22

Estratto - Nel cuore della Groenlandia - Fridtjof Nansen - a cura Davide Sapienza - Galaad Edizioni

Embed Size (px)

DESCRIPTION

Estratto - Nel cuore della Groenlandia - Fridtjof Nansen - a cura Davide Sapienza - Galaad Edizioni

Citation preview

Page 1: Estratto - Nel cuore della Groenlandia - Fridtjof Nansen - a cura Davide Sapienza - Galaad Edizioni
Page 2: Estratto - Nel cuore della Groenlandia - Fridtjof Nansen - a cura Davide Sapienza - Galaad Edizioni

Capitolo I Introduzione

Nell’estate del 1882 mi trovavo a bordo della Viking, una

nave norvegese per la caccia alla foca che rimase intrappola-ta nel ghiaccio al largo della costa orientale della Groenlan-dia in una zona ancora inesplorata, o per la precisione da qualche parte nei paraggi della latitudine 66°50’ N. Re-stammo bloccati più di tre settimane e ogni giorno l’equi-paggio era sempre più terrorizzato dalla deriva presa dalla nave verso il litorale roccioso. Alla luce del giorno, oltre le

25

Page 3: Estratto - Nel cuore della Groenlandia - Fridtjof Nansen - a cura Davide Sapienza - Galaad Edizioni

distese di ghiaccio alla deriva, vedevamo risplendere vette e ghiacciai, mentre la sera e per tutta la notte, quando il sole si abbassava incendiando il cielo, la selvaggia bellezza dello scenario giungeva al suo apice. Durante il giorno, dalla coffa spesso capitava che il cannocchiale si volgesse a ovest e non c’è da stupirsi che la fantasia di un giovane si sentisse irresi-stibilmente attratta dalle bellezze e dai misteri di quel mon-do sconosciuto. Meditavo di continuo per trovare il modo di raggiungere la costa, la stessa che in tanti avevano cercato invano di raggiungere, sino ad arrivare alla conclusione che doveva esserci un modo, magari non forzando una nave at-traverso il ghiaccio – metodo utilizzato sino ad allora – ma attraversando a piedi la banchisa galleggiante e trainando una barca. A dire il vero, un giorno non seppi più tratte-nermi e proposi un tentativo di dirigermi verso la costa da solo, ma il progetto non approdò a nulla poiché il capitano era convinto che non dovesse essere permesso a nessuno di lasciare la nave per un lungo periodo di tempo.

Al mio rientro, la rivista danese «Geografisk Tidskrift» mi chiese di scrivere un articolo nel quale espressi l’opi-nione che sarebbe stato possibile raggiungere la costa orien-tale della Groenlandia senza particolari difficoltà se la spe-dizione avesse forzato la via, sin dove il ghiaccio era prati-cabile, a bordo di una nave per la caccia alla foca, per poi abbandonarla e superare la banchisa sino alla costa. Con questo non voglio certo affermare che già a quel tempo a-vessi l’idea, più o meno visionaria, di penetrare dalla costa nell’entroterra, poiché fu solo in una successiva occasione che il progetto assunse la sua forma definitiva.

Nel 1883, una sera d’autunno che ricordo come fosse ieri, ascoltavo senza grande interesse la lettura del giornale quando la mia attenzione fu risvegliata da un telegramma nel quale si annunciava che Nordenskjöld era tornato sano e

26

Page 4: Estratto - Nel cuore della Groenlandia - Fridtjof Nansen - a cura Davide Sapienza - Galaad Edizioni

salvo dalla spedizione verso l’entroterra della Groenlandia e che non aveva trovato oasi ma solo infinite pianure di ghiaccio sulle quali si diceva che i suoi Lapponi avessero percorso con gli sci una distanza straordinaria in un tempo stupefacente2. Fu in quel momento che si accese la scintilla e si materializzò l’idea di una spedizione attraverso la Groen-landia, da costa a costa, con gli sci. Era il piano che in segui-to fu presentato al pubblico e realizzato. In breve, la mia i-dea era che se un gruppo di bravi sciatori equipaggiato in maniera pratica e funzionale fosse partito dal lato destro, doveva per forza riuscire ad attraversare la Groenlandia: il punto di partenza era di estrema importanza. Se il gruppo fosse partito dal lato occidentale, come avevano fatto tutte le altre spedizioni, si poteva star sicuri che non ce l’avrebbe mai fatta. Avrebbe avuto tutte le comodità d’Egitto alle spal-le e di fronte un deserto di ghiaccio inesplorato e la costa o-rientale, che è leggermente migliore. E se anche ce l’avesse fatta, avrebbe dovuto rifare lo stesso viaggio a ritroso per tornare a casa. Fu così che mi venne l’idea: l’unica via per un successo sicuro era quella di forzare un passaggio oltre la cintura di ghiaccio che galleggiava alla deriva, sbarcare sulla desolata costa orientale serrata dai ghiacci e da lì proseguire sino alla disabitata costa occidentale. In questo modo, bru-ciandosi tutti i ponti alle spalle, non ci sarebbe stato bisogno di incitare gli uomini, perché la costa orientale non avrebbe costituito un’attrattiva mentre davanti a loro ci sarebbe stata la costa occidentale con tutte le lusinghe e le attrattive della civiltà. Non c’era una rotta da decidere: l’unica parola era avanti e l’unico ordine “o la morte o la costa occidentale del-la Groenlandia”.

