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I Grandi Vini - Gennaio/Febbraio 2016

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Il primo numero del 2016. Cercavate nuovi stimoli e ispirazioni enologiche? Provate a dare un'occhiata... Buona lettura.

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EditoreCluster Editori

Registrazione Tribunale di Grosseto n° 9 del 02/11/2005

Direzione e RedazioneStrada Massetana Romana 58/b - 53100 Siena (Italia)

Tel. 057745561 Fax 0577270774 - [email protected]

Direttore ResponsabileGiovanni Pellicci

Direttore EditorialeFabrizio Barbagli

Traduzioni a cura diMariavera Speciale

Hanno collaborato a questo numeroStefania Abbattista, Barbara Amoroso, Elisa Berti, Lorenzo Bianciardi, Nicola Biasi, Pamela Bralia, Alberto Brilli, Claudia Cataldo, Marina Ciancaglini, Irene Graziotto, Antonio Iacona, Chiara Martinelli, Manuela Orsini

Art DirectorLinda Frosini

StampaPetruzzi – Via Venturelli, 7

Città di Castello (PG)

Concessionaria PubblicitàCluster Editori

Strada Massetana Romana 58/b 53100 Siena (Italia)

Tel. 0577 45561 – Fax 0577 [email protected]

AccountStefania Abbattista - [email protected] Albano - [email protected]

Elisa Berti - [email protected] Dami - [email protected]

Vittoria D’Apruzzo - [email protected] Droghini – [email protected] Martinelli - [email protected]

Dania Modesti - [email protected] Orsini - [email protected] Pazzagli - [email protected]

Giulia Spolidoro - [email protected]

Anno XII • Numero 88 • Gennaio Febbrai 2016www.igrandivini.com

In copertina Dario Menegolli Foto di Pamela Bralia

Associato a: Aderente al Sistema Confindustriale

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L’agroalimentare sempre più al centro del siste-ma Italia. Il 2016 del Governo è iniziato con

le idee chiare e nelle prossime settimane – come scriviamo più approfonditamente nella rubrica La politica nel vino nelle pagi-ne seguenti – dovrebbe nascere il nuovo Ministero dell’Agro-alimentare che pare destinato ad accorpare competenze oggi divise tra il Mipaaf e il dicaste-ro dello Sviluppo Economico. Così facendo, il settore potrà es-sere governato in modo più snello, soprattutto riguardo alla gestione del capitolo relativo alla promozione all’estero, che resta e resterà la madre di tutte le partite. Novità, in tal senso, sono im-minenti visto il lavoro che gli attuali ministeri delle Politiche Agricole e Sviluppo Economico stanno definendo in un nuovo e sinergico dialogo che chiama in causa i player fondamentali ov-vero Vinitaly, Cibus e Tuttofood, in collaborazione con Ice e Fe-deralimentare. In sostanza, per la prima volta, il Governo è il regista di un’operazione di rea-le coordinamento che punta a mettere insieme i principali at-tori del settore per definire una strategia operativa che con-senta alle eccellenze del made in Italy di penetrare, in modo sempre più capillare e forte, sui mercati esteri, sia quelli già esplorati che quelli nuovi da battere. È da questa strada – compresa l’azione di contra-sto all’Italian sounding – che

passerà la concretizzazione dell’obiettivo dei 50 miliardi di euro di export da raggiunge-re nel 2020 come sogna di fare il Premier Matteo Renzi.Lo diciamo da tempo anche noi. Infatti non bisogna essere degli scienziati per farlo. Le poten-zialità del nostro agroalimenta-re sono tali da poter immaginare in questo ambito un ambizioso percorso di crescita e rilancio economico del nostro Pae-se. Se non qui dove sennò? As-sieme ai beni culturali e di con-seguenza il turismo, l’Italia ha nel gusto il suo centravanti di sfondamento che, se azionato da un vero gioco di squadra che individui per ciascuno il compi-to più adatto, può consentire di portare a casa risultati impor-tanti e difficilmente perseguibili altrove. L’eredità di Expo è proprio questa: abbiamo aperto una porta sul mondo, d’ora in poi andranno costruite basi soli-de per dare continuità e futuro alle potenzialità che abbiamo la fortuna di avere naturalmente. Non abbiamo petrolio e gas ma la nostra miniera d’oro è fatta di vino, olio extravergine d’oli-va e di tutte le altre eccellenze agroalimentari che tutto il mon-do sogna di (de)gustare. Un altro tema chiave che nel-le prossime settimane dovrà, in qualche modo, diventare centrale è quello sollevato sul tramonto del 2015 da Angelo Gaja che, alla luce del cambia-mento climatico in atto, pone una riflessione preoccupata

sul futuro delle nostre viti. Ne L’Inchiesta che trovate nelle prossime pagine siamo torna-ti ad occuparci di ingegneria genetica. Un tema complesso che crea dibatitto e che, come è giusto, contrappone schiera-menti ideologici. Noi abbiamo chiamato in causa Michele Morgante, presidente del Siga (Società Italiana di Genetica Agraria) e professore dell’Isti-tuto di Genomica Applicata di Udine per tratteggiare i possibi-li scenari.In attesa di sviluppi, i primi battiti del 2016 fanno pensare ad un anno all’insegna delle donne. Nascono nuove associa-zioni in tal senso mentre, la più storica come l’Associazione del-le Donne del Vino, trova nuova linfa e obiettivi da portare avan-ti “insieme”. La recente nomi-na alla presidenza di Donatella Cinelli Colombini, produttrice di Brunello di Montalcino e no-toriamente un vulcano di idee e progetti, va sicuramente nella direzione di una nuova vitalità e di iniziative capaci di coin-volgere e valorizzare il ruolo femminile nel mondo del vino. Non sarà un caso, ad esempio, che l’Assoenologi abbia affida-to svoltato in rosa, scegliendo Gabriella Diverio come ere-de alla direzione generale della storica figura di Giuseppe Mar-telli. Mettiamoci al lavoro per fare in modo che possa essere final-mente l’anno in cui tornare a respirare un po’ di ottimismo sul futuro.•

La vera svolta italiana deve passare dall’agroalimentare

Giovanni PellicciDirettore Responsabile

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5 L’EDITORIALE

8 ULTIME DAL MONDO DEL VINO

12 FACCIA @ FACCIA CON... DENIS PANTINI

14 LA POLITICA NEL VINO

16 THE WINE TROTTER. IL VINO CORRE SUL WEB

18 L’INCHIESTA. VITI OGM

21 AROUND FOOD. MERCATO 2.0

22 CHEF. DAVIDE SCABIN

24 CATANIA SI CONFERMA LA CAPITALE DEL GUSTO

27 LA CUCINA DI SEBY SORBELLO

29 VENDEMMIA DI METÀ DICEMBRE AL CASTELLO DI RONCADE

30 CASATO RISTORANTE SULLO SCORCIO DI PIAZZA DEL CAMPO

31 BIOLIFE 2016

32 COVER STORY. ROSSO DIVINO MENEGOLLI

34 PECORINO D’ABRUZZO, IL VINO DEL DOMANI DA (RI)SCOPRIRE

35 IL PROGETTO DEL SENATORE DEVINCENZI

36 LAZIO. DOC ROMA TRA LUCI E OMBRE

37 VILLA CAVICIANA. BIOLOGICO NELLA CAMPAGNA VITERBESE

38 VITTORIO MORETTI ALLA GUIDA DEL CONSORZIO

FRANCIACORTA

39 OLTREPÒ VINI, LA RISCOSSA DI UNA TERRA

40 BAROLO, SEMPRE PIÙ INACCESSIBILE?

41 AZIENDA SAN MICHELE. CONOSCETE IL BARBARESCO

DEL PARROCO?

42 LA WINE WEEK DELLA TOSCANA

44 CESANI, VERNACCIA MA NON SOLO

45 CASABIANCA. VINO DI ORIGINE, BIOLOGICO E VEGANO

46 GUICCIARDINI STROZZI. NON CI ACCONTENTIAMO

DEL NOSTRO PASSATO

48 CANTINA ENOTRIA. NEL CIRÒ LE VIRTÙ DEL RESVERATROLO

50 TENUTA CAVALIER PEPE. AZIENDA VINICOLA IRPINA

52 SORRENTINO. IL BIOLOGICO ALLE FALDE DEL VESUVIO

53 VITIVINICOLA IL POGGIO. VINO DI LAGO

54 CANTINE SETTESOLI. LA BUONA PRATICA DEL VINO

56 PUNTOZERO, UNA VOCE FEMMINILE NEL CUORE DEL VENETO

57 UN GIARDINO DI 19 ETTARI IN VALPOLICELLA. IL CANOVINO

58 FIERE IN CALENDARIO

60 FOOD AND BEVERAGENDA

63 PELLICOLE DI GUSTO

64 NEWS BIO & GREEN. SENZA SOLFITI IN BREVETTO

65 BOLLICINE NEWS

66 A TUTTA BIRRA

67 DISTILLATI & CO.

69 DAL 1870 GRAPPA BERTAGNOLLI, CULTURA DEL DISTILLATO

70 EXTRAVERGINE NEWS

72 VIGNA & CANTINA. DEGUSTAZIONE E ARREDO CANTINA.

75 ALBA IMBALLAGGI. DA 29 ANNI AL SERVIZIO DELLE AZIENDE

77 LEGANCE. UNA PAROLA, TANTI SIGNIFICATI

78 RIEDEL. QUANDO A CONTARE NON È SOLO IL VINO

79 VINOLOK. IL TAPPO IN VETRO

81 HUHTAMAKI. TRASPORTA IN SICUREZZA LE TUE BOTTIGLIE

82 NEWS TECNICHE DALLE AZIENDE

SOMMARIOCOVER STORY

ROSSO DIVINO MENEGOLLI

32VENDEMMIA DI METÀ DICEMBRE

AL CASTELLO DI RONCADE

29Cover Story

GUICCIARDINI STROZZI. NON CI ACCONTENTIAMO DEL NOSTRO PASSATO

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Il concorso enologico di Vinitaly cambia volto. Con un logo geome-trico, moderno, che ricorda stilizza-ta l’Arena di Verona, contenente il punteggio ottenuto espresso in centesimi, studiato per essere ap-plicato alla bottiglia ed essere ben visibile da diverse angolazioni, il Premio 5 Star Wines è l’evoluzio-ne, dopo 22 edizioni, del Concor-so Enologico Internazionale. Con il nuovo premio (in progeamma dall’1 al 3 aprile 2016: per parte-cipare c’è tempo fino al 18 marzo) non ci saranno più primi, secondi e terzi posti con medaglie d’oro,

d’argento e di bronzo, e nemmeno gran menzioni, ma solo la dichia-razione del punteggio ottenuto, a patto che sia uguale o superiore a 90 centesimi. Per rendere ancora più qualitativa e oggettiva la valu-tazione, le commissioni, formate da esperti internazionali coordinati da Ian D’Agata (Direttore Scientifico di Vinitaly International Academy con 15 anni di esperienza nei più importanti concorsi enologici, tra cui l’International Wine Challenge e il Decanter World Wine Awards, anche come panel chairman) sa-ranno divise per macro aree: ad esempio Stati Uniti/Canada, Sud America, Francia, Germania/Au-stria, Italia (quest’ultima articolata

per zone di produzione) e Cina. Ciò significa che ogni campione, qualsiasi sia la sua origine, potrà contare su un giudizio basato sull’effettiva conoscenza degli spe-cifici vini e delle area geografica di provenienza. Sono confermati, invece, i Premi Speciali pensati per dare un riconoscimento alle azien-de che maggiormente si distingue-ranno: oltre al Premio Gran Vinitaly (assegnato alle due aziende, una italiana e una estera, che conqui-steranno i punteggi più alti), si aggiungono il Trofeo Vino Bianco, il Trofeo Vino Rosso, il Trofeo Vino Rosato, il Trofeo Vino Frizzante, il Trofeo Vino Dolce e il Trofeo Vino Spumante.

di Giovanni PellicciUltime dal mondo del Vino

Il francese Bernard Farges è il nuovo presidente di Efow, la Federazione Europea dei Vini a Denomina-zione di Origine. Farges raccoglie il testimone dall’i-taliano Riccardo Ricci Curbastro che ha guidato l’as-sociazione per due mandati, a partire dal 2003 anno di fondazione. Il nuovo mandato sarà incentrato sulla valorizzazione dei vini europei di qualità all’interno dell’Ue e nei negoziati commerciali. “Dobbiamo pro-seguire il lavoro di Ricci Curbastro - – dichiara Farges – . È essenziale che le istituzioni europee continuino a mirare alla quali-tà e alle Indicazioni Geografiche. Queste ultime sono un vero e proprio valore ag-giunto per l’economia europea. Si tratta di un patrimonio inesti-mabile da tenere in vita e promuovere co-stantemente. La Com-missione Europea ha negoziato una serie di accordi ambiziosi per le IG e deve continua-re a dimostrare che il modello creato è utile per la comunità e i consumatori di tutto il mondo. Accordi come il TTIP e il Libero Scambio UE-Giappone daranno in questo senso del filo da torcere, ma l’Ue non può limitarsi a negoziare l’eliminazione dei dazi. Il com-mercio si basa infatti anche su dei valori e il sistema delle Ig è parte integrante degli ideali europei. Non dobbiamo dimenticare che la competitività del set-tore deriva da questo know-how specifico e dall’ap-proccio qualitativo. Il web sarà probabilmente il no-stro più grande mercato nei prossimi anni. Per evitare fenomeni di contraffazione e di cyber-squatting, l’UE dovrà impegnarsi seriamente in una strategia speci-fica per le IG. Noi saremo vigili per quanto riguarda la corretta attuazione dell’accordo commerciale sui domini web”.

NOMINE

Il francese raccogliere l’eredità di Ricci Curbastro, in carica dal 2003. TTIP e web nodi cruciali

Appuntamento dall’1 al 3 aprile a Verona. Per partecipare c’è tempo fino al 18 marzo

BERNARD FARGES ALLA GUIDA DI EFOW

Dal 12 al 13 febbraio torna Buy Wine, il workshop B2B, orga-nizzato dall’Agenzia regionale Toscana Promozione per favo-rire l’incontro tra la Toscana del vino e il trade. Negli spazi della Fortezza da Basso di Firenze 200 produttori toscani incontreranno 240 buyer stranieri tra importa-tori, distributori, GDO e HoReCa, provenienti da mercati storici, ma anche da piazze “nuove” per un totale di 36 paesi rappresentati. Tra questi un ruolo importante è giocato da Stati Uniti (44), Ca-nada (39), Cina (25), Brasile (12), Australia (12), Giappone (11), Danimarca (10), Germania (8), Co-rea del Sud (7) e Messico (7) che, complessivamente,

rappresentano oltre il 72.9% dei buyer internazionali partecipanti. Per quanto riguarda i produtto-ri, invece, presenti quasi tutte le province della regione. Gui-

dano la classifica per territorio Siena e Firenze, rispettivamente con 68 e 55 aziende, seguite da: Grosseto (26), Livorno (12), Arez-zo (17), Pisa (13), Pistoia (3), Pra-

to (3) e Lucca (3). Nell’e-dizione 2015 sono stati circa 6000 gli incontri di business in agenda che hanno portato, nel 63% dei casi, alla stipula di contratti grazie ai quali il 46% delle aziende toscane partecipanti è riuscita ad incrementare il proprio fatturato.

B2B

Dal 12 al 13 febbraio torna il workshop Buy Wine con 36 paesi esteri presenti

LA TOSCANA DEL VINO FA AFFARI CON IL MONDO

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5 STARS WINES, IL CONCORSO ENOLOGICO DI VINITALY CAMBIA LOOK

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Sarà Gabriella Diverio a racco-gliere l’eredità di Giuseppe Mar-telli al vertice di Assoenologi. A partire dal prossimo 29 febbraio, data in cui concludederà il suo mandato quasi quarantennale, sarà una donna ad assumere il ruolo di direttore generale dell’associazione enologici eno-tecnici italiani. Diverio vanta un’esperienza nel Centro este-ro per l’internazionalizzazione, struttura della Regione Piemonte e delle Camere di commercio che ha, tra gli altri scopi, la pro-mozione all’estero dei prodotti

agroalimentari. “Poco più che cinquantenne, piemontese e con una laurea in lingue e lettera-ture straniere – recita una nota diffusa da Assoenologi - Diverio è esperta in marketing naziona-le e internazionale nel settore

agroalimentare e, in passato, ha organizzato importanti eventi nel settore vitivinicolo. La conduzio-ne dell’Associazione sarà ancora nel solco tracciato dalla direzione di Martelli, all’insegna cioè della serietà e della dinamicità’’.

di Giovanni PellicciUltime dal mondo del Vino

Donne e vino il rapporto è sempre più stretto. La con-ferma la nascita di una nuova associazione, chiamata “Donne della vite”. Sono agronome, enologhe, giorna-liste, comunicatrici, ricercatrici, analiste, ristoratrici, som-melier, ma anche creative. Il loro obiettivo è guardare il mondo enoico da un’angolazione nuova, creando un punto di riferimento e un’occasione di aggregazione per le donne che operano nel mondo vitivinicolo. “Le Don-ne della Vite – spiega una nota - sceglieranno nuovi e coinvolgenti strumenti per le attività culturali, formative e divulgative dell’Associazione; costruiranno una rete culturale di incontro e crescita nella quale condividere anche informazioni professionali, come ad esempio i risultati di sperimentazioni che spesso rimangono nei cassetti dei ricercatori”. “All’inizio non avevo le idee chiare – racconta Valeria Fasoli, presidente della neo associazione e agronomo viticolo – ma la necessità e il desiderio di far emergere nella mia professionalità anche gli aspetti che rischiavano di restare sommersi e che rispecchiano valori per me fondamentali come etica, estetica e bellezza nei luoghi, nelle persone, nelle cose di tutti i giorni. Poi ho incontrato compagne di viaggio con esperienze, competenze, nonché punti di vista diffe-renti e il mio sogno è diventato realtà e l’idea iniziale si è concretizzata. L’attenzione al territorio e al paesaggio, come bene comune che il mondo vitivinicolo è chiamato a conservare e sostenere con pratiche etiche e soste-nibili, sarà uno dei primi temi che le Donne della Vite affronteranno nelle loro attività.

DONNE/2

Un nuovo osservatorio, tutto al femminile, per scrutare il mondo enoico da nuove angolazioni

Dal 29 febbraio Gabriella Diverio raccoglierà l’eredità di Giuseppe Martelli come direttore

“DONNE DELLA VITE”, SGUARDI FEMMINILI SUL VINO

Donatella Cinelli Colombini sarà la presidente delle “Donne del vino”, l’associazione che riunisce produttrici, enotecare, giorna-liste, comunicatrici del vino per promuovere la cultura enolo-gica, fino al 2019. Raccoglie il testimone dalla campana Elena Martusciello, in carica dal 2010. Cinelli Colombini, produttrice di Brunello di Montalcino e titolare del Casato Prime Donne, è colei che ha ideato e fondato il Mo-vimento Turismo del vino (Mtv), oltre che già assessore al Turismo al Comune di Siena e docente di turismo e marketing nei territori del vino in diversi Master univer-sitari. La sua nomina è arrivata in occasione di una partecipata assemblea a Milano. “Mi rallegra

vedere la crescita delle socie – si legge in una nota Ansa - che hanno votato: il 47% mentre tre anni fa solo il 34% aveva espresso la sua preferenza. E’ un segno di interesse che può tra-sformarsi in partecipazione attiva e questo è bellissimo, indica una nuova voglia di esserci e di lavo-rare insieme. Questa è la parola chiave: Insieme. Tutte dobbiamo essere protagoniste con azioni

realizzate insieme, come un evento che si svolga contemporaneamente in tutti i luoghi del vino al femminile d’Italia, come la crescita del numero del-le donne nei consigli dei consorzi del vino”. Alla vice presidenza è stata ri-

confermata Maria Cristini Ascheri dell’omonima cantina piemon-tese e sono state elette Nadia Zenato della veronese Cantina Zenato e Daniela Mastrobe-rardino dell’azienda campana Terredora. Il nuovo Consiglio Direttivo dell’Associazione risulta così formato: Marilisa Allegrini (Veneto), Valentina Argiolas (Sar-degna), Maria Cristina Ascheri (Piemonte), Pia Berlucchi (Lom-bardia), Antonella Cantarutti (Friuli Venezia-Giulia), Donatella Cinelli Colombini (Toscana), Pa-ola Longo (Lombardia), Michela Marenco (Piemonte), Daniela Mastroberardino (Campania), Marina Ramasso (Piemonte), Sabrina Solopetro (Puglia), Nadia Zenato (Veneto).

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La produttrice toscana subentra a Elena Martusciello per un mandato in cui “insieme” sarà la parola chiave

DONATELLA CINELLI COLOMBINI PRESIDENTE DELLE DONNE DEL VINO

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ASSOENOLOGI SI TINGE DI ROSA

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Il 2015 appena andato in archivio ha segnato la nascita dell’Osser-vatorio del Vino Italiano. Un pro-getto promosso da Unione Italia-

na Vini con la partnership di Ismea, Sda-Bocconi Wine Management Lab, e la collaborazione di Wine Monitor-No-misma. Uno strumento inedito e molto utile per il monitoraggio dell’andamen-to dei mercati da parte degli addetti ai lavori. Con Denis Pantini, responsabile di Wine Monitor di Nomisma (specia-lizzato negli approfondimenti e nelle tendenze di mercato), ci soffermiamo, in particolare, su di un segmento deter-minante per la quota export del nostro Paese. Quello delle bollicine.“Nel 2015 il vino italiano ha confer-mato il calo dei consumi e il 2016 si annuncia in linea con gli ultimi anni – osserva Pantini -. Ad andare, positi-vamente, controtendenza continuano ad essere le bollicine. Oltre l’85% dei vini sparkling esportati nel mondo proviene, infatti, da Italia, Francia e Spagna”.@ Quello delle bollicine è ormai un fenomeno inarrestabile. Dove sta il se-greto?“Nel mondo è soprattutto grazie agli spumanti se i consumi di vino sono in crescita. Solo negli ultimi 10 anni, il consumo di sparkling è aumentato di oltre il 30% contro una percentua-le che, per quanto riguarda il vino nel suo complesso, non è andata oltre il 5%. Contestualmente, anche gli scam-bi internazionali sono cresciuti di oltre

Bollicine boom, l’analisi di un fenomeno

DENIS PANTINI Wine Monitor

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il 60% in valore e l’export di spumanti italiani è andato ben al di là di questa performance: +242% Il segreto delle bollicine sta nella loro versatilità e fa-cilità di comprensione da parte di quei consumatori meno esperti che poi –non dimentichiamolo – rappresentano la categoria più diffusa nel mondo”.@ Qual è stata la molla che ha cambiato lo scenario?“Lo scatto delle esportazioni italiane è avvenuto con la crisi economica. Nella ricerca di prodotti di qualità ma a prez-zi più convenienti, i consumatori hanno rivolto la propria attenzione verso gli sparkling italiani a discapito dei fran-cesi e da allora i nostri spumanti non solo hanno consolidato la propria posi-zione di mercato ma stanno continuan-do a crescere. Fino al 2008 le quantità di spumante italiano esportato erano meno del 70% del corrispondente fran-cese”.@ Come si è chiuso il 2015?“Le nostre stime sull’export 2015 (i dati definitivi saranno reperibili in via ufficiale solamente a metà marzo, ndr) evidenziano una crescita congiunta, ri-spetto all’anno precedente, dell’8% in volume e del 15% in valore per gli spu-manti dei 3 top exporter mondiali, con aumenti più elevati per i prodotti italia-ni che passano da 840 milioni di euro a circa 990 milioni di valore all’export”.@ In valore però la Francia è ancora lontana?“Il divario con i più blasonati sparkling francesi resta enorme: le esportazioni dei cugini d’Oltralpe dovrebbero rag-giungere i 3 miliardi di euro, di cui ol-tre 2,7 miliardi grazie allo Champagne. Molto più staccata la Spagna, con cir-ca 420 milioni di euro di vendite oltre frontiera. I prezzi medi all’export sono eloquenti: 17,1 euro/litro per i francesi (25,3 €/litro nel caso dello Champagne) contro i 3,57 dei nostri spumanti (3,59

€/litro per il Prosecco, 3,42 €/litro per l’Asti) e i 2,55 degli spagnoli (3,11 €/litro)”.@ Tra le bollicine made in Italy a quale riconosce la migliore performance?“Circa l’80% dei quantitativi esporta-ti dall’Italia fa riferimento a spumanti Dop, al cui interno il ruolo di attore protagonista spetta al Prosecco che poi rappresenta il vero artefice di questo sorpasso ai danni dei francesi. Sta in-vece soffrendo l’Asti che, al contrario, dal 2009 ad oggi è calato nei volumi venduti oltre frontiera di oltre il 30%. I mercati dove il Prosecco sta conoscen-do un vero e proprio boom sono il Re-gno Unito, gli Stati Uniti, la Svizzera, il Canada e i paesi Scandinavi mentre l’Asti sta subendo una riduzione delle vendite soprattutto in Russia, Germa-nia, Stati Uniti e Giappone. Questo suc-cesso che sta particolarmente interes-sando il Prosecco in alcuni paesi mette in evidenza una crescente “dipenden-za” dello spumante italiano da alcuni importanti mercati. In effetti, oggi, i primi 3 mercati esteri di sbocco assor-bono il 69% delle quantità esportate (era il 57% cinque anni fa), contro un grado di concentrazione che– sempre per i top 3 mercati di esportazione – è pari al 48% nel caso dello Champagne e al 53% per il Cava spagnolo. Se poi si allarga l’incidenza ai primi 10 mercati, si giunge ad una dipendenza dell’88% per lo sparkling italiano contro un 78% di quello francese”.@ Quale sarà la principale sfida del 216?“La vera sfida da vincere per lo spu-mante italiano sarà la diffusione in un maggior numero di mercati a livel-lo mondiale e nella costruzione di un chiaro posizionamento, per evitare di essere troppo esposti alle mode o, peg-gio ancora, agli effetti di congiunture economiche recessive”.•

La Francia è ancora lontana ma il 2015 è stato un altro anno da record. Denis Pantini

di Wine Monitor ci dice che anno sarà il 2016 per il segmento sparkling

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Un nuovo Ministero, interamente dedica-to all’agroalimen-tare, che accentri le

competenze finora suddivise tra il dicastero dello Sviluppo Economico e quello delle Po-litiche Agricole. Con l’obietti-vo, sempre più forte e condivi-so, di mettere l’agroalimentare al centro del sistema Italia. E’ questa l’ultima proposta del Premier Matteo Renzi, a con-ferma di quanto la filiera del gusto di qualità rappresenti una leva fondamentale per il rilancio del Paese.La proposta pare essere fatti-bile in tempi piuttosto ra-pidi: se inserita nei decreti Madia (ovvero la riforma della Pubblica Amministrazione), può essere varata dal Governo con un decreto legislativo. La volontà è emersa nell’ambito della firma di un importante protocollo con Intesa Sanpao-lo che mette a disposizione 6

miliardi di euro di credito in tre anni all’agroalimentare, così da favorire gli investi-menti nel settore.Secondo l’attuale Ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina “il pas-saggio al Ministero dell’Agro-alimentare – ha dichiarato il numero 1 del Mipaaf all’Ansa – è il nostro approdo naturale per valorizzare al massimo la spinta di Expo. E’ un lavoro strategico per il Paese”. Pa-rallelamente, il Governo sta attivando sinergie per favo-rire il raggiungimento dell’o-biettivo che Matteo Renzi ha in testa da almeno due anni. Ovvero far lievitare l’export agroalimentare italiano fino alla soglia dei 50 miliardi annui entro il 2020. Oggi sia-mo a 36 miliardi e mancano quattro anni alla ‘scadenza’. “Nell’anno di Expo l’agroali-mentare si conferma un mo-tore centrale della ripresa

dell’economia italiana - ha dettagliato il Ministro Mauri-zio Martina in una nota stam-pa -. A novembre 2015 l’ex-port ha superato quota 33,7 miliardi di euro con un aumento rispetto allo scorso anno di oltre 6 punti percen-tuali. I 50mila incontri b2b fatti dalle nostre imprese, le visite dei buyer internazionali nei nostri distretti produtti-vi, sono un’eredità concreta dell’esposizione universale di cui stiamo misurando oggi gli effetti positivi. Soltanto durante il semestre espositi-vo abbiamo venduto prodotti agroalimentari italiani per ol-tre 18,5 miliardi di euro, con un netto incremento rispetto agli scorsi anni e nonostante l’embargo russo. Il Governo ha messo il settore al cen-tro delle scelte di politica economica, con una legge di stabilità davvero a trazione agricola. Abbiamo tagliato

di oltre il 25% le tasse per le imprese agricole, puntiamo su semplificazione, sostenibilità e innovazione. Diamo credi-to alle imprese anche grazie all’accordo firmato con Banca Intesa per un linea di investi-mento da 6 miliardi di euro in tre anni. Dopo un 2015 molto positivo, possiamo e voglia-mo raggiungere l’obiettivo di 50 miliardi di euro di export entro il 2020 perché l’agroa-limentare italiano ha ancora un potenziale importante da sfruttare al meglio”.Noi de I Grandi Vini siamo convinti che il tema centrale resti anche la lotta all’Italian sounding. Con il nuovo anno è partita un’imponente cam-pagna promozionale a favo-re della qualità dei prodotti di eccellenza italiani nelle stra-de di New York. I supermer-cati della Grande Mela sono però ancora pieni di prodotti spudoratamente tarocchi che rivendicano il tricolore in eti-chetta, millantando presunte caratteristiche organolettiche. E’ su questa strada che si gio-ca la battaglia fondamen-tale per far crescere la quota export, oggi frenata da episo-di truffaldini ancora troppo diffusi.•

L’ultima idea di Matteo Renzi è creare il Ministero dell’Agroalimentare per rafforzare l’export e raggiungere quota 50 miliardi di euro al 2020. Il tema chiave resta la lotta all’Italian sounding

di Giovanni Pellicci

del Governo

La trazione agricola

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1. MULTIFUNZIONALITÀOnda® può essere utilizzato per la maggior parte di tipologie di vino e in tutte le fasi del processo di vinificazione: macerazione pre e post-fermentativa, fermentazione alcoolica e malolattica, affinamento sulle fecce fini e stoccag-gio a lungo termine.

