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Frattura Scomposta presenta gli artisti per "Hai paura del buio?" 30 agosto Torino

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PRESENTAZIONE FRATTURA SCOMPOSTA

CONTEMPORARY ART MAGAZINE

La rivista nasce nel dicembre del 2004 (periodicità bimestrale) con l’intento

di portare alla luce gli artisti emergenti italiani considerati di qualità,

attraverso una selezione che viene attuata dal comitato redazionale.

La rivista è stata progettata e realizzata solo in formato elettronico (PDF)

scaricabile dal sito ufficiale, per tre motivi principali: 1) contenimento dei

costi rispetto ad una versione cartacea; 2) il non sottostare ad un limite di

pagine; 3) una più capillare e virale diffusione.

Il nome Frattura Scomposta nasce dal fatto di voler realizzare un magazine fuori

dal coro e lontano dalle “pastette” che caratterizzano, in gran parte, il

movimento artistico italiano, dove la qualità artistica è messa in secondo piano

rispetto alle conoscenze, al clientelismo, al nepotismo, una ingiustificata

esterofilia e sotto certi aspetti anche una discreta mancanza di cultura nel

settore.

La redazione ha ritenuto fondamentale che tutti gli artisti italiani emergenti

di qualunque provenienza, potessero avere uno strumento attraverso il quale

poter far sentire la loro voce, nel caso specifico far vedere, ad un folto

pubblico, le loro reali qualità artistiche che diversamente nessuno o pochissimi

avrebbero potuto notare ed apprezzare.

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L’interesse per la rivista è andato sempre più aumentando e nel 2006 si prese

la decisione di pubblicare, all’interno di ogni numero, anche alcuni artisti

affermati che sentissero la necessità di mettersi in gioco e dialogare con i

colleghi emergenti.

Nel 2007 la redazione di Frattura Scomposta, prese la decisone di “far uscire”

gli artisti dal virtuale della rivista elettronica ed immergerli nella

“concretezza” delle mostre, pertanto, con l’aiuto di alcune realtà importanti

dell’arte contemporanea italiana come la Libreria Bocca, la Wannabee Gallery e

Fabbrica Borroni; a Venezia, in occasione della 54° Biennale Arti Visive,

Frattura Scomposta presentò il progetto espositivo “Aliens le forme alienanti

del contemporaneo” che fortunatamente ebbe un grande seguito di pubblico e fece

parlare di se le riviste di settore.

Questo insperato successo invece di spingere Frattura Scomposta sempre più oltre

ed eventualmente cavalcarlo, ebbe un effetto “rallentante”, anche purtroppo

per ragioni di natura lavorativa e professionale (chi lavora per Frattura

Scomposta non percepisce nessun compenso, pertanto gli impegni professionali di

tutti coloro che parteciparono al progetto, dovettero gettare la spugna a fronte

dei propri impegni lavorativi e professionali). Si decise pertanto di sospendere

la pubblicazione della rivista ma con la consapevolezza che il magazine, prima o

poi, sarebbe tornato più forte di prima.

Così fu … Nel 2012 in occasione della Biennale di Architettura di Venezia,

Frattura Scomposta rinasce dalle sue ceneri, più forte e consapevole di prima,

con una gran voglia di fare, di essere al centro dell’arte italiana. La rivista

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prosegue esattamente come negli anni precedenti il suo percorso ma con una

maggior consapevolezza soprattutto in ambito digitale e comunicativo.

Venendo al presente, attualmente Frattura Scomposta viene scaricata

(gratuitamente) da circa 40.000 appassionati ad ogni uscita; ha realizzato altre

4 tappe dell’evento Aliens, oltre quella del 2007, in diverse città italiane;

ha presentato al pubblico, in queste occasioni, 75 artisti emergenti e 22

artisti affermati; è media partner della 55° Biennale Arti Visive di Venezia e

sta lavorando per portare Aliens in altre città italiane ed anche all’estero

per far conoscere il talento e la qualità dei giovani ma anche meno giovani,

artisti italiani.

