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Collana : āLa storia siamo noiā49
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o Alberto Marino
Enrico Mattei deve morire! Il sogno senza risveglio di un Paese libero
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Euro 15,00
Stampato nellāambito delle celebrazionidei Cento Anni della CGIL in collabora-zione con lāAssociazione Centenario
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Alberto Marino vive e lavora aPescara dove insegna italiano e storiain un liceo. Presta la sua collaborazione,inoltre, come docente supervisore allefacoltĆ di Lettere di Chieti e LāAquiladove insegna nei corsi e nei laboratori distoria per la preparazione dei docentinellāambito delle Scuole diSpecializzazione allāInsegnamento.Eā dottore di ricerca e collabora nellacattedra di Storia e Istituzione
dei Paesi Afro-asiatici presso la facoltĆ di Scienze Politiche diTeramo.Ha insegnato nelle varie annate del Master:"Enrico Mattei"a Teramo.Ha pubblicato articoli e saggi in alcune riviste a livellonazionale sia di storia contemporanea che di storia del movimentosindacale. Ha pubblicato per l'IRES il volume:"Le ombre della li-bertĆ " nel 2007"
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Collana: āLa storia siamo noiā / 20
(Diretta da Antonio DāOrazio)
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La riproduzione totale o parziale ĆØ permessa a tuttisotto la condizione della fedeltĆ al testo e della
indicazione della fonte.
Ires Abruzzo EdizioniV. B. Croce, 108, Pescara
Stampato in proprio.Finito di stampare novembre 2012
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Alberto Marino
Enrico Matteideve morire!
Il sogno senza risvegliodi un Paese libero
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āLa giustizia alla quale spettava il compi-to di riformare tutto il resto, mi sembrava essa stessala piĆ¹ difficile da riformare...ā
āLuigi XIVā, J.Lognon (a cura di), Memoires Parigi 1960
Ho sempre considerato vantaggioso, an-che nel lavoro industriale, dire sempre la veritĆ . Eāun metodo vecchio ed onesto, ma che si rivela sem-pre utile in un mondo di astuti come il nostro.
Enrico Mattei
I tesori non sono i quintali di monete dāoro,ma le risorse che possono essere messe a disposi-zione del lavoro umano.
Enrico Mattei
Il futuro ĆØ di chi sa prevederlo. Enrico Mattei
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INDICE
Prefazione: Antonio DāOrazio pag. 8Cap. I - Una vita per lāItalia
Par. 1 - La vita di Enrico Mattei pag. 11Par. 2 - LāENI al tempo di Mattei ā 34
Par. 3 - LāENI dopo Mattei ā 42Par. 4 - Il successo dellāENI e le sue motivazioni ā 44
Cap. II - I nemici di Mattei
Par. 1 - La nascita di un sogno: la difesa dellāAgip e gli accordi internazionali pag. 46Par. 2 - Le radici politiche di Mattei. La sinistra DC: la nascita della āBaseā ā 55
Par. 3 - Chi voleva morto Mattei? ā 60Par. 4 - LāostilitĆ americana a Mattei ā 64Par. 5 - Le radici del complotto ā 71Par. 6 - Le prove dellāattentato ā 84Par. 7 - I personaggi del dopo Mattei ā 91Par. 8 - I nemici di Mattei fuori dellāItalia ā 93Par. 9 - Mattei e il mondo arabo ā 94Par. 10 - Lāazione di Mattei in Europa e in Medioriente. Lāeffetto della sua strategia imprenditoriale ā 97Par. 11 - I conti con la veritĆ ā 100Par. 12 - I nemici della veritĆ ā 101Par. 13 - LāItalia ha perso ā 103
Cap. III - Chi ha ucciso Enrico Mattei
Par. 1 - La mattanza pag. 105Par. 2 - I depistaggi ā 110
Par. 3 - La pista ENI. Il movente ā 111Par. 4 - I documenti spariti ā 112
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Par. 5 - Chi era Vito Guarrassi? ā 122Par. 6 - Le minacce ā 125Par. 7 - Il volo ā 125Par. 8 - Lāincidente (ālāabbattimentoā...) ā 127Par. 9 - Lo scenario della tragedia ā 132Par. 10 - Italo Mattei ed Enzo Calia: il coraggio e lāimpegno per la conquista della veritĆ ā 141Par. 11 - Testimoni e testimonianze ā 145Par. 12 - I rilievi fatti dopo la tragedia ā 153Par. 13 - Le ruote ā 155Par. 14 - I resti dellāaereo ā 158Par. 15 - I rilievi sui cadaveri ā 158Par. 16 - Ulteriori inquietanti interrogativi ā 162Par. 17 - Conclusioni ā 162
RIBELLI PER AMORE... pag. 173
APPENDICE: Intervista al Sen. Emanuele Macaluso pag. 175
BIBLIOGRAFIA pag. 186
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RingraziamentiDesidero ringraziare: il Senatore Emanuele Macaluso,il Prof. Antonio D'Orazio direttore dell'IRES Abruzzo.I Sindaci dei Comuni di Acqualagna, Camerino, Cellino Attanasio,Civitella Roveto, Cupello, Matelica, Vasto.Il personale della Biblioteca Comunale "Libero Bigiaretti" di Matelicaed in particolare la Prof.ssa Mariolina Cegna,la famiglia Mattei nelle figure di Rosangela Mattei e del dott. Ales-sandro Curzi,mia moglie Rina Faccia........ anche grazie a loro, questo mio lavoro ha potuto realizzarsi.
Ai nostri figli all'Italia che verrĆ
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Prefazione
Antonio DāOrazio
Il libro dellāautore interviene di nuovo in un dibattito che sembradefinitivamente chiuso e quasi senza risposte precise, malgrado lāevi-denza dei fatti. Nel 50Ā° della morte di Enrico Mattei.
Lo storico Alberto Marino continua con questo volume a cercarechiarezza sulle ombre della ricostruzione politica e industriale dellāIta-lia del dopoguerra. GiĆ il suo precedente lavoro āLe ombre della liber-tĆ ā esaminava le resistenze degli alleati e le difficoltĆ politiche eorganizzative del movimento dei lavoratori e dei loro sindacati. Lalotta partigiana aveva riscattato anni di sottomissione e di sofferenzema al tavolo delle trattative internazionali lāItalia venne accolta confreddezza e diffidenza.
La tesi, piĆ¹ volte ribadita, ĆØ lāenorme influenza anti nazione Italiaesercitata dai paesi esteri āamiciā come gli Stati Uniti, lāInghilterra ela Francia, attenti solo ai propri interessi. In realtĆ , per parecchi de-cenni, con i loro servizi segreti e le complicitĆ dei nostri servizi sem-pre considerati poi ādeviatiā, tutti hanno āscorazzatoā impunementenel nostro paese. Certamente lāItalia aveva perso la guerra ed erasicuramente debolissima di fronte ai rinnovati alleati e ai loro dictat.Gli aiuti per avviare la ripresa economica assunsero il sapore dellāab-bandono di ogni sovranitĆ nazionale. Le mancate epurazioni dei per-sonaggi compromessi con il fascismo inquinarono la neonata demo-crazia e impedirono un rinnovamento significativo dellāapparato diri-genziale. In campo economico, gli aiuti americani si trasformarono insottomissione e dipendenza nelle scelte di politica estera.
Lo scenario sconvolgente delle distruzioni sui teatri di guerra, la ri-costruzione con forte regia dei vincitori, soprattutto americani, larinascente forza social-comunista, furono elementi essenziali per deter-minare e imporre, anche ideologicamente, le linee programmatiche e disviluppo del nostro paese.
Lāelemento necessario per lo sviluppo rimane ancora oggi lāener-gia. Sono ancora in atto guerre dirette di prelazione del petrolio. Chiha in mano lāenergia ha in mano lo sviluppo o meno dellāeconomiamondiale o anche solo di un paese. Non ĆØ una storia recente. Eāiniziata in modo massiccio con la rivoluzione industriale e con le mac-
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chine a vapore sostenute da fonti energetiche fossili come il carbone.Anche per questāultimo elemento sono morti, e muoiono ancora oggi,migliaia di lavoratori, sia sottoterra che in superficie e migliaia di civiliin guerre di occupazione.
La ricostruzione industriale del nostro paese ha seguito questo ciclo:contadini e lavoratori del Mezzogiorno mandati a scavare carbone nelleminiere del Belgio, della Germania e della Francia, per portare, sempreal nord, lāenergia necessaria per la ricostituzione della suareindustrializzazione, come giĆ avvenne dopo la prima guerra mondiale.
Questo avveniva negli anni ā50 del secolo scorso, finchĆ© il petrolioeconomicamente vinse sul carbone, annotando che anche lāenergiaatomica (Esposizione Universale del 1958. Simbolo il monumentaleAtomium di Bruxelles) stava vincendo su questi ultimi.
La catastrofe mineraria di Marcinelle, in Belgio, nel ā56, rimanenella storia, oltre che per la morte dei minatori, per lo spartiacquedellāinfluenza vincente del petrolio sul carbone. Lā8 agosto del 1956,giorno della tragedia, i giornali mondiali, compresi quelli italiani, dava-no in prima pagina solo la notizia dello sbarco a Suez delle truppeanglo-francesi (leggi British Petroleum e Total). Malgrado la spintaad intervenire dei petrolieri americani, il presidente Eisenhauer rifiutĆ²di partecipare. La guerra moderna, formale e di influenza per il pos-sesso del petrolio era iniziata ed ĆØ tuttora drammaticamente in atto.
Lāautonomia energetica di un paese rimane, anche se insoluto peril nostro, un elemento di democrazia e di indipendenza. Lāaffare Matteisi inquadra i questo contesto. Egli voleva valorizzare le grandi capaci-tĆ dellāindustria pubblica e la ricerca di nuove fonti energetiche chepotessero creare benessere e lavoro per tutti, instaurando una nuovainternazionalizzazione dei rapporti tra paesi poveri, ma produttori, e ilrapace occidente. Una nuova politica terzomondista, anticolonialistae neutralista. Un idealista di troppo in un periodo sbagliato.
Certamente a noi, in quanto Ires, interessa anche la storia dei la-voratori che spesso sono visti solo in filigrana agli avvenimenti. Leforze politiche sono ancora oggi divise, anche al loro interno, sutrivellazione, non trivellazione, sƬ ā¦ ma. Petrolio no, gas sƬ. Per bendue volte il popolo italiano ha dovuto dire no allāatomo.
Ovviamente il āpiano energeticoā degli anni ā50 aveva una valenzadiversa da quella di oggi, e i giudizi attuali vanno condivisi tenendoconto anche dei tempi storici e delle valutazioni del momento.
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In Abruzzo vi furono grandi lotte sindacali e di popolo, vinte, anchenei decenni successivi, contro la petrolchimica, e alla ricerca di fontienergetiche alternative. Si svilupparono tra lāaltro parecchie grandicentrali idroelettriche, tuttāora redditizie e funzionanti.
La politica energetica dellāEni divenne storicamente interessanteper lā Abruzzo con il primo accordo, anche sindacale, per il tratteni-mento di una forte percentuale dellāenergia-gas estratta nel comunedi Cupello, nel Vastese, sia per avviare lo sviluppo locale, nozioneassolutamente nuova per lāepoca, e in effetti avvenuta, sia per impe-dire la penosa, continua e lunga fuoriuscita dei lavoratori di quellevallate verso lāemigrazione. Questo concetto, per il sud e in particola-re per la Sicilia, sostenuto da Mattei, non era ben visto dagli industrialidel nord, ma anche del Lazio e dellāUmbria, che volevano che tuttofosse convogliato nelle loro imprese, ritenendo primaria la ricostruzio-ne nazionale, cioĆØ la loro.
Basta leggere il āSole 24 oreā del novembre ā57, in articoli nonfirmati, le considerazioni al limite del razzismo sulle lotte e le pretese,a Cupello, di quegli āsfaticati e parassitiā contadini del sud. La popo-lazione intera e compatta lottĆ² per quasi quattro anni, con barricatescontri e tafferugli, in modo ricorrente ad ogni fatua informazione.Mattei morƬ pochi giorni prima di portare ai cupellesi, che gli offrivanola cittadinanza onoraria, la buona notizia.
Eā proprio in questo quadro di āguerraā energetica che si collocala morte piĆ¹ che sospetta di Enrico Mattei.
Ad Alberto Marino va il merito dellāimpegno civile insieme allapreziosa opera di ricostruzione storica che invita a riflettere sul mododi essere uomini.
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Cap. I - UNA VITA PER LāITALIA
1 - LA VITA DI ENRICO MATTEI
Nato ad Acqualagna, in provincia di Pesaro, nelle Marche, il 29aprile 1906, Enrico Mattei proveniva da una famiglia abruzzese diumili origini.
Il padre, Brigadiere dei Carabinieri aveva conosciuto qualche oradi notorietĆ per aver riacciuffato nelle campagne di Urbino il celebrebrigante Musolino, evaso dal carcere di San Girolamo. Per quesofatto, dopo essere stato promosso di grado se ne andĆ² in pensione e sitrasferƬ con tutta la sua famiglia a Matelica.
La madre, Angela Galvani, era una donna molto bella e curava lasua famiglia numerosa in modo amorevole e impeccabile, svolgendouna funzione civica molto importante negli anni successivi alla finedella Prima Guerra Mondiale fornendo assistenza nello svolgimenodelle pratiche burocratiche per fare ottenere la pensione di guerraalle contadine marchigiane rimaste vedove. Enrico Mattei aveva unrapporto dāaffetto e di rispetto profondo con la madre, che fu unapersona fondamentale per la sua vita. QuƬ a Matelica la madre, peraiutare la famiglia aprƬ una piccola attivitĆ nel settore tessile.
Enrico, primo figlio maschio di cinque figli (Rina, Maria, Enrico,Umberto e Italo), non mostrĆ² grande entusiasmo per gli studi e dopoaver frequentato a Vasto Chieti) una scuola tecnica, avendo ottenutoscarsi risultati, a quindici anni fu mandato a lavorare come garzoneverniciatore di letti in ferro battuto nellāofficina di Cesare Scuriatti.
Successivamente, a 17 anni entrĆ² nella conceria Fiore come fatto-rino. QuƬ dimostrĆ² spiccate doti per lāattivitĆ dāimpresa e a 18 annidivenne apprendista addetto alla purga delle pelli, a 19 anni tecnico e,quindi, vice direttore del laboratorio chimico e a soli 20 anni divenneDirettore Tecnico della stessa conceria Fiore, che contava la bellezzadi 150 dipendenti.
A 23 anni, nel 1929, partƬ per Milano dove decise di trasferirsi per
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Enrico Mattei con i genitori.
Enrico Mattei da ragazzo. Enrico Mattei da giovane.
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Enrico Mattei e la moglie GretaPaulas in una immagine giovanile.
Enrico Mattei a passeggio conla moglie Greta.
Enrico Mattei da giovane.
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mettersi in proprio. Qui iniziĆ² la vendita di attrezzature industriali perimportanti ditte tedesche, ricavandone lāesclusiva. PassĆ² dalla MaxMayer alla Loewenthal. MigliorĆ², cosƬ, di molto gli introiti fino a fon-dare una propria industria che chiamĆ² lāIndustria Chimica Lombarda.
Fu quello lāinizio di una gloriosa e inarrestabile carriera imprendi-toriale sempre contrassegnata dallo spirito dāindipendenza e dāauto-nomia e da un profondo sentimento di ribellione contro tutte le formedāingiustizia e di prevaricazione.
Nel 1936 si sposĆ² a Vienna con una ballerina austriaca, GretaPaulas, e scoppiata la guerra collaborĆ² con le formazioni partigianecattoliche ottenendo la medaglia dāoro della Resistenza italiana e lastella dāargento americana.
Nel frattempo aveva conosciuto e aveva stretto un forte e verorapporto dāamicizia con il Prof. Boldrini, altro illustre cittadino diMatelica nonchĆ© insegnante di statistica allāuniversitĆ Cattolica diMilano, che rappresentĆ² uno dei punti di riferimento costanti per tuttele scelte importanti nella vita di Mattei. Eā proprio del periodo dellaResistenza la nascita di questo forte sodalizio con Marcello Boldrini.
PartecipĆ², quindi, alla Resistenza nellāambito del movimento parti-giano cattolico, rischiando piĆ¹ volte la vita e conoscendo la dura realtĆ del carcere. Venne arrestato, infatti, il 26 ottobre del 1944 e rinchiusonel carcere di San Donnino da dove, con la protezione della signoraMagda Brart, fatta intervenire dallāamico Orio Giacchi e figlia di unMinistro delle Finanze del Governo Vichy, nonchĆ© con lāintervento diEdgardo Sogno, dopo poco piĆ¹ di un mese gli fu resa possibile unacomoda evasione.
Attraverso il Prof. Boldrini, Mattei entrĆ² in contatto con tutta quellache fu definita la generazione dei āprofessoriā e cioĆØ uomini come LaPira, Lazzati, Fanfani, Dossetti e tanti altri ancora che costituiranno lasinistra democristiana.
Subito dopo la Liberazione, esattamente il 28 maggio del 1945,Mattei venne nominato prima commissario e poi vicepresidentedellāAGIP con lo stesso Boldrini presidente.
Eā di questo periodo la dura opposizione di Mattei al tentativo disvendere lāAGIP e di conferire al privato e ai cartelli petroliferi stra-nieri la possibilitĆ di usufruire e commercializzare le risorse energetiche
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Aprile 1945: Enrico Mattei entra a Milano con i dirigenti del CLN.
Enrico Mattei riceve dal generale Poletti un prestigioso riconosci-mento per lāopera da lui prestata durante la guerra di Liberazione afianco delle truppe Alleate.
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estratte dal sottosuolo nazionale.In questa missione fu appoggiato anche dalla sinistra democristia-
na e, in particolare, dallāallora Ministro dellāIndustria Giovanni Gronchiche informĆ² Mattei, dopo averlo saputo da influenti personaggi roma-ni, che la direttiva emanata dallāOnorevole liberale Soleri voleva sman-tellare lāAgip ā...non tanto per le ragioni ufficialmente accampate, maperchĆ© spinto a farlo da influenti personaggi interessati ad eliminaredefinitivamente dalla scena lāazienda di Stato e ciĆ² che essa rappre-sentaā1.
Questi influenti personaggi, di cui parlava Gronchi, erano fiduciaridel cartello petrolifero internazionale, tra i quali spiccava il geologoElmer J.Thomas, uomo in ottimi rapporti con lāAmbasciata America-na in Italia. E a proposito di Gronchi, ĆØ utile ricordare che il partitodella Democrazia Cristiana era fatto di due anime: una conservatrice,rappresentata dalla ricca borghesia, dai proprietari terrieri, dalla Con-findustria, da quella visione di una parte del mondo cattolico che con-siderava la DC lāunico baluardo al comunismo, dalla grande burocra-zia ex-fascista; lāaltra parte dellāanima democristiana, invece, era quellaprogressista, rappresentata da Gronchi, dai āprofessoriniā della Cat-tolica e cioĆØ da Dossetti, La Pira, Mattei stesso, ā...impegnati in undisegno politico di grandi riforme e sostenitori di unāeconomia dove loStato giocasse un ruolo predominanteā2.
Era la DC della Resistenza, meno clericale e piĆ¹ illuminista, menofiloamericana e piĆ¹ europea; era la DC rappresentata da un grandestatista come De Gasperi che amava ripetere: ānoi non siamo servidellāAmerica, nĆ© nemici della Russia: difendiamo lāItaliaā.
Per vincere questa battaglia, comunque, fu decisivo uno straordi-nario Ministro delle Finanze, Ezio Vanoni, formatosi alla prestigiosascuola di Pavia, che aiutĆ² Mattei assieme a De Gasperi nel varareuna legge, nel 1953, grazie alla quale nacque lāENI e come Ente diStato potĆØ operare tranquillamente e vantaggiosamente nel compierericerche energetiche nellāambito del territorio nazionale.
1 F.BELLINI-A.PREVIDI, Lāassassinio di Enrico Mattei, Selene Edizioni,Milano 1970, pag. 30
2 L.BAZZOLI-R.RENZI, Il miracolo Mattei, Rizzoli Editore, Milano 1994,pag. 69
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A tal proposito, Segni fu relatore di uno dei tre disegni di legge rela-tivi alla ricerca, allo sfruttamento e al trasporto degli idrocarburi e uno diquesti, il 2101 per la precisione, prevedeva lāistituzione di un organismostatale per la gestione delle attivitĆ petrolifere dello Stato, in forza delquale si stabiliva lāesclusiva delle ricerche nella Val Padana. Un artico-lo di questo disegno di legge, il n. 43, stabiliva che ciĆ² dovesse esserereso possibile per finalitĆ di utilitĆ generale conferendo allo Stato il compitodi svolgere impresa nellāambito della ricerca delle fonti di energia cheabbiano carattere di preminente interesse generale.
I sostenitori dellāintervento pubblico provenivano da svariate radi-ci ideologiche: Oscar Sinigaglia, uno dei piĆ¹ grandi imprenditori dellasiderurgia pubblica, aveva avuto una formazione ideologica di destra,una cultura dannunziana e fiumana, quindi molto lontana da quella diMattei. Eppure in nome dellāItalia.....
Eā necessario ricordare anche lāimportanza del banchiere vasteseRaffaele Mattioli, uomo colto e illuminato, amico di Benedetto Crocee Presidente della Banca Commerciale, che, anzichĆ© liquidare lāAGIP,aiutĆ² Mattei a salvarla finanziandolo con un prestito di 10 milioni dilire per difendere centinaia e centinaia di posti di lavoro.
Altra figura di grande imprenditore pubblico fu quella di GuglielmoReiss Romoli, Direttore Generale della STET e cioĆØ della SocietĆ Torinese Esercizi Telefonici, che fu definito da Luigi Einaudi āun grandeservitore dello Statoā.
Si potrebbero ricordare, per il salvataggio dellāAlfa Romeo, Giu-seppe Luraghi o imprendiori come NicolĆ² Carandini e Adriano Olivettiche lasceranno floride le loro aziende di Stato.
Nacque, nel frattempo, lāENI e nacquero le sue societĆ operative.Nacquero i giovani collaboratori di Mattei: si chiamavano Giorgio Ruffolo,che a meno di trentāanni giĆ lavorava allāOCSE, Marcello Colitti cheentrĆ² in azienda da borsista, giovanissimo, come pure laureando eraSilvio Spaventa, che diventerĆ poi Ministro ed economista.
Il selezionatore per lāENI delle āteste dāuovoā, dei giovani bravi,era Giorgio FuĆ , che si servirĆ anche di Paolo Sylos Labini, di Lucia-no Cafagna e di Giuliano Amato nella programmazione generale delleattivitĆ dellāENI.
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Le potenze petrolifere americane, fin dal periodo immediatamentea cavallo tra la fine e subito dopo la conclusione della seconda guerramondiale, iniziarono un lungo e logorante lavorio per impossessarsiprivatamente delle basi di ricerca petrolifera e del metano in Italiacome in tutti i Paesi, come ĆØ testimoniato in un libro dal titolo āI limitidella potenza americanaā di Joyce e di Gabriel Kolko nel quale si puĆ²leggere che ā...le direttive del Dipartimento di Stato americano nel1944-1945 in merito alla politica petrolifera sono di utilizzare tutti ipossibili metodi di persuasione per indurre un Paese che abbia inten-zione di nazionalizzare la propria industria petrolifera a rinunciarviā3.
Data la delicatezza della situazione generale, Gronchi consigliĆ² aMattei di prendere tempo, di attendere gli eventi favorevoli che incal-zavano e che avrebbero spinto la sinistra statalista al Governo.
Infatti di lƬ a pochi mesi, con la nascita dellāesecutivo Parri, ladirettiva Soleri venne solennemente bocciata e accantonata. Il gover-no Parri prima e soprattutto lāappoggio di Gronchi e della sinistra de-mocristiana poi, furono di vitale importanza per il proseguio dellāazio-ne di Mattei che iniziĆ² a sviluppare piĆ¹ sistematicamente le ricerchedi gas e di petrolio nella pianura padana fino al sito di Cavriaga.
In questo sito le prime ricerche dettero risultati lusinghieri, poi in-tervennero difficoltĆ e delusioni. Le difficoltĆ maggiori derivavanodalla necessitĆ di rivolgersi proprio agli americani per quanto concer-neva lāapprovigionamento del materiale adatto alle perforazioni, allospegnimento dei pozzi che sāincendiavano e alle installazioni.
Le delusioni consistettero nellāaver presto dovuto constatare che ladisponibilitĆ di detto giacimento non avrebbe che coperto unatrascurabilissima percentuale del totale fabbisogno energetico nazionale.
Eā in questo periodo che lāamicizia sincera e fraterna con EzioVanoni, economista ed esponente di rilievo della DC, sarĆ per Matteia dir poco decisiva. Vanoni, infatti, non solo proteggerĆ lāAGIP daitentativi di speculazione nazionali e internazionali, ma rafforzerĆ lāazio-ne di Mattei che, nel frattempo, fu eletto alla Camera dei Deputatinella circoscrizione Milano-Pavia con 13.483 voti di preferenza nellalista della DC.
3 L.BAZZOLI-R.RENZI, Il miracolo Mattei, op.cit., pag. 71
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Milano: Enrico Mattei durante un comizio a Piazza Duomo, in occa-sione delle elezioni politiche del 1948 quando venne eletto Deputatoper la Democrazia Cristiana nella circoscrizione Milano- Pavia.
Enrico Mattei durante un comizio nel dopoguerra.
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Altro personaggio decisivo in appoggio a Mattei fu, in questo stes-so periodo, il Professore di statistica Marcello Boldrini, conterraneodi Mattei e vanoniano di ferro, che fu nominato nel giugno del 1948alla presidenza dellāAGIP.
Il 13 dicembre del 1947, intanto, un decreto del Capo Provvisoriodello Stato, De Nicola, stabiliva allāarticolo 1 che ā...le ricerche petroli-fere eseguite in Italia dallāAgip anche in carenza di esplicito incaricosāintendono comunque compiute per conto dello Stato, in proroga allāin-carico medesimoā. LāAGIP, in buona sostanza, continuava ad esisteree rimaneva unāazienda di Stato. Era, di fatto, la vittoria delle tesi diMattei ed era il via libera alle ricerche dellāAGIP nel nostro territorio.
Nel marzo del 1949 i tecnici dellāAGIP avevano individuato,nei pressi di Cortemaggiore, un giacimento di idrocarburi che, alleprime analisi, risultĆ² ricco di gas metano frammisto a petrolio. Al di lĆ del valore del giacimento, la scoperta potĆØ incoraggiare non poco Matteinella sua idea di portare lāItalia ad un progressivo ma significativolivello di autosufficienza energetica.
La notizia doveva esssere perĆ² pubblicizzata perchĆ© il fatto divenis-se āforteā e āpopolareā e, quindi, era piĆ¹ che mai necessaria la stampa.Finalmente Mattei si conquistĆ² le pagine e lāattenzione del āCorrieredella Seraā che, in un fondo scritto da un certo Lanfranchi, asseriva:āMattei ha vinto. Il petrolio fluisce a rivoli dal sottosuolo padano e sonorivoli dāoro che entrano ed entreranno nelle casse dello Statoā. Secon-do Lanfranchi, Mattei, giĆ da allora, con Cortemaggiore e Caviaga,aveva garantito la futura ricchezza al Paese.
A questo punto Mattei decise di cambiare nettamente strategia:ā...ordina di collegare Caviaga a Sesto San Giovanni, cuore industria-le di Milano, con un vero e proprio metanodotto. Eā una scelta checambia lāindustria e la storia italiane. Eā il via alla costruzione di quellache, dopo appena quattro anni, diverrĆ la terza rete di metanodotti delmondoā4.
La rete dei metanodotti si sviluppĆ² rapidamente passando dai 260chilometri del 1948 ai 2064 del 1952 con un corrispondente aumentodel gas trasportato da 20 milioni a 1.160 milioni di metri cubi.
4 L.BAZZOLI-R.RENZI, Il miracolo Mattei, op.cit., pag. 109
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Eā certo, comunque, che da quel momento qualcosa dāimportanteaccadde: cambiĆ² lo scenario delle prospettive politico-imprenditorialidi Mattei e cambiĆ² soprattutto il suo peso politico allāinterno della DC.
Sulla spinta anche della sinistra democristiana nacque lāENI e, inparticolare, fu favorito dal progetto Vanoni di costituire un ente cheattraverso lāimpresa di Stato si proponesse di risolvere il problemadellāapprovigionamento energetico della nazione. Vanoni e quelli dellasinistra DC si conquistarono la definizione di ācomunisti bianchiā dalconte Faina, Presidente dellāAssociazione mineraria italiana, ma findāallora cominciava a delinearsi la strategia di una certa parte delpadronato italiano albergante in Confindustria, ottusa e arrogantecome non mai, di isolamento e di ostilitĆ per Mattei.
Erano costoro soprattutto i gruppi imprenditoriali del Nord cheaspiravano ad un controllo monopolistico delle risorse della Nazione econtro i quali Mattei adoperĆ² parole di fuoco in un discorso alla RAI,nel novembre del 1949, dicendo: āSe si avrĆ la forza di mantenerenelle mani dello Stato le ingenti ricchezze minerarie della Valle Padana,sarĆ possibile farle defluire a vantaggio della collettivitĆ , mentre nel-lāipotesi contraria esse diverrebbero inevitabilmente preda di gruppimonopolistici pronti a usarle per i loro fini particolariā5.
Lā āesclusivaā di cui parlava Mattei non era tanto nel suo interessebensƬ in quello della collettivitĆ : bisognava assegnare allāazienda diStato e non alle aziende private il controllo di tutta la Valle PadanaperchĆ© si parlava di energie e cioĆØ di un bene troppo importante per lacomunitĆ nazionale intera.
La lotta tra āstatalistiā e āconfindustrialiā si protrasse ancora alungo per circa un anno fino a quando, anche con lāaccordo dellāalloraPresidente del Consiglio De Gasperi, non passĆ² la tesi Vanoni-Matteiche dette un nuovo assetto minerario alla Vallle Padana e costituisselāEnte Nazionale Idrocarburi.
A tal riguardo, possiamo dire che sotto lāaspetto legislativo i passipiĆ¹ importanti furono nel 1950 con la legge mineraria della RegioneSicilia; nel 1953 con la costituzione dellāENI e con lāassegnazione aquesto ente dellāesclusiva sulla Valle Padana e, piĆ¹ tardi, nel 1957,
5 F.BELLINI-A.PREVIDI, Lāassassinio di Enrico Mattei, op.cit., pag. 60
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con la legge petrolifera dello Stato.Approvata, dunque, la legge istitutiva il 9 luglio del 1952, Mattei fu
nominato Presidente dellāENI e subito dopo si dimise da deputato conuna toccante e significativa lettera allāallora Presidente Gronchi.
La legge approvata permetteva allāENI, ente di diritto pubblico, diricercare e di coltivare giacimenti, costruire e gestire condotte, lavo-rare, trasportare, usare e commerciare idrocarburi e vapori naturaliper mezzo di societĆ collegate e controllate. AllāENI era concesso dioperare anche direttamente e non soltanto attraverso le societĆ con-trollate. Per il resto lāENI aveva la possibilitĆ di muoversi in assolutaautonomia, come una qualsiasi holding privata, questa era la sua for-za, in presenza di una personalitĆ come Mattei.
IniziĆ² cosƬ la costruzione di un colosso industriale a partire da unaserie di collaboratori che Mattei scelse con attenzione e oculatezza.
In quel tempo ĆØ utile ricordare che le cosiddette āSette Sorelleā, ecioĆØ le piĆ¹ grandi compagnie petrolifere anglo-americane, avevano ilcontrollo dellā83 per cento delle riserve accertate di idrocarburi, diquasi tutti gli oleodotti e di piĆ¹ della metĆ delle raffinerie e di due terzidella flotta cisterniera esistente nel mondo non comunista.
Dal loro patto di alleanza (gentlemanās agreement) derivavano i prezzie le condizioni di commercializzazione del greggio in gran parte delmondo, a partire dagli Stati Uniti dāAmerica. Questo cartello interna-zionale risaliva al 1932 e grazie ad una serie di pratiche truffaldine,culminanti nellāespropriazione delle risorse energetiche spettanti ad unPaese nel momento in cui ponevano atto alle pratiche estrattive (il 25per cento restava al Paese produttore, il 75 per cento del profitto se loportavano via loro), si impossessarono di enormi ricchezze finanziarie.
Mattei tentĆ² di rompere questāequilibrio basato su una irragione-vole pretesa di potersi impossessare delle risorse materiali di qualsiasiStato e, nella primavera del 1955, iniziĆ² a lavorare per realizzare lacosiddetta āFormula Matteiā, consistente nella divisione dellāutile al50 per cento tra Paese concedente e compagnia concessionaria, alfine di infrangere lāegemonia esercitata in Medio Oriente e nel mon-do intero da parte delle compagnie di cartello.
Era quello un periodo contraddittorio e importante per Mattei: seda un lato si aprivano significativi spiragli di trattative con alcuni Paesi
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mediorientali che davano lustro e fiducia a Mattei, dallāaltro lato mo-riva il suo piĆ¹ caro amico ed estimatore, Vanoni.
E sempre in questo periodo, siamo nel febbraio del 1956, Matteicrea un suo quotidiano, āIl Giornoā, proprio per dare voce allāENI, allesue battaglie e per poter pubblicizzare al meglio le sue iniziative. Egliaveva compreso, prima di tanti altri, che anche nel settore dellāinfor-mazione detenere organi di comunicazione di massa, quali i giornaliprima e successivamente le radio e le televisioni, era semplicementeessenziale per poter costruire e orientare lāopinione della gente.
La āFormula Matteiā, quindi, cominciĆ² a diventare operativa pro-prio a partire dal 1956 in occasione del tentativo di ottenere permessidi ricerca al Consorzio Intenazionale di Abeedan in cambio di mac-chinari e di manufatti. Il piano presentato da Mattei alle autoritĆ diTeheran era sicuramente innovativo e andava a infrangere la formulatradizionale del fifthy-fifthy del cartello delle āSette Sorelleā preve-dendo alcune importanti clausole:
a) La costituzione di una societĆ alla quale il Governo iranianoavrebbe concesso i permessi di ricerca nelle aree non soggette alConsorzio Internazionale;
b) La pariteticitĆ della sottoscrizione del capitale della societĆ del-lāENI e dellāEnte Petrolifero Iraniano (NIOC), quindi sullo stesso piano;
c) Tutte le spese di ricerca sarebbero state anticipate dallāENI;d) Gli utili sarebbero stati suddivisi in due parti eguali e assegnati
metĆ al Governo iraniano e metĆ alla societĆ concessionaria.LāIran, come spiegherĆ Mattei stesso, in quanto proprietario delle
risorse, continuerĆ a percepire come imposte e royalties il 50 percento degli utili netti, ma lāente nazionale iraniano che interverrĆ nellacombinazione, come associato della AGIP Mineraria in posizioneparitetica, riceverĆ a tale titolo metĆ degli utili della societĆ conces-sionaria. CosƬ, mentre agli italiani spetterĆ il 25 per cento degli utilinetti, agli iraniani toccherĆ il 75 per cento.
Nonostante le pressioni messe in atto dagli agenti del cartello,affinchĆØ la proposta di Mattei fosse respinta, il 14 marzo del 1957 siarrivĆ² alla firma di un accordo di massima tra ENI e lāEnte Petrolife-ro iraniano.
Con lāaccordo di Teheran Mattei incominciĆ² a creare seri proble-
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Mattei e Rehza Palevi.
Enrico Mattei e il ministro degli Esteri sovietico Kossighin alla vigiliadegli accordi del 1960.
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mi internazionali e si dovette decidere allora non piĆ¹ di ignorarlo, comesāera tentato di fare, ma di impedirgli di penetrare ulteriormente negliequilibri internazionali del petrolio.
Dal giorno successivo agli accordi di Teheran, Mattei indirizzĆ² lasua attenzione verso lāAfrica Settentrionale.
A questo accordo, infatti, seguirono quello con lāEgitto, con il Ma-rocco nel luglio del 1958, con il Sudan nel 1959, con la Tunisia nel1961 e con la Nigeria nel 1962.
Egli iniziĆ² col sostenere la lotta del fronte di liberazione in Algeriacontro il colonialismo francese per proseguire con lāindirizzare lāatti-vitĆ di ricerca dellāAGIP verso la ex colonia italiana della Libia, dive-nuta regno indipendente da alcuni anni.
Sostenere la libertĆ dellāAlgeria per Mattei poteva voler dire an-che di sognare di avviare attivitĆ di ricerca nel Fezzan acquisendouna disponibilitĆ di greggio non ancora sotto il controllo delle āSetteSorelleā.
E proprio con i criteri della nuova āFormula Matteiā, il 25 marzodel 1957 si perfezionĆ² la trattativa col Governo libico che concedevaallāENI la possibilitĆ di una ricerca sussidiaria di circa 27.000 chilo-metri quadrati tra il Fezzan e il confine algerino.
Mancavano solo le firme, ma Mattei ripartƬ con la certezza di averpotuto estendere le sue ricerche anche nel cuore del Mediterraneo.
Purtroppo non fu cosƬ. Il cartello petrolifero scatenĆ² unāautenticabattaglia contro questo tentativo di Mattei coinvolgendo il Diparti-mento di Stato americano che fece pressione sul governo libico alfine di non concedere quelle prerogative sul Fezzan allāENI, ma didarle alle societĆ del cartello.
Trascorse lāestate e nel settembre del 1957 lāAmbasciatore libicoa Roma avvertƬ Mattei che il progettato accordo decadeva per ordinisuperiori.
Mattei reagƬ indignato dicendo testualmente: ā...Gli americani han-no fatto una cosa brutta allāItalia, escludendola da ogni attivitĆ in Li-bia. Ma si sbagliano se credono di poter fiaccare cosƬ la nostra volon-tĆ di ricercare fonti di energia al piĆ¹ basso prezzo possibile. Sia benchiaro che noi afferreremo ogni opportunitĆ che ci si presenterĆ . LenecessitĆ di idrocarburi in Italia sono in costante aumento e non sarĆ
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certamente lāostilitĆ di ben individuati interessi a impedire al nostropopolo di raggiungere un sempre maggiore grado di indipendenza eco-nomicaā6.
Mattei, dunque, non cede ma alza il livello dello scontro con leāSette Sorelleā.
Nel dicembre del 1958 riuscƬ a recarsi in Cina per affari dellāENIcol Governo cinese, quando la Cina di Mao era praticamente chiusaagli occidentali.
Dallāanno successivo iniziĆ² ad aprire un nuovo fronte di commer-cio, quello con lāURSS, scambiando macchine, manufatti e impianticompleti in cambio di materie prime e, in particolare, di petrolio. IlDipartimento di Stato americano considerava ā...il commercio conlāURSS pregiudizievole alla difesa del mondo libero poichĆ© permette-va al campo socialista di importare la tecnologia avanzata dei Paesioccidentaliā7.
Mattei, tuttavia, continuĆ² a tessere questi rapporti e incontrĆ² nellaprimavera del 1960, a Roma, il Ministro del Commercio estero del-lāURSS, Patolicev, per la conclusione di un accordo quadriennale traENI e URSS che prevedeva, in cambio di prodotti dellāindustria italianadi Stato, che la corrispondente sovietica era pronta a fornire allāENIquantitativi crescenti di greggio a un prezzo inferiore del 35 per centorispetto a quello praticato nei Paesi occidentali dal cartello petrolifero.
Lāaccordo fu siglato da Mattei in persona per lāENI, il 10 ottobredel 1960, a Mosca, e provocĆ² un autentico terremoto sia nel quartiergenerale della NATO che nellāambito della Presidenza della Comuni-tĆ Economica Europea. Naturalmente le definizioni indirizzate a Matteinon si discostarono da termini quali ātraditoreā, āirresponsabileā oāutile idiota al totalitarismo comunistaā.
Al di lĆ degli insulti, lāENI avrebbe pagato il petrolio russo un dol-laro al barile mentre le āSette Sorelleā vendevano il loro petrolio a undollaro e 59 centesimi al barile.
Evidentemente āle colpeā di Mattei consistevano nellāassicurarecondizioni favorevoli allāeconomia degli italiani.
6 F.BELLINI-A.PREVIDI, Lāassassinio di Enrico Mattei, op.cit., pag. 1017 F.BELLINI-A.PREVIDI, Lāassassinio di Enrico Mattei, op.cit., pag. 110
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Mattei a colloquio con il Ministro degli Esteri cinese in vistadegli importanti accordi del 1961
Mattei e Nasser in occasione degli accordi del 1957
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Durante un colloquio con lāallora Presidente del Consiglio AmintoreFanfani, nel giugno del 1961, il Presidente americano Kennedy parlĆ²di Mattei e della sua politica come un āfattore eversivoā e di talepericolositĆ da dover ravvisarsi la necessitĆ di fermare le iniziativedel Presidente dellāENI. Fanfani, in quellāoccasione, tentĆ² di giustifi-carsi asserendo che il petrolio sovietico avrebbe potuto coprire menodel 12 per cento del fabbisogno italiano, ma la macchina per lāannien-tamento di Mattei era ormai stata messa in movimento.
In questo stesso periodo assistiamo ad una convergenza di inte-ressi tra gli USA e la Francia nello sfruttamento di alcuni giacimentipetroliferi del Sahara e la nascita del potente organismo paramilitarefrancese dellāOAS.
Eā di questo periodo la ricezione da parte di Mattei di alcune mi-nacce di morte, soprattutto dallāOAS, per il fatto che egli aveva espli-citamente aiutato e sostenuto il Fronte di Liberazione NazionaleAlgerino.
Il 10 agosto del 1961, in unāintervista a Gilles Martinet, condirettoredi āFrance Observateurā, Mattei ebbe a dire: ā...Io sono un italiano enon un francese e la politica che ho seguito finora nel settore che miinteressa ĆØ una politica nazionale italiana. Essa mi ha permesso nonsolo di sottrarre il mio Paese al dominio del cartello ma di farlobeneficiare di prezzi che sono inferiori a quelli praticati da tutti i nostrivicini e pure ai prezzi americaniā8.
Dunque, un imprenditore al servizio di tutta la sua comunitĆ na-zionale.
Durante questāultima estate, Mattei si dedicĆ² ai progetti per lacostruzione di un oleodotto che, partendo da Genova, terminasse inBaviera, a Ingolstadt, per trasportare il petrolio sovietico e mediorientalee allāattacco commerciale da portare sul suolo inglese con la costru-zione di piĆ¹ di 70 stazioni di servizio entro il 1963, che avrebberoattinto il loro fabbisogno da una raffineria gigante che lāENI avrebbecostruito nellāisola di Canvey.
Ma la minaccia piĆ¹ importante per le āSette Sorelleā fu il progettodella realizzazione ad opera di Mattei dellāoleodotto che avrebbe tra-
8 F.BELLINI-A.PREVIDI, Lāassassinio di Enrico Mattei, op.cit., pag. 132
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sportato greggio sovietico da Trieste al terminale sud del Druzba.āIl fatto che Mattei si proponesse, dopo aver realizzato lāoleodotto
Genova-Ingolstadt, di far partire da Trieste la seconda pipeline del-lāEuropa Centrale era, quindi, per il cartello, la definitiva conferma diquanto effettivamente era stato deciso a Mosca, nellāottobre prece-dente, e cioĆØ che la penetrazione in massa del greggio sovietico suimercati occidentali si sarebbe realizzata soprattutto attraverso lāor-ganizzazione integrata dellāENIā9.
Tale situazione venne giudicata dalle āSette Sorelleā rischiosa eintollerabile e in contemporanea alle minacce seguirono le vie di fatto.
Il primo attentato si verificĆ² nella giornata dellā8 gennaio del 1962,alla vigilia dellāimportantissimo viaggio di Mattei in Marocco, conFanfani e con Segni, per inaugurare la prima grande raffineria delregno marocchino.
In prossimitĆ di uno dei due reattori fu rinvenuto, durante un con-trollo tecnico prima del volo, un giravite tenuto fermo con nastro ade-sivo. Se lāaereo avesse preso il volo, col riscaldamento dei reattori ilnastro adesivo si sarebbe sciolto, il giravite sarebbe caduto tra gliingranaggi del motore determinandone il danneggiamento e lo scop-pio. Il giravite, in particolare, era stato fissato con il nastro adesivoalla parete interna del tubo che avvolge il motore.
Stranamente il Dr. Cefis, dopo qualche giorno da questo āinsolitoāepisodio, rassegnĆ² le dimissioni dallāENI facendosi liquidare una in-dennitĆ a dir poco principesca.
Mattei comprese definitivamente che la morsa dei suoi nemici sistava stringendo sempre di piĆ¹ intorno a lui.
Lāestate delā62 fu caratterizzata da una serie di violenti e pretestuosiattacchi da parte di Montanelli nei confronti di Mattei, ai quali articolilo stesso Mattei ribattĆØ con un lungo e circostanziato articolo di rispo-sta il 27 luglio del 1962.
Proprio in questāultima estate, il servizio informazioni riservatedellāENI era venuto a sapere che uno dei capi dellāOAS, JacquesSaustelle, di cui erano noti i rapporti con la CIA e con il cartello petro-lifero, stava per entrare in Italia per coordinare lāattivitĆ della rete
9 F.BELLINI-A.PREVIDI, Lāassassinio di Enrico Mattei, op.cit., pagg. 139-140
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terroristica presente nel nostro Paese. Gli agenti dellāENI riuscironoa sapere che Saustelle portava con sĆØ documenti falsi intestati ad uncerto cittadino francese di nome Jean Albert Sevegne e, dopo averlofatto opportunamente pedinare, gli uomini della polizia della Questuradi Milano lo fermarono il 17 agosto, gli contestarono la falsa identitĆ elo accompagnarono alla frontiera. A nessuno venne in mente, pur-troppo, di torchiare il francese per conoscere i mandanti e il motivodella sua āmissioneā italiana.......
E infine arrivĆ² lāultimo viaggio in Sicilia...Era il 26 ottobre del 1962. Arrivato a Gela, Mattei presiedette
lāAssemblea degli azionisti dellāANIC-Gela. Verso le 17, il Presiden-te, sempre sorvegliato e seguito dal Commissario Capo di P.S. Dr.Savoia, si recĆ² allāaeroporto di Ponte Olivo, una zona in aperta cam-pagna tra Gela e Niscemi, sopra uno spazio erboso utilizzato daglialleati dopo lo sbarco in Sicilia come campo di volo durante la secon-da guerra mondiale, per accogliere lāaereo proveniente da Palermocon a bordo gli onorevoli DāAngelo e Corallo, rispettivamente Presi-dente e Vicepresidente del governo siciliano e il Segretario della DCsiciliana Dr. Verzotto.
In Sicilia Mattei era giunto con un altro velivolo dellāENI, un āDeHavillandā, dove a bordo vi erano lāing. Angelo Fornara, DirettoreGenerale dellāANIC, e il Professor Luigi Faleschini, assistente di Matteie docente allāUniversitĆ Cattolica.
Dopo la visita al Petrolchimico di Gela e la cena, entrambi, perimpegni di lavoro, dovettero rinunciare alla visita a Gagliano del gior-no successivo per far rientro a Milano. Invece, dopo una cena dilavoro, Mattei si ritirĆ² al Motel Agip di Gela per trascorrervi la notte.
Il giorno successivo Mattei si svegliĆ² presto e alle 8:15 del 27ottobre del 1962, accompagnato dallāonorevole DāAngelo, salƬ a bor-do dellāelicottero dellāAGIP Minerario pilotato dal Comandante PierPaolo Marrone che lo porterĆ a visitare gli impianti dellāENI nellaSicilia Centrale.
Dopo aver partecipato a Enna ad un rinfresco offerto nei locali delMunicipio, Mattei e DāAngelo ripartirono verso le 10, sempre in eli-cottero, alla volta di Gagliano Castelferrato dove era stato individua-
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to, nei pressi dellāabitato, un importante giacimento di metano. Quilāaccoglienza tributata a Mattei fu semplicemente grandiosa.
Nella piazza dedicata ai Caduti di Guerra, da un balcone, MatteipronunciĆ² lāultimo discorso della sua vita nel quale ribadƬ il concettocontro lāemigrazione forzata dei lavoratori isolani: ā...Noi ci impegne-remo a fondo per dare tutto il nostro aiuto ai siciliani. Non porteremoniente fuori dalla Sicilia, ma tutto rimarrĆ nellāinterno dellāisola per farlavorare i nostri operai che prima erano costretti a recarsi allāesteroper mancanza di lavoro. Oggi ĆØ giunto il momento di richiamare que-ste braccia in Italia, perchĆ© qui cāĆØ lavoro per tuttiā10.
Terminato il discorso, Mattei alle 13 pranzĆ² a Nicolosi e poi, sem-pre a bordo dellāelicottero dellāAGIP, si diresse alla volta di Cataniadove dal pomeriggio del giorno prima, da Gela, era stato trasferito ilsuo aereo privato. Dopo una breve sosta a Nicosia e dopo aver fattoalcune telefonate e alcuni incontri, Mattei si avviĆ² allāaeroportoFontanarossa di Catania per prendere posto sul suo bireattore e da
27 ottobre 1962: Mattei a Gagliano durante i festeggiamenti: avevada vivere ancora poche oreā¦.
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10 F.BELLINI-A.PREVIDI, Lāassassinio di Enrico Mattei, op.cit., pag. 174
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dove alle 16:57 circa ripartƬ per Linate.Prima di decollare per Milano, il pilota del bireattore Bertuzzi aveva
giĆ volato due volte nella mattinata: una prima volta a Ponte Olivo perritirare i bagagli personali di Mattei a Gela e poi a Fontanarossa, doveattese Mattei per poter ripartire per Milano per lāultimo fatale volo.
Eā ragionevole ipotizzare, quindi, che il sabotaggio ci fu nella pistadi Fontanarossa a Catania nel lasso di tempo tra le 13 e le 16:30.
La partenza, inizialmente fissata alle ore 14, era stata rinviata alleore 16:57.
