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Exposense Magazine #01

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Photo-magazine made in Sardinia.

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Contents#01

ExpoSe.NSEMagazine di “phoneography” rigorosamente APERIODICO, senza schemi, libero, sincero.

Editors

Antonio Pintus Nicola Massa

Contact

[email protected]

5 360 volte io13 Fotosequenze da un’isola che non esiste (Ovvero, sproloqui pomeridiani tra vento ed ovest)20 Perseverare, con le nuvole, è diabolico23 Costeggiare29 Senza titolo31 Come ti creo una startup in 54 ore37 Less43 L’ultima terra prima dell’Oceano51 Algoritmo a vantaggio dei giovani d’oggi (ovvero: confessioni di un nerd fallito)59 Primavera South 2013

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COPERTINA: NICOLA MASSA

QUARTA DI COPERTINA: ANTONIO PINTUS

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Indubbiamente per noi il numero #00 è stato fonte di soddisfazione.

Embrione concepito in un soleggiato pomeriggio cagliaritano, senza pretese di essere, evolvere o generare forma e movimento ha in realtà acceso il nostro entusiasmo e la voglia di fare e di con-tinuare.

Quindi, prima di tutto, grazie a Voi. Voi che lo avete letto, commentato, pubbli-cizzato, condiviso; e grazie a Voi che ci avete scritto, anche proponendovi per una collaborazione.

Grazie.

Grazie a RadioX e a Vito Biolchini, per-ché parlarne in radio è stato bello e piacevole.

Da questo numero abbiamo deciso di in-trodurre una novità: accanto ai nostri sproloqui fotografici, visivi e testuali, in ExpoSe.NSE ci sarà anche (almeno) un ospite per numero.

In tanti si sono proposti, altri li abbiamo contattati noi vedendo i loro scatti. Ai primi chiediamo di pazientare, ai sec-ondi pure, ci sarà spazio per tutte le vos-tre valide proposte.

Yo!

...IS NUMBER ONE

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L’abbiamo fatto, eccolo il numero 1, il numero #01 per la precisione.Non abbiamo contato i giorni intercorsi dall’uscita del numero #00, ExpoSe.NSE è rigorosamente aperiodico - così recita la sua descrizione - e noi rispettiamo questa sua volontà.

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#01

Un ospite dicevamo, un ospite e i suoi lavori, i suoi testi, la sua particolare visione del mondo. Ne siamo onorati.

Iniziamo quindi con Fabio Duma, programmatore web e fo-tografo freelance, con il suo progetto “365 volte io”.

A voi gustarlo.

A presto,

Antonio e Nicola

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365 VOLTE IOFOTO E TESTI DI FABIO DUMA

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Un progetto 365 è un'esperienza traumatica.È in grado di farti perdere quelle poche certezze che hai acquisito nel mondo della fotografia. Per certi versi, dovrebbe essere la linea di partenza, la carta d'identità di ogni fotografo, un'esperienza personale nella quale costruire le basi del proprio stile fotografico.Ma se si fa l'imprudenza di iniziare un 365 dopo anni di scatti, allora si corre il rischio di scontrarsi con le pro-prie abitudini facendosi abbastanza male.E il 365 è un tipo tosto, uno che non perdona.Puoi avere delle buone motivazioni per continuare nella tua routine, ma se è sbagliata, se non è la tua, se ti sei concentrato sulle cose sbagliate, hai già perso in par-tenza. Fortunatamente, è facile tramutare questa sconfitta con una vittoria personale senza precedenti, con un premio che permetterà di cambiare la propria visione della foto-

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Cosa ci spinge a fotografare? Perché abbiamo bisogno di farlo? Cosa vogliamo comunicare?

