€™Aeronautica. Presieduta dal GeneraleSavi, la commissione sā€™insediĆ² e iniziĆ² il lavoro il giorno 28 ottobre del1962. Si controllarono i documenti dellā€™aereo che risultĆ² essereseminuovo essendo stato costruito il 10 novembre del 1961, data delprimo collaudo, e revisionato in data 27/6/1962 presso la casacostruttrice. Anche tutte le altre attrezzature di bordo risultarono es-sere soddisfacenti e adatte.

Le informazioni sullā€™equipaggio si soffermarono sui titoli e sullacarriera aeronautica del pilota Irnerio Bertuzzi, che risultarono esseredi primissimo rilievo. Vennero ricostruite anche le ultime ore di Bertuzzi.Il 26 ottobre, alle ore 10 e venti, il Comandante Bertuzzi arrivĆ²allā€™aeroporto di Gela dopo circa unā€™ora di volo, proveniente da Roma.RipartƬ per Palermo, ritornĆ² a Gela, ripartƬ da Gela alle ore 22:30 eatterrĆ² a Catania alle ore 22:46. A mezzanotte e trenta minuti arrivĆ²allā€™Hotel ā€œExcelsiorā€ dove si ritirĆ² in camera singola dopo aver acqui-stato un settimanale. Alle 7:30 si svegliĆ² e alle 8 uscƬ dallā€™Hotel senzafare colazione. Alle ore 9:35 partƬ in aereo per Gela e ne ritornĆ² alleore 10:05. Dopo il rientro a Catania presenziĆ² al rifornimento del ve-livolo, si dedicĆ² alla compilazione del piano di volo e alle ore 12 circa

113 R.DE SANCTIS, Delitto al potere. Controinchiesta, Edizioni SamonĆ  eSavelli, Roma 1972, pag.9

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consumĆ² la prima colazione, da solo, presso il ristorante dellā€™aeropor-to. ConsumĆ² una colazione frugale composta da un piatto di spaghet-ti al pomodoro, del pesce fritto, una piccola birra, un poā€™ dā€™uva ed uncaffĆØ. Terminata la colazione Bertuzzi rimarrĆ  in attesa, nei locali delbar-ristorante, dellā€™arrivo del presidente Mattei. La partenza per Mi-lano avvenne alle ore 16:57.

La meticolositĆ  con la quale venivano descritti i movimenti diBertuzzi, presente soprattutto nella ricostruzione ad opera della com-missione governativa, era tendente non piĆ¹ ad appurare chi avessepotuto,anche solo per un quarto dā€™ora, anche con un banale pretesto,distogliere il Bertuzzi dalla sorveglianza al suo aereo; non era tenden-te allā€™accertamento delle cause e dei motivi per i quali quellā€™aereo eraesploso in volo.

Al contrario, sā€™era giĆ  deciso che lā€™aereo fosse caduto per erroreumano e quel tragico errore non poteva che essere stato commessodal Bertuzzi a causa della condizione di stress e di stanchezza allaquale sarebbe stato sottoposto il pilota da determinate vicissitudini diservizio e di carattere personale. Sā€™andĆ² scandagliando, allora e conben poco tatto e delicatezza, la vita privata di Bertuzzi, una sua rela-zione extraconiugale particolarmente tormentata e si allegĆ² perfino ildiario privato che fu rinvenuto tra le carte del Bertuzzi, dove si facevaesplicito riferimento a questa vicenda.

Insomma lā€™aereo di Mattei si sarebbe potuto disintegrare al suolo,come accade, a causa di un errore di Bertuzzi che in fase dā€™atterrag-gio, sbagliando una manovra, peraltro elementare per un uomo cheaveva migliaia di ore dā€™esperienza alle spalle, che serve a far trovareal velivolo il giusto allineamento con la pista dā€™atterraggio che ormaidistava poco piĆ¹ di 14 chilometri, ovvero poco piĆ¹ di due minuti emezzo di volo. La virata sbagliata avrebbe prodotto ā€œuna sbandataā€ adestra dellā€™aereo che, privo ormai del comando, si sarebbe schiantatoal suolo in pochissimi rapidi e drammatici istanti.

Questa tesi ĆØ stata smentita da numerose testimonianze sia di te-stimoni oculari del fatto, sia successivamente da periti e dalle rivela-zioni disposte piĆ¹ tardi dal procuratore Calia.

A tal proposito ĆØ doveroso fare alcune precisazioni.Lā€™aereo viene ā€œabbattutoā€ (per usare unā€™espressione di Amintore

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Fanfani) alle 18:57:10 dopo un ultimo contatto telefonico del tutto tran-quillo e normale con la torre di controllo di Linate, dove, in meno didue minuti, sarebbe dovuto atterrare.

Il bireattore Morane-Saulnier 760 Paris II di fabbricazione fran-cese era stato immatricolato il 10 novembre del 1961, quindi eraseminuovo con una sigla che stava I per Italia, SNA per SNAM e Pper Presidente. Lā€™ultima revisione era stata effettuata regolarmente il17 giugno del 1962, quindi lā€™aereo era in perfette condizioni tecniche estrutturali per poter volare.

Le condizioni metereologiche, sulle quali tanto sā€™ĆØ favoleggiato,non erano buone ma non erano certo da tragedia e non tali da com-promettere la sicurezza del volo e dellā€™atterraggio.

A tal riguardo, pur trovandoci di fronte ad una pioggia moderata econtinua, la visibilitĆ  era abbastanza buona e variava da zero a 1 chi-lometro, il vento era assolutamente trascurabile e non fu data alcunaistruzione dalla torre di comando di Linate su unā€™eventuale opportunadeviazione dellā€™itinerario dā€™atterraggio per motivi meteorologici.

Le comunicazioni intercorse tra il velivolo di Mattei e gli Enti delcontrollo della circolazione aerea non hanno registrato alcuna anoma-lia, alcuna difficoltĆ  e sono state regolarmente registrate.

Le rilevazioni del relitto e il recupero dei rottami avvenuti nei giornisuccessivi al giorno della tragedia, 28 e 29 ottobre, vennero effettuaticon fretta e superficialitĆ . Molte tracce furono cancellate dalle modali-tĆ  usate nel recupero del relitto e delle salme: ā€œ... i rottami sono statitrovati parte interrati in una buca profonda circa un metro e larga quasiquattro e parte in superficie nella strada, nella roggia e nei prati circo-stanti. Alcuni pezzi furono trovati a oltre 100 metri dalla buca principale.Anche questo ĆØ un segno abbastanza chiaro che lā€™esplosione deve es-sere avvenuta in volo, ulteriormente confermato dal ritrovamento diuna ruota del carrello di atterraggio, intatta, a centoventi metri dal filaredei pioppi. La ruota venne divelta dal suo asse e scaraventata lontano.Ipotizzando lā€™esplosione in volo, ciĆ² puĆ² sembrare strano. Il fatto, inve-ce, permette di formulare la possibilitĆ  che lā€™incidente si sia verificatoper una carica dā€™esplosivo collegata allā€™interruttore di apertura del car-rello dā€™atterraggio, che ĆØ scoppiata nel momento in cui il carrello ha

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raggiunto la posizione di massima aperturaā€114.Eā€™ vero che la pioggia ostacolĆ² non poco le operazioni di recupero,

ma apparve a molti inspiegabile lā€™ausilio di un escavatore a cucchiaiorovesciato per allargare la buca e districare i rottami senza produrredelle evidenti alterazioni sulle parti dei corpi e sui rottami recuperati.Alcune parti dei rottami, peraltro, vennero rimosse dalle prime perso-ne accorse sul luogo.

Il primo rilievo importante fu che lā€™incendio aveva arrecatodanneggiamenti solo modesti in proporzione allā€™ipotesi di un incendioalimentato a terra dopo il crollo strutturale dellā€™aereo.

In veritĆ  le prime testimonianze, e la piĆ¹ importante fu quella dellafamiglia Ronchi nelle persone di alcuni suoi componenti, asserirono diaver udito un forte rumore di un aereo avvicinarsi e poi dā€™averlo vistoincendiarsi in cielo come avvolto da un chiaro bagliore. Queste testi-monianze rivelavano con chiarezza che lā€™aereo di Mattei era precipi-tato a causa di un fatto del tutto estraneo alle modalitĆ  di guida delpilota o alla rispondenza adeguata della tecnologia strutturale dellā€™ae-reo stesso.

Si cercarono di cancellare queste testimonianze cosƬ come si cer-cĆ² di cancellare qualsiasi traccia impressa sul e nel velivolo che ven-ne ricomposto nei locali messi a disposizione dallā€™Aeronautica Milita-re a Linate dopo, perĆ², essere stato lavato e disinfettato!!...

ā€œ...Nellā€™esame dettagliato dei pezzi sono interessanti alcuni parti-colari: lā€™interruttore di comando di movimento del carrello era in posi-zione di carrello fuori. La gamba del carrello sinistro era stroncatavicino al perno di rotazione per il rientro. Il semicarrello destro e ilcarrello anteriore erano completamente staccati dalla strutturaā€115.

Dallā€™esame delle pareti del velivolo si evince da subito una con-traddizione: da un lato si ammette che la deformazione della carcassadenota un urto locale nel senso stesso che porta il comando in posizio-ne di ā€œcarrello fuoriā€, mentre dallā€™analisi dei martinetti si deducevache entrambi i flaps erano completamente retratti come se il pilotanon avesse giĆ  cominciato lā€™operazione di atterraggio per ordinare

114 R.DE SANCTIS, Delitto al potere. Controinchiesta, op.cit., pag. 43115 R.DE SANCTIS, Delitto al potere. Controinchiesta, op.cit., pag. 44

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lā€™uscita dei carrelli dalle loro stive.Tra i rottami, per essere chiari, risultava il rinvenimento della leva

di comando dellā€™interruttore in posizione di ā€œcarrello fuoriā€ mentre aloro giudizio il carrello era ancora retratto. Questa ipotesi ĆØ stata messain correlazione alla possibilitĆ  che la posizione di ā€œcarrello fuoriā€ si siadeterminata a causa dellā€™urto contro il terreno da parte dellā€™aereo.

Nessuno, invece, si ĆØ preoccupato di ipotizzare gli effetti di unapiccola carica dā€™esplosivo plastico piazzata proprio in corrispondenzadel comando dei carrelli.......

ā€œ...Lā€™evento, secondo la relazione peritale, che ha causato lā€™inci-dente si sarebbe verificato in un tempo maggiore di cinque secondidopo lā€™ultima comunicazione nel caso di velocitĆ  di 200 nodi e un poā€™maggiore qualora la velocitĆ  fosse stata piĆ¹ di 200 nodiā€116. Ammet-tendo una regolare esecuzione del circuito di attesa, lā€™incidente avrebbeavuto inizio nella fase di volo giĆ  allineato con la pista. Tuttavia, non sipuĆ² escludere che nellā€™esecuzione pratica lā€™evento possa essersi ve-rificato nella parte finale precedente la fase di allineamento.

Dei tre componenti lā€™equipaggio non restarono che brandelli dicorpi: i soccorritori raccolsero un sacco di plastica con neppure quaran-ta chili di carne umana maciullata e ossa. Il busto di Mattei furecuperato un paio di giorni dopo la tragedia in una buca, sotto cinquemetri di fango.

Anche sul piano delle perizie medico-legali si asserƬ la mancanzadi tracce di schegge o di altra natura conficcate nei resti cadaverici:ā€œ...lā€™autopsia di Enrico Mattei era stata effettuata su parti insignifi-canti del cadavere: un lembo di cuoio capelluto, dei muscoli del gluteosinistro, qualche pezzo dā€™ossa del bacino, quattro dita della mano.Lā€™intero tronco, invece, come sā€™ĆØ detto, era stato trovato affondatonel fango e portato di nascosto a Matelica e qui seppellito senza adem-piere alle modalitĆ  prescritte dalla legge.

Come se non bastasse, otto anni dopo si ĆØ saputo che la Polizia elā€™ENI conoscevano lā€™episodio di tre uomini che si avvicinarono allā€™ae-reo sulla pista di Catania mentre il pilota veniva allontanato con unatelefonata fasulla. Fulvio Bellini affermĆ² di aver conosciuto questi

116 R.DE SANCTIS, Delitto al potere. Controinchiesta, op.cit., pag. 44

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particolari da un funzionario dellā€™AGIP. Secondo diverse fonti lā€™epi-sodio figurerebbe nellā€™inchiesta svolta dallā€™ENI sullā€™incidente che nes-suno ĆØ mai riuscito a vedere e che alcuni affermano sia murato in unlocale vicino alla mensa aziendale del grattacielo dellā€™ENIā€117.

Probabilmente fu il gestore del bar dellā€™aeroporto, il signor FilippoRosano, che ricevette la telefonata per Bertuzzi e lo mandĆ² a chia-mare. Rosano nel 1966 ha lasciato la gestione del bar-ristorante del-lā€™aeroporto e si ĆØ ritirato a vita privata con una solida posizione eco-nomica. Un figlio, Carmelo, ĆØ lā€™interprete ufficiale del comandantedella NATO di Catania.

Non considerando affatto tutti questi indizi, si continuĆ² in modoostinato ad attribuire ad un presunto stato dā€™alterazione psicologicadovuto alla stanchezza del pilota la causa del fatale errrore di mano-vra che avrebbe causato lā€™incidente con lā€™asserzione anche di alcunidettagli palesemente contraddittori.

Come fu possibile riscontrare un eventuale malore o uno stato distress emotivo o di stanchezza nel Bertuzzi quando sappiamo che iresti ritrovati del pilota furono talmente poveri che non si potette ese-guire alcuna ricerca per stabilire eventuali stati dā€™intossicazione almomento della morte o altri stati patologici proprio per lā€™inidoneitĆ  deiresti del cadavere di Bertuzzi ad essere sottoposto a indaginitossicologiche o di altra natura?

9 - LO SCENARIO DELLA TRAGEDIA

Lo scenario che si presentĆ² ai primi soccorritori sul luogo dellatragedia fu sicuramente drammatico e per alcuni versi allucinante.

A circa 2 chilometri dal paese di BascapĆØ, in localitĆ  Albaredo,venne ritrovato il relitto dellā€™aereo e da subito i soccorsi vennero com-plicati dal maltempo: pioveva fitto e scendeva la solita nebbiolina cherende incerto lā€™orizzonte e la visibilitĆ  di cose e persone. Al calardellā€™oscuritĆ , dopo alcune ore di ricerche, lā€™intervento fu sospeso e fu

117 R.DE SANCTIS, Delitto al potere. Controinchiesta, op.cit., pagg. 50-51

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aggiornato per il giorno successivo.Lā€™appezzamento di terreno dove precipitĆ² lā€™aereo era circondato

da alti pioppi. Le cime degli alberi, perĆ², non presentavano tracce percui avrebbe potuto ritenersi un passaggio basso dellā€™aereo prima dellacaduta. PiĆ¹ di venti militari dellā€™Arma vennero disposti a raggiera periniziare a percorrere il bosco alla triste ricerca di resti umani. I corpi,infatti, risultarono completamente depezzati e altri significativi resti,tra i quali il tronco del compianto Ing.Mattei, vennero ritrovati duegiorni dopo lā€™incidente.

Per il riconoscimento dei poveri resti e degli effetti personali rin-venuti fu chiamato Rino Pachetti, ex partigiano e uomo di fiducia diMattei. Resti umani ed effetti personali furono rinvenuti ancora adistanza di giorni.

Furono ritrovati anche altri pezzi dellā€™aereo e qualche rottame fumesso da parte molto opportunamente in modo tale da poter permet-tere al DR. Calia, qualche anno piĆ¹ tardi, di riaprire in modo decisivolā€™inchiesta. Ma di questo particolare torneremo a parlare.

Ma chi cā€™era nellā€™istante dello schianto alla cascina Albaredo ecosa hanno visto tanti testimoni?

Varie persone udirono il rombo dei motori dellā€™aereo sotto sforzoverso le 19:00, rumori non comuni ai molti apparecchi che solcano ilcielo ogni giorno sopra BascapĆØ per poi puntare sullā€™aeroporto diLinate. Tra i primi ad essere ascoltati furono Enrico Medaglia , GesuinaMarini, Mario Ronchi, Benvenuto Clari e Felice Freda.

Tra queste testimonianze appare molto importante quella del Ronchi,che in un primo momento parlĆ² di un forte boato udito in cielo accom-pagnato da fiammelle come fossero piccole esplosioni prima che lā€™ae-reo si abbattesse al suolo. Nel corso dellā€™intervista televisiva rilascia-ta al giornalista della redazione RAI di Milano, Elio Sparano, e algiornalista Franco Di Bella, che la riporterĆ  fedelmente sul ā€œCorrieredella seraā€ del 28/10/1962, Ronchi descrisse questo scenario ma ci siaccorse solo al momento della messa in onda che qualche ā€œabileā€mano aveva privato dellā€™audio proprio quel passaggio dellā€™intervistadanneggiando la parte interessata del nastro.

Ronchi, comunque, aveva sostenuto sicuramente quella versionedei fatti anche secondo la testimonianza del giornalista e dalle

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risultanze dellā€™osservazione del labiale da parte di qualche logopedistao professionista del linguaggio labiale interpellati successivamente.

