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Artista e pubblico: il ruolo dell’arte da parte di chi la fa e di chi la fruisce ”Questione di domande” Arriva il tempo in cui le foglie appassiscono e cadono a terra… Arriva il tempo in cui le energie hanno bisogno di un moto contrario per rigenerarsi… Arriva il momento in cui, se non mettiamo in discussione l’abitudine nei confronti di noi stessi, nulla di vitale può più nascere… Metaforicamente giunge l’Autunno, percezione che nel mondo degli uomini non trova grande popolarità, sebbene l’assenza di questa “stagione” spieghi molte forzature ed artificiosità del nostro vivere e pensare. Quantomeno per coloro che di mestiere creano, la questione dovrebbe suonare familiare quanto necessaria. Ma se concedersi ciclicamente il lusso della riflessione su se stessi e la propria opera è già molto, includere il destinatario della comunicazione in questa revisione significa vivere l’arte come azione extra personale. Significa accettare la ricerca di risposte e la crisi come strumenti attivi di rinnovamento individuale e sociale, un po’ come desiderare di aggiungere l’Autunno alla tavolozza dei colori con cui potremmo esprimerci… L’assenza di certe domande si riflette nella bontà evidente dell’opera e nella sua funzione, ovvero nella qualità della relazione e nel tipo di interesse che nutriamo nei confronti del prossimo, che è il pubblico. A questo punto, non dovrebbe sorprendere che il destinatario della comunicazione possa sentirsi escluso o, come fenomeno tipicamente contemporaneo, addirittura impreparato e distante dai motivi e messaggi dell’arte e dalla sua fruizione. Ci si preoccupa del pubblico quando manca, raramente in quanto parte integrante di un’esperienza quando è presente. Qualunque sia la risposta che diamo al nostro fare artistico, è comunque un privilegio e una responsabilità enorme esercitare un mestiere che implica la presenza di esseri umani chiamati a partecipare, e, qualsiasi sia il linguaggio e la forma di cui ci avvaliamo, la cura e la consapevolezza che un atto pubblico richiede non dovrebbero mancare come ingredienti indispensabili all’opera. Forse così, difficilmente l’artista si sentirebbe frustrato ed il pubblico indifferente. In fondo, è pur vero che le domande aperte dai grandi artisti li hanno aiutati a trovare se stessi, e, al contempo, le loro opere hanno aiutato noi a comprendere il mondo in cui viviamo e a stupirci delle sue bellezze e dei suoi molti misteri. Felice Autunno! (di Daniela Bestetti) pag. 1 I Quaderni - Editoriale I Quaderni di Nuova Scena Antica RIVISTA ON LINE ARTE MUSICA PERFORMANCE I Quaderni di Nuova Scena Antica I Quaderni di Nuova Scena Antica nascono per raccogliere gli incontri significativi avvenuti nel panorama artistico e culturale contemporaneo nazionale ed internazionale. ANNO 6 N. 3 SETTEMBRE 2014 RIVISTA TRIMESTRALE ARTE MUSICA PERFORMANCE Redazione Italia direttore responsabile SILVIO DA RU’ project & art director DANIELA BESTETTI Nuova Scena Antica 2014 Alcuni diritti riservati www.nuovascenaantica.it SOMMARIO Editoriale 1 Arte 2 Musica 4 Performance 6 I Quaderni nel mondo 8 GALLERY SETTEMBRE 2014. GLI ARTISTI. LE CREAZIONI

I QUADERNI anno 6 n. 3 (settembre 2014)

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Artista e pubblico: il ruolo dell'arte da parte di chi la fa e di chi la fruisce. EDITORIALE Questione di domande ARTE Domenico Franchi MUSICA Alessandro Sironi PERFORMANCE Crexida DALL'ESTERO Lena Nouar (Spagna) e Public Domain (Brasile)

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Page 1: I QUADERNI anno 6 n. 3 (settembre 2014)

Artista e pubblico: il ruolo dell’arte da parte di chi la fa e di chi la fruisce ”Questione di domande”

Arriva il tempo in cui le foglie appassiscono e cadono a terra… Arriva il tempo in cui le energie hanno bisogno di un moto contrario per rigenerarsi… Arriva il momento in cui, se non mettiamo in discussione l’abitudine nei confronti di noi stessi, nulla di vitale può più nascere… Metaforicamente giunge l’Autunno, percezione che nel mondo degli uomini non trova grande popolarità, sebbene l’assenza di questa “stagione” spieghi molte forzature ed artificiosità del nostro vivere e pensare.

