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FORSE OGGI
LA SCAMPO
Alberti Giorgia
Cristini Martina
Classe 2^ E
Sc. Sec. 1^ grado
G. Pascoli
Brescia
2
“Forse oggi la scampo”
“Dai, coraggio. Entra!”, gli dice Emanuela mentre gli sfreccia davanti
mostrandogli un sorriso. Ma lui non riesce nemmeno a fare un passo in
avanti: è immobile come una statua di marmo. Nella sua testa risuonano
ancora quelle inutili parole d’incoraggiamento pronunciate dalla sua
migliore amica, quando si rende conto che si trova lì sul marciapiede da più
di dieci minuti, dal momento in cui è sceso dall’automobile del papà.
Davanti a sé anche il cancello verde del cortile sembra invitarlo, così come
il chiasso che proviene dalla folla dei ragazzi, accalcata sotto la tettoia di
cemento di fronte all’ingresso della scuola. Ognuno di loro preme per
entrare, aspettando il suono della campanella. Il cielo è grigio, ed è freddo.
Le sue orecchie sono gelate e probabilmente rosse in maniera clamorosa,
soprattutto in cima, almeno così immagina. Si sente goffo, il suo zaino è
pieno e pesante, ma non può toglierselo dalle spalle perché ha le mani
occupate. A sinistra imbraccia il prezioso microscopio digitale che sua
nonna gli ha regalato l’anno scorso e che gli serve per l’esperimento di
scienze programmato per oggi. Con la mano destra regge la cartella piena
di disegni e colori. Sa che non può arrivare un’altra volta in ritardo: questa
consapevolezza gli stringe il petto, ma non è la scuola a fargli paura.
Federico, Lorenzo e la loro cricca sono proprio vicini all’ingresso,
sembrano i più simpatici di tutti. Ridono e scherzano rumorosamente e non
danno importanza a nessuno, neanche a lui: oggi non lo hanno né guardato
né indicato. “Forse questa mattina la scampo”, pensa Francesco. La
campanella suona. Adesso può correre fino alla porta a vetri, attraversarla e
ritrovarsi nella sua classe in un attimo, se nessuno lo ferma prima. Il
cellulare gli vibra nella tasca, gli è appena arrivato un messaggio.
3
Sullo sfondo campeggiava in maiuscolo la scritta “MAMMA”
“Pronto?”
“Ciao Franci! Senti, ora non ho molto tempo per spiegarti tutto: presto,
torna a casa!”
Si stupisce molto perché la madre gli sembra stranamente frettolosa e
preoccupata.
“Dove vai?”, chiede Emanuela con il suo viso innocente, mentre il fresco
venticello di marzo le scompiglia i lunghi capelli neri.
“Mia mamma mi ha detto di tornare a casa. Non so perché”. Mentre
sfreccia via, si volta verso l’amica e la saluta con la mano.
Quando arriva davanti a casa, si sorprende però di trovare sua madre pronta
ad aspettarlo, con l’auto accesa. Ha un’espressione terrorizzata:
“Alla buon’ora! Ora sali!”
“Mamma, dove stiamo andando?”.
“In… ospedale…”. Francesco si incuriosì.
“In ospedale? Ma come, lo zio Alberto è già uscito tre giorni fa e ora la sua
gamba sta molto megl…”
“No tesoro, non riguarda lo zio Alberto”
Tentò di nuovo: “La nonna Marisa?”
“No, neppure lei”
“Allora riguarda me?”
“No, Franci, neanche tu”
“E allora chi riguarda?”
Sua madre gli rispose con un filo di voce:
“E’ per… per tuo padre”
4
“Papà? E che cosa gli è successo? Si è rotto pure lui una gamba? Il braccio?
Gli è venuto un infarto? Oppure…”
“No tesoro, niente di tutto questo”
Stavano parcheggiando davanti all’ospedale.
“Vedi, tuo padre… stava andando al lavoro e stava attraversando la
strada…” Aveva gli occhi lucidi.
“E poi, è p-passato un camion e n-non l’ha v-visto!”
A quel punto la donna scoppia a piangere e sbatte forte la portiera.