Tra le altre testimonianze spiccano le dichiarazioni di GustavoBernabei, che era il responsabile del servizio di sorveglianza intorno allapersona dellā€™Ing. Mattei e che davanti al Dr. Santachiara ebbe a direā€œ...prima della pubblicazione del noto servizio sul ā€˜Secolo XXā€™, io, tra-mite un certo Farina che era dipendente dellā€™Ing. Egidi, ebbi un collo-quio con tale Damiani Raul, che aveva cercato di mettersi in contattocon lā€™ENI, per delle comunicazioni importanti da fare. CosƬ parlai conDamiani il quale ebbe a riferirmi di essere venuto a conoscenza che unattentato era stato preparato a Catania, prima della partenza dellā€™aereo,da parte di due ignoti travestiti da dipendenti dellā€™aeroporto, nonchĆ© daun ufficiale, anzi da un tizio travestito da ufficiale, a mezzo dipredisposizione di una bomba nel congegno del carrello. In sostanza lanotizia era conforme a quella apparsa nel ā€˜Secolo XXā€™ā€118.

Dunque si trattĆ² di un attentato, lā€™aereo non poteva che essereesploso in cielo allā€™atto dellā€™apertura dei carrelli nel momento dellapreparazione dellā€™atterraggio.

Per dovere del vero, i responsabili del servizio dā€™ordine, nei giornidella visita di Mattei in Sicilia, erano il Questore di Enna FerdinandoLi Donni e il vice questore Antonio Savoia, Commissario capo di Gela.

Chi erano, dunque, questi tre che si presentarono travestiti a mani-polare lā€™aereo di Mattei sulla pista dellā€™aeroporto di Catania? Eā€™ lā€™Ita-lia che lo chiede e la risposta sā€™impone.

Anche dalla testimonianza di Ferdinando Bignardi, pilota di Agnellie amico personale di Bertuzzi, cā€™ĆØ la conferma della volontĆ  di elimi-nare Mattei essendo giĆ  stato sventato un precedente attentato nelgennaio 1962 quando ā€œun cacciavite era stato lasciato nella presadā€™aria del motore dellā€™aereoā€119.

Distrazione di un meccanico, negligenza accidentale o ben precisointento distruttivo ai danni di Mattei? In tal senso ci soccorre la preziosatestimonianza della vedova di Mattei, Margherita Paolas, che confer-mĆ² lo stato di stress e di preoccupazione del marito conseguente ad una

118 Tribunale Civile e Penale di Pavia, Fascicolo n. 2471/62, pagg. 203-204119 Tribunale Civile e Penale di Pavia, Fascicolo n. 2471/62, pagg. 205-206

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lunga serie di minacce e di pressioni ricevute. Ma, fatto del tutto rivela-tore, furono le parole di Mattei pronunciate allā€™indirizzo della moglieproprio il giorno prima della sua partenza per Gela, quando le ebbe adire ā€œ...puĆ² anche darsi che io non torno piĆ¹ā€120.

Dalla testimonianza della signorina Emilia Cazzani, assistente divolo con la quale Bertuzzi aveva stretto una relazione, si evince an-che che Bertuzzi era sereno e non attraversava alcun periodo criticosotto lā€™aspetto psicologico ed emotivo.

Dalle dichiarazioni rese dalla Cazzani in tribunale ĆØ perĆ² lecitopensare che, seppur brevemente, Bertuzzi possa essersi allontanatodallā€™aereo sulla pista di Catania per incontrarsi con la signora Cazzaniā€œ...al bar dellā€™aeroporto di Catania proprio nella mattinata del giornonel quale egli ebbe a precipitare con lā€™aereoā€121.

Queste dichiarazioni contraddicono in maniera clamorosa quellerese dal Maresciallo Pelosi della Legione Territoriale Carabinieri diMilano, Stazione di Landriano, che verbalizzĆ², a proposito della rico-struzione dellā€™ultimo tragico giorno di Mattei le seguenti considera-zioni: ā€œdal momento dellā€™arrivo a Catania, alle ore 10:04, fino alla par-tenza per Milano, lā€™aereo rimase sotto il diretto controllo del coman-dante il quale, secondo notizie ufficiali, non si allontanĆ² mai dalla zonaove esso sostavaā€122.

Quali erano queste notizie ufficiali e da chi erano state fornite?Sicuramente non da testimoni presenti a Fontanarossa quel giorno.

Dunque torniamo alla pista dā€™atterraggio di Catania, quel giorno.Il 19 marzo del 1962 un settimanale milanese chiamato ā€˜Secolo XXā€™inizia la pubblicazione di un servizio a tre puntate curato dal giornali-sta Fulvio Bellini e intitolato ā€œEnrico Mattei ĆØ stato assassinatoā€.

GiĆ  fin da quellā€™inchiesta giornalistica si sosteneva che Mattei fos-se stato assassinato tramite il sabotaggio del suo bireattore I-SNAMnegli organi del carrello dā€™atterraggio durante lā€™ultimo scalo nellā€™aero-porto di Catania. Precisamente, e con sorprendente dovizia di parti-

120 Tribunale Civile e Penale di Pavia, Fascicolo n. 2471/62, pagg. 239-240121 Tribunale Civile e Penale di Pavia, Fascicolo n. 2471/62, pagg. 280-281122 Tribunale Civile e Penale di Pavia, Fascicolo n. 2471/62, pagg. 158-159

(Rapporto Legione Territoriale Carabinieri di Milano - Stazione di Landriano

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colari, lā€™articolista descrisse tutto ciĆ² che accadde in quel primo po-meriggio del 27 ottobre del 1962 sulla pista dellā€™aeroporto diFontanarossa a Catania.

Alle ore 15:00 il comandante Bertuzzi fu chiamato da un impiega-to dellā€™aeroporto per rispondere ad una telefonata che lo tratterrĆ  percirca venticinque minuti lontano dallā€™aereo. In questo lasso di temposi avvicinarono allā€™aereo di Mattei, rimasto incustodito, un individuoindossante una divisa di ufficiale di un corpo di Polizia italiano accom-pagnato da altri due sconosciuti vestiti con tute bianche di solito ado-perate dai tecnici. Senza alcun sospetto, perciĆ², costoro potettero ar-meggiare nellā€™aereo e sabotarlo fra le 15:00 e le 15:25 quando il co-mandante Bertuzzi fece ritorno al suo aereo.

PiĆ¹ tardi una persona che aveva assistito alla scena aveva avvisa-to la polizia che, nel fermare i tre uomini, aveva identificato lā€™ufficialenella persona del capitano Grillo. I tre avevano cosƬ potuto allontanar-si indisturbati. Eā€™ sconcertante il fatto che gli stessi dirigenti della Squa-dra Mobile di Palermo confermarono che un ufficiale dei Carabinieridi nome Glauco Grillo esistesse davvero e fosse di stanza a Monopoli,in provincia di Bari, in procinto di essere promosso capitano ma cheperĆ² non si sarebbe mai recato in Sicilia. E allora chi e perchĆ© hapotuto usare il suo nome?

Un giornalista russo, tal Kolosov, corrispondente dellā€™importantequotidiano ā€˜Izvestijaā€™, parlĆ² del sabotatore dellā€™aereo di Mattei rife-rendosi ad un tizio chiamato Laurent che aveva lavorato sia per lā€™OASche per la CIA e che ebbe un decisivo appoggio dalla mafia in cambiodi avere le mani libere per il traffico della droga.

A questo proposito i dati che vengono forniti sono discordanti: daun lato Perrone ha affermato che ā€œ...cā€™ĆØ la conferma che tra i Cara-binieri allora esisteva un Glauco Grillo comandante della tenenza diChivasso in Piemonte. Costui si era occupato della vigilanza al MotelAgip in occasione di pernottamenti di Mattei e poteva, quindi, farsipassare come addetto alla vigilanza del presidente dellā€™ENI. Ma nonera mai stato a Cataniaā€123, secondo quanto dichiarato dallo scrittoree storico della mafia Michele Pantaleone in unā€™intervista a Gianluigi

123 ā€˜Panoramaā€™ del 12/11/1070, intervista di M.Pantaleone a G.Melega

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Melega riportata in ā€˜Panoramaā€™ in data 12/11/1970.Nellā€™ inchiesta giornalistica giĆ  citata fu ricostruita anche lā€™attivitĆ 

di volo svolta dallā€™aereo di Mattei durante quellā€™ultimo tragico viaggio:lā€™aereo atterrĆ² alle 10:20 del 26 ottobre sullā€™aeroporto Ponte Olivodellā€™Agip mineraria di Gela. Mentre Mattei e MacHale si recarono afar visita agli impianti petrolchimici di Gela e Mattei stesso presiedet-te lā€™assemblea degli azionisti dellā€™ANIC di Gela, lā€™aereo, dopo unabreve sosta durante la quale venne affidato alla vigilanza delle guar-die giurate dellā€™Agip, ripartƬ alle ore 10:50 con il solo Bertuzzi a bordoalla volta dellā€™aeroporto internazionale di Punta Raisi a Palermo, dovegiunse alle 11:10. Anche qui la sosta fu breve e venne utilizzata dalpilota per fare rifornimento di 620 litri di cherosene, quindi di nuovoripartƬ alle ore 11:48 per lā€™aeroporto militare di Palermo Bocca di Fal-co dove atterrĆ² alle ore 11:55.

Durante questa terza sosta lā€™aereo, che era stato chiuso a chiavedal pilota, venne parcheggiato nei pressi della palazzina dove ha sedeil Comando Settore Aereo Sicilia e il pilota si allontanĆ² per la colazio-ne, fiducioso della sorveglianza che indirettamente avrebbe dovutofare il militare di guardia alla sede centrale del comando settore.

Alle ore 16:24 lā€™aereo decollĆ² nuovamente per Gela, recando lā€™0n.Dā€™Angelo, Presidente della Regione Sicilia, lā€™Assessore RegionaleCorallo ed il Segretario Regionale della DC in Sicilia Verzotto. Tuttiraggiunsero Mattei che, conclusi i lavori allā€™assemblea dellā€™ANIC diGela, seguito a vista dal Commissario capo di P.S. Dr. Savoia, si erarecato ad accoglierli allā€™aeroporto di Gela. Dopo una cena di lavoro,nel corso della quale vennero affrontati i problemi economici dellā€™iso-la, Mattei e i suoi ospiti si ritirarono nei locali del Motel Agip per trascor-rervi la notte mentre soltanto Verzotto ripartƬ con lo stesso reattore perlā€™aeroporto di Fontanarossa a Catania dove atterrĆ² alle 22:46.

Per tutta la notte lā€™aereo, dopo essere stato chiuso a chiave sostĆ²nel piazzale dellā€™aerostazione nella zona antistante il deposito ESSOsotto la vigilanza della guardia notturna, sig. Claudio Salvatore, oltrea quella assicurata dalla ronda militare e dai due servizi perlustrativieseguiti tra le ore 20 del 26 ottobre e le ore 24 del 27 ottobre daiCarabinieri della locale stazione aeroportuale, i quali non ebbero arilevare alcuna anormalitĆ .

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La sveglia venne data di buon mattino alle 8:15. Pochi minuti peruna frugale colazione e Mattei, accompagnato dallā€™On. Dā€™Angelo,salƬ a bordo di un elicottero dellā€™Agip Mineraria pilotato dal coman-dante Pier Paolo Marrone che lo porterĆ  a visitare gli impianti del-lā€™ENI nella Sicilia Centrale. Dopo aver partecipato a Enna ad un rin-fresco offerto nei locali del Municipio, Mattei e Dā€™Angelo ripartironoverso le 10, sempre in elicottero, alla volta di Gagliano Castelferratodove nei pressi dellā€™abitato era stato individuato un importante giaci-mento di metano.

Intanto, alle ore 8.40 del 27 ottobre lā€™aereo era stato sottoposto arifornimento con ben 852 litri di carburante dallā€™addetto al distributoreEsso, sig. Mario Adduce, e unā€™ora piĆ¹ tardi, esattamente alle 9:40, eraripartito per Gela dove il pilota aveva ritirato il bagaglio di Matteiconsistente in una valigia di media dimensione per poi pervenire aCatania Fontanarossa alle ore 10:04.

Allā€™inizio di questā€™ultima sosta lā€™aereo venne rifornito con altri 758litri di cherosene e venne parcheggiato, al solito posto, sul piazzale disosta velivoli e, quindi, a poche decine di metri dallā€™aerostazione doveil pilota si trattenne fino alle 16:40 circa senza soluzioni di continuitĆ ,ad eccezione di una breve assenza alle ore 11:50 quando si recĆ² allatorre di controllo per tutte le operazioni inerenti il piano di volo e alleore 16:30 quando si recĆ² allā€™ufficio meteorologico per avere ulteriorinotizie sulle condizioni del tempo. Alle ore 16:00 era di servizio pressolā€™aeroporto di Catania in qualitĆ  di Commissario di pubblica sicurezzail sig. Aldo Camisa.

Lā€™aereo, come si puĆ² agevolmente notare, rimase, seppur per bre-vi periodi, fuori dallā€™osservazione e dalla custodia del pilota poichĆ© perrecarsi nei suddetti uffici bisognava attraversare il piazzaledellā€™aerostazione e andare dalla parte opposta del piazzale di sostadei velivoli perdendoli di vista.

Alle ore 16:40 giunsero in aeroporto su un elicottero dellā€™Agip cheproveniva da Nicosia, vicino a Enna, lā€™Ing. Mattei, il giornalista ame-ricano MacHale e il Presidente della Regione Sicilia D ā€˜Angelo i qualiin mattinata avevano visitato, tra lā€™altro, i giacimenti metaniferidellā€™Agip in Gagliano Castelferrato, sempre in provincia di Enna.

Mattei aveva anticipato alle 10 il discorso e la visita a Gagliano

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perchĆ© durante la notte aveva ricevuto una misteriosa telefonata chelo invitava a far rientro a Milano entro le 20 del giorno successivo.Ecco perchĆ© lā€™aereo decollĆ² qualche minuto prima delle 17.

ā€œLā€™accoglienza che Gagliano riserva allā€™ospite proveniente dal NordĆØ semplicemente grandiosaā€124. A bordo di una vettura scoperta, tradue ali di folla, Mattei viene salutato come un eroe, come una speran-za. Eā€™ celebre lā€™episodio della vecchietta che tra le lacrime fa blocca-re la macchina di Mattei per chiedergli: ā€œAllora i miei figli potrannotornare a casa?ā€ e Mattei che le rispose: ā€œSƬ, potranno tornare e lavo-reranno nello stabilimento che edificherĆ² qui a Gaglianoā€.

QuƬ Mattei pronuncerĆ  lā€™ultimo discorso della sua vita nel corsodel quale attaccherĆ  lā€™emigrazione forzata dei lavoratori isolani di-cendo che ā€œ...Noi ci impegneremo a fondo per dare tutto il nostroaiuto ai siciliani. Non porteremo niente fuori dalla Sicilia, ma tuttorimarrĆ  nellā€™interno dellā€™isola per far lavorare i nostri operai che pri-ma erano costretti a recarsi allā€™estero per mancanza di lavoro. Ora ĆØgiunto il momento di richiamare queste braccia in Italia perchĆ© qui cā€™ĆØlavoro per tuttiā€125. E concludeva: ā€œI tesori non sono i quintali di mo-nete dā€™oro, ma le risorse che possono essere messi a disposizione dellavoro umanoā€126.

Terminato il discorso, Mattei alle 13 pranzĆ² a Nicosia, poi semprea bordo dellā€™elicottero dellā€™AGIP, si diresse alla volta di Catania dovelā€™aspettava il Morane-Saulnier sulla pista dellā€™aeroporto diFontanarossa.

Dopo aver fatto alcune telefonate, Mattei si diresse verso il suobireattore che lo avrebbe dovuto riportare a Milano arrivando sulla pi-sta alle ore 16:40 in compagnia del giornalista americano MacHale edel Presidente della Regione Sicilia Dā€™Angelo che, nonostante i ripetutiinviti di Mattei non lo accompagnerĆ  a Milano ma resterĆ  in Sicilia.

Lā€™aereo, dopo aver confermato tramite il pilota Bertuzzi il piano divolo, decollĆ² alle ore 16:57 per Milano Linate via Reggio Calabria-

124 F.BELLINI-A PREVIIDI, Lā€™assassinio di Enrico Mattei,op.cit., pag. 173125 A.TRECCIOLA, Enrico Mattei. Scritti e discorsi 1953-1962, Fondazione

Mattei, Matelica (MC) 1992, pag. 285126 A.TRECCIOLA, Enrico Mattei. Scritti e discorsi 1953-1962, op.cit., pag.

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Ponza con a bordo lā€™Ing. Mattei, il giornalista William Mac Hale e ilpilota Bertuzzi.

Tra le ore 6 e le ore 13:30 e tra le ore 13:30 e le ore 23 del 27ottobre del 1962 erano in servizio presso lā€™aerostazione Fontanarossadi Catania il Maresciallo Salvatore Laporta e il brigadiere GiuseppeCastorina che non hanno visto persone avvicinarsi al velivolo nĆ©Bertuzzi telefonare, anche se non escludono che il pilota possa esser-si allontanato e possa aver telefonato per una comunicazione urbana.

Nonostante altre persone ancora interrogate abbiano unanimementeasserito di non essersi accorti di movimenti sospetti e di estranei cheabbiano potuto manipolare lā€™aereo,dalla ricostruzione effettuata bal-zano evidenti le seguenti considerazioni:

Lā€™aereo era in perfette condizioni fino alle ore 10:04 del 27/10/1962, data dellā€™ultimo atterraggio sulla pista dellā€™aeroporto diFontanarossa a Catania;

Non cā€™era un vero e proprio dispositivo di sorveglianza sullā€™aereoche veniva affidato al pilota che attuava una ā€œindirettaā€ e ā€œufficiosaā€operazione di sorveglianza;

ƈ certo che Bertuzzi o per motivi di servizio (ovvero per recarsialla torre di controllo e allā€™ufficio meteorologico) o per motivi perso-nali (per rispondere ad una telefonata) si sia allontanato piĆ¹ volte,seppur per brevi periodi, dallā€™aereo stesso.

