21
 1,20  Arretrati: 2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 Ve n e rd ì 16 aprile 2010 Anno 2 n° 115 Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230  w w w. i l f a t t o q u o t i d i ano. i t VERITÀ PER STEFANO CUCCHI La posta in gioco di Paolo Flores d’Arca is dc T ra Berlusco ni e Fini la partita è“a somma ze- ro”. Uno dei duene uscir à scon fitto , irrime- diabilmente. Lo abbiamo scritto già mesi fa. La posta dello scontro non consente media- zioni. Riguarda due concezioni antitetiche del suf- fra gio un ive rsa le: per il pr esi de nte del la Cam era una versione di dest ra della democrazia liberale, ispirata a De Gaulle. Per il caimano di Arcor e un populismo plebiscitario a pulsione totalitaria, mo- della to su ll’am ico Puti n (e in qual che t ratt o sull’amico Gheddafi). Uno scontro il cui esito ipot eche un perio do non breve della nostra convivenza civile. L’esito dipenderà dai modi in cui Fi- ni arriverà alloshowdown. Dando per scontato che abbia deciso, che il da- do orma i sia trat to. Dov esse infat ti fare marcia indietro, il patto che firmerebbe, al di là delle possibili apparenze di “c o m promes so”, sareb- be un “patto leonino”, in cui il ruolo della vittima da sacrificare non sarebbe certo assegnato a Berlusco- ni. La prima mossa di Fini, apprezzabile e coraggiosa (e comunque improcr astinabile), ha un difetto di fon- do, ch e rega la al duce tto miliar dario una ca rta di  vantaggio: appare legata a u no scontro di potere, ad una redi strib uzio ne dell e quot e di influen za all’i n - terno del Part ito del pred ellin o. Te ma che certa - men te nonè in cima ai pen sie ri deicitta din i, e ri- schia di getta re un’o mbr a di “av idi tàche la s tra- pote nza med iatica del Pad ron e ampl ifich erà a di- smisura attraverso le falan gi dei su oi minzolini, di  video e di penna. Mentre se c’è una battaglia in cui un politico non è mosso da interessi piccini o inconfessabili, e an zi rischia tut to il pot ere e i van tag gi acc umula ti nei dece nni, è quel la che ieri ha apert o Fini. Rigu arda infatti la sopravv ivenza o meno dei valori della Co- stituzione repubb licana, le libertà di tutti e di cia- scuno, un futuro europeo anziché da satrapia orien- tale. Non ci permettiamo consigli, che oltretutto la disinformacij a di regime iscrivereb be come prova a carico del “t radimento comuni- sta”di Fini (ved reteche ci arriv e- ranno comunque). Ma essendo lo scontro sui principi della demo- crazia liberale, il banco di pr ova saràsulle prossim e legg i di svol ta totalitaria, in primis quella che ga- rantisce la galera ai giornalisti che continueranno a fare i giornalisti (il loro mestiere sarebbe infatti in- for mare). Basta non votarle e spiegare il per- ché. Gli italiani capiranno. E se ca- de il governo, non è detto che non ci sia no in Pa rla me nto i num eri per un gov erno di “leal tà costit u- zionale”. E mil ion i di cit tad ini in piazza per appoggiarlo. ESPLODE IL PDL Scappellamento a destra di Marco Travaglio S iore e siori, sempre più diffici le! Pur di non opporsi, l’opposizione all’italiana chiamata Pd s’è prodotta ieri in un triplo salto mortale carpiato con avvitamento e scappellamento a destra, un numero mai riuscito né provato prima d'ora. Ricordate il decreto salva-liste che sanavaex post le illegalità nella presentazione delle liste Pdl a Milano e Roma? Bene, era illegale, incostituzionale e inutile. Illegale perché una legge del 1988 vieta i decreti in materia elettorale (onde evitare il rischio che si voti con una regola e poi, se il decreto non viene convertito in legge, quella regola decada dopo il voto e si debba tornare alle urne). Incostituzionale perché sanava solo le irregolarità di alcune liste e non di altre e perché cambiava le regole del gioco a partita iniziata. Inutile perché modificava per via parlamentare una legge regionale. Incuranti di questi dettagliucci, i presidenti del Consiglio e della Repubblica lo firmarono a piè fermo. Il Pd gridò allo scandalo (ma solo per la firma di Berlusconi: quella di Napolitano era ottima e abbondante), annunciò la fine del “dialogo sulle rifor me”, portò la gente in piazza del Popolo a protestar e contro l’atto eversivo. Motivazione ufficiale, fremente di sdegno: “Se il governo indossa gli anfibi e scende in piazza con attacchi violenti contro le istituzioni, noi non restiamo certo in pantofole”. Qualcuno, chiedendo scusa alle signore, parlò financo di regime. Non contenti, due giorni fa i piddini organizzarono un’imbo scata per affossare il decreto alla Camera, bocciandone la conversione in legge grazie alle consuete assenze nella maggioranza e alle inconsuete presenze nell’opposizione. Un miracolo mai accaduto prima: l’opposizione più stracciacula della storia dell’umanità riesce a mandar sotto il governo, senza sopperire con le proprie assenze – come invece era accaduto sulla mozione anti-Cosen tino e sullo scudo fiscale – a quelle endemiche del centrodestra. Ma niente paura: l’illusione di un’opposizione che si oppone è durata l’espace d’un matin. Ieri i l Pd, sgomento per l’inatteso e involontario successo, s’è subito pentito. Ha riposto gli anfibi, ha recuperato le pantofole di peluche ed è tornato al suo passatempo preferito: l’inciucio. Tenetev i forte, perché la notizia è grandiosa: onde evitare di invalidare le elezioni regionali appena tenute in base al decreto ormai defunto, la maggioranza più comica della storia ha presentato in fretta e furia una leggina per salvare gli effetti del decreto medesimo , ribattezzata dai magliari di Palazzo Chigi “legge salva-effetti”, e sbrogliare il gran casino creato dal Banana con la partecipazione straordinaria di Napolitano. Così il decreto, cacciato dalla porta, è rientrato dalla finestra in meno di 24 ore. A quel punto qualunque persona sana di mente avrebbe mantenuto le posizioni di partenza: la maggioranza pro-decreto avrebbe detto sì alla salva-effetti, l’opposizione anti-decreto avrebb e detto no. E infatti l’Idv ha detto no e perfino l’Api di Rutelli s’è astenuta. Indovinate come ha votato il Pd? A favore (a parte Furio Colombo e poche altre persone serie), a braccetto col Pdl e la Lega. Ne saranno felici le migliaia di persone che si erano fatte convincere a calzare gli anfibi e a scendere in piazza del Popolo contro “l’attacco violento alle istituzioni”. Era tutto uno scherzo. Il Pd era contro il decreto, ma non contro i suoi effetti. Tant’è che ieri ha contribuito a ripescarli. Un voto del tutto inutile, vista la maggioranza bulgara Pdl-Lega, ma comunque indicativo dell’amorev ole trepidazione con cui i diversamente concordi del Pd seguono le porcate del Banana. Lui li insulta e loro lo salvano anche se l ui non vuole. Per questo sbaglia il capogrupp o dell’Idv Massimo Donadi quando afferma che non si tratta comunque di inciucio “perché il Pd non ha avuto nulla in cambio”. Gli inciuci dei centrosinistri col Banana sono sempre a senso unico: lui ci guadagna, quelli ci perdono. E’un do ut des senza des. Ma quelli continuano. Si divertono così. La Banca d’Italia informa: nel 2009 la pressione fiscale è passata dal 42,9 al 43,2%. Non doveva tagliare le tasse? Udi Beatrice Borromeo BERNSTEIN: I TA L I A COMPROME SSA N on parlo mai della politica intern a deg li al tri pae si. Ma farò un’eccezione. Avere un pre sidente del Con siglio che controlla i mezzi d’i n f o r - mazione è un pericolo palese per la democrazia ”. Parola di Carl Bernstein. pag. 6 z I Democratici erano scesi in piazza contro i “trucchi”. In vece ieri hanno votato No dell’Idv CATTIVER IE  Alla notizia “è morto Vianello” ,  il presidente Napolitano  ha prontamente replicato: “Dove devo firmare?” CAMERA x Sì alla leggina che recupera il decreto-truffa del governo SAL VALISTE, IL PD CONTI NUA  A F ARSI DEL MALE Ultimatum di Fini: o si cambia o i miei faranno gruppi autonomi Ma Berlusconi minaccia: dovrai lasciare la presidenza della Camera di Luca Telese  A lla fine, la goccia che ha fatto tra- boccare il vaso è stata quella se- rata fuori tono, la bozza che annun- cia la Terza Repubblica presentata a Gianf ranco F ini quas i per caso, ai margini dei baccanali. pag. 3 z di Paola Zanca S  ì alle regole, n o ai trucchi”. È il 13 marzo scorso quando il Pd, con questo slogan, ma- nif est a con tro il dec ret o sal-  va-liste. Un mese dopo, lo stes- so partito, decide di salvare gli effetti di quel decreto che chiamava “tr uffa”. pag. 2 z n addio Vianello Se ne va il gentiluomo della tv Alberti pag. 14z Silvio Berlusconi (F OTOANSA  ) . In basso, Augusto Minzolini (F OTOE MBLEMA )  Minzoli ni  Ascolti in caduta libera lievitano i costi Quest’uomo sta affondando il Tg1 Finisce male il pranzo tra i due Schifani difende il premier: così si va al voto anticipato Tecce pag. 4 - 5 z y(7HC0D7*KSTKKQ( +"!"![!#!]

IlFatto_20100416

Embed Size (px)

DESCRIPTION

il Fatto Quotidiano del 16 Aprile 2010

Citation preview

Page 1: IlFatto_20100416

5/16/2018 IlFatto_20100416 - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/ilfatto20100416 1/20

€ 1,20 – Arretrati:€ 2,00Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)

Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

Ve n e rd ì 16 aprile 2010 – Anno 2 – n° 115Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Romatel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

 w w w. i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

VERITÀ

PER

STEFANO

CUCCHI

La posta in gioco diPaolo Flores d’A rc a i s

dc

Tra Berlusconi e Fini la partita è“a somma ze-ro”. Uno dei duene uscirà sconfitto, irrime-diabilmente. Lo abbiamo scritto già mesi fa.La posta dello scontro non consente media-

zioni. Riguarda due concezioni antitetiche del suf-fragio universale: per il presidente della Camera

una versione di destra della democrazia liberale,ispirata a De Gaulle. Per il caimano di Arcore unpopulismo plebiscitario a pulsione totalitaria, mo-dellato sull’amico Putin (e in qualche trattosull’amico Gheddafi). Uno scontroil cui esito ipotecherà un periodonon breve della nostra convivenzacivile.L’esito dipenderà dai modi in cui Fi-ni arriverà allo sh ow d ow n. Dando per scontato che abbia deciso, che il da-do ormai sia tratto. Dovesse infattifare marcia indietro, il patto che firmerebbe, al di làdelle possibili apparenze di “c om promes so”, sareb-be un “patto leonino”, in cui il ruolo della vittima dasacrificare non sarebbe certo assegnato a Berlusco-ni.La prima mossa di Fini, apprezzabile e coraggiosa (ecomunque improcrastinabile), ha un difetto di fon-do, che regala al ducetto miliardario una carta di

 vantaggio: appare legata a uno scontro di potere, aduna redistribuzione delle quote di influenza all’in-terno del Partito del predellino. Tema che certa-mente nonè in cima ai pensieri deicittadini, e ri-schia di gettare un’ombra di “av idi tà” che la stra-potenza mediatica del Padrone amplificherà a di-smisura attraverso le falangi dei suoi minzolini, di video e di penna.Mentre se c’è una battaglia in cui un politico non èmosso da interessi piccini o inconfessabili, e anzirischia tutto il potere e i vantaggi accumulati neidecenni, è quella che ieri ha aperto Fini. Riguardainfatti la sopravvivenza o meno dei valori della Co-stituzione repubblicana, le libertà di tutti e di cia-scuno, un futuro europeo anziché da satrapia orien-tale. Non ci permettiamo consigli, che oltretutto lad i s in fo r m a c i j a di regime iscriverebbe come prova acarico del “tradimento comuni-sta”di Fini (vedreteche ci arrive-ranno comunque). Ma essendo lo

scontro sui principi della demo-crazia liberale, il banco di provasaràsulle prossime leggi di svoltatotalitaria, in primis quella che ga-rantisce la galera ai giornalisti checontinueranno a fare i giornalisti(il loro mestiere sarebbe infatti in-for mare).Basta non votarle e spiegare il per-ché. Gli italiani capiranno. E se ca-de il governo, non è detto che nonci siano in Parlamento i numeriper un governo di “lealtà costitu-zionale”. E milioni di cittadini inpiazza per appoggiarlo.

ESPLODE IL PDLScappellamentoa destra

di Marco Travaglio

Siore e siori, sempre più diffici le! Pur di non

opporsi, l’opposizione all’italiana chiamata Pd s’è

prodotta ieri in un triplo salto mortale carpiato con

avvitamento e scappellamento a destra, un numero

mai riuscito né provato prima d'ora. Ricordate il decretosalva-liste che sanava ex post le illegalità nella

presentazione delle liste Pdl a Milano e Roma? Bene, era

illegale, incostituzionale e inutile. Illegale perché una

legge del 1988 vieta i decreti in materia elettorale (onde

evitare il rischio che si voti con una regola e poi, se il

decreto non viene convertito in legge, quella regola

decada dopo il voto e si debba tornare alle urne).

