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A A mici di Gesù Crocifisso Gennaio - Febbraio 2006 Anno VII n°1 Sommario Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso” Pierangioli: La Sequela Giorgini: Spiritualità passionista Cingolani: Eucaristia Passionista Lettera confidenziale alle famiglie Senza figli non c’è futuro Valori: Ven. Germano Ruoppolo Padovani: È bello essere famiglia S. Paolo della Croce: padre e fondatore Consacrazioni e Testimonianze Programma di Formazione 2006

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AAmici di Gesù Crocifisso Gennaio - Febbraio 2006 Anno VII n°1

Sommario

Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso”

✔ Pierangioli: La Sequela✔ Giorgini:

Spiritualità passionista✔ Cingolani:

Eucaristia Passionista✔ Lettera confidenziale

alle famiglie✔ Senza figli non c’è futuro✔ Valori: Ven. Germano

Ruoppolo✔ Padovani: È bello

essere famiglia✔ S. Paolo della Croce:

padre e fondatore✔ Consacrazioni

e Testimonianze✔ Programma

di Formazione 2006

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“La sequela: una chiamata d’amore”GGeennnnaaiioo 22000066

Gesù chiama alla sequela chi vuole:“Non siete voi che avete scelto me,ma sono io che ho scelto voi”(Gv

15,16). Dobbiamo tenere presenti queste parole di Ge-sù e molte altre simili per iniziare a riflettere sulla “se-quela di Cristo”, tema che abbiamo scelto come pro-gramma di formazione per il 2006.

Generalmente noi pensiamo che all’origine del no-stro seguire Gesù ci sia una nostra scelta, magari detta-ta da pie intenzioni di santificazione, invece è Gesùche ci ha scelti e chiamati liberamente fin dall’eternità,con un amore misterioso che sceglie i più piccoli, ipeccatori, i meno capaci, coloro che noi scarteremmo.

Noi ci saremmo aspettato che Gesù, chiamando deicollaboratori per un’opera eccezionale, com’era laevangelizzazione e la salvezza di tutto il mondo,avesse chiamato i più dotti del tempo, i più capaci, ipiù autorevoli, i più potenti. Invece, se esaminiamo lalista dei 12 apostoli, troviamo un piccolo gruppo dipescatori: persone semplici, povere, ignoranti, piutto-sto rozze, senza nessuna autorità. “Chiamò quelli cheEgli volle” , perché nessuno potesse gloriarsi dei pro-pri meriti e poggiarsi su capacità e mezzi umani. Ri-cercò e chiamò “gli ultimi” , perché con la sua graziadiventassero “i primi” .

LLaa sseeqquueellaa èè uunnaa cchhiiaammaattaa ddii aammoorreeGesù tentò di fare una eccezione, quando chiamò il

giovane ricco: un giovane per bene, onesto, ricco, cer-tamente istruito, animato da buone intenzioni. Ascol-tandolo e osservandolo, Gesù se ne innamorò e forsepensò che poteva farne il capo degli apostoli. Gli feceper questo una proposta coraggiosa e radicale: “Gesù,fissatolo, lo amò e gli disse: Una cosa sola ti manca:và, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai untesoro in cielo; poi vieni e seguimi”(Mc 10,21). Fuun fallimento. Il giovane se ne andò via deluso e triste.Ma anche Gesù provò tanta delusione e tristezza perquesto fallimento.

Invece un giorno Gesù si avvicina a due giovani pe-scatori, Simone, detto Pietro e Andrea, che stanno a pe-scare sul lago di Galilea, li guarda con amore e rivolgeloro un invito preciso: “Seguitemi!… Ed essi subito,lasciate le reti, lo seguirono”. Così fa con Giacomo eGiovanni: anch’essi “subito, lasciata la barca e il pa-dre, lo seguirono” (Mt 4, 18-22). Lo stesso sguardo diamore, lo stesso invito, ma una risposta immediata etotale. I poveri pescatori non avevano il fardello dellericchezze umane a trattenerli. Il loro cuore era liberoper accogliere la chiamata di Gesù.

UUnnaa cchhiiaammaattaa dd’’aammoorree aallllaa iinntt iimmiittàà ccoonn CCrriissttoo AAmmiiccoo

Gesù chiama i suoi discepoli alla sequela, per forma-re con loro una famiglia d’amore sul modello della Fa-miglia Trinitaria. Più che un collegio apostolico o unascuola di perfezione, il gruppo dei Dodici doveva es-sere una famiglia senza casa, itinerante, che cammina-va sotto tutti i cieli e spesso dormiva sotto le stelle: fa-miglia nella quale Gesù era il maestro, ma prima ditutto l’amico e il fratello maggiore.

Trattava i Dodici con l’amore che il Padre aveva perLui. Con loro fu esigente e comprensivo, allo stessotempo; usò tatto e delicatezza straordinari per supera-

re tensioni e rivalità. Li formòcon infinita pazienza, corressela loro mentalità terrena. Si ab-bassò fino a lavare loro i piedi.Così nacque la prima fraternitàevangelica, modello di tutte levere fraternità, di tutte le se-quele di Cristo.

A questo modello evangelicodeve guardare chiunque è chia-mato alla sequela di Cristo. An-che il laico cristiano che vuoleseguire la spiritualità passioni-sta deve percepire questa sceltacome una chiamata di amore daparte di Cristo Crocifisso.

Alcuni Greci avevano espres-so il desiderio di “vedere Ge-sù”, cioè conoscerlo, parlarci,forse seguirlo. Appena lo seppe,Gesù esclamò: “Io, quandosarò elevato da terra, attirerò

tutti a me” (Gv 12,32). Infatti, appena Gesù muore in croce incomincia ad at-

tirare i primi pagani: il centurione romano e quelli checon lui facevano la guardia a Gesù dicevano:“Davverocostui era Figlio di Dio!”.(Mt 27,

La sequela di Cristo Crocifisso è una chiamata diamore di un Dio che muore in croce per amore e cichiama ad approfondire e vivere la vita cristiana allaluce della Passione, “la più grande e stupenda operadel divino amore” (San Paolo della Croce). SeguiamoGesù Crocifisso per imparare da Lui l’amore, come siama Dio e il prossimo.

P. Alberto Pierangioli

Amici di Gesù Crocifisso

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Manuela, una giovane sposa attirata dall’amor e di Gesù: Madonna della Stella: 23 ottobre 2005.Manuela, una giovane sposa attirata dall’amor e di Gesù: Madonna della Stella: 23 ottobre 2005.

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che ci chiama, ci affer-ra, suscita la risposta di amore eci spinge alla sequela.

Per noi cristiani del terzo mil-lennio che significa concretamen-te seguire Cristo? Noi viviamo inuna situazione molto diversa daquella degli apostoli, che vedeva-no Gesù, lo ascoltavano e viveva-no con Lui. La nostra «sequela»va vissuta alla luce della parola diGesù incarnata nella nostra situa-zione concreta, tenendo presente ilpensiero di Gesù applicato alla vi-ta concreta di oggi e alla vocazio-ne personale di ciascuno. SanPaolo della Croce esortava Tom-

maso Fossi a essere vero seguace di Gesù, ma da mari-to, da padre di otto figli, da imprenditore agricolo.

Essere seguaci di Cristo deve dare una fisionomiaalla nostra vita, deve esprimere un rapporto unico traGesù Cristo e noi che crediamo in Lui, ci uniamo a lui,accettiamo i suoi insegnamenti e vogliamo impegnarciper l’avvento del suo Regno. La sequela deve esseretotale, ma secondo “la propria vocazione”. Cristo hachiamato voi laici passionisti come cristiani impegnatinella vita di famiglia e nella società. Ognuno deve rea-lizzare la sequela in queste realtà, deve seguire Cristoda marito, da moglie, da vedovo/a, da genitore, da fi-glio, da lavoratore, da datore di lavoro, da pensionato,da giovane, da anziano.

In breve, la sequela di Cristo deve essere “conoscen-za di Cristo, amore di Cristo, imitazione di Cristo,configurazione a Cristo”, come vissuta da San Paolo:“Per me vivere è Cristo… Non sono più io che vivo,ma Cristo vive in me”. È comunione di vita con Lui,conformazione vitale al Signore morto e risorto. È as-sumere lo stile di vita, le parolee le azioni di Cristo.

Seguire Cristo significa essere afferrati pienamentedalla sua persona, dai suoi insegnamenti e dalla suaopera e mettere Lui al centro di tutto. Viviamo in untempo detto “postcristiano” , in cui tutto cerca di farcidimenticare Cristo e di allontanarci da Lui e dai suoiinsegnamenti. Dobbiamo sentire la chiamata di Gesùalla sequela come fu per i primi cristiani la chiamataalla fede in un mondo pagano e accettarla con l’entu-siasmo dei neofiti. È importante capire questa chiama-ta, prenderla sul serio e viverla con generosità fino infondo. Oggi non si può essere cristiani mediocri, per-ché ci si ritroverà lontani da Cristo. Questo richiederàimpegno e sacrifici, ma porterà tanta pace, tanta gioia,tanta grazia. Pensate che cosa può avvenire in una fa-miglia quando marito e moglie scelgono insieme lapiena sequela di Cristo. Come passionisti, seguiamoCristo crocifisso, ma ora nella sua realtà di risorto, divivente, di Signore della nostra vita. Egli darà un sen-so profondo alla nostra vita e sarà la nostra pace.

P. Alberto Pierangioli

Amici di Gesù Crocifisso

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SSeegguuiirree uunnaa PPeerrssoonnaaLa sequela di Cristoè la risposta dell’uomo alla chia-mata di Gesù. Una chiamata di amore che aspetta unarisposta di amore. È commovente il dialogo di Gesù ri-sorto con Pietro: “Gesù disse a Simon Pietro: “Simo-ne di Giovanni, mi vuoi bene?”. Pietro gli disse:“Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene”. Glirispose Gesù: “Pasci le mie pecorelle. E detto que-sto aggiunse: “Seguimi”(Gv 21, 15 ss.).

