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Quaderni Anno VII - N 3/2007

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Quaderni Anno VII - N 3/2007

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Sommario• EDITORIALE

di Augusto Conte 3

• ARGOMENTI DI ATTUALITÀ FORENSE - Compensi professionali nella difesa penale: osservazioni e soluzioni

di Marcello Falcone 5 - La pendenza della lite nel ricorso del decreto ingiuntivo

di Claudio Consales 10

• ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

- Corso per difensori d'ufficio Biblioteca dell'Ordine degli Avvocati Brindisi 23.11.2007 di Rosario Almiento 15 - Assemblea straordinaria 26.11.2007 20 - Consiglio Ordine Avvocati Verbale di adunanza n. 27/2007 23 - Piano dell'offerta formativa per l'anno 2008 e crediti formativi 28 - Relazione morale del Presidente alla Assemblea ordinaria del 26.1.2008 40 - Il Fascino dell'Oro e dell'Onore La cerimonia delle Toghe di Carlo Panzuti 69

• PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

- Principi fondamentali delle professioni intellettuali Proposta testo base dei relatori On. Pierluigi Mantini, on. Giuseppe Chicchi 87

• OPINIONI E DOCUMENTI

- Commissione di Garanzia dell'Attuazione della Legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali 125 - Agenzia Entrate Promozione servizi telematici 135 - Il Garante del contribuente di Domenico Ciavarella 142

Q U A D E R N IRIVISTA QUADRIMESTRALE

DELL'ORDINE DEGLI AVVOCATI DI BRINDISI

Anno VII - N. 3-2007Autorizzazione Tribunale di

Brindisi n. 10 del 16 maggio 2001Testata associata all' A.STA.F.

Direttore ResponsabileAugusto CONTE

Comitato di redazioneGiancarlo CAMASSA, Stella COMI-TANGELO, Claudio CONSALES, Giustina GIORDANO, Mario LAVENEZIANA, Dario LOLLI, Mauro MASIELLO, An-tonio MAURINO, Emanuele MILONE, Carmelo MOLFETTA, Leonardo MUSA, Carlo PANZUTI, Teodoro SELICATO, Paolo VADACCA.

DirezioneORDINE DEGLI AVVOCATI presso

IL TRIBUNALE DI BRINDISIPalazzo di Giustizia

Viale Liguria, 1 - Tel. 0831/58699372100 BRINDISI

[email protected]@ordineavvocati.br.it

Redazione e pubblicitàEDIZIONI DEL GRIFOvia V. Monti, 18 - Lecce

tel. 0832/394346 - fax 0832/[email protected]

StampaTiemme (ind. grafica - Manduria)

Tiratura n. 1.500 copie

Tutti gli iscritti all'Ordine possono col-laborare alla rivista del Consiglio con articoli su problemi di interesse generale: la Direzione si riserva la facoltà di non pubblicare gli articoli che pervengono. I dattiloscritti non vengono restituiti.

IN COPERTINA

Brindisi - Palazzo Nervegna, antica sede della Corte d'As-sise di Brindisi

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CONSIGLIO DELL’ORDINE DEGLI AVVOCATI DI BRINDISI Presidente Avv. Augusto CONTE Cons. Segr. Avv. Carlo PANZUTI Cons. Tesor. Avv. Teodoro SELICATO

• CONVEGNI E CONGRESSI

- Va Conferenza Nazionale dell'Avvocatura - IIa Conferenza Nazionale della Giustizia (Roma, 11-13 ottobre 2007) di Antonio Giorgino 157

• NOTE DI STORIA FORENSE

- Il Codice di procedura Civile per gli Stati Sardi del 1854 a cura di Augusto Conte (III parte) 157 - La repressione del brigantaggio Contenuti processuali, storici e giuridici della Legge "Pica" di Augusto Conte 166

• I CONGRESSI NELLA STORIA DELL'AVVOCATURA

- Atti del V Congresso Nazionale giuridico-forense - Palermo 1903 a cura di Carlo Panzuti (II parte) 203

• DIRITTO & ROVESCIO a cura di C'È SU UN TOGATO 224

• SAGGISTICA E NARRATIVA FORENSE

- CARLO GOLDONI - Memorie di Augusto Conte 229 - FRANCIS RUSSEL - La tragedia di Sacco e Vanzetti di Augusto Conte 235

APPUNTI DI LETTURA di Carlo Panzuti - FULVIO GIANARIA E ALBERTO MITTONE - L'Avvocato necessario 238 - EVA CANTARELLA - Il ritorno della vendetta. Pena di morte: giustizia o assassinio? 240 - PATRIZIA GUARNIERI - L'ammazza-bambini. Legge e scienza in un processo di fine Ottocento 241

• RICORDI

- Vincenzo Trevisi di Tommaso Conte 244 - Pietro Semeraro di Antonio Salamanna 247 - Angelo Raffaele Orofalo di Monica Coniglio 250

Consiglieri Avv. Giancarlo CAMASSA Avv. Stella COMITANGELO Avv. Claudio CONSALES Avv. Giustina GIORDANO Avv. Mario LAVENEZIANA Avv. Dario LOLLI

Avv. Mauro MASIELLOAvv. Antonio MAURINOAvv. Emanuele MILONEAvv. Carmelo MOLFETTAAvv. Leonardo MUSAAvv. Paolo VADACCA

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EDITORIALE

3 Quaderni

EDITORIALE

di AUGUSTO CONTE

Questo numero di Quaderni conclude il settimo anno di vita della Rivista dell’Ordine e il biennio del Consiglio in carica e contiene, oltre agli altri interventi che occupano gli spazi destinati alle rubriche fisse, la mia relazione morale alla Assemblea ordinaria della Avvocatura del Circondario del Tribunale di Brindisi e l’articolato dei principi fonda-mentali per il riordino della disciplina delle professioni in-tellettuali, sui quali richiamo la attenzione dei lettori.

Con la prima, oltre a riassumere per i Colleghi l’attivi-tà del Consiglio ho espresso la riconferma di un concetto chiaro e preciso, come segnale forte e deciso della Avvo-catura a tutti gli interlocutori, che trova fondamento oltre che nella mia convinta e totale dedizione alla “causa” della professione, nella condivisione delle ragioni che la sosten-gono, che mi viene da tutti gli iscritti e che le conferiscono forza morale: l’Avvocatura vuole continuare a mantenere la prerogativa di difendere i diritti dei cittadini.

Con la proposta di riforma delle professioni intellettuali viene prospettato a quale professionista legale è riservato il diritto di difesa.

Orbene, qualunque nuovo assetto si voglia dare alla pro-

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EDITORIALE

Quaderni4

fessione legale (forense e non) è imprescindibile la salva-guardia di alcune “categorie” assolute senza le quali da un lato non vi è tutela del diritto costituzionale di difesa e dal-l’altro non è realizzato il fine di giustizia: queste “catego-rie”, che caratterizzano e rendono unica l’attività forense, consistono nella autonomia, indipendenza e libertà della professione da tutti i possibili condizionamenti e da tutte le possibili dipendenze, economiche e non, anche derivanti dai propri assistiti.

Queste categorie di valori per potersi realizzare postula-no che siano confermate regole che restituiscano alla Av-vocatura identità, dignità e decoro nello svolgimento delle delicatissime funzioni.

L’Ordine di Brindisi, attraverso la propria intensa attivi-tà ha portato avanti, in ogni sede, questi concetti fondanti della professione, con grande impegno e con ogni mezzo, dandogli voce attraverso la divulgazione e la diffusione della Rivista, nella consapevolezza di svolgere un fonda-mentale dovere istituzionale.

Grazie anche all’apprezzamento che i Colleghi hanno manifestato per l’impegno editoriale.

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ARGOMENTI DI ATTUALITÀ FORENSE

Compensi professionali nella difesa penale:

osservazioni e soluzioni

di MARCELLO FALCONE*

Persiste il contrasto di giurisprudenza in ordine alla vexata que-stio relativa alla tariffa professionale applicabile in campo penale in ragione del tempo in cui la prestazione professionale è stata svolta.

Il problema posto dal periodico aggiornamento della tariffa pro-fessionale circa l’individuazione di quella applicabile in caso di suc-cessione nel tempo dei due regimi tariffari previsti dai DD.MM. 5 ottobre 1994 n. 485 e 8 aprile 2004 n. 127 è già stato esaminato dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Brindisi (vedasi il testo della relazione del sottoscritto in “Quaderni, nuova serie, quadrimestrale dell’Ordine degli Avvocati di Brindisi” n. 3/2005, pag. 34) che ha proposto apposito quesito al Consiglio Nazionale Forense.

Il C.N.F., in risposta, ha reso il Parere n. 7 del 04.11.2005 (già pubblicato su “Attualità forensi”, anno II, numero unico 2006, pag. 64; vedi anche in “Quaderni, nuova serie, quadrimestrale dell’Ordi-ne degli Avvocati di Brindisi” n.1/2006, pag.75) con il quale è stato definitivamente stabilito che «i compensi in materia penale vanno liquidati in base alla tariffa vigente al completamento dell’opera professionale» ... «cioè al momento della pronunzia che chiude ciascun grado del giudizio».

*Avvocato del Foro di Brindisi

ARGOMENTI DI ATTUALITÀ FORENSE

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ARGOMENTI DI ATTUALITÀ FORENSE

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Nonostante l’autorevole Parere che, assumendo i connotati della interpretazione autentica delle disposizioni tariffarie, avrebbe dovu-to definitivamente risolvere il problema, continuano ad essere segna-late decisioni con le quali gli onorari difensivi in materia penale (il problema interessa soprattutto i difensori di parte civile ed i difensori d’ufficio o di imputati ammessi al patrocinio a spese dello Stato) vengono liquidate secondo le «tariffe vigenti all’epoca dell’esecu-zione delle singole prestazioni», piuttosto che al momento dell’esau-rimento dell’attività difensiva.

Richiamando quanto già scritto in proposito e pubblicato sulla Ri-vista, segnaliamo la costante giurisprudenza della II Sezione Penale di questo Tribunale (investita dei “reclami” ai sensi dell’art. 84 e 170 del d.p.r. 115/2002) che, viceversa, considera «l’attività difensiva esaurita al momento della lettura del dispositivo» con la conseguen-za che «è a questa data che occorre fare riferimento per applicare la normativa vigente» (cfr. ordinanza 02.02.2006, Tribunale di Brindi-si, II Sezione Penale, Pres. est. Licci, ric. P.M.).

Più di recente, decidendo sempre su analoghi reclami, tale proble-matica è stata ulteriormente approfondita anche sotto altri condivisi-bili profili (riportiamo il testo integrale – in parte qua – dell’ordinan-za 12.02.2007, Tribunale di Brindisi, II Sezione Penale, Pres. Est. Licci, ric. G.G.): «ritenuto che nella fattispecie debba trovare appli-cazione l’ultimo DM entrato in vigore il 2/6/04 in quanto, essendosi l’attività difensiva esaurita al momento della lettura del dispositivo (18/7/05), è a questa data che occorre fare riferimento per applicare la normativa vigente e ciò per le seguenti ragioni:

a) il carattere unitario della prestazione difensiva non comporta la frazionabilità della stessa per cui, in virtù del criterio “tempus regit actum” occorre applicare la disciplina vigente al momento della richiesta; il suddetto criterio è stato seguito dalla Cassazione in sede civile sez. II, 15/6/01 n. 8160 – sez. II, 8/2/96 n. 1010, ma i richiamati principii trovano applicazione anche in sede penale;

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ARGOMENTI DI ATTUALITÀ FORENSE

b) i decreti ministeriali contenenti il regolamento di approva-zione della delibera del Consiglio Nazionale Forense – l’ultimo dell’8/4/04 così come il precedente del 1994 – vengono emanati se-condo le rilevazioni ISTAT che tengono conto dell’indice generale dei prezzi al consumo per l’intera collettività per cui se si doves-se applicare nell’anno 2005 la tariffa prevista per l’anno 1994 si prescinderebbe del tutto dal criterio di cui sopra con conseguente squilibrio del rapporto “retributivo” del professionista che si ve-drebbe compensato “ora per allora” con onorari non adeguati e commisurati all’attuale costo della vita; in sostanza ogni Decreto Ministeriale ha un proprio ambito di applicazione limitato dall’en-trata in vigore del successivo che va necessariamente applicato per-ché il Legislatore ha ravvisato un mutamento del costo della vita;

c) parere conforme ha espresso il Consiglio Nazionale Forense da cui non si ritiene poter prescindere, così come invece ha fatto il Tribunale nel provvedimento impugnato, visto che in materia di tariffe è l’organo che emana la delibera relativa agli adeguamenti delle stesse e che poi viene recepita dal Ministero della Giustizia».

Tale ultimo provvedimento è assolutamente condivisibile soprat-tutto nella parte in cui sottolinea, oltre al carattere unitario della pre-stazione difensiva e l’imprescindibile dovere di adeguarsi al Parere espresso dal Consiglio Nazionale Forense, lo «squilibrio del rap-porto “retributivo” del professionista» che comporta la necessità di liquidazioni ancorate al potere di acquisto del denaro al momento della liquidazione, ovvero al maturare del diritto alla liquidazione, piuttosto che a quello dell’esecuzione della prestazione.

Tale interpretazione, d’altro canto, è conforme alla ratio delle disposizioni legislative che prevedono che le tariffe forensi siano aggiornate ogni due anni (per inciso si sottolinea che, trattandosi di termine di natura ordinatoria, in questo caso sono trascorsi addirittu-ra dieci anni dall’ultimo aggiornamento attuato con decreto ministe-riale 5 ottobre 1994).

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ARGOMENTI DI ATTUALITÀ FORENSE

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Sotto tale profilo, il provvedimento che si commenta è partico-larmente apprezzabile ove si consideri che la medesima ratio è stata espressamente posta a base della Relazione di accompagnamento alle nuove tariffe forensi che, ponendo l’accento sulle rapide tra-sformazioni succedutesi, nel decennio precedente, nel Paese e nel-l’amministrazione della Giustizia, sulla necessità di un adattamento della professione ai mutamenti normativi, di una formazione e di un aggiornamento costanti, di una costosa opera di progressiva in-formatizzazione degli studi professionali e degli altri strumenti per l’esercizio quotidiano dell’attività, sottolineava l’esigenza di aggior-namento delle vecchie tariffe, ritenute assolutamente inadeguate con riferimento ai valor monetari riferiti al 1994, e pertanto non correlati all’incremento del costo della vita, viepiù aggravato dall’introduzio-ne dell’Euro e della perdita di valore legale della lira, oltre che del tutto inappropriate con riguardo all’impianto sistematico, specie di quelle penali.

Tutto ciò considerato, e pensando di poter fare cosa utile alla maggioranza dei professionisti interessati, inoltre, raccogliamo e ri-lanciamo la vecchia idea di un «prontuario per la liquidazione degli onorari ai difensori dei cittadini non abbienti ammessi al patrocinio a spese dello Stato, ai difensori d’ufficio e di persona irreperibile», già adottato da altri Tribunali, e che nasce da un articolo pubblicato nel 2005 sulla rivista Cassazione Penale nel quale l’autore riferiva di una “circolare” del Presidente del Tribunale di Roma emanata a seguito di segnalazioni degli avvocati sulle difficoltà incontrate nel predisporre le istanze di liquidazione a causa dei diversi orientamen-ti assunti dai vari giudici.

L’idea di un “prontuario” ha il pregio di coinvolgere tutte le componenti dell’Avvocatura (Camera Penale e Ordine degli Avvo-cati, che mi auguro si facciano carico del problema e promotori del-l’iniziativa) e della Magistratura interessate, perseguendo il metodo del dialogo e del confronto in modo da pervenire a procedure condi-

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ARGOMENTI DI ATTUALITÀ FORENSE

vise ed uniformi, scongiurare il contenzioso ed assicurare immediata definitività al provvedimento di liquidazione.

Si potrebbero così evitare sia incertezze interpretative che trat-tamenti diseguali e sarebbe altresì garantito un compenso giusto ed uniforme agli avvocati che rendono effettivo il diritto costituzionale di difesa, osservando comunque criteri di contenimento della spesa pubblica in limiti accettabili.

Il “prontuario”, proprio perché frutto di un accordo, garantirebbe celerità ed uniformità nelle liquidazioni dei compensi agli avvocati, che potrebbero così seguire una procedura standard concordata con i giudici senza timore di errori o pericolo di rigetto, eviterebbe con-testazioni e reclami, semplificando anche l’attività giudiziaria con notevole guadagno di tempo e con evidenti effetti diretti e riflessi sull’efficienza del complessivo servizio giustizia.

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ARGOMENTI DI ATTUALITÀ FORENSE

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La pendenza della lite nel ricorso

del decreto ingiuntivo

di CLAUDIO CONSALES*

Il momento in cui si determina la pendenza della lite nel ricorso per decreto ingiuntivo è un argomento carico di conseguenze proces-suali non di poco conto, soprattutto con riferimento al rapporto con un’eventuale domanda parallela e distinta di accertamento negativo del credito proposta da chi nel procedimento monitorio viene indi-cato come debitore.

Tra i due distinti giudizi, quello promosso dal creditore in via monitoria nei confronti del presunto debitore e quello promosso dal presunto debitore per conseguire una sentenza dichiarativa di accer-tamento negativo del credito, può sussistere infatti un rapporto di continenza.

Secondo la giurisprudenza della Corte di Cassazione sussiste la continenza non solo quando due cause sono caratterizzate da identità di soggetti e titolo e da una differenza soltanto quantitativa dell’og-getto, ma anche quando le stesse sono legate da un rapporto di inter-dipendenza per contrapposizione o alternatività. (Cass. Civ., sez. I, 21 febbraio 2007, n. 4089).

Conseguentemente se l’azione promossa in via monitoria dal cre-ditore e quella di accertamento negativo del credito promossa dal presunto debitore abbiano come presupposto un medesimo rapporto negoziale, si verte in un’ipotesi di interdipendenza per contrapposi-zione o alternatività e quindi di continenza di cause.

*Avvocato del Foro di Brindisi

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ARGOMENTI DI ATTUALITÀ FORENSE

Nel momento in cui viene accertata la continenza tra i due giudizi distintamente promossi, la norma di riferimento diventa quella pre-vista dall’art. 39 c.p.c. ed assume rilievo processuale stabilire quale dei due giudizi sia stato proposto per primo.

La norma citata ci dice infatti che nel caso di continenza di cause, se il giudice preventivamente adito è competente anche per la causa proposta successivamente, il giudice di questa dichiara con sentenza la continenza e fissa un termine perentorio entro il quale le parti deb-bono riassumere la causa davanti al primo giudice.

Naturalmente la questione si presenterà concretamente solo se il presunto debitore nella procedura monitoria avrà proposto rituale op-posizione al decreto ingiuntivo, prospettando la sussistenza di altro giudizio pendente in cui esso opponente ha richiesto l’accertamento negativo dello stesso credito attivato con il decreto ingiuntivo.

Pertanto la sussistenza della continenza è riservata all’esame non del giudice che emana il decreto ingiuntivo, che opera “inaudita al-tera parte”, ma al giudice dell’opposizione.

Nel giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo l’eventuale rico-noscimento della continenza con altra causa precedentemente propo-sta non è del tutto indolore, considerato che secondo l’orientamento giurisprudenziale prevalente, il giudice dell’opposizione prima di fissare un termine perentorio entro il quale le parti debbono riassu-mere la causa davanti al primo giudice, deve dichiarare l’incompe-tenza del giudice che ha emesso il decreto e conseguentemente la nullità del decreto ingiuntivo stesso.

Il decreto ingiuntivo, quindi, non sopravvive, con tutte le conse-guenze che ne derivano, nell’ipotesi in cui il giudice dell’opposizio-ne riconosca che il giudizio di accertamento negativo del credito sia stato proposto precedentemente.

La causa riassunta quindi non sarà quella di opposizione a decreto ingiuntivo, che non esisterà più per effetto dell’intervenuta declara-toria di nullità del decreto ingiuntivo, in quanto emesso da giudice

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ARGOMENTI DI ATTUALITÀ FORENSE

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incompetente, ma sarà una causa avente per oggetto la domanda di condanna proposta con il ricorso per decreto ingiuntivo.

Quanto sin qui esposto, evidenzia l’estrema importanza che com-porta lo stabilire il momento preciso in cui si determina la pendenza della lite nel procedimento d’ingiunzione.

Sul punto la norma contenuta nell’art. 643 c.p.c., terzo comma, dispone che la notificazione del decreto determina la pendenza della lite.

Per lo più la giurisprudenza, attenendosi ad un approccio piutto-sto epidermico alla norma citata, riteneva che il momento della pen-denza della lite con riferimento al decreto ingiuntivo, fosse quello della notifica del decreto.

Pertanto al fine di individuare l’anteriorità tra un giudizio di ac-certamento negativo del credito, proposto dal presunto debitore nei confronti del creditore ed il ricorso per decreto ingiuntivo, si faceva riferimento rispettivamente alla data della notifica dell’atto di cita-zione ed alla data della notifica del decreto ingiuntivo.

Secondo questo orientamento soltanto con la notifica del decreto in-giuntivo si produce una situazione processuale rilevante agli effetti della litispendenza, continenza e connessione di cause, in quanto unicamente con la notificazione del decreto l’ingiunto diventa parte processuale.

Aderendo a tale orientamento la Suprema Corte, sez. I, ancora, con sentenza del 2 febbraio 2006, n. 2319, ha statuito che in tema di procedimenti monitori, la pendenza della lite va determinata con riferimento alla notifica del ricorso e del conseguente decreto in-giuntivo, così come disposto dall’art. 643 c.p.c., norma speciale e non soggetta a deroghe in base ai principi di carattere generale. Per-tanto, si legge ancora nella sentenza citata, al fine di determinare l’eventuale spostamento di competenza per continenza di una causa di opposizione a decreto ingiuntivo e di una controversia introdotta con rito ordinario, si deve fare riferimento alla data di instaurazione della lite secondo il criterio sopra indicato.

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ARGOMENTI DI ATTUALITÀ FORENSE

Questo indirizzo prevalente nell’interpretazione dell’art. 643 c.p.c. è stato ora rivisto, corretto e superato dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, con l’ordinanza emessa l’1 ottobre 2007, n. 20596.

Le Sezioni Unite, discostandosi completamente dal principio so-pra riferito, hanno ritenuto che il momento in cui si determina le pen-denza della lite nel ricorso per decreto ingiuntivo vada individuato in quello del deposito del ricorso, sempre che venga successivamente notificato nel termine previsto e che il giudice che ha emesso il de-creto ingiuntivo sia stato competente a decidere.

Pertanto secondo le Sezioni Unite l’anteriorità tra il giudizio or-dinario promosso dal presunto debitore per l’accertamento negativo del credito ed il procedimento di ingiunzione attivato dal creditore, va determinata non più raffrontando rispettivamente la data della notifica dell’atto di citazione con la data di notifica del decreto in-giuntivo, ma raffrontando la data della notifica dell’atto di citazione con quella del deposito del ricorso per decreto ingiuntivo, successi-vamente notificato nel termine previsto.

L’interpretazione che viene data dalle Sezioni Unite all’art. 643 c.p.c. regge su questo principio: la notificazione del ricorso e del decreto è condizione per il determinarsi della litispendenza, ma il momento in cui si determina la litispendenza non coincide con quello in cui si verifica la condizione.

Secondo le Sezioni Unite tale momento, secondo i principi gene-rali che reggono i procedimenti su domanda di parte, è quello in cui è proposta la domanda d’ingiunzione; pertanto la litispendenza si verifica solo se il ricorso e il decreto sono notificati, ma retroagisce al momento del deposito del ricorso.

I motivi che hanno indotto le Sezioni Unite a modificare l’orien-tamento tradizionale sono ben esposti nella stessa ordinanza.

Secondo le Sezioni Unite la fase sommaria del procedimento d’ingiunzione con l’interpretazione data in precedenza all’art. 643

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ARGOMENTI DI ATTUALITÀ FORENSE

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c.p.c. veniva ingiustamente vanificata, in contrasto con altre norme del diritto processuale.

In particolare, se il decreto ingiuntivo è emesso da giudice che, alla data di deposito del ricorso, è competente in quanto sarebbe sta-to competente per la domanda di condanna proposta in via ordinaria, in virtù del principio affermato dall’art. 5 c.p.c., tale competenza non può venir meno per il solo fatto che, successivamente, è proposta domanda introduttiva della causa avente ad oggetto il rapporto.

Ancora, la fase sommaria, chiusa con l’emissione del decreto, conserva autonomia di effetti, anche dopo che sia stata proposta opposizione, come è dimostrato dal fatto che il decreto ingiuntivo acquista stabilità definitiva in caso di conciliazione (art. 652 c.p.c.), di inattività dell’opponente (art. 647 c.p.c.) e nelle altre ipotesi di estinzione del giudizio di opposizione (art. 653 c.p.c.).

Le Sezioni Unite precisano che l’interpretazione innovativa for-mulata coincide con l’interpretazione offerta in genere per la deter-minazione dell’inizio della lite nei giudizi che iniziano con ricorso.

Sull’argomento ha quindi richiamato proprie precedenti argo-mentazioni, con espresso riferimento ai giudizi incardinati ex art. 409 c.p.c. (rito del lavoro), con principi estensibili a tutti i processi che iniziano con ricorso.

Per tali procedimenti, non essendo applicabile, neppure in via analogica, l’art. 39, 3° comma, c.p.c., strettamente dipendente dalla struttura dei processi che iniziano con atto di citazione, è rilevante la data di deposito dell’atto introduttivo. Infatti la prevenzione è un effetto della costituzione del processo e non della realizzazione del contraddittorio, che la legge richiede per statuire sulla domanda.

Secondo le Sezioni Unite per la costituzione del processo è suffi-ciente che si realizzi il contatto fra due dei tre soggetti del rapporto processuale, a nulla rilevando che tale contatto abbia luogo fra le due parti, come nei processi che iniziano con citazione, o tra una parte e il giudice, come nei processi che iniziano su ricorso.

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

Corso per difensori d’ufficioIncontro conclusivo

Biblioteca dell’Ordine degli AvvocatiBrindisi 23.11.2007

di ROSARIO ALMIENTO*

*Avvocato del Foro di Brindisi

Si è svolto nel pomeriggio del 23 novembre 2007, presso la Bi-blioteca dell’Ordine Forense di Brindisi, il convegno conclusivo del corso di aggiornamento professionale riservato ai giovani colleghi che hanno chiesto di essere iscritti nell’elenco dei difensori d’uffi-cio.

Il Corso, organizzato dall’Ordine degli Avvocati e dalla Camera Penale ‘O Melpignano’, a cui hanno partecipato con sicuro profitto 40 giovani avvocati, ha in ogni suo momento certato di perseguire lo scopo principale per cui è stato istituito: rappresentare ai giovani avvocati che chiedono di essere abilitati alla difesa d’ufficio l’alto valore costituzionale della necessaria effettività e concretezza della difesa penale anche quando sia conferita dallo Stato e non discenda da un rapporto fiduciario con l’assistito.

In tale prospettiva, esso, attraverso l’opera degli autorevoli av-vocati e magistrati che si sono avvicendati nel ruolo di formatori in occasione dei sette incontri che lo hanno contraddistinto, ha inteso perseguire la finalità di ampliare ed integrare le conoscenze tecni-co giuridiche che già costituiscono patrimonio personale dei singoli professionisti, per mezzo della particolare attenzione riservata ai de-

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

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licati aspetti deontologici ed etici sottesi allo svolgimento dell’atti-vità difensiva, sia fiduciaria che d’ufficio, nelle vari fasi del proce-dimento penale.

L’avvocato penalista è consapevole delle grandi e gravi responsa-bilità cui è chiamato nell’esercizio della propria alta e nobile funzio-ne difensiva, soprattutto quando è designato a difendere e rappresen-tare le ragioni di chi, imputato, per qualsiasi ragione non è in grado di contribuire alla propria difesa ed è quindi privo di un patrono che gli garantisca un processo giusto, celebrato nel pieno rispetto delle regole stabilite dall’ordinamento giuridico.

Questo l’obiettivo perseguito da tutti i formatori che hano offerto la propria partecipazione al Corso, tra le cui lezioni spicca quella tenuta proprio il 23 novembre 2007 dall’Avv. Titta Madia che, dal-l’alto della propria eloquenza, ha incantato l’uditorio con brillante ed appassionata oratoria sui temi dei rapporti dell’avvocato con gli altri soggetti del processo e con il proprio assistito.

Ugualmente appassionate e coinvolgenti sono risultate le relazio-ni dell’Avv. Augusto Conte, Presidente dell’Ordine Forense di Brin-disi, e dell’Avv. Giancarlo Camassa, Presidente della locale Camera Penale intitolata all’Avv. Oronzo Melpignano, sui temi della deonto-logia e della tecnica investigativa dell’avvocato penalista.

Tutti i partecipanti all’evento, poi, hanno calorosamente ed af-fettuosamente abbracciato l’Avv. Giuseppe Attolini, cui la Camera Penale di Brindisi ha voluto donare una targa in segno di ringrazia-mento per i numerosi e proficui anni di Presidenza offerti con illumi-nato impegno al sodalizio forense brindisino, e che il maestro Avv. Vittorio Aymone, ha salutato come autorevole rappresentante della gloriosa tradizione forense salentina.

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

L’Avv. Titta Madia tiene la relazione.

Il Presidente Avv. Augusto Conte durante l’introduzione con l’Avv. Giuseppe Attoli-ni, il Presidente della Camera Penale Avv. Giancarlo Camassa, l’Avv. Titta Madia.

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

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Il momento conclusivo del corso con il saluto dell’Avv. Vittorio Aymone, con l’Avv. Guseppe Attolini, l’Avv. Titti Madia, l’Avv. Augusto Conte, l’Avv. Rosario Almien-to e l’Avv. Antonio Maurino.

La sala della Biblioteca dell’Ordine durante l’intervento dell’Avv. Giancarlo Ca-massa.

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

L’Avv. Giuseppe Attolini con al centro l’Avv. Vittoro Aymone e alla sinistra l’Avv. Pasquale Corleto.

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

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L’anno 2007 il giorno 26 del mese di novembre alle ore 12.00 nella sala della biblioteca dell’Ordine degli Avvocati di Brindisi al piano 2° del palazzo di Giustizia si insedia l’assemblea straordinaria indetta dal Consiglio dell’Ordine nell’adunanza dell’9.11.2007 sul seguente ordine del giorno:

1) scopertura degli organici dei magistrati presso il tribunale di Brindisi;

2) prospettiva di trasferimento a domanda di tre magistrati del settore civile e dell’ufficio del GUP;

3) inadeguatezza del personale in previsione di prossimi pensio-namenti;

4) varie e eventuali.Constatata la presenza degli Avvocati, il Presidente dichiara vali-

da ed aperta l’assemblea; invita il consigliere segretario a verbaliz-zare le operazioni.

Si passa alla trattazione del 1° argomento all’o.d.g.:1) Scopertura degli organici dei magistrati presso il Tribunale di

Brindisi.Il Presidente espone i problemi conseguenti alla scopertura di diver-

si posti nell’organico dei magistrati del Tribunale di Brindisi; in par-ticolare segnala la situazione della sezione lavoro dove, alla assenza della dr.ssa Sinisi che si protrae da oltre un anno e mezzo, si è aggiunta quella recente del dr. Bellanova; vi sono, poi, altre due vacanze.

Risultando che vi sarebbero dei magistrati disposti a coprire tali posti, è opportuno porre in essere un’attività di sollecitazione per accelerare il momento della definitiva copertura delle carenze di or-ganico.

Assemblea straordinaria 26.11.2007

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21 Quaderni

ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

Si passa alla trattazione del 2° argomento all’o.d.g.:2) Prospettiva di trasferimento a domanda di tre magistrati del

settore civile e dell’ufficio del GUP.Il Presidente comunica che i dr.ri Lenoci e Corbascio hanno pre-

sentato domanda di trasferimento ad altri uffici giudiziari;

Si passa alla trattazione del 3° argomento all’o.d.g.:3) Inadeguatezza del personale in previsione di prossimi pensio-

namenti.Il Presidente espone che nell’ultimo anno vi sono stati numerosi

pensionamenti del personale degli uffici giudiziari; ad essi se ne ag-giungeranno diversi altri nel corso dei prossimi mesi.

La situazione diverrà allora preoccupante, se non si provvederà alla copertura dei posti rimasti vacanti.

Il Presidente propone di adottare le seguenti decisioni: 1) solleci-tare con tutti i mezzi e le forme la conclusione dell’iter di copertura dei posti di organico già vacanti, anche con l’ausilio dell’istituto del-l’anticipato possesso; 2) evidenziare alle autorità competenti che per la copertura dei posti già vacanti deve essere data la priorità a quelli relativi alla sezione lavoro, dove la situazione è oramai critica per il decorso del lungo trascorso dal trasferimento della dr.ssa Sinisi; 3) sollecitare con tutti i mezzi e le forme di non dare corso con l’isti-tuto dell’anticipato possesso ai trasferimenti dei magistrati che di recente lo hanno richiesto, perché, ove praticato, determinerebbe la paralisi dell’attività giudiziaria nel settore civile; 4) sollecitare con tutti i mezzi e le forme l’espletamento delle procedure concorsuali per l’assunzione del personale delle cancellerie ovvero l’adozione di ogni altra forma ritenuta utile a coprire in tempi brevi i posti vacanti in organico.

Segue il dibattito con numerosi interventi dei partecipanti.Il Presidente invita i presenti a votare sulle proposte sopra riportate.Alla unanimità e per acclamazione l’assemblea

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

22 Quaderni

deliberadi approvare le proposte del Presidente e per l’effetto di:1) sollecitare con tutti i mezzi e le forme la conclusione dell’iter

di copertura dei posti di organico già vacanti, anche con l’ausilio dell’istituto dell’anticipato possesso;

2) evidenziare alle autorità competenti che per la copertura dei posti già vacanti deve essere data la priorità a quelli relativi alla se-zione lavoro, dove la situazione è oramai critica per il decorso del lungo tempo trascorso dal trasferimento della dr.ssa Sinisi;

3) sollecitare con tutti i mezzi e le forme di non dare corso con l’istituto dell’anticipato possesso ai trasferimenti dei magistrati che di recente lo hanno richiesto, perché, ove praticato, determinerebbe la paralisi dell’attività giudiziaria nel settore civile;

4) sollecitare con tutti i mezzi e le forme l’espletamento delle pro-cedure concorsuali per l’assunzione del personale delle cancellerie ovvero l’adozione di ogni altra forma ritenuta utile a coprire in tempi brevi i posti vacanti in organico.

Alle ore 13.35, essendo esaurita la trattazione degli argomenti al-l’ordine del giorno, il Presidente dichiara chiusa l’assemblea.

Il Consigliere Segretario Il Presidente (Avv. CARLO PANZUTI) (Avv. AUGUSTO CONTE)

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23 Quaderni

ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

Consiglio Ordine Avvocatipresso il Tribunale di Brindisi

N. 27/2007 Verbale di adunanza

L’anno 2007 il giorno 11 del mese di settembre nei locali del Con-siglio dell’Ordine, nel Palazzo di Giustizia, alle ore 10,30 si è riunito il Consiglio dell’Ordine nelle persone dei Sigg.:

1. Avv. Augusto CONTE Presidente 2. Avv. Carlo PANZUTI Consigliere Segretario 3. Avv. Teodoro SELICATO Consigliere Tesoriere 4. Avv. Claudio CONSALES Consigliere 5. Avv. Giustina GIORDANO Consigliere 6. Avv. Mario LAVANEZIANA Consigliere 7. Avv. Dario LOLLI Consigliere 8. Avv. Mauro MASIELLO Consigliere 9. Avv. Antonio MAURINO Consigliere10. Avv. Emanuele MILONE Consigliere11. Avv. Carmelo MOLFETTA Consigliere12. Avv. Paolo VADACCA Consigliere

Il Consiglio così composto ha deliberato sul seguente ordine del giorno:

OMISSIS 4) Istituzione sportello del consumatore – relazione del Presiden-

te su contenuti, modalità e finalità;OMISSIS

Il Presidente dichiara aperta l’adunanza e invita il consigliere se-

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

24 Quaderni

gretario a verbalizzare le operazioni. Si discute il primo argomento all’o.d.g.:

OMISSISSi passa alla discussione dell’argomento al 4° punto dell’o.d.g.:4) Istituzione sportello del consumatore – relazione del Presiden-

te su contenuti, modalità e finalità.

Il Presidente illustra nuovamente il tema della istituzione dello sportello del consumatore, ricordando i contenuti, le modalità e le finalità e allegando la relazione che per completezza viene integral-mente riportata nel presente processo verbale:

Il Presidente, di seguito alle precedenti adunanze sull’argomento relativo alla proposta di istituzione dello “Sportello dei diritti del cittadino” (in tal modo intendo la intitolazione) presso l’Ordine de-gli Avvocati di Brindisi, puntualizza e riferisce che il Parlamento Europeo e il Consiglio Europeo con la Decisione del 18.12.2006, n. 1926/2006 CE, hanno posto, a fondamento del Programma di ap-poggio e integrazione delle politiche degli Stati membri sulla tutela della salute e della sicurezza dei consumatori e sulla difesa dei loro economici e giuridici, la promozione del diritto del consumatore al-l’informazione e alla educazione: il raggiungimento dello scopo pre-fisso è perseguito, tra l’altro, assicurando e migliorando la conoscen-za attraverso la diffusione della consapevolezza dei diritti e degli interessi, degli effetti giuridici dei rapporti economici, e dei rimedi giudiziali conseguenti agli inadempimenti ove sussistenti, anche al fine di evitare di ingenerare aspettative deluse o, peggio, negative conseguenze.

La realizzazione del Programma assegna, quindi, alla Avvocatura un ruolo centrale, nella sua qualità di soggetto cui è riservata la funzio-ne difensiva riconosciuta dalla Costituzione, essendo inoltre, come è noto, tra i compiti spettanti agli Avvocati, anche quello di diffondere la

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25 Quaderni

ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

conoscenza delle leggi e di osservarne la corretta applicazione, come indicato nel Preambolo del Codice Deontologico Forense.

L’Istituzione Forense, quale rappresentante della intera categoria degli iscritti ha pertanto il compito di assumersi direttamente l’adem-pimento dell’obbligo di vigilanza del rispetto e della osservanza del-l’Ordinamento statale e comunitario, e di dare corso al Programma approvato dal Parlamento e dal Consiglio Europeo.

Nell’ambito del Programma in parola e in applicazione degli ob-blighi di informativa sulla consapevolezza dei diritti e degli interes-si, come innanzi indicati (salute, sicurezza dei servizi e dei prodot-ti, interessi giuridici ed economici e simili) il Presidente rinnova la proposta della istituzione presso l’Ordine degli Avvocati di Brindisi di uno “Sportello dei diritti del cittadino”, organismo di espressio-ne della Istituzione ordinistica forense di diretta rappresentanza nel territorio, con le finalità informative e di diffusione della conoscenza dei diritti e degli interessi, nei sensi innanzi spiegati.

L’Ordine Forense intende in tal modo suscitare il senso della giu-stizia e del diritto; diffondere la cultura dei diritti e della imprescin-dibilità della assistenza legale per la loro affermazione; divulgare la conoscenza della funzione fondamentale che l’Avvocatura, quale presidio forte di tutela dei diritti, svolge per il miglioramento, per i singoli e per la collettività, della vita sociale civile; sostenere l’affer-mazione del sentimento del diritto, quale patrimonio etico e pratico nel rispetto della legalità.

Per le iniziali attività operative dello “Sportello”, e riservando la possibilità di adozione di un più specifico regolamento dopo la prima fase sperimentale, propone i seguenti criteri:

a) il Consiglio valuterà il contenuto delle motivate istanze scritte, provenienti da persone e soggetti, richiedenti informative sui con-tenuti dei diritti tutelabili, sulle violazioni degli stessi, su pretese azionabili, attinenti i diritti e gli interessi dei cittadini e dei consu-matori.

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

26 Quaderni

b) il Consiglio esaminata e apprezzata la rilevanza e la pertinenza della istanza convocherà l’interessato o gli interessati in una giorna-ta di martedì pomeriggio, al termine delle ordinarie adunanze, for-nendo tutte le più opportune informazioni per le finalità e i principi espressi nelle premesse.

c) le scelte su concrete iniziative giudiziarie e di assistenza legale sono riservate agli interessati.

Ritiene utile che proposta e deliberato siano trasmessi al Con-siglio Nazionale Forense, all’Organismo Unitario dell’Avvocatura, alla Unione Regionale degli Ordini di Puglia, agli Ordini di Lecce e Taranto, al Ministero delle Attività Produttive, al Ministero del-la Giustizia, al Parlamento Europeo, e che siano divulgati con ogni mezzo perché siano portati a conoscenza della collettività per ogni opportuna determinazione.

Dopo ampia discussione, alla unanimitàil Consiglio

delibera di:1. approvare la relazione e le proposte in essa contenute esposte

dal Presidente.2. Per l’effetto organizzare il servizio nei termini che seguono:

a) il Consiglio valuterà il contenuto delle motivate istanze scrit-te, provenienti da persone e soggetti, richiedenti informative sui contenuti dei diritti tutelabili, sulle violazioni degli stessi, su pretese azionabili, attinenti i diritti e gli interessi dei cittadi-ni e dei consumatori.

b) il Consiglio esaminata e apprezzata la rilevanza e la perti-nenza della istanza convocherà l’interessato o gli interessati in una giornata di martedì pomeriggio, al termine delle ordinarie adunanze, fornendo tutte le più opportune informazioni per le finalità e i principi espressi nelle premesse.

c) le scelte su concrete iniziative giudiziarie e di assistenza lega-le sono riservate agli interessati.

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

3. Trasmettere il presente deliberato al Consiglio Nazionale Foren-se, all’Organismo Unitario dell’Avvocatura, alla Unione Regionale degli Ordini di Puglia, agli Ordini di Lecce e Taranto, al Ministero delle Attività Produttive, al Ministero della Giustizia, al Parlamento Europeo, e che sia divulgato con ogni mezzo perché sia portato a conoscenza della collettività per ogni opportuna determinazione.

OMISSIS

Il Consigliere Segretario Il Presidentef.to: Avv. CARLO PANZUTI f.to: Avv. AUGUSTO CONTE

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

28 Quaderni

ORDINE DEGLI AVVOCATIBRINDISI

Piano dell’offerta formativa per l’anno 2008 e crediti formativi

in attuazione del regolamento per la formazione professionale continua

del Consiglio Nazionale Forense

PREMESSA

Il presente deliberato viene assunto in applicazione degli artt. 7 e 8 del Regolamento per la Formazione Professionale Continua approvato il 13.7.2007 dal Consiglio Nazionale Forense che asse-gnano al Consiglio dell’Ordine i compiti di attuazione delle attività di formazione professionale; di vigilare sull’effettivo adempimento dell’obbligo formativo da parte degli iscritti, di predisporre un piano dell’offerta formativa per l’anno successivo, di indicare i crediti for-mativi attribuiti per la partecipazione a ciascun evento.

A tal fine il Consiglio ha preso in considerazione le istanze pro-venienti dagli iscritti, per la maggior parte quelli con anzianità infe-riore ad anni 6, circa la preoccupazione sui costi da sopportare per la formazione ed ha deliberato di farsi carico integralmente dell’onere economico degli eventi formativi per il primo anno di attuazione del nuovo sistema di aggiornamento della preparazione professionale.

Un ruolo importante per tale scelta riveste il carattere di novità della regolamentazione e l’evidente constatazione che il nuovo deve essere accompagnato da un percorso che cresca e maturi natural-mente tra la istituzione e gli iscritti.

Il Regolamento del C.N.F. e la Relazione di accompagnamento costituiscono atti presupposti e collegati al presente; agli stessi si rin-

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29 Quaderni

ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

via anche per ogni riferimento alle ragioni e finalità della formazione e dei doveri degli iscritti.

CRITERI FORMATIVI

Il Consiglio dell’Ordine ritiene di privilegiare, potenziandola e rendendola più partecipativa, la consolidata e collaudata tradizione sull’aggiornamento professionale come sperimentato e conseguito attraverso gli incontri-dibattiti su specifici temi professionali e su argomenti di carattere ordinamentale e deontologico forense e pre-videnziale; i seminari su riforme di diritto sostanziale e processuale, nel campo penale e nel campo civile; le relazioni su pubblicazioni di cultura giuridico-forense; i convegni su argomenti di interesse gene-rale di approfondimento su accesso e formazione.

Il Consiglio intende attribuire a tale tipologia di iniziative, a par-tecipazione libera, il significato di eventi formativi finalizzati all’as-solvimento dell’obbligo previsto dal Regolamento, privilegiando la formazione gratuita al fine di consentire l’assolvimento dell’adempi-mento dovuto da parte degli iscritti (Avvocati e Praticanti abilitati al patrocinio), attraverso l’affinamento delle conoscenze e competenze professionali, e l’aggiornamento sulle novità giuridico-forensi.

Ai sensi del Regolamento ogni iscritto deve conseguire per ogni triennio n. 90 crediti formativi (n.15 dei quali su ordinamento pro-fessionale, previdenza e deontologia forense), di cui almeno n. 20 per ogni anno; l’iscritto che intenda indicare nella informativa a ter-zi della propria attività quella esercitata in maniera prevalente deve avere conseguito, precedentemente alla informativa, n. 30 crediti formativi nell’ambito dell’attività da indicare come prevalente.

Il Consiglio delibera di offrire, secondo i criteri e le finalità di cui innanzi e di quelli contenuti nelle premesse e nel testo del Regola-mento, per l’anno 2008 il seguente

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

30 Quaderni

PIANO DI OFFERTA FORMATIVAI

Incontri-dibattiti in:− diritto civile;− diritto amministrativo;− diritto tributario;con particolare riferimento al diritto di famiglia; alla responsa-

bilità extracontrattuale per fatti illeciti, anche in relazione ai nuovi aspetti del risarcimento e della determinazione del danno; alla re-sponsabilità professionale; alla tutela del consumatore.

I criteri e le ragioni di tali scelte sono determinate dalla recente introduzione di novità normative e giurisprudenziali e dalla preva-lenza della specifica applicazione ed esercizio professionale per la cura e trattazione delle materie in argomento.

- DIRITTO CIVILE -A) Mezza giornata di studio

Orario 16,00-20,00

Programma L’affidamento condiviso: gli obblighi dei genitori; i poteri del giudice; la funzione degli Avvocati.

Formatori Dott. Luciano Guaglione

B) Mezza giornata di studio

Orario 16,00-20,00

Programma L’assegnazione della casa coniugale nei procedi-menti di separazione e divorzio.

Formatori Dott. Luciano Guaglione

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31 Quaderni

ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

C) Mezza giornata di studio

Orario 16,00-20,00

ProgrammaIl danno non patrimoniale (danno biologico, danno morale, danno esistenziale; prova e criteri risarci-tori).

Formatori Dott. Valentino Lenoci

D) Mezza giornata di studioOrario 16,00-20,00

Programma La responsabilità nella professione medica; obbli-gazioni del professionista medico.

FormatoriProf. Giuseppe Miccolis

Dott.ssa Fausta Fiorella Palazzo

E) Mezza giornata di studioOrario 16,00-20,00Programma Codice del consumo e tutela dei risparmiatori.

FormatoriProf. Giuseppe Miccolis

Magistrato Tribunale di Brindisi

- DIRITTO AMMINISTRATIVO -

A) Mezza giornata di studio

Orario 16,00-20,00

Programma Le novità sul procedimento amministrativo – Legge n.15/2005 - Applicazioni

FormatoriProf. Avv. Francesco Tuccari

Magistrato TAR Puglia Lecce

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

32 Quaderni

B) Mezza giornata di studioOrario 16,00-20,00Programma Il Codice De Lise – Prime applicazioni

FormatoriAvv. Roberto Gualtiero Marra

Magistrato TAR Puglia Lecce

C) Mezza giornata di studioOrario 16,00-20,00

Programma Riparto di giurisdizione – La giurisprudenza civile – La giurisprudenza amministrativa

FormatoriProf. Avv. Gabriella De Giorgi

Magistrato TAR Puglia Lecce

- DIRITTO TRIBUTARIO -

A) Mezza giornata di studio

Orario 16,00-20,00

Programma Il reddito di lavoro autonomo e le fiscalità della professone forense

FormatoriProf. Avv. Antonio Uricchio

Prof. Avv. Gianluca Selicato

B) Mezza giornata di studio

Orario 16,00-20,00

Programma L’accertamento: tecniche, metodi e attività istrutto-rie – La difesa del contribuente

FormatoriProf. Avv. Gianluca Selicato

Avv. Adolfo Gianfreda

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33 Quaderni

ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

IISeminari articolati su più incontri su:− procedura civile;− procedura amministrativa;− procedura tributaria;gli eventi saranno individuati in riferimento alle novità introdotte

e in corso di elaborazione.Le scelte sono in funzione della indefettibile applicazione delle

regole di rito, che richiede continua verifica e sperimentazione.Il programma sarà articolato in mezza giornata di studio su argo-

menti di attualità, normativa o giurisprudenziale, in particolare:

- PROCEDURA CIVILE -A) Mezza giornata di studio

Orario 16,00-20,00

Programma Le novità nel processo di esecuzione – Prime applicazioni

FormatoriProf. Avv. Franco Cipriani

Magistrato Tribunale di Brindisi

B) Mezza giornata di studio

Orario 16,00-20,00

Programma La tutela cautelare – Nuove prospettive – Applica-zioni

FormatoriProf. Avv. Franco Cipriani

Dott. Luciano Guaglione

C) Mezza giornata di studio

Orario 16,00-20,00

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

34 Quaderni

Programma Rito societario – Le applicazioni nella prassi – Un primo bilancio

FormatoriProf. Giuseppe Miccolis

Magistrato Tribunale di Brindisi

D) Mezza giornata di studioOrario 16,00-20,00

Programma Procedimento civile minorile.