Incostituzionale perché sanava solo le irregolarità di

alcune liste e non di altre e perché cambiava le regole del

gioco a partita iniziata. Inutile perché modificava per via

parlamentare una legge regionale. Incuranti di questi

dettagliucci, i presidenti del Consiglio e della Repubblica

lo firmarono a piè fermo. Il Pd gridò allo scandalo (ma

solo per la firma di Berlusconi: quella di Napolitano era

ottima e abbondante), annunciò la fine del “dialogo sulle

rifor me”, portò la gente in piazza del Popolo a protestare

contro l’atto eversivo. Motivazione ufficiale, fremente di

sdegno: “Se il governo indossa gli anfibi e scende inpiazza con attacchi violenti contro le istituzioni, noi non

restiamo certo in pantofole”. Qualcuno, chiedendo scusa

alle signore, parlò financo di regime. Non contenti, due

giorni fa i piddini organizzarono un’imboscata per 

affossare il decreto alla Camera, bocciandone la

conversione in legge grazie alle consuete assenze nella

maggioranza e alle inconsuete presenze

nell’opposizione. Un miracolo mai accaduto prima:

l’opposizione più stracciacula della storia dell’umanità

riesce a mandar sotto il governo, senza sopperire con le

proprie assenze – come invece era accaduto sulla

mozione anti-Cosentino e sullo scudo fiscale – a quelle

endemiche del centrodestra. Ma niente paura: l’illusione

di un’opposizione che si oppone è durata l’espace d’un

matin. Ieri i l Pd, sgomento per l’inatteso e involontario

successo, s’è subito pentito. Ha riposto gli anfibi, ha

recuperato le pantofole di peluche ed è tornato al suo

passatempo preferito: l’inciucio. Tenetevi forte, perché lanotizia è grandiosa: onde evitare di invalidare le elezioni

regionali appena tenute in base al decreto ormai defunto,

la maggioranza più comica della storia ha presentato in

fretta e furia una leggina per salvare gli effetti del decreto

medesimo, ribattezzata dai magliari di Palazzo Chigi

“legge salva-effetti”, e sbrogliare il gran casino creato dal

Banana con la partecipazione straordinaria di Napolitano.

Così il decreto, cacciato dalla porta, è rientrato dalla

finestra in meno di 24 ore. A quel punto qualunque

persona sana di mente avrebbe mantenuto le posizioni di

partenza: la maggioranza pro-decreto avrebbe detto sì

alla salva-effetti, l’opposizione anti-decreto avrebbe detto

no. E infatti l’Idv ha detto no e perfino l’Api di Rutelli s’è

astenuta. Indovinate come ha votato il Pd? A favore (a

parte Furio Colombo e poche altre persone serie), a

braccetto col Pdl e la Lega. Ne saranno felici le migliaia di

persone che si erano fatte convincere a calzare gli anfibi e

a scendere in piazza del Popolo contro “l’attacco violento

alle istituzioni”. Era tutto uno scherzo. Il Pd era contro il

decreto, ma non contro i suoi effetti. Tant’è che ieri ha

contribuito a ripescarli. Un voto del tutto inutile, vista la

maggioranza bulgara Pdl-Lega, ma comunque indicativo

dell’amorevole trepidazione con cui i diversamente

concordi del Pd seguono le porcate del Banana. Lui li

insulta e loro lo salvano anche se lui non vuole. Per 

questo sbaglia il capogruppo dell’Idv Massimo Donadi

quando afferma che non si tratta comunque di inciucio

“perché il Pd non ha avuto nulla in cambio”. Gli inciuci

dei centrosinistri col Banana sono sempre a senso unico:

lui ci guadagna, quelli ci perdono. E’un do ut des senza

des. Ma quelli continuano. Si divertono così.

La Banca d’Italia informa: nel 2009 la pressione fiscale èpassata dal 42,9 al 43,2%. Non doveva tagliare le tasse?

UdiBeatrice Borromeo

BE RNS TEIN:

I TA L I A

COMPROME SSA

Non parlo mai della politica

interna degli altri paesi.Ma farò un’eccezione. Avere

un presidente del Consiglioche controlla i mezzi d’i n fo r -

mazione è un pericolo paleseper la democrazia ”. Parola di

Carl Bernstein. pag. 6 z

I Democraticierano scesi inpiazza controi “trucchi”. Inveceieri hanno votatoNo dell’Idv

C AT T I V E R I E Alla notizia “è morto Vianello”, il presidente Napolitano ha prontamente replicato:“Dove devo firmare?” 

CAMERAxSì alla leggina che recupera il decreto-truffa del governo

SALVALISTE, IL PD CONTINUA  A FARSI DEL MALE

Ultimatum di Fini: o si cambia

o i miei faranno gruppi autonomiMa Berlusconi minaccia: dovrai

lasciare la presidenza della Camera

di Luca Telese

 A lla fine, la goccia che ha fatto tra-

boccare il vaso è stata quella se-

rata fuori tono, la bozza che annun-

cia la Terza Repubblica presentata a

Gianfranco Fini quasi per caso, ai

margini dei baccanali. pag. 3 z

di Paola Zanca

S ì alle regole, no ai trucchi”.È il 13 marzo scorso quando

il Pd, con questo slogan, ma-nifesta contro il decreto sal- va-liste. Un mese dopo, lo stes-so partito, decide di salvare glieffetti di quel decreto chechiamava “tr uf fa”. pag. 2 z

naddio Vianello

Se ne vail gentiluomodella tv 

Alberti pag. 14z

Silvio Berlusconi (F OTOANSA ) . In basso, Augusto Minzolini (F OTOE MBLEMA )

 Minzolini  Ascolti in caduta libera lievitano i costi 

Quest’uomo staaffondando il Tg1

Finisce male ilpranzo tra i dueSchifani difende ilpremier: così si vaal voto anticipato

Te c c e pag. 4 - 5z

y(7HC0D7*KSTKKQ( +"!"![!#!]

Page 2: IlFatto_20100416

5/16/2018 IlFatto_20100416 - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/ilfatto20100416 2/20

 pagina 2 Venerdì 16 aprile 2010

Venerdì 5 marzo: 

il presidente Napolitano 

decide di firmare 

I l decreto salva liste è approvato dal governo il5 marzo scorso. Serve a risolvere duequestioni: riammettere la lista del Pdl di Roma

e provincia, esclusa perché non presentata entro itermini previsti, e consentire la corsa di RobertoFormigoni alla presidenza della Lombardia, stoppatadalle irregolarità presenti nelle firme raccolte. Di fatto,il decreto non serve a nulla: Formigoni ottiene l'ok 

grazie ad un ricorso, il Pdl romano, nonostante i tregradi di giudizio, non partecipa alle elezioni del 28 e 29marzo. In compenso, il decreto consente a una ventinadi liste “minori” di sanare le irregolarità che le avevanolasciate fuori dalle schede. La firma del presidente dellaRepubblica, tra le polemiche, arriva la sera stessa.L’opposizione il 13 marzo scende in piazza a Roma,Cagliari, Torino e Milano. Interviene anche la Corte

Costituzionale, che respinge la richiesta di sospensionedel decreto sollevata dalla regione Lazio, pur nonpronunciandosi nel merito. Le elezioni si tengonoregolarmente l'ultimo fine settimana di marzo. Il 13aprile il salva-liste arriva alla Camera per la conversionein legge: maggioranza battuta, il decreto decade. Ieri,invece, arriva il via libera bipartisan alla “leggina” chesalva gli effetti prodotti dal decreto non convertito.

METAMORFOSI PD:PRIMA VA IN PIAZZA 

E POI LO VOTA I Democratici danno il sì alla Cameraper il decreto salva-liste. No di Idv

di Paola Zanca

“S ì alle regole, no ai truc-ch i ”. È il 13 marzoscorso quando il Pd,con questo slogan,

manifesta contro il decreto sal- va-liste. Un mese dopo, lo stes-so partito, decide di salvare glieffetti di quel decreto che chia-mava “tr uf fa”. Lo fa in nome del-la responsabilità istituzionale,nonostante tre giorni fa la stessamaggioranza, irresponsabil-mente, non si sia nemmeno sco-modata ad andare in Aula per convertire il decreto in legge.

Eppure in quellapiazza svento-lavano necrologi che recitava-no così: “I cittadini italiani an-nunciano la scomparsa dellademocrazia, uccisa dal Gover-no Berlusconi il 5 marzo 2010attraverso l'approvazione deldecreto interpretativo per leelezioni regionali. I funerali siterranno il 28 e il 29 marzo2010”.Pare che nel Pd abbia prevalsoil parere dei giuristi, secondo iquali un fiume di ricorsi avreb-be messo a rischio il risultatoelettorale. I Radicali, per esem-pio, avevano giàavviato nel La-zio “una verifica giuridica e po-litica”. La salva-effetti –che ren-de validi gli atti compiuti nel pe-riodo in cui il decreto è stato in

 vigore – conferma la riammis-

sione di una ventina di liste chenon avevano rispettato i termi-ni e le modalità di presentazio-ne. Senza la conversione del de-creto, di fatto, la loro presenzasulle schede elettorali sarebbe

stata nulla, così come il voto dimigliaia di cittadini che su quel-le liste hanno messo la croce.Non sipuò, dice il PdGianclau-dio Bressa, “vanificare l'espres-sione della sovranità popola-re”.Anziché punire chi ha com-messo gli errori, sostiene il Pd,avremmo punito i cittadini.Non votare la salva-effetti, pro-segue Bressa, “significa annul-lare la certezza del diritto”. E“senza certezza del diritto non

 vi è società, non c'è convivenzacivile, non c'èdemocrazia”. Se-condo il Pd quella di ieri “è una

lezione di stile”, “figlia del no-stro senso dello Stato, della no-stra lealtà costituzionale; ma –dice Bressa alla maggioranza –questa è la politica e voi, invece,siete più interessati alla forza”.

 Va detto però che un'alternati- va c'era: bastava astenersi. Lamaggioranza, volendo, aveva inumeri per approvarsela da so-la, la salva-effetti. Non servival'opposizione a dargli manfor-

te. Qualcunodei democra-tici ha alzatola mano per dirlo: 41 gliastenuti, solotre i nomi cer-ti tra lefila delPd. Furio Co-lombo, Pa-squale Ciriello e Olga D'Anto-na. Solo una, la deputata Ileana

 Argentin, vota contro: “Votare afavore mi sembrava talmenteincoerente – dice – A bb i a m oesultato quando non c'è stata laconversione e ora approviamo

questa sanatoria?” Già, perchètre giorni fa è stata la stessa mag-gioranza a non approvare laconversione del decreto, conquello che lo stesso Bressa de-finisce “uno dei tonfi parlamen-tari più clamorosi della storiad e l l ' Au l a ”: 69 assenti nel Pdlhanno fatto sì che venisse ap-provato l'emendamentodell’opposizione che soppri-meva il decreto.I giuristi del Pd hanno convin-to i parlamentari che senza sal-

 va-effetti ci sarebbero state mol-te probabilità di tornare alle ur-ne. Ma nel Pdl sembra prevalereun'ipotesi contraria. SpiegaMaurizio Abrignani, avvocato eresponsabile elettorale del par-tito: “L'ipotesi di ricorsi c'era:qualcuno per esempio avrebbe

potuto dire che i Verdi in Ligu-ria sono stati ammessi sulla basedi un decreto che non c'è più.Lo stesso la lista Sgarbi nel La-zio. Ma attenzione: per invalida-re il voto bisognava provare che

i voti delleliste riam-messe so-no stati de-

terminanti per il risultato fina-le.E mi pare che nessuna delleliste riammesse abbia influitosull'esito delle elezioni”. Natu-rale che, comunque, per Abri-gnani dal Pd non ci siastato uneccesso di zelo. “Quella di sal-

 vare gli effetti dei decreti nonconvertiti è una prassi legislati- va, soprattutto in materia elet-torale. E poi è un dovere mora-le:i cittadini hanno il diritto diaver espresso un voto valido”.Non hanno fatto calcoli di me-rito, ma hanno votato pensan-do alla forma, i Radicali e l'Italiadei Valori. Entrambi con un no.DiceEmma Bonino, che vota alSenato, ma è stata protagonistadella battaglia per la legalità nelLazio: “Il decreto era illegale,non vedo perchè cisia stato bi-sogno di contribuire a sanareun pastrocchio”. Ce l'ha con ilPd? “Ognuno fa le sue scelte”.Perfino la Lega, in Aula, si è sen-tita in dovere di giustificare ilsuo sì a un decreto “fo r z a t u ra ”,servito solo a coprire “l'incapa -

cità di poche persone che nonsannofare il proprio lavoro”. Ildeputato leghista Pierguido

 Vannalli rende “onore al meritoper chi è riuscito a cassare il de-c re to -l eg ge ” e fa “mea culpa”

OPPOSIZIONI

Il 13 marzo

scorso

si manifestava

a Roma

contro un

p ro v v e d i m e n t o

definito “t r u ff a ”

per la maggioranza che ha fatto“una figura barbina”. “Chi haconsentito questo pasticcio,

doveva tirarsi fuori da solo– di-ce il capogruppo Idv alla Came-ra Massimo Donadi – Non hasenso dare una mano al Pdl”.Non usa, come ha fatto AntonioDi Pietro, la parola “inciucio”,

perché è “convinto della buonafede del Pd”. Rispetta la sceltadei democratici, anche se non

la condivide: “Si confonde– di-ce – un presunto senso di re-sponsabilità istituzionale con ilmettere frettolosamente il co-perchio sopra gli effetti aber-ranti di una legge aberrante”.