2 Nils Otto Gustaf Nordenskjöld (Hesselby, 6 dicembre 1869 – Göteborg, 2 giugno 1928), è stato un geologo, geografo ed esploratore svedese.

27

Page 5: Estratto - Nel cuore della Groenlandia - Fridtjof Nansen - a cura Davide Sapienza - Galaad Edizioni

Solo nell’autunno del 1887 decisi di dedicarmi seriamente al piano. La mia idea originale era stata quella di realizzare la spedizione con mezzi privati ma dato che ero stato spinto da più parti a chiedere aiuto all’Università di Norvegia per reperire i fondi necessari e per dare alla spedizione un carat-tere pubblico e nazionale, acconsentii e inviai alle autorità una richiesta per una sovvenzione di cinquemila corone. La richiesta incontrò il favore più che caloroso del consiglio u-niversitario e venne sottoposta al governo, di modo che po-tesse essere presa in considerazione dallo Storthing, l’As-semblea Nazionale. Il governo però fece sapere che non ve-devano come si sarebbe potuto supportare il piano e un giornale si spinse addirittura a dire che non c’era una ragio-ne concepibile per la quale il popolo norvegese dovesse pa-gare cinquemila corone per regalare a un privato un viaggio vacanza in Groenlandia. Quasi tutti quelli che sentirono par-lare del progetto lo definirono una pura follia, chiedendo cosa potesse mai esserci nell’entroterra della Groenlandia, ormai convinti che o non avessi la testa del tutto a posto o che fossi semplicemente stanco di vivere. Per fortuna non fu necessario procurarmi l’aiuto del governo, dello Storthing o di chiunque altro. In quel periodo fu un gentiluomo di Co-penaghen a offrirmi la somma necessaria. Il signor Augustin Gamél aveva già contribuito alla causa delle ricerche nel-l’Artico equipaggiando la spedizione Dijmphna3. Poiché l’offerta proveniva da uno straniero che neppure mi cono-sceva di persona per aiutare una spedizione considerata dal-la generalità come il piano di un folle, mi sembrò talmente generosa che non esitai un istante ad accettarla.

Pubblicai il progetto nel gennaio 1888 sulla rivista norve- 3 Spedizione artica danese sulla nave Dijmphna (1882-1883) che aveva cercato di arrivare a capo Čeljuskin nella Russia artica e che costituisce il punto più setten-trionale del continente asiatico.

28

Page 6: Estratto - Nel cuore della Groenlandia - Fridtjof Nansen - a cura Davide Sapienza - Galaad Edizioni

gese «Naturen» in un articolo intitolato Gronlands Inlandsis (L’inlandsis in Groenlandia)4. Dopo aver raccontato la storia di alcuni precedenti tentativi di penetrare nell’entroterra della Groenlandia, descrissi l’idea in questi termini:

“Ho intenzione di partire dall’Islanda all’inizio di giugno

a bordo di una nave norvegese per la caccia alla foca insie-me a tre o quattro dei migliori sciatori che riuscirò a trovare. Ci dirigeremo verso la costa orientale della Groenlandia per provare ad avvicinarci il più possibile al litorale a un’altezza di circa 66° di latitudine Nord. Mi sarebbe piaciuto sbarcare più a Nord, nelle regioni sconosciute del fiordo di Scoresby, ma sarebbe necessario avere una nave speciale e poiché pro-babilmente sarebbe difficile raccogliere fondi a tale scopo, ho per il momento rinunciato all’idea. Se la nostra nave non riuscisse a raggiungere la costa, anche se i cacciatori di foche che si sono spesso trovati vicini a quelle coste inesplorate non considerano impossibile l’eventualità di riuscirci, la spedizione abbandonerà la nave nel punto più estremo rag-giunto fino a quel momento e percorrerà il ghiaccio sino alla terraferma. Nell’estate del 1884, per esempio, il ghiaccio era ridotto al minimo e le foche furono catturate in prossimità della riva. Allo scopo di attraversare le acque aperte che probabilmente troveremo vicino alla costa, traineremo una barca leggera con i pattini per il ghiaccio. La mia precedente esperienza mi dice che è possibile attraversare il ghiaccio.