Gesù non chiama a seguire una dottrina, ma la suapersona: Egli è l’unica attrattiva e il centro di interes-se. I discepoli imparano a conoscere prima Cristo e poii suoi insegnamenti. Gesù sceglie dei discepoli perchésiano “testimoni” della sua vita e poi portatori dellasua dottrina. Seguire Gesù significa fare vita comunecon Lui, dividere con Lui tutto e mettersi con Lui alservizio del regno di Dio.

Il primo gruppo dei seguaci di Gesù è costituito daiDodici, che realizzano pienamente la condizione di di-scepoli: lasciano tutto, formano la sua famiglia, vivo-no nella sua intimità, si dedicano a Lui completamen-te, ricevono una formazione particolare e si preparanoad essere i suoi grandi testimoni.

Per poter seguire Gesù bisogna prima incontrarlo se-riamente. Il modo della sequela dipende molto dal mo-do come è stato incontrato Gesù. L’incontro forte conil Signore porta a una sequela piena e generosa.

CChhee ccoossaa èè ppeerr nnooii llaa sseeqquueellaa??«La Sequela», risposta dell’uomo alla chiamata diGesù, indica il nuovo indirizzo che l’uomo dà alla suavita ed esprime il rapporto unico tra Gesù e l’uomoche lo segue, si unisce a lui, crede alla sua parola es’impegna per l’avvento del Regno.

«La Sequela»è lasciarsi afferrare dalla persona diCristo, come avvenne per gli Apostoli. L’attrattiva e laforza della sequela viene dalla certezza dell’amore diGesù, «che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccaticon il suo sangue»(Ap 1,5). Questo amore è alla basedell’invito alla sequela, perché Gesù ci vuole legare asé, con un rapporto pieno d’amore. È questo amore

La sequela: una risposta di amoreFFeebbbbrraaiioo 22000066

Amici rispondono “Eccomi” all’amor e di Gesù” Giulianova: 30 ottobre 2005”Amici rispondono “Eccomi” all’amor edi Gesù” Giulianova: 30 ottobre 2005”

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“ Rinascere a vita deifica”“Diventate santi in tutta la vostra condotta” (1Pt1,15). Dio ha creato la persona umana per essere in dia-logo di amore con Lui. Il cristiano è partecipe della natu-ra filiale di Gesù e perciò può fare propri i criteri di scel-ta morale ed operativi che Gesù ha usato nel suo orien-tarsi verso Dio Padre e verso ogni persona. Gesù ha invi-tato in modo particolare a imitarela sua mitezza edumiltà di cuore e la sua disponibilità a servire le persone.

Paolo della Croce non si stanca di ricordare ai proprifamiliari ed alle persone che incontra che sono amatida Dio, che possono e debbono amare Dio e conseguirela sua amicizia. Perché il cristiano senta la sua dignitàdi persona amata da Dio è necessario che ne abbia me-moria. Perciò si sforza di portare ogni persona a ricor-dare in un modo vivo che Dio ha cura di essa più cheuna mamma o un padre. Il cammino spirituale deve in-fatti tendere a rinnovare in sé il mistero dell’Incarnazio-ne, cioè rendere Dio sempre presente nella propria esi-stenza attraverso un rinnovato atto di fede e di amore alVerbo Incarnato. Paolo chiamava questo evento spiri-tuale “rinascere a vita deifica”, “vivere vita deifica”.

“Signora Girolama, Dio la vuole far santa”Un mezzo fondamentale per ricordare quanto Dio ciama è la meditazione degli eventi della vita e passionedi Gesù. Per questo motivo Paolo assume per sé e perla congregazione chefonda l’impegno diinsegnare ad ognipersona a meditare.“Sig.ra Girolama,scrive ad una mammadi famiglia, Dio lavuole far santa: micrede sì o no? Mi ub-bidisca. Stia alla pre-senza di Dio, s’aiuticon orazioni giacula-torie; stia con pacedi cuore, pura d’in-tenzione, di buonagrazia con tutti, quie-ta, senza scrupoli, efaccia sempre comele ho detto, che faràla volontà di Dio”(Ai laici, n. 175). E ancora: “Sig.ra Girolama, stiaquieta: Dio l’ama; seguiti i suoi esercizi secondo ilsuo stato, frequenti le orazioni giaculatorie, la devo-zione alla Passione Ss.ma di Gesù Cristo, la vigilanzaalle sue figlie, perché siano sante, e seguiti nella suapace ed obbedienza nel nome del Signore” . (Ai laiciN. 177).

Ad una giovane ricordava: “In ogni luogo si puòfar santa, basta esser fedeli a praticare le virtù e mailasciare i mezzi che sono l’orazione, il continuo rac-coglimento, i santi Sacramenti”(Let II,23). “Lei fabene a vivere una pia vita da buon secolare, scrivevaa Tommaso Fossi, padre di famiglia, giacché ogni

uomo è obbligato a vivere santamente nel propriostato, e chi ha moglie non deve voler vivere da cap-puccino” (Let I, 745).

“Dio ama molto la sua casa e perciò li visita”Il marito della signora Girolama era un medico con-

dotto ma stava spesso male, Paolo esorta la signora:“Sento al vivo che il nostro signor Dottore seguiti astare indisposto. Spero nella misericordia di Dio chesi ristabilirà in salute, come ne prego e farò pregare ilSignore; e molto mi preme”. Ricorda poi che dobbia-mo chiedere a Dio che ci liberi dalle malattie, ma nellostesso tempo non dobbiamo ritenerle come castighi macome fatti legati alla condizione umana e prenderli co-me occasione che Dio permette per impegnarci ad ave-re più fede nella sua divina assistenza: “Stia di buonanimo,dice alla signora Girolama, che Dio ama moltoe molto la sua casa, e perciò li visita, massime il no-stro signor Dottore che, torno a dire, ho fiducia in Dioche starà bene: me lo saluti tanto in Gesù Cristo”(Ailaici, n. 178).

Indica poi come portare la croce che Dio permette:“La ricetta che Lei brama per guarire e fare bene laPasqua, eccola: Rassegnazione alla Volontà di Dio intutto, replicarne spesso gli atti; mirare con occhio difede tutti i travagli interni ed esterni come cose otti-me, perché li vuole Dio che non può volere che l’otti-

mo; non pensare alfuturo, cioè ai guai,pene, o altri eventiche ci pone avanti lafantasia, ma farlimorire nella volontàdi Dio, lasciando alSignore la cura ditutto e standoseneabbandonata nellemani del Celeste Pa-dre come una bam-bina, senza pensareal domani con solle-citudine”.

Paolo non dice dinon pensare al do-mani, ma di non pen-sarci con ansia, conangoscia. Guardiamo

al futuro cercando di organizzare quanto può giovareal bene nostro e della famiglia, macon speranza nel-l’aiuto di Dio che come padre e madre ha cura di noi.E’ quanto Gesù stesso ci ha suggerito: .”Non affanna-tevi per il domani. Il Padre vostro celeste sa cheavete bisogno del vestito e del cibo, cercate prima ilregno di Dio e queste cose vi saranno date in ag-giunta” (Lc 12,29-31). S. Paolo della Croce possa in-tercedere perché in ognuno di noi si attui quanto luispesso augurava al termine delle sue lettere: “Gesù vibenedica e vi faccia tanta santa quanto io desidero”(Ai laici N. 664).

P. Fabiano Giorgini

Amici di Gesù Crocifisso

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SPIRITUALITÀ PASSIONISTA1° Chiamati alla santità

Cammino di gioia e di santità dietro alla croce di Gesù.Cammino di gioia e di santità dietro alla croce di Gesù.

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Amici di Gesù Crocifisso

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Nel 2005 abbiamo celebrato l’anno dell’Euca-ristia. L’insegnamento della Chiesa ci ha ri-cordato verità che non dobbiamo dimentica-

re. Giovanni Paolo II ha scritto un’enciclica sull’Eu-caristia e ha indetto l’anno dell’Eucaristia per “ridesta-re lo stupore eucaristico” nella Chiesa. Per prolungaree consolidare tale stupore, nel 2006 ripassiamo insie-me le sfaccettature del mistero che celebriamo e ado-riamo ogni giorno.

Comechiamare la presenzaeucaristicaLa migliore for-mula è proprioquesta: presenzaeucaristica. Si-gnifica il modounico e specialis-simo in cui Gesùè presente in cor-po, sangue, ani-ma e divinità.

In genere si di-ce “presenza rea-le”, ma questaterminologia dicedi meno pur sem-brando dire dipiù. Inoltre ri-schia di far capi-

re male il modo della misteriosa presenza di Gesù nel-l’Eucaristia. Infatti l’aggettivo “reale” viene dal latino“res”, che significa “cosa”. Non si può pensare cheGesù sia presente sull’altare come una cosa – i fiori, lecandele, i libri, i calici – o come sono presenti le no-stre persone.

Il concilio di Trento, che usa questa parola comedottrina della Chiesa, la mette insieme ad altre due.Dice che la presenza di Gesù è “vera, reale e sostan-ziale”. Quindi questi tre aggettivi dovrebbero restareinseparabili quando si parla di presenza di Gesù nel-l’Eucaristia. Dire presenza reale non è sbagliato, manon è adeguato. Il linguaggio umano non è mai all’al-tezza delle realtà divine, ma in questo caso l’insoddi-sfazione è cresciuta fino al punto che il concilio Vati-cano II, che parla dell’Eucaristia in quasi tutti i docu-menti, non usa mai l’espressione “presenza reale”.

Paolo VI ha spiegato che “presenza reale” si puòsempre dire, ma non la si deve intendere in modoesclusivo, come se le altre forme della presenza di Ge-sù non fossero reali – nella parola, nella comunità, neiministri, nei poveri, nella vita di fede, speranza e carità.