Quantomeno per coloro che di mestiere creano, la questione dovrebbe suonare familiare quanto necessaria. Ma se concedersi ciclicamente il lusso della riflessione su se stessi e la propria opera è già molto, includere il destinatario della comunicazione in questa revisione significa vivere l’arte come azione extra personale. Significa accettare la ricerca di risposte e la crisi come strumenti attivi di rinnovamento individuale e sociale, un po’ come

desiderare di aggiungere l’Autunno alla tavolozza dei colori con cui potremmo esprimerci… L’assenza di certe domande si riflette nella bontà evidente dell’opera e nella sua funzione, ovvero nella qualità della relazione e nel tipo di interesse che nutriamo nei confronti del prossimo, che è il pubblico. A questo punto, non dovrebbe sorprendere che il destinatario della comunicazione possa sentirsi escluso o, come fenomeno tipicamente contemporaneo, addirittura impreparato e distante dai motivi e messaggi dell’arte e dalla sua fruizione. Ci si preoccupa del pubblico quando manca, raramente in quanto parte integrante di un’esperienza quando è presente.

Qualunque sia la risposta che diamo al nostro fare artistico, è comunque un privilegio e una responsabilità enorme esercitare un mestiere che implica la presenza di esseri umani chiamati a partecipare, e, qualsiasi sia il linguaggio e la forma di cui ci avvaliamo, la cura e la consapevolezza che un atto pubblico richiede non dovrebbero mancare come

ingredienti indispensabili all’opera. Forse così, difficilmente l’artista si sentirebbe frustrato ed il pubblico indifferente.

In fondo, è pur vero che le domande aperte dai grandi artisti li hanno aiutati a trovare se stessi, e, al contempo, le loro opere hanno aiutato noi a comprendere il mondo in cui viviamo e a stupirci delle sue bellezze e dei suoi molti misteri.

Felice Autunno!

(di Daniela Bestetti)

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RIVISTA ON LINE !!!!ARTE MUSICA PERFORMANCE

I Quaderni di Nuova Scena Antica I Quaderni di Nuova Scena Antica nascono per raccogliere gli incontri significativi avvenuti nel panorama artistico e culturale contemporaneo nazionale ed internazionale.

ANNO 6 N. 3 SETTEMBRE 2014

RIVISTA TRIMESTRALE

ARTE MUSICA PERFORMANCE

Redazione Italia

direttore responsabile SILVIO DA RU’ project & art director DANIELA BESTETTI

Nuova Scena Antica 2014 Alcuni diritti riservati

www.nuovascenaantica.it

SOMMARIO Editoriale 1

Arte 2

Musica 4

Performance 6

I Quaderni nel mondo 8

GALLERY SETTEMBRE 2014. GLI ARTISTI. LE CREAZIONI

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Domenico Franchi (scenografo, costumista, artista visivo) “Non concepisco lo spazio scenico come un involucro da riempire, ma piuttosto

come una dichiarazione poetica, il contesto necessario in cui l'azione drammaturgica possa aver luogo”. E’ il pensiero di Domenico Franchi da cui partiamo, per tentare un’esplorazione del suo lavoro di scenografo, costumista ed artista visivo.

Che cosa ha determinato il tuo interesse per l’arte scenica? Quali esperienze hanno segnato nel corso del tempo la pratica del tuo lavoro? DF: L’incontro è stato piuttosto casuale: negli anni ’80 vidi in tv un’opera diretta da Ronconi, fui affascinato da quelle “visioni” e decisi di iscrivermi all’Accademia di Brera. Nei cinque anni che passai a Milano, vidi molto teatro, in particolare gli spettacoli di Strehler e la scelta, che in origine fu del tutto inconsapevole, si trasformò in una decisione cosciente. Poi ci furono molti anni in cui sperimentai ogni forma di teatro e arte visiva a fianco di numerosi registi, coreografi, compositori e artisti di ogni disciplina, maturando l’importanza della contaminazione tra le arti. Questo periodo fu determinante per la definizione del mio linguaggio estetico. Nel 1998 l’incontro con il M° Ezio Frigerio segnò la svolta definitiva verso un professionismo d’alto profilo. Benché i nostri mondi estetici fossero molto differenti, la nostra decennale collaborazione nei maggiori teatri lirici internazionali ha strutturato definitamente il mio approccio al lavoro. In parallelo, ho sempre continuato con la ricerca e ho iniziato a firmare le mie produzioni internazionali. Ma per onestà intellettuale, non posso dimenticare di citare Bob Wilson, Peter Greenaway, Richard Serra, Bill Viola, Pina Bausch, Rochko, Burri, Piero della Francesca, Tadao Ando, Calvino, Peter Brook, Tanizaki, Gavin Bryars, Mario Giacomelli… Un elenco eterogeneo di artisti, che hanno causato una profonda riflessione sulla pratica del mio lavoro.