4 Inlandsis è un vocabolo norvegese composto (inlands «entroterra» e is «ghiaccio»). In geografia fisica, descrive la grande massa dei ghiacci che nelle regioni polari co-pre estese aree territoriali come la parte interna della Groenlandia e il continente antartico. È l’Inlandsis al quale si riferisce Nansen nel corso di tutto il libro per de-scrivere il territorio sconosciuto che aveva costituito il grande problema del-l’esplorazione artica sino alla sua spedizione del 1888. Per questa ragione nel testo italiano si è mantenuto il vocabolo comunemente usato dalla comunità scientifica, dagli esploratori, dai geologi e dai geografi.

29

Page 7: Estratto - Nel cuore della Groenlandia - Fridtjof Nansen - a cura Davide Sapienza - Galaad Edizioni

Era il 1882 quando mi trovai in questa regione a bordo del Viking, che era rimasto intrappolato nel ghiaccio e per ven-tiquattro giorni andò alla deriva lungo la stessa costa dove ho intenzione di sbarcare; fu allora che ebbi numerose op-portunità di conoscere la natura del ghiaccio e le condizioni della neve; spesso ci capitò di dover trainare la nostra barca sulla banchisa per lunghe distanze a causa dell’improvviso ammassarsi del ghiaccio. Credo dunque che con quel meto-do avremo ogni probabilità di raggiungere la terraferma e mi piacerebbe che ciò accada a Nord di capo Dan, dove la costa non è mai stata esplorata dagli europei e offre motivi di interesse per il viaggiatore. Verso sud la costa è ormai re-lativamente nota, visto che nel 1884 la spedizione Konebaad del capitano Holm ha raggiunto un punto a Nord di Cape Dan svernando ad Angmagsalik, insediamento dei pagani eschimesi5 situato nelle vicinanze del promontorio. Dopo aver esaminato la costa sino a quando il tempo a nostra di-sposizione ce lo concederà, inizieremo la traversata del-l’inlandsis appena possibile. Se raggiungeremo la terraferma a Nord di capo Dan, inizieremo l’ascesa dal fondo di uno dei fiordi vicini; se sbarcheremo più a sud, ci spingeremo si-no al fondo del fiordo Sermilik prima di dedicarci al ghiac-cio.

Proveremo subito a risalire il più in alto possibile sulla nuda roccia, anche nel caso di forti pendenze, poiché quan-do saremo costretti a percorrere il ghiaccio lo troveremo più

5 Il popolo Eschimese, come è ancora oggi più facilmente ricordato, in realtà si è sempre chiamato popolo Inuit – “gli uomini”, abitatori di Alaska, Canada e Groen-landia. Nansen utilizza sempre il vocabolo in uso anche per gran parte del vente-simo secolo, offrendo descrizioni e osservazioni di notevole rilevanza. Nonostante i brevi contatti intercorsi durante la spedizione, nell’inverno 1888-1889, nell’attesa di poter ritornare in Norvegia, nella colonia danese di Godthaab, come descriverà nella parte finale del libro, ebbe modo di apprendere usi, costumi, lingua (che in Groenlandia è il kalaallisut, ovvero il groenlandese).

30

Page 8: Estratto - Nel cuore della Groenlandia - Fridtjof Nansen - a cura Davide Sapienza - Galaad Edizioni

regolare e pianeggiante, il che ci permetterà di sfuggire alle peggiori cascate di ghiaccio dei ghiacciai che si dimostre-rebbero probabilmente difficili e pericolosi a causa della su-perficie irregolare. Una volta sul ghiaccio, punteremo la rot-ta verso Christianshaab, a Disco Bay, dove proveremo ad ar-rivare il prima possibile. Il vantaggio di puntare a Disco Bay invece che più a sud è che a nord troveremo probabilmente la neve in condizioni migliori. Inoltre, vicino a Disco Bay, dove il territorio non è frastagliato a causa dei fiordi, sarà relativamente facile trovare la direzione dell’abitato, mentre l’isola Disco al largo della costa che riusciremo a vedere gra-zie alle scogliere terrazzate di basalto, sarà un buon punto di riferimento che ci aiuterà a trovare uno dei due insediamen-ti di Jakobshavn o Christianshaab, entrambe a Disco Bay e a circa cinquantacinque chilometri di distanza tra di loro.

La distanza dal punto della costa orientale dove intendo sbarcare a Disco Bay è di circa 670 chilometri. Se calcoliamo una percorrenza media giornaliera dai venticinque ai tren-tadue chilometri, che per uno sciatore è veramente poca co-sa, la traversata non ci occuperà per più di un mese e se por-teremo con noi provviste sufficienti per un periodo doppio, mi pare ci sia ogni probabilità di avere successo. Le provvi-ste verranno trainate sulle slitte e oltre gli sci porteremo con noi anche le truger norvegesi e le racchette da neve canadesi, che possono essere più comode quando la neve è umida e inconsistente. Ovviamente, non mancherà la strumentazione necessaria per i rilevamenti”.