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grafia per sempre: trovare il proprio stile.Cosa ci spinge a fotografare? Perché ab-biamo bisogno di farlo? Cosa vogliamo comunicare? Ognuno di noi ha una ris-posta diversa, ma stranamente in questo caso l’importante è farsi le domande gi-uste, le risposte arriveranno. Come devo fotografare? Che strumenti devo utilizzare?Queste, ad esempio, sono le domande sbagliate. Certo, è necessario conoscere i concetti di base della foto-grafia, le tecniche di scatto e di compo-sizione e avere un’idea di cosa siano i

vari stili, ma se ci si inizia a preoccupare troppo della tecnica e della macchina fo-tografica utilizzata si rischia di perdere di vista l’obiettivo principale: comu-nicare. Nella mia personale esperienza, ho fatto tutti gli errori possibili, ma il progetto 365 mi sta riportando alla mia vera natura. Mi son accorto, ad esempio, che ci sono bellissime immagini scattate con la foto-camera di un cellulare, con una usa e getta o con una compatta e pessime im-magini scattate con costosissime reflex. Non è una regola generale, sia ben

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Nella mia personale esperienza, ho fatto tutti gli errori possibili, ma il progetto 365 mi sta riportando alla mia vera natura.

chiaro, ma con il tempo ci si rende conto che la frase “La migliore mac-china fotografica è quella che hai conte” non solo è vera, ma non è neanche banale e assume un significato amplificato quando “la macchina che hai con te” è un iPhone. Non sono un grande fan dei dettagli tecnici, ma è evidente che, soprattutto nell’ultimo modello (il 5), le immagini pro-dotte sono di qualità decisamente buona in praticamente qualsiasi condizione di luce, senza contare le infinite possi-bilità di editing fornite dalla miriade di App dedicate allo scopo.

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Il mio kit di sopravvivenza fotografica è composto da poche essenziali applicazioni: oltre la fotocamera inte-grata, che permette effetti come l’HDR e il panorama, ne ho due per lo scattoe una per l’editing. Per il bianco e nero uso MPro: è in grado di fornire un vastissimo set di regolazioni, come il controllo della tonalità, l’uso di filtri colore e la possi-bilità di comporre l’immagine già con il taglio che ab-biamo in mente. A mio avviso è la migliore applicazi-one per scatti monocromatici attualmente disponibile per iPhone.La seconda applicazione per lo scatto è entrata da poco nella mia vita fotografica, ma ha scalato rapida-mente la vetta arrivando in cima alle mie preferenze personali: KitCam. Oltre

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Le applicazioni a permettere la combinazione di lenti e rullini, come già suc-cede con Hipstamatic, questo programma permette un con-trolli avanzati sia in fase di scatto, come la livella e l’isto-gramma live nell’inquadratura, l’esposizione multipla e il timelapse, sia in fase di postproduzione, come la possibilità di cambiare la combinazione lente/rullino, o la regolazione dei livelli. Un’App davvero completa. Quando ho bisogno di dare un ulteriore ritocco ai miei scatti uso Snapseed. Non ha bisogno di presentazioni, è lo stato dell’arte dell’editing fotografico su mobile.Tutto questo però non è possibile se proviamo a tras-cendere dallo strumento. Gli smartphone hanno diversi, in-negabili vantaggi. Sono leggeri, maneggevoli e sono sem-pre al nostro fianco (a patto, in certi casi, di portarsi sem-pre dietro un caricabatterie). Ma il vero aspetto che li rende

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oggetti unici è la loro posizione rispetto alla società: lo smartphone è social-mente accettato come “sicuro”. Tutti sap-piamo di essere entrati nell’obiettivo di centinaia di foto scattate con il cellulare da estranei, ma non ce ne curiamo. É “normale” vedere qualcuno che usa l’i-Phone per fare una foto, non ci facciamo più caso e questo mette il fotografo in

una posizione invidiabile: essere fuori dalla scena, passare inosservato, non disturbare il fragile momento che si è ve-nuto a creare e che vuole essere raccon-tato, il sogno di ogni street photogra-pher.