In alto la manifestazione del 13 marzo; a sinistra il voto alla Camera. In basso Bersani (F OTOANSA )

E sulla giustizia Bersani prova a tenere unito il partitoDOMANI IL CONFRONTO IN DIREZIONE NAZIONALE TRA LA “MAGGIORANZA” E “L’AREA DEMOCRATICA”. IL SEGRETARIO: IL PDL STA PEGGIO

di Sara Nicoli

Il Pd è unito, non rischia la scissione,dice Bersani. E in fondoanche ilvoto

al "salva liste" viene considerato in am-bienti vicini alla segreteria Pd, come ladimostrazione che è ancora possibile, al-l'interno del partito, trovare una sintesi

tra le diverse posizioni sul tappeto. "Sia-mo nel mezzo di un mare di chiacchiere- ha aggiunto Bersani - abbiamo la di-rezione e si vedrà che il partito è unito.Se qualcuno ha voglia di fare la guerra lafaccia lui da solo. Noi abbiamo di frontel'Italia con i suoi problemi ed è di questoche ci dobbiamo occupare, non ripegar-ci su noi stessi". Bersani tiene il punto, sispinge a dire che "il nostro risultato èstato sottovalutato, che tutti quanti sia-mo coinvolti nel distacco tra politica esocietà, il calo dei votanti, quindi c'è unproblema di fondo uguale per tutti chedobbiamo sapere cogliere", ma la realtàche emerge è di tutt'altro segno. Sulle

riforme il Pd mostra anime diverse, ad-dirittura contrapposte quando sul tavolosi apre il fascicolo della giustizia. E labrutta pagina del sìal "salvaliste" è an-che figlia di un tentativo di mostrare coe-sione quando questa è ben di là da ve-nire. Anche se su un punto a via del leFratte sono tutti d'accordo: nel Pdl la la-

cerazione è forte e di certo stanno peg- gio che nel Pd: "Credo che il centrodestraabbia più problemi di quello che raccon-ta, anche dal punto di vista delle riforme

- ha sostenuto sempre Bersani - perchè adifferenza di quello che si racconta in giro, sul tema dei cambiamenti e delleriforme noi abbiamo le nostre propostesolide, presentate in Parlamento. Il cen-trodestra sta producendo molte discus-sioni e chiacchiere, ma non ha presen-tato nulla. Vuol dire che qualche proble-

ma c'è". Di certo è così, ma la sintesi sualcune proposte di riforme dentro il Pd èancora lontana. L'iniziativa di AndreaOrlando di far sottoscrivere a 105 par-lamentari "cinque proposte per riforma-re la giustizia" che sono state fortemen-te criticate, seppure solo ufficiosamen-te, sia da Ber sani che da Franceschini,danno esattamente il senso di un partitodiviso tra due diverse anime che domani,nella direzione, dovrà trovare un nuovoassetto e, soprattutto una strategia utile"a non farsi inghiottire dal dipietrismo". Inervi restano scoperti. Spiega, infatti,uno dei firmatari del documento Orlan-do: "Non possiamo farci irretire, sulla

 giustizia, dalla vicende personali di Ber-lusconi nè è possibile che solo ex pm e giuristi abbiamo il diritto di parlare di giustizia". Si vedrà quale sintesi emer- gerà dalla direzione che, comunque, na-sce sotto una stella polemica. Tanto per dirne una, ha destato malumori diffusi lariunione semi carbonara dei bersaniani

che l'altra sera il segretario ha riunito inuna sala al centro di Roma per fare il punto sulla linea da lanciare in direzio-ne. Si parla di proporre un'agenda ri-formista dai contenuti netti. Avanti sulleriforme, dunque, e senza fare sconti; il Pd verificherà il confronto con la mag- gioranza nelle sedi deputate, ad esem-pio sulla giustizia e sui temi istituzionali,ma in altri casi, come sul lavoro, assi-curerà al partito una fisionomia chiara-mente distintiva. Solo che l'ala di Areademocratica, che fa capo a Franceschinie Veltroni, malgrado le dichiarazioni difacciata, l'ha presa male. Particolar-mente duro il commento di Beppe Fio-

roni che ha preferito dire la sua anche acosto di scontrarsi con Franceschini:"Nel Pd c'è chi si sente figlio di un Diominore". Con le riunioni tra pochi "si in- genera il rischio - ha proseguito l'ex mar- gheritino - che il Pd sia formato solo dal 51%, e che il resto sono figli di un Diominore. Così estirpa una filiera culturale

alternativa, quella dei cattolici". Parolepesanti anche verso Sergio Chiampari-no, che nei giorni scorsi ha proposto lacreazione di un Pd del nord. "Attenzionead assecondare l'opportunismo di alcu-ni - ha detto ancora Fioroni - a scapitodelle opportunità per molti. Non è pos-sibile che finanziare ad ogni sconfittaelettorale, e all'esperienza amministra-va di qualcuno che sta per finire, ci riaprail dibattito sul Pd del nord". Quindi l'af-fondo finale: "Non c'è elasticità che pos-sa trasformare in vittoria una sconfitta".Bersani è avvertito: se anche si troverà lasintesi, non sarà perchè il partito è unito,ma perchè deve sopravvivere.

L’ altra sera sul divanetto rosso di “Parla con me”era in grande spol-

 vero. Bordate a Berlusconi (“il sistema elet-

torale che vuole il premier? Ovvio, quello in cui può fare quello che vuole”), bordate al Pd (“Bersani ha bisogni di molti ansiolitici per tenere il partito”). Giovanni Sartori, po-litologo tra i più autorevoli, non è mai com-

piacente, mai professorale. Parla chia-ro. Lo fece anche all’indomani del via libera di Ciampi al “Por cellum” made in Calderoli, bollando come catastrofica la firma del Colle. “Da allora non sono mai più stato invitato al ricevimento del Qui-rinale per il 2 giugno... ”. Conflitto isti-tuzionale? “Macchè, mi dispiace solo per i pasticcini... “.

QUEL DUELLO CON CIAMPI 

Sartori, il Collee i pasticcini negati

Page 3: IlFatto_20100416

5/16/2018 IlFatto_20100416 - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/ilfatto20100416 3/20

 pagina 3 Venerdì 16 aprile 2010

La conta: 40 deputati 

e 15 senatori pronti 

al gruppo autonomo 

L’ eventuale costituzione digruppi parlamentari “finiani”(ufficialmente occorrono 20

deputati a Montecitorio e 10 senatori aPalazzo Madama) potrebbe sconvolgere lamappa politica e dare un voltocompletamente nuovo alla maggioranza, senon addirittura metterla in affanno

num erico.Gli ex di Alleanza nazionale presenti nelgruppo del Popolo della libertà alla Camera(270 deputati) sono una novantina e traquesti i cosiddetti finiani “doc” s a re b b e rouna trentina. Al Senato su 47 senatori exAn (il gruppo Pdl è composto di 144) ifiniani sarebbero 10-12.

In realtà, secondo quanto confermato dauno degli uomini più vicini al presidentedella Camera, Fabio Granata, i deputatipronti a confluire in un gruppo che fa capoa Fini sarebbero almeno 40 (della ex An), acui si aggiungerebbero altri del Gruppomisto e del Pdl. Sarebbero invece 15 isenatori.

LA GUERRA DI FINI“Pronto ai gruppi autonomi”. E Berlusconi:

allora lasci la presidenza della Camera

di Luca TeleseRoma

 A lla fine, la goccia che hafatto traboccare il vaso èstata quella serata fuoritono, la bozza che an-

nuncia la Terza Repubblicapresentata a Gianfranco Finiquasi per caso, ai margini di fe-steggiamenti e baccanali. È ge-lido Italo Bocchino, mentre ri-percorre il quadretto: “Non èpossibile che il cofondatoredel partito apprenda, per ulti-mo,il contenuto diuna bozzadi riforme discussa tra canti eballi con Bossi, durante i fe-steggiamenti per l’elezione diCota. Non è così che si costrui-sce uno dei principali partitidell’Occidente”. Ma se questo

è l’antefatto, l’epilogo è stato ildisastroso pranzo di ieri. SilvioBerlusconi e Gianfranco Finihanno appuntamento a pran-zo all’una spaccata. Dovrebbeessere un incontro conciliato-

rio, per recuperare gli equili-bri dopo il re nd e z- v ou s tra ilpremier e la Lega ad Arcore.Ma si capisce subito le cose vanno subito male, tra i due ca-la il gelo.Pasto indigesto e minacce.Fini vuole un passo indietrodel premier, non solo sullabozza, ma su tutta la linea se-guita dal Carroccio. Alla fineminaccia l’arma risolutiva: “Osi cambia rotta, oppure costi-tuiremo gruppi autonomiallaCamera e al Senato”. Se non èuna mini-scissione finiana nelPdl, poco ci manca. Sicura-mente sarebbe un colpo mici-dialeper la stabilità del gover-no. Berlusconi lo sa, e allora ri-sponde a sua volta con una mi-naccia (che nel pomeriggio è

costretto a smentire): “Se lo faiti devi dimettere da presiden-te della Camera”. E subito do-po: “Chi porta avanti iniziativeautonome è naturalmente fuo-ri dal partito”.

Passano poche ore, e i terminidi questo dialogo esplosivotrapelano a velocità inaudita,anzi, letteralmente deflagranonon appena le agenzie inizia-no a battere i loro retroscena.

Vertice finiano. Provi a digi-tare i telefonini dei finiani: so-no tutti staccati. Per forza. Sisono riuniti nello studio delpresidente. Ci sono Italo Boc-chino, il vicecapogruppo Car-

Le truppe di Gianfranco si organizzanoBARBARESCHI: “CE NE ANDIAMO. SIAMO TUTTI STUFI DI ESSERE ESCLUSI DAI POSTI CHIAVE”

MAGGIORANZA?

Sotto accusa

la gestione del

partito e un

governo

sempre più a

‘trazione

leghista’

Schifani: “Se cidividiamo, al

 voto”. La goccia

che ha fatto

traboccare il

 vaso la bozza

C a l d e ro l i

Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini (F OTODLM )

melo Briguglio, il vicemini-stro Adolfo Urso, il sottosegre-tario all’Ambiente RobertoMenia. Subito dopo arrivano

Giulia Bongiorno, presidentedella Commissione Giustiziadella Camera e da Flavia Peri-na, direttrice del giornale delpartito, Il Secolo una delle de-putate più battagliere e deci-se. Quello cheFini racconta èun dialogo fra sordi. Berlusco-ni dice: “È tutto a posto: abbia-mo vinto le elezioni, l’agendadelleriforme procede a ritmospedito, non ci sono proble-m i . . .”. La risposta del presiden-te della Camera arriva comeuna tegola: “Ma cosa stai di-cendo? Al Nord la classe diri-gente è in fibrillazione! La Le-ga sta svuotando il partito,stiamo negando la crisi e le dif-ficoltà, così non andiamo danessuna parte”. Quando met-te sul tavolo la proposta dei

gruppi autonomi, Fini preci-sa: “Non faremmo cadere il go- verno, ma ci riprenderemmola nostra autonomia politica”.Nell’incontro con i suoi il pre-sidente della Camera spiegache la cosa più importante è ilmessaggio che si dà all’ester-no. “Noi stiamo difendendo ilPdl dalla Lega, enon il contra-r io”. Aggiungerà in serata laPerina (e nel suo editoriale dioggi): “Adesso si gioca a cartescoper te”.Schifani: voto anticipato.Intanto arriva un primo colpodi avvertimento di Berlusco-ni. È l’unica minaccia possibi-le, ed è affidata alle parole delpresidente del Senato, Schifa-ni: “Leggo della costituzionedi nuovi gruppi... Se si divide

la maggioranza la parola tor-na agli elettori”. La risposta diBocchino è tempestiva:“Schifani sa benissimo che se-condo la Costituzione italianasi va al voto solo quando viene

meno una maggioranza, nonquando si divide”. Infine lanota ufficiale di Fini, che met-te nero su bianco la sua richie-

sta politica: “Berlusconi ha di-ritto di governare fino alla fi-ne della legislatura, perchécosì hanno deciso gli italiani”.Però... “Il Pdl deve avere pie-na coscienza di essere ungrande partito nazionale, at-tento alla coesione sociale delpaese. Motore di riformeequilibrate condivise”.Per Berlusconi il colpo è duro.Si arriva alle nove di sera:“Quella delle elezioni - spiegaBocchino, ospite a Otto e mez-

 zo - è un’arma spuntata. Comefarebbe Berlusconi a farsi vo-tare la sfiducia dai propri de-putati?”. Alla stessa ora Berlu-sconi convoca i tre coordina-tori - Sandro Bondi,IgnazioLaRussae Denis Verdiniper unariunione notturna a Palazzo

Grazioli. Quello che si profila,ancora una volta, è lo spettrodel 1995, quando dopo il “r i-baltone” dellaLega, Berlusco-ni non riuscì ad ottenere le ele-zioni anticipate. Arriva ancheil primo commento di Pier Lui-gi Bersani, leader del Pd: “La verità è che a furia di decreti edi voti di fiducia i problemi delpaese non si risolvono. Sottoquesto dissidio si nascondonoproblemi profondi.Soglia vitale. Quali sono lesoglie che decideranno la vit-toria dell’uno o dell’a ltrocontendente? La prima è lamassa critica. Ai finiani - per poter dar vita a dei gruppi -servono dieci voti al Senato e

 venti alla Camera. Loro dico-no di poter contare su molti

parlamentari. Più di “una set-tantina”, dicono. Sarebbe giàpronto persino i l nome,“Pdl-Italia”. Ha ragione FlaviaPerina: “Stavolta è una partitaa carte scoperte”.

di Sara Nicoli

C’è tempo fino a lunedì.Poi, forse, la legislatura

cambierà. “Vorrei sentire ri-sposte, non si può avere unpartito a trazione leghista”,ha detto Fini durante una

riunione in cui erano pre-senti i suoi fedeli più stretti,ovvero Briguglio, Bocchi-no, Urso, Menia, Bongior-no, Perina, Buonfiglio, Rai-si, Laboccetta e Mazzocchi."”E così, tra l'altro - ha pro-seguito, secondo quantoracconta Laboccetta - si but-tano nel cestino i temi tra-dizionali di 50 anni di de-s tra ”. Ma soprattutto, pro-segue ancora Laboccetta,“a Fini non è andata giùneanche la strategia portataavanti sulle riforme, quella

scelta di tenerlo all'oscuro,di discutere della bozza pri-ma con Renzo Bossi checon chi ha cofondato ilPdl”. Raccontano che nelmomento più caldo delpranzo, quando ormai si eraconsumata la rottura, Berlu-

sconi abbia chiesto a Fini di“dimettersi dalla carica dipresidente della Camera -racconta Quagliariello - incaso di conferma alla forma-zione di nuovi gruppi; nonso dare torto al presidentedel Consiglio e dovrebbeessere anche una sensibilitàdi Fini il prendere le dimis-sioni in considerazione”. “A questo punto può succede-re di tutto - racconta ancorail finiano di ferro - perché ilpresidente della Camera èstato chiaro; con questo Pdl

qui lui non si sente rappre-sentato”. Lo stupore, però,pervade soprattutto l'areadei falchi del partito. E men-tre Giorgio Stracquadanio,l'animatore del sito internet"Il Predellino", dà per scon-tato che Fini ritonerà indie-

tro perchè non “può andareda nessuna parte”, sempreQuagliariello mostra assaimeno convinzione. “Io nonsono in grado di dire cosaabbia fatto saltare il tappo -commenta - ma questa mos-sa è in netto contrasto conla carica che Fini ricopre econ la sua storia; il suo è unerrore politico madornale espero si renda conto che, inquesto modo, non fa che ac-celerare la chiusura antici-pata della legislatura anchese dice il contrario; lo vuole

davvero? Bisogna vederequanto va avanti”. “Va avan-ti, va avanti”, conferma congrande soddisfazione LucaBarbareschi: “Quando sonoarrivato alla riunione dei fi-niani - racconta - lui mi haguardato e mi ha detto: sei

pro nto?” . Pronto a cosa?“Ad andare da soli, ovvio”.Convinti davvero? “Siamotutti stufi - racconta ancora -siamo un gruppo di perso-ne che 'scalpita' da un po',che è stufa di vedere che neiposti chiave alla fine vienemesso qualcuno non si saperché. Ora bisogna contar-si e definire le competenze.Basta con la storia che 'ècolpa della Lega', la Lega la-

 vora benissimo sul territo-rio. Noi invece non lo sap-piamo fare, ed è responsa-

bilità di Berlusconi; io mi vergogno a sentire chi pas-sa davanti al la Camera epensa che ci sono solotroie. È l'ora di andare dasoli, Fini è davvero determi-nato, il Cavaliere lo sap-pia”.