Nell’Eucaristia la presenza è reale “per eccellenza”,cioè totale e sostanziale, appunto come sempre laChiesa ha creduto e insegnato.

La presenza reale di Gesù nell’Eucaristia includeuna molteplicità di contenuti. È una presenza:Personale sostanziale. È la persona divina del Verbo,

nella sua natura umana non più caduca come la nostra,ma risorta. Non può essere posseduta con uno sguardoné compresa con una immagine, anche se è condizio-nata ai segni del pane e del vino.Spirituale. Il Risorto è “Spirito datore di vita”, 1Cor15,45, vive nello Spirito Santo e opera con lui la no-stra santificazione.Sacramentale. È una forma istituita da Gesù per ope-rare tra noi mentre non può essere più come noi, es-sendo risorto. È una presenza non solo naturale né solosoprannaturale ma, appunto, sacramentale, cioè miste-riosa, realizzata per mezzo di segni e di ministri. Eucaristica. Consiste nel fatto che Gesù si dona allasua Chiesa, e donandosi la crea, la costituisce e la nu-tre, sostenendola nella storia.Ecclesiale. Può avvenire solo nella Chiesa e per mez-zo della Chiesa, che è l’ambito in cui Gesù attua i suoisacramenti. La Chiesa fa l’Eucaristia e l’Eucaristia co-struisce la Chiesa.Comunionale. Gesù è nell’Eucaristia per farsi comu-nione con noi. La sua presenza si esprime appienoquando entriamo in comunione con lui nella fede enell’amore, sacramentalmente nella messa o spiritual-mente davanti al tabernacolo.Escatologica. Nella condizione terrestre non possiamoricevere la comunione divina in pienezza. Gesù è nel-l’Eucaristia tutto intero, ma non può donarcisi total-mente. L’Eucaristia terrena è solo il preludio di unapienezza che avverrà solo in futuro.

Dunque la presenza di Gesù nella messa e nel taber-nacolo è reale nel senso di personale-sostanziale-spi-rituale-sacramentale-eucaristica-ecclesiale-comunio-nale-escatologica.

Presenza misteriosa, tanto che la chiamiamo “miste-ro della fede”.

La nostra ansia di toccare con mano vorrebbe rispo-ste concrete come se si trattasse di afferrare un ogget-to. Il desiderio di capire vorrebbe concetti chiari chenon lascino dubbi. Gesù è nell’ostia o no? L’ostia èGesù o no? Mangiamo il corpo di Gesù e beviamo ilsuo sangue oppure no?

La risposta a queste domande e ad altre simili nonpuò essere che sì, ma secondo il linguaggio della fede.

Gesù è nell’ostia, ma non come l’acqua è in un bic-chiere o noi siamo al nostro posto. Mangiamo il corpoe beviamo il sangue di Gesù, ma non in modo antropo-fago. È un mangiare e bere nel sacramento e nella fede.Attraverso il gesto fisico del consumare il segno sacra-mentale, il Signore risorto ci unisce a sé e ci comunicala sua vita, la vita trinitaria che egli riceve dal Padre.

Dalla Messa al TabernacoloQuando parliamo di Gesù nell’Eucaristia, il pensierocorre al tabernacolo, ma la presenza comincia nellaMessa al momento della consacrazione. Perciò anchel’adorazione deve cominciare dalla Messa.

Al termine della preghiera eucaristica, al GrandeAmen, vorremmo fermarci ad adorare, presi nell’incan-to della presenza, ma la celebrazione deve proseguire.

Possiamo immaginare che il tabernacolo sia la Mes-

EUCARISTIA PASSIONISTA GENNAIO - FEBBRAIO 2006

LA SUA PRESENZA E LA NOSTRA PRESENZA

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sa fermata al momento del Grande Amen.Come a quel punto la presenza tende afarsi comunione, così nel tabernacoloGesù è presente perché il nostro incon-tro di adorazione diventi comunioneintima con lui.La comunione spirituale ha immenso

valore. Dobbiamo praticarla spesso. La fede cichiama a un duplice rapporto con il dono della presen-za eucaristica: celebrarla e adorarla. La celebrazione èsempre un atto liturgico, cioè compiuto da Cristo cheunisce a sé la Chiesa come sua sposa. L’adorazionepuò essere un atto privato dei singoli fedeli, ma è unatto liturgico quando è svolta con la solenne esposizio-ne e secondo le norme. Nel nostro tempo in cui si me-scolano razze e culture, si possono incontrare forme dirifiuto dell’adorazione eucaristica. Una delle ragioniper giustificare tale atteggiamento è che all’iniziol’Eucaristia fu conservata nel tabernacolo non per l’a-dorazione ma per averla disponibile come viatico per imoribondi. Anche oggi, questo è il motivo principale.

La pratica dell’adorazione si sviluppò solo nellachiesa latina, e solo a partire dal primo millennio. Gliortodossi conservano l’Eucaristia ma non praticanol’adorazione.

Si aggiunga che in certi periodi di polemica dottrina-le, la fede nella presenza eucaristica fu sbandieratacontro l’incredulità degli eretici, specie protestanti. IlSantissimo Sacramento era portato in processione congrande concorso di folle per svergognare chi non cicredeva. Una delle ragioni per l’istituzione della festadel Corpus Domini fu “per confondere la stoltezza de-gli eretici”.

Le motivazioni storiche si devono spiegare con le si-tuazioni storiche. Quel che conta non sono le contin-genze del nostro vivere, ma la verità della presenza eu-caristica. Se tale presenza è vera, siamo responsabilidel nostro atteggiamento dinanzi ad essa.

Nessuno può negare il bene incalcolabile prodottonella vita della Chiesa dalla presenza del Signore, chedalla Messa passa al tabernacolo. L’esperienza deisanti ne è dimostrazione abbagliante. Basti pensare aPaolo della Croce, Gabriele dell’Addolorata, P. Pio eMadre Teresa.

Adorazione PassionistaLa dottrina della Chiesa continuerà a riflettere e a illu-minarci sul mistero della presenza eucaristica. Da par-te nostra dobbiamo sforzarci di migliorare la qualitàdell’adorazione e di crescere nell’intimità del rapportocon la presenza divina tra noi. Alcuni suggerimentipossono aiutare in questa avventura spirituale.

1. Essere presenti alla sua presenzaAnche se impossibile da descrivere e da capire, la pre-senza di Gesù nell’Eucaristia non è discutibile. Il pro-blema è la nostra presenza davanti a lui, cioè il nostrorapporto interpersonale di fede e di amore.

Nel Medioevo, il concetto di presenza reale era ap-plicato alla comunità. La presenza di Gesù nelle specieeucaristiche si chiamava “in mysterio”, nel mistero, omisteriosa, perché non si capisce ma è certissima.

È la nostra presenza davanti a lui o il nostro rapportocon lui che dev’essere “reale” in tutti i sensi del termine:totale e consapevole, con tutte le potenze dell’essere,mente, volontà, libertà, cuore, corpo, affetti e sentimenti.

Amici di Gesù Crocifisso

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La presenza di Gesù nell’Eucaristia dovrebbe esserel’ispirazione e il modello della nostra presenza nelmondo, al posto che ognuno è chiamato a occupare.

Dobbiamo essere presenti al nostro posto come Gesùè presente al suo posto nel tabernacolo. Saper vedere,seguire e amare tutto e tutti senza cercare le apparen-ze. Amare senza pretendere di essere amati. Donarenoi stessi perché si compia il disegno del Padre in noie per mezzo di noi. Amare il silenzio e l’interiorità,dove maturano le decisioni e le azioni.

2. Vivere l’“Ora Santa” insieme a GesùIl tabernacolo è l’Ora di Gesù entrata nel tempo dellastoria. L’Ora di Gesù era il tempo fissato dal Padre peril compimento della salvezza umana. Fu il cenacolo, ilGetsemani, il Calvario. In senso allargato fu il suo mi-nistero, iniziato a Cana per l’intervento di Maria, con-cluso nell’epilogo della morte e risurrezione.

Quel sacrificio fu offerto una volta per sempre, maresta un atto eterno perché compiuto dalla persona di-vina del Verbo. Per questo non è ripetibile, ma può es-sere ripresentato sull’altare per la potenza divina.

Nel tabernacolo il sacrificio non è ripresentato, ma èpresente nell’atto del Figlio che si offre al Padre pernoi. L’Ora di Gesù è ormai l’ora di ogni ora, il tempodella storia divenuta storia di salvezza.

Per un Passionista non può esservi esperienza spiri-tuale più profonda che vivere l’Ora Santa, un’ora diadorazione che lo immette nell’Ora di Gesù come attoeterno che palpita nel tempo.

3. Come adorareTalvolta è difficile trascorrere del tempo in adorazio-ne perché non si sa che cosa fare o che cosa dire. Ci sipuò sempre aiutare con la bibbia, con il breviario, conil rosario e altre preghiere, ma bisogna allenarsi allapreghiera silenziosa, nell’adesione di fede e di amore.Le norme della liturgia non permettono che si espon-ga il Santissimo solo per dire preghiere e per dare labenedizione.

Non bisogna solo fissarsi sull’ostia o sul tabernaco-lo. Tanto è impossibile vedere l’invisibile. Occorrecercare di “raggiungere Gesù”, magari chiudendo gliocchi, nel suo stato personale attuale. Egli è in adora-zione e lode e ringraziamento davanti al Padre, “sem-pre a intercedere per noi”, mostrando le sue piaghegloriose frutto del suo amore umano e divino dal va-lore infinito.

A volte pensiamo che nel tabernacolo Gesù è tristese non andiamo a visitarlo, ma egli è sempre con tuttoil paradiso. Siamo noi a essere miserevoli e da com-piangere se non facciamo tesoro della sua presenza. Ilpiù grande dono che possiamo ricevere è unirci a que-sta compagnia.