Eā€™ del tutto chiaro che, essendo stata determinata la caduta del-lā€™aereo non da cause accidentali o da errore umano bensƬ dallā€™esplo-sione di un piccolo quantitativo di esplosivo introdotto allā€™interno dellacarlinga dellā€™aereo, qualcuno aveva dovuto trovare il tempo adattoper piazzare la carica di plastico e non parliamo di un film se immagi-niamo che in una delle assenze di Bertuzzi chiamato, o per motivitecnici o per telefonate che gli erano pervenute, a raggiungere la pa-lazzina dellā€™aeroporto che si trovava allā€™altra parte del piazzale, fupreparato da mani esperte, in pochi minuti, tra le 13 e le 13:15, inmeno di un quarto dā€™ora, lā€™attentato fatale ai danni di Mattei.

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10 - ITALO MATTEI ED ENZO CALIA: IL CORAGGIOE Lā€™IMPEGNO PER LA CONQUISTA DELLA VERITAā€™.

Fu Italo Mattei, fratello di Enrico, il primo ad intraprendere unā€™azionelegale contro ignoti per triplice omicidio e per questo tutto il popoloitaliano gliene rende merito dal momento che se non ci fossero stati ilsuo coraggio e la sua tenacia avrebbe prevalso la tesi della menzognae dellā€™omertĆ .

Italo Mattei si recĆ² il 24 settembre del 1963 alla pretura diMatelica per presentare la denuncia al pretore Dr. Raniero Boccolini.La denuncia era articolata su alcuni passaggi essenziali:

lā€™Ing. Mattei era stato sottoposto da tempo a minacce pesanti daparte di ignoti e portĆ² a testimonianza di questa situazione alcuni ami-ci e conoscenti di Mattei ai quali lā€™Ingegnere aveva mostrato in unacartella la lettera di minacce pervenutegli e le intimidazioni alle qualiera stato sottoposto per mostrare a loro che tipo di vita era costrettoad affrontare; al momento di intraprendere lā€™ultimo viaggio in Sicilia,Mattei invitĆ² la moglie ad accompagnarlo. Al diniego della consorte,in non buone condizioni di salute, Mattei le avrebbe risposto ā€œpuĆ²darsi che tu non mi riveda piĆ¹ā€. La circostanza ĆØ riportata da ItaloMattei nella denuncia alla Pretura di Matelica giacchĆØ lā€™Ing. Matteiera grandemente preoccupato per quel viaggio in Sicilia, susseguentedi due giorni ad altro viaggio in Sicilia. La moglie Margherita Matteiera stata testimone, infatti, di una burrascosa e importante telefonatadi Mattei alla vigilia del suo ultimo viaggio con la quale veniva infor-mato che ignoti avevano compiuto un attentato agli impianti elettrici diGela e sentƬ pronunciare dal marito queste testuali parole: ā€œio nonvoglio Polizia, se mi vogliono ammazzare facciano pureā€; venne ri-chiesta la testimonianza del giornalista Fulvio Bellini, che in un artico-lo intitolato ā€œLa telefonata della morteā€, redatto il 2 aprile del 1963,aveva citato particolari talmente importanti e gravi da essere fonda-mentale lā€™accertamento delle fonti dalle quali Bellini aveva ricostruitoi fatti. Ci si riferiva, appunto, al fatto che Bertuzzi si fosse allontanatodallā€™aereo per rispondere o per fare una telefonata, circostanza quel-la dellā€™allontanamento del Bertuzzi dal velivolo, come abbiamo visto,assolutamente vera, e alle dichiarazioni dellā€™agricoltore Mario Ronchi

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di BascapĆØ che avrebbe detto di aver visto esplodere lā€™aereo in aria eincendiarsi prima di cadere, altra circostanza confermata rivedendolā€™intervista di Enio Sparano; lā€™incertezza della relazione della Com-missione dā€™inchiesta che, a giudizio di Italo Mattei, non riusciva aspiegare le cause del sinistro continuando ad addurre una serie diipotesi non suffragate da elementi certi. Anche questā€™ultima circo-stanza addotta da Italo Mattei si rivelĆ² veritiera grazie allā€™ultima in-chiesta Calia, che mise in evidenza tutte le gravi lacune e le colpevoliomissioni verificatesi nel corso della precedente inchiesta (e, inparticolar modo, dalla prima del Dr. Santachiara).

Parallelamente allā€™inchiesta amministrativa condotta dallā€™Ae-ronautica Militare si svolse lā€™indagine penale avviata dalla Procuradella Repubblica presso il Tribunale di Pavia per i reati di omicidiopluriaggravato e disastro aviatorio.

Lā€™inchiesta militare si concluse nel marzo del 1963 senza averaccertato la causa dellā€™incidente, mentre il Giudice Istruttore posefine alle indagini giudiziarie il 7 febbraio 1966, accogliendo le richiestedella Procura e pronunciando sentenza di ā€œnon luogo a procedereperchĆ© i fatti non sussistonoā€.

Eā€™ del 6 novembre 1970 la richiesta di riapertura delle indaginipresentata da Ugo Moretti, direttore del periodico ā€˜Le ore della setti-manaā€™, e dalle interrogazioni parlamentari del senatore Veronesi e deiparlamentari Manco e Baslini.

Le indagini poi, a proposito della misteriosa e tragica scomparsadel giornalista Mauro De Mauro, non fecero altro che intensificarelā€™interesse ad una riapertura delle indagini.

Questo filone dā€™inchiesta si esaurƬ, tuttavia, il 18 agosto del1992 anche in considerazione del fatto che De Mauro non avrebbepotuto in alcun modo scoprire nulla di particolare intorno alla morte diMattei, dal momento che la magistratura di Pavia aveva ritenuto lanatura accidentale del disastro di BascapĆØ.

Il 20 settembre del 1994 il Giudice per le indagini preliminari pres-so il Tribunale di Pavia autorizza la riapertura delle indagini nei con-fronti di ignoti per il delitto imprescrittibile di cui agli articoli 81, 575 e577 secondo e terzo comma del Codice Penale, commesso nel comu-ne di BascapĆØ il 27 ottobre del 1962 in danno di Enrico Mattei, Irnerio

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Bertuzzi e William MacHale.Questa riapertura ĆØ di fondamentale importanza perchĆ© fu richie-

sta dalla Procura a seguito della trasmissione di un estratto delle di-chiarazioni rese il 27 luglio del 1993 dal collaboratore di giustiziaGaetano IannƬ al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale diCaltanissetta.

Il primo obiettivo che il Procuratore si pose, infatti, fu quello diaccertare se la morte di Mattei e dei suoi compagni di viaggio fossestata causata a seguito di un sabotaggio del suo aereo, come affermĆ²nellā€™interrogatorio Gaetano IannƬ .

Ma cosa aveva detto IannƬ in quellā€™interrogatorio? IannƬ rivelĆ² cheaveva sentito parlare, nel corso di una riunione di mafiosi, di un accor-do intercorso tra la famiglia capeggiata da Di Cristina Giuseppe, gliamericani e Cosa Nostra per lā€™eliminazione di Mattei. Di Cristina siadoperĆ² per far collocare una bomba sullā€™aereo di Mattei.

Alla luce di queste dichiarazioni e in conseguenza di quantoasserito da IannƬ, partƬ una nuova inchiesta che si aprƬ con lā€™accusa difavoreggiamento personale e false dichiarazioni al P.M. a MarioRonchi, quel signore abitante a BascapĆØ che rettificĆ² la testimonianzache aveva data in un primo momento alla TV e che era stata oppor-tunamente manipolata con il danneggiamento di una parte del nastro.

Ma chi era IannƬ? Gaetano IannƬ era uno dei capi della ā€œStiddaā€di Gela, mafia parallela cresciuta allā€™ombra di Cosa Nostra. Egli ave-va sentito parlare un anno prima, nel 1992, di Mattei, di quellā€™uomoimportante, durante una riunione in una casa a Favara nel corso di unsummit di tutti i piĆ¹ importanti stiddari. Cā€™erano Orazio Paolello, cheera considerato uno dei capi dellā€™organizzazione, cā€™era il padrone dicasa Giuseppe Barba, cā€™era anche Gaetano Di Bilio, che aveva fattoparte della famiglia di Riesi. Fu proprio questā€™ultimo, mafioso moltovicino a Giuseppe Di Cristina, a rivelare che ad uccidere Enrico Matteierano stati uomini di Di Cristina.

Anche Buscetta, per la veritĆ , era stato molto preciso su questoparticolare. Mattei era stato ammazzato su ordine partito diretta-mente da Cosa Nostra americana, sensibile alle pressioni delle grandicompagnie petrolifere che si sentivano minacciate dalla politica dellā€™Eni.La commissione di Cosa Nostra siciliana ricevette il messaggio e de-

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scrisse la questione.Salvatore Greco, detto ā€œCicchitedduā€, organizzĆ² lā€™attentato. Ste-

fano Bontate cercĆ² gli appoggi giusti fuori Palermo e fu proprio alfidatissimo amico Peppe Di Cristina che si rivolse per uccidere Mattei.Il pentito Buscetta rivela ancora che Di Cristina, il giorno dellā€™attenta-to, accompagnĆ² il presidente dellā€™Eni ad una battuta di caccia pertranquillizzarlo sulle intenzioni di Cosa Nostra. E nel frattempo qual-cuno si avvicinĆ² al bireattore di Mattei sulla pista dellā€™aeroporto diCatania Fontanarossa. IannƬ indicĆ² la stessa mano: Di Cristina.

Sono passati diciotto anni: IannƬ doveva presentarsi innanzi ai giu-dici della Corte dā€™Assise di Caltanissetta, peraltro come parte offesa,ma ĆØ irreperibile. E questo ĆØ un fatto recente. IannƬ non usufruiva piĆ¹del programma di protezione. IannƬ sā€™ĆØ reso irreperibile non appenaha ricevuto la notifica dellā€™atto da parte della Procura di Caltanissettache lo informava dellā€™avvio del procedimento a carico di tre ex com-ponenti di Cosa Nostra, accusati di quattro omicidi.

Le accuse di Buscetta prima e di IannƬ dopo sono state ribadite daun altro mafioso di Gela, tale Antonio La Perna, che, di fronte aigiudici della Corte dā€™Assisi di Palermo, confermĆ² lā€™incarico di uccide-re Mattei affidato alle famiglie gelesi da Giuseppe Di Cristina,capofamiglia del gruppo di Riesi. Secondo IannƬ, nella parte conclusi-va e cruciale dellā€™attentato consistente nel collocamento di una caricadā€™esplosivo sotto il carrello anteriore del velivolo, i gelesi vennero so-stituiti dai catanesi assai piĆ¹ abili in questa pratica.

Questa tesi ĆØ stata ribadita da un altro collaboratore di giustizia,tale Francesco Di Carlo, giunto a descrivere lā€™azione di alcuni uomini,direttamente inviati dal Di Cristina, capaci di collocare alcune carichedi esplosivo sul carrello anteriore del velivolo che avrebbe dovutocondurre Mattei a Milano esplodendo, invece, nei pressi di BascapĆØin provincia di Pavia. Nota di curiositĆ : al matrimonio di Di Cristina itestimoni erano Giuseppe Calderone, importante boss catanese, e...Graziano Verzotto, appena scomparso, allora senatore DC che il 27ottobre del 1962 avrebbe dovuto accompagnare Mattei nel viaggioverso Milano se non fosse stato per un improvviso impegno politico aSiracusa......

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Quel Verzotto che era stato accusato di aver messo i fondi del-lā€™Ente Minerario Siciliano nella Banca Privata di Michele Sindona;quel Verzotto che fuggƬ a Beirut per non essere arrestato; quel Verzottoche subƬ una misteriosa aggressione da un altrettanto misterioso pseudo-brigatista, tal Berardino Andreola; quel Verzotto che assunse anchealle sue dipendenze proprio Di Cristina alla Sochimosi, societĆ  satelli-te dellā€™Ente Minerario Siciliano.

11 - TESIMONI E TESTIMONIANZE

A carico di Ronchi vennero formulate una serie di contestazioni:dal reato di dichiarazioni false (371 bis c.p.) ai reati di cui agli articoli110, 111, 112 -secondo comma e 371 bis del c.p., per essersi avvalsodelle dichiarazioni della figlia Giovanna non imputabile ai sensi dellā€™exarticolo 88 del codice penale. In buona sostanza, Ronchi aveva tenta-to di modificare lā€™originaria sua versione dei fatti cercando di farlaconfermare dalla figlia inferma.

A carico di Ronchi viene ascritto anche il reato di cui allā€™art. 378c.p. e degli artt. 81, 575 e 577 - secondo e terzo comma del c.p.poichĆØ egli aiutava gli autori di tale reato ad eludere le investigazionisviando le indagini in ordine alla ricostruzione dei fatti; sviamento del-le indagini consistito nel rendere al Pubblico Ministero, che gli chiede-va di fornire informazioni ai fini delle indagini, dichiarazioni false etacendo ciĆ² che sapeva intorno ai fatti sui quali veniva sentito.

Ronchi, con le dichiarazioni rese successivamente a quella origi-naria fatta subito dopo la tragedia di BascapĆØ a Franco Di Bella,caposervizio del ā€œCorriere della Seraā€, in cui aveva confermato diaver visto questo grande incendio in cielo con fiammelle che scende-vano tutto attorno, tentava di accreditare lā€™ipotesi dellā€™aereo precipi-tato in volo e non esploso in volo, ipotesi cara evidentemente ai fautoridellā€™incidente aereo e non del sabotaggio dellā€™aereo.

Le dichiarazioni successive del Ronchi furono, peraltro, smentiteanche da alcuni testimoni chiamati da Di Bella a confermare lā€™origi-

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naria versione dei fatti, cosƬ come resa dal Ronchi. In particolare,Arnaldo Giuliani , uno dei collaboratori di Di Bella che lavorĆ² sul po-sto nelle ore immediatamente successive alla tragedia, confermĆ² ledichiarazioni rese da Mario Ronchi il quale aveva riferito ā€œdi avervisto una palla di fuoco in cielo e, comunque, delle fiamme in ariaā€127.

Successivamente Ronchi rilasciĆ² al maresciallo Pelosi unā€™altratestimonianza, il 29 ottobre 1962, in cui si preoccuperĆ  di smorzarealcuni toni della originaria versione dei fatti, parlando del rumore delsuo trattore agricolo col quale stava viaggiando che gli avrebbe nega-to la possibilitĆ  di rivolgere attenzione ad altri rumori o altri particolariprima del verificarsi dellā€™incidente!!

Nel marzo del 1963 il settimanale ā€˜Secolo XXā€™ diretto da GiorgioPisanĆ², pubblicando un servizio in tre puntate dello scrittore FulvioBellini, intitolato ā€œEnrico Mattei ĆØ stato assassinatoā€, contribuƬ in mododecisivo alla riapertura dellā€™inchiesta .

Ronchi, infatti, di fronte ai magistrati coninuĆ² a confermare la suaversione nel maggio del 1963, il 16 gennaio del 1995, il 16 gennaio 1997e, davanti alla Polizia Giudiziaria delegata, il 1 settembre del 1997.

Le prove che Mario Ronchi nascondesse la veritĆ  scaturiscono,tuttavia, da una lunga serie di testimonianze.

Proprio Giorgio PisanĆ² fu ascoltato nel febbraio del 1995 comepersona informata sui fatti e il giornalista confermĆ², da unā€™intervistarilasciatagli da Ronchi, che egli avesse riferito di aver visto ā€œtantestelle filanti che cadevano dallā€™altoā€128, per poi negare, qualche tem-po dopo, queste affermazioni e vedersi riconosciuti dallā€™ENI i primipiccoli ā€œfavoriā€: lā€™apertura di una strada al contadino Ronchi.

Particolarmente significativa ĆØ la testimonianza prodotta dal ma-resciallo Pelosi, che aveva raccolto le dichiarazioni di Ronchi il 29ottobre del 1962. Anche Pelosi confermĆ² i contrasti e le contraddizio-ni presenti nelle dichiarazioni di Ronchi, ma portando un dato assolu-tamente nuovo e pesante per le indagini: egli stesso, infatti, confermĆ²di aver ricevuto pressioni in quel periodo da vari apparati dello Stato e

127 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 40

128 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 17

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che, in particolare, ā€œ...i Servizi di Sicurezza mettevano dappertutto ilnaso...ā€Secondo me, sul caso Mattei e sulle relative indagini, vi ĆØ ungrosso coperchio che non ha permesso di scoprire la veritĆ ā€129.

Anche altri due carabinieri, il Comandante del Gruppo Carabinieridi Pavia, Luigi Reitani, e il Maresciallo dei Carabinieri Nedo Bracciparlarono della presenza di funzionari dei servizi segreti fin dal matti-no successivo alla caduta dellā€™aereo.

Sullā€™avvistamento da parte di Ronchi di un grosso bagliore in cieloaccompagnato da una forte esplosione e sulla sua relativa dichiara-zione testimoniarono il carabiniere Sagace, i giornalisti Giuliani eAzzolini, un amico di Ronchi di BascapĆØ, il sig. Pietro Baroni, il Sinda-co di BascapĆØ Gian Carlo Corti, lā€™Assessore Curti, il tecnico Giusep-pe Mazzi: tutti concordarono di aver udito da Mario Ronchi la descri-zione di un boato accompagnato da un enorme bagliore in cielo e dalconseguente diffondersi di tante fiammelle sparse ad accompagnareil velivolo a terra.