E Feltriprepara iltitolo: “Seva via,me gliocosì”

“F ini se ne va meglio co-sì” questo il titolo

scelto oggi da Vittorio Feltriper aprire il suo “Gior nale”.

“E’ quello che abbiamo sem-pre detto - chiarisce il diret-tore - non si può andare avan-ti in questa maniera, non fabene a nessuno”. Il quotidia-no di via Negri in questi mesinon ha risparmiato criticheal presidente della Cameraaccusato, solo qualche gior-no fa, di essere contrario aldoppio turno per favorire lasinistra: “Vuole vedere il Ca-

 valiere fare fagotto etornarea casa”.Direttore Feltri, siamoall’atto finale tra Fini eBerlusconi?L’impressione è che ci sia-mo. Da moltimesi si respira-

 va un’aria cattiva tra i due, imotivi li abbiamo ripetutimillevolte, risalgono ai tem-

pi del Predellino e tutti se nesono resi conto. Quello di ie-ri pomeriggio è stato l’enne-simo chiarimento oscuro, unincontro che non ha chiaritoniente.Fini lascerà il Pdl?Non credo che abbia ancorapreso la decisione. Ma la suainsofferenza è evidente, puòessere che pensi di andarse-ne ma non so fino a che pun-to gli convenga:se Berlusco-ni dovesse anticipare le ele-zioni, quanti lo seguirebbe-ro? Fini rischierebbe anchedi scomparire.Si parladi quaranta depu-tati pronti aseguire il pre-sidente della Camera.Non si sa bene quanti siano,qualcuno dice quaranta,

qualcuno ventiquattro. Ma inumeri devono passare dallaprova dei fatti. Il Pdl è al go-

 verno, può distribuire cari-che importanti, quanti saran-no quelli disposti a seguireFini in questa sua avventuraminoritaria? Non credo checi sia una folla che prema. Poiio parlo a caldo, magari luiavrà fatto altri calcoli.E’ stata la bozza Calderolia far precipitare la situa-zione?La bozza Calderoli (sul presi-denzialismo a turno unico,ndr  ) ha molto irritato Fini: èstata l’ennesima dimostra-zione che Berlusconi è piùincline a mandare avanti laLega che consultarsi con luiche era il presidente di An.

Ora è il presidente della Ca-mera, ma è evidente che haancora voglia di fare politi-ca.La partita nel centrode-stra la vincerà ancora unavolta Berlusconi?Fini ormai è scollegato dalPdl, è quasi estraneo, al mas-simo ha dietro qualche pat-tuglia. Mi sembra che il rap-portodi forze siacosìa favo-re del premier, che Berlusco-ni non dovrebbe faticare a

 vincere anche questa volta.Federico Mello

Page 4: IlFatto_20100416

5/16/2018 IlFatto_20100416 - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/ilfatto20100416 4/20

 pagina 4

Quando le notizie 

“scomode” finiscono 

in fondo alla scaletta 

S e Silvio Berlusconi dice di fare imiracoli, Augusto Minzolini devestare attento affinché non si

scopra il trucco del suo telegiornale.Un esempio? I comitati cittadini degli aquilaniscendono in piazza con le carriole perrimuovere le macerie dimenticate nel centrostorico colpito dal terremoto. Una protesta

da prima pagina, iniziata in una domenica difebbraio nella città del terremoto.Minzolini quel giorno ha un paio di edizionimattutine del telegiornale per anticipare lanotizia: niente, forse aspetta l'edizionedell'una. A quell'ora potrebbe fare uncollegamento in diretta: niente ancora.Forse rinvia al pomeriggio. Che succede?

Niente, esatto. Nemmeno nell’edizione delle20.Motivazioni fornite ai suoi collaboratori insala riunioni: “Ma le carriole mica sono uneve n t o? ”.Mica. Infatti al Tg1 bastano trenta secondi – intarda serata – per raccontare la rivolta degliaquilani. Questo sì che è un miracolo.

Tutti gli uomini del “d i re t t o r i s s i m o ”6 CAPOREDATTORI CENTRALI. IL CDR: TRASPARENZA SULLE GRATIFICHE ECONOMICHE

S al so ma g g io re

 A ugusto Minzolini premia i col-laboratori più vicini, anche in

senso fisico. C'era Maurizio Cirilli areggere la telecamera per l'edito-riale del 3 ottobre contro la mani-festazione per la libertà di stampa,

il numerodue della serie. Entratoin Rai da operatore con Clemente Mimun al Tg2, ilfiglio Emilianoneha raccolto (da esterno) l'ereditàcon Vincenzo Mollica, Cirilli è il pri-mo candidato per la scrivania dicaporedattore della segreteria diredazione: dove il Tg1 prende for-ma con acquisti e vendite, dove na-sce e muore l'ordinaria ammini-strazione che costa decine di mi- gliaia di euro. L'uscente Pino Ca-serta troverebbe comoda sistema- zione agli Esteri, alla tolda di co-mando lasciata vacante da Moni-ca Maggioni, pronta a completare

la sestina di caporedattori centrali(record assoluto per i telegiornaliitaliani, uno ciascuno per Tg2 eTg3). Leonardo Metalli è compa- gno di vacanze del direttorissimo edunque, per meriti giornalistici oper le estati trascorse insieme, èstato premiato con l'articolo 11:

di Carlo TecceSa l som a g g io re

Il panino del Tg1 non è mai

di giornata. Riempito condichiarazioni di governo,maggioranza e opposizio-

ne. L’agendapolitica è dettata– prendiamo pure il senso let-terale –dall’ufficiostampa delPdl che, all’ingresso della salariunioni, chiama i vicediretto-ri più vicini a Minzolini, Fabri-zio Ferragni e Gennaro Sangiu-liano, e fa la solita ordinazione:“Che fate oggi? Noi possiamofarvi parlare con...”. Il portavo-ce Daniele Capezzone e i ca-pigruppo Fabrizio Cicchitto eMaurizio Gasparri prendono ilposto dei puntini sospensivi. IlPdl gioca d’anticipo, chi cono-sce il poker direbbe: “Ve d o ”. Egli altri concorrenti intornoaltavolo – i partiti del centrosi-nistra – sono costretti al

“buio”. “Non è mai successonella storia del Tg1: c’è chi sce-glie cosa deve lanciare e chideve ribattere a tema”, spiegaun giornalista del settore poli-tico che, nei burrascosi tempid’epurazione, preferiscel’anonimato. “Il Pdl concordala scaletta con la direzione.Può accelerare sulle riformecostituzionali – aggiunge – efrenare sul testamento biologi-co. L’opposizione è passiva:può entrare nella discussionesubendo oppure restare in si-lenzio”. Stabilite le coordinatecon il Pdl, la coppia Ferra-gni-Sangiuliano allerta i gior-nalisti parlamentari, incaricatidi cercare una risposta del Par-tito democratico o dell’Italiadei Valori a una domanda che il

Pdl propone per i suoi interes-si. La politica è mediatica: ilteatrino Tg1-Pdl regge perchénessuno della minoranza puòrifiutareil palco, un minuto di visibilità su Raiuno.

Il Tg1 su commissione è un te-legiornale da costruire, un po’stile Ikea e un po’ bollettino diPalazzo Chigi: “Una sorta di

’fer ragnismo’ dalnome di Fer-ra gni”, commenta AlessandroGaeta, membro del Cdr.La macchina del giornale èuna cucina sbrigativa chesmi-sta servizi e invia giornalistiispirandosi ai contatti di Augu-sto Minzolini: immancabile latelefonata quotidiana con icollaboratori del presidentedel Consiglio e, per le pratichepiù delicate, con il sottosegre-tario Bonaiuti. Il Tg1 proteggeil governo: per eccesso di zelo,a volte, colpisce anche il co-fondatore del Pdl, il presiden-te della Camera: “Raiuno hasempre cercato la distinzionetra partiti e cariche istituziona-li. La seconda o terza caricadello Stato – spiega un inviatodel Tg presente al congresso

Usigrai di Salsomaggiore – me-rita una finestra a parte”. Ep-pure Gianfranco Fini, suo mal-grado, spesso finisce a sottilet-ta nel panino. Nei giorni fortu-nati. Perché un recente conve-gno della fondazione FareFu-turo, seguito dal giornalista Angelo Polimeno, è sfumato inun resoconto di venti secondi.Polimeno ha protestato con ilreggente della politica, quel

Francesco Giorgino “asso pi-glia tutto”, promosso condut-tore nell’edizione delle 20 (insostituzione dell’epurata Ti-

ziana Ferrario) e caporedatto-re centrale. Minzolini ha con-segnato i fili della politica a deicol leghi con le stel le ttepoc’anzi appuntate: al puglie-se Giorgino – attivissimo nellaraccolta di firme pro direttore– e al vice Susanna Petruni, exinviata speciale embedded diPalazzo Chigi/Grazioli. E cosìun intervento (pessimistico)sulla crisi economica di MarioDraghi, qualche settimana fa aBari, viene ignorato all’ora dipranzo e ripescatonelle retro- vie all’ora di cena: il governa-tore della Banca d’Italia intro-duce le notizie di costume, lecosiddette armi di distrazionedi massa che affollano la se-conda parte del giornale. Min-zolini è intollerante alla criti-

ca: il suo mandato sta per com-piere un anno e i dati d’ascolto– che lunedì saranno presen-tati in Cda dal consigliere Riz-zo Nervo – fanno la cornice aun fallimento totale. Spettato-ri in fuga (circa un milione inmeno), share in picchiata(27%, 4,67 punti in meno delpredecessore Riotta), margineridotto sui “r ivali” del Tg5 (3per cento la sera). L’ex squalodellaStampacerca l’affondo suRizzo Nervo: “Non sa leggerele cifre. E’ in atto una campa-gna denigratoria nei miei con-f ronti”. Il presidente della Raiè severo: “Minzolini ha persouna buona occasione per tace-re ”, dice Paolo Garimberti. Ese il pubblico boccia il Tg1,l’azienda concede carta bian-

ca e risorse copiose che con-traddicono le previsioni di Sal-somaggiore: “Lacrime e san-gue”. Minzolini ha scelto trecaporedattori centrali: Giorgi-no, Leonardo Sgura e Filippo

Gaudenzi, presto toccherà aMonica Maggioni. Cinque bar-ra sei in totale: Tg2 e Tg3 nehanno uno ciascuno (da rego-

lamento). Gaudenzi ha la dele-ga alla redazione Internet: cheesiste da unmese, che arruoladodici ragazzi (contrattoa no- ve mesi), che – piccolo parti-colare – è ancora inoperosa. Assunto con la qualifica di vi-cecaporedattore (inedito Rai),proprio per Internet, MarioPrignano (ex L i b e ro ) è g ià di- ventato caporedattore. C’è ungruppo di 14 giornalisti per ilsito, ma non c’è il sito. E in piùc’è la trattativa in corso conRoberto Fontalan, un ex: con-tratto a tempo indeterminatoda 300 mila euro l’anno lordi.Operazioni che sbattonocontro il muro dell’ufficio ri-sorse umane, ultimo residuatodell’opposizione politica di viale Mazzini: nel complesso,

spalmate negli anni, le promo-zioni di Minzolini pesano per quasi due milioni di euro sul bi-lancio. Per accontentarela Le-ga, più gradita dei finiani, il “di-rettor issimo” (dalle intercetta-zioni di Trani, così Berlusconichiamava Minzolini) stava per alzarei gradi a Enrico Castelli.Poi s’è accorto che, per para-frasare una battuta cult di Sal-somaggiore, i capi sono più

numerosi degli spettatori.Lo squalo ha imboccato laterza via: redazione di cor-rispondenza da Milano

coordinata dal Castellimedesimo, un’e n cl aveimmune al Tg regio-nale che da unpaio di settima-ne – incassoimmediatodelle elezioni verdi in Pie-monte e Ve-neto – s fo r -na specialisulla cul-tura deilu m b a rd .

