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1 Università degli Studi di Messina Facoltà di Economia Tesi di Laurea di Salvatore Rapisarda Il Turismo congressuale nella città di Catania Anno Accademico 2002-2003

Il Turismo congressuale nella città di Catania · Economia del turismo ed economia dell’ambiente 3.3. Fattori economici generati dalla domanda congressuale 3.4 La spesa congressuale

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Università degli Studi di Messina Facoltà di Economia Tesi di Laurea di Salvatore Rapisarda Il Turismo congressuale nella città di Catania Anno Accademico 2002-2003

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INTRODUZIONE.

PARTE PRIMA:IL TURISMO CONGRESSUALE ITALIANO

Capitolo 1. Elementi definitori del mercato congressuale.

1.1. Cenni storici e definizione.

1.2. La funzione del congresso.

Capitolo 2. I congressi e il turismo.

2.1. Che cosa s’ intende per turismo.

2.2. Il poliedro del turismo congressuale

2.3. Interazioni fra turismo e congressi

2.4. Stagioni dei turismi e stagioni dei congressi

2.5. Vocazione turistica primaria e vocazione congressuale

2.5.1 Le città d’arte

2.5.2 Le città d’affari

2.5.3 Le località balneari

2.5.4 Le località termali

2.5.5 Le località montane

2.5.6 Le località lacuali e climatiche

Capitolo 3.I congressi e l’economia.

3.1. I Congressi e il macrosistema socioeconomico

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3.2. Economia del turismo ed economia dell’ambiente

3.3. Fattori economici generati dalla domanda congressuale

3.4 La spesa congressuale in Italia

3.5. Il nuovo Osservatore Congressuale italiano.

3.6. L’economia allargata del settore congressuale

3.7. L’occupazione dire tta e indotta nel settore congressuale

Capitolo 4.La domanda congressuale italiana.

4.1.Premessa.

4.2 Gli organismi generatori di congressi.

4.3 Gli organismi promotori di congressi in Italia.

4.4 Le caratteristiche dei congressi in Italia.

4.5. La domanda congressuale verso le regioni italiane.

4.6 La domanda congressuale verso le città metropolitane

4.7 L’andamento della domanda congressuale 1997/2001.

4.8. La domanda congressuale in Italia nel 2002 e le attese per il 2003.

Capitolo 5. L’offerta congressuale italiana.

5.1.Premessa.

5.2 Organizzatori di congressi:professionista o imprenditore?

5.3.Le agenzie di viaggio.

5.4. Hostess o assistenti congressuali

5.5.Gli interpreti congressuali e i traduttori

5.6.Strutture e servizi congressuali.

5.7.Palazzi e centri congressuali.

5.8. Sedi storiche congressuali

5.9. Gli alberghi congressuali

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5.10. Centri fieristici

5.11. Altre sedi congressuali

5.12 Le strutture scelte dalla domanda congressuale

Capitolo 6.Il marketing del turismo e dei servizi congressuali.

6.1.Marketing del turismo e marketing delle imprese turistiche.

6.2.Il concetto di ciclo di vita nel turismo.

6.3.Il marketing mix nel sistema turistico

6.3.1.Prodotto

6.3.2.Prezzo

6.3.3.Posizione \distribuzione.

6.3.4.Promozione

6.3.5.Potere

6.3.6.Personale\risorse umane

6.3.7.Pubblica opinione

6.3.8.Processo di produzione

Capitolo 7. Immagine e Qualità

7.1 L’immagine di marca nel turismo.

7.3. Il concetto di qualità.

7.2. L’immagine dell’Italia turistica e congressuale.

Capitolo 8. Il Convention Bureau , ENIT, e ICIC, come fattori

strategici per il turismo congressuale italiano.

8.1. I Convention Bureau .

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8.2 .Strategia d’azione della Convention Bureau

8.3. La Convention Buroe in Italia tra vision e mission.

8.4. La ICIC.

8.5. L’ENIT e l’Italia dei congressi

8.6. Da ICIC ed ENIT al Convention Bureau in Italia

Capitolo 9. IL Turismo congressuale e il turismo sostenibile.

9.1. I green meeting.

PARTE SECONDA:IL TURISMO CONGRESSUALE CATANESE

Capitolo 10. Il Distretto economico di Catania.

10.1. Premessa.

10.2. Introduzione.

10.3. La situazione generale.

10.3.1 L’Aeroporto

10.3.2. Il Porto

10.3.3. La viabilità

Capitolo 11.Analisi dell'offerta turistica

11.1. Premessa

11.2. Distribuzione alberghiera ed extra alberghiera.

Capitolo 12. Analisi della domanda turistica.

12.1 Valutazione della domanda

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12.2. L'andamento dei flussi in provincia di Catania

12.3 Posizionamento di Catania nel Panorama Regionale

12.4. Le aree di provenienza turistica.

12.4. La stagionalità

Capitolo 13. Il Turismo d’Affari e Congressuale.

13.1. La competizione nel turismo d’affari e congressuale

13.2. L'andamento dell'area Sicilia.

13.3. Confronto con i competitor nazionali.

13.4. Il posizionamento della città di Catania nel turismo congressuale

13.5. Il settore meeting e congressi.

Capitolo 14. Analisi della distribuzione delle aree congressuali.

14.1. Le Ciminiere: Centro congressuale Fieristico Culturale

14.1.1 Premessa.

14.1.2. Le Ciminiere

14.1.3. L’area congressi

14.2. Gli alberghi:

14.2.1. EXCELSIOR *****

14.2.2. BAIA VERDE ****

14.2.3. PRESIDENT PARK HOTEL****

14.2.4. CATANIA SHERATON ****

14.2.5 LA PERLA JONICA ****

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Capitolo 15 . Politiche e proiezioni di sviluppo per il Turismo

Catanese.

15.1.Proiezioni di sviluppo della Domanda.

15.2 Proiezioni di sviluppo dell’ Offerta.

15.3. L’azienda provinciale turismo:ora modello della Sicilia

Conclusioni.

Bibliografia.

Bibliografia digitale.

RINGRAZIAMENTI.

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INTRODUZIONE.

Il turismo congressuale rappresenta in questo momento uno dei segmenti considerati di

maggiore interesse.

Innanzitutto la spesa media del turista congressuale è in maniera significativa più

elevata della spesa media del turista “leisure”; il turista d’affari, specialmente quello

congressuale, frequenta le destinazioni turistiche in periodi corrispondenti alla bassa

stagione degli altri segmenti; richiede attrezzature e sistemi di offerta a un elevato

livello qualitativo, quindi indirettamente induce un miglioramento dell’offerta.

Il turista congressuale è un turista che ha reddito e cultura medio - alti; è un turista che

è attento alle nuove sensibilità e anche alle sensib ilità ambientali.

Molte destinazioni stanno in questo momento puntando sul turismo congressuale,ma la

condizione dello sviluppo del turismo congressuale è però una volontà politica di

creazione di sistemi integrati di qualità.

Il turismo congressuale rappresenta uno dei settori che presumibilmente si svilupperà in

un modo più rilevante.

Tra l’altro il turismo congressuale ha il problema della concentrazione, quindi ha il

problema del potenziale conflitto fra la popolazione dei congressisti e la popolazione dei

residenti, che è un elemento importantissimo nel turismo ma che diventa fondamentale

nel momento in cui si pianificano infrastrutture.

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PARTE PRIMA:IL TURISMO CONGRESSUALE ITALIANO

Capitolo 1. Elementi definitori del mercato congressuale.

1.1. Cenni storici e definizione.

Capitolo 2. I congressi e il turismo.

2.1. Che cosa s’ intende per turismo.

2.2. Il poliedro del turismo congressuale

2.3. Interazioni fra turismo e congressi

2.4. Stagioni dei turismi e stagioni dei congressi

2.5. Vocazione turistica primaria e vocazione congressuale

2.5.1 Le città d’arte

2.5.2 Le città d’affari

2.5.3 Le località balneari

2.5.4 Le località termali

2.5.5 Le località montane

2.5.6 Le località lacuali e climatiche

Capitolo 3.I congressi e l’economia.

3.1. I Congressi e il macrosistema socioeconomico.

3.2. Economia del turismo ed economia dell’ambiente

3.3. Fattori economici generati dalla domanda congressuale

3.5. Il nuovo Osservatore Congressuale italiano.

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Capitolo 4.La domanda congressuale italiana.

4.1.Premessa.

A differenza di quanto avviene in molti segmenti di turismo, la domanda congressuale

viene preorganizzata e veicolata solo attraverso organismi associativi di diversa natura,

di conseguenza, dal punto di vista del prodotto trattasi di turismo di gruppo e non

individuale.

La partecipazione a un congresso presuppone quindi che il potenziale congressista

faccia parte dell’organismo promotore e solo questa appartenenza gli dà la facoltà o il

diritto a partecipare.

La domanda congressuale quindi non è generata da una decisione libera ed

indipendente del singolo congressista, ma costretta e veicolata solo ed esclusivamente

attraverso il suo organismo di appartenenza, sia esso impresa, partito politico,

associazione di categoria e quant’altro.

Quando si parla di mercato congressuale, e in particolare di domanda, ci si deve riferire

di conseguenza sempre ai promotori o generatori di congressi e non ai singoli

congressisti, anche se poi gli utenti finali dei servizi congressuali sono loro. Questo

vale soprattutto per il marketing congressuale e quindi per le attività di comunicazione,

promozione e commercializzazione, che gli organizzatori, le destinazioni, le strutture e

le imprese in generale devono indirizzare ai generatori di domanda e non agli utenti

finali.

4.2Gli organismi generatori di congressi.

I principali organismi generatori di congressi sono descritti di seguito.

a) Le organizzazioni internazionali governative(OIG).

Le OIG sono organismi creati dagli Stati al fine di favorire la comprensione, la

cooperazione e la soluzione di problemi inerenti alle rela

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zioni internazionali. La loro costituzione, struttura ed operatività vengono concordate e

negoziate attraverso trattati fra i vari Stati membri che vengono ratificati dai parlamenti

nazionali e riconosciuti come organismi di diritto pubblico internazionale. L’ONU è la

più importante OIG che raggruppa quasi tutti gli Stati del mondo e a essa fanno capo

direttamente circa 30 OIG. Fra queste la FAO, che si occupa dei problemi relativi

all’alimentazione e all’agricoltura ed è l’unico organismo ONU che ha sede in Italia;

l’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità; l’UNESCO, che si occupa della

conservazione del patrimonio culturale ed ambientale; l’UNICEF, che si occupa dei

problemi dell’infanzia; l’OMT, Organizza zione Mondiale del Turismo, e tante altre.

Oltre alle OIG facenti capo all’ONU, ne esistono centinaia di altre fra cui si possono

ricordare la NATO e l’Organizzazione degli Stati Americani: in totale, secondo G.C.

Fighiera (2001), dovrebbero essere circa 400, “promotrici di migliaia di convegni in

gran parte di carattere interno. Particolarmente interessanti per la loro importanza,

dimensione e durata risultano le conferenze internazionali che le OIG indicono rego-

larmente in diversi punti del globo”.

b) Le organizzazioni internazionali non governative (OING).

Secondo una definizione dell’ONU del 1968, viene considerata OTNG “qualsiasi

organizzazione non creata da un accordo fra Governi”. L’ONU inoltre nel suo statuto,

all’art. 17, stabilisce che esse possono essere consultate dal Consiglio economico e

sociale quando discute di materie, problemi e settori nei quali esse operano ed abbiano

una competenza specifica. La loro struttura e le loro finalità sociali sono disciplinate da

uno statuto redatto in conformità al diritto privato vigente nello Stato presso il quale

l’organizzazione viene fondata e in cui viene stabilita la sede legale.

requisiti di base che esse dovrebbero possedere per essere riconosciute nella loro

personalità giuridica come organizzazione internazionale non governativa. si ispirano

alla “Convenzione europea sul riconoscimento della personalità giuridica delle

Organizzazioni internazionali non governative” promossa nel 1985 dal Consiglio

d’Europa.

Esse quindi devono essere state create in virtù di un atto giuridico valido secondo il

diritto interno di uno Stato, operare in settori ed attività di interesse internazionale

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senza finalità di lucro e devono esercitare l’attività in almeno due Stati. Le OING

operano in qualsiasi tipo di attività umana di carattere culturale, scientifico, medico,

accademico, religioso, economico, politico, sociale, sindacale, sportivo, professionale e

sono decine di migliaia in tutto il mondo, con una tendenza alla crescita man mano che

progrediscono le conoscenze nelle varie discipline e si stringono nuove relazioni

internazionali.

c) Le imprese multinazionali e nazionali.

Questi organismi generano riunioni sia convegnistiche sia meeting di tipo formativo,

convention, viaggi di incentivazione, che vanno sotto la categoria dei cosiddetti

corporate meeting (capitolo 15.7).

d) Associazioni varie ed organismi sindacali nazionali.

Date le differenti finalità sociali e le tipologie, valga per questo settore il discorso fatto

sia per le OING che per le imprese multinazionali: in estrema sintesi, qualsiasi settore o

struttura economico-produttiva di una certa dimensione, qualsiasi ente o associazione

nazionale no-profit che associ o raggruppi un certo numero di persone costituisce un

potenziale promotore di eventi aggregativi.

e) Le Università.

Grande importanza rivestono le Università nella promozione di congressi, simposi,

tavole rotonde di carattere scientifico e culturale a livello sia nazionale sia

internazionale, dati i molteplici collegamenti che esistono all’interno del mondo

accademico e fra questo e le differenti realtà produttive ed i vari organismi con finalità

sociali , culturali e scientifiche.

4.3 Gli organismi promotori di congressi in Italia.

Nel 2000 sono state le imprese i più importanti promotori di congressi con il 48,50%

del totale, seguite dai sindacati e dai partiti, che insieme hanno promosso il 15% degli

eventi aggregativi, seguiti dagli enti pubblici con l’ll,85%, tallonati dalle associazioni

scientifiche con l’11,41%, da quelle culturali con il 7,24%, da quelle sportive con il

3,74% ed infine dalle istituzioni religiose, che chiudono al 2,30%, grazie

presumibilmente ai numerosi eventi legati al Giubileo.

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Considerando il lungo periodo (1997/2000) l’incremento più consistente (+58,45%) lo

hanno registrato le associazioni scientifiche, seguite dagli enti pubblici con il 26,16%,

dalle associazioni sportive con il 25,19%, da quelle culturali con 1’ 11,84% ed infine

dalle associazioni religiose con il 5,68%. Perdono progressivamente terreno invece le

imprese,con un calo del 22,9%, su cui presumibilmente ha inciso il decreto legislativo

relativo ai congressi medico-scientifici, che penalizza sul piano fiscale le imprese

farmaceutiche, quelle di gran lunga più numerose fra quante promuovono congressi.

Calano vistosamente (—15,14%) anche i congressi promossi dagli enti pubblici.

4.4 Le caratteristiche dei congressi in Italia.

Il grafico evidenzia la preponderanza dei congressi di carattere locale su tutti gli

altri: nel 2000, per esempio, i congressi provinciali hanno rappresentato il 44,09% del

totale, seguit i da quelli regionali con il 26,63%, nazionali con il 22,55% e

internazionali con il 6,72%.

Questa caratteristica è stata abbastanza stabile nel corso degli ultimi quattro anni

con l’eccezione di quelli nazionali, che sono stati sempre al secondo posto fino aI

2000, anno in cui sono stati sorpassati da quelli regionali. Tende anche ad aumentare la

loro durata (tab. 6.4): dal 1997 al 2000 sono infatti diminuiti del 14,26% quelli di un

giorno, del 13,46% quelli di due giomi, sono invece cresciuti dell’ 11,83% quelli di tre

giorni ed hanno infine avuto un’autentica impennata (+171,96%) quelli di oltre tre

giorni.

4.5. La domanda congressuale verso le regioni italiane.

L’Osservatorio Congressuale Italiano ha suddiviso in tre grandi aree tipo-logiche le

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località italiane che hanno ospitato congressi dal 1999 al 2001

1) Città metropolitane : Milano, Roma, Bologna, Firenze, Torino, Napoli, Genova,

Venezia, Perugia, Palermo, Cagliari. I dati riportati nelle varie analisi comprendono

anche quelli relativi ai comuni della cintura provinciale che non rientrano nelle altre

due tipologie di territorio analizzate, cioè non sono località turistiche né città d’arte e

minori. Per esempio la cintura metropolitana di Bologna è costituita da: Imola,

Argelato, Bazzano, Castelmaggiore, Budrio, Anzola Emilia, Dozza, Sasso Marconi ed

altri Comuni minori.