L’articolo venne pubblicato e non ci si deve stupire delle

proteste più o meno vibrate contro un progetto del genere, ognuna caratterizzata da una stupefacente ignoranza circa le diverse condizioni di considerevoli estensioni di ghiaccio e di neve, oltre che della reale possibilità del nostro attraver-

31

Page 9: Estratto - Nel cuore della Groenlandia - Fridtjof Nansen - a cura Davide Sapienza - Galaad Edizioni

samento. A tale proposito non posso negarmi il piacere di riportare

alcuni brani di una conferenza tenuta a Copenhagen da un giovane viaggiatore danese di ritorno dalla Groenlandia, pubblicata sulla rivista danese «Ny Jord» nel febbraio 1888:

“Altri progetti non sono mai andati oltre la carta, come le

proposte di attraversare l’inlandsis a bordo di mongolfiere portate avanti alla fine del secolo scorso. E tra questi proget-ti ancora sulla carta dobbiamo includere quello appena for-mulato dallo zoologo norvegese Fridtjof Nansen del museo di Bergen. Tanti sono gli elementi che attraggono del pro-getto di Nansen, come la proposta di partire dalla costa o-rientale e di attraversare l’entroterra sino agli insediamenti sull’altro versante invece di percorrere la via opposta, il tut-to con gli sci come mezzo di trasporto, essendo egli stesso un bravo sciatore. Ma tutti coloro che riconoscono i meriti dell’idea di base, se sanno qualcosa del reale stato delle cose devono respingere qualsiasi ulteriore approvazione. Il me-todo stesso con il quale Nansen propone di raggiungere la costa, e cioè di abbandonare il solido ponte della nave per strisciare come un orso polare da un traballante blocco di ghiaccio all’altro sino alla costa, dimostra una tale assoluta avventatezza da non meritare ulteriori critiche.

Poniamo che la fortuna favorisca il coraggioso e che Nan-sen abbia raggiunto la costa della Groenlandia. Come farà a risalirla sino alla vera estensione pianeggiante dell’inlandsis? In altre parole, come farà a superare il limite esterno dove innumerevoli vette si ergono dalla coltre ghiacciata presen-tando con ogni probabilità in quasi ogni punto una barriera impenetrabile? La proposta di Nansen, scalare le elevate montagne costiere e discendere dalle vette sino all’esten-sione di ghiaccio che ostruisce la loro via, tradisce una asso-

32

Page 10: Estratto - Nel cuore della Groenlandia - Fridtjof Nansen - a cura Davide Sapienza - Galaad Edizioni

luta ignoranza delle reali condizioni del terreno. La mia esperienza finisce dove si vede il litorale e non

proverò a criticare l’idea di attraversare la tratta interna di ghiaccio con gli sci o la possibilità di portare abbastanza provviste e altre questioni del genere. Ma penso che esista una probabilità che questa parte del piano possa essere rea-lizzata se Nansen riesce a superare il limite esterno del ghiaccio. C’è però una questione molto differente sulla qua-le credo non solo di essere qualificato a parlare ma di essere costretto a farlo. Sono del parere che nessuno, imbarcandosi in un’ impresa rischiosa e senza profitto, abbia il diritto mo-rale di obbligare gli eschimesi della Groenlandia danese o-rientale a darsi da fare per tirarlo fuori dalle difficoltà in cui egli stesso si sia ingiustificatamente cacciato.

I pochi tra noi che conoscono le condizioni della Groen-landia orientale non hanno dubbi che se il progetto di Nan-sen verrà portato avanti nella sua attuale forma e la nave non raggiungerà la costa ma lo aspetterà finché non sarà ob-bligato ad abbandonare il progetto, dieci a uno che egli sa-crificherà inutilmente la propria vita e forse anche quella di altre persone, oppure dovrà trovare rifugio presso gli e-schimesi per poi farsi guidare da loro lungo il litorale sino agli insediamenti danesi sulla costa occidentale. E io sosten-go che nessuno ha il diritto di costringere i groenlandesi o-rientali a un lungo viaggio che sarebbe per tante ragioni de-leterio”.