Bertuzzi rimase tutto il tempo della missione a guardia dellāaereoad eccezione di un breve periodo, verso le 13, quando un impiegatodellāaeroporto gli comunicĆ² che cāera una telefonata per lui al centra-lino. Bertuzzi andĆ² a rispondere nella palazzina della stazioneaeroportuale, ignaro che intanto tre uomini, uno travestito da carabi-niere, gli altri due da tecnici, armeggiavano sul velivolo.
Lāepisodio si svolse nel breve volgere di alcuni minuti, forse menodi dieci. Alle 13:15 Bertuzzi tornĆ² al velivolo e tutto sembrava in ordi-ne. Bertuzzi, del resto, aveva assoluta fiducia di quellāaereo che ave-va compiuto al 26 ottobre del 1962 solo 23 ore di volo, ārevisionatoā agiugno e a settembre regolarmente. Circa il carburante era sufficien-te per un volo superiore alle tre ore e quindici minuti quando il piano divolo Fontanarossa-Linate ne prevedeva solo due.
Alle 16:55 Mattei prese posto sul bireattore assieme a WilliamMac Hale, giornalista del āTimesā che stava scrivendo una sua bio-grafia.
Il viaggio si svolse in assoluta normalitĆ e lāultimo contatto con latorre di controllo dellāaeroporto Forlanini di Milano fu alle 18:57. BertuzziconfermĆ² di trovarsi a duemila piedi di quota e di atterrare nello spa-zio di un minuto e mezzo.
Questo fu lāultimo contatto avuto con lāaereo di Mattei che esplo-se in volo tra le 18:58 e le 18:59 nel cielo di BascapĆØ.
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La pesca:la sua grande passione.
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2 - LāENI AL TEMPO DI MATTEI.
Secondo Dow Votaw, lāEni āha acquistato fino al 38 per cento delsuo fabbisogno di greggio dallāURSS, in cambio di materiale dāimpor-tanza strategica, come tubi dāacciaio e gomma sintetica, facendo del-lāItalia di gran lunga il piĆ¹ grosso acquirente di petrolio sovietico al diqua della cortina di ferroā11.
Dimenticava Votaw che, attraverso quel materiale venduto allāUnio-ne Sovietica, Mattei aveva salvato una delle industrie piĆ¹ importanti nelsuo campo di tutto il Paese e cioĆØ la Pignone di Firenze. Lo stesso Votaw,del resto, sottolineava ā...che gli italiani erano i primi a capire che la ca-renza di fonti dāenergia era come una macina legata al loro colloā12.
Dopo aver difeso lāAGIP dallo smantellamento e dallāapertura aglistranieri delle porte della ricerca nel sottosuolo italiano, grazie al pre-zioso apporto offertogli da De Gasperi e da Vanoni, Mattei avviĆ² lericerche per buona parte della Valle Padana e nellāambito del territo-rio nazionale.
Prima, perĆ², Mattei e Vanoni prepararono il disegno di legge del10/2/1953 che istituiva lāENI, attibuendogli il monopolio della VallePadana. Mattei fu nominato Presidente del neonato organismo e por-tĆ² dallāAgip due piccole raffinerie da ammodernare, rispettivamentea Livorno e a Bari. Queste due piccole raffinerie potevano serviresoltanto ad una minima parte del fabbisogno di petrolio calcolato daMattei per lāItalia ed ĆØ per questo che egli si rivolse alla Valle del Poe successivamente al mercato estero, a partire dal Medio Oriente.Nel 1957 ottenne concessioni in Persia e i termini del contratto con ilGoverno persiano furono per le grosse societĆ petrolifere un colpoche non avrebbero dimenticato tanto presto.
Mattei, inoltre, trovĆ² petrolio in Egitto e nel 1961 in Libia.Nel 1963 la produzione dellāENI raggiunse i quattro milioni di ton-
nellate, una cifra ancora lontana dai ventidue milioni di tonnellate com-plessivi di cui era bisognevole il popolo italiano, ma nello spazio degli
11 D.VOTAW, Il cane a sei zampe. Mattei e lāENI. Saggio sul potere, Feltrinelli,Milano 1965, pag.16
12 D.VOTAW, Il cane a sei zampe. Mattei e lāENI. Saggio sul potere, op.cit.,pag.19
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ultimi sette anni Mattei aveva piĆ¹ che duplicato la disponibilitĆ di greggioper la comunitĆ nazionale.
Mattei estese le sue ricerche anche in Italia centro-meridionale,trovando giacimenti in Abruzzo, in Basilicata e soprattutto in Siciliadove, a Gela, costruƬ uno stabilimento petrolchimico, una centraletecnoelettrica e una raffineria.
Importanti giacimenti di gas furono rilevati non solo nella VallePadana, ma anche in Basilicata, in Sicilia e in Abruzzo, in particolarenei territori di Cupello, nel Vastese, e di Cellino Attanasio, nel Teramano.
Alla fine degli anni Cinquanta a Cupello, come anche in alcuni altripaesi dāAbruzzo (Cellino Attanasio nel Teramano), fu rinvenuta unainteressante presenza di giacimenti metaniferi in una ventina di pozziche si quantificarono in circa 1600 tonnellate estrattive giornaliere.
ā...Tra lāaprile del 1960 e la primavera del 1962 ci furono gravidisordini, scontri, manifestazioni e arresti a Cupello proprio perchĆ© lepopolazioni del territorio rivendicavano il diritto a usufruire della ric-chezza rilevata nel terreno del loro paese al fine di costruire un poloindustriale in grado di offrire occupazione e ricchezza agli abitanti delluogo e di richiamare i tanti cittadini di Cupello partiti come emigrantiin cerca di lavoro allāesteroā13. Eā di questo periodo il contatto presoprima dallāOn. Natali, amico personale di Mattei, poi dallāOn. Gaspariper ricevere delle tranquillizzanti e importanti assicurazioni sul destinodello sfruttamento delle fonti metanifere scoperte in provincia di Chieti.
Il problema dellāutilizzazione del metano era, infatti, di cruciale im-portanza: il timore delle popolazioni del posto era che la maggior paredella ricchezza estratta dal loro territorio fosse portata via verso Roma,Terni o Bussi, lasciando ancora nella povertĆ le popolazioni locali.
Matttei fece in tempo a decidere lāinsediamento della SIV, la piĆ¹grande vetreria dāEuropa, a San Salvo, in provincia di Chieti, chevenne costituita giĆ nellāestate del 1962, mentre il Comune di Cupelloin data 12 aprile del 1962 attendeva Mattei per la solenne cerimoniadel conferimento della cittadinanza onoraria.
La visita di Mattei sfumĆ² allāultimo momento a causa di un impe-gno sopraggiunto e inatteso e la cerimonia fu rinviata in autunno, for-
13 C.BESCA, Le veritĆ nel pozzo, Edizioni Cannarsa, Vasto (CH), 2001
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Mattei e De Gasperi ai tempi delle prime ricerche nella vallata Padana.
Enrico Mattei tra le sue maestranze.
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se proprio in novembre. Nella sala consiliare di Cupello ĆØ ancoraappeso il quadro con la pergamena che gentilmente il Sindaco, Ange-lo Pollutri, mi ha lasciato guardare e fotografare e che sarĆ conse-gnata alla famiglia di Mattei nel corso di una prossima cerimoniacommemorativa. Mattei, purtroppo, non ritirerĆ mai quella pergame-na eseguita dalla pittrice vastese Lucia Perrozzi Borghi.
La produzione di gas AGIP salƬ vorticosamente dai 28 milioni dimc del 1948 al miliardo e centomila mc del 1952 e ai circa settemiliardi del 1962, alla vigilia della morte di Mattei.
āNel 1960 venne scoperto il primo grande giacimento off-shore digas naturale al largo di Ravenna, il primo off-shore in Europa, checontinua a erogare gas anche ai giorni nostri dopo oltre sessantāannidi produzioni ininterrotteā14.
Le intuizioni di Mattei sullāimportanza del gas naturale ha dato al-lāItalia un vantaggio di almeno venti anni nellāimpiego di questa preziosafonte di energia rispetto agli altri Paesi dellāEuropa Occidentale.
Anche il petrolio di Gela, in Sicilia, si rivelĆ² fondamentale per lāEneldurante la crisi petrolifera degli anni settanta.
Attraverso societĆ affiliate, inoltre, lāENI ha svolto le attivitĆ piĆ¹diverse: ha costruito motel e autostrade, ha fabbricato prodotti chimi-ci dai saponi ai fertilizzanti, macchinari, stumenti per la produzione ela distribuzione dellāenergia elettrica, ha svolto ricerche, applicazionitecnologiche e costruzioni industriali in appalto, attivitĆ editoriali, pro-duzione di energia nucleare e ricerche nucleari, fabbricazione di tubidāacciaio, di cemento, di nerofumo, investimenti a lungo temine e per-sino attivitĆ scolastiche.
Mattei, attraverso lāENI, metteva la ricerca in relazione allacommercializzazione dei prodotti al fine di garantire lo sviluppo eco-nomico e lāoccupazione.
Alcuni esempi: acquistĆ² lo stabilimento della Lanerossi a Vicenza,un grosso lanificio in Veneto, al fine di trovare uno sbocco utile per lefibre sintetiche che verranno prodotte nei campi di metano diFerrandina, in Italia meridionale; rilevĆ² la Nuova Pignone di Firenze ela trasformĆ² in un fondamentale polo produttivo per le infrastrutture
14 G.ACCORINTI, Quando Mattei era lāimpresa energetica - io cāero, HalleyEditrice, Matelica (MC), pag. 131
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estrattive e cioĆØ tubi, pompe, valvole, impianti per il trasporto e lalavorazione del gas e del greggio.
Mattei curĆ², inoltre, con grande attenzione, la selezione del perso-nale. IniziĆ² a promuovere alle posizioni chiave gli uomini piĆ¹ giovani,piĆ¹ motivati e piĆ¹ capaci a dare la massima importanza alla prepara-zione specialistica e, via via che diventavano disponibili personale eorganizzazione, a fare in modo che un sempre maggior numero diattivitĆ collaterali venisse svolto in seno allāazienda.
Volle che sia lāAGIP che lāENI assumessero geofisici, ingegnerispecializzati nelle ricerche petrolifere, nella raffinazione e nella colti-vazione dei giacimenti, disegnatori e chimici e tutti gli altri tecnici lacui collaborazione ĆØ tanto importante per una societĆ petrolifera .
I suoi progettisti diventarono cosƬ efficienti che i loro servizi sonooggi richiesti in tuttāItalia e in buona parte del mondo.
Lāorganizzazione āesteriā dellāENI era curata da alcuni uomini difiducia essenziali allāinterno dellāENI. In particolare, ĆØ il caso di ricor-dare Attilio Jacoponi, chiamato il āministro degli esteriā di Mattei perle sue particolari abilitĆ diplomatiche nei rapporti con la stampa, per leottime capacitĆ giuridiche e per le doti di assoluta riservatezza.
Lāaltro collaboratore era Giuseppe Ratti, che prese il posto diJacoponi dopo la morte di Mattei.
Enrico Mattei creĆ² con le strutture allāestero dellāENI vere e pro-prie centrali di attenzione e di ascolto dei mercati locali servendosi diuomini di grande esperienza e di spiccata intelligenza. Eā il caso delgiornalista Mario Pirani, al quale Mattei affidĆ² tutto il delicatissimo set-tore dellāAfrica Settentrionale e del Medio Oriente per la negoziazione.
Gli elementi veramente essenziali dei quali lāIng. Mattei si avvalsecon grande abilitĆ negoziale per ottenere i successi allāestero furonodue: il primo fu un elemento oggettivo legato allāItalia circa il fatto cheil nostro Paese non veniva percepito dai Governi e dai popoli dei Pae-si emergenti come una potenza ex-coloniale; il secondo fu, invece, unelemento soggettivo consistente nel fatto che Mattei era riuscito in po-chi anni ad avviare importanti e solidi rapporti dāamicizia personale contanti Capi di Stato africani e arabi. Ne ricordiamo due per importanza eper gli effetti che determinarono: lāamicizia con il sultano del MaroccoMohamed V e lāamicizia con Nasser, Capo di Stato egiziano.
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Mattei e la madre Angela.
Mattei e la moglie Greta.
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Molto importante fu il programma di aiuti che Mattei concesse adalcuni Stati in via di sviluppo, con particolare rilievo per il credito di120 milioni di dollari che concesse allāIndia per lo sviluppo della suaindustria petrolifera come anche in forma minore ma sempre piĆ¹ im-portante al Brasile e allāArgentina.
La lotta antimonopolistica dellāENI di Mattei si concretizzĆ² nel-lāabbattimento dei prezzi del greggio e del metano e nello sviluppodellāeconomia dei singoli Paesi.
Ecco perchĆ© andĆ² alla ricerca del petrolio russo, attirandosi le iradi Montanelli e del cartello petrolifero anglo-americano. Il petroliorusso, infatti, consentiva di risparmiare nel tentativo di approvvigiona-mento energetico per il popolo italiano.
Di tutte le altre considerazioni ideologiche, di mercato, ecc., a Matteinon importava granchĆØ. E cosƬ facendo adempieva fedelmente a quan-to stabilito dalla legge istitutiva dellāENI del 10/2/1953 che, allāartico-lo 1, affidava allāEnte il mandato di cercare i mezzi per alleviare lagrave carenza italiana dāenergia petrolifera.
Sono illuminanti, soprattutto per lāattuale situazione politico-econo-mica che attraversiamo, i tre punti che Mattei indicĆ², nellāambito dellaRelazione Programmatica del 1961, al Ministero delle PartecipazioniStatali, tre obiettivi dellāintervento statale nella vita economica:
- realizzare alcune esigenze economico-sociali di fondo, piĆ¹ preci-samente assicurare quello sviluppo dei cosiddetti āserviziā che appa-re necessario per il raggiungimento di un piĆ¹ elevato tenore di vita eper una maggiore e piĆ¹ diffusa azione tendente a promuovere nuoveiniziative produttive;
- evitare che lo sviluppo di alcuni settori sia determinato esclusiva-mente dalle situazioni correnti di mercato o dalle prospettive di profit-to di breve periodo, ma sia, invece, orientato alla realizzazione di unpiĆ¹ elevato saggio di crescita di lungo periodo ed alle esigenze di unosviluppo equilibrato del sistema economico nazionale;
- ridurre gli effetti che puĆ² avere la politica monopolistica di alcunicomplessi.
Mattei attribuƬ molta importanza allāorganizzazione dellāENI an-che se amĆ² concentrare il potere nelle sue mani soprattutto per le
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decisioni da prendere in merito. Il suo fondamentale intuito potevabypassare ogni buona regola di organizzazione aziendale.
Alla base della strategia di Enrico Mattei non soltanto cāerano leidee chiare sulla natura, sullāorganizzazione e sulle finalitĆ di unāim-presa pubblica, ma cāerano anche concezioni culturalmente piĆ¹ avan-zate allora provenienti da esponenti che appoggiavano lāidea dellāim-presa pubblica rispetto a quella privata. Grazie ai Vanoni, ai Saraceno,ai Morandi, ai Lombardi, ai Visentini, agli Ernesto Rossi fu sostenutaesplicitamente la richiesta dellāENI per lāesclusiva della ricerca diidrocarburi nella valle del Po e, in seguito, la nazionalizzazione del-lāenergia elettrica.
Possiamo ben dire che lāindustria siderurgica, petrolifera e petrol-chimica del settore pubblico ĆØ stata addirittura alla base del āmiracoloeconomicoā italiano.
Vittorio Emiliani scrisse: āLa scommessa di Mattei ĆØ chiara: forni-re allāindustria e ai servizi del nostro Paese, pubblici e privati, petrolio,metano, derivati, insomma energia, in quantitĆ abbondante e a bassoprezzoā15.
Questa gigantesca sfida non fu vinta dal piĆ¹ abile ma dal piĆ¹ bru-tale e sconsiderato pronto allāassassinio.
A soli 56 anni scomparve chi, partendo col rifiuto di liquidare quelpatrimonio di impianti, di ricerche e di licenze dellāazienda di StatoAGIP, arrivĆ² a costruire un impero pubblico al servizio dellāinteressenazionale.
In un saggio molto importante, dal titolo āI protagonisti dellāinter-vento pubblico in Italiaā, Marcello Colitti sintetizzĆ² cosƬ le caratteristi-che fondamentali della personalitĆ di Mattei: ā...Lāossessione per lematerie prime e lāintegrazione verticale, la disponibilitĆ a ragionare ea rischiare in grande, il talento organizzativo e imprenditorialeā16.
15 V.EMILIANI, Gli anni del āGiornoā. Il quotidiano del sig. Mattei,Baldini&Castoldi, Milano 1998, pag. 72
16 M.COLITTI, I protagonisti dellāintervento pubblico in Italia, Edizioni Ange-li, Milano 1984
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3 - LāENI DOPO MATTEI
Con una manovra a dir poco sorprendente, a un mese dalla mortedi Mattei giĆ si verificarono i primi contatti tra la nuova direzionedellāENI e la ESSO per dare inizio a quel processo di normalizzazionedellāEnte che doveva far approdare lāENI allāanticamera delle com-pagnie del cartello.
Le voci messe in giro ad arte soprattutto dal āCorriere della Seraāsu presunti accordi tra Mattei e il presidente Kennedy o, ancora peg-gio, tra Mattei e David Rockfeller sullāeventualitĆ della stesura di untesto di un geentlemenās agreement, destinato a cogliere i futuri rap-porti tra lāENI e il cartello, furono semplicemente e tragicamentesmentite dai fatti.
Uno dei primi passi dello smantellamento della politica di Mattei fula vendita della Nuova Pignone, che fu la prima fabbrica dellāENI adessere venduta a trattativa privata proprio allāamericana GeneralElectric che, cosƬ, acquistava tecnologie e prodotti che non erano staticapaci di realizzare negli Stati Uniti.
A partire dal marzo del 1963, purtroppo, tra lāENI e ESSO ci fu ilprimo accordo per la fornitura di 11 milioni di tonnellate di greggio, acui seguƬ nel febbraio del 1964 lāaccordo GULF-ENI sempre per lafornitura di petrolio e nel maggio 1964, con la ābenedizioneā dellāinef-fabile neo direttore dellāENI, Eugenio Cefis, la firma per garantirealle āSette Sorelleā il partnerariato con lāENI nella gestione dellāoleo-dotto dellāEuropa Centrale.
Cefis condusse le trattative con lāAlgeria, fortemente volute e aperteda Mattei, per poi ripudiare lāaccordo; fece cadere il progetto di Matteiper lāattuazione di una cooperazione energetica europea che non pre-vedesse la presenza inglese; vanificĆ² la politica mediterranea di Matteie i presupposti che stavano alla base della linea di approvvigionamen-to europeo dallāAlgeria; cancellĆ² ogni velleitĆ di contrastare gli inte-ressi britannici in Iraq.
In una nota riservata del Foreign Office del 4 gennaio del 1963 fuapertamente sottolineato come la morte di Mattei avesse creato unāat-mosfera di sollievo.
Nellāottobre del 1964 la rete di vendita realizzata da Mattei in Gran
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Bretagna venne ceduta alla ESSO Petroleum Company che andavaad acquistare le azioni dellāAGIP LTD.
Sono tutti provvedimenti che andavano in direzione opposta allapolitica di Mattei e agli interessi dellāItalia. Con essi lāENI comincia-va a cessare di esistere, come azienda di Stato autonoma e determi-nata nel cercare di creare le condizioni piĆ¹ favorevoli per lo sviluppodellāeconomia e delle prospettive finanziarie del popolo italiano, perapprodare ad un ruolo di supporto col piĆ¹ forte che tanto avrebbecontribuito nel creare indebitamento alla nostra comunitĆ nazionale.
Quando Mattei morƬ, il prezzo della benzina AGIP era il piĆ¹ bassodāEuropa; il prezzo del gas liquido in bombole era stato ulteriormenteridotto unitamente ai prezzi dei fertilizzanti in agricoltura.
Ad oggi, invece, importiamo piĆ¹ di un quinto dellāenergia prodottada nucleare in Francia e Svizzera e āper di piĆ¹ da centrali ubicate abreve distanza dai nostri confini centro-occidentaliā17.
Lā11 luglio del 1992 si concluse un ciclo storico: lāEnte PubblicoENI divenne s.p.a e assunse un ordinamento privatistico anche se ilcapitale sociale restava, al momento, pubblico.
Nel 1992 con lāarrivo di BernabĆØ e di Mincato si determinĆ² consa-pevolmente una totale discontinuitĆ con il passato.
Eā significativo ricordare una breve parte del discorso dāaddio che,in occasione della morte di Mattei, gli dedicĆ² il Prof. Marcello Boldrini:ā...Il nostro grande Capo non torna. Eā partito per un viaggio in Sici-lia... Eā giunto alla meta eterna. LĆ resta, di lĆ ci guida. Ne ascoltiamolāimperativo: sia continuato il lavoro, siano svolti i programmi predi-sposti, siano puntualizzati i temi, sia assicurata lāesistenza, lāautono-mia, la prosperitĆ delle imprese da lui svolte; si dia certezza del futuroai cinquantamila lavoratori per i quali ha creato posti di lavoro, cheassicurano dignitĆ e rispetto. Essere dellāENI ĆØ un titolo dāonore, unattributo che deve essere gelosamente custodito...ā18
LāENI di Mattei era stata protagonista della piĆ¹ straordinaria bat-taglia contro il gigantesco monopolio angloamericano operante nei
17G.ACCORINTI, E.Mattei una vita contro la dipendenza energetica italiana,Edizioni Macca, Matelica 2006, pag. 20
18G.ACCORINTI, E.Mattei una vita contro la dipendenza energetica italiana,op.cit., pag. 39
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cinque continenti. Un monopolio che finchĆØ non sarĆ spezzato, se-condo gli insegnamenti ancora validi e attuali di Enrico Mattei, conti-nuerĆ a condizionare in maniera determinante lāindipendenza econo-mica e, quindi, politica del nostro Paese.
4 - IL SUCCESSO DELLāENI E LE SUE MOTIVAZIONI
Il primo successo fu nellāaver intuito, sin dal 1945-1946, che perlāItalia il principale fattore della ricostruzione, dello sviluppo e dellāau-mento dellāoccupazione sarebbe stato il disporre di energia abbon-dante e a costi competitivi.
Il secondo fattore di successo fu che Mattei ricopriva personal-mente cariche di gestione nelle principali societĆ dellāenergia, il cheriduceva in maniera drastica i tempi delle decisioni concrete.
Il terzo fattore di successo fu lāindovinata e coraggiosariorganizzazione dellāENI in Italia con una nuova ripartizione dellefunzioni Agip-Snam-Anic.
Il quarto fattore di successo fu dal punto di vista dei rapporti edelle innovazioni relative alla selezione del personale, perchĆ© non esi-stevano quelle che oggi si chiamano ārisorse umane pronteā, capacidi portare avanti quella sorta di āgiocattolo misteriosoā che era perlāItalia di allora il petrolio, avendo deciso di non assumere collaborato-ri che provenissero da societĆ della concorrenza internazionale dalmomento che non se ne fidava.
Gli occupati allāENI alla morte dellāing.Mattei erano circa 50.000,mentre nel 1953, data della nascita dellāENI, gli addetti a questo set-tore erano appena 13.500.
Appena cominciĆ² la sua avventura Mattei ebbe a dire: ā...io sonocome Francis Drake: un corsaro al servizio del mio Paese... Chi toc-ca il petrolio fa politica. Da cinquanta anni le Compagnie governanogli Stati e gli sceiccati dellāArabia e del Golfo Persico, preparano icolpi di stato, pagano le favorite o le tribĆ¹ ribelli. Fanno di tutto. Chedovrei fare? Andare tutti i giorni alla Farnesina per farmi dire se pos-so pestare un callo al Presidente della Standard Oil o se devo cedergliil posto a tavola? Non ĆØ questo che mi hanno chiesto. Mi hanno chie-
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sto di svincolare lāItalia dalla servitĆ¹ del petrolioā19.Lo spirito che informĆ² lāENI si tradusse anche in unāoriginale
impostazione dei rapporti con i Paesi possessori delle riserve. Nel-lāassicurare diritti di ricerca perolifera allāestero lāENI aveva offertoa tali Paesi non soltanto condizioni contrattuali piĆ¹ vantaggiose di quelleconsuete, ma anche la possibiliĆ di partecipare, in piena paritĆ di dirit-ti, alla valorizzazione delle loro risorse e quindi allo sviluppo delle loroeconomie.
Con questa impostazione lāENI teneva conto della nuova realtĆ politica, che si costituiva nel graduale passaggio dei Paesi sottosvilup-pati dallo stato di soggezione politica allo stato dāindipendenza.
19 G.ACCORINTI, E.Mattei una vita contro la dipendenza energetica italiana,op.cit., pag. 237
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Cap. II - I NEMICI DI MATTEI
1 - LA NASCITA DI UN SOGNO: LA DIFESA DELLāAGIP E GLI ACCORDI INTERNAZIONALI
Tra il 1943 e il 1945 si era sviluppata fortissima la propensione adeliminare lāAGIP considerandola improduttiva e fonte di costi per ilPaese senza alcun apprezzabile ricavo. Lāobiettivo vero consistevaperĆ² ānellāoperazione di far partecipare i grandi oligopoli privati allericerche e allāeventuale sfruttamento del metanoā20.
Dopo la forzata crisi di governo susseguente al viaggio fatto inAmerica da De Gasperi nel 1947, andĆ² al Ministero dellāIndustria unsocialista, Rodolfo Morandi, che partƬ col tentativo di destrutturarelāAGIP e di metterla sullo stesso piano delle societĆ private. Secondoquanto riportato da Nico Perrone, Cazzaniga pensava che al governo cifosse qualcuno che āper far soldi voleva vendere lāAGIP ai privati...ā21.
Il progetto americano di possedere quasi la metĆ delle risorse pe-trolifere mondiali doveva realizzarsi attraverso ālāesclusione dei go-verni, in ogni fase, dal business petrolifero che possa essere gestitodallāindustriaā22, quindi una vera e propria eliminazione della nazionaliz-zazione come prassi e come strumento di difesa delle proprie risorsenaturali da parte di ogni Stato a favore di un accesso alle risorse petro-lifere dallāestero tramite un sistema di libera impresa privata.
Mattei, ovviamente, combattĆØ fortemente questa linea mettendosul piatto della bilancia anche il suo passato di partigiano cattolicoantifascista militante. E anche questa volta Mattei avrĆ ragione: eglisi garantirĆ il controllo dellāAGIP sventando lāoffensiva dellāindustriaprivata e piĆ¹ specificatamente della Edison, principale alleato degliUSA in Italia.
20 G.GALLI, E. Mattei, petrolio e complotto italiano, Baldini&Castoldi, Mila-no 1987, pag. 44
21 N.PERRONE, Mattei. Il nemico italiano, Edizione Leonardo-Mondadori,Milano 1989, pag. 25
22N.PERRONE, Mattei. Il nemico italiano, op.cit., pag. 32
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Eā di questo periodo, subito dopo la crisi politica del 1947, la nascitadi una vera e propria alleanza politica e ideale tra Ezio Vanoni, uomopolitico ed economista tra i piĆ¹ stimati da De Gasperi, ed Enrico Mattei.
Vanoni non solo perorĆ² e difese la causa di Mattei, ma ne promos-se e suggerƬ alcune scelte nevralgiche essenziali. Non ĆØ un caso se
lāAGIP decollerĆ proprio tra il 1950 e il 1951.Anche politicamente lāasse Vanoni-Mattei andĆ² rafforzandosi e si
rese sempre piĆ¹ disponibile per un dialogo col PSI.Tutto ciĆ² sempre e comunque alla luce di una diversificazione net-
ta tra gli ideali di Mattei e la sua visione dellāeconomia e quelli dellasinistra italiana e del PCI, in particolare. Anzi proprio in questo delica-tissimo periodo, siamo tra il 1949 e il 1951, la sinistra italiana contestĆ²a Mattei diverse scelte e parlĆ² di clientelismo a proposito della buonapercentuale di personale della SNAM proveniente da Matelica.
Mattei, tuttavia, andĆ² avanti nel suo lavoro e si preparĆ² ad appro-fittare della nazionalizzazione iraniana del petrolio. Inizialmente, perla veritĆ , Mattei mostrĆ² collaborazione e fattiva disponibilitĆ alla coo-perazione con le Sette Sorelle, usufruendo del loro superiore bagagliotecnologico estrattivo, per fare le ricerche essenziali lungo la vallataPadana e a Caviaga.
Cosa accadde, quindi, per far trasformare Mattei in un implacabi-le concorrente delle Sette Sorelle? A giudizio di Mattei stesso, il ācasusbelliā fu il mancato accordo di Abadan quando la sua disponibilitĆ allacollaborazione fu respinta dalle Sette Sorelle in modo vergognoso eumiliante per lāItalia.
Le dichiarazioni sprezzanti dellāallora Ambasciatrice americanaClara Booth Luce, relative alla necessitĆ di liquidare Mattei e ognialtra incompatibilitĆ con gli interessi americani in Italia, furono tenutea mente da Mattei che, con intelligente pazienza, iniziĆ² a tessere unatela politico-imprenditoriale abile e proficua e ispirata allāobiettivo delrispetto della sovranitĆ nazionale in politica e in economia.
Da quel momento Mattei rafforzĆ² le posizioni di Vanoni allāinternodella DC e indebolƬ quelle di Scelba puntando allāelezione di un Presi-dente della Repubblica come Gronchi pronto a collaborare nellāasse-gnare allāENI un ruolo di punta nella rinascita e nello sviluppo del-lāeconomia nazionale.
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Egli fondĆ² il 27 settembre del 1953 la BASE, che poi sarĆ lāalasinistra della DC e dalla quale verranno a formarsi politici importantiche andranno a scrivere alcune pagine memorabili della storia repub-blicana di questāultimo mezzo secolo, anche in altri partiti, comeChiarante, Lucio Magri, Leidi, Granelli, Marcora e tanti altri.
Questa corrente politica democristiana nacque con un programmadāopposizione ai monopoli e dāapertura alla sinistra e, in primis, al PSI.
Eā in questo periodo che iniziano a maturare le condizioni dāincom-patibilitĆ piĆ¹ gravi tra la politica di Mattei e quella delle Sette Sorelle:la difesa a denti stretti dellāENI voleva dire che ā...il petrolio ĆØ delpopolo italiano, i monopoli stranieri lo minacciano, lāENI lo difende elo gestisce in nome del popoloā23.
Mattei vuole spezzare questa situazione ricattatoria creatasi dallafine della seconda guerra mondiale; ha intuito lāimportanza primariadellāapprovigionamento energetico e non vuole tradire il Paese, la-sciandolo in balia dello sfruttamento e della speculazione.
āNon cāĆØ indipendenza politica se non cāĆØ indipendenzaeconomicaā24,cosƬ Mattei si oppone ai tentativi di penetrazioneegemonica del cartello petrolifero delle Sette Sorelle che giĆ nel 1954aveva tentato di condizionare le scelte in campo petrolifero attraver-so la ESSO guidata da personaggi come Vincenzo Cazzaniga e con lacalata in Italia di quel Eugene Holman, capo della ESSO, che giĆ inquei tempi pronunciĆ² la famigerata frase di non meravigliarsi se qual-cuno avesse ucciso Mattei.......
Il tentativo di impossessarsi di eventuali fonti petrolifere presentiin Italia ad opera del cartello delle Sette Sorelle fallƬ e Mattei potĆØconcentrare tutti i suoi sforzi per una serie di accordi e di trattaticommerciali molto importanti coi Paesi orientali, a partire dallāIran.
āNellāIran abbiamo instaurato un sistema nuovo, un sistema dicollaborazione che ĆØ il contrario di un sistema colonialistico che nonha piĆ¹ nulla del vecchio imperialismoā25; parlava cosƬ in un discorso
23G.GALLI, E. Mattei, petrolio e complotto italiano, op.cit., pag.10324Discorso di Enrico Mattei alla Camera dei Deputati, 26/10/1949, in
N.PERRONE, Giallo Mattei, Ed. Stampa Alternativa, Roma 199925 Discorso alla Camera dei Deputati di Enrico Mattei, in N.PERRONE, Giallo
Mattei, op.cit., pag. 74
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del 1957 Mattei e aggiungeva: āIl nostro Paese ĆØ affamato di fonti dienergia. CāĆØ bisogno che ci facciano largo. Invece si sono divisi laLibia in undici societĆ americane e due inglesi. Ognuna ha preso unterritorio piĆ¹ vasto della Valle Padana, mentre per noi non cāera po-sto, noi siamo stati messi fuoriā26.
Mattei ha, quindi, ben chiaro in mente, fin dal 1957, chi sono i verinemici della sovranitĆ e della rinascita dellāItalia. E lo ribadisce qual-che anno piĆ¹ tardi, sempre in occasione di un suo discorso pubblico,specificando quello che era il suo concetto di economia di mercatoovvero un concetto che anteponeva gli interessi nazionali di una co-munitĆ a quelli economico-speculativi di una grande impresa.
Egli preciserĆ : ā...Mi sono ribellato agli investimenti camuffati daaiutiā e concluderĆ dicendo ā...nelle economie moderne lo Stato nonpuĆ² disinteressarsi di ciĆ² che accade nel mercato degli operatori privati,poichĆ© sa perfettamente che il risultato delle loro decisioni puĆ² nonessere conforme agli interessi generali della societĆ che ĆØ suo compi-to tutelareā27.
Ezio Vanoni moriƬ improvvisamente ed inaspettatamente. La ne-cessitĆ di ritrovare un nuovo referente politico pose Mattei in unacondizione, seppur transitoria, di difficoltĆ . Nonostante fosse giĆ mol-to ricco e potente, infatti, egli aveva ben chiaro in mente il fatto chelāENI dovesse fare i conti con la politica ogni giorno.
Si assicurĆ² lāappoggio del Presidente Gronchi e dello stesso Segnisul quale poteva ancora contare come uomo di vertice del Governo ein contrapposizione dichiarata, seppur temporanea, con Giulio Andreotti,capo moderato per antonomasia nella DC e uomo in dialogo costantecon gli USA anche se non privo di contrasti.
Mattei fondĆ², cosƬ, un suo giornale, il quotidiano āIl Giornoāā conlāaperto intento di farne un portavoce ed uno strumento di diffusionedelle sue iniziative e delle sue idee. Intanto lāimpero di Mattei si allargĆ²e si consolidĆ² non tanto sul petrolio, ancora poco e, comunque, insuffi-
26Discorso alla Camera dei Deputati di Enrico Mattei, in N.PERRONE, GialloMattei, op.cit., pag. 75
27Discorso a Metanopoli del 26/6/1961 in occasione della chiusura dellāannodella Scuola di Studi Superiori sugli Idrocarburi, in N.PERRONE, Giallo Mattei,op.cit., pag. 97 e pag. 120
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ciente per il Paese, ragione per cui Mattei deciderĆ di andarselo a pren-dere attraverso una politica ben mirata di trattati commerciali allāeste-ro, ma sul gas metano, che diventerĆ lāautentica ricchezza dellāENI.
IniziĆ² in tal modo lāespansione dellāENI oltre i confini italiani. MatteitrovĆ² importanti alleati in questa fase. SāĆØ detto il Presidente Gronchiāche con la sua ambiguitĆ , la sua antica e notoria ostilitĆ al PattoAtlantico ne faceva un interprete della nostra collocazione internazio-nale del tutto inidoneo a sostenere le buone ragioni di una politica chefosse fondata sulla lealtĆ e sulla chiarezza, premessa di unāautonomiache tutelasse i nostri legittimi interessi: la politica estera, cioĆØ, dellaquale avrebbe avuto bisogno Mattei a sostegno delle sue iniziativeimprenditorialiā28. Come pure ebbe un ruolo importante in questi annilāallora leader democristiano Amintore Fanfani che, pur essendo mol-to spesso in aperto contrasto con Mattei, condivise in quegli anni al-cune importanti iniziative commerciali dellāENI in Africa.
Le prime iniziative a livello internazionale che Mattei intraprese perricercare petrolio fuori dallāItalia furono a partire dal 1955 in Egitto epoi, successivamente, nel 1956 nello stesso Egitto, in Libia e in Persia.
In Egitto lāENI acquistĆ² subito il 20% delle azioni dellāInternationalEgypt Oil Company facendo proteggere i pozzi da personale dellāENIopportunamente armato.
Lāanno successivo, nel 1957, nacque la Compagnia Orientale delPetrolio nellāambito della quale lāEgypt Oil Company deteneva il 51%delle azioni e quindi Mattei si conquistĆ² uno spazio importante nel-lāambito del mercato petrolifero egiziano.
CosƬ come pure fu di estrema importanza la stipula dellāaccordocon lāIran, sempre nel 1957, per il suo carattere innovatore e per gliscenari nuovi e importanti che si stavano aprendo in quei territori.
Nel 1957, dunque, Mattei stipulĆ² un importante accordo con lāIranper la ricerca del petrolio su quel territorio in cambio di macchinari emanufatti tecnologicamente avanzati e necessari per lāestrazione e lalavorazione del petrolio. La condizione che piĆ¹ convinse lo SciĆ fu cheMattei avesse assicurato anzichĆ© il 50% degli utili al cartello in Persia,comāera altrove del resto, per la prima volta una percentuale del 75%.
28G.GALLI, E. Mattei, petrolio e complotto italiano, op.cit., pag.123
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Questāaccordo fu uno dei piĆ¹ importanti successi di Mattei e la rea-zione delle Sette Sorelle fu ostile e preoccupata soprattutto perchĆ© perloro garantire il 75% dei profitti ad un legittimo Governo di un Paese,nel quale si andava ad estrarre un bene, era imboccare la politica dellanazionalizzazione dellāindustria petrolifera di quel Paese!
Dopo undici giorni da questāaccordo Mattei ne siglĆ² un altro con iLibici, il 25 marzo del 1957, e dopo aver incontrato il primo Ministrolibico Halim ottienne che allāENI, tramite una propria societĆ satellite,fosse data una concessione di quasi 30.000 chilometri quadrati tra ilFezzan e il confine algerino per la ricerca petrolifera.
Stavolta le Sette Sorelle intervennero ancora piĆ¹ energicamenteinviando nei Paesi anche un alto funzionario del Dipartimento di Sta-to, John P.Richards, che, con unāaccorta opera di corruzione, ottennela caduta del Primo Ministro MustafĆ Ben Halim e la sospensionedellāaccordo con lāENI.
In ottobre Mattei ricevette la notizia che non solo lāaccordo conlāENI non sarebbe stato ratificato ma che lāarea del Fezzan era stataconcessa dal governo libico alla American Overseas Petroleum, col-legata con la Texaco.
Questo fatto fece capire a Mattei che lāepoca della diplomazia congli Stati Uniti, in campo petrolifero e di risorse energetiche, era finito.
Mattei iniziĆ², quindi, la crociata dei popoli poveri contro i popoliricchi. In unāintervista a Paul Hoffman, corrispondente a Roma delāNew York Timesā, ebbe a dire: ā...Gli interessi degli Stati Uniti stan-no tentando di bloccare lāaccesso dellāItalia nella zona petrolifera delSahara. Gli americani hanno fatto una cosa brutta allāItalia, escluden-dola da ogni attivitĆ in Libia. Ma si sbagliano se credono di poterfiaccare, cosƬ, la nostra volontĆ di ricercare fonti dāenergia al piĆ¹ bas-so prezzo possibile. Sia ben chiaro che noi afferreremo ogni opportu-nitĆ che ci si presenterĆ . Le necessitĆ di idrocarburi in Italia sono incostante aumento e non sarĆ certamente lāostilitĆ di ben individuatiinteressi a impedire al nostro popolo di raggiungere un sempre mag-giore grado dāindipendenza economicaā29.
29 G.GALLI, E. Mattei, petrolio e complotto italiano, op.cit., pagg. 131-132
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Infatti in Libia non si arrese e nellāagosto del 1959 creĆ² la Compa-gnia di Ricerca Idrocarburi (CORI) che richiese una concessionegrosso modo analoga a quella precedente nel Fezzan.
In questo periodo perĆ² Mattei si trovĆ² a dover fronteggiare i piĆ¹accaniti nemici nellāambito del suo Paese: la Edison e la Montecatini,infatti, pur lavorando in territorio italiano, erano talmente alleate colcartello petrolifero delle Sette Sorelle che orchestrarono un violentoattacco contro Mattei tramite un foglio con simpatie neofasciste efinanziato dalla massoneria come āIl Borgheseā, rivelando essere laCORI unāemanazione dellāENI, una sorta di societĆ -paravento attra-verso la quale lāENI tentava di mettere piede in Libia.
Fu un atteggiamento grave, delatorio, quasi si volesse mettere inguardia il governo di Tripoli e invitarlo a diffidare di Mattei.
Il tentativo di assicurarsi concessioni in Libia per contrastare lāin-tervento americano in quei territori spostĆ² i rapporti di Mattei versolāURSS e il petrolio sovietico, allontanandolo sempre piĆ¹ dalla politicaeconomica del governo americano.
Chi governava lāItalia del resto e lo faceva per tentare di risolverein modo conveniente per il popolo italiano e per le spese che essodoveva affrontare nel campo dellāapprovigionamento energetico, tro-vava ostacoli durissimi e identificabili nella volontĆ americana di con-tinuare a far pesare al nostro Paese il ruolo e la funzione di un Paesesconfitto in guerra e per questo a sovranitĆ limitata.
Mattei, comunque, continuĆ² nel suo tentativo di conquistarsi proprispazi di agibilitĆ nella politica commerciale delle materie primeenergetiche, nella convinzione di difendere la libertĆ e la dignitĆ del-lāItalia e la sovranitĆ politico-territoriale di ogni Nazione.
Emblematica fu, qualche anno piĆ¹ tardi, la vicenda dello sfrutta-mento dei giacimenti algerini. Questa volta Mattei ricevette lāinvito,daparte delle āSette Sorelleā, a partecipare allo sfruttamento dei pozzidel Sahara algerino: era il giugno del 1961.
Mattei rifiutĆ² lāofferta che avrebbe assunto un solo significato:appiattirsi sulla politica dominatrice delle āSette Sorelleā, abbando-nando i popoli in via di sviluppo con il conseguente rinnegamento ditutta la politica fin qui portata avanti da lui e dallāENI.
Stranamente, dopo questa decisione, iniziarono a verificarsi le pri-
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me serie minacce di morte ad opera dellāOAS.La critica che Mattei rivolgeva alla politica del governo francese
era ben precisa e consisteva nella constatazione del fatto che i fran-cesi seguissero in modo passivo la politica e gli interessi delle āSetteSorelleā. Mattei, invece, in unāintervista ebbe modo dāaffermare ā...Lapolitica che ho seguito sinora nel settore che māinteressa ĆØ una politi-ca nazionale italiana. Essa mi ha permesso non solo di sottrarre il mioPaese al dominio del cartello, ma di farlo beneficiare di prezzi chesono inferiori a quelli praticati da tutti i nostri vicini e pure ai prezziamericani. PerchĆ© una tale politica che presuppone non lāeliminazio-ne delle societĆ private, ma lo sviluppo delle societĆ nazionali, nonpotrebbe essere estesa a tutta lāEuropa? PerchĆ© accettare gli altiprezzi imposti dal cartello internazionale? Anche la Francia dovrebbeopporsi a questa pretesa. Per fare questo, perĆ², dovrebbe rinunciareal suo passato coloniale e smettere la tutela esercitata su di essa dalcartello petroliferoā30. Altro che politica antifrancese, Mattei chiama-va i francesi ad unāaltra politica piĆ¹ vantaggiosa per il popolo france-se e per lāintera Europa.
Lāapertura al petrolio sovietico fu lāestremo tentativo che Matteimise in atto per risolvere la pesante questione dellāapprovvigiona-mento delle materie prime energetiche di cui lāItalia aveva stretto eirrinunciabile bisogno.
Lāapertura al piĆ¹ importante avversario degli USA allora esisten-te nel mondo non fu dettata da una scelta politico-ideologica in chiaveantiamericana. La scelta fu dettata proprio a causa della crescentepolitica di chiusura delle āSette Sorelleā, che Mattei sintetizzĆ² in unabattuta: āDa ragazzo gli americani mi hanno fatto ridere con le lorocomiche delle torte in faccia; a cinquantāanni mi hanno fatto piangeredi rabbia con le porte in facciaā.31
Non appare convincente neanche la tesi di un Mattei che nel 1962si preparasse ormai ad un armistizio con le āSette Sorelleā, suggellatoda un incontro solenne che avrebbe dovuto avere proprio in autunnocol Presidente americano Kennedy.
30 G.GALLI, E. Mattei, petrolio e complotto italiano, op.cit., pag.15231 G.GALLI, E. Mattei, petrolio e complotto italiano, op.cit., pag.158
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Le trattative che Mattei stava portando avanti, infatti, per sanareimportanti contrasti con alcune compagnie petrolifere (con la Esso,ad esempio), non erano capitolazioni, come avvenne subito dopo lamorte di Mattei ad opera dei suoi successori che rinunciarono perma-nentemente a disporre di greggio in proprio per lāItalia: erano semmaitrattative alla pari e condotte con la solita intelligenza imprenditorialeapprofittando degli importanti sviluppi che si stavano verificando inSinai e in Africa settentrionale.
Si verificarono una serie dāincontri a partire dal marzo 1961 con uomi-ni dellāentourage del Presidente Kennedy, come Averell Harriman, unasorta di ambasciatore itinerante per il mondo per conto di Kennedy; oattraversao una serie di colloqui che si tennero tra Mattei e CyrusSulzberger, columnist del āNew York Timesā e voce piĆ¹ che accreditatadal Dipartimento di Stato Americano. Anzi, in questi colloqui, Mattei riba-dƬ la propria contrarietĆ al Patto Atlantico cosƬ come allora funzionante.
Successivamente, il 22 maggio del 1962, Mattei incontrĆ² a RomaGeorge W.Ball, Sottosegretario di Stato, e ricordĆ² a questāultimo cheā...il petrolio sovietico, importato da societĆ non appartenenti al gruppoENI, ĆØ stato raffinato dalla Esso, in Italia, ed ĆØ servito perfino a rifornirela Sesta Flotta Americana, senza che ciĆ² provocasse scandaloā32.
Come si vede, questo cosiddetto ādisgeloā tra lāEni e le āSetteSorelleā era ben lontano dallāavverarsi.
Eā vero che Mattei chiese un incontro con Kennedy in occasione diuna visita negli States nella quale avrebbe dovuto ricevere unāennesimaprestigiosa laurea honoris causa, ma nulla sappiamo dellāoggetto di di-scussione in questo progettato incontro che non si terrĆ mai...
Una prova ulteriore e inquietante dellāinconsistenza dellāipotesi diquesto incontro con Kennedy ĆØ rappresentata dalla testimonianza delfratello di Mattei, Italo, che rivelĆ² dellāincontro burrascoso che EnricoMattei ebbe con lāallora Presidente del Consiglio Amintore Fanfani econ Ugo La Malfa al loro ritorno dagli Stati Uniti, dove proprio JohnKennedy avrebbe chiesto loro ragione della politica petrolifera del-lāENI e dei rapporti preferenziali stabiliti da Mattei per gli acquisti delpetrolio sovietico.
32 N.PERRONE, Mattei. Il nemico italiano, op.cit., pag. 80
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Questa discussione finƬ con il fare inalberare Mattei che disse chia-ramente a Fanfani che non lāavrebbe piĆ¹ sostenuto e che avrebbedato il suo pesante e importante sostegno finanziario e politico adAldo Moro.
Eā un fatto che Moro sarĆ il personaggio politico piĆ¹ importante diquella stagione tormentata che va sotto il nome della nascita del cen-tro-sinistra, come ĆØ un fatto che Fanfani uscƬ abbastanza repentina-mente di scena per quel periodo almeno, come ĆØ un fatto che Cefis,che era stato accantonato da Mattei e che torna in auge allāinternodellāENI subito dopo la sua scomparsa, in poco piĆ¹ di due settimanecapovolse lāimpostazione data da Mattei sia nei rapporti con lāAlgeriache nei confronti delle altre compagnie petrolifere.
Come ricorda giustamente Galli, ā...Il riassestamento finanziariodellāENI che verrĆ presentato come un merito della gestione Cefisdegli anni Sessanta, significa semplicemente la trasformazione del-lāEnte di Stato in una societĆ che raffina e commercia il greggio altruie sospende ogni iniziativa per avere greggio in proprioā33.
2 - LE RADICI POLITICHE DI MATTEI. LA SINISTRA DC: LA NASCITA DELLA āBASEā
La Base era nata a Milano nel settembre del 1953 dopo un conve-gno di ex partigiani cattolici, organizzato dalla Federazione dei Volon-tari della libertĆ .
Con la cifra avanzata dal convegno (circa tre milioni di lire), chefu affidata a Giovanni Marcora, nacque lāimpianto organizzativo dellapiĆ¹ interessante e vivace esperienza politico-culturale della sinistrademocristiana nel dopoguerra, che vide annoverare tra le proprie fila,oltre a Marcora e a Mattei, politici e pensatori del calibro di GiuseppeChiarante, passato in seguito al PCI, Lucio Magri e Carlo Leidi poitransitati al Manifesto, Leandro Rampa, Luigi Granelli, Gian CarloArtaud, Giovanni Di Capua, Vincenzo Russo, Giovanni Galloni, ma
33G.GALLI, E. Mattei, petrolio e complotto italiano, op.cit., pag.195
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anche Boiardo, Zanchetti, Speranza, Dorigo, De Mita, Sullo, Misasi eGoria, che rappresentarono allāinterno della DC le spinte di rinnova-mento piĆ¹ sagge e piĆ¹ profonde.
A questa corrente aderƬ anche Giorgio La Pira, Sindaco di Firenze,che con la sua scelta politica terzomondista riuscƬ a far incontrare Matteicoi capi dellāEgitto, dellāAlgeria e della Tunisia coi quali poter tessereuna nuova politica petrolifera e non solo. Secondo gli uomini de LABASE, infatti, era necessario riaffermare alcuni valori fondanti dellademocrazia repubblicana quali lāantifascismo e la costruzione di unapolitica cristiana aperta verso i problemi del rinnovamento sociale.
Il loro giornale si chiamava āProspettiveā e fu finanziato da Matteidal 1954, anno della sua uscita.
