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8 diaconatopermanente LA DIFESA DEL POPOLO 20 luglio 2014 chiesa Famiglia al centro del percorso formativo che ha coinvolto la co- munità dei diaconi permanenti di Padova nell’anno 2013-14. Cercando di cogliere le sfide che pone alla fede e alla pastorale della chiesa. Il sinodo straordinario dei vescovi, il nuovo cam- mino di iniziazione cristiana e la realtà vissuta dalla maggior parte dei diaconi sono stati i motivi della scelta del tema. Pubblichiamo alcuni degli spunti emer- si durante il percorso. Ripartire dal vangelo La prima tappa del cammino, curata dal teologo mons. Giuseppe Trentin, ha avuto come punto di partenza il brano del vangelo di Matteo (19,1-15) in cui Gesù interviene su alcune questioni a partire da una domanda dei farisei: «È lecito a un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?». Seguen- do quanto Gesù ha detto e fatto, il rela- tore si è soffermato sui seguenti punti: sessualità, matrimonio, celibato, fami- glia. E sono emersi diversi interrogativi: hanno ancora senso le parole onorarsi, rispettarsi, ti voglio bene? Cosa fare quando l’amore viene meno? Gli adulti sono capaci di relazionarsi con i bambi- ni? Quali soluzioni di fronte al fallimen- to di alcuni matrimoni? All’inizio del cammino di coppia, ci sono tutti i pre- supposti per un matrimonio cristiano? Sollecitato anche da alcune doman- de, mons. Trentin ha toccato questioni attuali: un eventuale secondo matrimo- nio, i separati, i divorziati, i risposati, le convivenze, fidanzamento e sessualità, coppie omosessuali. Dalla riflessione sono emerse utili indicazioni sul come guardare e affron- tare queste situazioni e sul modo di re- lazionarci con le persone che le vivono: u ripartire dal vangelo della fami- glia che è luce, guida e fondamento del cammino familiare; u essere evangelizzati per portare il vangelo e sperimentare personalmente la bellezza e la fecondità della fede nel matrimonio; u mettersi in ascolto dei reali pro- blemi e delle attese delle persone senza formulare giudizi o condanne; u prendersi cura con lo stile di pros- simità e accoglienza coscienti che sono le situazioni a essere irregolari non le persone. I problemi sono molti e di grande vastità e richiedono, da parte della chie- sa e di tutti i cristiani, un grande impe- gno in termini di riflessione, tempo, for- ze, disponibilità di persone, formazione degli accompagnatori. Ausilia e Mario Cabras La sfida della pastorale Nell’incontro con i coniugi Carla e Cesare Galtarossa si è iniziato ad ana- lizzare il contesto sociale in cui si muo- ve la famiglia oggi. Ecco alcune sottoli- neature che sono emerse. L’attuale società post-moderna è ca- ratterizzata da velocità, individualismo, provvisorietà, frammentarietà, precarie- tà: tutti elementi che richiedono nuovi equilibri relazionali tra le persone. Due immagini ben rappresentano la realtà della famiglia oggi in cui, come chiesa, crediamo, e l’immagine della fa- miglia che la cultura odierna sponsoriz- za: l’albero (in tutte le sue stagioni, at- taccato alla terra ma rivolto anche verso il cielo) e il baccello (con i vari semi chiusi al suo interno e persino staccati fra loro). Il contesto familiare odierno ci pone, come chiesa, di fronte a una grande sfi- da: siamo capaci, nelle diverse situazio- ni di vita familiare, a farci “compagni di viaggio”, come Gesù con i discepoli di Emmaus? Il vangelo non è una proposta eccezionale per persone eccezionali, e la chiesa non potrà mai diventare una setta di eletti o un gruppo chiuso di per- fetti, ma sarà una comunità di salvati, peccatori perdonati, sempre in cammino dietro all’unico Maestro e Signore. (Questa è la nostra fede. Nota pastorale sul primo annuncio del vangelo, 10) Se noi non ci sentiamo davvero così rischiamo di fare una pastorale elettiva: non è possibile, ma non è neppure cre- dibile, una pastorale che non sappia tra- dursi in percorsi, in cammini percorribi- li. La sfida della pastorale è di cammi- nare insieme, a tutti. Di accompagnare, in particolare chi si trova con un cam- mino interrotto, chi si presenta alla chiesa solo in occasione di qualche cir- costanza. Questo è tanto più vero in vi- sta del cammino di iniziazione cristiana che molti diaconi si accingono ad af- frontare insieme a tanti altri genitori. La sfida della pastorale è accogliere. Emilia e Marco Laveder Accompagnatori credibili Con l’aiuto di suor Giancarla Bar- bon si è lavorato su come essere accom- pagnatori credibili prima di tutto nelle nostre famiglie per poi portare la gioia del messaggio cristiano. È stata una ri- flessione dovuta prima di tutto perché la famiglia attuale risente dei cambiamenti che la portano a pensare in modo indivi- duale, con la fatica di trasmettere i valo- ri e l’esperienza della fede. In secondo luogo la nostra diocesi è partita con il nuovo percorso di iniziazione cristiana che coinvolge tutta la famiglia ed è ne- cessario interrogarsi su come essere guide credibili, visto che tutta la comu- nità cristiana è