MEDIA AD PERSONAM

vuol dire che copre sempre la stes-sa mansione, ma riceve uno sti-pendio di caporedattore e conducela rubrica di musica 'Note'.La lettera di sostegno a Minzoliniha diviso la redazione tra amici enemici. I super premiati FrancescoGiorgino e Filippo Gaudenzi – en-

trambi caporedattori centrali – hanno promosso il documento afavore del direttore contro la se- gnalazione (danno di immagine,caso Mills) del comitato di redazio-ne ai vertici aziendali. Giorgino eGaudenzi hanno raccolto 92 fir-me, traprecari e colleghiin uscita,sfruttando un vecchio metodo: te-lefonatina dalla stanza di Minzo-lini domanda famelica (“Sei con il capo o no?”). I nomi di chi ha fir-mato li ritroviamo nella lista deipromossi: Mario Prignano (ex Li-bero, da vice a caporedattore),Leonardo Sgura (caporedattore

centrale), Francesca Grimaldi eLaura Chimenti (conduttrici nelleedizioni principali), Fabio Massi-mo Rocchi (prossimo vicediretto-re) e i già citati Giorgino, Gaudenzi, Maggioni, Cirilli e Metalli. Chi si èastenuto è precipitato nella lista diproscrizione. Gli epurati, tolti dal 

video (Ferrario, Di Giannantonio,Damosso) oppure dall'ufficio cen-trale (De Strobel).Non c'è premiosenza prezzo. Pare che Minzolinidistribuisca 'gratifiche'. Tradottodal gergo Rai: gettoni in busta paga – una tantum – per ringraziare icolleghi per il lavoro svolto. Il co-mitato di redazione ha chiesto no-mi e quantità, ma Minzolini tergi-versa. In programma c'è l'ingaggiodi Roberto Fontolan, ex di Saxa Ru-bra: il direttorissimoha conferma-to la trattativa, definita in “fas eavanzata”. Andrà a buon fine: of-fre 300 mila euro lordi l'anno.

Le dirette con

gli uomini

di Cicchitto,

quelle con

Bonaiuti. E le“sottilette”per

i servizi con Fini

CASO RUFFINI

Nel ricorso le minacce di B

È uno dei bersagli della “cr icca” del telebavaglio sco-perchiata dall’inchiesta di Trani. Lui è Paolo Ruffini,

ex direttore di Raitre. Sembrava destinato a guidare RaiDigit. Ma il punto è un’altro: ha fatto causa all'aziendaper chiedere di essere reintegrato. È lui l’uomo che hainventato i vari “Ballarò”, “Presa diretta”, “Che tempoche fa”. Nel suo ricorso Ruffini ricorda che i risultatiottenuti in termine di audience e qualità gli sono valsi

invece ripetuti attacchi di “natura politica”.Ruffini ricorda esplicitamente l’intervento del premier a “Porta a porta” del 15 settembre del 2009 e la te-lefonata a gamba tesa durante il “Ballarò” del succes-sivo 27 ottobre, quando il Cavaliere attaccò il con-duttore Giovanni Floris e la rete urlando “lei fa deiprocessi pubblici nei miei confronti e senza contrad-dittorio nella tv pagata dai cittadini. Le ricordo che la tv non è sua”.E ancora in un’altra occasione: “La Raitre di Ruffini siconferma come una repubblica separatista all’inter nodel servizio pubblico radiotelevisivo”. Parole difficili daeq u i vo c a re .Ruffini è fuori. Quel che l’azienda sta diventando èsempre più chiaro.

Au g u s t o

Minzolini,

direttore del Tg1

SE TELECOMANDOTg1 “sotto dettatura” del Pdl, costi boom e ascolti flop

Minzolini insulta: dati falsi. Garimberti: la smetta

Quelli su

Draghi vanno

a soffietto

E le nuove

p ro m o z i o n i

costano 2

milioni di euro

Fedeli,

fedelissimi

e cooptati

I fuori linea?

Tolti dal video

come la

Ferrario & Co

Page 5: IlFatto_20100416

5/16/2018 IlFatto_20100416 - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/ilfatto20100416 5/20

 Venerdì 16 aprile 2010

Ossessione Noemi:bavaglio alla stampa

INTERCETTAZIONI, LE “C OR R EZIONI”

NON SFIORANO LA CENSURA-PUBBLICAZIONI 

MEDIA AD PERSONAM

le opinioni ìBianconi 

Così non tutelano

neanche gli imputati

“U na pre-messa è

necessaria: nonsappiamo anco-ra come andrà a 

finire la vicenda. Dettoquesto, credo che se real-mente dovessero impedi-re la diffusione delle in-tercettazioni o di tutti gli atti di indagine, sarebbeimpossibile spiegare il motivo per il quale una persona è stata rinviata a giudizio, arrestata o al-tr o”. Giovanni Bianconi è una delle firme d’inchie-sta del “Corriere della Se-ra”, sul campo ogni qual  volta c’è da raccontare un

angolo di malaffare italia-no. “Vede, con una linea del genere, sarebbe statoimpossibile raccontaretutte le più grandi inchie-ste degli ultimi vent’anni.Inoltre, c’è un aspetto an-cora trascurato: conosce-re gli atti, è anche nell’in-teresse degli stessi impu-tati per ottenere un’infor-mazione completa, quindi corretta. Come è successonel caso delle presunte violenze sessuali a Rigna-no Flaminio”.

Ruotolo 

Rischiamo di non

poter più raccontare

“S emplice,così non

potremmo piùinformare, rac-contare in dif-

ferita”, spiega Guido Ruo-tolo, giornalista de “La Stampa”. “Un esempio?Lasciamo fuori il solitoSilvio Berlusconi e chi gli sta attorno, ma prendia-mo in considerazione Co-simo Mele: lui era statoeletto nelle liste dell’Udc,quindi aveva siglato unpatto con i suoi elettori  basato sui principi cattoli-ci. Li ha traditi, nel mo-mento in cui è stato pizzi-cato con la Zenobi in una 

notte di sesso e cocaina.Noi abbiamo informato,monitorato. È il nostro la- vor o”. “Quali grandi in-chieste non avrei potutoseguire? Bé, un po’ tutte,ma delle ultime mi vienein mente quella sull’ex se-natore Di Girolamo, Mo-kbel e l’‘Ndrangheta; op-pure gli uomini della ‘cricca’ e i ‘Grandi appal-ti’. Se poi vogliamo torna-re a un recente passatoecco l’inchiesta su Calcio-poli”.

D’Av a n z o 

Uccide la cronaca

giudiziaria

“I l mio lavo-ro cambie-

rà, come quellodi tutti”. Giu-seppe D’Av a n -

zo, vicedirettore de “La Repubblica” e firma di punta del quotidiano di-retto da Ezio Mauro, èpreoccupato ma non di-spera: “È chiaro che il di- vieto di pubblicare, o an-che solo di raccontare, leintercettazioni telefoni-che uccide la cronaca giu-diziaria, ma non è dettoche non si possa più fare. Anzi, è più divertente, an-che se più difficile, muo- versi in campo aperto,

fuori dal perimetro dellecarte dei tribunali. Viveresulla pubblicazione di atti ordinati dalla magistratu-ra è un po’ un lavoro da saprofita. Le cose migliori non vengono mai dalleinter cettazioni”. Un esempio per tutti, il caso Telekom Serbia: “Gli imbrogli della commis-sione – racconta D’Av a n -zo – li abbiamo scoperti prima. Soltanto dopo èscattata l’inchiesta della Procura di Torino”.

Chiocci 

P re o c c u p a r m i ?

Io dico di no

“D ovrei es-ser e

preoccupato: da 15 anni la mia at-tività è andare a 

caccia di intercettazioni. Me-glio se coperte dal segreto.Ma non lo sono: è necessariofrenare la divulgazione sel- vaggia di conversazioni checoinvolgono persone estra-nee alle indagini e senza ri-lievo penale”. Così Gian Marco Chiocci de “Il Giorna-le”. “Aspettare il vaglio di un giudice non è un attacco a democrazia e libertà di stam-pa. Personalmente, dal de-posito degli atti, ho scopertod’essere stato intercettato e

pedinato per tre anni per aver svelato il nascondigliodi Licio Gelli: se gli atti fosse-ro finiti anzitempo agli ami-ci del Fatto, forse, avrei lettosul vostro quotidiano l’inter -pretazione che gli inquiren-ti davano alla chiacchierata con mia madre, definita “in codice”: parlavamo di fichi emozzarelle da comprare “al solito posto”. Un mio scoopche rischierebbe di non es-sere pubblicato? La foto del portavoce di Prodi beccatocon un trans”.

di Antonella Mascali

Se il m a q u i l l a ge pro firmadel Quirinale il Pdl è di-sposto a farlo alle mo-dalità delle intercetta-

zioni (si tornerebbe ai “gra - vi indizi di reato” della leggeattuale invece che agli “e vi-denti indizi di colpevolez-za”), neppure prova a fareun minimo ritocco alle nuo- ve regole per la stampa. Igiornalisti vanno zittiti pun-to e basta.Berlusconi non vuole che siripeta un’altra estate comequella dell’anno scorso con

i casi Noemi Letizia e Patri-zia D’Addario, passati in se-condo piano solo grazie al“Marrazzo gate”. Vuolescongiurare che finiscanosui giornali le sue pressioni,come quelle sul commissa-rio dell’Agcom Innocenzi ele sue sviolinate al “diret to-r issimo”del Tg1, Minzolini,registrate dagli inquirenti diTrani. Non vuole neppureche ci possa essere un’alt ra“gogna mediatica”, come lachiama lui, rappresentatadalle intercettazioni su Ber-tolaso, Balducci e la sua“cr icca”.Quindi se l’age n d a dellamaggioranza sarà rispetta-ta, a metà maggio la legge verrà approvata al Senato.

Poi a giugno ci sarà il pas-saggio definitivo alla Came-ra. Se il presidente Napoli-tano firmerà, il bavaglio aigiornalisti sarà messo con laprima calura dell’estate. Ilddl vieta la pubblicazione,anche “parziale, per rias-sunto o nel contenuto” de-gli atti relativi alle intercet-tazioni anche se non più co-perti dal segreto istruttorio,

Il Capo e

il fantasmadi Casoria

e della

D’Addario:

niente scandali

sui giornali

fino al termine dell’udienzapreliminare. Viene così re-

so carta straccia il diritto dicronaca. Per esempio, ave- vano o no i cittadini il di-ritto di sapere che alla cli-nica Santa Rita di Milanoc’erano medici senza scru-poli che non hanno esitatoa operare pazienti sani, amenomarli, pur di gonfiarsiil portafogli? Avevano o no icittadini il diritto di sapereche nel 2005 l’allora gover-natore di Bankitalia, Fazio,invece di essere arbitro del-la scalata alla Bnl era di par-te, quella dei “furbetti delquar tier ino”? Secondo i so-stenitori di questa legge,no.A p p ro fo n d i a m o altri di- vieti. Fino a quando l’inte-ressato non ne è a cono-

scenza, è vietata la pubbli-cazione delle richieste dimisura cautelare. E mai, inalcuna forma, si possono ci-tare le eventuali intercetta-zioni (quasi sempre presen-ti) allegate all’ordinanza delgip. Quindi il giornalistapuò scrivere che tizio è fi-nito in carcere ma non puòneppure fare intuire al let-tore quali siano le provedell’accusa. Gli editori che violeranno questi divieti sa-ranno puniti con multe finoa 465 mila euro. Per i gior-nalisti arresto fino a 30 gior-ni o ammenda fino 10 milaeuro. E’ la fine della libertàdi stampa specie per i pic-coli organi di informazio-ne.

Gli editori di media “pove-r i” non pubblicheranno no-tizie vietate, per non ri-schiare la chiusura. Suigrandi giornali le leggere-mo magari solo quando glieditori, spinti da interessipolitico-economici, saran-no disposti a sborsare alcu-ne centinaia di migliaia dieuro. Ci saranno anche igiornalisti liberi che scrivo-no su mezzi di comunica-zione liberi e che sono di-sposti a rischiare il carcere.Fino a 3 anni, se si pubblica

il contenuto o il riassunto diintercettazioni destinate al-la distruzione perché nonhanno rilievo penale. Mapossono averne a livello so-ciale.Roberto Natale, presidentedell’Fnsi, il sindacato dei

giornalisti, vuole sperareche alla maggioranza torniil buon senso ma se non cisaranno cambiamenti saràprotesta: “Il 30 giugno del2007 abbiamo scioperatocontro il ddl Mastella e al-lora al governo c’era Prodi.Faremo altrettanto. Non tra-lasceremo neppure altrestrade: la Corte costituzio-nale, la Corte di Strasburgo,la disobbedienza professio-nale”.La Fnsi ricorda qual è lamediazione del sindacatoper conciliare il diritto-do- vere di cronaca con il ri-spetto della privacy: “Siamodisposti a rispettare il divie-to di pubblicazione di inter-cettazioni relative a perso-

ne estranee alle indagini orelative alla sfera privata de-gli indagati. Ma non può es-sere accettabile – chiar isceNatale – che sulle intercet-tazioni già a conoscenzadelle parti e che sono di in-teresse pubblico debba ca-lare un incomprensibile si-lenzio. Se dietro l’assegna-zione di appalti di pubblicici sono mazzette, pubblica-re le intercettazioni che neparlano non è intrusionenella vita privata ma un fat-to di rilevanza sociale”.

P er mere questioni di spazio fisico alcu-ne notizie non “entrano” nel Tg1? Be-

ne, non disperatevi, c’è il Trio Medusa. Li ab- biamo visti in questi mesi in azione a “Parla con me”. Loro, indefessi denunciatori di scandali che Minzo avrebbe voluto urlare ma sai la vita...Insomma, eccoligli “ausiliari del Tg1”, coloroche salvano dalle involontarissime “censur e”.Dal “gioco di stendersi a pancia in giù nei posti 

più strani” all’ “arrivo nei negozi dello scanner per le scarpe su mi-sura”:per quellocheil direttorissimo non può approfondire -tra una saga del car-do e una nuvola clep-tomane - ci sono gli “ausiliari del Tg1”.