Formatori Magistrato Tribunale Minorenni di Lecce

- PROCEDURA AMMINISTRATIVA -A) Mezza giornata di studio

Orario 16,00-20,00

ProgrammaRiparto di giurisdizione tra giudice ordinario e am-ministrativo – La giurisprudenza civile – La giuri-sprudenza amministrativa

Formatori

Prof. Avv. Gabriella De Giorgi

Magistrato TAR Puglia Lecce

Magistrato Tribunale di Brindisi

- PROCEDURA TRIBUTARIA -A) Mezza giornata di studio

Orario 16,00-20,00

Programma La giurisdizione delle commissioni tributarie – Il pro-cesso tributario – Poteri delle parti e mezzi di prova

FormatoriProf. Avv. Antonio Uricchio

Dott. Gabriele Perna

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35 Quaderni

ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

B) Mezza giornata di studio

Orario 16,00-20,00Programma Atti e poteri del giudice tributario

FormatoriProf. Avv. Gianluca Selicato

Dott. Francesco Agostinacchio

IIIIncontri-dibattiti su materie attinenti nuovi istituti di:− diritto penale sostanziale;− sulle norme processuali;− sugli interventi modificativi della Corte Costituzionale;La trattazione degli indicati argomenti è necessitata dalle ripetute

modifiche normative al codice sostanziale e di rito, e agli altrettanto continui interventi della Suprema Corte Regolatrice, oltre che della Corte Costituzionale.

A) Mezza giornata di studio

Orario 16,00-20,00

ProgrammaI reati connessi alla attività medica; la condotta, attiva o omissiva; l’elemento soggettivo; il rapporto di causalità.

FormatoriProf. Avv. Aldo Regina

Magistrato Tribunale di Brindisi

B) Mezza giornata di studio

Orario 16,00-20,00

Programma Le misure cautelari personali e reali e rimedi pro-cessuali.

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

36 Quaderni

FormatoriProf. Avv. Nicola Triggiani

Magistrato Tribunale Brindisi

C) Mezza giornata di studio

Orario 16,00-20,00

Programma Diritto penale minorile; aspetti sostanziali e proces-suali.

Formatori

Prof. Avv. Giuseppe Ruggiero

Avv. Roberto Cavalera

Magistrato Tribunale Minorenni di Lecce

IVRelazioni e riflessioni su:− proposte di riforma dell’Ordinamento professionale;− funzioni e compiti, tecnici ed etici, del difensore di fiducia, di

ufficio e per il patrocinio per i non abbienti;− sulle nuove regole deontologiche;L’aggiornamento è necessitato in funzione dei mutati principi in

tema di compensi, patto di quota lite, informativa sulla professione, e ha la finalità di rendere corretto e trasparente l’esercizio della fun-zione difensiva.

A) Mezza giornata di studio

Orario 16,00-20,00

Programma Difesa di ufficio e patrocinio per i non abbienti; istruttoria per l’ammissione; doveri del difensore.

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37 Quaderni

ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

FormatoriAvv. Marcello Falcone

Avv. Carlo Panzuti

B) Mezza giornata di studio

Orario 16,00-20,00

Programma Le riforme del Codice Deontologico e delle leggi relative a tariffe, compensi, patto di quota lite.

FormatoriAvv. Ugo Operamolla

Avv. Francesco Morgese

C) Mezza giornata di studio

Orario 16,00-20,00

Programma Proposte di riforma dell’Ordinamento professionale

Formatori Avv. Augusto Conte

VIncontro informativo su:.

A) Mezza giornata di studio

Orario 16,00-20,00

ProgrammaPrevidenza Forense - Obblighi nei confronti della Cassa (compilazione Mod.5 e altri) - Funzioni, atti-vità e finalità della Cassa Forense

FormatoriAvv. Dario Lolli

Avv. Marcello Colloca

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

38 Quaderni

SOGGETTI ATTUATORI

Gli eventi formativi saranno attuati dal Consiglio dell’Ordine avvalendosi di Avvocati esperti nel campo e settore di riferimento; Magistrati con esperienza maturata in materie specifiche; Docenti Universitari delle Università Statali o di altri Istituti Universitari pre-feribilmente pugliesi.

TEMPI DI SVOLGIMENTO DELL’OFFERTA FORMATIVA, CREDITI, ESONERI

Gli incontri svolti in mezza giornata avranno durata media di quattro ore; quelli svolti per l’intera giornata avranno la durata me-dia di sette ore.

Come indicato nelle premesse nessun costo è previsto per i par-tecipanti, che hanno comunque facoltà di acquisire crediti formativi seguendo eventi di propria elezione, confacenti alle proprie esigen-ze, anche offerti da Associazioni, alle condizioni e con i criteri indi-cati nell’art. 3 del Regolamento.

Il Consiglio dell’Ordine attribuisce i crediti formativi, secondo l’art. 3 del Regolamento, in ragione di n. 1 credito per ogni ora effet-tiva di partecipazione; ove l’evento formativo si svolga in più gior-nate consecutive, il limite massimo è costituito da n. 24 crediti.

L’accreditamento per la partecipazione a eventi indetti da enti o associazioni è concesso previa valutazione della tipologia e qualità dell’evento formativo e in riferimento al contenuto degli argomenti in discussione.

Il Consiglio si riserva di assumere i provvedimenti previsti dal comma 4 dell’art. 3 del Regolamento per gli accreditamenti preven-tivi su eventi formativi organizzati da enti o associazioni.

Il Consiglio può accreditare, a richiesta degli interessati, la parte-

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39 Quaderni

ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

cipazione a eventi non programmati e valuta le attività di cui all’art. 4 del Regolamento (relazioni, pubblicazioni, insegnamenti e simili) secondo i criteri ivi fissati; ai fini degli esoneri e dispense di cui al-l’art. 5 si attiene alle regole nello stesso disciplinate.

ADEMPIMENTI DEGLI ISCRITTI E VERIFICHE

Gli iscritti devono depositare entro il mese di gennaio di ciascun anno una relazione sul percorso formativo seguito nell’anno prece-dente, ai sensi dell’art. 6 del Regolamento.

In applicazione del comma 3 dell’art. 11 del Regolamento per il prossimo triennio 2008-2010 i crediti formativi sono in numero di 20 per chi compia il quarantesimo anno di iscrizione entro l’1.9.2008 e n. 50 per tutti gli altri iscritti (n.9 per il primo anno; n. 12 per il secondo e n. 18 per il terzo, di cui n. 6 nel triennio su ordinamento previdenza e deontologia).

L’adempimento formativo da parte degli iscritti è verificato ai sensi dell’art. 8 del Regolamento del CNF.

Il presente deliberato, approvato alla unanimità nella adunanza del giorno 02 ottobre 2007 viene diffuso e comunicato a tutti gli Avvoca-ti e Praticanti abilitati e inviato, quale relazione prevista dal comma 4 dell’art. 7, al Consiglio Nazionale Forense entro il 31 ottobre 2007 e diviene operativo per gli iscritti con decorrenza 1.1.2008.

Il Consigliere Segretario Il Presidente Avv. CARLO PANZUTI Avv. AUGUSTO CONTE

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

40 Quaderni

Relazione morale del Presidente alla Assemblea ordinaria

del 26.1.2008

1) La condizione della avvocatura nel biennio 2006-2007 e l’attività del consiglio dell’Ordine di Brindisi. 2) La riforma del-la professione forense nel rispetto dei principi fondanti di liber-tà, autonomia e indipendenza. 3) L’attività regolamentare del Consiglio dell’Ordine di Brindisi. 4) L’attività amministrativa. 5) L’attività di etica forense. La progettualità per la formazione e per l’aggiornamento della cultura professionale e deontologi-ca. 6) Rapporti con i magistrati e con le istituzioni civili, milita-ri e religiose del territorio. 7) Rapporti con le istituzioni e con le associazioni forensi nazionali e territoriali. 8) Il Consiglio e l’amministrazione della giustizia nel territorio. 9) La fondazione della avvocatura del circondario di brindisi. La Scuola Forense. 10) La stampa forense. La rivista dell’Ordine e le altre pubblica-zioni. 11) Conclusioni.

* * *

1) La condizione dell’avvocatura nel biennio 2006-2007 e l’at-tività del Consiglio dell’Ordine di Brindisi

Sento il dovere, e avverto la necessità, di ricordare, nella parte introduttiva della relazione morale, la situazione in cui è venuta a trovarsi l’Avvocatura nel corso del passato biennio e le iniziative che hanno assunto le Istituzioni forensi e, per il nostro ambito, il Consiglio dell’Ordine di Brindisi, per fare fronte ai provvedimen-

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41 Quaderni

ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

ti legislativi che hanno interessato i professionisti della conoscenza legale, senza tenere conto delle opinioni dei principali destinatari e delle possibili conseguenze negative non solo sulla Avvocatura, ma sulla collettività, al fine di considerare le “risposte”, non già solo delle rappresentanze istituzionali (che comunque si sono espresse a seguito del coinvolgimento e con il consenso degli iscritti), ma della intera Avvocatura e del pubblico che si avvale della assistenza e difesa legale e valutare le prospettive dei prossimi impegni che l’Avvocatura deve affrontare, essendo tutti quanti chiamati a preser-vare il diritto costituzionale della difesa che la professione forense esprime e realizza.

Già nella relazione dell’Assemblea del 23.1.2006, nell’“avvertire” i segnali premonitori di “attacchi” alla libertà e autonomia della funzione forense, e nella consapevolezza, che non è mai poi venu-ta meno, essendosi, anzi accresciuta, dell’indefettibile ruolo e del-l’importanza assunta dai professionisti legali, a garanzie e tutela dei diritti, sempre più nuovi e diffusi (molti dei quali proprio per lo stimolo della cultura giuridica dell’Avvocatura), segnalavo, in ogni sede e in ogni occasione di intervento, la inclinazione generale a favorire aspetti meramente economici e spietatamente concorrenzia-li e a escludere l’intervento dei tecnici del diritto, e rivendicavo il primato della Avvocatura, e quindi della Istituzione forense, quale garante del bene giustizia, aspetto insostituibile e irrinunciabile del bene libertà, a diffondere la cultura del diritto alla difesa, quale valo-re assoluto dell’Ordinamento Giuridico.

E il 23 gennaio 2006 testualmente affermavo: “L’Avvocatura in-tera deve opporre resistenza a iniziative invasive della professione legale soggette a logiche imprenditoriali che compromettono l’in-dipendenza delle attività intellettuali e l’autonomia del giudizio tecnico, non per conservare prerogative classiste di retroguardia, o privilegi che la tengano indenne da impegni di rilevanza pub-blicistica, ma per garantire una difesa effettiva che si fondi essen-

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zialmente sull’affidamento della clientela e sulla fiducia che deve essere rinsaldata soprattutto dalla correttezza e dalla qualità delle prestazioni. L’onore e il decoro della categoria forense non devono essere appannati da accaparramenti selvaggi della clientela o da atteggiamenti concorrenziali verso i Colleghi, che sono deleteri non solo per una categoria seria e responsabile, ma anche per la stessa clientela posta alla mercè di incontrollabili ed enfatiche campagne pubblicitarie e da offerte di prestazioni solo apparentemente non remunerate o con sconti ingannevoli. Ogni riforma della Avvocatura in senso ordinamentale e deontologico non può che essere orienta-ta a valorizzare la funzione primaria della difesa dei diritti, con la quale non sono conciliabili regole tipiche delle logiche economiche e di mercato, essendo diversi i valori tutelati dalla Avvocatura, dai servizi prestati nella ordinaria attività delle imprese commerciali”.

Alcuni mesi dopo si realizzava una forte contrapposizione della categoria forense e di tutto il mondo delle professioni alle pubbliche istituzioni a causa delle ormai note iniziative assunte senza alcuna preventiva informazione e senza alcuna forma di concertazione e dialogo, adottate con decretazione di urgenza.

Il 4.7.2006, lo stesso giorno della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del Decreto Legge 4.7.2006, n. 153, e quindi prima sia del deliberato della Assemblea Generale degli Ordini Forensi del 5.7.2006 che della deliberazione di astensione proclamata per tutto il territorio nazionale dall’O.U.A., il Consiglio dell’Ordine di Brindisi, immediatamente adunatosi, rilevato che la classe forense, sfibrata da riforme intili a condurre a soluzione le controversie civili e i proce-dimenti penali in tempi accettabili; penalizzata dall’imposizione di regole limitatrici del rapporto di fiducia con gli assistiti; inascoltata nelle spinte riformatrici della professione, in specie in riferimento alla formazione e all’accesso; vistasi espropriata dal patrimonio mo-rale di beni e valori, quali il divieto di accaparramento, il divieto di pubblicità, il divieto di sleale concorrenza, il divieto del patto di

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quota lite, posti soprattutto a presidio della collettività; considera-to che l’abolizione dei minimi tariffari rappresentava la elisione di parametri certi e controllabili, perché rapportati alle prestazioni nel processo, posti a presidio degli assistiti; stabilito che il decollo della professione forense non è collegato alla qualificazione come attività di impresa, ma si fonda su applicazioni di natura intellettuale, a se-guito di scelte tecnico-conoscitive, i cui risultati sono dinamicamen-te conseguiti nel corso di una dialettica processuale e determinati da un terzo organo decidente, convocava una Assemblea Straordinaria per il 7.7.2007.

Nel corso della Assemblea gli Avvocati del Circondario propone-vano diverse forme di manifestazioni al fine di richiamare l’attenzio-ne delle Istituzioni pubbliche, della Magistratura e della collettività, e deliberava, a tal fine, di costituirsi in Assemblea Peramenente, de-nunciando tutto quanto esposto alla pubblica opinione e proclaman-do lo stato di agitazione.

Al termine della Assemblea giungeva notizia della proclamazione della astensione dalle udienza; pertanto il Consiglio, dopo una ap-porofondita riflessione anche in riferimento ai criteri e alle modalità della astensione, nella Adunanza del 10.7.2006, convocata per le ore 7,45 della mattina, al fine di consentire ai Colleghi la tempestiva co-noscenza della proclamata astensione e degli obblighi da osservare sia in riferimento al disposto dell’art. 39 Codice Deontologico che alla Regolamentazione della astensione nei servizi pubblici 4.7.2002, n. 137, assumeva il proprio deliberato di adesione alla astensione, in-dicando analiticamente le forme e i modi da adottare (la delibera del Consiglio, diffusa a tutti gli Ordini nazionali, veniva pubblicata sulla Rivista “Modello 5”, edita dalla Cassa Forense, insieme ad altre sei di altrettanti Ordini Forensi).

La Assemblea Straordinaria proseguiva il 18 luglio 2007, in esito alla quale venivano deliberate incisive forme di protesta, di intesa con le rappresentanze, istituzionali e associative, nazionali.

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Il 21 luglio 2007 il Consiglio dell’Ordine partecipava alla Assem-blea Generale della Avvocatura in Roma, in esito alla quale veniva negata qualsiasi forma di colloquio con le rappresentanze governati-ve presenti a Palazzo Chigi e veniva proclamata la prosecuzione del-la astensione dalle udienze; il Consiglio convocava quindi l’Assem-blea Straordinaria permanente per l’adunanza del 25 luglio 2006, a conclusione della quale veniva espressa adesione alla prosecuzione della astensione dalle udienze, sul rilievo della persistenza di vio-lazioni dei diritti costituzionalmente protetti della Avvocatura, e, di riflesso, degli interessi dei cittadini; l’Assemblea specificava anche che il singolare ricorso alla decretazione di urgenza non prevedeva alcun criterio, né economico, né culturale, per qualificare le presta-zioni professionali e ribadiva che la riqualificazione e il decollo della professione forense, da decenni auspicato dalla Avvocatura non si ottiene con la equiparazione della attività della conoscenza legale, prevalentemente svolta nell’ambito della giurisdizione, a quella di impresa – avendo la prestazione intellettuale come oggetto non un risultato, ma un contenuto tecnico-conoscitivo il cui esito non è un “prodotto”, ma un provvedimento giurisdizionale emanato da un or-gano decidente – ma con il potenziamento degli Ordini e la salva-guardia della autonomia, indipendenza e libertà della Avvocatura, cui è riservato dalla Carta Costituzionale l’esercizio del diritto di difesa e con la qualificazione tecnica ed etica delle prestazioni pro-fessionali.

L’Assemblea indiceva per il 31 luglio 2007 una riunione di tut-te le rappresentanze delle categorie professionali provinciali per un esame congiunto della condizione delle libere professioni.

La riunione di Ordini e Collegi, della quale si faceva promotore l’Ordine Forense di Brindisi, aveva luogo il 31 luglio 2007 e in esito alla stessa veniva assunto e diffuso un comunicato di informativa della pubblica opinione sulla imposizione di regole limitatrici della libera espressione professionale nel lavoro intellettuale.

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La conversione del decreto in Legge 4 agosto 2006, n. 248 avve-niva con lo strumento della fiducia, ad onta del parere contrario della Commissione Giustizia del Senato, più volte manifestato dai suoi componenti, anche apertamente e in particolare dagli stessi pubbli-camente ribadito poi in occasione del Congresso Nazionale Forense del settembre 2006.

Nel contempo l’Avvocatura si impegnava in ogni sede e in ogni luogo a contrastare l’immagine negativa, e a volte di disprezzo nei confronti della categoria, diffusa sulla stampa e attraverso reti tele-visive.

A seguito del XXVIII Congresso Nazionale Forense il Consiglio convocava una Assemblea straordinaria per il 28 ottobre 2006; alla convocazione faceva seguito un mio appello, a tutti gli iscritti, a partecipare per fornire un contributo operativo e per una generale assunzione e condivisione dei deliberati da assumere sulle mozioni approvate dal Congresso.

Scrivevo in quella nota: “È indispensabile in questo momento “storico” che l’intera Avvocatura assolva il dovere di dare un forte segnale alle Istituzioni Pubbliche dello Stato e alla intera collettività sulla ineludibile necessità che, pur nella evoluzione e nelle inno-vazioni della professione, da anni richieste dalla Avvocatura, siano garantiti alla generalità dei cittadini e ai professionisti i principi fon-danti della funzione dell’Avvocato senza i quali il Cittadino è senza difesa, il Professionista è senza regole, la Giustizia stessa, come con-cetto e come regola di giudizio, è compromessa”.

La riforma ha quindi comportato le note modifiche al Codice Deontologico.

A distanza di un anno e mezzo dalla entrata in vigore della Legge 4.8.2006, n. 248 non si è ancora constatato quale sia l’effetto positi-vo, in nessun senso, né oggettivo, né per i soggetti asseritamente da tutelare.

E del resto le istituzioni forensi non hanno mai, né in passato, né

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oggi, contrastato la concorrenza tra professionisti, insita nelle libere professioni e da sempre rispettata, né vietato la informativa consen-tita in osservanza dei canoni deontologici, né ostacolato la corre-sponsione di compensi parametrati al risultato; le sanzioni applicate agli iscritti, precedenti alla riforma, come risulta dalla giurispruden-za disciplinare del Consiglio Nazionale Forense, hanno riguardato violazioni del divieto di accaparramento, non per impedire la con-correnza, ma per consentire la acquisizione della clientela in forme lecite e rispettose del decoro della categoria, che non costituisce una categoria astratta, ma un bene tutelato anche da norme penali; peral-tro, non risultano, se non in via del tutto eccezionale, violazioni del divieto di patto di quota lite, sancito anche dal Codice Civile prima della riforma.

Gli impegni assunti dalle istituzioni legislative per la riforma del-le libere professioni e di quella forense non sono stati ancora adem-piuti, essendo stato solo nel mese di ottobre 2007, anche a seguito di ulteriori pressioni della Avvocatura espresse nel corso della Con-ferenza Nazionale della Giustizia dell’11-14 ottobre 2007 alle rap-presentanze istituzionali e al Ministro della Giustizia, al quale fanno capo le libere professioni, delle quali dal 2006 si sono occupati Mi-nisteri diversi, il progetto di legge contenente “Principi fondamentali delle professioni”.

2) La riforma della professione forense nel rispetto dei prin-cipi fondanti di libertà, autonomia e indipendenza

L’Avvocatura, con grande impiego di tempo e di energie ha dovu-to occuparsi non soltanto, come è nella sua tradizione, del compito di ispirare e di sollecitare le riforme di diritto sostanziale e proces-suale per conseguire la certezza del diritto e una amministrazione della giustizia efficiente e sollecita nel dare risposta alla domanda

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rivolta dagli utenti, al fine di accertare e riconoscere i diritti e gli in-teressi violati e ristabilire l’equilibrio sociale nell’accertamento dei fatti costituenti reato, ma anche e soprattutto ha dovuto spendersi per restituire dignità alla Avvocatura: e lo ha fatto, proponendo, anco-ra una volta, una riforma dell’Ordinamento Professionale che, sulla base dei valori storici fondanti della funzione, di libertà, autonomia e indipendenza, essenziali per l’esercizio della giurisdizione di cui l’Avvocatura è parte, e costituenti un patrimonio morale che ho defi-nito “umanesimo forense”, assicuri il rinnovamento della professio-ne che abbia l’effettivo scopo di renderla competitiva e qualificata, attrezzata e preparata, tecnicamente ed eticamente, che consenta e garantisca, attraverso la formazione e l’aggiornamento permanente, una tutela valida e piena dei diritti della collettività, senza mortifica-re i compensi e soprattutto, senza creare commistioni di interessi con l’assistito sul risultato delle controversie.

La riforma, se veramente aderente alle spinte comunitarie, deve tenere presente le Risoluzioni del Parlamento Europeo e, in partico-lare, quella, del tutto inapplicata, del 23 marzo 2006 che riconosce “l’indipendenza, l’assenza di conflitti di interesse e il segreto/confi-denzialità professionale quali valori fondamentali della professione legale che rappresentano considerazioni di pubblico interesse” e che prevede “la necessità di regolamenti a protezione di questi valori fondamentali per l’esercizio corretto della professione legale”, per-ché “qualsiasi riforma delle professioni legali ha conseguenze im-portanti che vanno al di là delle norme della concorrenza incidendo sul campo della libertà, della sicurezza e della giustizia e in modo più ampio, sulla protezione dello stato di diritto nel’Unione Euro-pea”, in quanto la disciplina delle professioni legali è cosa diversa dalla disciplina dei servizi.

Il nostro legislatore, invece, continua ad equiparare le attività di impresa e di servizio a quelle delle professionali legali, come nel-le disposizioni contenute nei Decreti Legislativi 2.8.2007, numero

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145 e n. 146, con i quali è considerato professionista la persona che “nelle pratiche commerciali” agisce nell’ambito del commercio, del-l’industria, nell’artigianato – nonostante i diversi orientamenti delle Risoluzioni del Parlamento Europeo e della stessa giurisprudenza della Corte di Cassazione che con la decisione 5.1.2007, n. 37 del-le Sezioni Unite ha ribadito la incompatibilità dell’esercizio della professione forense con quella di imprenditore – equivocando sulla equiparazione tra professionista e imprenditore che la Comunità eu-ropea formula solo al fine di evitare violazioni della libertà di con-correnza, pratiche commerciali sleali e pubblicità ingannevole.

Purtroppo il progetto di legge di riforma delle professioni intel-lettuali continua a definire la professione intellettuale come “attività economica, anche organizzata, diretta al compimento di atti e alla prestazione di servizi o di opere a favore di terzi”, senza considerare la specificità e il livello costituzionale della professione forense che dispiega una attività di difesa tecnica, che non ha come obbiettivo necessariamente un risultato economico (si ponga mente alla difesa da una accusa in un procedimento penale), ma la tutela di diritti e di libertà fondamentali, attraverso una prestazione tecnica, che per quanto tecnicamente qualificata ed eticamente prestata, è rimessa comunque alla decisione di altri.

La riforma della professione forense deve prevedere la conserva-zione dei principi di libertà, autonomia e indipendenza, imprescindi-bili per l’esercizio del diritto a una difesa effettiva e libera (principi confermati dalla Corte Costituzionale per ultimo con la Sentenza 21.11.2006, n. 360 che ha escluso l’esercizio della professione fo-rense per i dipendenti di enti pubblici a part-time), la cui osservanza e tutela non può che essere affidata agli Ordini, nazionali e territoria-li, il cui ruolo va ridefinito e potenziato, e alla cui potestà deve essere consegnata, a presidio dell’interesse generale, con particolare riferi-mento alla deontologia, la responsabilità di regolamentare i compor-tamenti, specie in materia di concorrenza, pubblicità, compensi, al

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

fine di non varcare la soglia minima del decoro del singolo profes-sionista e dell’onore dell’intera categoria e di preservare il diritto dei cittadini a una difesa valida e corretta.

L’accesso attaverso percorsi formativi che aprano ai giovani l’in-gresso nella attività e ne favoriscano la crescita culturale e respon-sabile; l’aggiornamento permenente indispensabile per qualificare le prestazioni; la effettività e la continuità dell’esercizio della professio-ne; l’esclusiva anche della consulenza e della attività stragiudiziale; il confronto delle tecniche operative; la diffusione della cultura foren-se, costituiscono criteri fondamentali per l’autentica competitività dei professionisti e per la tutela dei cittadini che è garantita dalla idoneità tecnica e morale dell’Avvocato, e quindi dalla professionalità, che è un valore di tutta la collettività, segnatamente nel nostro sistema, nel quale all’Avvocato è riservata la funzione della difesa, garantita solen-nemente dall’art. 24 della Costituzione che tutela l’Avvocato non in quanto tale, ma come rappresentante e difensore del cittadino.

Le associazioni svolgono e hanno svolto un rilevante ruolo, spe-cie in riferimento agli specifici campi di attività degli associati; e gli Ordini hanno sempre prestato attenzione partecipativa alle loro iniziative.

Ma la stessa loro natura, privata e autonoma, non consente la im-posizione di regole organizzative; né può essere assegnata alle as-sociazioni una rappresentanza della Avvocatura intera, tipica della istituzione e quindi dell’Ordine, che è ente di natura pubblicistica, che contrasterebbe con il perseguimento degli interessi particolari-stici degli apartenenti alle libere associazioni.

3) L’attività regolamentare del Consiglio dell’Ordine di Brindisi

Il Consiglio per l’ordinato svolgimento della attività ha approvato alcuni Regolamenti; nel corso dell’anno 2006 ha approvato il Re-

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golamento del procedimento disciplinare (pubblicato sul n. 2/2006 della Rivista del Consiglio), al fine di rendere ordinata e uniforme la attività preliminare e quella del procedimento.

Nel corso dell’anno 2007, per la gestione del patrimonio custodi-to nella Biblioteca il Consiglio ha approvato il Regolamento per la consultazione dei testi, che sono stati catalogati e risistemati.

Nello stesso anno sono stati approvati i Protocolli per lo svol-gimento delle udienze civili, penali e del lavoro, sottoposti per la approvazione alla Assemblea Straordinaria, e che il prossimo Consi-glio condividerà con i Magistrati dei diversi settori.

In attuazione delle regole per l’aggiornamento professionale ha regolamentato il piano di offerta formativa, che viene pubblicato nelle pagine di questo numero della Rivista e che sarà diffuso con ogni mezzo.

Il deliberato è stato assunto in applicazione del Regolamento per la Formazione Professionale Continua approvato il 13.7.2007 dal Consiglio Nazionale Forense e della Relazione di accompagna-mento (ritenendoli atti presupposti e collegati al proprio piano di offerta formativa) che assegnano al Consiglio dell’Ordine i compiti di attuazione della attività di formazione professionale, di vigilare sull’adempimento dell’obbligo formativo, di predisporre un piano dell’offerta formativa, di indicare i crediti formativi attribuiti per la partecipazione a ciascun evento.

Il Consiglio, come è scritto nel capo relativo ai Criteri Formati-vi, ha ritenuto di privilegiare, potenziandola e rendendola più parte-cipativa, la consolidata e collaudata tradizione dell’aggiornamento professionale come sperimentato e conseguito attraverso gli incon-tri-dibattiti, la Scuola Forense, i Corsi per il conseguimento della abilitazione alla iscrizione negli Elenchi dei Difensori di ufficio; e ha attribuito alla tipologia delle iniziative, a partecipazione libera, il significato di eventi formativi finalizzati all’assolvimento degli obblighi, attraverso l’affinamento delle conoscenze e competenze

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

professionali e l’aggiornamento sulle novità giuridico-forensi, privi-legiando la forma gratuita.

Il Consiglio, con deliberato dell’11.9.2007 ha istituito, in via spe-rimentale lo SPORTELLO DEI DIRITTI DEL CITTADINO, rimet-tendo al prossimo Consiglio la iniziale attività operativa, in attuazio-ne delle Decisioni del Parlamento Europeo e del Consiglio Europeo sul Programma di appoggio e integrazione delle politiche degli Stati membri sulla difesa degli interessi economici e giuridici delle per-sone; il Consiglio, anche in riferimento al ruolo centrale assegnato dalla Costituzione alla funzione difensiva e al dovere della Avvoca-tura di diffondere la conoscenza delle leggi e di osservarne la cor-retta applicazione, come indicato nel Codice Deontologico Forense, si è proposto la finalità di “…suscitare il senso della giustizia e del diritto: diffondere la cultura dei diritti e della imprescindibilità della assistenza legale per la loro affermazione; divulgare la conoscenza della funzione fondamentale che l’Avvocatura, quale presidio forte di tutela dei diritti, svolge per il miglioramento, per i singoli e per la collettività, della vita sociale civile; sostenere l’affermazione del sentimento del diritto, quale patrimonio etico e pratico nel rispetto della legalità”.

Il Consiglio dell’Ordine ha ispirato la propria iniziativa non sol-tanto all’intento di accrescere la qualità dei professionisti nei suoi compiti e nelle sue funzioni a tutela degli assistiti, ma anche alla finalità di attribuire alla categoria forense il posto di rilievo che le compete nel contesto sociale e culturale del circondario e di esaltar-ne l’immagine di unico soggetto abilitato, quale Ordine istituzional-mente e normativamente costituito, a garantire la tutela dei diritti.

Il ruolo dei professionisti legali ha assunto una dimensione e una importanza in ogni ambito, in funzione della sempre maggiore dif-fusione dei diritti tradizionali e della configurazione di diritti nuovi, molti dei quali apparsi sul panorama ordinamentale e giurispruden-ziale grazie all’impegno e allo stimolo culturale e giuridico dell’Av-

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vocatura; pertanto uno dei compiti essenziali degli Ordini Forensi e dei suoi rappresentanti è costituito dal dovere di diffondere la cultura del “diritto alla difesa”, come diritto primario e inalienabile: dovere che il Consiglio dell’Ordine di Brindisi ritiene di avere adempiuto, non solo a mezzo dei propri deliberati, ma soprattutto presenzian-do, non in maniera passiva e inerte, ma attiva e propositiva, in ogni occasione in cui venivano dibattute problematiche che potevano su-scitare l’interesse della Avvocatura ad essere presente, per esprimere le sue potenzialità e per richiamare l’attenzione della collettività ad essere informata sulle sue prerogative e per riconsegnarle non solo la immagine, ma soprattutto il ruolo sociale e civile che compete ai professionisti legali.

Il Consiglio, quale soggetto politico che svolge compiti di natu-ra politico-forense, in occasione della emanazione di provvedimenti non condivisi ha riunito le rappresentanze ordinistiche provinciali, per dibattere i problemi, per informare la collettività sui criteri e sul-la portata delle innovazioni, per richiamare alla pubblica opinione la necessità, per ragioni storiche, economiche e giudiziarie, di mante-nere e valorizzare l’attività di tutta quanta l’Avvocatura, nell’inte-resse degli utenti del servizio della giustizia.

Il Consiglio dell’Ordine di Brindisi ha la ragionevole consapevo-lezza di avere agito nelle direzioni e nelle dimensioni più opportune, avvedute ed equilibrate, per la tutela degli iscritti e per la garanzia degli utenti.

4) L’attività amministrativa

Gli iscritti nell’Albo hanno raggiunto il numero di 1.388 Avvo-cati (le donne-avvocato sono 580), di cui 227 Patrocinanti dinanzi alle Giurisdizioni Superiori (le donne sono solo 27); in tale nume-ro sono compresi gli iscritti nell’Elenco speciale (in numero di 15),

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

nell’Elenco dei Professori Universitari (in numero di 3) e Avvocati stranieri (in numero di 1, proveniente dalla Germania). I Praticanti iscritti nel Registro sono 883 (nel Registro è maggiore il numero delle donne praticanti, che è di 484), di cui 235 abilitati al patrocinio (il numero delle donne abilitate è di 135, gli uomini sono 100).

Le indicazioni numeriche hanno anche lo scopo di spiegare qua-le impegno, di tempo e di dedizione, comporti per il Consiglio la gestione ordinaria di un numero di professionisti che nel totale è di 2271 tra Avvocati e Praticanti.

L’aumento degli iscritti in quest’ultimo biennio richiede la pros-sima pubblicazione dell’Albo, la cui composizione è agevolata dal compiuto lavoro di informatizzazione.

Il Consiglio nel corso del biennio ha tenuto 82 adunanze (41 per ciascun anno comprese quelle aventi contenuto disciplinare) nel cor-so delle quali si è impegnato a valutare domande di iscrizione e can-cellazione (spesso comportanti approfondimenti valutativi di natura ordinamentale); a esaminare richieste di iscrizioni per trasferimenti da altre sedi (con rilevante attenzione per quelle determinate dalla assunzione di funzioni giurisdizionali onorarie, in riferimento alle quali il Consiglio procede all’ascolto degli interessati); a esprimere pareri di conguità sulle parcelle (anche queste spesso richiedenti so-luzioni di particolari problemi); a valutare le domande di rilascio di certificati di compiuta pratica, con la verifica sulla effettività e conti-nuità, per sostenere l’esame di Avvocato; a controllare la riscossione delle quote di iscrizione impostata a sistemi moderni in adempimen-to delle norme sulla contabilità finanziaria; a sostenere le iniziative volte all’aggiornamento professionale; a sviluppare una aggiornata modulistica per agevolare la compilazione e la valutazione delle do-mande di ammissione al patrocinio per i non abbienti; a comporre l’elenco degli Avvocati disponibili a compiere operazioni di vendi-te, introdotto dall’art. 179ter Disp. Att. del Codice di Procedura Ci-vile; a redigere richiesta di pareri, come quello, in materia di tariffa

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

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penale, su cui si è espresso, condividendo l’impostazione dell’Or-dine di Brindisi, il Consiglio Nazionale Forense; ad approfondire e proporre modifiche al Disegno di Legge sulla Riforma delle Profes-sioni (grande parte delle delibere sono state divulgate sulla Rivista QUADERNI nella Rubrica dedicata alla attività del Consiglio).

Notevole è anche stata l’attività svolta per seguire e controllare la pratica forense, in particolare attraverso i colloqui.

Il Consiglio ha sperimentato anche l’indizione di Adunanze iti-neranti, “aperte” ai Colleghi, presso le Sezioni Distaccate, tenendo la prima presso gli Uffici Giudiziari di Francavilla Fontana, su ordine del giorno di argomenti di natura generale e specifica sulla amministrazione della giustizia e sulle problematiche presenti nella Sezione Distaccata.

Il Consiglio ha indetto e tenuto più volte Assemblee Straordinarie, sia in occasione di questioni generali attinenti alla professione foren-se, che particolari, come quelle, tenute l’1.6.2007 e il 26.11.2007, dirette a informare gli iscritti, e ad assumere le opportune iniziati-ve assembleari, sull’orario di apertura al pubblico delle Cancellerie; sullo stato dell’organico dei magistrati nel Tribunale e nelle Sezioni Distaccate, sulla adeguatezza del personale operativo, sullo svolgi-mento delle udienze civili e penali.

Una Assemblea Straordinaria è stata indetta in riferimento alla in-dagine conoscitiva avviata presso gli Ordini dal Garante per la Con-correnza e per il Mercato, volta ad accertare violazioni in materia; su delega dell’Assemblea ho riferito al Presidente del Consiglio Nazio-nale Forense, Prof. Avv. Guido Alpa che, indipendentemente dalla recente introduzione delle nuove regole, l’Ordine Forense di Brindi-si non ha mai, neppure in passato, posto limiti ai principi di concor-renza e, per conseguenza, di informativa sull’attività, non essendo stati segnalati, né rilevati, casi nei quali siano state travalicate regole poste a presidio del decoro e dell’onore della categoria forense.

Il Consiglio ha già assunto le iniziative volte all’aggiornamento del proprio sito internet.

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

Il Consiglio è intervenuto moltissime volte collegialmente o con l’impiego delle funzioni a me spettanti, a volte delegate, per com-porre questioni insorte fra Colleghi o con clienti, spesso determinate da difficoltà oggettive o da particolari situazioni dalle quali esula la correttezza e la competenza dei Colleghi.

Sono aumentate le istanze di conciliazione (da 11 del 2006 a 19 del 2007); purtroppo a volte è mancata la disponibilità all’incontro che in molti casi raggiunge un risultato positivo.

Il Consiglio ha dovuto, in sede disciplinare, occuparsi dei proce-dimenti sorti a seguito di segnalazioni o di ufficio: i fatti di rilevanza deontologica segnalati che sfociano in procedimenti sono fortunata-mente limitatissimi a cospetto del numero degli iscritti e del numero di doglianze, molte volte infondate o esagerate, o alimentate da una non corretta conoscenza dei compiti e degli obblighi, anche ordina-mentali, sia degli iscritti che del Consiglio.

In ogni caso il Consiglio ha svolto il suo non agevole compito con serenità e obbiettività, e sempre in vista della tutela della categoria, evitando ogni disagio per gli utenti.

Particolare cura ha avuto il Consiglio nella conservazione dei te-sti e monografie (in numero di mille), della collana della Gazzet-ta Ufficiale a partire dal 1928, e delle Riviste della Biblioteca (per quelle che risultavano incomplete si è provveduto all’acquisto dei numeri mancanti); il riordino e la catalogazione sono stati affidati al personale specializzato della Biblioteca De Leo di Brindisi, che ha curato l’inserimento della nostra biblioteca nel Catalogo Italiano dei Periodici “ACNP” gestita dall’Università di Bologna, che ha un sito internet (http:=acnp.cib.unibo.it: è la prima Biblioteca di un Ordine Forense a poter essere consultata in via telematica).

Le pubblicazioni hanno potuto trovare degna collocazione nelle librerie poste anche nel corridoio dell’Ordine, liberate dagli scaffali dei rappresentanti delle case editrici, nel quale, dopo i lavori di siste-mazione delle pareti, hanno potuto trovare spazio insieme alle sedie,

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

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prossime alla Segreteria e alla Presidenza, e alle bacheche ove gli avvisi vengono esposti con razionalità.

Il Consiglio ha anche provveduto all’acquisto delle nuove sedie nella biblioteca, necessitato dallo svolgimento delle attività di ag-giornamento, della Scuola Forense e dei Corsi per i difensori di uf-ficio.

In occasione della approvazione del Regolamento per il funziona-mento della biblioteca e l’uso dei testi, su proposta del Consigliere Tesoriere Avv. Teodoro Selicato, che ha ricordato la nascita della biblioteca e la passione e la cura per la sua crescita per l’attività continua e instancabile dell’Avv. Carlo Monticelli, che ha dato lustro all’Ordine con il suo impegno nel Consiglio, lo stesso, nella adunan-za dell’11.9.2007 ha deliberato di intitolare la Biblioteca dell’Ordine all’Avv. Carlo Monticelli, “per i meriti acquisiti nel promuovere la cultura giuridica attraverso la creazione della biblioteca e la volontà indefessa di curarne lo sviluppo e il continuo accrescimento”; suc-cessivamente, in previsione della formale inaugurazione della rinno-vata biblioteca e della cerimonia di intitolazione, è stata attivata la pratica amministrativa chiedendo al Presidente del Tribunale di inse-rire la delibera di intitolazione all’Avv. Carlo Monticelli nell’Ordine del giorno di una prossima convocazione della Commissione di ma-nutenzione presso il Tribunale; con la stessa delibera l’Avv. Teodoro Selicato è stato designato responsabile della biblioteca dell’Ordine.

5) L’attività di etica forense. la progettualità per la formazione e per l’aggiornamento della cultura professionale e deontologica.

Il Consiglio ha adempiuto alla propria funzione di salvaguardia dei principi di autonomia e indipendenza della Avvocatura da ogni tipo di condizionamenti partecipando a incontri e dibattiti, di Consi-glieri e mia personale, svolgendo il compito di orientamento profes-

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

sionale richiesto dagli Istituti scolastici per le scolaresche dell’ultimo anno di studi, e presenziando alle Assemblee dei Presidenti di Ordi-ne, ripetutamente indette dal Consiglio Nazionale Forense, curando la finalità di diffondere la presenza della Avvocatura del Circondario di Brindisi, nel territorio e in sede nazionale; la nostra Rivista QUA-DERNI, quale espressione di vita forense, ha contribuito a espandere la cultura della difesa e i principi di legalità insiti nella professione forense e a far conoscere su tutto il territorio, nazionale e locale, le funzioni e la vitalità della Avvocatura del Circondario.

Al fine di richiamare fin dall’inizio i valori cui si ispira la no-stra professione e l’alto significato della appartenenza all’Ordine, il Consiglio ha mantenuto e potenziato le Cerimonie della Consegna dei Tesserini ai Praticanti, del giuramento degli Abilitati nelle mani del Presidente del Tribunale alla presenza del Presidente dell’Ordine e dei Consiglieri, del giuramento degli Avvocati dinanzi al Tribu-nale Collegiale. Le cerimonie, tutte alla presenza mia e di Consi-glieri dell’Ordine, e per la consegna dei Tesserini del Presidente del Tribunale, costituiscono momento essenziale in una cultura forense che, pur nell’ammodernamento della professione, voglia rispettare la tradizione: lo svolgimento delle cerimonie è seguito dalle famiglie degli iscritti, che svolgono un decisivo compito di sostegno, morale ed economico, nelle fasi iniziali della pratica e della professione fo-rense, e dagli Avvocati che assumono i praticanti negli Studi, il cui ruolo il Consiglio ritiene decisivo e imprescindibile per un corretto, consapevole e responsabile percorso formativo.

Il consenso delle famiglie e degli Avvocati, ma soprattutto dei diretti interessati, ha impegnato il Consiglio a rendere sempre più solenne e austere le cerimonie, che svolgono una funzione non for-male, ma sostanziale sulla credibilità e affidabilità della categoria.

La cerimonia che più si inserisce nel quadro storico dell’Avvoca-tura del Circondario di Brindisi, facendone parte integrante del patri-monio storico-forense, è la consegna della Toga d’Oro, agli Avvocati

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

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con cinquanta anni di attività, e della Toga d’Onore agli Avvocati primi classificati agli esami di Avvocato, che rappresenta, nella sim-bologia della toga, e nella funzione della tutela dei diritti che la stes-sa rappresenta, la libertà e la continuità della professione forense.

La Cerimonia per questo biennio, nel ventennale della istituzione, si è svolta il 18 dicembre 2007, e la prolusione, avente come argo-mento “La forza dell’Avvocatura”, è stata tenuta dall’Avv. Maurizio De Tilla, già presidente della Cassa Forense e attuale Presidente del-l’Associazione Europea delle Casse Forensi (ADEPP).

Il Consiglio ha posto grande cura nell’aggiornamento e nella for-mazione professionale, indipendentemente dall’obbligo successiva-mente introdotto, con larghissima partecipazione di Colleghi, non solo in funzione del dovere deontologico di aggiornamento, ma come esigenza di affinamento delle competenze e tecniche professionali, suscitando l’attenzione e il commento positivo, in sedi ufficiali, del Consiglio Nazionale Forense.

Con inizio dal 10 febbraio e fino al maggio 2006 il Consiglio ha indetto un corso sulla riforma del processo civile con argomento il Processo di Cognizione (10.2.2006, professori Giuseppe Trisorio Liuzzi e Giampaolo Impagnatiello); il Processo di Esecuzione (17 e 24 febbraio 2006, professori Giuseppe Miccolis e Carmen Perago); il Procedimento Cautelare (3 marzo 2006, Magistrati Gabriele Posi-tano e Luciano Guaglione); i Procedimenti di Separazione e Divor-zio, (10 marzo 2006, Magistrati Costanzo Cea e Adriana Doronzo); la Riforma nel suo insieme, (17 marzo 2006, professori Giampie-ro Balena e Franco Cipriani); il Processo di Esecuzione (II^ parte, 19.5.2006, professore Giuseppe Miccolis); l’Affidamento Condivi-so e la Mediazione Familiare (26 maggio 2006, Magistrato Luciano Guaglione, Avv. Titty Calfapietro).

Il Consiglio ha tenuto un incontro il 27.3.2006, in previsione della entrata in vigore di alcuni ulteriori adempimenti previsti dalla Legge sulla privacy, e in particolare del Documento Programmatico sulla

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

Sicurezza, di contenuto pratico-operativo, da me introdotto con indi-cazioni minimali sugli adempimenti richiesti, e gravanti sui titolari e collaboratori degli Studi Legali, e con la partecipazione dell’Avv. Andrea Lisi per gli aspetti della tutela dei dati trattati e conservati con sistemi informatici.

Il 21 aprile 2006 il Consiglio, d’intesa con la Camera Penale di Brindisi ha indetto un incontro di aggiornamento sul Processo Penale (Legge n. 46/06), da me introdotto e con la partecipazione, quali re-latori di Magistrati, Giuseppe De Nozza e Carlo Errico, e Avvocati, Marcello Falcone e Gianvito Lillo, al quale ha partecipato il prof. Ni-cola Triggiani professore di Procedura Penale nell’Università di Bari.

Nel campo penale, d’intesa con la Camera Penale sono stati tenuti incontri con l’Avv. Ettore Randazzo e, in occasione della chiusura del Corso per i Difensori di Ufficio (al quale si sono iscritti anche Avvoca-ti iscritti in altri Albi) del 27.11.2007, con l’Avv. Titta Madìa.

Il 27 giugno 2007 è stato indetto un Incontro su “Tutela del diritto al risarcimento dei danni da circolazione di veicoli a motore e natanti alla luce delle riforme introdotte con il D.L.vo 7.9.2005, n. 209 e con la Legge n. 102/2006”, al quale hanno partecipato come relatori, oltre al Prof. Franco Cipriani, la professoressa Antonella Antonucci e il Prof. Giuseppe Miccolis.

Il Consiglio ha aderito e partecipato a corsi e incontri di aggior-namento indetti da altri Ordini, anche d’intesa con l’Ordine degli Avvocati, e dai Referenti in materia penale e civile per la Corte di Appelo di Lecce del Consiglio Superiore della Magistratura.

6) Rapporti con i magistrati e con le istituzioni civili, militari e religiose del territorio

Il Consiglio dell’Ordine, nel rispetto dei propri ruoli e delle pro-prie funzioni, ha mantenuto un continuo e serrato rapporto dialogan-

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

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te con tutte le Istituzioni del territorio e con gli altri Ordini e Collegi professionali.

In alcuni casi ha favorito gli incontri, come è stato ricordato in occasione delle riforme ordinamentali e deontologiche delle libere professioni.

Il rispetto reciproco dovuto e realizzato, ha consentito di risolvere, soprattutto nell’interesse della collettività, destinataria dei servizi della giustizia, ogni problema operativo, segnatamente con la Magistratura, consentendo il più possibile un operare sereno e fattivo; il Consiglio, nei casi di insorgenza di contrasti, di ordine e contenuto generale è andato alla ricerca, o è stato interpellato, per risolvere le questioni, senza ricer-care privilegi per l’Avvocatura, ma per affermare le sue prerogative, nel-la convinzione, positivamente verificata, che gli incontri sereni e ragio-nevoli siano più produttivi e costruttivi di scontri sterili e dannosi.

È a conoscenza di tutti, per essere stato pubblicamente dichiarato, anche in occasione di cerimonie alla presenza di rappresentanti della Avvocatura Nazionale, che le Istituzioni del territorio, e in partico-lare le Magistrature, hanno sempre espresso lusinghieri apprezza-menti sulla competenza e sulla correttezza della Avvocatura del Cir-condario e che gli ospiti che si sono avvicendati nel nostro Ordine, Avvocati, Magistrati e Professori Universitari, hanno apprezzato il “clima” di fattiva operosità esistente presso il nostro Tribunale.

Concretamente la considerazione e la stima che l’Avvocatura del Circondario riscuote, sono rappresentate dalla partecipazione, che ha suscitato apprezzamenti da parte di ospiti, del Presidente del Tri-bunale, del Procuratore della Repubblica, dei Presidenti di Sezione e di Magistrati del Tribunale e della Procura della Repubblica, alle manifestazioni indette dalla Avvocatura, tra le quali, ultima in ordi-ne di tempo, che ha richiamato la presenza di Magistrati e Avvocati anche di altro Fori del Distretto, quella tenuta a completamento del Corso per i difensori di ufficio, durante la quale è stato festeggiato il Presidente uscente della Camera Penale, Avv. Giuseppe Attolini.

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

Tali partecipazioni costituiscono riconoscimento della apparte-nenza della Avvocatura alla amministrazione della giustizia, quale protagonista del sistema giuridico-forense, e considerazione per la imprescindibile funzione difensiva, oltre che approvazione del me-todo con cui l’Avvocatura del Circondario, anche nella sua rappre-sentanza istituzionale, si è posta nel quotidiano confronto con i natu-rali interlocutori nella formazione del giudizio.

Rivolgo un sentito ringraziamento, per la loro partecipazione ai più significativi eventi forensi, alle Autorità Civili, Militari e Reli-giose del territorio, e, in particolare a Mons. Rocco Talucci, Vescovo di Brindisi, per l’assistenza ai momenti di spiritualità in ricordo degli Avvocati scomparsi.

7) Rapporti con le istituzioni forensi e con le associazioni na-zionali e territoriali

Il Consiglio dell’Ordine ha partecipato attivamente e operativamente a tutte le manifestazioni e incontri indetti dalla Avvocatura Nazionale Istituzionale e Associata, salvo casi di concomitanti impegni in sede.