2. VERSATILITÀsi adatta facilmente ai protocolli di vinificazione in uso e semplifica opera-zioni o problematiche normalmente complesse: rimontaggi, ossigenazioni, arresti o rallentamenti di fermentazione, messa in sospensione delle fecce fini, correzione dei sentori di ridotto, saturazione del serbatoio con gas iner-te ecc..

3. ESTRAZIONE EFFICACE E DELICATAil sistema automatizzato di movimentazione e rimontaggio agisce al di sopra e al di sotto del cappello delle vinacce e non direttamente su di esso, questo massimizza l’estrazione delle componenti fenoliche riducendo allo stesso tempo la produzione di feccia.

4. FACILE PULIZIAOnda® è privo di intercapedini e tutte le componenti interne sono dotate di un sistema rapido di smontaggio e lavaggio che riduce i tempi di svinatura, di pulizia e di sanificazione del serbatoio.

5. POSSIBILITÀ DI VINIFICARE SENZA SOLFITI AGGIUNTIgrazie al sistema di rimontaggio senza uso di pompe ed al sistema di iniezio-ne dei gas tecnici si ottiene all’interno di Onda® un’atmosfera modificata e controllata che ha permesso la produzione di vini senza aggiunta di solfiti o altri allergeni sia su scala sperimentale che produttiva*.

6. RISPARMIOriduce notevolmente i costi di manodopera perché funziona senza l’ausilio di pompe e relative tubature che richiedono personale specializzato sia per il loro funzionamento che per la loro pulizia.Onda® è completamente automatizzato: un solo operatore, grazie all’intuitivo pannello di controllo, può programmare e gestire l’intero processo di vinifica-zione, affinamento e conservazione, anche di più serbatoi contemporanea-mente.

Vantaggi

A Il sistema automatizzato di iniezione di gas tecnici (aria compressa, azoto, argon, CO2 o miscele di questi gas) in tre zone specifiche del serbatoio. 1 Saturazione

dall’alto per l’affinamento e la conservazione a lungo termine in atmosfera protetta. 2 Ossigenazione in zona mediana grazie alla candela porosa integrata. 3 Insufflazione dal basso: con gas inerte, per mescolare delicatamente il mosto/vino o portare in sospensio-ne le fecce fini durante l’affinamento, oppure con aria compressa per la macro-ossigena-zione del prodotto.

B Il sistema automatizzato di movimentazione e rimontaggio del mosto o del vino senza l’ausilio di pompe massimizza l’estrazione fenolica riducendo allo stesso

tempo lo stress per il mosto e la produzione di feccia.

Il nuovo serbatoio multifunzionale Onda®, brevettato da GHIDI METALLI SRL, è disponibile con capacità variabili da 20 a 150hl.Le caratteristiche innovative di Onda® sono:

SaturazioneSaturation

OssigenazioneOxygenation

insufflazioneInsufflation

1

B

2

3

Il sistema automatiz-zato di iniezione di gas tecniciThe automated system of injection of technical gases

Sistema automatizzato di movimentazione e rimontaggio The automated system for moving and pumping over

A

GHIDI METALLI Srl Via Circonvallazione, 64 - 51011 Borgo a Buggiano (Pistoia) Italia Tel . +39 0572 32216 - Fax +39 0572 30887 - [email protected] - www.ghidimetalli.it

*Impiegando Onda® ed adottando misure di igiene appropriate, attrezzature enologiche idonee ed un protocollo specifico è stata dimostrata la possibilità di vinificare senza l’aggiunta di solfiti ed altri allergeni, si raccomanda tuttavia che le procedure vengano consigliate e approvate da un esperto enologo che è responsabile della qualità del prodotto finale.

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Parlando di commercio di vino non si può non fermarsi sul fenomeno dell’e-commerce su portali specia-lizzati, che in pochi anni sta dando

nuove forme agli stili d’acquisto che prima sembravano fermi alla dicotomia tra enoteca e grande distribuzione. Con Riccardo Zilli, product manager di Tannico, azienda leader di questo settore, analizziamo le dinamiche di questa tendenza.Fino a qualche anno fa l’e-commerce del vino nel nostro Paese sembrava destinato ad affermarsi del tutto. Qual-cosa è cambiato? “Sul digitale l’Italia arriva dopo ma alla fine arriva e, in particolare sul vino, le esperienze dell’e-commerce sono relativamente giovani. All’inizio sono state le enoteche a corredarsi anche di una parte di vendita online, ma mancava l’esperienza sul digitale. Succes-sivamente, sono nati portali come il nostro, con una specializzazione in primis proprio sul web, indispensabile per questa forma di vendita”.Che cosa frena nell’acquisto online di un prodotto come il vino e cosa invece lo rende appetibile?“Rispetto a un’enoteca tradizionale ancora manca il rapporto diretto con l’enotecario, cosa che stiamo già superando con schede

dei prodotti molto dettagliate e con il somme-lier online che in tempo reale può rispondere alle domande e consigliare. Come plus, c’è tutta la comodità dell’acquisto online. Il no-stro cliente tipo è il professionista, con poco tempo a disposizione e una discreta curiosità verso il vino”.Quale fascia di prezzo ha maggiore mercato?“Tra i 10 e i 20 euro, anche se attraverso un rapporto di fiducia maggiore si stanno registrando con maggiore frequenza anche la vendita di vini più importanti. E’ fondamenta-le, per questo, l’assistenza post vendita”.Come effettuate la selezione delle aziende e in base a quale criteri?“La selezione avviene attraverso sommelier ed esperti, dall’etichetta famosa a quella di nicchia per soddisfare una fascia di mercato più ampia possibile”.Parlando di numeri, che incremento avete registrato del volume di affari dalla nascita di Tannico a oggi?“Quasi a fine del terzo anno di vita il bilancio è positivo: abbiamo chiuso l’anno con un fatturato di più di 4 milioni, con un incre-mento rispetto al 2014 del 150%. L’obiettivo nei prossimi anni è raddoppiare il numero di etichette – da 5 mila a 10 mila – e di aprire la vendita all’estero”.•

T he Wine Trotterdi Marina Ciancaglini

Tra i vari canali di vendita del vino, l’e-commerce sta assumendo un ruolo sempre più importante

Il vino corre sul web

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Il vino corre sul web

20152010

2000

199019801970

380cloni

omologati

301

130535151

380 CLONI OMOLOGATI!Negli anni ’60 i Vivai Cooperativi Rauscedo hanno iniziato l’attività di selezione clonale sulle principali varietà di vite e nel 1969 hanno ottenuto l’omologazione dei primi 51 cloni. Successivamente il lavoro è proseguito su più larga scala e ha riguardato non solo vitigni italiani ma anche quelli più diffusamente coltivati in Portogallo, Spagna, Repubblica Ceca, Croazia, Serbia, Grecia, e Georgia. Oggi i Vivai Cooperativi Rauscedo hanno conseguito un nuovo record mondiale per aver omologato il maggior numero di cloni in qualità di Costitutore privato! Un contributo molto significativo per il miglioramento della viticoltura e particolarmente apprezzato dai viticoltori di tutto il mondo!

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Ne avevamo già parlato, senza ovvia-mente rivendicare pretese di unicità, già nel settembre del 2014 quando ci eravamo così interrogati: “il futuro

del vino passerà attraverso la genetica?”. Ri-prendiamo adesso l’argomento sulla scia della lettera diffusa da Angelo Gaja (le presentazio-ni risulterebbero superflue), che pubblichiamo fedelmente per chi non l’avesse ancora letta.

Anche i viticoltori e produttori di vino guar-dano in modo diverso al clima che cambia. E’ generale la percezione degli eccessi, delle temperature medie giornaliere più elevate, l’avvio precoce nel vigneto della fase vegetativa, l’accelerazione della ma-turazione, le vendemmie anticipate. Quelli che guardano ai benefici fanno osservare che, rispetto al passato, le vendemmie di buona qualità sono più frequenti. Vini che si presentavano gracilini ed acidosi, ap-paiono oggi più strutturati ed armonici se non anche propensi ad esibire i muscoli. Mentre per altri il clima che cambia è fo-riero di preoccupazioni: la recrudescenza delle malattie parassitarie vecchie e nuove; la sofferenza dei vigneti a causa di periodi troppo a lungo siccitosi; i grappoli esposti alle scottature ed alla luce solare troppo intensa; le uve che arrivano in cantina troppo calde, con gradazioni zuccherine elevate, ancora coperte di antiparassitari che la siccità non ha concesso di dilavare; i bassi livelli di acidità del mosto; la gra-dazione alcolica dei vini che mostra nel tempo la progressione a salire. Il cambia-

mento climatico agisce allo stesso modo sul vigneto indipendentemente dalla tecnica di conduzione: convenzionale, biologico, bio-dinamico. Un lungo articolo su LE MON-DE del 7 novembre 2015 dedicato al “col-po di calore sui vigneti” evidenzia le forti preoccupazioni al riguardo, non soltanto per le sorti della viticoltura del Sud della Francia. Il polo universitario di Bordeaux ha avviato da un decennio progetti di ricer-ca scientifica volti ad individuare viti più idonee a fronteggiare gli effetti del cambia-mento climatico. E’ urgente dare maggiore impulso alla ricerca anche in Italia: per mi-gliorare l’adattamento dei portainnesti al mutamento del clima in atto e per cercare di mettere al riparo le viti storiche italiane da alcune delle malattie più insidiose. Per fare ciò occor-re che il nostro paese autorizzi i ricercatori ad accedere alle nuove tecniche di incrocio, la cisgenesi ed il genome editing, attraverso le quali è possibile trasferire geni (di resistenza a determinate fitopato-logie) da viti che ne sono in pos-sesso a viti che sono carenti. Si metterebbe così ancora una volta a frutto il patrimonio unico di viti

storiche italiane, attingendo alle diversità che le caratterizzano. Però occorre agire, utilizzando sia fondi pubblici che privati. Lo stallo attuale non serve al mondo del vino italiano.

Angelo Gaja

Il punto è il seguente: la viticoltura occupa il 3% della superficie agricola europea e con-suma il 65% dei fungicidi utilizzati, ovve-ro 68.000 mila di tonnellate di prodotti chimici che forse dovrebbero spaventare di più delle tecniche genetiche di cui parla Gaja. Ma andiamo per ordine, facendoci aiutare da Michele Morgante, presidente della SIGA (Società Italiana di Genetica Agraria), profes-

Viti Ogm. Tempo di sfatare il tabù

?L’INCHIESTAVITI OGMdi Claudia Cataldo

A lanciare l’appello è stato Angelo Gaja. L’ingegneria genetica sarà il futuro del vino? Se così non sarà, quali sono i rischi per le viti e per i consumatori?

Michele Morgante

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sore di Genetica dell’Università di Udine e Direttore dell’Istituto di Genomica Applicata di Udine. Come le nuove tecnologie genetiche pos-sono venire in soccorso alla viticoltura?“Il problema della sostenibilità ambientale della viticoltura è una tematica non più ri-mandabile. Negli ultimi due secoli abbiamo rinunciato in buona parte al miglioramento genetico visto che erano state identificate del-le varietà valide dal punto di vista enologico che non sono più state modificate: questo ha comportato successivamente un ampio ricorso alla chimica per fronteggiare problemi legati a funghi e malattie, peronospora e oidio in primis. Come possiamo rendere le varietà più resistenti? Ci sono due strade che possiamo percorrere. La prima è quella dell’incrocio e selezione, tecnica che abbiamo utilizzato per creare ad esempio dieci varietà che sono sta-te iscritte al Catalogo nazionale della varietà di vite da vino: si tratta ad esempio di figli di Sangiovese, Tocai, Sauvignon che però non sono Sangiovese, Tocai, Sauvignon, per ci-tarne alcuni. Nel momento dell’incrocio si è generata una nuova varietà: e così come i fi-gli non sono mai identici ai genitori, queste sono ottime varietà ma non sono identiche alle varietà tradizionali di partenza. L’altra strada per rendere resistenti le varietà tradizionali è quella di ricorrere alle tecniche dell’ingegne-ria genetica, come la cisgenesi e il genome editing, di cui parlava anche Gaja nella sua lettera: entrambe sono catalogate come “nuo-ve tecnologie di miglioramento” genetico, sulle quali la Commissione Europea deve pro-nunciarsi per capire come considerarle sulla base della Direttiva 18 del 2001 che re-gola il rilascio degli organismi geneticamente modificati. La cisgenesi è il trasferimento di un gene entro la stessa specie o fra due in-dividui sessualmente compatibili, lasciando il gene esattamente nello stato in cui si trova nella varietà in cui è stato prelevato. Potrebbe essere utile perché permetterebbe di usare i geni da varietà di vite selvatica americana o asiatica resistenti alle malattie e applicarli mediante procedimenti di ingegneria genetica nelle nostre varietà, con un duplice vantaggio: da una parte si tratterebbe di un procedimento preciso e monitorabile, dall’altra rimarrebbe invariato il genotipo di partenza, creando sem-plicemente nuovi cloni delle varietà esistenti. Il genome editing, invece, è una tecnologia forse ancora più sofisticata e più nuova che permette di modificare singole basi all’interno del Dna di una specie. Nel caso della resi-stenza ai patogeni, si può o creare una sorta di

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sistema immunitario nella pianta (inserendo dei geni di resistenza attraverso la cisgenesi) oppure si possono inattivare attraverso il genome editing i geni di suscettibilità che il patogeno usa per penetrare nella cellula della pianta, bloccando anche in questo caso la malattia, e senza anche in questo caso modificare il genotipo della pian-ta e quindi le caratteristiche organolettiche del vino”. Utilizzando queste tecnologie di ingegneria genetica, come potrebbero convivere tra-dizione e innovazione?“In un caso come questo innovazione e tradizio-ne andrebbero perfettamente a braccetto. Si è soliti pensare all’innovazione in viticoltura come antitetica al patrimonio tradizionale, mentre dobbiamo intenderla come un aiuto importantis-simo proprio per preservare le varietà esistenti: se vogliamo salvare l’immenso patrimonio di vitigni autoctoni di cui il nostro Paese va giu-stamente fiero, questa a mio avviso è la strada migliore, e più efficace, da percorrere”. Quali sono i rischi reali che corre il patri-monio viticolo italiano?“Proviamo a pensare ad esempio a cosa potreb-be succedere se l’Unione Europea dovesse in-trodurre delle norme più restrittive sull’uso dei fungicidi e degli interventi chimici in vigneto. Potrebbe essere, allo stato attuale, un grosso pro-blema per le nostre varietà autoctone che, visti i cambiamenti climatici, sono ancora più esposte alle malattie parassitarie. Inoltre le nuove tec-nologie di miglioramento genetico applicate alle

varietà esistenti aiuterebbero a fronteggiare an-che altre problematiche, come quella della sic-cità o del controllo del grado alcolico, entrambe connesse con i mutamenti climatici in corso e l’innalzamento delle temperature”.Come potrebbe rispondere il mercato se messo di fronte a vini da viti geneticamen-te modificate? “Il consumatore dovrebbe capire che non ci sono rischi, le evidenze raccolte fino ad oggi dicono che i prodotti ottenuti sono in tutto e per tutto uguali alle varietà ottenute ad esempio da tec-niche di incrocio. Certo, potrebbero essere vini definiti Ogm, ma il consumatore dovrebbe chie-dersi: preferisco avere un prodotto geneticamen-te modificato ma effettivamente biologico o un vino da uve che sono state più e più volte trattate chimicamente? Io credo che nel caso della vite, davvero, i benefici sarebbero moltissimi. Tenga presente che i trattamenti si abbatterebbero no-tevolmente, basterebbero in via precauzionale solo 2 o 3 passaggi di rame all’anno…”.Quindi si avrebbe anche un risparmio per il viticoltore?“Sicuramente sì. I costi di gestione del vigneto subirebbero un abbattimento di circa il 40% ri-spetto ai costi attuali”. Qual è la situazione normativa in questo momento?“La situazione è che possiamo fare sperimen-tazione, ma in Italia la possiamo fare solo in serra, non in campo: questo è un gap tutto ita-liano, visto che non è stato ancora individuata

una zona sperimentale sul territorio nazionale in cui portare avanti i nostri studi. Speriamo che il ministro Martina intenda quanto prima interve-nire anche in questo senso. Per quanto riguarda invece le tecniche a cui accennavo prima, sul genome editing c’è un vero e proprio vuoto nor-mativo: ci sono Paesi, come ad esempio Germa-nia e Svezia, che sostengono che questi prodotti potrebbero già essere immessi sul mercato senza bisogno di specifiche autorizzazioni, ma ovvia-mente sarà la normativa europea a decidere. La cisgenica invece rientra a tutti gli effetti nella casistica Ogm ma già qualche anno fa l’Efsa (European Food Safety Authority) emise un parere in cui diceva che i prodotti cisgenesi dovrebbero essere trattati in maniera diversa da quelli trasgenici in quanto hanno un profilo di rischio più basso e sono più simili ai prodotti da miglioramento genetico tradizionale”. In che tempi dobbiamo muoverci?“Quanto prima! Credo che questa sia una grossa occasione per l’Italia per avere una leadership in questo settore: abbiamo già fatto dei passi im-portanti quando, otto anni fa, abbiamo sequen-ziato il genoma della vite. C’è l’urgenza di creare nuovi prodotti a beneficio dei viticoltori e dei consumatori, non c’è tempo da perdere, senza abbandonarsi a chiusure ideologiche o prese di posizione. In questo credo che l’apertura verso queste tematiche dimostrata dal Ministro Marti-na possa fare ben sperare per il futuro del nostro patrimonio viticolo e per quello del vino europeo più in generale”.•

?L’INCHIESTAVITI OGMdi Claudia Cataldo

Non sono un esperto di genomi-ca. Come molti altri miei colle-ghi negli anni passati avevo iniziato a collaborare con dei

consulenti ricercatori/professori univer-sitari per apprendere di più sul modo di condurre i vigneti con maggiore rispetto per l’ambiente. Sono stati alcuni di loro a sostenere la necessità di una maggio-re apertura in Italia alla ricerca (genome

editing, cisgenesi) ed alla sperimentazione in campo aperto con l’obiettivo di conte-nere/abbattere uso di fitofarmaci e com-battere fitopatologie (flavescenza dorata, mal dell’esca). Così mi sono avvicinato al loro pensiero. Abbiamo in Italia ricercatori di prim’ordine, tra essi la senatrice a vita Elena Cattaneo.  Mi piacerebbe che l’Italia prendesse iniziative anche in questo cam-po, avanzando un progetto con enunciate le regole di sicurezza. Evitando però che la “scelta politica” diventi lo strumento per inattivare la “scelta tecnica” e continuare

a parteggiare per la “lobby del bio” come è avvenuto sino ad ora.  Perché l’Italia po-trebbe farlo con successo ? perché nel no-stro paese non sono presenti le multina-zionali che si trovano in altri paesi europei, le loro lobby nel nostro parlamento non sono ancora così presenti come avviene invece altrove. Mi piacerebbe che l’Italia fosse capace di formulare un progetto che ambisca a divenire un esempio capace di ispirare anche altri paesi.  Quello degli OGM è un passaggio obbli-gato, non basta soltanto dire di no.

Nel polo universitario di Bordeaux ricerca e sperimentazione in campo sugli OGM procede da tempo. Nuove varietà di viti oppure anche  viti che porteranno il vec-chio nome (cabernet sauvignon, merlot, …) ma con il genoma modificato stanno per arrivare sul mercato. L’introduzione di queste viti sul mercato procederà inizialmente lentamente. Non diverrà obbligatorio utilizzarle. Chi ne ri-fiuterà l’uso avrà dalla sua un’arma in più per affermare di produrre vini rispettosi della tradizione.

Il parere di Angelo Gaja… Quali sono a suo avviso i benefici che l’uso dell’ingegneria genetica potrebbe apportare alla viticoltura? In che misura e con quale sentimento il mondo del vino – produttori e consumatori – potrebbe accogliere l’uso di prodotti ottenuti mediante le tecniche a cui lei accenna, ovvero cisgenesi e genome editing?

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2.0

Quando ormai la bottega sembrava soppiantata dalla grande distribu-zione, è proprio la tecnologia digi-tale che, in alcuni casi, ha favorito la

riscoperta del km 0 e della genuinità. In Italia, sono molti i portali e-commerce con un’offerta enogastronomica. In alcuni casi sono diret-tamente le aziende agricole a organizzarsi, come nel caso di Giulio Gargani, agricolto-re fiorentino 2.0 che ha deciso di mettere sul mercato digitale non solo la sua azienda ma di riunirne anche altre. Ecco il caso di Agrimè.Qual è la filosofia che sta dietro Agrimè?“E’ un portale che riunisce varie aziende agri-cole della provincia di Firenze, per dare al cliente un’offerta completa. L’acquisto è facile, basta iscriversi e cliccare sui prodotti che inte-ressano. Per tenere costi contenuti si vendono solo prodotti stagionali, senza fare consegna a domicilio ma smistandoli in vari punti di con-segna”.Com’è stato accolto dai consumatori?“Direi bene, per via della comodità dell’acqui-

sto e della genuinità dei prodotti. In un paio di anni abbiamo totalizzato circa 800 iscritti”. Chi è il vostro cliente tipo?“E’ la famiglia, attenta alla filosofia del km 0 e dell’alimentazione sana, con un minimo di dimestichezza con il digitale”.Negli ultimi anni sono chiuse molte bot-teghe e alimentari a favore del dilagare della grande distribuzione. Portali come Agrimè possono rappresentare una nuo-va tendenza agli acquisti?“Secondo me sì. In qualche modo Agrimè è qualcosa di simile alla spesa che un tempo si faceva dall’ortolano, ma usa le moderne tec-nologie. In più, il fatto che l’acquisto è diretto dal produttore riduce i costi dei canali inter-medi”.La figura stessa dell’agricoltore sta cam-biando?“Il ricambio generale sta portando delle com-petenze in più. In molti siamo laureati e, in ge-nerale, abbiamo una buona familiarità con le nuove tecnologie”.•

Chi dice che la tecnologia è nemica delle tradizioni e della filosofia slow? Al contrario, può diventare un veicolo di questi valori

Mercato

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di Marina Ciancaglinifoto di Bob Noto

ChefLa cucina immaginata

Geniale e carismatico, inventore di piatti che rimarranno nel-la storia. Neppure la

seconda stella Michelin persa di recente – con numerose critiche - nell’edizione 2016 della “rossa” ha scalfito la sua voglia di diver-tirsi e di innovare. E per Davide Scabin, nel suo Combal.Zero, le novità sono la linfa vitale. E’ vero che da bambino vole-va diventare un hacker?