Particolarmente significativa ĆØ stata la testimonianza, a tal propo-sito, di Rosangela Mattei, nipote di Enrico Mattei e figlia di Italo Mattei.

La signora Mattei ricorda che accompagnĆ² il padre, in queitragici momenti immediatamente susseguitisi alla tragedia, nel luogodove sā€™era schiantato lā€™aereo con lā€™intento di ascoltare le testimo-nianze dei contadini che avevano potuto vedere di persona lā€™inciden-te. La signora Mattei conferma di aver ascoltato un contadino del-lā€™unico casolare vicino al luogo di caduta dellā€™aereo, che doveva poirivelarsi per Mario Ronchi, che disse loro ā€œ...di aver sentito un boatoin aria mentre era a casa, di essere perciĆ² uscito subito e di aver vistocadere lā€™aereo in fiamme. Ricordo che il contadino aveva detto purea mio padre che per lui non ĆØ stato un incidente occasionale ma unsabotaggio, vista la dinamica dellā€™incidenteā€130.

Successivamente, quando Ronchi cambiĆ² inopinatamente versione,Italo Mattei lo cercĆ² ripetutamente per conoscere le motivazioni di que-

129 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 13

130 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 17

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sto cambiamento e ricevendone sempre una negazione aprioristica re-lativa al fatto di aver dato unā€™originaria versione dei fatti.

Ma le testimonianze furono ancora tante. Dallā€™agricoltore MarioAlbertario allā€™inviato de ā€˜Il Giornoā€™ Guido Nozzoli; tutti concordi nelriferire la prima versione dei fatti data da Mario Ronchi.

Dellā€™intervista alla RAI andata in onda nel pomeriggio del 28/10/1962 giĆ  sā€™ĆØ detto. Bruno Ambrosi intervistĆ² Mario Ronchi.

Anche la nuova versione di Ronchi, tendente ad accreditare il fat-to che egli non si trovasse a casa al momento della tragedia ma fossead aspettare il ritorno della figlia Giovanna da Melegnano, dove fre-quentava un Istituto dā€™Avviamento Professionale, ĆØ falsa e viene cla-morosamente smentita dal racconto della figlia stessa nonchĆ© dallaversione resa dagli autisti del pulman di linea che riportava GiovannaRonchi a BascapĆØ e che non poteva avere orari coincidenti con quellisostenuti da Mario Ronchi. Del resto, perfino la mamma di Ronchi, lasignora Gesuina Marini, confidĆ² ad un amico di aver visto un lampo,quella sera, mentre guardava il cielo alla finestra.

Anche il figlio di Ronchi, Carlo, testimoniĆ² di aver sentito ā€œ...unrumore come di uno scoppio, poi un sibilo che ĆØ durato tre o quattrosecondi e un botto ancoraā€131, salvo poi negare tutte le dichiarazionirese al Magistrato, nel gennaio 1995.

Il comportamento di Mario Ronchi, tuttavia, a differenza di tutti glialtri testimoni, ĆØ a dir poco inquietante. Dopo aver reso delle precisedichiarazioni fin dalla sera del 27 ottobre ad amici, vicini, conoscenti,giornalisti e magistrati, nei giorni immediatamente successivi comin-cia a ritrattare come se avesse subito, in tal senso, pressioni, minaccee ricatti.

In buona sostanza, vogliono costringere il contadino di BascapĆØ adichiarare di non aver visto alcun bagliore in cielo e di non aver uditoalcuna esplosione prima che il velivolo si frantumasse a terra, maanzi, essendo in campagna e, quindi, a distanza del luogo dellā€™inciden-te, di essersi accorto della tragedia quandā€™essa sā€™era giĆ  verificata.

Lo stesso Ronchi menziona un episodio gravissimo: ā€œ...il giorno

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successivo allā€™incidente aereo, alcuni dipendenti della SNAM mi han-no accompagnato a S.Donato Milanese in un ufficio che credo fossela sede della SNAM. In tale ufficio sono stato interrogato su quantoavevo visto la sera precedente, ma non posso dire con chi ho parlatoe quali qualifiche rivestissero allā€™interno della SNAM, perchĆ© non melo ricordo. Non ricordo chi ĆØ venuto a prendermi, so solo che era dellaSNAM...... non ricordo su quale mezzo sono salito per raggiungereS.Donato e nemmeno ricordo quanto ĆØ durato il colloquio nellā€™ufficiodi sopra.....ā€132.

Dunque Ronchi non si ricorda di molte circostanze, tante, troppe.Chi erano quelli della SNAM per prelevarlo e interrogarlo? Magistra-ti? No. Servizi segreti? Forse, anzi quasi certamente.

Ma Ronchi tace e il suo silenzio frutta se ĆØ vero che subitodopo la SNAM costruƬ gratuitamente una strada sul terreno di Ronchi,dotĆ² di allaccio alla corrente elettrica il podere del Ronchi e per lasola vigilanza al sacrario eretto nel luogo dove si verificĆ² la tragediaerogĆ² al Ronchi qualcosa come 100.000 lire allā€™anno.

La figlia, Giovanna Ronchi, fu assunta dalla societĆ  PRO.DE s.p.a(poi divenuta GE.DA s.p.a.), direttamente riconducibile al presidentedella SNAM, Eugenio Cefis, seppure tramite suo fratello Adolfo Cefis.Nonostante le numerose assenze, nettamente superiori a quelle con-sentite per contratto, la signora Giovanna Ronchi non fu mai licenzia-ta e continuĆ² a lavorare per sedici anni alle dipendenze di questa dittaprima di decidere di licenziarsi per un forte esaurimento.

Unā€™altra testimonianza importante ĆØ quella di Margherita Maroni,una contadina di BascapĆØ abitante non lontano dal luogo del disa-stro. La Maroni dichiarĆ²: ā€œImprovvisamente ho sentito il rumore diun aereo che volava basso. Sono rientrata a casa e ho chiamato miomarito e ho fatto in tempo a vedere in alto, ma sotto le nubi, unpunto di luce che si frantumava in tante scintille ma senza rumore esenza scoppio. La luce e le scintille sono venute giĆ¹. Si ĆØ poi sentitoun tonfo sordo per terraā€133.

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133 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pagg. 41-42

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Dichiarazioni, poi, confermate dalla Maroni, quando in un interro-gatorio successivo ebbe a dire di essere stata ā€œintenta a lavare i piattiquando vide scoppiare e cadere lā€™aereo di Matteiā€134.

Le dichiarazioni della Maroni rese anche al quotidiano ā€œIl Messag-geroā€ e al settimanale ā€œPanoramaā€ convinsero Italo Mattei a presenta-re la denuncia alla magistratura che contribuirĆ  alla riapertura dellā€™in-chiesta. E prima, durante e dopo, la Maroni, nonostante pressioni, in-terrogatori e aggressioni, mantenne sempre la stessa versione dei fatti:ā€œRicordo benissimo, ci vedo benissimo, lo scoppio avvenne in cielo, lefiamme scendevano a terra come stelle filanti o piccole cometeā€135.

Unā€™altra importante testimonianza ĆØ quella del funzionario LuigiColmi che, mentre si trovava nel cortile della sua casa di Landriano,notava che ā€œ...lā€™aereo emetteva una fiammata rossastra e lungaā€136.

Detta testimonianza fu resa prima davanti al marescialloAugusto Pelosi, che confermĆ² un dettaglio inquietante quale quellodella presenza, durante lā€™interrogatorio, di un Generale dellā€™Aeronau-tica non invitato da lui.

Successivamente Colmi venne risentito il 6 febbraio del 1995 ericonfermĆ² la versione primigenia asserendo di aver visto ā€œ...come deilampi in cielo, tanto che in un primo momento ho pensato a un tempo-rale. Quasi contemporaneamente ho peraltro sentito un rumore forte eripetuto tre, quattro volte, come di unā€™auto che innestando la marcia lofacesse ā€œgrattareā€: il tutto, naturalmente, in alto e molto forteā€137.

Le circostanze raccontate da Colmi sono state pure confermatedalla figlia Patrizia e da ā€œuna lunga serie di testimoniā€, vedasi le testi-monianze dei signori Mario Albertario, Vittorio Arioli, Martina Pizzuto,Mario Pedrazzini, Santina Santus, Giuseppina Astorri e Mario Astorri,Pietro Boroni, Angioletto Cadamastri, Alfredo Covenati, Giulio Chiap-pa, Norino Chiappa, Rita Comizzola, Valerio Crippa, Francesco

134 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pagg. 41-42

135 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 43

136 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pagg. 46-477

137 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 47

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Lucchini, Giuseppe Gardellini, Wilma Incerti, Enrica Mendargiani,Felicita Papetti, Maria Restani, Felice Freda, Benvenuto Chiari, LivioRantin, Dario Tozzi, Romano Zucchini, Pietro Antonio Gariboldi,Gabriele Macelli, Pietro Necchi, Annibale Carenzo, Giuseppe Ros-setti, Osirio Cerilli, Virginio Curti, Virginio Gambi, Aldo Muselli, Filip-po Nicosia, Luigi Pittalis, Antonio Randazzo, Fulvio Girelli, AmbrogioMarazzina, Pietro Scaramucci, Raffaele Grisi, Luigi Manara, MariaProvini, Vito Franco Stefanoni, Giuseppina Valoncini, che continuaro-no a parlare di una fiammata durata un attimo alla quale fece seguitoun botto ed una palla di fuoco che scendeva a terra .

Addirittura il testimone Alfredo Covenati afferma: ā€œ...Il rumoredei motori si ĆØ attenuato subito dopo lo scoppio come se stesse atter-rando. Ho visto lā€™aereo scendere velocemente di quota, sempre ver-so Milano, fino a che non mi ĆØ stato nascosto alla vista delle pianta-gioni di pioppi che avevo davanti a me. Avevo sostenuto, e lo pensotuttora, che lo scoppio era avvenuto a circa un chilometro da BascapĆØe nel punto in cui tutti gli aerei tirano fuori il carrelloā€138.

Dunque, allā€™occhio esperto di un lavoratore che svolgeva gran partedei suoi viaggi in quella zona e, quindi, fortemente abituato al passaggiodegli aerei, lā€™aereo di Mattei non poteva che essere caduto in fase dā€™at-terraggio ed esattamente in fase dā€™espulsione del carrello. Quindi lā€™esplo-sione si ĆØ verificata in cielo e ha determinato la caduta dellā€™aereo.

Il teste Romano Zucchini conferma questa tesi asserendo: ā€œ...inquello stesso momento abbiamo visto un bagliore nel cielo e contem-poraneamente ĆØ cessato il rumore dei motori... Il bagliore ĆØ avvenutoa circa cinquecento metri di distanza dal punto di impatto dellā€™aereo.Pareva quasi una lampadina accesasi repentinamente e subito spen-tasi. Le luminositĆ  non riguardavano tutto il cielo ma solo una mac-chia intorno al punto piĆ¹ vivo dellā€™esplosione. Lā€™esplosione luminosa ĆØdurata un attimo per poi subito scomparire contemporaneamente al-lā€™arrestarsi del rumore di quellā€™aereoā€139.

138 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pagg. 54-55

139 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pagg. 62-63

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Quindi, ancora una conferma: lā€™aereo ĆØ esploso in volo.Il nutrito elenco dei testimoni posto in nota, che hanno confermato

con precisione la versione della fiammata vista in aria e della succes-siva conseguente caduta dellā€™aereo, costituisce solo una piccola partedi tutti i testimoni che realmente hanno deposto e che hanno confer-mato spontaneamente la tesi dellā€™attentato. Numerosi, tuttavia, furo-no i tentativi dā€™occultamento dei testi, di ricatto e di pressioni su di loroper fargli cambiare deposizione, depistaggi e tentativi di sviamento etravisamento delle indagini in corso.

Dalle dichiarazioni rese dal Brigadiere Nedo Bracci, infatti, inter-venuto a BascapĆØ subito dopo la tragedia, emergono queste riflessio-ni: ā€œIn quellā€™indagine.... ho notato una sola cosa strana: si trattava delfatto che, giĆ  dalla sera dellā€™incidente, ma soprattutto dalla mattinasuccessiva, si era verificata unā€™evidente sovrapposizione nellā€™attivitĆ di ricerca dei resti dellā€™aereo e umani da parte di alcune persone indivisa dellā€™ENI. A fianco a tali persone ve ne erano altre, peraltro inborghese, che non appartenevano allā€™Arma o alle forze di Polizia cheio ho poi ritenuto, diversi giorni dopo, potessero far parte dei servizi disicurezzaā€140.

Anche il Maresciallo Pelosi, responsabile della Stazione di Landriano,ebbe a precisare che ā€œ...io ricevevo pressioni da tutte le parti, ma erolā€™ultima ruota del carro e mi accorgevo di non contare nullaā€141.

Queste pressioni, questi ricatti, queste ā€œintrusioniā€ dovevano pro-durre una relazione ministeriale dā€™inchiesta nel marzo del 1963 che,occupandosi delle testimonianze, arrivĆ² a sostenere, in assoluto e com-pleto contrasto con la veritĆ , che ā€œ... al momento dellā€™incidente, a causadellā€™ora inoltrata e delle cattive condizioni del tempo (pioggia, visibilitĆ limitata, ecc.) nonchĆ© del carattere poco frequentato della localitĆ  del-lā€™incidente stesso, non ĆØ stato possibile raccogliere testimonianze utiliper la ricostruzione della fase finale del volo immediatamente prece-dente la caduta del velivolo. Anche le dichiarazioni relative alla fase

140 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 73

141 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 74

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immediatamente seguente lā€™incidente sono di scarsa utilitĆ ā€142.Ignorando, quindi, tutte queste numerose e significative testimonian-

ze, il 31 marzo del 1966 il Giudice Istruttore presso il Tribunale di Pavia,in conformitĆ  con le richieste della locale Procura della Repubblica,dichiarĆ² di non doversi procedere perchĆ© i fatti non sussistevano....

12 - I RIILIEVI FATTI DOPO LA TRAGEDIA

Le prime rilevazioni portarono subito ad alcune conclusioni.Anzitutto, i poveri resti umani ā€œ...erano sparsi per un raggio di

circa un chilometroā€143.Quando un aereo esplode il depezzamento degli occupanti ĆØ la

prima conseguenza.Osservazione: ā€œ...gli alberi non presentavano segni di rottura o

altre forme di violenza prodotte dalla velocitĆ  dellā€™aereoā€144.Se lā€™aereo anzichĆ© esplodere in cielo si fosse abbattuto diretta-

mente a terra i danni agli alberi stessi sarebbero stati di gran lungadiversi rispetto a quelli arrecati.

Eā€™ il caso di ricordare testualmente cosa riporta la relativa com-missione ministeriale dā€™inchiesta a tal riguardo: ā€œNon risultanodanneggiamenti ai pioppi, contornanti il campo di m. 200 x 300, solo

142 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 75 (tratto da Ministero DifesaAeronautica, Relazione dā€™inchiesta sullā€™incidente avvenuto il 27/10/1962, in localitĆ BascapĆØ (Pavia),aeromobile MS 760B, parte terza, capitolo 13Ā°, testimonianze,pag.451)

143 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 78 (cfr. Tribunale Civile e Penale diPavia, Fascicolo n. 2471/62, pag. 1, in allegato 1)

144 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 81 (cfr. Rapporto nĀ°57 del 1/11/1962 firmato dal Maresciallo Augusto Pelosi, Comandante della Stazione dei Carabi-nieri di Landriano , in Tribunale Civile e Penale di Pavia, Fascicolo n. 2471/62, pagg.52-58, in allegato 1)

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piccole scorticature ai tronchi del filare adiacente alla bucaā€145.Nessuna traccia dā€™incendio, inoltre, ĆØ stata rilevata sulle parti pro-

iettate lontano o sulle parti completamente interrate.Lā€™aereo, quindi, non si ĆØ incendiato spontaneamente in volo, bensƬ

ĆØ esploso in volo.Ulteriore prova oggettiva su puĆ² individuare nel fatto che i fram-

menti sminuzzati del velivolo, unitamente a piccolissimi brandelli umani,erano sparsi in tutte le direzioni e gli stessi frammenti umani eranosparsi su tutti i filari che esistevano sul luogo come se fossero statilanciati dallā€™alto, triturati e sparpagliati.

La tesi che attribuiva allā€™improvvisa depressurizzazione sviluppatasiallā€™interno dellā€™abitacolo del velivolo, provocando la deflagrazione deicorpi, fu subito smentita e ritenuta fantasiosa dal teste Francoi Robinet,motorista e pilota aereo nonchĆ© esperto nella manutenzione dei MoraneSaulnier. Egli, a tal proposito, dichiarĆ²: ā€œ... a 2000 piedi e cioĆØ a circa600 metri dā€™altezza, la pressurizzazione dellā€™abitacolo del Morane SaulnierĆØ quasi nulla. In sostanza, a quellā€™altezza non vi ĆØ piĆ¹ pressurizzazione one rimane solo un residuo dopo la perdita di quota. Si tratta, comunque,di valori di pressurizzazione praticamente insignificantiā€146.

Da numerose testimonianze risulta omogeneo il dato circa il fattoche erano numerosi i frammenti dellā€™aereo quanto numerosi erano iframmenti di resti umani. Parliamo di frammenti, di parti molto picco-le. Virginio Garbi, fotografo de ā€˜La provincia Paveseā€™ riferƬ di averascoltato dal suocero sig. Angelo Cremaschi, allā€™epoca vigile del fuo-co intervenuto sul posto la sera della caduta del velivolo, il seguenteracconto: ā€œI rottami del velivolo erano sparpagliati in un cosƬ largoraggio da non poter essere credibile lā€™ipotesi che lā€™aereo di Matteifosse caduto al suolo ancora integroā€147.