2) Città d’arte e minori : tutte le città capoluogo di provincia (Padova, Verona, Siena,

Ancona, Reggio Calabria, Lecce, Taranto, Catanzaro, ecc.) e quelle che, pur non

essendo capoluoghi, hanno rilevanza artistica e culturale come Assisi, Jesi, Norcia,

Foligno ecc.

3) Città turistiche , che comprendono quattro tipologie di località e di comprensori:

a) comprensori marini: golfo del Tigullio, riviera Romagnola, Sicilia/costa est, golfo di

Napoli, Costa Smeralda;

b) comprensori montani: Alto Adige, Trentino, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia;

c) comprensori lacuali: lago Maggiore, lago di Como, lago di Garda;

d) località termali: Abano Terme, Chianciano, Fiuggi, Montecatini, Salsomaggiore.

Aggregando i dati delle suddette tipologie di destinazioni in base alla loro appartenenza

regionale, ha anche stilato la classifica delle regioni congressuali italiane.

In relazione al numero di congressi ospitati nel corso degli ultimi

quattro anni (1998/2002), sono rimaste pressoché invariate le posizioni

delle prime tre regioni, Lombardia, Lazio e Toscana, eccetto che per il

2000, quando il Lazio per la prima volta ha portato via il primo posto alla

Lombardia presumendo che ciò sia dovuto al Giubileo, mentre la Toscana è rimasta

saldamente alla terza posizione.

4.6 La domanda congressuale verso le città metropolitane.

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Grazie al Giubileo, Roma nel 2000 ha riconquistato la sua posizione di città italiana

leader, sia per numero di congressi (14.586), sia per numero di congressisti ospitati

(2.884.333).

Tutto a scapito di Milano, che così si piazza definitivamente al secondo posto,

inseguita al terzo da Firenze, che dal 1997 al 2000 ha visto aumentare il numero dei

congressi del 28,44% e quello dei congressisti del 5%, mentre nella città lombarda i

congressi sono diminuiti del 15,4 1% al contrario dei congressisti, che sono invece

aumentati del 56,36%.

I progressi più clamorosi fra il 1997 e il 2000 li ha regis trati Napoli con un +776,98%

di congressisti e +420,55% dei congressi. Ancora più clamorosa ed incredibile è stata

la performance della città partenopea fra il 1997 ed il 1998, quando l’aumento dei

congressisti sarebbe stato del 2.223,46%: cifra pazzesca ed inspiegabile anche se la si

volesse considerare come effetto positivo “ritardato” della campagna mediatica seguita

al vertice G7, che vi si era svolto nel 1994.

Tali dati però si sono “aggiustati” fra il 1998 ed il 2000, quando si è verificata una

diminuzione dei congressisti del 62,26%

Curioso è stato anche l’andamento di Genova: pur avendo registrato dal 1997 al 2000

un crollo del 47,21% dei congressi, ha realizzato un aumento vertiginoso del 269,13%

dei congressisti, che però sono diminuiti del 30,59% rispetto aI 1999.

4.7 L’andamento della domanda congressuale 1997/2001.

Osservando la tabella 3 emerge chiaramente l’andamento anomalo del fenomeno

congressuale dal 1996. E infatti inattendibile, anche se non esistono elementi certi per

stabilirlo, che fra il 1996 ed il 1997 si sia verificata in Italia un’autentica esplosione di

congressomania, tanto che gli incontri sono passati da 68.616 a 95.174 con un aumento

del 38,71%, il numero dei partecipanti è salito da 7.882.000 a 17.953.274 (+129,52%) e

quello dei pernottamenti addirittura da 4.390.000 a 12.523.611, con un pazzesco aumento

quindi del 185,27%!

4.8. La domanda congressuale in Italia nel 2002 e le attese per il 2003.

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Dai dati forniti dall’Osservatorio congressuale italiano risulta che nel primo semestre

del 2001 si ha avuto una tendenza strutturale positiva pari a +8.2% rispetto al 2000.

Ma nel secondo semestre del 2001, a causa di una contrazione dei beni d’investimento

(in cui rientrano anche gli investimenti per congressi), e lo “stock erratico” degli

attentati terroristico a New York, hanno dato una tendenza negativa anche per il settore

congressuale.

Questa tendenza negativa investe anche il primo semestre del 2002, infatti dopo anni di

crescita il settore congressuale subisce una grande flessione.

Attività congressuale nel 2002.

Possiamo dire anche che oltre alla crisi economica e internazionale gia esposta,la

domanda di congressi nel nostro paese ha inoltre subito modifiche di natura strutturale ,

con particolare riguardo al numero dei partecipanti e degli eventi che si sono ridotti.

Anche a livello di destinazioni, le località marine subiscono un tracollo con una calo

del 53 %, anche se ancora più significativi, i cali delle città metropolitane – 36% e

delle città d’arte con -30%.

A salvarsi sembrano essere solo i centri urbani minori, che registrano un +3%. Il calo

dei centri congressi (-18%) è molto più evidente di quello degli alberghi congressuali

(-5%), generando così uno spostamento di domanda dagli uni agli altri, che hanno

cercato di contrastare la crisi con una decisa politica di prezzi al ribasso. Riguardo alle

giornate di produzione congressuale, invece, il calo degli alberghi congressuali è più

accentuato (-17%) di quello fatto registrare dai centri congressi (-9 %), a testimonianza

del fatto che gli eventi di maggiore dimensione privilegiano la qualità dei palazzi dei

congressi.

Va infine aggiunto però che secondo l’osservatore congressuale nei primissimi mesi

del 2003

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il calo registrato nel 2002 si è andato via via attenuando fino a registrare un modesto

incremento dell’ 1 % nel mese di giugno e, le previsione delle aziende congressuali

(formulate sulla base delle prenotazione ricevute) , per la seconda parte dell’anno

mostrano un trend in crescita.

Capitolo 5. L’offerta congressuale italiana.

5.1.Premessa.

L’attività di organizzatore di congressi è una delle più difficili nel settore dei servizi, in

quanto il “prodotto congresso” richiede competenze e conoscenze intersettoriali e

multidisciplinari, per cui una singola figura, per quanto competente, professionale,

colta ed attiva possa essere, non è in grado da sola di gestire una macchina così

complessa come un evento aggregativo internazionale con centinaia di partecipanti.

Un organizzatore di congressi deve essere nello stesso tempo professionista, manager e

imprenditore. Professionista in quanto, oltre alla conoscenza di diverse discipline

tecnico-scientifiche, deve avere una buona esperienza operativa che gli consenta di fare

il consulente a tutto campo dei committenti. Manager perché deve possedere una

visione sistemica del settore, la capacità di gestire le risorse umane e quella di

rapportarsi con il mercato. Imprenditore perché deve mettere in grado l’impresa di

operare in un mercato di competitori molto organizzati e quindi deve dotarla di strut-

ture, tecnologie e risorse umane adeguate ad affrontare tale competizione e a garantire

fornitori, promotori e stakeholder, cioè tutti i soggetti e gli organismi con i quali

intrattiene rapporti di collaborazione o di affari.

5.2 Organizzatori di congressi:professionista o imprenditore?

Al di là dei distinguo fra PCO (Professional Congress Organizer) e meeting planner, è

indubbio che la pianificazione e gestione di un congresso, specie se di grandi

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dimensioni e a carattere internazionale, comporti una struttura organizzativa di natura

imprenditoriale anche se gestita da professionisti in possesso di determinati requisiti,

conoscenze e caratteristiche.

Sull’argomento si può fare un parallelismo fra l’attività di organizza tore di congressi e

quella di organizzatore di viaggi: da un punto di vista tecnico entrambi assemblano e

combinano diversi servizi e prodotti forniti da terzi, ai quali conferiscono originalità e

caratteristiche tali da renderli vendibili e fruibili da un determinato target. Si ha così,

nel caso delle agenzie di viaggio, il prodotto viaggio e nel caso degli organizzatori con-

gressuali il prodotto congresso.

Responsabili fisici del processo di produzione dei viaggi sono i direttori tecnici i quali,

pur non essendo considerati professionisti dalla legge, che impone loro di lavorare solo

all’interno di un’agenzia di viaggi, devono sottoporsi ad un esame regionale per

ottenere la necessaria abilitazione a svolgere l’attività e a dirigere tecnicamente

l’impresa.

Per analogia potrebbe anche essere inquadrato, all’interno di un’impresa specifica,

l’esercizio dell’attività professionale di organizza tore di congressi.

Le leggi sulle agenzie impongono che non solo l’attività di produzione, ma anche

quella d’intermediazione di viaggi o di singoli servizi turistici, siano esercitate sotto

forma d’impresa. Quella che svolge attività di intermediazione però non ha la sola

funzione di distributore di prodotti di terzi, ma anche d’indirizzo e di consulenza nei

confronti del consumatore.

Un identico ruolo viene svolto anche da un organizzatore di congressi che pianifica un

congresso senza assumerne in proprio la gestione e l’organizzazione, ma limitandosi

alla pura intermediazione dei servizi fra i vari fornitori e il promotore del congresso.

Questo tipo d’attività in Italia in genere viene svolto dal meeting planner, sia come

libera professione sia come dipendente di aziende che operano nei diversi settori

merceologici, oppure all’interno di centri congressi, catene alberghiere e grandi

alberghi congressuali, enti fieristici con strutture congressuali, per conto dei quali

pianifica e gestisce gli eventi aggregativi , oppure come dirigente presso imprese di

organizzazione congressuale o agenzie di viaggi specializzate soprattutto in viaggi di

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incentivazione.

Meeting planner liberi professionisti e PCO vengono di conseguenza considerati

organizzatori “esterni”; i PCO a loro volta si dividono in imprese che hanno al loro

interno un’agenzia di viaggi, ed altre che invece si rivolgono ad agenzie esterne per

organizzare la parte turistica del pacchetto congressuale. Sono comunque PCO con

licenza di agenzia di viaggi T.O le imprese che organizzano i viaggi incentive.

Figure professionali ed imprese aderiscono in genere in Italia ai seguenti organismi

associativi, dei quali viene tracciato un breve profilo nell’allegato 3:

-AIMP, Associazione Italiana Meeting Planners;

-ASSI, Associazione italiana Incentive & Convention;

-Italcongressi;

-MPI, Meeting Professionals lnternational, Italian chapter;

-PCO Italia;

-SITE Chapter Italia, The Society of Incentive Travel Executives.

5.3.Le agenzie di viaggio.

Un congresso è anche pacchetto turistico, di conseguenza le imprese deputate alla sua

confezione e vendita sono le agenzie di viaggi con licenza di organizzatori. Alcune

leggi regionali, concedono loro l’autorizzazione ad organizzarli; in questo caso

organizzatore di congressi e agenzia coincidono.

Fra gli operatori congressuali bisogna quindi inserire a pieno titolo le agenzie di viaggi,

che possono predisporre, oltre ai pacchetti turistici pre o post congress, anche tutta la

parte turistico-ricettiva di un congresso, in collaborazione sia con i professionisti che

non dispongono di una struttura imprenditoriale, sia con gli stessi organizzatori che non

hanno licenza di agenzia di viaggi.

Qualche perplessità può nascere relativamente alla competenza tecnico-logistica delle

agenzie nel predisporre tutta la gamma di servizi di un congresso associativo o medico-

scientifico, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti della comunicazione e delle

attività di PR. Tuttavia, sotto l’aspetto turistico, sono le uniche imprese in grado di

garantire i promotori e gli stessi organizzatori da un punto di vista tecnico e

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assicurativo.

5.4. Hostess o assistenti congressuali.

Si tratta di una figura professionale intermedia, non ben definita neanche da un punto di

vista giuridico se non come figura assimilabile a quella di “accompagnatore turistico”

prevista dalla vecchia legge n. 217/83.

Non esiste di conseguenza né uno specifico percorso formativo né un albo

professionale che la riconosca, anche perché la sua attività ed i suoi compiti

nell’ambito di un congresso sono caratterizzati da una grande intercambiabilità.

Nella reception presso il centro congressi svolge attività di registrazione e

accreditamento dei congressisti, di cassa per le quote di partecipazione; fornisce

informazioni di carattere tecnico e distribuisce il materiale informativo e promozionale.

In sala assiste al palco la presidenza, tiene i contatti fra questa ed i congressisti, dei

quali raccoglie le richieste d’intervento. È presente nella segreteria organizzativa, dove

svolge mansioni tecnico-operative e di collegamento fra promotori, organizzatori e

congressisti o presso le reception desk dei vari alberghi.

Nel programma sociale e turistico interviene per assistere i congressisti durante i

transfer, le escursioni, lo shopping, le visite, il tempo libero, gli eventi culturali e

sociali. L’assistente deve partecipare ai briefing di sopralluogo di tutte le strutture

(centro congressi, alberghi, ristoranti, teatri, luoghi dello shopping ecc.), per la verifica

degli aspetti logistici e per definire quelli operativi con l’organizzatore, che dovrà

esporli in apposite istruzioni scritte.

La pluralità di compiti e ruoli richiede all’assistente congressuale il possesso di un

diploma, di una buona cultura generale, di un’ottima conoscenza delle lingue, di una

particolare predisposizione alla comunicazione e alle relazioni interpersonali, unite a

doti di versatilità, flessibilità e a capacità di leadership nel guidare i gruppi.

5.5.Gli interpreti congressuali e i traduttori.

Al contrario degli assistenti, gli interpreti congressuali sono una categoria professionale

ufficialmente riconosciuta con scuole di formazione specifiche. La legge-quadro sul

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turismo n.2 17/83 non definisce però la figura professionale dell’interprete

congressuale, ma quella più generica di “interprete turistico” come “chi per professione

presta la propria opera di traduzione nell’assistenza ai turisti stranieri”.

Non vi è dubbio che un congressista straniero sia anche turista, tuttavia il concetto di

“assistenza” è termine talmente generico che non presuppone un’attività di tipo

specialistico come quella esercitata da un in terprete congressuale.

Alcune regioni infatti, come l’Abruzzo (LR n. 39 del 14.7.1987), la Basilicata (LR n.

35 dell’ 8.9.1998), l’Emilia Romagna (LR 11. 17 del 16.6.1981), il Lazio (LR n. 50 del

19.4.1985), la Lombardia (LR n. 84 del 28.11.1983), il Veneto (LR n. 7 dell’

11.3.1986) hanno precisato meglio tale figura includendo anche gli interpreti che

prestano la loro opera durante i congressi.

Le associazioni di rappresentanza degli interpreti congressuali più importanti in Italia

sono: la Assointerpreti, la AIIC (Association Internationale des Interprètes de

Conférence) e la AlTi (Associazione Italiana Traduttori e Interpreti).

Anche per gli interpreti vale lo stesso discorso fatto per le imprese ed i professionisti

che organizzano congressi: non si sa con certezza il loro numero effettivo. Le tipologie

di traduzione che generalmente prestano durante gli eventi aggregativi, in base al

tariffario della Assointerpreti, sono le seguenti.

I) Simultanea: si effettua in cabina insonorizzata con l’impiego di un impianto

congressuale. L’équipe è di norma composta da due interpreti per cabina, che lavorano

per un massimo di sette ore. Per giornate di lavoro il cui orario superi le sette ore,

l’équipe dovrà essere integrata da almeno un altro interprete per cabina, li numero degli

interpreti che compongono l’équipe potrà variare in funzione delle lingue di lavoro,

della combinazione linguistica richiesta, dell’orario di lavoro e dell’argomento trattato.

interpretazioni con un solo interprete per cabina sono ammesse soltanto se di durata

non superiore a un’ora.

2) Consecutiva: durante l’esposizione, l’interprete prende appunti e traduce per brani o

riassumendo alla fine dell’intervento dell’oratore. Sono richiesti due interpreti per

un’intera giornata di lavoro, un solo interprete per prestazioni professionali di mezza

giornata.

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3) Chuchotage: si tratta di una traduzione simultanea sussurrata all’orecchio

dell’ascoltatore senza l’ausilio di impianto congressuale. Questa forma di

interpretazione è prevista per un massimo di tre persone. Sono richiesti due interpreti

per un’intera giornata di lavoro, un solo interprete per prestazioni professionali non

superiori a due ore.

4) Aggiornamento: qualora sia prevista una terminologia specifica per un congresso,

dovrà essere garantita una giornata di aggiornamento per gli interpreti.

5.6.Strutture e servizi congressuali.