Non c’è dubbio che questi passaggi siano stati scritti con

le migliori intenzioni. Ciò non toglie che siano esempi clas-sici del terrore quasi superstizioso con il quale molte perso-ne, inclusi coloro che si atteggiano ad autorità e pretendono di possedere conoscenze specifiche in materia, hanno sem-pre considerato l’inlandsis della Groenlandia e in generale

33

Page 11: Estratto - Nel cuore della Groenlandia - Fridtjof Nansen - a cura Davide Sapienza - Galaad Edizioni

l’attraversamento delle tratte di ghiaccio e di neve, anche di recente. L’autore dell’articolo citato, nel corso di svariati an-ni di esplorazioni, era passato lungo il margine dell’inlandsis ma pare che non gli sia mai venuto in mente di provare a fa-re un’incursione nelle zone interne. Già dai primi passi a-vrebbe sgomberato la mente da certe assurde allucinazioni, imparando dunque cosa significa veramente “una assoluta ignoranza delle reali condizioni del terreno”.

In un altro articolo che, se possibile, tradisce un’igno-ranza anche superiore, l’autore ha dichiarato che se Nansen in persona fosse stato abbastanza folle da compiere un simi-le tentativo non avrebbe comunque trovato nessuno dispo-sto ad accompagnarlo. Anche in Inghilterra la stampa ha pubblicato articoli contrari al progetto della spedizione. Ma nonostante questi avvertimenti, e a dispetto dell’opinione generale che il progetto fosse pura follia, sono stati in tanti a esprimere il desiderio di unirsi a me. Ho ricevuto oltre qua-ranta richieste da gente di ogni estrazione e occupazione – soldati, marinai, agricoltori, uomini d’affari e studenti uni-versitari. Tanti altri non hanno fatto richiesta ma hanno di-chiarato che sarebbero stati più che disposti a venire e che avrebbero dato il proprio nominativo se la cosa fosse stata di una qualche utilità. E le domande non sono state inviate solo da norvegesi, perché ho ricevuto tante lettere anche da danesi, olandesi, francesi e inglesi. In ogni caso, non potevo accettare aspiranti che non fossero perfettamente avvezzi all’uso degli sci, oltre che uomini di provata forza e resisten-za. Alla fine ho scelto tre norvegesi: Otto Sverdrup, capitano in pensione; Oluf Dietrichson, tenente della fanteria norve-gese; Kristian Kristiansen Trana, agricoltore del nord della Norvegia.

Dato che all’inizio avevo pensato di portare con noi delle renne mi ero immaginato che mi sarebbero tornati utili an-

34

Page 12: Estratto - Nel cuore della Groenlandia - Fridtjof Nansen - a cura Davide Sapienza - Galaad Edizioni

che i lapponi, i quali possiedono il senso dell’orientamento e la capacità di adattamento a ogni genere di circostanza che simili figli della natura hanno come diritto di nascita, avevo scritto a persone ben note del Finnmark chiedendo di rin-tracciarmi un paio di lapponi di montagna6 disposti a unirsi alla spedizione. Avevo richiesto uomini con spirito di inizia-tiva, conosciuti per le loro capacità di scalatori con doti di resistenza oltre la media, e specificai che dovevano essere messi al corrente della pericolosa natura dell’impresa. Do-veva essere chiaro che le probabilità di non tornare erano le stesse di quelle di tornare a casa e per questo dovevano es-sere scapoli di un’età compresa tra i trenta e i quaranta anni, dato che avevo stimato che a quell’età le energie del corpo e della mente sono più preparate per affrontare una simile impresa.

Passò molto tempo prima che ricevessi una risposta. Nel-le aree interne del Finnmark la posta viaggia senza fretta e viene trasportata oltre le montagne su slitte trainate da ren-ne ogni due settimane. Mentre la data della nostra partenza si avvicinava, ricevetti infine una lettera che diceva che po-tevo avere due bravi uomini di Karasjok se ero disposto a pagarli generosamente. Accettai le loro condizioni telegra-fando di venire immediatamente. Venni a sapere che si era-no subito messi in viaggio e ovviamente ero estremamente ansioso di incontrarli. Dovevano arrivare un sabato sera, e mandai qualcuno alla stazione per incontrarli e condurli ai

6 La popolazione da noi chiamata lappone, in realtà si definisce Sami e anche qui vale il problema irrisolto creato dalla colonizzazione. Il nome della Lapponia è Sa-miland, terra generalmente sopra il circolo polare artico che attraversa la Norvegia, la Finlandia, la Svezia e la penisola di Kola in Russia). Quando Nansen scriveva, c’era un gruppo di Sami nomadi che seguiva la migrazione delle renne e che in Norvegia erano conosciuti come Fjeldlapper (lapponi di montagna). Nansen aveva scelto i due uomini per la spedizione proprio tra questi per la loro conoscenza dei terreni più impervi delle zone artiche dove erano nati e cresciuti.

35

Page 13: Estratto - Nel cuore della Groenlandia - Fridtjof Nansen - a cura Davide Sapienza - Galaad Edizioni

loro alloggi. Ma né quel giorno e neanche la domenica arri-varono dei lapponi e ci domandammo tutti cosa ne fosse stato di loro.