corresponsabile. Nella chiesa si parla di famiglia da più parti, ma mai come in questo tempo è evidente la fatica e la possibilità di in- contrare le varie realtà famigliari come luoghi teologici dove Dio si rivela, sco- prendo in queste la presenza e la forza del vangelo. Nella catechesi e nella for- mazione vengono usati linguaggi e ter- minologie troppo difficili: in realtà, se guardiamo bene, la vita della famiglia è luogo di annuncio e di incontro con una Parola capace di dare spessore a ogni gesto vissuto e agli stessi spazi dove si abita, quali sono la porta, la cucina, la sala, il giardino. Anche i “tempi” di ogni giorno, come il risveglio, il mezzo- giorno, la sera, la notte e la festa, si cari- cano di significato. Pensando a questo, mi rendo conto che io stesso, preso dal lavoro e dagli impegni quotidiani, non riesco a valo- rizzare spazi e tempi vissuti quotidiana- mente in casa; spazi, luoghi e tempi che sono capaci di dire contenuti umani, bi- blici ed educativi. Il Signore stesso ci dice: «Io sono con voi tutti i giorni». La difficoltà che incontro è quella di essere un accompagnatore che riesce a tra- smettere il dono e la gioia del messag- gio cristiano, senza imporlo. Mauro Franceschin Esperienza di apertura Il pellegrinaggio all’eremo di Care- sto, in provincia di Pesaro e Urbino, tra noi diaconi e aspiranti – ultima tappa del percorso formativo dell’anno pasto- rale 2013-14 – mi rimanda a un deside- rio taciuto che si è avverato proprio quando meno te lo aspetti. All’arrivo, sul muro esterno, in un quadretto è scritta la storia dell’eremo. Il complesso sorge sui resti di un castel- lo dello stato pontificio, ridottosi nel tempo a poche case di agricoltori e una chiesetta. Restaurato negli ultimi decen- ni è diventato un centro di spiritualità familiare. Con gli anni si delineerà sem- pre più la sua identità, cioè quella di of- frire una crescita spirituale e umana a sposi e fidanzati, con la riscoperta del sacramento del matrimonio passando per il dialogo, la preghiera coniugale, la sessualità occasione di vera relazione. Entrando si è catturati dai segni che hanno lasciato le famiglie: colori, paro- le, foto, ogni angolo parla di attività. In- contriamo don Piero, presente fin dal- l’inizio dell’esperienza di Caresto. Parla con occhi gioiosi: «Si supponeva che la famiglia bastasse a se stessa... Nel ’75 escono i primi documenti, con l’accento sui valori e nel ’94 un più corposo diret- torio familiare. Oggi serve più capacità nel scegliere il bene, più lavoro sulla re- lazione tra coniugi, sull’educazione, sull’aiuto verso chi è in difficoltà. La di- versità è un problema? È nella differen- za che scopro il bello della vita. Grazie che ci sei! Grazie come sei! E i divor- ziati? Il papa insiste sulla misericordia, sull’accoglienza rivolta a tutti, in un cammino che parla di carità, di parole, di prossimo. Il cristiano è portatore di buona notizia, di accoglienza, di amici- zia. Se agisco bene, mostro il fascino dell’esempio». Nel scendere la collina i pensieri si accavallano. Caresto parla con ciò che mostra. La sua apertura è provocante perché le problematiche partono da un ascolto dal basso e la casa e la chiesa sono incredibilmente sempre aperte. Perché le parole le senti partire dal cuo- re e accogliere la fatica è necessario per gustare il positivo. Tiziano Lando FAMIGLIA Al centro del percorso formativo il “tema” dei due sinodi voluti da papa Francesco. Numerosi gli spunti emersi Sfida da ascoltare, accogliere, accompagnare IL DIACONO E LA SUA FAMIGLIA La famiglia è una “soglia” particolare su cui sostare sia per l’attualità dell’argomen- to, sia per un risvolto altrettanto serio da non trascurare: la maggior parte dei diaconi ha una propria famiglia. Questo significa che accanto a loro c’è una moglie, ci sono dei figli, in diversi casi ancora piccoli, con una serie di relazioni, gratificazioni e fatiche che stiamo imparando a conoscere. La stessa indagine sociologica curata da Ales- sandro Castegnaro due anni fa, ha messo in risalto una serie di dinamiche familiari che vanno ascoltate, raccontate e gestite. Il sacramento dell’ordine, dentro una famiglia, può significare un passo condiviso e sereno, ma può anche suonare come problematico. Il diaconato ricevuto è un do- no per la famiglia, ma allo stesso tempo non è garanzia di semplificazione o di mi- glioramento nella vita di coppia e nell’espe- rienza genitoriale. Diaconi, candidati e mo- gli sanno bene che, mentre ragionano di fa- miglia, sono responsabili di un altro vissuto personale da sostenere opportunamente. don Giuliano Zatti L’11 ottobre si terrà a Verona il convegno ecclesiale delle comunità diaconali del Triveneto. Al centro dell’appunta- mento la relazione di don Erio Castellucci (Issr di Forlì) su “Bilancio e prospettive della teologia del diaco- nato”. Nelle foto, qui sopra una parte del gruppo dei diaconi permanenti e aspiranti della diocesi di Padova, insieme alle mogli, all’abbazia di Cesena. In alto, un momento di preghiera e uno conviviale.