Lo spazio scenico è un luogo potenziale, che può prendere qualsiasi forma. Da quali elementi parti per la progettazione di una scenografia e quali elementi compositivi della messa in scena diventano determinanti per la sua realizzazione? DF: Per me lo spazio ha una valenza altamente poetica, non è un luogo funzionale ma emotivo, deve rispondere in primo luogo al frammento di vita che in esso si vuole raccontare. Al centro c’è sempre l’umanità. Quindi il mio punto di partenza nella progettazione è l’accadimento scenico, lo studio approfondito del materiale concettuale, letterario o musicale di riferimento e il confronto molto serrato con il regista o il coreografo, con il quale costruisco un criterio di lavoro specifico. Non riesco ad elaborare nessuna immagine prima di aver stabilito queste connessioni profonde. Ecco che allora le “visioni” fluiscono e l’intuizione diventa fondamentale nella ricerca di un’idea scenica che abbia

pag. 2I Quaderni - Arte

ARTE ZOOM ON DOMENICO

1. Il tuo maggior pregio Sono sempre disposto ad ascoltare per capire e comprendere un altro punto di vista. Cerco il dialogo e trovo in qualsiasi circostanza lo spunto per dar vita ad una creazione.

2. Il tuo peggior difetto Quando mi innamoro di un progetto, non conosco la misura, mi ci butto e non riesco a limitare tempo, energie, idee pur di realizzarlo. A volte questo appare veramente eccessivo.

3. Progetti per il futuro Sto lavorando ad un’installazione dal titolo Hortus Conclusus, che sarà allestita nella Certosa di San Giacomo a Capri. Un’altra installazione dal titolo Native, in collaborazione con Angelica Pedini, sarà allestita a Zurigo. In teatro sto progettando l’allestimento di un Moliere per il Teatro Sala Fontana di Milano, che debutterà a marzo 2015, e l’elaborazione dei costumi dell’opera Gerusalem di Verdi per il Teatro dell’Opera di Bonn, diretta da Francisco Negrin.

!In alto

Il Carro e i Canti bozzetto della scenografia !

Sopra Brimborium

bozzetto del costume di Cliquote !A lato Poliuto

bozzetto della piazza di Mitilene Atto I

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!senso, che non sia puro esercizio formale. Va sottolineato che la scenografia non è un linguaggio autonomo, quindi penso che tutti gli elementi compositivi di una messa in scena siano in egual misura determinanti per la sua elaborazione; il dialogo tra tutta l’equipe artistica deve essere condiviso al punto che i confini tra le diverse discipline non si distinguono più nettamente, pur nel rispetto delle singole competenze.

Teatro e performance sono da tempo usciti dagli spazi convenzionali, utilizzando spesso luoghi site-specific. Come muta il tuo approccio in questi casi? Che cosa costituisce la forza di un luogo? DF: Uscire da un luogo come l’edificio teatrale, frutto di un secolare perfezionamento, non è cosa semplice, ma è sempre un’avventura stimolante. Personalmente penso sia indispensabile che la scelta del luogo debba avere una profonda relazione con il contenuto della performance o dell’installazione. Anche quando lo spazio viene imposto, è indispensabile cercare un’autentica relazione con quell’ambiente, quindi esso diventa materiale di studio come fosse un testo teatrale. La modalità d’approccio concettuale al lavoro non cambia: l’anima del luogo è la sua forza, la sua identità. La conoscenza dell’ambiente, della sua storia, della condizione che vive, dell’umanità che la permea è il punto da cui partire per elaborare le idee. Cambia invece la formalizzazione: in teatro partiamo da un contenitore completamente astratto e in esso va costruito ogni singolo tassello del nostro universo in miniatura; in uno spazio non convenzionale la concretezza dell’ambiente determina l’elaborazione delle forme da introdurvi, l’intervento va calibrato in relazione ad un contenitore dalla conformazione immutabile. Questo incontro/scontro determinerà l’efficacia della performance, a prescindere dal suo contenuto.

Questo numero è dedicato al ruolo dell’arte da parte di chi la crea e di chi la fruisce. Nella tua esperienza, esiste un punto d’incontro? E se sì, in che modo il tuo lavoro può contribuire a favorire la percezione dello spettatore rispetto all’opera? DF: : Il punto d’incontro tra l’opera d’arte e il suo fruitore è esattamente ciò a cui ogni creazione artistica dovrebbe aspirare, ma nelle arti contemporanee spesso assistiamo ad elaboratissimi soliloqui oppure veniamo sommersi da dottissime spiegazioni… In entrambi i casi, lo spettatore viene afflitto da un senso di inadeguatezza, che egli comunemente sintetizza con la frase “Non me ne intendo”, ed ecco realizzata la separazione dei due ingredienti così necessari l’uno all’altro. Credo che ogni opera d’arte sia un atto pubblico. Il fruitore è un elemento imprescindibile come l’utilizzo dei colori per un pittore o della voce per un cantante. Quindi, nell’elaborazione del segno devo capire a chi mi sto rivolgendo, in che modo egli si rapporta al mondo, quali codici di comunicazione utilizza e inserire queste informazioni nei fattori che costituiscono il mio atto creativo. Personalmente, una volta elaborato il concetto, utilizzo la forma come porta d’accesso al pubblico: l’immagine, lo spazio che elaboro deve sempre contenere elementi decifrabili ed emotivi che coinvolgano lo spettatore e a quel punto egli è disposto a decodificare anche tutto il resto, secondo il suo personale criterio… Che dire, questo processo sembra un piccolo miracolo.