Non esistono in Italia dati statistici precisi circa la consistenza e tipologia sia delle

strutture congressuali sia delle imprese e dei servizi per i congressi in generale.

Lo stesso Osservatorio Congressuale Italiano, le cui ricerche rappresentano l’unica

fonte autorevole del settore, non fornisce né i dati del campione né dell’universo

dell’offerta di sedi congressuali, per cui non si riesce neanche a valutare l’incidenza

dell’economia dei congressi nella loro gestione e il loro tasso di utilizzo determinato

dalla domanda a motivazione congressuale.

Secondo il Decimo Rapporto sul Turismo Italiano 2001 (E. Becheri, M. Bartolini) nel

nostro paese esisterebbero 1200 centri congressi; nell’Ottavo Rapporto (1998) si

parlava di 1163 centri congressi e 4504 alberghi congressuali; altre fonti parlano di

circa 7500 alberghi dotati di sale congressuali, per un totale di 11.000 sale.

Per offerta congressuale comunque s’intende l’insieme di tutte le in frastrutture,

strutture, servizi, risorse umane, tecnologie e supporti di vario genere, per la cui

individuazione si rimanda ai capitoli dedicati al marketing del turismo (“P” di

prodotto), al budget e alla pianificazione.

5.7.Palazzi e centri congressuali.

In questo capitolo interessa evidenziare un fatto: i palazzi dei congressi stanno al

segmento congressuale come un’aerostazione sta al sistema del trasporto aereo,

facendo ovviamente le debite proporzioni. Sulla necessità, per le principali città

italiane, di dotarsi di un palazzo dei congressi sono stati scritti interi trattati e si sono

svolti innumerevoli dibattiti nel corso di convegni, fiere e borse di settore, promossi da

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diverse associazioni di rappresentanza, per cui non si vuole aggiungere altro. E però

importante sottolineare tre problemi di cui occorre tener conto quando si programma la

costruzione di un nuovo palazzo dei congressi: gli oneri di costruzione; la loro

gestione; il mercato.

Costruire un palazzo dei congressi è molto costoso ed in Italia se ne stanno progettando

o costruendo di nuovi, con enormi investimenti, in diverse località. L’onere della loro

costruzione in generale ricade sugli enti locali, ma possono verificarsi anche iniziative

congiunte pubblico-private e finanziamenti totalmente privati.

Perché un palazzo dei congressi possa avere una gestione finanziaria positiva è però

necessario che sia concepito come centro polivalente e multiuso, non destinato, cioè, ad

ospitare soltanto congressi: in genere questa monofunzione non riesce a coprire

adeguatamente le spese di gestione ed i costi di ammortamento. Può quindi essere

adoperato come auditorium, sale cinematografiche (come succede per i Magazzini del

cotone a Genova), per ospitare sfilate di moda o manifestazioni sportive compatibili

con le loro strutture, banchetti che prevedono un grande numero di ospiti ecc.

In relazione al mercato, stando ai dati disponibili sulla domanda congressuale italiana

ed internazionale, già attualmente il nostro paese è in grado di ospitare la maggior parte

degli eventi in base alla loro dimensione. E quindi indispensabile valutare

preventivamente i costi-benefici relativi a nuove costruzioni di grandi palazzi dei

congressi ed analizzare bene se siano necessari; oppure se sia più utile concentrare le

attività di marketing su mercati, organizzazioni e tipologie di eventi più compatibili

con le strutture che già esistono nel nostro paese.

E comunque meglio privilegiare la riqualificazione logistica e le dotazioni tecniche di

quelli che già esistono, rafforzando contemporaneamente la rete infrastrutturale

(aeroporti, sistema ferroviario e autostradale) in modo da eliminare gli handicap di cui

soffre anche la nostra offerta congressuale oltre al sistema-paese in generale.

5.8. Sedi storiche congressuali

Da alcuni anni in Italia si sta procedendo ad adattare alcuni edifici storici (ville,

castelli, badie, ex centri di culto, palazzi pubblici ecc.) a centri congressua li, sia per

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recuperare ad usi collettivi strutture che in molti casi, al di là del loro valore storico ed

artistico, presentano problemi di degrado, sia per offrire al mercato ambienti di grande

fascino e prestigio. Il recupero e l’uso a fini congressuali e per eventi culturali e sociali

di queste strutture, consente inoltre di recuperare i costi di gestione e manutenzione

ordinarie, i cui interventi sono molto onerosi a causa dei vincoli di conservazione e

tutela imposti dalle Soprintendenze.

Esistono alcune associazioni che raggruppano le centinaia di sedi storiche che sono già

entrate nel circuito dell’offerta congressuale e ricettiva italiana, fra cui l’ADSI

(Associazione Dimore Storiche Italiane) e “Abitare la Storia”. Esempi illustri di

valorizzazione ed uso a fini congressuali di grandi palazzi storici pubblici sono

costituiti, ad esempio, dal Palazzo del Popolo di Orvieto e dal Palazzo Ducale di

Genova, sede dell’ultimo G8.

Molte dimore storiche, ville, castelli, conventi, palazzi sono stati adattati a strutture

ricettive alberghiere, a ristoranti ed usati per ospitare eventi prestigiosi. Tutte queste

strutture costituiscono il vero “plus competitivo” della nostra offerta congressuale, del

cui valore non ci si è ancora convinti totalmente: dobbiamo creare un marchio di

eccellenza per poterle promuovere con efficacia sui mercati perché costituiscono un

patrimonio che non ha concorrenti a livello mondiale per qualità, pregi artistici,

numero, varietà ed estensione.

La Regione Toscana ha dedicato a questo aspetto, all’interno del Testo Unico delle

leggi in materia di turismo n. 42 del 23.3.2000, l’art. 58 che recita: “Sono residenze

d’epoca le strutture ricettive ubicate in complessi immobiliari di particolare pregio

storico-architettonico assoggettati ai vincoli previsti dal decreto legislativo 29 ottobre

1999, n. 490, del TU delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e

ambientali, a norma dell’articolo I della legge 8 ottobre 1997, n. 352, che offrono

alloggio in camere e unità abitative, con o senza servizio autonomo di cucina, con il

limite di venticinque posti letto. Nelle residenze d’epoca possono essere somministrati

alimenti e bevande nel rispetto delle normative statali vigenti..

Questa legge costituisce il primo passo concreto verso la valorizzazione e l’uso a fini

ricettivi di palazzi e residenze storiche. Il secondo passo dovrebbe però consistere nel

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definire le sedi storiche congressuali come strutture pararicettive specifiche, in modo

da garantirne le finalità d’uso ed arrivare a strutturare una filiera di offerta in grado di

posizionare il nostro paese in una categoria di eccellenza, alla quale gli altri paesi

devono fare riferimento.

Per quanto riguarda le attrezzature congressuali specifiche, anche le sedi storiche, per

essere usate come location di eventi aggregativi, devono rispondere ai requisiti di

sicurezza e alle norme antincendio stabilite per tutte le altre strutture con simili finalità

ed usi.

5.9. Gli alberghi congressuali

Nel 2002 il fatturato dei pernottamenti alberghieri determinato dai congressi è stato di

3239 miliardi di lire, il 26,2% della spesa congressuale secondo l’Osservatorio, che

valuta come alberghi congressuali quelli che sono in grado di offrire sale con una

capienza superiore ai 50 posti, salette per attività complementari, spazi per la segreteria

di accoglienza e per esposizioni, aree per banchetti o per spettacoli.

Per gli alberghi che dispongono di un centro congressi più articolato, con diverse sale a

capienza molto più ampia (esistono alberghi congressuali in grado di ospitare anche

2000 congressisti), s’impone la presenza di un meeting planner per l’ottimizzazione

della struttura congressuale sotto l’aspetto sia gestionale sia del marketing. Diverse

catene alberghiere agiscono già in questo modo, non tutti gli alberghi indipendenti

purtroppo lo fanno ed affidano la soluzione dei vari problemi del centro congressi al

solito eterno direttore, che è quindi costretto a continui tour de force per tenersi

aggiornato sui temi del settore e sui trend del mercato.

5.10. Centri fieristici

Queste strutture sono generalmente dotate di grandi sale congressuali per ospitare gli

eventi aggregativi che si svolgono nell’ambito di tutte le manifestazioni fieristiche, che

accanto all’aspetto espositivo, che è quello più importante e caratterizzante, hanno

momenti convegnistici che servono per discutere dei temi e dei problemi inerenti al

settore merceologico specifico e a quelli dei target di riferimento.

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Per restare in tema di turismo, nel corso della BIT di Milano si tengono decine di

convegni, tavole rotonde, meeting di vario genere che approfondiscono i problemi più

attuali del settore. Tali incontri si svolgono nelle diverse sale per convegni di cui è

dotata la Fiera di Milano.

La necessità di supporti logistici e di servizi complementari è in generale ridotta

all’essenziale, la loro predisposizione ed organizzazione non coinvolge gli

organizzatori esterni di congressi perché viene curata da personale interno della Fiera.

Non esistono indagini che quantificano tali incontri che, sotto l’aspetto della spesa

congressuale, hanno scarsa rilevanza. Rilevante è invece l’apporto dei centri

congressuali dei padiglioni fieristici per quelle città che li usano come veri e propri

palazzi dei congressi. I padiglioni espositivi inoltre possono anche essere allestiti ed

arredati come sale per congressi e per eventi con migliaia di partecipanti.

L’inconveniente maggiore dei centri congressi delle fiere è costituito dalla loro

ubicazione un pò decentrata rispetto alla città, per cui non sempre sono ideali per

ottimizzare i tempi tecnici di un congresso.

5.11. Altre sedi congressuali

Accanto alle strutture fin qui descritte ne esistono anche altre come i grandi teatri, i

cinema, le aule magne delle Università, le aule consiliari di Regioni, Province,

Comuni, Camere di commercio.

Sale congressuali si trovano ormai presso le stazioni ferroviarie delle più grandi città,

presso le stazioni marittime, come quella di Trieste e quella di Genova, splendido

esempio di liberty restaurato in occasione del G8, di cui ha ospitato alcune riunioni

informali.

Ci sono progetti anche per dotare di centri commerciali, luoghi per spettacoli e sale

congressuali i grandi stadi, utilizzati soltanto nelle poche occasioni delle partite di

calcio.

Alcuni edifici industriali dismessi vengono recuperati ed adattati a modernissimi centri

congressuali ed espositivi: gli esempi più importanti sono costituiti in Italia dal

Lingotto di Torino, da Magazzini del cotone di Genova e dagli East End Studios di

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Milano.

In alcuni treni inoltre esistono “carrozze stampa e conferenze”, dotate di tutti i supporti

tecnologici con 22 postazioni di lavoro, predisposte in Italia per la prima volta in

occasione dei campionati mondiali di calcio del 1990, con lo scopo di trasportare i

giornalisti da una città all’altra per seguire le varie partite senza “tempi morti” di

lavoro.

5.12 Le strutture scelte dalla domanda congressuale

Nelle tabelle e nelle figure che seguono sono evidenziate le preferenze e le scelte della

domanda congressuale nel nostro Paese verso i centri congressi e gli alberghi

congressuali dal 1998 al 2001 in base ai dati dell’Osservatorio Congressuale Italiano.

Gli alberghi continuano ad essere le strutture preferite dalla domanda in relazione al

numero dei congressi, nonostante un calo della quota di mercato dal 72,6% del 1998

al 66,4% del 2001.

Per quanto riguarda invece il numero dei congressisti gli alberghi continuano a perdere

inesorabilmente terreno: da una quota di mercato del 53,8% del 1997, che li vedeva

superare i centri congressi, sono scesi nel 2001 al 42,6%. Questi ultimi nel frattempo

sono passati dal 46,2% del 1997 al 57,4% nel 2000, superando di conseguenza a loro

volta gli alberghi congressuali.

Fra il 1998 ed il 2001 sono infatti cresciuti notevolmente i congressi a partecipazione

più numerosa (si veda il paragrafo 6.3) che usano di preferenza i palazzi dei congressi

perché dispongono in genere di un maggior numero di sale e di dimensioni più ampie,

specie quelle per le sedute plenarie.

Numero di congressi ospitati nelle strutture congressuali

Capitolo 6.Il marketing del turismo e dei servizi congressuali.

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Capitolo 7.Immagine e Qualità

7.1 L’immagine di marca nel turismo.

7.2. L’immagine dell’Italia turistica e congressuale.

7.3. Il concetto di qualità.

Capitolo 8. Il Convention Bureau , ENIT, e ICIC, come fattori

strategici per il turismo congressuale italiano.

8.1. I Convention Bureau .

Sono strutture operative a capitale misto pubblico e privato che hanno lo scopo di

promuovere il traffico congressuale verso una determinata località. I primi Convention

Bureau (da ora in poi anche CB si sono sviluppati all’inizio di questo secolo negli Stati

Uniti, sono diventati estremamente attivi e hanno raggiunto lo scopo di aumentare il

traffico turistico e congressuale verso determinate città. Negli Stati Uniti stessi hanno

poi assunto la denominazione di Convention and VisitorBureau.

Si tratta di organizzazioni senza scopo di lucro e super partes, interessate a vendere la

propria destinazione nel quadro di un’offerta congressuale coordinata. Svolgono

un’attività di marketing e di promozione nei confronti del mercato internazionale e

un’azione di coordinamento dell’offerta congressuale dell’area in cui operano. Un C B

dunque al centro di una politica di “vendita” di una certa città al mercato congressuale:

costituisce perciò il punto di riferimento per qualsiasi promotore che stia vagliando la

fattibilità del suo congresso in quella città.

Oltre al ruolo di promozione i C B svolgono il coordinamento dei servizi offerti. La

loro composizione è mista. Vi partecipano enti pubblici e imprenditori privati, enti

turistici, organizzatori di congressi, associazioni di interpreti e via dicendo.

Se si prende in esame non solo l’esperienza americana, che è stata quella di

riferimento iniziale, ma anche quella europea, si vede che tutti i Paesi si sono

organizzati intorno a organismi di questo tipo per promuo versi come destinazione

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congressuale. Purtroppo in Italia ancora non esiste un CB nazionale. Per anni le

categorie di operatori si sono battute a tutti i livelli nazionale, regionale, locale affinché

questi organismi venissero costituiti anche in Italia: quelli che sono nati sono

tutt’affatto diversi dai CB stranieri, che rispondono veramente alle necessità di pro-

mozione, marketing e coordinamento più sopra indicate. In Italia si tratta più spesso di

semplici associazioni tra operatori che non svolgono se non una generica promozione

turistico-congressuale di una località: tutto questo risponde al concetto che organizzare

un congresso significhi occupare, riempire fisicamente delle sedi congressuali o degli

alberghi. Non è così: organizzare un congresso significa utilizzare tutte le risorse non

solo turistiche ma culturali ed economiche che una città è in grado di offrire. Il CB non

è assolutamente una società di organizzazione congressuale; è una struttura che assiste

i committenti e che coordina l’offerta di servizi organizzativi privati, diventando perciò

il rappresentante di tutti gli operatori che concorrono all’organizzazione di un

congresso. Il compito forse più difficile di un CB è quello della selezione, che deve

garantire la qualità professionale di tutti gli aderenti al Convention Bureau stesso.

Questo non richiede grandi strutture né numeroso personale: quest’ultimo, però, deve

essere molto preparato e ben motivato. Molti dei CB europei di cui si è parlato sono

finanziati in maniera proporzionale a ciò che hanno prodotto, ossia al numero di

congressi che hanno portato nel loro Paese.

8.2 .Strategia d’azione della Convention Bureau

In concreto un Convention Bureau lavora su quattro punti fondamentali.

a. L’immagine di quel Paese come Paese in sé e non solo come destinazione

congressuale. Quella di un Paese stabile, ben organizzato, ordinato, sicuro, ben

collegato al resto del mondo, è un’immagine che si va a riflettere poi sul

congressuale.

b. I punti specifici che fanno di quel Paese una buona destinazione congressuale.

c. Costituire una guida per il possibile committente sulla scelta della città e della sede

specifica dove il suo congresso si potrebbe tenere.

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d. Dare informazioni dettagliate, una volta scelte la città e la sede, sui fornitori locali

di tutti i servizi congressuali, garantiti in base a specifici standard qualitativi.

Un CB si concentra in primo luogo sui punti a. e b. di questa strategia: stringe contatti

con i governi, con le ambasciate, con le università, con le multinazionali e partecipa in

continuazione ad attività promo zionali, fiere e mostre specializzate, facendosi

identificare come strut tura alla quale ci si deve rivolgere per ottenere informazioni

affidabili sull’organizzazione congressuale in un certo Paese.

