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Attualità - Cultura giovedì 13 marzo 2014 26 INCHIES INCHIES INCHIES INCHIES INCHIESTA Ver er er er erso le elezioni: viaggio nelle realtà nazionali del Continent so le elezioni: viaggio nelle realtà nazionali del Continent so le elezioni: viaggio nelle realtà nazionali del Continent so le elezioni: viaggio nelle realtà nazionali del Continent so le elezioni: viaggio nelle realtà nazionali del Continente Cavalcando identità e immigrati Così il populismo si è fatto strada nei paesi scandinavi Tra i geli della Scan- dinavia i sentimenti po- pulisti si riscaldano, tal- volta con venature anti immigrati, ma non solo. Il populismo nordico, ben radicato sul piano partitico ed elettorale, ha tante sfumature e molte- plici radici. Fa presa sui timori identitari, ma non è estraneo al peso (rela- tivo a queste latitudini) della crisi, al “diluirsi” dei valori tradizionali, alle profonde trasformazioni sociali registrate negli ul- timi decenni. Finlandia, una que- stione culturale. “In Fin- landia, i sostenitori del partito populista ‘Veri fin- landesi’ sono principal- mente uomini, con valo- ri tradizionali, spesso molto contrari a ogni tipo di cambiamento nella società”, spiega la gior- nalista Johanna Korho- nen, secondo cui “la que- stione della differenza sessuale dovrebbe es- sere presa in considera- zione” quando si studia- no i populismi. Il partito dei Veri finlandesi è nato nel 1995 dalle ceneri del Partito rurale; nelle ele- zioni del 2011 ha raccol- to il 19% dei consensi. In chi sostiene questa for- mazione politica traspa- re la paura del futuro, con radici nella crisi eco- nomica e i suoi peculiari risvolti: la disoccupazio- ne e la riqualificazione sono più difficili da so- stenere per un uomo che per una donna. Sul ma- schio pesano maggior- mente anche la crisi del- la famiglia e i divorzi. Questo disorientamen- to convergerebbe nella linea dei Veri finlandesi, paladini “dei valori della famiglia tradizionale”, in cui il marito è capo della famiglia, sebbene per la Finlandia oggi l’ugua- glianza di genere sia un valore fondamentale e normativo, accettato dal- la maggioranza della popolazione. La tesi di Korhonen trova eco in uno studio dell’istituto in- glese Counterpoint inti- tolato “Riconquistare i radicali riluttanti”: “La società continua la sua re-invenzione, ma l’im- magine della figura ma- schile che apparteneva a un panorama tradizio- nale è seriamente minac- ciata e incapace di defi- nire il suo ruolo in que- sta nuova Finlandia”. Danimarca: il welfa- re è per noi. Per alcuni aspetti diverso è il per- corso del Partito popo- lare danese, nato nel 1995 da una donna, Pia Kjærsgaard, oggi terzo partito in una Danimar- ca governata dalla sini- stra moderata. A partire dal 2008, quando la crisi ha spostato l’attenzione sull’economia naziona- le, i temi dell’immigra- zione, dell’integrazione e dell’Islam “non sono più stati elementi deter- minanti le preferenze di voto dei danesi”, spiega Susi Meret, coordinatri- ce della Rete di ricerca sul populismo nordico. Ma alcuni fatti del 2012 (legati alla carne halal, il copricapo, l’albero di na- tale…) sono stati abil- mente cavalcati dal Par- tito popolare e trasformati in una martellante cam- pagna anti-islamica. Ora si usa l’argomento del “welfare” per scaldare gli animi: solo se le mino- ranze si assimilano ai valori danesi – è la posi- zione sostenuta - si meri- tano i servizi. Il problema per la Meret sta però nel “contro-dibattito”: “preoc- cupati per le reazioni ne- gative che questo pro- durrebbe tra i potenziali elettori, i rappresentati politici preferiscono tace- re e tenersi lontani dal discutere la politica dei valori”. Populisti al governo in Norvegia. Dalle ele- zioni di settembre 2013 il Partito del progresso, di chiara marca populista, è parte della coalizione di governo in Norvegia (Pa- ese che non fa parte del- l’Ue e che quindi non vo- terà a maggio per l’Euro- parlamento) con i conser- vatori. La stampa interna- zionale aveva insistito sul fatto che nelle fila di quel partito avesse militato per un periodo il terrorista Anders