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Forum SANITA'FUTURA 2005. 7-10 NOVEMBRE 2005 SPAZIO ESPOSITIVO Villa Erba - Cernobbio Padiglione LARIO. Governo Clinico ed ECM. Dr. Alfonso Negri. Concetto di Dipartimento. - PowerPoint PPT Presentation
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ForumSANITA'FUTURA2005
7-10 NOVEMBRE 2005SPAZIO ESPOSITIVO
Villa Erba - CernobbioPadiglione LARIO
Governo Clinico ed ECM
Dr. Alfonso Negri
Concetto di Dipartimento
Il Dipartimento è costituito dalla federazione di unità operative che
mantengono la loro autonomia, indipendenza e responsabilità, così
come quella di ciascuno dei membri che la costituiscono, ma che
riconoscono la loro interdipendenza adottando un comune codice di
comportamento clinico-assistenziale, didattico e di ricerca, dai
profondi risvolti etici, medico-legali ed economici.
Fonte: Guzzanti E. Il Dipartimento medico - chirurgico di
cardiologia pediatrica.
XI Congresso Nazionale della Società Italiana di Chirurgia Cardiaca e
Vascolare. Milano, 1985
IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù – Roma
Dipartimento Medico-Chirurgico di Cardiologia Pediatrica (DMCCP)
Attività dal giugno 1982 all’anno 2000
Interventi: 9.500 (6.000 in CEC, 40% d’urgenza)
Trapianti: 93 cuore (dal 1986);25 cuore-polmoni (dal 1989)
Età degli operati: 25% meno di 1 mese
15% tra 1 e 6 mesi
10% tra 6 e 12 mesi
50% oltre i 12 anni
Cateterismi cardiaci: 8.500 (35% interventistici)
Fonte: Squitieri C, Marino B, Di Donato R. Il Dipartimento medico chirurgico di cardiologia pediatrica dell’IRCCS Ospedale Bambino Gesù. Organizzazione Sanitaria 2000;1:82-84.
La legge 135 del 1990 “Programma di interventi urgenti per la prevenzione e
la lotta contro l’AIDS” ha anticipato in Italia di circa 10 anni i concetti e la
pratica dell’Educazione Continua in Medicina (ECM) in quanto ha stabilito
che si dovevano organizzare annualmente “corsi di formazione e di
aggiornamento per il personale che opera presso i reparti ospedalieri di
malattie infettive, con specifico riferimento ai problemi sanitari connessi con
l’attività di assistenza, ai problemi psicologici e sociali e a quelli che
derivano dal collegamento funzionale nel trattamento a domicilio”.
Nel novembre 1990 la Commissione Nazionale per la lotta contro l’AIDS e
l’Istituto Superiore di Sanità elaboravano le linee guida per la organizzazione
dei corsi e per gli argomenti da trattare, avviando così il Piano nazionale di
formazione per la lotta contro l’HIV (P.F.H).
Nel solo periodo 1990-1996 sono stati formati circa 1.000 medici, 3.500
infermieri e 1.200 unità di altro personale.
Fonte: Guzzanti E. La formazione continua nel programma di lotta contro
l’AIDS. Organizzazione Sanitaria 2000;1:79-80
Tra gli anni ’80 e gli anni ’90 si è avuta una svolta decisiva nella
metodologia della formazione continua, perché dagli studi sulla
modalità di apprendimento dell’adulto è emerso che il solo
insegnamento, inteso come passivo trasferimento di conoscenze,
non induce a modificare in senso positivo i comportamenti
professionali. Per affrontare la soluzione dei molti problemi che
incontrano ogni giorno gli esercenti le professioni sanitarie
occorrono nuove metodologie, tali da consentire il confronto tra il
proprio operato e quello che dovrebbe essere il modello di
riferimento in quelle circostanze, non solo per la condotta
professionale, ma anche per i comportamenti da tenere nei riguardi
delle persone assistite e dei loro familiari.
Fonte: Guzzanti E. La formazione continua. Organizzazione Sanitaria 2000; 1:7-16
Per adottare tali metodologie nella realtà italiana occorre dare effettiva
attuazione ai dipartimenti, così che l’intero gruppo assistenziale, sulla
base di linee guida e percorsi assistenziali praticabili nello specifico
contesto, possa definire la condotta da seguire nelle singole
circostanze, ne controlli l’attuazione, ne giustifichi le eventuali
modificazioni, e ne verifichi i risultati immediati e a distanza.
I corsi di aggiornamento, gli stages e le lezioni formali avranno sempre
un ruolo significativo per una formazione completa ed aggiornata, ma è
il proprio luogo di lavoro la sede privilegiata per risolvere i problemi e
superare le difficoltà inerenti la specificità delle persone da assistere e
la complessità, culturale e logistica, dei luoghi dove si presta
l’assistenza.