FAMIGLIA Al centro del percorso formativo il “tema ...diaconipadova.altervista.org/PDF/DIFESA DEL POPOLO/Difesa_20.07... · minologie troppo difficili: ... Il complesso sorge sui

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8 � diaconatopermanente LA DIFESA DEL POPOLO20 luglio 2014

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� Famiglia al centro del percorsoformativo che ha coinvolto la co-munità dei diaconi permanenti di

Padova nell’anno 2013-14. Cercandodi cogliere le sfide che pone alla fede ealla pastorale della chiesa. Il sinodostraordinario dei vescovi, il nuovo cam-mino di iniziazione cristiana e la realtàvissuta dalla maggior parte dei diaconisono stati i motivi della scelta del tema.Pubblichiamo alcuni degli spunti emer-si durante il percorso.

Ripartire dal vangelo La prima tappa del cammino, curata

dal teologo mons. Giuseppe Trentin, haavuto come punto di partenza il branodel vangelo di Matteo (19,1-15) in cuiGesù interviene su alcune questioni apartire da una domanda dei farisei: «Èlecito a un uomo ripudiare la propriamoglie per qualsiasi motivo?». Seguen-do quanto Gesù ha detto e fatto, il rela-tore si è soffermato sui seguenti punti:sessualità, matrimonio, celibato, fami-glia. E sono emersi diversi interrogativi:hanno ancora senso le parole onorarsi,rispettarsi, ti voglio bene? Cosa farequando l’amore viene meno? Gli adultisono capaci di relazionarsi con i bambi-ni? Quali soluzioni di fronte al fallimen-to di alcuni matrimoni? All’inizio delcammino di coppia, ci sono tutti i pre-supposti per un matrimonio cristiano?

Sollecitato anche da alcune doman-de, mons. Trentin ha toccato questioniattuali: un eventuale secondo matrimo-nio, i separati, i divorziati, i risposati, leconvivenze, fidanzamento e sessualità,coppie omosessuali.

Dalla riflessione sono emerse utiliindicazioni sul come guardare e affron-tare queste situazioni e sul modo di re-lazionarci con le persone che le vivono:

u ripartire dal vangelo della fami-glia che è luce, guida e fondamento delcammino familiare;

u essere evangelizzati per portare ilvangelo e sperimentare personalmentela bellezza e la fecondità della fede nelmatrimonio;

u mettersi in ascolto dei reali pro-blemi e delle attese delle persone senzaformulare giudizi o condanne;

u prendersi cura con lo stile di pros-simità e accoglienza coscienti che sonole situazioni a essere irregolari non lepersone.