B. Breivik (autore degli attentati del 2011, con quasi 80 morti), cosa per i norvegesi “profon- damente offensiva, an- che per i non elettori di quel partito”, aveva dichia- rato Elisabeth Bakke, docente di politica com- parata all’università di Oslo subito dopo le ele- zioni. In realtà, il risultato elettorale dei “popolari” ha registrato un declino di 8 punti percentuali nei voti raccolti rispetto alle precedenti votazioni, cui si aggiungono altri 5 pun- ti di regresso secondo un sondaggio di questi gior- ni. In Svezia si punta sui social media. Con un salto da Oslo a Stoccol- ma si incontrano i Demo- cratici svedesi, che han- no le loro radici in un movimento neonazista da cui hanno faticosa- mente cercato di affran- carsi, riuscendo ad arri- vare in Parlamento nel 2010 con 20 seggi. Le strade che il giovane lea- der Jimmie Åkesson oggi sfrutta per raccogliere consensi sono da un lato la propaganda anti-immi- grazione (gli scontri dello scorso anno nelle perife- rie di Stoccolma tra poli- zia e giovani disoccupati gli hanno reso un ottimo servizio) e dall’altra una significativa presenza sui social media, che coin- volge una base giovane, come dimostra uno stu- dio dell’istituto inglese Demos denominato “L’ascesa del populismo in Europa ricostruito at- traverso il comportamen- to online”: se circa 5mila sono gli iscritti al partito, 16mila sono i follower su Facebook, per il 63% molto giovani, attivi e motivati. Lo scopo di Åkesson è di “proseguire nello sforzo di trasforma- zione dei ‘democratici’ in un partito moderno capa- ce di influenzare la politi- ca a livello nazionale”, scrivono gli inglesi. La ri- cetta per contrastare que- sto populismo è sempre la stessa: “Se i politici tradi- zionali vogliono fare ap- pello ai sostenitori di que- sti partiti, devono essere audaci nell’articolare e difendere i benefici del- l’immigrazione” e “impa- rare a parlare dell’impor- tanza dell’identità senza ricorrere alla xenofobia e alla demonizzazione del- le minoranze”. Sarah Numico Volantino anti immigrati diffuso in Norvegia Era un lunedì sera di febbraio di vent’anni fa e una forte nevicata tenne tutti con il fiato sospeso, rischiando di compro- mettere l’esito di una se- rata di condivisione di obiettivi importanti. Ma la volontà di raggiungere quegli obiettivi prevalse e don Angelo Vincenti, don Luigi Destre, l’allora vicesindaco di Oncino Claudia Aburrà con il sin- daco Pierfranco Marga- ria, don Celestino Ribe- ro, all’epoca direttore dell’ufficio missionario diocesano oggi parroco di Paesana, l’allora ve- scovo Mons. Diego Bona si ritrovarono, come con- cordato, nella casa di Ostana, in frazione san Bernardo, del compian- to Gianni Aimar. Li atten- deva anche la moglie, Carla Re, che aveva pre- disposto al meglio l’ac- coglienza degli ospiti, cucinando personal- mente la cena. In quella serata, lo scoppiettio del- la legna del camino ac- compagnava i discorsi degli ospiti che, seduti attorno al tavolo, discu- tevano appassionata- mente. Li univa la volontà di S toria della C hies a e dei S anti Il tribunale innocente di nicolò giordana Sicuramente è già capitato a tutti di sentir parlare dell’Inquisizione. Quel tribunale che in epoca antica si occupava di dirimere le questio- ni circa le eresie. Molti associano questo tribu- nale alla Chiesa e successivamente errano nel nesso logico che fan sorgere tra le vittime e il cristianesimo. È infatti uso comune il pensare che sia stata la Chiesa di Roma ad aver ucciso i così detti eretici. Così però non è: infatti il tribunale della Santa Inquisizione si occupava delle questioni metafisiche, doveva cioè esami- nare il convenuto, appurare che fosse realmen- te eretico ed infine cercare di redimerlo con la confessione e tentando la sua conversione. Nell’opera di istruttoria della causa era presen- te il sistema della tortura ma tale mezzo era severamente regolato e chi andava oltre i dettati pontifici poteva addirittura incorrere nella sco- munica; a tale riguardo sono numerose le bolle pontificie che redarguivano circa la non liceità degli strumenti che portavano il soggetto a con- fessare pur di non continuare la