Il lunedì mi fu detto che finalmente erano arrivati. Ave-vano viaggiato su un treno merci invece che su un normale espresso passeggeri. Mi precipitai ai loro alloggi, trovai la porta ed entrai: in mezzo alla stanza vidi un bel giovane più simile a un finlandese che a un lappone, mentre nell’angolo c’era un anziano con i capelli neri lunghi sino alle spalle e di bassa statura. Stava rannicchiato su un baule, dove aveva un aspetto anche più rachitico del normale, anche se più lappo-ne dell’altro. Come entrai nella stanza, il più anziano piegò la testa e salutò con la mano alla maniera orientale, mentre il più giovane mi salutò normalmente. Il vecchio conosceva poco il norvegese e conversai quasi esclusivamente con il giovane. Chiesi come stavano e perché erano arrivati sul treno merci. «Noi non comprendiamo i treni, e poi costava un po’ meno.» «Bene, e quanti anni avete?» «Io ho ventisei anni e Ravna ne ha quarantacinque» fu la risposta. Bel-l’affare, visto che avevo dato l’ordine di trovare due uomini tra i trenta e i quarant’anni. “«Immagino siate entrambi lap-poni di montagna.» «Oh no! Solo Ravna sta in montagna, io sono di Karasjok.» Il che era anche peggio, dato che avevo chiarito che dovevano essere lapponi di montagna. «Ma non hai paura di fare questo viaggio?» dissi io. «Sì, abbiamo molta paura e la gente ci ha detto che la spedizione è tal-mente pericolosa che non torneremo a casa vivi. Dunque sì, siamo veramente spaventati.» Era un pessimo affare, dato che i due poveretti non avevano mai saputo la verità circa l’impegno preso. Stavo davvero per rimandarli a casa ma era troppo tardi per trovare qualcun altro. Così, visto che dovevo tenerli con me, era meglio consolarli, perciò spiegai che gli erano state raccontate solo un mucchio di fesserie.

36

Page 14: Estratto - Nel cuore della Groenlandia - Fridtjof Nansen - a cura Davide Sapienza - Galaad Edizioni

Non aveva senso scoraggiarli in partenza, visto che a-vrebbero comunque perso gran parte dell’entusiasmo nel giro di poco tempo. Anche se non avevano l’aspetto forte e asciutto che avevo desiderato, mi sembravano persone di buon carattere e degne di fiducia: qualità che infatti hanno poi dimostrato di avere. E in quanto alla resistenza si sono dimostrati di poco, se non per niente, inferiori a noi. Per altri aspetti non mi furono particolarmente utili, soprattutto ri-spetto alle qualità che mi ero aspettato di trovare in loro, e infatti non vennero mai utilizzati per scopi ricognitivi.

Balto, il giovane lappone, quando fece ritorno a casa scrisse un breve racconto delle sue esperienze che è stato tradotto in norvegese dal professor Friis di Kristiania, e mi riprometto di includere nel mio racconto alcuni passaggi che mi sembrano caratteristici. Dopo aver descritto il suo viag-gio dal Finnmark e aver raccontato di come la gente li sco-raggiava informandoli, tra le altre cose, che ero solo un ma-niaco, ecco cosa scrive:

“Il 14 aprile lasciammo Trondhjem e il 16 arrivammo a

Kristiania. Nansen aveva mandato una persona alla stazione ad attenderci. Era Sverdrup, che venne da noi e ci chiese: sie-te voi i due uomini che partono con Nansen? Rispondemmo che eravamo noi. Allora Sverdrup ci disse che anche lui partiva con Nansen ed era venuto a incontrarci per quello scopo. Venite con me, disse, e ci portò in un albergo, che si trova al numero 30 di Toldbodgaden. Un’ora dopo Nansen e Dietri-chson vennero a incontrarci. Fu una cosa veramente mera-vigliosa incontrare Nansen, il nuovo capo. Era un estraneo ma il suo volto brillava nei nostri occhi come quello dei ge-nitori che avevamo lasciato a casa; il suo viso mi sembrò su-bito amabile, proprio come il benvenuto che ci diede. Tutti gli estranei furono molto gentili e amichevoli con noi due

37

Page 15: Estratto - Nel cuore della Groenlandia - Fridtjof Nansen - a cura Davide Sapienza - Galaad Edizioni

lapponi a Kristiania e da quel momento fummo più contenti e andò tutto per il meglio”.

Poiché nel corso del racconto saremo in compagnia dei

cinque uomini già citati sopra, la cosa migliore da fare ades-so è presentarli adeguatamente. Inizierò dai miei compatrio-ti e andrò in ordine di età.