Grazie, Domenico. (intervista a Domenico Franchi del 17.09.2014)

pag. 3I Quaderni - Arte

ZOOM ON DOMENICO !Bio in sintesi di Domenico Franchi Scenografo, costumista e artista visivo, ha iniziato giovanissimo a lavorare come assistente dello scenografo Tito Varisco e dal 1998 al 2008 è stato collaboratore dello scenografo Ezio Frigerio, curando oltre 30 progetti destinati ai maggiori teatri lirici e di prosa internazionali, tra i quali Teatro alla Scala di Milano, Teatro Real di Madrid, Metropolitan di New York, Chatelet di Parigi e Tokyo National Theatre. Nel 1992 apre il suo studio di progettazione. In quasi 25 anni di attività ha firmato scene e costumi di numerosi spettacoli lirici, di prosa e danza contemporanea in Italia, Francia, Spagna e Grecia. Nel 2009 g l i v iene assegnato i l Premio Internazionale Cinearti La chioma di Berenice per i migliori costumi teatrali italiani. L’intensa collaborazione con la danza contemporanea lo avvicina al la sper imentazione tesa al la con tam inaz ione de i l i nguagg i espressivi. In questo periodo elabora ambienti, allestimenti e performance che indagano le poss ibi l i tà di m o v i m e n t o e d i u t i l i z z o “drammaturgico” del lo spazio. Parallelamente alla sua attività teatrale e performativa, crea le sue opere d’arte visiva e installazioni site specific in collaborazione con numerose istituzioni europee. Come artista visivo utilizza varie tecniche espressive e da qualche anno si è avvicinato al linguaggio delle immagini digitali e del video, in cui indaga la condizione dell’essere umano. Dal 2005 è coo rd i na t o re de l l a S cuo la d i Scenografia e titolare della cattedra omonima presso l’Accademia d’Arte Santa Giulia di Brescia. Dal 2010 è collaboratore attivo dell'associazione per i Diritti Umani e la Tolleranza onlus, organizzando eventi tesi a promuovere i 30 articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani in ogni parte del mondo.

www.domenicofranchi.com !Linkedin: Domenico Franchi Behance: https://www.behance.net/domenico1492 Facebook:  Domenico Franchi - scenografo, costumista e artista visivo !!

A lato Pelle d’Uovo

video installazione

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Alessandro Sironi (pianista, compositore, scrittore) “Conosci te stesso”. La celebre frase dell’oracolo di Delfi ci avvicina al percorso

artistico di Alessandro Sironi, milanese di nascita e francese di adozione. Un percorso che da lineare ad un certo punto si fa multiforme, aggiungendo alla padronanza della tecnica musicale classica l’esplorazione di altri linguaggi. La visione tipica dell’artista-creatore cede il posto alla ricerca e allo sviluppo dell’armonia e dell’equilibrio dell’essere umano.

Una solida formazione classica seguita da un’intensa attività di concertista pianista e di compositore di musiche di scena e colonne sonore. Chi era Alessandro Sironi fino al 2004? Che tipo di visione nutriva dell’arte e dell’essere artista? AS: Prima di scoprire ciò che ora chiamo PianoMirroring, per me l’arte era una ricerca costante di perfezione all’interno di un contenitore, che ogni volta aveva, a mio avviso, il limite di interrogare solo se stesso. È così che, pur creando mie opere, facevo riferimento ad altri musicisti, ad altre tecniche e ad altre espressioni musicali. Da sempre, però, mi mancava qualcosa, e lo sentivo prepotentemente ogni volta che dovevo creare. L’opera aveva il limite di essere fuori da me, e non solo: era sempre troppo poco. Mi mancava una visione sacra dell’arte. Più precisamente mancava un senso, uno scopo che non fosse puramente artistico, estetico o culturale, ma che risvegliasse in me altre componenti, che oserei definire spirituali, ovvero la relazione tra l’Io e il mondo nelle dimensioni invisibili. In pratica mancavo io.

Una pausa di molti anni, dedicati all’esplorazione di altri percorsi e alle performance come allievo di Jodorowski. Chi è Alessandro Sironi oggi? Che cosa ti ha “spostato” da un cammino così ben tracciato? AS: L’interrogativo, il dubbio e la costante percezione di non giungere al punto, mi hanno spinto ad interessarmi ad altro, ovvero a tutte quelle discipline e tradizioni sapienziali dove l’Io umano è posto al centro dell’esperienza. Mi accorsi che se mancava il mio Io, inteso come centro di consapevolezza, non potevo creare nulla di utile e di sano. Per questo spostai la musica dal centro dei miei interessi. Più tardi, improvvisamente, la musica ritornò. E accadde nel momento in cui unii, senza accorgermene consapevolmente,

pag. 4I Quaderni - Musica

MUSICA ZOOM ON ALESSANDRO

1. Il tuo maggior pregio La capacità di visione e comprensione dei processi che muovono le cose. La disposizione a comprendere quei processi e la disponibilità ad utilizzare le mie energie per operarvi.