tortura. Chi è dunque il responsabile delle uccisioni degli eretici? A chi possiamo accollare la re- sponsabilità dei roghi? Ragionando con la mente aperta dobbiamo domandarci chi traeva beneficio dall’eliminazione di questi soggetti. Non la Chiesa, che infatti da sempre applica come pena massima la scomunica. Lo stato civile, le varie monarchie a partire da quella spagnola, hanno invece fondato il loro potere sulla legittimazione divina. Pensiamo all’unzio- ne dei sovrani francesi: re per volontà di Dio. Ecco che quindi la presenza di alcuni soggetti che negano l’esistenza di Dio indirettamente violano la sovranità dei regnanti. Qui gli storici del diritto vedono infatti un duplice reato: lesa maestà divina e lesa maestà verso il monarca. L’uso infatti era quello che il soggetto ritenuto eretico dai tribunali inquisitori venisse giudica- to anche dal tribunale civile e da questo con- dannato, spesso alla pena capitale, secondo le leggi penali dell’epoca. dare una forma organiz- zata alle numerose ini- ziative che animavano la comunità della valle Po, sempre molto generosa verso i più bisognosi, in particolare i meninos de rua, i bambini di strada. I valligiani erano stati con- tagiati dalla testimonian- za entusiasta dei volon- tari che avevano vissuto per alcuni anni a Palma- res, in Brasile, lavorando nelle strutture della par- rocchia locale gestite dai missionari. Già il vesco- vo di Saluzzo Monsignor Dho e don Destre aveva- no visitato quei luoghi e avevano preso atto delle impellenti necessità di una popolazione che versava in condizioni di povertà estrema. «In questo contesto, i bambini rappresentava- no la priorità – spiega don Vincenti che nel 1991 era giunto a Pal- mares, un comune di cir- ca 60.000 abitanti nello Stato del Pernambuco. Era stato chiamato a prendere le redini della missione che don Dino Marchiò aveva portato avanti fino a quel momen- to quando venne nomi- nato parroco di una co- munità a 100 chilometri dalla Granja che, nella lingua locale, è la fattoria poi trasformata in casa famiglia per ospitare i ragazzi di strada -. Sarei dovuto andare a seguire alcuni progetti in Etiopia, ma lo scoppio della guer- ra civile aveva impedito la mia partenza – prose- gue ancora don Angelo, già direttore del Gianotti e dell’istituto medico psi- copedagogico di Revel- lo –. Così accettai di buon grado l’incarico da parte di don Dino. Orfani, ab- bandonati dai genitori, maltrattati, i bambini bus- savano quotidianamen- te alla nostra porta in cerca di un tetto, di un piatto caldo, ma soprat- tutto di affetto e calore umano. In seguito all’isti- tuzione dei servizi socia- li si sono ridotti sensibil- mente gli accessi spon- tanei. Oggi i bambini che afferiscono alla struttura sono inviati dal giudice che ha riscontrato una necessità oggettiva. Questo ha comportato una serie di cambiamen- ti rispetto all’inizio: pos- sono esserci affidati bam- bini anche di pochi mesi che altrimenti non po- trebbero raggiungerci volontariamente, o interi nuclei (fratelli e sorelle) nel caso di impedimento da parte dei genitori nel- l’esercizio della potestà, oppure adolescenti in stato interessante. L’obiettivo finale è il rein- tegro nella famiglia d’ori- gine, nonché nella so- cietà. Per fare questo si interagisce anche con i genitori e i nostri ospiti vengono mandati a scuo- la o viene insegnato loro UN PROGETTO DI SOLIDARIETÀ NATO UNA VENTINA D’ANNI FA dal Monviso al Brasile Un ponte un mestiere». La Granja, costituita da 8 ettari di terreno con 3 case, ospita, attual- mente, una quarantina di ragazzi. Altrettante sono le femmine, per le quali sono state costruite altre due case su un terreno vicino acquistato succes- sivamente grazie ad un finanziamento del Lus- semburgo. Gli ospiti sono seguiti da quindici edu- catori professionali, una pedagoga, due assisten- ti sociali e due psicologi. Il personale che opera in Granja è locale, regolar- mente stipendiato dal- l’associazione Parroc- chia Palmares, ASPP, con il contributo delle of- ferte che sono la linfa delle attività della mis- sione. Da una parte la ne- cessità di migliorare le condizioni dei meninos de