“Ma è ancora vivo, mamma?”
“Non lo so, Franci, non lo so”
Quando i due entrano nel lungo corridoio dell’ospedale, un medico li fa
sedere in una sala d’aspetto.
Dopo circa un quarto d’ora esce un medico.
Era piuttosto basso: arrivava pressappoco all’altezza di Francesco che già
per conto suo non era uno dei più alti della classe.
Il camice gli arrivava sino alle caviglie; si vedeva benissimo che era
tutt’altro che felice, anche se offriva loro un mezzo sorriso.
“Allora?”, chiede con insistenza la mamma. Il medico fa un lungo sospiro.
Poi dice molto lentamente: “Mi dispiace, signora. La situazione è molto
grave. Stiamo preparando la sala per operarlo immediatamente. Gli
abbiamo dato un calmante per non farlo soffrire. Si addormenterà fra pochi
minuti. Se volete siete ancora in tempo per dargli un ultimo saluto”
Una volta dentro, la mamma scoppia a piangere e si inginocchia davanti al
letto; il marito che con la mano un po’ tremante le accarezza il capo prima
di darle un ultimo bacio.
Francesco che sta facendo uno sforzo enorme per non scoppiare in lacrime
come un isterico davanti a tutti i medici.
“Oh, Franci! Come sono felice di vederti!”
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“ Che rabbia, proprio oggi volevo farti un regalo…ero già andato a
comprare una cosa”
Con uno sforzo enorme il padre indica uno scatolone di medie dimensioni e
lo porge al ragazzo: “So che ne avresti sempre voluto uno”.
Francesco alza un’ala dello scatolone, poi l’altra; proprio come pensava: un
gatto!
“Una gatta”, precisa l’uomo, “Due mesi e mezzo”
“Oh, papà! E’ bellissima!”
Tutta bianca come la neve, tranne sulla coda dove quasi alla fine aveva un
anello nero e, cosa che stupisce molto il ragazzino, occhi azzurri come il
cielo.
“Grazie papà.”
“Ti voglio bene, Francesco”.
6
LORENZO
“Uff! La campanella è suonata.” Mi dice Federico.
Entriamo a scuola e lui inizia parlarmi della sua
“carriera”,
se così si può dire perché è stato inserito nel
gruppo dei più piccoli,
di calciatore.
Francamente non mi interessa e quindi decido di
non ascoltarlo. Inizio a pensare a nuovi scherzi
per passar la giornata, ma non ci riesco perché mi
scappa l’occhio su un ragazzetto.
Piuttosto basso e mingherlino, ha la faccia da
secchione occhialuto e se ne sta lì tutto solo.
Avevo trovato un’altra delle mie vittime! Anzi,
l’avrei tenuta come riserva perché la mia
preferita rimaneva sempre Francesco!
Arrivati in classe noto che il banco di Francesco
è vuoto.
Che strano l’avevo visto 5 minuti prima che
suonasse la campanella. Peccato! Avevo già in
serbo qualcosa per lui.
La lezione di storia dell’arte è noiosissima e per
tener sveglia la mente inizio a pensare.....
Quando la campanella squilla ho appena finito di
escogitare il prossimo scherzetto che metterò in
piedi insieme a Federico.
A ricreazione infatti ne parlo con lui.
7
“Sai, penso sia un’ ottima idea, ma Francesco oggi
non c’è e ci serve un’altra vittima. Non voglio
rinunciare a questo scherzo così fantastico, per
farlo domani. Voglio farlo oggi per passare la
giornata, farmi qualche risata ed uscire da scuola
soddisfatto. Non so se capisci?” mi dice Federico.
Io lo comprendo perfettamente perché è quello che
voglio anch’io ed inizio a pensare ad una
eventuale vittima.
“ O sì sì ti capisco, anch’io voglio effettuare
questo, possiamo dire diabolico piano. Però fammi
pensare, chi sarebbe la vittima perfetta?
Deve essere una persona piuttosto brutta e bassa,
che abbia gli occhiali e sia snello....” dico a
Federico.
“Fammi pensare....”
“ L’ho trovato!!! L’ho visto stamattina che saliva
le scale.