Ho partecipato, insieme a Colleghi Consiglieri alle Assemblee dei Presidenti degli Ordini indetti dal Consiglio Nazionale Forense presso la sede di via del Governo Vecchio in Roma, nelle quali i pro-blemi della Avvocatura richiedevano una presenza attenta e proficua; ho quindi seguito le problematiche sulla normativa antiriciclaggio, sulla concreta interpretazione e applicazione delle nuove regole sui compensi professionali, sulle modifiche del Codice Deontologico, sulle modifiche al processo civile.

I collegamenti con le Istituzionali Nazionali sono stati mantenuti anche attraverso la nostra rappresentanza in seno al Consiglio Na-zionale Forense, con l’Avv. Francesco Morgese e alla Cassa di Pre-videnza Forense, con l’Avv. Dario Lolli.

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

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Ai nostri Delegati nazionali esprimiamo un sentito ringraziamento per il compito svolto con competenza e dedizione: un particolare rin-graziamento rivolgo a nome di tutti gli iscritti all’Avv. Morgese che ha concluso il suo sessennio presso il Consiglio Nazionale e al quale è stato assegnato un incarico impegnativo nel campo della formazione.

Il Consiglio ha assicurato la propria rappresentanza ai Convegni e Congressi Nazionali, alla Conferenza Nazionale dell’Avvocatura in Roma nell’ottobre 2007 e al Congresso Nazionale Forense di Roma dell’ottobre 2006, nel corso del quale i Delegati dell’Ordine di Brin-disi hanno presentato una “raccomandatazione” in tema di valutazio-ni presuntive sui redditi e studi di settore, ritenute incompatibili con l’abolizione dei minimi tariffari, per mancanza dei criteri oggettivi di riferimento: la “raccomandazione” è stata approvata alla unanimi-tà dal Congresso.

Intensi sono stati i rapporti con gli Ordini del Distretto e con l’Unione Regionale degli Ordini di Puglia, nella quale ho mantenuto la carica di Vice-Presidente, in seno alla quale sono state discusse e formulate proposte confluite in mozioni sull’ordinamento professio-nale, trasferite nei congressi nazionali e, in particolare è stato redatto l’intervento dell’Avvocatura, uniforme per i sette Ordini regionali, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario del gennaio 2007 in riferimento alle riforme, professionali e deontologiche, introdotte senza alcuna preventiva concertazione.

Il rapporto con la Camera Penale di Brindisi, come ricordato a proposito dell’attività di aggiornamento professionale e deontologi-co, è stato intenso di intese e scambi culturali e professionali, specie in riferimento al miglioramento della attività degli Avvocati nello specifico campo del penale.

L’Ordine ha anche ricevuto i rappresentanti dell’U.D.A.I. (Unio-ne Nazionale degli Avvocati d’Italia), con il Presidente Nazionale, Avv. Afredo Garofalo che mi ha comunicato la costituzione in Brin-disi di una Sezione.

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

8) Il Consiglio e l’amministrazione della giustizia nel territorio

Il Consiglio ha costantemente vigilato per una corretta ammini-strazione della giustizia nel territorio partecipando, informalmente o formalmente, a incontri e ottenendo attenzione e ascolto da parte dei Dirigenti degli Uffici Giudiziari per la soluzione di problematiche di carattere generale e diffuso.

Uno dei problemi riguarda, come ho pubblicamente riferito in oc-casione della annuale cerimonia della Giornata della Giustizia Civile indetta dalla Comunità Europea, la questione degli organici, che non riguarda solo il nostro Tribunale.

Al proposito ho utilizzato ogni occasione per richiamare le Isti-tuzioni Parlamentari e Governative sulle problematiche in atto: il Sottosegretario alla Giustizia, On. Alberto Maritati, subito dopo l’in-sediamento, il 23 giugno 2006, e dopo avere ascoltato pubblicamen-te Magistrari e Avvocati, si è intrattenuto in visita all’Ordine degli Avvocati, ascoltando la illustrazione delle problematiche di ordine generale e particolare del nostro Tribunale.

Un maggiore numero di Magistrati nel settore civile consentirebbe una maggiore ponderazione per le decisioni, un migliore svolgimen-to delle udienza, in funzione del minor carico, e un maggiore rispetto delle garanzie, senza far venire meno la efficienza e la celerità.

Infatti la maggiore doglianza che i Colleghi mi hanno rivolto ri-guarda proprio l’adozione di criteri che salvaguardano la celerità, con sacrificio della tutela delle garanzie e delle espressioni della at-tività difensiva in tutta la loro pienezza.

Il Consiglio è intervenuto più volte; così come è intervenuto per il caotico svolgimento delle udienza di esecuzione immobiliare e in special modo per quelle deputate alle vendite, per le quali spesso operano oggettive condizioni che non consentono un modo di svol-gimento più ordinato e, soprattutto in tempi contenuti nell’arco della mattinata, non potendo l’Avvocatura dedicare interi pomeriggi alle

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

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udienze, con sofferenza di altre attività di Studio che richiedono la presenza, anche per far fronte alle scadenze degli atti.

Sono problematiche che purtroppo si ripropongono e sono mag-giormente riferibili al numero dei Magistrati e alla carenza di persona-le, che è augurabile possano essere ridotte, se non eliminate, con i con-cordati sui protocolli di svolgimento delle udienze già predisposti.

Le difficoltà sono spesso aggravate anche dalla mancanza dei Magistrati, per ragioni oggettive e non risolvibili, quali le richieste di trasferimenti o gli spostamenti determinati dalla permanenza ul-tradecennale nello stesso incarico.

Mi auguro, il Consiglio si augura, che l’impegno assunto e la passione conferita, ultimi in ordine di tempo nel corso dell’interpel-lo a me rivolto dal dott. Massimo Brandimarte, Ispettore Generale del Ministero della Giustizia, in occasione della ispezione ordinaria presso gli Uffici del Tribunale, possa avere un risultato positivo, spe-cie in riferimento alla copertura dei posti vacanti nel settore civile e soprattutto nella Sezione del lavoro.

Nel complesso l’amministrazione della giustizia nel territorio non soffre, comunque, pesantezze, come molti osservatori esterni hanno rilevato, almeno rispetto ad altre realtà: mi auguro che con la prean-nunciata imminente copertura degli organici l’attività possa essere ripresa in pieno e che i ruoli delle cause di lavoro in carico ai Magi-strati trasferiti in altre sedi possano essere assegnati.

Il Consiglio ha svolto il suo ruolo propositivo, secondo le proprie attribuzioni, vigilando nei Consigli Giudiziari, specie in riferimento alle nomine del giudici onorari, incontrando, come è noto, spessissi-mo il Presidente del Tribunale e tenendolo costantemente informato delle problematiche che insorgevano ottenendo ove possibile che ve-nisse posto rimedio.

Il Consiglio si è comunque attivato, per quanto consentito dal rito, dai carichi di lavoro e dai tempi dei procedimenti, di rendere l’attività di udienza meno caotica e più produttiva, oltre che rispetto-

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

sa delle garanzie di difesa, al fine di poter consentire lo svolgimento degli impegni assunti con attenzione e completezza.

Ripeto e riaffermo quanto espresso in precedenti occasioni assem-bleari nell’auspicare che una attenzione maggiore venga posta dai magistrati di udienza al fine di consentire lo svolgimento del man-dato evitando contrasti e conflitti che non giovano né ai rapporti tra avvocato e magistrato, né alla dignità delle funzioni che nei rispettivi ruoli esercitiamo, né, soprattutto, all’interesse della collettività che tutti quanti siamo chiamati a servire.

9) La fondazione della Avvocatura del circondario di Brindisi. La Scuola Forense

Ricordo che uno degli impegni del Consiglio dell’Ordine è co-stituito dal potenziamento della Fondazione della Avvocatura del Circondario di Brindisi costituita fin dall’8.7.2005 con l’intento di creare una istituzione che consenta la gestione della Scuola di For-mazione, istituendo un “Centro Studi”, per la realizzazione di inizia-tive per la diffusione della cultura giuridica, per l’organizzazione di convegni e seminari, per la divulgazione di pubblicazioni, tutti volti alla valorizzazione della professione forense e all’apprestamento di servizi in favore della Avvocatura.

La Scuola Forense ha proseguito i corsi del terzo biennio, che è in fase di svolgimento, secondo i criteri indicati nella presentazione del corso, e pubblicati insieme al programma, che prevedono la indica-zione di principi direttivi ispirati allo Statuto della Scuola con l’ado-zione di linee guida in funzione della divisione di aree per materie e moduli di iniziativa dei formatori, attuati attraverso la formulazione di pareri e atti nei quali possono trovare approfondimento e espo-sizione gli istituti giuridici applicabili ai casi concreti, orientati dai precedenti giurisprudenziali di riferimento.

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

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La Fondazione e la Scuola, devono essere potenziate per rispon-dere alle finalità che i rispettivi Statuti perseguono, e soprattutto, per agevolare l’accesso alla professione.

10) La stampa forense. La rivista dell’Ordine e le altre pub-blicazioni

Ho sempre ritenuto, e il Consiglio condivide il pensiero che ri-tengo sia apprezzato dall’intero Foro di Brindisi, che l’Avvocatura abbia bisogno di esprimersi attraverso una rete di comunicazione. La Stampa Forense adempie ad un ruolo di comunicazione e informa-zione insostituibile: l’Avvocatura deve esprimersi attraverso una rete di comunicazione utilizzando la carta stampata e i siti telematici.

Con la Rivista QUADERNI e le pubblicazioni dei Supplementi (uti-le strumento per evitare che il patrimonio giuridico-culturale espresso durante gli Incontri-Dibattiti venga disperso) l’Ordine di Brindisi rag-giunge tutti gli iscritti e, essendo la Rivista inviata a tutti gli Ordini d’Italia, diffonde e scambia le proprie iniziative ed attività culturali.

Posso ripetere quanto già in passato affermato e cioè che la dif-fusione sul territorio della Rivista consente di comunicare lo spirito culturale che anima l’Avvocatura e di proporla come soggetto inter-locutore, con tutti gli iscritti, con le Istituzioni, e con la società civile, sulle problematiche connesse alla amministrazione della giustizia, alla corretta applicazione delle leggi, alla divulgazione del principio di legalità, con conseguente apprezzamento nella valutazione della pubblica opinione della immagine culturale, dell’impegno della Av-vocatura e diffusione della cultura della difesa.

La Rivista, iscritta alla Associazione Nazionale Stampa Forense, (che mi ha eletto Segretario del Collegio dei Probiviri) con l’ultimo numero (nel quale viene pubblicata la presente relazione), completa il settimo anno di vita: le pubblicazioni si sono susseguite ininterrotta-

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

mente senza il salto di nessun numero, con puntualità e continuità.Ho partecipato con i Consiglieri alle Consulte indette dal’A.Sta.

F. su problematiche professionali (come ricorderete la VII^ Consulta su accesso alle professioni di Avvocato, Magistrato e Giornalista si tenne a Brindisi nel settembre 2005).

11) Conclusioni

A conclusione della relazione morale sull’attività di un biennio di vita forense, ritengo di poter moderatamente affermare la mia sod-disfazione e quella del Consiglio per il lavoro svolto, con passione e spirito di servizio, e che, nel ripercorrere, mi è sembrato spropositato rispetto alle mie forze: e difatti non avrei mai avuto la possibilità delle realizzazioni che ho ricordato senza il sostegno continuo, insostituibi-le, appropriato, solerte dei Colleghi Consiglieri, e in special modo dei responsabili dei servizi di Tesoreria, Avv. Teodoro Selicato e di Segre-teria, Avv. Carlo Panzuti, che hanno, in maniera infaticabile, conferito all’Ordine tutto il meglio di sé stessi, sottraendo tempo non soltanto al riposo, del quale nessuno ha mai goduto, neppure in periodo di ferie, avendo ciascuno per quanto possibile assicurato la presenza nell’Or-dine in ogni giorno dell’anno e continuativamente dato vita e pensiero e anima all’Ordine, ma allo stesso lavoro professionale.

Ringrazio tutto il personale dell’Ordine che in maniera infaticabi-le e competente ha consentito di soddisfare il più rapidamente possi-bile le richieste degli iscritti e di agevolare il lavoro del Consiglio.

Tante iniziative vanno approfondite e completate, molte nuove possono essere adottate, ma posso, e i Colleghi Consiglieri con me, ritenersi gratificato dalla soddisfazione di avere reso servizi utili al-l’esercizio della professione che, pur procurandoci sempre più in-certezze e sofferenze, specie per interventi inadeguati e scarsamente approfonditi, tutti quanti amiamo in una maniera assoluta e che vo-

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

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gliamo ancora mantenere libera e indipendente, rispettata ed esalta-ta; ed ho, abbiamo, la convinzione di ritenere che nessuna riforma ci potrà strappare la toga che portiamo.

Avverto la necessità di ricordare, avendoli tutti quanti nel cuore, i Colleghi che ci hanno lasciato per sempre in questo biennio, dopo avere onorato quel simbolo che ci contraddistigue, Franco Anglani, Vincenzo D’Agnano, Giovanni De Pascalis, Alberto Ferruccio, Vito Antonio Gat-ti, Lorenzo Lucisani, Clemente Manco, Angelo Raffaele Orofalo, Vin-cenzo Pennetta, Angelo Quitadamo, Pietro Semeraro, Vincenzo Trevisi. Credo di poter riscuotere il Vostro consenso nel ricordare l’Avv. Antonio Silletti, non più iscritto, avendo svolto le funzioni di Giudice di Pace di Ostuni, ma essendo rimasto per noi sempre un Collega.

Ricordo a tutti quanti Luciano Guastella che ha speso la sua vita lavorativa per l’Ordine.

Tutti noi custodiamo un caro, nostalgico e imperituro ricordo. Alle famiglie invio il mio saluto, a nome di tutto il Foro, con i senti-menti di amicizia e solidarietà.

Un saluto invio ai Colleghi che per ragioni di età o di infermità vivono nella sofferenza.

Esprimo, infine, il mio ringraziamento a tutti quanti Voi Amici Colleghi che mi avete sostenuto con consigli, suggerimenti, consensi o dissensi; a tutti coloro che hanno avuto pazienza e tolleranza per qualche inconveniente; a quanti hanno apprezzato la passione, la de-terminazione e la forza con cui ho affrontato, senza mai un cedimen-to o una lamentela, un compito difficilissimo: a tutti quanti esprimo la mia più profonda riconoscenza per avermi consentito l’esaltante e nobilitante privilegio del servizio in favore dell’Avvocatura del quale sono e sarò sempre orgoglioso!

A tutti auguro le migliori fortune.

Il PresidenteAvv. AUGUSTO CONTE

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

Il Fascino dell’Oro e dell’OnoreLa cerimonia delle Toghe

di CARLO PANZUTI

Rivendicare la centralità della figura degli Avvocati è il tema che ha riunito gli animi nella tradizionale cerimonia delle “Toghe d’Oro” e “Toghe d’Onore” tenutasi il 18 dicembre scorso al termine del biennio 2006-2007.

È motivo di soddisfazione constatare la sentita partecipazione alla nostra festa, quella che unisce i Colleghi con cinquant’anni di pro-fessione e gli altri giovani che si affacciano nel mondo forense: come al solito la sala è gremita e vede la presenza di Avvocati, Praticanti Avvocati, i familiari dei festeggiati, magistrati, personale giudiziario e le autorità, come tutti e tre i passati Presidenti dell’Ordine Avv.ti Mario Pennetta, Carlo Tatarano e Francesco Morgese, il Presidente della Camera Penale “O. Melpignano” Avv. Giancarlo Camassa, la dott.ssa Minerva in vece del Prefetto di Brindisi.

Con espressione di affetto il Presidente Avv. Augusto Conte por-ge i saluti ai presenti e a coloro che siedono al suo fianco, l’Avv. Maurizio De Tilla, già valoroso Presidente della Cassa Forense, il Dott. Vincenzo Fedele, Presidente del Tribunale di Brindisi e il Dott. Giannuzzi, Procuratore della Repubblica di Brindisi.

Un caloroso saluto viene rivolto agli Avvocati che hanno raggiun-to cinquant’anni di professione, Camillo Calandro, Rodolfo Calizia, Gabriele Di Noi, Italo Giordano, Ennio Masiello, Valentino Man-zoni, Gualtiero Prete, Pasquale Suma e Pompeo Vergine, e agli Av-vocati che hanno superato con la migliore votazione l’esame di abi-litazione alla professione forense negli anni 2006 e 2007, Pasquale Matteo Caputo e Sara Lanciano.

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

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Il Presidente Conte ricorda che quest’anno ricorre il ventenna-le della manifestazione sorta per l’encomiabile iniziativa dell’Avv. Mario Pennetta e del Consiglio da lui presieduto, quella delle Toghe d’Oro che si tenne per la prima volta il 14 marzo 1987 e l’altra delle Toghe d’Onore per la prima volta nel dicembre dello stesso anno. Da allora la ricorrenza si è ripetuta ogni biennio per altre nove volte, le cui ultime quattro sotto la presidenza dell’Avv. Conte.

In quest’arco temporale – prosegue il Presidente – si è avuta un’in-dubbia modificazione di alcuni aspetti della professione, e dall’anno trascorso, con il noto decreto Bersani, il tentativo (ancora tale) di assestare un colpo mortale al carattere intellettuale della professione per spostarne l’inquadramento nella categoria degli imprenditori, nel falso e acritico recepimento delle visione europea delle professioni.

Una prima risposta deve essere quella di ricordare e riaffermare i valori classici espressi dalla categoria nella identificazione della funzione dell’Uomo-Avvocato che, oltre ad essere oggettivata in atti scritti ed espressioni, trae anche forza nella persona, nei suoi gesti, pensieri e impegni quotidiani.

L’inizio della cerimonia

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

Come descrivere, infatti, i pazienti colloqui con i clienti; le ansie delle vigilie; il dubbio come alimento quotidiano; l’impegno con-tinuo all’aggiornamento e alla ricerca; le notti insonni per una sca-denza o per un’idea che aggredisce nel momento più impensato, in mezzo alla gente, durante la notte, o in piena vacanza, rara soprattut-to per la mente; i colloqui e i rapporti con i magistrati; lo sforzo di concentrazione nelle difese orali; le lunghe riflessioni nelle elabora-zioni delle difese scritte; la responsabile e meditata valutazione delle scelte giuridiche; le sofferte attese delle camere di consiglio; le gioie o le amarezze per i risultati; le approvazioni o disapprovazioni degli assistiti; in sintesi, la “vita” dell’Avvocato? Per tacere delle incertez-ze, delle apprensioni, degli spasimi degli inizi professionali!

Chi viene a contatto con gli Avvocati si suppone che, pur immagi-nando questa vita, si accontenta di quella esteriore fatta di indicazioni formali, di qualche nota personale e professionale che rappresentano

Il saluto del Presidente dell’Ordine: ai lati l’Avv. Maurizio De Tilla; il Dott. Vin-cenzo Fedele, Presidente del Tribunale; il Dott. Giuseppe Giannuzzi, Procuratore della Repubblica; l’Avv. Carlo Panzuti, Consigliere Segretario

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

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la punta emergente di un humus sommerso di passioni, emozioni, sofferenze, soddisfazioni, delusioni e compiacimenti.

Continua il Presidente chiarendo che le profonde ragioni del no-stro lavoro sono riposte nella passione per la professione forense “che mi spinge inconsapevolmente a utilizzare ogni occasione per parlarne; nella necessità, credo avvertita da tutti, ogni tanto, di non guardare sempre fissi in avanti, ma di rivolgersi indietro per ricon-siderare la strada percorsa dagli altri e da sé stessi, dall’imperioso bisogno di togliere dall’oblio chi ha vissuto esistenze simili; nella considerazione che, paradossalmente, più crescono la maturazione professionale dell’Avvocato e la stima che viene in lui riposta, meno l’Uomo appartiene e vive per sé stesso, dovendo far partecipi gli assistiti, i giovani praticanti, i magistrati, di quella sua crescita; nella speranza di richiamare maggiori attenzioni sul ruolo storico degli Avvocati e alimentare la consapevolezza che i principi di difesa dei diritti della persona, posti a tutela della legalità, alla cui salvaguardia gli Avvocati sono chiamati, non esistono soltanto nei tempi e nei luo-

L’Avv. Maurizio De Tilla, Presidente Associazione Europea Cassa di Presidenza.

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

ghi nei quali sono soffocate tutte le libertà, innanzi tutto quella su-blime della difesa, che gli Avvoca-ti, e sono loro, esseri per natura e per definizione liberi, assicurano: diritto e libertà costituiscono in-fatti un unico valore”.

Nel ventennale l’Avv. Conte sente forte l’esigenza di far cono-scere ai presenti le parole con cui l’allora Presidente Avv. Pennetta salutava la nascita della cerimonia esaltando la volontà di incontrarsi per dare una testimonianza di sti-ma e di affetto dell’intera classe forense, e della famiglia giudizia-ria più in generale, nei confronti di Colleghi per tanti anni hanno onorato la Toga, profondendo nell’attività tutto il loro impegno, la cultura e la preparazione, hanno sempre saputo adeguarsi al mutare dei tempi e delle consuetudini, con la loro probità e dirittura morale hanno costantemente realizzato gli ideali della Avvocatura.

Ma l’esigenza sorse – prosegue l’Avv. Pennetta nel suo scritto – “anche per ripensare e valorizzare il patrimonio di cultura e di tradizione giuridica quotidianamente affermato dagli Avvocati Brin-disini e troppo spesso forse – e forse per loro stessa colpa – discono-sciuto”. “In entrambe le valenze, poi, vuole essere anche un discorso diretto ai più giovani che, da poco tempo affacciatisi alla professione o addirittura appena alle soglie della stessa, sappiano trarre insegna-mento, etico e professionale, dai più anziani valorosi Colleghi”.

L’Avv. Conte ricorda anche gli interventi che nella cerimonia del 1987 vollero offrire il Presidente del Tribunale, Dott. Valerio Terra-gno, e il Procuratore della Repubblica, Dott. Antonio Leccisi.

L’Avv. Carlo Panzuti

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Il Presidente del Tribunale, Dott. Vincenzo Fedele

Il primo, esprimendo calorose parole di stima per noi avvocati, ci rivolse un appassionato appello: “Fedeli difensori dell’autonomia dell’Ordine a cui appartengono, siano i primi assertori dell’indipen-denza del giudizio; gelosi della propria libertà, garanzia insopprimi-bile ed insostituibile della libertà del cittadino”.

Il secondo, contestualizzando il momento storico vissuto dal pia-neta giustizia, consacrò che “in questo quadro sociale la posizione dell’avvocato assume sempre più importanza nell’espletamento dei compiti di difesa e nell’indicare al Giudice la via della verità, della giustizia e della legge”.

Nel concludere il Presidente Conte vuole anche partecipare ai presenti quanto il Dott. Massimo Brandimarte, ispettore generale del Ministero della Giustizia, che nel mese a cavallo tra novembre e dicembre ha diretto la visita ispettiva al nostro tribunale, comunica nello scritto pervenuto: “…che arricchimento interiore lavorare quo-tidianamente con la mitica avvocatura di provincia; quanta emozio-

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

ne nel leggere scritti difensivi appassionati, che reclamavano sincera giustizia, e quanta commozione specialmente nell’ascoltare un’ar-ringa fatta con il cuore, di quelle che non si dimenticano. Sarà forse l’atmosfera un po’ romantica della storica pretura mandamentale che ancora mi pervade, ma, quando questo accadeva, ai miei occhi il Difensore, qualunque Difensore, appariva un “gigante”. Lui non se ne rendeva conto, ma per me era così. Onore a chi ha speso se stesso nella meravigliosa impresa di difendere i propri simili”.

Prende la parola l’Avv. Maurizio De Tilla, noto a noi tutti, il quale affronta il tema su “La Forza dell’Avvocatura”.

È degli ultimi tempi la stretta in cui vogliono comprimersi le pro-fessioni intellettuali fra il potere del capitale e dello Stato e il con-trollo sullo svolgimento delle attività, nel duplice tentativo di ridurne l’indipendenza e i costi.

Alcune patti politiche ritengono che lo sviluppo economico di-penda solo dalle iniziative degli imprenditori e che il lavoro sia solo quello svolto dai lavoratori dipendenti organizzati dai sindacati.

Il Procuratore della Repubblica, Dott. Giuseppe Giannuzzi.

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

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Le Toghe d’Oro

L’Avvocatura invece, e le professioni più in generale, sono una terza forza significativa del mondo del lavoro, la quale contribuisce allo sviluppo civile ed economico del nostro paese.

Devono quindi consultarci e ascoltarci quando i soggetti attuatori delle scelte di sistema intendono porre mano a modifiche sul nostro mondo. Sul piano sociale ed economico le professioni sono una fon-te cospicua di occupazione in un momento in cui il lavoro dipenden-te subisce una seria crisi, probabilmente irreversibile.

È una triste considerazione che l’attuale Governo non ha tenuto in alcun conto la forza dell’Avvocatura e delle professioni, disat-tendendo il principio fondamentale che impone il confronto con le organizzazioni degli interessi da rappresentare, in presenza appunto di ordinamenti costituzionali pluralistici.

Sinora non era mai accaduto in un paese democratico l’emanazio-ne di un provvedimento legislativo (c.d. decreto Bersani) invasivo del mondo del lavoro senza misurarsi con la complessità, la varietà e la struttura organizzativa degli interessi e dei valori dei professionisti.

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

Un momento della cerimonia con in primo piano i passati Presidenti dell’Ordine: da sinistra Avv. Carlo Ieterano, Avv. Mario Pennetta e Avv. Francesco Morgese

Ancor più grave è l’atteggiamento nei confronti della classe fo-rense rappresentante di interessi e diritti costituzionalmente protetti, perché significa nella sostanza disconoscerne la peculiarità e negare la necessità di scelte condivise, senza le quali difficilmente una (pre-sunta) riforma di liberalizzazione vedrà effetti positivi sia sul versan-te della efficienza del mondo giudiziario sia su quello dei (anch’essi presunti) interessi dei consumatori.

A forme nuove di contestazione, quali lo svolgimento di cortei dimostrativi nei confronti del potere politico, oggetto di scandalo e meraviglia nell’erroneo convincimento che gli avvocati non siano in grado di associarsi e unirsi nella lotta per la sopravvivenza, ritiene l’Avv. De Tilla che la categoria debba avere la capacità di tenere com-portamenti defilati, di fare un passo indietro nell’attesa di una ripresa forte dei valori insopprimibili che essa rappresenta nel sistema demo-cratico e che, a lungo termine, prevalgono sui tentativi di limitare il

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

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libero espletamento nella ingiu-stificata convinzione che la legge del mercato (salvo non riuscire a definire quale sia il modello) deb-ba regolamentare anche le profes-sioni intellettuali come ogni atti-vità economica che risponde alle esigenze del mero lucro.

Il Presidente Conte ha poi in-vitato il consigliere segretario dell’Ordine a continuare la tradi-zione di ricordare le ragioni per le quali la Toga d’Onore è intitolata alla memoria della Collega Car-men Balestra.

Nel leggere alcuni passi dei provvedimenti che nel 1988 portarono alla decisione di dedicare a futura memoria l’onorificenza della Toga ai giovani avvocati il con-sigliere segretario ha richiamato l’attenzione sul valore ultimo del gesto di Carmen, quello di affrontare l’esame di abilitazione nel-la consapevolezza che la sua vita era al termine (la malattia ce la porterà via poco tempo dopo il brillante superamento delle prove orali): la passione, la determinazione, la preparazione e la fede nei valori espressi dalla professione sono le armi che gli avvocati hanno a disposizione per vincere ogni ostacolo e sopportare, nell’attuale momento, la temporanea umiliazione del disconoscimento degli alti meriti conseguiti nella storia e nella modernità dagli assertori invin-cibili della tutela dei diritti dei singoli e della collettività.

Interviene il Presidente del Tribunale per ricordare il valore uni-tario della giurisdizione e quindi l’importanza dell’affermazione e della difesa dei valori di indipendenza e autonomia sia dei magistrati che degli avvocati. La coltivazione della reciproca cultura dell’iso-

L’Avv. Ennio Masiello, Toga d’Oro

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

lamento da pressioni esterne è la massima garanzia per la tutela dei diritti dei cittadini; in ciò una parte fondamentale compete agli avvo-cati, che peraltro hanno sempre risposto alle chiamate in difesa dei bisogni e degli interessi degli utenti del mondo della giustizia.

Prosegue con un personale riferimento all’invidia di coloro che oggi riescono a festeggiare un traguardo, i cinquant’anni di profes-sione, che a lui e agli altri magistrati è sostanzialmente negato dal necessitato pensionamento.

Il Procuratore della Repubblica partecipa con sentimento alla gioia dei festeggiati “cinquantenni” e dei “freschi” avvocati, ricordando a tutti il dovere di rispettare le regole e i comportamenti condivisi e dettati per un sereno e proficuo lavoro dell’avvocato nell’ambiente del suo lavoro. Segue l’apprezzamento per la nuova disciplina ema-nata dal C.N.F. sulla formazione continua, segno della sensibilità verso l’insopprimibile necessità che la qualità delle prestazioni è una condizione irrinunciabile per l’avvocato, come peraltro aveva già avuto modo di sottolineare nella scorsa manifestazione tenutasi nel 2005, quando aveva appena occu-pato il posto di procuratore capo.

Il Presidente Conte consegna a tutti i Colleghi insigniti delle toghe d’oro una targa in ricordo dell’ambito traguardo, vessillo dei valori espressi in tutti questi anni, mentre l’Avv. De Tilla pone sulle spalle dei giovani la toga, simbolo dell’impegno che li aspetta nella prosecuzione della tutela dell’alta funzione dell’avvocatura.

L’Avv. Ennio Masiello, in rap-presentanza dei cinquantenni, porge i ringraziamenti e con tratto espres- L’Avv. Sara Lanciano, Toga d’Onore

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

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sivo eccelso condensa le esperienze delle vite dei festeggiati perché siano la memoria culturale della brindisinità, quella rivendicata con la nascita della manifestazione.

La Collega Lanciano per la prima volta prende la parola in un consesso di avvocati e solennemente proferisce l’impegno di col-tivare i valori che riceve dai suoi amici cinquantenni, in un’ideale testimone che unifica passato e presente e fa risorgere l’unica stella dell’Avvocatura baluardo insuperabile dei diritti.

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

Le Toghe d’Oro

L’Avv. Camillo Caliendro

L’Avv. Rodolfo Calizia

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L’Avv. Gabriele Di Noi

L’Avv. Italo Giordano

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L’Avv. Valentino Manzoni

L’Avv. Ennio Masiello

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L’Avv. Gualtiero Prete

L’Avv. Pasquale Suma

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

L’Avv. Pompeo Vergine

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ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

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Le Toghe d’Onore

L’Avv. Sara Lanciano con il Presidente dell’Ordine e l’Avv. Maurizio De Tilla.

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PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

Principi fondamentali delle professioni intellettualiProposta testo base dei relatori

On. Pierluigi Mantini, on. Giuseppe Chicchi

RELAZIONE

Il testo base che si propone tiene conto di tutte le proposte e i disegni di legge presentati sulla base degli utili contributi emersi nel corso delle audizioni con gli ordini, le associazioni professionali, sindacali, dei consumatori, l’Autorità garante del mercato, il Parla-mento europeo.

Restano confermate e valorizzate le motivazioni dell’azione di modernizzazione delle professioni, settore vitale e fondamentale nell’economia della conoscenza e dei servizi, sulla base dei principi di concorrenza, qualità, responsabilità professionale.

Gli obiettivi della riforma possono essere sintetizzati nel modo seguente:1. modernizzazione degli ordini professionali esistenti e riduzione

di essi attraverso la unificazione delle figure professionali simili, nonché trasformazione di essi a maggior garanzia degli utenti e non solo degli iscritti;

2. riconoscimento delle associazioni delle professioni attualmente non regolamentate che siano in possesso di statuti ed elementi costitutivi e organizzativi che garantiscano l’emersione di nuovi skill professionali e il responsabile esercizio delle attività (siste-ma duale);

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PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

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3. promozione delle società professionali e interprofessionali, coe-renti con le nuove domande e adeguate alla crescita competitiva nei mercati dei servizi;

4. formazione permanente e garanzia della qualità professionale;5. pubblicità informativa, obbligo di assicurazione, eliminazione dei

minimi tariffari fissi e non negoziabili;6. semplificazione dei tirocini e dell’accesso e riconoscimento del

diritto all’equo compenso per i praticanti;7. autonomia delle Casse Previdenziali e sviluppo del welfare pro-

fessionale;8. riconoscimento di politiche fiscali ed economiche per la crescita

professionale e del ruolo sociale e politico delle professioni nelle grandi scelte di concertazione.Il testo che si propone persegue queste finalità articolando la pro-

posta di legge nel modo seguente.Capo I. Richiamati i principi costituzionali il testo, tenuto conto

delle osservazioni delle Regioni, riconosce alla competenza statale la definizione dei principi fondamentali della materia, oltre che di quella esclusiva in tema di tutela della concorrenza, e alle Regioni le competenze in materia di formazione e di organizzazione di rilievo regionale, sulla base di quanto già affermato dalla giurisprudenza costituzionale.

Vengono proposte le definizioni (art. 2) e stabiliti i principi fon-damentali della materia (art. 3), di particolare rilievo perché costitui-scono il “cuore” della riforma ed hanno efficacia anche ai fini della legislazione regionale e subprimaria.

L’art. 4, fondamentale nell’impianto normativo proposto, stabili-sce i principi specifici degli ordinamenti professionali di categoria che includono espressamente “il riconoscimento e l’attuazione in forma specifica dei principi fondamentali di cui all’art. 3” (art. 4, lett. a).

I Consigli Nazionali delle categorie professionali attualmente or-ganizzate in ordini e collegi devono recepire i principi fondamentali e

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PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

quelli specifici nei loro ordinamenti professionali, con atto regolamen-tare da adottare entro dodici mesi dall’entrata in vigore della legge.

I nuovi ordinamenti sono approvati dal Governo con regolamen-to, ai sensi dell’art. 17 della legge 23 agosto 1998, n. 400, previo pa-rere delle competenti commissioni parlamentari, che hanno facoltà di apportare modifiche solo in caso di sostanziale inattuazione.

Questo impianto consente di realizzare i principi comuni della riforma in modo duttile e articolato, rispettando le specificità e le differenze (talvolta significative) tra le diverse categorie professio-nali, valorizzando l’autonomia degli ordinamenti professionali e il controllo finale del parlamento e del governo.

È un punto su cui vale riflettere nell’ottica di una costruttiva col-laborazione.

Il Capo II affronta il tema della trasformazione e dell’unificazio-ne degli ordini che costituisce comunque un principio fondamentale degli ordinamenti di categoria (art. 3, lett. b).

Muovendo con realismo da avvertite e condivise esigenze si sta-bilisce l’unificazione dei geometri, dei periti industriali e dei periti agrari in un unico Ordine dei Tecnici Laureati per l’Ingegneria, una figura unica, con laurea triennale, di livello europeo, molto richiesta dal mercato.

Con analogo realismo, in attuazione della legge 43/2006, viene mutata la denominazione da collegi in ordini degli infermieri pro-fessionali, degli assistenti sanitari, delle vigilatrici d’infanzia, delle ostetriche e dei tecnici sanitari di radiologia medica, figure centrali dell’odierno sistema sanitario, senza oneri pubblici né mutamento delle vigenti normative.

Il Capo III fissa i principi comuni organizzativi per gli ordina-menti di categoria, in rispetto e integrazione dell’autonomia ordina-mentale.

In particolare vengono stabilite le linee organizzative degli ordini territoriali e i compiti.

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PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

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Il Capo IV stabilisce disposizioni comuni all’esercizio delle pro-fessioni intellettuali, integrando i principi fondamentali di cui all’art 3 (esercizio della professione, art. 13; professionisti liberi e dipen-denti, artt. 14 e 15; tirocinio ed esame di stato, art. 16; scuole di formazione e aggiornamento professionale, art. 17; assicurazione obbligatoria, art. 18; pubblicità, art. 19; regime tariffario, art. 20; norme previdenziali, ove si ribadisce il principio di autonomia pri-vata delle Casse, art. 21).

Il Capo V stabilisce i punti fermi, ad integrazione dell’autonomia ordinamentale, in materia di codice deontologico e sanzioni disci-plinari.

Il Capo VI stabilisce le disposizioni relative al riconoscimento delle associazioni professionali non regolamentate, conformemente al recepimento della direttiva 2005/36/UE.

È un punto di rilievo che consente l’emersione e la responsabi-lizzazione delle nuove professioni, con un riconoscimento in forma associativa, di tipo europeo (sistema duale).

Viene precisato che “i professionisti iscritti alle associazioni rico-nosciute non possono esercitare attività professionali riservate dalla legge a specifiche categorie. È comunque vietata l’adozione e l’uso di denominazioni professionali relative a professioni organizzate in ordini e collegi” (art. 30).

È utile evidenziare che, a far data dal 1° gennaio 2011, per l’iscri-zione alle associazioni professionali riconosciute sarà necessario al-meno il titolo della laurea triennale ed inoltre che, con un principio innovativo, è data facoltà ai nuovi professionisti di iscriversi alle Casse di Previdenza di ordini e collegi corrispondenti per materia.

Il Capo VII stabilisce i principi di delega al Governo per la disci-plina delle società tra professionisti.

Sono principi dettagliati, innovativi, ampiamente condivisi nei mondi professionali.

Per le società tra avvocati, a garanzia dell’indipendenza e dell’au-

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PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

tonomia professionale, vigono le norme dell’ordinamento comuni-tario ed è comunque esclusa la presenza di un socio terzo di puro capitale (art. 32).

Le Norme finali stabiliscono i principi di integrazione dei profes-sionisti nelle politiche economiche di sostegno alla crescita e il rico-noscimento del ruolo delle professioni nelle grandi scelte di concer-tazione. Viene inoltre specificato che il governo, nell’esercizio della potestà regolamentare e legislativa delegata, provvede all’abroga-zione delle norme incompatibili con i nuovi principi.

PRINCIPI FONDAMENTALI DELLE PROFESSIONI

Capo I OGGETTO E PRINCIPI

Art. 1(Oggetto)

1. La presente legge disciplina l’ordinamento delle professioni intellettuali in attuazione dell’articolo 117 della Costituzione e nel rispetto dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario.

2. La disciplina dei princìpi fondamentali degli ordinamenti delle professioni intellettuali, ai sensi degli articoli 33, 35, 41, 117 e 118 della Costituzione e dei princìpi comunitari in tema di concorrenza, spetta alla legislazione esclusiva dello Stato; la disciplina delle pro-fessioni intellettuali in tema di formazione e di organizzazione di particolare rilievo regionale spetta alle regioni.

3. Per professione intellettuale si intende l’attività economica, an-che organizzata, diretta al compimento di atti e alla prestazione di servizi o di opere a favore di terzi esercitata, abitualmente e in via prevalente, mediante lavoro intellettuale.

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PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

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Art. 2(Definizioni)

1. Ai fini della presente legge si intende: a) per «professione», la professione intellettuale, come definita ai

sensi dell’articolo 1, comma 3; b) per «professione ordinistica», la professione per lo svolgimento del-

la quale la legge richiede l’iscrizione ad albi previo superamento dell’esa-me di Stato e possesso degli altri requisiti accertati ai sensi di legge;

c) per «professione associativa», ogni altra attività professionale che non sia ricompresa nelle professioni di cui all’articolo 2229 del codice civile o che sia oggetto di almeno una associazione professio-nale iscritta nel Registro di cui all’articolo 35;

d) per «libero professionista», colui che esercita una professione in forma indipendente;

e) per «professionista dipendente», il soggetto che esercita la pro-fessione nelle forme del lavoro subordinato;

f) per «professionista», il libero professionista e il professionista dipendente;

g) per «categoria», l’insieme dei professionisti che esercitano la medesima professione con lo stesso titolo professionale;

h) per «esercizio professionale», l’esercizio della professione; i) per «prestazione professionale», la prestazione del professioni-

sta in qualunque forma resa;l) per «legge», la legge e gli atti equiparati dello Stato;m) per «ordinamento di categoria», le disposizioni normative che

regolano competenze, condizioni, modalità e compensi per l’eserci-zio della professione di interesse generale;

n) per «Ordine professionale», il Consiglio nazionale e gli Ordini territoriali di cui all’articolo 18;

o) per «Consiglio nazionale», il Consiglio Nazionale dell’Ordine professionale;

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PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

p) per «esame di Stato», l’esame, anche in forma di concorso, previsto per l’accesso alle professioni ai sensi dell’articolo 33, quin-to comma, della Costituzione;

q) per «consiglieri», i membri del Consiglio nazionale e del con-siglio dell’Ordine territoriale;

r) per «associazioni professionali» le associazioni professionali di cui all’articolo 34;

s) per «sindacati», i sindacati dei professionisti; t) per «riserva professionale», le attività che la legge stabilisce

debbano essere esercitate soltanto da iscritti ad albi professionali.

Art. 3 (Principi fondamentali)

1. Le leggi ed i regolamenti, dello Stato e delle regioni, ai sensi degli articoli 4, 33, 35, 41, 117 e 118 della Costituzione, si confor-mano ai seguenti principi fondamentali:

a) garantire e tutelare la concorrenza, in attuazione dell’articolo 41 della Costituzione e dei trattati europei;

b) tutelare i diritti e gli interessi generali connessi con l’esercizio professionale, favorendo la prestazione da parte di privati di attività di interesse generale in attuazione del principio di sussidiarietà, ai sensi dell’articolo 118 della Costituzione;

c) prevedere che l’accesso alle professioni intellettuali sia libero, in conformità al diritto comunitario, senza vincoli di predeterminazione nu-merica, salvo quanto previsto alla lettera f), e favorire l’accesso delle gio-vani generazioni alle professioni stesse attraverso un esame di Stato che consista nella verifica dell’effettività e dell’utilità del tirocinio svolto;

d) valorizzare e razionalizzare l’attività delle professioni intellet-tuali, quale componente essenziale dell’economia della conoscenza e dello sviluppo del Paese con politiche specifiche e attraverso la consul-tazione periodica sulle grandi scelte economiche e sociali del Paese;

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PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

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e) garantire la libertà di concorrenza dei professionisti e il diritto degli utenti ad una effettiva e informata facoltà di scelta e ad un ade-guato livello qualitativo della prestazione professionale;

f) individuare, sulla base degli interessi pubblici meritevoli di tu-tela, le professioni intellettuali affini da unificare in un solo ordine o albo professionale, in modo tale che ne derivi una riduzione di quelli già previsti dalla legislazione vigente e riconoscere le nuove professioni in forma associativa, fermo restando il divieto di istitu-zione di nuovi ordini salvo che in materia di riconoscimento di diritti costituzionali;

g) riorganizzare le attività riservate a singole professioni regola-mentate limitandole a quelle strettamente necessarie per la tutela di diritti costituzionalmente garantiti e per il perseguimento di finalità primarie di interesse generale, previa verifica della inidoneità di altri strumenti diretti a raggiungere il medesimo fine e revisionando le riserve già previste dalla legislazione vigente;

h) conformemente ai princìpi di proporzionalità e di salvaguardia della concorrenza, prevedere la possibilità di limitate e specifiche ipotesi di predeterminazione numerica, nei soli casi in cui le attività professionali siano caratterizzate dall’esercizio di funzioni pubbli-che o dall’esistenza di uno specifico interesse generale, per una mi-gliore tutela della domanda di utenza, alla limitazione del numero dei professionisti che possono esercitare, in particolare per quanto concerne i notai e i farmacisti;

i) prevedere che l’esercizio dell’attività sia fondato sull’autono-mia e sull’indipendenza di giudizio, intellettuale e tecnica, del pro-fessionista e sulla responsabilità;

l) prevedere che la professione possa essere esercitata in forma individuale o in forma associata o in forma societaria; prevedere ap-posite garanzie a tutela dell’autonomia e dell’indipendenza intellet-tuale e tecnica del professionista anche per prevenire il verificarsi di situazioni di conflitto di interesse; prevedere, in relazione ai casi di

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PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

rapporto di lavoro subordinato, le ipotesi in cui l’iscrizione ad ordini, albi o collegi sia obbligatoria o sia compatibile con lo stesso, con riferimento alle attività riservate;

m) assicurare, qualunque sia il modo o la forma di esercizio del-la professione, un’adeguata tutela degli interessi pubblici generali eventualmente connessi all’esercizio della professione, il rispetto delle regole deontologiche, la diretta e personale responsabilità del professionista nell’adempimento della prestazione e per il risar-cimento del danno ingiusto che dall’attività del professionista sia eventualmente derivato;

n) consentire la pubblicità a carattere informativo, con esclusione della pubblicità comparativa e negativa, improntata a trasparenza e a veridicità, relativamente ai titoli e alle specializzazioni professio-nali, alle caratteristiche del servizio professionale offerto e ai costi complessivi delle prestazioni;

o) prevedere che il corrispettivo della prestazione sia consensual-mente determinato tra le parti, anche pattuendo compensi parametra-ti al raggiungimento degli obiettivi perseguiti; garantire il diritto del cliente alla preventiva conoscenza del corrispettivo ovvero, se ciò non sia possibile, all’indicazione di una somma individuata nel minimo e nel massimo; prevedere, a tutela del cliente, l’individuazione gene-rale di limiti massimi dei corrispettivi per ciascuna prestazione;

p) prevedere l’assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile del singolo professionista ovvero della società professiona-le, con un massimale adeguato al livello di rischio di causazione di danni nell’esercizio dell’attività professionale ai fini dell’effettivo risarcimento del danno, anche in caso di attività svolta da dipendenti professionisti; prevedere la possibilità per gli ordini, gli albi e i col-legi e per le associazioni riconosciute di negoziare per i propri iscritti le condizioni generali delle polizze, anche stipulando un idoneo con-tratto operante per tutti gli iscritti, previa procedura di gara confor-me alla normativa comunitaria in materia di affidamento di servizi e

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PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

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fatta salva la facoltà di ogni iscritto di aderire; introdurre l’obbligo per il professionista di rendere noti al cliente, all’atto di assunzione dell’incarico, gli estremi della polizza e il relativo massimale;

q) per una corretta informazione del cliente e per tutelarne l’affi-damento, prevedere l’obbligo per il professionista di indicare la pro-pria appartenenza a ordini, collegi o associazioni professionali e di fornire indicazioni sulla sua specifica esperienza, sui titoli di studio e professionali nonché sull’esistenza di potenziali situazioni di con-flitto di interesse in relazione alla prestazione richiesta;

r) riconoscere il principio secondo cui gli enti previdenziali privati disciplinati dal decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509 e dal decreto legislativo 10 febbraio 1996, n. 103, esercitano i compiti statutari e le at-tività previdenziali ed assistenziali ai sensi dell’articolo 38 della Costitu-zione, in posizione di indipendenza ed autonomia, normativa contabile e gestionale, senza finanziamenti diretti o indiretti da parte dello Stato.

Art. 4(Principi specifici)

1. I Consigli nazionali delle categorie professionali attualmen-te organizzate in ordini e collegi, sentiti gli organismi territoriali, adottano, entro e non oltre dodici mesi dall’entrata in vigore della presente legge, il nuovo ordinamento di categoria, con proprio rego-lamento, nel rispetto dei seguenti principi specifici:

a) riconoscimento e attuazione in forma specifica dei principi fondamentali di cui all’articolo 3;

b) organizzazione territoriale basata su principi democratici e di trasparenza gestionale, con specifica valorizzazione delle strutture regionali;

c) specificazione del ruolo degli ordini professionali a tutela dei cittadini utenti anche attraverso forme di convenzionamento con le associazioni dei consumatori;

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PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

d) previsione di forme specifiche di formazione permanente, an-che attraverso un sistema di crediti, con un monte ore comunque non inferiore a 60 ore annuali;

e) riconoscimento della pubblicità informativa sui requisiti sog-gettivi e i contenuti delle prestazioni professionali offerte;

f) obbligo di concordare preventivamente con il cliente il prezzo, in relazione ai contenuti, le modalità e i tempi prevedibili delle pre-stazioni professionali;

g) riconoscimento del diritto all’equo compenso dei praticanti, della riduzione del periodo di tirocinio, della semplificazione del-l’esame di Stato con la previsione che i componenti delle commis-sioni giudicatrici non possono essere in maggioranza appartenenti all’ordine professionale della sede territoriale in cui si svolge l’esa-me;

h) obbligo di adeguata copertura assicurativa per i rischi profes-sionali a garanzia del cliente;

i) attuazione del principio di separazione organica tra consigli dell’ordine e organi di disciplina, eletti contestualmente e separa-tamente dai consigli degli ordini, che amministrano i procedimenti sanzionatori e che devono comunque essere composti con la presen-za di membri territorialmente esterni all’ordine di appartenenza del professionista.

2. L’ordinamento di categoria deve essere approvato, nei succes-sivi sei mesi con regolamento del Governo ai sensi dell’articolo 17 della legge n. 23 agosto 1998 n. 400, che ne verifica la conformi-tà con i principi di cui al precedente comma, previo parere delle competenti Commissioni parlamentari, da esprimersi entro sessanta giorni.

3. In caso di sostanziale inattuazione dei principi di cui al comma 1, il Governo procederà all’approvazione apportando le necessarie modifiche previa comunicazione al soggetto che ha adottato l’atto.

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PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

98 Quaderni

Capo II TRASFORMAZIONE DI ORDINI E COLLEGI

Art. 5(Unificazione delle categorie professionali di Geometri,

Periti Agrari e Periti Industriali nell’Ordine dei Tecnici Laureati per l’Ingegneria)

1. È istituito l’Ordine dei tecnici laureati per l’ingegneria, nel quale sono iscritti i soggetti in possesso di titoli di studio universita-rio triennale di matrice tecnica, nonché i professionisti attualmente iscritti agli albi professionali dei geometri, dei periti agrari e periti agrari laureati e dei periti industriali e periti industriali laureati.