rua, dall’altra la sensi- bilità di molti finanziatori, hanno creato le premes- se perché si costituisse un ponte ideale tra il Bra- sile e l’Italia. Quest’ulti- ma sostiene le attività e i progetti della missione attraverso una capillare opera di informazione, sensibilizzazione e rac- colta fondi, nonché la cura di una rete di ado- zioni a distanza, che oggi hanno superato le due- cento e rappresentano il valore umano della soli- darietà tra i due paesi. Solidarietà che ha Dall’idea di creare un ponte tra la Valle Po e i ragazzi di strada della Granja di Palma- res dove dal 1991 opera don Angelo Vincenti proseguendo la missione di don Dino Mar- chiò, si affermarono le premes- se per la costituzione di un’as- sociazione. Nacque così dal Monviso al Brasile che, nel nome e nel caratteristico logo, lega simbolicamente le due na- zioni, l’Italia e il Brasile, e dà preso corpo in una sera fredda e nevosa di feb- braio del lontano 1996, a Ostana, quando nasce- va “Dal Monviso al Brasi- le”. Più tardi, nel 2001, l’associazione assume la forma giuridica di onlus ed è attualmente presie- duta dal saluzzese Davi- de Mondino. Il nome e il logo dell’associazione sono firmati dalla mente e dalla penna del pubbli- citario, giornalista e scrit- tore Gianni Aimar che ha voluto suggellare l’impe- gno e l’attenzione della sua “Gente di Monviso” verso i bambini di strada brasiliani. E lo ha fatto unendo simbolicamente le due comunità attraver- so il disegno delle mani, quella grande di un bian- co adulto che tiene la più piccola di un bimbo di colore, con la sagoma del Monviso, immancabile, sullo sfondo. In quel logo c’è anche il profondo le- game di amicizia tra Gian- ni e don Luigi Destre e la grande passione di en- trambi per la montagna. «Gesù aveva iniziato la sua vita pubblica con una cena – riflette don Destre e noi in quel momento abbiamo dato una forma organizzata alle numero- se idee e iniziative che di lì a poco si sarebbero tra- sformate in aiuti concreti alla comunità di Palma- res». kizi blengino (1 - continua) una forma organizzata alle di- verse attività che fino ad allora erano state svolte e che conti- nuano ancora oggi grazie al- l’opera di numerosi volontari e alla generosità delle gente. In questa rubrica e nelle pun- tate successive ripercorrere- mo la storia, le iniziative che l’associazione ha portato avan- ti in questi ultimi vent’anni. Ini- ziative che sono nate con le adozioni a distanza e prose- guono oggi con i progetti an- nuali finalizzati a creare le basi per il miglioramento delle con- dizioni di vita e culturali neces- sarie al riscatto sociale dei meninos de rua, i ragazzi di strada. Nelle puntate succes- sive la parola passerà ai vo- lontari che oltre a raccontare la loro esperienza, potranno for- nirci uno spaccato delle vicen- de politiche e storiche del Bra- sile nell’ultimo ventennio. Un gesto concreto per trasformare l’acquisto in un primo passo verso un’economia giusta, attenta all’ambien- te e alla dignità del lavoro. Ecco perché dietro la scelta di una bomboniera del commercio equo, oltre alla qualità di oggetti fatti a mano in fibre naturali, legno, stoffa, terracotta, cartapesta co- lorata o pietra saponaria, si trova un altro valore aggiunto. Quello delle sto- rie di chi con pazienza, creatività e precisione ha realizzato queste bom- boniere in India, Bangladesh, Sri Lanka, in Africa o in Sud America. In via Volta 10 a Saluzzo, nella Bot- tega della Cooperativa Colibrì, fra i tanti prodotti del commercio equo sono arri- vate le nuove bomboniere della cam- pagna “Emozioni Solidali”. Matrimoni, battesimi, comunioni e cresime sono infatti momenti speciali, che si ama ricordare con un piccolo regalo, un oggetto donato a parenti e amici per trasmettere la propria gioia. Per queste occasioni, il commercio equo propone un modo di condividere la pro- pria felicità anche con chi ha prodotto la nostra bomboniera. Emozioni solidali: dietro ogni bomboniera... Per informazioni: Bottega Cooperativa Colibrì, via Volta 10, Saluzzo tel. 0175 46319, [email protected], www.coopcolibri.it commercio equo & solidale Don Angelo Vincenti con i “suoi” ragazzi