Fabio Duma

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FOTOSEQUENZE DA UN’ISOLA CHE NON ESISTE(OVVERO, SPROLOQUI POMERIDIANI TRA VENTO ED OVEST)FOTO E TESTI DI ANTONIO PINTUS

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Appare come immaginaria l’Isola, che poi difficile pare trasporre i suoi confini al viaggiatore. Quest’ultimo parte disorientato, confuso da tanta pubblicità. Ingannevole.(l’Isola mai è come si dice)

Confusi - nelle ombre - dalla luce. Chiari e scuri. Forse per descrivere l’Isola basterebbero i bianchi e i neri di istantanee a sorpresa. Invece si scelgono i colori, ma i colori - si sa - distraggono l’occhio, lo ingannano come prestigiatore in vena, lo guidano per vie perigliose.L’Isola usa i colori per attrarre, ma è pianta carnivora, nasconde, in pro-fondità. E non c’è scampo.

Scorci di mare unico e veleni. Antiche industrie - orgoglio d’uomo - vanità di sciocchi, tanti sciocchi: la Storia, i metalli, le tane di talpa, il buio. In eredità flussi malevoli, una maledizione, una macumba, a bene-dire generazioni che verranno. Tanto tutto è feudo, merce, abbandonati al fato, educati nel farlo.

Sin da piccoli, che tanto bastano i colori a confonderci tutti.

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Basterebbero i contorni bianchi e i contorni neri. Basterebbero agli occhi, ai sensi. Verso l’essenza liquida di quest’Isola ostile.

Landscape photography

IS

BORING

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.Solidità.

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Che perdersi, talvolta, può pure far bene.Nella dissolvenza.

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PERSEVERARE, CON LE NUVOLE, È DIABOLICOFOTO DI NICOLA MASSA

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No, il mare non lo ho mai amato.

Amplifica malinconie, rimbalza odori di umori scuri, con tutta quell’acqua a riflet-tere increspature come in un vecchio specchio; come il Tintype di Hipstamatic - ah, maledetti voi che avete l’iPhone.

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COSTEGGIAREFOTO E TESTI DI ANTONIO PINTUS

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Io, Pirata di terra, desideravo viaggiare. L’ho fatto. Poco, forse.

Avere un occhio bendato mi ha rinfor-zato la mente, per costruire in tre dimen-sioni vite, persone, fatti. Luoghi. Ed ho trovato letti interi scomparsi da camere di studenti, piatti da lavare, blatte e scaldacqua spenti.

Ho incrociato milioni di dati cerebrali e son venute fuori immagini non troppo sgranate di aeroporti, ansie di luoghi nuovi-mai-visti, facce e caffè bevuti in case diverse affittate vecchie. Case di sei persone-sardine, un solo bagno, odori di fumo di sigaretta e sugo di po-modoro stantio. I lunedì al profumo di vino acido travasato sopra il WC.

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Ho provato a chiamarti. Diverse volte, ma non eri a casa.L’unica volta che ho sentito un “pronto?”, era un suono sordo, affogato, quasi provenisse da sotto il mare.

Poi son fuggito, pirata delle Sette Terre, per non sfuggire mai a me stesso.

E mi son ritrovato giovane, senza barba, in una specie di mezza età. O età di mezzo...ora non ricordo più bene. San Francisco, Los Angeles, in volo a sfiorare Salt Lake City e quelle forme? Quelle forme laggiù, Las Vegas, la geomet-rica. Il deserto. “Ah sapesse che deserto, signora...”

Parti da qui per ritrovarti, inscatolato ma libero, dall’altra parte, da altre parti e - con una capriola in coperta - svegli-arti di nuovo; con i dolori alle ossa da troppa umidità, nel tuo letto di sempre. O meglio della parte più recente del sempre.

Dolori, alle ossa, dentro, forti. L’umidità del mare...sì, lo dicevo che il mare non lo ho mai amato.

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In ogni porto vi era una coda. Una coda per mangiare, un’altra per pagare (dobloni falsi al prezzo del vero), un’al-tra per sognare. Autostrade per sognare, sempre molto, molto affollate, mai ultimate.

Le grandi opere, le chiamano. Le grandi opere dei sogni, molto vivide nei pomeriggi persi nei primi di giugno di anni barattati con altri pirati come me. Il prossimo giro lo paghi tu.