2. Il Governo, entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge, è delegato ad emanare uno o più decreti, ai sensi e per gli effetti del-l’articolo 17, legge n. 400/1988, al fine di:

a) definire le modalità per la costituzione del Consiglio Naziona-le, dei Consigli locali e dei relativi organi esecutivi del nuovo Ordine professionale e la loro composizione;

b) individuare i titoli universitari e le classi di laurea, nonché gli altri titoli regolati dall’ordinamento previgente ai decreti emanati in applicazione dell’articolo 17, comma 95, della legge 15 maggio 1997, n. 127 e successive modificazioni, che costituiscono i requisiti di ammissione all’esame di Stato;

c) istituire distinti settori di competenza nell’albo, individuati in base ai diversi percorsi formativi dei possessori del titolo di laurea, di cui al punto b);

d) definire l’ambito, le condizioni e le modalità di svolgimento della attività oggetto della professione, ai sensi e per gli effetti di cui al regio decreto 11 febbraio 1929, n. 274, al regio decreto 11 feb-braio 1929, n. 275, al regio decreto 25 novembre 1929, n. 2365 ed alle disposizioni vigenti, avuto riguardo ai titoli di studio e, quindi, ai singoli percorsi formativi;

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99 Quaderni

PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

e) determinare le prove dell’esame di Stato per l’abilitazione al-l’iscrizione ai distinti settori dell’albo, con la previsione della possi-bilità di svolgimento del tirocinio durante il corso di studi ed esen-zione da una delle prove scritte dell’esame di Stato in funzione del-l’esito di un corso realizzato sulla base di convenzioni tra università e ordini locali;

f) adottare norme transitorie che disciplinano l’iscrizione all’Or-dine per gli attuali iscritti negli albi dei geometri, dei periti agrari e periti agrari laureati e dei periti industriali e periti industriali laureati, con specifica indicazione, per ciascuno, dell’anzianità di iscrizione, della specializzazione e del Collegio di provenienza;

g) tutelare il nuovo titolo professionale di Tecnico laureato per l’ingegneria, utilizzabile solo dagli iscritti nel relativo Ordine pro-fessionale;

h) adottare norme transitorie che garantiscono, allo scioglimento degli attuali organismi dirigenti dei Consigli Nazionali e dei Col-legi, le maggioranze e la distribuzione delle cariche, assicurando a ciascuno dei settore dell’albo un numero minimo di rappresentanti all’interno degli organi collegiali, nonché l’ambito territoriale degli Ordini locali e le procedure per la prima elezione dei rispettivi orga-nismi direttivi;

i) definire le regole da seguire nel processo di unificazione delle rispettive Casse di previdenza, al fine di assicurare la sostenibili-tà delle prestazioni da erogare, l’applicazione da parte delle Casse unificande del principio del pro rata per le prestazioni già maturate, l’esenzione da imposte e tasse di tutti gli atti finalizzati all’unifica-zione;

j) prevedere la proroga degli organi dei Consigli Nazionali e locali dei Collegi, in carica alla data di entrata in vigore della presente leg-ge, almeno fino al 31 dicembre del primo anno successivo a quello di entrata in vigore del decreto delegato, nonché la proroga degli organi deliberativi e amministrativi degli enti previdenziali in carica.

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PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

100 Quaderni

Art. 6(Ordini delle professioni sanitarie e infermieristiche)

1. I collegi degli infermieri professionali, degli assistenti sanitari e delle vigilatrici d’infanzia di cui alla legge 29 ottobre 1954, n. 1049 assumono la denominazione di Ordini professionali delle pro-fessioni sanitarie infermieristiche.

2. Presso l’Ordine delle professioni sanitarie infermieristiche sono tenuti l’albo della professione sanitaria di infermiere e l’albo della professione sanitaria di infermiere pediatrico, ai quali si accede sulla base dei requisiti di formazione e dei titoli già previsti dalla vigente normativa.

3. I Collegi delle ostetriche di cui al decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 13 settembre 1946, n. 233 assumono la de-nominazione di Ordini professionali della professione sanitaria di Ostetrica.

4. Presso l’Ordine dalla professione sanitaria di Ostetrica è isti-tuito l’albo delle ostetriche cui si accede sulla base dei requisiti di formazione e dei titoli già previsti dalla vigente normativa.

5. I collegi dei Tecnici Sanitari di Radiologia Medica di cui alla legge 4 agosto 1965, n. 1103 assumono la denominazione di Ordini professionali della professione sanitaria di Tecnico Sanitario di Ra-diologia Medica.

6. Presso l’Ordine della professione sanitaria di Tecnico Sanitario di Radiologia Medica è istituito l’albo dei Tecnici Sanitari di Radio-logia Medica cui si accede sulla base dei requisiti di formazione e dei titoli già previsti dalla vigente normativa.

7. Le spese per l’assunzione delle nuove denominazioni ed ogni altra relativa al funzionamento degli ordini e alla tenuta degli albi sono a totale carico degli iscritti.

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101 Quaderni

PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

Capo III PRINCIPI COMUNI ORGANIZZATIVI

PER GLI ORDINAMENTI DI CATEGORIA

Art. 7(Albo professionale)

1. Il professionista si iscrive all’albo del luogo ove ha domicilio professionale.

2. Gli ordinamenti di categoria stabiliscono le modalità di forma-zione e di tenuta dell’albo e i contenuti stabiliti dall’articolo 3.

Art. 8(Ordine professionale)

1. Ai sensi del presente titolo, coloro che esercitano una profes-sione per la quale è necessaria l’iscrizione all’albo, ai sensi di quanto previsto all’articolo 15, sono organizzati in Ordine professionale, con compiti di rappresentanza istituzionale, ferme restando le funzioni di rappresentanza proprie dei sindacati relativamente ai rispettivi iscrit-ti che sono distinte da quelle degli ordini.

2. L’Ordine professionale è ente pubblico nazionale non econo-mico, ha autonomia patrimoniale e finanziaria e determina con re-golamento la propria organizzazione, nel rispetto delle disposizioni della presente legge ed in particolare dell’autonomia ordinamentale stabilita dall’articolo 3. I regolamenti sono approvati dal Ministro della Giustizia, che ha compiti di vigilanza sugli Ordini, ai sensi del-l’articolo 14, comma 2, lettera e).

3. Ferma restando una più specifica articolazione stabilita, ai sensi dell’articolo 3, con l’ordinamento di categoria, l’Ordine si compone nel modo seguente:

a) un Consiglio nazionale, che assume la denominazione di Con-siglio Nazionale dell’Ordine della rispettiva categoria;

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PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

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b) Ordini territoriali, che assumono la denominazione di Ordine della rispettiva categoria nel proprio ambito di competenza territo-riale, secondo quanto previsto dal relativo ordinamento.

Art. 9(Ordine territoriale)

1. L’ordinamento di categoria disciplina l’organizzazione del-l’Ordine territoriale, prevedendo i seguenti organi, fatto salvo quan-to disposto dall’articolo 27, comma 2:

a) il consiglio, composto da un numero di consiglieri determinato in rapporto al numero degli iscritti all’albo ed eletto dall’assemblea ogni quattro anni; il mandato dei consiglieri può essere rinnovato per non più di due volte consecutive a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge. Il consiglio conferisce le cariche, eleg-ge il proprio presidente, che ha la rappresentanza legale dell’Ordine territoriale, e può delegare singole funzioni a uno o più consiglieri, ferma restando la responsabilità dell’intero consiglio;

b) l’assemblea, costituita dagli iscritti all’albo; l’assemblea eleg-ge i componenti del consiglio e del collegio dei revisori dei conti; approva il bilancio preventivo e quello consuntivo; esprime il parere sugli altri argomenti sottoposti dal consiglio; esercita ogni altra fun-zione ad essa attribuita dall’ordinamento di categoria;

c) il collegio dei revisori dei conti, composto, in relazione al numero degli iscritti all’albo, da uno a tre membri nominati fra gli iscritti all’elenco dei revisori dei conti, eletti dall’assemblea ogni tre anni; il mandato dei revisori dei conti può essere rinnovato per non più di tre volte consecutive; il collegio dei revisori dei conti controlla la tenuta dei conti e la gestione del bilancio.

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103 Quaderni

PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

Art. 10(Compiti dell’Ordine territoriale)

1. Spettano all’Ordine territoriale, che li esercita tramite il consi-glio, i seguenti compiti:

a) garantire l’osservanza dei princìpi della presente legge nel pro-prio ambito di competenza territoriale, nel rispetto di quanto previsto ai sensi dell’articolo 21, comma 2, lettera d);

b) curare la tenuta e l’aggiornamento dell’albo nonché la verifica periodica della sussistenza dei requisiti per l’iscrizione, dandone co-municazione al Consiglio Nazionale;

c) promuovere la formazione e l’aggiornamento permanenti degli iscritti all’albo, attraverso sistemi di valutazione stabiliti dagli ordi-namenti di categoria;

d) determinare, nel rispetto del bilancio preventivo, il contributo obbligatorio annuale che deve essere corrisposto da ogni iscritto per il finanziamento dell’Ordine territoriale e percepire il contributo mede-simo, mediante riscossione diretta ovvero con procedure esattoriali;

e) vigilare sul corretto esercizio della professione ed esercitare i conseguenti poteri disciplinari sugli iscritti all’albo;

f) formulare pareri in materia di liquidazione dei compensi ai pro-fessionisti;

g) esperire, su richiesta, il tentativo di conciliazione tra gli iscritti all’albo e i clienti che, nel caso di controversie relative ai compensi, possono farsi assistere anche da associazioni dei consumatori e degli utenti iscritte nell’elenco previsto dall’articolo 137 del codice del consumo, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206;

h) formulare i pareri richiesti dalle pubbliche amministrazioni ter-ritoriali su materie di interesse locale;

i) svolgere ogni altra funzione ad esso attribuita dall’ordinamento di categoria o delegata dal Consiglio Nazionale per lo svolgimento dei compiti di cui all’articolo 18 e al presente comma.

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PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

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Art. 11(Organizzazione e compiti del Consiglio Nazionale)

1. L’ordinamento di categoria disciplina l’organizzazione del Consiglio Nazionale prevedendo che:

a) il Consiglio Nazionale è composto da un numero di consiglieri determinato in rapporto al numero degli Ordini territoriali, tenuto conto della loro organizzazione e del numero degli iscritti all’albo. Il Consiglio nazionale è eletto dai consigli degli Ordini territoriali ogni cinque anni; il mandato dei consiglieri può essere rinnovato per non più di tre volte consecutive a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge. Il Consiglio nazionale conferisce le cariche, elegge il proprio presidente, che ha la rappresentanza legale del Con-siglio stesso, e può delegare singole funzioni a uno o più consiglieri, ferma restando la responsabilità del Consiglio nazionale;

b) il controllo della tenuta dei conti e della gestione del bilancio è affidato a un collegio dei revisori dei conti, composto da due membri nominati fra gli iscritti all’elenco dei revisori dei conti, nominati dal Ministro della giustizia ogni quattro anni. Il mandato dei revisori dei conti può essere rinnovato per non più di due volte consecutive.

2. Spettano al Consiglio Nazionale i seguenti compiti:a) vigilare sul rispetto dei princìpi della presente legge; b) svolgere i compiti ad esso assegnati dalla legge in attuazione

di obblighi comunitari; c) giudicare sui ricorsi avverso i provvedimenti adottati dall’Or-

dine territoriale, anche in funzione di giudice speciale qualora ope-rante prima del 1° gennaio 1948, secondo le norme dei rispettivi ordinamenti e nel rispetto degli articoli 24 e 111 della Costituzione;

d) esercitare funzioni di coordinamento degli Ordini territoriali; e) designare i rappresentanti della categoria presso commissioni e

organi di carattere nazionale e internazionale; f) formulare pareri richiesti dalle pubbliche amministrazioni;

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PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

g) determinare la misura del contributo obbligatorio annuale per lo svolgimento dei compiti di cui alla presente legge che deve essere corrisposto dall’Ordine territoriale, previa esazione dei contributi a carico iscritti agli albi, e percepire il contributo medesimo, mediante riscossione diretta ovvero con procedure esattoriali;

h) determinare gli standard qualitativi propri delle prestazioni professionali;

i) adottare i regolamenti ad esso delegati dall’ordinamento di ca-tegoria;

l) accreditare i percorsi formativi anche attraverso convenzioni con Università, enti pubblici e privati;

m) assicurare la compiuta informativa al pubblico sulle modalità di esercizio della professione;

n) svolgere ogni altra funzione attribuita dall’ordinamento di ca-tegoria.

Art. 12(Disposizioni per il funzionamento)

1. Gli ordinamenti di categoria prevedono i criteri sulla base dei quali l’Ordine territoriale può stabilire indennità per i membri dei diversi organi al fine di assicurare lo svolgimento del mandato senza pregiudizio economico, nonché le modalità di elezione del Consiglio nazionale e del consiglio dell’Ordine territoriale, prevedendo le ipo-tesi di ineleggibilità, incompatibilità e decadenza e le modalità dei relativi subentri, nel rispetto delle seguenti finalità:

a) favorire la partecipazione degli iscritti; b) garantire la trasparenza delle operazioni elettorali; c) identificare le limitazioni all’elettorato attivo e all’elettorato

passivo in presenza di gravi provvedimenti disciplinari divenuti de-finitivi.

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PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

106 Quaderni

Capo IV DISPOSIZIONI COMUNI ALL’ESERCIZIO DELLE PROFESSIONI INTELLETTUALI

Art. 13(Esercizio della professione)

1. L’accesso alla professione è libero e il suo esercizio è fondato e ordinato sull’autonomia e sull’indipendenza di giudizio, intellettuale e tecnica, del professionista.

2. L’esame di Stato per l’esercizio professionale di una professio-ne ordinistica non è soggetto a predeterminazione numerica dei po-sti, salvo eccezioni previste da leggi statali, ed è basato sulla verifica dell’effettività e dell’utilità del tirocinio.

3. La professione di notaio è soggetta a predeterminazione nu-merica in quanto partecipe dell’amministrazione della giustizia. Per l’accesso al notariato deve essere garantito un concorso annuale con disponibilità di posti non inferiore a 350 unità.

Art. 14(Liberi professionisti)

1. La professione è esercitata, sulla base dei requisiti stabiliti dagli ordinamenti di categoria, in forma individuale e in forma associata o societaria ai sensi di quanto previsto dal capo III.

2. Alla professione, in qualunque forma esercitata, non si applica la sezione I del capo I del titolo II del libro V del codice civile.

3. La legge stabilisce le professioni il cui esercizio è compatibi-le con la prestazione di lavoro subordinato, predisponendo apposite garanzie per assicurare l’autonomia e l’indipendenza di giudizio, in-tellettuale e tecnica, del professionista nonché l’assenza di conflitti di interesse anche in caso di part-time.

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PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

Art. 15(Professionisti dipendenti)

1. I professionisti dipendenti esercitano la professione in confor-mità alle disposizioni della presente legge, fatte salve le incompati-bilità previste dagli ordinamenti di categoria e dalla legge.

2. Nel caso in cui l’abilitazione professionale costituisca requisito per l’instaurazione del rapporto di lavoro subordinato è obbligato-ria l’iscrizione all’albo per l’espletamento delle relative mansioni, ai sensi di quanto previsto dagli ordinamenti di categoria.

3. I professionisti dipendenti pubblici, nell’ipotesi di cui al com-ma 2, sono soggetti alle norme deontologiche, stabilite ai sensi del-l’articolo 23, nel rispetto dei princìpi di buon andamento e imparzia-lità della pubblica amministrazione.

Art. 16(Tirocinio ed esame di Stato)

1. Nell’ordinamento professionale approvato ai sensi dell’articolo 3, sono stabiliti le condizioni e i requisiti del tirocinio professionale per l’ammissione all’esame di Stato, sulla base dei seguenti princìpi e criteri direttivi:

a) il tirocinio è volto all’acquisizione dei fondamenti teorici, pra-tici e deontologici della professione;

b) la durata del tirocinio non può essere superiore a due anni, salvo casi speciali;

c) il tirocinio è svolto sotto la responsabilità di un professionista iscritto all’albo, con adeguata anzianità di iscrizione, anche se effet-tuato presso amministrazioni, società e aziende che svolgono attività nel settore di riferimento della professione;

d) il tirocinio può anche essere svolto parzialmente, mediante la partecipazione a corsi di formazione per la preparazione agli esami

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PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

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di Stato, in Paesi dell’Unione europea o in altri Paesi esteri, ai sensi della lettera c);

e) deve essere stabilito un equo compenso in favore di chi svolge il tirocinio, tenendo conto dell’effettivo apporto del tirocinante, con riferimento al regime tariffario delle prestazioni rese. La retribuzio-ne economica non può comunque essere inferiore del 20 per cento del trattamento contrattuale più favorevole previsto per gli appren-disti negli studi professionali, anche se erogata con riferimento alle vigenti tariffe professionali.

2. Al tirocinante non si applicano le norme sul contratto di lavoro per i dipendenti di studi professionali.

3. Nell’ordinamento professionale approvato ai sensi dell’articolo 3, si provvede a disciplinare l’esame di Stato sulla base dei seguenti princìpi e criteri direttivi:

a) l’esame deve garantire la seria valutazione del merito dei can-didati e la verifica oggettiva del possesso delle conoscenze e delle attitudini necessarie per lo svolgimento dell’attività professionale;

b) l’esame deve prevalentemente basarsi su una verifica periodica dell’effettività del tirocinio, soggetta a valutazione anche tramite un sistema di crediti;

c) nelle commissioni giudicatrici non più oltre la metà dei com-missari, tra cui il presidente, sono designati dall’Ordine tra gli iscritti allo stesso Ordine territorialmente competente per l’esame.

4. In ogni caso, almeno la metà dei commissari sono designati con sorteggio tra i professionisti iscritti all’albo da almeno dieci anni.

Art. 17(Scuole di formazione e corsi di aggiornamento professionale)

1. Gli ordinamenti di categoria possono istituire apposite scuole di alta formazione per i professionisti e i tirocinanti, ovvero possono prevedere i criteri sulla base dei quali l’Ordine territoriale, nel rispet-

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PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

to delle direttive del Consiglio nazionale, può istituire tali scuole, anche mediante convenzioni e con la partecipazione di amministra-zioni pubbliche, istituti di formazione, casse di previdenza, sindacati e associazioni di professionisti.

2. Il Ministro dell’università e della ricerca, di concerto con il Mi-nistro dell’istruzione e con il Ministro della giustizia, riconosce con decreto i titoli rilasciati dalle scuole ai fini della formazione e della ammissione all’esame di Stato per l’esercizio della professione e vi-gila sull’esercizio delle funzioni in materia di formazione da parte degli Ordini territoriali.

3. Gli ordinamenti di categoria stabiliscono i criteri per la forma-zione ai fini del tirocinio e per l’aggiornamento professionale perio-dico degli iscritti. Sulla base di tali criteri e nel rispetto del principio di libera concorrenza, da parte di Ordini, associazioni e sindacati dei professionisti e casse di previdenza, possono essere promossi e orga-nizzati, mediante adeguate strutture, seminari e corsi di formazione. I seminari e i corsi di formazione per l’aggiornamento professionale periodico degli iscritti sono altresì promossi e organizzati da soggetti privati, previa approvazione dell’Ordine cui sono rivolti.

4. Le università e gli istituti del secondo ciclo di istruzione, di intesa con gli Ordini territoriali, possono istituire corsi per la prepa-razione all’esame di Stato, e per l’aggiornamento professionale e per l’anticipazione del tirocinio nell’ultimo anno di istruzione.

Art. 18(Assicurazione per la responsabilità professionale)

1. Il professionista deve rendere noto al cliente, al momento del-l’assunzione dell’incarico, gli estremi della polizza assicurativa sti-pulata per la responsabilità professionale e il relativo massimale.

2. I codici deontologici prevedono le conseguenze disciplinari della violazione dell’obbligo stabilito dal comma 1 del presente articolo.

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PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

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3. Gli ordinamenti di categoria e gli statuti delle associazioni di cui al capo III della presente legge stabiliscono i termini di copertura e le caratteristiche essenziali delle polizze assicurative per la respon-sabilità professionale.

4. Le condizioni generali delle polizze assicurative possono es-sere negoziate, per i propri iscritti, da Ordini, associazioni ed enti previdenziali privati che, in caso di mancato accordo con le compa-gnie assicurative, possono rivolgersi all’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private e di interesse collettivo (ISVAP).

Art. 19(Pubblicità)

1. L’esercizio professionale, in qualunque modo esercitato può essere oggetto di pubblicità informativa, con esclusione di metodi di pubblicità comparativa e negativa.

2. La pubblicità informativa può avere per oggetto le caratteri-stiche soggettive dell’organizzazione professionale, i contenuti, la qualità, le modalità, e, unitamente a tali elementi, i costi delle presta-zioni professionali.

3. Nelle professioni sanitarie e veterinarie le informazioni pubbli-citarie si adeguano ai modelli stabiliti dai codici deontologici e dagli ordinamenti di categoria.

Art. 20(Regime tariffario)

1. Nel rispetto del principio di libera determinazione del com-penso tra le parti di cui all’articolo 2233 del codice civile, le tariffe, previa istruttoria con i soggetti interessati, sono stabilite, per le sole attività riservate rese nell’interesse generale, con decreto del Mini-stro della giustizia di concerto con il Ministro competente sul settore

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111 Quaderni

PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

economico di riferimento della professione, su proposta del rispetti-vo Consiglio Nazionale, sentiti il Consiglio di Stato, le associazioni dei consumatori e degli utenti iscritte all’elenco previsto dall’articolo 137 del codice del consumo, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206 e l’Autorità Garante per il Mercato.

2. Le tariffe prevedono livelli massimi inderogabili e minimi, ne-goziabili dal cliente in relazione alle modalità, al tempo e ai risultati delle prestazioni. Non sono comunque previsti livelli minimi per le prestazioni professionali rese in favore delle attività di volontariato definite ai sensi della legislazione vigente.

3. Nelle controversie legali gli onorari degli avvocati non pos-sono comunque superare il dieci per cento del valore della causa o dell’affare.

4. Nello svolgimento dei concorsi e delle gare per le attività di progettazione delle opere pubbliche i criteri di selezione devono pri-vilegiare la qualità e le prestazioni professionali non possono essere remunerate con uno sconto inferiore ad un terzo dei minimi tariffari previsti.

5. In caso di controversia sull’applicazione delle tariffe, il consi-glio dell’Ordine territoriale competente garantisce al soggetto che contesta la parcella professionale il diritto al contraddittorio e l’assi-stenza da parte di un rappresentante di una organizzazione sindacale o di tutela dei consumatori di sua fiducia.

6. In sede di revisione delle tariffe deve essere privilegiata la strut-tura che consente di definire il costo forfettario delle prestazioni.

Art. 21(Norme previdenziali)

1. Gli enti previdenziali privati disciplinati dal decreto legislati-vo 30 giugno 1994, n. 509, e successive modificazioni, dal decreto legislativo 10 febbraio 1996, n. 103, e successive modificazioni, e

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PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

112 Quaderni

dal decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252, esercitano i compiti statutari e le attività previdenziali e assistenziali ai sensi dell’arti-colo 38 della Costituzione, in posizione di indipendenza e autono-mia, normativa e gestionale, senza finanziamenti diretti o indiretti da parte dello Stato. Le loro risorse patrimoniali sono private e devono garantire l’erogazione delle prestazioni di competenza a favore dei beneficiari.

2. Sono assoggettati a contribuzione obbligatoria a favore dell’en-te previdenziale di categoria tutti i redditi indicati negli ordinamenti di categoria di riferimento. Sono comunque assoggettati a contribu-zione obbligatoria, anche in mancanza di specifica previsione negli ordinamenti di categoria di riferimento, i redditi derivanti dall’atti-vità di amministratore, revisore e sindaco di società e di enti svolta dai soggetti che sono tenuti alla contribuzione nei confronti dell’ente di categoria.

3. Quando è consentito l’esercizio dell’attività professionale in forma associativa o societaria, i redditi prodotti nell’esercizio del-l’attività professionale costituiscono redditi di lavoro autonomo e sono assoggettati alla contribuzione obbligatoria in favore dell’ente previdenziale di categoria cui ciascun professionista fa riferimento in forza dell’iscrizione obbligatoria al relativo albo. Tale contributo deve essere versato pro quota ai rispettivi enti previdenziali secondo gli ordinamenti di categoria vigenti.

4. Nel rispetto dell’autonomia privata, gli enti previdenziali con-formano le proprie funzioni allo scopo di soddisfare tutte le moderne esigenze di previdenza e assistenza.

5. I soggetti che esercitano la professione riconosciuta in forma associativa possono iscriversi, sulla base del principio contributivo, alle Casse di previdenza delle professioni ordinistiche corrisponden-ti per materia e contenuti professionali.

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113 Quaderni

PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

Capo V CODICE DEONTOLOGICO E SANZIONI

Art. 22(Codice deontologico)

1. Il codice deontologico per l’esercizio professionale assicura il corretto esercizio della professione nonché il decoro e il prestigio della professione medesima e garantisce i diritti dei cittadini utenti delle prestazioni professionali. Il codice deontologico afferma i prin-cipi della responsabilità professionale, della qualità, della sussidia-rietà, della leale concorrenza.

2. Il codice deontologico è adottato e periodicamente aggiornato dal Consiglio nazionale, previa consultazione degli Ordini territoriali.

3. Il codice deontologico è pubblicato e reso accessibile ai terzi da parte dell’Ordine professionale.

Art. 23(Responsabilità disciplinare)

1. Il professionista deve: a) rispettare le leggi e il codice deontologico; b) comportarsi in modo conforme alla dignità e al decoro profes-

sionale, alla qualità professionale, al rispetto dell’utente, al principio di leale concorrenza;

c) provvedere all’aggiornamento della propria formazione pro-fessionale secondo quanto previsto dall’ordinamento di categoria.

2. Il professionista che non ottempera ai doveri di aggiornamento professionale e che interrompe l’esercizio professionale per un pe-riodo prolungato, secondo i criteri stabiliti dall’ordinamento di cate-goria, è radiato dall’albo.

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PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

114 Quaderni

Art. 24(Sanzioni disciplinari)

1. La violazione delle disposizioni di cui all’articolo 25 comporta l’irrogazione delle sanzioni disciplinari stabilite dall’ordinamento di categoria nel rispetto di quanto previsto dal presente articolo.

2. Le sanzioni disciplinari sono proporzionali alla gravità della violazione.

3. Le sanzioni disciplinari sono le seguenti: a) l’avvertimento, che consiste in un richiamo scritto comunicato

all’interessato; b) la censura, che consiste in una dichiarazione di biasimo resa

pubblica;c) la sospensione, che consiste nell’inibizione all’esercizio della

professione da un minimo di un mese a un massimo di due anni;d) la radiazione, che consiste nella cancellazione dall’albo.4. L’ordinamento di categoria determina le condizioni e le proce-

dure con le quali l’iscritto può essere eccezionalmente sospeso in via cautelare dall’esercizio della professione; in ogni caso la sospensio-ne cautelare non può avere durata superiore a un anno.

5. Il professionista radiato può chiedere di essere reiscritto all’al-bo, sussistendone i presupposti, non prima di cinque anni dalla data di efficacia del provvedimento di radiazione.

6. Nel caso di società tra professionisti iscritti all’albo, la respon-sabilità disciplinare del socio concorre con quella della società se la violazione commessa è ricollocabile a direttive impartite dalla so-cietà.

7. Nel caso di società interprofessionale, la cancellazione da uno degli albi nei quali la società è iscritta è causa legittima di esclusione dei soci iscritti al medesimo albo.

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115 Quaderni

PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

Art. 25(Procedimento disciplinare)

1. Gli ordinamenti di categoria disciplinano, nel rispetto dei prin-cìpi del codice di procedura civile, in quanto compatibili, il procedi-mento disciplinare, che ha inizio d’ufficio, su segnalazione del clien-te, di chiunque vi abbia interesse, nonché, nell’esercizio dei poteri di vigilanza, su richiesta del Ministro della giustizia.

2. Gli ordinamenti di categoria prevedono e disciplinano l’affida-mento dell’esercizio delle funzioni disciplinari a uno specifico orga-no, distinto dal consiglio dell’Ordine territoriale e presieduto da un magistrato.

3. Il procedimento disciplinare è svolto assicurando: a) la contestazione degli addebiti; b) il diritto di difesa; c) la distinzione tra le funzioni istruttorie e quelle giudicanti; d) la motivazione delle decisioni e pubblicità del provvedimen-

to; e) la facoltà dell’esponente con esclusione del potere di impugna-

tiva, salvo quanto previsto dal comma 6.4. L’azione disciplinare si prescrive in cinque anni dalla data della

presunta violazione e il procedimento deve concludersi, a pena di decadenza, entro ventiquattro mesi dalla sua apertura, fatte salve le ipotesi di sospensione e di interruzione del procedimento stesso.

5. Al procedimento disciplinare di cui al presente articolo non si applica la legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni.

6. Avverso i provvedimenti disciplinari emanati dall’Ordine terri-toriale è ammesso ricorso al Consiglio nazionale, salvo che l’ordina-mento non preveda impugnazione davanti ad un’autorità diversa.

7. Sono fatte salve le disposizioni legislative vigenti che regolano i procedimenti disciplinari delle professioni istituite prima dell’en-trata in vigore della Costituzione.

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PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

116 Quaderni

Capo VI RICONOSCIMENTO DELLE ASSOCIAZIONI PROFESSIONALI NON REGOLAMENTATE

Art. 26(Princìpi generali)

1. La legge garantisce la libertà di costituzione di associazioni professionali formate da professionisti, di natura privatistica, fonda-te su base volontaria, senza vincolo di esclusiva e nel rispetto della libera concorrenza.

2. Gli statuti e le clausole associative delle associazioni profes-sionali devono garantire la trasparenza delle attività e degli assetti associativi, la dialettica democratica tra gli associati e l’osservanza dei princìpi deontologici, nonché una struttura organizzativa e tec-nico-scientifica adeguata all’effettivo e oggettivo raggiungimento delle finalità dell’associazione.

3. Le associazioni professionali garantiscono la formazione per-manente e adottano un codice deontologico, vigilano sul comporta-mento degli associati e definiscono le sanzioni disciplinari da irroga-re agli associati per le violazioni del medesimo codice.

Art. 27(Riconoscimento delle associazioni e requisiti)

1. Al fine del riconoscimento delle associazioni delle professioni attualmente non regolamentate si tiene conto:

a) dell’avvenuta costituzione per atto pubblico o per scrittura privata autenticata o per scrittura privata registrata presso l’Ufficio del Registro, o da altra idonea documentazione ufficiale, da almeno quattro anni;

b) della adozione di uno statuto che sancisca un ordinamento a base democratica, senza scopo di lucro, la precisa identificazione

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117 Quaderni

PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

delle attività professionali qui l’associazione di riferisce, i titoli di studio e le esperienze formative necessari, la rappresentatività eletti-va delle cariche interne e l’assenza di situazioni di conflitto di inte-resse o di incompatibilità, la trasparenza degli assetti organizzativi e l’attività dei relativi organi, l’esistenza di una struttura organizzativa e tecnico-scientifica adeguata all’effettivo raggiungimento delle fi-nalità dell’associazione;

c) la tenuta di un elenco degli iscritti, aggiornato annualmente con l’indicazione delle quote versate direttamente alla associazione per gli scopi statutari;

d) della chiara individuazione di elementi di deontologia; e) della previsione dell’obbligo della formazione permanente;f) della ampia diffusione sul territorio nazionale (almeno dieci

regioni); g) della mancata pronuncia nei confronti dei suoi legali rappre-

sentanti di condanna, passato ingiudicato, in relazione ad attività professionali o riferibili all’associazione medesima.

2. Le associazioni in possesso dei requisiti di cui al periodo pre-cedente sono riconosciute, previo parere del CNEL, con decreto del Ministro della Giustizia, di concerto con il Ministro delle politiche comunitarie e del Ministro competente per materia o settore preva-lente di attività.

3. Le associazione individuate con decreto ministeriale possono rilasciare agli iscritti un attestato di competenza.

Art. 28(Registro delle associazioni professionali)

1. Presso il Ministero della giustizia è istituito il Registro delle associazioni professionali, di seguito denominato «Registro».

2. Con il decreto di riconoscimento di cui al comma precedente le associazioni possono chiedere l’iscrizione nel Registro.

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PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

118 Quaderni

Art. 29(Attestato di competenza)

1. È istituito l’attestato di competenza, in conformità alla direttiva 92/51/CEE con il quale le associazioni professionali di cui al pre-sente titolo attestano il possesso dei prescritti requisiti professionali, l’esercizio abituale della professione, il costante aggiornamento del professionista nonché un comportamento conforme alle norme del corretto svolgimento della professione.

2. Le associazioni professionali definiscono i requisiti che il pro-fessionista deve possedere ai fini del rilascio dell’attestato di compe-tenza di cui al comma 1, tra i quali rientrano, in particolare:

a) l’individuazione di livelli di qualificazione professionale, di-mostrabili tramite il conseguimento di titoli di studio o di percorsi formativi alternativi;

b) la definizione dell’oggetto dell’attività professionale e dei rela-tivi profili professionali;

c) la determinazione di standard qualitativi da rispettare nell’eser-cizio dell’attività professionale.

3. L’attestato di competenza, che ha validità triennale, non è re-quisito vincolante per l’esercizio delle attività professionali di cui al presente titolo ed è rilasciato a tutti i professionisti iscritti alle associazioni professionali che ne fanno richiesta e che dimostrano di essere in possesso dei requisiti di cui ai commi 2 e 4.

4. Il professionista, ai fini del rilascio dell’attestato di competen-za, deve altresì essere in possesso della polizza assicurativa per la responsabilità professionale.

5. Il mancato rinnovo dell’iscrizione all’associazione professio-nale che ha rilasciato l’attestato di competenza comporta la perdita della validità dell’attestato stesso.

6. L’iscritto all’associazione professionale ha l’obbligo di infor-mare l’utenza, qualora richiesto, del proprio numero di iscrizione

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119 Quaderni

PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

all’associazione e degli estremi dell’iscrizione dell’associazione stessa nel Registro.

Art. 30(Limiti all’esercizio della professione)

1. I professionisti iscritti alle associazioni riconosciute non posso-no esercitare attività professionali riservate dalla legge a specifiche categorie.

2. È comunque vietata l’adozione e l’uso di denominazioni pro-fessionali relative a professioni organizzate in ordini e collegi.

Art. 31(Vigilanza)

1. Il Ministero della giustizia, di concerto con il Ministero dello sviluppo economico, vigila sull’operato delle associazioni professio-nali al fine di verificare il rispetto e il mantenimento dei requisiti di cui al presente titolo, e ne dispone la cancellazione dal Registro, con la conseguente revoca dell’autorizzazione a rilasciare gli attestati di competenza nel caso ravvisi irregolarità nell’operato delle predette associazioni, perdita dei requisiti, o prolungata inattività.

Capo VII SOCIETÀ E ASSOCIAZIONI TRA PROFESSIONISTI

Art. 32(Società tra professionisti. Principi di delega)

1. È consentita la costituzione di società per l’esercizio di attività professionali, che possono essere ammessi a godere di agevolazioni

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PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

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fiscali, secondo i tipi previsti dal codice civile e dalla legislazione vigente.

2. La società che ha per oggetto l’esercizio di una professione, denominata «società tra professionisti-STP», fermo restando quanto previsto dal presente articolo, può essere costituita secondo i modelli societari regolati dai titoli V e VI del libro V del codice civile.

3. In ogni caso la società tra professionisti contiene nella denomi-nazione l’indicazione «società tra professionisti- STP», seguita dalla sigla relativa al tipo societario prescelto all’atto della costituzione.

4. La società tra professionisti può essere costituita anche per l’esercizio di più attività professionali.

5. Il Governo è delegato alla disciplina delle società tra profes-sionisti con decreto legislativo da emanare, previo parere delle com-petenti commissioni parlamentari, entro sei mesi dalla approvazione della presente legge, sulla base dei seguenti principi e criteri:

a) prevedere che le professioni regolamentate nel sistema ordi-nistico possano essere esercitate in forma societaria o cooperativa avente ad oggetto esclusivo l’esercizio in comune da parte dei soci e disciplinare tale società come tipo autonomo e distinto dalle società previste dal codice civile; prevedere che dette professioni possano essere esercitate anche mediante strumenti societari o cooperativi temporanei che garantiscano l’esistenza di un centro di imputazione di interessi in relazione a uno scopo determinato e cessino dopo il raggiungimento dello stesso;

b) prevedere che alla società possano partecipare soltanto profes-sionisti iscritti ad ordini, albi e collegi, anche in differenti sezioni, nonché cittadini degli Stati membri dell’Unione europea purché in possesso del titolo di studio abilitante ovvero soggetti non profes-sionisti soltanto per prestazioni tecniche o con una partecipazione minoritaria, fermo restando il divieto per tali soci di partecipare alle attività riservate e agli organi di amministrazione della società;

c) disciplinare con precisione la ragione sociale della società a

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121 Quaderni

PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

tutela dell’affidamento degli utenti e prevedere l’iscrizione della so-cietà agli albi professionali;

d) prevedere che l’incarico professionale conferito alla socie-tà possa essere eseguito solo dai soci in possesso dei requisiti per l’esercizio della prestazione professionale richiesta, designati dal-l’utente, e stabilire che, in mancanza di tale designazione, il nomi-nativo debba essere previamente comunicato per iscritto all’utente; assicurare comunque l’individuazione certa del professionista autore della prestazione;

e) prevedere che la partecipazione ad una società sia incompatibi-le con la partecipazione ad altra società tra professionisti;

f) prevedere le modalità di esclusione dalla società del socio che sia stato cancellato dal rispettivo albo con provvedimento definiti-vo;

g) prevedere che la società possa rendersi acquirente di beni e di-ritti strumentali all’esercizio della professione e compiere le attività necessarie a tale scopo;

h) prevedere che i professionisti soci siano tenuti all’osservanza del codice deontologico del proprio ordine;

i) prevedere che anche la società sia soggetta al regime disciplina-re dell’ordine al quale risulti iscritta;

l) prevedere le opportune deroghe nell’applicazione delle norme fallimentari alle società professionali;

m) riconoscere comunque i diversi modelli societari già vigenti al momento dell’entrata in vigore della presente legge, in particolare nei settori dell’ingegneria e della sanità.

6. Per le società tra avvocati, a garanzia dell’indipendenza e del-l’autonomia professionale, vigono le norme dell’ordinamento comu-nitario ed è comunque esclusa la presenza di un socio terzo di puro capitale.

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PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

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Art. 33(Esercizio della professione in forma associata)

1. È consentito l’esercizio in forma associata delle professioni da parte delle persone che, munite dei necessari titoli di studio e di abi-litazione professionale, ovvero autorizzate all’esercizio di specifiche attività in forza di particolari disposizioni di legge, si associano per l’esercizio delle professioni o delle altre attività per cui sono abilitate o autorizzate.

2. Nel caso di esercizio in forma associata delle professioni di cui al comma 1, nella denominazione dello studio e nei rapporti con i terzi deve essere obbligatoriamente utilizzata la dizione «associazio-ne tra professionisti» seguita dal nome e cognome, con i relativi titoli o qualifiche professionali, dei singoli associati.

3. L’esercizio associato delle professioni o delle altre attività, ai sensi del comma 2, deve essere notificato agli Ordini professionali e alle asso-ciazioni di categoria da cui sono rappresentati i singoli associati.

4. La legge 23 novembre 1939, n. 1815, e successive modifica-zioni, è abrogata.

Art. 34(Associazioni specialistiche degli iscritti agli albi)

1. I professionisti iscritti agli albi, al fine di favorire l’identifica-zione di specifici profili professionali, possono costituire apposite associazioni dotate dei seguenti requisiti:

a) l’associazione deve essere costituita fra coloro che esercitano la medesima professione e deve avere adeguate diffusione e rappre-sentanza territoriali;

b) lo statuto dell’associazione deve prevedere come scopo la pro-mozione del profilo professione nonché la formazione e l’aggiorna-mento professionali dei suoi iscritti;

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PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

c) lo statuto dell’associazione deve prevedere una disciplina degli organi associativi su base democratica ed escludere espressamente ogni attività commerciale;

d) l’associazione deve dotarsi di strutture, organizzative e tec-nico-scientifiche, idonee al perseguimento delle proprie finalità di innalzamento dei livelli di qualificazione professionale e di aggior-namento professionale.

2. Le associazioni di cui al presente articolo comunicano il pos-sesso dei requisiti previsti dal comma 2 del presente articolo al Mini-stero della giustizia ai fini del pieno esercizio delle funzioni di vigi-lanza. Nel caso in cui sia accertata la mancanza dei suddetti requisiti è inibita all’associato la pubblicizzazione della propria appartenenza all’associazione medesima.

Capo VIII NORME FINALI

Art. 35(Politiche economiche per i professionisti)

1. I provvedimenti che introducono agevolazioni o incentivi diretti a favorire la formazione e l’aggiornamento professionali, lo sviluppo dell’occupazione e l’accesso al credito devono tenere in considerazio-ne coloro che esercitano le attività professionali di cui alla presente legge. In particolare devono essere privilegiate le società tra professio-nisti e interprofessionali costituite da giovani e quelle che costituisco-no sedi operative in Cina e nei principali mercati emergenti.

2. Ai professionisti di cui alla presente legge è riconosciuto un credito di imposta, determinato annualmente dalla legge finanziaria, per documentate attività di ricerca di elevato contenuto scientifico, tecnico e disciplinare.

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PROPOSTE DI RIFORME NORMATIVE

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Art. 36(Principio di concertazione)

1. Il Comitato unitario delle professioni, il Coordinamento delle libere associazioni professionali e le principali associazioni rappre-sentative delle professioni di cui alla presente legge, sono consultati dal Governo in merito alle scelte socio-economiche di carattere ge-nerale e nella fase di predisposizione del disegno di legge finanziaria annuale.

Art. 37(Effetti e abrogazioni)

1. Nell’esercizio della delega in materia societaria di cui all’ar-ticolo 32, e nell’esercizio della potestà regolamentare prevista dal-l’articolo 3, da esercitare ai sensi dell’articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1998, n. 400 e successive modificazioni, il Governo è autorizzato a indicare le norme abrogate in quanto incompatibili con i principi della presente legge.

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125 Quaderni

OPINIONI E DOCUMENTI

OPINIONI E DOCUMENTI

Commissione di Garanzia dell’Attuazione della Legge sullo

Sciopero nei Servizi Pubblici Essenziali

CODICE DI AUTOREGOLAMENTAZIONE DELLE ASTENSIONI DALLE UDIENZE DEGLI AVVOCATI

L’Organismo Unitario dell’Avvocatura (O.U.A.) e

l’Associazione Nazionale Giovani Avvocati (AIGA) l’Associazione Nazionale Forense (A.N.F.)

l’Unione Nazionale Camere Civili (U.N.C.C.)l’Unione Camere Penali Italiane (U.C.P.I.)

congiuntamente sottopongono alla Commissione di Garanzia per l’attuazione della legge sullo

sciopero nei servizi pubblici essenziali, il presente

CODICE DI AUTOREGOLAMENTAZIONE

Articolo 1 (Ambito di applicazione)

1. La presente regolamentazione disciplina le modalità dell’asten-sione collettiva dall’attività giudiziaria degli avvocati.

Articolo 2 (Proclamazione e durata delle astensioni)

1. La proclamazione dell’astensione, con l’indicazione della spe-

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OPINIONI E DOCUMENTI

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cifica motivazione e della sua durata, deve essere comunicata almeno dieci giorni prima della data dell’astensione al Presidente della Corte d’appello e ai dirigenti degli uffici giudiziari civili, penali ammini-strativi e tributari interessati, nonché – anche quando l’astensione ri-guardi un singolo distretto o circondario, al Ministro della Giustizia, o ad altro Ministro interessato, alla Commissione di garanzia dell’at-tuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali e al Consiglio Nazionale Forense. L’organismo proclamante assicura la comunicazione al pubblico della astensione con modalità tali da de-terminare il minimo disagio per i cittadini, in modo da rendere nota l’iniziativa il più tempestivamente possibile. Tra la proclamazione e l’effettuazione dell’astensione non può intercorrere un periodo supe-riore a sessanta giorni.

2. La revoca della proclamazione deve essere comunicata agli stessi destinatari di cui al comma precedente almeno cinque giorni prima della data fissata per l’astensione medesima salva la richiesta da parte della Commissione di garanzia o la sopravvenienza di fatti significativi.

3. Le disposizioni in tema di preavviso e di durata possono non essere rispettate nei soli casi in cui l’astensione e proclamata ai sensi dell’art. 2 comma 7 della L. n. 146/1990, come modificata dalla L. n. 83/2000.

4. Ciascuna proclamazione deve riguardare un unico periodo dà astensione. L’astensione non può superare otto giorni consecutivi con l’esclusione dal computo della domenica e degli altri giorni fe-stivi. Con riferimento a ciascun mese solare non può comunque es-sere superato la durata di otto giorni anche se si tratta di astensioni aventi ad oggetto questioni e temi diversi. In ogni caso tra il termine finale dì un’astensione e l’inizio di quella successiva deve intercor-rere un intervallo di almeno quindici giorni. Tali limitazioni non si applicano nei casi in cui è prevista la proclamazione dell’astensione senza preavviso. Nel caso di più astensioni proclamate in difformità

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127 Quaderni

OPINIONI E DOCUMENTI

dalla presente norma, la Commissione di garanzia provvederà in via preventiva alla valutazione del prevedibile impatto delle proclama-zioni in conflitto.

Articolo 3 (Effetti dell’astensione)

1. Nel processo civile, penale, amministrativo e tributario la man-cata comparizione dell’avvocato all’udienza o all’atto di indagine preliminare o a qualsiasi altro atto o adempimento per il quale sia prevista la sua presenza, ancorché non obbligatoria, affinché sia considerata in adesione all’astensione regolarmente proclamata ed effettuata ai sensi della presente disciplina, e dunque considerata le-gittimo impedimento del difensore, deve essere alternativamente:

a) dichiarata – personalmente o tramite sostituto del legale titola-re della difesa o del mandato – all’inizio dell’udienza o dell’atto di indagine preliminare;

b) comunicata con atto scritto trasmesso o depositato nella can-celleria del giudice o nella segreteria del pubblico ministero, oltre-ché agli altri avvocati costituiti, almeno due giorni prima della data stabilita:

2. Nel rispetto delle modalità sopra indicate l’astensione costituisce legittimo impedimento anche qualora avvocati del medesimo proce-dimento non abbiano aderito all’astensione stessa la presente dispo-sizione sì applica a tutti ì soggetti del procedimento, ivi compresi i difensori della persona offesa, ancorché non costituita parte civile.

3. Nel caso in cui sia possibile la separazione o lo stralcio per le parti assistite da un legale che non intende aderire alla astensione, questi, conformemente alle regole deontologiche forensi, deve farsi carico di avvisare gli altri colleghi interessati all’udienza o all’atto di indagine preliminare quanto prima, e comunque almeno due giorni prima della data stabilita ed è tenuto, a non compiere atti pregiudi-zievoli per le altre parti in causa.

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OPINIONI E DOCUMENTI

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4. Il diritto di astensione può essere esercitato in ogni stato e grado del procedimento sia dal difensore di fiducia che da quello di ufficio.

Articolo 4 (Prestazioni indispensabili in materia penale)

1. L’astensione non è consentita nella materia penale in riferimento: 2. a) all’assistenza al compimento degli atti di perquisizione e

sequestro, alle udienze di convalida dell’arresto e del fermo, a quelle afferenti misure cautelari, agli interrogatori ex art. 294 del codice di procedura penale, all’incidente probatorio ad eccezione dei casi in cui non si verta in ipotesi dì urgenza, come ad esempio di accerta-mento peritale complesso, al giudizio direttissimo e al compimento degli atti urgenti di cui all’articolo 467 del codice di procedura pe-nale, nonché ai procedimenti e processi concernenti reati la cui pre-scrizione maturi durante il periodo di astensione, ovvero, se pendenti nella fase delle indagini preliminari, entro 360 giorni, se pendenti in grado di merito, entro 180 giorni, se pendenti nel giudizio di legitti-mità, entro 90 giorni;

3. b) nei procedimenti e nei processi in relazione ai quali l’impu-tato si trovi in stato di custodia cautelare o di detenzione, ove l’impu-tato chieda espressamente, analogamente a quanto previsto dall’art. 420 ter comma 5 (introdotto dalla L. n. 479/1999) del codice di pro-cedura penale, che si proceda malgrado l’astensione del difensore. In tal caso il difensore di fiducia o d’ufficio, non può legittimamente astenersi ed ha l’obbligo di assicurare la propria prestazione profes-sionale.

Articolo 5(Prestazioni indispensabili in materia civile)

1. L’astensione non è consentita, in riferimento alla materia civi-le, nei procedimenti relativi:

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OPINIONI E DOCUMENTI

2. a) a provvedimenti cautelari, provvedimenti sommari di cogni-zione al sensi dell’art. 19 D.lgs. n. 5/2003, allo stato e alla capacità delle persone, ad alimenti, alla comparizione personale dei coniugi in sede di separazione o di divorzio o nei procedimenti modificativi e all’affidamento o mantenimento di minori;

3. b) alla repressione della condotta antisindacale, nella fase di cognizione sommaria prevista dall’art, 28 della l. n. 300/1970, ed ai procedimenti aventi ad oggetto licenziamenti individuali o collettivi ovvero trasferimenti, anche ai sensi della normativa di cui al d.lgs. n. 165/2001;

4. c) a controversie per le quali è stata dichiarata 1’urgenza ai sensi dell’art. 92, comma 2, del r.d. n. 12/1941 e successive modifi-cazioni ed integrazioni;

5. d) alla dichiarazione o alla revoca dei fallimenti;6. e) alla convalida di sfratto, alla sospensione dell’esecuzione,

alla sospensione o revoca dell’esecutorietà di provvedimenti giudi-ziali;

7. f) alla materia elettorale.

Articolo 6 (Prestazioni indispensabili nelle altre materie)

1. L’astensione non è consentita, in riferimento alla materia am-ministrativa e tributaria:

2. a) nei procedimenti cautelari e urgenti; 3. b) nei procedimenti relativi alla materia elettorale.