giovedì 13 marzo 2014 Un ponte - Associazione Dal … · glese Counterpoint inti-tolato “Riconquistare i radicali riluttanti”: “La società continua la sua ... Volantino anti

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Attualità - Culturagiovedì 13 marzo 201426

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Cavalcando identità e immigratiCosì il populismo si è fatto strada nei paesi scandinavi

Tra i geli della Scan-dinavia i sentimenti po-pulisti si riscaldano, tal-volta con venature antiimmigrati, ma non solo.Il populismo nordico,ben radicato sul pianopartitico ed elettorale, hatante sfumature e molte-plici radici. Fa presa suitimori identitari, ma nonè estraneo al peso (rela-tivo a queste latitudini)della crisi, al “diluirsi” deivalori tradizionali, alleprofonde trasformazionisociali registrate negli ul-timi decenni.

Finlandia, una que-stione culturale. “In Fin-landia, i sostenitori delpartito populista ‘Veri fin-landesi’ sono principal-mente uomini, con valo-ri tradizionali, spessomolto contrari a ogni tipodi cambiamento nellasocietà”, spiega la gior-nalista Johanna Korho-nen, secondo cui “la que-stione della differenzasessuale dovrebbe es-sere presa in considera-zione” quando si studia-no i populismi. Il partitodei Veri finlandesi è natonel 1995 dalle ceneri delPartito rurale; nelle ele-zioni del 2011 ha raccol-to il 19% dei consensi. Inchi sostiene questa for-mazione politica traspa-re la paura del futuro,con radici nella crisi eco-nomica e i suoi peculiaririsvolti: la disoccupazio-ne e la riqualificazione

sono più difficili da so-stenere per un uomo cheper una donna. Sul ma-schio pesano maggior-mente anche la crisi del-la famiglia e i divorzi.Questo disorientamen-to convergerebbe nellalinea dei Veri finlandesi,paladini “dei valori dellafamiglia tradizionale”, incui il marito è capo dellafamiglia, sebbene per laFinlandia oggi l’ugua-glianza di genere sia unvalore fondamentale enormativo, accettato dal-la maggioranza dellapopolazione. La tesi diKorhonen trova eco inuno studio dell’istituto in-glese Counterpoint inti-tolato “Riconquistare iradicali riluttanti”: “Lasocietà continua la suare-invenzione, ma l’im-magine della figura ma-schile che appartenevaa un panorama tradizio-nale è seriamente minac-ciata e incapace di defi-nire il suo ruolo in que-sta nuova Finlandia”.

Danimarca: il welfa-re è per noi. Per alcuniaspetti diverso è il per-corso del Partito popo-lare danese, nato nel1995 da una donna, PiaKjærsgaard, oggi terzopartito in una Danimar-ca governata dalla sini-stra moderata. A partiredal 2008, quando la crisiha spostato l’attenzionesull’economia naziona-le, i temi dell’immigra-

zione, dell’integrazionee dell’Islam “non sonopiù stati elementi deter-minanti le preferenze divoto dei danesi”, spiegaSusi Meret, coordinatri-ce della Rete di ricercasul populismo nordico.Ma alcuni fatti del 2012(legati alla carne halal, ilcopricapo, l’albero di na-tale…) sono stati abil-mente cavalcati dal Par-tito popolare e trasformatiin una martellante cam-pagna anti-islamica. Orasi usa l’argomento del“welfare” per scaldare glianimi: solo se le mino-ranze si assimilano aivalori danesi – è la posi-zione sostenuta - si meri-tano i servizi. Il problemaper la Meret sta però nel“contro-dibattito”: “preoc-cupati per le reazioni ne-gative che questo pro-durrebbe tra i potenzialielettori, i rappresentatipolitici preferiscono tace-re e tenersi lontani daldiscutere la politica deivalori”.

Populisti al governoin Norvegia. Dalle ele-zioni di settembre 2013 ilPartito del progresso, dichiara marca populista, èparte della coalizione digoverno in Norvegia (Pa-ese che non fa parte del-l’Ue e che quindi non vo-terà a maggio per l’Euro-parlamento) con i conser-vatori. La stampa interna-zionale aveva insistito sulfatto che nelle fila di quel

partito avesse militato perun periodo il terroristaAnders B. Breivik (autoredegli attentati del 2011,con quasi 80 morti), cosaper i norvegesi “profon-damente offensiva, an-che per i non elettori diquel partito”, aveva dichia-rato Elisabeth Bakke,docente di politica com-parata all’università diOslo subito dopo le ele-zioni. In realtà, il risultatoelettorale dei “popolari”ha registrato un declino

di 8 punti percentuali neivoti raccolti rispetto alleprecedenti votazioni, cuisi aggiungono altri 5 pun-ti di regresso secondo unsondaggio di questi gior-ni.