La strategia di promozione generale di un Paese, cui segue la sua promozione come

sede congressuale, si è rivelata vincente nelle esperienze dei Convention Bureau di

provata tradizione. Ecco l’esempio, fornito dal Convention Bureau olandese, che è fra i

più antichi e i più funzionali d’Europa, su quali siano i dieci punti da prendere in esame

prima di impegnarsi in una strategia per l’acquisizione di un congresso. Si fa cioè un

rapporto preliminare costi/benefici.

Queste sono le domande:

1. E’ il turno “geografico” della nostra nazione?

2. Quali sono le richieste dei promotori?

3. Che importanza ha il prodotto rispetto al prezzo?

4. C’è davvero la possibilità che il congresso venga assegnato al nostro Paese?

5. La procedura per tentare di giungere all’assegnazione è costosa?

6. Il “contatto” nazionale ha un peso significativo all’interno dell’associazione

internazionale?

7. Come viene presa la decisione finale sulla destinazione del congresso?

8 .Come possiamo battere la concorrenza degli altri Paesi?

9 . La stagione è la più giusta per il nostro Paese?

10. Il Convention Bureau ha adeguato sostegno finanziario per affrontare il

procedimento di candidatura internazionale?

In base alle risposte viene deciso se impegnare o meno il CB nella proposta di

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candidatura.

Come si svolge il rapporto tra un Convention Bureau, il promotore e il passibile

committente di un congresso internazionale? Quest’ultimo si rivolge al CB per avere

tutte le informazioni necessarie circa l’effettiva fattibilità di quel congresso in quel Paese

o in quella città. Il singolo pro, che in Italia può solo dedicarsi alla sua promozione

individuale, viene invece inserito in un pacchetto integrato di proposte che il CB prepara

senza costringere il cliente a organizzarsi da solo nel contattare i vari fornitori di

“congressuale”.

Altra attività molto importante dei Convention Bureau è che essi operano una selezione

di sedi, fornitori, imprese di organizzazione e quant’altro necessario a comporre un

pacchetto congressuale. In Italia inve ce il cliente si trova spesso disorientato di fronte

alla miriade di offerte che gli piombano addosso nel momento in cui si ha notizia del

suo progetto congressuale. Pur se esperto, egli si trova quasi sempre senza parametri

qualitativi di riferimento che non siano quelli forniti dalle associazioni di settore.

Manca cioè l’elemento superpartes, l’ente governativo che, come avviene negli altri

Paesi, garantisce la qualità delle aziende che fanno parte del Convention Bureau e

consente così alla domanda di orientarsi. L’offerta, dunque, attraverso CB viene

aggregata e presentata ai possibili committenti; la domanda viene messa in presenza di

un’offerta integrata.

Ma come operano i CB quando hanno notizia di un evento internazionale

che potrebbe essere assegnato al loro Paese o alla loro città?

L’attività costante dei Convention Bureau è di seguire attentamente lo svolgimento e il

movimento dei congressi internazionali associativi intorno

al mondo.

Identificano attraverso gli strumenti più diversi, tra i quali il piu affidabile e certamente

quello dell’ICCA (International Congress and Convention Association), quei congressi

che per caratteristiche, dimensioni e struttura organizzativa potrebbero essere ospitati

nella loro sede.

Verificano inoltre che quei congressi non si siano tenuti in anni recenti nel loro stesso

Paese, proprio per il principio cui si e più volte accennato, secondo il quale il grande

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congresso associativo internazionale si sposta intorno al mondo e torna solo dopo molti

anni in una sede nella quale è già stato.

A quel punto i CB contattano (se non sono già stati contattati a loro volta) il membro

più autorevole di quella disciplina nel loro paese e, insieme, allacciano rapporti con i

promotori dei congressi e i segretari scientifici delle associazioni e propongono il loro

Paese come destinazione di una delle prossime edizioni Si accende così una gara

internazionale, alla quale si è già accennato, che mira a sostenere la fattibilità di quel

congresso in un Paese piuttosto che in un altro.

Il Convention Bureau invia materiale promozionale, piante dettagliate delle aree

congressuali, informazioni turistiche e alberghiere, in formazioni sui Pco, sulle

principali sedi e servizi congressuali e quant’altro necessario.

Segue il cliente, lo contatta “a domicilio” per continuare la sua opera di promozione e

di marketing e per convincerlo a destinare il prossimo congresso proprio a quella città.

Cosa avviene in Italia? Niente di tutto questo. Finora la promozione congressuale è

stata affidata ad una generica promozione turistica, portata avanti da vari enti pubblici,

nazionali, regionali, talvolta anche locali.

Esiste l’attività di promozione e di marketing svolta dai singoli operatori, siano essi

palazzi di congressi, Pco, strutture alberghiere.

È appena il caso di sottolineare come una promozione affidata ad un singolo non sarà

mai integrata, coordinata e efficace come quella di un Convention Bureau che

razionalizza, coordina, segnala, sceglie tutte le componenti di un “pacchetto

congressuale” che deve essere offerto a un possibile cliente.

Il Convention Bureau insomma deve essere strettamente collegata all’ Ente pubblico

Turistico.

Ora però con atto costitutivo datato 16 febbraio 1994 e stato finalmente varato lo

statuto del primo Convention Bureau nazionale, risultato dello sforzo comune di tutte

le categorie di operatori che particolarmente negli ultimi due anni hanno veramente

“pigiato sull’acceleratore” di questo progetto.

E ancora un Convention Bureau sulla carta, che ci si augura possa funzionare quanto

prima per la promozione del traffico congressuale verso il nostro Paese.

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33

8.3. La Convention Buroe in Italia tra vision e mission.

8.4. La ICIC.

8.5. L’ENIT e l’Italia dei congressi.

8.6. Da ICIC ed ENIT al Convention Bureau in Italia Capitolo 9. IL Turismo congressuale e il turismo sostenibile.

9.1. I green meeting.

Se confrontiamo le caratteristiche congressuali con una delle tante definizioni del

turismo sostenibile vediamo che una delle definizioni ci dice che il turismo sostenibile

è quello che riesce a mantenersi nel tempo, garantendo un equo ritorno degli

investimenti soddisfacendo i visitatori senza distruggere risorse e attrazioni in modo

che rimangano tali anche per il futuro.

Tra l’altro il turismo congressuale ha il problema della concentrazione, quindi ha il

problema del potenziale conflitto fra la popolazione dei congressisti e la popolazione

dei residenti, che è un elemento importantissimo nel turismo ma che diventa

fondamentale nel momento in cui si pianificano infrastrutture.

A livello internazionale, si sta sviluppando una corrente di pensiero, chiamiamola in

questo modo, che comincia a definire e a richiedere i green meetings.

I criteri per i green meetings sono stati definiti in occasione del G8 che si è tenuto anni

fa ad Halifax, in Canada, e rappresentano la rilettura in chiave di turismo compatibile o

sostenibile, di tutte le riunioni di persone.

I green meetings cercano di progettare l’evento in maniera tale da ridurre al minimo

l’impatto ambientale e l’inquiname nto. Noi abbiamo usato degli allestimenti, che

probabilmente andranno buttati, mentre potrebbero essere riutilizzati.

Pur essendo nella nostra cultura turistica europea prematuri, i green meetings hanno già

alcuni standards definiti a livello internazionale. In particolare MPI che è la più grande

organizzazione di professionisti congressuali internazionali, ha definito una task force

per i green meetings e ha definito delle linee di policy, che poi per problemi interni non

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sono state acquisite come regole da tutta l’organizzazione, ma rimangono come linee di

policy. Lo stesso l’agenzia canadese per l’ambiente. Quali sono le regole dei green

meeetings.

Alberghi ecologici a basso impatto ambientale, trasporti collettivi, uso di biciclette per

collegare gli alberghi alle destinazioni, sede congressuale a walking distance dagli

alberghi. Per i cibi e le bevande utilizzo di cibi locali, quindi attenzione alla cultura

gastronomica locale, non usare mai materiale monouso, non usare in maniera artificiale

ghiaccio in maniera esagerata, riutilizzo di tutto il possibile.

A livello di materiali, carta riciclata, materiale riutilizzabile per gli allestimenti,

riduzione carta e stampa al minimo, mai fare fotocopie in più, usare solo e-mailing, non

stampare fatture, rendere disponibili i programmi e stamparli solo se necessario.

Cosa significa progettare dei green meetings per una destinazione? I green meetings

configurano un congresso e un turismo sostenibile e attento all’ambiente naturale e

umano. Tra l’altro la caratterizzazione verde di una destinazione è aggiuntiva rispetto

ad altri mercati, e non sostitutiva: il fatto di poter fare dei meetings eco - compatibili mi

rende possibile aggiungere quella quota di mercato che è sensibile, senza escludere le

altre.

Quali sono le caratteristiche di una destinazione accettabile per green meetings? Gli

alberghi devono essere vicino al centro congressuale, quindi non si devono usare

navette, non si devono usare automobili. Ci deve essere una buona qualità ambientale

dei servizi, alberghi adeguati o disponibili a cercare la qualità ambientale come

miglioramento dei servizi. Servizi pubblici orientati alla qualità ambientale,

investimento in una città sostenibile.

Riccione si trova ad avere un centro congressuale che è a walking distance dagli

alberghi, nel senso che in due chilometri ci sono tutte le stanze necessarie; esiste

un’azienda pubblica che è attiva nella gestione ambientale che si è anche aggiudicata

qualche premio per la massima quantità di riciclaggio in Italia, ecc.

Esiste un’immagine un po’ offuscata di perla verde dell’Adriatico che comunque

corrisponde ad una certa disponibilità di verde; esistono alberghi ecologici di

Legambiente che hanno sviluppato una sensibilità su questi temi.

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Il progetto di massima del Palazzo dei Congressi di Riccione, con questa copertura

molto grande. Una destinazione eco - compatibile ha necessità di un simbolo, cioè di

un simbolo in cui riconoscersi. Il Palariccione, così hanno deciso di chiamarlo, è un

simbolo di unione fra green meetings e tecnologie. Questo perché tutta la copertura che

voi vedete, e sottolineo che questo è, se volete, non un progetto, ma una proposta e un

divertissement assolutamente personale, nel senso che non coinvolge assolutamente la

responsabilità e la progettazione di coloro che invece si stanno occupando di questa

cosa, può essere ricoperta in pannelli fotovoltaici, e abbiamo un’attenzione al turismo

sostenibile da parte delle attrezzature che però è adeguato al terzo millennio, quindi

fortemente tecnologico. È all’interno di un’isola pedonale, all’interno dell’isola

pedonale si possono usare veicoli elettrici, e quindi è completamente compatibile. Dal

Palazzo dei Congressi come attrazione, la sostenibilità ambientale si espande a tutto il

territorio circostante.

Il confronto col quadro economico: la costruzione di edifici con tetti solari in questo

momento gode di meccanismi pubblici di incentivazione ma è antieconomica.

L’eventuale scelta di costruire un Palariccione deve essere vista come investimento

sulla destinazione, perché è vero che è antieconomica, però è vero sicuramente che

un’adeguata comunicazione colloca un edificio come edificio simbolo, e questo fa

risparmiare una quantità estremamente rilevante di risorse comunicative.

Ovviamente il palazzo è solo il centro, per realizzare una destinazione anche

congressuale a qualità ambientale, occorre che cosa? Mantenere l’orientamento da

parte degli alberghi al turismo sostenibile, mantenere da parte dei servizi pubblici che

hanno iniziato anche con un’azione positiva sulle tariffe, l’attenzione alla vivibilità

ambientale e comunicarla in chiave promozionale, offrire attraverso un palacongressi

ecosostenibile, la possibilità che anche il modo di svolgere il meeting rappresenti un

elemento della comunicazione congressuale.

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36

PARTE SECONDA:IL TURISMO CONGRESSUALE CATANESE

Capitolo 10. Il Distretto economico di Catania.

10.1. Premessa.

Definire le reali esigenze ricettive di un territorio composto Definire le reali esigenze da

58 comuni, alcuni dei quali ad altissima vocazione turistica, richiede un lungo lavoro di

ricerca e di valutazione delle offerte, delle potenzialità, delle prospettive:

a) primo, perché occorre analizzare l’esistente, la sua capacità di rispondere alle

esigenze del mercato e il livello di occupazione che la stessa registra;

b) secondo, perché la domanda, vero termometro del mercato, e richiede una profonda

conoscenza delle dinamiche che la generano;

c) terzo, per poter effettuare una proiezione futura credibile e coerente servono

competenze che vanno oltre la statistica, oltre i dati per spaziare nel campo del

marketing.

Questi dati costituiscono la base sulla quale valutare le possibili evoluzioni del mercato

turistico, che devono essere ricomprese all’interno di una unitaria analisi economica

dell’area, attraverso la quale si possa stimare il “dimensionamento” ottimale della

ricettività alberghiera ed extralberghiera del territorio.

Per giungere a questo risultato occorre avere chiara la consapevolezza che il settore è in

grado di produrre reddito e lavoro in maniera diretta, indiretta ed indotta. Ed è questo il

motivo per cui si va sempre più affermando l’interesse delle diverse località e

destinazioni di riposizionare la propria offerta, proprio perché l’Industria dell’Ospitalità

garantisce una ricaduta rilevante sull’intera area. Ogni Amministrazione che abbia a

cuore il proprio territorio deve pertanto considerare il turismo come risorsa essenziale per

lo sviluppo economico, con la consapevolezza che non è solo la qualità dei servizi offerti,

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ma anche il loro dimensionamento a consentire di raggiungere un ruolo primario nel

sistema turistico nazionale. Questa opportunità è perseguibile solo quando si hanno le

capacità di “fare ospitalità”, vale a dire la possibilità di offrire posti letto in strutture

alberghiere ed extralberghiere. Si tratta di un’affermazione ancora più valida per un

distretto come Catania, dove l’offerta culturale,storica, naturalistica-ambientale e

balneare non possono rappresentare semplici alternative per escursionisti, ma devono

diventare delle vere soluzioni per un soggiorno.

10.2. Introduzione.

Qualsiasi località, sia essa singola destinazione o considerata all’interno di distretti

territoriali più complessi, può definirsi turistica solamente se è in grado di offrire una

capacità ricettiva in grado di sostenere flussi turistici numericamente e qualitativamente

significativi. L’elemento principe su cui ruota l’industria dell’Ospitalità è la ricettività

intesa nella sua completezza, quindi alberghi, villaggi turistici, residenze turistiche

alberghiere, agriturismi, bed & breakfast, etc. Sotto questo profilo assume notevole

importanza “leggere” le valenze e le potenzialità turistiche di un territorio attraverso la

fenomenologia ricettiva, ed in particolare quella alberghiera, che rappresenta la vera

identità turistica dell’area. Questo perché l’effettiva disponibilità ricettiva ed ancor di più

la progettazione e la costruzione di nuovi alberghi rappresenta l’elemento base attorno al

quale ruotano le dinamiche generali dell’industria Ospitale. Il termometro autentico dello

“stato di salute” del turismo è dato proprio dalla disponibilità degli operatori privati ad

investire, perché, oltre agli arrivi e alle presenze, oltre a qualsiasi statistica e ricerca sulla

domanda e sul suo potenziale interesse nei confronti di un determinato prodotto turistico,

il coinvolgimento degli operatori rappresenta un dato fondamentale. Infatti, quando esiste

una dinamica di sviluppo positiva, gli imprenditori più attenti ragionano in prospettiva e

proiettano in avanti i propri progetti di investimento sull’area: questo è il segnale che nel

settore sta accadendo qualcosa di rilevante. Se il settore ricettivo è in espansione, se gli

investitori credono nelle risorse endogene dell’area, se i flussi turistici di incoming sono

in aumento, ciò significa che l’appeal della destinazione è forte e migliorerà il suo

posizionamento nel mercato turistico nazionale ed internazionale, Il distretto turistico

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dotato di abbondante ricettività è pertanto più amb ito e desiderato; un ricettivo di qualità

aumenta l’immagine, evolve la notorietà, perché più turisti si muovono sull’area più

aumenta l’effetto passaparola e il desiderio di visita e di soggiorno in una determinata

località. L’ospitalità incide fortemente anche sul sistema economico complessivo del

territorio, perché l’accrescimento della domanda spinge ad aumentare la disponibilità

ricettiva e, di conseguenza, aumenta l’esercito degli occupati diretti e indiretti nel settore,

come pure potenzia l’attività indotta.