TRIO MEDUSA

Gli “ausiliari”dello scoop perduto

Più carcere per tuttiIl testo della Camera

Vietata la pubblicazione, anche parziale, degli attirelativi alle intercettazioni anche se non più coperteda segreto istruttorio “fino alla conclusione delleindagini preliminari ovvero fino al terminedell’udienza preliminare”.Gli editori che violeranno il divieto saranno puniticon multe fino a 465 mila euro.Per i giornalisti è previsto l’arresto fino a 30 giorni oun’ammenda fino a 5 mila euro che arriva fino a 10mila se si tratta di intercettazioni.Chi pubblicherà il contenuto o il riassunto delleintercettazioni di cui è stata ordinata la distruzione,sarà punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni.

Si potrà “ascoltare” 

per “gravi indizi di reato” 

e solo gli indagati 

I l disegno di legge sulle intercettazioni,oltre a mettere il bavaglio ai giornalisti,rischia di rendere impossibili le indagini.

Lo sanno anche i moderati del Pdl e i finiani, chetentano una mediazione. Molto ruota attorno allafrase “evidenti indizi di colpevolezza”, chelimiterebbe in modo sostanziale l’ e s e rc i z i odell’azione penale da parte dei magistrati

inquirenti. Nelle riunioni delle ultime ore si èpensato di tornare indietro alla definizione di “g r av iindizi di reato”, prevista dal Codice per poterautorizzare gli ascolti. Si potrebbe poi giungere aduna limitazione temporale delle intercettazioni,possibili entro un periodo di tempo non superioreai trenta giorni, rinnovabili laddove l’inchiesta -grazie alle intercettazioni - prenda ulteriormente

corpo. Ci dovrà essere anche una connessione trail soggetto da intercettare e il reato, ovvero sipotranno “a s c o lt a re ” solo le persone indagate o adesse collegate. Una stretta si avrà anche sullaresponsabilità del procuratore generale rispettoalla fuga di notizie, da cui dipenderà tutto ciò cheesce da quegli uffici. Modifiche che lascerebberoimmutata gran parte del testo.

La Fnsi: non ci

faremo chiuderela bocca

Pronti allo

sciopero e alla

disobbedienza

p ro f e s s i o n a l e

Page 6: IlFatto_20100416

5/16/2018 IlFatto_20100416 - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/ilfatto20100416 6/20

 Venerdì 16 aprile 2010 pagina 6

cora considerarsi una dellemaggiori democrazie occi-dentali?Se io fossi in voi andrei in America, in Francia, in Russia.Chiederei a chi lavora conObama o Sarkozy di raccon-tare, off records, come vedonoBerlusconi e la sua politica. Almeno vi rendereste contodi cosa pensano. Ci sono po-chi leader nel mondo che at-tirano l’attenzione, e Berlu-

sconi è uno di questi.Così come Obama. Comesi comporta con la stampa?Molto bene. Il suo è un go- verno improntato alla traspa-renza, al raggiungimento de-gli obiettivi. Per fortuna, per-ché l’America è messa davve-ro male.Quali sono i settori più incrisi?Le infrastrutture, l’educazio-ne, l’economia che cominciasolo ora a riprendersi.E’ fondamentale, inquesto periodo co-me nell’era di Bu-sh, avere unastampa libera.Quando i reporter cercano la verità,le cose migliora-

no.E questa è l’impor-

di Luca De Carolis

N on ha ancora deciso se sicandiderà alla direzione,

ma la sfida la intriga.Una sfidacomplicata, “perché discuteredel futuro del M an i fest o signifi-ca confrontarsi anche su cos’è

la sinistra e su cosa sono diven-tati i giornali”. La settimanaprossima Norma Rangeri, criti-ca televisiva con un importan-te passato da cronista parla-mentare, potrebbe diventare ladirettrice del quotidiano co-munista, con il compito di ri-lanciarlo. Senza l’aiuto di Mi-chele Santoro “perché le vocisu una sua entrata nel M an i fest osono solo sciocchezze”.I giornali la descrivono co-me la direttrice in pectore.Si sente pronta?“Innanzitutto, non è sicuro che

mi presenti. Martedì prossimoci sarà un’assemblea,in cui va-luterò gli orientamenti della re-dazione per poi decidere. Per essere nominati direttore del

 M a nife s to serve la maggioranzaassoluta dei voti (il 50% piùuno, ndr  ) tra tutti coloro che la-

 vorano al giornale: obiettiva-mente è un quorum molto al-to”.L’anno scorso lei si presentòsenza raggiungerlo.“Proprio perché servono tanti

 voti: ottenni la maggioranza re-lativa, non quella assoluta”.Questa volta però potrebbefarcela. Qual è il M a n i fe st oche ha in mente?“È una domanda complicata:bisognerebbe prima chiarirecos’è lasinistra oggi, ecosa so-no diventati i giornali. Di certo,

 vorrei un M an i fe s t o aperto al di-

battito, capace di rivolgersi auna sinistra critica, che c’è mache ha grande difficoltà a farsisentire. Una sinistra poco rap-presentata dai mezzi di infor-mazione”.Alcuni giornali hanno scrit-to che vorrebbe coinvolgere

Michele Santoro, come par-tner editoriale e collabora-tore .“Tutte favole. Io e gli altri duemembri del comitato di gestio-ne del giornale (Loris Mazzettie Angelo Mastrandrea,ndr  ), as-sieme al direttore ValentinoParlato, abbiamo semplice-mente discusso con Micheledell’ipotesi di un convegno sul-la sinistra, da organizzare assie-me. Sarebbe un modo ancheper celebrare il 40° anno di vitadel M a nife s to, trafine maggio einizio giugno.

Di certo c’è che la situazio-ne del M a n i fe st o non è sempli-ce .“La situazione è molto grave, è

 vero. Il taglio dei contributiall’editoria e il generalizzato ca-lo di vendite dei giornali ci fan-no navigare in acque difficili.

 Attualmente vendiamo attor-no alle 19.000 copie in edicola,più qualche migliaio di abbo-namenti. Dovremo cercare dimigliorare questi numeri”.Quanto vi ha danneggiato lascomparsa della sinistra ra-dicale dal Parlamento?

“Sicuramente ha influito, per-ché è stato un fatto cheha toc-cato tutta la società”.Lei è una critica televisiva:questo potrebbe renderlepiù difficile il lavoro da diret-trice?(Ride, ndr  ) “Guardi, io sono di-

 ventata critica televisiva, e nonmi spiace affatto, dopo anni dacronista parlamentare. Nel1992, con Tangentopoli, la po-litica si è “trasfer ita” sulle tele-

 visioni, e io l’ho seguita. Dicia-mo che ho cambiato punto diosservazione: dal Parlamentoal piccolo schermo. Gran partedel mio lavoro riguarda tra-smissioni politiche. All’inizio

 vedere certe cose in televisio-ne mi era difficile: ora siamoquasi alla repulsione fisica. Lapoliticaè ovunque. E nonè unbel vedere”.

Il Watergate,

l’inchiesta che portò 

alle dimissioni di Nixon 

L o scandalo Watergate cominciò nel 1972.In quell'anno, a novembre, Nixon vennericonfermato alla casa Bianca. Ma cinque

mesi prima della sua rielezione, il 18 giugno 1972, igiornali pubblicarono la notizia di un'incursione dicinque ignoti negli uffici del comitato elettoraledemocratico, all' hotel Watergate. I cinque, a cuivennero collegati in seguito altri due complici, furono

sorpresi dalle guardie notturne mentre sistemavanomicrofoni spia sotto le scrivanie. All'inizio, la notiziapassò quasi inosservata, ma a gennaio 1973 si sapeva giàche i sette erano tutti più o meno collegati al partitoRepubblicano. In particolare, uno dei cinque, JamesMcCord, era un ex funzionario della Cia. QuandoMcCord fu chiamato in tribunale, due giovani cronistidel Washington Post assistettero alla deposizione. Bob

Woodward e Carl Bernstein, questi i loro nomi, sigettarono quindi a capofitto in un'inchiestagiornalistica. A quel punto, Woodward entrò incontatto con un misterioso informatore,immediatamente soprannominato "gola profonda".Oggi sappiamo che si trattava di Felt, che potevacontare su informazioni riservate in possesso dell'FBI.Le scoperte dei due portarono alle dimissioni di Nixon.

di Beatrice Borromeo

“Io non parlo mai dellapolitica interna deglialtri paesi. Ma in que-sto caso farò un’ecce-

zione: perché ho vissuto qui,amo questa nazione, ho stu-diato il vostro sistema e so-prattutto perché i problemidell’Italia sono ovvi. Avere unpresidente del Consiglio checontrolla i mezzi d’infor ma-

zione è un pericolo paleseper la democrazia ”. Parla CarlBernstein – premio Pulitzer per aver denunciato lo scan-dalo del Watergate, appenaarrivato a Roma per parteci-pare a un dibattito sul gior-nalismo all’Auditor ium.Nell’ultima campagna elet-torale qui in Italia, i più im-portanti programmi d’in-formazione televisivi delservizio pubblico sono statichiusi con la scusa della parcondicio. Sarebbe potutosuccedere in America?No. Non sarebbe mai potutosuccedere. A parte rare situa-zioni, si può dire che i gior-nalisti americani possono la- vorare in grande libertà.

Quindi cosa pensa di quelloche succede qui in Italia?Penso che i nemici della liber-tà di stampa, soprattutto du-rante quest’ultima campagnaelettorale, abbiano vinto. Maallo stesso tempo la gente sache ci sono sempre più postidove possono andare per tro- vare le informazioni. Una del-le cose meravigliose del Webè che, a meno che non si trattidella Nord Corea o della Cina,le notizie si possono trovarelì.Il Fatto ha pubblicato delle

intercettazioni in cui il pre-sidente Berlusconi ha chie-sto al garante per le Co-municazioni di chiudereAnnozero, e una delle pun-tate più osteggiate è stataproprio quella sullo scan-dalo D’Addario, dove leiera ospite.Ma sa che ho visto Berlusconioggi? Mia moglie e io cammi-navamo in via Margutta e ab-biamo visto una folla davanti aun negozio di antiquariato.L’ha salutato?La sicurezza non voleva farmientrare ma ho mostrato il tes-

serino da giornalista e mi han-no lasciato stare. Ho sbirciatonel negozio e l’ho visto.Cosa stava facendo?Indovini? Usava il telefono.Ma non usava il suo: quellodel negozio!E chi chiamava ?Questo è il punto: o telefona- va al proprietario dell’anti-quariato, oppure non volevausare il suo cellulare. Secon-do me è entrato solo per te-lefonare. Lei che pensa?Ritorniamo all’Agcom.Berlusconi non ha subitoparticolari conseguenze.Ogni nuovo scandalo sem-bra far dimenticare quelloprecedente. Secondo leiperché la gente non reagi-sce ?

E a lei perché interessa? Il suolavoro è dare le notizie, quelloche la gente fa con le infor-mazioni è una scelta loro, nonsi può controllare. Lo scanda-lo del Watergate è emerso, e

GIORNALISMI

CARL BERNSTEINL’ITALIA È UN PAESECOMPROMESSO

“La gente non reagisce?Ma il nostro lavoro è dare le notizie”

siamo stati fortunati, perchétutto il sistema politico fun-zionava, era sano a tutti i li- velli: dal giornalismo al con-gresso. E quando abbiamoscritto i nostri articoli, la gen-te ha risposto: ha detto ba-sta.Quindi la società passiva èfrutto di un sistema malatonel suo complesso?Certo: l’Italia è un paese cheovviamente è compromesso alivello politico. E’così da mol-to tempo e dubito fortementeche potrebbe accadere inqualunque altra democrazia

europea a questi livelli. Ora,con Berlusconi, tutto ciò è al-la luce del sole: ma è partitoanche da prima. Resta comun-que il fatto che il nostro la- voro è di raccontare e basta.Secondo lei l’Italia può an-

tanza del giornalismo inve-stigativo: com’era la situa-zione quando c’era l’Am-ministrazione Bush?Era una presidenza completa-mente basata sulle bugie, suitentativi di non far emergerela verità. Ma quando la guerrain Iraq di Bush e di Cheaney ha cominciato ad andare ma-le, i giornalisti inviati in Iraq hanno fatto un ottimo lavororiportando i fatti. Quello che

sappiamo è grazie a loro: han-no scavato, hanno fatto il loromestiere. E la gente, grazie aloro, ha potuto sapere.Lei è la prova vivente che ilgiornalismo può cambiarela Storia.Ma il nostro lavoro, ripeto, èsoltanto raccontare onesta-mente tutto quello che vedia-mo. Se tutti lo fanno, la demo-crazia regge. Ma non bisognafarlo per cambiare la Storia,

non è questo il nostrod overe.

Come defini-sce lei il servi-zio pubblico?Quello in cui ungiornalista sichiede: “E’ unanotizia?”. E, se

 valuta che lo è,la pubblica.