Articolo 7 (Controllo deontologico)

1. Quanto alle violazioni delle disposizioni concernenti la pro-clamazione e l’attuazione dell’astensione, oltre a quanto previsto dagli artt. 2 bis e 4, comma 4, della L. n. 146/1990, così come rifor-mulati dalla L. n. 83/2000, resta ferma anche l’eventuale valutazione

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OPINIONI E DOCUMENTI

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dei Consigli dell’Ordine in sede di esercizio dell’azione disciplinare. Gli stessi Ordini Professionali vigilano sul rispetto individuale delle regole e modalità di astensione. Gli organismi forensi si impegnano ad assicurare il coordinamento delle iniziative in caso di questioni applicative concernenti il codice di autoregolamentazione. Le que-stioni saranno risolte e disciplinate secondo il principio della tutela dei cittadini e della necessità di assoggettare gli stessi al minor disa-gio possibile nel caso concreto.

COMMISSIONE DI GARANZIADELL’ATTUAZIONE DELLA LEGGE SULLO SCIOPERO

NEI SERVIZI PUBBLICI ESSENZIALI

Codice di autoregolamentazione delle astensioni dalle udien-ze degli avvocati adottato da OUA, UCPI, ANF, AIGA, UNCC valutato idoneo dalla Commissione di garanzia il 13 dicembre 2007. Poss. 20698-9172

LA COMMISSIONE

PREMESSO

1. che le astensioni collettive dalle udienze degli avvocati sono attualmente disciplinate dalla Regolamentazione provvisoria adot-tata dalla Commissione con delibera n. 02/137 del 4 luglio 2002, pubblicata in G.U. n. 171 del 23 luglio 2002;

2. che l’esperienza applicativa della suddetta disciplina ha di-mostrato come la stessa possa essere migliorata al fine di realizzare l’equo contemperamento tra i diversi diritti costituzionali il cui godi-mento la Commissione è chiamata a tutelare anche risolvendo alcuni dubbi interpretativi reiteratamente insorti;

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OPINIONI E DOCUMENTI

3. che, peraltro, la Commissione ha ritenuto opportuno sollecita-re le organizzazioni rappresentative dell’Avvocatura a dotarsi di un codice di autoregolamentazione, da sottoporre alla Commissione ai fini del giudizio di idoneità, onde superare il regime “provvisorio” dell’attuale regolamentazione;

4. che, allo scopo, la Commissione in data 3 febbraio 2005 ha convocato il Consiglio Nazionale Forense, l’Organismo Unitario dell’Avvocatura Italiana, l’Unione delle Camere Penali Italiane, l’Unione delle Camere Civili, l’ Associazione Italiana Giovani Av-vocati e l’Associazione Nazionale Forense;

5. che, nonostante detta audizione, tenutasi in data 3 marzo 2005, si sia conclusa con l’invito rivolto dalla Commissione agli organismi di rappresentanza dell’Avvocatura a predisporre un codice di autore-golamentazione che valesse a superare sia il regime provvisorio ed eteronomo della regolamentazione vigente, sia i problemi determina-ti da alcuni punti controversi dell’attuale disciplina, nessuna notizia successivamente perveniva circa gli intendimenti di tali organismi;

6. che la Commissione ritenendo, pertanto, di dover procedere ad una revisione complessiva della disciplina vigente ha formulato, con delibera n. 07/26 del 25 gennaio 2007, ai sensi dell’art. 13 lett. a) della legge n. 146/1990 e successive modifiche, una proposta di modifica della predetta regolamentazione provvisoria;

7. che la proposta in parola è stata notificata all’Organismo Uni-tario dell’Avvocatura Italiana, all’Unione delle Camere Penali Italia-ne, all’Unione delle Camere Civili, all’ Associazione Italiana Giova-ni Avvocati ed all’Associazione Nazionale Forense;

8. che, a seguito della notifica della proposta da parte della Com-missione, i predetti organismi di rappresentanza dell’avvocatura hanno trasmesso un “Codice di autoregolamentazione delle asten-sioni dalle udienze degli avvocati” adottato, in data 4 aprile 2007, congiuntamente, da Organismo Unitario dell’Avvocatura Italiana, dell’Unione Camere Penali Italiane, dall’Associazione Nazionale

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OPINIONI E DOCUMENTI

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Forense, dall’AIGA nonché dall’Unione Nazionale delle Camere Civili per sollecitarne “un giudizio di conformità ai principi dell’or-dinamento in materia di astensione dall’attività giudiziaria”;

9. che, pertanto, la Commissione, esaminato il testo del codice, ritenuto di dover sottoporre ai suddetti soggetti collettivi alcune os-servazioni e proposte di modifica, ha convocato le predette associa-zioni per un incontro;

10. che la suddetta audizione si è svolta il 19 settembre 2007, con esito interlocutorio, registrandosi una favorevole convergenza di opinioni, tra i rappresentanti delle diverse organizzazioni, sulla necessità di rivedere alcune disposizioni della citata disciplina;

11. che, pertanto, in data 22 ottobre 2007 i predetti organismi di rappresentanza dell’Avvocatura hanno ritrasmesso alla Commissio-ne il predetto codice del 4 aprile 2007 modificato a seguito di quanto emerso in occasione dell’audizione del 19 settembre 2007;

12. che, con nota del 9 novembre 2007, la Commissione ha invia-to il Codice di autoregolamentazione delle astensioni dalle udienze degli avvocati alle organizzazioni degli utenti e dei consumatori di cui al D.Lgs 6 settembre 2005, n. 206 al fine di acquisirne il parere, come prescritto dall’art. 13 lett. a), legge n. 146/1990, come mo-dificato dalla legge n. 83/2000, assegnando a tali organizzazioni il termine del 26 novembre 2007 per l’invio del predetto parere;

13. che, in data 27 novembre 2007, sono pervenute le osservazio-ni dell’Assoutenti con le quali è stata segnalata l’opportunità della previsione, nella disciplina in esame, di un obbligo di comunicazio-ne diretta e preventiva verso il cliente da parte dell’avvocato che intende aderire all’astensione.

CONSIDERATO

1. che la legge n. 146/1990, all’art. 1, comma 1, lett. a), indivi-dua “l’amministrazione della giustizia, con particolare riferimento ai

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OPINIONI E DOCUMENTI

provvedimenti restrittivi della libertà personale ed a quelli cautelari ed urgenti, nonché ai processi penali con imputati in stato di deten-zione”, come un servizio pubblico essenziale rientrante nel campo di applicazione della legge medesima;

2. che, successivamente, la legge n. 83/2000 ha espressamente incluso, nell’art. 2 (divenuto art. 2 bis della legge n. 146/1990) nel campo di applicazione della normativa in questione, anche le asten-sioni collettive dalle prestazioni poste in essere dai professionisti;

3. che il comma 1 del citato art. 2-bis della legge n. 146/1990, così come novellata dalla menzionata legge di riforma n. 83/2000 prevede l’obbligo nei casi in esame del “rispetto di misure dirette a consentire l’erogazione delle prestazioni indispensabili” di cui al-l’art. 1, ed afferma che la Commissione “promuove l’adozione da parte delle associazioni e degli organismi di rappresentanza” del la-voro autonomo, ivi compreso quello prestato dai professionisti “di codici di autoregolamentazione” che “devono in ogni caso prevedere un termine di preavviso non inferiore a quello, tipico, di dieci giorni, nonché l’indicazione della durata e delle motivazioni dell’astensio-ne collettiva” e debbono altresì “assicurare in ogni caso un livello di prestazioni compatibile con le finalità di cui al comma 2 dell’art. 1”;

4. che il codice di autoregolamentazione in esame contiene:l’indicazione di un preavviso di “almeno dieci giorni” nonché la

previsione di precisi obblighi di comunicazione delle astensioni (art. 2, comma 1);

la fissazione del termine per la comunicazione della revoca del-l’astensione (art. 2, comma 2);

la determinazione della durata massima nonché la previsione di un intervallo di tempo tra il termine finale di un’astensione e l’inizio di quella successiva (art. 2, comma 4);

l’individuazione analitica delle prestazioni indispensabili da ga-rantire durante l’astensione (artt. 4, 5, 6);

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OPINIONI E DOCUMENTI

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5. che il rilievo formulato da Assoutenti, in quanto relativo al rap-porto fiduciario che intercorre tra professionista e cliente, può tro-vare più adeguata soluzione, nell’ambito delle norme deontologiche che regolano la professione forense e non in sede di regolamentazio-ne generale dell’astensione collettiva;

6. che pertanto l’insieme delle norme contenute nel codice di au-toregolamentazione in ordine ai vari profili dell’esercizio del diritto degli avvocati di astenersi dalle udienze e dall’attività giudiziaria si può ritenere coerente con le regole della legge n. 146/1990 e suc-cessive modifiche nonché con gli orientamenti applicativi risultanti dalle delibere della Commissione.

VALUTA IDONEO

ai sensi dell’art. 13, lett. a) della legge 12 giugno 1990, n. 146, come modificata dalla legge 11 aprile 2000, n. 83 il codice di autore-golamentazione in esame in tutte le sue parti.

DISPONE

la comunicazione della presente delibera all’Organismo Unitario dell’Avvocatura Italiana, all’Unione Nazionale Camere Civili, al-l’Unione Camere Penali Italiane, all’Associazione Italiana Giova-ni Avvocati, all’Associazione Nazionale Forense, al Ministro del-la Giustizia nonché, ai sensi dell’articolo 13 lett. n) della legge n. 146/1990 e successive modifiche, ai Presidenti delle Camere ed al Presidente del Consiglio dei Ministri.

DISPONE INOLTRE

la pubblicazione del Codice di autoregolamentazione in esame e della presente delibera sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, nonché l’inserimento sul sito Internet della Commissione

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AGENZIA ENTRATEUfficio di Brindisi

All’Avvocato Augusto ContePresidenteOrdine degli Avvocatidella Provincia di BrindisiViale Liguria n. 172100 BRINDISI

Prot. 64961/1/2007

Oggetto: promozione servizi telematici – registrazione tele-matica dei contratti di locazione e di affitto di fondi rustici – tas-sazione atti giudiziari.

È ormai noto l’impegno profuso dall’Agenzia delle Entrate al fine di facilitare la fruizione dei servizi offerti ai contribuenti, semplifi-cando gli adempimenti a loro carico.

In quest’ottica il D.P.R. 5 ottobre 2001, n° 404, allarga la platea degli utenti del servizio di registrazione telematica dei contratti di locazione e di affitto di fondi rustici a chiunque sia interessato al suo utilizzo, offrendo la possibilità di adempiere all’obbligo della registrazione comodamente dall’ufficio o da casa, senza bisogno di recarsi presso gli uffici finanziari né presso i concessionari della ri-scossione per il versamento dell’imposta (banche, uffici postali).

L’art. 15 del D.M. 31 luglio 1998, così come modificato con Provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Entrate 12 dicem-bre 2001, consente a tutti gli utenti di provvedere alla registrazione telematica direttamente ovvero avvalendosi di soggetti delegati o di intermediari.

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I soggetti che decidono di provvedere direttamente alla registra-zione telematica dei contratti:

- se sono già titolari dell’abilitazione alla trasmissione delle di-chiarazioni tramite il servizio Entratel o Fisconline, si serviranno del medesimo canale telematico utilizzando per le dichiarazioni.

Per questi soggetti non è richiesto alcun ulteriore adempimento;- se non sono titolari di alcuna abilitazione, sono tenuti a chiedere

l’autorizzazione al servizio Entratel o Fisconline in relazione ai re-quisiti posseduti per la trasmissione telematica delle dichiarazioni.

Il modello di domanda per l’abilitazione ai servizi telematici e tutte le informazioni necessarie sono disponibili sul sito web http://www.agenziaentrate.it nella sezione servizi on-line.

I soggetti interessati alla registrazione telematica tramite inter-mediari possono avvalersi:

- dei già “incaricati”, come individuati dall’art. 3 comma 3 del D.P.R. 22 luglio 1998, n. 322, e successive modificazioni (dottori commercialisti, avvocati, consulenti del lavoro, CAF, ecc.);

- delle organizzazioni della proprietà edilizia e dei conduttori maggiormente rappresentative, firmatarie delle convenzioni nazio-nali stipulate ai sensi dell’art. 4, comma 1, Legge 9 dicembre 1998, n. 431;

- delle agenzie di mediazione immobiliare iscritte nei ruoli dei mediatori tenuti dalle Camere di Commercio, Industria, Agricoltura ed Artigianato;

- dei soggetti, anche organizzati in forma associativa o federativa degli utenti, appositamente delegati e aventi adeguata capacità tecni-ca, economica, finanziaria e organizzativa.

Gli utenti che intendono avvalersi di detti soggetti sono tenuti a darne comunicazione alla Direzione Regionale o agli Uffici del-l’Agenzia delle Entrate territorialmente competenti in base al pro-prio domicilio fiscale.

È il caso di far presente che, infine, mentre i possessori di almeno

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OPINIONI E DOCUMENTI

100 unità immobiliari sono tenuti ad adottare il canale telematico abbandonando il procedimento tradizionale, gli altri soggetti sono liberi di adottare l’uno o l’altro, ricordando però che la registrazione telematica rende l’assolvimento dell’obbligo della registrazione fa-cile, veloce e comodo.

In allegato alla presente sono estratte alcune note tecniche presen-ti nella sezione dedicata del sito web: http://www.agenziaentrate.it.

Il Capo area S.R.C. Il Direttore(dott. VITO DEBELLIS) (dott. ROCCO PODO)

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NOTE TECNICHE

Grazie al software predisposto dall’Agenzia delle Entrate la regi-strazione sarà effettuata in tempo reale e l’addebito dell’imposta di registro, di bollo, eventuali sanzioni ed interessi avverrà direttamen-te sul conto corrente del richiedente; è necessario pertanto:

- Essere titolari di un conto corrente presso un istituto di credi-to convenzionato con l’Agenzia delle Entrate (sul sito http://www.agenziaentrate.it è possibile consultare l’elenco dei suddetti istituti di credito) per la modalità di pagamento F24 on-line:

- Inserire nel file, contenente i dati relativi ai contratti o alla de-nuncia da registrare o le richieste di pagamento (pagamenti succes-sivi), l’ammontare delle imposte da pagare:

- Comunicare, nella fase di predisposizione del file per la tra-smissione, gli estremi del conto corrente (ABI, CAB, numero conto, CIN) sul quale verranno addebitate le imposte.

Il software “Contratti di locazione” (http://www.agenziaentra-te.it → Strumenti → Software → Contratti di locazione → Software per la predisposizione dei contratti di locazione e delle richieste di pagamento) disponibile per gli utenti Windows e per gli utenti Ma-cIntosh, è composto in due distinte applicazioni:

- Registrazione telematica dei contratti di locazione:- Pagamenti successivi alla registrazione.Nell’ambito dell’applicazione “Registrazione telematica dei con-

tratti di locazione”, è consentita anche la compilazione delle denun-ce cumulative dei contratti di affitto di fondi rustici – di cui all’art. 17, comma 3 bis, del D.P.R. n. 131 del 26 aprile 1986.

In tutti i casi il file deve essere preventivamente sottoposto a con-trollo prima di poter essere inviato.

Pertanto è necessario installare i 3 moduli di controllo relativi rispettivamente alla “registrazione dei contratti di locazione”, alla “registrazione delle denunce cumulative dei contratti di affitti di fon-

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OPINIONI E DOCUMENTI

di rustici” e ai “pagamenti successivi alla registrazione” disponibili sui siti dei servizi telematico Entratel e Fisconline.

In particolare:- Gli utenti Entratel dovranno utilizzare la funzione “Controlla”

e successivamente autenticare il file;- Gli utenti Fisconline, in possesso di pincode, dovranno utilizza-

re la funzione “prepara File” dell’applicazione “File Internet”.

REGISTRAZIONE TELEMATICA DEI CONTRATTI DI LOCAZIONE E DI AFFITTO DEI FONDI RUSTICI

Perché conviene?- comporta un notevole risparmio di tempo;- l’adempimento avviene con un’unica operazione;- il pagamento può essere realizzato on line;- non è più indispensabile recarsi agli Uffici dell’Agenzia delle

Entrate, nè in banca o in un Ufficio postale per il pagamento delle imposte dovute.

Grazie al servizio di registrazione telematica è possibile:- Creare e stampare il testo del contratto, utilizzando schemi pre-

definiti che si compongono di parti fisse e di parti modificabili se-condo le proprie esigenze;

- Determinare le imposte dovute senza il rischio di commettere errori (un apposito software gratuito, sulla base dei dati inseriti, cal-cola automaticamente gli importi da versare);

- Effettuare la registrazione vera e propria che avviene con la tra-smissione telematica del file contenente il contratto di locazione e di affitto dei fondi rustici.

Chi può effettuarla?- L’utilizzo di tale procedura telematica è obbligatoria per i pos-

sessori di almeno 100 immobili;

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OPINIONI E DOCUMENTI

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- Direttamente dal contribuente;- Un intermediario abilitato (dottore commercialista, avvocato,

consulente del lavoro, ragioniere commercialista, revisore dei conti, ecc., oltre ai Caf, agenzie immobiliari, organizzazioni della proprietà edilizia e degli inquilini, ecc.);

- Tramite un delegato avente adeguata capacità tecnica, economi-ca, finanziaria ed organizzativa.

Come fare da solo?- Per effettuare tali operazioni è necessario essere abilitati ai ca-

nali Entratel o Fisconline;- I contribuenti già abilitati non hanno bisogno di richiedere ulte-

riori abilitazioni;- Possono accedere al servizio telematico Fisconline tutti gli

utenti ad eccezione di quelli tenuti alla presentazione del modello 770 (i sostituti d’imposta in relazione ad un numero superiore a 20 dipendenti) che sono obbligati a chiedere l’autorizzazione al servizio telematico Entratel;

- Tutti gli altri soggetti devono chiedere l’attribuzione del Pinco-de per l’accesso al servizio Fisconline;

- Il Pincode può essere richiesto sul sito web http://www.agen-ziaentrate.gov.it, presso qualsiasi Ufficio dell’Agenzia delle Entrate, o, telefonicamente, contattando il numero 848.800.333 (servizio au-tomatico).

E la ricevuta?La registrazione si considera perfezionata nel momento in cui i

dati trasmessi pervengono correttamente all’Agenzia delle Entrate: quest’ultima attesta l’avvenuta registrazione di ogni singolo con-tratto mediante una ricevuta nella quale sono indicati, oltre ai dati trasmessi dall’utente o dall’intermediario, la data e gli estremi di registrazione.

*

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OPINIONI E DOCUMENTI

Si possono effettuare i versamenti on line?Si, usando il software scaricato si può chiedere l’addebito sul

conto corrente aperto presso un istituto di credito convenzionato con l’Agenzia delle Entrate (elenco disponibile nel sito).

Assistenza telefonica per gli utenti:848.800.444, per tutti i contribuenti sui servizi di Fisconline848.836.526, per gli utenti di Entratel

Assistenza on line ai servizi telematiciSito web http://assistenza.finanze.it

Tale sito internet è utile per consultare le soluzioni ai problemi più frequenti.

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* Professore di diritto finanziario. Presidente dell’Organizzazione Nazionale dei Ga-ranti del Contribuente.

Il Garante del contribuente

di DOMENICO CIAVARELLA*

Le funzioni del Garante del contribuente

Il Garante del contribuente, istituito dall’art. 13 della legge 27 luglio 2000, n. 212 (Statuto dei diritti del contribuente), è un organo collegiale perfetto, composto da un Presidente e da due componenti esperti, con piena autonomia ed indipendenza funzionale. Deputato ad assicurare l’attuazione in sede sostanziale di tutti i principi conte-nuti nello Statuto ed avente la funzione di riequilibrio tra contribuen-te ed Amministrazione finanziaria, rivolge richiesta di documenti o chiarimenti agli uffici competenti sulla base di segnalazioni inoltrate per iscritto dal contribuente o da qualsiasi altro soggetto interessato che lamenti disfunzioni, irregolarità, scorrettezze, prassi ammini-strative anomale o qualunque altro comportamento suscettibile di incrinare il rapporto di fiducia fra cittadino e Amministrazione fi-nanziaria1.

Di fatto, il Garante è un ufficio posto alla tutela del contribuente. Attiva la procedura di autotutela sugli atti amministrativi di accerta-mento o di riscossione, notificati al contribuente, ritenuti illegittimi, proponendo, se è il caso, la revoca o l’annullamento dell’atto stesso.

1 ROSSI M., Garante del Contribuente: un organo a tutela dei diritti del cittadino, in “Il Difensore civico” del 29 settembre 2001; CIAVARELLA D., Le garanzie del contribuente nel nuovo ordinamento tributario, ed. Inedit, Milano 2002; D’AYALA VALVA F., Il significato di autotutela, in Riv. Di Dir. Trib., Roma 2004; SACCHETTO C., Il Garante prime avvisaglie internazionali, in Convegno, Il Garante del contribuente nelle verifiche fiscali, presso Ac-cademia della Guardia di Finanza di Bergamo il 14 ottobre 2004.

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143 Quaderni

OPINIONI E DOCUMENTI

Le determinazioni del Garante sulla revoca (totale o parziale) o l’an-nullamento di un atto è possono essere fatte proprie dal contribuente in sede di ricorso alle Commissioni tributarie, alle quali sono devolute, ai sensi dell’art. 2 del D.Lgs. n. 546/92 (come sostituito dall’art. 12 della L. n. 448/2001), tutte le controversie aventi ad oggetto i tributi di ogni genere e specie (Erario, regioni, enti locali ed altri enti impositori).

Il Garante vigila anche sull’attuazione dell’istituto dell’interpello richiesto dal contribuente affinché avvenga con procedure rapide da parte degli Uffici finanziari interessati.

Assodato che il garante ha il potere di richiamare gli Uffici finan-ziari al rispetto delle regole di equità tributarie e di quanto previsto dalle leggi tributarie in generale ed, in particolare, dagli artt. 5 (in-formazione al contribuente) e 12 (diritti e garanzie del contribuente sottoposto a verifiche fiscali) della legge 212/2000, estendendo la sua funzione anche ai concessionari degli enti locali nell’attività di accertamento, liquidazione e riscossione, così come sancito dall’art. 17 della stessa legge, ha anche il potere di accedere nei locali degli Uffici finanziari per riscontrare l’agibilità degli spazi aperti al pub-blico e controllare la funzionalità dei servizi di assistenza e di infor-mazione al contribuente.

Rivolge raccomandazioni, ritenute nel diritto comunitario da cui provengono come ordini, inviti e comandi, ai dirigenti degli Uffici ai fini della tutela del contribuente e della migliore organizzazione dei servizi. Nel contempo, richiama gli Uffici al rispetto dei termini previsti per il rimborso d’imposta.

In caso di inosservanza dei suoi richiami alla legalità, può segna-lare i comportamenti inadeguati per un eventuale avvio di procedi-menti disciplinari a carico di funzionari inadempienti e, se riscontra fatti costituenti reato che vanno al di là del provvedimento discipli-nare, ha l’obbligo di informare l’Autorità giudiziaria essendo egli posto alla vigilanza della legalità in uno Stato di diritto.

Come organo di consulenza istituzionale, esprime un parere ob-

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OPINIONI E DOCUMENTI

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bligatorio sull’istanza del contribuente che chiede al Ministro di es-sere rimesso in termini, nel caso in cui il tempestivo adempimento di obblighi tributari è stato impedito da cause di forza maggiore2.

Fornisce, altresì, al Governo e al Parlamento, con relazione an-nuale, dati e notizie sullo stato dei rapporti fra fisco e contribuente nel campo delle politiche fiscali (ex art. 13 bis della L. n. 212/2000), diviene l’osservatorio della situazione economica e fiscale del Paese, nonché della psicologia del contribuente.

Il Garante, quale organo referente al Governo ed al Parla-mento, nelle scelte di politica fiscal-sociale nell’ambito della competitività del mercato

Dopo aver analizzato con approfondimento le funzioni istitu-zionali previste dall’art. 13 della L. n. 212/2000, si vede necessario esaminare le nuove funzioni del Garante, come Organo referente al Governo e al Parlamento, previste dall’art. 94, comma 8, della L. n. 289/2002 (art. 13 bis della L. n. 212/2000), il quale stabilisce che: “il Garante, con relazione annuale, fornisce al Governo e al Parlamen-to dati e notizie sullo stato dei rapporti fra Fisco e contribuente nel campo delle politiche fiscali”.

Il Garante apporta, così, un valido contributo specialistico nel campo delle politiche fiscali nel contesto delle variabili sullo stato psicologico del contribuente che esborsa risorse tributarie all’Erario e ad Enti impositori, interessati alla pressione tributaria e di come essa agisce sull’economia dell’impresa, in rapporto allo sviluppo

2 CIAVARELLA D., La capacità contributiva nella teoria e nella esperienza costituzionale, ed. Bulzoni, Roma 1971, pag. 14 e segg.; IDEM, I presupposti procedimentali del Garante del contribuente nell’attività collegiale, ne “La Rivista di Finanza, n. 2, ed. Inedit, Milano 2003; IDEM, Il Garante del contribuente nell’attività decidente e di impulso degli organi costituzionali, in “Il Fisco”, n. 12/2005, pag. 4845 e segg.

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OPINIONI E DOCUMENTI

complessivo del sistema, identificando la variabilità degli effetti per il raggiungimento del massimo benessere collettivo, frenato dal peso dell’euro che a sua volta riduce il valore di consumo del reddito delle fasce sociali economicamente più deboli.

Il Garante perciò, deve vagliare lo stato psicologico del contri-buente per informare il Governo e il Parlamento sulle proposte di modifica, ai fini fiscali, di norme tendenti a ridurre la pressione tri-butaria, per migliorare le pensioni sociali e i servizi alle famiglie. Il Garante del contribuente, poi deve fornire al Governo e Parlamento dati e notizie utili per incrementare le iniziative private e promuove-re il progresso economico generale mediante agevolazioni tributarie previste per pedaggi autostradali (ex art. 1, comma 235, della legge n. 311/2004), progetti strategici nel settore informatico (ex art. 1, commi 205 e 208), finanziamento agli investimenti (ex art. 1, commi 211 e 212), investimenti nelle aree sottoutilizzate (ex art. 1, commi 216 e 217), finanziamento dei soci di cooperative e loro consorzi (ex art. 1, comma 465), le riserve ed i fondi in sospensione di imposta (ex art. 1, commi 473 e 475). Così come l’omesso versamento di ritenute certificate (ex art. 1, comma 414), i contributi assistenziali sanitari (ex art. 1, comma 505) e sanzioni amministrative (ex art. 1, comma 529), etc..., interventi rafforzati dalle previsioni previste dalla legge finanziaria 2007 (legge n. 296/2006).

Infatti, quanto più l’impresa ha risorse disponibili, tanto più può continuare ad investire con aumento di occupazione e di reddito.

Misura, nel contempo, il grado di peso tributario nel contesto dell’attuale riforma dove si riscontra che, con il riconoscimento di diversi costi aziendali e le agevolazioni fiscali ad imprese più ne-cessitate, il grado di gettito all’Erario e agli Enti locali non può che aumentare, e di conseguenza, riduce anche il grado di pressione tri-butaria sulle imprese medio-grandi, mentre viene ridotto fortemente il grado di pressione tributaria per tutte quelle classi con reddito tas-sabile inferiore a 100 mila euro, con un abbattimento alla base dei

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OPINIONI E DOCUMENTI

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redditi minimi esenti dalla tassazione diretta, mai verificatasi nella legislazione italiana.

In questa riforma tributaria vi sono pochi redditi da salario cteti-co3 che dovrebbero essere rivisti per un risultato effettivo di equità orizzontale e verticale, come è stato sostenuto in varie occasioni da alcuni studiosi, quali De Stefani, D’Albergo, Fasiani, Einaudi, Fo-deraro e Bosi4, nella valutazione del reddito tassabile al fine di una crescita del reddito nazionale.

Nell’attuale situazione economica, se unitamente alla riforma tri-butaria con quattro o cinque aliquote 23, 33, 39, 43 e 45, si rivedes-sero i costi non riconosciuti e fossero incrementate le agevolazioni tributarie, queste, nella loro strutturazione fondamentale, apporte-rebbero vantaggi ai contribuenti senza ridurre il gettito all’Erario, e si otterrebbe una più equilibrata tassazione in sede di capacità con-tributiva, con conseguente sviluppo economico e più alto grado di occupazione.

Quanto più la pressione tributaria globale (quale cumulo del quan-tum dei tributi generali e speciali riscossi dall’Erario, dalle regioni, dagli Enti locali e dagli altri Enti autorizzati con legge ordinaria) è uguale o si avvicina a quella degli altri Stati dell’UE, tanto più negli

3 Si intende per reddito ctetico quel salario o stipendio che permette al lavoratore di consumare secondo il livello sociale che occupa e, nel contempo, di risparmiare per future intraprese individuali o associative.

Questo concetto è stato espresso per la prima volta da S. Antonio da Firenze nel 1509 (veggansi MASCI G., La definizione del reddito, ed. Utet, Torino 1913; Napolitano L., Il reddito nella scienza delle finanze e nel diritto tributario, Milano 1953, pag. 90 e segg.; CROSARA A.A., La distribuzione dei redditi famigliari, Roma 1959, pag. 32 e segg.; CIAVA-RELLA D., La finanza dinamica, ed N.R.T., Roma 1978, pag. 510 e segg.

4 DE STEFANI A., L’ordinamento finanziario italiano, ed. Landi Sapi, Roma 1957; D’AL-BERGO E., Economia della finanza pubblica, ed. Giuffrè, Milano 1971, Vol. I, pag. 279 e segg.; FASIANI M., Principi di scienza delle finanze, ed. Giuppichelli, Torino 1957, Vol. I, pag. 41 e segg., Vol. II; EINAUDI L., Bibliografia degli scritti di Luigi Einaudi dal 1951 al 1970, a cura di Luigi Firpo, ed. Banca d’Italia, Torino 1971; FODERARO S., Diritto pubblico, ed. Bulzoni, Roma 1969, Vol. IV; BOSI P., Corso di scienza delle finanze, ed. il Molino, Bologna 2000, pag. 76 e segg.

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147 Quaderni

OPINIONI E DOCUMENTI

scambi dei beni e nelle prestazioni di servizi prevale la qualità è, quindi, un maggior incremento del reddito nazionale lordo5.

In caso contrario, la competitività si riduce; oppure, volendo mante-nere il numero degli scambi di beni o delle prestazioni di servizi, si deve ridurre la percentuale degli utili o dei guadagni che porta, alla riduzione di intraprese per mancanza di reddito disponibile da investire.

Se è vero che il prezzo è regolato dal mercato, è anche vero che il mercato è determinato dal grado di competitività degli scambi delle merci che viene influenzato, a sua volta, oltre che dal costo globale di queste, nonché dal peso del prelievo tributario.

In questa situazione i governatori devono agire con imprese trai-nanti mediante capitale pubblico ed eliminare le spese improduttive per la collettività. Così, non sono produttivi quegli interventi che non hanno fini professionali o formativi per occupazioni future. A questo riguardo si possono citare i lavori socialmente utili o altre forme di intervento temporaneo sulle nuove forze lavoro la cui spesa pubblica non determina aspettative future e quindi, impopolarità dei gover-nanti in sede politica per cattivo uso della spesa sociale. Purtroppo, queste masse di giovani spesso nelle elezioni politiche seguono altri partiti politici che promettono ipotetiche ed illusorie sistemazioni nel campo del lavoro.

Il Garante, nella sua funzione, non può che informare il Governo ed il Parlamento per la correzione della spesa pubblica improduttiva in nome della privatizzazione dello Stato democratico per farlo fun-zionare al meglio.

La spesa pubblica diventa produttiva se si preparano funzionari con contratto a tempo indeterminato nelle singole specialità dell’or-ganizzazione statale, evitando qualsiasi nepotismo con conseguente sperpero di denaro pubblico. Sarebbe anche il caso che nei concorsi ad alto livello scientifico e professionale venissero eliminati i limiti

5 CIAVARELLA D., La scienza del governare, ed. Gespi, Milano 1992, pag. 559 e segg.

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OPINIONI E DOCUMENTI

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di età (a condizione di una sana e robusta costituzione fisica), in modo che lo Stato non perda quelle forze di lavoro attive (come an-che i docenti Universitari) che hanno contribuito, ciascuno nel pro-prio campo, alla crescita di questo Paese con vari contributi scienti-fici. Tenendo presente queste visioni, già esposte da questo Garante, il Governo ha fatto bene a definire con legge la permanenza dei giu-dici tributari sino al settantacinquesimo anno di età, in modo che la cultura e l’esperienza di questi giudici possano contribuire ad una migliore giustizia nelle controversie tributarie.

La giustizia tributaria trova credibilità nel contribuente se chi opera fa giustizia nel rispetto delle leggi e della Costituzione.

Al contrario, quando si conferiscono, a tempo determinato, con-tratti da capogiro a soggetti di cui non è dimostrata una chiara pro-fessionalità, mentre ai funzionari (pur a tempo indeterminato) che svolgono le stesse funzioni viene corrisposta una normale retribuzio-ne, spesso poco gratificante, certamente non si incoraggia la parteci-pazione attiva al lavoro con alta professionalità.

Così il Garante del contribuente, fornendo dati e notizie agli orga-ni costituzionali nel campo della politica fiscale, connessa alle altre politiche e, fra queste, quella del lavoro, oltre ad essere vigile sulle varie spese pubbliche nell’interesse generale, è certamente di aiuto al Governo nella ricerca dei mezzi finanziari da investire anche e soprattutto, per soggetti che determinano la turbolenza con i quali ridurre anche il debito pubblico e dare sviluppo agli investimenti, che producono occupazione e reddito disponibile mediante scambi di beni e prestazioni di servizi, e quindi ricchezza, attraverso nuove entrate da recuperare, ad esempio, con la vendita di beni pubblici deteriorabili quali i vasi delle tombe etrusche, romane, etc..., lo sfrut-tamento di risorse archeologiche, monumentali, ambientali, condoni edilizi, condoni previdenziali, ecc.

Tutte le forme di condono, per il d’Albergo, il Griziotti ed il Fa-siani, sono fruttiferi di entrate per l’Erario, sgominano gli evasori e

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OPINIONI E DOCUMENTI

conducono il cittadino alla legalità tributaria. Si è dell’avviso che i vari tipi di indagine fiscale, altamente sofisticati, per portare alla luce gli evasori fiscali hanno alti costi con scarsa produttività per l’Erario, tranne che, trattasi di evasori totali, oppure falsi in bilancio che non tutelano risparmiatori e Mercati finanziari, tanto che il legislatore, su richiesta dei governatori, ha emesso la legge n. 262 del 28 dicembre 2005, a tutela del risparmio e con le regole per i Mercati finanziari.

Si vede anche necessaria ed urgente l’istituzione di un dazio pro-tettivo nei confronti dei prodotti provenienti dal corridoio orientale e cinese in particolare, le cui merci a basso costo in rapporto ai pro-dotti italiani non permettono né la crescita e né la sopravvivenza di molte imprese. Infatti, è nulla qualsiasi forma di competitività con le merci nazionali dove il costo globale dei fattori della produzione, e tra questi il salario, è di gran lunga superiore. Necessità, quindi, un intervento dell’Unione Europea (alla quale, purtroppo, sono vincola-ti gli aderenti) con convenzioni fra Stati extracomunitari, in partico-lare con quelli dell’Estremo Oriente, non soltanto per proteggere le imprese italiane ma soprattutto per evitare l’aumento della disoccu-pazione e la diminuzione del reddito nazionale. Questo tipo di con-correnza, purtroppo, fa sì che aumentino le attività economiche in nero per sopravvivenza ed in totale evasione fiscale e previdenziale.

Da tutto ciò discende l’istituzione di dazi protettivi delle merci nazionali, in modo che il grado di competitività rimanga nell’ambito della qualità dei beni prodotti, senza danneggiare le imprese nazio-nali che producono gli stessi beni in Italia con alti costi del fattore lavoro.

Le fonti strutturali e infrastrutturali da parte del Governo alle imprese, senza una correzione di rotta sugli effetti degli scambi in-ternazionali, da soli non favoriscono o agevolano l’impresa, perché essa non è in grado di tutelarsi per la differenza di costo globale dei beni prodotti ed immessi sul mercato, per cui anche in una economia aperta è necessaria la tutela delle imprese sulla competitività delle

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merci sia nei mercati interni che internazionali6. Poiché è difficile, a breve termine, una convenzione protettiva sullo scambio dei beni e sulla prestazioni di servizi, diviene necessario spingere il mercato in sede di competitività attraverso la riduzione del costo globale dei fattori della produzione con provvedimenti governativi onde riequi-librare il mercato con competitività frontale, fra merci nazionali ed estere nell’impronta anche della qualità.

Infine, la legge sulla tutela personale è stata accolta dai contri-buenti più deboli con favore, perché ritengono che essa abiliti una maggiore tutela della persona e del patrimonio dall’operatore eco-nomico piccolo e grande, come già avviene negli Stati più evoluti quali la Germania, il Canada, gli Stati Uniti d’America, il Giappone, l’Australia, il Regno Unito, etc...

Il Garante del contribuente nella piena autonomia funzionale e strutturale secondum legem

L’art. 13, comma 2, della legge n. 212/2000 sancisce che il Ga-rante del Contribuente è organo collegiale operante in piena autono-mia nello svolgimento delle funzioni previste dai commi 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12 e 13 dello Statuto dei diritti del contribuente.

L’art. 94, comma 8, della legge n. 289/2002, conferisce al Garan-te del contribuente l’alta funzione di referente al Governo e al Par-

6 Ai fini della competitività delle merci negli scambi nazionali ed internazionali è ne-cessario che si riveda il costo del salario italiano che è il più elevato in sede di costo globale rispetto ad altri Stati economicamente più evoluti. Negli Stati Uniti il costo del salario incide sul costo del prodotto per il 14%, in Giappone per il 12%, in Germania per il 18%, in Inghilterra per il 23%, in Francia per il 29%, in Svezia per il 43%, in Cina e in tutto il Medio Oriente il costo del salario non supera il 7% del costo globale delle merci. In Italia il costo del salario sul costo globale dei fattori della produzione ha una incidenza che va dal 48% al 77%, comprensivo della ritenuta fiscale. In questa situazione è necessario che Go-verno e Parlamento rivedano le problematiche del salario senza danneggiare il lavoratore ed il contribuente.

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lamento. Così, quest’Organo con piena autonomia, deve fornire al Governo ed al Parlamento con relazione annuale, dati e notizie sullo stato dei rapporti fra Fisco e contribuente nel campo della politica fiscale.

Così, il legislatore formula in aggiunta la funzione superiore alla prima con l’art. 13 bis, della legge n. 212/2000.

Posto ciò, il significato giuridico di piena autonomia nelle funzio-ni del Garante del contribuente trova fondamento sin dall’età giusti-nianea e greca.

L’autonomia indica, in generale, la possibilità di un soggetto di determinare con proprie decisioni il proprio comportamento; più semplicemente di comportarsi secondo proprie scelte7. Ma il termi-ne è più proprio del linguaggio giuridico dove, peraltro, è impiegato con una pluralità di significati talvolta divergenti, e quasi mai total-mente coincidenti.

Le prime distinzioni si riferiscono al campo nel quale tale possibi-lità di scelta del soggetto si può esplicare: così si parla correntemente di autonomia politica, o amministrativa, o tecnica, o istituzionale, o finanziaria, ecc.; e già questo conferma l’irriducibilità ad un signi-ficato comune dei tanti sensi nei quali il termine è giuridicamente inteso.

A tutte queste aggettivazioni, che tendenzialmente si riferiscono al diritto pubblico, bisogna aggiungere quelle ulteriori che indicano l’utilizzazione del termine medesimo in altri e diversi rami del di-ritto, a cominciare da quello privato dove è corrente parlare di auto-nomia privata in riferimento alla capacità negoziale dei soggetti di

7 Autonomia (dal greco aØtÒj = stesso e nÒmoj = legge), significa il darsi da se stesso la propria legge. In senso morale è quasi sinonimo di libertà, in quanto esprime la condizione di chi non agisce né in conseguenza degli impulsi provenienti dagli istinti e dalle passioni, né in base a norme imposte dal di fuori, sia da un essere superiore, sia da una legislazione non emanante da lui medesimo. L’autonomia, però, non implica l’assenza di leggi, la con-dotta arbitraria, ma la sottomissione a leggi talvolta rigorosissime, che il soggetto si pone da se stesso.

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diritto comune, e quelle di non minore rilevanza che derivano dalla diversità delle teorie dogmatiche nelle quali il contenuto della nozio-ne viene precisato.

Nonostante, però, la molteplicità di significati del termine, quello più vero che la parola acquista nel quadro della dogmatica giuridica può essere colto ponendo in evidenza che l’autonomia non è una si-tuazione in sé, ma è una situazione all’interno di un rapporto, di una relazione, tra soggetti o tra ordinamenti.

In concreto, sul piano soggettivo bisogna dire che il termine “au-tonomia” acquista i suoi significati più rilevanti quando si riferisce a relazioni che alcuni soggetti hanno nei confronti dello Stato inteso come soggetto di diritto, mentre sul piano oggettivo il profilo giu-ridicamente più pertinente appare quello della relazione tra ordina-menti.

A volte, al di fuori di un tecnicismo rigoroso, la relazione di auto-nomia può essere compiuta con l’utilizzazione promiscua dei piani oggettivo e soggettivo, malgrado la loro eterogeneità: così, ad esem-pio, nelle relazioni tra lo Stato e le autonomie che questo riconosce (regioni, enti, ecc.), il primo termine emerge soprattutto come ordi-namento, e il secondo come soggetto.

L’autonomia, in quanto relazione, è delineabile solo se ricono-sciuta da una istituzione, da un ordinamento: ossia se da questa istituzione, da questo ordinamento sia derivata, e consiste in quel complesso normativo o in quelle possibilità di agire giuridico che l’ordinamento le deriva e con i limiti che questo le impone. Si pen-si, ad esempio, alla derivazione dall’ordinamento costituzionale dei poteri dello Stato ed anche di quelli delle varie autonomie degli enti territoriali, ecc.

Proprio nella pluralità delle forme dei rapporti di derivazione in cui l’autonomia si può concretare, è possibile ricondurre la figura del Garante del contribuente, per il quale il legislatore all’art. 13, com-ma 2, legge 27 luglio 2000, n. 212, ha previsto la piena autonomia

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operativa per lo svolgimento delle sue funzioni8, nell’ambito dell’or-dinamento tributario italiano, a tutela del contribuente.

Il significato di “autonomia” che meglio si attaglia alla natura e alle funzioni del Garante è sicuramente quello di “indipendenza”, cioè di estraneità dello stesso a qualsiasi struttura gerarchica. Per-tanto, il Garante, pur essendo stato istituito presso ogni Direzione regionale delle entrate, è sottratto nel suo operare da ogni vincolo gerarchico.

Tutto ciò comporta per il Garante di determinare con propria decisione il proprio comportamento, in totale indipendenza da al-tri organi pubblici, per il raggiungimento delle proprie finalità che sono quelle della tutela del contribuente nel rispetto delle leggi dello Stato, e, quindi, anche della scelta dei mezzi di attuazione dei fini istituzionali a cui è deputato, tra cui la promozione della cultura sui diritti ed obblighi del contribuente a tutti i cittadini e, in particolare, l’aggiornamento professionale di funzionari e dipendenti delle auto-nomie locali nel quadro del federalismo fiscale, come attuato dalla riforma del Titolo V della Costituzione (ex artt. 114, 117 e 119).

Infatti, la conoscenza delle regole dettate dallo Statuto dei dirit-ti del contribuente (legge n. 212/00) attraverso seminari, convegni, conferenze ed altro, oppure attraverso convenzioni con altri enti pub-blici o privati (ivi comprese le Università per l’istituzione di Master),

8 GIANNINI M.S., Autonomia. Teoria generale e diritto pubblico, in Enc. Dir., Vol. IV, Milano 1959, pag. 538 e segg.; ROMANO A., Autonomia nel diritto pubblico, in Digesto delle discipline pubblicistiche, Vol. II, Utet, Torino 1987, pag. 30 e segg.; GALATERIA L. e STIPO M., Elementi di diritto amministrativo, ed. Kappa, Roma 1997; Virga, Diritto Amministra-tivo, Vol. I, ed. Giuffrè, Milano 2001; ROSINI E., Il Garante del contribuente: struttura, competenze e funzioni, in Rass. Trib., n. 1, genn.-febbr. 2004, pag. 45 e segg.; CIAVARELLA D., Il Garante del contribuente e le controversie giurisdizionali: giustizia tributaria e giu-stizia amministrativa, in Tribunali Amministrativi Regionali, n. 11, novembre 2004; CORSO G. e FARES G., Il procedimento amministrativo dopo la legge 11 febbraio 2005, n. 15, in la riforma del procedimento amministrativo rivista attualità e saggi, Roma 2005, pag. 675 e segg. Nella Legislazione, le fonti sulla piena autonomia del Garante della concorrenza e del mercato si trovano nella legge 10 ottobre 1990, n. 287, al Titolo II, art. 10, integrato dalla legge 11 febbraio 2005, n. 15, artt. 4, 6, 10, 13, 14, 21 e segg.

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rappresenta il primo passo nella formazione di una nuova coscienza in campo fiscale non solo in sede di tutela sugli atti emessi dall’Am-ministrazione finanziaria e ritenuti illegittimi dal contribuente, ma anche sui doveri di ciascuno nell’adempimento degli obblighi tri-butari in ragione della propria capacità contributiva, come sancito dall’art. 53 della Costituzione.

L’attribuzione al Garante con piena autonomia in sede di indipen-denza nell’esercizio delle sue attività, è una potestà riconosciuta an-che dalla Costituzione la quale, all’art. 5, dispone che la legislazione statale si adegui alle esigenze dell’autonomia degli organi pubblici per consentire loro l’adempimento al meglio dei propri compiti isti-tuzionali, anche attraverso atti negoziali pubblici e privati.

Da ciò discende che il legislatore, riconoscendo al Garante del contribuente la piena autonomia, gli ha dato anche la personalità giu-ridica propria, distinta dallo Stato-Amministrazione, con una potestà regolamentare in sede oggettiva, che delinea i tratti più importanti per l’organizzazione ed il funzionamento di questo organo nell’eser-cizio dei poteri ad esso conferiti dalla legge.

In conclusione, quanto più è riconosciuta al Garante, dagli Organi istituzionali quali il Consiglio di Stato, la Suprema Corte di Cassa-zione e la Corte dei Conti9, la piena autonomia funzionale e struttu-rale concessagli dal legislatore con l’art. 13, comma 2, della legge n. 212/00, tanto più si rafforza la tutela del contribuente in un sistema tributario il cui modello di tassazione è basato sull’autodetermina-zione dei redditi secundum legem da sottoporre a tributi, alla cui vigilanza sono posti gli organi dell’Amministrazione finanziaria che, a volte, male interpretano i principi di legalità ed equità nell’ambito delle metodologie di indagine per una tassazione reale secondo ca-pacità contributiva nel contesto di un atto di accertamento tributario definito secondo il contenuto dell’art. 81 della Costituzione.

Premesso il significato di piena autonomia che fornisce al Garante del contribuente indipendenza di operatività con propria personalità

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giuridica e titolarità d’azione, con codice fiscale e mezzi operativi propri, le funzioni di segreteria e tecniche sono assicurate al Garante del contribuente dagli Uffici delle Direzioni Regionali delle Entrate presso le quali lo stesso è stato istituito.

Posto ciò, con l’art. 13, comma 8, della stessa norma, il legislatore sancisce che il Garante del contribuente ha il potere di accedere agli Uffici finanziari e di controllare la funzionalità dei servizi di assisten-za e di informazione al contribuente, nonché l’agibilità degli spazi aperti al pubblico. Poiché per adempiere a tale importante servizio di accesso e di controllo presso tutti gli Uffici operativi nel territorio della regione, è necessaria una motivazione materiale del garante del contribuente il costo minimo del servizio sarebbe quello dell’auto-mezzo con personale tecnico dell’Amministrazione che eviterebbe l’uso di automezzi noleggiati a carico dell’Erario; al contrario, la Di-rezione compartimentale dell’Agenzia delle Entrate nega al Garante del contribuente le risorse materiali ed umane per eseguire il servizio previsto dall’art. 13, comma 8, sostenendo, erroneamente, che ha il solo obbligo di assicurare al Garante “la funzione di segreteria e tecnica”. In questo modo ed in questa situazione, essa ostacola od in-tralcia l’adempimento del servizio a favore del contribuente oppure pone l’Amministrazione finanziaria ad un più elevato costo dovendo usare automezzi a noleggio. L’Amministrazione finanziaria giustifi-

9 Questi Organi a rilevanza costituzionale con funzione anche di pareri obbligatori e vin-colanti al Capo dello Stato ed al Presidente del Consiglio dei Ministri (anche in materia di ricorso straordinario al Capo dello Stato) a fianco ad una attività giurisdizionale, sono ritenuti da studiosi del diritto ed operatori del diritto, per preparazione ed azione, i più legittimisti del mondo. Posto ciò, non mancano alcuni magistrati togati dei Tar, delle Procure e dei Tribunali che spesso rispondono ad esigenze politiche o personali al posto della legge. La fortuna è che questi inosservanti sono pochi, per cui la rimozione dall’incarico ed il trasferimento di sede sarebbe necessaria per il buon andamento dell’azione amministrativa. In questo contesto visibile citta-dini ed operatori onesti hanno visto con favore la riforma della giustizia ove è stato riaffermato anche il rapporto gerarchico del Procuratore della Repubblica con poteri di rimozione da incari-co anche in sede di prime indagini penali. Ovviamente quanto più il magistrato si tiene lontano dalla politica nella sua funzione, tanto più la giustizia servirà meglio il cittadino contribuente e le istituzioni che rappresenta a norma della legge.