Occorre analizzare al contempo il comportamento della domanda e di coloro che ne

agevolano i flussi. Il passaggio è essenziale perché il sistema dell’intermediazione

organizzata, siano essi Tour Operator, Agenzie di Viaggio o Compagnie di Trasporto

(puilman, aereo o treno), rappresenta un’importante opportunità per manifestarsi, attirare

lo sguardo e l’interesse dei turisti, pubblicizzare l’esistenza di quell’ambito turistico, in

particolar modo quando la località è lontana dai principali bacini d’utenza nazionali e

infraregionali europei. Il contatto con questi interlocutori permette non solo di raccogliere

indicazioni sui flussi che possono essere generati, quanto e soprattutto sul prodotto che

loro stessi si aspettano di avere a disposizione per poter catturare clienti e presenze per

quel territorio.

10.3. La situazione generale.

La situazione generale di Catania presenta alcuni elementi di criticità che possono

riflettersi negativamente sulle potenzialità di attrazione degli investimenti. Emergono

però opportunità e vantaggi competitivi che questo territorio è in grado di mettere in

campo. L’area provinciale di Catania è l’unico caso in Sicilia di tipica area

plurindustriale: c’è una forte influenza dell’università (una leva potente per la crescita

economica dell’area legata ai centri di ricerca): La struttura produttiva si localizza in

agglomerati industriali che accolgono alloro interno attività diversificate: dai settori a

tecnologia matura (come l’alimentare, l’abbigliamento il metalmeccanico) a quelli

innovativi come la microelettronica, la farmaceutica e le biotecnologie. E’ possibile

affermare che il territorio provinciale si differenzia in maniera netta dal resto del

meridione, proprio perché sono alti i suoi livelli di competitività. La presenza di un polo

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tecnologico di portata mondiale, specializzato nella componentistica microelettronica( tra

cui la SGS Thomson) ha creato, in questi ultimi anni un indotto molto importante nel

settore delle telecomunicaZiOni. Sono inoltre presenti altre testimonianze di livello

internazionale: la Meridionale Impianti, la SIFI (leader nei prodotti farmaceutici

oftalmici), la Antech (produzione di componenti satellitari), la AID (specializzata nella

costruzione di robots e sistemi automatizzati per l’agricoltura), la ELMEC (meccanica di

precisione), la SAT (produzione di frame per componenti elettronici), la Wyeth Lederle

(produzione di prodotti farmaceutici nel campo della veterinaria), il centro di sviluppo, la

Nokia (con il suo centro di sviluppo, progettazione e produzione). Di recente

insediamento, nel campo del software, la Accent (servizi di progettazione e consulenza) e

la Computer Sciences Corporation di Denver (Colorado), specializzata nella produzione

di sistemi di gestione informatica per grandi aziende.

In questo contesto gioca un ruolo fondamentale l’Università di Catania che vanta una

notevole e continuativa esperienza nella ricerca e nella collaborazione con queste imprese

presenti sul territorio. La collaborazione avviata nel 1987 ha fornito una spinta propulsiva

allo sviluppo della ricerca delle tecnologie innovative, permettendo la creazione del

laboratorio di Ricerca e Sviluppo dell’Alta Tecnologia del Meridione d’Italia. Oggi

Catania è sede dell’IMETEM (istituto di metodologia e tecnologia per la

microelettronica) fondato dal CNR, il SuperLab (laboratorio superfici ed interfasi),

l’Area della Ricerca, del CNR, il Laboratorio del Sud dell’istituto nazionale di Fisica

Nucleare (uno dei maggiori nel settore in Italia) e CONPHOEBUS (società no profit di

ricerca e consulenza specializzata nel settore delle energie rinnovabili). Questi elementi

(un grande polo universitario, aziende trainanti per l’economia nazionale ed

internazionale ed un clima di fiducia favorevole agli imprenditori) sono i tre fattori che

possono garantire lo sviluppo del progetto dell’Etna Valley. Anche l’infrastrutturazione

dei trasporti consente una discreta accessibilità al territorio, grazie alla presenza di un

importante aeroporto, di un porto industriale e di alcune rilevanti connessioni

autostradali.

10.3.1 L’Aeroporto

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L’aeroporto di Catania, vittima della crescita di un traffico superiore alle previsioni,

rappresenta un freno alla crescita della città e dell’area metropolitana. Si tratta comunque

di un aeroporto di buona qualità:

• assicura visibilità per tutto l’anno,

• è in posizione strategica all’incrocio di grandi assi viari e portuali siciliani,

• è molto vicino al centro urbano della città di Catania.

Il rifacimento dell’aeroporto di Catania consentirà l’apertura ai collegamenti

internazionali ed è una priorità assoluta per l’incremento turistico dell’intera area. Il

progetto riguardante l’ampliamento e l’ammodernamento (in linea con le previsioni

urbanistiche di PRG del 1995), nasce dalla revisione di un precedente progetto,

finalizzato a garantire Catania di una struttura moderna, capace di accogliere il crescente

flusso turistico e il dilatarsi della domanda. La struttura è oggi dichiarata in grado di

supportare un numero massimo di utenti annui che varia tra gli 800-900mi1a, ma il limite

viene enormemente scavalcato. Oggi “sopporta” gli oltre 5 milioni di passeggeri che

transitano ogni anno. La sua collocazione si considera strategica in quanto capace di fare

da trait d’union con le altre realtà infrastrutturali primarie di trasporto (porto, le ferrovia,

l’Asse dei servizi), i due poli industriali (Pantano dArci, Piano Tavola), la vicinanza delle

altre città e al consistente patrimonio ambientale -culturale.

10.3.2. IL Porto

Il porto di Catania è in posizione strategica e privilegiata, a pochi chilometri

dall’aeroporto e dalla stazione ferroviaria. Si trova inoltre in prossimità delle principali

rotte fra i porti europei, africani e mediterranei. L’obiettivo delle Autorità portuali e delle

Amministrazioni coinvolte è la trasformazione del porto da scalo di transito a scalo di

partenza e arrivo sia per i traghetti veloci, come pure per le navi da crociera, rendendolo

così una tappa d’elezione per un numero sempre maggiore di compagnie marittime.

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Anche sotto il profilo della diportistica Catania si sta sviluppando come porto turistico

attrezzato, con il vantaggio della vicinanza dell’aeroporto, ma anche di una stagione

molto lunga se comparata agli approdi dell’Italia settentrionale.

10.3.3. La viabilità

Catania si trova all’incrocio di tre grandi assi di scorrimento isolani in direzione di

Messina, in direzione di Siracusa-Ragusa-G&a ed in direzione di Enna-Caltanissetta-

Palermo. Catania si trova, pertanto, ad essere già oggi uno dei baricentri dell’isola e, in

termini comparativi, quello di maggior peso assoluto se consideriamo i flussi di traffico

sull’isola. In questo senso appare necessario non solo sostenere l’attuale traffico, ma in

una visione futura occorre migliorare la rete viaria e ferroviaria interna alla Provincia.

La realizzazione, quasi contemporanea, dell’ampliamento e della ristrutturazione

dell’aeroporto, del porto turistico e dell’attuazione delle misure previste dai patti

territoriali permetteranno di concretizzare le strategie necessarie per il decollo definitivo

del turismo in Provincia.

Capitolo 11.Analisi dell'offerta turistica

11.1. Premessa

Un primo dato complessivo: la dotazione ricettiva della provincia dl Catania è da

considerarsi ancora Insufficiente e Inadeguata se si vogliono accogliere nuovi flussi di

visitatori Il problema è ancora più evidente se si confrontano i dati di quest’area con

quelli delle altre provincie siciliane che, per somiglianza geografica e per la possibilità di

offrire prodotti turistici differenziati, rappresentano i primi competitor. Appare pertanto

evidente che le potenzialità di sviluppo ricettivo della provincia di Catania sono elevate

in considerazione delle prospettive di breve e medio termine.

Nel 2001 la provincia di Catania ha una disponibilità globale di 18.582 posti letto, il

9,0% in più rispetto all’anno 2002. Di questi, il 53% (pari a 9.843 letti) sono relativi al

settore alberghiero mentre il 47% (pari a 8.739 letti) a quello extralberghiero.

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Nel 2002 sono già stati realizzati alcuni ampliamenti attraverso la costruzione di nuove

strutture ed altre verranno ultimate entro la fine dell’anno. Si tratta, in particolare, di 6

strutture alberghiere 3/4 stelle e di un hotel 5 stelle mentre per quanto riguarda il

comparto extralberghiero è prevista l’apertura di circa dieci nuovi alloggi agro- turistici e

bed & breakfast. Questo ampliamento dovrebbe consentire un’immissione sul mercato di

circa 1 .000 nuovi posti letto. La dinamica della natimortalità di queste imprese ricettive

ha subito una forte accelerazione proprio nel 2001, dopo una crescita contenuta nel 2000

ed il calo registrato nel 1999. Questo aumento del 9,0% si può in larga parte imputare alla

crescita del settore alberghiero in cui i posti letto disponibili sono passati in un so lo anno

da 8.453 del 2000 a 9.843 del 2001 (+16,4%). Si tratta, comunque, di un rapporto ancora

“strabico” tra offerta alberghiera ed extralberghiera (53% contro 47%) soprattutto

considerando che i posti letto alberghieri in provincia non raggiungono attua lmente quota

10.000.

La dinamica dei posti letto in provincia di catania

E’ infatti possibile notare che nel 2001 l’aumento degli esercizi alberghieri (da 77 a 84)

ha portato ad un notevole incremento di posti letto. Segnale, questo, dell’apertura di

strutture ricettive con ampia capacità e, pertanto, in grado di poter operare con il sistema

dell’intermediazione organizzata

Al contrario, un ben più significativo incremento di strutture extralberghiere (da 45 a 65)

ha portato nello stesso anno 2001, ad un incremento minimo di posti letto. Ciò è dovuto

all’apertura di B&B e agriturismi, strutture, queste, con

disponibilità ricettiva limitatissima.

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Come abbiamo già accennato, la dotazione ricettiva della provincia di Catania appare

ancora insufficiente se paragonata a quella delle altre provincie siciliane.

Considerando la ricettività totale della regione Sicilia, la provincia di Catania possiede

solo 1114,6% dei posti letto totali regionali, contro il 27,4% della provincia di Messina

il 18,4% della provincia di Palermo.

La provincia di Catania per stare sul mercato dovrà raggiungere quote di ricettività non

inferiori almeno a quelle della provincia di Palermo. La distanza fra queste tre

provincie (Catania, Palermo, Messina) aumenta ulteriormente analizzando il solo

comparto alberghiero. In questo caso, infatti, le provincie di Messina e Palermo

rappresentano la metà dei posti letto disponibili in regione (23,3% Palermo, 29%

Messina).

In sintesi, i risultati di questa parte di analisi sulla capacità ricettiva presente sul

territorio provinciale indicano che:

• i posti letto globali, seppur in aumento (soprattutto nel comparto alberghiero), sono

ancora insufficienti a garantire una dotazione che possa competere con quella di

altre provincie, in particolare Palermo e Messina. Ancor più improbabile appare la

competizione con altre città italiane che oggi raccolgono, con ricchezze inferiori a

quelle di Catania, flussi turistici significativi;

• il comparto alberghiero è quello più carente nel confronto con le altre provincie

siciliane;

• in provincia di Catania il peso dei letti extralberghieri è ancora troppo elevato se

rapportato all’offerta alberghiera;

• è ancora troppo limitata la presenza di hotel commerciali che, oltre ad essere

l’offerta più richiesta sui mercati internazionali, deve essere in grado di offrire

standard minimi accettabili per la clientela d’affari ed i turisti internazionali;

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• è buona la dotazione diletti extralberghieri, soprattutto in villaggi e campeggi.

11.2. Distribuzione alberghiera ed extra alberghiera.

Nel 2002 la provincia di Catania ha una disponibilità di 79 strutture alberghiere per un

totale di 4.085 camere e 8.422 letti. Di queste strutture solo 13 rappresentano il

segmento più appetibile per la clientela d’affari e per i turisti internazionali di alto

livello (4 e 5 stelle). Come abbiamo anticipato, l’apertura, nei primi sei mesi del 2002,

di 7 hotel a 3, 4 e 5 stelle ha permesso di immettere sul mercato alberghiero per un

totale di circa 1 .000 nuovi posti letto. Gli hotel 3 stelle sono 27 con una ricettività

ufficiale vicina alle 2.000 camere. Attualmente è questo il segmento più forte della

dotazione di ricettività provinciale, comprendente circa il 50% di tutti i letti disponibili.

Su questa base, diventa prioritario lo sviluppo di nuove strutture 4 stelle e la

riqualificazione di quelle che ancora non sono in grado di offrire servizi

qualitativamente elevati. Inoltre sul territorio sono presenti anche 26 hotel 2 stelle e 13

hotel 1 stella in grado di mettere a disposizione della clientela, globalmente, oltre 600

camere. Si tratta di strutture che offrono servizi e ospitalità in linea con la loro

classificazione e che, comunque, non possono essere considerate strutture interessanti

né per i turisti d’affari e di business, né per il tour operating.

La dimensione media degli hotel è piuttosto elevata se comparata alla media nazionale,

sia per i 4 stelle (media camere nazionale 70, media camere provincia di Catania 107)

che per i 3 stelle (media camere nazionale 35, media camere provincia di Catania 74)

mentre appare insufficiente per gli hotel 2 stelle e 1 stella, anche se la piccola

dimensione di queste strutture è nella norma. La loro media letti, infatti, non sarebbe

sufficiente ad ospitare gruppi organizzati.

Per quanto riguarda le strutture extralberghiere, i villaggi e i campeggi rappresentano la

parte più importante di questo tipo di offerta ed “assorbono” quasi il 90% dei letti

disponibili. La crescita degli esercizi agrituristici è un fenomeno visibile: dal 2000 al

2001 sono raddoppiati (da 8 strutture a 17). Per quanto riguarda le case vacanze e gli

affittacamere iscritti al Rec i dati rilevati sono scarsamente attendibili perché si basano

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sulle dichiarazioni dei titolari.

Come accade ovunque non tengono conto delle migliaia di attività spontanee e

occasionali non coperte da registrazione ufficiale.

Il dato significativo ai fini dello studio è quello dei villaggi turistici e dei campeggi

trasformabili in centri vacanze. Ovviamente la media letti di villaggi e campeggi

risulta piuttosto elevata, mentre appare ancora (naturalmente) limitata quella degli

alloggi agrituristici.

La distribuzione della ricettività sul territorio provinciale deve altresì essere

analizzata considerando i poli principali di distribuzione turistica e la “densità”

ricettiva delle diverse destinazioni. Comprendere “dove” sono localizzate le strutture

ricettive, siano esse alberghiere o extralberghiere, è quindi essenziale per valutare la

concentrazione e il fabbisogno di ospitalità delle stesse aree. Una prima analisi ci

permette di verificare come la capacità ricettiva in provincia di Catania sia

concentrata:

A. sull’area balneare (il 58,2% del totale);

B. il 19,2% nei centri d’arte, affari e cultura (in particolare nel capoluogo)

C. il 22,6% nell’entroterra (in particolare nei Comuni dislocati sulle pendici

dell’Etna);

Oltre a ciò l’analisi ci porta a definire una graduatoria delle destinazioni turistiche della

Provincia, calcolata sulla base della capacità ricettiva alberghiera ed extralberghiera.

E’ possibile notare che la prima destinazione turistica (con ben il 32,6% dell’intera

offerta ricettiva provinciale) è Acireale (la più presente sui cataloghi internazionali),

seguita dalla città di Catania dove, però, l’incidenza dell’offerta extralberghiera

(villaggi e campeggi) è superiore a quella alberghiera.

Capitolo 12. Analisi della domanda turistica.

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12.1 Valutazione della domanda

Nel corso degli ultimi anni l’industria turistica siciliana ha cercato di rinnovarsi a

fronte di una continua crescita della domanda internazionale principalmente d’affari.