La sinistra democristiana era composta sostanzialmente da tregruppi: il gruppo della āBaseā come sāĆØ detto, il gruppo di āIniziativaā,cui faceva capo Fanfani, e dal gruppo dei āCristiano-Socialiā a cuifaceva capo Gonnella.
In politica estera, uno dei passaggi essenziali del programma poli-tico di questa corrente era lāattuazione di un āneo atlantismoā cheguardasse gli USA senza troppo sussiego e che parlasse di neutralismosenza troppa preoccupazione.
āPersonalmente sono contro la NATO e per il neutralismoā avevadichiarato Mattei a Cyrus Sulzberger. E il neutralismo fu un temaportato avanti non solo da questa corrente ma anche da altri impor-tanti politici democristiani. Anche Andreotti, tradizionalmente mode-rato e prudente allāinterno della DC e comunque sempre su una lineadi rigorosa osservanza del Patto Atlantico, in nome dellāinteresse na-zionale sposerĆ alcune idee della sinistra democristiana circa la ne-cessitĆ del ritiro dei missili americani dal territorio italiano.
E anche a proposito di una politica di buon vicinato coi Paesi arabi,Andreotti osservĆ²: āIn generale dobbiamo riconoscere la validitĆ disalto qualitativo italiano che certe aperture verso Paesi arabi nonmancarono a scadenza di provocare con riflessi esteri positivi versola nostra nazione e per di piĆ¹ fu costruita in tanti Paesi una rete di
34N.PERRONE, PerchĆ© uccisero Enrico Mattei. Petrolio e Guerra Fredda nelprimo grande delitto italiano, allegato a LāUnitĆ , Nuova Iniziativa Editoriale, Roma2006, pag. 48
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nostre presenze mercantili tecnicamente molto forte e penetranteā34.Andreotti, dunque, ritrova nella politica di Mattei alcune fonda-
mentali ispirazioni che avrebbe in seguito egli stesso sviluppato nel-lāambito della sua azione governativa.
E a proposito di legami col mondo arabo, Mattei trovĆ² sulla suastrada un convinto compagno di battaglie e cioĆØ lāex Sindaco di Firenze,Giorgio La Pira. Questāultimo ā...aveva una sua propria visione delmondo che propugnava lāaggancio tra mondo islamico e mondo cristia-no, ciĆ² che, in un sistema internazionale in cui la direttrice Nord-Sud sistava impoverendo come uno dei diagrammi fondamentali di evoluzio-ne, era sufficiente a fare di lui in qualche modo un rivoluzionarioā35.
Scriveva La Pira a Gronchi, il 22 luglio del 1957: āQuesto immen-so mondo di popoli giovani in via di diventare maturo, cerca una guida:quale? Una guida che abbia insieme una forte marca sociale ed unaforte marca spirituale e religiosa: non cerca una guida cieca: cerca unfaro, una luce insieme umana e divina. Quale nazione assumerĆ que-sta funzione ādi servizioā, di coordinamento? La Russia? No, non lavogliamo, perchĆ© materialista e atea. LāAmerica? Manca delle duenote essenziali per esercitare questa funzione di guida: la bellezza e lapreghiera: ĆØ troppo ricca e questa eccessiva ricchezza le impediscebellezza e preghiera... Francia e Inghilterra?Nuoce loro la colpa delcolonialismo e ciĆ² specie per la Francia. La Spagna? La risposta nonĆØ difficile a darsi, oggi. E allora? Resta lāItaliaā36.
E a proposito del rapporto tra socialisti e cattolici, La Pira scrivevaallāallora vice sindaco socialista di Firenze, il 27 gennaio del 1961:ā...ĆØ proprio nellāambito di Firenze che la collaborazione tra cattolici esocialisti potrebbe determinare una maturazione politica e storica digrande portata. Potrebbe mostrare ai Paesi del Terzo Mondo cosacomporti una societĆ nuova (chiamala pure socialista) che si basa suantichi valori cristiani. E cosƬ socialismo e cristianesimo si mescolanoin avanti come i convegni della pace, dei Sindaci, dei colloqui mediter-ranei. Ecco, caro Enriquez, come io vedo le cose fiorentine: il senso
35 B.BAGNATO, Petrolio e politica. Mattei in Marocco, Edizioni Polistampa,Firenze 2004, pag. 83
36Discorso tenuto in occasione del gemellaggio Firenze-FĆØs, Unire le cittĆ perunire le nazioni
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della nostra collaborazione: non un piccolo fatto tattico e provincialema un fatto dāimmenso valore e portata mondialeā37.
Mattei si legĆ², a partire dal settembre del 1962, ad un altro famosopolitico democristiano, Aldo Moro, in concomitanza con la rotturapolitica con Fanfani. Egli trovĆ² in Moro un politico favorevole al cen-tro-sinistra e piĆ¹ vicino alle sue idee riformiste e alla sua concezionepolitica mediterranea e filoaraba.
I rapporti con gli esponeni politici cattolici, tuttavia, non furonosempre facili e in particolare con il fondatore del partito popolare, donLuigi Sturzo. E a proposito delle dure polemiche orchestrate da que-stāultimo sul presunto statalismo di Mattei, fu proprio il sindaco diFirenze La Pira a rispondere a Don Sturzo il 30 giugno del 1954 dalgiornale āIl Focolareā e, a proposito della risoluzione della crisi dellaNuova Pignone, aggiunse: āReverendo don Sturzo, bisognerebbe chelei facesse lāesperienza, ma quella vera! che tocca fare al Sindaco diuna cittĆ di 400.000 abitanti, con 10.000 disoccupati, 3.000 senza tet-to, 17.000 poveri, 37.000 indigenti. Scusi: davanti a tutti questi āferitiābuttati a terra dai āladroniā, come dice la parabola del Samaritano,cosa deve fare il Sindaco? PuĆ² lavarsi le mani dicendo a tutti: scusa-te, non posso interessarmi di voi perchĆ© non sono uno statalista ma uninterclassista? PuĆ² āpassare oltreā, come il fariseo e lo scriba dellaparabola, con la scusa che non essendo statalista ed essendointerclassista ed anticomunista egli non ha āil dovereā di fermarsi aprovvedere? Se per il Pignone non fossi intervenuto avremmo perdu-to una preziosa attrezzatura industriale che dĆ diretto lavoro a 2.000famiglie. Intevento statalista? Lo chiami come vuole: le etichette con-tano poco: intervenire si deve!ā38.
Dare lavoro a tutti quindi, dare il pane quotidiano a tutti, queste era-no le finalitĆ primarie irrinunciabili, improrogabili per chi come Mattei eLa Pira portavano lāidea del cristianesimo in politica e in economia.
Mattei intendeva realizzare questi principi attraverso lāinterventodellāindustria di Stato capace di fornire sia il capitale per lo sviluppoeconomico, sia lo strumento che raccogliesse il capitale che lāecono-
37B.BAGNATO, Petrolio e politica. Mattei in Marocco, op.cit., pag. 30938B. LI VIGNI, La grande Sfida. Mattei, il petrolio e la politica, Editoriale
Giorgio Mondadori, Milano 1996, pag. 68
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Mattei e lāUniversitĆ di Camerino:un legame dāaffetto profondo.
Mattei riceve un importante riconoscimento universitario sotto losguardo compiaciuto di Aldo Moro.
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mia privata non era in grado di fornire a sufficienza, e lo predispones-se per lāinvestimento.
Negli ultimi cinquantāanni lo Stato Italiano ha fatto esattamente ilcontrario, finanziando il consumo e trasferendo il denaro ai privatinelle forme piĆ¹ varie: il denaro dello Stato, insomma, ĆØ servito permantenere la domanda, non lāinvestimento.
Vanoni come mente politica e Mattei come strumento operativoimprenditoriale furono tra i primi che portarono in Italia le idee e laconcezione di politica economica di Keynes. Nella loro mente vi era,quindi, la necessitĆ di instaurare un sistema economico misto che lascias-se spazio alla libera iniziativa privata, ma che individuasse nella presenzapubblica una irrinunciabile funzione di regolazione dellāeconomia.
E, comunque, il liberalismo che anteponeva alla persona il profittodoveva essere superato con un solidarismo che poneva le esigenzeumane e la dignitĆ delle persone al centro del loro operare. Per dirlacon La Pira: āLāunitĆ della societĆ umana non puĆ² fondarsi nella op-posizione di classe, cosƬ il retto ordine dellāeconomia non puĆ² essereabbandonato alla libera concorrenza delle forzeā39.
3 - CHI VOLEVA MORTO MATTEI?
Stiamo ai fatti. Giorgio Ruffolo, quando ancora non erano note lerisultanze oggettive dellāinchiesta di Pavia del P.M. Dr. Calia nel 2004,sintetizzĆ² bene la tragica scomparsa di Mattei dicendo che se fossestato un incidente era avvenuto in un momento in cui vi erano moltecoincidenze e se fosse stato un complotto era avvenuto nel momentopiĆ¹ opportuno.
Subito dopo la morte di Mattei, a poche ore di distanza, iniziĆ² labattaglia per la successione ai vertici dellāENI. Le proposte che emer-sero dalle forze politiche, impegnate a immaginare il futuro del piĆ¹importante Ente di Stato del Paese senza il suo fondatore, furono a dirpoco disarmanti ma illuminanti per vedere chi, con particolare inte-
39 B. LI VIGNI, La grande Sfida. Mattei, il petrolio e la politica, op.cit., pag. 129
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resse, potesse aver lavorato per lāeliminazione di Mattei.I nomi che emersero allora non furono, infatti, in continuitĆ con
lāopera e il pensiero di Mattei ma costituirono, invece, esattamentelāopposto del pensiero e della linea indicata da Mattei. Si parlĆ² diCarlo Pesenti, Amministratore Delegato dellāItalcementi, si parlĆ² diVincenzo Cazzaniga, Presidente della Esso Italiana, nemici giurati eaccaniti della politica di Mattei.
Non a caso, le soluzioni che si andranno a intraprendere con lenomine di Marcello Boldrini a Presidente dellāENI e di Eugenio Cefiscome vera mente operativa dellāENI, furono una risposta chiara sulfatto che lāopinione pubblica doveva essere illusa sulla volontĆ dicontinuare la politica dellāENI e di Mattei mentre dallāaltra parte, in-vece, nei fatti, si doveva invertire a 360 gradi la rotta e riportare lapolitica dellāapprovigionamento delle risorse energetiche ad operadellāItalia al guinzaglio delle Sette Sorelle e dei loro interessi.
E, guarda caso, questo abile disegno trova in Cefis il traghettatoreefficace e inesorabile che riscopre lāinteresse per lāENI solo dopo lamorte di Mattei e cioĆØ soltanto quando lāingegnere di Matelica nonavrebbe piĆ¹ potuto metterlo alla porta, comāera accaduto qualchetempo prima quando Mattei aveva scoperto ā...delle cointeressenzedi Cefis in raffinerie Rasion Esso che rifornivano la NATO nel Medi-terraneo e la sesta flotta mentre Mattei si batteva perchĆ© lāENI di-ventasse fornitore dellāuna e dellāaltraā40.
LāENI, subito dopo la morte di Mattei, attraverso Cefis pose inatto una politica di dismissione progressiva e inarrestabile degli impe-gni, delle strategie e delle prospettive economico-politiche e commer-ciali intraprese con Mattei.
Per quanti ancora avanzano strani e infondati dubbi sulle prove delcoinvolgimento delle Sette Sorelle nellāomicidio Mattei, ĆØ piĆ¹ che suf-ficiente andarsi a rileggere la relazione che questāultimo tenne allāot-tavo Congresso dei petroli a Piacenza, tenutosi tra il 12 e il 15 settem-bre del 1960, alla presenza di tutti i maggiori rappresentanti dellāindu-stria petrolifera italiana e mondiale. Mattei definƬ, in quellāoccasione,
40 R.DE SANCTIS, Delitto al potere. Controinchiesta, Edizioni SamonĆ eSavelli, Roma 1972, pag. 14
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il ruolo delle compagnie del cartello petrolifero ormai superato e dan-noso e confermĆ² che avrebbe continuato a impegnarsi con tutta lāENIper lāattuazione di una nuova realtĆ commerciale in cui fosse possibi-le impostare un nuovo assetto basato sulla collaborazione fra Statiproduttori e Stati consumatori. Allo stesso modo egli rifiutĆ² in quelperiodo unāofferta per rinunciare a sostenere la guerriglia in Algeria,attraverso la concessione di parte dello sfruttamento del petrolio delSahara. Offerta alla quale Mattei oppose un deciso diniego.
In entrambi i casi e con testimonianze precise, Mattei andĆ² a scon-trarsi con alcuni poteri forti del dopoguerra: gli interessi e il potereUSA e quelli francesi.
Gli ultimi accordi per assicurarsi il petrolio sovietico furono, poi,esiziali.
Quando Fanfani rientrĆ² con La Malfa da un viaggio negli USArinfacciĆ² con durezza a Mattei le sue scelte politico-commerciali allaluce delle dichiarazioni di John Kennedy, che obiettĆ² a Fanfani lāinca-pacitĆ del governo da lui presieduto in Italia di far rispettare ad unente statale le scelte che il governo stesso doveva attuare facendosidi fatto scavalcare, in quella materia, proprio dallāENI.
La reazione di Mattei non tardĆ² ad arrivare e fu netta e precisa: difronte allāinteresse nazionale di tutto il popolo italiano non si potevacedere ad alcun tipo di ricatto.
Le numerose minacce subite da Mattei, del resto, confermano ilclima pesante che era stato creato attorno alla sua persona in quelperiodo. Indubbiamente, i servizi segreti di alcuni Paesi operarono elo fecero anche piuttosto apertamente. Le minacce dellāOAS (orga-nizzazione terroristica di estrema destra), in combutta con i servizifrancesi, sicuramente furono autentiche e indubbiamente furono untentativo sia per intimidire Mattei sia per tentare dāeliminarlo.
La mafia come agente di supporto e come diretta esecutrice del-lāattentato puĆ² essere verosimile, assai meno come ideatrice.
La diretta connessione tra esponenti della Gladio, presenti ancheallāinterno dellāENI, e importanti agenti della CIA,quale ad esempioThomas Karamessines, e le strane coincidenze confermate da uno stra-no dossier della stazione CIA di Roma del 28/10/1962 suonano comesinistre conferme sul fatto che la morte di Mattei non fu certo casuale.
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Il silenzio ĆØ regnato per una serie di calcoli tanto inutili quantoindecenti, per le cosiddette ragioni di Stato o per dirla, come dallabocca di alcuni diretti protagonisti dāallora, per la sicurezza dello Sta-to. Lo stesso Sulzberger bollĆ² la politica di Mattei come un tentativodi legare lāItalia ai Paesi petroliferi arabi neutrali oltrechĆ© di allonta-nare lāItalia dallāorbita degli interessi americani nel Mediterraneo.
Lāepisodio del cacciavite,scoperto lā8 gennaio del 1962, subito dopoil decollo del bireattore, quando Mattei avrebbe dovuto recarsi a Rabatin Marocco per lāinaugurazione di una nuova raffineria di petrolio, ĆØemblematico.
āChi aveva sistemato il giravite in quella posizioneā, ricorda DeSanctis, āaveva calcolato che il calore e le vibrazioni del velivolo avreb-bero provocato il graduale distacco del nastro adesivo provocando,qualche minuto dopo il decollo, la caduta dellāattrezzo nel reattoredellāaereo e, quindi, lo scoppio in aria del velivolo. Dallāesame deiresti del velivolo non sarebbe stato possibile risalire alla causa dellāin-cidente nĆ© trovare alcuna traccia di sabotaggioā41.
Del resto, questa tecnica del sabotaggio, fatta con il colpire il ne-mico uccidendolo senza lasciare traccia, era una prassi ben collauda-ta dai servizi segreti occidentali se ĆØ vero che nel 1961 lāallora Segre-tario Generale dellāONU, lo svedese Dag Hamarskjold, fu assassi-nato mentre raggiungeva il Congo per una importantissima missionediplomatica, proprio tramite lāesplosione di una piccola carica di pla-stico apposta allāinterno dellāaereo.
Che la politica dellāENI fosse cambiata con la morte di Mattei ĆØ lostesso fratello Italo a confermarlo, quando in unāintervista al settima-nale āVitaā ebbe a dichiarare che ā...LāENI di oggi ĆØ la negazione diquello che Mattei ne voleva fare. Sul piano internazionale lāENI stavaper spezzare il monopolio delle Sette Sorelle che soffocavano nellostesso tempo gli arabi e lāEuropa. Il lavoro e la tecnica italiani diven-tavano protagonisti della rinascita economica del Mediterraneo. Sidoveva aprire per lāItalia un grande ruolo pacifico, allāinsegna di unalegale e sincera collaborazione con tutti i Paesi che si affacciavanosul mare. Stavamo per diventare un ponte tra Africa e Europa, un
41 R.DE SANCTIS, Delitto al potere. Controinchiesta, op.cit., pag. 34
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ponte attraverso cui sarebbe passato il flusso vitale dellāenergia per ilvecchio continente. Lāoleodotto da Genova al cuore dellāEuropa cen-trale, un metanodotto sottomarino tra i grandi giacimenti algerini e laSicilia, la catena di distribuzione Agip in tutti i paesi dāEuropa (e giĆ siera iniziata in Inghilterra lāattivitĆ di un primo gruppo di stazioni diservizio su cui svettava il cane a sei zampe): ebbene, cosāĆØ rimasto ditutto questo? Con le Sette Sorelle lāENI, allāindomani della morte diMattei, ha raggiunto un compromesso e per una manciata di bricioleha rinunciato a tutto. La parola dāordine di Cefis era āridimensiona-reā: dallāInghilterra ci siamo ritirati precipitosamente svendendo tut-to; la penetrazione nei Paesi dellāEuropa centrale ĆØ rimasta un sogno;i grandi progetti di collaborazione con il Nord-Africa sono svanitiā42.
La preziosa opera di comprensione dei tempi coi relativi bisogni edesigenze espressi dai Paesi arretrati, a partire da quelli africani comeil Nepal, ad esempio, intrapresa da Mattei e basata sulla sua convin-zione che ā...al giorno dāoggi, mettersi contro i Paesi del Terzo Mon-do che sono in lotta per lāindipendenza significa non capire le lezionidel Risorgimento e della Hofburgā43, venne vanificata nel breve vol-gere di qualche settimana successiva allāattentato di BascapĆØ.
E a proposito dellāegoismo egemonico delle grandi imprese petroli-fere, Mattei amava raccontare una finta fiaba tratta, in veritĆ , da unepisodio realmente accadutogli: āCāera una un gattino gracile e smuntoche aveva fame. Vede dei cani grossi e ringhiosi che stanno mangiandoe timidamente si avvicina alla loro ciotola. Non fa nemmeno in tempoad accostarsi che quelli, con una zampata, lo uccidono. Noi siamo comequel gattino. Abbiamo fame e non sopportiamo piĆ¹ i cani grossi eringhiosi... Anche perchĆ© in quella ciotola cāĆØ petrolio per tutti.ā
4 - LāOSTILITAā AMERICANA A MATTEI
LāostilitĆ delle autoritĆ americane verso la politica economica di
42 R.DE SANCTIS, Delitto al potere. Controinchiesta, op.cit., pag. 5843 R.DE SANCTIS, Delitto al potere. Controinchiesta, op.cit., pag. 188
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Mattei ĆØ cosa risaputa. Andiamo, comunque, per gradi e per testimo-nianze.
Conviene da subito sottolineare un rapporto del Dipartimento diStato Americano, ben noto allāinviato speciale di Kennedy in Europa,Averall Harrimann, dal quale viene fuori un ritratto del tutto negativodi Mattei. In questo rapporto si puĆ² leggere che ā...se la gestionedelle industrie pubbliche continuerĆ ad essere lasciata priva di con-trolli, esse potranno cadere sotto il dominio di speculazioni personali,comāĆØ successo allāENI con Mattei, diventando nei fatti monopoliprivati appoggiati dallāautoritĆ dello Stato e delle sue risorse, ma utiliz-zati da avventurieri come Mattei per promuovere il proprio dominioindividuale...ā44.
Dallāesame del dossier su Mattei, trovato da Nico Perrone pressogli archivi americani dellāOffice of Intelligence Research and Analysis(OIR), emergono tre punti estremamente interessanti per spiegare lapreoccupazione americana nei confronti del Neoatlantismo: innanzituttoil timore di una scelta āneutralistaā del nuovo indirizzo di ācentro-sini-straā al governo in Italia; il cervello propulsore di tutte queste spinte edi tutta la politica terzomondista e antiamericana in Italia veniva indivi-duato in Mattei e nei suoi disegni ā...di subentrare, con accordi a finieconomico-commerciali, nelle sfere dāinfluenza ex coloniali delle gran-di potenzeā45; e, per ultimo, venivano temuti i progetti di Mattei, chesvilupparono un disegno politico complessivo in grado di aggregare unapiccola federazione di Stati sul Mediterraneo, partendo dalla competitivitĆ commerciale della āformula Matteiā e consistente nei principali paesiarabi produttori di petrolio dellāAfrica Settentrionale.
Eā certo, quindi, che il vertice della politica americana fosse moltopreoccupato per le scelte politico-economiche di Mattei.
Non ultima questione, di particolare rilievo, era costituita dallāaper-tura di Mattei al petrolio sovietico che impensieriva, sia perchĆ© sottrae-va il 20% del mercato italiano ai paesi produttori del Medio Oriente, siaperchĆ© avrebbe potuto rifornire attraverso raffinerie italiane anche altripaesi del Mercato Comune, sia perchĆ© avrebbe messo in seria discus-
44 R.DE SANCTIS, Delitto al potere. Controinchiesta, op.cit., pag. 19545 N.PERRONE, PerchƩ uccisero Enrico Mattei. Petrolio e guerra fredda nel
primo grande delitto italiano, op.cit., pag. 110
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sione la posizione dellāItalia nel caso si fosse verificata una grave crisinellāambito dello scenario est-ovest della guerra fredda.
Mattei, inoltre, era un uomo politico che aveva finanziato il PSI eche aveva dimostrato grande interesse ed apertura nei confronti diquel nuovo teorema coniato da Aldo Moro in base al quale ci sarebbestato bisogno della costruzione di una nuova alleanza, chiamata dicentrosinistra, che prevedeva un primo storico passo dāavvicinamen-to e di collaborazione governativa tra la Democrazia Cristiana e ilPartito Socialista Italiano. E questa svolta politica fu incoraggiata esostenuta costantemente, in quel periodo, dal quotidiano āIl Giornoā diproprietĆ di Mattei.
Agli occhi dei funzionari della CIA, Walters e Karamnessines,Mattei era un personaggio pericoloso dal momento che era nemicodelle grandi compagnie petrolifere, le Sette Sorelle, caldeggiava il ri-conoscimento della Cina comunista, ed era amico di tanti personagginemici di Washington da Nasser a Ben Bella.
La questione del rapporto intrapreso da Mattei col gigante sovieti-co divenne, poi, emblematico: gli americani erano molto allarmati per-chĆ© essendo basato questo scambio sul rapporto petrolio contro tubi eapparecchiature per oleodotti in costruzione, temevano fortementeche Mattei potesse arrivare a piazzare nel Nord Europa greggio so-vietico con la realizzazione dellāoleodotto Nervi-Ingolstadt e con lāar-rivo del petrolio sovietico a Genova.
Del resto lāItalia continuĆ² ad opporsi a qualsiasi limitazione forma-le delle importazioni di petrolio sovietico sulla base del pensiero diMattei.
Mattei, comunque, non si nascose mai dietro la diplomazia perdissuadere le proprie intenzioni: in una delle tre interviste rilasciate algiornalista americano Sultzberger ebbe a dichiarare esplicitamente:ā...Personalmente sono contro la NATO e per il neutralismo. Noiitaliani non abbiamo niente da guadagnare dalla NATO. Io sonoantiamericano. Noi italiani dobbiamo lavorare qui. Dopo aver espor-tato per tanto tempo lavoratori alla disperata, dobbiamo esportare pro-dotti del nostro lavoro. Voi continuate a tenerci fuori dai mercati este-ri: la vostra politica ĆØ guidata dalle vostre compagnie petrolifere. Sonodāaccordo con Kruscev quando afferma che le compagnie petrolife-
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re guidano la politica americanaā46.Mattei, del resto, non ĆØ un grande oratore: alle parole preferisce i
fatti e quello che aveva preannunciato nellāintervista lo sta mettendoin pratica con molta precisione e determinazione. Aveva parlato del-lāesportazione dei prodotti italiani? ComincerĆ dallāInghilterra. Lavo-rerĆ per un accordo con Charles Forte, re dei ristoranti, al fine dientrare nel mercato inglese con una rete di 70 stazioni di serviziomodernissime; allestisce alle loro spalle, nellāisola di Conway, una gran-de raffineria, lanciando di fatto il āmade in Italyā con la cura su ogniparticolare di una stazione di servizio a partire dal ristorante e dai viniserviti. BascapĆØ stroncherĆ questi progetti....
Mattei non aveva mai fatto mistero delle proprie simpatie per ipopoli del Terzo Mondo e lāaffare del Sahara algerino era una di quel-le occasioni da non perdere per lāapprovigionamento petrolifero acondizioni vantaggiose. Sta di fatto che Parigi siglĆ² segretamente unaccordo con Washington per un patto di collaborazione tra le grandicompagnie americane e le compagnie francesi circa il petrolio del Saharae quando Mattei fu invitato a entrare nel pool in via di costituzione trapetrolieri americani, inglesi e francesi, naturalmente rispose di no.
In questa vicenda troviamo vari riscontri sul fatto che lāOAS avessefatto pressione su Mattei per indurlo a partecipare al pool sahariano,anche con minacce esplicite.
Eā opportuno ribadire che tra i servizi segreti americani e quellifrancesi non cāera affatto discrepanza dāinteressi sullāobiettivo co-mune da perseguire: ovvero costringere Mattei ad allinearsi alle poli-tiche commerciali delle Sette Sorelle, in caso contrario, eliminarlo.
Eā illuminante la risposta che Mattei pubblicĆ² in un lungo articolo del27 luglio del 1962 sul āCorriereā ad una violenta e becera campagna didiscredito e di calunnie a firma di Indro Montanelli, concretizzatasi at-traverso una serie di articoli sul āCorriereā stesso. In questo articoloMattei spiegava il lungo cammino delle scelte dellāENI alla ricerca diuna autonomia e di una sovranitĆ che si volevano negare allāEnte diStato di un Paese sconfitto in guerra e, secondo la logica di Yalta, dipen-dente dagli interessi e dalle scelte americani nel mondo.
46 R.DE SANCTIS, Delitto al potere. Controinchiesta, op.cit., pagg. 201-202
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Dal prezzo del metano, agli accordi con lāIran e con lāEgitto fino alpetrolio sovietico, questi erano i veri nodi, i veri e sintetici motivi percui Mattei era diventato un personaggio inaffidabile e inviso alla poli-tica delle Sette Sorelle. Tanto piĆ¹ che Mattei non tradirĆ mai il suocompito e il suo popolo, non scenderĆ mai a compromessi disonorevolie non tenderĆ mai la mano alle briciole che gli si stavano prospettandodalle Sette Sorelle con lāaffare della partecipazione al pool sahariano.
Al contrario, egli continuerĆ a lavorare per la costruzione di unapolitica petrolifera di ampie vedute che si concretizzerĆ , il 14 marzodel 1962, con la presentazione della politica dei due documenti elabo-rati dallāENI al Comitato del Petrolio e dellāOrganizzazione per laCooperazione e lo sviluppo economico. In questi documenti si ribadi-va la necessitĆ di andare ad unāintesa generale tra Paesi consumatorie Paesi produttori favorendo, soprattutto in Europa, una politica dipace e di distensione.
Il mito del petrolio sovietico creato dai suoi irriducibili nemici nonfu che una scelta giĆ messa in pratica in maniera ben piĆ¹ massicciadalla Repubblica Federale Tedesca che, nel 1959, aveva esportato inURSS 200.000 tonnellate di tubi impegnandosi ad esportarne 240.000in quattro anni e arrivando a importare, nel 1962, due milioni eseicentomila tonnellate di petrolio sovietico.
Aveva visto bene Mattei: il vero problema era che lāinteresse del-lāEuropa non poteva nĆ© doveva essere identificato con lāinteresse dialcune compagnie che volevano mantenere i prezzi alti.
Secondo John MC Clay, uomo che si occupava prevalentementedegli interessi āantitrustā delle Sette Sorelle, Mattei ā...era un ele-mento di notevole instabilitĆ con peso specifico limitato nellāarea me-diterranea orientaleā47.
Le forze che ritenevano ānemicoā Mattei non potevano che esse-re, quindi, lāOAS, la mafia e le Sette Sorelle.
E come testimonia Paul H.Frankel ā...un personaggio americanoappartenente alle alte sfere, se non alle prime file di una delle massi-me compagnie petrolifere, gli disse con tutta calma in modo sincero,mentre prendevano il caffĆØ, che egli non riusciva a comprendere come
47R.DE SANCTIS, Delitto al potere. Controinchiesta, op.cit., pag. 226
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mai nessuno avesse ancora trovato il modo di far uccidere Matteiā48.La mafia, a sua volta, aveva accolto Mattei abbastanza bene al-
lāinizio dellāavventura siciliana dellāENI illudendosi di poterlo poi te-nere in pugno come solitamente la mafia fa nei confronti dei perso-naggi che contano. Mattei agƬ in modo autonomo e personale, co-māera nel suo stile, comāera nel suo carattere fino a estendere pertutta lāisola le attivitĆ dellāENI. Conosciamo tutti molto bene a chepunto arriva lāaggressivitĆ del mafioso quando cāĆØ qualcuno che met-te in pericolo il suo monopolio territoriale di mediazione socio-econo-mica col potere politico.
Il coinvolgimento degli americani attraverso la CIA ĆØ confermatoda uno degli estensori del dossier sulla morte di Mattei, ThomasKaramassines, nella relazione compilata dalla stazione CIA di Romail 28 ottobre del 1962 e sempre nascosta agli inquirenti italiani con lamotivazione che lo stesso dossier conterrebbe informazioni concer-nente la sicurezza dello Stato.
Come pure da un rapporto datato 13 giugno 1961, redatto aWashington dagli analisti dei servizi segreti USA, intitolato āThe outlook for Italyā, dove il potere dellāENI veniva definito uno Stato nelloStato e a proposito delle attivitĆ di Mattei si scriveva che ā...le opera-zioni di commercio estero, e in particolare quelle di Mattei e del suomonopolio petrolifero di proprietĆ statale, continueranno probabilmentea causare frizioni fra lāItalia e gli Stati Unitiā49.
In questo coacervo criminale cāĆØ posto anche per le responsabilitĆ del servizio segreto francese che, secondo Philippe Thyrand de Vosjoli,avrebbe fornito lāesecutore materiale dellāattentato attraverso un kil-ler che si faceva chiamare Laurent, come pseudonimo, e che fu man-dato, proprio in quel periodo, allāaeroporto Fontanarossa di Cataniadove provvide al sabotaggio dellāaereo di Mattei.
Vi ĆØ stata, quindi, una confluenza dāinteressi tutti volti allāelimina-zione di Enrico Mattei. In questāoperazione non furono esenti da col-pe e responsabilitĆ americani, francesi e il sistema mafioso che giĆ findāallora era potentemente radicato nella societĆ siciliana.
48P.H.FRANKEL, Petrolio e potere. Enrico Mattei, La Nuova Italia, Firenze1970, pag. 5
49 B. LI VIGNI, In nome del petrolio, Editori Riuniti, Roma 1984, pag. 188
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Anche lāultimo viaggio di Mattei presenta aspetti a dir poco in-quietanti: il voler richiamare Mattei con una serie di telefonate adopera del presidente della regione Sicilia DāAngelo e del presidentedellāEnte Minerario Siciliano Verzotto,disegnandogli una situazionecritica anche sotto lāaspetto dellāordine pubblico a Gagliano, le minac-ce ricevute allāaeroporto di Gela e tese a indurre Mattei a far sposta-re lāaereo sulla pista di Catania e la conoscenza dellāora del decolloda parte di qualcuno in congruo anticipo per far compiere il ālavorosporcoā, sono elementi che assomigliano a trappole nellāambito di unavera e propria imboscata preparata con cattiveria e vigliaccheria.
De Mauro indagĆ² su questi retroscena, lo fece per il film di Rosi,scoprƬ anche accidentalmente la veritĆ e per questo venne eliminatobrutalmente. Sui nomi degli esecutori materiali sono state fatte molte-plici ipotesi, da quella dellāinviato dal servizio segreto francese, lāinef-fabile sig. Laurent, al famoso e pericoloso mafioso italo-americanoCarlos Marcello, alle testimonianze rese anche piĆ¹ di recente daBuscetta e da IannƬ sulla partecipazione diretta di alcuni personaggidella famiglia di Giuseppe Di Cristina.
Eā fuor di dubbio, tuttavia, che Mattei muore nel momento piĆ¹giusto e piĆ¹ utile per i suoi nemici: finirĆ cosƬ il pericolo di costituire unforte punto di riferimento per i Paesi produttori dellāAfrica; finirĆ lacrisi per il petrolio sahariano, finirĆ il pericolo del petrolio sovietico;finirĆ , soprattutto, la possibilitĆ di avere al servizio dellāItalia unāideadi una politica energetica coordinata con la concentrazione di tutte lepartecipazioni statali che riguardano la ricerca, la produzione e la di-stribuzione di energia, idea che aveva trovato in Mattei e in FeliceIppolito due grandi ispiratori e protagonisti.
Mattei, per dirla con unāespressione di Sabino Cassese, fu ā...āilcapitano coraggiosoā che si ĆØ impegnato nella lotta alle āSette Sorelleāe ha dato a questa lotta un significato di riscatto della inferioritĆ nazio-nale. Mattei ha rappresentato, inoltre, la prospettiva di un modelloalternativo di Stato e lāENI rappresentava un altro modo di esseredello Stato perchĆ© sapeva coniugare fini pubblici con strumentiprivatisticiā50.
50 Intervista a Sabino Cassese, Un capitano Coraggioso, in periodico āLoSciroccoā, 2001
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Lāunica strada per tornare alle idee, ai progetti e ai sogni di MatteiĆØ quella di legare lāItalia allāEuropa e agli interessi europei costruendounāUnione Europea sempre piĆ¹ forte e competitiva rispetto alle altreeconomie e agli altri interessi commerciali internazionali, a partire daquelli americani.
5 - LE RADICI DEL COMPLOTTO
Tra il 1920 e il 1960 la domanda mondiale di petrolio crebbe di ottovolte, mentre nello stesso periodo i consumi di carbone sono cresciutisolo del 50 per cento.
La rapida conversione del carbone al petrolio rese questāultimarisorsa progressivamente indispensabile alle economie di tutti i paesiindustrializzati.
Gli Stati Uniti negli anni Cinquanta rimanevano i principali produt-tori e i principali consumatori di petrolio mentre lāEuropa, giĆ nel 1955,aveva un tasso di dipendenza dalle importazioni di greggio superioreal 90 per cento.
La posizione delle grandi multinazionali del petrolio, nate allāiniziodel ā900, era di dominio incontrastato. La loro attivitĆ , peraltro, venivaapertamente sostenuta dal governo americano come ĆØ possibile tro-vare conferma nel rapporto 138/1 del National Security Council, re-datto nel gennaio del 1953, dove si afferma testualmente che ā...lāap-poggio a unāattivitĆ cosƬ importante per il benessere e la sicurezzadegli Stati Uniti e lāeliminazione di ogni ostacolo a essa, essere unobiettivo fondamentale della politica del nostro governoā51.
In Italia la sostituzione del carbone col petrolio avvenne piĆ¹ rapi-damente che non in altri paesi europei e la stessa posizione geografi-ca del Paese rese piĆ¹ conveniente lāutilizzo del greggio mediorientale.
Mattei, a tal proposito, difese strenuamente lāesistenza dellāAGIPe la strappĆ² dalle mani di chi voleva dismetterla per poterla affidare,
51 FRUS, 1952-1954, Vol.1Ā°, parte 2^, pag. 1327 e seguenti, in A.TONINI, Ilsogno proibito. Mattei, il petrolio arabo e le āSette Sorelleā, Edizioni Polistampa,Firenze 2003, pag. 27
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con assoluta facilitĆ , nelle mani degli americani. Verso lāAGIP, infatti,si rivolgevano robusti interessi americani dal momento che āla societĆ petrolifera italiana deteneva ancora in Romania il 90/% del pacchettoazionario della PRAMONO, una societĆ che controllava attivitĆ diestrazione e distribuzione petroliferaā52.
Le preoccupazioni americane, del resto, sul fatto che lāItalia po-tesse fin dallāimmediato dopoguerra dare atto ad una politica petroli-fera a sovranitĆ piena e controllata dallo Stato e dal governo italianoerano note fin dal marzo del 1945, quando Joseph Grew, allora facen-te funzione di Segretario di Stato degli USA, sulla base di informazio-ni ricevute dallāambasciata americana a Roma, appurava che lāItalianon aveva abbandonato le intenzioni di una politica petrolifera forte-mente controllata dal governo e telegrafava allāAmbasciatore ameri-cano a Roma, Kirk, tutta la sua preoccupazione se queste intenzioni sifossero eventualmente ripresentate subito dopo la fine del secondoconflitto mondiale. Allora Kirk convocĆ² alcuni esponenti del governoitaliano, tra i quali Bonomi, per ribadire loro alcuni principi irrinunciabilidella politica petrolifera americana nei riguardi dellāItalia. Questi prin-cipi consistevano ā...non solo nel ristabilimento della proprietĆ delleaziende petrolifere americane sequestrate in Italia durante la guerra,ma soprattutto nel consentire alle societĆ americane di esercitare laconcorrenza sul mercato italiano e nel vedersi garantite, nelle opera-zioni di produzione, raffinazione e distribuzione, le stesse condizioniriconosciute ai nazionali italianiā53.
La politica seguita dallāAGIP fino ad allora era stata una politicacommerciale propria di unāazienda di Stato di un Paese indipendenteche bada agli interessi dei propri connazionali senza farsi condiziona-re o mettere allāangolo dagli interessi delle multinazionali straniere delpetrolio.
Gli americani gettarono subito la maschera del buonismo demo-cratico quando si trattava di affari e arrivarono, quindi, a dichiarazionicome: āalle aziende nelle quali ĆØ interessato il governo italiano non
52 N.PERRONE, Obiettivo Mattei. Petrolio, Stati Uniti e politica dellāENI,Gamberetti Editrice, ROMA 1995, pag. 31
53 N.PERRONE, Obiettivo Mattei. Petrolio, Stati Uniti e politica dellāENI, op.cit., pag. 32
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dovrebbe essere accordato, nelle normali transazioni commerciali, untrattamento preferenziale rispetto alle imprese possedute o controlla-te da cittadini americaniā54 e sempre lāineffabile Sottosegretario GrewarrivĆ² a dire che, col motivo delle riparazioni di guerra, si sarebbepotuto chiedere allāItalia di cedere o liquidare varie proprietĆ e attivitĆ possedute o controllate dallo Stato.
Per buona parte degli anni Cinquanta, comunque, lāazione diplo-matica italiana fu costantemente condizionata dal desiderio di nondispiacere agli alleati occidentali e dal limitato peso economico e com-merciale del Paese, ancora impegnato nella difficile opera di ricostru-zione interna.
Ma fu proprio negli anni Cinquanta che in Italia si perfezionĆ² e siridefinƬ la sua azione diplomatica e strategica nel mondo che sarebbestata ricordata come āneoatlantismoā.
In base a questi nuovi concetti il Ministro degli Esteri Pella ritene-va che, pur senza mettere in discussione la fedeltĆ dellāalleatonordamericano, il governo italiano avrebbe dovuto e potuto persegui-re una politica di maggiore autonomia nelle aree del mondo dove lāItaliaaveva i suoi tradizionali interessi cioĆØ in Europa, nel Mediterraneo enel Medio Oriente.
Questi nuovi scenari rivelarono anche i mutati rapporti tra le cor-renti allāinterno della Democrazia Cristiana e lāaffermarsi della posi-zione della sinistra DC, capeggiata allora dal segretario nazionaleFanfani, dal Presidente della Repubblica Gronchi e dalla corrente dellaBase alla quale appartenne inizialmente proprio Enrico Mattei.
In questo clima e con queste prospettive sāinserisce la figura e lāoperadi Mattei che da subito intuisce la manovra di svendere lāAGIP per pre-parare il terreno agli americani e la blocca, invertendone il cammino.
Il potente Cazzaniga, rappresentante dei petrolieri americani inItalia, in una testimonianza del 24 maggio del 1988, ebbe a dire checāera qualcuno al Governo che per far soldi voleva vendere lāAGIP aiprivati. Mattei intuƬ tale tentativo e lo denunciĆ² pubblicamente co-stringendo il Governo a dargli lo spazio sufficiente per guidare la po-litica di risanamento e di rilancio dellāAGIP in Italia.
54 N.PERRONE, Obiettivo Mattei. Petrolio, Stati Uniti e politica dellāENI, op.cit., pag. 33
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Il primo obiettivo di Mattei fu proprio quello di combattere a visoaperto il monopolismo americano nel settore delle societĆ petrolifereattraverso le sette societĆ Stanburd NJ, Socony Vacuum, StandardOil of California, Texas Oil, Gulf, Shell e la Anglo-Persian, piĆ¹ notepoi come āSette Sorelleā che, come testimoniĆ² nel luglio del 1946John Loftus, capo della Petroleum Division del Dipartimento di Stato,attraverso vari intrecci azionari e lāeliminazione delle restrizioni politi-che e commerciali sullo sviluppo libero e competitivo delle risorsepetrolifere, ottenevano un controllo pressochĆ© totale del petrolio esi-stente nel mondo.
Il ricatto ed il condizionamento erano naturalmente i sistemi ado-perati ai danni di quei Paesi che avevano perso la guerra e che sitrovavano in oggettive condizioni di difficoltĆ economiche. E controquesti pericoli i primi tentativi della politica di Mattei andarono ad unanazionalizzazione che proteggesse lāAGIP da una sicura deriva nellemani di questi giganti commerciali.
Contemporaneamente Mattei procedette alla costruzione deimetanodotti della SNAM sotto il controllo dellāAGIP e di un altroorganismo statale, lāEnte Minerario Nazionale. A tal riguardo lo stori-co Perrone ci conferma che ā...la grande rete dei metanodotti, fattacostruire da Mattei, consentƬ lo sviluppo industriale del Paese me-diante un combustibile che veniva offerto a prezzi piĆ¹ bassi rispetto aicombustibili tradizionali e soprattutto senza gravare sulla bilanciaenergetica estera. Le basi forti della ricostruzione, dellamodernizzazione, del boom, dellāirrompere dellāItalia sui mercati in-ternazionali sono da ricercare anche in quella realizzazioneā55.
Grazie a questi risultati positivi e ai successi dei pozzi di Cavriaga,Mattei riuscƬ ad ottenere un provvedimento che conferiva, anche peri lavori giĆ effettuati, lāincarico di eseguire ricerche petrolifere perconto dello Stato.
Non serviranno le complicitĆ di Don Sturzo con gli americani a fardesistere Mattei e la sua politica, nonostante i cospicui giacimenti pe-troliferi rinvenuti dalla Gulf nellāottobre del 1953 nella zona di Ragusa.
55 N.PERRONE, Obiettivo Mattei. Petrolio, Stati Uniti e politica dellāENI, op.cit., pag. 55
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Per non essere tagliato fuori politicamente e per poter rintuzzaregli attacchi di coloro i quali gli imputavano un minor efficientismorispetto ai risultati americani in Sicilia, Mattei fu abile nel procurarsigli appoggi politici giusti e nei momenti opportuni.
Emblematico fu quello di Vanoni, che puĆ² considerarsi come unvero e proprio protettore politico e buon consigliere nei confronti diMattei. Vanoni era uno stimato economista della corrente della sini-stra democristiana e De Gasperi aveva molta stima di lui, consultan-dolo continuamente e affidandogli incarichi importanti.
Questa situazione giovĆ² in maniera determinante, in quel periodomolto delicato, per Mattei. Vanoni fu un vero e proprio ispiratore peri principi politici di Mattei, dal momento che egli era stato tra gliestensori del Codice di Camaldoli che, tra il settembre del 1943 e ilmaggio del 1944, aveva presentato i 99 principi attorno ai quali farruotare lāagire politico della comunitĆ cristiana.
Non ĆØ da poco se sottolineiamo che assieme a Vanoni ĆØ dato ri-scontrarsi la presenza di uomini come La Pira, Moro, Pergolesi e lostesso Andreotti quali redattori di questo manifesto politico di impor-tanza fondamentale.
In questo testo, oltre al dramma della guerra e delle alleanze infunzione antifascista con le forze comuniste e socialiste, ā...cāera unospirito genuino di cooperazione internazionale, solidarismo e in parte,persino, di sovversione dellāordine capitalisticoā56.
Il nuovo ruolo e la nuova funzione delle Stato, cosƬ come fu inter-pretato dallāENI, furono ispirati proprio dal āCodice di Camaldoliā ela creatura dellāENI fu un primo mirabile passo per concretizzare ilconcetto di intervento efficace e moderno dello Stato nelle iniziativeeconomiche. Lo Stato doveva essere il migliore degli imprenditori enon piĆ¹ quello che continuava ad assumersi debiti ed effetti fallimen-tari dei privati. Lo Stato doveva intervenire e mostrare un ruolo pre-valente proprio in quei settori ritenuti vitali per la collettivitĆ a partireda quello dellāapprovigionamento energetico.
A tal proposito, Vanoni riuscƬ a convincere De Gasperi non solo
56 N.PERRONE, Obiettivo Mattei. Petrolio, Stati Uniti e politica dellāENI, op.cit., pag. 63
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sul fatto che lāAGIP non andava smantellata, ma soprattutto che essa,al contrario, andava potenziata allargandone le sue attivitĆ .
Per fare ciĆ² era necessario affidare il ruolo di capo di questa im-presa a Mattei, che appariva lāunico a poter rendere lāAGIP āforteabbastanza da far guerra alle societĆ americaneā57.
La āguerraā di Mattei ha inizio, peraltro, fin dai primi anni ā50quando, pur avendo chiesto con insistenza alle societĆ inglesi, ameri-cane e francesi un minimo di partecipazioni, ne aveva ricavato solosprezzanti risposte di rifiuto.
Allāinizio degli anni ā50 le āSette Sorelleā controllavano ā...oltre il90% delle risorse petrolifere al di fuori degli Stati Uniti, del Messico edelle economie a pianificazione centralizzata, contavano per almeno il90% della produzione petrolifera mondiale, possedevano almeno il75% delle capacitĆ di raffinazione mondiale e fornivano circa il 90%del petrolio trattato sui mercati internazionaliā58.
La strategia di Mattei fu magistralmente descritta da uno dei suoipiĆ¹ stretti collaboratori, Italo Pietra, con queste parole: āIl Nostro ca-pisce che alla strategia multinazionale delle Sette Sorelle si puĆ² con-trapporre lo schieramento degli interessi popolari... Le cose di oggiinsegnano che un partito e un Paese guadagnano credito, favore, im-pulso popolare, peso politico in proporzione della fattiva collaborazio-ne data alle lotte del Terzo Mondoā59.
Il primo passo che Mattei mise in atto per spezzare questa soffo-cante situazione di monopolio venne fatto in Somalia nellāottobre del1953. Questo primo passo fu seguito dallāacquisto di una partecipazio-ne nellāInternational Egyptian Oil Company nel maggio del 1955 chepermise allāENI, successivamente, a partire dal 1957, di diventare azio-nista di maggioranza della Compagnie Orientale des PĆØtroles dāEgypte.
Tutti questi nuovi rapporti trovarono nella divisione paritetica delcontrollo tra ENI ed Egitto la loro prima ragione dāessere sostenuta earticolata da un nuovo metodo di spartizione dei profitti non piĆ¹ ispira-
57āLāEuropeoā del 4/11/1962, in N.PERRONE, Obiettivo Mattei. Petrolio, StatiUniti e politica dellāENI, op. cit., pag. 65
58N.PERRONE, Obiettivo Mattei. Petrolio, Stati Uniti e politica dellāENI, op.cit., pag. 82
59 I.PIETRA, Mattei, la pecora nera, SugarCo Edizioni, Milano 1987, pag. 111
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to al fifthy-fifthy delle Sette Sorelle, ma allāattribuzione di un utilesuperiore del 25% al Paese detentore dei pozzi che, quindi, andava al75% del profitto contro il 25% delle societĆ che garantiva la tecnolo-gia e le strutture necessarie alla ricerca, rispettando cosƬ la sovranitĆ del Paese detentore delle materie prime e offrendogli la paritĆ societarianellāimpresa.
Ed ĆØ grazie a questo rinnovato clima di fiducia che lāENI potetterealizzare lāoleodotto Suez-Cairo.
La preoccupazione americana continuĆ² a crescere nei confrontidi Mattei anche alla luce dellāaccordo che egli aveva siglato conlāIran e che ufficializzava apertamente la sfida commerciale alleāSette Sorelleā.
Commentando quel tipo di accordo che Mattei aveva sottoscritto,lāautorevole testata giornalistica āBusiness Weekā, nellāaprile del 1957,scriverĆ testualmente che con quellāaccordo Mattei ā...si sta giocan-do la carrieraā60.
Iniziarono cosƬ gli interventi anglo-americani tendenti a danneg-giare la politica commerciale di Mattei: si costrinse lāallora governolibico a firmare lāaccordo con lāENI secondo le vecchie regole delmercato nel 1959, cosƬ come estromisero lāENI dalla possibilitĆ disottoscrivere un accordo con lāIRAQ.
Altri importanti accordi, tuttavia, furono siglati dallāENI tra il 1959e il 1962 con il Sudan, con la Tunisia e con la Nigeria.
Anche in Marocco si costituƬ una societĆ americana marocchina-italiana dei Petroli che accoglieva pariteticamente le societĆ del grup-po ENI e il governo marocchino.