“Si è vero! Quando dovevo iscri-vermi alle Superiori ero indeci-so se fare il liceo scientifico per fare informatica o il liceo artisti-co. C’erano già i concetti chiave dell’essenza della cucina: arte e tecnica”.Poi però ha prevalso l’amore per la cucina. “Mia madre mi ha spinto a iscri-vermi all’istituto alberghiero, in quanto una scuola che formava per il mondo del lavoro. Io già

amavo la cucina: quando avevo dieci anni e mia madre riprese a lavorare, mi occupavo del pranzo mio e di mia sorella, inventando piatti sempre nuovi”.Com’è nata la passione per la ricerca e la sperimentazione?“C’è stata da sempre. Da bambino amavo sperimentare i giochi, cre-are delle varianti a quelli classici. In cucina è stato lo stesso sin da subito. Non mi sono mai fatto in-fluenzare da niente ma ho sempre

avuto la capacità di immaginare. Anche adesso non mi fermo mai, ho sempre bisogno di pensare e inventare”.Al Combal.Zero esiste una convivenza tra piatti tradizio-nali e tra quelli innovativi e visionari. Come si è evoluto il suo pensiero rispetto alle ori-gini?“Ci sono state sempre evoluzioni e anche cambi di rotta. Forse il cambiamento più grande c’è stato

Davide Scabin si diverte a provocare e a scombinare le carte ma grazie anche a questo è nell’Olimpo dell’alta ristorazione da quasi 20 anni

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verso la metà del primo decennio del 2000, quando c’era la domi-nanza della scuola iberica e del-la cucina molecolare. Dopo aver sperimentato qualsiasi cosa, in quel periodo inventai piatti che si spostarono da una visione sog-gettiva a una oggettiva, come la Check Salad o il Tataki di me-lanzana”.Quali saranno secondo lei le tendenze del prossimo futuro al Combal.Zero?“C’è n’è una già in atto. Si tratta del menù Up & Down e si basa sull’idea di introdurre proteine e grassi all’inizio per poi andare ad alleggerire verso la fine, che è il contrario di quanto avviene in un

normale menù, in cui l’antipasto è più fresco e leggero della por-tata finale. Non sempre la speri-mentazione significa qualcosa di “strano”, in questo caso cambio una modalità, prendo in contro-piede modificando qualcosa di stabilito”.Alcuni sui piatti, come il Cyber Egg, sono diventati dei cult. Si può dire che uno chef sia professionalmente arriva-to quando succede questo?“Non ci si sente arrivati per que-sto, anzi si è sempre in sfida con se stessi”.Quando non lavoro che tipo di cucina ama mangiare?“Amo molto la cucina asiatica,

in particolare la giapponese e la thailandese, la quale mi ha fat-to capire il mondo delle spezie piccanti. Poi adoro la pizza e la vera cucina tradizionale italiana,

come le frattaglie e le zuppe”.Tra i suoi nuovi progetti ci sarà ancora la tv?“Non posso dire molto ma sì, mi vedrete di nuovo in televisione a primavera. Non capisco i de-trattori degli chef in televisione, dove si può far arrivare la cultura gastronomica a un pubblico mol-to più vasto che un ristorante. Ci vuole una visione contemporanea delle cose”.

Combal.ZeroPiazzale Mafalda di Savoia, 10098 Rivoli (TO)www.combal.org

Cyber Egg

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Con 17 mila visitatori e 120 stand, Expo Food & Wineraddoppia i numeri e valorizza le eccellenze mediterranee

DI ANTONIO IACONA FOTO DI CRISTINA IACONA

Catania si conferma la capitale del gusto

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Si conferma Capitale del Gu-sto la città di Catania con la 2^ edizione di Expo Food & Wine (www.expofoodan-

dwine.com), il Salone internazio-nale delle eccellenze enogastro-nomiche, realizzato da Sief Italia. Sono stati 17 mila i visitatori che dal 28 al 30 novembre scorsi hanno af-follato i 120 stand allestiti alle Ci-miniere, per quella che è diventata un punto di riferimento per l’agroa-limentare di eccellenza. Grandi nu-meri confermati anche dagli oltre 50 eventi, seminari, cooking show, corsi e degustazioni in programma.  “Abbiamo superato di gran lunga i numeri della passata edizione – di-chiara con soddisfazione Alessan-dra Ambra, amministratrice di Sief Italia e organizzatrice di E.F.W. – e ci prepariamo già all’edizione 2016, che vorremmo fosse ancora più gran-de e con un’offerta ancora più ricca. Ho percepito entusiasmo e interesse tra il pubblico e gli operatori e que-sto ci porta ad avere grandi ambi-zioni per il futuro. Intanto il nostro prossimo appuntamento è con ‘Casa Sanremo’ a febbraio per portare al Festival della musica italiana il gu-sto e i sapori della nostra terra”.Già, proprio così, perché di Sief Italia e del suo dinamismo si sono accorti anche nel resto d’Italia e Alessandra Ambra avrà l’onore, ma anche la grande responsabilità, di rappresentare la Sicilia enogastro-nomica al Festival della Canzone italiana. Intanto di Expo Food & Wine ne hanno scritto e parlato grandi nomi del giornalismo enogastronomico na-zionale, che hanno preso parte all’e-vento: il volto noto televisivo Alex Revelli Sorini, che è anche il pre-sentatore ufficiale della manifesta-zione; il presidente dell’Associazio-ne Stampa Agroalimentare, Roberto Rabachino; il critico gastronomico de Il Giorno, Marco Mangiarotti; il nostro direttore editoriale, Fabrizio Barbagli; la giornalista Gladys Tor-res Urday; il direttore di Tg5 Gusto, Gioacchino Bonsignore. Scommessa vinta sul piano della co-municazione, così come sul versan-te commerciale, con la piattaforma

creata per le aziende partecipanti al Salone, invitando ad interveni-re oltre 10 Paesi esteri con i loro buyers. Grande attenzione, quest’an-no, anche per il settore del turismo con la sezione “Sicily travel show”, così come per il mondo del fresco e del surgelato, con la presenza di Blu Lab Academy (iniziativa coordina-ta dal Centro Surgelati di Acireale, che ha coinvolto importanti realtà nazionali e internazionali  ) e con la partecipazione di numerosi sponsor del settore. Ultimi, ma solo in ordine cronolo-gico, i partners della manifestazio-ne, grandi sigle rappresentate da grandi nomi: il presidente nazionale della Federazione Italiana Cuochi, Rocco Pozzulo; il presidente nazio-nale di  Con.Pa.It. (Confederazione Pasticceri Italiani), Federico Anze-lotti; il presidente dell’Unione Re-gionale Cuochi Siciliani, Domenico Privitera; il presidente dell’Asso-ciazione Provinciale Cuochi Etnei e presidente Fic Promotion, Seby Sorbello; il presidente Ais Sicilia, Camillo Privitera; il presidente Fi-sar Catania, Vittorio Cardaci Ama; il presidente provinciale Onav Cata-nia, Gregorio Calì; la presidente di Aic Sicilia, Giusi Costa. Mentre tra le autorità, hanno voluto sottolineare il proprio sostegno il sottosegretario alle Politiche agricole, Giuseppe Ca-stiglione, e il presidente della Com-missione regionale Antimafia, Nello Musumeci. Una chicca del Salone è stato inol-tre “Polp Fiction”, il Festival delle Polpette, che ha visto sfidarsi a colpi di ricette il pubblico e i giornalisti, in una gara per la migliore polpet-ta. Tra i concorrenti, anche il nostro direttore Fabrizio Barbagli. Un altro modo divertente e simpatico di co-municare che il gusto, quello vero, appartiene a tutti e che dobbiamo custodirlo nel migliore dei modi. Infine, sul fronte commerciale, scelta vincente è stata quella di creare uno store all’interno di Expo, dove i vi-sitatori hanno potuto acquistare tutti i prodotti di eccellenza conosciuti e degustati al Salone. Un’altra iniziati-va firmata Sief Italia, apprezzata sia dalle aziende che dai fruitori. •

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3020-23.02.2016 Pad. A7 Stand 198

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Scoprire l’Etna attraverso piatti di straordinaria ele-ganza. Assaggiare gli an-goli più suggestivi di un

territorio unico al mondo, come il vulcano, cogliendo l’essenza stessa dei suoi sapori, dei suoi odori, dei suoi colori. Sono espe-rienze affascinanti, che nessun cultore del gusto, di quello vero, dovrebbe lasciarsi sfuggire, e che è possibile vivere attraverso la cucina di uno degli Chef più apprezzati e rinomati della Sici-lia e che sta facendo parlare di sé anche oltre lo Stretto. Scriviamo di Seby Sorbello, del “vulca-nico” (mai termine è stato più appropriato!) Chef Patron del ri-storante “Gourmanderie Sabir”, all’interno del rinomato Parco dei Principi ed Esperia Palace Hotel di Zafferana, nel cuore stesso dell’Etna. Classe ’75, quarantuno anni compiuti da pochi giorni, Seby si forma nelle cucine del risto-rante di famiglia, viaggia e im-para anche all’estero. Presidente dell’Associazione Provinciale Cuochi Etnei e Presidente Na-

zionale della F.I.C. Promotion, è ormai un volto noto della presti-giosa rubrica TG5 Gusto di Ca-nale 5, diretta da Gioacchino Bonsignore. È anche il creatore di Cibo Nostrum, la grande fe-sta dell’enogastronomia d’eccel-lenza del Mediterraneo, e autore del libro “Tacuinum Barocco” (Ali&No Editrice), che gli è valso il Premio nazionale giornali-stico “Apicio”. “Credo che oggi il ruolo del cuoco sia quanto mai importan-te – ci racconta Seby Sorbello, durante l’intervista esclusiva per I Grandi Vini – e non certo per-ché i cuochi siano diventati delle star della televisione, ma per-

ché, come ho sempre sostenuto, quando presentiamo un piatto ai nostri clienti, quando creiamo una ricetta per i nostri commen-sali, stiamo presentando il nostro stesso territorio. Ritengo che gli Chef siano i primi veri ambascia-tori della propria terra”. L’intervista avviene nelle elegan-ti sale di “Gourmanderie Sabir”, l’ultima impeccabile creazione gastronomica firmata Seby Sor-bello ed Enza Cutuli, l’energi-ca signora Enza, mamma dello Chef e imprenditrice alberghiera dell’Etna. “Diciamo subito – spiega Seby – che i turisti, ma anche i clien-ti abituali, apprezzano da anni

il nostro modo di presentare la Sicilia e l’Etna nei piatti e nel-le ricette. Con Gourmanderie Sabir abbiamo voluto creare un valore aggiunto dei sensi: vi-sta, gusto, olfatto… perché tutte quelle tipicità ed eccellenze del-la nostra Isola potessero espri-mersi ancora di più, in una vera sinfonia gastronomica”. Già, proprio una sinfonia gastro-nomica, dove eleganza e creati-vità si fondono per regalare emo-zioni uniche. Curatissima anche la carta dei vini, con il sommelier della casa Mauro Cutuli. Anche quando è impegnato in Italia e all’estero (e sono davve-ro tanti i prestigiosi eventi a cui è invitato a intervenire), lo Chef Seby Sorbello fa della cucina si-ciliana il biglietto da visita più bello ed elegante per la promo-zione della propria terra, con tutte le sue tradizioni e la sua cultura culinaria, che egli porta avanti con rispetto e con amore e facendo suo il motto: “Il Cuoco crea, non inventa, e lo fa at-traverso la sapienza e la co-noscenza!”…•

Prosegue il nostro viaggio tra gli Chef siciliani,

con tutto il dinamismo del

Cuoco dell’Etna

DI ANTONIO IACONA

La cucina di Seby Sorbello:un viaggio nella terra del mito

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L’ ISPIRAZIONE

LA CREAZIONE,

Montalcino

Calici da Vino SUPREMO

LA VITA E’ BELLA.

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ACCADEMIA

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Dicembre, mese della potatura, ma non al Castello di Roncade. Infatti qui, poco prima di Nata-le, si sono vendemmiati i 6,5 et-

tari di Raboso dell’Arnasa: grazie alla tec-nica della doppia maturazione ragionata –utilizzata da pochissime aziende – l’uva è rimasta molto più a lungo in vigna, svi-luppando una ricchezza unica. Il Raboso dell’Arnasa, frutto della doppia maturazio-ne ragionata, è composto da uve con due livelli di maturazione, ottenuti median-te un preciso taglio del tralcio della vite. Questa recisione viene eseguita in modo da lasciare sulla vite circa 1/3 di grappoli alimentati dalla linfa (che tenderanno poi

alla surmaturazione), mentre gli altri 2/3 iniziano il processo di appassimento. Le uve si raccolgono poi nello stesso momen-to e si vinificano insieme per poi lasciarle affinare per almeno 36 mesi nella storica bottaia del Castello di Roncade, che ospita anche il celebre Villa Giustinian, il primo taglio bordolese italiano. Da anni l’azienda sta valorizzando i vitigni autoctoni come il Raboso dell’Arnasa, con ottimi risultati. La doppia maturazione ragionata consente infatti di abbassare l’alta acidità del Rabo-so, di aumentarne i profumi, gli zuccheri e il grado alcolico, garantendo un prodotto di qualità superiore che sarà immesso sul mercato solo a partire dal 2018.•

Eccezionale tenuta in vigna del Raboso dell’Arnasa, grazie alla doppia maturazione ragionata

Vendemmia di metà dicembre al CASTELLO di RONCADE

Usually December is time for pruning, but not at Castello di Roncade. In fact, here just be-fore Christmas it’s harvest time for the 6.5 ha

of Raboso dell’Arnasa. Thanks to the controlled double ripening technique – a technique em-ployed by few wineries only – grapes endure lon-

ger in the vineyard and develops a unique richness. This Raboso dell’Arnasa, fruit of the controlled double ripening, is made through a meticulous pruning that allows two levels of ripening. This pruning allows that 1/3 of the grapes are nourished by the sap (and they will tend to over-ripening), while the other 2/3 start the drying pro-

cess. Then the grapes are harvested and vinified together and ages 36 months in the historical cellar of Castello di Roncade. Here ages the famous Villa Giustinian, the first Italian Bor-deaux blend. The winery has been exploiting the autochthonous grape varieties for years, getting excellent results. Controlled double ripening let to reduce the acidity of Raboso, increasing per-fumes, sugar and alcohol content. This method guarantees a superior quality product that will be on the market in 2018. •

The late harvest of Castello di RoncadeExcellent endurance in the vineyards of Raboso dell’Arnasa, thanks to the controlled double ripening

CASTELLO DI RONCADE Via Roma, 141 - 31056 Roncade (TV)

Tel.: +39 0422 708736 [email protected]

facebook.com/castellodironcade

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CASATO

L’eccellenza della ristorazione sullo scorcio

di Piazza del Campo

Pochi passi a piedi dalla storica Piazza del Palio e si raggiunge l’elegante entrata del Ristorante il Casato. Un ambiente discreto, la

luce soffusa, da subito si respira l’atmosfe-ra rilassante per un aperitivo in compagnia o il proseguo della serata in una delle sale sapientemente arredate del locale. Il mix tra elementi moderni e d’antiquariato che compongono gli interni si ritrovano giocati in maniera raffinata nei menù che lo chef propone per il pranzo e per la cena. La cu-cina tipica locale è alla base di ogni piat-to ma rielaborata con stile e cura per ogni singola portata. Dall’antipasto composto da finger di pappa al pomodoro ai muffin di ricotta e verdure, fino ai crostini misti toscani accompagnati al gaspacho del Ca-sato. Un mosaico di colori e sapori che si mescolano in bocca con un gusto antico e contemporaneo. Gli highlight del Casato Ristorante rimangono impressi nella tar-tarre di Chianina, cacciucco di cinghiale in “Dolce Forte”, pici alla carbonara di mare e una manciata di praline di cacao al cocco. Se volete il “top deluxe” allora vi consigliamo di mangiarvi un hamburger di pesce di lisca di Toscana con sesamo e

pane croccante, puntando lo sguardo sul-lo scorcio della conghiglia di Piazza del Campo. Ecco che il senso del gusto si spo-serà appieno con quello della vista.. della città di Siena. •www.casatoristorante .it

Ristorante

DI CHIARA MARTINELLI FOTO DI PAMELA BRALIA

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Bolzano, 23 novembre 2015 - Con 45.000 visitatori in quattro giorni, le tre fiere autunnali hanno confer-

mato la loro notevole attrattività per il pubblico. “Le nostre fiere hanno sempre meno le caratteristiche di semplici esposizioni di prodotti e di-ventano sempre più piattaforme di contatto e dialogo”, afferma il diret-tore di Fiera Bolzano Thomas Mur: “Si tratta di un’evoluzione positiva di cui beneficiano tutti gli interessati. Rite-niamo che i dati gratificanti sulla par-tecipazione di visitatori ed espositori siano un segnale di ripresa economi-ca generale ed evidenzino un rinvigo-rimento del potere d’acquisto.” I temi legati alla salute e all’alimenta-zione sono sempre più centrali, come si evince dal perdurare del trend po-sitivo registrato da entrambi i saloni specializzati Biolife e Nutrisan. Sono proprio questi ultimi e i relativi temi di approfondimento a suscitare il maggiore interesse, come emerge dai questionari di gradimento che vengono somministrati ogni anno ai visitatori. Oltre che dall’opportunità di mettersi direttamente in contatto con i produttori e di scoprire prodot-ti selezionati di elevata qualità, 150 persone interessate sono state attira-te dalle iniziative informative correla-te alla fiera. Il convegno in lingua tedesca e italia-na dal titolo “Alimentazione tra salute e moda” è stato moderato dal Dott. Michael Kob, dirigente medico pres-so il servizio di dietistica e nutrizio-

ne clinica dell’Ospedale di Bolzano. I quattro interventi hanno trattato di alimentazione vegana, acquisti di prodotti stagionali e cicli produt-tivi regionali, alimenti biologici e di come leggere correttamente le eti-chette. Kob ha dato risalto al grande dilemma dell’alimentazione: a livello mondiale ci sono circa due miliardi di persone in sovrappeso e al contempo 800 milioni di persone che soffrono la fame. Da un lato l’alimentazione si configura sempre di più come espres-sione del proprio stile di vita, mentre dall’altro si tratta di sopravvivenza tout court. La comunità mondiale deve dare risposta a entrambe le sfide, fornendo soluzioni concrete a livello regionale. Durante il seminario sull’olio d’oliva del sabato, Adolfo Piangevino, Presi-dente della Sezione Produttori Bio-logici della Coldiretti Puglia nonché olivicoltore e produttore di olio d’o-liva per passione, ha dichiarato che l’Italia, con una produzione di circa 400.000 tonnellate di olio d’oliva, si afferma come secondo paese produt-tore, dopo la Spagna, e che però, allo stesso tempo, ne è anche il principale importatore a livello mondiale. Per la qualità dell’olio di oliva è decisiva la quantità di polifenoli: maggiore è il contenuto, più salutare è l’olio. Lo chef stellato originario dell’Alto Adi-ge, Martin Dalsass, diventato il “papa” dell’olio d’oliva in Svizzera, ha affer-mato che un olio d’oliva extravergine spremuto a freddo difficilmente costa meno di 10€ al litro. Durante l’incon-

tro è stato possibile degustare alcuni oli che si sono aggiudicati il Premio BIOL 2015, a cui hanno partecipato diversi oli di oliva provenienti da tutti e cinque i continenti. I dati positivi sull’affluenza e l’atten-zione dei media vengono sempre con piacere messi a disposizione dei no-stri Partner e delle Istituzioni altoate-sine. In quest’ottica, Bioland Südtirol, principale associazione bio dell’Alto Adige che conta oltre 540 membri e 28 partner, ha presentato la nuova piattaforma web del settore biologi-co altoatesino: www.bioinsuedtirol.it. Nella nuova guida bio online “Bio in Südtirol” è possibile trovare a por-tata di click prodotti e agriturismi bio, consigli per itinerari bio e ristoranti biologici. L’idea di concepire Biolife come sa-lone specializzato dell’eccellenza regionale biologica ha convinto gli espositori, che per l’85% considera-no Bolzano la location ideale. Franz Baumgartner di Bio Beef commenta l’evoluzione generale della Fiera, che da occasione di vendita è diventata una piazza dove raccogliere contatti e informazioni: “Partecipiamo a Biolife già da alcuni anni. La progettualità alla base della Fiera soddisfa ampia-mente le nostre esigenze, dal mo-mento che ci permette di incontrare proprio il genere di clientela a cui ci rivolgiamo. Fin dall’inizio Biolife si è rivelata un successo che si è ricon-fermato anche quest’anno. Ci offre, infatti, la possibilità di conoscere nuovi clienti e di rafforzare i contat-

ti con quelli con cui abbiamo già un rapporto in essere. L’obiettivo che ci eravamo posti, cioè aumentare la vi-sibilità di Bio Beef, è stato raggiunto in pieno e pensiamo di partecipare anche l’anno prossimo.”Anche nuovi espositori come Roberta Stella del mobilificio Bio Living hanno dato valutazioni positive della dodi-cesima edizione di Biolife: “Abbiamo partecipato quest’anno per la prima volta ed è stata una nuova esperienza positiva. Sia l’affluenza che l’interes-se dimostrato dai visitatori sono stati molto buoni. Il mercato del biologico si sta sviluppando notevolmente e sono sicura che avremo ripercussioni positive sia nel settore degli alimen-tari che nel settore bio in generale. Siamo certi che ritorneremo anche per la prossima edizione.”I visitatori confermano una buona impressione generale: dei 1567 inter-vistati oltre il 90% ha valutato le tre fiere con “buono” o “molto buono” e quattro visitatori su cinque faranno ritorno anche nel 2016. Circa i due terzi visitano le fiere regolarmente e tre quarti dei visitatori non se ne van-no senza aver fatto acquisti. Appena il 30% non proviene dall’Alto Adige, di cui la maggior parte giunge dalla vicina provincia di Trento (15%) e un decimo dei visitatori proviene invece dal resto d’Italia.

Sono disponibili ulteriori informazioni, foto in alta risoluzione e tutti i video gi-rati durante Biolife consultando il sito: www.biolife.it .•

Ampliare la durata di Biolife facendola coincidere con le quattro giornate della Fiera d’Autunno e di Nutrisan, salone della corretta alimentazione, si è rivelata una scelta

vincente: la presenza di 264 espositori da tutta Italia e dall’estero ha permesso a Biolife di affermarsi come la principale piattaforma italiana per l’eccellenza regionale biologica.

BIOLIFE 2016Quattro giornate dedicate

al biologico italiano

Page 34: I Grandi Vini - Gennaio/Febbraio 2016

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Abbiamo incontrato Dario, figlio di Lu-igi Menegolli, fon-datore dell’azienda

di famiglia: “La nostra è una cantina innovativa e non solo per la moderna tecnologia che impieghiamo; ciò che davvero

fa la differenza è la sua strut-tura. Abbiamo pensato molto a come realizzarla. Abbiamo scelto una pavimentazione di granito, è proprio lui il mate-riale perfetto, la nostra scelta vincente. Un fresco naturale, senza l’utilizzo di condiziona-

tori ed un’umidità ideale che questo speciale materiale sa trattenere e rilasciare nel tem-po, con tutta calma nel silenzio delle nostre sotterranee canti-ne”.In quel silenzio maturano i vini, nei legni e nei metalli

che circondano “La Superba”, botte più grande del mondo, battezzata Giulietta e Romeo in onore della città di Vero-na (Guinness World Records 2013).Ed è sempre qui che la fa-miglia lavora, oltre ai grandi

Cover Story

Rosso DiVino MENEGOLLI

DI ELISA BERTI FOTO DI PAMELA BRALIA

Non solo grandi classici veronesi...

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classici della zona, a vini in-novativi. Da poco presentato al grande pubblico, il pregiato Rosso Divino è uno di questi.Persistente ed armonioso al palato, questo Igt verone-se custodisce in sé tutta la complessità aromatica di un prodotto originale, ottenuto tagliando l’Amarone con i vi-tigni da cui si ottiene il Bor-deaux (Corvina, Rondinella, Merlot e Cabernet)“Un vino della nostra terra” afferma ancora Dario “terra che abbiamo voluto omaggia-re con un prodotto enologico unico nel suo genere, che sia-mo certi sarà apprezzato come merita dal pubblico”.•

We met Dario, Luigi Menegolli’s son, founder of the family winery: “Our winery is an innovative one. It’s not

only due to the modern technology we use, what makes the difference is our structure. We meditated on it for

a long time before building it and we chose a granite pavement, the ideal material, a winning choice. A natural freshness without employing air-con-ditioning and an ideal humidity that this special material can hold and release in time in the silent and calm

atmosphere of our cellar”. Surrounded by this silence, wines age in wood and steel beside “La Superba”, the biggest barrel of the world, called Ju-liet and Romeo as a tribute of Verona (Guinness World Re-cords 2013). In ad-dition to the great classical wines of this

area, the winery works on innovative labels. Recently it has presented to the great public its precious Rosso Divino, a persistent and harmonious Veronese Igt that encloses all the aromatic complexity of an original product: a blend of Amarone and the grape va-rieties of Bordeaux (Corvina, Rondi-nella, Merlot and Cabernet).“A wine of our land” says Dario “we wanted to pay homage to it with a unique product that surely will be ap-preciated as it deserves”. •

ROSSO DIVINO MENEGOLLINot only the great classical wines of Verona Menegolli: an ancient peasant family in Valpantena, a land synonymous of wine

Nascono da una famiglia

di contadini i Menegolli, proprio in un territorio, la Valpantena, che è sinonimo di vino.