145 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 81 (cfr. Rapporto nĀ°57 del 1/11/1962 firmato dal Maresciallo Augusto Pelosi, Comandante della Stazione dei Carabi-nieri di Landriano , in Tribunale Civile e Penale di Pavia, Fascicolo n. 2471/62, pagg.52-58, in allegato 1)

146 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 92

147 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 95

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Tutto bruciava, dunque, in piccoli frammenti, facendo apparire loscenario della strage ancor piĆ¹ spaventoso: il relitto dellā€™aereo, il campodove vi erano a terra tantissime fiammelle o pezzi di brace ancora ac-cesa dai quali proveniva un filo di fumo. Purtroppo, assieme a numerosipezzi metallici cā€™erano anche resti umani bruciati e anneriti a confermadellā€™esplosione e dello sparpagliamento venuto dal cielo e, quindi, dal-lā€™aereo in caduta, delle parti dellā€™aereo e delle parti dei corpi.

13 - LE RUOTE

Il Morane Saulnier 760 dispone di un carrello principale con dueruote singole gommate e di un ruotino anteriore.

Durante il volo le ruote e i loro bracci sono retratti in appositialloggiamenti chiusi da sportelli, che si aprono contemporaneamentealla estroflessione del carrello quando il pilota aziona lā€™apposito co-mando dā€™apertura.

Questi dati tecnici, riportati fedelmente, peraltro, dalla relazionedel P.M. di Pavia, sono dā€™importanza essenziale dal momento che lacarica di plastico fatale a Mattei e agli altri due sfortunati compagni diviaggio fu sistemata in modo molto particolare e in concomitanza al-lā€™espulsione dei carrelli dā€™atterraggio durante la fase dā€™arrivo.

Ma, per andare con ordine, il fascicolo processuale impiantato subi-to dopo la sciagura di BascapĆØ offre solo alcune lacunose informazionicirca il rinvenimento delle ruote dellā€™aereo precipitato. Di una sola ruo-ta ritrovata parla il magistrato nella relazione del 28/10/1962. Poco piĆ¹tardi, il Maresciallo Berardo Fidanza della Polizia Scientifica riferiva diā€œaver visto sulla strada per BascapĆØ una ruota probabilmente del car-rello del velivolo......, pochi metri dallā€™incrocio delle due stradeā€148.

Sempre lo stesso Maresciallo Fidanza predisporrĆ  il 27/3/1963 unfascicolo di rilievi tecnici dai quali avremo a disposizione le foto deidue semicarrelli principali con le rispettive ruote e con il ruotino, visto

148 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 107

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che lā€™intero semicarrello destro era stato rinvenuto interrato nella bucamentre il carrello anteriore era stato sbalzato oltre la buca e il filare dipioppi nella adiacente strada vicinale.

La ruota sinistra, tanto per intenderci, era a 150 metri dalla bucadove lā€™aereo sā€™era interrato. Le ruote, compreso il ruotino, furonorecuperate senza danni, praticamente indenni, con un particolare perĆ²:tranciate di netto dal carrello cui erano fissate.

Sul fatto che le ruote fossero rinvenute integre abbiamo numerosetestimonianze acquisite agli atti del processo Calia e del precedenteprocedimento.

Il fatto che le ruote fossero integre ĆØ una prova molto pesantecirca il fatto che ā€œqualcosaā€ doveva essere accaduto allā€™interno deicarrelli dā€™alloggiamento delle ruote stesse. A tal proposito FrancescoGiambalvo, pilota su un Morane Saulnier 760 e componente della com-missione ministeriale dā€™inchiesta ebbe ad asserire che ā€œMi crea qual-che perplessitĆ  la circostanza per cui sia stata rinvenuta una ruotaintegra e staccata di netto dal carrello, se il carrello era ancora chiusonel suo alloggiamento come, peraltro, attesta la relazione dā€™inchiesta.Se il carrello si fosse trovato in posizione retratta al momento dellā€™ur-to, la ruota sarebbe rimasta allā€™interno del suo alloggiamento e, co-munque, avrebbe subito i danni conseguenti allā€™imponenteschiacciamentoā€149.

Sullā€™integritĆ  delle ruote rinvenute esiste un lungo elenco di testi-moni oculari che hanno reso opportune dichiarazioni nelle inchiesteche si sono succedute, tutte coincidenti sul particolare dellā€™integritĆ delle ruote. Circa la posizione dei portelloni di chiusura, la commissio-ne dā€™inchiesta ritenne elemento sicuro che il carrello fosse retratto150.

Come ĆØ stato detto, il tipo dā€™aereo Morane Saulnier 760 B Paris IIĆØ dotato di un carrello principale con due ruote singole gommate e diun ruotino anteriore, anchā€™esso gommato. Durante il volo le ruote e i

149 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 110

150 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pagg. 112-114 (cfr. Relazione della com-missione ministeriale dā€™inchiesta, cap.15Ā° ā€œDiscussione degli indiziā€, paragrafo Aā€œElementi sicuriā€, pag. 126)

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loro bracci sono retratti in opportuni alloggiamenti chiusi da portelloniche, solo al momento in cui il pilota aziona lā€™apposito interruttore, siaprono contemporaneamente alla estroflessione del carrello o, me-glio, subito prima della sua estroflessione.

Se tali portelloni non fossero stati giĆ  aperti, non si riesce a com-prendere come le ruote del carrello principale, chiusi nei rispettivialloggiamenti, abbiano potuto essere rinvenute ad alcune centinaia dimetri dal resto del velivolo, perfettamente intatte anche nellagommatura, coi bracci del carrello troncati di netto, senza schiacciaturee danni apprezzabili.

In altri termini, i dati oggettivi inducono a ritenere, piĆ¹ che plausi-bilmente, che lā€™evento che ha determinato la caduta dellā€™I-SNAP si ĆØverificato immediatamente dopo o contemporaneamenteallā€™azionamento del comando ā€œcarrello giĆ¹ā€ permettendo lā€™aperturadei portelloni del carrello, ma non la sua estroflessione se non in ma-niera molto lieve.

Lā€™aereo, quindi, ĆØ esploso in volo al momento della preparazionedellā€™atterraggio da parte del pilota, come confermato anche dalle bru-ciature e danneggiamenti riscontrabili sui pioppi dove lā€™aereo si ab-battĆØ. Ricorda, a tal proposito, il testimone Silvio Edoardo Corno cheā€œ...Oltre ai pezzi sparsi nella zona contraria alla direzione di volo delvelivolo al momento dellā€™impatto, cā€™erano delle punte di pioppo tranciate,fatto che si poteva supporre provocato dalla caduta di corpi di piccoledimensioni e non dellā€™aereo intero. Posso dire, con certezza, che talialberi erano situati dietro al punto dā€™impatto. Queste constatazioni mihanno fatto ritenere che qualche pezzo dellā€™aereo si fosse distaccatodallo stesso, prima dellā€™impatto al suolo e che le rotture delle puntedegli alberi fossero causate da piccoli pezzi e non dallā€™aereo intero avolo radenteā€151.

Le cime bruciate dei pioppi costituiscono un ulteriore indizio nonequivoco sul fatto che la caduta al suolo di piccole parti incandescentiha preceduto lā€™impatto del velivolo.

151 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 99

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14 - I RESTI DELLā€™AEREO

I rottami dellā€™aereo vennero riconsegnati in dodici casse sigillateallā€™Ing. Bocconcelli il 6/9/1966. In massima segretezza furono tra-sportati presso la SNAM di San Donato Milanese anche se pezzidellā€™aereo venivano custoditi da privati che avevano partecipato allericerche nei giorni immediatamente successivi a quello della tragedia,a prova che le relazioni e le osservazioni erano state fatte su restiancora incompleti e manchevoli di alcune parti molto importanti, chevennero fuori inaspettatamente in un momento successivo.

Importanza particolare assumerĆ  la consegna ad opera del sig.Gianni Reggiani, capo del magazzino centrale della SNAM, di unpezzo del velivolo chiamato indicatore triplo, importante perchĆ© rego-la la posizione del flap, della regolazione dello stabilizzatore dellā€™alettone.Dal danneggiamento di questo pezzo i tecnici risalirono al punto esat-to dovā€™era stata posta la carica dā€™esplosivo.

15 - I RILIEVI SUI CADAVERI

Il 21 giugno del 1996 si procedette alla riesumazione delle salme diEnrico Mattei e di Irnerio Bertuzzi. I resti del giornalista americanoWilliam Mac Hale, altra vittima della tragedia, erano stati traslati datempo in una fossa comune.

Le bare vennero trasferite presso lā€™Istituto di Medicina Legale diTorino a disposizione del consulente medico-legale Prof. Carlo Torre,affiancato dal Prof. Firrao, ordinario di Tecnologia dei Materiali Me-tallici del Politecnico di Torino, e dal Dr. Giovanni Delogu del CentroCarabinieri Investigazioni Scientifiche di Roma.

Il Dr. Giovanni Brandimarte, infine, esperto esplosivista presso laMarina Militare Italiana Incursori di La Spezia, fu incaricato di trova-re indicazioni dagli atti del procedimento allo scopo di accertare se sisia verificata unā€™esplosione al suolo.

Dalle indagini sviluppatesi ĆØ stato possibile pervenire ai seguentirisultati: a bordo dellā€™I-SNAP si ĆØ verificata unā€™esplosione; lā€™esplosio-

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ne si ĆØ verificata durante il volo e non in coincidenza o dopo lā€™impattocol suolo; il serbatoio non ĆØ esploso, i motori non sono esplosi, la bom-bola dā€™ossigeno non ĆØ esplosa.

Dopo le indagini macroscopiche svolte dal capitano Delogu si pro-cedette ad accentrare lā€™attenzione sullā€™indicatore triplo.

Furono avviate analisi microstrutturali sulle viti di fissaggio dellostrumento al cruscotto dellā€™aereo.

Queste analisi hanno consentito di rilevare che: a) nelle viti dellā€™in-dicatore triplo sono presenti cristalli che mostrano fenomeni digeminazione meccanica riconducibili ad esplosione; b) nella vite pro-veniente dallā€™aereo di marca C6-BEV, gemello dellā€™aereo sul qualeviaggiava Mattei, non sono stati rilevati analoghi fenomeni digeminazione meccanica; c) analoghi fenomeni di geminazione mec-canica sono stati riscontrati nelle lamiere sottoposte a prova di scop-pio durante il procedimento penale 527/84 del Tribunale Penale diRoma; i confronti effettuati sullā€™intensitĆ  della fenomenologia hannopermesso di ipotizzare allā€™interno dellā€™aereo sul quale viaggiava Enri-co Mattei la presenza di una carica poco superiore a 100 grammi diCompound B;d) calcoli effettuati dopo aver analizzato i risultati ri-portati nella relazione balistico-esplosivistica effettuata durante il pro-cedimento penale 527/84 del Tribunale Penale di Roma, hanno per-messo di verificare che i fenomeni di geminazione meccanica soprasegnalati nelle viti di acciaio inossidabile facenti parte dellā€™indicatoretriplo sono compatibili con le pressioni originabili dallo scoppio di unacarica equivalente a circa 100 grammi di Compound B in un ambienteconfinato, quale era quello della cabina di pilotaggio dellā€™aereo ogget-to dellā€™indagine.

Dalle analisi svolte sui resti cadaverici, il Prof. Firrao e il capitanoDelogu hanno effettuato le seguenti constatazioni: ā€œa) sono stati ritro-vati segni di esposizione ed esplosione derivante da detonazione diuna carica sullā€™anello dā€™oro di Enrico Mattei; b) si ĆØ anche calcolatoche la mano sinistra che portava lā€™anello si trovava a 10-15 centimetridalla carica esplodente; c) anche sul quadrante, sulle lancette, suisimboli delle ore dellā€™orologio di Enrico Mattei sono stati ritrovati se-gni (frammenti di vetro infissi piĆ¹ o meno profondamente, formazionedi micro geminati meccanici nellā€™ottone del quadrante) che si possono

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far risalire ad esposizione ad onda esplosivaā€152.Inoltre ĆØ stato accertato dalla consulenza tecnica del Dr.

Brandimarti che non cā€™ĆØ stata alcuna esplosione in coincidenza o dopolā€™impatto col suolo. Lā€™esplosione, quindi, non puĆ² che essersi verifica-ta in volo e cioĆØ subito dopo lā€™ultimo contatto dellā€™I-SNAP con lā€™Entedi controllo alle 18:57ā€™10'ā€™ del 27 ottobre del 1962.

Eā€™ evidente che esiste una perfetta coerenza tra lā€™effetto determi-nato con una limitata esplosione a bordo, la diffusione dei resti deldisastro sul terreno e la sostanziale integritĆ  strutturale dellā€™aereo almomento dellā€™impatto al suolo.

E non avendo prova alcuna di esplosioni che hanno riguardato iserbatoi, i motori o la bombola dā€™ossigeno in dotazione, se ne puĆ²dedurre unicamente che la causa del disastro aereo di BascapĆØ fudeterminata da una piccola carica esplosiva posta a bordo del MoraneSaulnier 760/B/Paris II.

Si potrebbe pensare ad una carica dā€™esplosivo di peso modesto(alcune decine di grammi), ma sufficiente ad inabilitare il pilota anchese non sufficiente a provocare danni allā€™aereo riscontrabili dopo il suoimpatto a terra.

Scrive ancora Giambalvo nella sua testimonianza tecnica: ā€œ...nonappare irragionevole avanzare lā€™ipotesi che il circuito di innescamentodi un eventuale ordigno posto a bordo dellā€™aereo fosse collegato al-lā€™interruttore comando movimento carrelloā€153.

Infatti, essendo lā€™aereo in fase dā€™avvicinamento, ĆØ piĆ¹ che proba-bile che il pilota, dopo lā€™ultima comunicazione, abbia proceduto adabbassare il carrello dā€™atterraggio azionando proprio lā€™interruttorecomando movimento carrello provocando involontariamente la deto-nazione della carica.

Lā€™ubicazione della carica dā€™esplosivo puĆ² essere indicata, con pro-vate probabilitĆ  di precisione, nella zona sinistra della parte di cru-scotto ubicata davanti al pilota e allā€™Ing. Mattei, visto il danneggia-

152 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 141

153 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pagg. 110-111

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mento riscontrato nella mano sinistra di Mattei e le sostanze riscon-trate sullā€™anello nuziale danneggiato dallo scoppio. La distanza del-lā€™ordigno rispetto ai reperti esaminati puĆ² essere calcolata tra i 20 e i60 centimetri.

Lā€™esplosione ravvicinata contribuƬ alla perdita di controllo imme-diata dellā€™aereo da parte del pilota. Anche lo stato dei corpi e le lesionida loro riportate ne sono unā€™evidente conferma, come risulta dallaconsulenza tecnica del Prof. Torre: ā€œ...Ho giĆ  segnalato una certadifferenza nelle lesioni riportate dal passeggero MacHale rispetto aquelle riportate da Mattei e Bertuzzi...... bisogna perĆ² anche dire chedette lesioni sono, in generale, quelle che meglio potrebbero adattarsiallā€™ipotesi di esplosione di un ordigno che abbia danneggiato prevalen-temente la parte destra del corpoā€154.

La presenza di frammenti metallici assume, quindi, la massimaimportanza.

La consulenza Torre ĆØ, quindi, di rilevante importanza per averritenuto che lā€™ipotesi di limitata esplosione in volo e successivo impat-to del velivolo, sostanzialmente integro al suolo, fosse compatibile conle evidenze medico-legali.

A tal proposito, il Prof. Torre precisava di aver individuato nellamano sinistra con anellino attribuita a Mattei, attraverso il relativoesame radiologico, ā€œla presenza tra le parti molli, di minuti frammentiradiopachi tra i quali una piccola scheggia metallica costituita essen-zialmente da alluminio con tracce di potassio, bario, ferro, rame ezincoā€155 e di poter interpretare tali tracce in assoluta compatibilitĆ con lā€™esplosivo COMET 4 B.

Lo schianto, perciĆ², non si verificĆ² a causa di un errore del pilotaBertuzzi perchĆ© troppo stanco o troppo distratto dalle sue vicendesentimentali, come aveva cercato di far passare lā€™originaria inchiestadella commissione ministeriale nominata subito dopo la tragedia.Bertuzzi aveva guidato benissimo gli aerei e lo aveva fatto fino allā€™ul-timo istante......

154 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pagg. 159-161

155 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pagg. 159-161

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16 - ULTERIORI INQUIETANTI INTERROGATIVI

Dal Piano di Volo originario, concordato tra Bertuzzi e la torre dicomando di Fontanarossa, si evince una rotta diversa da quella poieffettivamente percorsa dallā€™aereo di Mattei.

La rotta prevedeva originariamente un decollo alle ore 12:30 e unarotta via terra. Il decollo, invece, ebbe origine alle 16:45 seguendo,perĆ², una rotta sul mare. Questo primo interrogativo ĆØ rimasto senzaalcuna spiegazione.