2. Il tuo peggior difetto Sono goloso.

3. Progetti per il futuro Ampliare il campo di scoperte ottenute con PianoMirroring, fino a creare una nuova via che consenta alle persone e a me stesso di guardare il mondo con gli occhi del capolavoro artistico. Continuare a scoprire e a scrivere di quelle scoperte. !!!!!!

In alto nella foto Alessandro Sironi

durante un PianoMirroring !!!

!!!!!!!!A lato nella foto PianoMirroring

a Milano !e !

nella pagina seguente PianoMirroring a Reggio Emilia

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!i miei talenti musicali - con tutto il bagaglio di esperienza accumulata - agli interessi e le comprensioni ottenute negli anni di mezzo. È così che è nato PianoMirroring, disciplina alla quale ora mi dedico quasi totalmente e che mi ha restituito il vero scopo, a mio avviso, dell’arte: guarire dall’ignoranza di sé.

Performance pubbliche, sessioni individuali, seminari esperienziali: sono le modalità con cui si concretizza questo progetto, dove la capacità di ascoltare e la padronanza tecnica del linguaggio musicale realizzano l’esplorazione sonora dei mondi interiori dello spettatore. Come sei arrivato a questa efficace sintesi? Che cosa significa utilizzare il potere della musica per “guardarsi attraverso uno specchio sonoro”? AS: Ogni sintesi è un parto, è un Natale, unione di creatività e ragione, intuizione e struttura, binomio fondamentale nella vita e nell’arte. Accade quando si persevera, quando si ricerca senza altri scopi all’infuori del desiderio di conoscenza, lontani dal rumore del mondo. Allora si trova. Io ho trovato la possibilità di entrare nel mondo interiore delle persone attraverso l’uso di un pianoforte e di un ascolto empatico di chi ho di fronte. E’ una sintesi di tecnica musicale, invenzione estemporanea, intuizione e dell’interesse verso l’essere umano; è la possibilità di leggere le partiture profonde inscritte nell’animo delle persone e tradurle in musica. Come? La musica è, nei mondi interiori, ciò che la luce è nel mondo esteriore. Il pianoforte è come una torcia che, se ben indirizzata, può illuminare i contenuti nascosti della psiche e renderli conoscibili a colui che si lascia illuminare. La luce riflessa compare davanti alla persona sotto forma di suono, come uno specchio fluido. Io muovo la torcia.

Il tema di questo numero ci porta a considerare il ruolo dell’arte da parte di chi la crea e di chi la fruisce. Nella tua esperienza di uomo e di musicista quando l’opera riesce a porsi come strumento creativo per entrambi? Che cosa impedisce viceversa lo scatenarsi di questo potenziale unico? AS: A mio avviso, ciò che merita l’appellativo di opera è quella scaturita da una mente consapevole, che ha come scopo la creazione di forme che ispirino l’essere umano a diventare ciò che è, nella sua natura più profonda. Ho scoperto che l’arte non va solo fruita, ma va imitata. Il capolavoro è un messaggio dal futuro, un’intuizione che indica la strada per realizzare il potenziale umano che abbiamo. “Diventa come me!”, urla il capolavoro all’essere umano. A me interessa l’arte che si rivela essere una mappa che conduce verso l’Io autentico. Quando ciò accade, l’Io dell’individuo si sente riconosciuto e vibra. Una volta attivato, l’Io – che è sempre creativo – tende a non voler più smettere di vibrare, scopre una sua vita e vuole viverla. Nel mio caso, l’opera nasce al momento, si plasma sulla persona, in diretta. La musica si insinua nell’animo e parla all’Io, lo riconosce, lo muove e lo sveglia. In generale, ciò che può impedire il processo creativo tra artista e fruitore è la mancanza di sapienza nel creatore e la mancanza di desiderio di conoscenza nel fruitore.

Grazie, Alessandro.

(intervista ad Alessandro Sironi del 20.09.2014) !PianoMirroring prossimamente: 3, 4 e 5 ottobre 2014 - S. Eurosia (Biella) - SEMINARIO ESPERIENZIALE RESIDENZIALE 11 e 12 ottobre 2014 - Gorizia - SEMINARIO ESPERIENZIALE 25 e 26 ottobre 2014 - Milano - SEMINARIO ESPERIENZIALE Tutti i dettagli sul sito ufficiale. !