MENEGOLLI LUIGITel. 045 907104Fax 045 [email protected]

Page 36: I Grandi Vini - Gennaio/Febbraio 2016

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ARCONVERT S.P.A. Strada del Linfano, 12 - 38062 Arco (TN)Tel. 0464 584444 - Fax 0464 [email protected] - www.arconvert.it

L’ascesa di questo bianco dal nome caseario non smette di sorprendere ed è testimo-nianza del successo di un

vino carico di novità e sempre più ricercato come pezzo speciale nei ri-storanti e nelle enoteche italiane. I dati relativi all’anno appena trascorso sono preceduti ancora dal segno più, ma quali sono i suoi punti di forza?Il vino Pecorino è innanzitutto un chiaro esempio di come le tradizio-ni italiane bussano insistentemente alla nostra porta per veder ribadito il loro valore. Una di quelle porte è stata aperta nel 1996 da Luigi Cataldi Madonna, primo produttore a rein-trodurre il vitigno abruzzese; oggi, a venti anni di distanza dall’inizio di quel cammino, a chi gli chiede che cosa si prova ad essere il primo arte-fice della fortuna che il Pecorino sta riscuotendo in Italia e nel mondo, egli scherza dicendo: “essere stato il pri-mo produttore di Pecorino non so se ha portato bene”.Scherza, ma non troppo. I numeri dicono infatti che questo bianco dal colore giallo paglierino ha fatto regi-strare tassi di crescita delle vendite in volume del 29,5%: da un +26,5% del 2011 (fonte IRI) ad un +32,5%

del 2014 (fonte IRI). Nel 2015 la cre-scita è continuata – seppur sia ancora difficilmente quantificabile – come dichiarano i dati fornitici da Cantina Tollo: cresce rispetto al 2015 il fat-turato delle vendite del vino Peco-rino sia in territorio nazionale, dove fa registrare un incremento del 18%, che all’estero, dove l’incremento è del 14%.Dati alla mano, Luigi Cataldi Ma-donna è stato letteralmente travolto (in senso positivo, s’intende) nel mo-mento in cui ha aperto quella fatidica porta. Il Pecorino si sta da allora af-fermando come realtà enologica tutta volta al futuro e dal physique du rôle impeccabile: proviene direttamen-te dal passato con tutto un portato di novità, di ricerca, di sperimenta-zione che costituisce un bagaglio di potenzialità ancora inespresse e che ben si adattano alla cucina contem-poranea e di ricerca. Gli abbinamenti infatti, ancora in gran parte da sco-prire, riguardano anche prodotti tipi-ci e salumi del territorio di produzio-ne – mentre l’Università di Teramo, pubblicando i risultati della ricerca “Spumanti Abruzzo Dop”, ne confer-ma la vocazione spumantistica con Metodo Classico.•

Dal 2011 l’autoctono abruzzese è il miglior vino italiano emergente. Per l’enogastronomia del futuro un’occasione unica, direttamente dal nostro passato

PECORINO D’ABRUZZO, il vino di domani da (ri)scoprireDI ALBERTO BRILLI

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Abruzzo

PECORINO D’ABRUZZO, il vino di domani da (ri)scoprire

La cantina Mazzarosa De-vincenzi di Roseto degli Abruzzi rappresenta una delle più antiche

strutture della regione, voluta dal

senatore Giuseppe Devincenzi nella seconda metà del XIX se-colo: personaggio di rilievo nel nascente Regno d’Italia, Devin-cenzi ebbe molti rapporti con

l’estero, soprattutto Inghilterra e Francia, dove prese ispirazione per il suo progetto. A rendere unica la cantina, oltre al sistema di sollevamento delle uve e al trasporto su rotaie, all’avanguar-dia per il tempo, contribuiscono la particolare architettura e la presenza della botte in legno più grande d’Europa, con una ca-pienza di 1000 ettolitri. Oggi la cantina continua la tradizione, valorizzandola grazie alle moder-ne tecnologie produttive: i vitigni tipici abruzzesi, come Montepul-ciano, Trebbiano e Pecorino, più qualche internazionale come Ca-bernet Sauvignon e Syrah, ven-gono coltivati seguendo i prin-cipi dell’agricoltura integrata, in un’ottica di naturalità e genuini-tà. Sono sei i vini firmati Mazza-rosa Devincenzi: Montepulciano d’Abruzzo Doc, Trebbiano d’A-

bruzzo Doc, Abruzzo Cerasuolo Doc, Abruzzo Pecorino Doc, Col-li Aprutini Cabernet Sauvignon Igt e la punta di diamante Colline Teramane Docg, intenso, morbi-do e persistente. (c.c.)•

Fondata nella seconda metà del XIX secolo, la cantina Mazzarosa Devincenzi è oggi sinonimo di tradizione, territorialità e genuinità dei prodotti

Il progetto del senatore Devincenzi

Mazzarosa Devincenzi from Roseto degli Abruzzo represents one of the most ancient wineries of the region. It was founded by Senator Giuseppe Devincenzi in the second half of the XIX century. An important personal-ity of the newborn Italian kingdom, Devincenzi had many relationships with foreign countries, England and France most of all, where he took his inspiration. What makes his winery a unique reality, beside the cutting-edge rail systems to transport the grapes and the lift to elevate them, is the pe-culiar architecture of the cellar and the presence of the biggest oak barrel in Europe, with a 1,000 hectoliters capacity. Nowadays the winery hands on this tradition, exploiting the most modern productive technologies. It proposes the typical grape varieties of Abruzzi, such as Montepulciano, Trebbiano and Pecorino, and some international ones such as Cabernet Sauvignon and Syrah. Vineyards are cultivated according to the principles of the integrated pest management, to preserve the genuineness of products. The winery proposes six labels: Mon-tepulciano d’Abruzzo Doc, Trebbiano d’Abruzzo Doc, Abruzzo Cerasuolo Doc, Abruzzo Pecorino Doc, Colli Aprutini Cabernet Sauvignon Igt and

the buttonhole Colline Tera-mane Docg, intense, soft and persistent. •

Senator Devincenzi’s projectFounded in the second half of the XIX century, Mazzarosa Devincenzi is now synonymous of tradition, territoriality and genuineness

CANTINA MAZZAROSA DEVINCENZI - Via Nazionale Adriatica Roseto Nord Km 413 - Roseto degli Abruzzi (TE)www.mazzarosa.com – [email protected]

Google Plus: Cantina Mazzarosa Devincenzi

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Un vero bilancio per la certifica-zione istituita nel 2011 è pre-maturo, eppure la Doc Roma sta già profilando le sue carat-

teristiche di mercato. Un buon vino, un prodotto facilmente riconoscibile, un ot-timo rapporto qualità/prezzo. Per l’azien-da Casale Mattia, ad esempio, il bilancio per Romos (bianco) e Romylos (rosso) ha il segno più. La produzione è equamente distribuita tra Italia ed estero: 50% sul territorio nazionale e 50% oltre confine. Se Giappone e Stati Uniti si dimostrano molto interessati ai due vini, l’Italia ri-sponde in modo più tiepido, anche se il bianco nel 2014 è stato selezionato per il tour del La Bisaccia del Pellegrino, pro-

getto di valorizzazione della Francigena.Invece la Malvasia Puntinata di Torre in Pietra si è vista assegnare un buon rating da Robert Parker, incoraggiando l’azien-da a pianificare un aumento di produzio-ne. A confermare la forza della nuova Doc è anche l’azienda di Torrimpietra: un vino non si sceglie dall’etichetta eppure il nome Roma fa girare la testa del consu-matore davanti allo scaffale. Curiosità c’è, in particolare, dai winelo-vers del nord Europa e della Germania. Il 35% della produzione di Roma e Mal-vasia Puntinata approda al mercato este-ro, con un crescendo da parte di quello statunitense. Quello italiano è ristretto

alla zona di produzione, mancando al momento un effettivo interesse da parte delle altre regioni. Totalmente controtendenza le bollicine di Fontana Candida: il 90% della Romanel-la Spumante rimane in Italia. Attualmen-te l’azienda di Monteporzio Catone è l’u-nico produttore di spumante Roma Doc. Anche per Fontana Candida è il mercato del nord Europa, e in particolare quello della Svezia, a richiamare il suo rosso e il suo bianco certificati, la cui produzione è distribuita al 100% all’estero. I numeri, data la gioventù del progetto, sono limita-ti, ma nel complesso il bilancio incorag-gia i produttori a continuare a sviluppare il brand Roma. •

Lazio

Dopo quasi cinque anni dalla nascita della denominazione, un bilancio con i produttori. Bene all’estero, meno in Italia

DOC ROMA, tra luci e ombre

DI BARBARA AMOROSO

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Lazio

Il primo vino della te-nuta, fondata da Frie-drich Wilhelm e Moc-ca Metzeler, vede la

luce nel 2005. Le idee sono chiare sin dal principio: lavorare bene nel rispetto dell’ambiente, con tecniche artigianali e al tempo stes-so massima avanguardia. È così che in un decennio l’azienda ha trovato il gra-dimento del pubblico e un posto all’interno di mani-festazioni di spicco come Summa. Sette i vini prodot-ti nei 15 ettari di vigneti su suolo vulcanico, attentamente seguiti dall’enologo Maurizio Alongi e dal cantiniere Daniel Eigenheer. Si inizia con “Lorenzo”, uno spumante Metodo Charmat da uve Aleatico, pétillant fruttato e fresco che affina per 90 giorni sui lieviti. Sempre da Aleatico nascono il rosato “Tadzio” dal profilo floreale e il persistente passito ros-

so “Maddalena”. Chardonnay e Sauvignon Blanc, sono invece alla base dell’unico bian-co “Filippo”, giallo paglierino brillante, frutta tropicale, agrumi e pesca bianca. La struttura di “Faustina” è composta da un uvaggio di Sangiovese e Tannat che non teme la perma-nenza in barrique di rovere grazie all’intenso profilo aromatico, dove ai frutti rossi si mesco-

lano cuoio e tabacco e un tannino importante. Per chi vuole invece un rosso dove la spezia c’è ma lascia la preminenza al frutto del Sangiovese e del Merlot ecco “Eleonora”, elegante come l’attrice Duse – da cui prende ispirazione – che al palato si rivela suc-culento e sapido, fresco e moderatamente tannico. Infine, un taglio bordolese a base di Cabernet Franc, Merlot, Cabernet Sauvi-gon, “Letizia”, che punta

ai frutti rossi e al tannino fine. (i.g.)•

A nord del lago di Bolsena, una tenuta a conduzione biologica che produce vino e olio, ma anche miele e salumi

VILLA CAVICIANA un sorso biologico nella

campagna viterbese

Wilhelm Friedrich and Mocca Metzeler’s first label was launched in 2005. Ideas are clear since the very beginning: respect for the environment, craftsman-like techniques and cutting-edge technologies. In about ten years, the winery has been able to conquer the public and to get a place in important contests such as Summa. On 15 hectares of volcanic soil, thanks to the oenologist Maurizio Alongi and the cellar-master Daniel Eigenheer, they produce seven

labels. “Lorenzo” is a Charmat Method sparkling wine, made of Aleatico, fruity and fresh pétillant, refined on the yeasts for 90 days. Both the flowery “Tadzio” rosé and the persistent red passito “Mad-dalena” are made of Aleatico too. Chardonnay and Sauvignon Blanc are the basis of “Filippo”, the only white label by Villa Caviciana: a straw yellow color, tropical fruit, citrus and white peach perfumes. “Faustina” is made of Sangiovese and

Tannat and after a long ageing in oak barrique gain an important aromatic character, with red fruit perfumes combined with leather and tobacco aromas and important tannins. For those tasters who looks for a red spicy wine with the intense fruity aromas of Sangiovese and Merlot, “Eleonora”, as elegant as the famous actress Duse, offers a tasty, fresh and sapid taste, with light tannic inklings. Last but not least, a Bordeaux blend based on Cabernet Franc, Merlot and Cabernet Sauvigon, “Letizia”, with red fruit inklings and fine tannins. •

Villa Caviciana, an organic drop in the countryside of ViterboNorth of the Lake of Bolsena, an organic farm produces wine, oil, honey and salami

SOCIETÀ AGRICOLA VILLA CAVICIANA S.S.Loc. Tojena Caviciana, snc - 01025 Grotte di Castro (VT) Tel. +39 (0) 763 798212 - Fax +39 (0) 763 [email protected] - www.villacaviciana.it

L’azienda Villa Caviciana sarà a Proweinpresso lo stand “FEINSCHMECKER”

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Vittorio Moretti è il nuovo Presiden-te del Consorzio Franciacorta, uno

dei soggetti consortili più attivi in quanto a promozione di tutto il panorama nazionale, rappre-sentante di una denominazione che negli ultimi anni ha saputo farsi conoscere e conquistare fette di mercato. Raccogliere il testimone lasciato da Maurizio Zanella, insomma, significherà portare avanti un lavoro egregio

che – dopo i due mandati del patron di Ca’ del Bosco e un prolungamento dovuto ad Expo – sta dando i suoi frutti. Moret-ti, classe 1941, è un uomo del vino e ancora prima un impren-ditore. Nasce professionalmen-te nel settore delle costruzioni – una tradizione di famiglia – e si avvicina al settore enoico solo successivamente e con grande entusiasmo. Oggi conduce, con la famiglia, le sue Bellavista e Conte Castaldi.

Ci racconti qualcosa del suo “curriculum enologico”…“Ho iniziato a fare vino 40 anni fa, quando ho capito che nella vita avrei voluto occuparmi solo di cose che mi piacevano, capa-ci di appassionarmi. Nel 1975 ho piantato le mie prime vigne e nel ’78 ho avuto le mie prime bottiglie, metodo Champenoi-se”.Perché proprio in Francia-corta? “Beh, io sono franciacortino al

Lom

bard

ia

Il nuovo timoniere illustra i suoi obiettivi: aumentare la quota export, monitorare prezzi e qualità della

denominazione, spingere la promozione, salvaguardia dell’ambiente ed enoturismo

Vittorio Moretti alla guida del

Consorzio FranciacortaDI CLAUDIA CATALDO

cento per cento. Sono nato a Firen-ze ma sia la famiglia di papà che quella di mamma erano di queste zone da generazioni, il ramo ma-terno ha addirittura un albero ge-nealogico che lo lega a queste terre fin dal 1200”. Molto si è fatto in questi ulti-mi anni per la promozione del brand “Franciacorta”: Zanel-la ha parlato, solo per il 2015, di un investimento cospicuo in valorizzazione del marchio (circa l’86% del bilancio). Quali sono i frutti che si stan-no raccogliendo?“I risultati riguardano sia il miglio-ramento della qualità del prodotto che all’affermazione del brand Franciacorta, rappresentativo di un vino e della terra da cui questo si origina. Basta guardare i numeri: nel mandato Zanella, siamo passa-ti da 9 milioni di bottiglie vendute alle 16 milioni attuali”. Quali sono i suoi obiettivi da neo Presidente?“Le elenco senza seguire un ordi-ne preciso: l’enoturismo, l’export, il monitoraggio dei prezzi, l’atten-zione all’ambiente, la promozione dei valori immateriali legati al no-stro brand, tanto per dirne alcuni. Aumentare la quota export è una priorità: le esportazioni – benché stiano registrando una crescita a doppia cifra – non rappresentano ancora una quota elevata delle vendite. Puntiamo molto a Paesi come gli Usa, il Giappone, l’Euro-pa e il Sud Est Asiatico in parti-colare, dove è necessario prima di tutto intervenire con azioni desti-nate a promuovere la cultura del bere bene”. Come conseguire questo obiet-tivo? Avete già qualche idea?“Stiamo pensando di mettere in piedi una struttura che aiuti i pro-duttori a vendere il proprio vino: un soggetto di intermediazione che dia un sostegno concreto alle aziende – soprattutto piccole – per cercare uno sbocco sui merca-ti esteri. Sarà comunque un bel 2016: di cose da fare ce ne sono molte, ma la strada imboccata è si-curamente virtuosa”. •

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Lom

bard

ia

Le loro storie non po-trebbero essere più diverse: Andrea ha alle spalle il mondo

roboante delle moto, Maria Eli-sabetta quello dell’alta gioielle-ria. A unirli è una terra di gran-di potenzialità – a dirlo è una colonna portante dell’enologia mondiale quale Mario Frego-ni – e poche concretizzazioni: l’Oltrepò Pavese. È da questa premessa che sono partiti An-drea e Maria Elisabetta ed è per questo che hanno voluto legare anche nel nome la loro avventu-ra enoica con questo territorio. Coinvolgendo anche Stefano, fratello di Andrea e i centenari vitigni di famiglia, il progetto

ha preso vita. Poca quantità, nessun compromesso in fatto di qualità e – quello che forse scarseggia nel territorio – atten-zione a marketing e comunica-zione per riuscire finalmente a trasmettere l’eccelsa bontà che si cela nell’Oltrepò. A narrare l’azienda Oltrepò Vini si presta-no i due marchi, Cantine Ber-telegni e Scavia Wineries, due brand posizionati in modo com-plementare nel settore di alta gamma e del Luxury. I marchi sono oggi rappresentati rispetti-vamente da AlexanderMagnvs, con la sua elegantissima veste nera e ScaviaAurum, dal per-lage non semplicemente dorato ma proprio d’oro. Le bollicine

di ScaviaAurum sono infatti arricchite da polvere d’oro 24 karati, che sottolineano il sapo-re ricco di questo Chardonnay metodo classico millesimato e invecchiato 30 mesi. Alexan-derMagnvs è invece un Pinot Nero Brut, anch’esso un meto-do classico millesimato, vero biglietto da visita del territorio

che punta, grazie al basso gra-do zuccherino, a far emergere i sentori di questa terra accanto alla fragranza del pane, alla nota fruttata, alla bollicina fine ed elegante. Due vini che espri-mono nelle due voci diverse del Pinot Noir e dello Chardonnay la polifonia qualitativa dell’Ol-trepò. (i.g.)•

OLTREPÒ VINI Frazione Gaminara - 27052 Rocca Susella (PV)[email protected] - www.oltrepovini.it - facebook: cantinebertelegni -shop.oltrepovin.it

OLTREPÒ VINI ssa, il nuovo stile del vino

L’avventura di due giovani che al vino ci credono. Perché l’hanno scelto come stile di vita investendo sul territorio.

Two very different stories: at Andrea’s back there is the world of motor rac-ing, while at Maria Elisabetta’s the world of jewelry. What has joined them is a land with a great potential – as Mario Fregoni, a pillar of world oenology – Oltrepò Pavese. Starting from this, Andrea and Maria Elisa-betta has created their winery, involv-ing Stefano, Andrea’s brother, and the age-old family vineyards. Limited quantities and no compromises, but also a peculiar care for marketing and communication – what is lacking in this territory – to promote the excel-lence of Oltrepò. The winery proposed its wines through two complementary brands, Cantine Bertelegni and Sca-

via Wineries, both in the luxury sector. These brands are represented by Alex-anderMagnvs, with its very elegant black packaging, and ScaviaAurum, a rich millesimèe classic method Chardonnay aged 30 months and enriched by a 24 carats gold powder that give a peculiar gold color to its perlage. AlexanderMagnvs is instead a Pinot Nero Brut, classic method millesimèe, and is the true visiting card of its terroir, thanks to a low sug-ar content that exalts the natural per-fumes: crust of bread, fruit inklings, fine and elegant sparks. These wines express the different voices of Pinot Noir and Chardonnay: the quality polyphony of Oltrepò. •

Oltrepò Vini, ssa, the new wine style The adventure of two young who believe in wine. They made it their lifestyle, choosing to bet on a territory

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Che la zona del Barolo stia rag-giungendo prezzi per poche ta-sche si sapeva. Cresce il costo dei terreni – sul milione ad ettaro

con punte anche più alte per zone quali Cannubi – il che rende inaffrontabile per un’azienda normale l’acquisto anche di una piccola parcella e le tra-sforma invece in bocconi prelibati per i tanti inve-stitori stranieri in cerca di una vigna al sole. Chi può ripiega allora sulla Bar-bera in Monferrato dove bastano 80-90 mila euro per un ettaro nella zona di eccellenza. Ma a divenire inaccessibili sono anche alcune realtà stesse della denominazione: qualche centinaio di euro per una visita in cantina e bottiglie così care da non po-terle aprire per l’assaggio. Proprio come

sta succedendo in Borgogna. Ma è proprio tutta così la zona del grande rosso piemon-tese? Non pare, stando a quanto registra la Strada del Barolo che in questi ultimi

due anni ha letteralmente visto duplicare le presenze in cantina, vuoi per il rico-noscimento dell’Unesco, vuoi per la bravura nel gestire l’enoturismo. Lo-renzo Olivero, Presiden-te della Strada del Barolo, parla di un territorio “che viaggia a due velocità”: la decina di aziende bla-sonate e poi la stragrande maggioranza di cantine di impronta familiare. Sono proprio quest’ultime ad avere “sempre di più la

porta aperta” commenta soddisfatto Oli-vero che ha potuto testare sulla propria azienda i benefici di questo tipo di turi-smo. Rispetto a dieci anni fa è cambiato

sia l’approccio stesso delle cantine, dotate di sito internet e di personale che parla l’inglese e riesce quindi a interagire me-glio, ma anche la tempistica di afflusso dei visitatori, che ora arrivano durante tutto l’anno – anche grazie ad un calendario di eventi ben concertato – mentre prima si concentravano in primavera e nel periodo del tartufo. Si registra una presenza im-portante di Italiani accanto a Svizzeri, Eu-ropei del Nord e Americani, mentre resta limitata la componente asiatica. L’età me-dia si è abbassata coinvolgendo anche il segmento dei 25-40enni che, nonostante il potere d’acquisto limitato rispetto alla fascia d’età più alta, non se ne va mai via a mani vuote. E se il vantaggio economico della filiera corta è comprensibile, par-te del merito di queste aziende va anche nell’aver saputo “svecchiare l’immagine del Barolo come vino da caminetto e solo per intenditori” – puntualizza Olivero – rendendolo quindi accessibile anche “psi-cologicamente”. •

Piemonte

La stampa estera parla di

una progressiva “burgundization”

con cantine e bottiglie a prezzi

inarrivabili

BAROLO sempre più inaccessibile?DI IRENE GRAZIOTTO

ECCO ALCUNI DEGLI APPUNTAMENTI PER SCOPRIRE LE LANGHE E IL BAROLO.

1 maggio 2016 - Caccia al Tesoro sulla

Strada del Barolo: fra panorami mozzafiato,

cantine storiche, castelli e piccoli borghi

arroccati, si snodano i tre itinerari, da fare

in moto o in auto, che porteranno i diversi

equipaggi a “scovare” gli indizi che li guide-

ranno fino al “tesoro finale”.

28 maggio 2016 – Io, Barolo: appunta-

mento “clou” della stagione: i produttori

della Strada del Barolo presentano al grande

pubblico la nuova annata del Barolo (2012)

nella splendida cornice del Castello di Roddi,

con una degustazione illimitata di oltre 30

diverse etichette.

Tutto l’anno con calendario prima-

verile e autunnale - Wine Tasting

Experience®:degustazioni guidate sull’esem-

pio delle École Du Vin francesi. I partecipanti

hanno la possibilità di confrontare etichette

di produttori diversi in un unico appunta-

mento. Valore aggiunto per i wine-lovers,

la presenza di esperti del territorio in grado

di illustrare i segreti del vino e pronti a

soddisfare ogni curiosità: i “docenti” sono

infatti produttori, enologi o sommelier

d’esperienza.

Page 43: I Grandi Vini - Gennaio/Febbraio 2016

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Piemonte

Neive: quattro soci hanno raccolto l’ere-dità del Parroco di Neive e della sua cantina fondata negli anni ‘70, e oggi guidano con passione e competenza

l’Azienda San Michele. Se cercate grandi numeri e marketing pomposo, guardate altrove. Ma se dal calice vi aspettate l’autentico spirito del Barbare-sco, del Dolcetto e del Barbera, è qui che dovete fermarvi. Dal 2013 l’azienda si è dotata di una nuova cantina e produce mediamente 60-70 mila bottiglie all’anno. Tra i bianchi annoveriamo Roe-ro Arneis e Moscato d’Asti. La punta è il Barbaresco Docg, che oggi troviamo commercializzato nella pregevole annata 2012.Per produrre questo grande rosso, si seleziona il

meglio dalle località nei dintorni di Barbaresco e Neive, poste a diverse altitudini ed esposizioni. “Da ogni singolo terreno traiamo le uve migliori”, sottolinea Achille Cogno, fratello del fondatore della cantina, nonché socio attuale. Il risultato è davvero un nettare che condensa le massime ca-ratteristiche del territorio; al naso si esalta in uno splendido profumo di viola mammola, in bocca sfodera il suo vigore vellutato. Le bottiglie sono circa 15 mila, per il 70% assorbite dal mercato italiano. Abbiniamolo a secondi di carne, come un brasato al vino o un gustoso arrosto, oppure scegliamo le tipiche tome piemontesi e in generale i formaggi a pasta dura di media-lunga stagionatura. (s.a.)•

Neive: four partners have pick up the baton from the Par-rish of Neive and nowadays they manages with passion and competence his winery, founded in the 70s, Azienda San Michele. Here you will not find big numbers and pre-tentious marketing, but these wines reveal the authentic spirit of Barbaresco, Dolcetto and Barbera. In 2013 the winery has renewed the cel-lar and now produces about 60-70,000 bottles every year. Among the white labels there are Roero Arneis and Moscato d’Asti. The buttonhole of the winery is Barbaresco Docg: 2012 harvest is now on the market.To produce this great red wine, Azienda San Michele selects the best grapes in Barbaresco and Neive, with different alti-tudes and exposures. “We take the best grapes from each plot of land”, says Achille Cogno, current owner and brother of the founder of the winery. The result is a nectar that encloses the best peculiarities of this territory: a perfume of violet and a velvety taste. The pro-duction is around 15,000 bot-tles per year, 70% marketed in Italy. This wine is excellent with braised or roasted meat, but also with the typical Pied-montese cheeses or in general half-seasoned and seasoned cheese. •

Do you know Barbare-sco del Parroco?Azienda San Michele discloses a niche Pied-mont

AZIENDA SAN MICHELEVia Giulio Cesare, 7/4

12057 Neive (CN)Tel 0173 67008 - Fax 0173 67008

[email protected]

L’Azienda San Michele svela ai più curiosi un Piemonte di nicchia

Conoscete il BARBARESCO

del PARROCO?