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ca questo rifiuto sia con una giurisprudenza negativa inesistente e sia con la legge finanziaria dell’anno 2005 che intenderebbe, a suo dire, ridurre le spese per un servizio necessario quale è il controllo agli Uffici operativi nel territorio regionale necessario per il contribuente mentre non ridurrebbe i premi di produttività erronei su accertamenti non definiti, secondo il contenuto dell’art. 81 della Costituzione.

Infine, se il legislatore gli ha conferito l’alta funzione di referente al Governo ed al Parlamento, dovendo fornire loro dati e notizie sullo stato dei rapporti fra Fisco e contribuente nel campo della politica fi-scale, ciò vuol dire che l’Amministrazione finanziaria, nella sua piena autonomia, deve fornirgli le risorse umane e materiali senza indugi, al-trimenti viola ed intralcia l’attività di servizio conferitagli dalla legge.

QUADERNI ringrazia il Prof. Avv. Domenico Ciavarella per ave-re segnalato e consentito la pubblicazione di parte della Sua audi-zione, presso la VIa Commissione Finanze e Tesoro del Senato della Repubblica, sulla prima Relazione annuale quale Presidente Nazio-nale dei Garanti del Contribuente.

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Va Conferenza Nazionale dell’AvvocaturaIIa Conferenza Nazionale della Giustizia

Roma, 11-13 ottobre 2007

INTERVENTO INTRODUTTIVO

di ANTONIO GIORGINO*

Nel lontano 1986 ebbi il privilegio, in rappresentanza del mio or-dine di appartenenza, di partecipare alla Prima Conferenza Naziona-le della Giustizia. Un appuntamento, realizzato dall’allora Guardasi-gilli Virginio Rognoni e fortemente voluto dagli Avvocati Italiani, in particolar modo dal Presidente dell’Ordine di Bologna, Avv. Angiola Sbaiz, a cui va, in questo momento, il commosso e grato ricordo di tutti noi.

Ventuno anni dopo, la soddisfazione per quella felice intuizione lontana nel tempo ma non nei ricordi, si fonde alla gratificazione odierna.

È, infatti, per me motivo di grande orgoglio aprire ufficialmente la seconda Conferenza sulla Giustizia organizzata e promossa dal-l’Organismo Unitario dell’Avvocatura Italiana: organismo di rap-presentanza politica del mondo forense ed espressione diretta del Congresso, nei suoi obiettivi a breve e lungo termine.

* Vice-Presidente O.U.A.

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Fedele all’esigenza di sintesi connessa ad un intervento di intro-duzione della manifestazione odierna, consentitemi di svolgere solo alcune considerazioni, evidenziando, quasi come premessa episte-mologica, la indiscussa relazionalità esistente tra Giustizia e Socie-tà. Una relazionalità dinamica che affonda le ragioni della propria esistenza nella convinzione diffusa e generalizzata che i mali della società si riflettono sull’amministrazione della giustizia e che le di-sfunzioni della giustizia, specie quando quest’ultima non è percepi-ta come valore, accelerano le prospettive di de-socializzazione, alle quali assistiamo continuamente in questa contemporaneità intrisa di contraddizioni e visibile fonte di frastuoni.

Secondo il filosofo americano John Rawls, autore della celebre opera Una teoria della Giustizia, la giustizia, nella sua accezione più ampia (e, quindi, non solo nella sua prospettiva meramente giurisdi-zionale) è la prima virtù delle istituzioni sociali, così come la verità lo è dei sistemi di pensiero. Sottolineare l’importanza del senso della giustizia, la centralità di questo sistema valoriale nella sua intrinseca capacità di determinazione delle dinamiche sociali, l’intreccio (an-che semantico) con la legalità, l’equità e l’uguaglianza, nel pieno rispetto della libertà e delle libertà, non può mai essere occasione di retorica. Così come non può esserlo, la ricerca delle ragioni dell’ef-ficienza di tutte le istituzioni preposte al raggiungimento di questi obiettivi ambiziosi, realizzabili, peraltro, solo se matura effettiva-mente il concorso di tutti. Un concorso operoso e consapevole.

L’efficienza per la giustizia è, per dirla con il linguaggio della filosofia, questione ontologica e non solo fenomenologica.

Non solo. Nell’attuale momento storico, segnato da un tasso di conflittualità origine di non poche preoccupazioni, al diritto, in quan-to sintesi legislativa delle risposte date o da dare alle diverse istanze del tessuto macro e micro sociale, si chiede oltre alla garanzia della certezza (premessa per l’efficienza e per l’efficacia della giustizia) anche, e soprattutto, quella dell’equilibrio.

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Diventa sempre più pressante, infatti, l’esigenza di un diritto equo, e perciò equilibrato, sigillo di lealtà, di moralità e di imparzialità di tutte le persone (unicuique suum) e per tutte le persone.

L’equilibrio sociale, l’esigenza di ragionare dal punto di vista pa-radigmatico in termini funzionalistici e strutturali, non è solo una au-spicabile qualità dei legislatori, dei giudici e degli altri operatori del diritto, né può essere solo virtù soggettiva del singolo. Deve essere criterio comportamentale delle istituzioni, specie di quelle giuridi-che. A loro spetta il compito di individuare, con costanza, e di garan-tire, reiteratamente, le forme più idonee a realizzare questo obiettivo di fondo, attraverso strumenti di mediazione fra la giustizia astratta dei diritti e le esigenze etiche, senza sbattere le porte in faccia alle ra-gioni di quell’evoluzionismo, sintetizzabile, almeno nelle sue forme più evidenti, con l’espressione di darwinismo sociale.

Allargando solo un po’ la visione prospettica di questa Conferen-za, di fronte a noi abbiamo due grandi rischi.

Il primo: quello di ragionare in termini di dirittismo e non di di-ritto, con un inevitabile squilibrio a favore dei diritti e non anche (e contemporaneamente) dei doveri.

Il secondo: quello di enfatizzare l’individuo più nella persona, con la conseguenza di mantenere sullo sfondo le potenzialità dell’io so-ciale, per lasciare spazio alla cultura del soggettivismo: cultura che ri-duce al massimo le possibilità di coesione e di condivisione valoriale. In questo quadro, dunque, la Giustizia si pone anche come teoria deontologica, cioè come dovere generale.

Fu questa l’idea forte, meglio il risultato più lusinghiero, che emerse dai lavori della Prima Conferenza Nazionale della Giustizia di Bologna: la Giustizia è un servizio che si deve alla Comunità e non l’esercizio di potere da parte dell’amministrazione giudiziaria, pur in tutte le sue articolazioni.

È il cittadino che ha il diritto di ottenere quel servizio o prodotto sociale che è la resa di giustizia e di qualità accettabile: e cioè ser-

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vizio dato in tempi ragionevoli da una organizzazione nella quale confluisce l’impegno paritario di magistrati ed avvocati con i propri doveri e le proprie responsabilità.

Questo cammino non è stato facile e non lo è tuttora per pigrizia intellettuale e per mancata e reiterata assimilazione ai principi con-sacrati nella Convenzione Europea dei diritti dell’uomo, di recente recepiti nelle modifiche della nostra Carta Costituzionale (art. 111).

Assai pertinente, a riguardo, è stato il monito del Presidente della Repubblica nel messaggio pronunciato il giorno del suo insediamento-davanti alle Camere riunite in seduta comune. Messaggio con il quale, in sostanza, veniva sottolineato come i problemi della legalità e della moralità pubblica si presentano ancora aperti, attraverso modalità in-quietanti ed in ambiti che avremmo sperato restassero immuni; mentre restano, purtroppo, critiche le condizioni dell’Amministrazione della Giustizia sotto il profilo (soprattutto) della durata del processo.

Nel nostro Paese esiste un forte divario tra la domanda di giustizia nei suoi aspetti quantitativi e qualitativi e la risposta assai deludente che questa domanda riceve, per responsabilità di vario genere e certo non di matrice esclusivamente politica.

Spesso e volentieri vengono trasferiti al sistema giustizia conflitti non compiutamente definiti o definibili da parte dei diversi “agenti” impegnati nella mediazione politica ed il processo (sede naturale in cui devono confrontarsi, nelle forme tipiche della giurisdizione, le istanze dotate di pari dignità) non riesce ad assolvere a tale ruolo.

Con le proiezioni, di qui a poco, di alcuni dati emerge che la do-manda di giustizia, nel nostro Paese, è aumentata e continua ad au-mentare, con grande disagio per il rispetto dei diritti dei cittadini e ostacolando lo sviluppo delle imprese.

In questa situazione, occorre una politica della Giustizia e per la Giustizia, che garantisca efficienza nel suo apparato complessivo ed organico, sotto il profilo del binomio costi e benefici, ma che sia in grado di assicurare un prodotto giurisdizionale vissuto da tutti come

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Quaderni

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risultato di un complesso, ampio e diversificato processo di interme-diazione e di ruoli.

In questa prospettiva la funzione dell’avvocato, evidentemente, trae il massimo della realizzazione nella propria funzione pubblica, presente costantemente, come si evince da una lettura non distratta della nostra Costituzione.

L’Avvocatura Italiana non ha mancato in ogni occasione, fin da quel lontano 1986 (e per la verità anche prima) di richiamare l’atten-zione del Governo e del Parlamento sulla crisi della Giustizia e sui problemi dell’Amministrazione giudiziaria.

Non ha rinunciato a porre in evidenza le disfunzioni, le difficoltà vissute nel quotidiano esercizio professionale, i contrasti che si sono prodotti in particolari momenti e situazioni con la Magistratura, le necessità di interventi strutturali ed operativi.

È giunto quindi il momento in cui politica, magistratura, avvo-catura nella sua interezza (e quindi senza divisioni interne fra isti-tuzioni ed associazioni), personale giudiziario, tutti insieme, nella più ampia libertà dialettica delle opinioni (che è poi il sale e la ric-chezza della democrazia) si battano per una reale inversione di rotta. Un cambiamento rilevante sotto il profilo culturale ed empirico, con programmi, scelte, risultati concreti, capaci di incidere veramente, e di consegnare all’opinione pubblica del nostro Paese un forte se-gnale di discontinuità rispetto al passato, un segnale rilevante sotto il profilo diacronico.

È l’unica strada che possiamo e dobbiamo percorrere, se non vo-gliamo cedere alla tentazione della resa.

Occorre cambiare in modo graduale, edificando un nuovo ap-proccio ai temi della giustizia, ma sempre nell’ambito di una visione chiara, sin dall’inizio, del procedimento da seguire e degli scopi da raggiungere, respingendo così, in maniera decisa, la logica di una le-gislazione emergenziale. Logica che da anni viene attuata nel campo della Giustizia. E non solo.

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La denuncia e la critica non bastano più. Devono accompagnarsi alla concreta indicazione dei rimedi possibili.

Posso assicurarvi da addetto ai lavori, con quasi cinquant’anni di attività professionale alle spalle e con una decennale esperienza di rappresentanza istituzionale e politico del ceto forense, che gli avvo-cati si muoveranno nell’immediato futuro con la stessa tenacia con la quale hanno voluto questa seconda Conferenza Nazionale della Giu-stizia. Conferenza che ha come obbiettivo non solo di disegnare un quadro fedele e completo dei problemi veramente urgenti della Giusti-zia Italiana, ma anche di indicare soluzioni praticabili, specie dopo il confronto con le diverse componenti sociali, economiche, politiche di quella parte della società che non accetta di gettare la spugna.

L’auspicio dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura Italiana, delle Istituzioni forensi e dell’intero mondo associativo è che questa Conferenza non esaurisca i suoi effetti nelle giornate programmate dei lavori, ma segni il punto di svolta necessario a restituire al nostro Paese un clima di confronto vero, e non di scontro, gettando così le premesse per una nuova cultura dell’amministrazione giudiziaria e per la realizzazione di quello che non esito a definire un “rinasci-mento della giustizia”.

Con questo auspicio, dichiaro aperti i lavori della Seconda Confe-renza Nazionale della Giustizia, assolvendo così al piacevole compi-to di cedere la parola al Presidente dell’Organismo Unitario dell’Av-vocatura, Michelina Grillo.

Spetta a lei, con lo stesso entusiasmo e pari professionalità di chi nel lontano 1986 volle la prima Conferenza, tenere la relazione in-troduttiva, riempiendo così di contenuti il titolo di questo importante appuntamento: “Se questa è Giustizia... una rinascita che non può attendere”.

Grazie per la Vostra attenzione...

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Il Codice di Procedura Civile per gli Stati Sardi del 1854

Terza parte

a cura di AUGUSTO CONTE

Il Libro Secondo del Codice di Procedura Civile del 1854 per gli Stati Sardi (UTET – Via Carlo Alberto n. 83, Casa Pomba – Torino. 1855) tratta i “modi di procedere dinanzi ai Tribunali di Ia Cognizione e dinanzi a quelli di Commercio”, che suscitano rilevante interesse non solo storico-processuale, ma anche per gli effetti che spiegano in alcune recenti proposte di riforme, e riforme, del processo civile nel nostro sistema (e potrebbero “suggerire” accorgimenti utili per la speditezza dei giudizi, e per la efficienza e tutela della garanzie).

Come è spiegato nella Relazione del Ministro di Grazia e Giu-stizia di presentazione del Progetto alla Camera dei Deputati, nella tornata del 22.3.1853, le norme che vanno dall’art. 131 all’art. 187 trattano la procedura “veramente ordinaria” con la quale “si determi-na conseguentemente il modo d’instituire i giudizi e di condurli nella esplicazione dei mezzi pei quali intendano le parti mettere in sodo le loro domande ed eccezioni”; vengono anche trattati “gli incidenti che sogliono suscitarsi nell’istruttoria delle cause e delle sentenze” (la deliberazione delle sentenze, e tutto quanto attiene alle sue forme, è contenuta nel Titolo VI).

L’“esercizio della giurisdizione” è promosso dalla citazione che costituisce l’ “atto fondamentale” della causa, da intimarsi al conve-

NOTE DI STORIA FORENSE

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NOTE DI STORIA FORENSE

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nuto per atto dell’usciere e che deve essere chiara e precisa “affinché il citato conosca senza ambiguità l’oggetto della dimanda, e venga abilitato a preparare la sua legittima difesa”.

La struttura della citazione è desunta dal Codice francese, con l’aggiunta di enunciare “il nome e il cognome del Procuratore a liti incaricato d’agire per lui (l’attore), la data del mandato spedito in capo ad esso Procuratore, ed il nome del notaio che l’avrà rice-vuto” (art. 132, comma 4, n. 1: si desume che il mandato doveva essere rilasciato per atto pubblico), e il miglioramento (rispetto al Codice francese) di dividere l’atto in due parti, la prima, compila-ta dall’attore, contenente “l’esposizione succinta del fatto, l’ogget-to della domanda ridotto a specifiche conclusioni, e l’enunciazione sommaria delle ragioni a cui la domanda si appoggia” (art. 132 se-condo comma); la seconda contiene la notificazione al convenuto e la sua citazione redatta dall’usciere, nella quale vengono espressi data, nome dell’attore, indicazione del mandato, nome e domicilio dell’usciere del Tribunale “cui è addetto”, nome e dimora del conve-nuto, e ove esistente, del curatore speciale, il termine per comparire. L’art. 132 applica la “sanzione penale” della nullità sia per l’inosser-vanza delle formalità riservate all’usciere, che per incertezza assoluta sull’oggetto della domanda in caso di omissione degli altri requisiti.

Nella citazione l’attore può esprimere tutte le “deduzioni” che riterrà “opportuno a stabilire gli estremi della domanda; ed offrirà la comunicazione dei documenti a cui vorrà appoggiarla, o per ori-ginale o per copia” (art. 135, desunto nel suo contenuto dai sistemi processuali di Toscana, Parma, Francia, Napoli, Lombardia); l’atto viene intimato al convenuto, mediante consegna di copia, eseguita dall’usciere, alla persona, ai familiari, al vicino o al Sindaco: l’inti-mazione deve essere fatta in presenza di due testimoni, salvo che il destinatario sottoscriva l’originale.

Le Disposizioni Generali e Transitorie (dall’art. 1097 all’art. 1110) precisano la competenza per territorio, i termini e le modali-

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tà di notifica, stabilendo che l’usciere scrive nella relazione i nomi dei testimoni che non possono rifiutare l’ufficio “sotto pena di lire dieci”, e indicando gli orari di notifica secondo le stagioni, salva autorizzazione del Presidente del Tribunale o del Giudice del Man-damento, di notificare gli atti nei giorni festivi.

Le funzioni dell’usciere (Ufficiale Giudiziario) sono rilevanti, in-cidendo sia sulle formalità dell’atto, sia sulla regolarità della notifi-ca, a pena di nullità (art. 152).

Dall’art. 137 all’art. 151 sono stabilite le modalità di notifica alle Amministrazioni Pubbliche, agli enti, alle società di commercio, ai cittadini stabiliti all’Estero, agli stranieri (consegna al P.M. del Tribunale competente che trasmette copia al Ministero degli Affari Esteri), ai militari, e persino al Re, alla Regina, ai Principi Reali “del sangue” per le cause riguardanti il patrimonio privato (la notifica è effettuata “ai rispettivi Intendenti, o di chi ne fa le veci”: art. 137, desunto dal Codice francese, di Napoli e Toscana).

Il termine a comparire è di otto giorni per i convenuti domiciliati nei Regi Stati; di sessanta giorni per i residenti in Sardegna o Ca-praia e in Stati limitrofi; di novanta per gli altri Stati d’Europa; di centottanta “per coloro che dimorano al di qua del Capo di Buona Speranza e di un anno per coloro che dimorano al di là dello stesso Capo” (artt. 148 e 149).

Il Titolo II del Libro Secondo (artt. 153-178) disciplina il “modo di procedere in contraddittorio”; e cioè “l’andamento ordinario nella procedura” riflettente le caratteristiche principali del nuovo sistema.

L’attore, eseguita la notifica, deposita mandato e documenti che offre in visione o in comunicazione prima della scadenza del termine della citazione; nello stesso termine il convenuto dovrà costituire un procuratore (presso il quale elegge domicilio), “esercente presso il Tribunale” munendolo di mandato, che sempre prima del termine “significa” al Procuratore dell’attore, a mezzo di una “cedola”, sot-toscrittaq e notificata dall’usciere, la costituzione e il deposito.

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Entro quindici giorni dalla scadenza del termine della citazione (si desume che la costituzione del Procuratore, pur non essendo in-dicato il termine, deve avvenire prima) il Procuratore del convenuto fa notificare a quello dell’attore “la sua risposta”, nella quale “deve indicare i mezzi e le prove di cui esso convenuto intendeva valersi, e terminare colle specifiche conclusioni”; la risposta può essere con-testuale alla notifica della “cedola” di costituzione; con la risposta vengono offerti in comunicazione i documenti su cui si fonda e l’in-dicazione del deposito in Cancelleria (artt. 161 e 162).

L’attore entro quindici giorni dalla notifica della risposta può “significare” la sua replica; il convenuto entro i successivi quindici giorni dalla notifica della replica può notificare la controreplica con-tenente eventualmente nuovi documenti.

Tutta l’attività del procedere viene compiuta fuori dalla presenza del giudice e attraverso lo scambio di atti e documenti; “la tessitura normale del processo consterà di quattro scritture”, anche se non è vietata la presentazione di altri scritti (che però non vengono “tassa-ti” ai fini del riconoscimento di spese e competenze).

E non solo; l’ammissione di fatti avviene con la provocazione di interrogazione attraverso i predetti atti ove la parte interrogata non contesta o non risponde “categoricamente”: gli atti spiegano quindi efficacia probatoria almeno riguardo alla “confessione” (si comprende quindi l’abitudine degli Avvocati, perpetuata nel tempo, di impugnare gli avversi scritti difensivi punto per punto, parola per parola).

In caso di mancate repliche o di scadenza del termine, la parte che ha interesse chiede di “fare iscrivere la causa sul ruolo di spedi-zione”, tenuto dalla Segreteria, sul quale sono annotate le cause “in stato di decisione, onde esservi chiamate nell’ordine della loro iscri-zione”; la richiesta è notificata all’altra parte dalla parte diligente: viene così promossa la decisione del Tribunale (artt. 166 e 167).

È evidente che a tale sistema si è ispirata sia la riforma “Vacca-

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rella” del 2002, che il rito relativo al diritto societario, in vigore, che di quella proposta di riforma ha costituito una sorta di “prova generale”.

Otto giorni prima della spedizione il Presidente del Tribunale del ruolo delle cause la cui iscrizione è stata notificata estrae quelle di cui il Tribunale si occuperà all’udienza del nono giorno; l’estratto è pubblicato con l’affissione per gli otto giorni, a cura del Segretario, nell’Albo del Tribunale.

Le parti possono presentare solo conclusioni motivate e nuovi documenti sotto giuramento di non averne avuto prima notizia; al-l’udienza di spedizione il Tribunale risolve “gli incidenti” su queste questioni; le conclusioni che devono essere depositate entro tre gior-ni non possono essere diverse da quelle contenute nelle precedenti scritture (che quindi delimitano il thema decidendum), devono es-sere assunte in modo specifico e non per relationem e contenere i “principali” motivi su cui si fondano.

La causa non è quindi rimessa all’arbitrio delle parti e ognuna di esse quando ha chiarito la sua posizione può promuovere, a mezzo della spedizione, la decisione del Tribunale “senza rimanere frustra-ta dagli ingegni del suo avversario” che ha comunque sufficiente campo di discussione e di produzione di prove.

Il rigore delle preclusioni è contenuto nella disposizione dello stesso art. 169 che disciplina le conclusioni, stabilendo che quelle diverse “si avranno come non prese, e la causa sarà giudicata uni-camente sulle conclusioni dell’altra parte”, con l’aggravante di una sanzione di lire dieci a carico del Procuratore che non si attiene alle indicate regole.

È prevista la possibilità, in caso di urgenza, della adozione da parte del Presidente o del Giudice “commesso” di provvedimenti (questa volta dati con ordinanza, come stabilisce l’art. 172) dopo avere sentito le parti in una udienza straordinaria.

Contro il provvedimento è possibile “richiamarsi” entro il gior-

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no successivo; il Presidente, o il giudice, fissa l’udienza dinanzi al Tribunale “per la decisione dell’incidente in via sommaria”. I docu-menti possono essere consegnati ai Procuratori e in caso di mancata restituzione è previsto un procedimento sommario che si conclude con la condanna alla restituzione e al pagamento di lire tre per ogni giorno di ritardo.

L’intervento del Pubblico Ministero oltre che nei casi espressa-mente previsti, è ammesso in cause riguardanti l’ordine pubblico, lo Stato, il Demanio, gli enti territoriali, lo stato delle persone, la com-petenza e la giurisdizione, la dote e per tutte le cause promosse dalle donne non autorizzate dal marito, i minori, gli interdetti, gli assenti, i dimoranti all’Estero “per pubblica causa”, e ogni volta che ritenga necessario il suo intervento.

La disciplina delle udienze prevede la trattazione delle cause se-condo l’ordine di iscrizione.

La trattazione inizia con la lettura delle conclusioni delle parti; quindi l’attore espone il fatto e il convenuto può rettificarlo nelle parti incomplete o inesatte; quando il fatto non è chiaro il giudice, sull’accordo delle parti, può ordinare un “rapporto scritto rinviando la causa ad altra udienza determinata”.

Dopo l’esposizione del fatto attore e convenuto svolgono le ra-gioni che ritengono valide a sostenere i rispettivi assunti; il Tribuna-le, sentite le parti, ove riconosca la causa sufficientemente discussa “farà cassare ogni ulteriore discussione”.

Le parti, con l’assistenza dei Procuratori possono difendersi da sé stesse “ma il Tribunale avrà la facoltà di vietarlo se riconosca che la passione e l’inesperienza possa impedire loro di trattare la causa colla dovuta decenza, o colla chiarezza necessaria pell’istruzione del giudice” (art. 193).

Finita la discussione gli atti e documenti, riuniti in fascicoli sepa-rati per ogni parte e muniti dell’inventario (indice) e della nota spese, sono consegnati al Segretario “sotto pena dell’ammenda di lire die-

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ci”; in mancanza la causa sarà giudicata sugli atti depositati. Gli atti entro cinque giorni dalla iscrizione della causa nel ruolo di udienza a cura dei Procuratori devono essere comunicati al P.M. per i casi che prevedono il suo intervento.

Il Titolo relativo alle sentenze si apre con l’art. 196 che prevede la deliberazione immediatamente dopo sentite le parti e ove sia ri-chiesto dalla natura della causa (che neppure la Relazione specifica) i giudici “potranno differire la prolazione della sentenza ad una delle prossime udienze, purché non si ecceda il termine di giorni venti”; è quindi esclusa la “riserva” della causa.

I giudici (in numero dispari) votano in segreto e alla votazione concorrono solo i giudici “che avranno assistito a tutte le udienze”, a pena di nullità; le sentenze si formano a pluralità di voti con inizio a votare del meno anziano di nomina: vota per ultimo il reggente del Tribunale.

Il Codice prevede due tipi di sentenze: le interlocutorie, con le quali si ammettono o rigettano provvedimenti preliminari o di urgen-za, o una prova, o verificazione di scrittura, o ammissione di perizia o altro atto istruttorio, o che dispongono di procedere più ampiamen-te; le definitive, che decidono il merito delle controversie.

Altra distinzione è tra quelle in contraddittorio delle parti e con-tumaciali (nelle quali il convenuto non abbia costituito un Procura-tore).

Le sentenze, a pena di nullità, devono contenere il nome delle parti e dei procuratori; le conclusioni lette all’udienza; l’enuncia-zione che è stato sentito il P.M.; i motivi che hanno determinato la decisione; il dispositivo; data e luogo di pronuncia; sottoscrizione dei giudici che le hanno proferite e del Segretario.

Ai sensi dell’art. 207 “i motivi della sentenza esprimeranno in termini precisi ed assoluti gli elementi sui quali essa è fondata, di-stinguendo per quanto possibile i punti di fatto e quelli di diritto”. La sentenza “profferita a nome del Re” è pubblicata attraverso la

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lettura del nome delle parti e degli avvocati, della motivazione e del dispositivo; con la sentenza stessa il Tribunale può accordare la dilazione della esecuzione.

Le spese seguono la soccombenza tranne che nei “casi dubbi” e per gravi motivi può essere dichiarata la compensazione, in tutto o in parte, “tra marito e moglie, ascendenti e discendenti, fratelli e sorelle, ed affini negli stessi gradi”, o in caso di soccombenza reci-proca su alcuni punti della questione (art. 217); secondo la Relazione “l’arbitrio dei Tribunali di compensarle è rigorosamente ristretto a pochi determinati casi di irrepugnabile convenienza”.

L’art. 220 prevede la personale condanna di procuratori, uscie-ri, funzionari che abbiano “ecceduto i limiti del loro ministero” e di tutori e simili che abbiano compromesso gli interessi della loro amministrazione, al pagamento delle spese oltre al risarcimento dei danni e alla “sospensione od interdizione degli uni e la rimozione degli altri, secondo la gravità delle circostanze”.

Può essere dichiarata la provvisoria esecuzione, con cauzione o senza, qualora si tratti di opposizione o rimozione di sigilli o com-pilazione di inventario, di riparazioni urgenti, di espulsione da case o fondi, di sequestratori, depositari e custodi, di ammissione di fi-deiussori, di nomina di tutori, curatori, amministratori e rendimento di conti; è esclusa la parte riguardante le spese.

La sentenza è nulla, ai sensi dell’art. 208 se sono state violate o omesse norme nel corso del giudizio, a meno che non siano espres-samente o tacitamente sanate; se fu pronunziata senza una richie-sta specifica; se è stato accordato più di quanto richiesto; se è stata omessa la pronuncia su capi della domanda; se è contraddittoria con sé stessa; se è contraddittoria con sentenza definitiva del Tribunale o della Corte di Appello tra le stesse parti e sullo stesso oggetto qua-lora non vi sia pronuncia sull’eccezione di cosa giudicata; se manca l’intervento obbligatorio del P.M.

A pena di nullità le sentenze non potranno essere eseguite senza

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la notifica al Procuratore; alla parte personalmente possono essere notificate quelle “assolutorie”: le disposizioni predette potrebbero essere introdotte nel nostro attuale sistema anche in riferimento al principio, spiegato nella Relazione, secondo il quale il procuratore “dee tuttavia prestare il suo contraddittorio a quegli atti di istruttoria che possono occorrere relativamente alla detta esecuzione e perché essendo meglio informato dello stato degli atti, e sapendo apprezzare gli effetti e le conseguenze del giudicato, vuol essere posto in grado di dare al suo cliente le occorrenti direzioni”.

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1 Esempi degli ultimi decenni sono la Legge 27.12.1956, n. 1423 — Misure di pre-venzione nei confronti delle persone pericolose per la sicurezza e per la pubblica moralità. La Legge 31.5.1965, n. 575 — Disposizioni contro la mafia, cui faceva seguito il D.L. 6.9.1982, n. 629 — Misure urgenti per il coordinamento della lotta contro la delinquen-za mafiosa. La Legge 13.9.1982, n. 646 — misure di prevenzione di carattere patrimo-niale. Istituzione di una commissione parlamentare sul fenomeno della mafia. La Legge 18.2.1987, n. 34 — Misure a favore di chi si dissocia dal terrorismo. La Legge 19.3.1990, n. 55 — Nuove disposizioni per la prevenzione della delinquenza di tipo mafioso e di altre gravi forme di manifestazioni do pericolosità sociale. Il D.L. 15.1.1991, n. 8, convertito

La repressione del brigantaggio contenuti processuali, storici e giuridici

della Legge “Pica”

di AUGUSTO CONTE

1) La legislazione eccezionale

La legislazione eccezionale, definita anche di emergenza, costi-tuisce una costante nel sistema normativo nazionale; le ragioni, i criteri e i fondamenti che la necessitano risiedono nella complessità e varietà delle componenti economiche, sociali e politiche del terri-torio nazionale e dei fenomeni che il legislatore, spesso con decreta-zione di urgenza, ha dovuto affrontare per fronteggiare, appunto, le emergenze, che vanno dalla criminalità organizzata, anche di stampo mafioso, al terrorismo di matrice politica, di natura anche internazio-nale, ai sequestri di persona, al contrabbando, al traffico di sostanze stupefacenti, al riciclaggio di capitali di illecita provenienza, e fino al pericolo per la sicurezza stradale e agli attentati all’ambiente, di carattere doloso o colposo1.

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L’approvazione delle norme per eliminare, prevenire o contenere le manifestazioni offensive della pace sociale, minacciata dai conflit-ti di alcuni suoi membri e per rialzare la forza dello Stato e preservare e custodire il sentimento del diritto, viene dal legislatore spesso pre-ceduta dalla istituzione di commissioni di inchiesta con il compito di effettuare indagini e approfondimenti sui fenomeni da contrastare, al fine di adottare le adeguate misure, in riferimento alle quali, con al-trettanta ordinaria conseguenza, vengono introdotte nuove forme di illeciti di rilevanza penale, nuovi criteri sanzionatori, nuovi metodi di prevenzione, nuovi e più adeguati strumenti processuali, anche in sostituzione di quelli ordinari.

È il grado di civiltà di un popolo a segnare il contemperamento delle garanzie individuali di giustizia e libertà con le esigenze di difesa sociale.

La repressione del fenomeno del “brigantaggio” nelle regioni me-ridionali (manifestazione varia e complessa, nei sensi innanzi indica-ti) agli albori dell’Unità d’Italia inaugura, nello spirito e nelle finalità innanzi riferiti, la legislazione eccezionale o di emergenza, con l’isti-tuzione della Legge “Pica” e la esigenza di conoscenza del fenomeno con la istituzione della Commissione d’inchiesta i cui risultati (con-divisi o non condivisi, “politicamente” o meno orientati) ispirarono il dibattito parlamentare sulla discussione per la necessità o meno di emanazione di leggi speciali idonee a combattere il fenomeno e a pre-servare non solo la pace sociale, ma, specificatamente per il brigan-taggio post-unitario, a conservare la raggiunta Unità nazionale.

in Legge 15.3.1991, n. 82 — Nuove norme in materia di sequestri di persona a scopo di estorsione e per la protezione dei testimoni di giustizia, nonché per la protezione e il tratta-mento sanzionatorio di coloro che collaborano con la giustizia. Il D.L. 13.5.1991, n. 1991, n. 152, convertito in Legge 12.7.1991, n. 203 — Provvedimenti urgenti in tema di lotta alla criminalità organizzata e di trasparenza e buon andamento dell’attività amministrativa. Il D.L. 18.10.2001, n. 374, convertito in Legge 15.12.2001, n. 438 — Disposizioni urgenti per contrastare il terrorismo internazionale, e altre numerose successive, tra cui, in riferimento alla sicurezza stradale il recente D.L. 3.8.2007, n. 117.

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2) La Commissione d’inchiesta sul brigantaggio

Presupposto per l’approfondimento dei principi informatori del-la Legge “Pica” è rappresentato dalla conoscenza dei lavori e delle relazioni della Commissione e dei progetti di legge che ne scaturis-cono.

Ai fini della presente trattazione, riservata alla esegesi della Leg-ge “Pica”, è logicamente e storicamente indispensabile ricordare che la Commissione d’inchiesta parlamentare sul brigantaggio, com-posta dai Deputati Aurelio Saffi, Giuseppe Sirtori, Stefano Romeo, Stefano Castagnola, Antonio Ciccone, Achille Argentino, Giuseppe Massari, Nino Bixio, venne costituita il 22.12.1862 e prese l’avvio formalmente dalla richiesta formulata dal Deputato Giuseppe Fer-rari2, il quale, in un intervento alla Camera del 2.9.1961, che faceva seguito a una personale visita nelle regioni meridionali con la diretta visione di eccidi3, sostenne la necessità per la Camera di affidare “ad una propria Commissione una inchiesta da condurre nelle provin-ce infestate dal brigantaggio per accertare le cause e proporre rime-di per sanare la tragica situazione provocata dalla guerra civile in atti, alimentata dalla erronea politica che nel Mezzogiorno svolgono moderati e Governo” e manifestò “il pericolo del brigantaggio e le conseguenze che può avere nella vita del giovane Regno d’Italia”4, venendo contraddetto da Giuseppe Massari, secondo il quale “i bri-ganti sono masnadieri, non un partito politico”5.

La problematica fu sollevata dall’impedimento posto dalla Came-ra dei Deputati il 20.11.1861 alla presentazione, quale espressione della reazione di legittimisti e borbonici, di una mozione da parte del

2 Singolarmente non meridionale, ma eletto nel Collegio di Gavirate (Varese).3 Antonio CIANO, I Savoia e il massacro del Sud, Grandmelò, Roma 1996.4 Tommaso PEDÌO. Brigantaggio Meridionale. Capone Editore, Lecce, 1997.5 Massari era stato eletto nel Collegio di Bari; successivamente nella tornata del

21.11.1861 appoggiò la proposta di istituzione della Commissione di cui fu componente e relatore.

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Duca di Maddaloni, Francesco Proto Carafa, deputato di Casoria, nella quale si affermava che quella piemontese costituiva una vera e propria occupazione che aveva “spogliato il popolo delle sue leggi, del suo pane, del suo onore... e lasciato cadere in discredito la giusti-zia” e che l’Unità aveva reso il popolo meridionale “servo, misero, cortigiano, vile”6, e alla quale aveva fatto seguito una interpellanza di Giuseppe Ricciardi, eletto nel Collegio di Foggia7.

Nelle discussioni parlamentari intervennero Giuseppe Pisanelli, eletto nel Collegio di Taranto e Pasquale Stanislao Mancini, eletto nel Collegio di Ariano Irpino8, già esuli in Piemonte; intervenne anche Luigi Miceli, eletto nel Collegio di Paola (Cosenza) il quale denunciò episodi di ferocia dei responsabili dei comandi contro il brigantaggio.

Riferisce Giacinto De Sivo che nella sola provincia di Napoli in un anno furono registrati 4.300 reati di sangue e che le prigioni erano inumane: “Erano vietate le visite dei familiari, gli avvocati non potevano incontrare i loro clienti, era vietato lo scrivere ed il possesso dei libri; i delinquenti comuni erano mischiati ai detenuti “politici”, ai sacerdoti, ai militari, gente di ogni condizione sociale e di ogni età, carcerati con l’unica colpa di essere parenti o semplici conoscenti di presunti <Briganti>”; aggiungendo che: “Settanta tra i principali avvocati napoletani protestarono per iscritto contro gli abusi e le illegalità governative nel trattamento dè carcerati, e queste crude accuse ebbero ampio risalto anche in Parlamento, dove furono

6 Tommaso PEDÌO, op. cit.7 Nella tornata del 2.12.1861 fu accolta (venendo poi accantonata) la proposta di Aurelio Saf-

fi (che dalla Assemblea Costituente della Repubblica Romana, in nome di Dio e del popolo, il 29.3.1849 era stato eletto con Giuseppe Mazzini e Carlo Armellini nel Triumvirato) di trattare la problematica insieme alla “Questione Romana”, perché, tra l’altro, la presenza a Roma di France-sco II° costituiva ragione di mantenimento del brigantaggio, in funzione legittimista.

8 Giuseppe Pisanelli, avvocato, nativo di Tricase (Lecce), nel 1812 e Pasquale Stanislao Mancini di Castel Baronìa (Avellino), nato nel 1817, esuli del Regno delle Due Sicilie per le attività liberali, erano stati, insieme ad Antonio Scialoja, nativo di San Giovanni a Teduccio (Napoli), nel 1817, autori del Commentario in sette volumi al Codice di Procedura Civile promulgato nel Regno Sardo il 16.7.1854, poi confluito nel codice unitario; Pisanelli fu autore della codificazione post-unitaria e Ministro di Grazia e Giustizia.

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denunciate le violenze cui erano sottoposti migliaia di cittadini, sia pure colpevoli di reato, sempre invano” 9; per quindi concludere: “la chiamavano Giustizia, dicevano che così si faceva l’Unità, si creava la nuova Patria. Mancando il fondamento legale in ogni giudizio la di-scussione in Tribunale veniva artatamente ritardata per poter dar modo alle calunnie di montare, così da far scontare la pena senza nemmeno una condanna ufficiale...”. Nelle carceri napoletane vi erano 16.000 detenuti, “preti, uomini di cultura, militari, avvocati, medici, commer-cianti, operai, contadini” insieme a ladri, assassini e malfattori10.

Il dibattito in costanza della recrudescenza del fenomeno, dopo la presentazione di un Memorandum da parte di una Commissione di Deputati, determinò la costituzione di una Commissione Parla-mentare presieduta dal Presidente della Camera Sebastiano Tecchio che sulla base di rapporti dei Generali Franzini e La Marmora, il 15.12.1862 presentò una relazione11 che suscitò allarme sulla auten-tica portata del fenomeno determinato e alimentato anche dai biso-gni dei ceti contadini che li spingeva alla rivolta, e chiese di istituire una Commissione Parlamentare con il compito di proporre una legge speciale di prevenzione e repressione.

Al fine di evitare sulla base della relazione l’adozione di leggi sgradite alle classi dominanti la Camera si indusse in data 16.12.1862 alla nomina di una Commissione parlamentare per compiere indagi-ni su origini e natura del brigantaggio riferendo, all’esito, in seduta segreta, e con il compito di proporre i provvedimenti più opportuni per la liberazione del meridione dal “flagello”12.

9 Giacinto DE SIVO, Storia delle Due Sicilie dal 1847 al 1861, Edizioni del Grifo, Lecce.10 Antonio Ciano. I Savoia....op. cit..11 Che Prese il nome di relazione “Mosca” dal Deputato lombardo Antonio Mosca.12 Il “brigante, all’origine indicava il fante di compagnie di ventura poco numerose; poi

espresse il significato tecnico-militare per diventare sinonimo di bandito, scorridore, dedito a delitti e rapine; portava all’origine una cotta d’arme detta “brigantina” e probabilmente proveniva dalla regione svizzera chiamata Briganzia. Così anche Abele De Blasio. Storie di briganti. Capone Editore, Lecce, 2001.

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Non era, comunque insolito un consenso popolare: “Alla compar-sa dei briganti, il popolino insorgeva spesso facendo piazza pulita di autorità, polizia e “galantuomini” e accoglieva le bande da “liberatri-ci” con luminarie, feste e Te Deum perché il clero era tutto schierato dalla loro parte”13.

Il 22.12.1862 fu costituita la Commissione con la composizione innanzi indicata che compì l’inchiesta recandosi sui luoghi, assu-mendo notizie, ascoltando autorità, notabili, gente comune, consul-tando e riportando atti processuali (specie la Relazione Castagnola).

La relazione Massari fu, insieme a quella Castagnola, letta in comitato segreto e come sintetizzato dallo stesso Massari nella pre-sentazione del Progetto di Legge presentato dalla Commissione nella tornata dell’1.6.1863 “in essa noi vi dimostriamo come il brigantaggio sia un male sociale ingenerato dai pessimi ordini sociali e governativi della male signorìe passate e debba il suo attuale sviluppo ai recenti mutamenti politici; e come oggi sia mantenuto dalla complicità scien-te ed operosa dell’ex-Re Francesco II e dal Governo Pontificio”14.

3) Il progetto di legge presentato dalla Commissione d’inchiesta

Nella relazione tenuta nella tornata dell’1.6.1863 Massari, a nome della Commissione proponente riferiva alla Camera che: “... lo sche-ma di legge è destinato a provvedere circostanze eccezionali e che lo stato di brigantaggio, come nell’anzidetta relazione abbiamo dimo-strato, è peggiore dello stato di guerra. A farlo cessare sono d’uopo provvigioni energiche e straordinarie... . Perciò noi vi proponiamo di deferire la cognizione dei reati di brigantaggio ai tribunali militari, come sono fissati dal Codice Penale militare per i tempi di guerra, e vi suggeriamo di istituire Giunte di pubblica sicurezza...”.

13 Indro MONTANELLI, Storia d’Italia. Gli anni della destra, BUR, Milano 1977.14 Atti della Camera dei Deputati. Sessione 1863. Tornata dell’1.6.1863. Relazione sul

Progetto di Legge presentato dalla Commissione d’inchiesta parlamentare sul brigantaggio.

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Il progetto di Legge era composto di 29 articoli; con il primo veniva stabilita la competenza del Parlamento per la individuazione delle province da dichiarare “infestate dal brigantaggio” e nelle quali si sarebbe dovuta applicare la emananda legge15.

Il Titolo I°16, dall’articolo 2 all’art. 13, istituiva la Giunta Provin-ciale di pubblica sicurezza, composta dal Prefetto, dal Comandante Militare di zona, dal Procuratore Generale presso la Corte di Appello o dal Procuratore del Re presso il Tribunale, dal Comandante dei Ca-rabinieri, dall’Ufficiale della Guardia Nazionale e da due cittadini, di designazione provinciale, con il compito di formare le liste dei bri-ganti, avvalendosi della collaborazione di Giudici di Mandamento, Delegati di Pubblica Sicurezza, Carabinieri e Guardia Nazionale.

Le liste dovevano essere rivedute mensilmente e pubblicate nel-l’Albo Pretorio dei Comuni17. La iscrizione costituiva presunzione di complicità nel reato di brigantaggio, salvo prova contraria, come stabilito dall’art. 25, e alla stessa conseguiva il sequestro dei beni, ai sensi dell’art. 20.

L’art. 5 forniva il segno del rigore assoluto e della sospensione di ogni garanzia personale nel prevedere che gli iscritti nelle liste potevano essere arrestati da chiunque e agli esecutori (ivi compresi guardie nazionali, truppa e Carabinieri) era riservato un “premio” in denaro, nella quantità fissata dalla Giunta, anche in caso di uccisione “per legittima difesa” del brigante.

Il relatore, consapevole della gravità delle disposizioni spiegava che l’esercizio di queste norme era giustificato dalle circostanze ec-cezionali e doveva essere “ristretto rigorosamente entro i limiti di quelle circostanze”, costituendo “una conseguenza del diritto di difesa

15 Progetto di Legge della Commissione d’inchiesta, art. 1, il quale in caso di chiusura del Parlamento attribuiva la competenza a un decreto reale da convertire in legge alla riapertura.

16 La relazione definisce la prima parte preventiva e la seconda punitiva.17 L’art. 3 prevedeva la opposizione alla iscrizione sulla quale era competente a decidere

la stessa Giunta.

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sociale e dovendo cessare quando sarebbe cessata la necessità”18.La regolamentazione della attività della Giunta avrebbe dovuto

“precludere l’adito agli errori e agli abusi”; attraverso la presenza nella Giunta di due cittadini scelti dalle deputazioni provinciali veni-va “assicurato” il “concorso del paese... parte essenziale di prospero successo nella repressione del brigantaggio”19.

Il Prefetto su proposta o parere della Giunta poteva proibire par-ticolari industrie, il trasferimento di determinati oggetti, ordinare la chiusura di masserie, il disarmo, la sospensione dei sindaci, di militi e guardie nazionali, di “esiliare localmente o confinare le persone gravemente sospette”20.

Sostanzialmente veniva introdotto quello che si definisce uno “stato di polizia”.

Il Titolo II, dall’art. 14 all’art. 26, titolato “Dei reati, delle pene e dei giudici”, istituiva il reato di brigantaggio, individuando cinque ipotesi delittuose, dovendosi ritenere sussistere il reato con 1) la par-tecipazione a comitive o bande armate volte alla consumazione di crimini o delitti di qualunque natura; 2) la temporanea unione a tali associazioni e il prendere parte alla concertazione o all’asseconda-mento e favoreggiamento dei malfattori; 3) la somministrazione agli iscritti nelle liste di forniture o il mantenimento di rapporti anche epistolari (oggi sarebbe qualificato concorso esterno); 4) la sommi-nistrazione di alloggio e ricovero e di luogo di riunione; 5) lo stato di evaso o disertore in possesso di armi proprie.

Sulla definizione del reato di brigantaggio la relazione non for-mulava alcun commento.

Quanto alle sanzioni, ai colpevoli del reato di brigantaggio che opponevano resistenza armata la relazione chiedeva di applicare la

18 L’art. 1 stabiliva che la cessazione della applicazione della Legge doveva essere sta-bilita con regio Decreto.

19 Atti Camera dei Deputati. Tornata 1.6.1863, cit..20 Art. 9 del Progetto di Legge.

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pena della fucilazione; gli altri colpevoli venivano puniti con la de-portazione a vita o a tempo, graduando la pena secondo la violazione delle predette ipotesi di reato21.

Ai responsabili potevano essere riconosciute circostanze atte-nuanti con esclusione dei funzionari governativi o ministri di culto, per i quali era previsto il massimo della pena.

L’art. 22 prevedeva le disposizioni “premiali” agli imputati “pen-titi” che avessero arrestato o ucciso un brigante, potendo godere del-la diminuzione di uno o due gradi di pena, subordinatamente alla immediata costituzione in carcere22.

La competenza a giudicare gli imputati dei reati previsti nel Pro-getto di Legge veniva attribuita ai Tribunali militari, di cui al Libro II°, parte seconda, del Codice Penale militare.

Spiegava al proposito la relazione che la giurisdizione ordina-ria doveva ritenersi insufficiente essendo necessario, a simiglianza di quanto stabilito in altre nazioni23 “provvedere ad una punizione esemplare, pronta ed efficace dei reati di brigantaggio” che sarebbe stata assicurata dalla “giurisdizione militare, quale è fissata dal Codi-ce Penale militare per i tempi di guerra” non potendosi dissimilmente considerare la ribellione dei briganti contro tutte le leggi sociali; né potevano ritenersi offese “le ragioni della giustizia e della umanità” essendo assicurate “le guarentigie per la identità della persona e per la libertà della difesa”.

Quanto alla pena capitale affermava la relazione che “non si po-tesse prescindere dalla lugubre necessità di applicare la pena di mor-te, restringendola a quei casi nei quali il brigante fosse colto colle armi alla mano”.

21 La deportazione, equiparata ai lavori forzati doveva essere espiata in una terra o isola lontana determinata da un Regolamento (Art. 17 del progetto di Legge).

22 Questa norma apparve la più odiosa nel corso della discussione parlamentare.23 La relazione cita la Francia, che avrebbe in quei sensi operato “sul finire del secolo

scorso ed ai principi del corrente, allorché il brigantaggio, impura reliquia della guerra civile, infestava molti dipartimenti della repubblica”.

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Il Titolo III° dall’art. 27 all’art. 29 introduceva disposizioni tran-sitorie con l’ulteriore legislazione premiale della diminuzione di pena agli imputati già costituiti o che si fossero costituiti entro un mese dalla pubblicazione della legge e con la immediata declaratoria di competenza dei Tribunali militari per i processi in corso, salva l’applicazione delle pene previgenti24.

4) Il progetto di legge proposto dalla Commissione Parlamentare di modifica al progetto di legge della Commissione d’inchiesta

La discussione sul Progetto di Legge della Commissione di in-chiesta fu molto accesa anche in relazione alla negata richiesta di pubblicazione degli atti della inchiesta, avendo suscitato viva im-pressione il rigore delle modalità di repressione e in specie l’affida-mento della competenza ai Tribunali militari.

E, in effetti, anche approfondendo gli aspetti del Progetto definiti dal relatore Massari come preventivi25, è agevole desumere che più che di prevenzione le norme che istituivano le Giunte erano, come si è visto, vere e proprie leggi di polizia, in quanto la iscrizione negli elenchi attribuiva una presunzione di responsabilità con una inam-missibile inversione dell’onere della prova di innocenza.

La valutazione del Progetto di Legge fu affidata a una Commis-sione composta dai Deputati Massari, Giorgini, Lazzaro, Mancini, Raeli, Poerio, De Franchis, Conforti: quest’ultimo, quale relatore, riferì il risultato dei lavori nella tornata dell’8.7.1863, comunicando che prima della discussione sugli articoli di legge la Commissione si

24 La disposizione, nel fare riferimento alle pene previgenti, indirettamente introduceva la retroattività delle ipotesi di reato ove fossero ritenuti sussistenti i presupposti dei nuovi reati.