I problemi sono molti e di grandevastità e richiedono, da parte della chie-sa e di tutti i cristiani, un grande impe-gno in termini di riflessione, tempo, for-ze, disponibilità di persone, formazionedegli accompagnatori.

Ausilia e Mario Cabras

La sfida della pastoraleNell’incontro con i coniugi Carla e

Cesare Galtarossa si è iniziato ad ana-lizzare il contesto sociale in cui si muo-ve la famiglia oggi. Ecco alcune sottoli-neature che sono emerse.

L’attuale società post-moderna è ca-ratterizzata da velocità, individualismo,provvisorietà, frammentarietà, precarie-tà: tutti elementi che richiedono nuoviequilibri relazionali tra le persone.

Due immagini ben rappresentano larealtà della famiglia oggi in cui, comechiesa, crediamo, e l’immagine della fa-miglia che la cultura odierna sponsoriz-za: l’albero (in tutte le sue stagioni, at-taccato alla terra ma rivolto anche versoil cielo) e il baccello (con i vari semichiusi al suo interno e persino staccatifra loro).

Il contesto familiare odierno ci pone,come chiesa, di fronte a una grande sfi-da: siamo capaci, nelle diverse situazio-ni di vita familiare, a farci “compagni diviaggio”, come Gesù con i discepoli diEmmaus? Il vangelo non è una propostaeccezionale per persone eccezionali, ela chiesa non potrà mai diventare unasetta di eletti o un gruppo chiuso di per-fetti, ma sarà una comunità di salvati,peccatori perdonati, sempre in camminodietro all’unico Maestro e Signore.(Questa è la nostra fede. Nota pastoralesul primo annuncio del vangelo, 10)

Se noi non ci sentiamo davvero così

rischiamo di fare una pastorale elettiva:non è possibile, ma non è neppure cre-dibile, una pastorale che non sappia tra-dursi in percorsi, in cammini percorribi-li. La sfida della pastorale è di cammi-nare insieme, a tutti. Di accompagnare,in particolare chi si trova con un cam-mino interrotto, chi si presenta allachiesa solo in occasione di qualche cir-costanza. Questo è tanto più vero in vi-sta del cammino di iniziazione cristianache molti diaconi si accingono ad af-frontare insieme a tanti altri genitori. Lasfida della pastorale è accogliere.

Emilia e Marco Laveder

Accompagnatori credibiliCon l’aiuto di suor Giancarla Bar-

bon si è lavorato su come essere accom-pagnatori credibili prima di tutto nellenostre famiglie per poi portare la gioiadel messaggio cristiano. È stata una ri-flessione dovuta prima di tutto perché lafamiglia attuale risente dei cambiamentiche la portano a pensare in modo indivi-duale, con la fatica di trasmettere i valo-ri e l’esperienza della fede. In secondoluogo la nostra diocesi è partita con ilnuovo percorso di iniziazione cristianache coinvolge tutta la famiglia ed è ne-cessario interrogarsi su come essereguide credibili, visto che tutta la comu-nità cristiana è corresponsabile.

Nella chiesa si parla di famiglia dapiù parti, ma mai come in questo tempoè evidente la fatica e la possibilità di in-contrare le varie realtà famigliari comeluoghi teologici dove Dio si rivela, sco-prendo in queste la presenza e la forzadel vangelo. Nella catechesi e nella for-mazione vengono usati linguaggi e ter-minologie troppo difficili: in realtà, seguardiamo bene, la vita della famiglia èluogo di annuncio e di incontro con unaParola capace di dare spessore a ognigesto vissuto e agli stessi spazi dove siabita, quali sono la porta, la cucina, lasala, il giardino. Anche i “tempi” diogni giorno, come il risveglio, il mezzo-giorno, la sera, la notte e la festa, si cari-cano di significato.

Pensando a questo, mi rendo contoche io stesso, preso dal lavoro e dagliimpegni quotidiani, non riesco a valo-rizzare spazi e tempi vissuti quotidiana-mente in casa; spazi, luoghi e tempi chesono capaci di dire contenuti umani, bi-blici ed educativi. Il Signore stesso cidice: «Io sono con voi tutti i giorni». Ladifficoltà che incontro è quella di essere

un accompagnatore che riesce a tra-smettere il dono e la gioia del messag-gio cristiano, senza imporlo.