Nell’adorazione possiamo sempre partire dall’aspet-to fisico dell’ostia o del tabernacolo, ma la fede deveprendere il sopravvento sui sensi e attingere il SignoreGesù. In cielo e nel tabernacolo, egli è insieme al Pa-dre, allo Spirito Santo e alla comunità celeste, conMaria loro Regina.

Noi ci uniamo a quest’assemblea, adorando e aman-do per quanto ci è possibile quaggiù. L’adorazione èun atto che possiamo compiere in terra ma solo comeinizio, perché la pienezza è nel cielo.

Gabriele Cingolani cp

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La fatica… C’è forse una famiglia nelle nostre città,una sola, che possa dire: io non faccio fatica mai?Molto, molto difficile. Diciamo fatica, al singolare.Ma in realtà le fatiche sono tante, al plurale.

C’è la fatica di chi si sposa e, a poco a poco, si risco-pre solo. Il marito lavora, la moglie lavora, nessunodei due può smettere, perché due stipendi sono ne-cessari, e perché il lavoro è un modo per sentirsi vi-vi, utili, importanti. Però ci sono anche i figli. Chechiedono tempo, e ne hanno tutto il diritto.

Ma il tempo non c’è, nessuno ci aiuta a trovarlo, leaziende difficilmente concedono il part-time, la gior-nata comincia e finisce di corsa tra sveglie all’alba,scuola, lavoro, pranzo (quando e dove si può), anco-ra scuola, faccende domestiche, attività sportive,compiti, cena…

Le famiglie sono sole. Non c’è più l’antico reticolosolidale dei parenti, dei vicini e degli amici, per cuici si aiutava e ci si dava conforto, se non altro nelconstatare che le nostre fatiche erano quelle altrui,

Amici di Gesù Crocifisso

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identiche. Oggi siamo soli nel sopportare la fatica; ea volte il peso appare insostenibile. Soprattutto, cidimentichiamo il motivo per cui ci eravamo sposati eavevamo donato la vita ai nostri figli: per essere feli-ci, ma felici insieme.

La fatica è figlia della solitudine. Le famiglie si sen-tono sole anche perché vedono, attorno a loro, moltefamiglie che finiscono, saltano in aria, svaniscono…Ci sono tanti modi per separarsi e poi divorziare.Molto spesso, la causa è un accumulo di fatiche chenon viene scaricato mai, che i coniugi sopportano dasoli, finché non diventa insopportabile; e non si pen-sa più in due, come coppia; ma ciascuno comincia apensare da sé e per sé. Si ritorna single, anime sole,prima nella mente e nel cuore, e poi nella vita. Con-vincendosi che la strada che conduce alla felicità siauna strada da percorrere individualmente, non insie-me a un altro. Oppure, ancor peggio, si pensa che lafelicità sia un’illusione.La fatica è generata anche dalla sensazione che la “fa-miglia per sempre”, aperta ai figli, fatta da un uomo eda una donna che si amano e cercano insieme la feli-cità, sia un residuo del passato, condannato all’estin-zione, perché non più di moda: Possiamo essere indot-ti a crederlo se seguiamo i mass - media, tv, radio,giornali, con un occhio non abbastanza critico. La tvsoprattutto, tende a ridicolizzare la “famiglia per sem-pre”, facendo apparire più moderne tutte le altre cop-pie, etero o omosessuali, stabili o passeggere.

La famiglia appare in tv quasi sempre quando i figliammazzano i genitori, o una madre ammazza i figli,un figlio si droga o si suicida, e l’amore finisce per-ché, ci dicono, l’amore viene e va, nonostante la no-stra voglia di farlo durare. La felicità, ci dicono, sipersegue meglio con relazioni aperte, temporanee.

Quale colossale inganno! Sembrano dirci: nulla èper sempre; l’amore per sempre nega la libertà; l’a-more a tempo determinato esalta la libertà.

Ma chi è libero? Libero è chi liberamente sceglie lagiusta strada per la felicità, la strada vera, quella scrit-ta nel cuore dell’uomo e della donna. E’forse liberochi non sceglie affatto o è eternamente indeciso?

La famiglia stabile genera stress, la coppia aperta èpiù serena: questo ci dicono come se fosse una pale-se evidenza. E se invece fosse vero il contrario? Pro-viamo a immaginarci al mattino. Ci svegliamo e al-lunghiamo la mano: il nostro partner sarà ancora ac-canto a noi? Chissà. D’altronde siamo una coppiaaperta, che si promette fedeltà di 24 ore in 24 ore. Chiogni mattina allunga il braccio è meno stressato? Onon è forse questa eterna incertezza a generare stress?

Ma soprattutto, chi è più felice? C’è chi ha detto, escritto, che l’infelicità è il primo e più potente fattoreche moltiplica i consumi. Potrebbe non essere sba-gliato. In fondo così agisce la pubblicità: genera an-sia, facendoti vedere qualcosa che non possiedi, per

Lettera confidenziale di una famiglia ad altre famiglie

Giulia, Gabriele e Alberto, piccoli Amici, sotto la protezione di S. Gabriele.

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poterla subito placare, fornendoti ciò dicui hai bisogno, in un alternarsi di ansiasuscitata e placata. La persona infelicesi rivolge al mercato per colmare lasua infelicità. È il consumatore piùdocile, perché più indifeso di frontealle lusinghe del consumismo.

Una coppia stabile, con figli, è assai meno do-cile. In genere, esercita un forte filtro critico. Si chie-de: ho davvero bisogno di questo prodotto? Me loposso permettere? Poi ha una tendenza al risparmioperché pensa al futuro, mentre la coppia aperta senzafigli, pensa prevalentemente al presente. Non c’è dub-bio quale sia il modello più “interessante” per il mer-cato dei consumi; e quindi il modello da incoraggiare.La conclusione è una sola: essere oggi famiglia persempre, una coppia stabile con figli, è molto faticoso.

Ma in questa fatica non è inevitabile essere soli.Tanti compiono la stessa fatica. E non siamo mino-ranza destinata all’estinzione, anzi. La grande mag-gioranza dei giovani nel loro cuore desidera proprioquesta famiglia, ma hanno paura: vedono le coppieche si separano; vedono quelle che non si separanoma sono tristi, affaticate; pensano che anche loro nonce la faranno; e hanno paura.

Non bisogna avere paura. Bisogna alleviare la faticaaiutandoci, collegandoci, ricreando una rete di fami-glie. Chiedendo ai nostri amministratori di creare lecondizioni sociali ed economiche affinché possiamomantenere le nostre famiglie dando più tempo a noi,ai nostri figli, alle nostre relazioni.

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Possiamo fare meno fatica pensando in maniera di-versa. Possiamo cominciare contestando il modelloperdente e triste di famiglia che viene esibito troppospesso dai media, in modo falso. E poi convincen-doci che l’amore per sempre, tra un uomo e unadonna, non è la fortuna di pochissimi, sempre di me-no, ma la via alla felicità che Dio ha predisposto pertutte le coppie.

L’amore per sempre è l’unico amore vero. Dio amaper sempre, senza se e senza ma; e noi? La domandafondamentale è in fondo questa. L’amore per sempreè un episodio passeggero nelle vicende umane? Op-pure è qualcosa che è scritto in profondità nel dnadella nostra anima ed è valido per sempre, in ogniepoca, in ogni società? Se la seconda è la via della fe-licità perché è la via vera, la via tracciata per l’uomo“creato a immagine e somiglianza di Dio”, allora noisiamo il futuro e gli altri sono invece destinati a tra-montare. Di questo è bene essere convinti per faremeno fatica, per raggiungere quella felicità che ab-biamo visto balenare dinanzi a noi quando ci siamodetti di sì per sempre davanti a Dio e alla comunità,quando abbiamo visto nascere i nostri figli e, dando-gli un nome, abbiamo detto loro sì per sempre.

Il futuro è nostro, la felicità è nostra. Con ottimismoe convinzione, sono a portata di mano.

(Dal sito: www.laquerciamillenaria.org)

Coppie consacrate insiemeFra tutte le testimonianze riportate sulla nostra rivi-sta, quelle delle coppie che si sono consacrate insie-me, marito e moglie, sono state quelle che più mihanno commosso! Nel nostro mondo, con la mancan-za o la svalutazione di certi valori, è bello vedere checi sono giovani coppie e genitori che fanno un cam-mino spirituale insieme. Trovare il tempo per pregaree riflettere insieme è importantissimo e soprattutto dàtanta forza per affrontare le difficoltà quotidiane. So-lo il Signore dona la saggezza necessaria per educare

e far crescere i propri figli come si deve ed aiuta glisposi ad amarsi e rispettarsi con sincerità fino in fon-do. La vita è così difficile per se stessa, se ci toglia-mo la dimensione spirituale diventa un vero inferno.Per il momento mio marito non mi segue in questaesperienza ma io ho speranza che si avvicini al Si-gnore. Il Signore mi affida il compito di stargli vicinoe farmi tramite del Suo Amore. Tutte le mattinequando rinnovo la promessa d’amore chiedo a Gesùche mi insegni ad amare di più mio marito.

Una sposa

La gioia del terzo figlioDesideriamo testimoniare come il Signore ci ha aiu-tati ad accogliere il terzo figlio. All’inizio, io e Do-menico avevamo un po’di paura, pensando alle diffi -coltà che la nuova vita avrebbe portato, senza pensa-re che invece sarebbero state maggiori le cose positi-ve, come la nostra grande gioia, il calore dei familiarie degli amici che ci hanno aiutato con affetto e lepreghiere di tutti voi, Amici di Gesù Crocifisso. Mirammarico ora di non partecipare come vorrei ai no-stri incontri, tanto preziosi per rafforzare la nostra fe-de. Offrirò al Signore questo sacrificio, come lei ciconsiglia sempre. Ogni giorno, alle 15,00, saremouniti a voi in preghiera con i nostri bambini, per farlipartecipi della preghiera.