Page 44: I Grandi Vini - Gennaio/Febbraio 2016

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E’ tempo di antepri-me per i vini toscani. Come ormai tradizio-ne il mese di febbraio

si concentra sugli eventi dedi-cati alle nuove annate, con un calendario fitto di appuntamen-ti che si concentrerà nei giorni tra il 13 e il 20 febbraio pros-simi. Se la formula è praticamente invariata, le novità 2016 sono, soprattutto, due storiche ricor-renze che riguardano il Chianti Classico e la Vernaccia di San Gimignano. Per il Gallo Nero ricorre l’anno del 300esimo anniversario del bando di Co-simo III de’ Medici che, per primo nel 1716, definì i confini produttivi del Chianti. Per la

Vernaccia, invece, sono 50 gli anni trascorsi dal riconosci-mento della Doc che risale al 1966. In entrambi i casi saran-no numerosi gli appuntamenti istituzionali allestiti nel corso dell’anno per celebrare date così importanti per entrambe le realtà produttive.Tornando alle anteprime, il pro-gramma prenderà il via sabato 13 febbraio con l’evento di Fi-renze dedicato alle denomina-zioni più piccole, ovvero Morel-lino di Scansano, Montecucco, Cortona, Carmignano, Valdarno di Sopra, Bianco di Pitigliano e Sovana, Colline Lucchesi e Ma-remma Toscana. Domenica 14 febbraio San Valentino sarà in compagnia del Chianti, al cen-

tro di un evento tutto suo con la presentazione dell’annata 2015 e della Riserva 2013. Da lune-dì 15 a martedì 16 (qui il ca-lendario è cambiato e si resta a Firenze) sarà tempo di Chianti Classico Collection alla Stazio-ne Leopolda, dove sarà possibi-le assaggiare la nuova annata. Le torri medievali di San Gimi-gnano saranno la cornice per la nuova annata della Vernaccia e la Riserva 2014 nella giornata di mercoledì 16 febbraio tra la suggestiva Sala Dante ed il Museo di Arte Moderna e Con-temporanea De Grada. Il pro-gramma prevede l’undicesima edizione del ciclo di degusta-zioni ‘Il vino bianco e i suoi ter-ritori’, che quest’anno avrà una

forma diversa. Nell’anno del 50esimo della Doc, il Consor-zio dedicherà la degustazione a dieci proprie etichette, sele-zionate da cinque relatori d’ec-cezione. Giovedì 18 febbraio sarà il giorno del Nobile di Montepulciano con le degusta-zioni negli spazi della Fortez-za medicea e la proclamazione delle stelle all’annata 2015. A chiudere la wine week toscana, sarà ovviamente il Brunello con “Benvenuto Brunello”, l’evento che si svilupperà nei suggestivi spazi del Chiostro del Museo con la presentazione dell’anna-ta 2011, della Riserva 2010, la posa della piastrella celebrati-va e l’assegnazione delle stelle all’ultima annata produttiva. •

La wine week della Toscana

DI GIOVANNI PELLICCI

Dal 13 al 20 febbraio le immancabili anteprime dedicate alle nuove annate. Formula invariata per una sette giorni intensa tra assaggi ed incontri

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Casa alle Vac-che è uno di quei luoghi

toscani dove le colture anti-che incontra-no le moderne t e c n o l o g i e . Oggi all’aspet-to produttivo si affianca l’offerta ricettiva come agritu-rismo con cucina tipica, in un’atmosfera di serena familia-rità. A guidare l’attività, iniziata già dal nonno, sono Lorenzo e Fernando, con le loro mogli ed i figli. I fratelli Ciappi sono da sempre impegnati nel mantene-re elevata la qualità del Chianti

Colli Senesi e nella promozione dei vi-

tigni locali, Ver-naccia di San Gimignano in primis ma anche tutti quei rossi che spesso

devono cede-re il passo alle

grandi denomi-nazioni. Casa alle

Vacche ha invece deciso di dare a queste uve “minori” il giusto merito, vinificando in purezza autoctoni come Colori-no, Canaiolo e Ciliegiolo, men-tre per il Sangiovese propone una versione insolita, vinificata in bianco. Vero emblema della

zona è però la Vernaccia, oggetto di una sempre maggiore atten-zione anche da parte degli esti-matori esteri. “Crocus” è frutto di un’attenta cura in vigna, dove viene praticato un inerbimento totale, potatura verde e selezione manuale al momento della ven-demmia per portare in cantina solo le uve perfettamente matu-rate. L’approccio diligentemente artigianale continua anche in cantina con una fermentazione controllata e continui bâtonnage che arricchiscono ulteriormente la qualità del mosto. “Crocus” riposa poi almeno per quindici mesi, di cui quattro in bottiglia, presentandosi all’assaggio di co-lore giallo paglierino tenue con riflessi verdognoli che vira al do-

rato con l’invecchiamento. Bou-quet ampio, fine, fruttato e pene-trante, dal sapore asciutto, pieno e vellutato con sentori di frutta matura, vaniglia e mandorla di pesca da assaporare durante una delle tante degustazioni or-ganizzate da Casa alle Vacche o a pranzo nel loro agriturismo.(i.g.)•

Toscana

CASA ALLE VACCHELocalita’ Lucignano,73/San Gimignano (Siena) – ITALYTel.: + 39 0577 955103Fax: +39 0577 [email protected]: Agriturismo Casa alle Vacche

CASA ALLE VACCHE la promozione dell’autoctono

Un progetto di lunga tradizione nella valorizzazione di vitigni locali, dalla Vernaccia di San Gimignano al Sangiovese

Casa alle Vacche is one of those places where ancient cultivation meet modern technology. Nowadays beside its productions, the estate offers a welcoming structure with typical spe-cialties in a familial and comfortable atmosphere. Lorenzo and Fernando, with their wives and children, man-age the activity, already started by their grandfather. The Ciappi broth-ers have always devoted their life to the promotion of a high quality Chi-

anti Colli Senesi and of other local grape varieties such as Vernaccia di San Gimignano and less famous red berry varieties. Casa alle Vacche has given to these “minor” grape varieties the place they worth, creating single-variety vinifications of Colorino, Canaiolo and Ciliegiolo, while San-giovese give life to an unusual white wine. The symbol of this area is Ver-naccia, a wine now well appreciated abroad too. “Crocus” is the fruit of a

careful work in the vineyard, where integrated pest management with turfgrass, green pruning and manual selection guarantee healthy and high quality grapes. Craftsmanlike work continues in the cellar with a con-trolled fermentation with frequent bâ-tonnage that enrich the quality of the must. “Crocus” ages 15 months, four of which in bottle, to get a light straw yellow color with light greenish nu-ances that tend to gold in the ageing.

Its bouquet is ample, fine, fruity and intense, ample, fine; its taste is dry, full-bodied, velvety, with ripe fruit, vanilla, almond and peach inklings. Casa delle Vacche organizes tasting and lunches: don’t miss it!•

Casa alle Vacche promotes the autochthonous grape varietyA project with a long-lasting tradition that exploits the local grape varieties, from Vernaccia di San Gimignano to Sangiovese

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Chi dice San Gimigna-no dice Vernaccia, ma non solo. Poco distante dallo splendido borgo

famoso per le sue torri, nel cuore della campagna toscana, trovia-mo l’azienda Cesani, che prende il nome dalla famiglia che le det-te vita nei primi anni ’50 e che

l’ha sempre condotta con la stes-sa passione, il padre Vincenzo prima e le due figlie Letizia e Ma-ria Luisa poi. Oggi Cesani – 25 ettari coltivati prevalentemente a Sangiovese e a Vernaccia di San Gimignano – è ben conosciuta per la qualità dei suoi prodotti: la Vernaccia di San Gimignano,

nella versione di annata o la Sa-nice, naso minerale, note floreali e con quel piacevole finale agru-mato di pompelmo, tipico del vitigno, e i rossi come il Cèllori (80% Sangiovese, 20% Merlot), il Luenzo, sentori di marasca e fragranze speziate, o il Rebus, un Merlot in purezza prodotto in

una manciata di bottiglie. Cesani sarà presente anche quest’anno all’Anteprima della Vernaccia – ovvero la presentazione en pri-meur della denominazione orga-nizzata dal Consorzio, il prossimo febbraio – con la sua Vernaccia base annata 2015 e con la Riser-va 2013. (c.c.)•

A conduzione familiare, l’azienda Cesani è ben nota per la qualità dei suoi vini: Vernaccia di San Gimignano e rossi a base Sangiovese

CESANI: Vernaccia, ma non solo

San Gimignano means Vernaccia, but not only this. Not too far from the wonderful village of the hundred tow-ers in the heart of the Tuscan coun-tryside, rises Cesani. The winery takes its name from the family that created it in the 50s and since then has been managed it with the same passion: first Vincenzo, then his two daughters Letizia and Maria Luisa. Nowadays Cesani – 25 hectares of vineyards of Sangiovese and Vernaccia di San Gimignano – is well-known for the quality of its wines: Vernaccia di San Gimignano or Sanice, mineral in-

kling, flowery bouquet, and a pleasant citrus ending, the typical grapefruit taste of this variety; the red wines Cèl-lori (80% Sangiovese, 20% Merlot),

Luenzo, morel cherry perfumes, spicy inklings, or Rebus, a single-variety vi-nification of Merlot for a very limited production. Also this year Cesani will

be at Anteprima della Vernaccia – the preview organized by the Consorzio, next February – to present its Vernac-cia 2015 and Riserva 2013. •

Cesani: not only VernacciaA family winery well-known for the quality of its wines: Vernaccia di San Gimignano and red wines based on Sangiovese

AZIENDA AGRICOLA CESANILoc. Pancole, 82/D 53037 San Gimignano (Siena) Tel. +39 0577 955084 Fax: +39 0577 955084 [email protected] www.cesani.it

Toscana

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AZIENDA AGRICOLA CESANILoc. Pancole, 82/D 53037 San Gimignano (Siena) Tel. +39 0577 955084 Fax: +39 0577 955084 [email protected] www.cesani.it

Un vino espressione del forte e indisso-lubile legame con il terroir. È questo, in estrema sintesi, il lavoro portato avanti da Casabianca, azienda tosca-

na di 560 ettari nel cuore della zona di produ-zione del Chianti Colli Senesi. Un legame che si esprime al meglio nel Belsedere Chianti Colli Senesi Docg Riserva, un Sangiovese in purezza, proveniente dall’omonimo vigneto, dove la ven-demmia è fatta esclusivamente a mano e le uve vengono poi sottoposte ad un’ulteriore selezione manuale prima della fermentazione in barrique. Una lavorazione attenta, legata alla tradizione che si fonda con la voglia di innovare: l’intera linea di vini di Casabianca può contare su tre di-

verse certificazioni ovvero di origine, biologica e vegana. A partire dalla vendemmia 2014 l’intero ciclo produttivo è stato sottoposto a un rigoroso disciplinare da parte dell’ente certificatore Csqa che ha analizzato ogni passaggio dal vigneto al packaging prima di rilasciare il bollino “cruelty free”. È nato così il primo Chianti vegan certi-ficato. Una volontà di guardare avanti alla base anche del restyling dell’immagine dell’azienda: al prossimo Vinitaly saranno presentati il nuovo marchio e le nuove etichette nate con un chiaro richiamo alla natura e un’attenzione particolare ai temi dell’ambiente: tutto il packaging è a im-pronta carbonica zero e tutti i materiali sono di derivazione naturale e riciclabili.•

Toscana

Loc. Casabianca -53016 Murlo (SI)Tel. + 39 0577 811026 Fax + 39 0577 811077

[email protected] - www.fattoriacasabianca.itFacebook FattoriaCasabianca

Twitter: fcasabiancaInstagram: fattoriacasabianca

CASABIANCA vino di origine, biologico e vegano

Bollino “cruelty free”, nuovo marchio e etichette green per certificare un modus operandi rispettoso della natura al 100%

A wine that expresses a strong and unbreakable bond with its terroir: in short, that’s the work of Casabianca, a 560-hectare Tuscan winery in the heart of the Chianti Colli Senesi area. The purest expression of this bond is Belsedere Chi-anti Colli Senesi Docg Riserva, a single-variety vinification of Sangiovese, from the homonymous vineyard, where harvest is manual and grapes have to pass a further selection before starting the fermentation in barrique. A careful process-ing that follows the tradition and the wish to innovate are the strength points of Casabianca: the whole range of its wines can count on three different certifica-

tions: origin, organic and vegan. From 2014 harvest, the whole production cycle follows the rigid disciplinary of Csqa, the authority that analyzes every phase, from the vineyard to the packaging, to certify the “cruelty free” processing. The result is the first certified vegan Chianti. The wish to look ahead is proved by the restyling of the corporative image too. During the next Vinitaly, Casabianca will present its new brand and labels that show a clear reference to the natural world: the packaging is zero carbon footprint and all materials are natural and recyclable. •

Casabianca origin, organic and vegan wines“Cruelty free” certification, a new brand and green labels to certify a modus operandi that respect the nature

Tenuta Casabiancasarà a Vinitaly10-13 aprile 2016: Padiglione 9 Stand D16

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Irina e Natalia Guicciardini Strozzi, anime poliedriche della Tenuta Guicciardini Strozzi.Irina e Natalia Guicciardini Strozzi, anime poliedriche della Tenuta Guicciardini Strozzi

Non ci accontentiamo del nostro passatoNon ci accontentiamo del nostro passato

FOTO

DI L

INDA

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SIN

IToscana

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It’s not easy to combine tradition and wish to change. It’s not easy when a winery plunges its roots in an age-old past. But Irina and Na-talia know how to make from this past a precious and solid but not overwhelming treasure. Both these women has a strong personal-ity and a versatile spirit that lead them to manage their winery with passion and competence: a past in dancing and a present made of art (Natalia has been working for years as theatre actress) and

work. Both have a definite role in the winery and both manage with pride an historical winery that produces Vernaccia di San Gimi-gnano, but also great Tuscan red wines, dessert wines and sparkling wines. But Tenute Guicciardini Strozzi produces not only wine. 15 of the 530 hectares of the estate are ad-dressed to controlled truffles culti-vation, thanks to a peculiar micro-climate and to a soil rich of clay and sands that represents the ideal

terroir for tuber magnatum pico, the precious white truffle of the Crete Senesi. Celebrities from all over the world have taken part in the famous truffle hunt organized by Irina.A unique experience in an excel-lence setting: it’s Tenuta Guic-ciardini Strozzi, a place where tradition merges with the modern smile of two princesses who has given new life and strength to an age-old winery, a book whose word end is not going to be written.

Our past is not enoughIrina and Natalia Guicciardini Strozzi, the versatile souls of Tenuta Guicciardini Strozzi.

Non è semplice co-niugare la tradizione con il desiderio di cambiamento. Non è

semplice quando le radici della propria azienda affondano in un passato lontano oltre mille anni. Eppure Irina e Natalia sanno fare di quel passato un tesoro prezioso, su cui costruire le pro-prie sicurezze, ma senza lasciar-si travolgere. Due forti persona-lità, due spiriti poliedrici che oggi gestiscono con passione l’azienda di famiglia.Un passato nel balletto per en-trambe, un presente diviso tra gli interessi personali (Natalia da anni lavora anche in teatro

come attrice) e l’azienda, in cui entrambe si sono ritagliate un ruolo preciso e ben definito.Ed è con orgoglio che oggi en-trambe guidano la storica can-tina, sinonimo di Vernaccia di San Gimignano, ma anche di grandi rossi toscani, di vini da dessert e di spumanti.

Ma chi pensa che alle Tenute Guicciardini Strozzi si produca solo vino, non sa quanto si sba-glia.Dei 530 ettari di proprietà della tenuta, 15 sono, infatti, riservati a Tartufaia Controllata, grazie al particolare microclima umi-do ed ai terreni ricchi di sabbie

ed argille che rappresentano il terroir ideale per lo sviluppo del tuber magnatum pico, il pre-giato tartufo bianco delle Crete Senesi. Personalità di tutto il mondo hanno partecipato alla celeberrima cacciata al tartufo, della cui organizzazione si occu-pa direttamente Irina.Un’esperienza unica in una cor-nice d’eccellenza, quella delle tenute, in cui il gusto della tra-dizione si sposa perfettamente con il sorriso delle principesse, anima e nuovo vigore di un’a-zienda che ha molto da raccon-tare, in un libro in cui la parola fine non è proprio destinata ad essere scritta.•

TENUTA GUICCIARDINI STROZZI - Località Cusona, 5 - 53037 San Gimignano (Si) - Tel. 0577 950028 - Fax 0577 950260 - www.guicciardinistrozzi.it - [email protected]

Tra i grandi nomi dell’albero genealogico della famiglia merita di essere ricordata Lisa Gherardini del Giocondo, meglio nota come Monna Lisa, immortalata nel celebre dipinto di Leonardo da Vinci

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La produzione enologica di Enotria si inserisce in una storia enoica secolare che risale al

7-6° secolo a.C. quando questa fascia costiera della Calabria – siamo a Crotone – ospitò le prime viti portate dalla civiltà punica. La vocazione enologica e la qualità dei vini fecero sì che i Greci le dessero il nome di “Enotria”: terra del vino. È a questa parola evocatrice di antiche tradizioni che la Can-tina Enotria si ispira, perché se i mezzi di produzione sono certamente cambiati, è tuttavia rimasta immutata la centralità che la vite ha nell’economia lo-cale come pure nel patrimonio culturale e all’interno di una dieta sana. Recenti indagini scientifiche hanno infatti per-messo di scoprire che il resve-ratrolo, un fenolo contenuto nelle uve nere e in particolare misura nel Gaglioppo – l’uva alla base del Cirò – costituisce un prezioso alleato per proteg-gere il sistema cardiovascolare e neurologico. Questo è solo l’ennesimo premio per un ter-ritorio che ha voluto preserva-re le proprie varietà autoctone piuttosto che optare per varie-tà internazionali, più facili da vendere soprattutto all’estero perché più conosciute. Parte del merito va anche a Cantina Enotria che dal 1975 ha saputo convogliare energie e sforzi dei produttori. Oggi sono numerosi i viticoltori che fanno capo alla stessa, lavorando vigneti che si estendono su 5 mila ettari e garantendo impegno e qualità. Le etichette spaziano dai bian-chi ai rossi fino ai rosati, tutti a base di uve locali. Portaban-diera della cantina è il Cirò, prodotto sia nella tipologia Cirò Rosso Classico che come Cirò Rosso Superiore Riserva “Pia-na delle Fate” Doc. Ottenuto da Gaglioppo in purezza, il “Piana delle Fate” viene vinificato in maniera tradizionale e affinato

Un vino di tradizione, che nasce da uve Gaglioppo e cui ora la scienza dà ulteriore valore

CANTINA ENOTRIA

nel Cirò le virtù del resveratrolo

Calabria

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The oenological production of Eno-tria is part of an age-old wine story dated back to the VII-VI century b.C., when the Punics took the first vines to this coast of Calabria, near Crotone. The peculiar suitability for winemaking of this area encour-aged the Greeks to call this land “Enotria”: the land of wine. Canti-na Enotria takes its inspiration from this evocative word. In fact, even if the production systems have been improved, the productive philosophy is unchanged and the grape-culture is still the center of the local patri-mony and economy and the basis of a healthy diet. A recent scientific research has revealed that resvera-trol, a phenol contained in black berry grapes and in big quantity in Gaglioppo – the basic grape va-riety of Cirò – is a precious alley to protect cardiovascular and neu-rological systems. It’s just another acknowledgment for a territory that has always bet on its typicalness, choosing to invest on autochtho-nous grape variety rather than on

the international ones. Since 1975 Cantina Enotria has been able to gather the producers’ efforts and en-ergies. Nowadays many vine grow-ers refers to this reality, working on a total surface of 5,000 hectares of vineyards and guaranteeing com-mitment and quality. The range of wines proposed by Cantina Enotria is rich of red and white labels based on local grape varieties. The button-hole of the winery is Cirò, both Cirò Rosso Classico and Cirò Rosso Su-periore Riserva “Piana delle Fate” Doc. A single variety vinification

of Gaglioppo, “Piana delle Fate” is made through a traditional vini-fication, refined in oak barrels and aged two years more before market-ing it. This wine has a bright ruby red color that tends to onion peel in the ageing, a delicate and intense winy perfume and a warm and vel-vety taste. Tasters who looks for an unusual wine should try Rosato, made of Gaglioppo and character-ized by flowery and fruity perfumes, ideal with appetizers, first courses based on tomato sauce and white meat. •

Cantina Enotria, in Cirò the virtues of resveratrolA traditional wine made of Gaglioppo and made even more precious by the science

in botti di rovere, cui fa seguito un invecchiamento di due anni prima che venga immesso nel mercato. Di color rosso rubino non troppo carico che con gli anni assume tonalità buccia di cipolla, questo Cirò ha un pro-fumo delicato ed intensamente vinoso mentre al palato risulta caldo e vellutato. Per chi invece cerca qualcosa di più inusuale, il Rosato, ottenuto sempre da uve Gaglioppo, è caratterizza-to da profumi floreali e fruttati da abbinare ad antipasti, primi piatti con salsa di pomodoro e carni bianche. (i.g.)•

CANTINA ENOTRIA AZIENDA VITIVINICOLA PROD. AGR. ASSOCIATIStrada Statale Jonica, 10688811 - Cirò Marina (KR)Tel. +39 0962 371181Fax +39 0962 371181Cell: 335 [email protected] www.cantinaenotria.com

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Nasce ne 1985 la Tenu-ta Cavalier Pepe, gra-zie all’impegno e alla passione del Cavalie-

re del Lavoro Angelo PEPE, il quale acquista e ristruttura la proprietà della famiglia, su più versanti delle colline della Docg Taurasi nei comuni di Luogosa-no, Sant’Angelo all’Esca e Tau-rasi, in provincia di Avellino.La filosofia della famiglia è quella di valorizzare i vitigni autoctoni irpini ed infatti tutta la produzione è basata su vini di grande finezza ed eleganza che esaltino la tipicità di que-sti vitigni: aglianico, coda di volpe, fiano, greco e falanghina che differiscono tra di loro per caratteristiche organolettiche e condizioni di altitudine, esposi-zione solare e ventilazioneAl Cavaliere PEPE, nomina-to tale dall’ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfa-ro ,si affianca da oltre 10 anni la figlia Milena PEPE, enologa ed imprenditrice di successo, Presidente del consorzio di tu-tela Vini d’Irpinia dal 2013, che mantiene ben salda questa filosofia, in quanto erede del-la tradizione di famiglia legata alla passione per il vino ed allo sviluppo della propria terra, valori che, in appena un decen-nio, hanno proiettato l’Azienda Tenuta Cavalier Pepe nel pano-rama internazionale del settore enologico di alta qualità.Una superficie vitata di oltre 50 ettari, una produzione annuale che ammonta a circa 280.000 bottiglie e tutto il lavoro, dal-la vigna alla cantina, votato al massimo rispetto del vitigno e delle sue peculiarità; i vini della Tenuta Cavalier PEPE sono vini autentici, fatti per durare ed accompagnare i piatti della mi-gliore tradizione gastronomica nazionale. Oggi la Tenuta propone una gamma di sei tipologie di Doc e di tre di Docg tra cui 6 vini bian-chi (Irpinia Falanghina Doc , Ir-

Grandi vini della tradizione italiana:

l’alta qualità non guarda alle mode,

ma resta sempre attuale

Azienda vinicola irpinaTENUTA

CAVALIER PEPE

Campania

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Tenuta Cavalier Pepe was founded in 1985 thanks to Knight of the Order of Merit for Labour Angelo PEPE’s passion and commitment. He bought and restored his fam-ily’s estate that spreads on different slopes of the Docg Taurasi hills in the municipalities of Luogosano, Sant’Angelo all’Esca and Taurasi, in the province of Avellino.The family’s philosophy is to ex-ploit the autochthonous grape va-rieties of Irpinia. All production is based on fine and elegant wines that exalts the typical tastes of this territory: aglianico, coda di volpe, fiano, greco and falanghina. Each grape variety has different organo-leptic qualities and needs specific altitudes, exposure and ventilation.

Knight PEPE was appointed to the Order of Merit for Labour by the former president of the Italian Republic Oscar Luigi Scalfaro. Knight Pepe’s daughter Milena has been working with him for more than ten years: she is oenolo-gist, a successful entrepreneur and the president of Consorzio di tutela Vini d’Irpinia since 2013. She has inherited his father’s passion for winemaking and land, and join-ing her family’s philosophy she has been able to project the winery in the international oenological sur-vey.The estate has a 50-hectare vine-yard that produces every year 280,000 bottles; every phase of the work, from the vineyard to the cel-

lar, is conducted respecting each grape variety and its peculiar-ity; the wines produced by Tenuta Cavalier PEPE are authentic and ideal to exalt the tastes of the best Italian culinary tradition. Nowadays the winery proposes a range of Doc and Docg wines: 6 white wines (Irpinia Falanghina Doc, Irpinia Coda di Volpe Doc, Fiano di Avelino Docg, Greco di Tufo Docg, Fiano di Avellino Docg selezione, Greco di Tufo Docg selezione) 5 red wines (Irpinia Ros-so Doc , Irpinia Aglianico doc, Ir-pinia Campi Taurasini Doc, Taur-asi Docg, Taurasi Riserva Docg) 2 rosè (Irpinia Rosato Doc) and a passito (Irpinia Fiano passito Doc). Tenuta is also a restaurant (La Collina) and an agritourism that proposes many seasonal offers to discover the territory, the vine-yards and winemaking.•

Azienda Vinicola Irpina Tenuta Cavalier PepeGreat wines of the italian tradition: high quality doesn’t care for trends but it’s always up-to-date

pinia Coda di Volpe Doc, Fiano di Avelino Docg, Greco di Tufo Docg, Fiano di Avellino Docg selezione, Greco di Tufo Docg selezione) 5 vini rossi (Irpinia Rosso Doc , Irpinia Aglianico doc, Irpinia Campi Taurasi-ni Doc, Taurasi Docg, Taurasi Riserva Docg) 2 rosati (Irpinia Rosato Doc) ed 1 vino passito (Irpinia Fiano passito Doc).La Tenuta offre anche un risto-rante (La Collina) e una struttu-ra ricettiva dove poter alloggiare usufruendo delle iniziative pro-mosse dall’azienda- a seconda della stagione - alla scoperta del territorio, delle vigne, del-la vendemmia e della vinifica-zione. (c.g).•

TENUTA CAVALIER PEPEVia Santa Vara, snc

83050 Sant’Angelo All’esca (AV)Tel. +39/ 0827 73766Fax: +39/ 0827 78163

[email protected]

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Sorrentino, the organic wine at the foot of VesuvioA fertile territory, with logistic obstacles that this winery has been able to overtake at best

Sorrentino possie-de già nel nome una vocazione: valorizzare un

territorio suggestivo sia dal pun-to di vista naturale e vitivinico-lo che storico – Pompei è dietro l’angolo – ma cui spesso non è stato dato il giusto peso. Se infat-ti le terre vesuviane garantiscono un ottimo punto di partenza in quanto a bontà dei suoli, d’altra parte pongono non poche diffi-coltà. L’azienda ha saputo però affrontarle in maniera costrut-tiva, grazie a oltre trent’anni di esperienza e ad un progetto di

riqualifica del territorio e di ac-coglienza in cantina. Giuseppe Sorrentino - alla guida dell’atti-vità assieme alle sorelle Benny, enologa, e Maria Paola, respon-sabile per la ricezione - racconta infatti del museo a cielo aperto creato in vigneto dove è possi-bile per il visitatore ripercorrere l’evoluzione della viticoltura da 200 anni fa ad oggi. Ma questa non è la sola iniziativa intra-presa dalla cantina, che è stata

la prima in questo territorio ad avviare un approccio biologico e ha sempre creduto nei vitigni locali. Altro progetto unico è il Dorè, una versione spumante del Lacryma Christi bianco, dal profumo intenso e fine, con spic-cate note di pera e mela verde e il sapore corposo, gradevole ed elegante. Il vero portabandiera è però il “Vigna Lapillo Rosso”, un Lacryma Christi del Vesuvio Doc linea Prodivi. Ottenuto dall’80%

di Piedirosso e 20% di Aglianico che maturano a 500 metri sul livello del mare, invecchia 8

mesi in rovere francese e possie-de colore rosso rubino luminoso, bouquet ampio dove la frutta, anche in confettura, si accompa-gna dapprima ai profumi terziari di liquirizia e pepe e chiude poi su una nota finale balsamica. Al palato il “Vigna Lapillo Rosso” svela il suo carattere intenso, fat-to di elegante struttura e tannini finemente cesellati, che ben rap-presentano la qualità Sorrentino. (i.g.)•

Sorrentino’s name reveals its voca-tion: to promote a suggestive but of-ten underestimated land, both from a natural and historical point of view. In fact, Pompei is right around the corner. The lands around Vesuvio guarantee an excellent starting point but implicate logistic problems. Sor-rentino has been able to face it in a productive way, thanks to its 30-year experience, through a promoting and welcoming project. Giuseppe Sor-

rentino – who manages the winery together with his sisters Benny, oe-nologist, and Maria Paola, reception manager – talks about his open-air gallery created in his vineyard: in fact, it is possible to retrace the 200-year story of winemaking. Also, the winery has always believed in the lo-cal grape varieties and has been the first one in this area to start organic cultivation. Another important project of Sorrentino is Dorè, a sparkling ver-sion of Lacryma Christi white wine, an intense and fine wine with evident pear and green apple perfumes and a full-bodied, elegant and pleasant taste. The buttonhole of Sorrentino is “Vigna Lapillo Rosso”, a Lacryma Christi del Vesuvio Doc Prodivi line, 80% Piedirosso and 20% Aglianico. The grapes grow 500 meters above the sea level, then ages 8 months in