Fonte: Guzzanti E. La formazione continua. Organizzazione Sanitaria 2000; 1:7-16
Efforts in the UK and USA to improve clinical performance through
traditional continuing medical education, or through dissemination of
practice guidelines and protocols have not had a marked impact.
Educational strategies may be more powerful if used in conjuction with
other interventions because individual approaches fail to recognize
that medicine is largely practiced as part of a group or team embedded
within a complex organisational structure.
Most health and medical service, indeed, are delivered in teams as
“microsystems”, the smallest units within an organisation that contain
within themselves the necessary human, financial and technological
resources to do their work.
Source: Ferlie E. Shortell S. Improving the quality of health care in the United Kingdom and the United States: a framework for change. The Milbank Quarterly 2001; 79:281-315
Tomorrow’s intranet, developed around an electronic patient record,
will link ambulatory care facilities, emergency departments, hospital
floors, physicians home offices and other health and social care
settings.
Patient data will be accessible from anywhere in the system, and
call centers, advice lines and help desks will use and provide a
wealth of valuable information.
Physicians will be able to use telemedicine and teleconferencing
systems.
Source: Moore KD et Al. Ambulatory care heads for the 21st Century. Journal of Ambulatory Care Management 1996; 19:4-10.
Obiettivi prioritari del Piano Sanitario Nazionale 2003-2005
Priorità 2 – Le Cure Primarie
L’attuale contesto del SSN impone una reinterpretazione del rapporto
territorio-ospedale, potenziando e riorganizzando l’offerta di
prestazioni sul territorio e riservando l’assistenza ospedaliera sempre
più alle patologie acute.
Per conseguire tale risultato, un possibile percorso è quello di
sperimentare forme evolutive delle varie tipologie di medicina di
gruppo, già prefigurate dai vigenti accordi nazionali, formate da medici
di medicina generale, pediatri di libera scelta e, laddove presenti, da
specialisti territoriali, che, in raccordo con i relativi distretti socio-
sanitari, assicurino in via continuativa agli utenti le cure primarie,
garantendo la continuità assistenziale e la diagnostica specialistica di
base, anche alla Guardia Medica Territoriale o alle strutture o servizi
individuati dalle Regioni.
Obiettivi prioritari del Piano Sanitario Nazionale 2003-2005
Priorità 2 – Le Cure Primarie
Ambiti specifici di collaborazione per i prossimi tre anni
Realizzare un processo organizzativo di riordino che garantisca
un’efficace continuità assistenziale, la riduzione di ricoveri
ospedalieri inappropriati, l’attivazione dei percorsi assistenziali,
ed un elevato livello di integrazione tra i diversi servizi sanitari e
sociali.
Sperimentare nuove modalità di erogazione dei servizi territoriali
anche utilizzando la riconversione dei piccoli ospedali.
Sperimentare nuove modalità operative in tali centri compresa la
gestione di un budget omnicomprensivo.
Governo clinico -1-
È la responsabilità assunta dagli appartenenti alle professioni sanitarie,
sia negli ospedali che nell’assistenza primaria territoriale, al fine di
garantire:
- il continuo miglioramento delle attività clinico-assistenziali,
organizzative e gestionali;
- la pratica dell’audit clinico, periodico e formalizzato, per la
verifica delle attività svolte, dei risultati ottenuti, e delle eventuali
misure da adottare per l’adeguamento del gruppo, o dei singoli
componenti, alle migliori prassi, professionali e comportamentali;
- l’identificazione delle possibili cause di rischi clinici e di eventi
avversi, per evitarne il verificarsi e le relative conseguenze, e per
renderli evidenti e rimediabili ove si manifestassero;
Fonte: Guzzanti E. Governo clinico. Forum Sanità Futura, Cernobbio 2004
Governo clinico -2-
- la formazione continua “attiva”, multidisciplinare e
interprofessionale, cosicché l’ECM sia fondata sulle modalità, la qualità e
i risultati delle attività e delle prestazioni effettuate, poste a confronto con i
paradigmi di riferimento ritenuti migliori;
- l’adozione di linee guida e di percorsi assistenziali integrati,
concordati e appropriati rispetto alle singole circostanze, che favoriscano la
comunicazione e la reciproca collaborazione tra gli ospedali e
l’assistenza primaria territoriale, per:
evitare i ricoveri ordinari non necessari; limitare la durata delle
degenze necessarie; collaborare nella utilizzazione del D. hospital e
della D. surgery; concordare le modalità clinico-assistenziali e
organizzative della dimissione protetta;
- il rispetto e il sostegno alla persona assistita e ai familiari, per
consentire loro di partecipare alle scelte clinico-assistenziali da
adottare nei singoli casi con la consapevolezza dei problemi, delle
possibili soluzioni e dei risultati prevedibili.