Eā€™ inquietante, tuttavia, dover annotare che le STRIP (cioĆØ i nastrinidi carta sui quali gli addetti agli enti di controllo attraversati da unaereo ne annotano lā€™orario di passaggio previsto ed effettivo) relativeai passaggi dellā€™I-SNAP furono palesemente riscritte non trattandosidi quelle originali dal momento che ā€œ...paiono scritte dalla stessa manoe non recano quel tipico stile da annotazione frettolosa come avvienenella pratica operativaā€156.Da ciĆ² si deduce che le STRIP allegatealla relazione dā€™inchiesta non raffigurano, dunque, gli originali (deiquali, peraltro, non cā€™ĆØ traccia) bensƬ dei ā€œfalsiā€, scritti da una solamano e, verosimilmente, in unico contesto.

17 - CONCLUSIONI

Nella primavera del 2005 il magistrato Vincenzo Calia hadefinitivamente accertato, dopo quasi dieci anni di nuove indagini, cheil piccolo aereo che trasportava dalla Sicilia a Milano lā€™Ing. Mattei, ilpilota Bertuzzi e il giornalista americano del ā€˜Timeā€™ William Mac Hale,cadde perchĆ© sabotato con una modesta carica di tritolo che dovevaservire a far cadere lā€™aereo senza lasciare tracce di un attentato,conclusione supportata in sentenza da perizie tecniche indiscutibili.

Ricordiamo ancora che lā€™inchiesta era stata riaperta casualmentenel 1995 poichĆ© un collaboratore dellā€™Agip si era portato via un pezzo

156 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pagg. 195-197

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dellā€™aereo di Mattei dopo la caduta e lo aveva conservato senza resti-tuirlo e senza, quindi, farlo rottamare come accaduto per tutto il restodellā€™aereo. Al momento buono lo aveva tirato fuori per farlo esamina-re con le nuove attrezzature a disposizione del Politecnico di Torino ingrado, stavolta, a differenza di trentaquattro anni prima, di rilevare,dallā€™analisi del rottame e dai resti ossei dei cadaveri riesumati, la pre-senza di piccoli frammenti di materiale metallico frutto dellā€™esplosio-ne di una modesta carica di tritolo.

Il Dr. Calia, comunque, dopo aver documentato tecnicamente inmaniera ineccepibile la causa del disastro, anzichĆ© continuare lā€™inda-gine sui colpevoli e sugli esecutori materiali della strage chiuseinspiegabilmente lā€™indagine.

Nel giugno del 2006 ĆØ stata riaperta a Palermo, sulla base degli attiprodotti a Pavia e sulla base di una testimonianza di Buscetta, lā€™inda-gine sulla scomparsa del giornalista De Mauro che stava indagandoproprio sugli incontri avuti da Mattei nel corso del suo ultimo viaggioin Sicilia.

Tutte queste prove stanno a determinare in modo inequivocabileche lā€™aereo di Mattei venne dolosamente abbattuto nel cielo di BascapĆØquella sera del 27 ottobre del 1962. Il mezzo utilizzato fu una limitatacarica esplosiva, probabilmente innescata dal comando che abbassa-va il carrello e apriva i portelloni di chiusura dei loro alloggiamenti.

Se ci fosse stata unā€™altra volontĆ  ad opera dello Stato attraverso isuoi servitori si sarebbe pervenuti certamente a questa veritĆ  benprima, piĆ¹ facilmente e con maggiori probabilitĆ  di far pagare ai col-pevoli la pena di un omicidio plurimo.

Purtroppo in questi decenni non cā€™ĆØ stata soltanto una dura batta-glia per la scoperta della veritĆ  e delle reali responsabilitĆ  di questatragedia bensƬ, collateralmente, una corrispondente battaglia, altret-tanto dura e determinata, per coprire la veritĆ , depistando, manipolan-do prove e testimonianze, omettendo circostanze, fatti e riscontri cheavrebbero potuto spiegare con facilitĆ  e per tempo le cause dellacaduta dellā€™aereo di Mattei.

Gran parte dei documenti in possesso degli enti che avrebberodovuto conservare traccia dellā€™attivitĆ  investigativa e informativa svoltadopo la morte di Mattei sono stati smarriti o distrutti, senza aver mai

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trovato i verbali di distruzione. In molti casi sono stati distrutti anche iregistri di protocollo e i cartellini degli schedari di classificazione, inaltri casi, al momento della richiesta, le amministrazioni hanno giusti-ficato lā€™impossibilitĆ  a soddisfarla a causa di allagamenti (ahimĆØ, as-sai frequenti!!) di archivi con conseguenze letali, guarda caso, per idocumenti necessari allā€™inchiesta!

Lā€™esempio piĆ¹ grave ĆØ nella scomparsa del verbale di testimonian-za dellā€™Ing. Girotti, riguardante il fatto che lā€™ENI avesse giĆ  acquisitoallā€™epoca, subito dopo la tragedia, elementi importanti sulla naturadelittuosa dellā€™incidente.

La stessa dichiarazione, durante un discorso dellā€™OnorevoleFanfani, ā€œsullā€™abbattimento dellā€™aereo di Matteiā€, appare molto im-portante. Fu nel 1986, infatti, durante il congresso dei partigiani cat-tolici, organizzazione nella quale Mattei aveva militato, che Fanfaniebbe a dire che ā€œ...chissĆ , forse lā€™abbattimento dellā€™aereo di Mattei,piĆ¹ di venti anni fa, ĆØ stato il primo gesto terroristico nel nostro Paese,il primo atto della piaga che ci perseguitaā€157.

Come poteva essere cosƬ certo Fanfani che quello perpetrato aidanni di Mattei fosse stato un attentato quando la versione ufficialeallora accreditata era ancora quella dellā€™incidente? Come potevanoessere cosƬ certi, questi politici, della vera sorte di Enrico Mattei?Come poteva, con fare incauto e privo di discrezione, lā€™OnorevoleReale, nellā€™estate del 1967, avvicinare Rosangela Mattei, nipote diEnrico, e dichiararle con la massima tranquillitĆ  che lo zio era statofatto fuori e che il motivo era per impedirgli di concludere un contrat-to che Mattei stava per siglare per lo sfruttamento del petrolio algerino?

A tal proposito, fece i nomi di Cefis, di Fanfani e di Andreotti elā€™inchiesta potĆØ essere riavviata.

Ma non furono solo i politici a esternare inquietanti dichiarazioni intempi non sospetti; lo fecero anche uomini delle istituzioni, tecnicidellā€™ENI, servitori dello Stato.

157 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 205 (cfr. Discorso del Sen. AmintoreFanfani a Salsomaggiore del 26/10/1986, in occasione del Congresso dei PartigianiCattolici, riportato da ā€˜Il Resto del Carlinoā€™ del 26/10/1986, pag. 841, in un articolodal titolo Mattei vittima del terorismo - lo ha ricordato Fanfani a Salsomaggiore)

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La testimonianza di Fulvio Martini, nominato direttore del SISMI,il servizio segreto militare italiano, nellā€™aprile del 1984, appare an-chā€™essa di grande importanza. Lā€™Ammiraglio Martini, infatti, in unā€™in-tervista pubblicata sul quotidiano ā€˜Ore 12ā€™ del 14/7/1995, ad una do-manda sulle vere cause del disastro aereo di BascapĆØ rispose ā€œ...Pensoche lā€™aereo di Mattei sia stato sabotato. Mattei aveva molti nemi-ci...ā€, e mentre alle altre domande dellā€™intervistatore lā€™Ammiraglioaveva risposto con la consueta diplomazia e con la dovuta prudenza,nel caso del quesito su Mattei la risposta era stata secca, precisa edesauriente nella sua tragica accezione.

Il Generale Ercole Savi, Presidente della commissione ministerialedā€™inchiesta, rispondendo ad una domanda postagli da un suo collega, ilGenerale di squadra aerea Cesare Graziani, che gli chiedeva comeera avvenuto e come si era verificato il disastro, rispose ā€œ...che eglinon avrebbe potuto riferire nulla di quellā€™incidente, poichĆ© vincolatoda uno specifico giuramento che era stato richiesto ai membri dellacommissione e che egli aveva prestatoā€158.

Tale segretezza non poteva sicuramente essere riferita alle conclu-sioni ministeriali dā€™inchiesta che erano, oramai, di pubblico dominio.

Eā€™ evidente che ci troviamo di fronte ad un comportamento deter-minato dalla necessitĆ  di tenere occulta una veritĆ  ben diversa daquella che si voleva fosse la veritĆ  ufficiale.

E arriviamo, infine, ai giorni nostri, al grande pentito della mafia,alle dichiarazioni di Tommaso Buscetta. Fu questā€™ultimo, con alcunesue rivelazioni, a squarciare definitivamente il manto omertoso duratoper decenni.

Cosa ha raccontato Buscetta?La sua dichiarazione integrale fu la seguente: ā€œFu Cosa Nostra

siciliana, in una seduta della sua Prima Commissione, a decretare lamorte di Enrico Mattei. CiĆ² mi consta personalmente in quanto avevomolti amici che sedevano nella Commissione e che mi riferirono ilcontenuto della discussione. Il piano per eliminare Mattei mi fu illu-strato da Salvatore Greco Ciaschiteddu e da Salvatore La Barbera,

158 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 210

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che faceva parte della Commissione ed era il capo del miomandamento. Mattei fu ucciso su richiesta di Cosa Nostra americanaperchĆ©, con la sua politica, aveva danneggiato importanti interessieconomici americani in Medio Oriente. A muovere le fila erano, mol-to probabilmente, le compagnie petrolifere, ma ciĆ² non risultĆ² a noialtri direttamente in quanto arrivĆ² Angelo Bruno, della famiglia diFiladelfia, e ci chiese questo favore a nome della commissione degliStati Uniti.

La questione venne trattata in Commissione e non ci furono oppo-sizioni di rilievo. Tutti volevano contribuire a rinsaldare i legami con gliamericani. Le uniche discussioni riguardarono le modalitĆ  dellā€™atten-tato e gli uomini dā€™onore che si sarebbero assunti il compito di attuar-lo. Si pensĆ² di non usare armi da fuoco, nĆ© di ricorrere ad azionispettacolari che avrebbero potuto rivelare la matrice mafiosa del fat-to. Se avessimo ucciso Mattei mentre si trovava al ristorante o duran-te una manifestazione pubblica, tutti avrebbero pensato alla mafia.Pertanto occorreva studiare un metodo per eliminarlo,del tutto inusualeper noi, e tale da fare in modo che lā€™episodio rimanesse avvolto nelmistero piĆ¹ fitto. Salvatore Greco si assunse il compito di organizzarematerialmente lā€™attentato. Egli, a sua volta, si consultĆ² con StefanoBontade. Ma per eseguire un progetto cosƬ impegnativo cā€™era biso-gno di coinvolgere diversi personaggi di spicco. Allora Greco chiesela collaborazione di Antonio Minore, di Bernardo Diana e di GiuseppeDi Cristina, il quale, provenendo da Riesi, nei pressi di Catania, pote-va fornire gli appoggi necessari.

Ricordo che Stefano Bontade mi chiese di accompagnarlo un paiodi volte a Catania. In quelle occasioni lo vidi contattare alcuni ele-menti locali di Cosa Nostra tra cui Salvatore Ferrera, dettoCavadduzzu. Il contatto con Mattei fu stabilito da Graziano Verzotto,molto legato ai Di Cristina.

Penso fu proprio Verzotto o lo stesso Di Cristina a presentare aMattei un gruppo di giovanotti della mafia che lo portarono ad una bat-tuta di caccia nei dintorni di Catania il giorno prima della sua morte. DiCristina procurĆ² lā€™accesso ad una riserva privata dove accompagnareMattei e lā€™aereo di questā€™ultimo fu manomesso durante questa battutadi caccia. La vigilanza di quei tempi non era quella di oggi: consisteva in

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un paio di guardie che andavano su e giĆ¹ nei pressi dellā€™aereo e non fuparticolarmente difficile eluderne la sorveglianza.ā€

I responsabili dellā€™assassinio di Mattei furono sicari della famiglia DiCristina giacchĆØ fu Cosa Nostra a decidere tempi, modalitĆ  e occasioniper dare la morte allā€™Ing. Mattei in accordo, anzi, su ben preciso ordineproveniente dagli Stati Uniti attraverso un autorevole esponente dellafamiglia mafiosa di Philadelphia, Angelo Bruno, che aveva chiesto que-sto favore a nome della Commissione degli USA e nellā€™interesse so-stanziale delle maggiori compagnie petrolifere americane.

Il piano per eliminare Mattei fu illustrato in commissione daglistessi Greco e La Barbera. La decisione fu presa unanimemente e lemodalitĆ  del crimine dovevano essere assolutamente incruente, cioĆØtali da non lasciare sospetti su un attentato.

Vennero, quindi, bandite armi da fuoco e si prese in considerazio-ne lā€™ipotesi del sabotaggio aereo in occasione di uno dei tanti viaggiche Mattei faceva in Sicilia con la complicitĆ  attiva di alcuni potentiinterlocutori isolani di Mattei.

Lā€™incarico di organizzare materialmente lā€™attentato fu dato a Sal-vatore Greco, il quale si avvalse della collaborazione di uomini dā€™ono-re giĆ  di spicco appartenenti a diverse province, quali Antonio Mino-re, Berardo Diana, Giuseppe Di Cristina e Stefano Bontade che sā€™in-contrĆ² varie volte per organizzare lā€™attentato con Salvatore Ferrera.

A quel punto era indispensabile ā€œun approccioā€ a Mattei e fu inter-pellato, a tale scopo, il potente presidente dellā€™Ente Minerario Siciliano,il Senatore democristiano Graziano Verzotto, legato da forti rapportidā€™amicizia e dā€™interesse con la famiglia Di Cristina di cui era stato testi-mone di nozze, oltre ad aver assunto numerosi parenti di questā€™ultimo.

Verzotto si prestĆ² a distrarre Mattei nellā€™ultimo fatale viaggio te-nendolo impegnato, pare, in una battuta di caccia, prima di ripartireper Milano. ā€œDurante quel periodo di tempo lā€™aereo privato di Matteifu sabotato con un ordigno esplosivo a tempo ad opera di persone daidentificare che erano riuscite a sfuggire alla vigilanza esistente nel-lā€™aeroportoā€159.

159 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 211

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Le stesse dichiarazioni fatte da Buscetta furono sostanzialmentericonfermate da un altro illustre pentito, Gaetano IannƬ, che riconfermĆ²ā€œ...lā€™accordo tra Cosa Nostra e gli americani per lā€™eliminazione diMattei attraverso il collocamento di una bomba allā€™interno dellā€™abitacolodel velivolo di Matteiā€160.

Ultima voce, a conferma di questa versione dei fatti, quella di unaltro pentito, Salvatore Riggio, che confermĆ² ā€œ...le modalitĆ  e gli accor-di per lā€™uccisione di Mattei nonchĆ© lā€™attivo ruolo svolto da Verzottoā€161

in aiuto a Di Cristina per la realizzazione del sabotaggio.Il Senatore Verzotto aveva svolto, peraltro, abile opera di

depistaggio nel periodo immediatamente successivo al rapimento DeMauro e al profilarsi della cosiddetta ā€œpista Matteiā€, sostenendo chealla base del rapimento e della sparizione del giornalista De Mauro cifosse la scoperta fatta da questā€™ultimo del luogo dove attraccavano iprimi pesanti carghi di droga che rifornivano la Sicilia, tesi, peraltro,sostenuta pure dallā€™Arma dei Carabinieri attraverso lā€™uomo piĆ¹ signi-ficativo allora in Sicilia e cioĆØ il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.

Questā€™abile mossa servƬ a divaricare le posizioni investigative traPolizia e Carabinieri, convinta comā€™era la Polizia che, invece, potesse-ro esserci motivazioni forti e plausibili e riconducibili alla ā€œpista Matteiā€alla base del sequestro De Mauro, come fu confermato anche dalledeposizioni processuali dellā€™allora Questore di Palermo Bruno Contrada.

Prevalse, insomma, il depistaggio, se ĆØ vero comā€™ĆØ vero che nu-merose testimonianze fatte da persone che erano state vicine a DeMauro, a partire da alcuni suoi familiari, non vennero tenute in alcunaconsiderazione.

Come la dichiarazione della figlia Franca De Mauro, che scrivenel diario recante la data del 14/9/1970: ā€œ...A casa papĆ  dopo pranzodice che ha scoperto una cosa importante riguardo al caso Mattei:con chi passĆ² le ultime due ore, o chi sapeva lā€™orario della parten-

160 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 211

161 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 211

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zaā€162. Sempre a proposito di questa conversazione, Franca De Mauroaggiunse che ā€œ...il padre aveva iniziato a raccontare dā€™avere scopertoqualcosa di molto importante in relazione alla morte di Enrico Matteie che egli riteneva fosse stata provocata a mezzo dellā€™esplosione diun ordigno sul suo aereo. Egli ne era convintoā€163.

La circostanza citata da Buscetta su incontri preparati per distrar-re lā€™attenzione di Mattei nelle ultime ore prima della partenza, a Cata-nia, viene confermata dalla testimonianza dellā€™altra figlia di De Mauro,Junia, che riconfermĆ² di fronte al commissario Boris Giuliano dellaQuestura di Palermo, il 24/9/1970, di essere a conoscenza di un fattoimportantissimo e inedito e cioĆØ ā€œ...che Mattei, due ore prima di par-tire da Catania, sā€™era incontrato e aveva visto o aveva saputo di duepersone, di cui non sono in grado di ricordare il nome ma che, comun-que, se ben ricordo, mi suonarono familiariā€164.E nel successivo inter-rogatorio del 17/3/1971, di fronte al Giudice Istruttore Dr. Fratantonio,la giovane figlia di De Mauro ebbe a precisare che ā€œ...con tale rico-struzione sono in grado di affermare, con sicurezza, che mio padreaddossava precise responsabilitĆ  sulla morte di Mattei allā€™attuale pre-sidente dellā€™ENI, Eugenio Cefisā€165.