Eccolo!! Lo vedi qual ragazzetto? È perfetto!!
Dobbiamo solo attirarlo in bagno e poi ZAC!
Scattiamo la foto.”
Federico mi dice che sono un genio e ci dirigiamo
dal secchione.
Iniziamo a far “amicizia” con lui.
Poi andiamo sul discorso che ci sarebbe piaciuto
scattare un selfie insieme e quindi gli
proponiamo di farsi qualche foto con noi e lui
accetta entusiasta e felice. Gli diciamo che è
8
meglio se andiamo in bagno perché non vogliamo che
i professori ci scoprano.
Arrivati ci chiudiamo a chiave nel bagno in fondo
così che nessuno ci possa né scoprire né sentire,
gli diciamo di mettersi in mezzo tra noi due e
come veri amici lo prediamo sotto spalla.
Ovviamente è tutto escogitato. Sono un genio del
male…ahahaha
Impugno il telefono e sto per scattare le foto.
Come nel piano Federico spinge Luca, (così come ho
scoperto che si chiama), nel water e scatto la
foto. Subito la mando a tutta la scuola e la
pubblico su tutti i social network dove posso. Io
e Federico scappiamo via e ci rechiamo in classe
perché la campanella è appena suonata.
All’uscita già metà scuola ha visualizzato la foto
e mi fanno i complimenti per “l’esecuzione”.
Ah com’è bello sentirsi così popolare e ammirato
da tutti… per delle cavolate che faccio per farmi
passare le giornate e per farmi qualche risata.
Come sono imbecilli!
Per quanto riguarda a Luca un lato positivo c’è,
ora lo conosce tutta la scuola!
Io e il mio caro amico ci dirigiamo verso casa e
parliamo di oggi concludendo che siamo
soddisfatti, ma che comunque la nostra vittima
ideale rimane sempre Francesco.
9
Il giorno seguente al ricovero del padre, nonostante la madre avesse dato a
Francesco la possibilità di restare a casa, il ragazzo decide ugualmente di
andare a scuola; era venerdì, e non poteva perdere la lezione di coro, la sua
preferita.
Proprio quel giorno, dopo la lezione in cui aveva preso un 10
nell’interrogazione, la professoressa Usignoli gli si avvicinò:
“Francesco, fin dall’inizio della prima media ho notato che hai una
splendida voce. Ora che sei in seconda è anche migliorata, perciò voglio
farti una proposta: vorresti quest’anno cantare tu la parte da solista alla
festa della scuola di fine anno?”
Sul viso del ragazzino iniziò a formarsi pian piano un grande sorriso; poi
Francesco tutto rosso:
“Sì, mi piacerebbe molto”, bisbiglia.
Da lontano, Lorenzo lo guarda con ironia.
Dopo l’ultima ora, quando tutti i compagni sono usciti dalla classe,
Francesco come sempre è l’ultimo: l’unico che aspettava l’ok del
professore per mettere via.
Quella volta, però, si accorge che fuori dalla classe qualcuno lo sta
aspettando: Lorenzo e il suo gruppetto.
Prova allora a sgattaiolare fuori mentre nessuno lo guarda, ma il piano non
funziona:
“Ehi, tappetto!”,
gli urla Federico, che col suo gruppo forma una specie di muro davanti alle
scale per non farlo scappare:
“Come sta oggi il nostro Franceschino? O dovrei dire Franceschina?”
E a quel punto fa una pessima imitazione della sua voce.
Il ragazzo, che è abituato a queste situazioni, cerca di passare da un varco
che si è formato tra Federico e Mauro.
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“Dove credi di andare, Franceschina?”
E detto questo, Lorenzo lo prende per il cappuccio della felpa.
“A casa mia”, risponde seccamente Francesco.
“Oh, poverino, corre dalla mamma. E poi che fai? Dici a tuo padre di
picchiarci? Ah, già, questo è impossibile. Peccato. Avrei proprio voluto
farlo finire io in ospedale”
“Adesso basta! Lasciatemi, ho detto!”