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Il magazine di arte contemporanea Frattura Scomposta presenta per HAI

PAURA DEL BUIO - Torino, 30 agosto Traffic Festival c/o Officine Grandi

Riparazioni - OGR – Torino

Paola Turroni – readingo poetico/musicale – Il MONDO E’ VEDOVO

Spazio carroponte ore 19.00

Streamcolors – video installazione 3D - OLTRE IL BUIO C'È IL COLORE

Spazio Duomo – opera permanente a rotazione

Giancarlo Marcali – installazione – LA MEMORIA DEL DOLORE

Spazio biglietteria – opera permanente

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PAOLA TURRONI

Biografia

Paola Turroni (1971) ha pubblicato animale (Fara Editore, Rimini 2000), Due mani di

colore (Medusa Editore, Milano 2003) con Sabrina Foschini, Il vincolo del volo

(Raffelli Editore, Rimini 2003) di cui una selezione è uscita tradotta in inglese

per la rivista americana “How2”, Il mondo è vedovo (Carta Bianca, Bazzano 2011).

È inserita nelle antologie Parco Poesia 2004 (Guaraldi, Rimini 2004), Il segreto

delle fragole (Lietocolle, Como 2006), Corale (Le Voci della Luna, Bologna 2007),

12 poetesse italiane (Nuova Editrice Magenta, Varese 2008),

PoesiaPresenteMappagiovane (Le Voci della Luna, Bologna 2010), Nelle mani di Salomé

(Galleria Comunale e Biblioteca Malatestiana, Cesena 2010). Ha collaborato come

traduttrice a I surrealisti francesi(Stampa Alternativa, Viterbo 2004). Ha seguito

progetti con Rai RadioDue, il Museo di Storia Naturale di Milano, l’Isia di

Urbino, Poesiapresente di Monza, abrigliasciolta di Varese ed altri. Ha al suo

attivo letture e performance in diverse città su tutto il territorio nazionale,

suoi testi sono apparsi su varie riviste di letteratura e siti internet. Nel 2004 e

nel 2008 è stata invitata al Festival Internazionale di Poesia di Malta. Il Mondo è

vedovo è stato invitato alla 54° esposizione di arte contemporanea di Venezia, con

un video di Stefano Massari ed una suggestiva installazione nel Padiglione della

Repubblica di San Marino.

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Il MONDO E’ VEDOVO

Postfazione di Alessandro Bertoni

Paola Turroni mostra di aver raggiunto una qualità prosodica di pregio

considerevole, con l’alternanza perfettamente modulata di verso breve (scandito in

genere da enjambement) e verso lungo, motivato dal respiro profondo di un intento

epico sempre più spiccato a mano a mano che il filo conduttore dell’opera prende

corpo, nella sua spinta a intrecciare e dipanare il filo etereo ma saldissimo che

lega i vivi e i morti, secondo una trama narrativa che coincide con quella della

specie, piuttosto che con l’esperienza “psicologica” del singolo individuo:

“Sono i morti, il numero dei morti,/ che fa la differenza – il loro prestigio.”

Va da sé che sicurezza prosodica equivale anche (come per ogni poeta autentico) a

meglio delineata, più necessaria e compatta, visione del mondo.

Così, sono tanto più importanti, in un tempo poetico che tende a una smemoratezza

pressoché ontologica, la cura e l’originalità con le quali Paola Turroni ridiscute

e in certa misura ricompone un libro canonico, davvero capitale entro la storia

della nostra poesia novecentesca, quale Sentimento del tempo di Giuseppe Ungaretti,

considerato l’archetipo del nostro ermetismo, con la sua riconquista del mito e

dell’endecasillabo. Ma l’endecasillabo, qui, non è più norma, bensì ipotesi e

trampolino della variazione intontiva. Basta riflettere – in proposito – su un

distico, sospeso tra ipometria e ipermetria, come “e i fratelli aspettavano a

riva./ I cavalli senza selle, senza corde”. Allo stesso modo – ma è noto che ogni

esercizio necessario di interpretazione produce conflitto con il modello d’origine

– il mito secondo Paola Turroni non è più favola bella, esempio antico, ma

funzione primaria di un esistere maschile e femminile (anche se è la condizione

femminile a inquadrare il punto di vista profondo del libro, tra sensibilità innata

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e dolore del parto, funzione di moglie compagna amante e argine di resistenza al

sopruso e all’orrore), vecchio e giovane, servo e padrone, sottratto ad ogni

ipoteca cronistica, di rappresentazione diretta di un’esistenza singolare: un

qualunque “io” nostro contemporaneo e primomondista, magari. Infatti, l’emozione

poetante che qui intuisce e trova i suoi “valichi” vitali è portata innanzi tutto

a mettere in scena una trama di atti primari (il lavoro, il cammino, il giudizio,

la guerra, tra quelli più ricorrenti) che rimotiva l’inconscio profondo di una

comunità cui è chiara la necessità assoluta di ricompattarsi attorno alla soglia

minima di una sopravvivenza da riconquistare giorno per giorno, proiettata ben al

di là della sua configurazione storica e radicata piuttosto nel mondo della

violenza, della prevaricazione, dell’ingiustizia, che è proprio di ogni tempo, di

ogni cultura e delle modalità di ogni umano consorzio, secondo il principio di una

religiosità più antropologica che incarnata: “Sai cosa facciamo per giocare?