Ci sarebbero state, insomma, delle alte personalitĆ  che avrebberoprotetto il piano criminoso, anche per una questione di convergenzadā€™interessi, tra quelli mondiali delle Sette Sorelle e quelli personalidella guida dellā€™ENI e dellā€™Ente Minerario Siciliano come grande uf-ficio di collocamento della mafia in Sicilia.

Del resto, anche nella testimonianza di Igor Man, giornalista eamico di De Mauro, cā€™ĆØ la conferma di questa analisi quando, duranteuna trasmissione televisiva, riferendo di un colloquio avuto con DeMauro, questā€™ultimo gli confessĆ²: ā€œSto ricostruendo il caso Mattei e ti

162 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Relazione del P.M.Vincenzo Calia, 16/10/2000, pag. 19

163 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Relazione del P.M.Vincenzo Calia, 16/10/2000, pag. 19

164 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Relazione del P.M.Vincenzo Calia, 16/10/2000, pagg. 20-21

165 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Relazione del P.M.Vincenzo Calia, 16/10/2000, pagg. 21-22

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debbo dire che cā€™ĆØ dentro, ci sono dentro tutti i politici, gli stranieri, laCIA e, ahimĆØ, pure la mafiaā€166.

In occasione della riapertura dellā€™inchiesta, nel 1970, proprio su sol-lecito fatto dal giornalista Ugo Moretti che chiese alla Procura di Mila-no di riaprire le indagini sulla base di alcune informazioni provenutegliche confermavano lā€™esistenza di un disegno criminoso alla base dellasciagura aerea di BascapĆØ, venne fuori lā€™articolo con intento ricattatoriodi tal Pier Hassani che sosteneva esserci la stessa mano dietro la mortedi Enrico Mattei, di Renzo Rocca e di Mauro De Mauro.

Se ipotizziamo una stretta alleanza operativa tra i vertici di CosaNostra americana e quelli siciliani, sostenuti dalle opportune copertu-re dei servizi segreti italiani e di alcuni servizi dā€™intelligence stranieri,con la complicitĆ  silenziosa e attenta di alcuni politici italiani e di alcu-ne figure interessate allā€™interno dellā€™ENI stesso alla scomparsa diMattei, il cerchio si chiude.

Elemento di decisiva importanza, sospettato di aver avuto questofondamentale compito di tessere le fila tra gli interessi delle grandimultinazionali del petrolio e quelle della mafia e di alcuni potentatilocali, fu lā€™avvocato Vito Guarrasi, sospettato di essere il signor Xdelle indagini.

Ma chi era Guarrasi? Come sā€™ĆØ giĆ  detto nel capitolo dā€™apertura,Guarrasi era un brillante avvocato siciliano che, fin dai tempi dellagioventĆ¹, sā€™era messo in evidenza in periodi delicati e difficili qualiquelli della occupazione militare della Sicilia ad opera degli Americaninel 1943-1944, conoscendo e intrattenendo relazioni con lo StatoMaggiore americano e con alcuni potentati siciliani pronti a ricostrui-re lā€™isola dopo il dramma della guerra.

Lo studio Guarrasi si ĆØ poi sviluppato nel dopoguerra trattando diproblematiche delicate e difficili quali quelle delle occupazioni delle ter-re e della lotta ai gabelloti mafiosi. Le sue capacitĆ  diplomatiche e lesue competenze giuridiche lo consegnavano alle situazioni e ai casi piĆ¹importanti allora esistenti nel piano politico, economico e finanziario in

166 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Relazione del P.M.Vincenzo Calia, 16/10/2000, pagg. 21-22 (Dibattito trasmesso dalla RAI il 30/7/1998dal titolo ā€œMoviola della storia: il caso Matteiā€)

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Sicilia. Ecco perchĆ© fu facile sospettare sue pericolose collusioni con lamafia e un suo ruolo inconfessabile in occasione dellā€™omicidio Mattei.

Dalle testimonianze raccolte si evince, comunque, un quadro a dirpoco disomogeneo.

Dallā€™intervista realizzata in data 23 marzo 2010 al senatore Ema-nuele Macaluso, che conobbe personalmente Guarrasi, si delinea unritratto di un avvocato intelligente, molto preparato, spregiudicato nelcurare con molta disinvoltura settori diversi e interlocutori diversi.Macaluso si rammarica, ad esempio, che Guarrasi, dopo essere statoconsulente per il governo Milazzo diventi, in seguito, consulente pertutti gli altri governi della Regione Sicilia che si succedettero. Macirca la possibilitĆ  di un coinvolgimento di Guarrasi nellā€™omicidio Mattei,Macaluso ĆØ categorico: ā€œ...Non ritengo possibile che abbia avuto unruolo nellā€™uccisione di Matteiā€167.

Eā€™ possibile, dunque, fare una ricostruzione della ā€˜ratioā€™ del crimi-ne? Eā€™ possibile ipotizzare, alla luce dei dati certi, delle notizie ogget-tive e delle prove di cui oggi disponiamo un teorema che ci dia spiega-zione dellā€™assassinio di Mattei?

Indubbiamente tutto ha avuto origine dalla politica imprenditorialedi Mattei nel campo dellā€™approvigionamento petrolifero e di ogni altrasostanza nellā€™ambito dellā€™energia potesse occorrere allā€™Italia per ri-solvere il problema della sua penuria di risorse energetiche.

Le scelte fatte da Mattei avevano dato fastidio non poco alle SetteSorelle, quindi agli USA in particolare, e si rivelavano pericolose an-che per la Francia con la questione del petrolio algerino.

Subito dopo gli ultimi accordi che si profilavano coi russi per ilpetrolio sovietico, addirittura, si determinĆ² unā€™atmosfera di vera e pro-pria ā€œguerra freddaā€ con gli Stati Uniti e i suoi interessi economici ecommerciali.

Certamente Fanfani e La Malfa, di ritorno da un loro viaggio negliUSA, alla vigilia dei fatti tragici di BascapĆØ, non seppero dire altro aMattei che di interrompere immediatamente i rapporti intrapresi conlā€™URSS e di non stipulare gli accordi commerciali petroliferi con isovietici, ben guardandosi dal riferire con chiarezza a Mattei i rischi

167 Intervista del 23/3/2010, riportata in Appendice

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che correva e ciĆ² che a loro era stato detto in tutta interezza dagliamericani stessi.

Eā€™ possibile che ci sia stata la mediazione dellā€™avvocato Guarrasiper avvicinare le richieste dā€™eliminazione di Mattei provenienti dagliUSA attraverso la CIA e servendosi del mafioso Bruno, della potentefamiglia di Philadelphia, al fine di contattare Liggio che a sua volta hainteressato Greco e La Barbera della preparazione dellā€™attentato.Questi ultimi, per motivi tecnici, cioĆØ per la necessitĆ  di trovare alcu-ne figure competenti tecnicamente a collocare lā€™ordigno allā€™internodellā€™abitacolo e anche per competenze territoriali, furono incaricati icatanesi, cioĆØ la famiglia Di Cristina, Antonio Minore e Bernardo Dianache, con la complicitĆ  di un tecnico dellā€™aeroporto di Catania, si fece-ro carico di sabotare il velivolo, causandone il disastro.

Eā€™ piĆ¹ che probabile che Cefis e Girotti sapessero alcuni risvoltimolto gravi, ma hanno taciuto aspettando lā€™eliminazione di Mattei perprendere successivamente la guida dellā€™ENI.

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RIBELLI PER AMORE...

A cinquantā€™anni dallā€™assassinio di Mattei sarebbe facile abbando-narsi a considerazioni patetiche e retoriche.

Non cā€™ĆØ bisogno di tutto ciĆ². Abbiamo bisogno del contrario: diforza, di determinazione, di volontĆ  nel continuare a lavorare per laricerca della veritĆ , per favorire le condizioni di una riapertura delprocesso Mattei e per lā€™individuazione dei responsabili materiali e deimandanti di quella nefandezza, consumata ai danni di esseri umaniindifesi e inermi, delle loro famiglie e della comunitĆ  nazionale italia-na.

Dobbiamo continuare a rincorrere la veritĆ  perchĆ© ĆØ necessario,perchĆ© non cā€™ĆØ democrazia, non cā€™ĆØ dignitĆ  in un Paese che non rie-sce a spalancare le porte del carcere a chi ha ucciso e soprattutto achi ha incaricato di uccidere.

Di fronte ai poveri resti di Mattei ci fu un sacerdote, MonsignorMilani, che pronunziĆ² unā€™orazione indimenticabile. Da questa preghieraho inteso estrapolare qualche pensiero:

ā€œMattei ha combattuto ed ĆØ stato combattuto, ha resistito non perambizione ma per amore ardente di questa sua creatura, lā€™ENI, fattanon solo di laboratori e di macchine, ma soprattutto di uomini stretti inuna grande famiglia. La nostra fede ci insegna che la morte non ucci-de lo spirito dei nostri cari, ma che essi ci sono vicini. Mattei morƬanche per eccesso di solitudine e di persecuzione. Siamo con lui inquella splendida preghiera che egli amava e che ripeteva e che co-minciava cosi: noi, ribelli per amore....ā€168.

168 G.ACCORINTI, Enrico Mattei. Una vita contro la dipendenza energeticaitaliana, op. cit., pag. 251

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Coloro che esercitano un comando non fan-no in realtĆ  che prestare servizio a coloro cui sem-brano comandare; essi, infatti, non comandano perdesiderio di gioia e di dominio ma per fare del beneagli uomini, non per orgoglio di primeggiare ma peramor di provvedere.

S.Agostino (da De civitate Dei)

Tutti i cittadini sono membri dello stessocorpo e quando uno di essi viene leso tutti debbonosentirsi offesi.

Solone

Se si accetta il mondo per quello che ĆØ, ri-sulta impossibile attribuirgli un senso.

Albert Schweitzer

Amici, ci aspetta una barca che dondolanella luce ove il cielo sā€™inarca e tocca il mare...

Mario Luzi (da Alla vita)

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APPENDICE:

Intervista allā€™On.le Prof. Emauele Macaluso

Roma, 23 Marzo 2010

Senatore Macaluso, come ricorda Enrico Mattei?

Ricordo Mattei come uomo della Resistenza al fianco dei partigia-ni e lo ricordo per il ruolo essenziale che ha avuto nella ricostruzionepolitica della DC e, quindi, anche nei rapporti della DC col PCI.

Personalmente lā€™ho conosciuto quando ero segretario regionale delPartito Comunista in Sicilia e lā€™ho incontrato molte volte anche qui a Roma.

Lā€™ho incontrato in Sicilia quando venne per la costruzione degliimpianti di Enna e poi di Gela.

Era una forte personalitĆ  che aveva un immenso potere, addirittu-ra capace di condizionare la vita politica italiana.

Qualcuno parlĆ² anche delle sue capacitĆ  di corruzione dei partiti,basti pensare alla dura polemica con don Luigi Sturzo che lo definƬcome un uomo che inquinava la vita politica italiana.

Io, perĆ², non sono affatto dā€™accordo con questo giudizio. Non per-chĆ© non ci siano state operazioni discutibili: ĆØ di Mattei la frase ā€œipartiti si usano come taxiā€, quanto perchĆ© penso si debba guardarelā€™insieme dellā€™opera di una personalitĆ  come Mattei, un uomo impor-tante nella ricostruzione italiana perchĆ© la presenza dellā€™ENI ha con-tribuito alla crescita dellā€™economia italiana e senza questa presenzanon ci sarebbe stato mai il ā€œmiracolo italianoā€.

Non ĆØ vero che il ā€œmiracolo italianoā€ ĆØ stato tutto merito del capi-talismo privato e della capacitĆ  di mettere in moto lā€™economia da par-te del capitalismo.

Io credo che ci sono almeno altre due componenti essenziali: laprima ĆØ stata il ruolo che hanno avuto la riforma agraria e le lottecontadine connesse allā€™attuazione della riforma agraria attraverso laquale cā€™ĆØ stato un processo di modernizzazione del Paese, senza dicui lā€™Italia non avrebbe potuto avere lo sviluppo che abbiamo ricorda-

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to; la seconda ĆØ nel ruolo che ha avuto lā€™industria pubblica che ĆØ statoun volano nellā€™agevolare lo sviluppo economico stesso.

Quindi lo sviluppo degli anni che vanno tra il 1950 e il 1960 nonvanno letti come una capacitĆ  autonoma intrinseca alla formula delcapitalismo. Se guardiamo da questo punto di vista, il ruolo che haavuto Mattei nel Paese ĆØ stato di grande rilevanza.

Cā€™ĆØ, poi,un altro aspetto, quello relativo alla politica estera di Matteiche lo portĆ² oggettivamente in contrasto e in opposizione al monopo-lio delle Sette Sorelle a che lā€™ha spinto (compreso il Governo italiano)a un rapporto con tutti i Paesi produttori di petrolio nel Medio Oriente,con tutte le problematiche che quei Paesi portavano.

Mattei ĆØ stato uno stimolo per tutti i governi italiani per non chiu-dersi nellā€™eurocentrismo di maniera e, pur non proponendo mai lā€™usci-ta dellā€™Italia dal Patto Atlantico, ha avuto una politica che ha influen-zato il Governo italiano e la Democrazia Cristiana, a partire da Fanfani,la politica di Moro e anche, seppure indirettamente, Andreotti, che hasposato alcuni contenuti essenziali delle scelte di Mattei, seppure piĆ¹per tutelare gli interessi del Vaticano e, infine, anche Craxi. Mattei,insomma, ĆØ stato un personaggio che ha avuto unā€™importanza com-plessiva in tutti i sensi, in tutti i campi della politica italiana.

Mattei ĆØ stato un esponente di fondamentale importanza nel-lā€™ambito della politica imprenditoriale dā€™approvvigionamentoenergetico in un periodo come quello tra la fine della Seconda GuerraMondiale e il cosiddetto ā€œMiracolo economicoā€. Come giudica lapolitica dellā€™ENI e le scelte di Mattei in quel delicato periodo?

Giudico le scelte di Mattei e dellā€™ENI di quel periodo, positivamen-te per lā€™attivitĆ  specifica dellā€™ENI in campo dā€™approvigionamentoenergetico; le ricerche nella Val Padana furono volute tenacementeda lui, contrariamente a chi lo spingeva ad abbandonare tutto e aliquidare lā€™AGIP e, pur se le ricerche non portarono a quantitativirilevanti, fu importante esserci e affermare nellā€™approvigionamento lapresenza italiana in campo estrattivo con una presenza minima masignificativa della produzione italiana e, come ho giĆ  accennato, per ilruolo generale che il capitalismo di Stato ha avuto nella vicenda

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politica,economica e sociale italiana.Da questo punto di vista ritengo il ruolo di Mattei sia stato molto

importante.

Senatore Macaluso, uno degli aspetti piĆ¹ significativi della poli-tica di Mattei era il tentativo di favorire il potere di autodecisione elā€™acquisizione, quindi, di una sovranitĆ  piena da parte di tutti i pa-esi, compresi quelli arretrati tecnologicamente ma dotati di materieprime: perchĆ© a suo giudizio tutto ciĆ² sembrĆ² irrealizzabile a qual-cuno nel panorama politico italiano dā€™ allora?

Bisogna tenere conto che a quei tempi cā€™era la contrapposizionecomunismo-anticomunismo, est-ovest, Patto Atlantico-Patto di Varsavia.

Era la logica della ā€œguerra freddaā€.Rompere questo schema, perchĆ© si trattava o di rompere o di non

stare rigidamente dentro a questo schema, non aveva solo una valenzaeconomica: aveva anche una valenza politica.

E gli interessi economici che erano riparati dal Patto Atlantico,come ogni altro interesse, si facevano scudo della vicenda politica perrichiamare lā€™Italia e tutti gli altri alla disciplina atlantica, alla sceltaoccidentale.

Il problema che Mattei aveva davanti era arduo e lā€™affrontĆ² tentan-do di influire allā€™interno della Democrazia Cristiana e sia nei rapportipolitici che egli mantenne con accortezza con lā€™opposizione, con il PCI.

Il problema era, quindi, in questa contrapposizione radicale, mon-diale che esisteva e uscire da questa contrapposizione era da un latopoliticamente pericoloso per chi lo faceva e anche da un punto divista economico cā€™erano grandi interessi che si nascondevano dietroallā€™anticomunismo e allā€™atlantismo, che facevano comodo per garan-tire il loro monopolio e oligopolio.

Mattei, perciĆ², penso, seppe muoversi con audacia e, nel contempo,con accortezza.

Allā€™interno del suo partito, allā€™interno della maggioranza di gover-no e nei rapporti con lā€™opposizione in una serie di rapporti di ā€œpreziosacucituraā€ che aveva sviluppati fin dai tempi della Resistenza e cheutilizzĆ² per portare avanti il suo progetto.

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La scelta della neutralitĆ  e di un rapporto dā€™amicizia profondocon i nostri vicini paesi arabi sul mediterraneo, sembrĆ² unā€™altradelle prioritĆ  che ispirarono le scelte politico-imprenditoriali di Matteiprima, poi di Moro e successivamente anche di Craxi: quale fu lasua posizione allora e qual ĆØ la sua valutazione odierna in merito?

Non parlerei di neutralitĆ  di personaggi comā€™erano Mattei, Moro eCraxi.

Il neutralismo in Italia fu sostenuto solo da Nenni. I socialisti e isocialdemocratici europei avevano, del resto, una tradizione atlantica.