“Oh, va bene, Franceschina, va bene, ti lasceremo andare, ma solo se darai
la parte da solista a chi se lo merita davvero, sennò sarà lei ad andare in
ospedale”
Il povero ragazzo annuisce ripetutamente
“E bravo, il nostro tappetto. E ora forza, togliti dai piedi”, e Lorenzo gli dà
una spinta verso le scale.
Non aveva preso in considerazione che Francesco pesa solo 30 chili, e alla
fine finisce col farlo rotolare giù per i gradini. Al tredicesimo scalino, il
ragazzo arresta il suo volo andando a battere la mano contro lo spigolo.
Quando però inizia a comparire sangue, Lorenzo inizia a preoccuparsi.
Così si sfila di tasca un fazzoletto e comincia a pulire la ferita fino a che
non smette di sanguinare. Poi ne prende un altro e pulisce quello che era
rimasto sul pavimento.
Poi lo fa alzare e gli dice:
“Credimi, se scopro che l’hai detto a qualcuno, passerai dei guai molto
seri”.
Detto questo volta le spalle e se ne va col suo gruppetto.
Quando Francesco arriva a casa, sua madre, accorgendosi della ferita,
esclama:
“Oddio, Franci! Ora dimmi come cavolo hai fatto a farti questa cosa!”
“Stavo facendo un’acrobazia in bici”, il ragazzo.
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“Senti, tesoro, io ho già abbastanza preoccupazioni per tuo padre, va bene?
Non voglio tribolare anche per te, quindi per stasera è meglio che tu vada a
letto senza cena e la smetta con quella bici. Credimi, Franci, lo faccio per il
tuo bene”
Dopo quelle parole, Francesco inizia a salire le scale verso la sua camera.
Acciambellata sul suo letto lo aspettava la gattina che aveva deciso di
chiamare Emy, dato che suo padre si chiama Emiliano.
Non aveva compiti perché li aveva già finiti il giorno prima; allora afferra il
cellulare; ci sono un bel po’ di messaggi su WhatsApp, praticamente tutti
del gruppo classe.
Sfogliando rapidamente i messaggi capisce subito che Lorenzo aveva
invertito i ruoli: aveva scritto che Francesco si stava vantando della sua
parte da solista e, infastidito per la mancanza di reazione da parte di
Lorenzo, lo aveva spinto giù dalle scale. Aveva anche mandato un selfie
con una finta benda sulla testa!
A quel punto, tutti avevano iniziato a scrivergli che era un cretino e che la
parte da solista spettava a chiunque altro ma non a lui.
Il ragazzo chiude a chiave nello sgabuzzino il cellulare e si butta sul letto.
Era depresso, e non sapeva che fare. Gli stavano accadendo un sacco di
cose terribili in quei giorni.
Piange in silenzio sotto lo sguardo innocente di Emy; si sente solo il
rumore del vento che fischia tra le tapparelle, di qualche macchina che ogni
tanto passa.
E dei singhiozzi.
Quel venerdì Francesco non andrà a coro, e per non far preoccupare la
professoressa, scrive su un foglio:
“Carissima professoressa Usignoli,
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le scrivo per avvertirla che ho intenzione di lasciare le lezioni di coro.
Riguarda la storia di mio padre. Per la parte da solista, credo che Lorenzo
sia perfetto.
Cordiali saluti, Francesco”
Imbusta il biglietto e, senza farsi sentire, esce un attimo per imbucarla, poi
rientra e si addormenta accanto ad Emy.
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LORENZO
Varco il cancello principale d’entrata della
scuola e da lontano vedo Francesco ed Emanuela
insieme.
Rrr! Che rabbia! Quanto odio Francesco e
soprattutto quando è insieme ad Emanuela!!
Emanuela è una ragazza molto carina e mi piace
molto, ma non so come attirare la sua attenzione!
Da lontano la chiamo e lei si avvicina
salutandomi.
Iniziamo a chiacchierare e scopro che gioca ancora
a basket!
A coro inizio a prendere in giro Francesco per la
sua voce così angelica… sarà che mi annoio molto o
che mi dà fastidio che sia lui il solista...