25 Atti parlamentari. Tornata 1.6.1863. Relazione Massari. In effetti solo il 19.8.1863, dopo l’approvazione della Legge “Pica” le relazioni e gli allegati di Massari e Castagnola furono pubblicati negli Atti Parlamentari della Camera.

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era poste due questioni preliminari: “1) È necessaria una legge spe-ciale sul brigantaggio? 2) È compatibile una legge eccezionale con le libere istituzioni?”26..

La risposta della Commissione era affermativa sulla prima domanda, non avendo i criteri ordinari avuto alcuna efficacia derivante “non già dalla mollezza onde furono combattuti i briganti, né dalla mitezza delle pene, che tennero dietro ai loro misfatti, ma sibbene dalla mancanza di un concetto unico, dal difetto di sistema e di ordine. Per la quale cosa è necessaria una legge informata da un concetto chiaro e preciso”27.

Pertanto veniva condivisa la necessità della iniziativa di legge della Commissione d’inchiesta, sia in relazione alla appartenenza politica, essendo stata composta da rappresentanza di maggioranza e minoranza, sia dalla qualità dei componenti, “uomini liberali quan-t’altri mai”.

Quanto alla compatibilità di una legge eccezionale con le libere istituzioni28 la Commissione, tramite il relatore osservava che “lo stato di brigantaggio rende immagine dello stato di guerra, anzi è peggiore della guerra. Lo stato di guerra tra le nazioni civili non disconosce i diritti della umanità. La guerra ha le sue regole, ha le sue leggi. Coloro che ne trapassano i confini si rendono segno di riprovazione e di infamia; la pubblica opinione si solleva contro di loro e gli riconduce a più miti consigli. Per l’opposto i briganti non sono infrenati né dalla religione, né dalla morale, né dalla pubblica opinione, né dalla disciplina, né dalla legge, di cui sono una compiu-ta negazione”29.

Essendo quindi la situazione peggiore dello stato di guerra, in cui imperano leggi eccezionali, non vi era ragione ostativa alla introdu-

26 Atti parlamentari. Relazione della Commissione sul Progetto di Legge della Commis-sione d’inchiesta parlamentare della tornata dell’8.7.1863 del Deputato Conforti.

27 Atti parlamentari. Relazione come da precedente nota.28 Va ricordato che la nazione appena nata era la prima volta che si occupava della pro-

blematica in discussione che quindi assume particolare rilevanza storico-normativa. 29 Atti parlamentari. Relazione Conforti. Tornata 8.7.1863 cit..

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zione di leggi eccezionali nello stato di brigantaggio, peggiore della guerra. Ancora più dichiaratamente il relatore spiegava che le na-zioni si fondano sulla libertà per mezzo della libertà; “ma i generosi sentimenti debbono cedere il luogo in vista del bisogno urgente di ristabilire in alcune province la pubblica sicurezza”30.

Comunque la Commissione propose delle modifiche; il testo ini-ziale venne ridotto da 29 a 25 articoli. L’art. 1 fu modificato nel senso che la zona di applicazione della legge doveva essere indi-cata non con legge ordinaria ma con decreto reale, per evitare le lungaggini delle discussioni parlamentari e, da parte dei briganti, il trasferimento di province e di azione. Rimanevano fermi nel Titolo I° la istituzione, la composizione e i compiti delle Giunte di pubblica sicurezza, aggiungendo, a cautela della iscrizione negli elenchi dei briganti la stesura di un processo verbale delle dichiarazioni degli informatori (all’ascolto degli organi istituzionali fu aggiunto l’esame di testimoni); le liste furono integrate con quelle “degli oziosi dei va-gabondi e delle persone sospette secondo la designazione del Codice Penale, non che dè sospetti manutengoli e dè camorristi”31.

Fu previsto il domicilio coatto per due anni ai soggetti annotati nella predetta lista aggiunta32.

Fu proposta la abolizione dei commi 1, 2 e 3 dell’art. 5 che preve-deva la fissazione di un premio per l’arresto, l’uccisione (per legitti-ma difesa) di briganti, non essendo necessario che venisse stabilito per legge, potendosi aprire un credito di un milione sul bilancio del 1863 a favore del Ministero dell’Interno33.

Dall’art. 9 del progetto (diventato articolo 11 della proposta di modifica) fu abolita la facoltà del Prefetto di ordinare il disarmo,

30 Atti parlamentari. Relazione cit,; l’affermazione denuncia la consapevolezza della limita-zione della libertà con l’introduzione, come prima indicato nel testo, di uno stato di polizia.

31 Atti parlamentari. Art. 6 del testo delle modifiche proposte dalla Commissione Conforti.32 Atti parlamentari. Art. 7 modifiche cit..33 Sotto alcuni aspetti le proposte, in apparenza e formalmente migliorative, appaiono

peggiorative nel senso “poliziesco”.

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perché avrebbe operato solo in danno dei buoni cittadini.Il Titolo II° (che nel testo modificato iniziava con l’art. 15 e finiva

con l’art. 21) riguardante le fattispecie di reato di brigantaggio esclu-deva gli assecondatori e i favoreggiatori dalla previsione di reato, es-sendo le definizioni vaghe e generiche e quindi pericolose e comunque perché tali fatti ricevevano autonoma previsione nel Codice Penale.

Veniva soppresso il capo 5 dell’art. 14 riguardante la presunzione del reato di brigantaggio a carico di evasi e disertori colti con armi proprie, essendo anche tale ipotesi delittuosa prevista dal Codice ed essendo risultato alla Commissione inaccettabile “elevare a presun-zione legale assoluta, il fatto dell’evasione con arma”34.

Rimaneva confermata la pena della fucilazione alla spalle per i colpevoli che avessero opposto resistenza armata.

Pur condividendo le questioni introdotte da Cesare Beccaria da oltre in secolo35 e auspicando la cancellazione dal Codice della pena di morte, la Commissione non riteneva di fare una eccezione a favo-re dei briganti.

Veniva mantenuta l’esclusione delle attenuanti per i pubblici fun-zionari e ministri di culto perché vengono meno alla data fede, al giuramento e alla fiducia del Governo, in particolare i sacerdoti che esercitano un grande “influsso” sulle plebi “ignoranti” cessano di essere ministri di Dio e divengono ministri di satana36.

Veniva mantenuta la norma che autorizzava il sequestro dei beni.In riferimento alla competenza venne conservata quella dei Tri-

bunali militari solo per i briganti presi con le armi alla mano; gli altri sarebbero stati giudicati dalle Corti di Assise37.

34 Atti parlamentari. Tornata 8.7.1863. Relazione Conforti, cit..35 Cesare BECCARIA, Dei delitti e delle pene, Edizioni varie.36 L’espressione sembra riecheggiare il punto di vista di Giuseppe Garibaldi; va al pro-

posito ricordato che vi fu in Parlamento chi propose di affidare al “Generale” il compito di affrontare i briganti.

37 Articoli 21 e 22 del testo di proposta di modifica cit..

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Da un punto di vista delle garanzie di diritto processuale la pro-posta (almeno formalmente) era migliorativa venendo esclusa la pre-sunzione di responsabilità per gli iscritti nelle liste, con la elimina-zione dell’art. 25 del Progetto.

La legislazione premiale prevista dall’art. 22, che prevedeva la ri-duzione di pena agli iscritti nelle liste che avessero arrestato o ucciso un brigante fu soppressa sembrando alla Commissione “sconvene-vole premiare l’uccisione o il tradimento”38.

La relazione concludeva con l’auspicio di una sollecita appro-vazione per dare sicurezza e pace alle popolazioni e credibilità alla reputazione del Parlamento.

5) L’approvazione e la pubblicazione della Legge “Pica”

Il percorso ricognitivo fin qui compiuto, con l’esame diretto delle fonti (relazioni e allegati e testi di proposte di legge) mancando pubbli-cazioni di approfondimento della tematica normatica affrontata e della tecnica di legislazione adottata, rende comprensibili le ragioni, i conte-nuti e la portata della Legge “Pica” e la operazione di sintesi compiuta nel testo presentato dal proponente, consentendone una esegesi storico-giuridica degli istituti sostanziali e processuali introdotti.

Intanto il motivo “politico” della proposta risiede nel rilievo che la di-scussione sui Progetti innanzi esaminati aveva assunto toni molto accesi, con evidenti segni di “trasversalità” politica, intrecciandosi oltre a ragioni che facevano capo agli schieramenti di maggioranza e di minoranza, di “destra” e di “sinistra”, quelle di cui erano portatori i Deputati che aveva-no operato per l’Unità della nazione e i rappresentanti dei Collegi disloca-ti nell’Italia meridionale, e questi ultimi, per contrapposte ragioni.

Per cui con una soluzione “politica” il Governo, con il sostegno

38 Non a caso della Commissione fecave anche parte Pasquale Stanislao Mancini.

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dei Deputati meridionali di maggioranza, si risolse a far presentare un nuovo Progetto di Legge39.

Giuseppe Pica (1813-1877) Deputato eletto nel Collegio di l’Aquila presentò il nuovo Progetto di Legge, sottoscritto da altri quarantuno Deputati che fu approvato con procedura di urgenza il 6.8.1863 e pubblicato in Torino il 15.8.1863, al n. 1409.

Da un punto di vista redazione il testo della Legge compiva una eccezionale sintesi dei precedenti Progetti innanzi esaminati, con una stringatezza di espressioni, riducendo gli articoli che la compon-gono dagli originari 29 del Progetto della Commissione d’inchiesta e i 25 della Commissione Parlamentare sull’esame del Progetto, a soli 9, con la eliminazione di premesse, Titoli e disposizioni transitorie.

Il testo definitivamente approvato all’art. 1 stabiliva l’ottimistico ter-mine di applicazione per la fine di dicembre del 1863; delegava la indi-cazione delle Province di applicazione a un decreto reale; lo stesso arti-colo 1 definiva il reato di brigantaggio, ritenendo applicabile la legge ai “componenti comitiva o banda armata composta almeno di tre persone, la quale vada scorrendo le pubbliche vie e la campagna per commettere crimini e delitti”; attribuiva la competenza a giudicare ai Tribunali mili-tari di cui al Codice Penale militare e con la procedura ivi indicata.

Eliminando tutte le indicazioni sui compartecipi o sostenitori e le problematiche giuridiche connesse, si limitava a fare riferimento “ai complici” dei soggetti innanzi descritti con una espressione atecnica

39 Tra i firmatari, oltre a Giuseppe Massari, che ritirò la propria proposta, vi era anche Stefano Castagnola che nella sua relazione conclusiva dell’inchiesta del 20.4.1863 aveva esa-minato gli atti di sedici processi, anche contro Vescovi, tra cui quello contro due superstiti della banda del Sergente Pasquale Romano sul cui cadavere (Romano venne ucciso insieme ad altri ventidue il 5.1.1863 sotto le sciabole dei Cavalleggeri di Saluzzo, coadiuvati dalla “valorosa” guardia nazionale di Gioia del Colle) venne rinvenuto tra le altre carte l’Atto di giuramento e di fedeltà prestato dai briganti al momento della aggregazione con l’indicazione di ottanta briganti che si definivano “giurati della fede cattolica”. Il giuramento era di fedeltà a Pio IX e a Francesco II° e conteneva la promessa di abbattere con le armi alla mano, gli avversari che avevano abbracciato le bandiere “tricolorate”. L’Atto di giuramento era datato 20.8.1862. Addirittura tra le carte trovate nel portafoglio di Romano vi era una dichiarazione autoaccusatoria sulle sue vicende definite nello scritto “le mie disgrazie”.

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che poteva portare a una estesa applicazione interpretativa, potendo-si ritenere come responsabili sia i concorrenti “interni” che “esterni” sia quanti altri avessero potuto conferire un apporto o un contributo ai componenti della comitiva o banda armata, non essendo formula-ta, a differenza degli originari testi, quali condotte penalmente rile-vanti potessero attribuire la qualità di “complice”, che indicava un concetto diverso e più ampio di “concorrente”.

L’art. 2 confermava la pena di morte ai colpevoli che avessero op-posto resistenza armata alla forza pubblica, o quella dei lavori forzati a vita, concorrendo circostanze attenuanti; quest’ultima pena veniva applicata a coloro che non avessero opposto resistenza, ai ricettatori e somministratori di viveri, notizie e aiuti, e in caso di attenuanti, il massimo dei lavori forzati a tempo.

Con quest’ultima disposizione veniva reintrodotta la figura del favoreggiatore che, come si è visto nel precedente capo, la Relazione al Progetto della Commissione Parlamentare che modificava in parte il Progetto di Legge della Commissione d’inchiesta, aveva escluso per esservi già la previsione normativa di tali fattispecie di reato nel Codice Penale; e, peraltro, le ipotesi delittuose di cui innanzi40 costi-tuivano un titolo di reato diverso rispetto a quello attribuito ai “com-plici” di cui all’art. 1; veniva sostanzialmente punita, come reato di “brigantaggio”, la condotta di ricettazione e favoreggiamento.

Non veniva definito il genere e la specie delle attenuanti, né di natura soggettiva, né oggettiva, per cui si determinava una assoluta discrezionalità nella individuazione dei criteri applicativi.

La legislazione “premiale” contenuta nell’art. 3 attribuiva a colo-ro che si fossero o che si costituissero nel termine di un mese dalla pubblicazione della legge la diminuzione da uno a tre gradi della pena; l’art. 4 riservava al Governo la facoltà di abilitare alla volonta-ria presentazione anche dopo il predetto termine.

40 Art. 2, comma II°, Legge “Pica”.

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Al Governo era riservata la facoltà di assegnare al domicilio coat-to gli oziosi, vagabondi, persone sospette, così qualificati secondo i criteri stabiliti dal Codice Penale e ai camorristi e manutengoli, su parere della Giunta, composta da Prefetto, Presidente del Tribunale, Procuratore del re e due Consiglieri provinciali: la violazione della misura veniva punita con le norme stabilite dal Codice Penale dal Tribunale ordinario competente41.

Il Governo poteva istituire compagnie di volontari, stabilendo i regolamenti e l’uniforme; sostanzialmente era un corpo speciale pa-ramilitare.

La Legge non attribuiva i particolari poteri assegnati alle Giunte dalle precedenti proposte normative e, soprattutto, quello di com-porre le liste di briganti, conferendo alla iscrizione la presunzione di responsabilità.

Riconosceva il diritto a pensione per le ferite ricevute in servizio per la repressione del brigantaggio, anche alle compagnie di volon-tari.

Con il conclusivo art. 9 stabiliva un milione nel capitolo di Bilan-cio per il 1863, a disposizione del Ministero dell’Interno.

La Legge approvata dal Senato il 6.8.1863 fu pubblicata il 15.8.1863: solo il 19.8.1863 furono resi pubblici gli Atti della Com-missione d’inchiesta che avevano dato luogo ai precedenti progetti di legge, senza però che venissero divulgati neppure tra i Parlamen-tari.

Alla essenzialità della Legge, che conferiva ampi spazi di inter-pretazione e quindi di applicazione sia al Governo, in riferimento alle misure preventive, che ai Tribunali militari, quanto alla indivi-

41 Le Commissioni Provinciali per la repressione del brigantaggio avevano facoltà di disporre taglie per la cattura di briganti, come quella deliberata dalla Commissione Pro-vinciale per la Repressione del Brigantaggio di Potenza del 15.2.1864 che riconosceva il “premio” di lire 20.000 per chi avesse assicurato “in qualunque modo” alla giustizia Car-mine Donatello Crocco; di lire 15.000 per Giuseppe Nicola Summa — Ninco Nanco; di lire 12.000 per Angelantonio Masini e di lire 9.000 per ogni altro capo brigante.

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duazione delle condotte concretizzanti i reati di nuova introduzione, fece seguito la prevista durezza della attuazione42.

Uno dei più rilevanti problemi che pone la Legge Pica alla co-scienza giuridica (sicuramente non insensibile all’epoca, anche per la presenza in Parlamento di illustri giuristi) risiede nella sua appli-cazione retroattiva a fatti già commessi (come è stato già notato, così avvenne di fatto, anche se la Legge Pica non riproponeva l’art. 28 delle disposizioni transitorie del primo progetto della Commissione di inchiesta che prevedeva che gli imputati, “qualora abbiano delin-quito prima della pubblicazione della presente legge, non saranno puniti con le pene riportate dalla medesima, ma con quelle vigenti al tempo del commesso reato”); tale aspetto significativamente negati-vo si coglie indirettamente nel testo di Legge, ma è palese nelle sen-tenze di condanna che la applicarono emesse dai Tribunali militari43 con procedure rapide e sommarie ed esecuzioni immediate, oltre che con limitazione dei diritti di difesa, che veniva affidata normalmente a difensori di ufficio individuati tra i militari stessi44.

Senza la adozione di una disciplina transitoria furono irrogate le

42 La approvazione della Legge suscitò le reazioni più varie nei Parlamentari; Giuseppe Garibaldi rassegnò le dimissioni da Deputato. Secondo Denis Mack Smith, Garibaldi. A Great Life in Brief, Mondadori Editore, Milano 1993, l’imposizione della legge marziale fu un pretesto e la vera ragione consisteva nello scarso entusiasmo suscitato da una sottoscri-zione da lui aperta per aiutare i feriti dell’Aspromonte.

43 Tra le tante la sentenza 10.12.1863 di condanna a morte di Cotturelli Giuseppe anche per fatti, definiti di brigantaggio, risalenti al 1861 e al 1862, del Tribunale militare di guerra della Capitanata, sedente in Foggia (la sentenza, preceduta da una nota di commento, è stata integralmente pubblicata su questa Rivista, anno V, n. 3/2005, p. 79 sgg); la sentenza dello stesso Tribunale del 22.1.1864 di condanna ai lavori forzati a vita di De Furio Vito Antonio per fatti commessi nel 1862 (al 31.12.1863 presso quel Tribunale erano in corso o erano stati definiti processi a carico di 59 imputati, a soli quattro mesi dalla entrata in vigore della Legge); con la sentenza 29.10.1863 a Galiani Vito, che si era costituito, fu applicata la pena di anni 15 di lavori forzati (fonte: La Capitanata tra reazione e brigantaggio. Regione Puglia. CRSEC 1989).

44 Il brigante Cotturelli Giuseppe, di cui alla precedente nota, fu difeso dal difensore “officioso” Sig. Capitano Guaito Nob. Innocenzo che ebbe, insieme all’imputato, “l’ultima parola”, come risulta dalla sentenza.

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nuove pene previste dalla Legge Pica anche a fatti di reato di brigan-taggio precedenti la sua approvazione e pubblicazione.

Il Regio Decreto 20.8.1863 stabilì che le Regioni alle quali si applicava la Legge 15.8.1863, n. 1409 erano: Basilicata; Abruzzo Citeriore; Abruzzo Ulteriore; Sannio; Calabria Citeriore; Principato Ulteriore; Terra di Lavoro.

La Legge ebbe anche la funzione di limitare il fenomeno della autonomia e anarchia nei metodi repressivi adottati in concorrenza tra Prefetture, Commissioni e Comandi Generali di truppe militari, che tra delazioni, uccisioni, devastazioni aveva dato luogo a una vera e propria guerra civile e di affiancare alla azione militare, che finiva con l’alimentare il brigantaggio, una pressione poliziesca che taglia-va i collegamenti di solidarietà, materiale e morale, con familiari e amici; secondo alcuni “per quanto arbitraria, questa legge si rivelò tuttavia efficace”45.

In realtà eliminò le conseguenze, ma non le cause di quel disagio che prese poi il nome di “questione meridionale”.

Andando oltre le previsioni la Legge rimase in vigore fino al 31.12.1865 e l’apparato militare antibrigantaggio fu smobilitato nel 187046.

In effetti alla metà degli anni sessanta si era chiusa la vicenda del brigantaggio, rudimentalmente strutturato in forma militare (del resto vi era la partecipazione di ex soldati e ufficiali borbonici), quale minaccia politica e militare per lo Stato unitario e vennero a mancare le componenti “politiche” del fenomeno connesse anche al cambiamento di regime47; nella seconda fase prevalse una attività di comune banditismo, cessando di costituire una lotta civile contro i settentrionali invasori e oppressori.

45 Indro MONTANELLI, Storia d’Italia. Gli anni della destra, BUR, Milano 1977.46 Carmine Donatello Crocco fu processato, infatti, dalla Corte di Assise di Potenza che

l’11.9.1872 gli inflisse la condanna alla pena di morte (commutata il 14.9.1874 nel carcere a vita); per la sua difesa gli furono assegnati di ufficio gli Avvocati Francesco Guarini, Tommaso Sarli e Gerardo Santarello.

47 Salvatore SCARPINO, Il brigantaggio dopo l’Unità d’Italia, Fenice 2000, Milano, 1993.

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Vittorio Emanuele II

Per grazia di Dio e per volontà della Nazione

Re d’Italia

Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato.Noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue:Art. 1. Fino al 31 Dicembre corrente anno, nelle Provincie in-

festate dal brigantaggio, e che tali saranno dichiarate con Decreto Reale, i componenti comitiva o banda armata composta almeno di tre persone, la quale vada scorrendo le pubbliche vie o le campagne per commettere crimini o delitti, ed i loro complici saranno giudicati dai Tribunali militari, di cui nel Libro II, parte II del Codice penale militare, e con la procedura determinata dal Capo III del detto libro.

Art. 2. I colpevoli del reato di brigantaggio, i quali a mano ar-mata oppongono resistenza alla forza pubblica, saranno puniti colla fucilazione, e coi lavori forzati a vita concorrendovi circostanze at-tenuanti.

A coloro che non oppongono resistenza, non che ai ricettatori e somministratori di viveri, notizie ed aiuti di ogni maniera, sarà ap-plicata la pena dei lavori forzati a vita, e concorrendovi circostanze attenuanti, il maximum dei lavori forzati a tempo.

Art. 3. Sarà accordata a coloro che si sono già costituiti o si costi-tuiranno volontariamente nel termine di un mese dalla pubblicazione della presente Legge la diminuzione da uno a tre gradi di pena.

Tale pubblicazione dovrà essere fatta per bando in ogni Comune.Art. 4. Il Governo avrà pure facoltà, dopo il termine stabilito nel-

l’articolo precedente, di abilitare alla volontaria presentazione col beneficio della diminuzione di un grado di pena.

Art. 5. Il Governo avrà inoltre facoltà di assegnare per un tempo

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NOTE DI STORIA FORENSE

186 Quaderni

non maggiore di un anno un domicilio coatto agli oziosi, ai vagabon-di, alle persone sospette, secondo la designazione del Codice penale, non che ai camorristi, e sospetti manutengoli, dietro parere di Giunta composta dal Prefetto, dal Presidente del Tribunale, dal Procuratore del re e di due Consiglieri provinciali.

Art. 6. Gli individui, di cui nel precedente articolo, trovandosi fuori del domicilio loro assegnato, andranno soggetti alla pena stabi-lita dall’alinea dell’art. 29 del Codice penale, che sarà applicata dal competente Tribunale circondariale.

Art. 7. Il Governo del Re avrà facoltà di istituire compagnie o frazioni di compagnie di volontari a piedi od a cavallo, decretante i regolamenti, l’uniforme e l’armamento, nominare gli ufficiali ed ordinare lo scioglimento.

I volontari avranno dallo Stato la diaria stabilita per i militi mobi-lizzati; il Governo però potrà accordare un soprassoldo, il quale sarà a carico dello Stato.

Art. 8. Quanto alle pensioni per cagione di ferite o mutilazioni ri-cevute in servizio per la repressione del brigantaggio, ai volontari ed alle guardie nazionali saranno applicate le disposizioni degli articoli 3, 22, 28, 30 e 32 della Legge sulle pensioni militari del 27 giugno 1850. Il Ministero della Guerra, con apposito Regolamento stabilirà le norme per accettare i fatti che danno luogo alle pensioni.

Art. 9. In aumento del capitolo 95 del Bilancio approvato pel 1863, è aperto al Ministero dell’Interno il credito di un milione di lire per sopperire alle spese di repressione del brigantaggio.

Ordiniamo che la presente, munita del sigillo dello Stato, sia in-serita nella Raccolta ufficiale delle Leggi e dei Decreti del regno d’Italia, mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osserva-re come Legge dello Stato.

Data Torino, addì 15 agosto 1863.Vittorio Emanuele

U. Peruzzi

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NOTE DI STORIA FORENSE

187 Quaderni

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NOTE DI STORIA FORENSE

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PROGETTO DELLA COMMISSIONE D’INCHIESTA PARLAMENTARE

Art. 1Le provincie o parti di esse che con legge saranno dichiarate infe-

state dal brigantaggio verranno sottoposte alle seguenti disposizioni.Questa dichiarazione potrà farsi con decreto reale durante la proroga

o la chiusura del Parlamento: ma in questo caso il decreto dovrà essere presentato al Parlamento alla riapertura per essere convertito in legge.

Il tempo in cui cesserà l’applicazione della legge verrà determi-nato con regio decreto.

TITOLO IGIUNTE PROVINCIALI DI PUBBLICA SICUREZZA

Art. 2Nel capoluogo della provincia verrà istituita una Giunta di pub-

blica sicurezza composta dal prefetto, che ne avrà la presidenza, dal comandante la truppa attiva, dal procuratore generale presso la Corte d’appello o dal procuratore del re presso il tribunale circondariale, dal comandante i reali carabinieri, dall’ufficiale superiore in grado della guardia nazionale e da due cittadini all’uopo scelti dalla depu-tazione provinciale.

Art. 3Le Giunte dovranno formare le liste dei briganti iscrivendo nelle

medesime i nomi di coloro che corrono in bande armate la campa-gna, ed avvalendosi dell’opera dei giudici di mandamento, dei sotto-prefetti, dei sindaci, dei delegati di pubblica sicurezza, dei coman-danti i reali carabinieri, dei comandanti di guardia nazionale e dei comandanti i distaccamenti di truppa.

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NOTE DI STORIA FORENSE

189 Quaderni

Le liste saranno suscettibili d’opposizioni sulle quali provvederà la Giunta, ma avranno però gli effetti, di cui all’articolo 5, dopo quindici giorni dalla pubblicazione in un giornale designato dalla Giunta, dal-l’affissione delle medesime all’albo pretorio dei comuni della provin-cia e dall’intimazione delle medesime al domicilio conosciuto.

Art. 4Queste liste saranno rivedute mensilmente. Per i nuovi iscritti

verrà osservato il disposto dell’articolo precedente.

Art. 5Gli individui annotati nelle liste potranno essere da chiunque ar-

restati, ed in caso di resistenza combattuti colle armi.Un premio, la cui cifra sarà fissata dalla Giunta a norma delle

istruzioni ministeriali, sarà accordato a coloro che avranno arrestato detti individui.

Il premio sarà accordato anche quando per necessità di legittima difesa sia succeduta la morte del brigante.

Lo stesso premio sarà accordato alle guardie nazionali, alla trup-pa, ai reali carabinieri ed ai corpi dei volontari.

Art. 6Il prefetto, dietro proposta o su parere conforme della Giunta,

avrà facoltà di istituire compagnie o frazioni di compagnie di vo-lontari a piedi od a cavallo, decretarne i regolamenti, l’uniforme e l’armamento, nominarne gli ufficiali e bass’ufficiali ed ordinare lo scioglimento.

I volontari avranno dallo Stato la diaria stabilita per i militi mo-bilizzati; il prefetto però, dietro proposta o su parere conforme della Giunta, potrà accordare un soprasoldo, il quale sarà, secondo le cir-costanze, a carico della provincia, dei circondari, dei mandamenti o dei comuni.

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NOTE DI STORIA FORENSE

190 Quaderni

Art. 7Il prefetto, dietro proposta o su parere conforme della Giunta,

avrà pure facoltà di mobilizzare in tutto od in parte la guardia nazio-nale di un comune, e di accordare a suo benefizio il soprasoldo di cui all’articolo precedente.

Art. 8Quanto alle pensioni per cagione di ferita, mutilazione od infer-

mità contratte in servizio, saranno loro applicate le disposizioni degli articoli 3, 22, 28, 29, 30, 31, e 32 della legge sulle pensioni militari del 27 giugno 1850.

Art. 9Il prefetto, dietro proposta o su parere conforme della Giunta,

avrà facoltà di ordinare:a) La proibizione in determinati luoghi dell’esercizio di alcune

particolari industrie;b) La proibizione dell’asportazione dalle città, borghi e villaggi di

determinati oggetti;c) La chiusura di masserie, il concentramento delle greggi ed il

loro allontanamento in determinati punti;d) Il disarmo;e) Di sospendere i sindaci, e di affidarne provvisoriamente le fun-

zioni ad un consigliere municipale;f) Di sospendere i militi e gli ufficiali di guardia nazionale, ed

invece di questi nominare provvisoriamente chi ne faccia le veci fra i componenti della guardia medesima;

g) Di diffidare a speciali delegati le funzioni dei Consigli di rico-gnizione dei Comitati di revisione;

h) Di esiliare localmente o confinare le persone gravemente so-spette.

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NOTE DI STORIA FORENSE

191 Quaderni

Art. 10Le Giunte potranno proporre al Governo la sospensione del dirit-

to di scegliere i Consigli municipali ed i graduati delle guardie na-zionali in quei comuni che avranno notoriamente favoriti ed aiutati i briganti.

Questa sospensione verrà pronunciata con regio decreto, sentito il Consiglio di Stato.

Non potrà durare più di tre anni.Il regio decreto provvederà all’amministrazione del comune ed al

servizio della guardia nazionale durante l’interdizione.

Art. 11Le contravvenzioni alle prescrizioni delle Giunte saranno punite,

quando non rivestano il carattere della complicità, con la pena del carcere e colla multa da applicarsi dai tribunali di cui all’art. 28.

Art. 12Sarà aperto un credito alla Giunta per le spese di polizia.

Art. 13Le Giunte piglieranno le loro deliberazioni a maggioranza di voti,

e terranno processo verbale.

TITOLO IIDEI REATI, DELLE PENE E DEI GIUDIZI

Art. 14Sono colpevoli del reato di brigantaggio:1° I componenti di comitiva o banda armata, composta almeno di

tre malviventi, la quale vada scorrendo le pubbliche strade o la cam-pagna per commettere crimini e delitti di qualunque natura;

2° Ogni individuo che, sebbene non faccia parte della comitiva o

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NOTE DI STORIA FORENSE

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banda, siasi unito momentaneamente o posto d’accordo con la medesi-ma per commettere reati, od abbia avuto parte nel concertare od esegui-re ricatti, od abbia in qualsiasi modo secondato o favorito i malfattori;

3° Tutti quelli che scientemente o volontariamente procureranno o somministreranno a comitiva armata o agl’individui che la com-pongono, ed in specie agli iscritti nelle liste dei briganti, danari, vi-veri armi, munizioni, od strumenti di reato; ovvero avranno mante-nuto con essi corrispondenza, fornendo istruzioni o notizie, o dato eccitamento al brigantaggio, ovvero per qualunque altro dei fatti di cooperazione definiti dagli articoli 37 e 38 del Codice penale mili-tare, potranno essere ritenuti siccome agenti principali o complici della organizzazione o del mantenimento di una comitiva armata;

4° Coloro che, conoscendo lo scopo ed il carattere delle suddette bande o degl’individui che le compongono, avranno loro sommini-strato, di libera volontà, alloggio, o luogo di riunione o di ricovero;

5° Gli evasi da luoghi di detenzione, o disertori, o remitenti alla leva, o sbandati di un disciolto corpo di esercito, i quali vengano rinvenuti possessori di armi proprie.

Art. 15I Colpevoli del reato di brigantaggio, i quali armata mano oppon-

gono resistenza alla forza pubblica, saranno puniti con la fucilazione.

Art. 16Gli altri colpevoli del reato di brigantaggio saranno puniti, salvo

l’applicazione di pene maggiori in cui fossero incorsi per altri reati:1° Colla pena della deportazione a vita, ove si trovino nel caso

contemplato dal n. 1 dell’articolo 14;2° Con la stessa pena a vita od a tempo, ove si trovino nei casi

contemplati dai numeri 2, 3 e 4 dell’articolo medesimo;3° Con la deportazione a tempo, ove si trovino nel caso contem-

plato dal n. 5 dell’articolo medesimo.

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NOTE DI STORIA FORENSE

193 Quaderni

Art. 17La pena della deportazione verrà espiata in una terra od isola lon-

tana nel mondo che verrà determinato da appositi regolamenti. Que-sta pena verrà considerata eguale nei suoi effetti e per la graduazione a quella dei lavori forzati.

Art. 18I colpevoli dei reati, di cui all’articolo 14, incorreranno in una

multa estensibile alle lire 50 mila, ed in quella dell’interdizione dai pubblici ufficii.

Art. 19Le pene saranno diminuite di un grado concorrendo circostanze

attenuanti. Questo benefizio non verrà esteso ai funzionari governa-tivi, provinciali, o municipali, o ministri dei culti, colpevoli di reato di brigantaggio, ai quali verrà in ogni caso applicato il maximum della pena.

Art. 20I beni mobili ed immobili degl’individui annotati nelle liste di cui

agli articoli 3 e 4 degli imputati di brigantaggio verranno posti sotto sequestro.

Art. 21Nelle sentenze di condanna sarà osservata la disposizione dell’ar-

ticolo 22 del Codice penale militare.

Art. 22Gli annotati nelle liste, di cui agli articoli 3 e 4, e gli imputati

di brigantaggio, i quali arresteranno od uccideranno un brigante, a mente del disposto dell’articolo 5, godranno della diminuzione di un grado di pena, e di due ove l’arrestato o l’ucciso sia un capobanda, purchè si costituiscano immediatamente in carcere.

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NOTE DI STORIA FORENSE

194 Quaderni

Art. 23Gl’imputati dei reati previsti dalla presente legge saranno giudi-

cati dai tribunali militari di cui nel libro II, parte seconda del Codice penale militare.

Questi tribunali saranno nominati dai comandanti le truppe attive delle divisioni, sotto-divisioni, zone o sotto-zone militari, ed anche da comandanti indicati dall’articolo 516 di detto Codice.

Gli uffiziali della guardia nazionale mobilizzata o dei corpi di vo-lontari potranno essere chiamati a farne parte.

Art. 24I colpevoli, di cui all’articolo 14, potranno venir giudicati nella

forma indicata dal capo IV, libro II, parte seconda del Codice penale militare.

Art. 25L’annotamento nelle liste, di cui agli articoli 3 e 4, formerà suffi-

ciente prova dell’imputazione, a meno che la stessa non venga esclu-sa con la prova somministrata dall’inquisito.

Art. 26Ove gl’imputati del reato di brigantaggio sieno altresì inquisiti di

altri reati, la cognizione anche di questi spetterà ai tribunali di cui all’articolo 24, i quali osserveranno in proposito le disposizioni de-gli articoli 41 e seguenti del Codice penale militare sostituendo alla pena dei lavori forzati quella della deportazione.

TITOLO IIIDISPOSIZIONI TRANSITORIE

Art. 27Gli imputati di brigantaggio, i quali si costituiranno entro un mese

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NOTE DI STORIA FORENSE

195 Quaderni

dalla pubblicazione della presente legge, godranno della diminuzio-ne di due gradi di pena.

Della stessa diminuzione godranno coloro che già si costituirono volontariamente.

Art. 28Appena promulgata la legge di cui al principio dell’articolo 1,

gl’imputati di brigantaggio, pei quali non venne ancora proferita l’accusa, saranno rimessi ai tribunali militari; però qualora abbiano delinquito prima della pubblicazione della presente legge non saran-no puniti con le pene portate dalla medesima, ma con quelle vigenti al tempo del commesso reato.

Emanato il decreto di cui all’ultimo alinea di detto articolo 1, gl’imputati non ancora giudicati dai tribunali militari verranno ri-messi all’autorità giudiziaria.

Art. 29È aperto al ministro dell’interno un credito di un milione di lire

sul bilancio del 1863 per sopperire alle spese di cui agli articoli 5, 6, 7, 8, 13, 17.

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NOTE DI STORIA FORENSE

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PROGETTO DELLA COMMISSIONE PARLAMENTARE

DI STUDIO

Art. 1Le provincie, o parte di esse, che saranno, dichiarate in istato di

brigantaggio andranno sottoposte alle seguenti disposizioni.La dichiarazione dello stato di brigantaggio, non che della cessa-

zione del medesimo, sarà fatta con decreto reale.

TITOLO IGIUNTE PROVINCIALI DI PUBBLICA SICUREZZA

Art. 2Nel capoluogo della provincia verrà instituita una Giunta di pub-

blica sicurezza composta del prefetto che ne avrà la presidenza, del comandante la truppa attiva o d’un uffiziale da lui delegato, dal pro-curatore del re presso il tribunale circondariale, dal comandante i reali carabinieri, dall’ufficiale superiore in grado della guardia na-zionale di origine elettiva e da due cittadini all’uopo scelti dalla De-putazione provinciale.

Art. 3Le Giunte formeranno le liste di coloro i quali scorrono in ban-

da armata la campagna, dietro esami testimoniali, informazioni de’ giudici di mandamento, de’ sotto-prefetti, dei sindaci, dei delegati di pubblica sicurezza, de’ comandanti i reali carabinieri, de’ coman-danti la guardia nazionale, dei comandanti i distaccamenti di truppa e altre autorità. Di tutto sarà disteso processo verbale.

Le liste saranno suscettibili di opposizioni, sulle quali provvederà la Giunta; ma avranno però gli effetti di cui all’articolo 5 dopo 15

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NOTE DI STORIA FORENSE

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giorni dalla pubblicazione in un giornale designato dalla Giunta, dal-la affissione delle medesime all’albo pretorio dei comuni della pro-vincia e dalla intimazione delle medesime al domicilio conosciuto.

Art. 4Queste liste saranno rivedute mensilmente. Pei nuovi iscritti sarà

osservato il disposto dell’articolo precedente.

Art. 5Gl’individui annotati nelle liste di cui all’articolo 3 potranno da

chiunque essere arrestati e consegnati alle competenti autorità.

Art. 6Le Giunte formeranno altresì, secondo le norme indicate nella

prima parte dell’articolo terzo, le liste degli oziosi, dei vagabondi e delle persone sospette secondo la designazione del Codice penale, non che de’ sospetti manutengoli e de’ camorristi.

Art. 7Agl’individui annotati nelle liste di cui all’articolo antecedente, po-

trà essere assegnato un domicilio coatto per un tempo non maggiore di anni due per decreto del Ministero dell’interno, sul parere conforme della Giunta di pubblica sicurezza della rispettiva provincia.

Art. 8Il Governo del Re, sentita la Giunta, avrà facoltà di istituire com-

pagnie o frazioni di compagnie di volontari a piedi od a cavallo, decretarne i regolamenti, l’uniforme e l’armamento, nominarne gli ufficiali e bassi-ufficiali e ordinarne lo scioglimento.

I volontari avranno dallo Stato la diaria stabilita per i militi mobi-lizzati; il Governo però potrà accordare un soprasoldo, il quale sarà a carico dello Stato.

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NOTE DI STORIA FORENSE

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Art. 9Il Governo avrà pure facoltà di accordare alla guardia nazionale

di uno o più comuni, adoperata in servizio di pubblica sicurezza, in conformità del disposto dalla legge 4 marzo 1848, il soprasoldo di cui all’articolo precedente.

Art. 10Quanto alle pensioni per cagione di ferite, mutilazioni od infermi-

tà contratte in servizio, saranno loro applicate le disposizioni degli articoli 3, 22, 28, 29, 30, 31 e 32 della legge sulle pensioni militari del 27 giugno 1850. Il Ministero della guerra con apposito regola-mento stabilirà le norme per accertare i fatti che danno luogo alle pensioni.

Art. 11Il prefetto dietro proposta o sul parere conforme della Giunta avrà

facoltà:a)Di proibire in determinati luoghi l’esercizio di alcune partico-

lari industrie;b) Di proibire l’esportazione della città, borghi e villaggi, di de-

terminati oggetti;c) D’ordinare la chiusura di masserie;E, sentita la Giunta, avrà facoltà:d) D’affidare provvisoriamente le funzioni di sindaco, in caso di so-

spensione del medesimo, ad un consigliere municipale da lui scelto;e) Di nominare provvisoriamente fra i componenti la guardia na-

zionale chi faccia le veci degli ufficiali in caso di sospensione di questi;

f) Di affidare a speciali delegati le funzioni di Consigli di ricogni-zione dei Comitati di revisione;

g) Di dichiarare obbligatoria la carta di passaggio, che sarà spedi-ta gratis, per quei luoghi dove lo creda utile alla sicurezza pubblica.

Page 206: Quaderni Anno VII - N 3/2007

NOTE DI STORIA FORENSE

199 Quaderni

Art. 12Il Governo potrà prorogare per decreto reale il termine della du-

rata della gestione del regio delegato, in caso di scioglimento dei Consigli municipali.

Art. 13Le contravvenzioni alle prescrizioni di sopra menzionate saranno,

ove non rivestano il carattere della complicità, punite dai tribunali circondariali competenti col carcere estensibile sino ad anni cinque e con la multa sino a lire 5000. Gli autori di esse contravvenzioni sono esclusi dal beneficio della libertà provvisoria durante il giudizio.

Soppresso.

Art. 14Le Giunte prenderanno le loro deliberazioni a maggioranza asso-

luta di voti.Delle loro deliberazioni sarà disteso processo verbale, il quale

sarà firmato da tutti gl’intervenuti.

TITOLO IIDEI REATI, DELLE PENE E DEI GIUDIZI

Art. 15Sono colpevoli del reato di brigantaggio:1° I componenti comitiva o banda armata, composta almeno di tre

persone, la quale vada scorrendo le pubbliche strade o la campagna per commettere crimini o delitti;

2° Ogni individuo che, sebbene non faccia parte della comitiva o banda, siasi unito momentaneamente o posto d’accordo colla me-desima per commettere crimini o delitti, od abbia avuto parte nel concordare od eseguire ricatti;

Page 207: Quaderni Anno VII - N 3/2007

NOTE DI STORIA FORENSE

200 Quaderni

3° Tutti coloro che scientemente e di libera volontà procureran-no o somministreranno alla comitiva armata o agli individui che la compongono, ed in specie agli iscritti nelle liste dei briganti, danari, viveri, armi, munizioni od istrumenti di reati, ovvero avranno man-tenuto con essi corrispondenza somministrando istruzioni e notizie, ovvero per qualunque altro fatto di cooperazione definita dagli arti-coli 102, 103, 104 e 105 del Codice Penale, potranno essere ritenuti come aggiunti principali o complici dell’organizzazione o del man-tenimento di una comitiva armata;

4° coloro che conoscendo lo scopo od il carattere della predetta banda o degli individui che la compongono, avranno loro sommini-strato di libera volontà alloggio o luogo di riunione o di ricovero.

Soppresso.

Art. 16I colpevoli di reato di brigantaggio i quali armata mano oppon-

gono resistenza alla forza pubblica saranno puniti colla fucilazione alle spalle.

Art. 17Gli altri colpevoli del reato di brigantaggio saranno puniti, salvo

l’applicazione di pene maggiori in cui fossero incorsi per altri reati.Colla pena della deportazione a vita, ove si trovino nel caso con-

templato nel numero 1 dell’articolo 15; ed alla multa estensibile a lire cinquantamila.

Alla deportazione a tempo ove si trovino nei casi contemplati nei numeri 2°, 3° e 4° dell’articolo medesimo ed alla multa estensibile a lire 50 mila.

Art. 18La pena della deportazione verrà espiata in una terra o isola lon-

tana, secondo sarà determinato da appositi regolamenti. Questa pena

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NOTE DI STORIA FORENSE

201 Quaderni

verrà considerata eguale ne’ suoi effetti e per graduazione a quella de’ lavori forzati.

Soppresso.

Art. 19Saranno esclusi dal beneficio delle circostanze attenuanti i fun-

zionari governativi, provinciali e municipali, ed i ministri de’ culti, colpevoli del reato di brigantaggio, ai quali verrà in ogni caso appli-cato il maximum della pena.

Art. 20I beni mobili ed immobili degli individui annotati nelle liste, di

cui agli articoli 3 e 4 e degli imputati del reato di brigantaggio, ver-ranno posti sotto sequestro, ma le loro famiglie avranno il dritto agli alimenti da prelevarsi sulle rendite sequestrate.

Dopo la condanna in contraddittorio od in contumacia i beni sa-ranno venduti secondo le norme della procedura nei giudizi civili, ed il prezzo sarà impiegato al pagamento della spesa del giudizio, delle multe ed al ristoro de’ danni delle parti offese.

L’avanzo, se ve ne sia, verrà restituito alla famiglia del condan-nato.

Soppresso.

Soppresso.

Art. 21I briganti presi colle armi alla mano saranno giudicati dai tribu-

nali militari straordinari, giusta il capo 4, libro II parte IIa del Codice penale militare.

Page 209: Quaderni Anno VII - N 3/2007

NOTE DI STORIA FORENSE

202 Quaderni

Art. 22Tutti gli altri colpevoli del reato di brigantaggio saranno giudicati

dalle Corti di Assise giusta il Codice di procedura penale.

Soppresso.

Soppresso.

Soppresso.

TITOLO IIIDISPOSIZIONI TRANSITORIE

Art. 23Gli imputati del reato di brigantaggio, i quali si costituiranno en-

tro il mese dalla pubblicazione della presente legge avranno il bene-ficio della diminuzione di due gradi di pena.

Della stessa diminuzione godranno coloro che già si costituiranno volontariamente.

Art. 24I reati commessi prima della pubblicazione della presente legge

saranno puniti colle pene sancite nel tempo del commesso reato.Quando con regio decreto sarà tolto lo stato di brigantaggio,

gl’imputati non ancora giudicati dai tribunali militari straordinari verranno rimessi alle autorità giudiziarie competenti.

Art. 25È aperto al Ministero dell’interno nel bilancio 1863 in aumento a

quello stanziato nel capitolo 95 un credito di un milione di lire per sop-perire alle spese di cui agli articoli 8, 9 e seguenti, e per premiare coloro i quali maggiormente si distingueranno nella repressione del brigantag-gio, ed infine alle spese occorrenti alla Giunta di pubblica sicurezza.

Page 210: Quaderni Anno VII - N 3/2007

I CONGRESSI NELLA STORIA DELL’AVVOCATURA

203 Quaderni

a cura di CARLO PANZUTI

Si riportano qui di seguito gli Atti del V Congresso Nazionale giuridico-forense

Palermo, 1903

Seconda parte

I CONGRESSI NELLA STORIADELL’AVVOCATURA

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I CONGRESSI NELLA STORIA DELL’AVVOCATURA

204 Quaderni

Page 212: Quaderni Anno VII - N 3/2007

I CONGRESSI NELLA STORIA DELL’AVVOCATURA

205 Quaderni

Page 213: Quaderni Anno VII - N 3/2007

I CONGRESSI NELLA STORIA DELL’AVVOCATURA

206 Quaderni

Page 214: Quaderni Anno VII - N 3/2007

I CONGRESSI NELLA STORIA DELL’AVVOCATURA

207 Quaderni

Page 215: Quaderni Anno VII - N 3/2007

I CONGRESSI NELLA STORIA DELL’AVVOCATURA

208 Quaderni

Page 216: Quaderni Anno VII - N 3/2007

I CONGRESSI NELLA STORIA DELL’AVVOCATURA

209 Quaderni

Page 217: Quaderni Anno VII - N 3/2007

I CONGRESSI NELLA STORIA DELL’AVVOCATURA

210 Quaderni

Page 218: Quaderni Anno VII - N 3/2007

I CONGRESSI NELLA STORIA DELL’AVVOCATURA

211 Quaderni

Page 219: Quaderni Anno VII - N 3/2007

I CONGRESSI NELLA STORIA DELL’AVVOCATURA

212 Quaderni

Page 220: Quaderni Anno VII - N 3/2007

I CONGRESSI NELLA STORIA DELL’AVVOCATURA

213 Quaderni

Page 221: Quaderni Anno VII - N 3/2007

I CONGRESSI NELLA STORIA DELL’AVVOCATURA

214 Quaderni

Page 222: Quaderni Anno VII - N 3/2007

I CONGRESSI NELLA STORIA DELL’AVVOCATURA

215 Quaderni

Page 223: Quaderni Anno VII - N 3/2007

I CONGRESSI NELLA STORIA DELL’AVVOCATURA

216 Quaderni

Page 224: Quaderni Anno VII - N 3/2007

I CONGRESSI NELLA STORIA DELL’AVVOCATURA

217 Quaderni

Page 225: Quaderni Anno VII - N 3/2007

I CONGRESSI NELLA STORIA DELL’AVVOCATURA

218 Quaderni

Page 226: Quaderni Anno VII - N 3/2007

I CONGRESSI NELLA STORIA DELL’AVVOCATURA

219 Quaderni

Page 227: Quaderni Anno VII - N 3/2007

I CONGRESSI NELLA STORIA DELL’AVVOCATURA

220 Quaderni

Page 228: Quaderni Anno VII - N 3/2007

I CONGRESSI NELLA STORIA DELL’AVVOCATURA

221 Quaderni

Page 229: Quaderni Anno VII - N 3/2007

I CONGRESSI NELLA STORIA DELL’AVVOCATURA

222 Quaderni

Page 230: Quaderni Anno VII - N 3/2007

I CONGRESSI NELLA STORIA DELL’AVVOCATURA

223 Quaderni

Page 231: Quaderni Anno VII - N 3/2007

224 Quaderni

DIRITTO & ROVESCIO

Diritto & Rovescio

a cura di C’È SU UN TOGATO*

Un G.I.P. non ha convalidato il provvedimento del Questore, as-sunto in applicazione dell’art. 6 della Legge 13.12.1989, n. 401 che disponeva, nei confronti di un dirigente e di un calciatore di una società sportiva, il divieto di accesso ai luoghi in cui si svolgono attività sportive per diciotto mesi e l’obbligo di presentarsi presso il Comando Carabinieri in concomitanza di incontri di calcio disputati dalla società sportiva, sul presupposto che i provvedimenti previsti dalla legge posta a presidio dell’ordine pubblico da turbative violen-te durante manifestazioni sportive (poi ampliati con il D.L. 8/2007, convertito in Legge 4/2007), non si applichino ai tesserati di una federazione sportiva per i quali esistono sanzioni specifiche da parte dei competenti ordini federali.