Infatti, la metà del movimento turistico, come sempre nelle città capoluogo, è prodotta

dal turismo d’affari. Anche Catania come le altre destinazioni si propone al mercato

turistico con un approccio ancora “istintivo”, senza una precisa pianificazione che

tenga conto delle reali capacità del mercato. Per questo motivo l’analisi ed il

monitoraggio continuo delle esigenze e delle preferenze dei potenziali visitatori, e la

loro soddisfazione, risulta essere una condizione essenziale per una futura

programmazione. La “fotografia” attuale della domanda mostra queste caratteristiche:

• la provincia di Catania è il 3° polo siciliano per flussi turistici incoming. Le

differenze di volume rispetto alle prime due province della regione, vale a dire Palermo

e Messina, sono elevate;

• in rapporto al movimento complessivo i flussi turistici generati dal comparto

alberghiero risultano essere i più bassi;

• la durata media del soggiorno è di circa 3 giorni, ma è vistosamente in calo quella

del comparto extralberghiero;

• il principale bacino di utenza per le strutture ricettive (aberghiere ed

extralberghiere) della provincia di Catania è la stessa regione Sicilia;

• gran parte della clientela straniera proviene da paesi europei, e tra questi la

Germania è il bacino di utenza più importante;

• in senso assoluto gli Stati Uniti rappresentano il più grande mercato estero della

provincia di Catania con il 27,5% delle presenze straniere totali;

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• nel 2001 vi è stato un leggero calo degli arrivi (contro un positivo incremento delle

presenze); tale decremento è continuato anche nei primi 3 mesi del 2002.

Le trasformazioni in atto nei settori trasporti, congressi, commercio e terziario

innovativo portano alla frammentazione dei soggiorni e alla minor durata delle

permanenze, ma anche ad un aumento delle persone in movimento.

Il trend dei prossimi anni, senza interventi alberghieri significativi, è di mantenimento

dell’equilibrio tra arrivi e presenze (1:3).

E’ importante comprendere anche le attività degli agenti di viaggio sul territorio

provinciale. Sono essi, infatti, gli interlocutori “locali” dei TO nazionali ed

internazionali.

Da una rilevazione AEGI risulta che nella Provincia di Catania sono presenti oltre 120

agenzie di viaggio, e di queste 65 sono localizzate nel comune capoluogo. A livello

regionale, Catania è la seconda provincia per numero di agenzie di viaggio dietro

Palermo. Sicuramente si tratta di una buona presenza di agenzie di viaggio, che però

svolgono prevalentemente (in molti casi esclusivamente) attività di outgoing.

12.2. L'andamento dei flussi in provincia di Catania.

Rispetto all’anno 2000 le presenze sono aumentate del +4,42% raggiungendo

1.780.778 unità. Gli arrivi sono calati di mezzo punto percentuale (-0,50%). La crescita

delle presenze complessive è stata sostenuta soprattutto dall’aumento dei turisti

stranieri (+15,3%) che hanno segnato anche un +5,23% degli arrivi.

Il dato medio risulta più negativo nei comparto alberghiero, dove i flussi di turisti

italiani hanno segnato nel 2001 un rallentamento del -3,62%, contro un incremento

delle presenze del +2,15%. In parallelo, i turisti stranieri hanno segnato un incremento

del +3,5% degli arrivi e il +10,47% delle presenze.

Per il settore alberghiero il 2001 segna una flessione del -1,65% degli arrivi ed un

aumento del +4,46% delle presenze

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Nel settore extra alberghiero si manifestano aumenti del + 14.09 %degli arrivi e del +

4.22% relativamente alle presenze.

Anche in questo caso e forte l’exploit degli stranieri (rispettivamente +22,58% e

32,50% di arrivi e presenze). Per gli italiani si nota un incremento degli arrivi

(+9,53%) ed un decremento delle presenze (-10,95%).

L’andamento complessivo degli ultimi 5 anni è discontinuo: tra il 1997 e il 2000 gli arrivi

sono aumentati del 30% con un incremento medio annuo di circa l’8%, ma nel 2001, per

la prima volta dopo diversi anni, appare un segno leggermente negativo in relazione agli

arrivi; probabilmente prodotto eventi dell’li settembre. Nei primi 6 mesi del 2002 è in

corso l’assestamento dei mercati e in tutte le città italiane ci sono decrementi.

12.3 Posizionamento di Catania nel Panorama Regionale

In termini di assorbimento dei flussi turistici la provincia di Catania occupa un ruolo di

primo piano all’interno del mercato turistico regionale. Le province di Palermo e Messina

sono le principali aree turistiche della Sicilia grazie alla maggiore disponibilità ricettiva,

in grado di assorbire il 56% delle presenze complessive della Regione. La provincia di

Catania

occupa un ottimo terzo posto con il 12,7% delle presenze totali. Si tratta di un divario

significativo che indica lo sviluppo della ricettività una priorità assoluta per conquistare

nuove quote di mercato.

Tra le varie province ci sono anche differenze relative al peso che i comparti alberghiero

ed extralberghiero hanno sul movimento complessivo. In particolare la provincia di

Catania (nel confronto con le altre aree della regione) è sbilanciata sull’extralberghiero.

Con questo non si intende dare minor importanza a questa particolare tipologia ricettiva,

che per quanto riguarda villaggi e campeggi rappresenta un ottimo potenziale (soprattutto

in rapporto alla morfologia delle coste) ma, come si può notare anche dai suggerimenti

successivi dei TO alle AV, si vuole affermare che le potenzialità delle offerte turistiche

della Provincia di Catania sono tali da richiedere una più generosa e qualificata dotazione

alberghiera. Al di là delle province di Trapani e Siracusa (che presentano pesi maggiori

relativamente al settore extralberghiero), la provincia di Catania deve quasi il 20% delle

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sue presenze turistiche ufficiali a questo comparto.

La durata del soggiorno degli ospiti della provincia di Catania differisce fortemente a

seconda delle strutture ricettive: per gli alberghi il soggiorno medio è inferiore ai 3

giorni.

Per le strutture extralberghiere la durata si amplia, fino ai 6,5 giorni (nel 2001 c’è stata

una leggera flessione rispetto al 2000).

Complessivamente la durata media del soggiorno in provincia di Catania è di circa 3

giorni. Tale dato complessivo è molto vicino al dato alberghiero perché risulta dal calcolo

di una media in cui il peso del settore alberghiero è notevolmente superiore a quello del

settore extralberghiero. Questo, proprio perché il 92% dei flussi turistici in provincia di

Catania si concentra negli alberghi.

12.4. Le aree di provenienza turistica.

L’analisi effettuata elaborando i dati ufficiali indica i bacini di provenienza della

clientela italiana e straniera. I dati consentono l’implementazione di azioni specifiche

di promozione ed offrono indicazioni sui mercati nazionali o esteri nei confronti dei

quali è più forte la penetrazione e l’interesse della domanda. Si tratta di un dato

importante anche per valutare le potenzialità di flussi sia commerciali che turistici. Nel

2002 la regione italiana che più ha contribuito in termini di presenze al movimento

turistico complessivo della provincia di Catania è la Sicilia con una quota di circa il

32%. In sostanza, i turista italiano su 3 (presente sul territorio) proviene dai confini

regionali. AI secondo e terzo posto, ma molto distaccate, si trovano il Lazio (11,7%) e

la Lombardia (10,5%) seguite da Campania, Toscana, Puglia e Veneto con quote poco

superiori al 5%.

Per quanto riguarda le aree di provenienza estere si evidenzia che, in termini di

presenze, i turisti provenienti da paesi europei sono il 65,5% contro il 35,5%

rappresentato dai turisti dei paesi extraeuropei. Ovviamente, la durata media del

soggiorno è più alta per chi giunge da più lontano (permanenza media 4,3 giorni).

I particolare:

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• Germania, Francia e Spagna raccolgono global mente il 54% del movimento turistico

complessivo.

• i turisti tedeschi rappresentano, da soli, un quarto della quota di turisti europei

• gli Stati Uniti sono, in assoluto, il più importante mercato estero della provincia di

Catania.

E’ interessante notare come la durata media del soggiorno sia piuttosto bassa (neanche

3 giorni).Gli Stati Uniti rappresentano quasi 180% del mercato extraeuropeo ed il

primo bacino straniero per la provincia di Catania. Gli statunitensi (ovviamente sono

ricompresi gli immigrati) sono anche i turisti che si fermano di più; la durata media del

loro soggiorno di circa 5 giorni. Al secondo posto, ma con una piccola quota del 5%, si

trova il Giappone, i cui abitanti necessitano di situazioni alberghiere particolari di cui

tratteremo in seguito. Si può quindi affermare che i turisti stranieri percepiscono il

territorio della provincia di Catania come un “luogo di sosta breve” e non come un’area

logistica di base da cui partire per eventuali visite ed escursioni. Oggi Catania è quindi

un’opportunità di soggiorno, magari da inserire in pacchetti-viaggio riguardanti altri

tour del Mediterraneo. Molti di questi flussi sono destinati a cambiare radicalmente

dopo i fatti di settembre 2001, la crisi Argentina e la generale contrazione dei mercati

asiatici.

12.5. La stagionalità

Un ulteriore interessante aspetto dello studio riguarda la stagionalità dei flussi turistici.

Questa particolare analisi permette di capire, per ogni mese, se il volume di turisti in

arrivo sia superiore o inferiore alla media annua.

Per quanto riguarda il comparto alberghiero, l’analisi del grafico evidenzia che

l’andamento generale presenta una doppia stagionalità. I periodi più importanti in

termini di arrivi sono il bimestre aprile-maggio e il mese di settembre anche se, nel

complesso, è tutto il periodo che va da aprile ad ottobre a presentare indici superiori

alla media annua. li fatto che la curva della clientela straniera sia sovrastante a quella

della clientela italiana nei mesi che vanno da aprile ad ottobre indica che in questo

periodo, rispetto alla media annua, la concentrazione degli ospiti stranieri è superiore a

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quella italiana.

Per l’offerta extralberghiera non appare una significativa differenza tra italiani e

stranieri. Sono ovviamente luglio e agosto i due mesi più importanti emblematici di

vacanze attive e infatti agosto riceve un numero di turisti circa 3 volte superiore a

quelli che arrivano mediamente in un anno.

La stagionalità è fenomeno caratteristico dei sistemi turistici, anche le grandi capitali

soffrono la stagionalità, ma si tratta di un valore, non di un difetto, perché consente alle

comunità locali di alternare il sovraccarico turistico a ritmi di vita quotidiana “non

turistici”.

Capitolo 13. Il Turismo d’Affari e Congressuale.

13.1. La competizione nel turismo d’affari e congressuale

Per definire le potenzialità di sviluppo della ricettività della provincia di Catania è

necessario partire dal quadro della situazione attuale e dall’analisi della dinamica del

mercato alberghiero nazionale, per poi scendere a livello regionale e locale. Non è

possibile prescindere dal confronto con i risultati dei principali competitor sul territorio

nazionale. Per questo tipo di analisi Trademark Italia si avvale di ltalian Hotel Monitor,

strumento di analisi statistica delle performance alberghiere dalla comprovata

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affidabilità tecnico-metodologica. Sulla base di un sondaggio mensile effettuato su di

un panel di circa 450 strutture alberghiere 3, 4 e 5 stelle, Italian Hotel Monitor è in

grado di fornire informazioni (in particolare il tasso d’occupazione percentuale e il

prezzo medio per camera) sull’andamento alberghiero nelle 43 città italiane più

significative caratterizzate da un elevato movimento commerciale e d’affari. Questa

generosa disponibilità di dati ha permesso di focalizzare l’attenzione entro i confini del

territorio comunale della città di Catania come pure su bacini più grandi come l’area

siciliana o l’intero Sud-Isole.

“In base all’analisi effettuata il primo semestre che emerge è quello che il mercato

alberghiero di Catania risulta il più dinamico fra quelli delle città siciliane

monitorate, con tassi d’occupazione percentuali tra i più elevati e con ricavi medi per

camera dai possibili margini di crescita”.

In questo senso la città di Catania, e con lei l’intera provincia, si può candidare a

diventare la prima area turistica della Sicilia e quindi il

più importante polo alberghiero dell’isola, proprio perché in grado di

unire al traffico commerciale e d’affari flussi turistici significativi richiamati sia dalle

valenze storico-artistiche-naturalistiche dell’intera provincia sia dalle vicine località

balneari.

Ovviamente il potenziale di maggior peso risulta essere la presenza dell’aeroporto

Fontanarossa che, dopo l’imminente completamento dei lavori di sviluppo, può diventare

un vero e proprio hub per tutto il Sud-Isole. In relazione a questo aspetto, il confronto con

le principali città competitor suggerisce che Catania ha le potenzialità per seguire

l’esempio di alcune città del Nord come Verona e Bergamo che, attorno allo sviluppo

dell’aeroporto, hanno saputo veicolare la loro offerta turistica e conseguentemente

programmare il loro sviluppo alberghiero. Ma questo aspetto viene analizzato a parte.

Sulla base di queste sintetiche affermazioni, le potenzialità di sviluppo della ricettività

alberghiera della provincia di Catania possono essere considerate buone, sicuramente

superiori a quelle delle altre province siciliane.

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13.2. L'andamento dell'area Sicilia.

Nel 2001 la Sicilia ha fatto registrare un’occupazione alberghiera media del 56,9% ed

un prezzo medio per camera di 71,00 €. Nel confronto con le altre 17 regioni

monitorate da Italian Hotel Monitor la Sicilia occupa, in termini di percentuale di

occupazione, la quattordicesima posizione, poco al di sotto della Sardegna ma

comunque al di sopra di Basilicata, Marche, Umbria e VaI d’Aosta.

Si tratta comunque di performance molto simili, caratterizzate da tassi d’occupazione

paragonabili e compresi fra il 55% e il 58%. Tra le regioni del sud è la Campania

quella che ha raggiunto i migliori risultati, su livelli di eccellenza soltanto inferiori a

Toscana e Veneto.

Sul fronte dei prezzi la situazione è molto simile. Infatti le differenze, a parte le prime

5 regioni che includono Firenze, Venezia, Napoli, Roma e Milano, rimangono piccole

con la Sicilia che si attesta sopra Trentino Alto Adige, Vai d’Aosta e Sardegna.

Anche analizzando la situazione nei primi 5 mesi deI 2002 l’andamento non appare

Confrontando i dati con quelli dello stesso periodo dell’anno passato si evidenzia, da

parte della Sicilia, una perdita di occupazione pari a 1,4 punti percentuali. Il dato non è

allarmante considerando che dopo gli attacchi dell’i i settembre il settore ha subito una

forte crisi con perdite molto maggiori. Infatti, la perdita su scala nazionale si attesta sui

5,1 punti percentuali e le regioni più colpite risultano il Lazio (-10,1), la Toscana (-

8,2), il Veneto (-7,5), la Campania (-6,5) e la Lombardia (-6,2) che risultano

maggiormente penalizzate dal calo della clientela internazionale nelle loro grandi città

capoluogo. La ripresa, a meno di importanti eventi negativi, è in corso.

Limitando l’analisi alle sole regioni dell’area Sud-Isole si nota che la Sicilia presenta

tassi d’occupazione ancora troppo bassi rispetto alla media. Ci sono regioni che, pur

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disponendo di un’offerta turistica meno integrata (mare, arte, business), raggiungono

risultati migliori e questo fa ritenere che ci siano buone potenzialità di espansione per il

movimento turistico globale e indirettamente per la capacità ricettiva alberghiera

dell’intera regione.

13.3. Confronto con i competitor nazionali.

Per valutare le potenzialità di sviluppo alberghiero della provincia di Catania è

fondamentale confrontarne i parametri con quelli di aree competitor simili per

dotazioni ricettive, per offerta di servizi e per la tipologia di turismo prevalente,

presenti sul territorio. Su questa base si è selezionato un gruppo di 16 città, 4 per ogni

area geografica, caratterizzate da traffico commerciale, d’affari, artistico-culturale e

dotate di aeroporto e/o porto turistico/commerciale.

Il confronto con i tassi d’occupazione di queste città pone Catania in buona posizione,

al pari di aree come Verona, Bergamo, Torino e Ancona. Poiché l’aeroporto

Fontanarossa (che già sviluppa volumi di traffico importanti a livello nazionale) è in

fase di ampliamento è possibile ipotizzare la nascita di una nuova domanda turistica

che porterà necessariamente con sé un fabbisogno di nuovi posti letto alberghieri.

Con riferimento ai primi mesi del 2002 si nota come, al di là delle grandi perdite delle

città italiane più importanti, ci siano alcune città in crescita di occupazione. Bergamo,

Ancona e Verona sono tra quelle che offrono indicatori positivi e rappresentano un

esempio da imitare.

Anche dal confronto con i principali competitor nazionali si evidenzia la possibilità di

raggiungere nuovi bacini di domanda potenziale in grado di indicare la necessità di

ampliamento del comparto ricettivo alberghiero.