La minaccia di Mattei, tuttavia, arrivĆ² nel cuore degli interessi deipetrolieri in Europa, quando egli propose lāidea della costruzione delgrande oleodotto di Ingolstadt al quale progetto le Sette Sorelle con-trapposero la costruzione di un altro oleodotto passante per Marsiglia.
In veritĆ , la questione delle reti di distribuzione, la loro efficacia ela loro rapiditĆ erano elementi del tutto fondamentali per lo sviluppodellāapprovigionamento energetico e, quindi, per il braccio di ferrocommerciale in atto tra lāENI e le Sette Sorelle.
60 N.PERRONE, Obiettivo Mattei. Petrolio, Stati Uniti e politica dellāENI, op.cit., pag. 89
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Subito dopo gli accordi commerciali con lāIRAN, coi quali Matteiintrodusse il nuovo criterio del 75 a 25 rispetto a quello del 50 a 50,caro alle Sette Sorelle, da parte americana cominciarono a sviluppar-si in maniera esplicita e pressante ostilitĆ e risentimenti. Ce lo testi-moniava lāallora Ambasciatore italiano a Washington, Egidio Ortona,come pure lāatteggiamento sempre piĆ¹ preoccupato del governo ita-liano, attraverso alcuni suoi autorevolissimi esponenti quali De Gasperie Scelba, sotto lāevidente condizionamento del governo americano.
Ma quali erano i timori del Dipartimento di Stato Americano edelle āSette Sorelleā?
Eā curioso notare che gli appunti che venivano rivolti al governoitaliano da parte americana sul fatto di farsi imporre la politica esterada Mattei provenissero da un Paese dove, nel 1957, la societĆ petro-lifera Standard NJ, che aveva un budget dāinvestimenti pari a 1380milioni di dollari, controllava direttamente il Dipartimento di Stato e leambasciate americane.....!!!.
Con questa storia dellāeccessivo potere concesso a Mattei, favolaalimentata anche da una campagna mediatica finanziata anche dal-lāallora proprietĆ del Corsera, recante il marchio inconfondibiledellāimmarcescibile Indro Montanelli e tendente a danneggiare Il Gior-no, divenuto sorprendentemente un quotidiano molto popolare e get-tare discredito sullāimprenditore marchigiano, le Sette Sorelle voleva-no bloccare il modello commerciale proposto e diffuso da Mattei.
Il Dipartimento di Stato Americano era, inoltre, preoccupato per lapolitica neutralista e filoaraba di Mattei che avrebbe scompaginato isuoi disegni e i suoi interessi nel Mediterraneo a partire dallo sviluppodi un forte Stato dāIsraele, che avrebbe dovuto rappresentare lāunicoe lāindiscusso interlocutore per lāEuropa nel Mediterraneo per il Me-dio Oriente, e per la questione mediorientale .
La politica terzomondista, anticolonialista, neutralista e mediterra-nea di Mattei rappresentava un ostacolo insormontabile per lāattua-zione di questo progetto e di questo disegno politico.
Scrive opportunamente Perrone a questo proposito: āDietro ilneoatlantismo, gli Stati Uniti, adusi a considerare lāItalia come il piĆ¹remissivo alleato della NATO, vedono invece molto piĆ¹ di una certaduttilitĆ e di un contenuto protagonismo regionale e immaginiamo, con
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preoccupazione, una fase transitoria verso una politica neutralista delnostro Paeseā61.
Si legge in un rapporto segreto americano, conservato nellāArchi-vio Nazionale di Boston, che āla politica petrolifera italiana, dominatadagli sforzi di Enrico Mattei di espandere le proprie operazioni, haprodotto attacchi alle maggiori societĆ petrolifere occidentali e allaloro struttura internazionale dei prezzi, con un impatto distruttivo sullerelazioni fra le societĆ produttrici e i governi, in Medio Oriente e altro-ve. Le tattiche di Mattei hanno anche gratificato gli atteggiamentianticolonialisti nei Paesi, specialmente africani, in cui egli ĆØ attivoā62.
Gli ultimi tre passi di Mattei non fecero altro che accelerare quellache giĆ poteva essere considerata una sorta di condanna a morte.
Gli accordi con lāallora Unione Sovietica, il viaggio in Cina e ilsostegno dato alla resistenza Algerina furono tre passi evidenti coiquali Mattei non solo volle dare una riconferma autorevole alle pro-prie scelte politico-commerciali, ma volle affermare la necessitĆ diuna visione nuova dei rapporti tra potenze nel mondo che fosse ingrado di superare una volta per sempre la logica asfissiante dellapolitica dei blocchi e dei muri imposta da Yalta in nome di un forteanelito di libertĆ , di pace e di prosperitĆ per tutti, proprio a partire daquei popoli piĆ¹ svantaggiati e poveri.
Lāintervento di Mattei, inoltre, nel problema energetico italiano erachiaramente frutto di una visione strategica e di una concezione adampio respiro delle prospettive future da costruire per una comunitĆ intera. Una volta vinta, infatti, la battaglia per poter sviluppare le ri-cerche petrolifere sul territorio nazionale tramite lāistituzione dellāENI,rimaneva da vincere unāaltra decisiva battaglia e cioĆØ quella di col-mare le differenze tecnologiche relative alla ricerca petrolifera pre-valentemente ancora nelle mani americane,
Unāapertura illuminante fu la gestione dellāENI nel Nuovo Pignoneche rese possibile lo sviluppo di un programma in grado di raggiunge-re risultati da primato mondiale in alcuni settori nevralgici per la ricer-
61 N.PERRONE, Obiettivo Mattei. Petrolio, Stati Uniti e politica dellāENI, op.cit., pag. 114
62N.PERRONE, Obiettivo Mattei. Petrolio, Stati Uniti e politica dellāENI, op.cit., pag. 119
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ca e lāestrazione petrolifera. Alcune apparecchiature essenziali nellaperforazione, nel pompaggio e nella trasformazione chimica del pro-dotto petrolifero furono appannaggio della Nuova Pignone, che le for-nƬ alla General Electric.
La partita con Mattei, comunque, non si giocava soltanto su unaprospettiva commerciale: erano in palio equilibri politici di fondamen-tale portata.
Da parte americana esisteva la preoccupazione che il crescentesuccesso di Mattei nel mondo arabo potesse, alla lunga, ā...favorirelāallargamento dellāinfluenza sovieticaā,63 comāebbe a confermarelāAmbasciatore italiano Ortona negli USA. Non ĆØ un caso, del resto,che i sostenitori di una linea politica neutralista, che ponesse in di-scussione unāeconomia di mercato senza controllo e che cercasse dirivalutare lāintervento dello Stato in comparti strategici dellāecono-mia, non solo fossero malvisti ma, addirittura, vennero col tempo pro-gressivamente eliminati.
Il tragico destino di Olof Palme, leader svedese e campione dellasocialdemocrazia avanzata alla quale sāispirava anche Mattei, coinci-de, purtroppo, col tragico destino dello stesso Mattei.
Lāapertura al petrolio sovietico fu la classica goccia che fecetraboccare il vaso dei risentimenti e dei rancori americani.
Ammantando di motivazioni politiche una realtĆ che era solomiserevolmente di carattere commerciale, gli americani tentaronoanche di isolare la politica di Mattei, stigmatizzandola come unāincau-ta e pericolosa apertura ai comunisti che, attraverso lāesportazionedel loro petrolio, avrebbero creato seri problemi al mondo libero.
Mattei perĆ² non si fermava e a poco valevano le intimidazioni pro-venienti dal National Petrol Council giacchĆØ nel 1958 si firmĆ² un accor-do attraverso il quale si importava in Italia dallāURSS un milione ditonnellate di petrolio e che aumentava sensibilmente la percentuale delpetrolio sovietico importato che salƬ fino al 16% della domanda internaal contratto dellāENI del 1959. Mattei, perciĆ², era piĆ¹ potente del go-verno italiano e le minacce dāoltreoceano non bastavano a fermarlo.
63E.Ortona, Anni dāAmerica. La diplomazia 1953-1961, Il Mulino, Milano 1986,pag. 310
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Lāaccordo che fu sottoscritto con durata dal 1961 al 1965 e firma-to lā11 ottobre del 1960 a Mosca da Mattei e da Patolicev, alloraMinistro sovietico per il Commercio Estero, prevedeva tre milioni ditonnellate di petrolio sovietico esportato verso lāItalia allāanno in cam-bio di macchinari e attrezzature petrolifere fornite dalla Nuova Pignonee dalla Finsider.
Tutta lāallora classe politica italiana riconosceva lāintelligenza e ilvalore imprenditoriale di Mattei; perfino Nenni scriverĆ nel suo Dia-rio: āSi tratta di un grosso affare che fa risparmiare allāItalia unasessantina di miliardi e apre un vasto campo alla intensificazione degliscambi con lāEst... Mattei dice di aver voluto dare un avvertimentoallāAmerica perchĆ© capisca che non puĆ² piĆ¹ continuare ad insultarcifacendoci pagare prezzi esosi sul petrolio del Medio Oriente. TuttociĆ² deve cambiare e Mattei sembra deciso a farlo se non gli stronca-no le gambeā64.
Oltretutto Mattei in quel periodo aveva stretto importanti rapporticommerciali anche con altri scomodi interlocutori: nel 1958, ad esem-pio, in segreto aveva avviato i primi rapporti commerciali con la Cinanel corso di un suo viaggio appositamente progettato. La Cina, allora,non era riconosciuta dallāONU e neppure dagli USA e veniva consi-derata come una specie di stato-bandito. La missione in Cina iniziĆ² il13 dicembre del 1958 e si protrasse fino al giorno 21. Si trattaronoalcuni aspetti essenziali di un eventuale accordo di collaborazionecommerciale incentrati su: a) la fornitura da parte italiana di impianticompleti, di macchinari e attrezzature per lāindustria petrolifera; b)lāassisenza tecnica e la fornitura di progetti; c)le buone possibilitĆ esistenti di forniture ANIC e AGIP, in particolare nel settore dellagomma sintetica e dei fertilizzanti azotati.
Mattei, anteponendo sempre gli interessi nazionali, insistette inqueste iniziative replicando un altro incontro in Cina, stavolta nel 1961,con lāallora Ministro degli Esteri di Pechino.
Lāotto marzo del 1961 si recĆ² a far visita allāallora Vicepresidentedel Consiglio e Ministro degli Esteri cinese Chen Yi a Ginevra, nel-
64Pietro Nenni, Diario, 1982, pag.148, alla data del 18 novembre del 1960, inN.PERRONE, Obiettivo Mattei. Petrolio, Stati Uniti e politica dellāENI, op. cit.,pag. 149
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lāambito di un incontro programmato in gran riservatezza, insieme adAlvise Savorgnan di BrazzĆ . Dal resoconto stilato da questāultimo ĆØpossibile conoscere i particolari dellāincontro dove Mattei rassicurĆ²lāinterlocutore cinese sul fatto che lāisolamento della Cina sarebbeben presto terminato e che presto lāItalia avrebbe lavorato per unaregolarizzazione dei rappori tra i due Paesi. Si parlĆ² anche della situa-zione politica mondiale e vi furono forti punti di convergenza tra Matteie Chen Yi specialmente sulla critica alla politica egemonica degli StatiUniti nel mondo perchĆ©, giĆ da allora, era viva la preoccupazione peri possibili sviluppi militari della penisola indocinese con particolare ri-guardo per il controllo del Vietnam e del Laos.
Successivamente una nutrita e qualificata missione di tecnici cine-si venne ospitata a San Donato Milanese e i primi scambi commer-ciali con la Cina si concretizzarono con lāesportazione di gomma sin-tetica prodotta dallāANIC.
Questo tipo di scelte, peraltro poi sviluppate dai collaboratori diMattei nellāENI in tutto il mondo, iniziarono a dare delle conseguenze einiziarono a produrre degli effetti: il metano per uso domestico in Italiafu ribassato del 12% e la concorrenza posta in essere dagli accordicommerciali con lāURSS mise in grave difficoltĆ le āSette Sorelleā.
Nonostante ciĆ² Mattei non smise di cercare un accordo per unapacificazione con le company americane rendendosi conto dāaver bi-sogno di sabilitĆ , in un periodo come quello, per poter garantire lāas-sestamento alle scelte operate dallāENI.
SāĆØ fatto un gran parlare circa il fatto che fosse in agenda unincontro col presidente Kennedy nel periodo immediatamente inter-corrente tra la fine di ottobre e il novembre del 1962 e che lāattentatodi BascapĆØ abbia di fatto impedito che ciĆ² potesse verificarsi.
Di certo abbiamo un importante incontro con uno dei piĆ¹ stretticollaboratori di Kennedy in fatto di diplomazia internazionale, AverellH.Harriman ,giĆ nel marzo del 1961. Durante questāincontro, da par-te americana ci si preoccupĆ², attraverso una serie di domande e dirichieste di chiarimenti, di quale fosse realmente il volume dāaffariche allo stato intercorreva con lāURSS e la Romania. Mattei fecesubito da pompiere premettendo che questi affari erano ancora moltolimitati e che altre erano le scelte importanti da farsi. Ad esempio, si
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parlĆ² dellāoleodotto che Mattei voleva realizzare da Genova a Mona-co. La preoccupazione di Harriman era quella che Mattei volesseātagliareā per Vienna in modo da potersi congiungere alla rete sovie-tica molto agevolmente.
Mattei anche per questo problema tentĆ² di essere conciliante di-cendo di poter prendere in considerazione il congiungimento per Vienna,ma escludendo nettamente di congiungersi con la rete controllata daisovietici.
A tal proposito fu indimenticabile lāosservazione di Mattei alla ri-chiesta di Harriman di cercare con piĆ¹ insistenza il dialogo: ā...LāItaliaera un alleato e voleva essere parte dellāOccidente, ma anche lāItaliadeve vivere... ...le grandi societĆ petrolifere erano potenti e arroganti,anche i sovietici erano potenti e pure arroganti. Io sono povero, mapazienteā65 .
Era del tutto evidente, comunque, che gli americani vedevano conassoluta ostilitĆ lāapertura allāURSS e alla Cina per motivazioni dipetrolio da parte di Mattei e che lāIntelligence americana tentĆ² inextremis di recuperarlo con ghiotte promesse o con coinvolgimentinelle operazioni petrolifere in Medio Oriente e in Africa ad operadelle Sette Sorelle.
Lāatteggiamento e le scelte di Mattei, tuttavia, continuarono adessere del tutto cristallini e assolutamente coerenti con la politica econ le scelte strategiche operate fin dallāinizio dallāimprenditoremarchigiano.
In unāintervista con una celebre firma del āThe Timesā, CyrusSulzberger, alla domanda su quale posizione avesse sul Patto Atlanti-co, con la massima schiettezza e chiarezza Mattei rispose: āIo sonocontrario al Patto Atlanticoā66.
Alle ulteriori domande mosse dal giornalista americano circa, adesempio, le critiche che Mattei aveva ricevute allāinterno del PattoAtlantico sullāacquisto di greggio dallāUnione Sovietica, lo stesso Matteitenne a precisare che le condizioni offerte dallāURSS erano state di
65 testimonianza di Brazzi, in N.PERRONE, Obiettivo Mattei. Petrolio, StatiUniti e politica dellāENI, op. cit., pag. 169
66N.PERRONE, Obiettivo Mattei. Petrolio, Stati Uniti e politica dellāENI, op.cit., pag. 174
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troppo migliori rispetto a quelle proposte dagli americani. Nella stessaintervista Mattei ebbe a lamentarsi del comportamento degli ameri-cani nei confronti degli italiani dal momento che lāItalia non era statatrattata come un alleato in quegli anni, ma aveva dovuto subire co-stantemente discriminazioni e scelte politiche impopolari pur di ac-contentare gli interessi delle grandi societĆ petrolifere.
Nonostante ciĆ², da tutte le carte possedute attualmente dallāarchi-vio ENI, risulta evidente la forte determinazione americana nel volersistemare i rapporti con Mattei come testimoniato dal suo incontrocon il Sottosegretario di Stato degli USA,Ball, il 22 maggio a Roma eil progettato incontro con Kennedy, che avrebbe dovuto tenersi nelnovembre del 1962.
La preoccupazione americana, tuttavia, era viva e presente soprat-tutto sullāeventualitĆ dello sviluppo di una corrente āneutralistaā allāin-terno della Democrazia Cristiana e della politica italiana, che avrebbeseriamente minacciato gli interessi americani nel Mediterraneo a parti-re dal Medio Oriente. In tal senso la volontĆ di proteggere Israele e gliinteressi israeliani nellāarea mediorientale giocarono un ruolo fortissi-mo, se non decisivo, dal momento che la strategia di Mattei tendente alegare lāItalia ai Paesi Arabi neutrali produttori di petrolio veniva consi-derata di grande pericolositĆ e con grande preoccupazione.
In questo scenario, e non altro, maturano i fatti di BascapĆØ, lāab-battimento dellāaereo di Mattei, per usare unāespressione adoperatainopinatamente e intempestivamente da Fanfani.
6 - LE PROVE DELLāATTENTATO
Le risultanze dellāinchiesta della Procura di Pavia sono state chia-re e definitive: lāaereo a bordo del quale viaggiavano Mattei, MacHale e Bertuzzi venne dolosamente abbattuto nel cielo di BascapĆØ lasera del 27 ottobre del 1962.
A sostegno di questa tesi arrivano le prove dellāindagine tecnicache attestarono che allāinterno dellāI-SNAP si verificĆ² unāesplosionedurante il volo e che il serbatoio,i motori e le bombole dāossigeno non
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esplosero.āLāindagine ha dimostrato che quella carica ĆØ stata attivata quan-
do il pilota ha azionato il comando che determina la fuoruscita delcarrello per lāatterraggio. Il Magistrato Calia ĆØ pervenuto, quindi, aduna conclusione precisa e documentata che ha fatto cadere le ipotesidellāincidente che avevano tenuto campo per qualche decennio. Sitratta di una conclusione āscomodaā ma tardiva che, sui mezzi di co-municazione, ha ottenuto poco spazio e per un solo giorno. Anchequesto serviva affinchĆØ il delitto perfetto rimanesse taleā67.
Il mezzo utilizzato, perciĆ², fu una piccola carica esplosiva proba-bilmente collegata al comando del carrello che innescava il carrellostesso e apriva i portelloni di chiusura dei suoi alloggiamenti: ā...Talecarica esplosiva equivalente a circa cento grammi di Compound B fuverosimilmente sistemata dietro il cruscotto dellāaereo, a una distanzadi circa dieci, quindici centimetri dalla mano sinistra di Enrico Matteiā68.
La carica dāesplosivo era tale da non lasciare tracce nellāabitacolo:a sostegno di questa ipotesi cāera il ritrovamento di una ruota delcarrello medesimo a circa centoventi metri dallāimpatto col suolo ol-tre allo sparpagliamento dei resti per un diametro di circa cento metrie la mancanza di segni dāincendio sulle chiome dei pioppi dove lāae-reo sāabbattĆØ.
In definitiva, ā...un ordigno collocato sotto il carrello esplose, fa-cendo perdere il controllo al pilota in fase dāatterraggio. Una tecnicanota nella guerra francese dāAlgeria, negli attentati dellāOAS, lāorga-nizzazione militare clandestina franceseā69.
Mattei aveva ricevuto diverse minacce di morte e le ultime e piĆ¹circostanziate erano state quelle provenienti dallāOAS e cioĆØ dai se-vizi segreti deviati francesi che non tolleravano lāaperto appoggio cheMattei forniva al FLN algerino. Erano state rafforzate le misure disicurezza e gli uomini della scorta. Appare, perciĆ², sconcertante comepersone estranee, sconosciute, potettero quel primo pomeriggio del27 ottobre armeggiare tranquillamente attorno allāaereo di Mattei fer-
67N.PERRONE, Obiettivo Mattei. Petrolio, Stati Uniti e politica dellāENI, op.cit., pag. 112
68G.Galli, Enrico Mattei: petrolio e complotto italiano, op.cit., pag. 29769 G. DāELIA, Il petrolio delle stragi, Edizioni Effigie, Milano 2006, pag. 19
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mo allāaeroporto di Catania.Questo particolare ĆØ stato confermato ai giornalisti dallāallora Capo
della Questura di Palermo, Nino Mendolia, che ammise la presenza diun uomo travestito da ufficiale dei carabinieri, accompagnato da duepersone con tute bianche da meccanici, che, avvicinandosi allāaereo,si era qualificato come il Capitano Grillo. Costui era tenente e vennepromosso due giorni dopo capitano; egli era addetto alla vigilanza del-la zona attorno al Motel Agip dove pernottava Mattei.
Lāapparato di sicurezza per Mattei in quella circostanza, purtrop-po, non funzionĆ² e a Catania egli si ritrovĆ² solo, in balia dei tre scono-sciuti che poterono visitare indisturbati il suo aereo.
Lāultima visita di Mattei in Sicilia, del resto, era stata preceduta dauna serie di segnali e di fatti a dir poco inquietanti: la telefonata fattada Graziano Verzotto tesa a convincere Mattei della urgente necessi-tĆ di un suo ritorno in Sicilia per placare il malumore dei siciliani diGagliano, dove avrebbe dovuto sorgere il nuovo impianto ENI, erafinalizzata, secondo Italo Mattei, soltanto a non rendergli possibile lavisita ad Algeri dove avrebbe dovuto firmare, il 6 novembre, un im-portante accordo con Ben Bella.
La seconda telefonata lo avrebbe convinto ad atterrare in un ae-roporto piĆ¹ āsicuroā come quello di Catania dove,invece, erano giĆ scattati i preparativi per lāattentato. Del resto lā8 gennaio di quellostesso anno, il 1962, un altro aereo di Mattei fu sabotato con un cac-ciavite attaccato con nastro adesivo alla parete interna del tubo cheavvolge il motore e alla vigilia di un altro importante viaggio di Mattei,stavolta in Marocco.
Nonostante i vari tentativi di depistare le strade per la ricerca dellaveritĆ e nonostante il ruolo superficiale e negativo svolto dalla com-missione ministeriale indagante sullāaccaduto, la veritĆ incontrovertibilecirca le modalitĆ e la preparazione dellāattentato ĆØ stata scoperta eribadita nel corso dellāultima inchiesta riaperta e condotta dal GiudiceCalia di Pavia.
I frammenti dāesplosivo rilevati nei poveri resti cadaverici di Matteie del pilota Bertuzzi confermano in maniera definitiva che lāaereocadde a causa dellāesplosione di una limitata carica di tritolo colloca-ta in corrispondenza dellāapertura dei carrelli dāatterraggio.
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Resta da individuare il mandante e lāesecutore materiale.La tesi di una decisiva partecipazione nella preparazione e nel-
lāesecuzione materiale ad opera della mafia ĆØ ormai piĆ¹ di unāipotesi.GiĆ dal settembre del 1970 si riportarono le dichiarazioni di MichelePantalone che, in unāintervista a āPanoramaā, parlĆ² di uncoinvolgimento diretto del boss italo-americano Carlos Marcello suinteressamento di Badalamenti. Lo scrittore De Sanctis ipotizzĆ² lāinter-vento attivo del servizio segreto francese, lo SDECE , attraverso unsuo agente di nome Thyraud de Vosjoli, poi passato alla CIA, che feceaddirittura il nome in codice di chi sabotĆ² lāaereo, un certo Laurent.
Persone e istituzioni come Carlos Marcello e la CIA che, per co-prire gli interessi dei petrolieri texani non avrebbero esitato un annopiĆ¹ tardi ad eliminare il presidente degli Stati Uniti John Kennedy, nonebbero sicuramente alcuna remora nellāorganizzare lāeliminazione diEnrico Mattei e sempre nellāinteresse dei grandi petrolieri che costi-tuivano il cartello internazionale delle cosiddette Sette Sorelle.
Da molti lāaccordo con lāAlgeria venne ritenuto troppo importanteper poter continuare a lasciar fare la propria politica imprenditoriale aMattei; conseguentemente vi fu la sua condanna a morte. Come vie-ne opportunamente riportato da Giorgio Galli, Bardi, interpellato dalloscrittore, ebbe a confermare: āLāincontro con Ben Bella poteva esse-re la premessa per una svolta nella vicenda del petrolio. Mattei mori-va, cosƬ, alla vigilia del suo successo conclusivoā70.
Mattei, insomma, pur in prossimitĆ di un importante incontro ame-ricano, ci sarebbe andato non in posizione servile, ma a testa alta econ la proposta di una politica petrolifera di larghe vedute. Non glienedettero tempo.
Italo Pietra, ex Direttore de āIl Messaggeroā, giornalista, saggistae amico personale di Mattei, ritiene che questāultimo sia stato vittimadi una vera e propria trappola in occasione dellāorganizzazione del-lāultimo fatidico viaggio in Sicilia che, sia per alcune modalitĆ attuativeche per alcune āstraneā coincidenze, non doveva avere altro scopoche quello di sabotare il mezzo di trasporto di Mattei e provocarne lamorte attraverso un incidente assai facilmente confondibile con lāipo-
70 G.Galli, Enrico Mattei: petrolio e complotto italiano, op.cit., pag. 244
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tesi del guasto, dellāerrore umano, insomma di una disgrazia.Naturalmente questo piano criminale trovĆ² successo perchĆ© sva-
riate forze sāincontrarono sinergicamente nel voler fortemente la mortedi Mattei: forze allāinterno dellāENI, forze politiche, Cosa Nostra, laCIA, le Sette Sorelle, la Francia, lāOas, il Mossad.
Ancora oggi, a distanza di mezzo secolo, permangono preoccu-panti e sconcertanti reticenze da settori che dovrebbero contribuire afare chiarezza proprio perchĆ© collaborarono e vissero quella stagionedi grandi speranze con Enrico Mattei: alla richiesta dāintervista, daparte del sottoscritto, a Giorgio Ruffolo e al senatore Giulio Andreottiho subito un cortese ma fermo rifiuto. Erano solo pochi quesiti ten-denti a recuperare qualche necessario bagliore di veritĆ su una vicen-da che non riguarda soltanto la famiglia Mattei ma che, sottolineo,riguarda lāintero popolo italiano. Il silenzio di Ruffolo su questa vicen-da, del resto, dura ormai da decenni ed ĆØ confermato anche da Galliche, anche in passato, definiva lāatteggiamento dellāeconomista ā...re-ticente e non collaborativoā71.
Ora che sappiamo la veritĆ e cioĆØ che lāaereo di Mattei vennesabotato con una carica dāesplosivo collocata nel meccanismo dāaper-tura del carrello dāatterraggio provocando una piccola esplosione involo, sufficiente perĆ² a determinare la fulminea caduta dellāaereo,abbiamo diritto a conoscere i nomi degli esecutori materiali, dei com-plici omertosi, dei mandanti. Ecco perchĆ© ĆØ necessario parlare!!!
Eā altrettanto vero ed oggettivo che nellāultimo viaggio in Sicilia cifossero strane coincidenze. Era un viaggio fortemente voluto dallāal-lora Segretario Regionale della DC, il senatore Graziano Verzotto, asuo dire per tranquillizzare la popolazione di Gagliano sulle buone pro-spettive di lavoro che avrebbe portato lāaccordo per la realizzazionedi uno stabilimento industriale.
Lāarrivo di Mattei a Catania, poi a Palermo dove preleva DāAnge-lo, allora Presidente della Regione Sicilia, e lo stesso Verzotto, quindilāincontro a Gela, il cambio di orari e di modalitĆ di ritorno a casa daparte di Mattei: Verzotto interpretĆ² quanto accadde come lāesito di unattentato preparato con lāaccordo di eminenti personaggi, quali Cefis
71 G.Galli, Enrico Mattei: petrolio e complotto italiano, op.cit., pag. 251
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e lāavvocato Vito Guarrasi, che erano stati estromessi da Mattei eche nel caso della sua morte sarebbero potuti tornare a governareinteressi e ricchezze considerevoli.
Eā unāipotesi, mai suffragata da prove decisive.Eā qualcosa piĆ¹ dāun ipotesi che la figlia del giornalista De Mauro,
Junia, riportando le parole del padre ricordasse che ā...uno dei po-chissimi uomini a sapere lāorario vero di ripartenza dellāaereo di Matteiquel pomeriggio a Catania era il suo vice, e cioĆØ il Dr. Cefisā72.
Eā sicuramente piĆ¹ dāuna ipotesi perchĆ© ĆØ una testimonianza quel-la di Masino Buscetta che, a proposito della trappola tesa a Mattei,dichiarĆ²: āLāincarico di organizzare materialmente lāattentato fu datoa Salvatore Greco, il quale si avvalse della collaborazione di uomini dispicco,appartenenti a diverse province, quali Antonio Minore, BernardoDiana, Giuseppe Di Cristina e Stefano Bontate. Sempre secondo quan-to mi riferirono successivamente Bontate, Greco e La Barbera, fuVerzotto (allora rappresentante dellāAGIP in Sicilia) che stabilƬ uncontatto tra questo gruppo di Cosa Nostra e Mattei pur senza cono-scere il reale motivo per cui gli era richiesto quel favore. Verzotto eramolto legato a Di Cristina, come ebbi modo di apprendere durante ladetenzione allāUcciardone verso la metĆ degli anni Settanta. E nonpoteva dire di no. Si trattava dāinvitare Mattei ad una battuta di caccia,in una riserva sita nei pressi di Catania, essendo di comune conoscenzache il presidente dellāENI era un appassionato cacciatore. In effetti,durante la battuta, lāaereo privato di Mattei venne manomesso o vi fuoccultato un qualche ordigno esplosivo a tempo (non ho mai saputonulla di preciso al riguardo) da parte di persone a me sconosciute, cheoperarono sfuggendo alla vigilanza esistente nellāaeroportoā73.
Questa convergenza dāinteressi alla morte di Mattei ad opera diVerzotto, Presidente dellāEnte Minerario Siciliano, e della famiglia diRiesi di Beppe Di Cristina viene confermata anche dalle deposizioni
72C.ARCURI, Colpo di Stato. Storia vera di una vicenda censurata. Il raccontodel golpe Borghese, il caso Mattei e la morte di De Mauro, Biblioteca UniversaleRizzoli, Milano 2004, pag. 87
73Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penale n.181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 209 (Dichiarazioni rese dal pentitoBuscetta ai magistrati Caselli e Natoli durante lāinterrogatorio del 29/4/1994)
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di un altro pentito, Salvatore Riggio, che sottolineerĆ il rapporto dāami-cizia profondo tra Verzotto e Di Cristina di cui era stato testimone dinozze e per il fatto che molti cittadini di Riesi erano stati assunti dal-lāEnte Minerario Siciliano proprio tramite Di Cristina e Verzotto. Lāuni-ca conclusione certa ĆØ ā...che a far precipitare lāaereo di Mattei fu unattentato e non il maltempoā74.
Lo disse per primo e in gran segreto Buscetta a Falcone,lo hannoribadito a distanza dāanni i pentiti Riggio e IannƬ, soprattutto ha trova-to significative conferme nellāinchiesta del Giudice Calia a Pavia.
La manomissione delle bobine nella sede RAI-TV di Milano, ilcondizionamento sui testimoni che avevano visto il velivolo esploderein aria, la pesante ingerenza dei Servizi Segreti e lāestromissione difatto dei Carabinieri locali nella prima fase dellāindagine, la piĆ¹ delica-ta, sono elementi che avvalorano la tesi di un preciso interesse dicentrali occulte a coprire tempestivamente quanto accaduto.
I sostenitori dellāincidente dovuto a erronea manovra del pilota o ascarsezza di carburante erano persone sicuramente non al di sopra diogni sospetto. Uno degli assertori piĆ¹ convinti di questa dinamica fulāineffabile Graziano Verzotto che ebbe a dichiarare che āle SetteSorelle possano aver desiderato la morte di Enrico Mattei perchĆ© isuoi progetti ostacolavano quelli delle grandi compagnie petrolifereinternazionali..., ma al di fuori di ogni ricostruzione fumettistica, lasciagura potrebbe essere stata causata dalla mancanza di carburantenei serbatoi del bireattore... Che beffa per un uomo che, proprio sullavia del petrolio, aveva incontrato la potenza e il successo!ā75.
Le risultanze dellāinchiesta Calia non sono fumetti e sono la rispostapiĆ¹ forte che si possa dare a cotanto cinismo che si permette anche diironizzare su un uomo barbaramente e vigliaccamente assassinato.
Verzotto mente ripetutamente sin quando, parlando della Commis-sione dāinchiesta nominata dal Ministero della Difesa e presieduta dalgenerale Giuseppe Casero (che sposerĆ la vedova di Mattei qualche
74Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penale n.181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 211 (Interrogatorio di Riggio nel lugliodel 1996, nel corso dellāinchiesta/bis)
75 S.BRANCATI, Enrico Mattei? Un cercatore di trote..., Renzo e Rean MazzoneEditori, Palermo 1997, pag. 11
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anno dopo), iscritto alla P2, la definisce seria e competente. Il lavorosvolto da questa Commissione non fu definito positivamente dai peritie dai tecnici delle inchieste successive. Ma Verzotto mente ancoraquando nega lāesistenza di esplosivo a bordo dellāaereo scrivendo cheā...nessuna traccia di esplosivo fu rinvenuta sui resti mortali delle vit-timeā76, dal momento che nessuna analisi significativa fu compiuta intal senso allāepoca dei fatti.
Aveva ragione evidentemente quel Tommaso Buscetta che soste-neva fin dallāinizio la tesi del sabotaggio e che per āquel programma diprotezioneā su cui ironizza Verzotto si assicurĆ² lo sterminio della suafamiglia!
7 - I PERSONAGGI DEL DOPO-MATTEI
Eugenio Cefis fu tra i personaggi piĆ¹ discussi del dopo Mattei, nonsoltanto per i sospetti e i veleni che si sparsero in seguito alla dram-matica e subitanea fine di Mattei, ma anche perchĆ©, di fatto, egli sitrasformĆ² in docile e utile strumento nelle mani degli interessi delleSette Sorelle che cancellĆ² ogni traccia del matteismo nellāENI e nellescelte che dopo la morte di Mattei egli contribuƬ a determinare.
Infatti, assecondando le preoccupazioni del Foreign Office che inun rapporto confidenziale del 19 luglio del 1962 definiva ā...il matteismopotenzialmente molto pericoloso per tutte le compagnie petrolifereche operano nellāambito della libera concorrenza..., rappresentandodi fatto la distruzione del sistema libero petrolifero in tutto il mondoā77,Cefis definƬ disastrosa la situazione dellāENI e accusĆ² Mattei di avermesso in pericolo lāalleanza atlantica con le sue scelte politico-im-prenditoriali.
āGli unici alleati di Mattei erano il PCI e lāURSSā78, ebbe a dire inunāintervista rilasciata a Nico Perrone nel 1989 esplicitando in manie-
76 S.BRANCATI, Enrico Mattei? Un cercatore di trote..., Renzo e Rean MazzoneEditori, Palermo 1997, pag. 15
77 B. LI VIGNI, Il caso Mattei. Un giallo italiano, Editori Riuniti, Roma 2003,pag. 24
78 B. LI VIGNI, Il caso Mattei. Un giallo italiano, op.cit., pag. 29
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ra indiscutibile il suo dissenso nei confronti della politica di rotturaportata avanti da Mattei nei confronti dei potentati economici e finan-ziari anglo-americani.
Restano i sospetti; restano soprattutto pesanti i due appunti riser-vati del SISDE e del SISMI dove si attestano ā...intensi contatti inter-corsi in Svizzera tra Licio Gelli ed Eugenio Cefis79. Secondo lāinfor-mativa del Sismi, addirittura Cefis fu il fondatore della Loggia P2 dalui gestita fin da quando ĆØ rimasto Presidente della Montedison.
Un altro personaggio importante legato alla vicenda Mattei, comesi ĆØ giĆ detto diffusamente, ĆØ lāavvocato palermitano Vito Guarrasi.Egli, prima di affermarsi come professionista del foro di Palermo,partecipĆ² attivamente ad alcuni fatti e ad alcune importanti trattativenellāambito del riordino politico-istituzionale della Sicilia subito dopo losbarco alleato.
Dalle testimonianze dellāallora Console Generale americano Nester,Guarrasi figura tra personaggi come Vizzini, Nasi, Volpe e FoderĆ aproposito della discussione del problema del separatismo e dellāin-fluenza della mafia nella riorganizzazione e nel governo dei 357 co-muni siciliani.
Guarrasi, tuttavia, con abilitĆ , tentĆ² di sfruttare al massimo le pro-prie indiscusse doti di avvocato nellāassicurarsi la consulenza, lāinter-vento e il supporto professionale di tutte le piĆ¹ importanti iniziativenellāambito dellāeconomia della risorta Sicilia.
Anche Macaluso conferma nellāintervista pubblicata in appendiceche Guarrasi non si espose mai fino a confondersi con la mafia, anziappoggiĆ² le lotte dei minatori contro i Lanza nel periodo immediata-mente successivo alla fine della seconda guerra mondiale.
La migliore descrizione di Guarrasi resta quella resa dallo storicoNicola Tranfaglia: āGuarrasi ĆØ il tipico professionista abituato a rende-re i suoi servizi ad alto livello tecnico e professionale, ma come lui cisono decine di uomini in Sicilia. La differenza tra Guarrasi e gli altriconsiste nel fatto che Guarrasi ha reso servizi anche alla sinistra. EccoperchĆ© sāinfierisce contro di lui e non contro gli altri che piĆ¹ organica-mente e stabilmente hanno espresso il sistema di potere mafiosoā80.
79 B. LI VIGNI, Il caso Mattei. Un giallo italiano, op.cit., pag. 2980 B. LI VIGNI, Il caso Mattei. Un giallo italiano, op.cit., pagg. 38-39
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Eā un fatto perĆ² che, mentre Mattei lo stava per rimuovere da tuttigli incarichi, lāaereo che riportava Mattei stesso a Milano cadde aBascapĆØ...
8 - I NEMICI DI MATTEI FUORI DALLāITALIA
Quando Mattei era ancora in vita, nel 1962, la BBC inglese realiz-zĆ² un documentario televisivo dal titolo āPortrait of a Tyconā (Ritrattodi un magnate), che rappresenta una lunga e provocatoria serie diinsulti e contumelie allāuomo Mattei,alla sua opera imprenditoriale ealle sue scelte .
Mattei venne accusato, nel migliore dei casi, di essere un uomopericoloso che metteva in serio pericolo lāAlleanza Atlantica com-prando il petrolio sovietico. Egli venne attaccato con rabbia dai petro-lieri americani che gli rimproverano la dissennata politica rivolta aridurre i prezzi del petrolio sfruttando lāuso monopolistico del gas na-turale di cui disponeva in Italia.
Ma lāaccusa piĆ¹ grave fu di natura politica e gliela mosse quelmister Burkbarlt, Capo della Ruhekale, che lo accusava direttamentee con durezza: ā...Mattei importa petrolio sovietico e non poteva farloperchĆ© lāItalia fa parte della ComunitĆ Europea. Il petrolio ĆØ strategi-co nella lotta tra i due blocchi per cui tale apertura ĆØ pericolosaā81.
Eā evidente che alla base di simili ragionamenti la libertĆ dei popoli,la loro sovranitĆ e la libertĆ di fare concorrenza in una condizione dilibero mercato internazionale valgono meno di zero.
Negli ultimi due anni di vita di Mattei, il Foreign Office āsi occupĆ²āpiĆ¹ volte e dettagliatamente di lui, dei suoi spostamenti e dei suoi con-tratti. Se ne occupĆ² anche lāOAS francese, quando iniziarono a vede-re in Mattei un pericoloso concorrente per la Francia circa lāutilizzodei giacimenti petroliferi sub sahariani ancor prima che lāAlgeria otte-nesse lāindipendenza e potesse rivendicare i propri giusti diritti di Sta-to sovrano.
81 B. LI VIGNI, Il caso Mattei. Un giallo italiano, op.cit., pag. 40
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Sono dellāOAS alcune minacciose missive scritte che furono fatterecapitare a Mattei, nelle quali si minacciavano lui e tutti i membridella sua famiglia. Il governo italiano naturalmente si guardĆ² benedallāintervenire e lo stesso Mattei dovette intervenire giocando dāan-ticipo e rilasciando una coraggiosa intervista ad un importante giorna-lista francese, Gilles Martinet, e intitolata āSono io un nemico dellaFrancia?ā, nel corso della quale Mattei, con chiarezza e sinceritĆ ,dichiarerĆ di nuovo, apertamente e pubblicamente, che lāinteressedellāENI non era quello di egemonizzare altri Paesi o, peggio, ordiretrame o operazioni di mercato, bensƬ di difendere il dirittoallāautodeterminazione dei popoli a partire dal poter gestire le proprierisorse economiche interne.
Si āoccupĆ²ā di Mattei, in quel periodo, anche lāAmerica che, addi-rittura, costituƬ una commissione dāinchiesta anti-ENI al fine di farlosentire letteralmente accerchiato a livello internazionale.
In Italia, intanto, anzichĆ© difendere la figura del nostro piĆ¹ impor-tante imprenditore, sotto lāineffabile regia del āCorriereā, nelle giorna-te del 13,14,15 ,16 e 17 luglio del 1962, si scatenĆ² una vera e propriacampagna di linciaggio della persona di Mattei attraverso una serie divergognosi articoli redatti da Indro Montanelli tendenti a rovesciare leaccuse piĆ¹ gravi a Mattei, da quella di essere un corruttore e un ricat-tatore a quella di essere perfino un eversore della vita democratica edelle regole democratiche del Paese.
Mattei rispose con una lunga lettera al āCorriere della Seraā, data-ta 27 luglio 1962, dove, ribattendo colpo su colpo, fece notare le nu-merose inesattezze e deformazioni della realtĆ contenute nei cinquearticoli di Montanelli.
9 - MATTEI E IL MONDO ARABO
Il primo passo significativo mosso da Mattei fuori dallāItalia fuproprio in un Paese arabo, rivolgendosi allāEgitto. Era il momento diNasser ed era il momento della questione del canale di Suez. ā...di
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Nasser, Mattei condivideva la posizione critica nei confronti delle com-pagnie del cartello che traevano considerevoli profitti dai giacimentidel Medio Oriente, e la convinzione che il petrolio non dovesse piĆ¹fungere da bottino al colonialismo economico ma da sostegno al pro-gresso e alle lotte unitarie del mondo araboā82.
Scrive Alberto Tonini: āNel suo tentativo di sottrarsi alla pesanteereditĆ della tutela anglo-francese, il Presidente egiziano incontrĆ² sul-la sua strada un uomo, il fondatore dellāENI, che subito si mostrĆ²disponibile a scommettere sulle potenzialitĆ connesse allo sfruttamentodelle risorse naturali dellāEgitto, a vantaggio di chi avrebbe acquisito ilmerito di aiutare concretamente quel popolo a migliorare le propriecondizioni di vitaā83.
Il primo contatto tra Mattei e Nasser si concretizzĆ² nel 1954 quan-do il Sottosegretario del Commercio e dellāIndustria egiziano, il giova-ne Colonnello Mahomand Younes, si recĆ² a Roma per incontrare ilfondatore dellāENI e valutare le possibilitĆ di cooperazione fra il suogoverno e lāente petrolifero italiano. A questo primo incontro feceseguito una missione tecnica in Egitto con lāincarico di studiare lepossibilitĆ offerte dal Paese in termini di sfruttamento di nuovi giaci-menti. Non conveniva tanto per il settore della raffinazione dei pro-dotti petroliferi, dal momento che lāEgitto aveva giĆ allora una quanti-tĆ di petrolio superiore a quella richiesta dal Paese, quanto per ilsettore dellāimpostazione di GPL in Egitto dove i prodotti petroliferiper uso domestico erano assai scarsi.
Mattei, intanto, contribuƬ, attraverso la SNAM e la DALMINE,alla costruzione dellāoleodotto da Suez al Cairo giĆ nella primaveradel 1955, rispettando i tempi stabiliti: lāopera fu inaugurata il 24 lugliodel 1956 e durante il discorso ufficiale Nasser ebbe significative pa-role di elogio per lāENI e per lāindustria italiana aggiungendo: āauspicoche questa collaborazione possa continuare anche per lāavvenire nel-lāinteresse dei nostri due Paesiā84.
82 B. LI VIGNI, Il caso Mattei. Un giallo italiano, op.cit, pag. 6983 A.TONINI, Il sogno proibito. Mattei, il petrolio arabo e le āSette Sorelleā,
Edizioni Polistampa, Firenze 2003, pag.1284 A.TONINI, Il sogno proibito. Mattei, il petrolio arabo e le āSette Sorelleā,
op.cit., pag. 68
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Durante il banchetto serale, organizzato per festeggiare gli ospiti,il Colonnello Younes sottolineĆ² lāapprezzamento per la sincera colla-borazione dellāindustria italiana, ottimo esempio di assistenza tecnicadisinteressata e Mattei rispondendogli aggiunse, rassicurandolo: ā...visaremo sempre vicini in questāopera tanto difficile, quella del petrolio,cosƬ importante per il vostro sviluppoā85.
In quellāoccasione, nel corso di unāintervista, Mattei rilasciĆ² unadichiarazione che suona profetica per i giorni nostri: āSono convintoche un Paese che in pochi anni puĆ² realizzare la sua autarchia petro-lifera non ha niente da temere per il futuro. Il sostegno della finanzainternazionale diventa secondarioā86.
Non fu un caso se proprio immediatamente dopo lāingresso del-lāENI in Egitto cominciassero gli attacchi piĆ¹ violenti contro Mattei,accusato di appoggiare i popoli arabi in rivolta e di speculare sul lororisentimento nonchĆ© di arrecare un grave danno al rapporto di fiduciatra lāItalia e i Paesi occidentali andando ad esportare la regola del25% a 75%, contro il sistema fifty-fifty delle Sette Sorelle, prima inEgitto, poi in Iran.
Mattei, nonostante tutto, non sāarrestĆ² e approfittando della crisidi Suez che aveva bloccato le grandi compagnie petrolifere, perfezio-nĆ² con il Governo iraniano uno storico accordo in data 14 marzo 1957tra lāAGIP e il National Iranian Oil Company che prevedeva la nasci-ta di una societĆ irano-italiana del petrolio (la SIRIP). In tal modolāAGIP penetrava ufficialmente in territorio iraniano per le sue ricer-che petrolifere, ma attraverso un rapporto di partnership dal caratterefortemente innovativo cosƬ come voluto da Mattei, che ā...trasforma-va il Paese produttore da affittuario passivo in socio attivo e respon-sabile dello sfruttamento delle proprie risorse petrolifereā87.
Questo tipo di accordo, basato sulla nuova formula 25% a 75%,allarmĆ² fortemente gli americani e gli inglesi che definirono la formu-la di Mattei un pericolo per la stabilitĆ del Medio Oriente e per gli
85 A.TONINI, Il sogno proibito. Mattei, il petrolio arabo e le āSette Sorelleā,op.cit., pag. 68
86 A.TONINI, Il sogno proibito. Mattei, il petrolio arabo e le āSette Sorelleā,op.cit., pag. 68
87 B. LI VIGNI, Il caso Mattei. Un giallo italiano, op.cit., pag. 72
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approvvigionamenti petroliferi in Europa.La CIA iniziĆ² proprio da allora a ālavorareā su Mattei.Lo storico Livigni riporta nel suo testo āIl caso Matteiā un rappor-
to segreto inviato da Elbrick a Foster Dulles e approvato in data 3settembre 1957, nel quale si parlava della āminacciaā di Enrico Matteialla politica degli Stati Uniti.
Altro episodio, gravissimo ed emblematico dellāopposizione duris-sima che le Sette Sorelle attuarono nei confronti delle scelte impren-ditoriali di Mattei, fu la vicenda di Libia dove, per impedire lapenetrazione nella zona petrolifera del Sahara ad opera dellāENI, gliamericani si accordarono con i leaders del governo libico al fine di farescludere definitivamente lāItalia da ogni attivitĆ in Libia.
Per giungere al viaggio di Mattei in Marocco, osteggiato da Fanfanie da quel cacciavite di troppo che avrebbe voluto āinfastidireā il suoviaggio aereo a Rabat. Per finire agli accordi con lāAlgeria, proprioalla vigilia della sua morte, in aperto e forte contrasto con le compa-gnie petrolifere americane.
Per tutti questi spunti risulta evidente che liquidando Mattei si li-quidava una politica e non solo un uomo.
10 - LāAZIONE DI MATTEI IN EUROPA E INMEDIORIENTE. LāEFFETTO DELLA SUA STRATEGIAIMPRENDITORIALE.
La strategia del piano imprenditoriale di Mattei puntava anche adavere importanti effetti in Europa.
Il progetto dellāoleodotto Genova-Ingolstadt-Stoccarda, infatti, eradi vitale importanza dal momento che ad esso era collegata la costru-zione di varie raffinerie e centri di distribuzione. I bassi costi energeticiche se ne sarebbero ricavati avrebbero consentito a Mattei di attac-care su tutto il fronte europeo il mercato petrolifero delle Sette Sorel-le, destabilizzandolo unitamente allāindustria del carbone.
Tutto ciĆ², ovviamente, avrebbe consentito a tutta lāEuropa, e inprimis allāItalia, di acquistare energia a basso costo e, comunque, a
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prezzi sicuramente piĆ¹ convenienti.Secondo Mattei, ā...bisognava togliere il controllo del petrolio ai
grandi gruppi internazionali attraverso la formazione di compagnienazionali che garantissero prezzi piĆ¹ equiā88.
LāIran era un Paese ricco di petrolio anche se privo di tecnici, dimezzi di trasporto, di una rete commerciale e di capitali che nonrendeva competitivo il Paese.
Mattei tentĆ² di far leva su queste necessitĆ per poter sviluppareun accordo che facesse dellāENI un punto di riferimento centrale perle prospettive di sviluppo di Mossadeq e della sua politica.
Mossadeq fu destiuito poco dopo a causa di una ben precisa ope-razione architettata dalla CIA e costata allora 700.000 dollari, comerisulta dagli archivi e dai verbali della CIA, pubblicati ventāanni dopo.
A tal fine e in questa ottica vanno viste le aperture allāURSS e gliaccordi tra ENI e URSS che tanto preoccupavano Fanfani e lāAm-basciata americana a Roma.