In Svezia si punta suisocial media. Con unsalto da Oslo a Stoccol-ma si incontrano i Demo-cratici svedesi, che han-no le loro radici in unmovimento neonazistada cui hanno faticosa-mente cercato di affran-

carsi, riuscendo ad arri-vare in Parlamento nel2010 con 20 seggi. Lestrade che il giovane lea-der Jimmie Åkesson oggisfrutta per raccogliereconsensi sono da un latola propaganda anti-immi-grazione (gli scontri delloscorso anno nelle perife-rie di Stoccolma tra poli-zia e giovani disoccupatigli hanno reso un ottimoservizio) e dall’altra unasignificativa presenza suisocial media, che coin-

volge una base giovane,come dimostra uno stu-dio dell’istituto ingleseDemos denominato“L’ascesa del populismoin Europa ricostruito at-traverso il comportamen-to online”: se circa 5milasono gli iscritti al partito,16mila sono i follower suFacebook, per il 63%molto giovani, attivi emotivati. Lo scopo diÅkesson è di “proseguirenello sforzo di trasforma-zione dei ‘democratici’ inun partito moderno capa-ce di influenzare la politi-ca a livello nazionale”,scrivono gli inglesi. La ri-cetta per contrastare que-sto populismo è sempre lastessa: “Se i politici tradi-zionali vogliono fare ap-pello ai sostenitori di que-sti partiti, devono essereaudaci nell’articolare edifendere i benefici del-l’immigrazione” e “impa-rare a parlare dell’impor-tanza dell’identità senzaricorrere alla xenofobia ealla demonizzazione del-le minoranze”.

Sarah Numico

Volantino anti immigratidiffuso in Norvegia

Era un lunedì sera difebbraio di vent’anni fa euna forte nevicata tennetutti con il fiato sospeso,rischiando di compro-mettere l’esito di una se-rata di condivisione diobiettivi importanti. Ma lavolontà di raggiungerequegli obiettivi prevalsee don Angelo Vincenti,don Luigi Destre, l’alloravicesindaco di OncinoClaudia Aburrà con il sin-daco Pierfranco Marga-ria, don Celestino Ribe-ro, all’epoca direttoredell’ufficio missionariodiocesano oggi parrocodi Paesana, l’allora ve-scovo Mons. Diego Bonasi ritrovarono, come con-cordato, nella casa diOstana, in frazione sanBernardo, del compian-to Gianni Aimar. Li atten-deva anche la moglie,Carla Re, che aveva pre-disposto al meglio l’ac-coglienza degli ospiti,cucinando personal-mente la cena. In quellaserata, lo scoppiettio del-la legna del camino ac-compagnava i discorsidegli ospiti che, sedutiattorno al tavolo, discu-tevano appassionata-mente.

Li univa la volontà di

Storia dellaChiesae dei Santi

Il tribunale innocentedi nicolò giordana

Sicuramente è già capitato a tutti di sentirparlare dell’Inquisizione. Quel tribunale che inepoca antica si occupava di dirimere le questio-ni circa le eresie. Molti associano questo tribu-nale alla Chiesa e successivamente errano nelnesso logico che fan sorgere tra le vittime e ilcristianesimo. È infatti uso comune il pensareche sia stata la Chiesa di Roma ad aver uccisoi così detti eretici. Così però non è: infatti iltribunale della Santa Inquisizione si occupavadelle questioni metafisiche, doveva cioè esami-nare il convenuto, appurare che fosse realmen-te eretico ed infine cercare di redimerlo con laconfessione e tentando la sua conversione.Nell’opera di istruttoria della causa era presen-te il sistema della tortura ma tale mezzo eraseveramente regolato e chi andava oltre i dettatipontifici poteva addirittura incorrere nella sco-munica; a tale riguardo sono numerose le bollepontificie che redarguivano circa la non liceitàdegli strumenti che portavano il soggetto a con-fessare pur di non continuare la tortura.