French oak barriques to get a bright ruby red color, an ample fruity bou-quet with fruity and marmalade perfumes merges with liquorice and pepper aromas and end in a balsamic ending. “Vigna Lapillo Rosso” has an intense taste, an elegant structure and fine tannins and represents well the quality of Sorrentino. •

SORRENTINO, il biologico alle falde del Vesuvio

Un territorio certamente fertile ma con notevoli difficoltà logistiche, superate al meglio

Vinitaly: Padiglione Campania

SORRENTINO 26 Via Rio - 80042 Boscotrecase (NA)Tel. 0039 081 8584963 Fax 0039 081 [email protected]: Sorrentinovini.Twitter: SorrentinovinVesuvio

Campania

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Un lago che porta con sé cultura sin dagli albori, quando nell’età preistorica si registrarono i primi insediamenti umani. E se tut-

ti sanno che sulle sue sponde si giocò nel 217 a.C. una delle più importanti battaglie fra Cartagine e i Romani, in molti ignorano che oggi le vigne che ne circondano le rive sono meta di studenti che vengono a visitare l’azienda Il Poggio per capire come si pro-duce il vino. L’azienda è infatti impegnata in una promozione del territorio veicolata non solo attraverso i suoi vini ma anche in qualità di fattoria didattica che instilla nei più piccoli l’interesse per l’uva mentre per gli adulti organizza corsi di abbinamento e valorizzazione gastronomica. Fondato negli anni Settanta, il Poggio gestisce in maniera sostenibile otto ettari di vigneto che bene-ficiano della brezza del lago e si traducono

in denominazioni dal sapore locale. Nasco-no così il Trasimeno Rosso Scelto Doc da Sangiovese e Merlot che si contraddistin-gue per la sua personalità schietta, giocata sulla frutta di bosco e il richiamo pepato, o l’“Essenza”, un Umbria Rosato – ebbene sì, anche l’Umbria ha un Igt dedicato – che trae la sua aromaticità dalle bacche di Ciliegiolo e Sangiovese: vino ideale a bordo riva, fresco e fragrante al naso, riesce ad accompagnare il pescato di lago grazie alla sua freschezza e aromaticità. Per chi invece cerca un’uva “esotica”, Il Poggio cura anche una picco-la produzione di Pinot Noir, la Lacrima Blu di cui, come per il resto della produzione, segue il processo dalla vigna alla vendita, mettendo tuttavia a disposizione la propria cantina anche per chi necessiti di un sup-porto per la vinificazione e l’imbottigliamen-to. (i.g.)•

Territorialità e trasmissione della conoscenza enologica sulle sponde del Trasimeno

A lake that knows man since the very beginning of its story. In fact, there are signs of prehistoric human settlements here. Everyone knows that on the banks of this lake in 217 b.C. was fought one of the most important battles between Carthage and the Romans, but many ignores that nowadays young students visit the vineyards that grow around the lake to learn how to make wine. In fact, Il Poggio is committed in the pro-motion of its territory, not only through

its wines, but also through its didactic farm, where even the youngest ones can be involved in the charming world of winemaking, while adults can enjoy tasting courses. Founded in the 70s, Il Poggio has chosen integrated pest management for its 8 hectares of vine-yards that, caressed by the breeze of the lake, produce local denominations: Trasimeno Rosso Scelto Doc made of Sangiovese and Merlot, a wine with a definite personality that combines wild

fruit perfumes and pepper inklings; or “Essenza”, an Umbria Rosato made of Ciliegiolo and Sangiovese, fresh and fragrant wine, ideal with lake fish due to its aromas. For the tasters who looks for an “exotic” grape variety, Il Poggio proposes a limited production of Pinot Noir, Lacrima Blu. Il Poggio follows its wines from the vineyard to the bot-tling but offers its cellar to the produc-ers who needs a support in vinification and bottling. •

Vitivinicola Il Poggio, the wine from the lakeTerritorial character and transmission of oenological knowledge on the bank of the Lake Trasimenograppa and makes its debut in advertisement. And it wins

VITIVINICOLA IL POGGIOVia Petrarca 5006060 Macchie Castiglione del Lago (PG)Tel. +39 075 9680381Fax +39 075 [email protected]

Vitivinicola IL POGGIO, vino di lago

SORRENTINO, il biologico alle falde del Vesuvio

Um

bria

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CANTINE SETTESOLI, la buona pratica del vinoSi

cili

a

Una bottiglia Cantine Settesoli non racchiu-de solo uve di quali-tà lavorate a mano e

una moderna tecnica di cantina che riduce l’impatto ambientale con bottiglie meno pesanti e ve-tro riciclato. Cantine Settesoli è molto di più. Cantine Settesoli rappresenta infatti l’economia di un intero territorio, quella del distretto “Terre Sicane” dove

oltre il 70% della popolazione è coinvolta nella viticoltura e dove in questi ultimi 25 anni l’azienda ha saputo rivoluzionare il volto del vino. Qui nel 1958, quando

nasce Cantine Settesoli, gli ettari vitati erano pochi e i soci appena 88. La prima vendemmia risale al 1965 e oggi, giunti ormai alla quarta generazione, i soci sono

diventati 2 000 mentre le fami-glie complessivamente coinvolte sono 5 000. Lontano dall’imma-gine di una Sicilia che produce uve da taglio e in quantità mas-sicce, il vino in questa zona di Agrigento fa rima con “terroir” e sostenibilità sociale ed ambien-tale. “Conoscere tutti i volti dei nostri produttori” è infatti il mot-to dell’azienda i cui soci lavorano in maniera certosina i due ettari

Massimizzare il valore dell’uva grazie a capisaldi come biodiversità e comunità, sostegno ai giovani e tutela del territorio

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A bottle of Cantine Settesoli encloses not only high quality grapes handly processed with care and a modern technique that reduces the environmental impact. Cantine Settesoli is much more than this. In fact, it represents the economy of a whole territory, the “Terre Sicane” area, where 70% of population is in-volved in winemaking. Moreover, in the last 25 years, the winery has been able to transform the face of wine. In 1958, when Cantine Settesoli was founded, it could count on few hectares only and its partners were 88. Its first harvest is dated back to 1965 and nowadays, the fourth generation has 2,000 partners and the families involved are 5,000. Very far from the old image of a Sicilian wine suitable for blend-ing only, the wine produces in this area of Agrigento means “terroir”, social and environmental sustain-ability. “To know our producers’ faces” is the motto of this winery whose partners cultivate carefully their respective two hectares. Vinegrowers are often

youngs who decided to stay on their own land and to bet on it, investing in sustainable enotourism. The winery proposes three lines based on 28 grape variet-ies that can satisfy every palate, from connoisseurs to large-scale retail trade. Cantine Settesoli is ideal for consummers who look for a good price/quality ratio. Seligo Rosso is based on Syrah and Nero d’Avola, while Seligo Bianco is made of Grillo and Chardon-nay: both these wines take to the table all taste of the Sicilian grapes. Inycon is a line addressed to the international markets, while Mandrarossa is the but-tonhole of the winery, with labels such as Timperosse and Urra di Mare. Timperosse is a single-variety vin-ification of Petit Verdot: an intense purple colour, red fruit inklings and a sapid taste, light tannic and soft. Urra di mare is a Sauvignon Blanc with fruity and citrus perfumes of apricot and grapefruit and a light inkling of aromatic herbs: it’s the ideal companion for grilled fish and shellfish. •

Cantine Settesoli, a good winemakingTo optimize the value of grapes exploiting biodiversity and community, supporting young generations and protecting territory

Prowein: Pad. 16 – stand 16 C 62.

CANTINE SETTESOLI115 Strada Statale - 92013 Menfi (AG)Tel. 0039 0925 77111info@cantinesettesoli.itwww.cantinesettesoli.itmandrarossa.itFacebook: Settesoli - Mandrarossa WinesTwitter: @Settesoli - @MandrarossaVini

che in media posseggono. I proprieta-ri sono spesso giovani che hanno de-ciso di rimanere nella propria terra di nascita e che hanno saputo rafforzare il fenomeno del turismo sostenibile grazie anche all’ospitalità in cantina e in azienda. Sono 28 le varietà alla base dei vini aziendali che danno spazio, nelle tre linee aziendali, sia alle esigenze dell’intenditore che del-la gdo. Cantine Settesoli è per l’ap-punto la linea dedicata a chi cerca un ottimo rapporto qualità prezzo, come il Seligo Rosso a base di Syrah e Nero d’Avola o il Seligo Bianco a base di Grillo e Chardonnay in grado di por-tare in tavola la succulenza del frut-to siciliano. Inycon è invece la linea dedicata all’estero mentre quella di punta è Mandrarossa con vini quali il Timperosse e l’Urra di Mare. Tim-perosse è un Petit Verdot in purezza, dall’intenso riflesso violaceo, sento-ri di frutta rossa al naso e in bocca tono sapido, moderatamente tannico e morbido. L’Urra di mare è invece un Sauvignon Blanc che grazie alle sue note fruttate e agrumate, con albicoc-ca e pompelmo e una spolverata di erbe aromatiche, rappresenta il com-pagno ideale per grigliate di pesce e primi ai frutti di mare. (i.g.)•

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Un giardino di 19 ettari

in Valpolicella

Un nome, un’idea, una filosofia, ma soprat-tutto una volontà. Na-sce così PuntoZero,

un’azienda vitivinicola decisa a valorizzare la propria terra e la gente che vi lavora. PuntoZero si estende su 49 ettari di proprietà sui Colli Berici, a 250 mt. s.l.m., nel tratto di collina a sud-ovest che digrada lentamente verso Lonigo, dove a colpire maggior-mente è il rosso cupo della terra argillosa appena lavorata, che si

alterna al verde e al giallo sta-gionali dei filari coltivati, olivi e macchia mediterranea. I Col-li Berici sono caratterizzati per conformazione geomorfologica da un’alta vocazione vitivinicola e da un microclima unico. Infatti, rocce calcaree, argille rosse, ter-reni basaltici di origine vulcani-ca, altitudine - che preserva da nebbie e gelate tardive ed esalta l’azione della radiazione solare - e ridotta precipitazione annua contribuiscono alla produzione

di vini sia di elegante semplicità ed immediatezza che di carattere e decisa personalità. Cinque sono

i vini della startup PuntoZero: Pi-not Bianco, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot e Syrah. Tutti vitigni internazionali che hanno trovato in questi colli l’ha-bitat perfetto per esprimersi al meglio. Carolina de’ Besi, inna-morata della sua splendida terra natale, con l’aiuto dei genitori e la collaborazione di un nome dell’enologia veronese come Ce-lestino Gaspari, anima e mente di Zymè, scommette con appas-sionata energia su questa terra il “credo” per se stessa e per i propri figli per trasmettere la bel-lezza e l’eleganza di quest’antica tradizione, e contribuire alla va-lorizzazione dei bellissimi Colli Berici, che ci invita a scoprire. •

A name, an idea, a philosophy, but most of all, the wish to exploit a land and to give a chance to the people who live there. PuntoZero spreads on 49 hectares on the Colli Berici, 250 metres above the sea levels, in the south-west slope that declines in the direction of Lonigo. Here dominate the dark red of the recently ploughed clayey land, the green-yellow of vines and ol-

ive trees, and the Mediterranean maquis. The Colli Berici are char-acterized by a geo-morphological structure particularly suited for winemaking and by a unique mi-croclimate. In fact, calcareous rocks, red clays, basaltic volcanic soils, altitude – that protects from fogs and late frosts and exalts the effect of sun radiation – and rare precipitations contribute to create

both wines with a simple elegance and wines with strong character. PuntoZe-ro proposes five labels: Pi-not Bianco, Cabernet Sau-vignon, Cabernet Franc, Merlot and Syrah. These international grape variet-ies have found their ideal habitat here. Carolina de’ Besi, who is in love with

her wonderful homeland, thanks to her parents’ help and with the advises of the famous oenologist Celestino Gaspari, the soul and mind of Zymè, bets with passion-ate energy on this land and works to pass down to her children the beauty and elegance of its ancient tradition. An invite to discover the wonderful Colli Berici. •

PuntoZero, a lady’s voice in the heart of VenetoA young winery managed by Carolina de’ Besi has undertaken a new adventure

Prowein : Halle 16 Stand Nr 16E78

Vinitaly Stand FIVI

PUNTO ZERO WINE1 Via Monte PalùLonigo (VI)Tel. +39 049 659881Fax +39 347 [email protected]

Un’azienda giovane guidata da Carolina de’ Besi che ha intrapreso questa nuova sfida di vita

PUNTOZERO, una voce femminile nel cuore del Veneto

Vene

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Epoche e terre unite da un destino familiare, quattro generazioni che da oltre due secoli si trasmettono un bagaglio di tradizioni, cono-

scenze e passione. Dopo il bisnonno, il nonno e il padre, è oggi Antonio Rambelli a prose-guire l’attività di famiglia, coltivando con de-dizione un giardino di 19 ettari affacciato su Verona, un angolo di Paradiso sulle assolate colline della Valpolicella, quella terra che da ragazzo gli faceva brillare gli occhi e sussul-tare il cuore: Tenuta Il Canovino. I terreni aziendali sono esposti a sud e si trovano a quote comprese fra i 170 e i 230 metri sul livello del mare. La particolare costituzione dei suoli – costituiti dalla disgregazione di formazioni calcareo dolomitiche, da basalti e depositi morenici e fluviali di origine vul-canica – assicura ad ogni grappolo caratte-ristiche uniche, che vengono poi esaltate

attraverso il lavoro di cantina. L’Amarone della Valpolicella Classico Riserva è il fiore all’occhiello della produzione aziendale: le uve vengono lasciate appassire per circa cento giorni in cassette di legno, perdendo circa il 60% del loro peso; dopo la pigiatura il vino riposa in botti di rovere di Slavonia per quattro anni e a seguire affinato almeno un anno in bottiglia. Si ottiene un prezioso nettare dal sapore pieno, caldo e vellutato, dal profumo etereo e speziato, con sentori di ciliegia, mandorla amara e vaniglia.•

Tenuta il Canovino - Amarone della Valpolicella Classico Riserva

Epochs and lands connected by a family destiny, four generations that have been handing down traditions, knowledge and passion for centuries. After his grand-grandfather, his grandfather and his father, nowadays it’s Antonio Rambelli who man-ages the family winery and cultivates his 19-hectare garden overlooking Verona: a little corner of heaven on the sunny hills of Valpoli-

cella. This land has always enchanted Antonio. The vine-yard of Tenuta Il Canovino faces south and grow about 170-230 meters above the sea level. The peculiar com-position of the soil – made of calcareous-dolomitic stones, basalt and drumlin, and flu-vial and volcanic sediments – guarantees to every grape unique characteristics that are exalted by the wise work in the cellar. Amarone della

Valpolicella Classico Riserva is the buttonhole of Tenuta Il Canovino: grapes are let drying for 100 days in wood boxes and loose about 60% of their weight; after press-ing, wine ages in Slavonia oak barrels for 4 years and then refines one year in bottle. The result is a precious nec-tar with a warm and velvety taste, spicy and ethereal per-fumes, cherry, almond and vanilla inklings. •

A 19-hectare garden in ValpolicellaTenuta il Canovino - Amarone della Valpolicella Classico Riserva

TENUTA IL CANOVINO Contrada La Costa, 2 37141 - Mizzole (VR) Tel. +39 045 988 292 fax +39 045 988 [email protected]

Un giardino di 19 ettari

in Valpolicella

Veneto

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25 27

25-27 gennaio 2016

MILLÉSIME BIOFrancia - Montpellier | Pérolswww.millesime-bio.com

27-28 gennaio 2016

UNIFIED WINE & GRAPE SYMPOSIUMStati Uniti d’America - Sacramento CAwww.unifiedsymposium.org

1 10 1513133 23 2720

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23-26 febbraio 2016

VINEXRepubblica Ceca - Brnowww.bvv.cz/en/vinex

20-23 febbraio 2016

BEER ATTRACTION Riminiwww.beerattraction.it

27 - 28 - 29 febbraio 2016e 1 Marzo

GOLOSITALIABresciawww.golositalia.it

3-6 febbraio 2016

FIERAGRICOLAVerona

www.fieragricola.it

1-3 febbraio 2016

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13 - 16 febbraio 2016

CUCINAREPordenone

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10 - 11 - 12 - 13 febbraio 2016

BIOFACHNurnbergwww.biofach.de

15-17 febbraio 2016

VINISUDFrancia - Montpellier | Pérolswww.vinisud.com

11-14 Febbraio 2016

WWMSpagna - Barcellona

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[2016 ]

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In Trentino, in un territorio unico per posizione e clima, moltiplichiamo più di 120 varietà da vino e 20 varietà da tavola che danno origine con un’ampia gamma di selezioni clonali innestate sui principali portinnesti, ad oltre 500 combinazioni per ogni esigenza. Dall’impegno, dal lavoro e dalla grande esperienza dei soci dei Vivai Cooperativi di Padergnone vengono moltiplicate le barbatelle che contribuiscono alla nascita dei migliori vini italiani.

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Gennaio

Febbraio

Marzo

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Giugno

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2016

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12- 13 Febbraio Anteprime dei Consorzi: Morellino di Scansano, Mon-tecucco, Vini Cortona, Vini di Carmignano, Valdarno di Sopra Doc, Bianco di Pitigliano e Sovana, Colline Lucchesi, Maremma Doc.14 Febbraio Anteprima Chianti15-16 Febbraio Chianti Classico Collection16-17 Febbraio Anteprima Vernaccia di San Gimignano17-18 Febbraio Anteprima del Vino Nobile19-20-21-22 Febbraio Benvenuto Brunello 2016www.anteprimetoscane.it

30 e 31 Gennaio Amarone 2012 “A taste of history and elegance anteprimaamarone.it22-23 Febbraio Anteprima Sagrantino www.consorziomontefalco.it29 Marzo- 4 aprile Campania Stories19 al 23 Aprile “Sicilia en Primeur” 2016www.assovinisicilia.it/sicilia-en-primeur9-13 Maggio Nebbiolo Prima19-20 Maggio Soave Preview www.ilsoave.com/soave-preview-2015

29 aprile- 2 maggio 2016

SALONS DES VINS DE TERROIR ET PRODUITS REGIONAUXFrancia -Seclinwww.vins-de-terroir.com

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Marzo 2016

Giugno 2016

13 - 14 - 15 marzo 2016

PROWEIN Dusseldorfwww.prowein.it

7-13 Giugno

RADICI DEL SUD Triggiano (Bari)radicidelsud.com

17-18 Giugno 2016

ENOVITIS IN CAMPODusseldorf

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10-13 aprile 2016

VINITALY Veronawww.vinitaly.com

24-26 maggio 2016

VINEXPOAsia -Hong kongasiapacific.vinexpo.com

6-8 maggio 2016

SIALGiappone - Shanghaiwww.sialwineworld.com

3-5 maggio 2016

LONDON WINE FAIRInghilterra - Londra

www.londonwinefair.com

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Food&Beveragendadi Claudia Cataldo

150 produttori selezionati da tutta Italia, dai rossi toscani e piemonte-si, alle bollicine lombarde e venete. E poi showcooking, degustazioni food&wine di prodotti locali. Questo è Wine&Siena, che si terrà nelle sto-riche sale di Rocca Salimbeni e nel vicinissimo Grand Hotel Continental, a Siena, evento nato dalla collaborazione fra Banca Monte dei Paschi e Gourmet’s International. Due le sezioni: Food, al Cortile della Dogana, e Wine, a Rocca Salimbeni. Per l’occasione sarà presentato anche il progetto Senarum Vinea: un vino per Siena, che punta alla riscoperta di vitigni an-tichi della città, ideato dal Laboratorio di Etruscologia e Antichità Italiche dell’Università di Siena. Il biglietto di ingresso giornaliero è di 40 euro, mentre l’accesso per mezza giornata è di 25 e comprende la possibilità di degustare tutti i prodotti esposti. www.wineandsiena.it

Dal 10 al 13 febbraio 2016 oltre 2.400 espositori mostreranno ancora una volta tutta la varietà della proposta biologica al BIOFACH, il Salone Leader Mondiale degli Alimenti Biologici. Il settore internazionale si presenterà nella sua totalità, esponendo tutto ciò che il mercato ha oggi da offrire a proposito di prodotti deliziosi, innovativi e fonte di ispira-zione, nonché scambiando opinioni e visioni sul biologico del futuro. Ai segmenti del vino, dell’olio d’oliva e del vegan saranno dedicate apposite aree espositive anche nel 2016. Grande attenzione sarà rivolta quest’anno al vino. Nell’Erlebniswelt Wein (Pianeta vino) si presenteranno al pubblico viticoltori di tutto il mondo, tra i quali molti italiani. Nella zona riservata alle degustazioni si potranno assaggiare sia i loro prodotti d’annata sia i vini vincitori del Concorso internazionale del vino biologico MUNDUS VINI BIOFACH. Inoltre nell’area ristorazione del forum attenderanno di essere scoperte dai visitatori mille origina-li combinazioni culinarie a base di vino. Per informazioni: [email protected] - 02 28510106. www.biofach.de/en

Domenica 7 e lunedì 8 febbraio, dalle ore 11 alle 18, il Palazzo della Borsa Valori, in Piazza De Ferrari a Genova, aprirà le porte al mondo del vino naturale. Oltre 70 saranno i vignaioli provenienti da quattordici regioni italiane, e

da Francia, Portogallo e Slovenia, tutti produt-tori che hanno decido di lavorare secondo il protocollo VinNatur, che abolisce l’uso di pe-sticidi. La quota di ingresso è fissata in 15,00 € comprensive di calice da degustazione e catalogo.

www.vinnatur.org

Nuova formula per Fieragricola, da mercoledì a sabato. Come già nelle passate edizioni, sarà presente un’offerta espositiva ad ampio raggio, con numerosi dibattiti, incontri tecnici e scien-tifici, esibizioni e prove dinami-

che. Sempre attenta alle poli-tiche di crescita comuni e alla sostenibilità, Fieragricola ha ac-compagnato, fin dal 1962, l’e-voluzione della Politica agricola comune, contribuendo ad ali-mentare il dibattito fra sistema

agricolo e mondo delle istitu-zioni nazionali ed europee. Una manifestazione trasversale, che tocca da vicino diverse branche dell’agricoltura (compresa la vi-ticoltura) e va verticalmente in profondità sui temi attuali e le nuove tecnologie.

www.fieragricola.it

WINE&SIENA EVENT Siena, 30 – 31 gennaio 2016 Norimberga (Germania), 10 - 13 febbraio 2016

FIERAGRICOLAVerona, 3 – 6 febbraio 2016

LE RELAZIONIDOVE CRESCONO

fieragricola.it

Verona, 3-6 Febbraio 2016

da mercoledì a sabato

Membro di

In collaborazione con

Organizzato da

VINNATURGenova, 7 – 8 febbraio 2016

Page 63: I Grandi Vini - Gennaio/Febbraio 2016

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Food&Beveragenda di Claudia Cataldo VINI AD ARTE

Faenza, 21 – 22 febbraio 2016

GUSTO IN SCENAVenezia, 28 - 29 febbraio 2016

TERRE DI TOSCANALido di Camaiore (LU), 28 – 29 febbraio 2016

GOLOSITALIAMontichiari (BS), 27 febbraio – 1 marzo 2016A Faenza torna l’appuntamento con Vini

ad Arte, l’Anteprima del Romagna San-giovese Riserva. L’evento, organizzato da Consorzio Vini di Romagna in collabora-zione con Convito di Romagna, si ricon-ferma un’occasione unica per degustare in anteprima le nuove annate di Romagna Sangiovese Riserva, quest’anno arricchito di tutte le sue sotto-zone e il meglio della produzione vitivinicola della Romagna, in una cornice di altissimo valore culturale: il MIC – Museo Internazionale delle Cera-miche di Faenza. La giornata di domenica sarà dedicata al grande pubblico, mentre quella del lunedì sarà riservata ai giorna-listi della stampa enogastronomica e agli addetti al settore. Torna a Venezia l’appuntamento culturale per eccellenza del mondo dell’enogastronomia, firmato Marcello Coro-

nini. Quattro eventi in uno: un salone dedicato ai vini con 54 cantine in parte famose e in parte meno conosciute con quasi 200 vini in assaggio e un secondo salone con 30 eccellenze gastronomiche selezionate dai curatori e ideatori Lucia e Marcello Coronini non solo per la qualità, ma per ragioni storiche e culturali. Cuore dell’evento sarà il Congresso di Alta Cucina dove chef stellati, maestri pasticceri e importanti pizzaioli studiano ed eseguono piatti seguendo le regole e il tema ideato dagli stessi curatori: La Cucina del Senza®. Non poteva mancare un fuori salone, Fuori di Gusto, dove 17 ristoranti e 5 grandi alberghi della laguna realizzano menù in linea con il tema del Congresso. www.gustoinscena.it

Domenica 28 e lunedì 29 febbraio 2016 oltre 600 etichette consentiranno di effettuare un viag-gio ideale, e sensorialmente avvincente, alla scoperta dei territori vinicoli di maggior prestigio e vocazione, dagli storici ai più recenti. A presentare i vini saranno gli stessi produttori pronti per raccontare al pubblico - circa 3000 le presenze registrate nell’ultima edizione, di cui 1000 fra operatori professionali, giornalisti e buyer - le loro storie, le novità ed i progetti futuri. E poi, evento nell’evento, ci sarà Golosizia, l’angolo del gusto dedicato all’alta cucina regionale: coo-king show e dialoghi con il pubblico per imparare ad assaggiare, in modo nuovo, le interessanti preparazioni di grandi chef toscani, affermati ed emergenti.www.terreditoscana.info

Le migliori proposte dell’enogastronomia made in Italy e le ultime novità in tema di professional equipment: questo è Golositalia Aliment, l’evento che si terrà al Centro Fiera del Garda di Montichiari (BS). Con 600 espositori ed una platea di 72000 visitatori la manife-stazione riesce a raggiungere tutti gli attori del settore agroalimentare: consumatori, operatori Ho. RE. CA. e buyer della filiera distributiva. Vincente la nuova formu-

la che accoglie i consumatori, interessati ai prodotti ti-pici, alle degustazioni, ai corsi e ai seminari e gli addetti ai lavori, richiamati dai numerosi stand di attrezzature professionali di ultima generazione e i workshop di ag-giornamento e formazione. Orari: Sabato e domenica 9–22, lunedì e martedì 9–19. Biglietto d’ingresso ac-quistabile in fiera al costo di € 7. #golositalia www.golositalia.it

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PELLICOLE DI GUSTO

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RIEMPITRICE BAG-IN-BOX

( di Lorenzo Bianciardi - [email protected] )