Infatti, il Governo americano aveva reagito duramente agli accor-di di Mattei e dellāENI con lāURSS fin dagli inizi del 1961. In unrapporto segreto del luglio del 1962, il Foreign Office definiva la poli-tica āmatteistaā come la distruzione del sistema libero petrolifero intutto il mondo.
Tuttavia, da altri rapporti del Dipartimento di Stato americano, sievince la volontĆ da parte degli USA di tentare un accordo con Matteiseppure a condizioni molto limitative della strategia posta in esseredallāimprenditore marchigiano, quali la riduzione delle importazioni delpetrolio sovietico ed una sostanziale mancanza di interferenza nel si-stema di divisione degli utili tra compagnie e Paesi produttori.
Mattei rifiutĆ² duramente dichiarando, in unāintervista rilasciata alāNew York Timesā in data 4 aprile 1962 ā...di essere antiamericano,personalmente contro la NATO e per il neutralismoā89.
IniziĆ² da allora una politica di progressivo indebolimento della stra-tegia di Mattei attraverso una serie di occasioni di logoramento finoalla decisione culminante dellāeliminazione dello stesso Mattei.
88B. LI VIGNI, Il caso Mattei. Un giallo italiano, op.cit., pag. 10089B. LI VIGNI, Il caso Mattei. Un giallo italiano, op.cit., pag. 117
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Come spesso accade, furono gli stessi americani, a morte avvenu-ta, a rendere lāonore delle armi alla vittima sacrificale. Scrisse Stott:ā...Era un uomo difficile che aveva soprattutto a cuore gli interessidel suo Paese. Mattei era audace e certamente duro; lo era perchĆ©voleva ad ogni costo dare al suo Paese una piĆ¹ giusta quota dellericchezze della terraā90.
Nel febbraio del 1962, in una conferenza tenuta a Roma pressolāAssociazione Stampa Estera, Mattei ebbe a dire che ā...noi pensiamodi avere delle enorni possibilitĆ di sviluppo nel nostro Paese, di potercancellare per sempre lāimmagine di unāItalia tradizionale, povera esoltanto agricola. Abbiamo immense possibilitĆ di sviluppo nel Mediter-raneo, in Europa, in Africa, in Medio Oriente. Nei confronti dei PaesipiĆ¹ depressi crediamo di poter offrire unāorganizzazione industriale pre-parata negli uomini, nei mezzi e, quindi, di poter assolvere unāimportan-te opera di collaborazione. Pensiamo che anche nellāambito dellāOcci-dente sia necessaria la collaborazione e non, come molte volte avviene,una guerra senza quartiere e senza esclusione di colpiā91.
Con la morte di Mattei un senso di sollievo colse non solo il ForeignOffice e il Pentagono, ma anche importanti esponenti della politicaitaliana, per i quali lāimprenditore marchigiano cominciava a diventareun serio problema a causa dellāindipendenza che assumeva nel pren-dere alcune iniziative in politica estera come, appunto, gli accordi conlāURSS comunista.
Non ĆØ un caso che lāAGIP si ritirĆ² dal mercato inglese nel 1963,pochissimi mesi dopo la tragica scomparsa di Mattei, non prima perĆ²dellāassestamento dellāultimo schiaffo, dellāultima umiliazione ad unanazione intera e alla sua sovranitĆ : il governo inglese, infatti, negavala possibilitĆ di realizzare una raffineria allāENI nellāisola di Canvey,vicino Londra, mentre il governo italiano spalancava le porte per unaanaloga iniziativa alla British Petroleum a Volpiano, vicino a Torino.
Mattei avrebbe reagito duramente, stavolta calĆ² il silenzio compli-ce e colpevole.
90 B. LI VIGNI, Il caso Mattei. Un giallo italiano, op.cit., pag. 11891 B. LI VIGNI, Il caso Mattei. Un giallo italiano, op.cit., pag. 100
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11- I CONTI CON LA VERITAā
Lāinchiesta del Giudice Calia ha permesso di provare in manierainequivocabile che lāaereo di Mattei cadde a seguito di unāesplosionelimitata (circa 100 grammi di Compound B), non distruttiva, verifica-tasi allāinterno del velivolo.
La carica esplosiva fu collocata dietro il cruscotto dellāaereo ameno di dieci centimetri dalla mano sinistra di Mattei e fu innescatanel momento in cui i comandi determinavano lāesplosione con lāab-bassamento del carrello e con lāapertura dei portelloni di chiusura dailoro alloggiamenti.
Dalle perizie dellāinchiesta Calia ĆØ stato possibile accertare in viainoppugnabile e definitiva che lāesplosione si verificĆ² in volo e nondopo lāimpatto al suolo.
Dalla riesumazione della salma di Enrico Mattei, disposta il 21giugno 1996, e dallāanalisi dei resti cadaverici, sono stati ritrovati se-gni di esposizione a esplosione sia sullāanello che sulla mano sinistradi Mattei che sul quadrante delle lancette del suo orologio .
I fenomeni di geminazione meccanica ivi riscontrati non possonoche essere stati provocati da una carica di circa 100 grammi di esplo-sivo Compound B.
Dopo il frettoloso funerale da parte delle alte autoritĆ di Stato eallāancor piĆ¹ frettolosa inchiesta promossa da Andreotti e durata menodi due mesi, dai risultati sconcertanti e a senso unico, si aprƬ lāaltrofunerale, quello, per Mattei e per le speranze degli italiani, ancor piĆ¹luttuoso e doloroso: il funerale dellāENI.
Con le esternazioni dellāallora Ministro delle Partecipazioni Statali,Giorgio Bo, nel voler convincere forse anche se stesso, si affermĆ² lavolontĆ di continuitĆ della politica di Mattei, confermando lāalto inca-rico di Vice Presidente dellāENI ad un antico compagno partigiano diMattei, a Eugenio Cefis.
Purtroppo, cosƬ facendo, era vero proprio il contrario: con Cefistutta la politica di Mattei venne smantellata rapidamente e senza con-dizioni.
Infatti si procedette subito alla normalizzazione dei rapporti con laEsso e alla trasformazione di fatto dellāENI in un soggetto subalterno
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alle grandi compagnie petrolifere straniere.Dalle testimonianze della figlia del giornalista De Mauro, Junia,
emergono precise e terribili responsabilitĆ a carico di Eugenio Cefis:secondo Junia De Mauro, Cefis era tra i pochissimi a conoscere lāorariodi partenza e dāarrivo nonchĆ© il tragitto che avrebbe seguito lāaereo diMattei.
12 - I NEMICI DELLA VERITAā
Eā del tutto evidente che dietro lāomicidio Mattei cāĆØ stata la lungae tenebrosa mano del complotto e che servitori dello Stato italianoabbiano tradito prestandosi alle lusinghe del capitale straniero percontribuire ad eliminare uno degli uomini politici e degli imprenditoripiĆ¹ fedeli e leali per il popolo italiano e per le sue prospettive.
Lāombra dei servizi deviati ĆØ presente dappertutto, perfino tra gliuomini della guardia del corpo di Mattei, nella persona di un certoGiulio Paver, poi rivelatosi iscritto alla Gladio. Lo stesso regista RosiconfermĆ² anche in unāintervista nel programma televisivo āMovioladella storia: il caso Matteiā, trasmesso alla RAI il 30 luglio 1998, diāaver ricevuto pesanti minacce... da un signore che si era qualificatocome āstewartā dellāAlitalia.... e da numerose persone, soprattuttosiciliane....ā92.
Chi avrebbe avuto interesse a far sparire il giornalista De Maurose non chi aveva saputo che era entrato in possesso di importantisegreti sulla responsabilitĆ della morte di Mattei e dei suoi poveri com-pagni di viaggio?
Eā lo stesso Giudice Calia che, attraverso le proprie ricerche, con-ferma come negli anni si fosse sviluppata unāimponente attivitĆ didepistaggio, di soppressione di prove e di documenti, di manipolazionie di pressioni e minacce tendenti a soffocare ogni tentativo di cono-scenza della veritĆ allo scopo di nascondere il delitto.
ScriverĆ Calia, a tal proposito, che ātale imponente attivitĆ , pro-
92 B. LI VIGNI, Il caso Mattei. Un giallo italiano, op.cit., pag. 197
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trattasi nel tempo, prima per la preparazione e lāesecuzione del delittoe poi per disinformare e depistare, non puĆ² essere ascritta, per la suastessa complessitĆ , ampiezza e durata, esclusivamente a gruppi cri-minali economici italiani o stranieri, a āSette Sorelleā o servizi segretidi altri paesi,se non con lāappoggio e la fattiva collaborazione, co-sciente, volontaria e continuata di persone e strutture profondamentepresenti nelle nostre istituzioni e nello stesso ente petrolifero di Statoche hanno conseguito diretti vantaggi da quel delittoā93.
La morte di Mattei indubbiamente consolidĆ² in Italia tutti i suoinemici e coloro che temevano un rafforzamento del potere di Mattei,soprattutto in vista di un progettato incontro con il presidente degliUSA John Kennedy che avrebbe dovuto inaugurare una nuova sta-gione di distensione e di reciproca collaborazione tra lāENI e le com-pagnie petrolifere americane.
Si avvantaggiĆ² della sua morte Fanfani, che era giĆ in rotta conMattei. Si avvantaggiĆ² della sua morte Eugenio Cefis che potĆØ cosƬ, esolo in questo modo, ritornare alla guida dellāENI e farlo con perfettatempestivitĆ proprio in un momento come quello dellāautunno del 1962quando Mattei si apprestava a ricevere un importante riconoscimen-to politico ad opera del Presidente degli Stati Uniti John Kennedy.
Diciamo che era giunto il momento delle scelte, delle opzioni defi-nitive: o si stava nella direttrice atlantica o si stava nella direttriceneutralista arabo-mediterranea non allineata.
Fanfani stesso dovette patire molto per il tentativo di far conviverea lungo queste due anime nella sua politica, ma con la fine di Matteitutto si semplificĆ² a favore di unāunica direzione che portava alla can-cellazione delle conquiste e delle scelte dellāENI di Mattei.
Mattei, dāaltronde, incarnava un simbolo nuovo, quello di unāItaliache riscopriva lāorgoglio nazionale e che indicava nuovi fronti di svi-luppo per il Paese. Fanfani sentiva che questa grande figura potevaoscurare e danneggiare le sue scelte politiche, specialmente nellāam-bito della politica estera.
Dal 1958, anno nel quale Mattei aveva siglato un importante ac-
93 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Relazione del P.M.Vincenzo Calia, 16/10/2000, pag. 65
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cordo petrolifero con il Marocco, Fanfani iniziĆ² una lenta ma continuaoperazione politica di opposizione alla sua politica attraverso ostacoli,opposizioni o addirittura vere e proprie intese con la controparte.
Nel novembre del 1961 Fanfani volle incontrare, infatti, il respon-sabile per lāEuropa del Sud della SHELL per rappresentargli la pro-pria personale preoccupazione per la politica dāintesa commerciale diMattei con lāURSS, evidenziandone la pericolositĆ : quasi volesse chie-dere agli Usa dāintervenire!!.....
Le parole inquietanti, del resto, pronunciate dallāallora MinistroOronzo Reale a Rosangela Mattei, nel 1971, e riferite ai giudici dalfratello di Enrico Mattei, Italo, secondo le quali a far fuori Matteisarebbero stati Fanfani, Cefis e Girotti poichĆ© Mattei era ormai inprocinto di firmare un importante contratto per lāItalia riguardante losfruttamento del petrolio algerino, sono un ulteriore grave indizio sullaāpesante complicitĆ ā avutasi dalla politica italiana nellāoperazione cheha portato allāeliminazione di Enrico Mattei.
Egli aveva deciso di spostare il suo appoggio finanziario alla politi-ca di Aldo Moro, tradizionalmente filo arabo e ciĆ² contribuƬ ad acce-lerare i tempi della necessitĆ di una sua eliminazione.
13 - LāITALIA HA PERSO
Con la morte di Mattei fu lāItalia come Paese, come comunitĆ nazionale alla ricerca di una propria sovranitĆ e libertĆ di scelta edāazione, a perdere.
Se rivolgiamo attenzione allāultimo discorso di Mattei pronunciatoproprio quel 27 ottobre del 1962, poche ore prima di morire, troviamoalcune espressioni e alcuni pensieri che sembrano essere quasi untestamento.
La schiettezza delle parole di Mattei ĆØ quella consueta: diretto aisiciliani disse: āAmici miei non vi porteremo via niente. Tutto quelloche ĆØ stato trovato, che abbiamo trovato, ĆØ della Sicilia, e il nostrosforzo ĆØ stato fatto per la Sicilia e per voiā.
Erano parole rassicuranti verso un popolo troppe volte tradito e
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abbandonato,derubato dalla mafia e dai governi collusi, un popolo cheaveva riposto la speranza. E quando una voce gli chiese se avessefatto tornare i suoi figli dallāemigrazione, Mattei, interrompendo il suodiscorso, rassicurĆ² ogni famiglia dicendo che la ricchezza della terrasiciliana sarebbe rimasta lƬ per i siciliani.
Parole significative, al riguardo, sono state scritte da Ciriaco DeMita che sottolineĆ² a proposito della visione politico-imprenditoriale diMattei: ā... Era, forse, una colpa grave cercare di recuperare allāIta-lia un prestigio perduto con lāautarchia, con la guerra, con alleanzesbagliate, con sottomissioni acritiche e cecitĆ di fronte a popoli, an-chāessi coinvolti nel conflitto mondiale decisi a conquistarsi la propriaindipendenza? Era davvero un delitto imperdonabile, unāoffesa ai co-dici ed alla Costituzione, concepire il ruolo di uno Stato moderno infunzione anche sociale, non lasciando che le leggi del mercato fosse-ro bilanciate soltanto dallo scontro duro fra capitale e lavoro? Eraproprio un peccato capitale introdurre la filosofia della socialitĆ negliordinamenti e nelle istituzioni di uno stato democratico non paludato eneppure disposto a smarrire il senso delle riconquistate libertĆ , dellaforte spinta popolare che sorreggeva le speranze di un domani diver-so perchĆ© migliore?ā94.
UnāItalia libera e sovrana, autosufficiente, questa era lāItalia chesognava e che desiderava Mattei. UnāItalia autonoma sotto il profilodelle risorse energetiche e con lāItalia molti altri paesi del Terzo Mon-do produttori di petrolio. Ecco perchĆ© lāENI fu trasformata progressi-vamente in una forza mondiale che si battĆØ contro il sistemaprevaricatore e monopolistico delle āSette Sorelleā, fulcro del poteremondiale anglo-americano.
Scriveva Mattei: āIl petrolio ĆØ una risorsa āpolitica per eccellenzaā,sin dai tempi in cui la sua importanza era piĆ¹ strategica che economica.Si tratta ora di portare al servizio di una buona politica, il piĆ¹ possibilepriva di reminiscenze imperialistiche e colonialistiche, volta al manteni-mento della pace, al benessere di chi quella risorsa possiede per donodella natura e di chi la utilizza per forza della sua industriaā95.
94 ENI, inserto Mattei: quellāidea di libertĆ , testimonianza di Ciriaco De Mita95 C.MOFFA (a cura di), Enrico Mattei contro lāarrembaggio al petrolio e al
metano, Edizioni Aracne, Roma 2006, pag.66
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Cap. III - CHI HA UCCISOENRICO MATTEI
1 - LA MATTANZA
Chi ha ucciso Mattei? Ripartiamo dalla Sicilia, arriveremo aRoma e, forse,... ancora piĆ¹ lontano...
Enrico Mattei muore tragicamente alle 18:59 la sera del 27 ottobre1962 a BascapĆØ, un piccolo centro a pochissimi chilometri dallāiniziodella pista dāatterraggio dellāaeroporto milanese di Linate.
La localitĆ Cascina dāAlbaredo, situata nel comune di BascapĆØ,dove il Morane Saulnier di Mattei sāabbattĆØ, dista poco meno di quat-tordici chilometri dallāinizio della pista dāatterraggio di Linate, in ter-mini tecnici, meno di un minuto e mezzo di volo ancora.
Eā ormai certo, nonostante la grave evasivitĆ e la colpevole su-perficialitĆ dellāinchiesta ātecnicaā condotta allāindomani della scia-gura, che Enrico Mattei sia rimasto vittima di un attentato.
Per giungere a questa veritĆ ci sono voluti piĆ¹ di quarantāanni e laconquista di questa veritĆ non ĆØ stata facile nĆ© incontrastata: alcunitestimoni scomodi sono stati fatti tacere per sempre, molte prove sonostate sistematicamente distrutte, gli esecutori materiali dellāattentatosono ancora a piede libero o, comunque, non hanno ancora saldatoalcun debito con la giustizia.
Renzo Rocca, colonnello in posizione ausiliaria ed ex Capo dellaSezione Relazioni Economiche Industriali del SIFAR, muore nel po-meriggio del 26 giugno 1968, alle ore 13:50, nellāingresso di un suoufficio nella centralissima Via Barberini a Roma per un colpo di pisto-la calibro 6,35 apparentemente sparato dalla stessa vittima. Esatta-mente sei giorni prima, la stampa aveva riportato sensazionali rivela-zioni sullāassassinio di Enrico Mattei, per la prima volta dopo sei anni.
Rocca era stato uno stretto collaboratore di Mattei, al quale avevacurato alcuni importantissimi viaggi quali quello in Cina e al Cairoassieme a Fanfani.
Rocca era a conoscenza delle decisioni riservatissime prese in
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occasione di questi viaggi oltre ad essere tramite di tre societĆ inter-nazionali che si occupavano di petrolio in Medio Oriente: la InternationalEgyptian Oil Company, la Cope e la Gaz Orient, con sede a Beirut,dove Rocca avrebbe dovuto recarsi pochi giorni prima di morire. Rocca,inoltre, era in possesso di un rapporto riservatissimo dal quale sievinceva in maniera chiara il coinvolgimento e la complicitĆ di Cefiscol Pentagono nellāambito dellāomicidio Mattei.. Era quel rapportoche un capitano dei servizi segreti cercĆ² affannosamente eimprovvidamente quando si precipitĆ² nello studio di Rocca subito dopola morte di costui.
Torneremo a parlare di testimoni scomodi misteriosamente sparitio eliminati e parleremo anche di interviste non concesseci, di stranereticenze e di silenzi inquietanti, anche dopo tanti anni.
Negli ultimi due giorni di vita di Mattei cāĆØ un vuoto di poche ore.In quelle poche ore cāĆØ la spiegazione della tragedia di BascapĆØ. Sonopoche ore che Enrico Mattei trascorse a Palermo, la cittĆ dovāĆØ scom-parso De Mauro.
Dopo avere visitato gli impianti di Gela e unāarea sulla quale avreb-be dovuto sorgere un centro residenziale per i dipendenti dellāEnte,Mattei inviĆ² a Catania tutto il suo seguito: il giornalista americanoMac Hale, il Capo dellāUfficio Pubbliche Relazioni dellāENI in Siciliae Segretario Regionale della Democrazia Cristiana Graziano Verzotto,un altro giornalista inglese, il funzionario dellāENI Paolo Iocolano.
MandĆ² a Catania anche il suo aereo personale pilotato da IrnerioBertuzzi, suo pilota di fiducia.
In elicottero Mattei, senza accompagnatori, raggiunse Palermo.Per lāesattezza, raggiunse lāaeroporto di Punta Raisi. Era il 26 otto-bre. Si dice che in quella sede Mattei dovesse incontrare un impor-tante esponente politico libico col quale concordare alcune importantidecisioni. In quei giorni i rapporti tra Libia e Algeria erano arrivati adun punto di tensione estrema a causa di una vasta area di confine nelSahara che i due Paesi si contendevano.
Si pensa che Mattei abbia cercato di mettersi in mezzo tra la Libiae gli Stati Uniti favorendo un colpo di Stato che avrebbe determinatoun governo antiamericano in Libia. Ma sono solo ipotesi.
Torniamo, quindi, ai fatti. Cosa aveva scoperto il giornalista De
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Mauro sullāomicidio Mattei? Non certo una paternitĆ nord-africana alsabotaggio dellāaereo di Mattei, piuttosto un attentato, ben progettato,che con una carica di esplosivo plastico, probabilmente non superioreai 40 o 50 grammi, mise fuori uso le superfici di governo del suoaereo. Queste superfici di governo funzionavano grazie ad un co-mando meccanico dāemergenza.
La carica dāesplosivo fu applicata in corrispondenza dellāapparatoa forma di ogiva che regolava i timoni di profonditĆ . Quasi certamen-te fu usato un detonatore al fulminato di mercurio in un contenitoremetallico che, a contatto con i fili della centralina, provocĆ² un cortocircuito nel momento in cui Bertuzzi, il pilota, accese le luci di viaallāatterraggio. Il corto circuito riscaldĆ² a sua volta il contenitore pro-vocando lāesplosione del detonatore e della carica di plastico.
Lāesplosione non fu particolarmente violenta, ma fu piĆ¹ che suffi-ciente a far perdere quota allāaereo e a renderlo ingovernabile, ren-dendo vano ogni tentativo del pilota di riprendere quota. Lo scoppioprovocĆ² una frammentazione di piccole schegge e una di queste riu-scƬ a perforare lāogiva stessa dei comandi.
CāĆØ una foto che mostra chiaramente il foro prodotto. Eā la provavisiva dellāattentato. Eā la prova che conosceva Rocca, ĆØ la prova checonosceva De Mauro. Eā la rivelazione che proviene dallāestremitĆ dellacoda dellāaereo di Mattei, laddove per accedere allāogiva bastava svi-tare un piccolo tappo esterno destinato alle manutenzioni. Con un cac-ciavite o con una monetina lo si puĆ² fare in soli dieci secondi.
Questa e altre numerose constatazioni hanno reso possibile lariapertura dellāinchiesta sullāomicidio Mattei a partire dalla denunciacontro ignoti per omicidio plurimo effettuata dal giornalista Ugo Morettiil venti novembre del 1970 alla Procura di Milano, che segue la sen-tenza del Tribunale Civile e Penale di Pavia che in data trentuno mar-zo del 1966 aveva dichiarato il non doversi a procedere contro ignotiin ordine ai reati rubricati perchĆ© āi fatti relativi non sussistonoā96.
Secondo gli estensori di tale sentenza, lāincidente fu determinatoda una causa che repentinamente determinĆ² una brusca virata a de-stra dellāaereo con la conseguente perdita di stabilitĆ nel volo e incli-
96 Tribunale Civile e Penale di Pavia, Fascicolo n. 2471/62, pagg. 310-321
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nazione verticale a destra; lāaereo, inoltre, non poteva essere esplosoin volo perchĆ© giunse integro a terra dove, picchiando violentemente,trovĆ² la propria distruzione nonostante gli ipersistematori, gli aerofrenie il carrello di atterraggio fossero ancora retratti.
Gli estensori di tale sentenza scrivono anche che āla manomissionedi un organo meccanico la cui funzionalitĆ venga poi meno nel corsodella navigazione, non ĆØ opera di tutti ma esige la competenza specificadi tecnici particolarmente addestrati, ai quali ĆØ poi necessario disporredi unāapprezzabile lasso di tempo per poter porre allo scoperto il conge-gno da sabotare e per poi porre in atto il sabotaggio stessoā97.
La brevitĆ delle soste effettuate nellāaeroporto di Catania non avreb-bero, comunque, consentito un simile intervento. PiĆ¹ probabile, se-condo costoro, che lāincidente possa essersi verificato a causa di unerrore umano da parte del pilota Bertuzzi, dovuto soprattutto a stresse stanchezza, dal momento che il pilota si era sottoposto nelle ultimequarantāotto ore a pesanti turni di guida dellāaereo in condizioni clima-tiche e metereologiche non del tutto favorevoli, come nella fatidicasera del 27 ottobre a BascapĆØ.
A tal riguardo si adoperarono anche sistemi discutibili per giungerea provare lo stato depressivo di Bertuzzi: si arrivĆ² a citare pagine di undiario personale che altro non riporta che la solita storia contrastata eclandestina di una passione amorosa extraconiugale, vissuta da un uomomaturo ed equilibrato, ma consapevole delle proprie responsabilitĆ fa-miliari nei confronti di una moglie e di un figlio. Niente di piĆ¹.
In quelle pagine semmai possiamo constatare ulteriormente la lu-ciditĆ ed il pieno possesso delle facoltĆ dāintendere le proprie volontĆ ad opera del povero Bertuzzi. Ma, come scriveva Oscar Wilde, chidice la veritĆ prima o poi si scopre sempre.
Nel 1994 la Procura di Pavia, sulla base di quanto verificatosi con ilrapimento e con la scomparsa del giornalista Mauro De Mauro e delladenuncia presentata dal fratello di Enrico Mattei, Italio, riapre lāinchie-sta corredandola con un poderoso lavoro istruttorio e probatorio e giun-gendo presto alla determinazione che lāaereo di Mattei era precipitato acausa dellāesplosione di un piccolo ordigno posto allāinterno dellāabitacolo.
97 Tribunale Civile e Penale di Pavia, Fascicolo n. 2471/62, pag. 4
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Da questa inchiesta, tuttavia, emergeranno una serie di responsa-bilitĆ , implicazioni e omissioni molto gravi derivanti da diversi rappre-sentanti politici, imprenditoriali e, cosa ancora piĆ¹ grave, da parte diuomini delle istituzioni.
La prima responsabilitĆ evidente ĆØ quella che emerge a propositodella prima inchiesta attivata e chiusa in pochissimo tempo e direttaad escludere aprioristicamente qualsiasi ipotesi di un sabotaggio del-lāaereo di Mattei.
I personaggi che hanno commissionato, diretto e redatto tali con-clusioni non hanno pagato ancora nulla e non sono mai stati invitati, senon nei confronti di alcuni di loro dal Giudice Calia, a chiarire i loroerrori e a motivare quella insolita celeritĆ nel concludere lāinchiesta enel distruggere anche la fonte principale per il riesame dei periti con-sistente nel relitto del Morane Saulnier che solo qualche anno dopo,nel1966, venne restituito alla ditta per essere fuso definitivamente.
La seconda responsabilitĆ evidente ĆØ quella che il sequestro delgiornalista De Mauro era stato attuato in conseguenza della mortenon accidentale di Mattei.
Anche in questo caso, alcuni protagonisti di quelle indagini a Pa-lermo, pur avendo sbagliato, non sono mai stati chiamati a chiarire leloro posizioni e oggi, purtroppo, ĆØ davvero troppo tardi dal momentoche solo uno di questi ĆØ ancora in vita e, peraltro, sottoposto agliarresti domiciliari.
Tra gli altri, anche il Generale Dalla Chiesa si chiuse in unāinter-pretazione del tutto errata del sequestro De Mauro, attribuendolo aduna indagine sul traffico di droga che il giornalista palermitano stavasvolgendo.
Oggi sarebbe interessante sentire al riguardo, invece, lāex Que-store di Palermo Bruno Contrada, dal momento che Boris Giuliano ĆØgiĆ stato opportunamente eliminato.
Inizialmente, e a margine di queste inchieste palermitane connes-se alla sparizione di De Mauro, furono sospettati alcuni personaggiquali un commercialista palermitano, Antonino Buttafuoco, molto pro-babilmente un mitomane; lāex senatore Graziano Verzotto, Presiden-te dellāEnte Minerario Siciliano e rappresentante dellāEni in Sicilia,propugnatore e organizzatore del fatale ultimo viaggio di Mattei nel-
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lāisola; e, per finire, lāineffabile figura dellāavvocato Vito Guarrasi,autentica eminenza grigia dellāaffarismo mafioso siciliano e giĆ so-spettato di essere mandante dei delitti Giuliano e Insalaco.
PerchĆ© furono fatti i nomi di questi tre personaggi e da chi?Fu āBruno Contrada al Pubblico Ministero di Pavia a evidenziare
che lāallora Questore di Palermo, Li Donni, pochi giorni dopo il seque-stro De Mauro aveva incaricato lāufficio politico della Questura diPalermo di svolgere una inchiesta riservata, mirata ad accertare even-tuali responsabilitĆ di Eugenio Cefisā98.
Dallāinchiesta emersero i nomi dei tre personaggi giĆ citati, seppursu piani e per motivazioni del tutto diversi.
Come pure dallāinchiesta emerse lāinequivocabile movente politi-co nel sequestro del giornalista Mauro De Mauro e la sussistenteconnessione tra questo sequestro e la morte di Mattei nonchĆØ lafocalizzazione dei sospetti sul ruolo svolto dallāavvocato Vito Guarrasie da Eugenio Cefis.
2 - I DEPISTAGGI
I tentativi di occultare la veritĆ sono stati molteplici: a partire dallaprima inchiesta, ogni sforzo ĆØ stato fatto per far sembrare lā attentato,un incidente e per attribuire a improbabili errori umani o addirittura acapricci del destino, quanto verificatosi. Anche i fatti successivi allaprima inchiesta rivelano pesanti tentativi di sviare le indagini e di rico-struire lāaccaduto in maniera fantasiosa e imprecisa.
IniziĆ² lāallora Direttore del SID, Vito Miceli, tentando di stroncarelāinchiesta sui moventi del sequestro De Mauro.
Ce ne parla il compianto Boris Giuliano quando rivelĆ² ādi un incon-tro tra i vertici dei Servizi Segreti e i responsabili della polizia giudiziariapalermitana, tenutasi a Villa Boscogrande, dove fu importato lāordinedi annacquare le indaginiā99.
98 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Relazione del P.M.Vincenzo Calia, 16/10/2000, pag. 55 e seg.
99 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Sezione di PoliziaGiudiziaria, Prot.n. 12/159 della Compagnia Carabinieri di Pavia, foglio n. 8
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Nella testimonianza resa dal dr. Saito, allora Boris Giuliano gli ebbea confermare āla presenza in quellāoccasione del Direttore dei ServiziSegreti e del fatto che prima dellāinterruzione delle indagini lāistrutto-ria era giunta a focalizzare delle responsabilitĆ molto elevate e noiprevedevamo che quando avessimo assunto i provvedimenti opportu-ni sarebbe successo un finimondo. Noi con la polizia ritenevamo, in-fatti, con assoluta certezza, che De Mauro era stato eliminato perchĆ©aveva scoperto qualcosa di eccezionalmente rilevante relativamentealla morte di Matteiā100.
Vista la divergenza tra Carabinieri e Polizia su come erano stateindirizzate le indagini sulla morte di Mattei, ĆØ del tutto lecito doverpensare che qualcuno avesse mandato alla svelta il Direttore dei Ser-vizi in persona a Palermo per bloccare le indagini in corso.
Lāaltra operazione di depistaggio grave ĆØ stata quella perpetratadai Carabinieri trincerati dietro la posizione pregiudiziale del GeneraleDalla Chiesa, che partiva dal falso teorema che chi parlasse even-tualmente di delitto di Stato portasse lāArma dei Carabinieri ad anda-re contro lo Stato in una prospettiva impossibile. Tale depistaggio ĆØconfermato da Graziano Verzotto, come suggeritogli dai Carabinieriquando, a proposito del sequestro De Mauro, aveva parlato di mafia edi traffico di droga.
Altro depistaggio quello attuato dalla Polizia e, in particolare, dal-lāallora Questore Bruno Contrada che si recĆ² a Roma per interrogareun terrorizzato regista Rosi che, pur di accantonare definitivamente lavicenda De Mauro a margine del suo film āIl caso Matteiā, sarĆ di-sponibile a svuotare di ogni importanza le informazioni ricevute da DeMauro sulle ultime ore di vita di Mattei in Sicilia, salvo poi, perĆ², nontrovarsi piĆ¹ il copione di quel film!!!......
In veritĆ la figlia di De Mauro, Franca, ricostruendo le ultime partiprecedenti il sequestro del padre e ripensando alle sue parole ricordĆ²che avesse confermato la scoperta del personaggio col quale MatteipassĆ² le ultime due ore e, quindi, lāunico che potesse sapere lāorariopreciso di partenza dellāaereo di Mattei.
100 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Sezione di PoliziaGiudiziaria, Prot.n. 12/159 della Compagnia Carabinieri di Pavia, foglio n. 8
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Nonostante questi tentativi, anche dalle analisi investigative piĆ¹recenti, la morte del Presidente Mattei emerge avvenuta a causa nondi un incidente bensƬ di una precisa volontĆ .
3 - LA PISTA ENI. IL MOVENTE.
Da molteplici testimonianze rese in sede processuale da Elda DeMauro, moglie del giornalista Tullio De Mauro, fratello del giornalistarapito, nonchĆ© da Junia e Franca De Mauro, figlie del giornalista,risultano con una certa forza e ricorrentemente che dietro il seque-stro e lāuccisione di De Mauro possa esserci la volontĆ di eliminarescoperte e prove scottanti fatte dal giornalista in quellāestate circa ilcoinvolgimento di alte personalitĆ dellāENI, a partire dal suo Presi-dente di allora e da alcuni papabili della Sicilia. Questa tesi ĆØ stataperorata anche da alcuni giornalisti come Pietro Zullino e Paolo Pietronidel settimanale āEpocaā e da alcuni magistrati inquirenti.
Il Giudice per le indagini preliminari di Palermo, dr. Giacomo Con-te ācon propria ordinanza dellā8 aprile 1991, nel disporre nuove inda-gini sulla scomparsa di De Mauro osserverĆ che tra le varie ipotesisulla scomparsa di Mauro De Mauro, la piĆ¹ aderente alle risultanzedel procedimento ĆØ quella che egli sia stato sequestrato ed ucciso inrelazione allāinchiesta che stava conducendo sulla fine di EnricoMattei... Tale ipotesi presuppone che lāincidente aereo nel quale En-rico Mattei ha perso la vita sia stato causato da un sabotaggio dellāae-reo o da una carica di esplosivo precedentemente collocata su diesso...ā101.
Lāallora Commissario Capo Boris Giuliano, come ci conferma nelsuo diario il Giudice Rocco Chinnici āera certo che il responsabile delsequestro De Mauro fosse proprio Guarrasiā.
Dalle testimonianze di un articolo di Vittorio NisticĆ², allora Diret-tore del quotidiano āLāOraā di Palermo, si evince con chiarezza cheGiuliano fosse molto irritato per non aver potuto āarrestare subito, se
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non altro per reticenza, un importante uomo politicoā102, che per de-duzione giustamente NisticĆ² identifica o in Guarrasi o in Verzotto,essendo gli unici personaggi politici sui quali sāera indagato.
Anche il Commissario Capo Bruno Contrada, successivamentecaduto in disgrazia e con pesanti condanne giudiziarie a suo carico,ebbe a confermare la sua convinzione dellāesistenza di una āpistaMatteiā a giustificazione del sequestro De Mauro e del coinvolgimentonella vicenda dellāavvocato Vito Guarrasi, particolare confermatoglidallāallora Questore di Palermo, Li Donni.
Possiamo pervenire, pertanto, a queste prime essenziali conside-razioni: 1) De Mauro fu sequestrato e ucciso per aver scoperto chierano i mandanti del sabotaggio dellāaereo del presidente dellāENI; 2)fu posta in essere unāopera ostruzionistica e deviante ad opera dellapolizia giudiziaria e dei Servizi al fine di non consentire che emerges-se tale veritĆ ; 3) anche la magistratura inquirente non aveva svoltocompiutamente il proprio compito perchĆØ priva del riscontro di alcunifatti importanti che erano stati omessi appositamente; 4) tale fattoaccadeva allāinterno di un complesso e delicato momento politico chevedeva nel rinnovo delle cariche di Presidente della Repubblica e diPresidente dellāENI due momenti decisivi.
4 - I DOCUMENTI SPARITI
Dunque Mauro De Mauro, nellāambito di un lavoro di documenta-zione affidatogli dal regista Francesco Rosi per il suo film āIl casoMatteiā, aveva scoperto qualcosa di terribilmente importante per con-sentirgli di poterlo rivelare. Quasi certamente aveva scoperto lāiden-titĆ dei mandanti del sabotaggio dellāaereo di Mattei.
DovāĆØ finito il lavoro che era ormai in procinto di consegnare aRosi? Che il lavoro fosse stato ultimato ĆØ lo stesso Verzotto a confer-marlo quando dice di aver incontrato De Mauro āpochi giorni prima
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della sua scomparsa, mi pare il 14 settembre 1970, e aveva con sĆØ deifogli di carta dattiloscritti e che costituivano un copione del lavoro chegli era stato commissionato dal regista Rosiā103.
A livello di organi di Polizia Giudiziaria dello Stato era stata postain essere unāattivitĆ diretta a non consentire che emergesse la veritĆ dei fatti: una misteriosa busta gialla contenente i documenti su Mattei,e di cui fa menzione scritta il compianto Boris Giuliano, scomparealtrettanto furtivamente dalla documentazione disponibile presso laSquadra Mobile di Palermo. Di questo plico parlerĆ anche Contradaassociandolo a importanti rivelazioni sullāENI e su Verzotto.
Un altro aspetto inquietante della vicenda De Mauro ĆØ rappresen-tato dal ruolo svolto dallāavvocato Lupis, personaggio ambiguo, legatoalla massoneria e con rapporti con servizi segreti e suoi componentiallāordine del giorno. Egli difese, senza pretendere denaro, la famigliaDe Mauro: ma era davvero nobile difesa o depistaggio e controllodellāinchiesta? Che Lupis fosse in diretto contatto coi servizi segreti sipuĆ² facilmente dedurre dal fatto che, giĆ da allora, egli fosse in pos-sesso di informazioni delicate e provenienti dagli ambienti dei ServiziSegreti quali, ad esempio, del fatto che Mattei era sceso in Sicilia conentrambi gli aerei gemelli dellāENI proprio per evitare o prevenireeventuali tentativi di sabotaggio.
In questo ambito, pertanto, le figure di Lupis e del giornalista Zullinoche lāaveva aiutato a prendere contatti con la famiglia Mattei, assu-mono una sicura rilevanza per poter accostare il rapimento di DeMauro allāassassinio di Enrico Mattei.
A tal proposito anche il comportamento del tributarista palermita-no Buttafuoco, che fu in seguito arrestato nellāottobre del 1970, purtra le contraddizioni e le paradossali affermazioni di un personaggiomitomane, devāessere preso in attenzione e non sottovalutato soprat-tutto perchĆ© egli, durante il primo periodo della scomparsa di De Mauro,sembra essere stato mandato in avanscoperta per tastare il terreno eper valutarne le reazioni, soprattutto della famiglia De Mauro.
Esiste poi una telefonata intercettata dalla Polizia, in data 11 otto-
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bre del 1970, durante la quale Buttafuoco āplacando i timori di unmisterioso interlocutore, si preoccupava di tranquillizzare gli amici diTrapani sul sequestro De Mauroā104. Chi era lāinterlocutore? Chi eranogli amici di Trapani?
Fatto sta che poco piĆ¹ di una settimana dopo Buttafuoco vennearrestato.
Neppure un mese dopo, il giornalista Ugo Moretti presenta la de-nuncia contro ignoti per lāomicidio in danno di Mattei, Bertuzzi eMacHale alla Procura di Milano, denuncia che venne trasmessa il 25novembre del 1970, per competenza, alla Procura di Pavia.
Nel frattempo era stato pubblicato sulla rivista āLe Oreā, di pro-prietĆ del genero di Buttafuoco, un importante articolo sulle prove deldelitto Mattei. Era evidente che lāarticolo fosse usato come arma diricatto e, guarda caso, un mese e mezzo dopo la pubblicazione diquesto articolo Buttafuoco veniva scarcerato. A cosa alludeva lāarti-colo? Al fatto che durante lāultimo viaggio siciliano Mattei avesseavuto un incontro molto riservato con lāavvocato Vito Guarrasi, indi-cato dalle cronache giornalistiche come il vero mandante del seque-stro. Insomma Mattei vittima di un complotto allāinterno dellāENI.
Del resto questa pista dāindagine, e cioĆØ quella volta ad avvalorarelāipotesi di un accordo tra mandanti e complici allāinterno dellāENIvolti univocamente allāeliminazione dellāIng. Mattei, ĆØ stata sabotatapiĆ¹ volte e con sistemi anche troppo evidenti: dal finanziamentofornito da parte dellāEnte Minerario Siciliano presieduto da Verzottoal quotidianoāLāOraā di Palermo al fine di comprarne il silenzio o lacomplicitĆ nel depistaggio delle tesi alla clamorosa conferma data alP.M. dr.Calia ādella distruzione del fascicolo Mattei ad opera dellaCommissione Beolchiniā105 e riguardante i primi importantissimi rilie-vi investigativi portati avanti a Catania e a Palermo allāindomani del-lāincidente aereo del 1962.
Anche dalle dichiarazioni di alcuni importanti collaboratori di giusti-zia che hanno pagato con decine di lutti familiari le loro confessioni,
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come Tommaso Buscetta, Gaspare Mutolo e Salvatore Riggio, si hauna sostanziale conferma dellāimpianto investigativo che porta ad unadiretta connessione tra la scomparsa del giornalista De Mauro e lāas-sassinio dellāIng. Mattei con lāaggravante della scomparsa di quegli atti,di quei fascicoli, di quel materiale probatorio che ĆØ assente dalle sedidove opportunamente e doverosamente si sarebbero dovuti trovare.
Mattei, dunque, era stato vittima di un complotto, Guarrasi erastato il tramite in nome e per conto degli interessi politico-economicidi Fanfani e di Cefis, De Mauro era stato sequestrato e ucciso peraverlo scoperto.
Una tragica conferma di tutto questo teorema ci viene offertodalla testimonianza della nipote di Mattei, Rosangela, che aveva in-contrato lāallora onorevole Oronzo Reale in un albergo e chiacchie-rando con lei Reale le avrebbe confermato che lo zio sarebbe rimastovittima di un complotto nel quale Fanfani e Cefis avrebbero giocatoun ruolo determinante.
A supporto di questa tesi cāĆØ la dichiarazione agli atti processuali diItalo Mattei, fratello di Enrico, che ebbe a dire: āpoco prima del disa-stro, gli onorevoli Amintore Fanfani e Ugo La Malfa, di ritorno da unloro viaggio effettuato negli Stati Uniti, convocarono mio fratello e glidissero di non acquistare piĆ¹ petrolio dalla Russia....In quella circostan-za mio fratello disse chiaramente a Fanfani che da quel momento gliavrebbe tolto ogni appoggio politico e che da quel momento avrebbedato tutta la sua forza del suo peso politico allāonorevole Moro, ritenen-do costui uomo di maggiore capacitĆ e indipendenzaā106.
Era evidente, quindi, lāesistenza di un asse politico internazionaleche, partendo dagli interessi delle Sette Sorelle, attraverso i politicidemocristiani ricattabili al vertice dello Stato, allora spingesse per lāeli-minazione di Mattei e per il rientro allāENI di Cefis in un posto dipreminente responsabilitĆ , presidenza o vicepresidenza che fosse.Come poi puntualmente accadde...
Ugo Saito, Sostituto Procuratore dellāinchiesta De Mauro, ebbe adichiarare esplicitamente: āritenevano, infatti, che lāeliminazione di
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Mattei era da ricondursi a Fanfani il quale era sostenitore di una poli-tica petrolifera antitetica a quella di Aldo Moroā107.
Queste parole molto pesanti sono presenti nellāambito di una tra-scrizione di un verbale e, pur non sostenendo, chi scrive, accuse sen-za prove fondate, lāaccostamento della tragica fine di Aldo Moro aquella di Enrico Mattei fa riflettere non poco.
Torna utile, in tal senso, la testimonianza di Rosangela Mattei che,avendo incontrato casualmente il Ministro di Grazia e Giustizia dāallo-ra Oronzo Reale, si sentƬ ribadire da questāultimo le pesanti responsa-bilitĆ nellāomicidio Mattei proprio da parte di Fanfani e Cefis.
La tesi di un complotto partito dalla Sicilia e consumatosi in SiciliaĆØ una delle interpretazioni piĆ¹ robuste sia del caso Mattei che delsequestro De Mauro, ad esso direttamente collegato. Questa tesi farisalire al coinvolgimento di personaggi molto influenti della vita politi-ca siciliana e non solo, con particolare attenzione per il ruolo svoltodallāavvocato Vito Guarrasi, la spiegazione del complotto che portĆ²allāeliminazione del Presidente dellāENI a causa del rifiuto da parte diMattei di rilevare le attivitĆ economiche connesse alle miniere baronalidi Galvano Lanza Branciforti, amministrate dai capimafia Vizzini e DiCristina e rappresentate legalmente dallāavv. Guarrasi.
Dalla preziosa ricostruzione offerta nel corso dellāintervista al Se-natore Macaluso, riportata integralmente in appendice, tuttavia si evinceun quadro molto diverso da quello ricostruito dalla Procura di Pavia.Infatti, nellāintervista rilasciatami a Roma il 23 marzo 2010, in meritoal ruolo di Guarrasi, Macaluso ha dichiarato:
āHo conosciuto bene Vito Guarrasi, fin dal1946. Ero segretario della Camera del Lavoro diCaltanissetta e in quel periodo, eravamo nel 1946, cāera-no le lotte per lāoccupazione delle terre e uno scontroviolento e accesissimo con i gabelloti mafiosi che ave-vano i loro fondi a Villalba, Musumeli e Tabia, zone dimafia. Mentre si consumavano questi scontri, il segre-
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tario regionale dl PCI, che allora era Girolamo Li Cau-si, mi disse che avrei dovuto recarmi a Palermo poichĆ©i Lanza che erano i feudatari di quella zona e, in parti-colare, il fratello minore Galvano, volevano stipulareun accordo con le nostre cooperative sindacali edestromettere Calogero Vizzini, Genco Russo e tutti glialtri del gotha mafioso di allora, che erano tutti gabelloti.Io andai a Palermo e cominciai la trattativa con questogiovane principe Galvano Lanza, assistito dallāavvo-cato Vito Guarrasi, nello studio del suocero di Guarrasi.In quellāoccasione conobbi lāavvocato Guarrasi il qualeportĆ² a compimento per conto dei Lanza lāaccordo connoi grazie al quale ci fu lāestromissione dei gabellotimafiosi che avevano tutti i contratti scaduti, rendendopossibile il nostro avvicendamento che, peraltro, nonfu in seguito reso possibile dal momento che i mafiosimisero le mitragliatrici allāingresso delle terre, sparan-do a chiunque tentasse di entrare e scatenando una verae propria guerra. Guarrasi fu candidato alle elezionidel 1948 nel Fronte Popolare nelle liste di Democraziadel Lavoro con Nasi. Quando andai a fare il segretarioregionale della CGIL, nel 1947, lo incontrai di nuovoperchĆ© lui, in qualitĆ di amministratore dei Lanza, ammi-nistrava la miniera Trampia di Riesi, la piĆ¹ grande minie-ra esistente in quel territorio con piĆ¹ d 1500 operai.Quindi lo incontrai nel corso della contrattazione. Egliruppe con lāAssociazione mineraria che era formata daesponenti mafiosi come Calogero Vizzini, dal deputatodemocristiano Calogero Volpe e da altri esponenti cheuscirono dallāassociazione perchĆ© in polemica e in di-saccordo con Vizzini. Guarrasi, dunque, dimostrava diavere una forte vocazione antimafiosa. FormĆ² il partitoradicale assieme a Eugenio Scalfari e a Piccardi e quan-do ci fu ālāoperazione Milazzoā, nel 1958, Milazzo loprese come suo collaboratore e lo fece segretario della
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programmazione del piano di lavoro.Uno degli atti che fece Milazzo, stimolato an-
che dallo stesso Guarrasi e soprattutto dal presidentedella Sicilindustrie Ing. Lacavera, fu un accordo conlāENI.
Dalle concessioni che erano state date dai pre-cedenti Governi si comprendeva che cāera un vero e pro-prio veto nei confronti dellāENI. Il Governo Milazzo rup-pe questo veto e diede le concessioni a Mattei per Gela eper il gas in provincia di Enna. A causa di ciĆ² Luigi SturzoscomunicĆ² uno dei suoi migliori allievi e cioĆØ Milazzostesso. Proprio per questo Mattei sāinnamorĆ² dellāintelli-genza dellāavvocato Guarrasi e lo assunse come avvo-cato dellāENI. Quindi egli divenne lāavvocato consulen-te dellāENI e questa situazione continuĆ² anche dopo lacaduta del Governo Milazzo.
Eā vero che gli intrecci non mancarono perchĆ©,nel frattempo, nacque lāEnte Minerario Siciliano e si af-fermĆ² la figura di Graziano Verzotto, che era stato uomodi Mattei ed era segretario regionale della DC, un venetotrapiantato in Sicilia e implicato in mille affari.
Il mio ricordo si ferma, perĆ², al 1962 quandolasciai la Sicilia per venire a Roma nella Segreteria Na-zionale del mio Partito. Il mio rapporto con Guarrasi siferma, tuttavia, per un motivo ben preciso, per un motivopolitico. Egli, infatti, dopo aver fatto parte come consu-lente per il governo Milazzo, si mise a fare il consulenteper tutti gli altri presidenti della regione che seguirono.Era un uomo particolarmente intelligente, era un avvo-cato molto preparato e il suo studio diventĆ² il luogo diconnessione tra il mondo politico e imprenditoriale dellaSicilia, le imprese e tutte le altre societĆ imprenditorialiitaliane e con i rispettivi personaggi in cerca dāaffari.
Personalmente, comunque, se dovessi dare ungiudizio personale, non ritengo che lui abbia avuto un
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ruolo nellāuccisione di Mattei. Dico questo perchĆ© dopola morte di Mattei, il suo successore, Cefis, continuĆ² adavere come suo consulente lāavv.Guarrasi, quindi noncredo alla complicitĆ di Guarrasi in questo crimine. Egliera un uomo molto abile, un uomo di potere, si mise den-tro al sistema della DC e dei rapporti con le grandi im-prese. Ebbe una presenza attiva in altri tipi dāintrighi,quelli relativi a governare con leggi che venivano di vol-ta in volta modificate per servire ben precisi interessi.Che fosse stata usata la mafia non lo escludo, perchĆ©come ābraccioā non cāĆØ dubbio che il potere che avevafin da allora la mafia era un potere penetrante, che pote-va permettergli di entrare negli aeroporti e preparare at-tentati anche perchĆ© la mafia, giĆ da allora, non era piĆ¹quella dei contadini analfabeti alla Riina ma era anchequella dei colletti bianchi. Personalmente escluderei,anche per come lāho conosciuto umanamente, uncoinvolgimento del Guarrasi in questa faccenda anchese le sue frequentazioni erano molto eterogenee....ā
Nonostante la prudenza dei ricordi e dei pareri espressi dal Sena-tore Macaluso, tuttavia, troppe volte le strade di Graziano Verzotto edi Vito Guarrasi si incrociano pericolosamente.