Mauro Franceschin

Esperienza di aperturaIl pellegrinaggio all’eremo di Care-

sto, in provincia di Pesaro e Urbino, tranoi diaconi e aspiranti – ultima tappadel percorso formativo dell’anno pasto-rale 2013-14 – mi rimanda a un deside-rio taciuto che si è avverato proprioquando meno te lo aspetti.

All’arrivo, sul muro esterno, in unquadretto è scritta la storia dell’eremo.Il complesso sorge sui resti di un castel-lo dello stato pontificio, ridottosi neltempo a poche case di agricoltori e unachiesetta. Restaurato negli ultimi decen-ni è diventato un centro di spiritualitàfamiliare. Con gli anni si delineerà sem-pre più la sua identità, cioè quella di of-frire una crescita spirituale e umana asposi e fidanzati, con la riscoperta delsacramento del matrimonio passandoper il dialogo, la preghiera coniugale, lasessualità occasione di vera relazione.

Entrando si è catturati dai segni chehanno lasciato le famiglie: colori, paro-le, foto, ogni angolo parla di attività. In-contriamo don Piero, presente fin dal-l’inizio dell’esperienza di Caresto. Parlacon occhi gioiosi: «Si supponeva che lafamiglia bastasse a se stessa... Nel ’75escono i primi documenti, con l’accentosui valori e nel ’94 un più corposo diret-torio familiare. Oggi serve più capacitànel scegliere il bene, più lavoro sulla re-lazione tra coniugi, sull’educazione,sull’aiuto verso chi è in difficoltà. La di-versità è un problema? È nella differen-za che scopro il bello della vita. Grazieche ci sei! Grazie come sei! E i divor-ziati? Il papa insiste sulla misericordia,sull’accoglienza rivolta a tutti, in uncammino che parla di carità, di parole,di prossimo. Il cristiano è portatore dibuona notizia, di accoglienza, di amici-zia. Se agisco bene, mostro il fascinodell’esempio».

Nel scendere la collina i pensieri siaccavallano. Caresto parla con ciò chemostra. La sua apertura è provocanteperché le problematiche partono da unascolto dal basso e la casa e la chiesasono incredibilmente sempre aperte.Perché le parole le senti partire dal cuo-re e accogliere la fatica è necessario pergustare il positivo.

Tiziano Lando

FAMIGLIA Al centro del percorso formativo il “tema” dei due sinodi voluti da papa Francesco. Numerosi gli spunti emersi

Sfida da ascoltare, accogliere, accompagnareIL DIACONO E LA SUA FAMIGLIA� La famiglia è una “soglia” particolare sucui sostare sia per l’attualità dell’argomen-to, sia per un risvolto altrettanto serio danon trascurare: la maggior parte dei diaconiha una propria famiglia. Questo significache accanto a loro c’è una moglie, ci sonodei figli, in diversi casi ancora piccoli, conuna serie di relazioni, gratificazioni e faticheche stiamo imparando a conoscere. Lastessa indagine sociologica curata da Ales-sandro Castegnaro due anni fa, ha messoin risalto una serie di dinamiche familiariche vanno ascoltate, raccontate e gestite.

Il sacramento dell’ordine, dentro unafamiglia, può significare un passo condivisoe sereno, ma può anche suonare comeproblematico. Il diaconato ricevuto è un do-no per la famiglia, ma allo stesso temponon è garanzia di semplificazione o di mi-glioramento nella vita di coppia e nell’espe-rienza genitoriale. Diaconi, candidati e mo-gli sanno bene che, mentre ragionano di fa-miglia, sono responsabili di un altro vissutopersonale da sostenere opportunamente.

� don Giuliano Zatti

L’11 ottobre si terrà a Verona

il convegnoecclesiale

dellecomunitàdiaconali

del Triveneto.Al centro

dell’appunta-mento

la relazione di don ErioCastellucci(Issr di Forlì)su “Bilancio e prospettivedella teologiadel diaco-

nato”.

Nelle foto, qui sopra una parte del gruppo dei diaconi permanenti e aspiranti della diocesi di Padova, insieme allemogli, all’abbazia di Cesena. In alto, un momento di preghiera e uno conviviale.