“Uhh che bella voce che hai Francesco! Sembri..
hai presente i bambini dello Zecchino d’oro? Ecco!
Sai dovresti proprio andarci!”.
Francesco però mi ignora e io riprovo ad attirare
la sua attenzione.
“Il coccodrillo come fa papapa e non c’è nessuno
che lo sa papapa.
Francesco... Tu lo sai come fa il coccodrillo
vero? Perché non ce lo fai sentire visto che sei
così bravo a cantare?”
Uff.. Francesco mi ignora e inizio ad annoiarmi di
nuovo.
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Ad un tratto vedo Clarissa, Giovanna e Lucia, le
tre sfigate! Ora per divertirmi inizio a prenderle
in giro per il loro aspetto fisico. Magari fossero
come Emanuela.
“Giovanna!!”. Chiamo con una voce femminile.
“Che bel vestitino che hai! Sai ti delinea proprio
quella bella pancetta che ti ritrovi!!”.
A vedere la sua reazione – diventa rossa come una
carota- inizio a ridere a crepapelle, ma appena
finisco mi ritrovo dietro la prof di coro che mi
guarda molto male.
Inizia a rimproverarmi:
“Lorenzo! Insomma! Ma ti sembra! Offendere i tuoi
compagni per divertirti! Non me lo sarei mai
aspettata da te! Ora vado subito a chiamare tua
mamma e non provarci mai più! Se capiterà un’altra
volta di espellerò dal coro! Hai capito bene!!”
Di quello ha detto la prof non mi interessa niente
e quindi mi avvicino ad Emanuela; iniziamo a
parlare.
Lei mi invita a giocare a basket domani pomeriggio
e io senza neanche pensarci due volte accetto
subito.
Quando il coro è finito la accompagno a casa:
durante il tragitto ridiamo e ci divertiamo
moltissimo e scopro anche che abbiamo molte cose
in comune. Mi ricordavo una bimbetta della quinta
B.. quando eravamo alle elementari non avrei mai
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pensato che potesse diventare così carina! Andiamo
molto d’accordo e penso proprio di piacerle!
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LA PROF.
Sono molto dispiaciuta di aver sgridato in quel modo Lorenzo, ma
ho dovuto agire. Non potevo più vedere i miei alunni, e soprattutto
Francesco, soffrire in quel modo perché lui si annoia.
Non capisco proprio cosa ci sia nella testa di quel ragazzo! Lorenzo
è molto intelligente e ha del potenziale che però non ha ancora
tirato fuori! Si deve rendere conto del suo comportamento prima
che sia troppo tardi.
Però non capisco ancora a cosa è dovuto il suo comportamento.
Quel ragazzo ha tutto. Una famiglia e degli amici da cui è molto
amato e ammirato.
Tengo molto a quel ragazzino, sono affezionata alla sua
intelligenza brillante, alla memoria pronta, alla ironia già da
adulto…
Perciò voglio aiutarlo, devo andare in fondo a questa situazione e
capire perché soffre.
Vado a chiamare la mamma.
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“Pronto. Signora Alesi ? Sono la prof di coro di suo figlio. Chiamo
dalla scuola.” “Si sono io. Mi dica pure!”
“Vorrei chiederle un colloquio se le è possibile tra 30 minuti, al
termine delle prove.”
“Oh ma certamente! Arrivo subito, così vengo a prendere Lorenzo…
ma è successo qualcosa?”
“Come al solito suo figlio fa il bulletto in classe… vorrei parlarne.
Salve e a dopo” “Mi dispiace molto, non ne avevo idea… a dopo”
Colloquio terminato.
Non ho capito cosa succede!
La signora mi ha detto che a casa suo figlio è sempre gentile e
premuroso nei suoi confronti e verso tutte le persone che lo
circondano.
Bah, mi sarò sbagliata! Saranno gli ormoni in sviluppo che lo
portano a questo comportamento temporaneo!
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Però è sempre meglio andare a fondo a queste vicende per scoprire
cosa si cela sotto prima che succeda qualcosa di grave.
Per fortuna non mi trovo di fronte a un vero prepotente… oppure
né io né la madre abbiamo capito NIENTE.