pag. 5I Quaderni - Musica

ZOOM ON ALESSANDRO !Bio in sintesi di Alessandro Sironi La musica di Alessandro Sironi è il risultato della confluenza di differenti linguaggi e forme espressive attorno a un mondo che ricerca nell’armonia e nell’equilibrio il ripristino di un’unità formale. Compositore italiano cresciuto in Francia, a seguito di una formazione classica e di un’estesa esperienza come arrangiatore, autore di colonne sonore e fondatore di un’orchestra, Sironi esplora più modalità espressive. Opera performances come allievo di Jodorowski e a partire dal 2004 si esprime anche in ambito letterario e più recentemente attraverso il disegno e la pittura. E’ autore di una serie di racconti, una collezione di prose poetiche, il saggio Per un Buon Vivere e di Confessioni di un Diavolo, un poema in 5.000 versi in francese di carattere esoterico. Per Anima Edizioni ha pubblicato nel 2013 Il libro delle Domande. La sua dimensione estetica trova sempre un centro nella composizione pianistica e orchestrale e lo muove a r icercare costantemente con i l pubblico un dialogo che elimina la separazione tra artista e spettatore. Con tale spirito si avvicina alle pratiche di musicoterapia e inizia a collaborare con Mauro Scardovelli, s ino a creare la t ipologia del PianoMirroring: un’esplorazione del mondo interiore di uno spettatore attraverso la creazione spontanea e immediata di una composizione pianistica estemporanea. L’armonia che ne scaturisce possiede sia gli effetti emozionali di un dialogo intenso, che la forza espressiva di un immenso talento. !www.pianomirroring.com www.alessandrosironi.com !

!Sopra, ritratto di Alessandro Sironi

Page 6: I QUADERNI anno 6 n. 3 (settembre 2014)

Crexida (compagnia teatrale, eventi culturali) “Si deve rimanere fedeli a se stessi, consapevoli tuttavia che la verità è sempre

altrove. Per questa ragione si è in grado di apprezzare la possibilità di essere con se stessi e di là da se stessi, e constatare che questo movimento tra interno ed esterno cresce attraverso lo scambio con gli altri ed è alla base di quella visione stereoscopica della vita che il teatro può far nascere”. Con questa frase di Peter Brook, bussiamo alla porta della compagnia teatrale Crexida per entrare nel loro mondo e in un luogo speciale sulle colline bolognesi.

Come nasce Crexida? Che tipo di linguaggio scenico utilizza e che rapporto con il pubblico tende a privilegiare? AZ: Crexida è nata nel 2004 dal mio desiderio di sviluppare e intraprendere un percorso artistico autonomo, dopo aver lavorato come attrice con diversi registi e compagnie teatrali. Gli spettacoli che ho creato in questi dieci anni sono nati prevalentemente a partire dall’adattamento di testi contemporanei non teatrali e più di recente si sono orientati alla creazione di una drammaturgia originale (di cui sono stata autrice o coautrice), legata a temi ispirati dal confronto con la contemporaneità. Accanto ad una specifica attenzione verso il testo e la parola e alla conseguente centralità del ruolo dell’attore, il nostro lavoro si muove alla ricerca di una qualità e intensità visiva degli spettacoli, che spesso si avvale dell’utilizzo di tecnologie video. Il rapporto con il pubblico, fondamentale a mio avviso in ogni lavoro teatrale, si realizza nel nostro teatro in modalità differenti a seconda degli spettacoli, ma sempre con l’obiettivo di coinvolgerlo a più livelli - intellettuale, emotivo, estetico - anche riducendo o eliminando la distanza fisica tra scena e platea, in occasione di allestimenti in spazi non tradizionali.

Ad un certo punto del vostro percorso il Fienile Fluò diventa la vostra “casa”. Che cosa ha cambiato questo luogo nel vostro fare teatro? Che cosa lo rende unico? Che cosa significa lavorare in uno spazio non convenzionale? AZ: Iniziare l’avventura di Fienile Fluò ha significato tante cose. Prima di tutto trovare uno spazio dove ideare e produrre il nostro lavoro, costruire una “casa” appunto, dove mettere radici in un luogo abbastanza unico, immerso nella natura dei colli bolognesi. Fienile Fluò è un antico fienile restaurato che abbiamo pensato e sognato come contenitore e propulsore di molte attività: un luogo dove creare arte, condividerla, incontrarla, uno spazio dove trascorrere anche momenti di relax e convivialità, dove assaporare piatti preparati con materie prime del territorio e il vino dei nostri vigneti. Questo progetto, molto ambizioso e complesso, ci ha messo di fronte a numerose sfide e possibilità, spingendoci anche a condividere lo spazio con altri artisti (del territorio e non), che regolarmente svolgono qui periodi di prove e residenze, dandoci così la possibilità di incontrare, conoscere ed aprirci a possibilità di collaborazione, cosa che ritengo importantissima e fondante nel nostro percorso artistico e creativo. Un altro aspetto del nostro lavoro qui è legato alla programmazione di eventi culturali (spettacoli teatrali, concerti, rassegne di cinema, laboratori e molto altro), attività che ci impegna, non senza sforzi e difficoltà, nel tentativo di coinvolgere ed interessare un pubblico sempre più ampio, fornendoci al tempo stesso lo stimolo per creare progetti di spettacolo site specific, pensati proprio per questo luogo e per valorizzarne le potenzialità e specificità. In questo senso, un’esperienza particolarmente interessante e riuscita è stata quella di Appunti sull’erba, uno spettacolo itinerante di teatro e danza all’aperto, che abbiamo realizzato e ambientato nei campi, prati, boschetti e giardini che circondano Fienile Fluò.

pag. 6I Quaderni - Performance

PERFORMANCE

ZOOM ON CREXIDA 1. Il vostro maggior pregio L’apertura e la curiosità verso gli altri, che artisticamente si traduce nel desiderio di avere confronto e di avviare collaborazioni artistiche.