Andiamo nel punto/del filo spinato che si può togliere/spostando il palo – di là

c’è l’erba, e i nostri legni/per costruire una capanna.”

L’altro (e non meno decisivo) elemento forte del libro di Paola Turroni è la sua

originalità rispetto al panorama attuale della poesia contemporanea, ove narcisismi

onirismi autobiografismi minuscoli tendono sempre più spesso a dominare. Avventura

figurale da percorrere per intero, senza stacchi nella lettura; piano sequenza che

si impegna a ricondurre al filo unitario di una scrittura drammaticamente declinata

al presente pulsioni e azioni di ascendenza primordiale eppure consustanziali alla

nostra esperienza dell’oggi, questo libro vero e vivo raggiunge senza bisogno di

illuminazioni orfiche la visionarietà di una migrazione ininterrotta: “Altri si

accendono un fuoco – mentre/ aspettano ancora, coi detriti del mare/il resto di

noi/lutto e cammino insieme.” E la poesia vi riconquista a pieno diritto la sua

radice di cognizione rituale che si compie nella vicenda emotiva e pulsionale di un

respiro fatto ritmo, linguaggio, comunione di dialogo.

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STREAMCOLORS

Biografia

Streamcolors, progetto ad opera di Giacomo Giannella e Giuliana Geronimo, che si

prefigge di utilizzare la tecnologia in modo creativo e aprire nuove prospettive

dell’arte digitale. Una di queste è senz’altro la collaborazione con la moda.

Streamcolors ha infatti realizzato la scenografia grafica per per la sfilata Etro

Uomo primavera-estate 2013. Concependo questo momento come una vera e propria opera

d’arte contemporanea, ha predisposto un enorme cilindro alto più di 8 metri, in

cui sfilavano i modelli e assisteva il pubblico. Un unico luogo racchiuso dalle

immagini tridimensionali ispirate agli abiti Etro.

Streamcolors ha un payoff che è anche il loro manifesto programmatico “progettare

colori, colorare progetti”. Ed è infatti il colore in tutte le sue declinazioni la

cifra stilistica delle opere. Un colore percepito come flusso in grado di

connettere il mondo reale a quello astratto.

Giannella è direttore artistico della casa di videogames Milestone, per cui

partendo da immagini grafiche mira a costruire immagini il più aderenti a paesaggi

reali. Con Streamcolors invece agisce in maniera inversa. Da un’immagine reale,

come una fotografia, estrae i colori che ne stanno alla base e da lì elabora dei

patterns in 2D. Su questi utilizzando un pennello digitale agisce direttamente

creando pattern in 3D e dei suggestivi dipinti digitali ad altissima risoluzione.

Estrapolati dal processo creativo, hanno tutto l’aspetto di grafiche astratte, ma

a ben guardare è evidente il legame con l’immagine preesistente. Persistono

infatti dettagli che riconducono l’osservatore alla concretezza del reale.

Proprio la caratteristica estrapolazione dei colori dalle immagini ha portato

Streamcolors a definire la propria arte come arte estratta.

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Presente sui canali social più “visivi” - Pinterest e Instagram - Streamcolors ha

da subito coinvolto i propri utenti nel processo creativo. Su Pinterest ha creato

una mostra virtuale privata condividendo in tempo reale colori, concept e progetti

con oltre 10000 utenti. Considerato che più dell’80% dei pin viene repinnato, i

contenuti proposti hanno potuto beneficiare di un forte grado di viralità.

Postando su Instagram le immagini originali e le loro future rielaborazioni 2D/3D,

Streamcolors ha invece stimolato le reazioni degli utenti, che hanno votato e si

sono fatti promotori dello sviluppo delle opere. L’esperienza di Streamcolors

conferma che lo sharing di contenuti innovativi e originali attraverso i social

network è ormai tendenza anche nell’ambito delle arti digitali. Insomma, le nuove

opere d’arte si costruiscono insieme, usando la rete.