Alla base, infatti, non ci sono soltanto āaffari confessabiliā, comenel caso della vicenda dei āfondi neriā dellāEnte Minerario Sicilianodepositati presso la Banca Loria di Milano, giĆ del gruppo di MicheleSindona.
De Mauro nella sua inchiesta costruita per il regista Rosi si era piĆ¹volte consultato con Graziano Verzotto che in quel momento era incontrasto netto con Cefis per la costruzione di un metanodotto checollegasse lāAfrica alla Sicilia. Il trasporto del gas liquefatto con navimetaniere era stato preferito al metanodotto ed era stato affidato adAngelo Moratti, petroliere milanese che aveva ottenuto ciĆ² tramite unappalto ENI- ESSO.
Tipi di appalti simili erano impensabili se fosse stato vivo Mattei enon ĆØ un caso che furono utilizzati tutti dopo la sua morte in conse-
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guenza della nuova linea politica impressa allāENI da Eugenio Cefis eda Vittorio Cazzaniga.
De Mauro, quindi, sarebbe stato incaricato da Verzotto di racco-gliere tutti quegli elementi utili per mettere nei guai Cefis che avver-sava la costruzione del metanodotto. De Mauro, proprio a propositodellāomicidio Mattei, avrebbe raccolto elementi di prova pesanti a caricodi Cefis e del suo braccio destro in Sicilia,,lāavvocato Vito Guarrasi,,equestāultimo ne avrebbe ordinato il sequestro e lāeliminazione.
Fu lo stesso Verzotto, in unāintervista del 10 febbraio del 2003 al gior-nalista Tony Zermo de āLa Siciliaā, a rafforzare lāipotesi del coinvolgimentodi Cefis nellāattentato a Mattei con motivazioni, tuttavia, piuttosto lacunose.Alle domande del giornalista, a proposito della fine di Mattei, Verzottorispose che per capire chi avesse potuto uccidere Mattei era necessariochiedersi prima chi ne avesse tratto vantaggio.
A giudizio di Verzotto fra Mattei e le Sette Sorelle erano in corsotrattative ormai avanzate e futuri importanti accordi internazionali;neanche i servizi segreti francesi avrebbero piĆ¹ avuto interesse a eli-minare Mattei dopo lāindipendenza dellāAlgeria.
Restava lāunica persona che avrebbe cambiato la politica e il de-stino dellāENI una volta morto Mattei, e cioĆØ chi ne fu il successore,Eugenio Cefis.
Resta il fatto, perĆ², che di fronte ad alcune dichiarazioni moltoimportanti rese da Tommaso Buscetta, non si fecero le necessarie edovute indagini e non si cercarono gli opportuni riscontri. IntantoBuscetta aveva testimoniato con chiarezza, facendo nomi e indican-do circostanze precise nonchĆ© le fasi cruciali e le modalitĆ del sabo-taggio dellāaereo di Mattei. Il tutto si svolse, secondo le rivelazioni diBuscetta, sulla pista dellāaeroporto di Fontanarossa di Catania da unaāsquadraā mandata dal boss di Riesi, Giuseppe Di Cristina, e formatada Giuseppe Ferrera, Antonio Minore, Bernardo Diana e lo stesso DiCristina, che avrebbero sabotato lāaereo dopo aver fatto allontanarecon un pretesto, per qualche minuto, il tempo necessario, il pilota IrnerioBertuzzi che attendeva lāarrivo di Mattei per ripartire.
Queste dichiarazioni sono state riportate anche in altre circostan-ze e in altre occasioni: perchƩ non si fa luce sugli esecutori materialidi un omicidio, ma, addirittura, dopo aver accertato che trattavasi di
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omicidio la medesima persona disponeva lāarchiviazione dellāinchie-sta? Eā come se accertassi che un decesso ĆØ derivato da un attoviolento e non da cause naturali e non andassi a indagare chi ne ĆØstato il colpevole. O si ha paura di andare agli esecutori materiali pernon accedere al cosiddetto primo livello delle responsabilitĆ , come ledefiniva Buscetta, e quindi scoprire anche i mandanti?
Buscetta, peraltro, come ci conferma Pino Arlacchi nel suo libroāAddio Cosa Nostraā, parla dellāinteressamento della Mafia dovutoallāintervento decisivo e ad una esplicita richiesta in tal senso di unvecchio influente boss di origine siciliana Angelo Bruno, venuto appo-sta dagli Stati Uniti per chiedere il āfavoreā dellāeliminazione di Matteiper conto delle Sette Sorelle.
Lāassassinio Mattei, pertanto, ĆØ da inquadrare in un contesto ben piĆ¹ampio e complesso che non da quello di una lotta fratricida interna al-lāENI e riguardante alcuni potenti personaggi di rilevanza soltanto locale.
5 - CHI ERA VITO GUARASSI ?
Vito Guarrasi era uno dei piĆ¹ importanti avvocati esistenti in Sicilianellāimmediato dopoguerra. CiĆ² si evince dalla testimonianza di Ema-nuele Macaluso riportata in appendice a questo lavoro, laddove il Se-natore siciliano ricorda lāimportanza degli interventi di Guarrasi a par-tire dal 1946 nellāambito delle lotte per lāoccupazione delle terre daparte delle cooperative dei lavoratori contro i gabelloti mafiosi.
Lo studio Guarrasi via via ricevette sempre piĆ¹ numerosi e impor-tanti incarichi e la sua consulenza fu ritenuta preziosa e importanteanche dallāENI oltre che dallāEnte Minerario Siciliano.
Risulta dagli atti del processo di Pavia che durante lāultimo viaggio diMattei, tenutosi tra il 26 e il 27 ottobre del 1962, questāultimo sāintrattenneper alcune ore a Palermo āin una importante riunione alla quale potevaaver partecipato Vito Guarrasiā108. Costui ha sempre negato questa cir-costanza, negando anche il fatto che Mattei si fosse recato a Palermo.
108 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Sezione di PoliziaGiudiziaria, Prot.n. 12/159 della Compagnia Carabinieri di Pavia, foglio n. 37
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Questa circostanza, perĆ², ĆØ confermata da alcuni passaggi trattidal diario di Pompeo Colajanni e dalla testimonianza di Mario Campelli,Capo del personale ENI di Gela, che riferirĆ di ricordare che āMatteivenne raggiunto a Gela da alcuni politici palermitani tra i quali Verzottoe DāAngelo, per poi spostarsi a Palermo per una riunione politicaā109.
Ci sono, inoltre, le intercettazioni telefoniche eseguite sullāutenzadi Verzotto e la registrazione delle dichiarazioni fatte dalla moglie diquestāultimo che dava per scontato il viaggio di Mattei a Palermo.
Del resto anche il pentito Buscetta rivelĆ², a proposito di quegliultimi due giorni, di misteriosi incontri procurati artatamente a Matteiper favorire meglio i tempi e le modalitĆ del sabotaggio.
Torniamo, dunque, a Guarrasi. Nonostante fosse stato nominatoconsulente dellāENI e nonostante le sue indubbie capacitĆ , in quellāul-timo periodo Mattei aveva deciso di accantonarlo. PerchĆØ? Qualcu-no dice a causa del fatto che erano state scoperte delle pericolosecontiguitĆ con la mafia e lo studio Guarrasi e, conseguentemente,lāavvocato Guarrasi aveva dato le dimissioni dal consiglio di ammini-strazione dellāANIC Gela nel 1960. Comunque, ĆØ un fatto che Guarrasi,che trarrĆ notevoli vantaggi dalla presidenza Cefis e un numero im-pressionante di nomine, venne sospettato di essere stato il mandantedel sequestro De Mauro proprio perchĆ© il giornalista palermitano avreb-be appurato circostanze, fatti e riscontri estremamente delicati sul-lāultimo viaggio di Mattei in Sicilia e sul sabotaggio del suo aereo.
Allo stesso modo e a onor del vero fu lāavvocato Guarrasi a porta-re a termine la trattativa per conto della Regione Sicilia circa la realiz-zazione del Petrolchimico di Gela.
Come corrisponde ad una constatazione oggettiva lāosservazioneche si puĆ² fare circa i depistaggi e le responsabilitĆ di alcuni alti fun-zionari della Questura di Palermo dellāepoca a proposito della scom-parsa di importanti documenti e di importanti prove a carico delGuarrasi, a partire dalla registrazione di quellāimportante telefonatafatta da Parigi e diretta al ragionier Buttafuoco che incautamenteaveva svolto le parti di mediatore-spia tra la famiglia De Mauro e gli
109 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Sezione di PoliziaGiudiziaria, Prot.n. 12/159 della Compagnia Carabinieri di Pavia, foglio n. 38
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autori del sequestro del giornalista, in cui Guarrasi sāinformava conansia se il sequestrato avesse mai lasciato appunti o informazioni cir-ca la vicenda Mattei ai suoi famigliari e se questi li potessero even-tualmente conservare in qualche parte.
Ci furono denunce e assoluzioni; i giornalisti che avevano fatto ilnome di Guarrasi e che erano stati querelati da questāultimo furonosuccessivamente assolti.
Resta comunque in piedi la considerazione che la morte di Matteinon poteva che restituire unāindubbia occasione di vantaggio sia perGuarrasi che per Cefis.
Infatti ā...entrambi erano stati o si erano allontanati dallāENI per-chĆ© rappresentanti di interessi contrari a quelli dellāEnte Petroliferoed erano rientrati allāENI immediatamente dopo la morte di EnricoMatteiā110; era stato Cefis, inoltre, a far avere lāincarico di consulen-te dellāEnte allāavvocato Vito Guarrasi.
La stessa figlia, ora defunta, del giornalista De Mauro, Junia, ebbea dichiarare in data 13/3/1971 al giudice dr. Fratantonio di una con-versazione avuta con il padre dicendo ā...con tale ricostruzione sonoin grado di affermare con sicurezza che mio padre addossava preciseresponsabilitĆ sulla morte di Mattei allāattuale presidente dellāENI,Eugenio Cefis. Desidero precisare che mio padre non fece esplicita-mente il nome Cefis, ma disse testualmente attuale presidenteā111.
Le connessioni tra il delitto Mattei e il sequestro e delitto De Maurovengono definitivamente ribadite dalla Procura della Repubblica diPavia che ricorderĆ ā...le ultime dichiarazioni di Graziano Verzottorese in data 4/9/1998, suffragate dai numerosissimi elementi elencatinel presente documento, rendono la connessione tra Mattei e DeMauro evidente e certa e non lasciano spazio a dubbi che Mauro DeMauro sia stato sequestrato proprio in ragione del fatto che stavaindagando specificatamente sulle responsabilitĆ di Cefis e Guarrasisulla morte di Enrico Matteiā112.
110 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Sezione di PoliziaGiudiziaria, Prot.n. 12/159 della Compagnia Carabinieri di Pavia, foglio n. 75
111 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Sezione di PoliziaGiudiziaria, Prot.n. 12/159 della Compagnia Carabinieri di Pavia, foglio n. 77
112 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Sezione di PoliziaGiudiziaria, Prot.n. 12/159 della Compagnia Carabinieri di Pavia, foglio n. 79
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6 - LE MINACCE
Lā8 gennaio del 1962 fu trovato un cacciavite nel corpo di uno deimotori a reazione di un aereo di Mattei che si accingeva al decollo. Il22 gennaio del 1962 pervenne una lettera con minacce di morte aMattei nella sede di San Donato Milanese. Il 14 febbraio del 1962 unavoce con accento francese, che dice di essere un emissario dellāOAS(e cioĆØ di un potente servizio segreto francese), preannunciĆ² che avreb-bero fatto saltare col plastico la sede dellāENI a Roma.
Il 6 marzo del 1962 sempre la stessa voce con marcato accentofrancese chiese insistentemente dellāIng. Mattei al centralino dellasede RAI di Roma. Due giorni dopo una voce telefonĆ² al proprietariodellāHotel Eden dove alloggiavano abitudinariamente Mattei e la suasignora, minacciando di far saltare lāalbergo col plastico se avesserocontinuato a dare alloggio a Mattei. Il 20 marzo del 1963 pervenneroancora minacce allāHotel Eden, sempre con questa voce dallāinfles-sione francese.
Minacce, dunque, protrattesi per piĆ¹ di un anno: perchĆ© Matteinon fu protetto a dovere?
7 - IL VOLO
Mattei si era recato allāaeroporto Fontanarossa di Catania subitodopo aver pronunciato un breve discorso ai cittadini di GaglianoCastelferrato, proveniente da Nicosia, a bordo di un elicotterodellāAGIP pilotato dal comandante Pier Paolo Morrone al quale ave-va palesato una certa preoccupazione per le avverse condizioni me-teorologiche in Alta Italia anche se al momento di ripartire dimostravaun aspetto rasserenato e sorridente, col suo cappotto verde, nel saliresullāaereo che lāavrebbe dovuto riportare a Milano.
Il volo ebbe inizio con ben due ore e 27 minuti di ritardo. Il viaggiodi ritorno a Milano dellāing.Mattei avrebbe dovuto avviarsi alle 14:30mentre iniziĆ² effettivamente con le procedure dāimbarco solo alle 16:57.Il velivolo, quindi, si diresse sul radiofaro di Reggio Calabria che rag-
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giunse in soli dodici minuti di volo.Il viaggio continuĆ² con un sostanziale rispetto degli orari e delle
indicazioni tecniche di volo. Durante lāattraversamento del basso conodel radiofaro di Linate il velivolo ĆØ precipitato. Anche nellāipotesi cheil pilota abbia attuato una brusca manovra di discesa dagli 8000 piedidi livello di Voghera ai 2000 di Linate, tutte le operazioni furono docu-mentate con la massima chiarezza, serenitĆ e luciditĆ . Sono gli stessiperiti ad ammettere che lāincidente si ĆØ verificato in un tempo nonmaggiore di cinque secondi dopo lāultima comunicazione e avrebbeavuto inizio nella fase di volo allineata con la pista o nella parte finaledella virata precedente la fase di allineamento. Della serie quando cisi preparava a scendere.....
Lāinchiesta si concludeva nel marzo del 1963 e fu una delle piĆ¹veloci commissioni dāinchiesta mai ricordate. I risultati finali furonosintetizzati in 41 pagine dove spiccarono la superficialitĆ e lāapprossi-mazione e dove non si addivenne ad alcuna conclusione, escludendola possibilitĆ di unāazione delittuosa e di uno scoppio in volo: lāaereosarebbe caduto o per unāavaria tecnica o per un errore di manovra oper la concorrenza di piĆ¹ cause sia pure singolarmente insufficienti aprovocare un grave incidente. Una perdita di controllo della quale nonĆØ stato possibile accertare la causa o le cause che tale perdita dicontrollo hanno determinato.
Le attrezzature disponibili allāaeroporto di Linate erano tutte inregolare efficienza, come risulta dalla nota del 9/11/1962 dellāAlitaliarelativa allāatterraggio di un suo equipaggio qualche minuto dopo latragedia e dalla nota del 23/11/1962 della Scandinavian Airlines SistemLinate che confermava lo stato di efficienza della radio assistenzadellāaeroporto di Linate quella sera del 27 ottobre del 1962.
Vale la pena di ricordare sempre che lāincidente avvenne a soli 12chilometri dalla pista di Linate e che nel momento in cui si sono interrot-te le comunicazioni tra il pilota dellāaereo di Mattei e la torre di controllolāaereo dellāENI aveva giĆ iniziato la manovra dāatterraggio.
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8 - LāINCIDENTE (āLāABBATTIMENTOā...)
Lāaeromobile della societĆ SNAM, tipo MS 760/b Paris IIĀ° I SNAP,era partito dallāaeroporto Fontanarossa di Catania il giorno 27 ottobredel 1962, alle ore 16:57, diretto a Milano, aeroporto di Linate. Dopocirca due ore di volo,mentre stava seguendo il percorso del circuitodāattesa per portarsi sulla rotta dāavvicinamento finale e circa un mi-nuto prima di sorvolare il basso cono del radiofaro LY (Linate), ĆØprecipitato distruggendosi al suolo.
Come precisa lo storico De Sanctis āLāaereo ĆØ caduto a dodicichilometri dallāaeroporto di Linate,quando mancava un minuto e mez-zo allāatterraggioā113.
La prima ricostruzione dellāincidente fu fatta da una commissionedāinchiesta disposta dal Ministro della Difesa e nominata dallāUfficiodel Segretario Generale dellāAeronautica. Presieduta dal GeneraleSavi, la commissione sāinsediĆ² e iniziĆ² il lavoro il giorno 28 ottobre del1962. Si controllarono i documenti dellāaereo che risultĆ² essereseminuovo essendo stato costruito il 10 novembre del 1961, data delprimo collaudo, e revisionato in data 27/6/1962 presso la casacostruttrice. Anche tutte le altre attrezzature di bordo risultarono es-sere soddisfacenti e adatte.
Le informazioni sullāequipaggio si soffermarono sui titoli e sullacarriera aeronautica del pilota Irnerio Bertuzzi, che risultarono esseredi primissimo rilievo. Vennero ricostruite anche le ultime ore di Bertuzzi.Il 26 ottobre, alle ore 10 e venti, il Comandante Bertuzzi arrivĆ²allāaeroporto di Gela dopo circa unāora di volo, proveniente da Roma.RipartƬ per Palermo, ritornĆ² a Gela, ripartƬ da Gela alle ore 22:30 eatterrĆ² a Catania alle ore 22:46. A mezzanotte e trenta minuti arrivĆ²allāHotel āExcelsiorā dove si ritirĆ² in camera singola dopo aver acqui-stato un settimanale. Alle 7:30 si svegliĆ² e alle 8 uscƬ dallāHotel senzafare colazione. Alle ore 9:35 partƬ in aereo per Gela e ne ritornĆ² alleore 10:05. Dopo il rientro a Catania presenziĆ² al rifornimento del ve-livolo, si dedicĆ² alla compilazione del piano di volo e alle ore 12 circa
113 R.DE SANCTIS, Delitto al potere. Controinchiesta, Edizioni SamonĆ eSavelli, Roma 1972, pag.9
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consumĆ² la prima colazione, da solo, presso il ristorante dellāaeropor-to. ConsumĆ² una colazione frugale composta da un piatto di spaghet-ti al pomodoro, del pesce fritto, una piccola birra, un poā dāuva ed uncaffĆØ. Terminata la colazione Bertuzzi rimarrĆ in attesa, nei locali delbar-ristorante, dellāarrivo del presidente Mattei. La partenza per Mi-lano avvenne alle ore 16:57.
La meticolositĆ con la quale venivano descritti i movimenti diBertuzzi, presente soprattutto nella ricostruzione ad opera della com-missione governativa, era tendente non piĆ¹ ad appurare chi avessepotuto,anche solo per un quarto dāora, anche con un banale pretesto,distogliere il Bertuzzi dalla sorveglianza al suo aereo; non era tenden-te allāaccertamento delle cause e dei motivi per i quali quellāaereo eraesploso in volo.
Al contrario, sāera giĆ deciso che lāaereo fosse caduto per erroreumano e quel tragico errore non poteva che essere stato commessodal Bertuzzi a causa della condizione di stress e di stanchezza allaquale sarebbe stato sottoposto il pilota da determinate vicissitudini diservizio e di carattere personale. SāandĆ² scandagliando, allora e conben poco tatto e delicatezza, la vita privata di Bertuzzi, una sua rela-zione extraconiugale particolarmente tormentata e si allegĆ² perfino ildiario privato che fu rinvenuto tra le carte del Bertuzzi, dove si facevaesplicito riferimento a questa vicenda.
Insomma lāaereo di Mattei si sarebbe potuto disintegrare al suolo,come accade, a causa di un errore di Bertuzzi che in fase dāatterrag-gio, sbagliando una manovra, peraltro elementare per un uomo cheaveva migliaia di ore dāesperienza alle spalle, che serve a far trovareal velivolo il giusto allineamento con la pista dāatterraggio che ormaidistava poco piĆ¹ di 14 chilometri, ovvero poco piĆ¹ di due minuti emezzo di volo. La virata sbagliata avrebbe prodotto āuna sbandataā adestra dellāaereo che, privo ormai del comando, si sarebbe schiantatoal suolo in pochissimi rapidi e drammatici istanti.
Questa tesi ĆØ stata smentita da numerose testimonianze sia di te-stimoni oculari del fatto, sia successivamente da periti e dalle rivela-zioni disposte piĆ¹ tardi dal procuratore Calia.
A tal proposito ĆØ doveroso fare alcune precisazioni.Lāaereo viene āabbattutoā (per usare unāespressione di Amintore
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Fanfani) alle 18:57:10 dopo un ultimo contatto telefonico del tutto tran-quillo e normale con la torre di controllo di Linate, dove, in meno didue minuti, sarebbe dovuto atterrare.
Il bireattore Morane-Saulnier 760 Paris II di fabbricazione fran-cese era stato immatricolato il 10 novembre del 1961, quindi eraseminuovo con una sigla che stava I per Italia, SNA per SNAM e Pper Presidente. Lāultima revisione era stata effettuata regolarmente il17 giugno del 1962, quindi lāaereo era in perfette condizioni tecniche estrutturali per poter volare.
Le condizioni metereologiche, sulle quali tanto sāĆØ favoleggiato,non erano buone ma non erano certo da tragedia e non tali da com-promettere la sicurezza del volo e dellāatterraggio.
A tal riguardo, pur trovandoci di fronte ad una pioggia moderata econtinua, la visibilitĆ era abbastanza buona e variava da zero a 1 chi-lometro, il vento era assolutamente trascurabile e non fu data alcunaistruzione dalla torre di comando di Linate su unāeventuale opportunadeviazione dellāitinerario dāatterraggio per motivi meteorologici.
Le comunicazioni intercorse tra il velivolo di Mattei e gli Enti delcontrollo della circolazione aerea non hanno registrato alcuna anoma-lia, alcuna difficoltĆ e sono state regolarmente registrate.
Le rilevazioni del relitto e il recupero dei rottami avvenuti nei giornisuccessivi al giorno della tragedia, 28 e 29 ottobre, vennero effettuaticon fretta e superficialitĆ . Molte tracce furono cancellate dalle modali-tĆ usate nel recupero del relitto e delle salme: ā... i rottami sono statitrovati parte interrati in una buca profonda circa un metro e larga quasiquattro e parte in superficie nella strada, nella roggia e nei prati circo-stanti. Alcuni pezzi furono trovati a oltre 100 metri dalla buca principale.Anche questo ĆØ un segno abbastanza chiaro che lāesplosione deve es-sere avvenuta in volo, ulteriormente confermato dal ritrovamento diuna ruota del carrello di atterraggio, intatta, a centoventi metri dal filaredei pioppi. La ruota venne divelta dal suo asse e scaraventata lontano.Ipotizzando lāesplosione in volo, ciĆ² puĆ² sembrare strano. Il fatto, inve-ce, permette di formulare la possibilitĆ che lāincidente si sia verificatoper una carica dāesplosivo collegata allāinterruttore di apertura del car-rello dāatterraggio, che ĆØ scoppiata nel momento in cui il carrello ha
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raggiunto la posizione di massima aperturaā114.Eā vero che la pioggia ostacolĆ² non poco le operazioni di recupero,
ma apparve a molti inspiegabile lāausilio di un escavatore a cucchiaiorovesciato per allargare la buca e districare i rottami senza produrredelle evidenti alterazioni sulle parti dei corpi e sui rottami recuperati.Alcune parti dei rottami, peraltro, vennero rimosse dalle prime perso-ne accorse sul luogo.
Il primo rilievo importante fu che lāincendio aveva arrecatodanneggiamenti solo modesti in proporzione allāipotesi di un incendioalimentato a terra dopo il crollo strutturale dellāaereo.
In veritĆ le prime testimonianze, e la piĆ¹ importante fu quella dellafamiglia Ronchi nelle persone di alcuni suoi componenti, asserirono diaver udito un forte rumore di un aereo avvicinarsi e poi dāaverlo vistoincendiarsi in cielo come avvolto da un chiaro bagliore. Queste testi-monianze rivelavano con chiarezza che lāaereo di Mattei era precipi-tato a causa di un fatto del tutto estraneo alle modalitĆ di guida delpilota o alla rispondenza adeguata della tecnologia strutturale dellāae-reo stesso.
Si cercarono di cancellare queste testimonianze cosƬ come si cer-cĆ² di cancellare qualsiasi traccia impressa sul e nel velivolo che ven-ne ricomposto nei locali messi a disposizione dallāAeronautica Milita-re a Linate dopo, perĆ², essere stato lavato e disinfettato!!...
ā...Nellāesame dettagliato dei pezzi sono interessanti alcuni parti-colari: lāinterruttore di comando di movimento del carrello era in posi-zione di carrello fuori. La gamba del carrello sinistro era stroncatavicino al perno di rotazione per il rientro. Il semicarrello destro e ilcarrello anteriore erano completamente staccati dalla strutturaā115.
Dallāesame delle pareti del velivolo si evince da subito una con-traddizione: da un lato si ammette che la deformazione della carcassadenota un urto locale nel senso stesso che porta il comando in posizio-ne di ācarrello fuoriā, mentre dallāanalisi dei martinetti si deducevache entrambi i flaps erano completamente retratti come se il pilotanon avesse giĆ cominciato lāoperazione di atterraggio per ordinare
114 R.DE SANCTIS, Delitto al potere. Controinchiesta, op.cit., pag. 43115 R.DE SANCTIS, Delitto al potere. Controinchiesta, op.cit., pag. 44
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lāuscita dei carrelli dalle loro stive.Tra i rottami, per essere chiari, risultava il rinvenimento della leva
di comando dellāinterruttore in posizione di ācarrello fuoriā mentre aloro giudizio il carrello era ancora retratto. Questa ipotesi ĆØ stata messain correlazione alla possibilitĆ che la posizione di ācarrello fuoriā si siadeterminata a causa dellāurto contro il terreno da parte dellāaereo.
Nessuno, invece, si ĆØ preoccupato di ipotizzare gli effetti di unapiccola carica dāesplosivo plastico piazzata proprio in corrispondenzadel comando dei carrelli.......
ā...Lāevento, secondo la relazione peritale, che ha causato lāinci-dente si sarebbe verificato in un tempo maggiore di cinque secondidopo lāultima comunicazione nel caso di velocitĆ di 200 nodi e un poāmaggiore qualora la velocitĆ fosse stata piĆ¹ di 200 nodiā116. Ammet-tendo una regolare esecuzione del circuito di attesa, lāincidente avrebbeavuto inizio nella fase di volo giĆ allineato con la pista. Tuttavia, non sipuĆ² escludere che nellāesecuzione pratica lāevento possa essersi ve-rificato nella parte finale precedente la fase di allineamento.
Dei tre componenti lāequipaggio non restarono che brandelli dicorpi: i soccorritori raccolsero un sacco di plastica con neppure quaran-ta chili di carne umana maciullata e ossa. Il busto di Mattei furecuperato un paio di giorni dopo la tragedia in una buca, sotto cinquemetri di fango.
Anche sul piano delle perizie medico-legali si asserƬ la mancanzadi tracce di schegge o di altra natura conficcate nei resti cadaverici:ā...lāautopsia di Enrico Mattei era stata effettuata su parti insignifi-canti del cadavere: un lembo di cuoio capelluto, dei muscoli del gluteosinistro, qualche pezzo dāossa del bacino, quattro dita della mano.Lāintero tronco, invece, come sāĆØ detto, era stato trovato affondatonel fango e portato di nascosto a Matelica e qui seppellito senza adem-piere alle modalitĆ prescritte dalla legge.
Come se non bastasse, otto anni dopo si ĆØ saputo che la Polizia elāENI conoscevano lāepisodio di tre uomini che si avvicinarono allāae-reo sulla pista di Catania mentre il pilota veniva allontanato con unatelefonata fasulla. Fulvio Bellini affermĆ² di aver conosciuto questi
116 R.DE SANCTIS, Delitto al potere. Controinchiesta, op.cit., pag. 44
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particolari da un funzionario dellāAGIP. Secondo diverse fonti lāepi-sodio figurerebbe nellāinchiesta svolta dallāENI sullāincidente che nes-suno ĆØ mai riuscito a vedere e che alcuni affermano sia murato in unlocale vicino alla mensa aziendale del grattacielo dellāENIā117.
Probabilmente fu il gestore del bar dellāaeroporto, il signor FilippoRosano, che ricevette la telefonata per Bertuzzi e lo mandĆ² a chia-mare. Rosano nel 1966 ha lasciato la gestione del bar-ristorante del-lāaeroporto e si ĆØ ritirato a vita privata con una solida posizione eco-nomica. Un figlio, Carmelo, ĆØ lāinterprete ufficiale del comandantedella NATO di Catania.
Non considerando affatto tutti questi indizi, si continuĆ² in modoostinato ad attribuire ad un presunto stato dāalterazione psicologicadovuto alla stanchezza del pilota la causa del fatale errrore di mano-vra che avrebbe causato lāincidente con lāasserzione anche di alcunidettagli palesemente contraddittori.
Come fu possibile riscontrare un eventuale malore o uno stato distress emotivo o di stanchezza nel Bertuzzi quando sappiamo che iresti ritrovati del pilota furono talmente poveri che non si potette ese-guire alcuna ricerca per stabilire eventuali stati dāintossicazione almomento della morte o altri stati patologici proprio per lāinidoneitĆ deiresti del cadavere di Bertuzzi ad essere sottoposto a indaginitossicologiche o di altra natura?
9 - LO SCENARIO DELLA TRAGEDIA
Lo scenario che si presentĆ² ai primi soccorritori sul luogo dellatragedia fu sicuramente drammatico e per alcuni versi allucinante.
A circa 2 chilometri dal paese di BascapĆØ, in localitĆ Albaredo,venne ritrovato il relitto dellāaereo e da subito i soccorsi vennero com-plicati dal maltempo: pioveva fitto e scendeva la solita nebbiolina cherende incerto lāorizzonte e la visibilitĆ di cose e persone. Al calardellāoscuritĆ , dopo alcune ore di ricerche, lāintervento fu sospeso e fu
117 R.DE SANCTIS, Delitto al potere. Controinchiesta, op.cit., pagg. 50-51
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aggiornato per il giorno successivo.Lāappezzamento di terreno dove precipitĆ² lāaereo era circondato
da alti pioppi. Le cime degli alberi, perĆ², non presentavano tracce percui avrebbe potuto ritenersi un passaggio basso dellāaereo prima dellacaduta. PiĆ¹ di venti militari dellāArma vennero disposti a raggiera periniziare a percorrere il bosco alla triste ricerca di resti umani. I corpi,infatti, risultarono completamente depezzati e altri significativi resti,tra i quali il tronco del compianto Ing.Mattei, vennero ritrovati duegiorni dopo lāincidente.
Per il riconoscimento dei poveri resti e degli effetti personali rin-venuti fu chiamato Rino Pachetti, ex partigiano e uomo di fiducia diMattei. Resti umani ed effetti personali furono rinvenuti ancora adistanza di giorni.
Furono ritrovati anche altri pezzi dellāaereo e qualche rottame fumesso da parte molto opportunamente in modo tale da poter permet-tere al DR. Calia, qualche anno piĆ¹ tardi, di riaprire in modo decisivolāinchiesta. Ma di questo particolare torneremo a parlare.
Ma chi cāera nellāistante dello schianto alla cascina Albaredo ecosa hanno visto tanti testimoni?
Varie persone udirono il rombo dei motori dellāaereo sotto sforzoverso le 19:00, rumori non comuni ai molti apparecchi che solcano ilcielo ogni giorno sopra BascapĆØ per poi puntare sullāaeroporto diLinate. Tra i primi ad essere ascoltati furono Enrico Medaglia , GesuinaMarini, Mario Ronchi, Benvenuto Clari e Felice Freda.
Tra queste testimonianze appare molto importante quella del Ronchi,che in un primo momento parlĆ² di un forte boato udito in cielo accom-pagnato da fiammelle come fossero piccole esplosioni prima che lāae-reo si abbattesse al suolo. Nel corso dellāintervista televisiva rilascia-ta al giornalista della redazione RAI di Milano, Elio Sparano, e algiornalista Franco Di Bella, che la riporterĆ fedelmente sul āCorrieredella seraā del 28/10/1962, Ronchi descrisse questo scenario ma ci siaccorse solo al momento della messa in onda che qualche āabileāmano aveva privato dellāaudio proprio quel passaggio dellāintervistadanneggiando la parte interessata del nastro.
Ronchi, comunque, aveva sostenuto sicuramente quella versionedei fatti anche secondo la testimonianza del giornalista e dalle
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risultanze dellāosservazione del labiale da parte di qualche logopedistao professionista del linguaggio labiale interpellati successivamente.
Tra le altre testimonianze spiccano le dichiarazioni di GustavoBernabei, che era il responsabile del servizio di sorveglianza intorno allapersona dellāIng. Mattei e che davanti al Dr. Santachiara ebbe a direā...prima della pubblicazione del noto servizio sul āSecolo XXā, io, tra-mite un certo Farina che era dipendente dellāIng. Egidi, ebbi un collo-quio con tale Damiani Raul, che aveva cercato di mettersi in contattocon lāENI, per delle comunicazioni importanti da fare. CosƬ parlai conDamiani il quale ebbe a riferirmi di essere venuto a conoscenza che unattentato era stato preparato a Catania, prima della partenza dellāaereo,da parte di due ignoti travestiti da dipendenti dellāaeroporto, nonchĆ© daun ufficiale, anzi da un tizio travestito da ufficiale, a mezzo dipredisposizione di una bomba nel congegno del carrello. In sostanza lanotizia era conforme a quella apparsa nel āSecolo XXāā118.
Dunque si trattĆ² di un attentato, lāaereo non poteva che essereesploso in cielo allāatto dellāapertura dei carrelli nel momento dellapreparazione dellāatterraggio.
Per dovere del vero, i responsabili del servizio dāordine, nei giornidella visita di Mattei in Sicilia, erano il Questore di Enna FerdinandoLi Donni e il vice questore Antonio Savoia, Commissario capo di Gela.
Chi erano, dunque, questi tre che si presentarono travestiti a mani-polare lāaereo di Mattei sulla pista dellāaeroporto di Catania? Eā lāIta-lia che lo chiede e la risposta sāimpone.
Anche dalla testimonianza di Ferdinando Bignardi, pilota di Agnellie amico personale di Bertuzzi, cāĆØ la conferma della volontĆ di elimi-nare Mattei essendo giĆ stato sventato un precedente attentato nelgennaio 1962 quando āun cacciavite era stato lasciato nella presadāaria del motore dellāaereoā119.
Distrazione di un meccanico, negligenza accidentale o ben precisointento distruttivo ai danni di Mattei? In tal senso ci soccorre la preziosatestimonianza della vedova di Mattei, Margherita Paolas, che confer-mĆ² lo stato di stress e di preoccupazione del marito conseguente ad una
118 Tribunale Civile e Penale di Pavia, Fascicolo n. 2471/62, pagg. 203-204119 Tribunale Civile e Penale di Pavia, Fascicolo n. 2471/62, pagg. 205-206
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lunga serie di minacce e di pressioni ricevute. Ma, fatto del tutto rivela-tore, furono le parole di Mattei pronunciate allāindirizzo della moglieproprio il giorno prima della sua partenza per Gela, quando le ebbe adire ā...puĆ² anche darsi che io non torno piĆ¹ā120.
Dalla testimonianza della signorina Emilia Cazzani, assistente divolo con la quale Bertuzzi aveva stretto una relazione, si evince an-che che Bertuzzi era sereno e non attraversava alcun periodo criticosotto lāaspetto psicologico ed emotivo.
Dalle dichiarazioni rese dalla Cazzani in tribunale ĆØ perĆ² lecitopensare che, seppur brevemente, Bertuzzi possa essersi allontanatodallāaereo sulla pista di Catania per incontrarsi con la signora Cazzaniā...al bar dellāaeroporto di Catania proprio nella mattinata del giornonel quale egli ebbe a precipitare con lāaereoā121.
Queste dichiarazioni contraddicono in maniera clamorosa quellerese dal Maresciallo Pelosi della Legione Territoriale Carabinieri diMilano, Stazione di Landriano, che verbalizzĆ², a proposito della rico-struzione dellāultimo tragico giorno di Mattei le seguenti considera-zioni: ādal momento dellāarrivo a Catania, alle ore 10:04, fino alla par-tenza per Milano, lāaereo rimase sotto il diretto controllo del coman-dante il quale, secondo notizie ufficiali, non si allontanĆ² mai dalla zonaove esso sostavaā122.
Quali erano queste notizie ufficiali e da chi erano state fornite?Sicuramente non da testimoni presenti a Fontanarossa quel giorno.
Dunque torniamo alla pista dāatterraggio di Catania, quel giorno.Il 19 marzo del 1962 un settimanale milanese chiamato āSecolo XXāinizia la pubblicazione di un servizio a tre puntate curato dal giornali-sta Fulvio Bellini e intitolato āEnrico Mattei ĆØ stato assassinatoā.
GiĆ fin da quellāinchiesta giornalistica si sosteneva che Mattei fos-se stato assassinato tramite il sabotaggio del suo bireattore I-SNAMnegli organi del carrello dāatterraggio durante lāultimo scalo nellāaero-porto di Catania. Precisamente, e con sorprendente dovizia di parti-
120 Tribunale Civile e Penale di Pavia, Fascicolo n. 2471/62, pagg. 239-240121 Tribunale Civile e Penale di Pavia, Fascicolo n. 2471/62, pagg. 280-281122 Tribunale Civile e Penale di Pavia, Fascicolo n. 2471/62, pagg. 158-159
(Rapporto Legione Territoriale Carabinieri di Milano - Stazione di Landriano
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colari, lāarticolista descrisse tutto ciĆ² che accadde in quel primo po-meriggio del 27 ottobre del 1962 sulla pista dellāaeroporto diFontanarossa a Catania.
Alle ore 15:00 il comandante Bertuzzi fu chiamato da un impiega-to dellāaeroporto per rispondere ad una telefonata che lo tratterrĆ percirca venticinque minuti lontano dallāaereo. In questo lasso di temposi avvicinarono allāaereo di Mattei, rimasto incustodito, un individuoindossante una divisa di ufficiale di un corpo di Polizia italiano accom-pagnato da altri due sconosciuti vestiti con tute bianche di solito ado-perate dai tecnici. Senza alcun sospetto, perciĆ², costoro potettero ar-meggiare nellāaereo e sabotarlo fra le 15:00 e le 15:25 quando il co-mandante Bertuzzi fece ritorno al suo aereo.
PiĆ¹ tardi una persona che aveva assistito alla scena aveva avvisa-to la polizia che, nel fermare i tre uomini, aveva identificato lāufficialenella persona del capitano Grillo. I tre avevano cosƬ potuto allontanar-si indisturbati. Eā sconcertante il fatto che gli stessi dirigenti della Squa-dra Mobile di Palermo confermarono che un ufficiale dei Carabinieridi nome Glauco Grillo esistesse davvero e fosse di stanza a Monopoli,in provincia di Bari, in procinto di essere promosso capitano ma cheperĆ² non si sarebbe mai recato in Sicilia. E allora chi e perchĆ© hapotuto usare il suo nome?
Un giornalista russo, tal Kolosov, corrispondente dellāimportantequotidiano āIzvestijaā, parlĆ² del sabotatore dellāaereo di Mattei rife-rendosi ad un tizio chiamato Laurent che aveva lavorato sia per lāOASche per la CIA e che ebbe un decisivo appoggio dalla mafia in cambiodi avere le mani libere per il traffico della droga.
A questo proposito i dati che vengono forniti sono discordanti: daun lato Perrone ha affermato che ā...cāĆØ la conferma che tra i Cara-binieri allora esisteva un Glauco Grillo comandante della tenenza diChivasso in Piemonte. Costui si era occupato della vigilanza al MotelAgip in occasione di pernottamenti di Mattei e poteva, quindi, farsipassare come addetto alla vigilanza del presidente dellāENI. Ma nonera mai stato a Cataniaā123, secondo quanto dichiarato dallo scrittoree storico della mafia Michele Pantaleone in unāintervista a Gianluigi
123 āPanoramaā del 12/11/1070, intervista di M.Pantaleone a G.Melega
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Melega riportata in āPanoramaā in data 12/11/1970.Nellā inchiesta giornalistica giĆ citata fu ricostruita anche lāattivitĆ
di volo svolta dallāaereo di Mattei durante quellāultimo tragico viaggio:lāaereo atterrĆ² alle 10:20 del 26 ottobre sullāaeroporto Ponte OlivodellāAgip mineraria di Gela. Mentre Mattei e MacHale si recarono afar visita agli impianti petrolchimici di Gela e Mattei stesso presiedet-te lāassemblea degli azionisti dellāANIC di Gela, lāaereo, dopo unabreve sosta durante la quale venne affidato alla vigilanza delle guar-die giurate dellāAgip, ripartƬ alle ore 10:50 con il solo Bertuzzi a bordoalla volta dellāaeroporto internazionale di Punta Raisi a Palermo, dovegiunse alle 11:10. Anche qui la sosta fu breve e venne utilizzata dalpilota per fare rifornimento di 620 litri di cherosene, quindi di nuovoripartƬ alle ore 11:48 per lāaeroporto militare di Palermo Bocca di Fal-co dove atterrĆ² alle ore 11:55.
Durante questa terza sosta lāaereo, che era stato chiuso a chiavedal pilota, venne parcheggiato nei pressi della palazzina dove ha sedeil Comando Settore Aereo Sicilia e il pilota si allontanĆ² per la colazio-ne, fiducioso della sorveglianza che indirettamente avrebbe dovutofare il militare di guardia alla sede centrale del comando settore.
Alle ore 16:24 lāaereo decollĆ² nuovamente per Gela, recando lā0n.DāAngelo, Presidente della Regione Sicilia, lāAssessore RegionaleCorallo ed il Segretario Regionale della DC in Sicilia Verzotto. Tuttiraggiunsero Mattei che, conclusi i lavori allāassemblea dellāANIC diGela, seguito a vista dal Commissario capo di P.S. Dr. Savoia, si erarecato ad accoglierli allāaeroporto di Gela. Dopo una cena di lavoro,nel corso della quale vennero affrontati i problemi economici dellāiso-la, Mattei e i suoi ospiti si ritirarono nei locali del Motel Agip per trascor-rervi la notte mentre soltanto Verzotto ripartƬ con lo stesso reattore perlāaeroporto di Fontanarossa a Catania dove atterrĆ² alle 22:46.
Per tutta la notte lāaereo, dopo essere stato chiuso a chiave sostĆ²nel piazzale dellāaerostazione nella zona antistante il deposito ESSOsotto la vigilanza della guardia notturna, sig. Claudio Salvatore, oltrea quella assicurata dalla ronda militare e dai due servizi perlustrativieseguiti tra le ore 20 del 26 ottobre e le ore 24 del 27 ottobre daiCarabinieri della locale stazione aeroportuale, i quali non ebbero arilevare alcuna anormalitĆ .
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La sveglia venne data di buon mattino alle 8:15. Pochi minuti peruna frugale colazione e Mattei, accompagnato dallāOn. DāAngelo,salƬ a bordo di un elicottero dellāAgip Mineraria pilotato dal coman-dante Pier Paolo Marrone che lo porterĆ a visitare gli impianti del-lāENI nella Sicilia Centrale. Dopo aver partecipato a Enna ad un rin-fresco offerto nei locali del Municipio, Mattei e DāAngelo ripartironoverso le 10, sempre in elicottero, alla volta di Gagliano Castelferratodove nei pressi dellāabitato era stato individuato un importante giaci-mento di metano.
Intanto, alle ore 8.40 del 27 ottobre lāaereo era stato sottoposto arifornimento con ben 852 litri di carburante dallāaddetto al distributoreEsso, sig. Mario Adduce, e unāora piĆ¹ tardi, esattamente alle 9:40, eraripartito per Gela dove il pilota aveva ritirato il bagaglio di Matteiconsistente in una valigia di media dimensione per poi pervenire aCatania Fontanarossa alle ore 10:04.
Allāinizio di questāultima sosta lāaereo venne rifornito con altri 758litri di cherosene e venne parcheggiato, al solito posto, sul piazzale disosta velivoli e, quindi, a poche decine di metri dallāaerostazione doveil pilota si trattenne fino alle 16:40 circa senza soluzioni di continuitĆ ,ad eccezione di una breve assenza alle ore 11:50 quando si recĆ² allatorre di controllo per tutte le operazioni inerenti il piano di volo e alleore 16:30 quando si recĆ² allāufficio meteorologico per avere ulteriorinotizie sulle condizioni del tempo. Alle ore 16:00 era di servizio pressolāaeroporto di Catania in qualitĆ di Commissario di pubblica sicurezzail sig. Aldo Camisa.
Lāaereo, come si puĆ² agevolmente notare, rimase, seppur per bre-vi periodi, fuori dallāosservazione e dalla custodia del pilota poichĆ© perrecarsi nei suddetti uffici bisognava attraversare il piazzaledellāaerostazione e andare dalla parte opposta del piazzale di sostadei velivoli perdendoli di vista.
Alle ore 16:40 giunsero in aeroporto su un elicottero dellāAgip cheproveniva da Nicosia, vicino a Enna, lāIng. Mattei, il giornalista ame-ricano MacHale e il Presidente della Regione Sicilia D āAngelo i qualiin mattinata avevano visitato, tra lāaltro, i giacimenti metaniferidellāAgip in Gagliano Castelferrato, sempre in provincia di Enna.
Mattei aveva anticipato alle 10 il discorso e la visita a Gagliano
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perchĆ© durante la notte aveva ricevuto una misteriosa telefonata chelo invitava a far rientro a Milano entro le 20 del giorno successivo.Ecco perchĆ© lāaereo decollĆ² qualche minuto prima delle 17.
āLāaccoglienza che Gagliano riserva allāospite proveniente dal NordĆØ semplicemente grandiosaā124. A bordo di una vettura scoperta, tradue ali di folla, Mattei viene salutato come un eroe, come una speran-za. Eā celebre lāepisodio della vecchietta che tra le lacrime fa blocca-re la macchina di Mattei per chiedergli: āAllora i miei figli potrannotornare a casa?ā e Mattei che le rispose: āSƬ, potranno tornare e lavo-reranno nello stabilimento che edificherĆ² qui a Gaglianoā.
QuƬ Mattei pronuncerĆ lāultimo discorso della sua vita nel corsodel quale attaccherĆ lāemigrazione forzata dei lavoratori isolani di-cendo che ā...Noi ci impegneremo a fondo per dare tutto il nostroaiuto ai siciliani. Non porteremo niente fuori dalla Sicilia, ma tuttorimarrĆ nellāinterno dellāisola per far lavorare i nostri operai che pri-ma erano costretti a recarsi allāestero per mancanza di lavoro. Ora ĆØgiunto il momento di richiamare queste braccia in Italia perchĆ© qui cāĆØlavoro per tuttiā125. E concludeva: āI tesori non sono i quintali di mo-nete dāoro, ma le risorse che possono essere messi a disposizione dellavoro umanoā126.
Terminato il discorso, Mattei alle 13 pranzĆ² a Nicosia, poi semprea bordo dellāelicottero dellāAGIP, si diresse alla volta di Catania dovelāaspettava il Morane-Saulnier sulla pista dellāaeroporto diFontanarossa.
Dopo aver fatto alcune telefonate, Mattei si diresse verso il suobireattore che lo avrebbe dovuto riportare a Milano arrivando sulla pi-sta alle ore 16:40 in compagnia del giornalista americano MacHale edel Presidente della Regione Sicilia DāAngelo che, nonostante i ripetutiinviti di Mattei non lo accompagnerĆ a Milano ma resterĆ in Sicilia.
Lāaereo, dopo aver confermato tramite il pilota Bertuzzi il piano divolo, decollĆ² alle ore 16:57 per Milano Linate via Reggio Calabria-
124 F.BELLINI-A PREVIIDI, Lāassassinio di Enrico Mattei,op.cit., pag. 173125 A.TRECCIOLA, Enrico Mattei. Scritti e discorsi 1953-1962, Fondazione
Mattei, Matelica (MC) 1992, pag. 285126 A.TRECCIOLA, Enrico Mattei. Scritti e discorsi 1953-1962, op.cit., pag.
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Ponza con a bordo lāIng. Mattei, il giornalista William Mac Hale e ilpilota Bertuzzi.
Tra le ore 6 e le ore 13:30 e tra le ore 13:30 e le ore 23 del 27ottobre del 1962 erano in servizio presso lāaerostazione Fontanarossadi Catania il Maresciallo Salvatore Laporta e il brigadiere GiuseppeCastorina che non hanno visto persone avvicinarsi al velivolo nĆ©Bertuzzi telefonare, anche se non escludono che il pilota possa esser-si allontanato e possa aver telefonato per una comunicazione urbana.
Nonostante altre persone ancora interrogate abbiano unanimementeasserito di non essersi accorti di movimenti sospetti e di estranei cheabbiano potuto manipolare lāaereo,dalla ricostruzione effettuata bal-zano evidenti le seguenti considerazioni:
Lāaereo era in perfette condizioni fino alle ore 10:04 del 27/10/1962, data dellāultimo atterraggio sulla pista dellāaeroporto diFontanarossa a Catania;
Non cāera un vero e proprio dispositivo di sorveglianza sullāaereoche veniva affidato al pilota che attuava una āindirettaā e āufficiosaāoperazione di sorveglianza;
Ć certo che Bertuzzi o per motivi di servizio (ovvero per recarsialla torre di controllo e allāufficio meteorologico) o per motivi perso-nali (per rispondere ad una telefonata) si sia allontanato piĆ¹ volte,seppur per brevi periodi, dallāaereo stesso.