Non siete esperti di Twitter? Allora questo è un motivo in più per guardarvi Chef, la ricetta perfetta (2014) del regista newyorkese Jon Favreau. Così magari

eviterete anche voi di cadere nell’errore grossolano del protagonista del film…Cuoco da copertina in una California che si sfama di icone mediatiche “mordi e fuggi” da consumare alla velocità di un fast food, Carl Casper è la stella polare del film. Attorno a lui ruotano tutti gli altri “astri”: non di poco conto, se pensiamo alla presenza di due star come Dustin Hoffman (proprietario del ristorante) e Scarlett Johansson (la provocante caposala).Favreau, qui anche attore protagonista, ha il grande merito di mettere in scena per primo – all’interno dell’orizzonte astrale cinematografico – un gusto che potremmo definire “tecnologico”. Eppure le pellicole a tema culinario nelle sale non sono certo mancate in questi ultimi anni, ma nessuno prima di lui ha intuito la “portata” voyeuristica dei social network nella resa dei sapori. Pensiamoci un attimo: quante foto di cibo sono scattate ogni giorno su Facebook, Instagram e Twitter? E perché non farne un ingrediente di partenza per un film?Carl sa fare il suo mestiere, è stimato e considerato un cuoco all’avanguardia. Fino a che un bel giorno viene accusato di cucinare come una «vecchia zietta», incapace di innovare il proprio menù. A scriverlo è un food blogger sfrontato che sfida il grande chef pubblicamente, a mezzo Twitter. E sarà proprio lui a vincere la “partita” mediatica. Sì, perché Carl si ritrova ben presto vittima di un medium che non conosce. Ecco l’errore cui

si accennava all’inizio: Carl apre il suo profilo @ChefCarlCasper per rispondere al giornalista e lo fa con un insulto, ignaro del fatto che un tweet è un’arma pubblica, e non un semplice messaggio privato, indirizzato esclusivamente al critico saccente. A venirne fuori è una contesa impari, che vede ben presto Carl soccombere sotto i colpi di un’onta mediatica talmente grande da costringerlo ad abbandonare le cucine e appendere la sua toque blanche al chiodo. Una stella cadente, viene da

chiedersi, proseguendo la nostra metafora astronomica?Non proprio, perché Carl riuscirà a rifarsi una nuova vita ripartendo da zero, dalle sue origini di cuoco di strada, quando con i suoi panini pattugliava palmo a palmo le spiagge della Florida. Il messaggio esplicito è che la passione e l’immaginazione vincono sempre, anche in cucina. Insieme a valori come le radici e la famiglia. Il resto lo lasciamo scoprire a voi,

insieme all’intuizione di Carl. Vi diciamo solo che ben presto il film si trasformerà in un vero road movie del gusto, con una cucina “su due ruote” che porta il nome di “El Jefe” – che in spagnolo significa il capo (cuoco), con chiaro riferimento al Lider Maximo Fidel. A diventare protagonisti saranno infatti suoni e ritmi cubani e una nuova comunicazione dei sapori: non più incerta e impacciata, ma vincente e ricca di cinguettii, selfie e video postati su YouTube.Ormai padrone della tecnologia, grazie alla complicità del figlio Percy (lui, sì, tecnologico fino al midollo!), Carl scoprirà i segreti per entrare (di nuovo) nella vita delle persone. A colpi di #paninigourmet…•

PELLICOLE DI GUSTO

Chef, il #gusto in un cinguettio

Page 66: I Grandi Vini - Gennaio/Febbraio 2016

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Sui vini prodotti senza solforosa aggiunta, l’interesse non è solo da parte di alcune aziende vini-cole che hanno iniziato a produr-

lo ma anche da parte degli enti di ricer-ca. Il dipartimento di Scienze Agrarie Alimentari e Agro-am-bientali dell’Università di Pisa ha messo a punto un brevetto per ottenere dei vini che guardino non solo alla salute ma anche alla correttezza organo-lettica. La professoressa Angela Zinnai, coordina-trice della ricerca, illustra il progetto.Già da qualche anno si trovano in commercio i

vini senza solfiti aggiunti. Che cosa apporta in più il brevetto dell’Uni-versità di Pisa?“In realtà alcuni vini presenti sul mercato come privi di solfiti aggiunti presentano comunque un quantitativo minimo oppu-

re non sono sensorialmente insoddisfa-centi. Il nostro è un protocollo operativo, chiamato Onlywine, basato sull’impiego di sistemi fisici e la stabilizzazione en-dogena nelle fasi post-fermentative. Dal momento che il protocollo non prevede

l’aggiunta di addi-tivi chimici, il vino ottenuto può essere consumato anche da soggetti allergici, intolleranti e con re-gimi dietetici parti-colari”.Per ora la meto-dologia è stata sperimentata in due cantine, quel-la sperimentale

universitaria e a Fattoria dei Barbi. Che risultati sono stati ottenuti? “La prima vinificazione è stata condotta su un vino bianco, cioè nelle condizioni più difficili. I risultati sono stati molto in-coraggianti e il progetto è stato selezio-nato per la sua presentazione all’Expo. Stefano Cinelli Colombini della Fattoria dei Barbi si è offerto di permetterci di proseguire la sperimentazione, impie-gando anche le uve rosse”. Verrà allargata la scala delle speri-mentazioni?“Visti i risultati positivi delle vinifica-zioni del 2013 e 2014, l’Università di Pisa punta ad organizzare un gruppo di lavoro multidisciplinare per realizzare una linea di vinificazione senza chimi-ca aggiunta. Si prevede un impatto importante sull’intero settore vino di tutto il mondo, perché le tendenze più stabilmente in crescita vanno proprio nella direzione della nostra esperienza. Si cercano vini sempre più salubri, privi di chimica, qualità più alta ma non a costi maggiori. L’obiettivo è ambizioso ma per realizzarlo sono necessari fondi per la ricerca che, come spesso accade in Italia, scarseggiano o mancano del tutto. Purtroppo lo Stato non dimostra, per l’u-niversità, l’attenzione che meriterebbe in un Paese come il nostro, che nella ricerca ci vede primeggiare nel mondo”.•

L’Università di Pisa ha progettato un protocollo che elimina l’aggiunta di additivi chimici nella vinificazione. Ma i fondi per la ricerca scarseggiano…

di Marina Ciancaglini

NewsBio & Green

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Nella foto il gruppo di ricerca progetto Onlywine. Da sinistra Ying Xiaoguo, Francesca Venturi, Anita Nari, Angela Zinnai, Chiara Sanmartin, Gianpaolo Andrich, Isabella Taglieri

Page 67: I Grandi Vini - Gennaio/Febbraio 2016

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Il mondo del Prosecco anticipa i tempi e le nuove dinamiche della rete web. Sono infatti online, già dai primi di gen-naio, i siti prosecco.wine e prosecco.vin, tra i primissimi a livello globale ad utilizzare i nuovi domini. “Siamo orgogliosi di essere i primi in Italia e tra i primissimi al mondo ad aver registrato la denominazione nei domini.wine e .vin garantendo in tal modo il nostro marchio a livello inter-

nazionale. Un’azione determinante - afferma Stefano Zanette, presidente della Doc Prosecco - per tutelare le nostre produzioni e soprattutto il con-sumatore”.“La liberalizzazione dei nuovi domini di primo livello annunciata nel 2012 – prosegue Zanette - aveva allarmato non poco il mondo del vino e del made in Italy più in generale, perché senza misure correttive avrebbe favorito un

uso fuorviante delle estensioni causan-do drammatiche ripercussioni sulle in-dicazioni geografiche protette oltre che sul consumatore. Battaglia per niente facile, il cui esito positivo è stato reso possibile grazie al gioco di squadra comunitario”. Dopo tre anni di inten-se trattative ora il Prosecco insieme a Champagne, Porto e Sherry detiene il primato di registrazione e utilizzo di questi domìni.

Con il 2016 scattano importanti novità sulle autoriz-zazioni di impianto di nuovi vigneti. Dal 15 febbra-io al 31 marzo i produttori potranno presentare le domande (anche online su www.sian.it) seguendo il nuovo regime che sostituito quello dei diritti, e che sarà in vigore fino al 2030. Entro il 30 aprile il Ministero delle Politiche Agricole raccoglierà tutte le richieste e comunicherà alle Regioni le azien-de beneficiarie delle autorizzazioni, con le Regioni stesse che dovranno

poi rilasciarle entro il 1° giugno 2016. L’Italia ha di-sposizione 6.400 di ettari, ovvero l’1% (il massimo consentito dal nuovo regolamento Ue) rispetto alla superficie vitata al 31 dicembre 2015, di 642 mila ettari in produzione.

Dalla Federazione Italiana Vignaioli Indipen-denti (Fivi) arriva un netto no sull’ipotesi di una rimozione al blocco degli impianti di Gle-ra nella zona di produzione di Prosecco Doc. “Un allargamento indiscriminato della pro-duzione – spiega Luca Ferraro, vignaiolo in Asolo e consigliere FIVI – esporrebbe tutto il settore a gravi rischi in futuro”.E’ recente, infatti, l’intervento di alcuni grandi produttori sulla rimozione del blocco degli impianti che ha fermato a 29 mila ettari com-plessivi l’area vitata per il Prosecco, arrivando a ipotizzare che nel 2030 sarà necessario un

vigneto di 60 mila ettari con cui potrebbero essere prodotte 1 miliardo di bottiglie, il dop-pio rispetto a oggi.“A che pro arrivare a un miliardo di bottiglie? – prosegue Ferraro – Una manovra che serve solo a soddisfare un’esigenza di mercato e in nessun modo contribuisce a valorizzare il ter-ritorio e a rafforzare l’identità dei nostri vini. Questa rincorsa ai mercati non può che anda-re a discapito della qualità: i nuovi vigneti sa-ranno necessariamente piantati, per lo più, in zone meno vocate. Come potremo parlare di territorialità e tipicità con queste premesse?”.La strada indicata da FIVI è quella di un con-tinuo incremento della riconoscibilità terri-toriale e dell’identità dei vini. “Se crediamo di aumentare la produzione per abbassare il prezzo – spiega Ferraro – troveremo sempre qualcuno che produce a minor prezzo rispetto a noi. Noi dovremmo offrire un prodotto più riconoscibile, di qualità, unico e irripetibile in un altro tempo e in un altro luogo”.

SCENARIdi Giovanni Pellicci

Bollicine News

La Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti interviene sull’ipotesi di rimozione al blocco degli impianti di Glera per la Doc

FIVI DICE NO ALL’AUMENTO DI PRODUZIONE DEL PROSECCO

IMPIANTI

All’Italia spettano 6.400 nuovi ettari. C’è tempo

fino al 31 marzo per fare domanda

AUTORIZZAZIONI, E’ SCATTATA LA NUOVA DISCIPLINA

WEB

Il Consorzio, tra i primi al mondo, ha lanciato i siti con i nuovi domini

E ONLINE E’ GIA’ ATTIVO PROSECCO.WINE

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Un’operazione chiaccherata ormai dallo scorso dicembre, quando il gruppo anglo-belga Ab Inbev aveva messo sul mercato il mar-chio italiano Birra Peroni. E’ il quotidiano giapponese Yomiuri a parlare dell’offerta ufficiale (corri-spondente a 3,12 miliardi di euro), che coinvolgerebbe anche l’olan-dese Gorolsch, gravitante assieme a Peroni nell’orbita di Sab Miller. Quest’ultima è in procinto di essere acquisita dalla belga Ab Inbev, (una fusione da 90 mld di euro) per cui intende cedere i due marchi evi-tando di incorrere in problemi con

l’antitrust di Bruxelles ed ottenere il benestare delle autorità europee. Un sodalizio che darà i natali ad un vero e proprio colosso mondia-le che deterrà il 30% del mercato della birra. La Giapponese Asahi infatti, con l’acqui-sizione di Peroni, si aprirebbe una porta d’accesso in Europa, puntando a rafforzare la sua posizione nei con-fronti dei grandi produttori di birra d’oltreoceano.

Tre i padiglioni che ospiteranno la manifestazione, divisi in altrettan-ti macro settori. Il primo dedicato alle birre, protagoniste della fiera, in cui troveranno spazio non solo

quelle artigianali ma anche le spe-cialità birraie, le regionali italiane e quelle estere. Al settore “Beer” si affiancherà una new entry, il Tech, ospitante impianti e materie prime.

Si tratta di un comparto che, rispet-to allo scorso anno, sarà potenziato dalla presenza di aziende leader del segmento birra. Beer Attrac-tion si concentrerà quindi sull’o-peratore professionale, puntando l’attenzione sul B2B, quale target di riferimento dei quattro giorni di manifestazione. Gli importatori, distributori e grossisti nazionali ed esteri, titolari di birrifici e mastri birrai insieme ai ristoratori, avranno modo di visionare e assaggiare le ultime novità dell’anno, e di con-frontarsi nei diversi momenti a loro dedicati. La grande novità del 2016 sarà il food: specialità territoriali, prodotti Dop e Igp, street food e piz-za gourmet, nonché chef di prestigio e beer specialist.

di Chiara MartinelliA tutta Birra

Il Salone dedicato alla kermesse birraia apre le porte al Tech &Food

L’APPUNTAMENTO

Nuove avances per la bionda italiana dal colosso giapponese Asahi Group Holdings

ACQUISIZIONI

BIRRA PERONI IN VESTE ZEN

DAL 20 AL 23 FEBBRAIO TORNA A RIMINI FIERA BEER ATTRACTION

Organizzato da Fermento Birra e giunto alla sua settima edizione, il Birraio dell’anno si è svolto all’Obi Hall di Firenze (15-17 gennaio). Cento i birrifici in gara organizzati tra piccoli eventi, laboratori di degustazione e street food. Ad aggiudicarsi la vittoria per “la tec-nica, la filosofia e naturalmente la qualità” (questi i requisiti voliti dalla giuria del pre-mio) è il Birrificio Lambrate di Fabio Brocca. Nel 1996 apre i battenti nel cuore di Milano dando vita ai suoi prodotti di punta: Mon-testella (chiara), Porpora (rossa) e Lambrate (ambrata doppio malto). Oltre che da Fabio Brocca il team meneghino è composto da Stefano di Stefano (è lui che si occupa della produzione), Davide “Danko” e Giampaolo Sangiorgi, gestori dello storico pub milanese, dove si continuano a spillare le birre crude più famose, Montestella, Lambrate, Ghisa (scura), e Sant’Ambroeus (chiara doppio malto).

I PREMIATI1. Fabio Brocca Birrificio Lambrate (Mi) 2. Valter Loverier LoverBeer, Chieri (To) 3. Agostino Arioli Birrificio Italiano, Li-

mido Comasco (Como)4. Bruno Carilli Birra Toccalmatto Fiden-

za (Parma)5. Francesco Mancini Birrificio del Forte

Pietrasanta (Lucca)

BIRRIFICI EMERGENTI1. Birra MC -77, Serrapetrona (Mc)2. Birrificio Argo, Lemignano (Pr)3. Birrificio Hop Skin, Curno (Bg)4. Vento Forte, Bracciano (Rm)5. Microbirrificio “Birra Elvo” Graglia, Gra-

glia –Bitonto (Ba)

Il Birrificio Lambrate “spilla” alla vittoria!

BIRRAIO DELL’ANNO 2015

IL PREMIO

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E’ in arrivo la 33esima edizione del Premio Alambicco d’Oro, promosso da Anag per premiare le migliori grappe e acquaviti italiane. La novità del 2016 sarà un premio speciale per il ‘vestito della grappa’, dedicato alla bot-tiglia più bella per etichetta e forma. E, per il secondo anno, l’iniziativa sarà aperta non solo alle distillerie, ma anche alle aziende vitivinicole, con le cosiddette “grap-pe di fattoria” ottenute con le loro vinacce da distillerie esterne. Confermato anche il premio speciale riservato alla distilleria che otterrà il miglior punteggio comples-sivo sommando le medaglie assegnate a prodotti propri e a quelli distillati per conto terzi. Il concorso prevede nove categorie di grappe: grappe giovani, grappe aroma-tiche (provenienti da vitigni aromatici), grappe che han-no subìto permanenza in legno, grappe aromatiche che hanno subìto permanenza in legno, grappe aromatizzate, acquaviti d’uva giovani, acquaviti d’uva giovani aroma-tiche (provenienti da vitigni aromatici), acquaviti d’uva giovani che hanno subìto permanenza in legno e acqua-viti d’uva aromatiche che hanno subìto permanenza in legno. I campioni dei prodotti partecipanti dovranno per-venire entro il 31 marzo, secondo le modalità contenute del bando, che è possibile richiedere all’indirizzo e-mail [email protected].

Al via la nuova edizione che, tra le novità 2016, premierà anche il miglior vestito della grappa

L’ALAMBICCO D’ORO COMPIE 33 ANNI

CONCORSI

A caccia di nuovi talenti dell’arte della mixology. E’ l’obiettivo di Five Senses, l’eccellenza italiana nel settore alcolico e spirits, che lancia la se-conda edizione del concorso MixFactor. Anche quest’anno, tutti gli aspiranti barman, barlady e bartender avranno la possibilità di sfidarsi, a colpi di shaker, sfoderando abilità e creatività. Per le iscrizioni è necessario visitare il sito www.mixfactor.it e, fino al prossimo 11 marzo, carica-re una ricetta con una foto del proprio cocktail, indicando la preferenza tra rhum, gin o vodka e seguire tutte le guide line. Dal 15 marzo al 15 aprile 2016 poi spazio al pubblico che avrà la possibilità di votare il coc-ktail preferito e, entro la fine di maggio 2016, una giuria tecnica composta dal noto barchef

Flavio Esposito, da un Responsabile Mavidrink e da autorevoli operatori del settore selezionerà i finalisti. Entro la fine di giugno sarà Napoli la cornice della gran finale dove verranno decretati i vincitori che si sfideranno, dal vivo, miscelando gli esclusivi prodotti Five Senses. Per gli aspiran-ti barman, in palio al primo posto un corso di 1° livello Barman riconosciuto e autorizzato da Ai-bes e la possibilità di collaborare con l’azienda nella creazione di video tutorial, che verranno condivisi sui canali social aziendali. Il secondo e il terzo classificato vinceranno una borsa bar tender professionale, contenete tutti i trucchi del mestiere.

Per info e iscrizioni: www.mixfactor.it

MIXFACTOR A CACCIA DI TALENTI DI MIXOLOGY

TENDENZE

Al via la seconda edizione del concorso che premia la creatività del barman

di Giovanni Pellicci

Distillati & Co

Novità importante per il set-tore dei prodotti alcolici. La Legge di Stabilità varata dal Goverbo ha introdotto il diffe-rimento al 31 dicembre 2017 del pagamento per le accise dovute sui prodotti alcolici sottratti illecitamente. “E’ un risultato molto positivo, ottenuto grazie al sostegno del Governo, che ha saputo riconoscere le nostre ragioni, e all’impegno del senatore Stefano Collina - commenta Antonio Emaldi, presidente

di AssoDistil, l’associazione dei distillatori - sulla norma che sancisce la proroga, al 31 dicembre 2017, della pretesa tributaria per le accise sull’al-col illecitamente sottratto alle imprese vittime di furti o rapi-ne”. In particolare, il differi-mento della pretesa del tribu-to vale per le aziende, colpite da questa tipologia di crimini, alla data di entrata in vigore del decreto legislativo 29 mar-zo 2010, n. 48, di recepimento della direttiva 2008/118/CE sulle accise. Dal 1° gennaio 2016 il differimento della pre-tesa tributaria al 31 dicembre 2017, per le accise sull’alcol sottratto illecitamente a cau-sa di furti o rapine, scatta a prescindere dal giorno della sentenza, collegando più cor-rettamente il termine della proroga alla data in cui è sta-

ta recepita in Italia la Direttiva Ue. “Il Governo – sottolinea Emaldi – ha saputo compren-dere le difficoltà delle distille-rie. In particolare, sono stati eliminati elementi discrimina-tori che limitavano fortemente l’ambito di applicazione della norma”. L’obiettivo dell’asso-ciazione resta quello di risol-vere completamente gli effetti negativi della normativa. “E’ ora urgente regolamentare – aggiunge Daniele Nicolini, Direttore di Assodistil - l’estin-zione della pretesa tributaria per le imprese che siano state vittime di sottrazioni illecite di prodotti alcolici a seguito di rapina o furti che rischia-no la chiusura. Oggi ci sono finalmente gli strumenti per intervenire e apprezziamo che sia stato lo stesso legislatore a prevederli”.

Nella Legge di Stabilità il Governo ha posticipato al 31 dicembre 2017 il pagamento delle accise dovute sui prodotti rubati

FURTI D’ALCOL, LA PROROGA AL 2017 SODDISFA ASSODISTIL

NORMATIVA

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Dal 1870 Grappa BERTAGNOLLI Cultura del distillato

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L’idea che la grappa sia un prodotto solo per grandi – se non per vecchi – non corrisponde alla realtà. Un valido esempio di come l’unico vero distil-

lato “made in Italy” possa uscire dai luoghi comuni è rappresentato da Bertagnolli. Dopo l’importante restyling delle grappe classiche e dell’immagine corporate realizzato nel 2014, la più antica distilleria di famiglia del Trentino ha rivisto le sue pregiate Grappe Gran Riserva che ripropongono la storica tradizione locale a partire dalla caraffa tronco-conica. «Vole-vamo una bottiglia che raccontasse la nostra storia e la sua unicità nell’arte della distilla-zione, ma che fosse al contempo innovativa» afferma Martina Bosetti, quinta generazione. A fare da leitmotiv su tutti i prodotti è lo stem-ma di famiglia, presente sul classico e storico Grappino® fino alla punta di diamante della gamma: DECEM Grappa Riserva e MOS ROS Brandy Moscato Rosa, entrambi invecchiati 10 anni in barrique. A guidare il progetto tre criteri: Artigianalità, Processo e Celebrazione che, grazie ad un intelligente perfezionamento delle antiche ricette, hanno permesso di in-cludere nella Collezione Gran Riserve grappe sia in purezza che blend, con invecchiamenti in barrique di pregiato rovere francese dai 24 mesi ai 10 anni. Ora, dopo l’innovativo lavoro di restyling, Bertagnolli esordisce con la sua prima vera campagna pubblicitaria. L’idea nasce proprio dalla prolungata assenza media-tica, sintomo di un’attitudine concreta e indu-striosa. È proprio questa la mentalità illustrata dalla campagna che con un pizzico di ironia racconta: «Il primo lancio pubblicitario dopo 145 anni. Succede, quando hai da fare». •

La più antica distilleria di famiglia del Trentino rivede anche le Grappe Gran Riserva, poi esordisce

in pubblicità. E vince.

The idea that grappa is a product for elderly people only does not correspond to reality. Bertagnolli is a good example of how the only true Italian distillate break all stereotypes. After an important restyling of the classic grappa and of its image, realized in 2014, the most ancient family distillery of Trentino rethinks its precious and traditional Grappa Gran Riserva, starting from its bottle. «We wanted a bottle

that could represent our story and its unicity in the art of distillation but also an innovative one», says Martina Bosetti, the fifth generation. The leitmotiv of these products is the family’s coat of arms that shows itself both on classical Grappino® and on the buttonhole labels DECEM Grappa Riserva and MOS ROS Brandy Moscato Rosa, both aged in bar-rique for ten years. The leading philosophy of Bert-

agnolli is based on three steps: craftsmanlike work, method and celebration. Thanks to a wise perfection of the ancient recipes, the distillery has included in its Collezione Gran Riserve both grappa in purity and blends, aged in precious French oak barrique from 24 months to 10 years. Nowadays, after an innovative restyling, Bertagnolli makes its debut in advertisement: after a long silence, a symptom of a concrete and industrious attitude, the distillery pres-ents itself to the media ironically: «The first adver-tising launch after 145 years. It happens when you have your hands full». •

Bertagnolli Grappa: since 1870, the culture of the distilled spiritThe most ancient family distillery in Trentino revises all the Grappe Gran Riserva, and then debuts in advertising. And succeeds.

Prowein:HALL 15 Stand G61 (D - Düsseldorf, 13-15 Marzo 2016)

Vinitaly:PAD 3 Stand C1(I - Verona, 10-13 Aprile 2016)

DISTILLERIA BERTAGNOLLIVia del Teroldego, 11/1338016 Mezzocorona (TN)Tel | 0461 603800 [email protected]

Dal 1870 Grappa BERTAGNOLLI Cultura del distillato

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Dal 14 al 20 febbraio il meglio della pro-duzione oleicola mediterranea si sfida a Verona nel Sol d’Oro Emisfero Nord, la più importante competizione internazionale dedicata agli oli extravergine di oliva. La quattordicesima edizione del concorso internazionale si annuncia una gara av-vincente, che darà la misura del reale va-lore qualitativo della nuova produzione: di fronte ci saranno infatti i prodotti i migliori prodotti del Mediterraneo e i vincitori del Concorso Sol d’Oro Emisfero Sud, prove-nienti da Argentina, Australia, Brasile, Cile, Nuova Zelanda, Perù, Sudafrica e Uruguay. Le aziende produttrici degli oli vincitori di medaglia e gran menzione avranno a di-

sposizione una serie di strumenti e di ini-ziative per il proprio marketing durante Vi-nitaly 2016 (dal 10 al 13 aprile prossimi). Si comincia il 10 aprile, con la proclamazione, di fronte a operatori specializzati e buyer esteri (nel 2015 provenienti da 80 Paesi), dei premiati; questi potranno apporre in etichetta un bollino del “Concorso Inter-nazionale Sol d’Oro Emisfero Nord 2016” con il colore e la dicitura del premio vinto (Sol d’Oro – Sol d’Argento – Sol di Bronzo) e verranno inseriti nella Guida “Le stelle del Sol d’Oro” da distribuire ai buyer in-ternazionali e ai delegati di Veronafiere nel mondo. In programma anche degustazioni guidate e tasting specifici.

Oltre 17 miliardi di euro a favore dello sviluppo rurale. Fatti i conti, è questo il bilancio degli investimenti effettuati dal 2007 al 2013 nell’ambito del Fon-do europeo agricolo per lo sviluppo ru-rale (Feasr), pari al 98,75% del totale. A fronte di una spesa pubblica com-plessiva pari a 17,4 miliardi di euro, di cui 8,8 miliardi di finanziamenti europei Feasr, il disimpegno è stato li-mitato all’1,15%, per un ammontare di circa 104 milioni di euro di quota Feasr. Molte le Regioni che hanno raggiunto la quota del 100% dell’impiego dei fondi: Emilia Romagna, Lazio, Lombar-dia, Molise, Toscana, Umbria, Veneto e Puglia. Il conteggio è arrivato dal Mi-nistero delle Politiche Agricole e Fore-stali che, in una nota, ha sottolineato quanto sia stato “forte il recupero negli ultimi due mesi del 2015, considerato

che al 31 ottobre il rischio disimpegno era pari a quasi 1 miliardo di euro. Tra le Regioni protagoniste del rush finale la Campania (con una spesa di oltre 150 milioni), la Sicilia (143 milioni), la Puglia (141 milioni), la Calabria (70 milioni), la Basilicata (52 milioni), l’Umbria (45 milioni) e il Lazio (37 mi-lioni), secondo dati, resi noti da Agea Coordinamento, che tengono in consi-derazione anche le somme non spese a causa di procedimenti giudiziari o ri-corsi amministrativi”. “Dobbiamo por-tare a zero - ha sottolineato il Ministro Maurizio Martina - gli sprechi di risorse nel periodo 2014-2020, senza aspetta-re l’ultimo momento. Per questo serve anche maggiore semplificazione e fles-sibilità degli strumenti che l’Europa ci mette a disposizione, per poter andare davvero incontro alle esigenze delle

imprese. Soprattutto nel Mezzogiorno dobbiamo lavorare affinché queste ri-sorse contribuiscano davvero al salto di qualità necessario per rafforzare le aziende agricole di questi territori”.