La Suprema Corte di Cassazione, in accoglimento del ricorso del P.M., ha annullato l’ordinanza del G.I.P. che nell’ipotizzare una sorta di rinuncia alla giurisdizione da parte dello Stato a favore di federa-zioni sportive, consente l’uso della violenza proprio a chi, tradendo lo spirito sportivo, partecipa a una rissa, come quella che ha origi-nato il provvedimento del Questore, iniziata sul campo di gioco e proseguita negli spogliatoi.

Peraltro, così operando, si estenderebbe la causa di giustificazio-ne per condotte non rispettose delle regole del gioco nel corso di at-tività agonistiche (riconosciuta anche dal D.L. 220/2003, convertito in Legge 280/2003), costituenti astrattamente reato, all’ipotesi in cui

* Avvocato del Foro di Brindisi (anagramma).

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la gara sportiva costituisce mera occasione di azioni violente, con-fondendosi in tal modo la tutela dell’ordine pubblico (e della libera esplicazione delle attività sportive) con la repressione di condotte ir-rispettose delle regole sportive, sanzionate dalla normativa sportiva.

***

Faceva rilevare Bruno Vespa all’Avv. Nicola Mancino, Vice Pre-sidente del CSM, nel corso della V Conferenza Nazionale per la Giustizia dell’ottobre 2007, che non è possibile nell’era della com-puterizzazione continuare a usare la penna (come l’Avv. Mancino dichiarava di fare, non essendo esperto nell’uso del computer) nella attività professionale.

Della questione si sono occupate le Sezioni Unite della Corte di Cassazione, alle quali la questione è stata sottoposta per l’esistenza di contrasto giurisprudenziale, a proposito della eccezione di nullità di una sentenza di secondo grado, sollevata ai sensi degli artt. 225 e 546 Cpp, redatta a mano, con grafìa illeggibile.

La Suprema Corte è stata chiamata a valutare se la sentenza così redatta sia nulla per mancanza di motivazione o se debba ritenersi esclusa ogni ipotesi di invalidità.

La questione, hanno affermato le Sezioni Unite, è rilevante per-ché “...in effetti la motivazione della sentenza impugnata è illeggibi-le risultando la sua stesura operata per la maggior parte, ossia in ogni riga e con riguardo a quasi tutte le parole ivi contenute, attraverso apposizione di una serie di segni grafici la cui unione non è idonea a rappresentare specifici concetti”.

Secondo una serie giurisprudenziale non sussiste la nullità perché l’interessato può chiedere in cancelleria una copia dattiloscritta ai sensi dell’art. 116 Cpp (pur essendo difficile comprendere come la cancelleria possa rendere leggibile ciò che non lo è); e, peraltro, la nullità non può essere dichiarata fuori dai casi di tassatività.

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DIRITTO & ROVESCIO

L’indirizzo contrapposto ritiene la sentenza nulla per mancanza di motivazione e violazione del diritto di difesa, costituendo il rilascio della copia un rimedio empirico e non una regola.

Le Sezioni Unite hanno fatto proprio quest’ultimo orientamento, in quanto la indecifrabilità della sentenza si traduce in impossibilità di individuare i motivi di fatto e di diritto su cui si fonda la decisione, «i quali ai sensi dell’art. 546, comma 1, lett. e) Cpp, devono essere, sia pur concisamente, esposti – ossia resi visibili – con le modalità ivi indicate, essendo indifferente la inesistenza di una specifica nor-ma in riferimento alla illeggibilità della motivazione, che discende dall’art. 125 Cpp il quale dispone che “le sentenze e le ordinanze sono motivate a pena di nullità”».

Il requisito è quindi escluso sia in caso di omessa esposizione di dati e valutazioni, sia di esposizione non intelligibile.

***

È opportuno disfarsi delle autovetture vecchie che nella valuta-zione del fisco possono essere classificate come “auto d’epoca” e costituire fonte di accertamento sintetico del reddito.

Lo ha stabilito la Suprema Corte di Cassazione sul presupposto che costituisce fatto notorio, secondo la cultura dell’uomo medio, che le auto “storiche” formano oggetto di collezionismo rinvenibi-le in un particolare mercato, la cui manutenzione e sostituzione dei componenti soggetti a usura, comporta ingenti costi, sintomatici, quindi, di una capacità contributiva elevata.

***

Un Tribunale ha ritenuto legittimo il rifiuto di una compagnia di assicurazioni a indennizzare il furto di autoveicolo derivato da comportamento gravemente colposo dell’assicurato, consistito nel-

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DIRITTO & ROVESCIO

l’avere lasciato incustodita l’auto, aperta e con le chiavi inserite, e tale da incidere casualmente in maniera decisiva nella produzione dell’evento.

Il comportamento “gravemente colposo” è stato rinvenuto nel fatto accaduto all’assicurato che, mentre procedeva alla guida della propria autovettura in un centro urbano, aveva avvertito un rumore metallico proveniente dalla parte posteriore, come se fosse prodotto da un urto o dalla perdita di qualcosa; fermatosi sulla destra e spento il motore, l’automobilista scendeva dall’auto rilevando una ammac-catura alla parte posteriore.

In quel mentre sopraggiungeva altra auto il cui conducente lo informava che aveva perso un pezzo meccanico qualche metro più dietro.

Mentre l’automobilista si voltava per accertare cosa avesse per-so uno sconosciuto si metteva alla guida dell’auto, allontanandosi, sicché all’assicurato non restava che denunciare il furto dell’auto al fine di chiedere poi l’indennizzo all’istituto assicuratore, che però lo negava.

L’unico motivo di difformità nella ricostruzione del fatto riguar-dava la circostanza se il motore fosse acceso o spento, avendo l’as-sicurato denunciato ai Carabinieri di avere lasciato l’auto con il mo-tore acceso e successivamente, anche con la domanda giudiziale, di averlo spento.

L’unico teste indicato dal derubato, pur avendo riferito i fatti nello stesso modo dal primo esposti, non era stato in grado di dire se il motore fosse spento o acceso.

Ma per il Tribunale la soluzione del dubbio è stata ritenuta inutile, essendo rilevante, ai fini della configurazione della colpa, l’avere lasciato le chiavi inserite nel cruscotto, in quanto “...se detto com-portamento non si fosse verificato l’evento non si sarebbe prodotto” risultando che il furto è derivato da un comportamento gravemente colposo dell’assicurato, consistite nell’avere lasciato l’auto aperta e

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DIRITTO & ROVESCIO

con le chiavi inserite, in maniera tale da incidere casualmente, anche se non in via esclusiva, in maniera decisiva nella produzione del-l’evento.

Secondo il Tribunale la colpa è grave anche se il comportamento non è spontaneo, ma fraudolentemente indotto da una tecnica con-sistita nel creare una situazione artificiosa, e non è determinato da un elemento essenziale qualificante l’atteggiamento soggettivo della persona o da una condotta riprovevole.

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SAGGISTICA E NARRATIVA FORENSE

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SAGGISTICA E NARRATIVA FORENSE

CARLO GOLDONI, Memorie, Bur, Milano 2002

di AUGUSTO CONTE

Riferiamo ad Alessandro Manzoni la colpa di avere creato il personaggio di Az-zeccagarbugli, figura emblematica, nel suo riflesso negativo, di avvocato pronto a tro-vare la “grida” adeguata, salvo a prendere la distanza dal cliente per non subire mag-giori “disturbi”; ma fu Carlo Goldoni a usa-re nelle sue Memorie, iniziate a Parigi nel 1784 e dedicate a Luigi XVI°, il sostantivo, nel raccontare i primi giorni della sua vita forense, allorquando negli uffici giudiziari una donna (che seppe poi essere una faccen-deria operante nel mondo forense inviatagli come “spia” per tentar-lo, coinvolgendolo nel patrocinio di cause senza senso) gli disse di averlo notato “nel paese degli azzeccagarbugli”.

La “tentazione” avrebbe potuto anche trovare terreno fertile per-ché, scrive Goldoni “...ci sono a Venezia 240 avvocati regolarmente iscritti; ce n’è dieci o dodici di primo rango, una ventina forse che occupano il secondo; tutti gli altri vanno a caccia di clienti, e i pic-coli procuratori si adattano a far da cani, a patto di spartirsi la preda. Temevo per me, ero l’ultimo arrivato...”.

Pochi sanno, e i critici letterari e teatrali raramente ricordano, che Goldoni era avvocato e aveva svolto attività forense a Venezia e a Pisa (e sicuramente i personaggi delle sue commedie, e non solo avvocati, sono anche frutto dell’osservazione e del contatto con la

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variegata qualità di caratteri che la professione forense consente, tra-sferiti sulla scena); ma Goldoni ci teneva a farlo sapere, tant’è che nel frontespizio delle pubblicazioni delle sue commedie si definisce “dottor Carlo Goldoni – Avvocato Veneto” e le incisioni del suo ri-tratto lo presentano come “Carlo Goldoni – Avvocato Veneto”.

Il ricordo di Carlo Goldoni nel terzo centenario della nascita (era nato a Venezia il 25.2.1707) è ordinariamente legato alla sua attività di autore di centocinquanta commedie, in versi o in prosa e di rifor-matore della commedia, cui diede dignità letteraria, qualificando la “commedia dell’arte” e dando ai personaggi dignità umana; nessuno ha speso un rigo per rammentare l’origine professionale legata alla avvocatura, vissuta fin dal praticantato, con lo spirito del futuro au-tore di testi teatrali.

Le sue Memorie offrono spunti per ricordare Carlo Goldoni av-vocato.

Già la conquista del dottorato e la pratica forense denotano com-portamenti, e non solo suoi, ma di tutto l’apparato che ruota intorno al dottorato e alla pratica, che si possono definire da “commedia”.

Ricorda Goldoni che “...per essere riconosciuto avvocato a Vene-zia bisogna cominciare nell’essere licenziati dall’Università di Pado-va; e per ottenere le lettere di licenza bisognava aver fatto diritto in quella città, e avervi trascorsi cinque anni consecutivi, con i certifi-cati che s’eran seguite le varie classi in quelle scuole pubbliche. Sol-tanto gli stranieri possono presentarsi al Collegio, sostenere la loro tesi ed essere immediatamente licenziati. Ero originario di Modena, però nato a Venezia, e così mio padre; potevo quindi godere dei van-taggi degli stranieri? Non lo so; ma una lettera scritta per ordine del duca al suo ministro a Venezia mi collocò nella classe dei privilegia-ti. Eccomi quindi nella possibilità di recarmi subito a Padova e con-seguire il berretto dottorale... avevo studiato diritto romano a Pavia, a Udine, a Modena; ma da quattro anni ero fuori pratica... mi rivolsi a un amico... era diventato buon avvocato e ottimo maestro di diritto

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per istruire i candidati che non andavano a Padova che quattro volte l’anno, per farsi vedere e portar via i certificati di frequenza...”.

La discussione della tesi, preceduta da contatti con un esaminato-re e da una vigilia passata al gioco delle carte, fu comunque un suc-cesso: “...Feci una dissertazione su tutti i particolari della successio-ne degli intestati; tutti mi applaudirono... passai di colpo dal diritto civile al diritto canonico; attaccai l’articolo della bigamia; lo trattai come l’altro. Percorsi le leggi dei greci e dei romani, citai i concilii; la sorte m’aveva favorito nella scelta delle domande; le conoscevo a menadito; mi feci un immortale onore... sono licenziato nemine pe-nitus, penitusque discrepante. Come dire, nessun voto contrario”.

E subito dopo, l’avvio della pratica forense: “...andai a trovare lo zio procuratore e lo pregai di collocarmi presso un avvocato perché mi istruissi nelle forme praticate nel foro. Mio zio, che era in grado di poter scegliere, mi raccomandò al signor Terzi, uno dei migliori patrocinatori e dei migliori consultori della repubblica. Dovevo re-starci per due anni; ma ci entrai l’ottobre del 1731, e ne uscii e fui ricevuto avvocato nel maggio del ’32. È probabile che abbiano ba-dato alla data dell’anno e non a quella dei mesi, così che riempii le formalità in otto mesi di tempo...”.

Subito dopo il novello avvocato, affittato un appartamento, co-m’era nell’obbligo di avere lo studio nel quartiere del foro, e avvolta la testa da una immensa parrucca, viene presentato, con due assistenti (i “compari di palazzo”) negli uffici giudiziari, tra riverenze e contorsioni, tra i commenti degli astanti (“...ecco un ragazzo che ha carattere...”; “...ecco un nuovo spazzino del palazzo...”). “Ero avvocato; ero stato pre-sentato al foro: si trattava di trovar clienti; ogni giorno andavo a palazzo a vedere arringare i maestri dell’arte, guardavo dappertutto per vedere se la mia fisionomia poteva simpatizzare con qualche litigante che vo-lesse farmi debuttare con una causa in appello... ma frattanto bisognava trascorrere tutto il pomeriggio e una parte della sera in uno studio, per non perdere il fortunato istante che poteva sopraggiungere”.

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La prima causa che gli venne offerta riguardava una servitù “idraulica”; un mugnaio aveva acquistato un ruscello per avviare i mulini, ma il proprietario della sorgente aveva deviato il corso: do-veva essere ristabilito il diritto dell’attore, oltre ai danni e interessi. C’erano stati anche atti di violenza e la causa era insieme civile e criminale. L’avversario, l’Avvocato Cordellina, celebre nel foro, di-scute per un’ora e mezzo; inizia quindi Goldoni con un preambolo patetico per ingraziarsi il giudice; discute due ore e vince la causa.

A seguito di una finta promessa di matrimonio, nata dalla inesatta individuazione dell’ispiratore di una serenata, racconta Goldoni “...nel momento per me più lusinghiero, dopo il felice esordio che ave-vo appena fatto a Palazzo, in mezzo agli applausi del foro, abbando-no patria, parenti, amici, amori, speranze, stato; parto...” con in tasca la composizione della prima commedia (in verità la seconda, perché la prima l’aveva scritta a nove anni) verso l’avventura teatrale. Gi-rovagando per le città nel 1745 giunge a Pisa dove doveva fermarsi tre giorni ma si stabilì per tre anni riprendendo l’attività di avvocato, ma il caso lo guidò anche verso la “colonia” pisana degli Arcadi di Roma presso la quale, esibitosi poetando, e presentandosi come avvocato veneziano, venne iscritto fra gli Arcadi con lo pseudonimo di Polisseno Fegejo (usato anche nel frontespizio delle sue pubblica-zioni) e venne invitato a “riprender la toga che avevo abbandonato” anche perché “qualsiasi licenziato straniero poteva esercitare le pro-prie funzioni nel foro pisano; coraggiosamente ripresi l’esercizio di avvocato civile e di avvocato criminale...”.

La fortuna gli arrise venendogli affidati “più cause di quanto ne potevo difendere”, conciliando parti e ottenendo compensi per con-sulenze, fino a “ispirar” gelosia nei colleghi.

Ma il demonio del teatro, sotto l’aspetto di una compagnia di co-mici, lo attrasse di nuovo nelle spire della commedia; solo la delu-sione del fiasco di una commedia da lui affidata ai comici (“I 104 incidenti in una stessa notte”) lo ricapultò nel lavoro giuridico che

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lo gratificò della vittoria di tre processi in un solo mese, oltre alla mite condanna per l’imputazione di furto in abitazione inflitta a un giovane di buona famiglia (con metodi non ortodossi: indennizzato il querelante fece cambiare la serratura dell’appartamento al primo piano con una uguale a quella del secondo, dimostrando che il gio-vane si era sbagliato di piano e che l’asportazione del denaro esposto era stata occasione di “seduzione”; per la difesa, infarcita di dotte citazioni di decisioni della Sacra Rota, della camera criminale di Fi-renze e altre autorità classiche, esordì con la frase latina “delicta ju-ventutis meae et ignorantias meas ne memineris, Domine” versetto del Salmo XXV). Per cui si sentì “...legato a una professione che mi rendeva molto onore, molto piacere e un ragionevole guadagno...” da cui fu nuovamente distolto da una nuova tentazione della richiesta pervenuta da Venezia di scrivere una commedia (“...di giorno lavo-ravo per il foro, la notte per la commedia...”); il lavoro era “Il servo di due padroni”; che ebbe immediato successo.

In quei giorni trattò, con esito favorevole, una causa per il ri-conoscimento di diritti enfiteutici di un contadino nei confronti del priore di un convento che, ispirato da una giovane vedova, tentava di spossessare il contadino; subito dopo assolse a un altro impegno professionale a Lucca. “...Avevo clienti di tutte le condizioni, nobili distintissimi, borghesi agiati, commercianti ben accreditati, e curati, frati, ricchi fattori; persino un mio collega, m’aveva scelto per suo difensore...”.

Ma il genio comico prende il sopravvento: si lega a un direttore di scena e in sei mesi dal settembre 1746 all’aprile 1747 sbriga le cause iniziate, si accomiata da giudici e clienti, dà l’addio ai poeti dell’Arcadia per dedicarsi definitivamente all’opera teatrale che lo porterà nel 1762 a Parigi dove finì i suoi giorni il 7 febbraio 1793, poverissimo, non essendosi arricchito né con la professione forense, né con quella di autore teatrale.

L’Assemblea Legislativa gli revocò la pensione di 4.000 lire con-

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cessagli da Luigi XVI°; la decisione della Convenzione di restituir-gli l’appannaggio economico (poi riconosciuto alla vedova) con la motivazione che “le sue opere drammatiche appartengono ai tempi vicini a quelli della libertà...” e che costituiscono “...presagio di ca-duta del dispotismo...”, sicché “...egli apparteneva alla Rivoluzio-ne...”, come perorò Clavière il 17.2.1793, anno II° della Repubblica, giunse dopo la sua morte.

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FRANCIS RUSSEL, La tragedia di Sacco e Vanzetti, Monda-dori 2005

di AUGUSTO CONTE

La lettura della tragedia di Ferdinando (detto Nicola) Sacco e Bartolomeo Van-zetti, culminata con l’esecuzione della condanna a morte sulla sedia elettrica il 23 agosto 1927 (ottanta anni addietro) mi ha riportato il ricordo di una nottata di veglia trascorsa, agli inizi degli studi universitari, tra Piazza Bologna, Viale delle Province e Viale Ippocrate, in atte-sa dell’ultima decisione sulle petizioni, provenienti da ogni parte del mondo, per sospendere la condanna a morte di Caryl Chessman, che anche in questo caso non giunse: la scarica elettrica fece seguito alla sistemazione di cinghie, elettrodi e casco e alla formula di rito: “come vuole la legge, io ti dichiaro morto, in esecuzione della sentenza del Tribunale”.

Chessman scrisse alcuni libri, che furono diffusi in tutto il mon-do, sulle condizioni del condannato in attesa, per venti anni, della esecuzione; Sacco e Vanzetti (quest’ultimo nel carcere di Charleston scrisse una biografia di poche pagine, “Una vita proletaria”) divul-garono attraverso i propri avvocati, i familiari (la sorella di Vanzetti, la moglie di Sacco), i comitati, i propri messaggi di libertà delle loro idee anarchiche, utilizzando “solo” sette anni dalla condanna fino alla esecuzione (per un certo tempo i due detenuti manifestarono segni di pazzia ed ebbero adeguato trattamento).

La questione comune a tutti i condannati riguarda non solo la necessità della pena di morte, ma il dramma, per loro e per tutta l’umanità, di una esecuzione capitale differita nel tempo.

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L’accostamento tra le due drammatiche vicende è del tutto ca-suale. Il caso di Sacco e Vanzetti creò una attenzione, mai ripetutasi, del mondo intero durante il corso del processo; nelle successive fasi dell’esame per la, negata, revisione; nella attesa della decisione del Governatore del Massachussetts, sulla base della personale inchiesta e di quella del Comitato Lowell; l’attenzione non è ancora sopita dopo ottanta anni dalla esecuzione: sono tuttora operativi i Comitati per la riabilitazione, iniziative rievocative, convegni internazionali e, a Boston, è sorto un “Sacco e Vanzetti Project”; sono stati pubbli-cati studi, articoli, saggi, e altri sono preannunciati.

Il volume di Russell affascina per la indagine documentata e ap-passionata, compiuta anche sui luoghi della rapina (con conseguente omicidio) di Dedham e di quella tentata di West Bridgewater (per la quale fu imputato e condannato il solo Vanzetti), negli uffici giudi-ziari, fino al contatto con alcuni protagonisti sopravvissuti, tra i quali il pubblico accusatore Katzmann, tornato al suo lavoro di avvocato (il libro di Russell risale al 1961 e l’autore, nato il 1910 è scomparso il 1989); la ricostruzione e la narrazione sono così avvincenti che il lettore viene coinvolto fino al punto di pensare che possa mutare la realtà e che la revisione del processo venga concessa con una diversa sentenza.

Nel processo, Sacco (operaio specializzato in una fabbrica di scarpe, già contadino in patria, pugliese di Torremaggiore) e Vanzet-ti (pescivendolo, piemontese di Villafalletto), furono difesi dall’Av-vocato Fred H. Moore (con altri associati), che diede al processo un “taglio” politico e una connotazione sociale, che non perderà più (probabilmente una delle ragioni della attenzione e forse anche del-la condanna); i comitati di difesa raccolsero moltissimo denaro per sostenere la difesa, attraverso la ricerca di prove ed accertamenti peritali a sostegno della innocenza proclamata fino alla fine.

Moore non suscitò le simpatie del giudice Webster Thayer, che, anzi, dimostrò antipatia per l’avvocato e nessuna comprensione per

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gli imputati, rigettando sistematicamente qualsiasi richiesta ed ecce-zione, ed orientando la giuria come se fosse già tutto scontato.

Naturalmente una forma di difesa sociale portò i “benpensanti” a schierarsi tra i “colpevolisti” senza riserve; i dubbi sorgevano, e a spiegare gli stessi si impegna l’autore del lavoro, che ha le qualità di una inchiesta giudiziaria, approfondendo gli atti del processo.

Dopo la condanna scienziati, scrittori, politici di tutto il mondo, compresa ovviamente l’Italia, chiesero a gran voce la verifica per stabilire se Sacco e Vanzetti avessero subito un processo giusto. L’interesse anche della politica, su contrapposte posizioni, presentò la vicenda come una difesa dell’ordine e dell’autorità, oltre che del potere costituito (alimentata dalla successione di attentati), da una parte, e la libertà di esprimere le idee anarchiche e rivoluzionarie dall’altra, punita come ribellione all’ordine.

L’imponente funerale, dopo l’esposizione delle salme, fu segui-to da migliaia di persone provenienti da tutto il mondo, scortato da guardie a cavallo per la sicurezza, che dispersero, aiutati da una for-te pioggia, molti dimostranti, e si concluse con la cremazione delle salme.

Vanzetti prima di morire (all’età di trentanove anni) dichiarò, an-che per conto di Sacco (che aveva trentasei anni e la cui esecuzio-ne avvenne alcuni minuti prima) che la loro esecuzione costituiva un trionfo perché sarebbero morti sconosciuti e irrisi continuando a predicare le idee anarchiche, mentre il destino gli aveva riservato la possibilità del martirio per dare tanto alla tolleranza e alla giustizia.

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Appunti di lettura

di CARLO PANZUTI

FULVIO GIANARIA E ALBERTO MITTONE, L’Avvocato necessa-rio, Giulio Einaudi Editore, Vele 34, pp.107, 2007

L’AVVOCATO NECESSARIOAVVOCATO NECESSARIOL’AVVOCATO, NECESSARIOAVVOCATO, NECESSARIONECESSARIO L’AVVOCATONECESSARIO AVVOCATONECESSARIO, L’AVVOCATONECESSARIO, AVVOCATO

Un lavoro di due noti Avvocati pe-nalisti di Torino che sin dal titolo stimola, nel rapporto tra il sostanti-vo “avvocato” e l’aggettivo “necessario”, la ricostruzione storica del perenne conflitto tra il singolo individuo e la collettività di cui egli stesso viene a fare parte.

Con un efficace e chiaro linguaggio espressivo che si rivolge al semplice lettore, non all’uomo di diritto e all’esperto, gli autori ri-percorrono la storia della pace sociale nel lungo percorso contraddit-torio tra i diritti della comunità, dominante, e quelli dell’individuo, assertore dell’affrancatura da una posizione di sottomissione, tanto

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più accentuata quanto minore è lo spazio sociale “lasciato” dal po-tere alla difesa.

Felice la scelta di condensare il tema in un limitato numero di pagine, sì che la brevità aiuta la causa di attrarre coloro che general-mente non danno un grande peso alle problematiche sulla difesa dei diritti, a torto relegati negli argomenti che “non mi toccano”.

I sette capitoli costituiscono l’uno lo sviluppo dell’altro e man mano definiscono compiutamente il ruolo dell’avvocato che non appare affatto un soggetto storicamente “necessario”, perché la sua esistenza più o meno penetrante, consentita e prevista dal potere, è stata funzionale agli interessi dei potentati.

Dalla necessarietà storica della funzione collegata alle limitazioni imposte dai poteri politici si passa al problema della necessità socia-le, nelle moderne comunità, del ruolo della difesa in un’ottica di pa-ritario rapporto tra i diritti della collettività e quelli dell’individuo.

L’avvocato si trova costantemente in una posizione scomoda: ha l’obbligo primario di difendere il proprio assistito, di soddisfare cioè le esigenze di tutela dei suoi interessi; d’altra parte e al tempo stesso deve agire con lealtà nell’assoluto rispetto delle leggi che governano lo Stato.

Una simile dualità ha sempre condotto - a torto perché è facile e comodo colorire le difficoltà per piegarle a favore dei detratto-ri – verso un’immagine ambigua dell’avvocato sottolineando quel rapporto, divenuto letterario, di odio e amore che non è limitato al cliente ma si allarga sino a ricomprendere le fonti del potere, da cui appunto l’avvocato trae legittimazione formale.

“La sensazione che il mito sia svanendo” è la sintesi dell’ultimo capitolo scritto da Gianaria e Mittone, tanto da assurgerne a titolo, e dimostra come l’esasperazione degli interessi settoriali del mondo socio-economico abbia spinto sempre più gli avvocati ad appiattirsi sulle posizioni della committenza-cliente, relegando la idealità di una funzione autonoma e indipendente in uno spazio sempre minore.

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Un netto sentore della moderna distorsione della funzione di me-diazione della professione forense è nella progressiva perdita di una caratterizzazione intellettuale per lasciare il posto alla giuridica for-mazione di un avvocato imprenditore.

Gli autori ritengono che per recuperare la credibilità sociale la categoria forense, in forma associata, deve avere la capacità di oc-cupare gli spazi necessari per predisporre idonei strumenti di servizi sociali legali a favore degli interessi diffusi.

Occorre, cioè, che gli avvocati ritrovino il punto di equilibrio della mediazione cui sono deputati: tutelare gli interessi degli assistiti al-l’interno delle rispetto rigoroso delle regole, senza cedere e tentennare verso il pericoloso asservimento alle pretese del cliente-committente.

A colui che ha detto “non voglio un avvocato che mi dica quello che non posso fare. Lo assumo perché mi suggerisca come fare quel-lo che voglio” (John Pierpont Morgan, fondatore della Jp Morgan) rispondiamo pure: “sì, se è lecito e morale”.

EVA CANTARELLA, Il ritorno della vendetta, Pena di mor-te: giustizia o assassinio?, Biblioteca Universale Rizzoli – Saggi, pp.188, 2007

L’autrice, docente di Diritto Romano e di Diritto greco antico, tratta in nove brevi ca-pitoli gli aspetti essenziali di un tema che in questi giorni ha ripreso vita e attenzione per la storica battaglia sulla moratoria delle esecu-zioni capitali, riuscita dopo tanti anni grazie all’impulso dato dallo Stato italiano e in par-ticolare dall’infaticabile lavoro dell’Onorevo-le Emma Bonino, e per il ritorno al giudizio

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della suprema corte statunitense della costituzionalità della pena di morte.

I passaggi storici aiutano nella comprensione del fenomeno e soprattutto nel paradosso di un’accentuazione del ricorso alla pena capitale nell’ultimo secolo, quando già nel passato prossimo, in pe-riodi a torto ritenuti oscurantisti, vi era stato un superamento o quan-tomeno un forte impegno critico verso una revisione della funzione repressiva e punitiva dello Stato che toglie la vita.

L’autrice dedica una buona parte del lavoro alla “singolarità ame-ricana”, con un passaggio specifico sul problema suscitato dal me-todo della iniezione letale, e riesce a fornirci un quadro generale e complessivo delle tematiche, sottolineando come le riflessioni degli antichi appaiono ancora di moderna profondità, tanto da suggerirne l’allegazione in calce dei passi ritenuti significativi nella storia del pensiero filosofico, politico e giuridico sulla pena di morte.

E’ un invito alla riflessione e di più all’impegno diretto di ciascu-no per una battaglia che oggi ancora deve definirsi di civiltà, quella purtroppo mai raggiunta.

PATRIZIA GUARNIERI, L’ammazza-bambini, Legge e scienza in un pro-cesso di fine Ottocento, Editori La-terza, pp.245, 2006

Nel 1875 in un paese del Valdarno viene arrestato Callisto Grandi, detto Carlino, con l’accusa di avere assassinato quattro bam-bini scomparsi misteriosamente in due anni e di averne soppresso, forse, altri nonché di avere tentato di uccidere anche il piccolo

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Amerigo, che salvato in maniera del tutto imprevista ha consentito la macabra scoperta dei resti dei suoi piccoli amici.

Il libro prende le mosse dalle porte del carcere di Firenze che si aprono nel 1895, vent’anni dopo l’inizio della storia che all’epoca rappresentò un caso clamoroso e fece scuola.

Scuola perché in quel periodo erano state diffuse le teorie del Lombroso e, seguendo con attenzione e con maniacale ricostruzione le fonti anche processuali, l’Autrice dà conto di come l’aspetto e il comportamento apparente furono l’origine di una vicenda giudiziaria dai risvolti cupi e preoccupanti, che oggi ci appare lontana nei modi, nel pensiero e nelle convinzioni di una difesa effettiva e giusta.

Pregiato il lavoro di ricucitura del contesto sociale in cui il Grandi subisce il processo, il resoconto sulle fonti giornalistiche e il soffer-marsi sul linguaggio e i modelli espressivi sintomatici di un clima generale di acritica riprovevolezza nei confronti di un uomo non considerato tale.

Ma importante motivo di riflessione è la descrizione delle tec-niche di investigazione e accusatorie, le quali lasciano intravedere problemi che ancora oggi, paradossalmente, non possono ritenersi superati: la mancata verbalizzazione delle domande poste all’impu-tato sulla cui scorta si fonderà il riconoscimento di una confessione e quindi l’impossibilità certa di comprendere appieno il resoconto del cancelliere sulle risposte fornite dal Carlino. Di più la comparsa del-le domande solo quando erano funzionali a dare maggiore forza alla tesi accusatoria, come se per contrasto l’averla riportata attribuisse maggiore spessore alla ritenuta colpevolezza rispetto ai momenti in cui, omettendole, si sottolineava la scarsa importanza delle parole dell’imputato.

Addirittura: “D’altro canto, le strambe risposte che l’accusa-to fornì sulle proprie generalità non vennero trascritte neppure sul verbale. Il cancelliere non aveva l’obbligo di farlo; bastava soltanto che egli certificasse che il presidente aveva posto certe domande,

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SAGGISTICA E NARRATIVA FORENSE

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secondo le consuete formule, menzionasse le questioni cui esse at-tenevano. Ancora un volta l’espressione di chi, teste o accusato, do-veva comunque passare a giudizio, veniva inevitabilmente alterata e omessa, composta in una artificiale coerenza, travestita di linguaggio tecnico, resa irriconoscibile”.

È strabiliante, anche se il tutto ai nostri occhi si attenua perché collochiamo l’episodio nel secolo decimonono (e la coscienza così si acquieta, ma non quella degli avvocati che sono sempre pronti e vigili sulle ingiustizie), la descrizione che i periti svolgono sul Gran-di e la facilità, almeno così appare nel leggere oggi quei resoconti “scientifici”, con cui giungono a giudizi e conclusioni forzate e aber-ranti sulla personalità del soggetto e quindi sulla natura, inclinazione e capacità a delinquere.

Avere nel corpo del libro la possibilità di leggere passi delle fonti, addirittura averne alcune riprodotte dall’originale e seguire il tessuto espositivo della attenta autrice non toglie all’opera il forte carattere narrativo che appassiona e quasi a tratti ci fa immergere in un ro-manzo.

Non è, però, un noir giudiziario, quello con il quale è iniziata l’esperienza della sezione della rivista sulla saggistica e narrativa forense, è la storia vera della tragica esperienza vissuta da un uomo giovane che indubbiamente, oltre a vivere nel momento sbagliato (il Lombroso oramai imperava), non aveva nel tratto dei comporta-menti e nei modi di vita ciò che potesse controbattere la prevenuta certezza di colpevolezza dovuto al suo aspetto.

Un testo importante per cogliere appieno le conquiste nel campo del diritto e in specie della possibilità di ottenere una difesa effettiva e non soltanto formale, quella cioè che per tanto tempo ha acquietato le coscienze degli inquisitori e della comunità.

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* Avvocato del Foro di Brindisi.

Vincenzo Trevisidi TOMMASO CONTE*

L’11.02.2007 ci lasciava l’Amico e Cortese Collega Vincenzo Trevisi.

Qualche ora prima, con la consueta pazienza aveva affrontato la “fila” che ogni Avvocato civilista conosce e pati-sce per una vita, nell’aula di udienza del Tribunale di Mesagne, qualche ora dopo non c’era più. E tra il prima e il dopo Enzo aveva raggiunto la sua natìa Cam-pi, meta di visita quotidiana agli amici di gioventù ed alla casa paterna, dove il suo cuore, reduce da un paio di prove dure e superate, decideva di fermarsi.

Ecco, questo era il mondo di Enzo, semplice, ma forte dei valo-ri che lo hanno accompagnato per una vita: la famiglia, il lavoro, l’amicizia.

Amava la Sua Campi Salentina, ma amava il Suo paese d’ele-zione, San Pancrazio Sal.no, dove dal 1965 aveva costruito la sua famiglia. Ed è stato per lunghi anni “l’Avvocato” a San Pancrazio Sal.no, il solo ad esercitare questa complicata Professione: noi, gli altri Colleghi, siamo arrivati dopo diversi anni. E così l’individuo ha ceduto il passo all’...esercito!

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Avrebbe potuto, in forza dell’autorevolezza derivante dall’espe-rienza e dall’anzianità, assumere atteggiamenti di sufficienza, di su-premazia verso i più giovani Colleghi. Ma non era da Enzo. Egli te-stimoniava nella quotidianità dei comportamenti pazienza, saggezza e umiltà. Non aveva la presopopea del patriarca, ricco come era di senso della misura. E se proprio taluno gli imponeva un’impertinen-za, l’unica soddisfazione che si concedeva era un sorriso di costrut-tivo compatimento.

Non era chiaccherone, come accade talvolta nel nostro ambiente, non menava vanto di improbabili tenzoni giudiziarie, parlava sem-plicemente del Nostro lavoro, cui riconosceva la giusta dignità e la equilibrata importanza.

Con discrezione rispettosa e rispettata viveva e si interessava alla Società di San Pancrazio Sal.no, amava le iniziative che formavano i giovani, educandoli ad una vita sana e competitiva: nei primi anni ottanta fu grande il suo impegno come Presidente della locale squa-dra di ciclismo.

Nella seconda metà degli anni ottanta il suo cuore capriccioso lo allontanò per qualche anno dal lavoro. Dopo una messa a pun-to, però, tornò energico all’attività professionale, con una carica di prim’ordine.

E la carica si trasformò in entusiasmo quando, coronato il suo desiderio di vedere il figlio, il Collega Tony Trevisi, ormai “Avvo-cato”, con lui iniziò un’attività intensa e preparatoria del passaggio del testimone.

Praticamente ogni mattina incontravo Enzo Trevisi presso la più antica edicola di San Pancrazio Sal.no, dove acquistavamo il quoti-diano prima di partire per l’udienza. Scambiavamo battute, notizie sul nostro lavoro. Ma ciò che più mi colpiva in Enzo era la pazienza, l’umiltà, la gentilezza sintetizzate nel suo discreto sorriso. Soven-te manifestava un rispetto vicino all’ossequio, che mi imbarazzava considerata la sua anzianità professionale. E mi è sempre rimasto

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un dubbio: che l’Amico e Collega Enzo, da uomo saggio, usasse sa-pientemente qualche eccesso di educazione per mettere alla prova il senso della misura dei suoi interlocutori? In fondo mi piace pensare Enzo così: gentiluomo, intelligente, discreto, umile e sagace.

E magari la mattina, tornando in edicola, meditando sui nostri in-contri quotidiani, trarrò qualche altra lezione di vita da un amico che ci ha lasciato il ricordo di un sorriso discreto, espressivo della con-sapevolezza che nella vita, e nel nostro lavoro in particolare, occorre essere seri e rigorosi, ma non bisogna prendersi troppo sul serio.

Ciao Enzo, a domani, presso l’edicola Fanizza per dire che ...i tempi sono duri, ma è nostro dovere andare avanti. E via all’udien-za. A proposito: dove ti tocca oggi? Io ho una destinazione diversa dalla Tua, incontrerò il Collega Tony, tuo figlio, cui hai passato il testimone e, magari, tra una “fila” e una “attesa”, parleremo di Te, invidiando la Tua pazienza.

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Pietro Semeraro

di ANTONIO SALAMANNA*

Era un avvocato preparato e serio, un cittadino onesto e intemerato; una per-sonalità dal forte temperamento ma al tempo stesso cordiale, caloroso, dispo-nibile.

Il campo del diritto e della giustizia è cosparso di difficoltà spinose e di pro-blemi complicati: ma Pietro ha mostrato di saperlo percorrere sin dagli inizi della sua attività forense nel 1950-52 perché disponeva di robuste doti personali di competenza e preparazione che poi sono andate arricchendosi nel lungo corso di un cinquantennale esercizio professionale con l’im-pegno operoso e instancabile profuso nel suo lavoro.

La stima e la fiducia riposte nella sua capacità e rettitudine profes-sionale da una numerosa clientela nascevano dallo zelo e dal coscien-zioso scrupolo con cui svolgeva il suo patrocinio, ma anche dalla di-sponibilità e generosità che caratterizzavano il suo tratto spontaneo e naturale verso tutti, senza alterigia, con modestia e riservatezza.

Una passione professionale trasmessa al figlio Giuseppe, che ha dato continuità alla apprezzata attività del suo studio.

Era leale e rigorosamente corretto nei rapporti con tutti i colleghi, che ne hanno dato conferma scontata e continua. Anche tra i più gio-vani fa piacere il ricordo del suo simpatico e gradevole modo di fare,

* Avvocato del Foro di Brindisi.

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di quell’irridere scherzosamente affettato, di quella sua affabilità espansiva e contagiosa, tanto era spontanea, che non faceva mancare neppure negli intervalli delle udienze giudiziarie.

La sua esperienza legale nel settore del diritto bancario, nello studio e predisposizione di statuti societari e di amministrazioni provvisorie gli ha valso, oltre ad incarichi di rilievo nell’ambito del contenzioso giu-diziario, la carica di consigliere di amministrazione che ha ricoperto in seno a due istituti di credito nel lungo periodo che va dal 1970 al 1990.

Ha svolto anche funzioni pubbliche nel campo della scuola e per un biennio in quello della sanità come consigliere di amministrazio-ne della U.S.L. di Mesagne.

La testimonianza più significativa delle sue capacità di ammini-stratore sagace fattivo viene dalla carica ricoperta dal 1996 al 2000 di presidente della importante società di trasporti pubblici del ca-poluogo, che ha guidato con oculatezza e perizia anche in momenti di non facile gestione. Non gli è mancata sin dalla giovane età la passione politica. Ha ricoperto funzioni importanti di partito a livel-lo locale e nazionale. È stato più volte, per lungo periodo, eletto al Consiglio Comunale di Mesagne.

Le tante occupazioni professionali e amministrative non lo hanno distolto dalla cura della sua azienda agricola, alla quale ha dedicato dinamico impegno nella coltivazione di uliveti e vigneti speciali: una attività alla quale diceva spesso di sentirsi felicemente propenso.

Ricorderò il suo sorriso ammiccante e sornione, il suo piglio ap-parentemente distaccato e faceto che però dissimulava una non co-mune sensibilità e finezza di animo e di carattere.

Negli ultimi anni, cessata quasi del tutto la sua presenza nelle aule di giustizia, mi è capitato talvolta di incontrarlo nei pressi del suo studio e di sentirmi chiamare da lui a gran voce perché, distratto, non lo avevo scorto e salutato. Scambiare le notizie sulla salute, rituali fra gli anziani, si finiva con il chiacchierare ormai sempre più sui comuni ricordi e sempre meno sulle speranze.

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Nelle sue parole qualche volta mi parve di cogliere una mestizia di fondo, ma non ne ero sicuro.

Un avvocato, un uomo, un amico indimenticabile.

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* Avvocato del Foro di Brindisi.

Per quanto mi sia sforzata di farlo, que-ste mie righe non sono propriamente quel-lo che mi era stato chiesto di scrivere, e cioè un “ricordo dell’avv. Angelo Raffaele Orofalo” da consegnare alla memoria de-gli amici e dei colleghi che l’hanno cono-sciuto, di quanti lo hanno appena sfiorato incrociandolo nella aule dei nostri tribuna-li o “letto” attraverso i suoi atti o, più sem-plicemente, solo sentito nominare.

Sono consapevole, e di questo me ne scuso anticipatamente, di non essere riuscita a tratteggiare un’imma-gine compiuta e completa del professionista, dell’avvocato, dell’uomo politicamente e civilmente impegnato, del padre amorevole e del marito premuroso quale indubbiamente Angelo era, quanto piuttosto, e sola-mente, un ritratto confuso e frammentario dell’amico-fratello, del “com-pagno di viaggio” (troppo breve) e del collega che è stato per me.

Il mio ricordo di Lui, personalissimo, risalente addirittura alla adolescenza (e già per questo probabilmente non da tutti condiviso) è filtrato dal senso di dolore profondo e dallo smarrimento che rivivo quotidianamente quando apro la porta del “nostro” studio e… non lo trovo.

Leggo il suo nome sulla targhetta della porta, sui frontespizi dei fascicoli, nell’intestazione degli atti. Ma entrando non avverto più l’odore aspro di quel sigaro che, in verità, non fumava per davvero

Angelo Raffaele Orofalodi MONICA CONIGLIO*

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ma che accendeva solo perché – come diceva Lui – lo “aiutava a concentrarsi”; non sento la sua voce che mi chiama per assincerarsi che sia io; non lo ritrovo seduto alla sua scrivania perso nella confu-sione delle carte, dei libri, dei fascicoli (no, non era ordinato affatto, …questo non posso passarglielo nemmeno adesso!!); non c’è più appoggiato allo stipite della porta della mia stanza che mi guarda, sornione, con dipinta sulle labbra la sua smorfia più tipica: un sorriso a labbra strette, un po’ beffa, un po’ amarezza, un po’ interrogativo… come a dirmi, bè che combiniamo oggi?!

Sento però nell’aria e intorno a noi la sua presenza, leggera, non invadente, serena, per certi versi rassicurante che mi aiuta e sostiene nel portare avanti il “nostro” studio, nel mantenere in vita le sue pra-tiche (e in queste anche un po’ di Lui…) pur nelle infinite difficoltà di un lavoro, il nostro, che Angelo aveva amato e ricercato più di ogni altra cosa nella vita, rinunciando a passioni forti (poi rivelatesi per Lui inconciliabili) come la politica, ma anche ad altre prometten-ti carriere, come nel Corpo della Guardia di Finanza di cui era stato Ufficiale di Complemento ai tempi del militare.

Parlava spesso del periodo di servizio a Genova, delle operazioni rocambolesche a cui aveva partecipato in quelli anni, delle soddisfa-zioni grandi e dei riconoscimenti che aveva avuto per il lavoro svol-to; lo faceva con un entusiasmo e con un orgoglio inconsueti, che non gli erano propri per carattere, e che per questo stesso lasciavano trapelare quanto quel mondo lo avesse comunque attratto, coinvolto e rivitalizzato in un momento della vita per Lui non proprio sereno.

Ciò nonostante, la sua scelta, intima, convinta e profonda, è sem-pre stata la professione, senza ripensamenti e rinnegamenti, anche quando questo stesso lavoro – o forse, meglio, l’ambiente in cui è svolto – lo aveva in parte deluso e tradito.

Ma l’avvocatura era la sua vocazione e al contempo il suo de-stino, scritto anche nel nome che portava, lo stesso del suo illustre nonno morto parecchio tempo prima – senza che potesse passargli il

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testimone professionale – ma del quale si sentiva, con onore, comun-que il diretto e legittimo successore.

Una volta, prima ancora di cominciare a lavorare insieme, mi dis-se: “io con la toga addosso, quando discuto, mi sento un altro. Sono capace di cose che senza la toga non sarei in grado di dire e fare, e poi perdo la cognizione dello spazio e del tempo”. Era vero.

Di lì a qualche mese l’avevo visto, per la prima volta, discutere un difficile processo penale alla Corte d’Appello di Lecce; ero rimasta stupita dal suo parlare convincente ed efficace, essenziale ma com-pleto, discorsivo e tecnico insieme; ero basita dalla trasformazione dell’uomo schivo e spesso silenzioso che era, in un avvocato dal piglio sicuro e fermo, incalzante nel ragionamento, lineare e ine-ludibile nelle conclusioni. Sicuramente era frutto di studio vero, di approfondimento e di fatiche (l’ho visto con i miei occhi trascorrere nottate tra i faldoni e libri), ma era anche dote naturale e sua propria che, a essere sinceri, prima di allora non gli avrei riconosciuto.

Anche se ai miei occhi sicuramente tale appariva, non spetta a me, dal basso dei miei anni e della mia poca esperienza professio-nale, dire se e quanto Angelo Orofalo sia stato un buon avvocato, un giurista più o meno raffinato o un oratore convincente, quel che posso e voglio dire è che di sicuro era un uomo di legge nel senso più vero e pieno della parola; non (o almeno non solo) un amante del diritto, uno studioso cavilloso e intelligente, ma soprattutto una persona di grande levatura morale e culturale (non solo giuridica ma storica, letteraria e politica), coerente e inflessibile, con un alto senso civico e della giustizia che, anche attraverso il suo lavoro, voleva rendere a chi ne aveva diritto e bisogno.

Di sicuro è stato un professionista e un uomo oltremodo leale, cor-retto e integro, rispettoso ed educato al punto da poter sembrare quasi anacronistico, d’altri tempi, che ha espresso e ricercato, solo attraverso la dialettica processuale, l’affermazione delle sue ragioni difensive, rifuggendo sempre lo scontro personale e le vie di comodo.

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Questa sua “rigidità” caratteriale, unita forse alla non piena con-sapevolezza dei suoi grandi mezzi, e alla sua indole non spiccata-mente competitiva, non gli hanno consentito di raggiungere tutti quei più alti traguardi e quelli ulteriori riconoscimenti professionali che secondo me gli sarebbero spettati, seppur in rapporto alla sua giovane età.

...O forse, invece, era davvero “solo una questione di tempo”?Con questa frase – di incoraggiamento reciproco e di non proprio

convinto ottimismo – eravamo soliti concludere le nostre chiacchie-rate serali in studio, quando rimasti da soli potevamo confrontarci non solo su questioni propriamente giuridiche o sui problemi orga-nizzativi, ma, assai più spesso, sulle difficoltà e sulle angustie di questo lavoro, dovute agli umori/malumori dei giudici, alla riottosità di alcuni colleghi, alla petulanza, alle ostinate ragioni e alla ingrati-tudine di certi clienti, ma anche alla sovrabbondanza di avvocati nel nostro piccolo territorio, al malfunzionamento degli uffici giudiziari, …insomma a quello che noi chiamavamo “il sistema”.

Semmai fosse stata questione di tempo, però, il tempo gli ha gio-cato contro, il destino ha deciso per Lui e oggi non ci è consentito di sapere “chi” sarebbe diventato ancora.

L’ultima immagine che ho di Lui è della sera del giorno che ci ha lasciato, appena qualche ora prima. È nel corridoio dello studio, con in mano una comparsa conclusionale che aveva appena finito di scrivere e che mi ha lasciato sulla scrivania perché la rileggessi. Per quanto avessi solo da imparare da una professionalità come la Sua, cercava sempre il confronto e il conforto. E io da Lui.

Andando via, conoscendo la mia poca puntualità, mi ha detto: “domattina alle 7.30 qui in studio a sistemare l’atto e il fascicolo, se non ci sei passo da casa e ti prelevo con la forza pubblica”.

Ho promesso.Chi ha mancato l’appuntamento è stato Lui. E io non glielo ho

ancora perdonato.

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Le sue bambine, abituate alle assenze per lavoro di Angelo, han-no inventato la storia che il papà è stato chiamato in cielo perché avevano bisogno di un avvocato molto bravo, e che è andato via per questo.

Lo so che è una storiella per le bambine, ma anche a me piace credere che sia così; che Angelo continui a fare l’avvocato e che ogni tanto si ricordi che io lo sto ancora aspettando per finire il nostro lavoro insieme.

Quanto manca a me, a Paola, a Mimì e Robertina, ai suoi genitori, ai suoi amici di sempre, a tutti i ragazzi dello studio, e a chi lo ha conosciuto profondamente come persona (con il suo essere insospet-tabilmente giocoso e burlone, mattatore di serate divertenti e spen-sierate, ma anche amico affidabile, sensibile e presente) non può e non deve stare scritto in queste pagine, ma nei cuori e nella mente di ciascuno perché è una ricchezza riservata e personale.

L’eredità che lascia invece a tutti, è sicuramente il suo grande patrimonio di ideali e di idealismo.

A me e a quelli come me che aspettano sempre un “domani” mi-gliore, il monito che quel domani, a volte, da alibi può diventare trappola.

Grazie.