Eā del tutto chiaro che, essendo stata determinata la caduta del-lāaereo non da cause accidentali o da errore umano bensƬ dallāesplo-sione di un piccolo quantitativo di esplosivo introdotto allāinterno dellacarlinga dellāaereo, qualcuno aveva dovuto trovare il tempo adattoper piazzare la carica di plastico e non parliamo di un film se immagi-niamo che in una delle assenze di Bertuzzi chiamato, o per motivitecnici o per telefonate che gli erano pervenute, a raggiungere la pa-lazzina dellāaeroporto che si trovava allāaltra parte del piazzale, fupreparato da mani esperte, in pochi minuti, tra le 13 e le 13:15, inmeno di un quarto dāora, lāattentato fatale ai danni di Mattei.
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10 - ITALO MATTEI ED ENZO CALIA: IL CORAGGIOE LāIMPEGNO PER LA CONQUISTA DELLA VERITAā.
Fu Italo Mattei, fratello di Enrico, il primo ad intraprendere unāazionelegale contro ignoti per triplice omicidio e per questo tutto il popoloitaliano gliene rende merito dal momento che se non ci fossero stati ilsuo coraggio e la sua tenacia avrebbe prevalso la tesi della menzognae dellāomertĆ .
Italo Mattei si recĆ² il 24 settembre del 1963 alla pretura diMatelica per presentare la denuncia al pretore Dr. Raniero Boccolini.La denuncia era articolata su alcuni passaggi essenziali:
lāIng. Mattei era stato sottoposto da tempo a minacce pesanti daparte di ignoti e portĆ² a testimonianza di questa situazione alcuni ami-ci e conoscenti di Mattei ai quali lāIngegnere aveva mostrato in unacartella la lettera di minacce pervenutegli e le intimidazioni alle qualiera stato sottoposto per mostrare a loro che tipo di vita era costrettoad affrontare; al momento di intraprendere lāultimo viaggio in Sicilia,Mattei invitĆ² la moglie ad accompagnarlo. Al diniego della consorte,in non buone condizioni di salute, Mattei le avrebbe risposto āpuĆ²darsi che tu non mi riveda piĆ¹ā. La circostanza ĆØ riportata da ItaloMattei nella denuncia alla Pretura di Matelica giacchĆØ lāIng. Matteiera grandemente preoccupato per quel viaggio in Sicilia, susseguentedi due giorni ad altro viaggio in Sicilia. La moglie Margherita Matteiera stata testimone, infatti, di una burrascosa e importante telefonatadi Mattei alla vigilia del suo ultimo viaggio con la quale veniva infor-mato che ignoti avevano compiuto un attentato agli impianti elettrici diGela e sentƬ pronunciare dal marito queste testuali parole: āio nonvoglio Polizia, se mi vogliono ammazzare facciano pureā; venne ri-chiesta la testimonianza del giornalista Fulvio Bellini, che in un artico-lo intitolato āLa telefonata della morteā, redatto il 2 aprile del 1963,aveva citato particolari talmente importanti e gravi da essere fonda-mentale lāaccertamento delle fonti dalle quali Bellini aveva ricostruitoi fatti. Ci si riferiva, appunto, al fatto che Bertuzzi si fosse allontanatodallāaereo per rispondere o per fare una telefonata, circostanza quel-la dellāallontanamento del Bertuzzi dal velivolo, come abbiamo visto,assolutamente vera, e alle dichiarazioni dellāagricoltore Mario Ronchi
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di BascapĆØ che avrebbe detto di aver visto esplodere lāaereo in aria eincendiarsi prima di cadere, altra circostanza confermata rivedendolāintervista di Enio Sparano; lāincertezza della relazione della Com-missione dāinchiesta che, a giudizio di Italo Mattei, non riusciva aspiegare le cause del sinistro continuando ad addurre una serie diipotesi non suffragate da elementi certi. Anche questāultima circo-stanza addotta da Italo Mattei si rivelĆ² veritiera grazie allāultima in-chiesta Calia, che mise in evidenza tutte le gravi lacune e le colpevoliomissioni verificatesi nel corso della precedente inchiesta (e, inparticolar modo, dalla prima del Dr. Santachiara).
Parallelamente allāinchiesta amministrativa condotta dallāAe-ronautica Militare si svolse lāindagine penale avviata dalla Procuradella Repubblica presso il Tribunale di Pavia per i reati di omicidiopluriaggravato e disastro aviatorio.
Lāinchiesta militare si concluse nel marzo del 1963 senza averaccertato la causa dellāincidente, mentre il Giudice Istruttore posefine alle indagini giudiziarie il 7 febbraio 1966, accogliendo le richiestedella Procura e pronunciando sentenza di ānon luogo a procedereperchĆ© i fatti non sussistonoā.
Eā del 6 novembre 1970 la richiesta di riapertura delle indaginipresentata da Ugo Moretti, direttore del periodico āLe ore della setti-manaā, e dalle interrogazioni parlamentari del senatore Veronesi e deiparlamentari Manco e Baslini.
Le indagini poi, a proposito della misteriosa e tragica scomparsadel giornalista Mauro De Mauro, non fecero altro che intensificarelāinteresse ad una riapertura delle indagini.
Questo filone dāinchiesta si esaurƬ, tuttavia, il 18 agosto del1992 anche in considerazione del fatto che De Mauro non avrebbepotuto in alcun modo scoprire nulla di particolare intorno alla morte diMattei, dal momento che la magistratura di Pavia aveva ritenuto lanatura accidentale del disastro di BascapĆØ.
Il 20 settembre del 1994 il Giudice per le indagini preliminari pres-so il Tribunale di Pavia autorizza la riapertura delle indagini nei con-fronti di ignoti per il delitto imprescrittibile di cui agli articoli 81, 575 e577 secondo e terzo comma del Codice Penale, commesso nel comu-ne di BascapĆØ il 27 ottobre del 1962 in danno di Enrico Mattei, Irnerio
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Bertuzzi e William MacHale.Questa riapertura ĆØ di fondamentale importanza perchĆ© fu richie-
sta dalla Procura a seguito della trasmissione di un estratto delle di-chiarazioni rese il 27 luglio del 1993 dal collaboratore di giustiziaGaetano IannƬ al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale diCaltanissetta.
Il primo obiettivo che il Procuratore si pose, infatti, fu quello diaccertare se la morte di Mattei e dei suoi compagni di viaggio fossestata causata a seguito di un sabotaggio del suo aereo, come affermĆ²nellāinterrogatorio Gaetano IannƬ .
Ma cosa aveva detto IannƬ in quellāinterrogatorio? IannƬ rivelĆ² cheaveva sentito parlare, nel corso di una riunione di mafiosi, di un accor-do intercorso tra la famiglia capeggiata da Di Cristina Giuseppe, gliamericani e Cosa Nostra per lāeliminazione di Mattei. Di Cristina siadoperĆ² per far collocare una bomba sullāaereo di Mattei.
Alla luce di queste dichiarazioni e in conseguenza di quantoasserito da IannƬ, partƬ una nuova inchiesta che si aprƬ con lāaccusa difavoreggiamento personale e false dichiarazioni al P.M. a MarioRonchi, quel signore abitante a BascapĆØ che rettificĆ² la testimonianzache aveva data in un primo momento alla TV e che era stata oppor-tunamente manipolata con il danneggiamento di una parte del nastro.
Ma chi era IannƬ? Gaetano IannƬ era uno dei capi della āStiddaādi Gela, mafia parallela cresciuta allāombra di Cosa Nostra. Egli ave-va sentito parlare un anno prima, nel 1992, di Mattei, di quellāuomoimportante, durante una riunione in una casa a Favara nel corso di unsummit di tutti i piĆ¹ importanti stiddari. Cāerano Orazio Paolello, cheera considerato uno dei capi dellāorganizzazione, cāera il padrone dicasa Giuseppe Barba, cāera anche Gaetano Di Bilio, che aveva fattoparte della famiglia di Riesi. Fu proprio questāultimo, mafioso moltovicino a Giuseppe Di Cristina, a rivelare che ad uccidere Enrico Matteierano stati uomini di Di Cristina.
Anche Buscetta, per la veritĆ , era stato molto preciso su questoparticolare. Mattei era stato ammazzato su ordine partito diretta-mente da Cosa Nostra americana, sensibile alle pressioni delle grandicompagnie petrolifere che si sentivano minacciate dalla politica dellāEni.La commissione di Cosa Nostra siciliana ricevette il messaggio e de-
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scrisse la questione.Salvatore Greco, detto āCicchitedduā, organizzĆ² lāattentato. Ste-
fano Bontate cercĆ² gli appoggi giusti fuori Palermo e fu proprio alfidatissimo amico Peppe Di Cristina che si rivolse per uccidere Mattei.Il pentito Buscetta rivela ancora che Di Cristina, il giorno dellāattenta-to, accompagnĆ² il presidente dellāEni ad una battuta di caccia pertranquillizzarlo sulle intenzioni di Cosa Nostra. E nel frattempo qual-cuno si avvicinĆ² al bireattore di Mattei sulla pista dellāaeroporto diCatania Fontanarossa. IannƬ indicĆ² la stessa mano: Di Cristina.
Sono passati diciotto anni: IannƬ doveva presentarsi innanzi ai giu-dici della Corte dāAssise di Caltanissetta, peraltro come parte offesa,ma ĆØ irreperibile. E questo ĆØ un fatto recente. IannƬ non usufruiva piĆ¹del programma di protezione. IannƬ sāĆØ reso irreperibile non appenaha ricevuto la notifica dellāatto da parte della Procura di Caltanissettache lo informava dellāavvio del procedimento a carico di tre ex com-ponenti di Cosa Nostra, accusati di quattro omicidi.
Le accuse di Buscetta prima e di IannƬ dopo sono state ribadite daun altro mafioso di Gela, tale Antonio La Perna, che, di fronte aigiudici della Corte dāAssisi di Palermo, confermĆ² lāincarico di uccide-re Mattei affidato alle famiglie gelesi da Giuseppe Di Cristina,capofamiglia del gruppo di Riesi. Secondo IannƬ, nella parte conclusi-va e cruciale dellāattentato consistente nel collocamento di una caricadāesplosivo sotto il carrello anteriore del velivolo, i gelesi vennero so-stituiti dai catanesi assai piĆ¹ abili in questa pratica.
Questa tesi ĆØ stata ribadita da un altro collaboratore di giustizia,tale Francesco Di Carlo, giunto a descrivere lāazione di alcuni uomini,direttamente inviati dal Di Cristina, capaci di collocare alcune carichedi esplosivo sul carrello anteriore del velivolo che avrebbe dovutocondurre Mattei a Milano esplodendo, invece, nei pressi di BascapĆØin provincia di Pavia. Nota di curiositĆ : al matrimonio di Di Cristina itestimoni erano Giuseppe Calderone, importante boss catanese, e...Graziano Verzotto, appena scomparso, allora senatore DC che il 27ottobre del 1962 avrebbe dovuto accompagnare Mattei nel viaggioverso Milano se non fosse stato per un improvviso impegno politico aSiracusa......
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Quel Verzotto che era stato accusato di aver messo i fondi del-lāEnte Minerario Siciliano nella Banca Privata di Michele Sindona;quel Verzotto che fuggƬ a Beirut per non essere arrestato; quel Verzottoche subƬ una misteriosa aggressione da un altrettanto misterioso pseudo-brigatista, tal Berardino Andreola; quel Verzotto che assunse anchealle sue dipendenze proprio Di Cristina alla Sochimosi, societĆ satelli-te dellāEnte Minerario Siciliano.
11 - TESIMONI E TESTIMONIANZE
A carico di Ronchi vennero formulate una serie di contestazioni:dal reato di dichiarazioni false (371 bis c.p.) ai reati di cui agli articoli110, 111, 112 -secondo comma e 371 bis del c.p., per essersi avvalsodelle dichiarazioni della figlia Giovanna non imputabile ai sensi dellāexarticolo 88 del codice penale. In buona sostanza, Ronchi aveva tenta-to di modificare lāoriginaria sua versione dei fatti cercando di farlaconfermare dalla figlia inferma.
A carico di Ronchi viene ascritto anche il reato di cui allāart. 378c.p. e degli artt. 81, 575 e 577 - secondo e terzo comma del c.p.poichĆØ egli aiutava gli autori di tale reato ad eludere le investigazionisviando le indagini in ordine alla ricostruzione dei fatti; sviamento del-le indagini consistito nel rendere al Pubblico Ministero, che gli chiede-va di fornire informazioni ai fini delle indagini, dichiarazioni false etacendo ciĆ² che sapeva intorno ai fatti sui quali veniva sentito.
Ronchi, con le dichiarazioni rese successivamente a quella origi-naria fatta subito dopo la tragedia di BascapĆØ a Franco Di Bella,caposervizio del āCorriere della Seraā, in cui aveva confermato diaver visto questo grande incendio in cielo con fiammelle che scende-vano tutto attorno, tentava di accreditare lāipotesi dellāaereo precipi-tato in volo e non esploso in volo, ipotesi cara evidentemente ai fautoridellāincidente aereo e non del sabotaggio dellāaereo.
Le dichiarazioni successive del Ronchi furono, peraltro, smentiteanche da alcuni testimoni chiamati da Di Bella a confermare lāorigi-
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naria versione dei fatti, cosƬ come resa dal Ronchi. In particolare,Arnaldo Giuliani , uno dei collaboratori di Di Bella che lavorĆ² sul po-sto nelle ore immediatamente successive alla tragedia, confermĆ² ledichiarazioni rese da Mario Ronchi il quale aveva riferito ādi avervisto una palla di fuoco in cielo e, comunque, delle fiamme in ariaā127.
Successivamente Ronchi rilasciĆ² al maresciallo Pelosi unāaltratestimonianza, il 29 ottobre 1962, in cui si preoccuperĆ di smorzarealcuni toni della originaria versione dei fatti, parlando del rumore delsuo trattore agricolo col quale stava viaggiando che gli avrebbe nega-to la possibilitĆ di rivolgere attenzione ad altri rumori o altri particolariprima del verificarsi dellāincidente!!
Nel marzo del 1963 il settimanale āSecolo XXā diretto da GiorgioPisanĆ², pubblicando un servizio in tre puntate dello scrittore FulvioBellini, intitolato āEnrico Mattei ĆØ stato assassinatoā, contribuƬ in mododecisivo alla riapertura dellāinchiesta .
Ronchi, infatti, di fronte ai magistrati coninuĆ² a confermare la suaversione nel maggio del 1963, il 16 gennaio del 1995, il 16 gennaio 1997e, davanti alla Polizia Giudiziaria delegata, il 1 settembre del 1997.
Le prove che Mario Ronchi nascondesse la veritĆ scaturiscono,tuttavia, da una lunga serie di testimonianze.
Proprio Giorgio PisanĆ² fu ascoltato nel febbraio del 1995 comepersona informata sui fatti e il giornalista confermĆ², da unāintervistarilasciatagli da Ronchi, che egli avesse riferito di aver visto ātantestelle filanti che cadevano dallāaltoā128, per poi negare, qualche tem-po dopo, queste affermazioni e vedersi riconosciuti dallāENI i primipiccoli āfavoriā: lāapertura di una strada al contadino Ronchi.
Particolarmente significativa ĆØ la testimonianza prodotta dal ma-resciallo Pelosi, che aveva raccolto le dichiarazioni di Ronchi il 29ottobre del 1962. Anche Pelosi confermĆ² i contrasti e le contraddizio-ni presenti nelle dichiarazioni di Ronchi, ma portando un dato assolu-tamente nuovo e pesante per le indagini: egli stesso, infatti, confermĆ²di aver ricevuto pressioni in quel periodo da vari apparati dello Stato e
127 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 40
128 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 17
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che, in particolare, ā...i Servizi di Sicurezza mettevano dappertutto ilnaso...āSecondo me, sul caso Mattei e sulle relative indagini, vi ĆØ ungrosso coperchio che non ha permesso di scoprire la veritĆ ā129.
Anche altri due carabinieri, il Comandante del Gruppo Carabinieridi Pavia, Luigi Reitani, e il Maresciallo dei Carabinieri Nedo Bracciparlarono della presenza di funzionari dei servizi segreti fin dal matti-no successivo alla caduta dellāaereo.
Sullāavvistamento da parte di Ronchi di un grosso bagliore in cieloaccompagnato da una forte esplosione e sulla sua relativa dichiara-zione testimoniarono il carabiniere Sagace, i giornalisti Giuliani eAzzolini, un amico di Ronchi di BascapĆØ, il sig. Pietro Baroni, il Sinda-co di BascapĆØ Gian Carlo Corti, lāAssessore Curti, il tecnico Giusep-pe Mazzi: tutti concordarono di aver udito da Mario Ronchi la descri-zione di un boato accompagnato da un enorme bagliore in cielo e dalconseguente diffondersi di tante fiammelle sparse ad accompagnareil velivolo a terra.
Particolarmente significativa ĆØ stata la testimonianza, a tal propo-sito, di Rosangela Mattei, nipote di Enrico Mattei e figlia di Italo Mattei.
La signora Mattei ricorda che accompagnĆ² il padre, in queitragici momenti immediatamente susseguitisi alla tragedia, nel luogodove sāera schiantato lāaereo con lāintento di ascoltare le testimo-nianze dei contadini che avevano potuto vedere di persona lāinciden-te. La signora Mattei conferma di aver ascoltato un contadino del-lāunico casolare vicino al luogo di caduta dellāaereo, che doveva poirivelarsi per Mario Ronchi, che disse loro ā...di aver sentito un boatoin aria mentre era a casa, di essere perciĆ² uscito subito e di aver vistocadere lāaereo in fiamme. Ricordo che il contadino aveva detto purea mio padre che per lui non ĆØ stato un incidente occasionale ma unsabotaggio, vista la dinamica dellāincidenteā130.
Successivamente, quando Ronchi cambiĆ² inopinatamente versione,Italo Mattei lo cercĆ² ripetutamente per conoscere le motivazioni di que-
129 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 13
130 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 17
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sto cambiamento e ricevendone sempre una negazione aprioristica re-lativa al fatto di aver dato unāoriginaria versione dei fatti.
Ma le testimonianze furono ancora tante. Dallāagricoltore MarioAlbertario allāinviato de āIl Giornoā Guido Nozzoli; tutti concordi nelriferire la prima versione dei fatti data da Mario Ronchi.
Dellāintervista alla RAI andata in onda nel pomeriggio del 28/10/1962 giĆ sāĆØ detto. Bruno Ambrosi intervistĆ² Mario Ronchi.
Anche la nuova versione di Ronchi, tendente ad accreditare il fat-to che egli non si trovasse a casa al momento della tragedia ma fossead aspettare il ritorno della figlia Giovanna da Melegnano, dove fre-quentava un Istituto dāAvviamento Professionale, ĆØ falsa e viene cla-morosamente smentita dal racconto della figlia stessa nonchĆ© dallaversione resa dagli autisti del pulman di linea che riportava GiovannaRonchi a BascapĆØ e che non poteva avere orari coincidenti con quellisostenuti da Mario Ronchi. Del resto, perfino la mamma di Ronchi, lasignora Gesuina Marini, confidĆ² ad un amico di aver visto un lampo,quella sera, mentre guardava il cielo alla finestra.
Anche il figlio di Ronchi, Carlo, testimoniĆ² di aver sentito ā...unrumore come di uno scoppio, poi un sibilo che ĆØ durato tre o quattrosecondi e un botto ancoraā131, salvo poi negare tutte le dichiarazionirese al Magistrato, nel gennaio 1995.
Il comportamento di Mario Ronchi, tuttavia, a differenza di tutti glialtri testimoni, ĆØ a dir poco inquietante. Dopo aver reso delle precisedichiarazioni fin dalla sera del 27 ottobre ad amici, vicini, conoscenti,giornalisti e magistrati, nei giorni immediatamente successivi comin-cia a ritrattare come se avesse subito, in tal senso, pressioni, minaccee ricatti.
In buona sostanza, vogliono costringere il contadino di BascapĆØ adichiarare di non aver visto alcun bagliore in cielo e di non aver uditoalcuna esplosione prima che il velivolo si frantumasse a terra, maanzi, essendo in campagna e, quindi, a distanza del luogo dellāinciden-te, di essersi accorto della tragedia quandāessa sāera giĆ verificata.
Lo stesso Ronchi menziona un episodio gravissimo: ā...il giorno
131 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 18
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successivo allāincidente aereo, alcuni dipendenti della SNAM mi han-no accompagnato a S.Donato Milanese in un ufficio che credo fossela sede della SNAM. In tale ufficio sono stato interrogato su quantoavevo visto la sera precedente, ma non posso dire con chi ho parlatoe quali qualifiche rivestissero allāinterno della SNAM, perchĆ© non melo ricordo. Non ricordo chi ĆØ venuto a prendermi, so solo che era dellaSNAM...... non ricordo su quale mezzo sono salito per raggiungereS.Donato e nemmeno ricordo quanto ĆØ durato il colloquio nellāufficiodi sopra.....ā132.
Dunque Ronchi non si ricorda di molte circostanze, tante, troppe.Chi erano quelli della SNAM per prelevarlo e interrogarlo? Magistra-ti? No. Servizi segreti? Forse, anzi quasi certamente.
Ma Ronchi tace e il suo silenzio frutta se ĆØ vero che subitodopo la SNAM costruƬ gratuitamente una strada sul terreno di Ronchi,dotĆ² di allaccio alla corrente elettrica il podere del Ronchi e per lasola vigilanza al sacrario eretto nel luogo dove si verificĆ² la tragediaerogĆ² al Ronchi qualcosa come 100.000 lire allāanno.
La figlia, Giovanna Ronchi, fu assunta dalla societĆ PRO.DE s.p.a(poi divenuta GE.DA s.p.a.), direttamente riconducibile al presidentedella SNAM, Eugenio Cefis, seppure tramite suo fratello Adolfo Cefis.Nonostante le numerose assenze, nettamente superiori a quelle con-sentite per contratto, la signora Giovanna Ronchi non fu mai licenzia-ta e continuĆ² a lavorare per sedici anni alle dipendenze di questa dittaprima di decidere di licenziarsi per un forte esaurimento.
Unāaltra testimonianza importante ĆØ quella di Margherita Maroni,una contadina di BascapĆØ abitante non lontano dal luogo del disa-stro. La Maroni dichiarĆ²: āImprovvisamente ho sentito il rumore diun aereo che volava basso. Sono rientrata a casa e ho chiamato miomarito e ho fatto in tempo a vedere in alto, ma sotto le nubi, unpunto di luce che si frantumava in tante scintille ma senza rumore esenza scoppio. La luce e le scintille sono venute giĆ¹. Si ĆØ poi sentitoun tonfo sordo per terraā133.
132 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 30
133 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pagg. 41-42
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Dichiarazioni, poi, confermate dalla Maroni, quando in un interro-gatorio successivo ebbe a dire di essere stata āintenta a lavare i piattiquando vide scoppiare e cadere lāaereo di Matteiā134.
Le dichiarazioni della Maroni rese anche al quotidiano āIl Messag-geroā e al settimanale āPanoramaā convinsero Italo Mattei a presenta-re la denuncia alla magistratura che contribuirĆ alla riapertura dellāin-chiesta. E prima, durante e dopo, la Maroni, nonostante pressioni, in-terrogatori e aggressioni, mantenne sempre la stessa versione dei fatti:āRicordo benissimo, ci vedo benissimo, lo scoppio avvenne in cielo, lefiamme scendevano a terra come stelle filanti o piccole cometeā135.
Unāaltra importante testimonianza ĆØ quella del funzionario LuigiColmi che, mentre si trovava nel cortile della sua casa di Landriano,notava che ā...lāaereo emetteva una fiammata rossastra e lungaā136.
Detta testimonianza fu resa prima davanti al marescialloAugusto Pelosi, che confermĆ² un dettaglio inquietante quale quellodella presenza, durante lāinterrogatorio, di un Generale dellāAeronau-tica non invitato da lui.
Successivamente Colmi venne risentito il 6 febbraio del 1995 ericonfermĆ² la versione primigenia asserendo di aver visto ā...come deilampi in cielo, tanto che in un primo momento ho pensato a un tempo-rale. Quasi contemporaneamente ho peraltro sentito un rumore forte eripetuto tre, quattro volte, come di unāauto che innestando la marcia lofacesse āgrattareā: il tutto, naturalmente, in alto e molto forteā137.
Le circostanze raccontate da Colmi sono state pure confermatedalla figlia Patrizia e da āuna lunga serie di testimoniā, vedasi le testi-monianze dei signori Mario Albertario, Vittorio Arioli, Martina Pizzuto,Mario Pedrazzini, Santina Santus, Giuseppina Astorri e Mario Astorri,Pietro Boroni, Angioletto Cadamastri, Alfredo Covenati, Giulio Chiap-pa, Norino Chiappa, Rita Comizzola, Valerio Crippa, Francesco
134 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pagg. 41-42
135 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 43
136 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pagg. 46-477
137 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 47
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Lucchini, Giuseppe Gardellini, Wilma Incerti, Enrica Mendargiani,Felicita Papetti, Maria Restani, Felice Freda, Benvenuto Chiari, LivioRantin, Dario Tozzi, Romano Zucchini, Pietro Antonio Gariboldi,Gabriele Macelli, Pietro Necchi, Annibale Carenzo, Giuseppe Ros-setti, Osirio Cerilli, Virginio Curti, Virginio Gambi, Aldo Muselli, Filip-po Nicosia, Luigi Pittalis, Antonio Randazzo, Fulvio Girelli, AmbrogioMarazzina, Pietro Scaramucci, Raffaele Grisi, Luigi Manara, MariaProvini, Vito Franco Stefanoni, Giuseppina Valoncini, che continuaro-no a parlare di una fiammata durata un attimo alla quale fece seguitoun botto ed una palla di fuoco che scendeva a terra .
Addirittura il testimone Alfredo Covenati afferma: ā...Il rumoredei motori si ĆØ attenuato subito dopo lo scoppio come se stesse atter-rando. Ho visto lāaereo scendere velocemente di quota, sempre ver-so Milano, fino a che non mi ĆØ stato nascosto alla vista delle pianta-gioni di pioppi che avevo davanti a me. Avevo sostenuto, e lo pensotuttora, che lo scoppio era avvenuto a circa un chilometro da BascapĆØe nel punto in cui tutti gli aerei tirano fuori il carrelloā138.
Dunque, allāocchio esperto di un lavoratore che svolgeva gran partedei suoi viaggi in quella zona e, quindi, fortemente abituato al passaggiodegli aerei, lāaereo di Mattei non poteva che essere caduto in fase dāat-terraggio ed esattamente in fase dāespulsione del carrello. Quindi lāesplo-sione si ĆØ verificata in cielo e ha determinato la caduta dellāaereo.
Il teste Romano Zucchini conferma questa tesi asserendo: ā...inquello stesso momento abbiamo visto un bagliore nel cielo e contem-poraneamente ĆØ cessato il rumore dei motori... Il bagliore ĆØ avvenutoa circa cinquecento metri di distanza dal punto di impatto dellāaereo.Pareva quasi una lampadina accesasi repentinamente e subito spen-tasi. Le luminositĆ non riguardavano tutto il cielo ma solo una mac-chia intorno al punto piĆ¹ vivo dellāesplosione. Lāesplosione luminosa ĆØdurata un attimo per poi subito scomparire contemporaneamente al-lāarrestarsi del rumore di quellāaereoā139.
138 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pagg. 54-55
139 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pagg. 62-63
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Quindi, ancora una conferma: lāaereo ĆØ esploso in volo.Il nutrito elenco dei testimoni posto in nota, che hanno confermato
con precisione la versione della fiammata vista in aria e della succes-siva conseguente caduta dellāaereo, costituisce solo una piccola partedi tutti i testimoni che realmente hanno deposto e che hanno confer-mato spontaneamente la tesi dellāattentato. Numerosi, tuttavia, furo-no i tentativi dāoccultamento dei testi, di ricatto e di pressioni su di loroper fargli cambiare deposizione, depistaggi e tentativi di sviamento etravisamento delle indagini in corso.
Dalle dichiarazioni rese dal Brigadiere Nedo Bracci, infatti, inter-venuto a BascapĆØ subito dopo la tragedia, emergono queste riflessio-ni: āIn quellāindagine.... ho notato una sola cosa strana: si trattava delfatto che, giĆ dalla sera dellāincidente, ma soprattutto dalla mattinasuccessiva, si era verificata unāevidente sovrapposizione nellāattivitĆ di ricerca dei resti dellāaereo e umani da parte di alcune persone indivisa dellāENI. A fianco a tali persone ve ne erano altre, peraltro inborghese, che non appartenevano allāArma o alle forze di Polizia cheio ho poi ritenuto, diversi giorni dopo, potessero far parte dei servizi disicurezzaā140.
Anche il Maresciallo Pelosi, responsabile della Stazione di Landriano,ebbe a precisare che ā...io ricevevo pressioni da tutte le parti, ma erolāultima ruota del carro e mi accorgevo di non contare nullaā141.
Queste pressioni, questi ricatti, queste āintrusioniā dovevano pro-durre una relazione ministeriale dāinchiesta nel marzo del 1963 che,occupandosi delle testimonianze, arrivĆ² a sostenere, in assoluto e com-pleto contrasto con la veritĆ , che ā... al momento dellāincidente, a causadellāora inoltrata e delle cattive condizioni del tempo (pioggia, visibilitĆ limitata, ecc.) nonchĆ© del carattere poco frequentato della localitĆ del-lāincidente stesso, non ĆØ stato possibile raccogliere testimonianze utiliper la ricostruzione della fase finale del volo immediatamente prece-dente la caduta del velivolo. Anche le dichiarazioni relative alla fase
140 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 73
141 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 74
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immediatamente seguente lāincidente sono di scarsa utilitĆ ā142.Ignorando, quindi, tutte queste numerose e significative testimonian-
ze, il 31 marzo del 1966 il Giudice Istruttore presso il Tribunale di Pavia,in conformitĆ con le richieste della locale Procura della Repubblica,dichiarĆ² di non doversi procedere perchĆ© i fatti non sussistevano....
12 - I RIILIEVI FATTI DOPO LA TRAGEDIA
Le prime rilevazioni portarono subito ad alcune conclusioni.Anzitutto, i poveri resti umani ā...erano sparsi per un raggio di
circa un chilometroā143.Quando un aereo esplode il depezzamento degli occupanti ĆØ la
prima conseguenza.Osservazione: ā...gli alberi non presentavano segni di rottura o
altre forme di violenza prodotte dalla velocitĆ dellāaereoā144.Se lāaereo anzichĆ© esplodere in cielo si fosse abbattuto diretta-
mente a terra i danni agli alberi stessi sarebbero stati di gran lungadiversi rispetto a quelli arrecati.
Eā il caso di ricordare testualmente cosa riporta la relativa com-missione ministeriale dāinchiesta a tal riguardo: āNon risultanodanneggiamenti ai pioppi, contornanti il campo di m. 200 x 300, solo
142 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 75 (tratto da Ministero DifesaAeronautica, Relazione dāinchiesta sullāincidente avvenuto il 27/10/1962, in localitĆ BascapĆØ (Pavia),aeromobile MS 760B, parte terza, capitolo 13Ā°, testimonianze,pag.451)
143 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 78 (cfr. Tribunale Civile e Penale diPavia, Fascicolo n. 2471/62, pag. 1, in allegato 1)
144 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 81 (cfr. Rapporto nĀ°57 del 1/11/1962 firmato dal Maresciallo Augusto Pelosi, Comandante della Stazione dei Carabi-nieri di Landriano , in Tribunale Civile e Penale di Pavia, Fascicolo n. 2471/62, pagg.52-58, in allegato 1)
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piccole scorticature ai tronchi del filare adiacente alla bucaā145.Nessuna traccia dāincendio, inoltre, ĆØ stata rilevata sulle parti pro-
iettate lontano o sulle parti completamente interrate.Lāaereo, quindi, non si ĆØ incendiato spontaneamente in volo, bensƬ
ĆØ esploso in volo.Ulteriore prova oggettiva su puĆ² individuare nel fatto che i fram-
menti sminuzzati del velivolo, unitamente a piccolissimi brandelli umani,erano sparsi in tutte le direzioni e gli stessi frammenti umani eranosparsi su tutti i filari che esistevano sul luogo come se fossero statilanciati dallāalto, triturati e sparpagliati.
La tesi che attribuiva allāimprovvisa depressurizzazione sviluppatasiallāinterno dellāabitacolo del velivolo, provocando la deflagrazione deicorpi, fu subito smentita e ritenuta fantasiosa dal teste Francoi Robinet,motorista e pilota aereo nonchĆ© esperto nella manutenzione dei MoraneSaulnier. Egli, a tal proposito, dichiarĆ²: ā... a 2000 piedi e cioĆØ a circa600 metri dāaltezza, la pressurizzazione dellāabitacolo del Morane SaulnierĆØ quasi nulla. In sostanza, a quellāaltezza non vi ĆØ piĆ¹ pressurizzazione one rimane solo un residuo dopo la perdita di quota. Si tratta, comunque,di valori di pressurizzazione praticamente insignificantiā146.
Da numerose testimonianze risulta omogeneo il dato circa il fattoche erano numerosi i frammenti dellāaereo quanto numerosi erano iframmenti di resti umani. Parliamo di frammenti, di parti molto picco-le. Virginio Garbi, fotografo de āLa provincia Paveseā riferƬ di averascoltato dal suocero sig. Angelo Cremaschi, allāepoca vigile del fuo-co intervenuto sul posto la sera della caduta del velivolo, il seguenteracconto: āI rottami del velivolo erano sparpagliati in un cosƬ largoraggio da non poter essere credibile lāipotesi che lāaereo di Matteifosse caduto al suolo ancora integroā147.
145 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 81 (cfr. Rapporto nĀ°57 del 1/11/1962 firmato dal Maresciallo Augusto Pelosi, Comandante della Stazione dei Carabi-nieri di Landriano , in Tribunale Civile e Penale di Pavia, Fascicolo n. 2471/62, pagg.52-58, in allegato 1)
146 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 92
147 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 95
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Tutto bruciava, dunque, in piccoli frammenti, facendo apparire loscenario della strage ancor piĆ¹ spaventoso: il relitto dellāaereo, il campodove vi erano a terra tantissime fiammelle o pezzi di brace ancora ac-cesa dai quali proveniva un filo di fumo. Purtroppo, assieme a numerosipezzi metallici cāerano anche resti umani bruciati e anneriti a confermadellāesplosione e dello sparpagliamento venuto dal cielo e, quindi, dal-lāaereo in caduta, delle parti dellāaereo e delle parti dei corpi.
13 - LE RUOTE
Il Morane Saulnier 760 dispone di un carrello principale con dueruote singole gommate e di un ruotino anteriore.
Durante il volo le ruote e i loro bracci sono retratti in appositialloggiamenti chiusi da sportelli, che si aprono contemporaneamentealla estroflessione del carrello quando il pilota aziona lāapposito co-mando dāapertura.
Questi dati tecnici, riportati fedelmente, peraltro, dalla relazionedel P.M. di Pavia, sono dāimportanza essenziale dal momento che lacarica di plastico fatale a Mattei e agli altri due sfortunati compagni diviaggio fu sistemata in modo molto particolare e in concomitanza al-lāespulsione dei carrelli dāatterraggio durante la fase dāarrivo.
Ma, per andare con ordine, il fascicolo processuale impiantato subi-to dopo la sciagura di BascapĆØ offre solo alcune lacunose informazionicirca il rinvenimento delle ruote dellāaereo precipitato. Di una sola ruo-ta ritrovata parla il magistrato nella relazione del 28/10/1962. Poco piĆ¹tardi, il Maresciallo Berardo Fidanza della Polizia Scientifica riferiva diāaver visto sulla strada per BascapĆØ una ruota probabilmente del car-rello del velivolo......, pochi metri dallāincrocio delle due stradeā148.
Sempre lo stesso Maresciallo Fidanza predisporrĆ il 27/3/1963 unfascicolo di rilievi tecnici dai quali avremo a disposizione le foto deidue semicarrelli principali con le rispettive ruote e con il ruotino, visto
148 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 107
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che lāintero semicarrello destro era stato rinvenuto interrato nella bucamentre il carrello anteriore era stato sbalzato oltre la buca e il filare dipioppi nella adiacente strada vicinale.
La ruota sinistra, tanto per intenderci, era a 150 metri dalla bucadove lāaereo sāera interrato. Le ruote, compreso il ruotino, furonorecuperate senza danni, praticamente indenni, con un particolare perĆ²:tranciate di netto dal carrello cui erano fissate.
Sul fatto che le ruote fossero rinvenute integre abbiamo numerosetestimonianze acquisite agli atti del processo Calia e del precedenteprocedimento.
Il fatto che le ruote fossero integre ĆØ una prova molto pesantecirca il fatto che āqualcosaā doveva essere accaduto allāinterno deicarrelli dāalloggiamento delle ruote stesse. A tal proposito FrancescoGiambalvo, pilota su un Morane Saulnier 760 e componente della com-missione ministeriale dāinchiesta ebbe ad asserire che āMi crea qual-che perplessitĆ la circostanza per cui sia stata rinvenuta una ruotaintegra e staccata di netto dal carrello, se il carrello era ancora chiusonel suo alloggiamento come, peraltro, attesta la relazione dāinchiesta.Se il carrello si fosse trovato in posizione retratta al momento dellāur-to, la ruota sarebbe rimasta allāinterno del suo alloggiamento e, co-munque, avrebbe subito i danni conseguenti allāimponenteschiacciamentoā149.
SullāintegritĆ delle ruote rinvenute esiste un lungo elenco di testi-moni oculari che hanno reso opportune dichiarazioni nelle inchiesteche si sono succedute, tutte coincidenti sul particolare dellāintegritĆ delle ruote. Circa la posizione dei portelloni di chiusura, la commissio-ne dāinchiesta ritenne elemento sicuro che il carrello fosse retratto150.
Come ĆØ stato detto, il tipo dāaereo Morane Saulnier 760 B Paris IIĆØ dotato di un carrello principale con due ruote singole gommate e diun ruotino anteriore, anchāesso gommato. Durante il volo le ruote e i
149 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 110
150 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pagg. 112-114 (cfr. Relazione della com-missione ministeriale dāinchiesta, cap.15Ā° āDiscussione degli indiziā, paragrafo AāElementi sicuriā, pag. 126)
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loro bracci sono retratti in opportuni alloggiamenti chiusi da portelloniche, solo al momento in cui il pilota aziona lāapposito interruttore, siaprono contemporaneamente alla estroflessione del carrello o, me-glio, subito prima della sua estroflessione.
Se tali portelloni non fossero stati giĆ aperti, non si riesce a com-prendere come le ruote del carrello principale, chiusi nei rispettivialloggiamenti, abbiano potuto essere rinvenute ad alcune centinaia dimetri dal resto del velivolo, perfettamente intatte anche nellagommatura, coi bracci del carrello troncati di netto, senza schiacciaturee danni apprezzabili.
In altri termini, i dati oggettivi inducono a ritenere, piĆ¹ che plausi-bilmente, che lāevento che ha determinato la caduta dellāI-SNAP si ĆØverificato immediatamente dopo o contemporaneamenteallāazionamento del comando ācarrello giĆ¹ā permettendo lāaperturadei portelloni del carrello, ma non la sua estroflessione se non in ma-niera molto lieve.
Lāaereo, quindi, ĆØ esploso in volo al momento della preparazionedellāatterraggio da parte del pilota, come confermato anche dalle bru-ciature e danneggiamenti riscontrabili sui pioppi dove lāaereo si ab-battĆØ. Ricorda, a tal proposito, il testimone Silvio Edoardo Corno cheā...Oltre ai pezzi sparsi nella zona contraria alla direzione di volo delvelivolo al momento dellāimpatto, cāerano delle punte di pioppo tranciate,fatto che si poteva supporre provocato dalla caduta di corpi di piccoledimensioni e non dellāaereo intero. Posso dire, con certezza, che talialberi erano situati dietro al punto dāimpatto. Queste constatazioni mihanno fatto ritenere che qualche pezzo dellāaereo si fosse distaccatodallo stesso, prima dellāimpatto al suolo e che le rotture delle puntedegli alberi fossero causate da piccoli pezzi e non dallāaereo intero avolo radenteā151.
Le cime bruciate dei pioppi costituiscono un ulteriore indizio nonequivoco sul fatto che la caduta al suolo di piccole parti incandescentiha preceduto lāimpatto del velivolo.
151 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 99
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14 - I RESTI DELLāAEREO
I rottami dellāaereo vennero riconsegnati in dodici casse sigillateallāIng. Bocconcelli il 6/9/1966. In massima segretezza furono tra-sportati presso la SNAM di San Donato Milanese anche se pezzidellāaereo venivano custoditi da privati che avevano partecipato allericerche nei giorni immediatamente successivi a quello della tragedia,a prova che le relazioni e le osservazioni erano state fatte su restiancora incompleti e manchevoli di alcune parti molto importanti, chevennero fuori inaspettatamente in un momento successivo.
Importanza particolare assumerĆ la consegna ad opera del sig.Gianni Reggiani, capo del magazzino centrale della SNAM, di unpezzo del velivolo chiamato indicatore triplo, importante perchĆ© rego-la la posizione del flap, della regolazione dello stabilizzatore dellāalettone.Dal danneggiamento di questo pezzo i tecnici risalirono al punto esat-to dovāera stata posta la carica dāesplosivo.
15 - I RILIEVI SUI CADAVERI
Il 21 giugno del 1996 si procedette alla riesumazione delle salme diEnrico Mattei e di Irnerio Bertuzzi. I resti del giornalista americanoWilliam Mac Hale, altra vittima della tragedia, erano stati traslati datempo in una fossa comune.
Le bare vennero trasferite presso lāIstituto di Medicina Legale diTorino a disposizione del consulente medico-legale Prof. Carlo Torre,affiancato dal Prof. Firrao, ordinario di Tecnologia dei Materiali Me-tallici del Politecnico di Torino, e dal Dr. Giovanni Delogu del CentroCarabinieri Investigazioni Scientifiche di Roma.
Il Dr. Giovanni Brandimarte, infine, esperto esplosivista presso laMarina Militare Italiana Incursori di La Spezia, fu incaricato di trova-re indicazioni dagli atti del procedimento allo scopo di accertare se sisia verificata unāesplosione al suolo.
Dalle indagini sviluppatesi ĆØ stato possibile pervenire ai seguentirisultati: a bordo dellāI-SNAP si ĆØ verificata unāesplosione; lāesplosio-
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ne si ĆØ verificata durante il volo e non in coincidenza o dopo lāimpattocol suolo; il serbatoio non ĆØ esploso, i motori non sono esplosi, la bom-bola dāossigeno non ĆØ esplosa.
Dopo le indagini macroscopiche svolte dal capitano Delogu si pro-cedette ad accentrare lāattenzione sullāindicatore triplo.
Furono avviate analisi microstrutturali sulle viti di fissaggio dellostrumento al cruscotto dellāaereo.
Queste analisi hanno consentito di rilevare che: a) nelle viti dellāin-dicatore triplo sono presenti cristalli che mostrano fenomeni digeminazione meccanica riconducibili ad esplosione; b) nella vite pro-veniente dallāaereo di marca C6-BEV, gemello dellāaereo sul qualeviaggiava Mattei, non sono stati rilevati analoghi fenomeni digeminazione meccanica; c) analoghi fenomeni di geminazione mec-canica sono stati riscontrati nelle lamiere sottoposte a prova di scop-pio durante il procedimento penale 527/84 del Tribunale Penale diRoma; i confronti effettuati sullāintensitĆ della fenomenologia hannopermesso di ipotizzare allāinterno dellāaereo sul quale viaggiava Enri-co Mattei la presenza di una carica poco superiore a 100 grammi diCompound B;d) calcoli effettuati dopo aver analizzato i risultati ri-portati nella relazione balistico-esplosivistica effettuata durante il pro-cedimento penale 527/84 del Tribunale Penale di Roma, hanno per-messo di verificare che i fenomeni di geminazione meccanica soprasegnalati nelle viti di acciaio inossidabile facenti parte dellāindicatoretriplo sono compatibili con le pressioni originabili dallo scoppio di unacarica equivalente a circa 100 grammi di Compound B in un ambienteconfinato, quale era quello della cabina di pilotaggio dellāaereo ogget-to dellāindagine.
Dalle analisi svolte sui resti cadaverici, il Prof. Firrao e il capitanoDelogu hanno effettuato le seguenti constatazioni: āa) sono stati ritro-vati segni di esposizione ed esplosione derivante da detonazione diuna carica sullāanello dāoro di Enrico Mattei; b) si ĆØ anche calcolatoche la mano sinistra che portava lāanello si trovava a 10-15 centimetridalla carica esplodente; c) anche sul quadrante, sulle lancette, suisimboli delle ore dellāorologio di Enrico Mattei sono stati ritrovati se-gni (frammenti di vetro infissi piĆ¹ o meno profondamente, formazionedi micro geminati meccanici nellāottone del quadrante) che si possono
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far risalire ad esposizione ad onda esplosivaā152.Inoltre ĆØ stato accertato dalla consulenza tecnica del Dr.
Brandimarti che non cāĆØ stata alcuna esplosione in coincidenza o dopolāimpatto col suolo. Lāesplosione, quindi, non puĆ² che essersi verifica-ta in volo e cioĆØ subito dopo lāultimo contatto dellāI-SNAP con lāEntedi controllo alle 18:57ā10'ā del 27 ottobre del 1962.
Eā evidente che esiste una perfetta coerenza tra lāeffetto determi-nato con una limitata esplosione a bordo, la diffusione dei resti deldisastro sul terreno e la sostanziale integritĆ strutturale dellāaereo almomento dellāimpatto al suolo.
E non avendo prova alcuna di esplosioni che hanno riguardato iserbatoi, i motori o la bombola dāossigeno in dotazione, se ne puĆ²dedurre unicamente che la causa del disastro aereo di BascapĆØ fudeterminata da una piccola carica esplosiva posta a bordo del MoraneSaulnier 760/B/Paris II.
Si potrebbe pensare ad una carica dāesplosivo di peso modesto(alcune decine di grammi), ma sufficiente ad inabilitare il pilota anchese non sufficiente a provocare danni allāaereo riscontrabili dopo il suoimpatto a terra.
Scrive ancora Giambalvo nella sua testimonianza tecnica: ā...nonappare irragionevole avanzare lāipotesi che il circuito di innescamentodi un eventuale ordigno posto a bordo dellāaereo fosse collegato al-lāinterruttore comando movimento carrelloā153.
Infatti, essendo lāaereo in fase dāavvicinamento, ĆØ piĆ¹ che proba-bile che il pilota, dopo lāultima comunicazione, abbia proceduto adabbassare il carrello dāatterraggio azionando proprio lāinterruttorecomando movimento carrello provocando involontariamente la deto-nazione della carica.
Lāubicazione della carica dāesplosivo puĆ² essere indicata, con pro-vate probabilitĆ di precisione, nella zona sinistra della parte di cru-scotto ubicata davanti al pilota e allāIng. Mattei, visto il danneggia-
152 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 141
153 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pagg. 110-111
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mento riscontrato nella mano sinistra di Mattei e le sostanze riscon-trate sullāanello nuziale danneggiato dallo scoppio. La distanza del-lāordigno rispetto ai reperti esaminati puĆ² essere calcolata tra i 20 e i60 centimetri.
Lāesplosione ravvicinata contribuƬ alla perdita di controllo imme-diata dellāaereo da parte del pilota. Anche lo stato dei corpi e le lesionida loro riportate ne sono unāevidente conferma, come risulta dallaconsulenza tecnica del Prof. Torre: ā...Ho giĆ segnalato una certadifferenza nelle lesioni riportate dal passeggero MacHale rispetto aquelle riportate da Mattei e Bertuzzi...... bisogna perĆ² anche dire chedette lesioni sono, in generale, quelle che meglio potrebbero adattarsiallāipotesi di esplosione di un ordigno che abbia danneggiato prevalen-temente la parte destra del corpoā154.
La presenza di frammenti metallici assume, quindi, la massimaimportanza.
La consulenza Torre ĆØ, quindi, di rilevante importanza per averritenuto che lāipotesi di limitata esplosione in volo e successivo impat-to del velivolo, sostanzialmente integro al suolo, fosse compatibile conle evidenze medico-legali.
A tal proposito, il Prof. Torre precisava di aver individuato nellamano sinistra con anellino attribuita a Mattei, attraverso il relativoesame radiologico, āla presenza tra le parti molli, di minuti frammentiradiopachi tra i quali una piccola scheggia metallica costituita essen-zialmente da alluminio con tracce di potassio, bario, ferro, rame ezincoā155 e di poter interpretare tali tracce in assoluta compatibilitĆ con lāesplosivo COMET 4 B.
Lo schianto, perciĆ², non si verificĆ² a causa di un errore del pilotaBertuzzi perchĆ© troppo stanco o troppo distratto dalle sue vicendesentimentali, come aveva cercato di far passare lāoriginaria inchiestadella commissione ministeriale nominata subito dopo la tragedia.Bertuzzi aveva guidato benissimo gli aerei e lo aveva fatto fino allāul-timo istante......
154 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pagg. 159-161
155 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pagg. 159-161
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16 - ULTERIORI INQUIETANTI INTERROGATIVI
Dal Piano di Volo originario, concordato tra Bertuzzi e la torre dicomando di Fontanarossa, si evince una rotta diversa da quella poieffettivamente percorsa dallāaereo di Mattei.
La rotta prevedeva originariamente un decollo alle ore 12:30 e unarotta via terra. Il decollo, invece, ebbe origine alle 16:45 seguendo,perĆ², una rotta sul mare. Questo primo interrogativo ĆØ rimasto senzaalcuna spiegazione.
Eā inquietante, tuttavia, dover annotare che le STRIP (cioĆØ i nastrinidi carta sui quali gli addetti agli enti di controllo attraversati da unaereo ne annotano lāorario di passaggio previsto ed effettivo) relativeai passaggi dellāI-SNAP furono palesemente riscritte non trattandosidi quelle originali dal momento che ā...paiono scritte dalla stessa manoe non recano quel tipico stile da annotazione frettolosa come avvienenella pratica operativaā156.Da ciĆ² si deduce che le STRIP allegatealla relazione dāinchiesta non raffigurano, dunque, gli originali (deiquali, peraltro, non cāĆØ traccia) bensƬ dei āfalsiā, scritti da una solamano e, verosimilmente, in unico contesto.