Si sono appena concluse le iscrizioni alla XXIV edizione dell’Ercole Olivario, il pre-stigioso concorso dedicato alle eccellen-ze olivicole italiane, indotto dall’Unione Italiana delle Camere di Commercio, In-dustria, Artigianato e Agricoltura, in col-laborazione con la Camera di Commer-cio di Perugia e il sostegno del Sistema Camerale Nazionale, delle associazioni dei produttori olivicoli, degli enti edelle istituzioni impegnate nella valorizzazione dell’olio di qualità italiano. Il concorso, riservato a oli ottenuti esclusivamente da olive italiane, con la possibilità di parte-cipare a 2 distinte categorie (quella degli oli extravergine e quella degli extraver-gine Dop e Igp), vedrà il suo culmine nel territorio della provincia di Perugia dal 13 al 19 marzo prossimi, dove si svol-geranno le fasi finali della competizione. In quel contesto, una giuria nazionale composta da 16 degustatori esperti del settore, sceglierà tra gli oli selezionati i vincitori dell’edizione 2016. Il concorso premierà gli oli che otterranno i primi due posti nelle 2 categorie per ciascuna delle seguenti tipologie: fruttato leggero, fruttato medio, fruttato intenso. Inoltre, saranno assegnati il Premio Speciale Amphora Olearia all’olio finalista che recherà la migliore confezione, secondo i parametri stabiliti dal Regolamento; la Menzione Speciale “Olio Biologico”al prodotto, certificato a norma di legge, che otterrà il punteggio più alto tra gli oli biologici finalisti; il Premio Lekythos, alla personalità straniera distintasi per cono-scenza delle tecniche d’assaggio; il Pre-mio “Il Coraggio di fare Nuove Imprese Agricole”, riservato alle aziende finaliste avviate nell’ultimo quinquennio.

La ventiquattresima edizione si concluderà con le premiazioni in provincia di Perugia dal 13 al 19 marzo

PREMIO

Dal 14 al 20 febbraio la

14esima edizione si svolgerà a

Verona

CONCORSO

SOL D’ORO EMISFERO NORD PREMIA L’OLIO EVO PIÙ BUONO DEL MONDO

Per il periodo 2014-2020 l’obiettivo del Mipaaf è ridurre al minimo gli sprechi di risorse

RISORSE

INVESTITI 17 MILIARDI PER LO SVILUPPO RURALE

L’ERCOLE OLIVARIO PREMIA L’ECCELLENZA ITALIANA

di Giovanni PellicciExtravergineNews

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PREMIO

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Anche l’occhio vuo-le la sua parte. Perché se il luogo per la degustazio-

ne deve essere idoneo, privo di odori e profumi che possa-no alterare il profilo del vino e ben illuminato per poter discernere colore e sfumatu-re, un ruolo altrettanto chiave rivestono tutti gli oggetti che ruotano attorno al nettare di Bacco, soprattutto bicchieri e decanter. Non è un caso

che il design si stia sbizzar-rendo su forme e materiali degli oggetti usati in degu-stazione, anche grazie ad un pubblico sempre più giovane e aperto alla novità. Facendo un passo indietro, altrettanto importanti sono le cantinette refrigeranti, i dispenser e gli espositori che devono attrar-re l’attenzione del consuma-tore sulla bottiglia e quindi invogliarlo a scegliere pro-prio quel vino.

Degustazione e arredo cantina: quando il contesto conta

LA PAROLA ALL’ENOLOGO

di Irene Graziotto con la consulenza di Nicola Biasi

DECANTER Lasciatemi decantare: quando sì, quando no

I decanter hanno una doppia funzione: separare l’eventuale fondo presente nei vini, specialmente per i rossi con qualche anno di età, e ossigenare il vino. Con l’aumenta-re delle conoscenze enologiche è sempre più raro trovare depositi in bottiglia quindi oggi il decanter viene usato principalmente per aumentare la superficie di contatto del vino con l’ossigeno e liberarne così i profumi. Questa operazione può giovare molto ai vini permettendogli di esprimersi al meglio. Allo stesso tempo, dobbiamo ricordarci che il vino durante questa operazione subisce uno stress importante data la lunga permanenza che ha effettuato in bottiglia in ambiente privo di ossigeno. Si rischia così “bruciare” gli aromi invece che esaltarli. Tale operazione va quindi fatta solo se si conosce bene la reazione di una certa tipologia di prodotto. In alternativa, la soluzione ideale è quella di stappare la bottiglia qualche ora prima permettendo così un’ossigenazione più delicata.

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Trasparenza e leggerezza visiva, stelo che allontani la mano dal bevante per questioni di temperatura e profumo e forma della corolla che si adattino al tipo di vino che si vuole assaggiare. Sono queste le linee guida dei bicchiere di qualità, ormai da anni realizzati in cristallo trasparente – anche se la degusta-zione di un vino in un bicchiere nero è sempre un’esperienza da fare perché, ostacolando la vista, permette di esaltare al massimo olfatto e gusto. I fattori veramente cruciali per un bic-chiere sono, oltre al materiale, forma, dimensione e spessore che permettono al vino di esprimere al massimo il potenziale aromatico sia al naso che al palato e che, qualora sbagliati, rischiano invece di inibirlo. Non basta dunque un buon vino per bere bene, serve anche un buon bicchiere. Riassumendo le tendenze nella creazione degli stessi, emergono due scuole di pensiero: chi studia e brevetta un bicchiere con una forma unica ideale, idonea per esaltare gli aromi di tutti i vini, e chi, diversamente, studia i singoli vini per crearci il bicchiere con la miglior forma possibile. Proprio in questa direzione si muove Riedel, storico marchio della cristalleria, che ha ideato bicchieri per le più diffuse varietà: Riesling, Chardonnay, Cabernet - con quest’ultimo che “essendo il varietale più diffuso al mondo è anche il prodotto più richiesto”, afferma Maximilian J. Riedel

alla guida dell’azienda. Tuttavia, per creare una forma ideale, a parità di varietale, va preso in considerazione non solo il vitigno ma anche lo stile enologico. Rimane dunque solo esemplifica-tiva la divisione in tre forme canoniche che vorrebbe un bic-chiere più largo e bombato per i vini rossi, uno più stretto per i bianchi e la flûte per le bollicine. D’altro canto, anche le abi-tudini per gli spumanti stanno cambiando, incluso quello per eccellenza, lo Champagne: dopo essere subentrata alla coppa, pare infatti che la flûte debba a sua volta venir surclassata da bicchieri simili a quelli usati per i bianchi. In questa direzione si muovono non solo i produttori di bicchieri ma anche le stesse case spumantistiche. Se infatti da un lato Maximilian J. Riedel ha dichiarato in un’intervista alla rivista Decanter la volontà di rendere la flûte un oggetto “desueto”, dall’altra emergono le esigenze di aziende quali la Louis Roederer che afferma di non riuscire a esprimere appieno la personalità dei propri vini nelle flûte che, possedendo una ridotta superficie di contatto, non consentono al vino di aprirsi a sufficienza. Stessa aria si re-spira anche oltre oceano, dove Shramsberg, fra le più famose case spumantistiche della Napa Valley, serve il vino in calici da bianchi. E se a farne le spese è il perlage, tuttavia l’espressività aromatica ne guadagna in maniera netta.

ESPOSITORI Un alleato nella promozione

Molto più di semplici scaffali, gli espositori sono invece dei veri e propri agenti di commer-cio, in grado di attrarre l’atten-zione del cliente, di incuriosir-lo e quindi di promuovere in ultimo la vendita del vino. Per questo, ad un espositore viene richiesto non solo di essere un solido sostegno per il vino ma anche doti come l’eleganza e la capacità di esaltare al mas-simo la bottiglia, magari anche grazie a giochi di luce e traspa-renza. Varietà dei materiali e delle forme consentono di sce-gliere l’espositore più adatto al proprio prodotto, passando dal calore del legno alla line-arità e modernità del metallo sino alla trasparenza e fles-suosità del plexiglass in grado di creare giochi di apparente sospensione delle bottiglie.

BICCHIERI Molto più di un semplice contenitore di vetro

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CANTINETTE REFRIGERANTICantinette refrigeranti: quale usare?

Strumento di arredo o strumento per la conservazione dei vini? Dipende. Le cantinette o vetrinette dei vini si dividono in due categorie nette e ben distinte: quelle dove tenere le bottiglie prima dell’apertura per averle alla temperatura ideale e quelle dove le bottiglie possono sostare a lungo durante il loro vero e proprio affinamento. Le prime, più semplici ed economiche, sono solitamente dotate di una sola temperatura, massimo due, e non hanno altri controlli. Sono ottimali perché permettono di tenere i nostri vini non in frigorifero e lontani da odori estranei. Le seconde invece sono più sofisticate e più costose. Hanno innanzitutto il controllo dell’umidità e la temperatura è gestita in modo più preciso. Inoltre, i motori che provvedono al controllo di questi due parametri sono di ultima generazione, quin-di silenziosi e con bassissime vibrazioni, e, infine, anche le luci sono studiate in modo da non influire sulla qualità dei vini. Tutto ciò permette di poter stoccare i vini per lungo tempo ad una temperatura tra i 10 e i 12 gradi così da ottenere una perfetta evoluzione.

DISPENSERDispenser: una piccola grande rivoluzione

I dispenser da vino, lungi dall’essere soltanto una delle tante innovazioni tecnologiche del mondo del vino, hanno invece letteralmente modificato il servizio dello stesso, promuovendo in maniera esponenziale la diffusione dei “grandi vini” al bic-chiere. A beneficiarne è stato l’anno scorso anche il padiglione del vino ad Expo che è riuscito a mettere in degustazione un nu-mero notevole di vini garantendone il servizio proprio grazie ai dispenser. L’implementazione di que-sto strumento va senz’altro attribuita a Enomatic che con il suo sistema di somministrazione del vino mediante l’inserimento di azoto nelle bottiglie ha permesso di prelevare la dose prescelta di vino. Da qualche tempo il marchio ha immesso nel mercato anche la versione refrigerata. Meno diffuso anche se ancora più innovativo è invece Coravin, che grazie ad un sottilissimo ago permette di non stappare la bottiglia e di prelevare solo una parte del contenuto, sostituendo il volume dello stesso con un gas inerte, nello specifico l’argon. Una volta inserito l’ago, la pressione dell’argon spinge il vino all’esterno e, terminata l’operazione e sfilato l’ago, il tappo si richiude lasciando il vino all’interno della bottiglia protetto dal gas.

Nasce a Cormons nel 1981 in terra di vini e figlio di vignaioli. Si diploma all’Istituto Tecnico Agrario “Paolino d’Aquileia” di Cividale del Friuli lavorando al contempo presso l’azienda friulana Jermann. È per cinque anni assistente enologo nell’azienda del Collio Zuani, di proprietà della famiglia Fellu-ga e nel 2006, dopo una vendemmia in Australia nella cantina Victorian Alps di Gapsted, si sposta a Castellina in Chianti nell’Azienda Marchesi Mazzei, avvicinandosi così alla vinificazione del San-giovese. Nel 2007 è in Sudafrica e approfondisce la conoscenza di Merlot, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc nella cantina Bouchard Finalyson di Walker Bay. Dal maggio 2007 è alla direzione tecnica di San Polo a Montalcino e di Poggio al Tesoro di Bolgheri, entrambe di proprietà della fa-miglia Allegrini. Dopo l’esperienza presso Allegrini, Biasi ha intrapreso la libera professione come consulente. L’ultima sfida, iniziata nel 2012, è il progetto “Vin del la NEU”, che punta al biologico d’avanguardia: un vigneto di Johanniter, un nuovo ibrido autorizzato, immerso nelle Dolomiti e allevato con metodi green. Proprio grazie a questo progetto ha vinto il concorso Next in Wine 2015, il premio per i nuovi talenti della Vigna Italia assegnato da Simonit&Sirch Preparatori d’U-va. Da inizio anno è coordinatore del Wine Research Team che, sotto la direzione di Cotarella e Scienza coinvolge oltre 30 cantine italiane sul fronte della sostenibilità scientifica in ambito sia viticolo che enologico.

NICOLA BIASI

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Quasi 30 anni di esperienza alle spalle per Alba Imballaggi, che nel 2017 festeggerà l’impor-tante traguardo; l’azienda del cuneense da sempre si occupa della vendita all’ingrosso del

materiale utile per il confezionamento e di macchinari per l’imballaggio.2500 metri quadrati di superficie per un’azienda che è ri-uscita a raggiungere un altissimo livello qualitativo, sia per quanto riguarda il prodotto che per il servizio post vendita, qualora questo risulti necessario.

Un ottimo rapporto qualità prezzo caratterizza i prodot-ti della vasta gamma proposta, che da sempre offre solo un’ottima qualità ed un servizio puntuale che possa soddi-sfare le esigenze del cliente.Le profonde conoscenze tecniche del prodotto offerto, de-rivanti dai 28 anni di esperienza alle spalle, permettono di fornire i migliori ritrovati del settore con una non trascura-bile tempestività nelle consegne.Per conoscere i prodotti dell’azienda è possibile visitare il sito www.albaimballaggi.it e scaricare i cataloghi online.•

Tempestività nelle consegne e ottimo rapporto qualità prezzo da un’azienda che ha fatto della soddisfazione del cliente

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Alba Imballaggi si occupa della produzione di casse di le-gno su misura e personalizzate, articoli di regalistica natalizia per vini e prodotti gastronomici, di articoli di cartotecnica e di stampa cataloghi.

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Legance - Avvocati As-sociati è una realtà indipendente, con un consolidato network

internazionale. Con circa 200 avvocati e con uffici a Milano, Roma e Londra, Legance è il punto di riferimento per alcuni tra i più importanti gruppi indu-striali, bancari e finanziari italia-ni e stranieri.Abbiamo incontrato uno dei se-nior counsel, l’Avv. Luca Geni-natti Satè, per saperne di più.Tantissime le vostre aree di attività: i diversi ambiti del Diritto, ma anche UE, An-titrust, Banking e Project financing. Qual è il vostro

approccio al Settore Enolo-gico?“La consulenza legale oggi non è più solo uno strumento occasio-nale, ma una risorsa che deve ac-compagnare le scelte strategiche aziendali, costituendone anche un fattore predittivo. Nel settore enologico, in particolare, conver-gono molteplici competenze ed è per questo che Legance ha co-stituito un gruppo di lavoro de-dicato al mondo food&wine, che raggruppa le professionalità dei dipartimenti di diritto societario, del lavoro, ambientale, finanzia-rio, della concorrenza e della re-golazione pubblica”. I produttori di vino in Ita-

lia sono una forte realtà e ci sono aziende piccole, medie e grandi. Voi a chi vi rivolge-te e cosa offrite?“L’approccio di Legance è per-sonalizzato, sulla base delle esi-genze del cliente e volto all’in-tegrazione delle diverse aree di pratica. Non sempre la rilevanza della consulenza legale si misu-ra sulle grandi operazioni, ma in molti casi le criticità aziendali si verificano anche in quelle più piccole, se non riconosciute e successivamente risolte, genera-no inefficienze o perdite di chan-ce. Noi supportiamo i clienti in ogni profilo che abbia rilevanza giuridica e che sia strategico per

l’attività dell’azienda, qualunque siano le caratteristiche quantita-tive”.Possiamo dire che chi si ri-volge allo Studio Legance potrebbe avere una marcia in più?“Certamente, oltre alle speci-fiche competenze giuridiche, Legance ha una profonda cono-scenza del settore alimentare e vitivinicolo, dei processi azien-dali e di quelli produttivi, oltre che del contesto imprenditoriale, così da poter supportare i propri clienti anche nelle scelte strate-giche aziendali con particolare attenzione alla compliance lega-le.” (m.o.)•

La consulenza legale globale, strategica e personalizzata

LEGANCEuna parola, tanti significati

Avv. Luca Geninatti Satè Gli uffici Legance a Roma

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MILANO20123 - via Dante, 7 T 0039 02 89 63 071 F 0039 02 896 307 810

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LONDRAEC4N 1TX - 10-15 Queen Street Aldermary House P 0044 (0)20 7074 2211 F 0044 (0)20 7074 2233

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Se pensate che il bicchiere in cui si serve il vino sia solo un accessorio, pote-te voltare pagina. Oppure

capire come valorizzarlo al me-glio. Per arrivare alla qualità che oggi offre Riedel ci sono voluti 260 anni e intere generazioni di mastri vetrai specializzati nella lavorazione del cristallo. Conti-nue messe a punto e degustazioni hanno permesso di creare bic-chieri dove la leggerezza visiva si coniuga all’esaltazione organolet-tica del prodotto. A parlare delle ultime innovazioni in azienda è Maximilian J. Riedel. Quali gli obiettivi raggiunti sinora? “Sono arrivato a guidare un’a-zienda di indiscusso successo nel momento di un grande cambio generazione, avvenuto in tutte

le posizioni chiave della gestio-ne. Quindi la prima sfida è stata quella di costruirmi un gruppo di lavoro. Trovare persone in gamba è difficile soprattutto in un mer-cato sviluppato come quello au-striaco”.Parlando di mercati: quali sono i più importanti per Ri-edel? “Al momento siamo molto foca-lizzati sull’export. Mercati come USA, Giappone e Australia sono diventati mercati chiave nei qua-li da anni registriamo un succes-so costante. Gli obiettivi futuri riguardano la creazione di nuovi mercati come l’Africa e l’Ameri-ca Latina e il rafforzamento del mercato interno”.Quali i prodotti che vi vengo-no più richiesti?“Riedel ha una missione: quella

di affinare in maniera quanto più perfetta i nostri strumenti, ossia bicchieri di vino che permettano al consumatore di godere del vino appieno. I nostri prodotti più ri-chiesti sono legati alle varietà d’uva più usate, quindi il pro-dotto in assoluto più venduto è il bicchiere da Cabernet”. Mercato italiano: qual è la si-tuazione?“Da oltre vent’anni il nostro partner in Italia è Gaja e grazie anche agli sforzi personali della famiglia abbiamo registrato una crescita importante. L’Italia è sempre stato un mercato chiave grazie alla produzione e al consu-mo di vino”. Su cosa vi concentrate in Ita-lia?“Oltre a Vinitaly dove puntiamo su potenziali nuovi clienti, Riedel

collabora anche con l’industria artistica del vetro e quale posto migliore per farlo che Venezia? Qui infatti Riedel sponsorizza dal 2014 l’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti e il suo premio internazionale Glass in Venice, un progetto realizzato assieme alla Fondazione Musei Civici di Venezia per valorizzare l’eredità della lavorazione del vetro legata ai maestri vetrai di Murano. Que-sta collaborazione ha portato alla creazione del Riedel Award, una competizione rivolta a giovani artisti e designer sotto i 30 anni che arrivano da tutto il mondo per sottoporre un portfolio di ac-cessori d’arredamento domestico e articoli per la tavola con l’uso di una o più tecniche di lavorazione del vetro. Nel 2016 avremo la no-stra terza edizione”. •

La cosa peggiore che si può fare quando si serve un vino? Sbagliare bicchiere. Parola

di Maximilian J. Riedel

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RIEDEL quando a contare non è solo il vino

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Vinolok è un prodotto certificato e sosteni-bile, che accomuna performance operati-

ve di alto livello con un design accattivante e d’impatto. Vino-lok è interamente realizzato in vetro, un materiale inerte che non provoca alcuna alterazione organolettica del contenuto, e grazie alla sua adesione al collo della bottiglia permette un sicu-ro posizionamento della stessa anche in orizzontale sia durante il trasporto che nella conserva-zione. Vinolok è particolarmente indicato per le bevande alcoli-che con un titolo alcolometrico fino al 75% di cui riesce a ga-rantire il valore non solo in fatto di estetica ma anche in termini di conservazione. Gli assaggi a Prowein 2015 hanno infatti di-mostrato come il vino chiuso con

Vinolok possedesse, rispetto alle bottiglie chiuse col sughe-ro, un aroma fruttato più fresco e, contemporaneamente, note mature, grazie al minor passag-gio d‘ossigeno. Da dieci anni sul mercato, Vinolok viene conside-rato fra le chiusure più affida-bili ed è oggi disponibile nelle misure 17.5, 18.2, 18.5, 21.5 e 23 mm. Fra i tanti punti di for-za di Vinolok va menzionata la sua capacità di personalizzazio-ne e la riutilizzabilità che fa del tappo un promemoria del vostro prodotto. Spesso infatti il cliente finale getta via la bottiglia vuota ma ne conserva il tappo in vista di un futuro riutilizzo. È in que-sto momento che un tappo Vi-nolok personalizzato diventa un importante veicolo per il vostro brand, un reminder continuo del vostro marchio. Vinolok offre

infatti la possibilità di persona-lizzare il tappo con una stampa sulla sommità della chiusura oltre che con una vastissima gamma di colori, sia trasparenti che opachi. Inoltre, per gli chi non sa rinunciare ai toni caldi del legno, Vinolok ha da poco immesso nel mercato un tappo che coniuga la trasparenza del vetro con l’opacità del legno per un tappo di sicuro impatto. Per chi preferisce i riflessi metalli-ci esiste anche tale possibilità, mentre per chi cerca qualcosa di ancora più prezioso, Vinolok è in grado di decorare le chiusu-re con diverse gemme preziose, dai cristalli adesivi alla tecnica Rhinestone Cut nella quale il tappo è modellato come fosse un prisma. Grazie a questa am-pia offerta estetica e cromatica che va a completare la perfor-

mance qualitativa, Vinolok ha saputo conquistare importanti clienti anche nei mercati storici del vino abituati a chiusure più tradizionali. Oggi Vinolok è dif-fuso soprattutto in Francia, Ita-lia, Germania, Austria, Spagna, Stati Uniti, Australia e Russia. La distribuzione di Vinolok è detenuta dai vari distributori. Il distributore principale, società Vinventions (proprietaria di No-macorc e di altri marchi globali), si occupa della distribuzione in Germania, Spagna, Italia, China e America del Nord e del Sud. Non è un caso che Vinolok sia spesso scelto da produttori bio-logici o biodinamici: il vetro è infatti un materiale sicuro, puli-to e riciclabile cui si aggiunge, nel caso di Vinolok, neutralità organolettica e deciso appeal estetico. •

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VINOLOK il tappo in vetro per una bottiglia che si fa notare

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Produrre vino è un lavo-ro complesso e lungo. Per questo le bottiglie, una volta pronte, de-

vono poter arrivare a destina-zione in tutta sicurezza e con un packaging che le sappia valorizzare sin dal primo sguar-do. Lungi infatti dall’essere un fattore secondario, il packaging è il biglietto da visita di un’a-zienda, dei suoi prodotti e dei suoi valori. Oggi, accanto ai tra-dizionali contenitori in cartone e legno, si sta affermando an-che un altro prodotto di grande performance ed ecosostenibili-tà: la polpa di legno. Huhtama-ki La Rochelle, specializzata nell’imballaggio in polpa di le-gno, ha esteso l’utilizzo di tale materiale anche al mondo del vino, adattandolo al trasporto e all’esportazione di bottiglie : un sistema facile, leggero e

garantito. Storicamente cono-sciuta sotto il marchio KEYES, l’azienda ha alle spalle una col-laborazione ultra trentennale con i produttori, che ricercano per la spedizione del loro vino un prodotto di alta qualità nel rispetto dell’ambiente. I divi-sori di Huhtamaki sono infatti realizzati in polpa di legno, una materia prodotta al 100% con carta riciclata che offre nume-rosi vantaggi relativi sia alla sua praticità e capacità protet-tiva nei confronti del contenuto, che in fatto di sostenibilità e di valorizzazione del vino. La pol-pa di legno, grazie alle proprie doti di resistenza e assorbimen-to delle vibrazioni, impedisce al prodotto trasportato di subi-re movimenti durante tutto il trasporto, permettendo quindi un’integrità non solo della bot-tiglia ma anche di una delle sue

parti più importanti: l’eti-chetta. Il divisore Huhta-maki prende esattamente la forma di ogni tipo di bottiglia: dalla bordole-se alla borgognotta, dalla champagnotta all’alsazia-na fino alla Provence Mu-scadet ed è adatto a sca-tole di cartone e in legno da 2 a 12 bottiglie. Questa struttura è inoltre leggera e di pronto utilizzo sia manuale che automatizzo. La sostenibilità ne fa inol-tre una carta importante

per i mercati green. La polpa di legno è infatti un materiale rici-clato, compostabile e biodegra-dabile che permette di ridurre i quantitativi di CO2 immessi nell’atmosfera e la sua adozio-ne può costituire un passo ul-teriore verso la sostenibilità per quelle aziende che sono già in regime biologico o biodinamico o desiderano semplicemente ridurre il proprio impatto am-bientale. La sostenibilità dei divisori Huhtamaki risponde inoltre anche all’aspettativa dei sempre più numerosi consu-matori che cercano un vino in grado di offrire non solo qualità organolettica ma anche un valore aggiun-to in termini ambientali. A provarne infi-

ne l’alto profilo qualitativo sono anche le numerose certificazio-ni ISO, FSC, BRC, Ok Compost che certificano i divisori Huhta-maki. I dati dell’azienda testi-moniano un riciclo di 28 mila tonnellate di carta riconvertita in 600 milioni di nuovi prodotti nel 2015, tra cui non solo di-visori per bottiglie ma anche porta bicchieri, contenitori per la frutta e le uova. Il gruppo in-ternazionale Huhtamaki è pre-sente in oltre 30 Paesi su tutti e cinque i continenti, con 23 uf-fici vendita, 68 unità di produ-zione e 16 mila impiegati che garantiscono tempestività di risposta e un attento customer care per capire le esigenze del cliente e rispondere col prodot-to più adeguato. Huhtamaki La Rochelle testimonia anno dopo anno una crescita costante non solo in fatto di fatturato ma di clientela e tipologie del prodot-to, partendo dalle esigenze dei clienti e senza mai dimenticare la sua vocazione in fatto di so-stenibilità.•

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BARBATELLE

I NUOVI CLONI DELL’AZIENDA AGRICOLA BIANCHI CARLA

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