2. Il vostro peggior difetto Una certa asprezza, forse solo apparen te , e la mancanza d i diplomazia. A volte vorrei essere capace di più pazienza, dolcezza, saper trovare la parola giusta al momento giusto e la strada nascosta dietro l’apparenza…

3. Progetti per il futuro Riallestire e far circuitare Eden, Un’ipotesi di felicità, il nostro ultimo s p e t t a c o l o c h e h a d e b u t t a t o quest’anno. Continuare a lavorare affinché Fienile Fluò sia un luogo sempre più vivace artisticamente, più sostenibile economicamente e sempre più interessante e stimolante per un pubblico sempre più ampio. Sviluppare progetti artistici di scambio e respiro internazionale.

Bio in sintesi di Crexida Crexida nasce nel 2004 dal desiderio dell’attrice Angelica Zanardi di avviare un percorso artistico autonomo. Crexida è impegnata nella creazione e produzione di spettacoli teatrali, nell’organizzazione di eventi culturali e nella formazione. Ha ideato e prodotto gli spettacoli: Dido. La tragedia di Didone, Regina di Cartagine (2004), Persefone (2005), Le ore piccole (2006), Buchi nel cuore (2008), Caramelle (2009), Appunti sull’erba (2011 e 2012), Le ricette del buonumore (2012), VoyageErotique (2013), Eden. Un’ipotesi di felicità (2012/13). Ha ideato e realizzato nella città di Bologna la rassegna di teatro al femminile Rosaesagerata (prima edizione Estate 2006, seconda edizione Maggio 2008). Nel 2007 Crexida trova la sua sede in uno spazio sui colli bolognesi, Fienile Fluò, un antico fienile restaurato che ospita la creazione degli spettacoli della compagnia e progetta un’attività culturale aperta e varia, di scambio e confronto artistico, un luogo aperto alla collaborazione e all’ospitalità di altre realtà artistiche, in ambito locale, nazionale ed internazionale. !www.crexida.it www.fienilefluo.it !

Page 7: I QUADERNI anno 6 n. 3 (settembre 2014)

Rosaesagerata e Fienile Fluò sono progetti

culturali e rassegne che avete curato e curate da anni. In cosa differiscono e che cosa vi lasciano queste esperienze? AZ: Rosaesagerata è una rassegna di teatro dedicata alla creatività femminile, mentre la direzione artistica di Fienile Fluò è un progetto più complesso e articolato, che prima ho tentato di descrivere nelle sue diverse sfaccettature e ambiti di azione. Entrambe le esperienze ci hanno offerto e offrono la preziosa possibilità di condividere il nostro percorso con quello di altri artisti.

Questo numero è dedicato al rapporto con l’arte da parte di chi la fa e di chi la fruisce. In che cosa consiste per voi questo “incontro”? E’ davvero possibile realizzarlo? Quali sono gli ingredienti nella vostra esperienza che lo possono favorire? A Z : C re d o f o r t e m e n t e n e l l e p o s s i b i l i t à d i comunicazione tra le persone e nelle straordinarie potenzialità dell’arte di trasmettere idee ed emozioni, stimolare pensieri e piccole o grandi rivoluzioni interiori… Altrimenti non farei quello che faccio! La cosa che mi sembra più difficile oggi è riuscire ad avvicinare le persone, portarle a teatro, al cinema, ad una mostra, ma credo altrettanto fortemente nelle enormi potenzialità di questo scambio e nell’incontro tra artista e pubblico. Ed è proprio in questo contatto magico e potentissimo che è racchiuso secondo me il senso e il fine del nostro lavoro: nell’ascolto di una parola, di un pensiero, di un suono che altrimenti non avrebbero voce; nello sguardo posato su un’immagine, che altrimenti scomparirebbe senza la possibilità di essere vista. Perché questa comunicazione avvenga, è necessario,

credo, da parte dell’artista uno sguardo aperto verso il mondo e la volontà di creare qualcosa in grado di parlare e “toccare” gli altri, anche in modi e con esiti molto diversi.

Grazie, Angelica. !(intervista ad Angelica Zanardi del 17.09.2014)

pag. 7I Quaderni - Performance

Nella pagina precedente Appunti sull’erba Angelica Zanardi

photo Feresh Bottega di immagini !!In alto Eden

Angelica Zanardi e Filippo Pagotto photo Feresh Bottega di immagini !!