OLTRE IL BUIO C'È IL COLORE

Giuliana Geronimo

Per “Hai paura del buio?” Streamcolors presenterà la reinterpretazione di alcune

opere di 4 importanti artisti contemporanei diversi per genere e localizzazione

geografica (Vanni Cuoghi, Carlo Cofano, Fulvio Martini e Vania Elettra Tam). Le

opere di partenza si trasformeranno in tele virtualmente navigabili e vestiranno

con i loro colori i Giganti, complesse strutture tridimensionali.

Ai partecipanti verrà proposto un viaggio suggestivo e interattivo da intraprendere

nelle postazioni touch screen. Un invito a scoprire nuovi punti di vista e a creare

imprevedibili e inaspettate immagini. Le pareti, invece, verranno colorate con

“The Trip” , filmati messi gratuitamente a disposizione degli artisti per

accompagnare le loro musiche.

Una magica immersione aliena all'insegna della collaborazione contro l'apatia.

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GIANCARLO MARCALI

Biografia

Giancarlo Marcali sviluppa la sua ricerca artistica attraverso un percorso

introspettivo legato all’ attimo doloroso... Quanti tipi di dolore lacerano

l'essere umano? Infiniti, quanto l'abisso dell'anima. Ma tutti lasciano una traccia

del loro passaggio, una cicatrice, visibile o meno. A dispetto delle nostre

diversità, Giancarlo ci riunisce tutti in virtù della nostra comune essenza, per la

materia di luce di cui siamo composti, ricordandoci che malgrado lunghi percorsi

abbiamo un'origine comune e che il dolore di ognuno ha il diritto di essere

espresso.

Nato in svizzera nel 1963. Si è laureato presso la New South Wales University a

Sidney in arti aborigene e le culture delle Isole del sud pacifico. Dal 1990 al

1995 collabora con Martino Vertova alla realizzazione di vetrate d’arte. Dal 1995

al 2000 apre a Milano “Spazio Low Tech” per promuovere il suo lavoro e quello di

altri giovani artisti e designer. Dal 2003 al 2008 collabora con la galleria

d’arte contemporanea Emi Fontana a Milano. Dal 2009 al 2010 lavora alle opere del

progetto “Siamo tutti profeti”e la sua ricerca verso la propria identità lo porta

alla realizzazione dell’installazione “La memoria del dolore”, opera segnalata

al Premio Celeste 2010 esposta poi alla sua personale a Treviso, a Gaeta , e

successivamente a Torino e Sansepolcro. Dal 2011 Giancarlo ha esposto le sue

installazioni in diverse gallerie d’arte private a Milano, Roma, Napoli, Venezia e

Berlino. Tra le tante degne di nota, a giugno 2011 la mostra “Scorporo” curata da

Adriana Soldini presso la Pinacoteca di arte contemporanea a Gaeta, a dicembre 2012

la mostra collettiva al Museo civico di Sansepolcro dove la sua installazione “La

memoria del dolore” colloquia con la “Resurrezione” di Piero della Francesca ed

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a dicembre 2012 la mostra personale ad Arezzo “Anime di calce”, precedentemente

realizzata a marzo 2012 a Palazzo Zenobio-Venezia,, quando per la prima volta

presenta il suo nuovo progetto Ri(e)voluzione.

LA MEMORIA DEL DOLORE

Quanti tipi di dolore lacerano l'essere umano? Infiniti, quanto l'abisso

dell'anima. Ma tutti lasciano una traccia del loro passaggio, una cicatrice,

visibile o meno. Ci ha provato Giancarlo a illuminare "La memoria del dolore" con

un'istallazione intrisa di sacralità laica. Ha raccolto radiografie di 33 persone

che testimoniano un trauma subito ed è andato pazientemente a comporre uno

scheletro che simboleggia l'umanità intera e la sua sofferenza. A dispetto delle

nostre diversità, ci ha riuniti tutti in virtù della nostra comune essenza, per la

materia di luce di cui siamo composti, ricordandoci che malgrado lunghi percorsi

abbiamo un'origine comune e che il dolore di ognuno ha il diritto di essere

espresso. Ha poi compiuto l'ultimo gesto di "pietas" e ha protetto il corpo dentro

una teca come una reliquia. Oltre alle lastre, ha usato ferro e vetro, materiali

dall'aspetto freddo e asettico. La maestosità dell'opera lascia senza fiato e il

fascino che sprigiona incute quasi timore. Eppure la poetica decadente che emana è

tale da toccare nel profondo. E la mente corre a immaginarsi le storie personali

impresse sugli strati di plastica ricoperti di nitrato d'argento che vanno a

formare la memoria di un dolore collettivo.