19
2 aprile 2014
Caro diario,
oggi ti voglio confessare uno dei miei più profondi segreti.
Finalmente ho trovato il coraggio per dirtelo perché è da molto che provo a comunicartelo, ma non ci sono mai riuscita.
Pensa, neppure a te, confidente prediletto!
Amo con il più profondo del mio cuore Lorenzo, gli voglio molto bene malgrado lo conosca poco.
Noi due abbiamo moltissime cose in comune sai!!!
Quando i suoi occhi azzurri incrociano il mio sguardo mi addolciscono sempre il viso, di ogni suo difetto o imperfezione ne faccio una qualità.
Venerdì mi ha accompagnata per la prima volta… pensa, non si ricordava che eravamo in classi parallele alle elementari!
Io sì l’avevo riconosciuto, ma non avevo avuto il coraggio di dirglielo… per tutti questi mesi l’ho solo guardato… bello come il sole, bravissimo in matematica, amato dai prof…. sì, un po’ stronzetto,
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sempre con il suo amico a tirarsela… ma che tipo fantastico!
Ha proprio il fascino del bello e cattivo…
Martedì pomeriggio, quando mi ha accompagnata a casa, mi ha salutata con un affettuoso abbraccio…. avrei voluto durasse per sempre!
Mi piace così tanto stare tra le sue braccia. Sembra che un orsacchiotto di peluche mi abbracci.
Ah quanto sto aspettando in grazia di incontrarlo oggi pomeriggio!!
Mi dispiace moltissimo che non vada d’accordo con Francesco: quei due si odiano a morte!!
Cercherò di farli diventare amici, anche se non ho ancora detto il mio segreto a Francesco, ho paura di come potrebbe reagire. Dopo tutto… lui è il mio migliore amico…
Secondo me Lorenzo sperava di poter cantare alla festa di fine anno, e per questo prende in giro Franci… come se non ne avesse abbastanza con l’incidente di suo padre!
Ma io so che li farò diventare amici!
In fondo io sono una che sa VOLER BENE…
Con affetto la tua Emanuela
21
LORENZO
Arrivo a casa. Getto lo zaino a terra e mi tolgo
le scarpe.
Non sono per niente stanco e non so cosa fare: i
compiti li ho già finiti e tutti i miei amici sono
impegnati nello sport o in qualcos’altro. Ufff!!!
Che vita noiosa!!!
Mi reco in cucina e preparo la merenda.
Appoggiandomi allo sgabello inizio a scorrere i
contatti del mio cellulare e mi appare il numero
telefonico di Francesco. Mi viene subito un colpo
di genio! Ho trovato il modo di passare il
pomeriggio!
Iniziò a canzonarlo scrivendogli un messaggio:
“Non sei venuto a scuola perché hai paura?
Uhh....che fifone”
Aspetto..., aspetto... Non risponde e il suo
ultimo accesso è ieri alle 22:43. Uff! Che
peccato!!! Devo inventarmi qualcos’altro da fare!
Drin!!... Drin!!....Drin!! Improvvisamente nel
silenzio squilla il telefono di casa! Non ho
voglia di rispondere, ma mi sto annoiando; spero
però che sia Federico, magari mi divertirei un
po'!
Accosto la cornetta del telefono all’orecchio. È
papà!!!
“Ciao figliolo! Come stai?”
“Bene, bene papà.”
“E la mamma? C’è? Dovrei parlarle!”
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“No, non c’è! Ma sta abbastanza bene! Ora è al
lavoro!
“Umh... Devo parlarle! Sapresti dirmi quando c'è?
Così la chiamo!”
“Arriva a casa tardi....alle 8..... sarà molto
stanca! Con me non parla spesso, quindi penso che
non abbia voglia di parlare anche con te, per lo
più se si tratta di un argomento difficile non
avrà proprio voglia! Ti consiglio di comunicargli
qualsiasi brutta notizia quando torni!”
“Sì ! Hai proprio ragione e... Dimmi un po': che
stai facendo a casa? Non potresti uscire a
divertirti?”