Chi è dunque il responsabile delle uccisionidegli eretici? A chi possiamo accollare la re-sponsabilità dei roghi? Ragionando con lamente aperta dobbiamo domandarci chi traevabeneficio dall’eliminazione di questi soggetti.Non la Chiesa, che infatti da sempre applicacome pena massima la scomunica. Lo statocivile, le varie monarchie a partire da quellaspagnola, hanno invece fondato il loro poteresulla legittimazione divina. Pensiamo all’unzio-ne dei sovrani francesi: re per volontà di Dio.Ecco che quindi la presenza di alcuni soggettiche negano l’esistenza di Dio indirettamenteviolano la sovranità dei regnanti. Qui gli storicidel diritto vedono infatti un duplice reato: lesamaestà divina e lesa maestà verso il monarca.L’uso infatti era quello che il soggetto ritenutoeretico dai tribunali inquisitori venisse giudica-to anche dal tribunale civile e da questo con-dannato, spesso alla pena capitale, secondo leleggi penali dell’epoca.

dare una forma organiz-zata alle numerose ini-ziative che animavano lacomunità della valle Po,sempre molto generosaverso i più bisognosi, inparticolare i meninos derua, i bambini di strada. Ivalligiani erano stati con-tagiati dalla testimonian-za entusiasta dei volon-tari che avevano vissutoper alcuni anni a Palma-res, in Brasile, lavorandonelle strutture della par-rocchia locale gestite daimissionari. Già il vesco-vo di Saluzzo MonsignorDho e don Destre aveva-no visitato quei luoghi eavevano preso atto delleimpellenti necessità diuna popolazione cheversava in condizioni dipovertà estrema.

«In questo contesto, ibambini rappresentava-no la priorità – spiegadon Vincenti che nel1991 era giunto a Pal-mares, un comune di cir-ca 60.000 abitanti nelloStato del Pernambuco.Era stato chiamato aprendere le redini dellamissione che don DinoMarchiò aveva portatoavanti fino a quel momen-to quando venne nomi-nato parroco di una co-

munità a 100 chilometridalla Granja che, nellalingua locale, è la fattoriapoi trasformata in casafamiglia per ospitare iragazzi di strada -. Sareidovuto andare a seguirealcuni progetti in Etiopia,ma lo scoppio della guer-ra civile aveva impeditola mia partenza – prose-gue ancora don Angelo,già direttore del Gianottie dell’istituto medico psi-copedagogico di Revel-lo –. Così accettai di buongrado l’incarico da partedi don Dino. Orfani, ab-bandonati dai genitori,maltrattati, i bambini bus-savano quotidianamen-te alla nostra porta incerca di un tetto, di unpiatto caldo, ma soprat-tutto di affetto e caloreumano. In seguito all’isti-tuzione dei servizi socia-li si sono ridotti sensibil-mente gli accessi spon-tanei. Oggi i bambini cheafferiscono alla strutturasono inviati dal giudiceche ha riscontrato unanecessità oggettiva.Questo ha comportatouna serie di cambiamen-ti rispetto all’inizio: pos-sono esserci affidati bam-bini anche di pochi mesiche altrimenti non po-

trebbero raggiungercivolontariamente, o interinuclei (fratelli e sorelle)nel caso di impedimentoda parte dei genitori nel-l’esercizio della potestà,oppure adolescenti instato interessante.

L’obiettivo finale è il rein-tegro nella famiglia d’ori-gine, nonché nella so-cietà. Per fare questo siinteragisce anche con igenitori e i nostri ospitivengono mandati a scuo-la o viene insegnato loro

UN PROGETTO DI SOLIDARIETÀ NATO UNA VENTINA D’ANNI FA

dal Monviso al BrasileUn ponte

un mestiere».La Granja, costituita

da 8 ettari di terreno con3 case, ospita, attual-mente, una quarantina diragazzi. Altrettante sonole femmine, per le qualisono state costruite altredue case su un terrenovicino acquistato succes-sivamente grazie ad unfinanziamento del Lus-semburgo. Gli ospiti sonoseguiti da quindici edu-catori professionali, unapedagoga, due assisten-

ti sociali e due psicologi.Il personale che opera inGranja è locale, regolar-mente stipendiato dal-l’associazione Parroc-chia Palmares, ASPP,con il contributo delle of-ferte che sono la linfadelle attività della mis-sione.