13. 4. Il posizionamento della città di Catania nel turismo congressuale

Come anticipato, il confronto dei risultati di Catania con quelli delle altre città siciliane

suggerisce la possibilità di posizionare l’intera provincia sul mercato alberghiero

dell’intera regione con un ruolo di primo piano. Nel 2001 la città di Catania ha fatto

registrare un’occupazione alberghiera media pari aI 63,9%, 7 punti percentuali al di

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sopra della media regionale. Tale risultato è nettamente il migliore tra quelli delle città

siciliane monitorate nel 2001, ed è dovuto prevalentemente ad una stagionalità non

legata al solo prodotto balneare, che rappresenta invece l’offerta primaria (e quasi

esclusiva) di province come Messina e Palermo.

Il prezzo medio per camera è risultato pari a 69,26 in linea con la media regionale ma al

di sotto del prezzo relativo alla città di Palermo.

Tali valori medi di occupazione sono il risultato di un andamento mensile piuttosto

regolare che ha fatto segnare il suo minimo nel mese di dicembre (51 ,5%) e il suo

massimo nel mese di settembre (76,4%) alla ripresa delle attività economiche e

d’affari. Su un livello pressoché simile (tra 65% e 69%) risultano i mesi primaverili

mentre parte della flessione autunnale può essere attribuita allo shock dell’i i settembre

e al calo parallelo del traffico aereo sull’aeroporto Fontanarossa. Nonostante gli shock

esogeni relativi a questi attentati ed anche all’eruzione straordinaria dell’Etna, si può

ritenere che il grafico dei tassi d’occupazione mensile ricalchi un andamento del

mercato ormai consolidato per questa città.

Per quanto riguarda l’andamento nei primi 5 mesi del 2002, si riporta il quadro dei

risultati mensili confrontati con quelli dell’anno passato. L’andamento generale tende a

ricalcare quello del 2001 ed, in estrema sintesi, i risultati dell’analisi sono i seguenti:

• si evidenzia una crescita generale del prezzo medio per camera di 6,38 % favorita

principalmente dal segmento upscale (+12,68 %) che probabilmente ha inteso

compensare il calo di occupazione con un innalzamento dei margini;

• aprile è, per ora, il mese con la più alta occupazione; gennaio con la più bassa e marzo è il mese

che ha subito le perdite maggiori nel confronto con gli stessi periodi dell’anno 2001;

• maggio è il mese più “costoso”, gennaio il più a “buon mercato” e febbraio quello in cui la

crescita dei prezzi è stata più bassa.

13.5. Il settore meeting e congressi.

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Le strutture ricettive localizzate nelle città italiane, siano esse di grande o media

dimensione, hanno sviluppato negli ultimi anni una politica commerciale

particolarmente aggressiva nei confronti del settore meeting, congressi ed incentive, un

segmento in grande fermento altamente remunerativo. In questo contesto è interessante

capire qual è considerato attualmente il posizionamento di Catania in ambito nazionale,

anche confrontandone i prezzi per l’organizzazione di convegni con altre destinazioni

italiane. E’ però opportuno, ancor prima di analizzare questi dati, capire quali sono le

indicazioni principali perché una città italiana possa conquistare quote di mercato in

questo settore.

Per rispondere a questa domanda è stato attivato un forum virtuale con 12 tra le più

importanti società di organizzazione congressuale in ltalia*, e ciò ha permesso di

definire quali sono i principali elementi, quelli considerati “essenziali”, per una città

che intenda vincere la sfida in questo settore.

I FATTORI DISCRIMINANTI

1. Adeguata ricettività: per rispondere alle esigenze di convegni con ampia

partecipazione come pure per offrire opportunità diverse di alloggio (dall’hotel 5

stelle al 3 stelle),

2. Facile raggiungibilita’ e collegamenti aeroportuali:

l’aspetto logistico è strategico, e la presenza di un aeroporto favorisce una location

nei confronti di un’altra,

3. Identità del territorio: le caratteristiche e le unicità dell’area sono importanti per

l’organizzazione del programma sociale e del pre e post convention,

4. Location uniche: vince quella località che può offrire una location di lavoro

davvero irripetibile,

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5. Il coinvolgimento delle amministrazioni: il ruolo delle istituzioni, spesso inattive,

è condizionante anche per il supporto che può garantire per l’apertura di location

chiuse al pubblico o usando canali privilegiati per promuovere l’evento,

6. Città ospitali e vivibili: la tendenza indica come privilegiate le città più a misura

d’uomo con particolarità storiche-artistiche e con valenze enogastronomiche.

Si potrebbe dire che Catania offre e garantisce tutto ciò, sebbene l’unico elemento

debole della filiera risulta essere la ricettività. Sebbene questi siano i parametri che gli

esperti del settore hanno definito come discriminanti nella fase della scelta della

destinazione, l’elemento di decisione finale rimane quello légato al budget.

Le destinazioni che sono in grado di offrire un buon rapporto “value far money” e che

permettono alle aziende di mantenere i costi entro il budget definito sono, ovviamente,

quelle privilegiate.

Come viene considerata Catania agli occhi degli organizzatori congressuali?

Ipotizziamo un prezzo pro capite per un convegno di 100 persone, analizzando nello

specifico tutti i costi da sostenere sul territorio e senza considerare, ovviamente, i costi

di viaggio per raggiungere la destinazione.

In questo studio comparativo non rientra Venezia, città unica al mondo, perché qui i

prezzi sono difficilmente comparabili con qualsiasi altra città grazie ad una domanda

sempre altissima.

Per giungere al budget complessivo necessario per organizzare un Convegno con 100

partecipanti, sono stati calcolati i costi relativi alla gestione co mpleta di:

• 2 notti in hotel 4 stelle, trattamento BB, in camera doppia uso singola,

• 4 coffe break (2 al giorno),

• l’uso della sala convegni per le due giornate,

• 1 lunch in hotel con servizio a buffet,

• 1 cena ad un ristorante della città,

• 1 lunch in hotel con servizio al tavolo,

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• I gala dinner.

Come è facile notare dalla tabella ,i servizi hanno prezzi assai diversa seconda della

città.

Nell’ospitalità e nei servizi Catania appare sempre molto competitiva.

Se analizziamo il budget complessivo, appaiono subito evidenti alcune elementi

caratterizzanti di Catania:

• Catania si classifica al secondo posto assoluto per “economicità”;

• Rimini è assolutamente favorita nei confronti di Catania non solo per la sua

economicità ma anche per la sua posizione baricentrica;

• le altre località competitor risultano più costose: organizzare questo convegno a

Milano o a Roma costerebbe quasi il doppio che a Catania.

Nel contesto si può affermare che Catania ha grandi potenzialità di migliorare le

proprie performances in questo importante segmento, ma è necessaria una forte

disponibilità ricettiva, grande disponibilità dell’amministrazione e una politica dei

trasporti che ora non c’è, oltre, naturalmente, al mantenimento di questa condizione di

buon rapporto value for money che, tuttavia, potrebbe essere portata al livello di altre

come Treviso, Bologna, Padova.

Capitolo 14. Analisi della distribuzione delle aree congressuali.

14.1. Le Ciminiere: Centro congressuale Fieristico Culturale

14.1.1 Premessa.

Eventi espositivi, manifestazioni culturali e congressi anche a livello internazionale,

hanno reso viva e vitale questa splendida testimonianza di archeologia industriale :le

antiche raffinerie di zolfo abbandonate da cinquantenni.

Inaugurato nel Marzo del 1996, superato a pieni voti un periodo di rodaggio, siamo

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orgogliosi di poter dire che Le Ciminiere sono diventate un preciso punto di riferimento

nel panorama culturale, artistico ed economico, non più solamente per la Sicilia, ma

nazionale.

Consapevoli di questo ruolo, possiamo candidare la struttura quale luogo di confronto e

aggregazione per tutte le comunità che si affacciano sul mediterraneo, sintesi di civiltà

millenarie che hanno saputo integrarsi e crescere insieme.

On.Nello Musumeci

Presidente della Provincia Regionale di Catania

14.1.2. Le Ciminiere

L’area delle raffinerie di zolfo di Catania si estendeva per decine di ettari in prossimità della stazione e

del porto, unico esempio nel Meridione d’Italia, di una vera e propria zona industriale. Cessata, alla fine

della Seconda Guerra Mondiale, l’intensa attività degli opifici catanesi, e dopo un lungo periodo di

abbandono, le generose ciminiere hanno ripreso ad essere testimoni e simbolo dello sviluppo economico,

sociale e culturale dei nostri giorni.

Punti di forza del Centro Le Ciminiere sono la centralità della posizione geografica,

rispetto al bacino del Mediterraneo ed ai mercati dell’Europa Meridionale, del Nord

Africa e del vicino Oriente, ed il vasto ed articolato panorama di attività ed iniziative

attuabili. il Centro si estende su di una superficie di circa 25.000 metri quadri,

suddivisa in tre distinte aree (Fieristica, Espositiva, Congressuale) integrate e

complementari.

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Musei, convegni, spettacoli, luoghi di comunicazione e di incontro, teatri, sale per

concerti, laboratori di addestramento professionale, esposizioni, fiere, corrdati di

servizi, sorvegliati e assistiti permanentemente.

Il Centro Le Ciminiere mette a disposizione dei fruitori e del pubblico grandi spazi

attrezzati e con un elevato standard qualitativo.

Raggiungibile in pochi minuti dal porto, dall’aeroporto, dalle autostrade e dalla

tangenziale è da tutti i mezzi di trasporto pubblico.

Ogni area, come ogni edificio, è priva di barriere architettoniche.

Prezioso esempio di archeologia industriale reso fruibile grazie alla scelta di

valorizzazione ambientale e all’accurata opera di recupero e ristrutturazione, voluta

dall’amministrazione provinciale.

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L’area Congressi C: è stato realizzato un grande auditorium comprendente una sala

inferiore di circa 600 posti ed una sala superiore, con tribuna, di 1200 posti. Acustica-

mente studiate e attrezzate con sofisticati impianti di diffusione sonora e proiezioni, le

due ampie sale danno la possibilità di ospitare convegni e congressi e fanno da

prestigioso palcoscenico a concerti, recital e spettacoli.

In quest’area trovano posto anche notevoli spazi espositivi, promozionali e

dimostrativi; una sala riunioni da 200 posti ed un grande ambiente multiuso destinato

alla formazione e all’addestramento professionale. Ristorante e bar garantiscono

l’autonomia di esercizio dell’area.

L’Area Fieristica (FI) rappresenta, soprattutto per le piccole e medie imprese

artigianali ed industriali, uno strumento ideale di incentivazione, marketing e di

promozione internazionale. L’edificio è corredato di uffici, sale per operatori

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commerciali, salette per dimostrazioni e riunioni, sala stampa, ristorante, bar-ristoro e

sportello bancario.

L’Area Espositiva (E) offre la possibilità di organizzare mostre e di promuovere tutte

le attività di comunicazione, cultura e svago. Sono previsti un museo delle arti, dei

mestieri e delle tradizioni; laboratori di sperimentazione pluridisciplinare e

professionale; luoghi d’incontro e di cultura (libreria, biblioteca e laboratorio

linguistico) ed una grande piazza gradinata all’aperto destinata a concerti, feste,

spettacoli.

Un piccolo teatro e una galleria d’arte completano le strutture di questa articolata ed

attrezzata area.

14.2. Gli alberghi:

14.2.1. EXCELSIOR *****

L’Excelsior Grand Hotel è un grande albergo moderno ed efficiente posizionato nel

pieno centro di Catania.

L’albergo offre 176 camere, provviste dei confort necessari e più tecnologici.

Gli spazi congressuali, con 2 sale per congressi e 5 sale per meeting , ampi e dotati

delle più moderne attrezzature possono accogliere più di 700 persone.

L’excelsior Grand Hotel è il luogo ideale per il business man, per meeting e

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congressi e per il turista esigente che ama il confort.

14.2.2. BAIA VERDE ****

Il Grand Hotel Baia Verde, situato sulla scogliera alle porte di Catania ,gode di una

posizione privilegiata nell’incantesimo scenario della costa jonica alle cui spalle si

emerge il maestoso Etna.

Numerose sale polifunzionali, con 3 sale per congressi, e 4 per meeting possono

contenere fino a 650 persone, permettendo così di organizzare ogni tipo di eventi.

14.2.3. PRESIDENT PARK HOTEL****

Una struttura moderna realizzata con le tecnologie più avanzate, situata in una zona

panora micissima a strapiombo sullo splendido mare di Acitrezza, a pochi Km dall’

aeroporto,dalla stazione ferroviaria e dal porto di Catania.

Ospitalità è confort sono gli elementi che fanno dela President Park Hotel un’ottima

occasione per sentirsi in vacanza anche lavorando.

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Esso dispone di 4 sale congressuali e 3 per meeting con una capacita complessiva di

1100 posti.

14.2.4. CATANIA SHERATON ****

L’elegante e raffinato Catania Sheraton Hotel, sorge sulla splendida Riviera dei

Ciclopi, sul mare di Accastello, a pochi Km dall’ aeroporto,dalla stazione

ferroviaria e dal porto di Catania.

Il Catania Sheraton Hotel è, da sempre, sinonimo di serietà, alta qualità di servizi e

di cura nei minimi dettagli.

E’ la struttura ideale per organizzare meeting, congressi, sfilate, mostre.

Il suo centro congressi è infatti completo di tutte le più moderne attrezzature, per

garantire il successo di ogni evento.

Esso dispone di 6 sale per congressi e 20 per meeting con una capacità complessiva

di 1800 posti.

14.2.5 LA PERLA JONICA ****

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La Perla Jonica dispone di servizi congressuali in grado di soddisfare qualsiasi

esigenza.

Ci sono 13 sale per congressi e 6 sale per meeting attrezzate con salette segreteria,

passerella per sfilate, TV a circuito chiuso, multivisione, conference system, sistema

di votazione interattiva, con una capacità complessiva di 2500 posti.

Inoltre il centro è dotato di elibase, dal quale è possibile effettuare emozionanti

elitours.

Capitolo 15 . Politiche e proiezioni di sviluppo per il Turismo

Catanese.

15.1.Proiezioni di sviluppo della Domanda.

Per individuare correttamente le opportunità di sviluppo turistico della provincia di

Catania e pianificare adeguatamente la realizzazione di nuove strutture, risulta

fondamentale lo scenario futuro.

Per questi motivi è necessario proporre una previsione dei flussi domanda su almeno

tre tipi di orizzonte temporale:

• di breve periodo (2 anni),

• di medio periodo (5 anni),

• di lungo periodo (10 anni)

Si tratta di un’operazione speculativa non semplice, solitamente tanto più rischiosa

quanto più è lungo l’orizzonte temporale considerato, infatti la più affidabile

metodologia è quella classica di mettere in relazione il passato recente con la

congiuntura attuale, al fine di formulare ipotesi sull’immediato futuro. Ma quando

l’orizzonte speculativo si dilata i fattori congiunturali mutano e le tendenze cambiano,

per cui la previsione si fa più complicata e meno attendibile. Va sottolineato, inoltre,

che shock esogeni come quello dell’il settembre risultano spesso imprevedibili e, tanto

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più nel settore turistico, sono in grado di cambiare gli scenari.

Pertanto, in questo studio ci si attiene ad una metodologia più quantitativa per quanto

riguarda le proiezioni a breve, ed una metodologia più qualitativa per le proiezioni a

medio e lungo periodo.

In particolare si sono utilizzati:

• metodi che utilizzano medie mobili a tre termini per la stima dei flussi a breve;

• le indicazioni sui tassi di crescita dei flussi internazionali ed intranazionali stimati

dall’OMT per le proiezioni a medio e lungo.

I risultati di questo studio previsionale indicano che nel 2012 in provincia di Catania

gli arrivi supereranno il milione e che le presenze saranno oltre 2.600.000.

L’incremento complessivo sarà del +69,9% per quanto riguarda gli arrivi e del

+48,2% per le presenze, corrispondente ad un tasso medio annuo di crescita di

circa il +7% per gli arrivi e del +5% per le presenze.

Sia gli arrivi che le presenze cresceranno di più nel quinquennio 2002/2007 rispetto al

quinquennio 2007/2012, auméntando del +34,6% nel primo periodo (presenze +22,7%)

e del +26,2% nel secondo (presenze +20,8%).

Va ulteriormente sottolineato, comunque, che i trend applicati nella costruzione di

queste previsioni sono quelli condivisi dai maggiori istituti di ricerca turistica

internazionali.