“Bah non sto facendo niente... In realtà non
saprei proprio cosa e dove andare...” “Non
potresti andare con la mamma da qualche parte? Per
esempio al lunapark o al lago!”
“E quando?! Se non ha voglia di parlarmi dove
trova il tempo?!”
“Oh... Ora devo andare! Ci vediamo tra 2
settimane!”
“Ok... Ciao papà.” “Ciao Lory!”
Ah che bello! Papà ritorna! Non vedo l’ora di
vederlo!! Almeno lui mi fa ridere e divertire
quelle poche volte che c’è!
Prendo in mano il mio cellulare e noto che
Francesco ha visualizzato il messaggio, ma non ha
risposto. Gli scrivo subito per fargli venire
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paura che per domani c’è già in serbo qualcosa per
lui...
Non visualizza nè risponde e quindi inizio a
pensare a qualche eventuale trovata diabolica...
giusto per usare il cervello…
Sono le 8. La mamma è arrivata e delicatamente,
per non farla arrabbiare,
la avverto che papà ha chiamato e che appena
ritorna deve parlarle.
Lei non mi risponde, quindi decido di andare in
camera mia a pensare degli scherzetti per
Francesco....
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“No, no e ancora no, mamma! Di andare a EXPO con la classe non me ne
importa niente!”
“Ma Franci, questa è una grande opportunità che allargherebbe i tuoi
orizzonti e ti permetterebbe di scoprire qualcosa di più sul mondo!”
“Mamma, io non ci voglio andare!”
“Dai, tesoro, fammi questo favore, e anche qualche foto magari. Hai
bisogno di distrarti e divertirti… dopo l’incidente se non sei in ospedale sei
chiuso in camera! Lo sai che anche papà ci tiene…”
“Uff… E va bene, mamma!”
“Oh, bravo Franci! E ora dai, andiamo all’autobus…”
Alla fine la gita non si rivela così orribile come aveva previsto.
Alla pausa pranzo si ferma con Emanuela, che era l’unica che gli aveva
creduto: a lei, a lei sola aveva trovato il coraggio di raccontare quello che
era accaduto con Lorenzo.
Sulla sua amicizia poteva sempre contare.
Per fortuna quel prepotente si era davvero spaventato alla vista del
sangue… aveva capito di aver esagerato e non lo aveva tormentato più.
“Allora, Franci, come va con Lorenzo?”
“Non saprei, ma almeno non mi chiama più Franceschina”
Dopo una pausa di qualche secondo, Emanuela riprese:
“Sai, io proverei a parlare con lui per capire cosa non va”
“Ma lo hai visto? Mi ucciderebbe! Ho troppa paura”
“E se ci provassi io? Lo conosco dalle elementari… abita nello stesso
palazzo di mia nonna. Sì, è un prepotente, ma non è cattivo. Sai, penso che
non ce l’abbia con te, ma che si comporti così per …noia. Ecco, sì, proprio
perché non trova di meglio da fare.”
“Davvero lo faresti? Oh, grazie, sei la mia migliore amica!”
25
Il resto della giornata trascorre rapidamente, ma quando si deve tornare a
casa, dopo l’ultima merenda, Emanuela scopre che non ha più in tasca il
portafoglio.
“Dove può essere finito? C’era un attimo fa!”
E così alla fine quasi tutta la classe si mette a cercare il portafoglio della
ragazza.
Francesco nota Lorenzo gattonare dietro un cespuglio e così quatto quatto
lo segue. Sente una strana ansia, ha quasi paura che stia preparando
qualcosa di terribile…
un’ altra azione stupida e crudele… vuole chiamare la prof, ma poi lo vede
raccogliere il borsellino che era sotto la panchina, proprio dove avevano
preso il gelato e riportarlo con un enorme sorriso stampato sulla faccia a
Emanuela.
La ragazza lo abbraccia e lo ringrazia dandogli pure un bacino sulla
guancia: Lorenzo diventa rosso come un peperone.
Tutti applaudono. Lorenzo si schermisce, in evidente imbarazzo.
E mentre Francesco si siede sull’autobus accanto a Emanuela, pensa che
forse, sotto sotto, Lorenzo è un ragazzino normale. Come lui.