38

Page 16: Estratto - Nel cuore della Groenlandia - Fridtjof Nansen - a cura Davide Sapienza - Galaad Edizioni

Otto Sverdrup è nato il 31 ottobre 1855 nell’azienda agri-cola di Haarstad a Bindalen, nell’Helgeland. Ulrik Sverdrup, suo padre, faceva parte di una vecchia famiglia norvegese ed era proprietario di boschi e fattorie. Abituato sin dal-l’infanzia a vagabondare tra boschi e montagne per le sue escursioni con ogni genere di clima, ha appreso velocemente a badare a se stesso e a camminare da solo. Ha anche impa-rato presto a usare gli sci, e in una regione scoscesa e impra-ticabile come quella di Bindalen è naturalmente diventato uno sciatore attivo e intelligente. All’età di diciassette anni è andato per mare, viaggiando per molti anni a bordo di navi americane e norvegesi. Dal 1878, quando ha superato l’esame obbligatorio a Kristiania, ha navigato da secondo uf-ficiale. È di questo periodo il naufragio con una goletta nor-vegese al largo delle coste scozzesi, circostanza nella quale ha saputo dimostrare di che stoffa è fatto, ed è stato soprat-tutto grazie alla sua freddezza e perseveranza che l’equi-paggio è stato tratto in salvo. Da allora, ha navigato come capitano di goletta e di piroscafo, e ha trascorso un’intera stagione di pesca a bordo di un peschereccio al largo delle coste del Nordland. Negli ultimi anni è quasi sempre rima-sto a casa con il padre, che nel frattempo ha venduto la pro-prietà di Bindalen e si è trasferito a sud nella azienda agrico-la di Trana, vicino a Stenkjer. Qui ha fatto ogni genere di la-voro, nel bosco, sul fiume, facendo navigare il legname, co-me fabbro e pescando in mare, dove è rimasto un insupera-bile capitano. A Göteborg, dove alcuni anni fa cercavano qualcuno per guidare il sottomarino Nordenfelt attraverso il mare del Nord sino all’Inghilterra, nonostante la ricompensa offerta non si era trovato nessuno disposto a intraprendere la rischiosa missione. È stato allora che casualmente è ap-parso Sverdrup a offrire immediatamente i suoi servigi. Do-po aver convinto un parente ad accompagnarlo come mac-

39

Page 17: Estratto - Nel cuore della Groenlandia - Fridtjof Nansen - a cura Davide Sapienza - Galaad Edizioni

chinista, i due hanno proposto di condurre la strana imbar-cazione attraverso il mare del Nord senza ulteriori aiuti. L’idea di Sverdrup era sportiva ma all’ultimo momento le autorità hanno cambiato idea e l’imbarcazione è stata trasfe-rita al traino. È chiaro che un uomo di questo genere fosse fatto apposta per una spedizione come la nostra. Nel corso della sua vita errabonda e movimentata ha appreso come trovare la strada in qualsiasi genere di situazione e non mi serve aggiungere che non lo abbiamo mai visto difettare in freddezza o iniziativa.

40

Page 18: Estratto - Nel cuore della Groenlandia - Fridtjof Nansen - a cura Davide Sapienza - Galaad Edizioni

Oluf Christian Dietrichson è nato a Skogn, vicino a Le-vanger, il 3 maggio 1856, figlio del dottore di quella regione, Peter Wilhelm Krejdal Dietrichson. Ha studiato a Levanger, Trondhjem e Kristiania, entrando nel 1877 da cadetto nella scuola militare, dove nel 1880 ha ricevuto il brevetto di sot-totenente nella brigata Trondheim, per poi essere promosso al grado di tenente nel 1886. La scorsa estate è stato promos-so a capitano. È sempre stato un assiduo sportivo e grazie a un ottimo allenamento ha migliorato e sviluppato la sua co-stituzione già forte. Negli ultimi anni, ogni inverno ha com-piuto lunghe escursioni con gli sci attraverso le zone più remote della Norvegia meridionale, ha attraversato quasi tutte le nostre valli, da Skien nel sud a Trondheim nel nord, e non ci sono molte persone in giro che hanno visto così tan-to del nostro paese in inverno. Le acquisizioni della sua formazione militare sono tornate molto utili alla spedizione. Praticamente da solo ha tenuto il diario meteorologico e i ri-sultati dei rilevamenti e delle mappe sono da attribuire a lui. Ha atteso a questi doveri con ammirevole devozione e ab-negazione e il merito di un tale lavoro portato a termine in simili circostanze verrà pienamente apprezzato da coloro che hanno vissuto esperienze come questa. Compiere i rile-vamenti e tenere un diario meteorologico con esattezza e puntualità, a temperature inferiori ai 30° sotto zero, quando sei esausto o nei momenti in cui la morte e la distruzione sembrano vicine, o scrivere quando le dita sono così gonfie e ferite dal gelo da rendere quasi impossibile reggere una ma-tita, richiede un carattere e un’energia al di fuori dal comu-ne.