Il comparto alberghiero, soprattutto in relazione all’espansione che si suggerisce di

intraprendere, sarà quello che crescerà di più (ritmo medio annuo di crescita del 7,3%

per gli arrivi e del 5,1% per le presenze). In questo settore, nel 2012 si sfiorerà il

milione di arrivi e si supereranno 1 .800.000 presenze.

Nel comparto extralberghiero la crescita sarà più contenuta (+40,0% per gli arrivi e

+33,7% per le presenze) e dipenderà comunque fortemente dalla politica di sviluppo

della capacità ricettiva che si adotterà nei prossimi anni.

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15.2 Proiezioni di sviluppo dell’ Offerta.

I dati proposti forniscono indicazioni assai chiare:

• il turismo è in forte espansione;

• i tour operator e le agenzie di viaggio nazionali, richiedono una maggiore

disponibilità ricettiva (in alberghi, villaggi e agriturismi) per poter programmare la loro

attività di vendita;

• i tour operator internazionali sono interessati alle opportunità turistiche del distretto

catanese, ma frenati dalle difficoltà di reperire camere negli alberghi;

• l’andamento dei dati di occupazione/media delle camere degli alberghi della

Provincia di Catania fanno prevedere nuovi picchi stagionali ai quali nessuno potrà fare

fronte;

• l’andamento stagionale è caratterizzato da periodi di forte carico antropico e

conseguente scarsa rispondenza alle richieste di disponibilità;

• si rileva un crescente gradimento della destinazione Sicilia e dell’area catanese in

particolare;

• ci sono indicazioni di incremento dei flussi turistici in tutti gli studi internazionali e

nazionali;

• è previsto un progressivo incremento dei viaggi d’affari e commerciali in tutta

l’area;

• il posizionamento del distretto catanese all’interno del settore congress & incentive

è positivo;

• le caratteristiche e l’identità del territorio, se coordinato e messo a sistema,

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garantirà indici di incremento turistico a due cifre.

In questo quadro l’ampliamento della disponibilità ricettiva appare non solo necessaria

ma indispensabile per rispondere alle esigenze del mercato prospecte suspect

La manifesta esigenza di aggiungere nuove camere e posti letto in strutture ricettive

non deve assolutamente preoccupare gli operatori turistici presenti sull’area, perché Io

sviluppo turistico non si raggiunge mantenendo una posizione di “mercato ristretto e

controllato”, ma favorendo l’aumento della disponibilità ricettiva.

In questo senso, se si vuole acquisire una posizione di rilievo anche all’interno dei

competitor siciliahi, appare fondamentale un più significativo sviluppo della capacità

ricettiva alberghiera. Non è infatti pensabile aumentare la propria attrattiva turistica,

favorire l’interesse degli intermediari (TO, BO, AdV), sottrarre quote di clientela alla

concorrenza se non è presente sul territorio una più congrua dotazione ricettiva. Questo

aspetto (unito ad un alto livello di qualità dell’ospitalità) è stato Io storico fondamento

per ottenere lo sviluppo del turismo nella maggioranza delle località turistiche italiane.

In un’area come quella della Provincia di Catania, nella quale si susseguono dotazioni

naturalistiche di pregio con ricchezze storico artistiche, opportunità di soggiorni

balneari e congressuali, giacenze enogastronomiche e opportunità d’affari, occorre

mettere a sistema le risorse turistiche con l’opportunità di soggiornare all’interno del

territorio.

La domanda successiva è: qua! e la reale esigenza di nuovi posti letto e di quale

tipologia ?

Per non “cannibalizzare” il mercato e danneggiare gli operatori presenti sul territorio,

ma al contempo per rispondere alle esigenze della domanda, si devono considerare le

tipologie di offerta nella loro diversità.

Gli alberghi rappresentano la prima offerta turistica di un territorio. Per questo motivo

si indicano i seguenti modelli di sviluppo che l’area catanese può adottare, anche in

considerazione dell’imminente metropolitana di superficie.

1. nuove strutture ricettive polivalenti in grado di rispondere si alle esigenze di un

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ospite congressuale e/o d’affari come pure di un turista balneare. Queste strutture (3 e 4

stelle, dimensione superiore alle 80 camere di standard internazionale) dovranno essere

localizzate nelle aree balneari ed offrire la formula full service (ristorante, parcheggio,

giardino, piscina). In questo contesto di espansione risulta essenziale:

a. confermare le richieste già prese.ntate per l’ampliamento di strutture esistenti in

area balneare,

b. consentire l’avvio dei lavori per nuove costruzioni alberghiere con progetto e/o

autorizzazione in fase di approvazione,

c. favorire lo sviluppo delle darsene e dei porti della piccola nautica, in stretta

relazione con i Piani Particolareggiati, facilitare la costruzione di alcuni Marina Hotels,

d. puntare allo sviluppo alberghiero della Plaja, per dare vita ad un nuovo polo di

attrazione turistica;

2. nuove strutture ricettive, in grado di rispondere alle esigenze commerciali, d’affari,

di transito, etc. posizionate nelle immediate vicinanze dei centri di media grandezza,

lungo le principali direttrici e punti di snodo (aeroporto, autostrade, etc.) come pure

nelle più importanti aree commerciali e congressuali (3 e 4 stelle, dimensione non

inferiore alle 50 camere, limited service, ma anche classe economy). In questo contesto

occorre:

a. creare il polo fieristico attraverso la costruzione di un albergo (almeno 180 camere

di standard internazionale) a ridosso delle Ciminiere (Catania), anche ristrutturando

edifici esistenti,

b. favorire l’assorbimento delle strutture alberghiere provinciali piccole e piccolissime

tendenzialmente fuori me rcato (hotel a 1 o 2 stelle con meno di 20 camere) e il

trasferimento di queste cubature di maggiore capacità ricettiva;

3. alberghi indipendenti posizionati nei “luoghi d’ingresso”all’ Etna

vale a dire nelle località situate alle porte del vulcano e lungo il suo percorso, di

dimensioni variabili tra le 50 e 70 camere (full service). In questo contesto occorre:

a. favorire lo sviluppo di percorsi turistici attorno all’Etna, attraverso la costruzione di

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alberghi di classe economy,

b. stimolare la nascita di strutture ospitali spontanee (agriturismo e B&B) anche

utilizzando edifici esistenti,

c. garantire la nascita di un grande albergo a Fiumefreddo, anche in considerazione

dei progetti previsti sull’area

d. gli hotel di charme. Si tratta di incentivare la creazione di piccoli alberghi di alta

qualità (generalmente 4 o 5 stelle) localizzati in centri d’arte e cultura o in posizioni di

grande appeal naturalistico e ambientale (gestione familiare, limited service o fulI

service);

4. ampliamenti e qualificazione delle strutture esistenti.

A Catania diventa altresì essenziale progettare unità alberghiere capaci di favorire

l’introduzione di almeno 4 nuovi marchi di catene internazionali (Hilton, Holiday lnn,

Mariott, Ramada).

L’incremento della dotazione ricettiva del territorio catanese costituisce quindi

un’operazione essenziale da programmare al di là degli aspetti finanziari e burocratici

connessi, di concerto con le previsioni di sviluppo della domanda turistica: non

avrebbe senso aumentare a dismisura il numero di posti letto disponibili, senza

aver prima calcolato la potenzialità della domanda.

Su queste premesse (valutato il fabbisogno di prospettiva) si ipotizza l’eventuale

costruzione di 36 nuove strutture alberghiere nell’arco di

10 anni (partendo dal dato 2002):

Ø 5 entro il 2004,

Ø 13 entro il 2007,

Ø l8 entro il 2Ol2.

Questa proiezione di espansione consentirebbe di aumentare fino a 122 unità il numero

di strutture alberghiere presenti sul territorio e di immettere sul mercato 2.630 nuove

camere (solo camere doppie), corrispondenti a 5.230 posti letto.

Si tratta di un incremento globale del +55,7% di posti letto, di cui 18,6% nei prossimi

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due anni ed il 28,2% nei prossimi cinque.

Per garantire la reddittività delle aziende è necessario aumentare ulteriormente la

dimensione media degli alberghi. Per questa ragione si è scelto di programmare la

costruzione di nuove strutture con una disponibilità media di camere non inferiore a 70,

il minimo per le gestioni full service.

Il programma, inoltre, è stato diversificato anche per tipologia alberghiera in relazione

alle necessità dell’attuale sistema. Il piano prevede la costruzione di:

Ø 2 hotel a 5 stelle (uno entro il 2004, l’altro nel secondo quinquennio),

Ø 21 hotel a 4 stelle (full service e limited service),

Ø 13 hotel a 3 stelle (in maggioranza full service).

Il numero più rilevante di nuovi letti immessi sul mercato è quello dei 4 stelle (3.360)

mentre quello dei 5 stelle è il minore (570). L’incremento di camere/letti può avvenire

in una quota calcolata al massimo del 15% di nuova disponibilità, con ampliamenti di

strutture esistenti ed in questo modo si ridurrebbe il numero di nuove strutture, ma non

il numero di nuove camere/posti letto. In questo modo si è inteso dare più importanza

alla tipologia alberghiera scelta dalla clientela internazionale di livello medio/alto e

dotare l’area degli standard necessari ad ospitare segmenti di clientela business e

fieristico-congressuale.

In conclusione si può notare che l’espansione programmata dei posti letto segue

l’andamento della crescita stimata della domanda.

Questi due indicatori confermano la coerenza tra previsione della domanda turistica e

l’espansione alberghiera in modo da produrre un “sistema coerente”, in grado di

autosostenersi.

15.3. L’azienda provinciale turismo:ora modello della Sicilia

Con l’elezione diretta del presidente matura il riscatto del ruolo della Provincia

regionale e dell’Azienda provinciale turismo,

entrambe coinvolte nella crisi degli anni ‘90. Musumeci s’insedia nel 1994 dopo un

periodo di tempestose vicende che hanno fortemente vulnerato l’immagine

dell’amministrazione provinciale e dei suoi rappresentanti. Il nuovo pre sidente, pur

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avvertendo l’esigenza di una profonda azione innovatrice che riportasse le istituzioni in

un clima di credibilità e di rispetto, assume sin dall’inizio un atteggiamento di rigorosa

gestione delle risorse finanziarie e di accuratezza del loro utilizzo, accompagnato ad

una temperanza nel mantenere in vita le iniziative di riconosciuto grande respiro e

considerare dannosa ed inutile ogni occasione di sperpero e prodigalità.

Tutto procede all’interno di un vasto progetto, variegato e pure straordinariamente

organico: la crescita dell’Azienda avanza in diretto rapporto con i passi da gigante

compiuti dalla Provincia regionale nell’attuazione di un disegno altrettanto coerente,

ossia la ristrutturazione della rete

stradale provinciale, nonché gli interventi di manutenzione, sistemazione e tutela dei

beni ambientali e culturali. Un impegno che accomuna le due istituzioni e mira

globalmente a valo rizzare il territorio e le sue immense risorse: il vulcano e le sue

pendici, il mare e la costa, l’interno e il Calatino

Sin dalle prime battute Musumeci comprende la necessità di normalizzare la struttura

amministrativa dell’Azienda e di rifondarne quella organizzativa.

I suoi obiettivi sono ambiziosi.

Sa che il mercato e l’industria del turismo possono e devono diventare propulsore

trainante dell’economia isolana. E dunque necessario migliorare l’organizzazione

turistica:

un’adeguata promozione non si ferma infatti alla fase dell’offerta, mirata a convincere

il turista a visitare la provincia, ma comporta altresì l’informazione e l’intrattenimento -

in una parola la cura - di quanti hanno già accolto l’invito. Il 31 dicembre 1994

Musumeci, in carica da soli nove mesi, con propria determinazione, la n. 56, insedia il

Consiglio d’amministrazione dell’Azienda, ponendo fine ad un’assurda ed

ingiustificata gestione commissariale durata ben 17 anni, fra l’indifferenza e la

complicità del mondo politico. Restituita l’Apt alla gestione democratica e collegiale, il

presidente scioglie l’altro storico nodo: la nomina di un direttore effettivo, dopo quasi

un ventennio di incarichi provvisori e fiduciari. Il concorso viene vinto dal dott. Ange lo

Cavallaro, che s’insedia nell’aprile 1998. In cinque anni il nuovo direttore, secondo le

direttive politiche di Musumeci, conferisce alla struttura un’organizzazione moderna e

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altamente professionale, proiettata verso standard gestiona li di primissima qualità.

L’aggiornamento del personale e il razionale perseguimento degli obiettivi procedono

di pari passo, secondo una visione informata alle più smaliziate tecniche della

comunicazione e alle più proficue strategie manageriali. Nell’Amministrazione Musumeci il vecchio e il nuovo s’intrecciano e convivono nel

desiderio creativo e in quello di cose durature. L’equilibrio tra spinta innovaTrice e

rispetto della tradizione rappresenta il baricentro se non la filosofia gestionale alla

guida della

Provincia come dell’Azienda, entrambe potenziate e sempre più spesso chiamate ad

agire in sinergia, quasi in simbiosi.

In nove anni di governo provinciale si disegna per questa via una mappa di

manifestazioni impressionante per numero e qualità in un susseguirsi di mostre,

convegni, spettacoli.

Sforzi tanto importanti in direzione della promozione turistica non potevano

prescindere dalla ristrutturazione logistico-organizzativa e dall’aggiornamento

tecnologico del l’Azienda, finalmente in grado di valutare su larga scala i progetti

legati all’incremento del settore.

Senza, sarebbe stato impossibile ottenere i risultati che oggi ne fanno un’istituzione

all’avanguardia in Italia e in Europa.

Una struttura che ha meritato il CERTIFICATO DI QUALITA’ UNI EN ISO

9001/2000, a quale ha attestato l’efficienza di un “sistema di gestione per la qualità”,

in grado di migliorare non solo la prestazione del servizio e il soddisfacimento del

cliente turista, ma anche il controllo gestionale. Un riconoscimento di livello europeo e

internazionale, di cui andare particolarmente orgogliosi.

Conclusioni. Come abbiamo visto l’evento congressuale, fino a non molti anni fa era riservato a un

pubblico di specialisti, oggi è diventato “ visibile” anche per i non addetti ai lavori,

nonché indicativo di un’attività che riveste, sia per il settore pubblico che coordina la

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promozione turistica e congressuale, sia per quello privato dei prestatori di servizi

congressuali.

L’augurio è che questa tesi contribuisca a inquadrare meglio l’immagine del congresso e

a costruire solide possibilità di lavoro nella sua effettiva realtà.

Bibliografia.

Fighiera G,C. Tecnica dei congressi, SIST, Roma,1987.

Fighiera G.C. I congressi: prodotto e mercato, (2° ed.)

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Firrao M. L ‘Italia dei congressi, in l’Agenzia di Viaggi,

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Zupicic A. Il marketing congressuale: problemi e prospettive,

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M.C. Etas s.r.l., Milano, 1997.

A.A.V.V. Il sistema congressuale italiano, Convention Bureau

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Italcongressi, Il prodotto congressuale: marketing e promozione,

Censis Italcongressi, Roma, 1 985.

Gavino Maresu. Il sistema dei congressi e degli eventi congressuali.

Economia-Legislazione-Turismo-Mercato-Marketing

Trademark Italia Studio per la Pianificazione di Strutture Turistiche Ricettive

In Provincia di Catania.

Ufficio stampa Provincia regionale di Catania.

Azienda Provinciale Turismo Catania.

Bibliografia digitale.

WWW.CONVEGNI.IT

WWW.IMC-CONGRESSI.IT

WWW.BTC.IT/QUADERNI/ITSL.HTM

WWW.ITALCONGRESSI.COM

WWW.APT.CATANIA.IT

WWW.THI.IT

WWW.BAIAVERDE.IT

WWW.TAU.IT

WWW.TAU.IT/LAPERLAJONICA

WWW.MCONLINE.IT

WWW.BESTWESTERN.IT

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SI RINGRAZIA: Dott.Minniti Giuseppe (BestWestern).

Nociforo Veronica. (studentessa).

On. Nello Musumeci (Presidente della Provincia Regionale di Catania).

Dott.Cavallaro (Direttore Azienda Provinciale Turismo Catania).

Dott.ssa Asero Cinzia (Azienda Provinciale Turismo Catania).

Dott.Salvo Marino (Azienda Provinciale Turismo Catania).

Dott.Vincenzo Asero (Facoltà di Scienze Politiche Catania).

Provincia Regionale Catania.

Azienda Provinciale Turismo Catania.

Ufficio Stampa della Provincia Regionale di Catania.