17 - CONCLUSIONI
Nella primavera del 2005 il magistrato Vincenzo Calia hadefinitivamente accertato, dopo quasi dieci anni di nuove indagini, cheil piccolo aereo che trasportava dalla Sicilia a Milano lāIng. Mattei, ilpilota Bertuzzi e il giornalista americano del āTimeā William Mac Hale,cadde perchĆ© sabotato con una modesta carica di tritolo che dovevaservire a far cadere lāaereo senza lasciare tracce di un attentato,conclusione supportata in sentenza da perizie tecniche indiscutibili.
Ricordiamo ancora che lāinchiesta era stata riaperta casualmentenel 1995 poichĆ© un collaboratore dellāAgip si era portato via un pezzo
156 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pagg. 195-197
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dellāaereo di Mattei dopo la caduta e lo aveva conservato senza resti-tuirlo e senza, quindi, farlo rottamare come accaduto per tutto il restodellāaereo. Al momento buono lo aveva tirato fuori per farlo esamina-re con le nuove attrezzature a disposizione del Politecnico di Torino ingrado, stavolta, a differenza di trentaquattro anni prima, di rilevare,dallāanalisi del rottame e dai resti ossei dei cadaveri riesumati, la pre-senza di piccoli frammenti di materiale metallico frutto dellāesplosio-ne di una modesta carica di tritolo.
Il Dr. Calia, comunque, dopo aver documentato tecnicamente inmaniera ineccepibile la causa del disastro, anzichĆ© continuare lāinda-gine sui colpevoli e sugli esecutori materiali della strage chiuseinspiegabilmente lāindagine.
Nel giugno del 2006 ĆØ stata riaperta a Palermo, sulla base degli attiprodotti a Pavia e sulla base di una testimonianza di Buscetta, lāinda-gine sulla scomparsa del giornalista De Mauro che stava indagandoproprio sugli incontri avuti da Mattei nel corso del suo ultimo viaggioin Sicilia.
Tutte queste prove stanno a determinare in modo inequivocabileche lāaereo di Mattei venne dolosamente abbattuto nel cielo di BascapĆØquella sera del 27 ottobre del 1962. Il mezzo utilizzato fu una limitatacarica esplosiva, probabilmente innescata dal comando che abbassa-va il carrello e apriva i portelloni di chiusura dei loro alloggiamenti.
Se ci fosse stata unāaltra volontĆ ad opera dello Stato attraverso isuoi servitori si sarebbe pervenuti certamente a questa veritĆ benprima, piĆ¹ facilmente e con maggiori probabilitĆ di far pagare ai col-pevoli la pena di un omicidio plurimo.
Purtroppo in questi decenni non cāĆØ stata soltanto una dura batta-glia per la scoperta della veritĆ e delle reali responsabilitĆ di questatragedia bensƬ, collateralmente, una corrispondente battaglia, altret-tanto dura e determinata, per coprire la veritĆ , depistando, manipolan-do prove e testimonianze, omettendo circostanze, fatti e riscontri cheavrebbero potuto spiegare con facilitĆ e per tempo le cause dellacaduta dellāaereo di Mattei.
Gran parte dei documenti in possesso degli enti che avrebberodovuto conservare traccia dellāattivitĆ investigativa e informativa svoltadopo la morte di Mattei sono stati smarriti o distrutti, senza aver mai
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trovato i verbali di distruzione. In molti casi sono stati distrutti anche iregistri di protocollo e i cartellini degli schedari di classificazione, inaltri casi, al momento della richiesta, le amministrazioni hanno giusti-ficato lāimpossibilitĆ a soddisfarla a causa di allagamenti (ahimĆØ, as-sai frequenti!!) di archivi con conseguenze letali, guarda caso, per idocumenti necessari allāinchiesta!
Lāesempio piĆ¹ grave ĆØ nella scomparsa del verbale di testimonian-za dellāIng. Girotti, riguardante il fatto che lāENI avesse giĆ acquisitoallāepoca, subito dopo la tragedia, elementi importanti sulla naturadelittuosa dellāincidente.
La stessa dichiarazione, durante un discorso dellāOnorevoleFanfani, āsullāabbattimento dellāaereo di Matteiā, appare molto im-portante. Fu nel 1986, infatti, durante il congresso dei partigiani cat-tolici, organizzazione nella quale Mattei aveva militato, che Fanfaniebbe a dire che ā...chissĆ , forse lāabbattimento dellāaereo di Mattei,piĆ¹ di venti anni fa, ĆØ stato il primo gesto terroristico nel nostro Paese,il primo atto della piaga che ci perseguitaā157.
Come poteva essere cosƬ certo Fanfani che quello perpetrato aidanni di Mattei fosse stato un attentato quando la versione ufficialeallora accreditata era ancora quella dellāincidente? Come potevanoessere cosƬ certi, questi politici, della vera sorte di Enrico Mattei?Come poteva, con fare incauto e privo di discrezione, lāOnorevoleReale, nellāestate del 1967, avvicinare Rosangela Mattei, nipote diEnrico, e dichiararle con la massima tranquillitĆ che lo zio era statofatto fuori e che il motivo era per impedirgli di concludere un contrat-to che Mattei stava per siglare per lo sfruttamento del petrolio algerino?
A tal proposito, fece i nomi di Cefis, di Fanfani e di Andreotti elāinchiesta potĆØ essere riavviata.
Ma non furono solo i politici a esternare inquietanti dichiarazioni intempi non sospetti; lo fecero anche uomini delle istituzioni, tecnicidellāENI, servitori dello Stato.
157 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 205 (cfr. Discorso del Sen. AmintoreFanfani a Salsomaggiore del 26/10/1986, in occasione del Congresso dei PartigianiCattolici, riportato da āIl Resto del Carlinoā del 26/10/1986, pag. 841, in un articolodal titolo Mattei vittima del terorismo - lo ha ricordato Fanfani a Salsomaggiore)
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La testimonianza di Fulvio Martini, nominato direttore del SISMI,il servizio segreto militare italiano, nellāaprile del 1984, appare an-chāessa di grande importanza. LāAmmiraglio Martini, infatti, in unāin-tervista pubblicata sul quotidiano āOre 12ā del 14/7/1995, ad una do-manda sulle vere cause del disastro aereo di BascapĆØ rispose ā...Pensoche lāaereo di Mattei sia stato sabotato. Mattei aveva molti nemi-ci...ā, e mentre alle altre domande dellāintervistatore lāAmmiraglioaveva risposto con la consueta diplomazia e con la dovuta prudenza,nel caso del quesito su Mattei la risposta era stata secca, precisa edesauriente nella sua tragica accezione.
Il Generale Ercole Savi, Presidente della commissione ministerialedāinchiesta, rispondendo ad una domanda postagli da un suo collega, ilGenerale di squadra aerea Cesare Graziani, che gli chiedeva comeera avvenuto e come si era verificato il disastro, rispose ā...che eglinon avrebbe potuto riferire nulla di quellāincidente, poichĆ© vincolatoda uno specifico giuramento che era stato richiesto ai membri dellacommissione e che egli aveva prestatoā158.
Tale segretezza non poteva sicuramente essere riferita alle conclu-sioni ministeriali dāinchiesta che erano, oramai, di pubblico dominio.
Eā evidente che ci troviamo di fronte ad un comportamento deter-minato dalla necessitĆ di tenere occulta una veritĆ ben diversa daquella che si voleva fosse la veritĆ ufficiale.
E arriviamo, infine, ai giorni nostri, al grande pentito della mafia,alle dichiarazioni di Tommaso Buscetta. Fu questāultimo, con alcunesue rivelazioni, a squarciare definitivamente il manto omertoso duratoper decenni.
Cosa ha raccontato Buscetta?La sua dichiarazione integrale fu la seguente: āFu Cosa Nostra
siciliana, in una seduta della sua Prima Commissione, a decretare lamorte di Enrico Mattei. CiĆ² mi consta personalmente in quanto avevomolti amici che sedevano nella Commissione e che mi riferirono ilcontenuto della discussione. Il piano per eliminare Mattei mi fu illu-strato da Salvatore Greco Ciaschiteddu e da Salvatore La Barbera,
158 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 210
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che faceva parte della Commissione ed era il capo del miomandamento. Mattei fu ucciso su richiesta di Cosa Nostra americanaperchĆ©, con la sua politica, aveva danneggiato importanti interessieconomici americani in Medio Oriente. A muovere le fila erano, mol-to probabilmente, le compagnie petrolifere, ma ciĆ² non risultĆ² a noialtri direttamente in quanto arrivĆ² Angelo Bruno, della famiglia diFiladelfia, e ci chiese questo favore a nome della commissione degliStati Uniti.
La questione venne trattata in Commissione e non ci furono oppo-sizioni di rilievo. Tutti volevano contribuire a rinsaldare i legami con gliamericani. Le uniche discussioni riguardarono le modalitĆ dellāatten-tato e gli uomini dāonore che si sarebbero assunti il compito di attuar-lo. Si pensĆ² di non usare armi da fuoco, nĆ© di ricorrere ad azionispettacolari che avrebbero potuto rivelare la matrice mafiosa del fat-to. Se avessimo ucciso Mattei mentre si trovava al ristorante o duran-te una manifestazione pubblica, tutti avrebbero pensato alla mafia.Pertanto occorreva studiare un metodo per eliminarlo,del tutto inusualeper noi, e tale da fare in modo che lāepisodio rimanesse avvolto nelmistero piĆ¹ fitto. Salvatore Greco si assunse il compito di organizzarematerialmente lāattentato. Egli, a sua volta, si consultĆ² con StefanoBontade. Ma per eseguire un progetto cosƬ impegnativo cāera biso-gno di coinvolgere diversi personaggi di spicco. Allora Greco chiesela collaborazione di Antonio Minore, di Bernardo Diana e di GiuseppeDi Cristina, il quale, provenendo da Riesi, nei pressi di Catania, pote-va fornire gli appoggi necessari.
Ricordo che Stefano Bontade mi chiese di accompagnarlo un paiodi volte a Catania. In quelle occasioni lo vidi contattare alcuni ele-menti locali di Cosa Nostra tra cui Salvatore Ferrera, dettoCavadduzzu. Il contatto con Mattei fu stabilito da Graziano Verzotto,molto legato ai Di Cristina.
Penso fu proprio Verzotto o lo stesso Di Cristina a presentare aMattei un gruppo di giovanotti della mafia che lo portarono ad una bat-tuta di caccia nei dintorni di Catania il giorno prima della sua morte. DiCristina procurĆ² lāaccesso ad una riserva privata dove accompagnareMattei e lāaereo di questāultimo fu manomesso durante questa battutadi caccia. La vigilanza di quei tempi non era quella di oggi: consisteva in
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un paio di guardie che andavano su e giĆ¹ nei pressi dellāaereo e non fuparticolarmente difficile eluderne la sorveglianza.ā
I responsabili dellāassassinio di Mattei furono sicari della famiglia DiCristina giacchĆØ fu Cosa Nostra a decidere tempi, modalitĆ e occasioniper dare la morte allāIng. Mattei in accordo, anzi, su ben preciso ordineproveniente dagli Stati Uniti attraverso un autorevole esponente dellafamiglia mafiosa di Philadelphia, Angelo Bruno, che aveva chiesto que-sto favore a nome della Commissione degli USA e nellāinteresse so-stanziale delle maggiori compagnie petrolifere americane.
Il piano per eliminare Mattei fu illustrato in commissione daglistessi Greco e La Barbera. La decisione fu presa unanimemente e lemodalitĆ del crimine dovevano essere assolutamente incruente, cioĆØtali da non lasciare sospetti su un attentato.
Vennero, quindi, bandite armi da fuoco e si prese in considerazio-ne lāipotesi del sabotaggio aereo in occasione di uno dei tanti viaggiche Mattei faceva in Sicilia con la complicitĆ attiva di alcuni potentiinterlocutori isolani di Mattei.
Lāincarico di organizzare materialmente lāattentato fu dato a Sal-vatore Greco, il quale si avvalse della collaborazione di uomini dāono-re giĆ di spicco appartenenti a diverse province, quali Antonio Mino-re, Berardo Diana, Giuseppe Di Cristina e Stefano Bontade che sāin-contrĆ² varie volte per organizzare lāattentato con Salvatore Ferrera.
A quel punto era indispensabile āun approccioā a Mattei e fu inter-pellato, a tale scopo, il potente presidente dellāEnte Minerario Siciliano,il Senatore democristiano Graziano Verzotto, legato da forti rapportidāamicizia e dāinteresse con la famiglia Di Cristina di cui era stato testi-mone di nozze, oltre ad aver assunto numerosi parenti di questāultimo.
Verzotto si prestĆ² a distrarre Mattei nellāultimo fatale viaggio te-nendolo impegnato, pare, in una battuta di caccia, prima di ripartireper Milano. āDurante quel periodo di tempo lāaereo privato di Matteifu sabotato con un ordigno esplosivo a tempo ad opera di persone daidentificare che erano riuscite a sfuggire alla vigilanza esistente nel-lāaeroportoā159.
159 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 211
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Le stesse dichiarazioni fatte da Buscetta furono sostanzialmentericonfermate da un altro illustre pentito, Gaetano IannƬ, che riconfermĆ²ā...lāaccordo tra Cosa Nostra e gli americani per lāeliminazione diMattei attraverso il collocamento di una bomba allāinterno dellāabitacolodel velivolo di Matteiā160.
Ultima voce, a conferma di questa versione dei fatti, quella di unaltro pentito, Salvatore Riggio, che confermĆ² ā...le modalitĆ e gli accor-di per lāuccisione di Mattei nonchĆ© lāattivo ruolo svolto da Verzottoā161
in aiuto a Di Cristina per la realizzazione del sabotaggio.Il Senatore Verzotto aveva svolto, peraltro, abile opera di
depistaggio nel periodo immediatamente successivo al rapimento DeMauro e al profilarsi della cosiddetta āpista Matteiā, sostenendo chealla base del rapimento e della sparizione del giornalista De Mauro cifosse la scoperta fatta da questāultimo del luogo dove attraccavano iprimi pesanti carghi di droga che rifornivano la Sicilia, tesi, peraltro,sostenuta pure dallāArma dei Carabinieri attraverso lāuomo piĆ¹ signi-ficativo allora in Sicilia e cioĆØ il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.
Questāabile mossa servƬ a divaricare le posizioni investigative traPolizia e Carabinieri, convinta comāera la Polizia che, invece, potesse-ro esserci motivazioni forti e plausibili e riconducibili alla āpista Matteiāalla base del sequestro De Mauro, come fu confermato anche dalledeposizioni processuali dellāallora Questore di Palermo Bruno Contrada.
Prevalse, insomma, il depistaggio, se ĆØ vero comāĆØ vero che nu-merose testimonianze fatte da persone che erano state vicine a DeMauro, a partire da alcuni suoi familiari, non vennero tenute in alcunaconsiderazione.
Come la dichiarazione della figlia Franca De Mauro, che scrivenel diario recante la data del 14/9/1970: ā...A casa papĆ dopo pranzodice che ha scoperto una cosa importante riguardo al caso Mattei:con chi passĆ² le ultime due ore, o chi sapeva lāorario della parten-
160 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 211
161 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedimento penalen. 181/84, richieste del Pubblico Ministero, pag. 211
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zaā162. Sempre a proposito di questa conversazione, Franca De Mauroaggiunse che ā...il padre aveva iniziato a raccontare dāavere scopertoqualcosa di molto importante in relazione alla morte di Enrico Matteie che egli riteneva fosse stata provocata a mezzo dellāesplosione diun ordigno sul suo aereo. Egli ne era convintoā163.
La circostanza citata da Buscetta su incontri preparati per distrar-re lāattenzione di Mattei nelle ultime ore prima della partenza, a Cata-nia, viene confermata dalla testimonianza dellāaltra figlia di De Mauro,Junia, che riconfermĆ² di fronte al commissario Boris Giuliano dellaQuestura di Palermo, il 24/9/1970, di essere a conoscenza di un fattoimportantissimo e inedito e cioĆØ ā...che Mattei, due ore prima di par-tire da Catania, sāera incontrato e aveva visto o aveva saputo di duepersone, di cui non sono in grado di ricordare il nome ma che, comun-que, se ben ricordo, mi suonarono familiariā164.E nel successivo inter-rogatorio del 17/3/1971, di fronte al Giudice Istruttore Dr. Fratantonio,la giovane figlia di De Mauro ebbe a precisare che ā...con tale rico-struzione sono in grado di affermare, con sicurezza, che mio padreaddossava precise responsabilitĆ sulla morte di Mattei allāattuale pre-sidente dellāENI, Eugenio Cefisā165.
Ci sarebbero state, insomma, delle alte personalitĆ che avrebberoprotetto il piano criminoso, anche per una questione di convergenzadāinteressi, tra quelli mondiali delle Sette Sorelle e quelli personalidella guida dellāENI e dellāEnte Minerario Siciliano come grande uf-ficio di collocamento della mafia in Sicilia.
Del resto, anche nella testimonianza di Igor Man, giornalista eamico di De Mauro, cāĆØ la conferma di questa analisi quando, duranteuna trasmissione televisiva, riferendo di un colloquio avuto con DeMauro, questāultimo gli confessĆ²: āSto ricostruendo il caso Mattei e ti
162 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Relazione del P.M.Vincenzo Calia, 16/10/2000, pag. 19
163 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Relazione del P.M.Vincenzo Calia, 16/10/2000, pag. 19
164 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Relazione del P.M.Vincenzo Calia, 16/10/2000, pagg. 20-21
165 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Relazione del P.M.Vincenzo Calia, 16/10/2000, pagg. 21-22
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debbo dire che cāĆØ dentro, ci sono dentro tutti i politici, gli stranieri, laCIA e, ahimĆØ, pure la mafiaā166.
In occasione della riapertura dellāinchiesta, nel 1970, proprio su sol-lecito fatto dal giornalista Ugo Moretti che chiese alla Procura di Mila-no di riaprire le indagini sulla base di alcune informazioni provenutegliche confermavano lāesistenza di un disegno criminoso alla base dellasciagura aerea di BascapĆØ, venne fuori lāarticolo con intento ricattatoriodi tal Pier Hassani che sosteneva esserci la stessa mano dietro la mortedi Enrico Mattei, di Renzo Rocca e di Mauro De Mauro.
Se ipotizziamo una stretta alleanza operativa tra i vertici di CosaNostra americana e quelli siciliani, sostenuti dalle opportune copertu-re dei servizi segreti italiani e di alcuni servizi dāintelligence stranieri,con la complicitĆ silenziosa e attenta di alcuni politici italiani e di alcu-ne figure interessate allāinterno dellāENI stesso alla scomparsa diMattei, il cerchio si chiude.
Elemento di decisiva importanza, sospettato di aver avuto questofondamentale compito di tessere le fila tra gli interessi delle grandimultinazionali del petrolio e quelle della mafia e di alcuni potentatilocali, fu lāavvocato Vito Guarrasi, sospettato di essere il signor Xdelle indagini.
Ma chi era Guarrasi? Come sāĆØ giĆ detto nel capitolo dāapertura,Guarrasi era un brillante avvocato siciliano che, fin dai tempi dellagioventĆ¹, sāera messo in evidenza in periodi delicati e difficili qualiquelli della occupazione militare della Sicilia ad opera degli Americaninel 1943-1944, conoscendo e intrattenendo relazioni con lo StatoMaggiore americano e con alcuni potentati siciliani pronti a ricostrui-re lāisola dopo il dramma della guerra.
Lo studio Guarrasi si ĆØ poi sviluppato nel dopoguerra trattando diproblematiche delicate e difficili quali quelle delle occupazioni delle ter-re e della lotta ai gabelloti mafiosi. Le sue capacitĆ diplomatiche e lesue competenze giuridiche lo consegnavano alle situazioni e ai casi piĆ¹importanti allora esistenti nel piano politico, economico e finanziario in
166 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Relazione del P.M.Vincenzo Calia, 16/10/2000, pagg. 21-22 (Dibattito trasmesso dalla RAI il 30/7/1998dal titolo āMoviola della storia: il caso Matteiā)
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Sicilia. Ecco perchĆ© fu facile sospettare sue pericolose collusioni con lamafia e un suo ruolo inconfessabile in occasione dellāomicidio Mattei.
Dalle testimonianze raccolte si evince, comunque, un quadro a dirpoco disomogeneo.
Dallāintervista realizzata in data 23 marzo 2010 al senatore Ema-nuele Macaluso, che conobbe personalmente Guarrasi, si delinea unritratto di un avvocato intelligente, molto preparato, spregiudicato nelcurare con molta disinvoltura settori diversi e interlocutori diversi.Macaluso si rammarica, ad esempio, che Guarrasi, dopo essere statoconsulente per il governo Milazzo diventi, in seguito, consulente pertutti gli altri governi della Regione Sicilia che si succedettero. Macirca la possibilitĆ di un coinvolgimento di Guarrasi nellāomicidio Mattei,Macaluso ĆØ categorico: ā...Non ritengo possibile che abbia avuto unruolo nellāuccisione di Matteiā167.
Eā possibile, dunque, fare una ricostruzione della āratioā del crimi-ne? Eā possibile ipotizzare, alla luce dei dati certi, delle notizie ogget-tive e delle prove di cui oggi disponiamo un teorema che ci dia spiega-zione dellāassassinio di Mattei?
Indubbiamente tutto ha avuto origine dalla politica imprenditorialedi Mattei nel campo dellāapprovigionamento petrolifero e di ogni altrasostanza nellāambito dellāenergia potesse occorrere allāItalia per ri-solvere il problema della sua penuria di risorse energetiche.
Le scelte fatte da Mattei avevano dato fastidio non poco alle SetteSorelle, quindi agli USA in particolare, e si rivelavano pericolose an-che per la Francia con la questione del petrolio algerino.
Subito dopo gli ultimi accordi che si profilavano coi russi per ilpetrolio sovietico, addirittura, si determinĆ² unāatmosfera di vera e pro-pria āguerra freddaā con gli Stati Uniti e i suoi interessi economici ecommerciali.
Certamente Fanfani e La Malfa, di ritorno da un loro viaggio negliUSA, alla vigilia dei fatti tragici di BascapĆØ, non seppero dire altro aMattei che di interrompere immediatamente i rapporti intrapresi conlāURSS e di non stipulare gli accordi commerciali petroliferi con isovietici, ben guardandosi dal riferire con chiarezza a Mattei i rischi
167 Intervista del 23/3/2010, riportata in Appendice
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che correva e ciĆ² che a loro era stato detto in tutta interezza dagliamericani stessi.
Eā possibile che ci sia stata la mediazione dellāavvocato Guarrasiper avvicinare le richieste dāeliminazione di Mattei provenienti dagliUSA attraverso la CIA e servendosi del mafioso Bruno, della potentefamiglia di Philadelphia, al fine di contattare Liggio che a sua volta hainteressato Greco e La Barbera della preparazione dellāattentato.Questi ultimi, per motivi tecnici, cioĆØ per la necessitĆ di trovare alcu-ne figure competenti tecnicamente a collocare lāordigno allāinternodellāabitacolo e anche per competenze territoriali, furono incaricati icatanesi, cioĆØ la famiglia Di Cristina, Antonio Minore e Bernardo Dianache, con la complicitĆ di un tecnico dellāaeroporto di Catania, si fece-ro carico di sabotare il velivolo, causandone il disastro.
Eā piĆ¹ che probabile che Cefis e Girotti sapessero alcuni risvoltimolto gravi, ma hanno taciuto aspettando lāeliminazione di Mattei perprendere successivamente la guida dellāENI.
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RIBELLI PER AMORE...
A cinquantāanni dallāassassinio di Mattei sarebbe facile abbando-narsi a considerazioni patetiche e retoriche.
Non cāĆØ bisogno di tutto ciĆ². Abbiamo bisogno del contrario: diforza, di determinazione, di volontĆ nel continuare a lavorare per laricerca della veritĆ , per favorire le condizioni di una riapertura delprocesso Mattei e per lāindividuazione dei responsabili materiali e deimandanti di quella nefandezza, consumata ai danni di esseri umaniindifesi e inermi, delle loro famiglie e della comunitĆ nazionale italia-na.
Dobbiamo continuare a rincorrere la veritĆ perchĆ© ĆØ necessario,perchĆ© non cāĆØ democrazia, non cāĆØ dignitĆ in un Paese che non rie-sce a spalancare le porte del carcere a chi ha ucciso e soprattutto achi ha incaricato di uccidere.
Di fronte ai poveri resti di Mattei ci fu un sacerdote, MonsignorMilani, che pronunziĆ² unāorazione indimenticabile. Da questa preghieraho inteso estrapolare qualche pensiero:
āMattei ha combattuto ed ĆØ stato combattuto, ha resistito non perambizione ma per amore ardente di questa sua creatura, lāENI, fattanon solo di laboratori e di macchine, ma soprattutto di uomini stretti inuna grande famiglia. La nostra fede ci insegna che la morte non ucci-de lo spirito dei nostri cari, ma che essi ci sono vicini. Mattei morƬanche per eccesso di solitudine e di persecuzione. Siamo con lui inquella splendida preghiera che egli amava e che ripeteva e che co-minciava cosi: noi, ribelli per amore....ā168.
168 G.ACCORINTI, Enrico Mattei. Una vita contro la dipendenza energeticaitaliana, op. cit., pag. 251
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Coloro che esercitano un comando non fan-no in realtĆ che prestare servizio a coloro cui sem-brano comandare; essi, infatti, non comandano perdesiderio di gioia e di dominio ma per fare del beneagli uomini, non per orgoglio di primeggiare ma peramor di provvedere.
S.Agostino (da De civitate Dei)
Tutti i cittadini sono membri dello stessocorpo e quando uno di essi viene leso tutti debbonosentirsi offesi.
Solone
Se si accetta il mondo per quello che ĆØ, ri-sulta impossibile attribuirgli un senso.
Albert Schweitzer
Amici, ci aspetta una barca che dondolanella luce ove il cielo sāinarca e tocca il mare...
Mario Luzi (da Alla vita)
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APPENDICE:
Intervista allāOn.le Prof. Emauele Macaluso
Roma, 23 Marzo 2010
Senatore Macaluso, come ricorda Enrico Mattei?
Ricordo Mattei come uomo della Resistenza al fianco dei partigia-ni e lo ricordo per il ruolo essenziale che ha avuto nella ricostruzionepolitica della DC e, quindi, anche nei rapporti della DC col PCI.
Personalmente lāho conosciuto quando ero segretario regionale delPartito Comunista in Sicilia e lāho incontrato molte volte anche qui a Roma.
Lāho incontrato in Sicilia quando venne per la costruzione degliimpianti di Enna e poi di Gela.
Era una forte personalitĆ che aveva un immenso potere, addirittu-ra capace di condizionare la vita politica italiana.
Qualcuno parlĆ² anche delle sue capacitĆ di corruzione dei partiti,basti pensare alla dura polemica con don Luigi Sturzo che lo definƬcome un uomo che inquinava la vita politica italiana.
Io, perĆ², non sono affatto dāaccordo con questo giudizio. Non per-chĆ© non ci siano state operazioni discutibili: ĆØ di Mattei la frase āipartiti si usano come taxiā, quanto perchĆ© penso si debba guardarelāinsieme dellāopera di una personalitĆ come Mattei, un uomo impor-tante nella ricostruzione italiana perchĆ© la presenza dellāENI ha con-tribuito alla crescita dellāeconomia italiana e senza questa presenzanon ci sarebbe stato mai il āmiracolo italianoā.
Non ĆØ vero che il āmiracolo italianoā ĆØ stato tutto merito del capi-talismo privato e della capacitĆ di mettere in moto lāeconomia da par-te del capitalismo.
Io credo che ci sono almeno altre due componenti essenziali: laprima ĆØ stata il ruolo che hanno avuto la riforma agraria e le lottecontadine connesse allāattuazione della riforma agraria attraverso laquale cāĆØ stato un processo di modernizzazione del Paese, senza dicui lāItalia non avrebbe potuto avere lo sviluppo che abbiamo ricorda-
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to; la seconda ĆØ nel ruolo che ha avuto lāindustria pubblica che ĆØ statoun volano nellāagevolare lo sviluppo economico stesso.
Quindi lo sviluppo degli anni che vanno tra il 1950 e il 1960 nonvanno letti come una capacitĆ autonoma intrinseca alla formula delcapitalismo. Se guardiamo da questo punto di vista, il ruolo che haavuto Mattei nel Paese ĆØ stato di grande rilevanza.
CāĆØ, poi,un altro aspetto, quello relativo alla politica estera di Matteiche lo portĆ² oggettivamente in contrasto e in opposizione al monopo-lio delle Sette Sorelle a che lāha spinto (compreso il Governo italiano)a un rapporto con tutti i Paesi produttori di petrolio nel Medio Oriente,con tutte le problematiche che quei Paesi portavano.
Mattei ĆØ stato uno stimolo per tutti i governi italiani per non chiu-dersi nellāeurocentrismo di maniera e, pur non proponendo mai lāusci-ta dellāItalia dal Patto Atlantico, ha avuto una politica che ha influen-zato il Governo italiano e la Democrazia Cristiana, a partire da Fanfani,la politica di Moro e anche, seppure indirettamente, Andreotti, che hasposato alcuni contenuti essenziali delle scelte di Mattei, seppure piĆ¹per tutelare gli interessi del Vaticano e, infine, anche Craxi. Mattei,insomma, ĆØ stato un personaggio che ha avuto unāimportanza com-plessiva in tutti i sensi, in tutti i campi della politica italiana.
Mattei ĆØ stato un esponente di fondamentale importanza nel-lāambito della politica imprenditoriale dāapprovvigionamentoenergetico in un periodo come quello tra la fine della Seconda GuerraMondiale e il cosiddetto āMiracolo economicoā. Come giudica lapolitica dellāENI e le scelte di Mattei in quel delicato periodo?
Giudico le scelte di Mattei e dellāENI di quel periodo, positivamen-te per lāattivitĆ specifica dellāENI in campo dāapprovigionamentoenergetico; le ricerche nella Val Padana furono volute tenacementeda lui, contrariamente a chi lo spingeva ad abbandonare tutto e aliquidare lāAGIP e, pur se le ricerche non portarono a quantitativirilevanti, fu importante esserci e affermare nellāapprovigionamento lapresenza italiana in campo estrattivo con una presenza minima masignificativa della produzione italiana e, come ho giĆ accennato, per ilruolo generale che il capitalismo di Stato ha avuto nella vicenda
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politica,economica e sociale italiana.Da questo punto di vista ritengo il ruolo di Mattei sia stato molto
importante.
Senatore Macaluso, uno degli aspetti piĆ¹ significativi della poli-tica di Mattei era il tentativo di favorire il potere di autodecisione elāacquisizione, quindi, di una sovranitĆ piena da parte di tutti i pa-esi, compresi quelli arretrati tecnologicamente ma dotati di materieprime: perchĆ© a suo giudizio tutto ciĆ² sembrĆ² irrealizzabile a qual-cuno nel panorama politico italiano dā allora?
Bisogna tenere conto che a quei tempi cāera la contrapposizionecomunismo-anticomunismo, est-ovest, Patto Atlantico-Patto di Varsavia.
Era la logica della āguerra freddaā.Rompere questo schema, perchĆ© si trattava o di rompere o di non
stare rigidamente dentro a questo schema, non aveva solo una valenzaeconomica: aveva anche una valenza politica.
E gli interessi economici che erano riparati dal Patto Atlantico,come ogni altro interesse, si facevano scudo della vicenda politica perrichiamare lāItalia e tutti gli altri alla disciplina atlantica, alla sceltaoccidentale.
Il problema che Mattei aveva davanti era arduo e lāaffrontĆ² tentan-do di influire allāinterno della Democrazia Cristiana e sia nei rapportipolitici che egli mantenne con accortezza con lāopposizione, con il PCI.
Il problema era, quindi, in questa contrapposizione radicale, mon-diale che esisteva e uscire da questa contrapposizione era da un latopoliticamente pericoloso per chi lo faceva e anche da un punto divista economico cāerano grandi interessi che si nascondevano dietroallāanticomunismo e allāatlantismo, che facevano comodo per garan-tire il loro monopolio e oligopolio.
Mattei, perciĆ², penso, seppe muoversi con audacia e, nel contempo,con accortezza.
Allāinterno del suo partito, allāinterno della maggioranza di gover-no e nei rapporti con lāopposizione in una serie di rapporti di āpreziosacucituraā che aveva sviluppati fin dai tempi della Resistenza e cheutilizzĆ² per portare avanti il suo progetto.
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La scelta della neutralitĆ e di un rapporto dāamicizia profondocon i nostri vicini paesi arabi sul mediterraneo, sembrĆ² unāaltradelle prioritĆ che ispirarono le scelte politico-imprenditoriali di Matteiprima, poi di Moro e successivamente anche di Craxi: quale fu lasua posizione allora e qual ĆØ la sua valutazione odierna in merito?
Non parlerei di neutralitĆ di personaggi comāerano Mattei, Moro eCraxi.
Il neutralismo in Italia fu sostenuto solo da Nenni. I socialisti e isocialdemocratici europei avevano, del resto, una tradizione atlantica.
Il problema non era il neutralismo, il problema era lāinterpretazio-ne e lāuso del Patto Atlantico e cioĆØ se il Patto Atlantico doveva esse-re āuna camicia di forzaā da cui non si puĆ² uscire o, invece, se cāera-no margini di libertĆ senza mettere in discussione lāadesione al PattoAtlantico, che mai nessuno di loro fece, quanto la possibilitĆ allāinter-no del Patto Atlantico di rompere certi schemi.
Oggi non cāĆØ piĆ¹ nulla di quella situazione, ma allora poteva esse-re considerato āun traditoreā chi rompeva una certa disciplina.
Quindi penso che questa sia stata la strada e non cāĆØ dubbio chechi lāha percorsa si ĆØ trovato in contraddizione con chi governava ilmondo occidentale essendoci a est lāaltra parte del potere mondiale.
Ritengo, quindi, che in quel periodo dobbiamo considerare la situa-zione in Medio Oriente tra Arabi e la costruzione di Israele: un proble-ma che si pone in forma lacerante dal 1963 alla guerra del Kippur alladeposizione di Nasser, al sostegno dato agli Arabi in quel periodo dal-lāUnione Sovietica.
Quindi la questione palestinese e la questione israeliana si poserogiĆ allora in maniera chiara nel senso che ogni sostegno dato ai Paesiarabi veniva considerato un atto di ostilitĆ nei confronti dāIsraele etutti questi personaggi che abbiamo nominato hanno dovuto destreg-giarsi da questo punto di vista.
Lāha fatto Fanfani, lo fece La Pira, lāha fatto in maniera piĆ¹pregnante anche perchĆ© muoveva interessi economici importantiMattei, poi Craxi, che fu considerato sempre un amico dāIsraele perĆ²ruppe in occasione della crisi dellāAchille Lauro e ruppe cogli ameri-cani in occasione della dichiarazione di Sigonella.
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Quindi con una parola che metterei tra virgolette, sono le āindisci-plineā nei confronti degli Stati Uniti.
Dobbiamo ricordare anche Moro con i contrasti anche pesantiche ebbe con Kissinger, proprio su tutta la politica mediorientale.
La questione era, quindi, nella cautela che si doveva avere allāin-terno di un sistema di allarme internazionale dove la neutralitĆ potevaessere considerata come una parola propagandistica priva di riflessipolitici ed economici immediati.
Quanto puĆ² aver influito, a suo giudizio, nellāamplificazione dirancori e di giudizi negativi nei confronti di Mattei la sua volontĆ distringere accordi commerciali per sfruttare le risorse petrolifere del-lāallora URSS?
Anche quegli accordi furono molto contrastati. Recentemente holetto alcuni rapporti riservati su quel periodo in cui Mattei fece accor-di con Kossighin. Questi accordi furono aspramente contestati.
Se poi consideriamo tutte insieme queste āindisciplineā, ĆØ chiaroche tutti questi personaggi sono stati tutti personaggi che hanno avutoostilitĆ da parte dei servizi, da parte dei governi, ecc..
Non ĆØ un caso che quando ĆØ stato ucciso Mattei tutti pensaronoalle Sette Sorelle. Quando fu assassinato Moro ci fu un coro di so-spetti; quando ĆØ stato processato Andreotti anche lƬ si disse che cāerala mano della mafia, che i pentiti venivano dallāAmerica; quando fuprocessato Craxi si parlĆ² della āmaninaā degli USA.
Tutto questo perchĆ© questi personaggi hanno avuto una posizione dirottura, dāindipendenza rispetto alle direttive fondamentali dello schie-ramento di alleanze internazionali al quale si apparteneva. Ora siccomesu questi processi si sono scritte tonnellate di carte, sulle B.R. sui pentitie quantāaltro ci sono sempre le facce diverse della realtĆ ma ĆØ moltodifficile tirare fuori da questo contesto delle autentiche certezze.
In merito alla tragica fine di Enrico Mattei sono state avanzatemolte ipotesi: per ora, grazie allā inchiesta del PM Calia e alle suerisultanze, siamo certi soltanto che Mattei fu assassinato. Quali sonole sue personali valutazioni in merito?
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Eā difficile farsi unāopinione in merito.Lāopera di Mattei, come ho giĆ ricordato, ĆØ stata di un tale urto
contro certi interessi che mi rendo conto che abbia potuto incorrereanche nellāopera di servizi e di forze che non hanno esitato a ricorrereallāomicidio o alla simulazione di un incidente.
Il sospetto ĆØ di fondo. Il problema ĆØ la prova. Ancora oggi questosospetto ce lāho ma bisognerebbe capire anche chi ha armato la manoassassina: si ĆØ parlato di Cefis, si ĆØ parlato di Verzotto, si ĆØ parlato diGuarrasi, si ĆØ parlato di Fanfani addirittura, si ĆØ parlato della CIA e delMossad.
La cosa di cui bisogna tenere conto, tuttavia, ĆØ proprio perchĆ©sono questioni di estrema delicatezza ĆØ che fino a quando non acqui-siremo la prova relativa alla mano che ha determinato la morte diMattei saremo costretti a muoverci sempre in mezzo a delle ipotesi,ragionevoli, come si diceva un tempo, ma pur sempre ipotesi.
Tra le varie tesi a proposito dei mandanti dellāomicidio Mattei, siva da chi avanza lāintervento dei servizi segreti stranieri, lāOAS, ilMossad o la CIA, o chi individua nelle Sette Sorelle i mandanti delsabotaggio o chi spiega in una faida di potere allā interno dellāENIla fine del proprio presidente per mano della mafia (vedi rivelazionidel pentito Buscetta) a vantaggio di chi effettivamente gli succedettee cioĆØ Eugenio Cefis: qual ĆØ la sua personale opinione in merito?
Siccome si tratta di tutte tesi verosimili tra veritĆ e verosimiglianzadecide la prova. Che la politica dellāENI cambiĆ² dopo la morte diMattei non cāĆØ dubbio; che le Sette Sorelle ne avevano avuto un dan-no dalla politica di Mattei, non cāĆØ dubbio; che ci siano stati interessipolitici nazionali e internazionali non cāĆØ dubbio, siccome Mattei ave-va puntato vari interessi, tutto ĆØ verosimile.
Tuttavia ĆØ avventuroso sposare una tesi che non sia suffragata dauna prova, da una sentenza.
Senatore Macaluso, Ella ĆØ stato conoscente di Vito Guarrasi: inoccasione delle indagini che furono espletate a proposito del se-questro De Mauro, lāavvocato Guarrasi fu coinvolto in una serie di
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illazioni poco edificanti: che ricordo ha personalmente del Guarrasi?
Ho conosciuto bene Guarrasi. Ho giĆ raccontato, anche in altreoccasioni, in quali circostanze ho conosciuto lāavvocato Guarrasi.
Nel 1946 ero segretario della Camera del Lavoro di Caltanissettae, in quel periodo, eravamo nel 1946, cāerano le lotte per lāoccupazio-ne delle terre con uno scontro violento con i gabelloti mafiosi cheavevano i loro feudi a Villalba, Mussumeli e Tabia, zone di mafia.
Ad un certo punto di questo scontro, il segretario regionale del PCI,che allora era Girolamo Li Causi, mi disse che avrei dovuto recarmi aPalermo perchĆØ i Lanza, che erano i feudatari di quelle zone e, in par-ticolare, uno dei fratelli, Galvano, volevano stipulare un accordo con leCooperative sindacali nostre ed estromettere Calogero Vizzini, GencoRusso e tutti gli altri del gotha mafioso di allora, che erano tutti gabelloti.
Io andai a Palermo e cominciarono le trattative con questo giovaneprincipe Galvano Lanza, che era assistito dallāavvocato Vito Guarrasi,nello studio del suocero di Guarrasi in Via Discesa dei Giudici. Avevoventidue anni, andai a questo appuntamento e lƬ conobbi Vito Guarrasi,il quale portĆ² a compimento per conto dei Lanza lāaccordo con noi chedeterminĆ² lāestromissione dei gabelloti mafiosi che avevano tutti i con-tratti scaduti e il nostro avvicendamento che, peraltro, poi non fu possi-bile fare perchĆ© misero agli ingressi delle terre le mitragliatrici, sparan-do a chiunque tentasse di entrare e scatenando unāautentica guerra.
Il principe Galvano, finita la trattativa, ebbe il coraggio di dirmi:āMacaluso se la veda lei, io me ne vado a Londra!...ā
Guarrasi fu candidato alle elezioni del 1948 nel Fronte Popolare nel-le liste Democrazia del Lavoro con Nasi. Quando andai a fare il segre-tario della CGIL, nel 1947, lo incontrai di nuovo perchĆ© lui come ammi-nistratore dei Lanza amministrava la miniera Trompia di Riesi, la piĆ¹grande miniera esistente in quel territorio con piĆ¹ di 1500 operai.
Quindi lāho incontrato nel corso della contrattazione.Egli ruppe, perciĆ², lāAssociazione Mineraria, che era formata dalla
mafia, attraverso Calogero Vizzini, dal deputato democristiano CalogeroVolpe, che uscƬ da lƬ in polemica con Vizzini.
Egli, dunque,dimostrĆ² di avere una forte vocazione antimafiosa.FormĆ² il partito radicale insieme a Eugenio Scalfari e a Leopoldo Piccardi.
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Quando ci fu ālāoperazione Milazzoā, nel 1958, lo stesso Milazzolo prese come suo collaboratore e lo fece segretario della program-mazione del piano di lavoro.
E andĆ² a Palazzo dei Normanni...Cosāera avvenuto? Uno degli atti che fece Milazzo, anche stimo-
lato dallo stesso Guarrasi e soprattutto dal presidente della Sicilindustrieche era lāingegner Lacavera, fu lāaccordo con lāENI.
Dalle concessioni che erano state date dai precedenti governi sicomprendeva che cāera un vero e proprio veto nei confronti dellāENI.
Il governo Milazzo ruppe questo veto e diede le concessioni aMattei per Gela e per il gas in provincia di Enna.
A causa di ciĆ² Luigi Sturzo scomunicĆ² uno dei suoi migliori allievi ecioĆØ Milazzo stesso. Proprio per questo Mattei sāinnamorĆ² dellāintelli-genza dellāavvocato Guarrasi e lo assunse come avvocato dellāENI.
Quindi egli diventĆ² avvocato consulente dellāENI e questa situa-zione continuĆ² anche dopo la caduta del governo Milazzo.
Il governo regionale DāAngelo era nemico di Guarrasi.Eā vero che gli intrecci non mancarono perchĆ©, nel frattempo, nac-
que lāEnte Minerario Siciliano, si affermĆ² la figura di Verzotto che erastato uomo di Mattei, Segretario regionale della DC, un veneto intricatoin mille affari.
Il mio ricordo, quindi, si ferma al 1962, perchĆ© in quellāanno lasciaila Sicilia per venire qui a Roma alla Segreteria Nazionale del Partito.
Il mio rapporto con Guarrasi si ferma per un motivo ben precisoed ĆØ un motivo politico. Egli, infatti, dopo aver fatto il consulente per ilgoverno Milazzo, si mise a fare il consulente per tutti gli altri Presi-denti della Regione Sicilia che seguirono.
Era un uomo particolarmente intelligente, era un avvocato moltopreparato e il suo studio diventĆ² il luogo di connessione dei rapportitra il mondo politico e imprenditoriale della Sicilia e tutte le altre socie-tĆ imprenditoriali italiane coi rispettivi personaggi in cerca dāaffari.
Personalmente, comunque, se dovessi dare un giudizio non ritengoche lui abbia potuto avere un ruolo nellāuccisione di Mattei.
Dico questo perchĆ© dopo la morte di Mattei, il suo successore,Cefis, continuĆ² ad avere come suo consulente Guarrasi. Quindi noncredo alla complicitĆ di Guarrasi in questo crimine.
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Egli era, ripeto, un uomo molto abile, un uomo di potere. Si misedentro il sistema della DC e dei rapporti con le grandi imprese. Mache abbia potuto avere un ruolo in un tipo dāintrigo criminale qualelāassassinio di Mattei, non lo credo.
Ebbe una presenza attiva in altri tipi dāintrighi, quelli relativi a go-vernare con leggi che venivano di volta in volta modificate per servireben precisi interessi.
Che fosse stata usata la mafia non lo escludo perchĆ© come ābrac-cioā non cāĆØ dubbio che il potere che aveva fin dāallora la mafia eraun potere penetrante, che poteva permettergli di penetrare negli ae-roporti e non mi stupirei se qualcuno di quei mafiosi fosse penetrato inun aeroporto per fare un attentato perchĆ© la mafia, giĆ allora, non erapiĆ¹ quella dei contadini analfabeti, dei Riina, ma era anche quella deicolletti bianchi, bianchissimi, degli architetti, dei tecnici.
Personalmente, perĆ², escluderei, anche per come lāho conosciutoumanamente, un coinvolgimento del Guarrasi in questa faccenda an-che se le sue frequentazioni erano molto eterogenee.....
Quale strada suggerirebbe di intraprendere per fare luce sugliesecutori materiali dellāomicidio Mattei ad uno storico che a di-stanza di tanti anni ancora oggi vuol sapere la veritĆ ?
Ritengo sia molto difficile sapere la veritĆ anche a causa del tem-po che passa e āscolorisce tuttoā. In queste vicende se non si proce-de subito piĆ¹ il tempo passa e piĆ¹ diventa tutto piĆ¹ difficile. A menoche, servendosi delle nuove tecnologie dāaccertamento, la modernacriminologia non possa trovare ulteriori e importanti riscontri come,peraltro, sta accadendo per altri importanti processi in questo periodo(ad esempio il delitto di via Poma).
A me pare difficile una ricostruzione di questa vicenda che non siauna ricostruzione di āquadroā, di āscenarioā e collocarla dentro quegliscenari.
Mattei era un uomo forte e in quel momento si batteva per uncambiamento e tutte le altre forze nazionali e internazionali,lāestablishment, volevano impedirgli quel cambiamento.
Il mio consiglio ĆØ quello anche di lasciare al lettore la scelta e
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lāanalisi dello scenario Mattei.
Se volessimo riprendere tutto quello che cāĆØ di positivonellāEuropeismo di Mattei, di Moro, di Craxi e di Enrico Berlinguer,da dove si potrebbe ripartire?
Penso che oggi il mondo sia profondamente cambiato rispetto aquesti personaggi. Non cāĆØ piĆ¹ lāURSS, non cāĆØ piĆ¹ la Guerra Fredda.CāĆØ la guerra per lāenergia, per lāacqua, per lāalimentazione. I teminuovi sono la globalizzazione, la finanziarizzazione che sono tutti teminuovi per lo sviluppo anche perchĆ© il mondo della politica ĆØ completa-mente cambiato.
Non ci sono piĆ¹ i due blocchi.Ma si stanno sviluppando nuove potenze: la Cina, lāIndia, il Brasi-
le, la stessa America latina non ĆØ piĆ¹ il ācortileā degli USA.Il mondo, quindi, ĆØ cambiato, non ĆØ piĆ¹ quello di Mattei, di Moro, di
Berlinguer. Di queste persone bisogna raccogliere unāidea centrale:Berlinguer parlĆ² di un governo mondiale, oggi i problemi se non sigovernano a livello mondiale non sono piĆ¹ governabili.
Del resto, la crisi finanziaria lāha dimostrato. Puoi mettere dei tam-poni, ma se vuoi governare i problemi finanziari, i problemidellāapprovigionamento in merito alle risorse energetiche, alla famedel mondo, agli squilibri crescenti, ai problemi dellāacqua, dovresti avereun governo mondiale.
Lāesempio che questi uomini hanno dato ĆØ stato nellāavere rottodegli schemi e nel non aver accettato lāesistente, nel dire che bisognaandare oltre lāesistente e che lāesistente non ĆØ il meglio cercandonuove forme di rapporti nel mondo.
Moro, Mattei, Berlinguer hanno dato questo grande esempio: nonaccontentarsi rassegnandosi allo stato di cose esistenti, ma tentarecontinuamente di migliorarlo.
Tutto ciĆ² in un periodo dove lāaut-aut era forte: o stavi dalla partedi unāidea o di unāaltra, o dalla parte della NATO o del Patto diVarsavia.
Poi, finita questāepoca, siamo andati nellāepoca della potenza uni-ca, laddove tutti dovevano sottostare agli USA.
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Ora il mondo si sta molto articolando, e questa grande lezionelasciataci da Mattei ĆØ quella di pensare che il mondo che vediamo nonsia il migliore, ma si debba cambiarlo non rassegnandoci mai ad ac-cettarlo passivamente.
Roma, 23 marzo 2010. Il senatore Emanuele Macaluso con AlbertoMarino
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ATTI GIUDIZIARI
Tribunale Civile e Penale di Pavia, Fascicolo n. 2471/62Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Procedi-
mento penale n. 181/84, richieste del Pubblico MinisteroProcura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Sezione di
Polizia Giudiziaria, Prot.n. 12/159 della Compagnia Carabinieri di PaviaMinistero della Difesa Aeronautica, Relazione dāinchiesta sullāin-
cidente avvenuto il 27.10.1962, Roma, marzo 1963