Kristian Kristiansen Trana non aveva più di ventiquattro anni quando si è unito alla spedizione, dunque notevolmen-te al di sotto dell’età che consideravo adatta per affrontare un’impresa del genere: ma vista la sua audacia, la forza e

41

Page 19: Estratto - Nel cuore della Groenlandia - Fridtjof Nansen - a cura Davide Sapienza - Galaad Edizioni

l’eccesso di entusiasmo dimostrato, non ho esitato a ingag-giarlo dietro raccomandazione di Sverdrup. Non ho avuto motivo di pentirmi della scelta. È nato il 16 febbraio 1865 nella azienda agricola di Trana, che al momento è di pro-prietà del padre di Sverdrup e dove è stato principalmente occupato nel lavoro forestale anche se, essendo stato in mare un paio di volte, poteva anche essere un tuttofare. Si è di-mostrato affidabile e costante e quando Kristian ci diceva che avrebbe preso lui in mano la situazione, ho sempre sa-puto che avrebbe fatto bene.

42

Page 20: Estratto - Nel cuore della Groenlandia - Fridtjof Nansen - a cura Davide Sapienza - Galaad Edizioni

Samuel Johannesen Balto è un lappone di Karasjok.

Quando si è unito a noi aveva ventisette anni. Di media sta-tura, non ha i tratti tipici di un lappone e infatti viene dai cosiddetti lapponi fluviali, che in genere sono di una certa taglia e hanno molto sangue finlandese nelle vene. Ha tra-scorso quasi tutta la vita a lavorare nei boschi, ma per sva-riati anni ha anche partecipato alla stagione della pesca oltre ad avere aiutato anche a seguire le renne con i lapponi di montagna, trascorrendo una parte di quel periodo al servi-zio di Ravna. È un tipo intelligente e vivace, che ha portato a termine tutto quello che ha affrontato con grande energia: in

43

Page 21: Estratto - Nel cuore della Groenlandia - Fridtjof Nansen - a cura Davide Sapienza - Galaad Edizioni

questo senso è stato molto diverso dal suo amico Ravna. Ha dimostrato anche doti di resistenza, è sempre stato disponi-bile a dare una mano per qualsiasi incombenza, rivelandosi di grande aiuto per tutti noi. E infine, la sua prontezza di lingua e un norvegese stentato hanno fatto di lui lo spirito allegro della spedizione.

Ole Nielsen Ravna è un lappone di montagna che viene dalla zona di Karasjok e quando si è unito alla spedizione aveva quarantacinque o quarantasei anni, visto che lui stes-so non era sicuro della propria data di nascita. Aveva tra-scorso una vita nomade in tenda e aveva vagato con le sue renne nelle lande desolate delle montagne del Finnmark. Il suo gregge, quando partì per la Groenlandia, non era nume-roso e contava dai 200 ai 300 capi. Era l’unico componente sposato della spedizione e aveva lasciato a casa una moglie e cinque figli. Come ho già detto, non ne ero a conoscenza, visto che avevo insistito che tutti i miei compagni fossero scapoli. Come tutti i lapponi di montagna, era soprattutto pigro e quando non eravamo in movimento nessuna occu-pazione gli procurava più piacere dello starsene seduto in un angolo della tenda a gambe incrociate a fare assoluta-mente niente, dopo essersi scrollato di dosso la neve. Rara-mente lo si è visto al lavoro a meno che non gli fosse stato espressamente richiesto. Era di bassa statura ma sorpren-dentemente forte e capace di una grande resistenza, anche se è sempre riuscito a risparmiare le sue riserve di energia. Quando siamo partiti sapeva ben poco norvegese, ma pro-prio per questa ragione le sue osservazioni erano estrema-mente comiche e ci hanno fatto divertire tantissimo. Non sapeva scrivere e non aveva confidenza con uno strumento moderno come l’orologio. Sapeva però leggere e il suo libro preferito era il Nuovo Testamento in lappone, dal quale non si è mai separato.

44

Page 22: Estratto - Nel cuore della Groenlandia - Fridtjof Nansen - a cura Davide Sapienza - Galaad Edizioni

I due lapponi erano venuti solamente per guadagnare dei soldi, come hanno dichiarato loro stessi: nella loro mente non c’era spazio per la curiosità e l’avventura. Al contrario, avevano paura di ogni cosa e si spaventavano per un non-nulla, cosa che non deve stupire se teniamo a mente quanto poco sapessero di tutta la faccenda. Il fatto che non tornaro-no ignoranti come alla partenza lo si capirà dalle osserva-zioni di Balto che citerò in seguito. Ravna e Balto erano di buon carattere e amichevoli; la loro dedizione è stata spesso commovente e mi sono affezionato molto a entrambi.

45