Da una parte la ne-cessità di migliorare lecondizioni dei meninosde rua, dall’altra la sensi-bilità di molti finanziatori,hanno creato le premes-

se perché si costituisseun ponte ideale tra il Bra-sile e l’Italia. Quest’ulti-ma sostiene le attività e iprogetti della missioneattraverso una capillareopera di informazione,sensibilizzazione e rac-colta fondi, nonché lacura di una rete di ado-zioni a distanza, che oggihanno superato le due-cento e rappresentano ilvalore umano della soli-darietà tra i due paesi.

Solidarietà che ha

Dall’idea di creare un pontetra la Valle Po e i ragazzi distrada della Granja di Palma-res dove dal 1991 opera donAngelo Vincenti proseguendola missione di don Dino Mar-chiò, si affermarono le premes-se per la costituzione di un’as-sociazione. Nacque così dalMonviso al Brasile che, nelnome e nel caratteristico logo,lega simbolicamente le due na-zioni, l’Italia e il Brasile, e dà

preso corpo in una serafredda e nevosa di feb-braio del lontano 1996, aOstana, quando nasce-va “Dal Monviso al Brasi-le”. Più tardi, nel 2001,l’associazione assume laforma giuridica di onlused è attualmente presie-duta dal saluzzese Davi-de Mondino. Il nome e illogo dell’associazionesono firmati dalla mentee dalla penna del pubbli-citario, giornalista e scrit-tore Gianni Aimar che havoluto suggellare l’impe-gno e l’attenzione dellasua “Gente di Monviso”verso i bambini di stradabrasiliani. E lo ha fattounendo simbolicamentele due comunità attraver-so il disegno delle mani,quella grande di un bian-co adulto che tiene la piùpiccola di un bimbo dicolore, con la sagoma delMonviso, immancabile,sullo sfondo. In quel logoc’è anche il profondo le-game di amicizia tra Gian-ni e don Luigi Destre e lagrande passione di en-trambi per la montagna.«Gesù aveva iniziato lasua vita pubblica con unacena – riflette don Destre– e noi in quel momentoabbiamo dato una formaorganizzata alle numero-se idee e iniziative che dilì a poco si sarebbero tra-sformate in aiuti concretialla comunità di Palma-res».

kizi blengino(1 - continua)

una forma organizzata alle di-verse attività che fino ad alloraerano state svolte e che conti-nuano ancora oggi grazie al-l’opera di numerosi volontari ealla generosità delle gente.

In questa rubrica e nelle pun-tate successive ripercorrere-mo la storia, le iniziative chel’associazione ha portato avan-ti in questi ultimi vent’anni. Ini-ziative che sono nate con leadozioni a distanza e prose-

guono oggi con i progetti an-nuali finalizzati a creare le basiper il miglioramento delle con-dizioni di vita e culturali neces-sarie al riscatto sociale deimeninos de rua, i ragazzi distrada. Nelle puntate succes-sive la parola passerà ai vo-lontari che oltre a raccontare laloro esperienza, potranno for-nirci uno spaccato delle vicen-de politiche e storiche del Bra-sile nell’ultimo ventennio.

Un gesto concreto per trasformarel’acquisto in un primo passo versoun’economia giusta, attenta all’ambien-te e alla dignità del lavoro. Ecco perchédietro la scelta di una bomboniera delcommercio equo, oltre alla qualità dioggetti fatti a mano in fibre naturali,legno, stoffa, terracotta, cartapesta co-lorata o pietra saponaria, si trova unaltro valore aggiunto. Quello delle sto-rie di chi con pazienza, creatività eprecisione ha realizzato queste bom-boniere in India, Bangladesh, Sri Lanka,in Africa o in Sud America.

In via Volta 10 a Saluzzo, nella Bot-tega della Cooperativa Colibrì, fra i tantiprodotti del commercio equo sono arri-vate le nuove bomboniere della cam-pagna “Emozioni Solidali”.

Matrimoni, battesimi, comunioni ecresime sono infatti momenti speciali,che si ama ricordare con un piccoloregalo, un oggetto donato a parenti eamici per trasmettere la propria gioia.Per queste occasioni, il commercio equopropone un modo di condividere la pro-pria felicità anche con chi ha prodotto lanostra bomboniera.

Emozioni solidali:dietro ogni bomboniera...

Per informazioni: Bottega Cooperativa Colibrì, via Volta 10, Saluzzotel. 0175 46319, [email protected], www.coopcolibri.it

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Don Angelo Vincenti con i “suoi” ragazzi