In centro Le ricette del buonumore

Angelica Zanardi ed Eloisa Atti !!A lato

Buchi nel cuore Angelica Zanardi

Page 8: I QUADERNI anno 6 n. 3 (settembre 2014)

Ed ora la parola ai nostri portavoce dall’estero per scoprire cosa succede nel resto del mondo

pag. 8I Quaderni nel Mondo

I Quaderni nel mondo (ES) Daniela De Marchi

D i f r o n t e a d un'opera d'arte - p o c o i m p o r t a n o l'epoca, il valore o la provenienza - mi chiedo sempre se l’autore l'ha creata per obbedire ad

u n ' e s i g e n z a i n t e r i o r e o p e r comunicare volutamente con un pubblico determinato. L'arte è un linguaggio e come tale ha bisogno di un mittente e di un destinatario. Lungi dall'essere reale, quest'ultimo può essere anche virtuale, cioè non es i s te re ne l momento o ne l contesto presenti. Il messaggio artistico non ha vincoli spazio-temporali, perciò è possibile che il pubblico giusto per un tipo di arte non sia quello contemporaneo o conterraneo dell'artista. Capitò alle avanguardie del primo Novecento, le cui produzioni vennero giudicate incomprensibi l i e scandalose, s c a t e n a n d o p o l e m i c h e interminabili e, per la prima volta, ponendo in discussione la relazione tradizionale tra chi l’arte la fa e chi la fruisce.

www.danielademarchi.es !!(BR) Sergio Nunes Melo

U n a q u e s t i o n e c r u c i a l e p e r l a contemporaneità è il ruolo del pubblico n e l l ’ e v e n t o spet taco la re . Un esempio di studio i n t e r e s s a n t e è

Dominio Pubblico, progetto che lavora sulla coscienza (da cum - scire = sapere insieme) dello spettatore in modo da attivare un livello inconscio della presenza indiv iduale in una s i tuaz ione collettiva, allo scopo di potenziare un senso di comunità. Molti teorici affermano che soltanto il post modernismo riconosce il ruolo attivo del lo spettatore, ma tutte le epoche in realtà hanno prodotto modi propri di partecipazione. La differenza è che oggi il confine tra quello che lo spettatore fa e quello che lascia fare è stato cancellato.

In questo numero Daniela ha scelto per noi

LENA NOUAR. Bailarina de danza oriental y profesora. Empezaste a bailar a los 18 años. A partir de ese momento, pasaste de ser público a ser alguien que hacía disfrutar de su arte a los demás... LN: Bailar es la manera más sincera que tengo de expresarme y conseguir conectar con el público: Es una sensación única, un

momento efímero y a la vez eterno.

Cuando el público te ve bailar, parece que la danza oriental sea tan fácil... LN: De eso se trata! Cuando actuamos, el público quiere vernos cómodos, con capacidad para interpretar y sentir el momento, no preocupados de nuestra técnica. El trabajo previo es fundamental, claro, y no dejamos de aprender nunca…

Hay algún tipo de danza cuyo estilo te gustaría aprender y de la cual disfrutas mucho cuando acudes a verla? LN: Poco después de empezar con la danza oriental inicié también mi formación en danza contemporánea, y es mi segunda casa. Me encanta porque permite crear cualqu ier cosa que desees… Y ver propuestas tan diferentes entre sí, abre la mente!

Barcelona - Estudio Nouar www.alnouart.com

In questo numero Sergio ha scelto per noi

PUBLIC DOMAIN. Concept and direction by Roger Bernat. Public Domain, by Roger Bernat, is rather surprising. When you arrive, you hand in an ID card in exchange of headphones. Soon you figure out the spectators are the actors. The actions, improvised according to instructions coming from the headphones, may expose private aspects

of your life, such as your income. Then the title becomes clear, and the game unveils that masks may be painlessly taken off. In the final part the spectators view themselves projected live on a screen while observing both each other and figurines representing themselves while listening (exclusively this time) to the work’s most thoughtful questions. The final credits go up with the participants’ names, provided by the ID cards.

To watch the experience at Tokyo Festival (Japan), check this out:

https://www.youtube.com/watch?v=ZBnNmLNsLO8

Page 9: I QUADERNI anno 6 n. 3 (settembre 2014)

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pag. 9I Quaderni di Nuova Scena Antica

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RIVISTA TRIMESTRALE ANNO 6 N. 3 - SETTEMBRE 2014 !IN QUESTO NUMERO Hanno collaborato: Daniela De Marchi (ES), Sergio Nunes Melo (BR) !Desideriamo ringraziare: Domenico Franchi Alessandro Sironi Crexida e Angelica Zanardi !ARTE MUSICA PERFORMANCE

!Il prossimo appuntamento è per dicembre 2014

con un nuovo numero de I QUADERNI. Arrivederci!