Domenico e Antonellacon i piccoli Elena, Antonio, Aurora.

Gruppo delle famiglie di Civitanova si preparano a consacrarsi a Gesù Crocifisso”.

k t k t k t k t k t k

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SENZA FIGLI NON C’È FUTURO

Amici di Gesù Crocifisso

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diritti della famiglia, a partire da quelli ricordati nellaCarta dei diritti della famiglia, che è parte integrantedel vostro Patto associativo, agendo così in modo deltutto nuovo ed originale nella società italiana».

Non è mancato il richiamo alla responsabilità delleistituzioni pubbliche. «Non posso sottacere, in

una così solenne circostanza -sottoli-neò Giovanni Paolo Il nella sua

visita al Parlamento italiano,il 14 novembre 2002 -,

un’altra grave minacciache pesa sul futuro di

questo Paese, condi-zionando già oggila sua vita e le suepossibilità di svi-luppo. Mi riferi-sco alla crisi dellenascite, al declinodemografico e al-l'invecchiamento

della popolazione.La cruda evidenza

delle cifre costringe aprendere atto dei proble-

mi umani, sociali ed econo-mici che questa crisi inevitabil-

mente porrà all’Italia nei prossi-mi decenni, ma soprattutto stimola

- anzi, oso dire, obbliga - i cittadini ad unimpegno responsabile e convergente, per favorire unanetta inversione di tendenza». Benedetto XVI nelconvegno della diocesi di Roma dello scorso giugno,evidenziò il valore unico e insostituibile della fami-glia fondata sul matrimonio e la necessità di provve-dimenti legislativi e amministrativi che sostengano lefamiglie nel compito di generare ed educare i figli,compito essenziale per il nostro comune futuro». (Avvenire 3 nov. 2005).

“I figli fanno cr escere i genitori”

I giorni degli Esercizi spirituali sono stati meravigliosi.Un dono bellissimo anche per la presenza attiva e viva-ce dei nostri figli, che in questo anno abbiamo vistopiù autonomi e felici. Sono stati giorni di riflessione edi grande grazia, che sta caratterizzando questo mo-mento della nostra vita. È proprio vero che un figlio èdono di Dio, non solo per se stesso, ma anche perquanta gioia e quanta pace riesce a portare. Ci ha col-pito tantissimo una frase udita: “i figli fanno cr escerei genitori” . Per quanto ci riguarda è proprio vero epensiamo che non a caso il Signore ce ne abbia datiquattro, con l’arrivo di Greta, dopo Francesco, Samue-le e Camilla. Ti preghiamo di ricordarci nelle tue pre-ghiere e di continuare ad offrirci la tua presenza e latua guida nel gruppo perché ne abbiamo tanto bisogno.

Mariano e Sonia

Èun tripudio quando Benedetto XVI, il 2 no-vembre, al termine dell'udienza generale inPiazza San Pietro, inizia il suo saluto ai 2.500

partecipanti dell’Associazione Nazionale FamiglieNumerose. Ogni parola era un applauso. Chi quoti-dianamente vive l'esperienza della famiglia nu-merosa non può non entusiasmarsiquando è il Papa ad esplicitarecosì chiaramente quei concet-ti, sottolineando il valoreparticolare dato alla te-stimonianza delle fa-miglie: «È un invitoa continuare un im-pegno anche secomporta dei sa-crifici».

Il Pontefice haesordito: «La vo-stra gradita presen-za mi offre l’oppor-tunità di richiamarela centralità della fa-miglia, cellula fondantedella società e luogo pri-mario di accoglienza e diservizio alla vita». BenedettoXVI ha sottolineato che «nell'o-dierno contesto sociale, i nuclei fami-liari con tanti figli costituiscono una testimo-nianza di fede, di coraggio, di ottimismo, perché senzafigli non c’è futuro!». Il Papa non ha mancato di solle-citare le pubbliche autorità a svolgere il loro compito:«Auspico che vengano ulteriormente promossi adegua-ti interventi sociali e legislativi a tutela e a sostegnodelle famiglie più numerose, che costituiscono una ric-chezza e una speranza per l'intero Paese».

Alla destra del Santo Padre, in prima fila erano se-dute due famiglie numerose, la famiglia Miceli diTrieste, e i Morroni di Napoli, una con dodici figli el'altra con otto, compreso il piccolissimo arrivato il15 ottobre. Hanno portato in dono al Pontefice unascultura in legno raffigurante i nuclei numerosi. «Ec-co una super--famiglia, - ha detto il Papa rivolto alnucleo di 14 persone -. Portate la mia benedizione al-le altre famiglie numerose». Particolarmente com-mossa una mamma di otto figli, sul-la carrozzella,che era riuscita a re-galare a Benedetto XVI il cappel-lino con il simbolo dell'associazione.

Negli ultimi tempi il magistero Papale si è fattoparticolarmente insistente sul ruolo delle famiglie. Il18 dicembre del 2004, nell'ultimo incontro con il Fo-rum delle associazioni familiari, Giovanni Paolo IImise in evidenza l'importanza della testimonianza da-ta dalle famiglie e dalle loro associazioni: «Apparequanto mai rilevante la voce profetica per l'Italia eper l'Europa del Forum delle Associazioni Familiari.II Forum, infatti, assolve l'importante compito di es-sere voce di chi non ha voce, di essere portavoce dei

Famiglia Moscetta felice con quattro figli

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Forse lo conosciamo tutti come ilbuon direttore spirituale, il babbo,di santa Gemma, insieme al vesco-

vo di Lucca mons. Volpi. Certo, non per niente il Si-gnore gli ha affidato un tal tesoro. Infatti è un teologopreparato, un filosofo, si interessa con competenza diarcheologia. Conosce bene le materie classiche, maanche le scienze naturali, la medicina e la chirurgiaed è membro di varie accademie del tempo. È un uo-mo intelligente e completo.

Nasce a Vico Equense (NA) il 18 gennaio 1850,terzo di sei figli; nel battesimo, ricevuto nello stessogiorno, riceve il nome di Vin-cenzo. A due anni, mentre assi-ste alla messa, durante l’eleva-zione vede nell’ostia Gesù bam-bino ed esclama. “O che belbambino”. A cinque anni ricevela prima comunione e l’eucari-stia sarà il fondamento della suavita spirituale.

A scuola si distingue per dili-genza ed intelligenza ed ottienenumerosi premi. A dodici annidiscute una tesi di filosofia conmeraviglia di tutti. Scrive poesiein greco ed in latino. A quindianni entra nel noviziato passioni-sta con il nome di Germano e hacome maestro il beato BernardoSilvestrelli. Emette la professio-ne il 7 dicembre 1866. Di carat-tere umile, si trova subito in ar-monia con l’ambiente e scrive aifamiliari: “V ivo così contentoche non cambierei questa vitaumile e poverella con tutto l’orodel mondo”.

Per le vicende politiche deltempo si trasferisce in Belgioper proseguire gli studi. Ordinatosacerdote, torna in Italia e si occupa della formazio-ne degli studenti. Insegna teologia, filosofia, mate-matica e fisica. Chiaro nell’esposizione, dotto masemplice, amabile con gli studenti, che gli rimango-no affezionati.

Dirige scavi archeologici nei conventi di S. Eutizio(VT) e dei santi Giovanni e Polo a Roma, dove ripor-ta alla luce la casa dei due fratelli martiri, riscuotendola stima di archeologi di fama internazionale. È sociodi vaie Accademie religiose e civili, consultore dellaCongregazione dell’indulgenze.

Leone tredicesimo vuole farlo vescovo e lui non èaffatto contento. Scrive così alla signora CeciliaGiannini: “Lo sappia lei e la cara Gemma e nessunaltro: mi si preparano forse cose bruttissime al Vatica-no. Più mi nascondo e fuggo e più si parla di me….Non passa giorno che non sento qualche nuova voce.Voglio pensare che sia tutto fantasia, se no addio soli-tudine. Dica alla cara Gemma che preghi assai”.

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Si dice che abbia rinunciato due volte al cardinalato. Oltre ad altri importanti incarichi all’interno della

sua congregazione, nel 1890 è nominato postulatoredei santi. Germano cura l’esumazione di San Gabrie-le, ha notizie dei suoi primi miracoli e attende allastesura della sua biografia. Questa è fatta con passio-ne e fedeltà storica in quanto l’autore ha il vantaggiodi sentire testimonianze dirette.

Anche la biografia di Gemma Galgani è pregevoleper la stessa ragione. Dice infatti: “Il più e il megliodella sua vita mistica si è svolto sotto i miei occhi… equesto non già come potrebbe farlo un osservatore

qualunque ma sì intimamentecome confessore e direttore dispirito; nella quale condizionenulla può essermi sfuggito diquell’anima privilegiata”.

Padre Germano già di vita spi-rituale intensa, si arricchiscesenza dubbio della prossimità diquesti due modelli, specie delladirezione spirituale di Gemma.Dice lui stesso: “Dal giorno chesono entrato in intima relazionedi spirito con codesto angelo diDio, si è operata nel mio internouna trasformazione che se il Si-gnore me la manterrà, fo contodi cessare di essere quel cattivoche fui sempre… La consigli anon far passare la settimana sen-za che mi parli dell’amore delmio caro Dio che essa tanto ama.Il mio povero spirito ne ha pro-prio bisogno”.