Il problema non era il neutralismo, il problema era lā€™interpretazio-ne e lā€™uso del Patto Atlantico e cioĆØ se il Patto Atlantico doveva esse-re ā€œuna camicia di forzaā€ da cui non si puĆ² uscire o, invece, se cā€™era-no margini di libertĆ  senza mettere in discussione lā€™adesione al PattoAtlantico, che mai nessuno di loro fece, quanto la possibilitĆ  allā€™inter-no del Patto Atlantico di rompere certi schemi.

Oggi non cā€™ĆØ piĆ¹ nulla di quella situazione, ma allora poteva esse-re considerato ā€œun traditoreā€ chi rompeva una certa disciplina.

Quindi penso che questa sia stata la strada e non cā€™ĆØ dubbio chechi lā€™ha percorsa si ĆØ trovato in contraddizione con chi governava ilmondo occidentale essendoci a est lā€™altra parte del potere mondiale.

Ritengo, quindi, che in quel periodo dobbiamo considerare la situa-zione in Medio Oriente tra Arabi e la costruzione di Israele: un proble-ma che si pone in forma lacerante dal 1963 alla guerra del Kippur alladeposizione di Nasser, al sostegno dato agli Arabi in quel periodo dal-lā€™Unione Sovietica.

Quindi la questione palestinese e la questione israeliana si poserogiĆ  allora in maniera chiara nel senso che ogni sostegno dato ai Paesiarabi veniva considerato un atto di ostilitĆ  nei confronti dā€™Israele etutti questi personaggi che abbiamo nominato hanno dovuto destreg-giarsi da questo punto di vista.

Lā€™ha fatto Fanfani, lo fece La Pira, lā€™ha fatto in maniera piĆ¹pregnante anche perchĆ© muoveva interessi economici importantiMattei, poi Craxi, che fu considerato sempre un amico dā€™Israele perĆ²ruppe in occasione della crisi dellā€™Achille Lauro e ruppe cogli ameri-cani in occasione della dichiarazione di Sigonella.

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Quindi con una parola che metterei tra virgolette, sono le ā€œindisci-plineā€ nei confronti degli Stati Uniti.

Dobbiamo ricordare anche Moro con i contrasti anche pesantiche ebbe con Kissinger, proprio su tutta la politica mediorientale.

La questione era, quindi, nella cautela che si doveva avere allā€™in-terno di un sistema di allarme internazionale dove la neutralitĆ  potevaessere considerata come una parola propagandistica priva di riflessipolitici ed economici immediati.

Quanto puĆ² aver influito, a suo giudizio, nellā€™amplificazione dirancori e di giudizi negativi nei confronti di Mattei la sua volontĆ  distringere accordi commerciali per sfruttare le risorse petrolifere del-lā€™allora URSS?

Anche quegli accordi furono molto contrastati. Recentemente holetto alcuni rapporti riservati su quel periodo in cui Mattei fece accor-di con Kossighin. Questi accordi furono aspramente contestati.

Se poi consideriamo tutte insieme queste ā€œindisciplineā€, ĆØ chiaroche tutti questi personaggi sono stati tutti personaggi che hanno avutoostilitĆ  da parte dei servizi, da parte dei governi, ecc..

Non ĆØ un caso che quando ĆØ stato ucciso Mattei tutti pensaronoalle Sette Sorelle. Quando fu assassinato Moro ci fu un coro di so-spetti; quando ĆØ stato processato Andreotti anche lƬ si disse che cā€™erala mano della mafia, che i pentiti venivano dallā€™America; quando fuprocessato Craxi si parlĆ² della ā€œmaninaā€ degli USA.

Tutto questo perchĆ© questi personaggi hanno avuto una posizione dirottura, dā€™indipendenza rispetto alle direttive fondamentali dello schie-ramento di alleanze internazionali al quale si apparteneva. Ora siccomesu questi processi si sono scritte tonnellate di carte, sulle B.R. sui pentitie quantā€™altro ci sono sempre le facce diverse della realtĆ  ma ĆØ moltodifficile tirare fuori da questo contesto delle autentiche certezze.

In merito alla tragica fine di Enrico Mattei sono state avanzatemolte ipotesi: per ora, grazie allā€™ inchiesta del PM Calia e alle suerisultanze, siamo certi soltanto che Mattei fu assassinato. Quali sonole sue personali valutazioni in merito?

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Eā€™ difficile farsi unā€™opinione in merito.Lā€™opera di Mattei, come ho giĆ  ricordato, ĆØ stata di un tale urto

contro certi interessi che mi rendo conto che abbia potuto incorrereanche nellā€™opera di servizi e di forze che non hanno esitato a ricorrereallā€™omicidio o alla simulazione di un incidente.

Il sospetto ĆØ di fondo. Il problema ĆØ la prova. Ancora oggi questosospetto ce lā€™ho ma bisognerebbe capire anche chi ha armato la manoassassina: si ĆØ parlato di Cefis, si ĆØ parlato di Verzotto, si ĆØ parlato diGuarrasi, si ĆØ parlato di Fanfani addirittura, si ĆØ parlato della CIA e delMossad.

La cosa di cui bisogna tenere conto, tuttavia, ĆØ proprio perchĆ©sono questioni di estrema delicatezza ĆØ che fino a quando non acqui-siremo la prova relativa alla mano che ha determinato la morte diMattei saremo costretti a muoverci sempre in mezzo a delle ipotesi,ragionevoli, come si diceva un tempo, ma pur sempre ipotesi.

Tra le varie tesi a proposito dei mandanti dellā€™omicidio Mattei, siva da chi avanza lā€™intervento dei servizi segreti stranieri, lā€™OAS, ilMossad o la CIA, o chi individua nelle Sette Sorelle i mandanti delsabotaggio o chi spiega in una faida di potere allā€™ interno dellā€™ENIla fine del proprio presidente per mano della mafia (vedi rivelazionidel pentito Buscetta) a vantaggio di chi effettivamente gli succedettee cioĆØ Eugenio Cefis: qual ĆØ la sua personale opinione in merito?

Siccome si tratta di tutte tesi verosimili tra veritĆ  e verosimiglianzadecide la prova. Che la politica dellā€™ENI cambiĆ² dopo la morte diMattei non cā€™ĆØ dubbio; che le Sette Sorelle ne avevano avuto un dan-no dalla politica di Mattei, non cā€™ĆØ dubbio; che ci siano stati interessipolitici nazionali e internazionali non cā€™ĆØ dubbio, siccome Mattei ave-va puntato vari interessi, tutto ĆØ verosimile.

Tuttavia ĆØ avventuroso sposare una tesi che non sia suffragata dauna prova, da una sentenza.

Senatore Macaluso, Ella ĆØ stato conoscente di Vito Guarrasi: inoccasione delle indagini che furono espletate a proposito del se-questro De Mauro, lā€™avvocato Guarrasi fu coinvolto in una serie di

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illazioni poco edificanti: che ricordo ha personalmente del Guarrasi?

Ho conosciuto bene Guarrasi. Ho giĆ  raccontato, anche in altreoccasioni, in quali circostanze ho conosciuto lā€™avvocato Guarrasi.

Nel 1946 ero segretario della Camera del Lavoro di Caltanissettae, in quel periodo, eravamo nel 1946, cā€™erano le lotte per lā€™occupazio-ne delle terre con uno scontro violento con i gabelloti mafiosi cheavevano i loro feudi a Villalba, Mussumeli e Tabia, zone di mafia.

Ad un certo punto di questo scontro, il segretario regionale del PCI,che allora era Girolamo Li Causi, mi disse che avrei dovuto recarmi aPalermo perchĆØ i Lanza, che erano i feudatari di quelle zone e, in par-ticolare, uno dei fratelli, Galvano, volevano stipulare un accordo con leCooperative sindacali nostre ed estromettere Calogero Vizzini, GencoRusso e tutti gli altri del gotha mafioso di allora, che erano tutti gabelloti.

Io andai a Palermo e cominciarono le trattative con questo giovaneprincipe Galvano Lanza, che era assistito dallā€™avvocato Vito Guarrasi,nello studio del suocero di Guarrasi in Via Discesa dei Giudici. Avevoventidue anni, andai a questo appuntamento e lƬ conobbi Vito Guarrasi,il quale portĆ² a compimento per conto dei Lanza lā€™accordo con noi chedeterminĆ² lā€™estromissione dei gabelloti mafiosi che avevano tutti i con-tratti scaduti e il nostro avvicendamento che, peraltro, poi non fu possi-bile fare perchĆ© misero agli ingressi delle terre le mitragliatrici, sparan-do a chiunque tentasse di entrare e scatenando unā€™autentica guerra.

Il principe Galvano, finita la trattativa, ebbe il coraggio di dirmi:ā€œMacaluso se la veda lei, io me ne vado a Londra!...ā€

Guarrasi fu candidato alle elezioni del 1948 nel Fronte Popolare nel-le liste Democrazia del Lavoro con Nasi. Quando andai a fare il segre-tario della CGIL, nel 1947, lo incontrai di nuovo perchĆ© lui come ammi-nistratore dei Lanza amministrava la miniera Trompia di Riesi, la piĆ¹grande miniera esistente in quel territorio con piĆ¹ di 1500 operai.

Quindi lā€™ho incontrato nel corso della contrattazione.Egli ruppe, perciĆ², lā€™Associazione Mineraria, che era formata dalla

mafia, attraverso Calogero Vizzini, dal deputato democristiano CalogeroVolpe, che uscƬ da lƬ in polemica con Vizzini.

Egli, dunque,dimostrĆ² di avere una forte vocazione antimafiosa.FormĆ² il partito radicale insieme a Eugenio Scalfari e a Leopoldo Piccardi.

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Quando ci fu ā€œlā€™operazione Milazzoā€, nel 1958, lo stesso Milazzolo prese come suo collaboratore e lo fece segretario della program-mazione del piano di lavoro.

E andĆ² a Palazzo dei Normanni...Cosā€™era avvenuto? Uno degli atti che fece Milazzo, anche stimo-

lato dallo stesso Guarrasi e soprattutto dal presidente della Sicilindustrieche era lā€™ingegner Lacavera, fu lā€™accordo con lā€™ENI.

Dalle concessioni che erano state date dai precedenti governi sicomprendeva che cā€™era un vero e proprio veto nei confronti dellā€™ENI.

Il governo Milazzo ruppe questo veto e diede le concessioni aMattei per Gela e per il gas in provincia di Enna.

A causa di ciĆ² Luigi Sturzo scomunicĆ² uno dei suoi migliori allievi ecioĆØ Milazzo stesso. Proprio per questo Mattei sā€™innamorĆ² dellā€™intelli-genza dellā€™avvocato Guarrasi e lo assunse come avvocato dellā€™ENI.

Quindi egli diventĆ² avvocato consulente dellā€™ENI e questa situa-zione continuĆ² anche dopo la caduta del governo Milazzo.

Il governo regionale Dā€™Angelo era nemico di Guarrasi.Eā€™ vero che gli intrecci non mancarono perchĆ©, nel frattempo, nac-

que lā€™Ente Minerario Siciliano, si affermĆ² la figura di Verzotto che erastato uomo di Mattei, Segretario regionale della DC, un veneto intricatoin mille affari.

Il mio ricordo, quindi, si ferma al 1962, perchĆ© in quellā€™anno lasciaila Sicilia per venire qui a Roma alla Segreteria Nazionale del Partito.

Il mio rapporto con Guarrasi si ferma per un motivo ben precisoed ĆØ un motivo politico. Egli, infatti, dopo aver fatto il consulente per ilgoverno Milazzo, si mise a fare il consulente per tutti gli altri Presi-denti della Regione Sicilia che seguirono.

Era un uomo particolarmente intelligente, era un avvocato moltopreparato e il suo studio diventĆ² il luogo di connessione dei rapportitra il mondo politico e imprenditoriale della Sicilia e tutte le altre socie-tĆ  imprenditoriali italiane coi rispettivi personaggi in cerca dā€™affari.

Personalmente, comunque, se dovessi dare un giudizio non ritengoche lui abbia potuto avere un ruolo nellā€™uccisione di Mattei.

Dico questo perchĆ© dopo la morte di Mattei, il suo successore,Cefis, continuĆ² ad avere come suo consulente Guarrasi. Quindi noncredo alla complicitĆ  di Guarrasi in questo crimine.

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Egli era, ripeto, un uomo molto abile, un uomo di potere. Si misedentro il sistema della DC e dei rapporti con le grandi imprese. Mache abbia potuto avere un ruolo in un tipo dā€™intrigo criminale qualelā€™assassinio di Mattei, non lo credo.

Ebbe una presenza attiva in altri tipi dā€™intrighi, quelli relativi a go-vernare con leggi che venivano di volta in volta modificate per servireben precisi interessi.

Che fosse stata usata la mafia non lo escludo perchĆ© come ā€œbrac-cioā€ non cā€™ĆØ dubbio che il potere che aveva fin dā€™allora la mafia eraun potere penetrante, che poteva permettergli di penetrare negli ae-roporti e non mi stupirei se qualcuno di quei mafiosi fosse penetrato inun aeroporto per fare un attentato perchĆ© la mafia, giĆ  allora, non erapiĆ¹ quella dei contadini analfabeti, dei Riina, ma era anche quella deicolletti bianchi, bianchissimi, degli architetti, dei tecnici.

Personalmente, perĆ², escluderei, anche per come lā€™ho conosciutoumanamente, un coinvolgimento del Guarrasi in questa faccenda an-che se le sue frequentazioni erano molto eterogenee.....

Quale strada suggerirebbe di intraprendere per fare luce sugliesecutori materiali dellā€™omicidio Mattei ad uno storico che a di-stanza di tanti anni ancora oggi vuol sapere la veritĆ ?

Ritengo sia molto difficile sapere la veritĆ  anche a causa del tem-po che passa e ā€œscolorisce tuttoā€. In queste vicende se non si proce-de subito piĆ¹ il tempo passa e piĆ¹ diventa tutto piĆ¹ difficile. A menoche, servendosi delle nuove tecnologie dā€™accertamento, la modernacriminologia non possa trovare ulteriori e importanti riscontri come,peraltro, sta accadendo per altri importanti processi in questo periodo(ad esempio il delitto di via Poma).

A me pare difficile una ricostruzione di questa vicenda che non siauna ricostruzione di ā€œquadroā€, di ā€œscenarioā€ e collocarla dentro quegliscenari.

Mattei era un uomo forte e in quel momento si batteva per uncambiamento e tutte le altre forze nazionali e internazionali,lā€™establishment, volevano impedirgli quel cambiamento.

Il mio consiglio ĆØ quello anche di lasciare al lettore la scelta e

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lā€™analisi dello scenario Mattei.

Se volessimo riprendere tutto quello che cā€™ĆØ di positivonellā€™Europeismo di Mattei, di Moro, di Craxi e di Enrico Berlinguer,da dove si potrebbe ripartire?

Penso che oggi il mondo sia profondamente cambiato rispetto aquesti personaggi. Non cā€™ĆØ piĆ¹ lā€™URSS, non cā€™ĆØ piĆ¹ la Guerra Fredda.Cā€™ĆØ la guerra per lā€™energia, per lā€™acqua, per lā€™alimentazione. I teminuovi sono la globalizzazione, la finanziarizzazione che sono tutti teminuovi per lo sviluppo anche perchĆ© il mondo della politica ĆØ completa-mente cambiato.

Non ci sono piĆ¹ i due blocchi.Ma si stanno sviluppando nuove potenze: la Cina, lā€™India, il Brasi-

le, la stessa America latina non ĆØ piĆ¹ il ā€œcortileā€ degli USA.Il mondo, quindi, ĆØ cambiato, non ĆØ piĆ¹ quello di Mattei, di Moro, di

Berlinguer. Di queste persone bisogna raccogliere unā€™idea centrale:Berlinguer parlĆ² di un governo mondiale, oggi i problemi se non sigovernano a livello mondiale non sono piĆ¹ governabili.

Del resto, la crisi finanziaria lā€™ha dimostrato. Puoi mettere dei tam-poni, ma se vuoi governare i problemi finanziari, i problemidellā€™approvigionamento in merito alle risorse energetiche, alla famedel mondo, agli squilibri crescenti, ai problemi dellā€™acqua, dovresti avereun governo mondiale.

Lā€™esempio che questi uomini hanno dato ĆØ stato nellā€™avere rottodegli schemi e nel non aver accettato lā€™esistente, nel dire che bisognaandare oltre lā€™esistente e che lā€™esistente non ĆØ il meglio cercandonuove forme di rapporti nel mondo.

Moro, Mattei, Berlinguer hanno dato questo grande esempio: nonaccontentarsi rassegnandosi allo stato di cose esistenti, ma tentarecontinuamente di migliorarlo.

Tutto ciĆ² in un periodo dove lā€™aut-aut era forte: o stavi dalla partedi unā€™idea o di unā€™altra, o dalla parte della NATO o del Patto diVarsavia.

Poi, finita questā€™epoca, siamo andati nellā€™epoca della potenza uni-ca, laddove tutti dovevano sottostare agli USA.

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Ora il mondo si sta molto articolando, e questa grande lezionelasciataci da Mattei ĆØ quella di pensare che il mondo che vediamo nonsia il migliore, ma si debba cambiarlo non rassegnandoci mai ad ac-cettarlo passivamente.

Roma, 23 marzo 2010. Il senatore Emanuele Macaluso con AlbertoMarino

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Polizia Giudiziaria, Prot.n. 12/159 della Compagnia Carabinieri di PaviaMinistero della Difesa Aeronautica, Relazione dā€™inchiesta sullā€™in-

cidente avvenuto il 27.10.1962, Roma, marzo 1963