Ed ora, che la benda pensavo di toglierla? Cosa succed-erà?

Accadrà che vedrò giovani vecchi e anziani giovani, scorgerò appannati paesaggi di famigliole pasto dei week-

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end da onorare (“che occorre far figli, sennò sei troppo grande e la Natura non fa sconti!”). Osserverò, subendole a distanza, domeniche di riti religiosi mai capiti, sempre sbeffeggiati, ma poi rigorosamente seguiti alla lettera dai più. E continuerò, io stupido, a non capire.

Poi, nuovamente stanco forse di tutto questo, salutando gentilmente, rimetterò la benda e, senza rumore alcuno, mi allontanerò accomiatandomi da questo spettacolo fellini-ano.

Pirata, di nuovo. Io, che il mare l’ho sempre detestato.

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Tanto è furbo più di noi questo nulla, questo niente.

(Afterhours, Padania)

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COME TI CREO UNA STARTUP IN 54 ORE FOTO E TESTI DI NICOLA MASSA

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Vorrei che in queste pagine parlassero le immagini selezionate. Si racconta di un weekend di lavoro, dove ragazzi con diverse professionalità si incontrano (alcuni davvero) per la prima volta e per la prima volta provano ad avviare una startup. Di che evento si tratta? Della Startup Weekend, appuntamento internazionale che si è tenuto a Cagliari, all’Open Cam-pus di Tiscali (http://www.opencampustiscali.it) dall’1 al 12 Maggio.

E’ stata un’esperienza interessante an-che per me che - da fotografo - ho vis-suto quei tre giorni a contatto con i gruppi che si son messi a lavoro per tro-vare l’idea vincente, quella che potesse diventare poi una società a tutti gli effetti. Una società che guadagna.Questo è lo spirito della Startup Week-end.

Chi volesse saperne di più, all’indirizzo http://startupweekend.org, può trovare tutte le informazioni relative agli eventi passati, presenti e futuri.

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LESS

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.Hipster.

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.No more.

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NICOMASSA.COMNICOMASSAFOTOGRAFISTNICO MASSA PHOTOGRAPHY

REPORTAGE | COMMERCIAL | STILL LIFE

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L’ULTIMA TERRA PRIMA DELL’OCEANO FOTO E TESTI DI NICOLA MASSA

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Si respira effettivamente un’aria friz-zante ad Oporto.Anche se non ci si sposta fino a Ma-tosinhos - uno dei comuni, grossi, dell’hinterland - si riesce a capire quanto l’influenza dell’Oceano Atlan-tico possa sentirsi anche tra le salite e discese della città.

Tra la decadenza - che parrebbe essere voluta - e la modernità di Boavista, questa città si destreggia tra mille contrasti piacevoli per qualunque fotografo.

E’ stato quasi casuale questo viaggio.La partenza di mia sorella, la proposta dei miei di accompagnarla ed ecco che si è profilato un viaggio a tutti gli effetti.

Siamo arrivati la sera ma non abbiamo perso tempo e ci siamo riversati nel centro storico.

Pochissimo movimento, era febbraio.

Locali semivuoti che ci hanno accolti come se fossimo gli unici superstiti di una giornata ventosa, fredda, di quelle da starsene a casa davanti al camino.

I giorni seguenti son stati un susse-guirsi di piccole diversità all’interno della stessa città.

La Ribeira, Casa da Musica, il già ci-tato quartiere di Boavista.Diversi ed ugualmente belli, partico-lari. Terribilmente economici.

Dopo aver girovagato per questi quartieri, ci siamo ritagliati un po’ di tempo per visitare Villanova de Gaia.Si tratta di una grossa città famosa per essere la culla delle cantine del Vinho do Porto, più noto come Porto, vino liq-uoroso prodotto esclusivamente da uve provenienti dalla regione del Douro. Inutile dire che l’obbligatoria visita alle cantine ci ha inebriato per qualche mo-mento del pomeriggio.Non abbiamo abusato, ma gli assaggi son stati così buoni che saremo ri-masti ancora un’ora, forse ancora un’ora, forse tutta la sera.