Il Signore lo mostra in visionea Gemma mentre è “in ginocchiofermo fermo con le mani giunte”e si sente dire: “Quel sacerdotesarà il tuo direttore”. Germano la

guida, la difende da critiche e so-spetti provenienti non soltanto da non credenti. Inve-ce lui, illuminato dallo Spirito, non ha dubbi dellasantità di Gemma, tanto che può scrivere a mons.Volpi: “Presto vedrà cose meravigliose e al tutto inso-lite in codesta creatura, la cui base sarà il martiriodello spirito e del corpo di lei, con manifestazioni dinuovo conio. Si tratta di una vittima di olocausto cheil Signore si è scelta con compiacimento infinito”.

Gemma ricambia con affetto tutto questo e lo chia-ma: “babbo mio”, intendendo con l’appellativo qual-cosa di più di una distaccata guida spirituale.

Il 10 dicembre 1909 è colpito da una emorragia ce-lebrale mentre attende alla correzione della quartaedizione della biografia di Gemma. Il giorno dopovola in paradiso, dove sono ad accoglierlo i due santiper cui ha tanto lavorato e sofferto. È sepolto al cimi-tero del Verano a Roma. Dal 1953 riposa a Lucca vi-cino a Gemma. È dichiarato venerabile nel 1995.

Francesco Valori

Santità e scienza:Ven. GERMANO RUOPPOLO

Venerabile P. Germano di S. Stanislao.

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luppa una autentica vita di comunità, che richiede unacoraggiosa e continua conversione.

Ci vengono in aiuto le “scuole d’amore” di Gesù: ilTabernacolo, il Calvario e l’Eucaristia. A queste scuo-le ci siamo affidati nella Celebrazione Eucaristica po-

meridiana che ha avuto inizio conl’adorazione al Santissimo: unesempio di vita eucaristica qualeprimo inizio di comunione, chenella Santa Messa ha raggiunto ilculmine quando, insieme ai fra-telli consacranti con un cuore so-lo e un’anima sola abbiamo ripe-tuto il nostro“eccomi”.

Era la risposta d’amore che ilnostro padre fondatore, S. Paolo

della Croce, di cui ci ha mirabil-mente parlato P. Alberto nell’o-melia, ci ha insegnato, ricordan-doci che l’Eucaristia è la prova

più grande dell’amore di Gesù per noi dopo la Croce.Un insegnamento che ci esorta ad essere creature eu-caristiche per diventare “cristiani di fuoco”. Così vi-de i suoi figli S. Paolo della Croce e per questo ciesorta a far morire il nostro “io” per far nascere il“noi” e diventare così una vera famiglia passionista.

Profonde esortazioni che sono state la sintesi degliinnumerevoli insegnamenti ricevuti durante la giorna-ta, trascorsa in un clima di fervorosa preghiera e disincera comunione fraterna. E’stato veramente untempo di grazia, dove il Signore ha sciolto tanto“ghiaccio” per infondere nei nostri cuori il calore delsuo amore misericordioso e trasformarlo in quella lu-ce di speranza, che ci può rendere capaci di viverepienamente la nostra consacrazione in una esperienzadi comunità “famiglia d’amor e”.

Èuna constatazione vissuta dalla nostra Frater-nità di Madonna della Stella domenica 23 otto-bre, giornata di consacrazione di nove nostri

fratelli: un giorno di grazia e di gioia, una rispostad’amore al Signore, che ci ha amato di un amore “to-tale” fino “alla fine”. Di questoamore “unico” ci ha parlatoP. Alberto Pierangioli nella ca-techesi del mattino, esortandocia mettere Gesù al primo posto,perché nulla può essere pospo-sto all’amore di Dio, che ci amadi un amore eterno.

È stato un invito ad esaminarsisulla risposta di amore che ognigiorno deve diventare offerta dinoi stessi. “Offrir e” è l’esorta-zione che continuamente ci vieneripetuta; un emblema per noiAmici di G. C., che alla scuoladella Passione dobbiamo essere sempre “of ferti e of-ferenti” per amare e donare amore.

Così l’amore, che è l’anima della vita cristiana, di-venta per noi il dono della Vocazione passionista, cheil Signore ci fa, perché vuole le nostre Fraternità “fa-miglie d’amore”, testimoni autentici di carità.

Oggi il nostro piccolo gruppo ha cercato di farneesperienza di ritrovarsi insieme come comunione difratelli, uniti da un vincolo divino in un cammino difede. In questa ottica, l’agape fraterna, vissuta insie-me ai padri passionisti del Santuario, ai fratelli dellevarie Fraternità delle Marche, accompagnati dallapresidente e dall’assistente, ci ha rivelato quanto èbello stare insieme per aiutarci reciprocamente ad at-tuare il comandamento di Gesù: “amatevi gli uni egli altri come io ho amato voi”. In tal modo si svi-

È bello essere famiglia!

Amici di Gesù Crocifisso

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Il dolor e, fonte di comunione

Questa consapevolezza l’abbiamo sperimentatasoprattutto domenica 13 novembre quando lanostra Fraternità della Madonna della Stella si

è riunita per ricordare nella s. Messa la mote del mari-to della nostra sorella Lidia. È stata una celebrazionemolto sentita, vissuta con fervente preghiera insiemeai familiari del defunto. Le lucerne, ricordo dei novefratelli recentemente consacrati, ardevano sull’altare atestimoniare la luce del Cristo vincitore della morte,vivo e presente nel mistero eucaristico.Il canto ha reso più intima e partecipata la celebrazio-ne, facendoci sentire una famiglia, che insieme sa ac-cettare e offrire le sofferenze nella lode al Signore.Nell’omelia, il nostro assistente, P. Adalberto, ci ha ri-

cordato l’importanza della vigilanza per essere prontialla chiamata del Signore e l’impegno di trafficare i ta-lenti ricevuti. La sofferenza condivisa e offerta a Dioaccresce la comunione fraterna. Animati da questa fi-ducia, ci siamo sentiti “offerti e offerenti” al CristoCrocifisso, che ci offre al Padre e trasforma in speran-za la nostra sofferenza. Così, nell’abbraccio di pace,tanti occhi pieni di lacrime hanno brillato di una lucenuova, preludio della vita eterna. È la lezione del Cro-cifisso, che per noi, Amici di G.C., diventa esortazionea credere nel suo infinito amore, che non ci lascia maisoli, specialmente nel dolore.

Padovani Margherita

Consacrazione alla Madonna della Stella PG: 23 ottobre 2005.

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I l 10 ottobre abbiamo celebrato la festadi san Paolo della Croce. Per noi, reli-giosi e suore passionisti, chiamare Paolo

della Croce “nostro Padre e Fondatore” è ovvio: cosìabbiamo appreso a conoscerlo e a chiamarlo fin dalnostro ingresso nella comunità passionista. Ma quandosento anche tanti laici chiamare san Paolo della Croce“nostro Padre e Fondatore” provo non solo gioia, mauna grande commozione.

In questi ultimi 30 anni noi religiosi siamo dimi-nuiti di numero, siamo poche migliaia; ma la Fami-glia Passionista è cresciuta grandemente grazie atante migliaia di laici passionisti di tutto il mondo,che in vari modi vivono la spiritua-lità e gli insegnamenti del nostroFondatore.

Per la festa di san Paolo della Croceho ricevuto diversi messaggi auguralida tanti laici che in vari luoghi e in varimodi si sono uniti a noi passionisti nelcelebrare il nostro Santo.

Dalla Toscana Maria Laura: “Oggi,19 ottobre, mi unirò a voi con la pre-ghiera. Auguro di cuore a lei ed a tuttigli Amici di Gesù Crocifisso di cam-minare santamente sotto lo sguardo disan Paolo della Croce. Soprattutto vo-glio davvero ringraziarla per aver datoa noi laici la possibilità di chiamare ilnostro santo “Padre e Fondatore” edil privilegio di far parte della “Fami-glia Passionista”.

Dal Lazio Antonella: “Oggi, 19 otto-bre, sono andata a Roma, per poterpartecipare alla messa in onore di san Paolo della Cro-ce nella basilica dei Santi Giovanni e Paolo. Chegioia! Ho potuto sostare qualche minuto in preghieranella sua cameretta, da dove volò al cielo e poi giù inbasilica davanti alla sua urna. Mi sono sentita in co-munione con tutta la Famiglia Passionista ed ho prega-to per tutti, sacerdoti, consacrati e laici. Ho ricevutodavvero un dono grande!”.

Da Tortoreto ci scrive Pio: “Se conformarci a GesùCrocifisso ci può sembrare troppo difficile, abbiamovicino a noi l’esempio del nostro padre e fondatore,San Paolo della Croce, grande innamorato del Croci-fisso. Per lui il Crocifisso è semplicemente l’Amore”.

Sintetizzo una bella relazione della festa celebrata aMorrovalle, inviata da Maria Grazia.

“Il 19 ottobre centinaia di laici abbiamo celebrato aMorrovalle insieme ai religiosi passionisti la festa disan Paolo della Croce. Ormai sono anni che ci ritrovia-mo a questo appuntamento sempre numerosi e uniti aipiedi della Croce sotto lo sguardo e la guida di PaoloDanei. È stata una celebrazione intensa e partecipatadove veramente ci siamo sentiti tutti facenti parte diuna unica famiglia. Abbiamo sperimentato la gioia diritrovarci in una famiglia che ci accompagna al Signo-re. Il nostro assistente, padre Alberto, nell’omelia, ciha ricordato come san Paolo della Croce ha sentito “il

bisogno di amare e fare amare Gesù Crocifisso e perquesto sente la necessità di avere dei compagni inquesta grande missione”. Ha poi proseguito:“Anchela vostra è una chiamata, una vocazione a conoscere,amare e seguire Gesù Crocifisso, vocazione all’amoree alla gioia vera, vocazione e missione a portare l’a-more di Gesù nelle vostre famiglie, nel vostro ambien-te, soprattutto a tante anime lontane da lui, spesso perignoranza, perché nessuno ha mai parlato loro dell’a-more del Signore”.

Mi sono chiesta in che senso io, laica e mamma difamiglia, posso considerare san Paolo della Croce mioPadre e Fondatore. Leggendo le sue lettere si ha l’im-

pressione di parlare con un persona presente e che ciconosce molto bene, conosce i nostri dubbi, le nostredifficoltà, ci conforta e consiglia saggiamente. Egli an-cora oggi, attraverso i suoi scritti, guida tanti suoi figlispirituali verso la santità. Nella mia esperienza perso-nale, come un padre amorevole, mi ha spiegato perchéamare Dio e perché amarlo nella sofferenza. Mi hadetto che Dio è amore sempre e che mi vuole come fi-glia. Mi ha incoraggiata ad accostarmi con confidenzae profonda intimità al Signore e a cercare di entrare nelsuo cuore e nel cuore di Maria. Mi ha fatto conoscereche ogni mia debolezza e ogni mia sofferenza è statagià di Gesù e per questo è stata purificata e santificata.Mi ha indicato la necessità di amare Gesù senza limiti,abbandonandomi totalmente alla volontà del Signorenella vita di ogni giorno. Attraverso i suoi scritti ci haaperto il suo cuore alla fiducia nelle difficoltà del cam-mino spirituale, ma nello stesso tempo ci consola conparole che ci incoraggiano a continuare a camminarenella via della santità. Anche il suo chiedere preghiereai figli spirituali ci fa comprendere la necessità e lagioia di farci carico del sostegno spirituale dei nostrifratelli religiosi passionisti. Ringraziamo davvero il Si-gnore per averci donato san Paolo della Croce e peraverci chiamati a far parte della Famiglia Passionista”.

P. Alberto Pierangioli

Amici di Gesù Crocifisso

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La gioia di chiamare “Padre e Fondatore” San Paolo della Croce

Amici di Gesù Crocifisso intorno a San Paolo

della Croce.

Amici di Gesù Crocifisso intorno a San Paolo

della Croce.

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Il 30 di ottobre è stata una giornata particolare per noi Amicidi G. C. di Giulianova, con 17 consacrazioni solenni a GesùCrocifisso. Non è facile l’ansia con cui abbiamo atteso que-sto giorno, ma anche le paure che ognuno di noi aveva. Mala conclusione era sempre la stessa: dobbiamo rispondere alSignore che ci chiama a vivere la spiritualità passionista ne-gli Amici di Gesù Crocifisso. All’inizio nessuno si sentivapronto a fare i primi passi verso la consacrazione. Ma con laguida del nostro padre spirituale, ci siamo sentiti presi permano e guidati in questo cammino. Per alcuniera la primaconsacrazione, per altriil primo rinnovo. Abbiamo vissutocon profonda commozione l’ora di adorazione guidata dal P.Bruno e poi la messa solenne presieduta dal P. Alberto econcelebrata dal nostro parroco, Don Ennio e dal P. AngeloPicelli. C’è stata una grande partecipazione dei nostri fami-liari, dei parrocchiani e di altri Amici venuti dalle Marche edalla Fraternità di Fossacesia. Mi ha colpito di più la gioiache si vedeva sul volto di tutti e che si è manifestata poi an-che nel momento di fraternità al termine dell’incontro. Spe-ro che il piccolo seme possa portare frutti abbondanti perfarci crescere nell’amore di Cristo e dei fratelli.

Anna

Il 30 ottobre ho fatto la prima consacrazione a Gesù Croci-fisso! Con molta trepidazione mi sono seduta accanto ad al-tre 6 sorelle, tutte molto emozionate; non pensavo di prova-re tanta gioia. Il rito è stato così bello che tutti ci siamocommossi. Con il cuore in gola ho pregato tanto Gesù e sanPaolo della Croce che mi aiutino ad essere fedele a questaPromessa e a proseguire bene in questo cammino.

Ivana

Il giorno delle consacrazioni è arrivato. Sette Amiche fannola prima consacrazione e 10 la rinnovano. Inizia così unanuova tappa impegnativa del nostro cammino. Il Crocifissoche ci è stato dato è sempre con noi, si lascia guardare, ciparla di un amore grande fino alla fine. Ora siamo più con-vinti che se conformeremo la nostra vita a Lui impareremoad amare il prossimo, anzi l’amore per il prossimo sarà iltermometro dell’amore per Cristo. La conformazione alCrocifisso ci otterrà il perdono di Dio e ci aiuterà a perdo-nare gli altri. Noi laici passionisti abbiamo tracciata davantia noi una strada luminosa. Dal Crocifisso impareremo che“amare passionista” vuol dire trovare nell’amore come do-no di sé il senso della vita.

Pio

Lo scorso anno, per la prima consacrazione, c’era statodentro di me un vero combattimento, tra paura e gioia, se-renità e pensieri di indegnità, fino al momento dell’eccomi,pronunciato con vera emozione. Questo anno è stato tuttopiù sereno, ma mi veniva in mente la parola di Gesù: “Chimette mano all’aratro e poi si volge indietro non è de-gno di me”. Gesù mi chiama sua amica; non devo fare resi-stenze a un amore così grande. La celebrazione è stata dav-vero molto forte. Qualcuno aveva le lacrime agli occhi. Da-vanti a Gesù esposto, il P. Bruno ci ha portati a un granderaccoglimento con pensieri molto profondi. Le sorelle chehanno fatto la prima consacrazione erano molto emoziona-te. Un bel gruppo di Amici delle Marche e di Fossacesia so-no venuti a condividere la nostra gioia.

Santina

Dopo aver frequentato per quasi tre anni il gruppo degliAmici di G. C. nella nostra parrocchia dell’Annunziata aGiulianova, il 30 ottobre ho fatto la prima consacrazione aGesù Crocifisso. Mi è difficile esprimere l’emozione che

ho provato quando ho sentito pronunciare il mio nome e ioho risposto: “Mi hai chiamata, eccomi, Signore”. Quandoil P. Alberto mi ha dato il Crocifisso in mano il mio primopensiero è stato di dire grazie al Signore per avermi chia-mata e di pregarlo di aiutarmi a vivere la mia vita amandola sua Passione, come Egli ha amato noi e di sorreggermi,per non ricadere nelle mie debolezze. Sono passate tre setti-mane: in me continua lo stupore per quella santa giornata.

Pina

Scrivo chiusa in ospedale, dove assisto mio marito che hadovuto subire una operazione improvvisa per distacco diretina. Ma il mio pensiero è nella nostra parrocchia di Giu-lianova, dove le mie sorelle di fede si stanno consacrando aGesù Crocifisso. Sto pregando come se fossi lì. Da mesi mistavo preparando a rinnovare la mia consacrazione, poiquesta prova inattesa. Nonostante tutto, trovo la forza dipregare più intensamente, perché sono sicura che il mioAmore, Gesù Crocifisso, non mi abbandonerà mai, perchéessere Amici di Gesù Crocifisso è la cosa più bella che misia capitata in tutta la mia vita.

Maria Rita

Quando ho deciso di fare la prima consacrazione ne ho par-lato con la mia famiglia. Avevo un po’di paura, ma il Si-gnore mi ha dato coraggio di dire a tutti che Gesù è la pri-ma persona da amare. Non so poi descrivere l’emozioneprovata nel giorno della consacrazione. Pensavo a mio ma-rito, ai miei figli. Ho vissuto l’esperienza con cuore apertoe con tanto amore nel ricevere questo dono dal Signore, perportare amore a tutti, specialmente alla mia famiglia e aquelli che mi stanno più vicini. Questa giornata per me è in-dimenticabile. La sera, quando tornai a casa, stavano tuttiad aspettarmi: mio marito, i miei figli, i miei generi. Appe-na sono entrata in casa, ho posto sul tavolo il Crocifissodella consacrazione. Prego tutti i giorni per la mia famiglia,perché piano piano capisca che l’amore del Signore è la co-sa più importante della vita.

Iva

Mentre ci preparavamo alla consacrazione ero tentata di ri-nunciare, perché non mi sentivo all’altezza. Ma appena èiniziata la Messa, ho sentito su di me come una mano chemi diceva: “Sono qui, non temere, ti aiuterò”. Mi sono rilas-sata, consapevole di quanto facevo, ma anche consapevoleche anche se dovessi mancare in qualche cosa, Gesù conti-nuerebbe ad amarmi e apprezzerebbe lo sforzo di fare la suavolontà. La Promessa di amore mi aiuta molto nei momentidifficili, perché in essa sono racchiusi tutti i miei pensieri.

Carolina

Consacrazioni a Giulianova

Amici di Gesù Crocifisso

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Amici rinnovano la consacrazione a Gesù Crocifisso:Giulianova: 30 ottobre 2005.

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Mamma felice di un passionistaHo ricevuto con grande gioia l’attestato di iscrizione,

insieme al giornalino. Sono molto contenta e ringrazio ilSignore anche perché mi ha aggregata spiritualmente al-la Fraternità di Morrovalle. Anche se non sono mai stataa Morrovalle, a me è molto cara, perché lì ha iniziato ilcammino San Gabriele, santo tanto caro a tutta la miafamiglia. Non puoi immaginare la gioia che ho provatonel ricevere la tua lettera, con l’attestato di iscrizione,perché da tanto tempo desideravo fare un cammino difede e di santità, guidato da un passionista. La prima co-sa che ho fatto, quando ho ricevuto la lettera, è stata ditelefonare a mio figlio passionista; non riuscivo nemme-no a dirglielo per la commozione e la gioia che provavo.A lui non avevo detto niente di questa mia decisione;ma quando gliel’ho detto, ne è rimasto molto contento emi ha detto che è un bel movimento. Mio figlio mi hachiesto se ti avevo detto che avevo un figlio passionistae io gli ho detto di no, perché non volevo parzialità. Lui

Amici di Gesù Crocifisso

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parte degli Amici, anche se non è semplice, perché milletentazioni intorno vorrebbero allontanarmi; ma, grazie aDio, è più forte la fede che il Signore mi sta donando.Ogni tanto visito il sito degli Amici; sto imparando achiedere al Signore che sia fatta su di me e della mia fa-miglia solo la sua volontà, anche quando è difficile perme. Da quando ho iniziato questo cammino mi sono ri-promessa di non comprarmi nulla se non veramente ne-cessario e di svuotare il mio armadio del superfluo. Orasono in ferie. Sempre che tu e naturalmente il Signore loriteniate giusto per me, vorrei chiederti molto umilmentee con tanta paura di essere ammessa alla consacrazionesolenne, anche se il tempo da quando sono iscritta non èmolto, e lo è ancora di meno considerando la grande di-stanza che mi divide dagli incontri, dato che vivo in Sar-degna. Se mi sarà possibile, e se è volontà di Dio, se or-ganizzate un incontro particolare potrei “avvicinarmi” perprepararmi meglio. Sia fatta la volontà di Dio e non averpaura di offendermi dicendo che non è possibile.