Sono i contrasti che accendono questa città.

Sono i suoi diversi colori che la spin-gono ad essere una moltitudine di facce, suoni, stili architettonici e venti diversi.

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Si respira aria di moderno mista al barocco portoghese (mia sorella che studia architettura lo chiama così, mi fido).Si respira la presenza del fiume, un fiume non abbandonato ma vivo, dove si al-ternano le barche ristorante e le piccole imbarcazioni delle cantine, con le botti colme di vino.

Si sente la presenza forte di tanti universitari.La si sente sopratutto la notte, nei locali tradizionali delle confraternite, in cui si riuniscono gruppi di studenti col cappello a falda larga ed il mantello.Degli Harry Potter maggiorenni che cantano in giro per la città o davanti ad una birra.

Base, Bianco, Ruby e Tawny, Aged Tawny, Colheita, Late Bottled Vintage e Vin-tage.Tanti tipi di Porto quante son le sfumature di questa città che vive sul bordo dell’Europa.

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OPORTO - PORTOGALLO

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ALGORITMO A VANTAGGIO DEI GIOVANI D’OGGI (OVVERO: DIGRESSIONI DI UN NERD FALLITO)FOTO E TESTI DI ANTONIO PINTUS

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def life(t: Int):Int = {

if (t < = 0)

-1

else {

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sbattiti()

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cerca()

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sbaglia()

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life(t-1)

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}

} //*.*

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Gnossiennes No. 3: Lent

Erik Satie

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PRIMAVERA SOUTH 2013FOTO E TESTI DI NICOLA MASSA

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Domenica 2 Giugno 2013. L’anno scorso la spiaggia del Poetto, in questo periodo, era sempre affollata.

In una domenica di inizio giugno era facile incontrare traffico nel grande viale che costeggia il litorale e che unisce Cagliari e Quartu Sant’Elena. Oggi no. Oggi si sente nitido il rumore delle canne che accompagnano lo stagno di Molentargius perché po-chissimi hanno pensato di godersi il mare.Il vento e gli ultimi mesi metereologicamente incerti hanno costretto i cagliaritani a casa.

Il Poetto è la principale spiaggia di Cagliari che si estende per circa otto chilometri, dalla Sella del Diavolo sino al litorale di Quartu Sant'Elena.

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A gennaio 2012, per la prima volta dopo l'operazione di ripascimento, la spiaggia recupera metri, anche dieci in alcuni punti, come segnalato dall'Urban Center di Cagliari

Arrivare in spiaggia somiglia ad una passeggiata nel deserto.Noi soli e qualche chiosco (partono i ricordi in sotto-fondo) smontato o vuoto. Neanche i proprietari a lavorarci.Il deserto.Il deserto e la speranza di una veloce ripresa.

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CREDITS

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NICOLA MASSA noto Fotografist, è un fotografo freelance. Facilmente conquistabile dalle nuove tec-nologie e maniaco degli account, da tre anni è schiavo di Twitter. Cerca di trarre spunto dalla rete per tro-vare stimoli e informazioni utili ai propri pro-getti. Fotografici e non.

Hipstamatic è una normale conseguenza dello stupore per le enormi potenzialità del suo nuovo iPhone 5.Ultimamente nutre una passione sfrenata per VSCO Cam.Web: http://www.nicomassa.com

twitter: @NicoMassaCA

ANTONIO PINTUSè un informatico. Di solito si presenta come:

Not (yet) a photographer. Not (yet) a writer.A technologist. Not (yet) Antonio Pintus.

Appassionato di fotografia, musica e film di Woody Allen, quando non si occupa di scrivere codice, di Web e di Internet, si dedica ai suoi sproloqui filosofici quotidiani che gli amici odiano apprezzano e conoscono molto bene. Nel tempo libero ama far credere che scriva il suo eterna-mente incompiuto romanzo. Altrimenti, come giustificare la sopravvenuta Malinco-nia di Melpomene?

Web: http://www.pintux.it

twitter: @apintux

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