Isabella Bomboi

Voce dalla SardegnaSono una casalinga, madre di tre splendidi bambini. Do-po avere ascoltato la testimonianza di Andreina, Amicadi Gesù Crocifisso, conosciuta casualmente qualchegiorno fa, sento il desiderio di aderire a questo splendidomovimento, poiché sembra rispondere pienamente a ciòche uno cerca, se vuole. Desidero infatti intraprendere uncammino di santità che mi avvicini sempre più al Cuoredi Gesù, per conoscerlo e rispondere al suo amore. Sperodi trovare in lei l’aiuto per intraprendere questa strada.Attendo la sua risposta e ulteriori chiarimenti.

Pala Giovanna

Ho conosciuto mia moglie in un incontro di preghieraCaro padre, una cosa che sono solito sottolineare conchiunque parlo della mia famiglia, è che io e mia moglieci siamo conosciuti in un incontro serale di preghiera aMorrovalle, tanti anni fa. Il nome di Gabriele che portanostro figlio non è dunque casuale, come egli stesso or-mai ripete agli altri, avendomi sentito più volte fare que-sto discorso. Quegli incontri avvenivano davanti al San-tissimo esposto ogni giovedì alle ore 21,00 e noi, per di-versi anni, vi abbiamo partecipato. Non è poi casuale, al-meno per me, che Gabriele sia nato il giovedì Santo del1996. Ma non ho detto mai a nessuno che il conosceremia moglie coincise con il conoscere anche lei, che con-sideriamo il nostro Padre spirituale più importante. Intutti questi anni, il nostro cammino spirituale è stato piùvolte riallacciato alla sua figura, anche se per varie cir-costanze non è stato lei a portarci all’altare. In questi ul-timi mesi, dopo anni di rinnovate distanze, il nostrocammino si è di nuovo riallacciato, e questa volta è tuttala famiglia ad essere partecipe, senza più ostacoli di sor-ta. Gabriele nel corso di questo anno liturgico si acco-sterà alla Prima Comunione. Questo accrescerà la nostrapreghiera personale e familiare. In questo momento sonoancora nel mio posto di lavoro, in mezzo a tanti “croci-fissi”. Sono stanco, ma felice di ricordare alcuni mo-menti del mio lavoro, che mi fanno sentire utile agli al-tri. È una pace interiore che auguro a tutti. Fra poco tor-nerò a casa dove mi aspettano mia moglie e mio figlio; èla gioia di questo incontro alla sera che mi fa pensareche la mia vita è veramente fortunata, e che la lode almio Signore per tutto questo che mi dà durerà in eterno.

Fabio

Amici consacrati a Gesù Crocifisso: Lido S. Tommaso, 25 settembre 2005.

si è messo a ridere e mi ha fatto gli auguri. Sono conten-tissima di avere un figlio sacerdote passionista; ancheadesso non riesco a ringraziare abbastanza il Signoreper questo grande dono; non ci sono parole per descri-vere questa gioia. Io ringrazio il Signore tutti i giorniper tutto quello che mi ha donato, lo ringrazio per la fe-de, perché senza fede non potrei vivere. Ringrazio ognigiorno il Signore non solo per i beni, ma anche per leprove, perché così ci fa capire i nostri sbagli, per poterlievitare. Caro padre, prega per me e per la mia famiglia;ho quattro figli, il primo è il passionista. Anche lontanasono spiritualmente unita a voi il secondo e l’ultimomartedì del mese, all’ora stabilita. Fin da adesso sentodi avere in lei un padre spirituale e ne sono molto felice.

Nuova Amica

Vorrei essere ammessa alla ConsacrazioneCarissimo padre, mi piace immaginarti sempre indaffa-

rato, preso da tante cose, con al centro della tue giornatele persone che il Signore ti mette accanto. Purtropponon posso partecipare ai vostri incontri, ma io mi sento

TTeessttiimmoonniiaannzzee

Amici consacrati a Gesù Crocifisso: Lido S. Tommaso, 25 settembre 2005.

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Amici di Gesù Crocifisso

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Programma di Formazione Amici di G. C. 2006

“Seguire Gesù”

1. La sequela: Una chiamata d’amore (Mc 10,21).

2. La sequela: una risposta di amore (Gv 21, 15 ss.).

3. La sequela di Gesù maestro (Gv 8,12).

4. La sequela di Gesù modello: “Imparate da me” (Mt 11,28-29).

5. Maria la prima discepola: la vergine dell’ascolto (Lc 2,19; Gv 2,5).

6. Seguaci di Gesù Risorto: Seguire Gesù oggi(Gv 20, 14-29; 21).

7. Sequela nel matrimonio e famiglia (Ef 5, 21-31).

8. Le difficoltà della Sequela (Mt 10, 16-33).

9. Seguire Gesù missionario(Mc 3,13-15).

10. Riconoscere e seguire Gesù nel prossimo: (Mt 25,31 ss).

11. Sequela passionista: Discepoli di Cristo Croc., con s. Paolo d. Croce. (Mt 16,24-25).

12. La consacrazione a Gesù Crocifisso, culmine della sequela(Gv 17,19).

IInnccoonnttrroo ddeeii rreessppoonnssaabbiillii aa MMoorrrroovvaallllee

Nel pomeriggio del 4 dicembre si sono in-

contrati a Morrovalle i Coordinatori e vice

delle Fraternità con il Consiglio Esecutivo

e alcuni Assistenti per una valutazione dei

due incontri mensili delle Fraternità e dei

Consigli di Fraternità. Un paio di Frater-

nità impossibilitate a partecipare hanno

inviato una relazione scritta. Le situazioni

positive e le difficoltà emerse serviranno a

migliorare la vita delle nostre Fraternità. Laici dell’Umbria consacrati a Gesù Croci-fisso: Madonna della Stella: 23 ottobre 2005.

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Un grazie sincero a coloro che hanno inviato offerte per le spese di stampa e per la Via Crucis a S. G.

Ricordiamo al Signore i nostri defunti: Ferretti Dosolino di Castellina PI: 13 ottobre 2005

Amici di Gesù Crocifisso

Gennaio - Febbraio 2006 - Anno VII n. 1Autor. Trib. di MC n. 438\99 del 17-12-1999Sped. Ab. Post. D.353/2003 (L. 27/02/2004 n. 46)Art. 1, Comma 2, DCB Macerata.Tecnostampa - Recanati - C. c. p. 11558624Dir. Tonino Taccone - Red. P.A. Giuseppe PierangioliPiazzale S. Gabriele 2 - 62010 Morrovalle McT. 0733/221273 - C. 349.8057073 - Fax 0733/222394 E-mail [email protected] http://www.passionisti.org/mlp/amici

Calendario Amici 200603 ge.1694 Nascita di s. Paolo d.Croce05 gennaio B. Carlo Houben sacerdote08 gennaio Ritiro Mensile a Morrovalle14 gennaio Messa e ufficio votivo: B. M. V. Addolorata18 gennaio Messa e ufficio votivo: S. Paolo della Croce05 febbraio Ritiro Mensile a Morrovalle15 febbraio Messa e ufficio votivo: B. M. V. Addolorata18 febbraio Messa e ufficio votivo: S. Paolo della Croce24 febbraio Solennità della Passione festa della Famiglia Passionista27 febbraio S. Gabriele dell’Addolorata festa dei giovani passionisti28 febbraio Gesù orante nel Getsemani memoria05 marzo Ritiro Mensile a Morrovalle

Temi:1. “La cultura della vita incentrata sulla Croce di Gesù Cristo:

Quale speranza per l’uomo d’oggi?” (P. Fernando Taccone C.P) 2. “La cultura e la vita del laico, maturate nel carisma passionista” (Piera Iucci)3. “Il laico passionista, protagonista nella comunità cristiana” (Giovanni Sturniolo)

In occasione del convegno la provincia Piet. organizza un viaggio in pullman conpartenza da Civitanova Marche, via A/14.

Programma di massima:20 aprile: partenza da Civitanova ore 5,00 – Arrivo Mascalucia ore 19,00 circa21 aprile: gita all’Etna Taormina Giardini Naxos, Acir eale22-23-24 aprile fino al pranzo: partecipazione al convegno22 aprile: dopo cena: toura Catania - 24 pomeriggio gita a Siracusa25 aprile: Ritorno a Civitanova nella tarda serata.

Per informazioni:Piera Iucci Via IV Novembre 44- 62012 Civitanova M.Tel. 0733 814071 Cell. 339 1626796 - e-mail [email protected]

IX Convegno N. del Movimento Laicale Passionista22-24 aprile 2006 Mascalucia (Catania)

AAuugguurrii vviivviissssiimmii ddii BBuuoonn AAnnnnoo NNuuoovvoo 22000066ccoonn ttaannttee bbeenneeddiizziioonnii aa ttuuttttii ggllii AAmmiiccii ee ffaammiigglliiee PP.. AAllbbeerrttoo