“Ve n d i a m o

attorno alle

19.000 copie

in edicola, più

qualche

migliaio di

abbonamenti”

I due giornalisti al cinema

REDFORD & HOFFMAN“Tutti gliuomini delP re s i d e n t e ”(Alan J. Pakula,1976) è ilclassico perantonomasiadel filmd’inchiesta asfondo politico.Tratto dal libroo m o n i m o,a Woodward eBernstein

diedero il voltoRober tRedford eDustinHoffman

Norma Rangeri (F OTO IMAGO E CONOMICA )

Sulle traccedel premier 

“Oggi ho visto

Berlusconi da un

antiquario che

telefonava, ma

con il telefono

del negozio

”Norma Rangeri e la sfida della direzione del “M an i fe s t o ”LA CRITICA TELEVISIVA PENSA ALLA CANDIDATURA: “DISCUTERE SUL FUTURO DEL GIORNALE VUOL DIRE INTERROGARSI SU COS’È LA SINISTRA”

Il decano del giornalismo

americano visto

da Emanuele Fucecchi

Page 7: IlFatto_20100416

5/16/2018 IlFatto_20100416 - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/ilfatto20100416 7/20

 pagina 7 Venerdì 16 aprile 2010

ra Arossa – poi vedremo. Secon il tempo le richieste doves-sero aumentarecambieremo ilmodello organizzativo.Per orala pillola dovrebbe essere uti-lizzata nel 15-20% dei casi”.L’effetto Cota, inogni caso, haprodotto i suoi frutti: “Lavor ia-mo con una pressione addossosenza precedenti – ancora Via-

meno due notti epermessi di uscitadisposti soltanto“per gravi motivi”su autorizzazionedella direzione sa-nitaria, oltre a unmonitoraggio co-

stante di tutti gliinterventi e dieventuali compli-canze post-inter-

 vento. Rimane co-munque salva lafacoltà della paziente di rifiuta-re il ricovero tra la prima e laseconda somministrazione:“Se non ci sono controindica-zioni a trattenere le donne – di -chiara Silvio Viale, il ginecolo-go cheha avviato la sperimen-tazione al Sant’Anna –ciascunadi loro potrà assumersi la re-sponsabilità di lasciare l’ospe -

dale”. Ed è quanto più frequen-temente accade: “In Toscana –ricorda Viale –dove il protocol-lo prevede il ricovero ordina-rio, nessuna paziente è mai ri-masta ricoverata”. Tra Viale e ildirettore del Sant’Anna Walter 

 Arossa non sono mancati gli at-triti, ma alla fine si è trovato unaccordo: “Partiamo così dichia-

Il senatore e quel 

comune laziale sciolto 

per infiltrazioni mafiose 

Q uando il prefetto di Latina, BrunoFrattasi, lesse gli atti dellaCommissione d’accesso al comune

di Fondi, non ebbe dubbi: va proposto loscioglimento. Troppe le infiltrazioni dellaCamorra e della ‘Ndranghetanell’amministrazione, troppi i legami con settoridella burocrazia. E poi il territorio, le indagini dei

carabinieri, e soprattutto le inchieste dellaProcura antimafia di Roma, “Damasco 1 e 2”,raccontavano di una città con il mercatoortofrutticolo piu’ grande d’Europa, che aveva giàsuperato il livello di guardia delle infiltrazionimafiose. Quel Prefetto venne duramenteattaccato dal senatore Claudio Fazzone, i notabilia lui vicini parlarono di “corpi deviati dello Stato”.

Il comune di Fondi non venne sciolto per mafiacon uno stratagemma – i consiglieri si dimiserospontaneamente evitando il commissariamento – che è diventato un precedente pericolosissimo.A Fondi si è votato a marzo, hanno vinto gliuomini di Fazzone. Ora governano esattamentequelli di prima. Prima, quando la mafia comandavae aveva suoi pupi al comune.

CERCA UN POSTO ANCHE LUICaos a Latina: si dimette il sindaco pizzicato mentre

chiede alla Polverini raccomandazioni per le figliedi Enrico Fierro

 A 

lla f ine ha vinto lui,Claudio Fazzone, ras del

Pdl nel sud Pontino, se-natore e padrone diFondi. E’ riuscito a far dimet-tere il suo eterno nemico, Vincenzo Zaccheo, da sinda-co di Latina. Si va tutti a casa,da oggi arriva il Commissarionella città dove la destra ha dasempre maggioranza bulga-re. Zaccheo è il sindaco di- ventato famoso per il duettocon Renata Polverini trasmes-so da “Striscia la notizia”. I ba-ci, gli abbracci, e soprattuttoquelle due richieste. Una colpensiero alla famiglia, “Renàricordati delle mie figlie”, l’al-tro con l’occhio rivolto agliaffari e al potere politico. “Miraccomando Fazzone, nunglie dà più appalti”. Scene daregime, un misto di nostalgie

fascistoidi e clientelismo diantica marca democristiana.Z a c c h e o, ex missino, e Faz-zone, ex galoppino di NicolaMancino quando era poliziot-to e uomo di scorta dell’a lloraministro dell’Interno. En-trambi colonne del Pdl piùforte del Lazio, due uomini daanni impegnati in una ferocelotta di potere. A Latina an-cora ricordano la scena di treanni fa, quando Zaccheo riu-nì i suoi supporter in un al-bergo per lanciare la sua can-didatura e Fazzone non si pre-sentò. Gli fece il vuoto intor-no impedendo anche agli al-tri notabili di portare una pa-rola di conforto. La manife-stazione fu rinviata e quandoil ras di Fondi si decise final-

mente ad essere presente,per tutta la sera ostentò pla-tealmente il suo impegno: di-segnare pinocchietti su un fo-glietto di carta. “Zaccheo –sentenziò quella sera Fazzone

con i suoi – non può fare ameno di noi. Noi possiamotranquillamente fare a menodi lui”.

E per far capire al suo rivalecome stavano le cose ordinòil voto disgiunto, costringen-dolo ad un umiliante ballot-taggio. Si odiano i due, al pun-to che Zaccheo vede la manodel suo “nemico” dietro ilblitz di “Str iscia”. “Io quellefrasi non le ho dette, ascol-tate l’audio, è un falso, hannosottotitolato in quel modoper sputtanarmi”. E poi le fi-glie, che anche a Latina so“piezz’e core”. Gli amici diFazzone insistono: Zaccheoha chiesto proprio una rac-comandazione, una consu-lenza, un incarico. Lui, inve-ce, si difende. “La mia primafiglia si è laureata in Giuri-sprudenza con 110 e lode elavora in un affermato studio

legale, l’altra si sta laureandoalla Luiss e vuole entrare inmagistratura”. Una difesablanda, imbarazzata, la dimo-strazione che a Latina e nelsud Pontino, le cose vannocosì. Chi ha potere può tutto.Ma la gaffe del sindaco è l’oc-casione per Claudio Fazzonedi regolare una volta per tuttei conti: “Le parole di Zaccheodimostrano quello che è. Pro- vo solo pena nei suoi con-fronti, è una cosa vergogno-sa. O si dimette lui o lo de- vono dimettere”.E così il senatore, esper tis-simo in raccomandazioni,settore privilegiato la sanitàpubblica, un recordman cheha firmato una sessantina dilettere di segnalazioni per im-

prese, medici, fornitori e por-tantini, ora al centro di una

Uno dei fotogrammi trasmesso ieri

da Striscia con il colloquio

tra la Polverini e Zaccheo (F OTOANSA )

POLITICHE

inchiesta della procura di La-tina, può vestire i pannidell’indignato moralizzatore.Lui, protettore e sponsor de-

gli amministratori di Fondicollusi con la Camorra casa-lese e con la ‘Ndrangheta deiTripodi, il socio in affari dipersonaggi in odore per la ge-stione di un capannone co-stato qualche miliardo di vec-

chie lire allo Stato e mai en-trato in funzione.Ma dietro la lotta tra i dueras del Pdl c’è altro. Erano

giorni che Claudio Fazzonemanovrava per far cadere lagiunta Zaccheo. Prima con leminacce di crisi, poi con ledimissioni di 16 tra assessorie consiglieri comunali dellamaggioranza da lui controlla-ti. “Il leader del partito è Faz-zone – è stata la parola d’or-dine – Zaccheo non può faretutto da solo deve parlare conClaudio”. Un bel gruppo alquale si sono aggiunti i con-siglieri dell’opposizione finoa raggiungere la quota di 23consiglieri, un numero suffi-ciente per lo scioglimento. Iltutto a Latina, una città de- vastata dalla crisi economica.Una sola scena: mentre la lot-ta di potere tra i notabili delPdl raggiungeva il suo punto

piu’ alto, 800 lavoratori della

“Br istol”, una multinazionalefarmaceutica, facevano unsit-in sotto la Prefettura, a po-chi passi dal comune. E nella

piu’ totale solitudine.Perché a Latina la posta ingioco è un’altra. I piani urba-nistici, gli interessi in città esulla costa, gli appalti e la ri- valutazione delle aree. E poic’è Fazzone che sta giocandouna partita tutta sua e non vuole ingombri. Alcune frasidella Polverini rubate da “Str i-scia” non gli sono piaciute.Quando Zaccheo ricorda allanuova governatrice che Faz-zone ha perso 9mila voti, e leirisponde in romanesco “eche non lo so”, Fazzone per-de le staffe. Lui si è candidatonuovamente alla Regione per entrare in Giunta, e con unassessorato di rilievo. La Sa-nità, o un altro settore pesan-te, oppure il posto piu’ am-

bito: vicepresidente della

Giunta. Per questo ha armatola guerra di Latina, per far ca-pire alla Polverini che a Fon-di, Latina e dintorni i conti li

deve fare con lui. “Z ac ch e onon è nessuno”, hanno ripe-tuto i suoi fedelissimi in que-sti giorni di visite a Latina deimaggiorenti del Pdl e delladestra, da Storace a Gasparri.Una mediazione l’ave vanopure tentata offrendo al sena-tore la poltrona di Presidentedel Consiglio regionale. Luinon li ha voluti neppureascoltare. “Non posso torna-re indietro di dieci anni,quando alla Pisana c’era Sto-ra c e ”. Dieci anni, il poteredell’ex poliziotto è cresciuto.Ora è un uomo da 28mila pre-ferenze, il consigliere regio-nale piu’ votato del Lazio. A Fondi comanda su tutto. Nep-pure un Prefetto è riuscito adaverla vinta con il padrone

dei voti Claudio Fazzone.

diStefano Caselli

Molto rumore per nulla, co-me del resto era prevedibi-

le. Ora che Roberto Cota si èufficialmente insediato allapresidenza della Regione Pie-monte, è finita la melina sulla

pillola abortiva Ru486. Gli ana-temi post-voto del successoredi Mercedes Bresso, che avevaminacciato di far “marcire inma gazzino” le confezioni delfarmaco invitando i direttoridelle Asl a bloccare la sommi-nistrazione del farmaco fino alsuo avvento, hanno solo pro-

 vocato un ritardo di un paio disettimane.L’Ospedale Sant’Anna di Tori-no – che dall’estate 2006 con-duce la sperimentazione dellaRu486 –ha approvato la versio-ne definitiva del protocollo

che regola l’interruzione vo-lontaria di gravidanza. L’azien-da ha destinato tre posti lettoper le aree di ricovero ordinan-do cinquanta confezioni delfarmaco. I primi trattamenti sa-ranno probabilmente eseguitia partire dalla prossima setti-

mana. Una copia del protocol-lo, elaborato da una commis-sione ad hoc, è stata inviata alministero della Salute. Ieri in-tanto si è riunita la commissio-ne ministeriale incaricata di sti-lare le linee guida sull’utilizzodella Ru486 secondo i pareriespressi su questa materia dalConsiglio superiore di Sanità.Salvo clamorose sorprese, le in-dicazioni del ministero non do-

 vrebbero discostarsi significa-tivamente da quanto messo apunto dal Sant’Anna di Torino:ricovero obbligatorio per al-

le – sono in questo ospedale dapiù di vent’anni ed è la prima

 volta che un protocollo vieneapprovato personalmente dal-la direzione sanitaria. Ma il pro-blema è che gli altri ospedalidel Piemonte sono in standby.

 Aspettiamo di valutare l’atteg-giamento del nuovo assessora-to alla Sanità”.

PROCESSO L A Z I O G AT E

CHIESTI DUE ANNI PER FRANCESCO STORACE 

D ue anni per l’ex presidente della Regione Lazio Francesco Storace, pene

fino a 3 anni e 6 mesi per gli altri ottoimputati. Sono le pesanti richieste del pm a conclusione del processo Laziogate che

 vede l'entourage di Storace accusato di aver tentato di boicottare la candidatura di 

 Alessandra Mussolini a capo della lista “Alternativa sociale”. La vicenda giudiziaria è legata alle elezioni regionale del 2005 - chesi conclusero con l'elezione di PieroMarrazzo - quando secondo l'accasa, tramitei computer di Laziomatica, Storace e gli altri 

avrebbero tentato di inserirsi nel sistema informatizzato dell'anagrafe capitolina inserendo firme false in modo da invalidarela lista ribelle. Oltre ai due anni di reclusione per Storace, l'accusa ha chiestoanche tre anni e sei mesi per l'allora portavoce Nicolò Accame e tre anni per l'exdirettore tecnico di Laziomatica MirkoMaceri. I reati contestati vanno dall'accessoabusivo a sistema informatico, alla 

 violazione della privacy, favoreggiamento efalso. Nelle prossime udienze la parola passerà ai legali degli imputati, poi ci sarà la decisione del giudice.L'accesso abusivo, avvenuto nella notte tra il 9 e il 10 marzo, puntava ad acquisire dati supersone residenti a Roma per poi chiederel'esclusione della stessa lista. Tentativo,come sappiamo, fallito perché i giudici del 

 Tar - di fronte sta al quale la Mussolini furiosa stazionò giorno e notte fino alla decisione –stabilirono che le firme valide

garantivano comunque ad Alternativa sociale di partecipare alla tornata elettorale.(Rita Di Giovacchino)

Nel sud Pontino

una feroce lotta

di potere tra

il ras Fazzone

e gli ex An:

in ballo le nomine

in Regione

Il “bluff ” di Cota sulla pillola Ru486IL NEO GOVERNATORE PIEMONTESE VOLEVA BLOCCARLA. EPPURE È GIÀ DISPONIBILE

Page 8: IlFatto_20100416

5/16/2018 IlFatto_20100416 - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/ilfatto20100416 8/20

 Venerdì 16 aprile 2010 pagina 8

 Vicenza, i piccoli alunni di ma-terna ed elementare sono staticostretti a mangiare panini im-bottiti invece che il pasto com-pleto offerto ai loro compagni.Comune denominatore, duesindaci leghisti. Ma non solo.Dopo l’anonimo imprenditore(elettore di centrodestra) cheha deciso di donare diecimila

NON PAGHI

LO SCUOLABUS? VAI A PIEDIL’assessore veronese all’Istr uzione:

“Furbetti, non poveri”

di Erminia Della FrattinaVe ro n a

Bambini a terra, nientescuolabus per i “piccolii ns ol ve n t i ”, come lichiama l’ass es s o re

all’Istruzione di Verona.La storia si ripete, e ci sonosempre di mezzo un pulmino edei bambini, guarda caso per la maggior parte stranieri. Do-po Adronel bresciano,dove ilsindaco voleva mandare a casacolbus i bimbichenon aveva-no pagato la mensa per ripor-tarli un’ora dopo, a Verona 16bambini della scuola maternanon salgono sul pulmino per-ché l’autista glielo proibisce:ordine del comune, i genitorinon hanno pagato la retta per il trasporto scolastico.Di questi 16 bimbi rimasti aterra, che fanno parte di 11 nu-clei familiari, tre sono italianima tutti gli altri sono stranieri:ci sono tre marocchini, due tu-nisini, due nigeriani, due sri-

lankesi, due nomadi e due ru-meni.Una situazione grave, che ri-schia di peggiorare perché cisono almeno altri 93 bambinile cui famiglie hanno pagatosolo qualche rata. Se mamma epapà non regolarizzano “la lo-ro posizione”, insomma senon pagano, il servizio sarà so-speso anche a loro.L’assessore Alberto Benetti pe-rò non ci sta al linciaggio me-diatico, e vuole dare la sua ver-sione dei fatti. “A Verona ci so-no 1117 bambini di tutte le

scuole dell’infanzia comunalidella città che usufruisconodel trasporto scolastico, per unaretta che ad essere precisiè di 19euro almese. Circa unmigliaio di famiglie hanno pa-gato regolarmente, e io le ri-

spetto e a loro devo rendereconto. Altri 48 nonhanno maipagato nulla, usufruivano deltrasporto gratis”.Quindi sono partite, secondoil racconto dell’assessore vero-nese, 43 anni, in quota Pdl, leprime lettere di sollecito di pa-gamento a fine gennaio. “Do-po quel provvedimento oltrela metà ha regolarizzato la pro-pria posizione, mentre per 21famiglie abbiamo spedito unsecondo sollecito di pagamen-to, dove si preavvisava che apartire dal 6 aprile i figli degliinadempienti non sarebberopiù saliti sul pulmino”.Così è successo, a cominciareda venerdi scorso quando duesorelline sono state portate re-golarmente a scuola ma il ritor-

no è stato loro negato (davantialle maestre incredule e sbi-gottite) per ordine del comu-ne, così si è giustificato l’auti-sta.Ordine che si è esteso ora ai 16piccoli, ma che rischia di coin- volgerne appunto un altrocentinaio. “Partiranno le lette-re di sollecito tra qualche gior-no, e provvederemo a sospen-dere il servizio di bus ancheper loro se non si metteranno aposto con i pagamenti”, dicel’inesorabile assessore.Ma non finisce qui. Secondo i

resoconti dell’a m m in is t razio -neveronese dal 2004 al2009imancati pagamenti di retteper mensa e trasporto scolasti-co hanno creato un ammancodi 1,3 milioni. Attenzione però, c’è una pic-

cola buona notizia: i bambini veronesi inadempienti non re-steranno a pane e acqua comenella vicina Montecchio, per-ché “il comune di Verona con-sidera essenziale garantirequesto servizio”. Evviva.Un atto dovuto però,non unaposizione necessaria per sal- vaguardare un sistema socialeattento a chi ha bisogno di aiu-to. Sì, perché per l’a ss ess o re veronese non si tratta di nucleifamiliari indigenti, almeno per la maggior parte, ma di una“cattiva abitudine che staprendendo sempre più piede,quella di fare i furbetti”, è l’ar-go m e n t a z io n e .E aggiunge: “Posso assicuraread esempio che nel caso delledue bimbe che non abbiamo

riportato a casa venerdi, chesono figlie di madre straniera epadre italiano libero professio-nista, si tratta di un nucleo mol-to benestante che abita a Bor-go Trento, una delle zone piùfacoltose e prestigiose dellacittà”.E tutti gli altri? “Credo che sitratti di famigliecon redditi al-meno nella media, altrimentiusufruirebbero delle tanteagevolazioni che il nostro co-mune, uno dei più attenti allepolitiche sociali in Italia, hamesso in campo”.

E qui partel’elenco: a Veronagli enti comunali offronol’esonero totale della rettaal-le famiglie più bisognose emonitorate dai servizi sociali,ma anche una riduzione del50% nel caso di Isee (l’auto-certificazione delle entrate fa-miliari) inferiore a 6 mila eurol’anno (ben oltre la soglia dipovertà) o sul primogenitoper nuclei con due figli. Ci so-no anche agevolazioni per fa-

miglie numerose fino all’eso-nero per il quarto figlio e la ri-duzione del 30% della rettanel caso il capofamiglia perdaimprovvisamente il posto dilavoro e sia in grado di dimo-strare di avere fino a quel mo-mento un Isee inferiore ai 15mila euro. “E poi c’è la rateiz-zazione, mica lidevono paga-re tutti subito, no, per carità”.Non rimane che salutarci conun latinismo, per ricordarci lenostre radici italiche. “Ho ri-sposto bene al suo petitum?”,chiude l’ass es s o re.

La sfida dei benefattori: dopo Adro, Montecchio

Un medico vuole pagare le mense per gli indigenti

RAZZISMI

Nuova

iniziativa

contro i bimbi

Colpiti

soprattutto

immigrati

e rom

di Silvia D’Onghia

In ultimo fuAdro, in princi-pio fu Montecchio Maggio-

re. Nel paese del bresciano ibambini i cui genitori nonhanno pagato la retta dovreb-bero rientrare a casa per pran-zo (perpoi tornare a scuola),nel Comune in provincia di

euro all’amministrazione di Adro per saldare i debiti dellefamiglie “inadempienti”, og-gi si fa avanti un altro bene-fattore, stavolta per aiutare ibimbi di Montecchio. Si chia-ma Andrea Bagagli, è un me-dico legale di Mercallo, nel varesotto, esponente localedell’Italia dei Valori, ex asses-

sore in un Comune di dieci-mila abitanti. “Vivo nella pa-tria della Lega – spiega alFa t t o

– Sono presidente di un’asso-ciazione di volontariato che,insieme ad altri enti, contri-buisce a mantenere una scuo-laper 500 bambini inBrasile.La discriminazione sui piùpiccoli è la cosa più odiosache possa esistere”. Non po-teva restare indifferente. Ecosì ha deciso, alla fine dimarzo, dopo aver letto suigiornali di quanto accaduto,di scrivere una lettera al sin-daco: “Le scrivo a campagnaelettorale conclusa, onde eli-

minare qualsiasi dubbio di at-tenzione pretestuosa – si leg-ge –Immagino che il fatto chequestofulgido atto di grandeequità fiscale realizzato con-tro dei bambini abbia suscita-to l’attenzione dei media na-zionali, abbia destato in Lei enei suoi gloriosi collaboratoriun vanto senza eguali”.Bagaglio ha provato sulla pro-priapelle quanto accaduto aquegli otto alunni diMontec-chio: “Ancora oggi mi ricordocome mi fece sentire diversol’allora povertà della mia fa-miglia che non mi consentì difrequentare un’ora di dopo-scuola a pagamento”. Alloraha pensato di intervenire in

due modi: “Prima di tutto bi-sognava protestare in manie-ra più o meno marcata – spie-ga ancora al Fa t t o – Poi mi so-no offerto di pagare, da solo oinsieme ad altri, la retta dellamensa scolastica per questibambini fino alla finedell’an-no”. Un gesto simbolico, in ri-sposta ad un’iniziativa esclu-sivamente politica: “La miaproposta è: ‘Se il suo bilancionon lo consente, le vengo in-cont ro’. Ma la mia esperienzadi amministratore mi diceche è impossibile non trovare

nelle casse di un Comune die-cimila euro per dare da man-giare ai bimbi. Basta soltanto verificare le singole situazio-ni, le condizioni economichedei genitori. Anche perchè cisi trova di fronte ad un disagiogenerale, dove gli ultimi sonosempre più gli ultimi”.La sua iniziativa ha comincia-to a raccogliere leprime ade-sioni: amici e conoscenti, chesi sono detti disponibili a par-tecipare alla colletta. Il pro-blema è che, finora, il sindacoleghista Milena Cecchettonon ha neanche risposto allalettera: “E non credo che lo fa-rà – commenta amaro il me-dico – visto che la sua inizia-

tiva ha fatto scuola”.Bagaglio non si vuole ferma-re, però: attenderà qualchegiorno, poi scriverà nuova-mente alla prima cittadina.“Questi bambini –si legge an-cora nella lettera – rei per lamaggior parte di appartenerea famiglie indigenti oltre cheextracomunitarie, grazie aLei hanno provato anche ascuola quella condizione diumiliante diversità che, pro-babilmente, già ora li relegatra gli ultimi anche fuori dalleaule scolastiche”.

MONTICHIARI

CUD PER LA RESIDENZA CONDANNATO IL COMUNE 

G li stranieri per ottenere la residenza devono

presentare l'ultima busta paga, il Cud e una copia del contratto di lavoro. Gli italiani no.Discriminante? Secondo Cesare Massetti, giudicedel Tribunale di Brescia, sì. Secondo il comune bresciano di Montichiari no. In realtà era una prassi ormai consolidata e iscritta in una ordinanza. Ovvero: la concessione della residenza differenziata a seconda del colore della pelle.Nessuno aveva sollevato alcuna obiezione. Tuttonormale fino al primo ricorso presentato e vintoda un cittadino straniero, dall'Asgi (Associazionestudi giuridici sull'immigrazione) e fondazioneGuido Piccini di Brescia. Nella sentenza il giudiceha sottolineato il “carattere discriminatorio”del regolamento che stabiliva la concessione della residenza agli immigrati regolari. Il tribunale ha ordinato di stralciare l'ordinanza e imposto “di garantire la parità di trattamento tra straniero enon in materia di diritti civili”. L'anagrafe dovrà,in modo retroattivo a partire dal 30 giungo 2009(data di presentazione della richiesta), iscrivere lostesso firmatario del ricorso. In merito l'avvocato

 Alberto Guariso, che ha seguito il caso,commenta: “Le restrizioni imposte agli immigrati stranieri da parte dell'amministrazione comunaledi Montichiari erano assurde. Come dicechiaramente la legge, il permesso di soggiorno èdocumento necessario e sufficiente per l'iscrizione all'anagrafe. Qualsiasi ulterioreimposizione, oltre a violare la dignità degli immigrati è da ritenersi discriminatoria”. L'Asgi peraltro lancia un appello al governo affinchéribadisca che ai fini dell'iscrizione anagrafica di italiani e stranieri non possa essere richiesto altrorequisito se non la dimora abituale. L'invitodell'associazione è anche ad intervenirepuntualmente e prontamente al fine di far cessarequesta prassi illegale anche attraverso i “poteri di annullamento esercitabili dai prefetti nei confronti di delibere ed ordinanze degli enti locali manifestamente contrarie ai principi fondamentali dell’ordinamento giuridico”.

(e. reg.)

Bambini in una scuola elementare (F OTOE MBLEMA )

“D i s c r i m i n a rei più piccoli

è la cosa

più vergognosa

che si possa

fare. Ho scritto

al sindaco ma

non ha risposto”

 IL BUONESEMPIO diElisabetta Reguitti

A BARLETTA CI PENSA IL COMUNE

 M entre al nord i sindaci “duri e puri” 

si battono per il salto del pasto, al

sud, quando i bambini digiunano, ilvicesindaco si scusa. Siamo nella scuola

elementare “Modugno” di Barletta dove

 per tre giorni è accaduto questo: suona la

campanella della mensa e mentre una

 parte degli alunni va verso il refettorio

altri otto aspettano in classe. Niente cibo,

al massimo un panino. Loro sono i picco li

dei genitori che non hanno caricato la

“card carica”. La vicenda è stata riportata

dalla Gazzetta del Mezzogiorno che ha

raccolto anche le dichiarazioni della

dirigente scolastica: “Questa situazione è

molto grave per la salute dei nostri

bambini. Purtroppo il problema si crea

essendoci delle situazione di estrema precarietà. Pur sforzandoci di attenuare

l’impatto della situazione anche da un

 punto di vista psicologico, il disagio risulta

molto penalizzante per tutti”. La mensa è

erogata dalla ditta La Cascina, in

convenzione con il Comune. Sulla vicenda

interviene poi il vicesindaco Franco

Caputo: “Non vi è alcun atteggiamento

discriminatorio nei confronti di alcuni

bambini, nè poca attenzione verso chi ha

 problemi economici” e chiude assicurando

che interverrà a salvare i pasti degli alunni.

Page 9: IlFatto_20100416

5/16/2018 IlFatto_20100416 - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/ilfatto20100416 9/20

 Venerdì 16 aprile 2010 pagina 9

Chiesa di Cristo sia realizzatanella Chiesa di Roma. “Presup -porre la totale verità nella Chie-sa di Roma è un freno al dialogoecumenico”. Poi c’è il rappor-to tra Chiesa e Stato. Se la socie-tà deve attenersi alle norme didiritto naturale, sancite da Dio,allora la Chiesadiventa istanzasuprema, poiché compete a leidefinire i diritti naturali. “Alla fi-ne –riassume Miccoli –la socie-tà che non riconosce Dio è de-stinata a rovinarsi: unabase la-bile per l’incontro tra Credentie Non credenti”. E intanto la

Chiesa lamenta di non avere ac-cesso allo spazio pubblico.“Non è vero, si discute solo chei suoi principi non possono es-sere tradotti in norme di leg-ge ”. Non è possibile che al le-gislatore sia vietato regolare fe-nomeni come le coppie di fattoo le unioni gay.Difficile prevedere l’evoluzio -ne del pontificato. Ieri, ancorauna volta, Benedetto XVI si èpresentato come Giano bifron-te. Ha esaltato il valore della pe-nitenza “sotto gli attacchi del

mondo, che ci parlano dei no-stri peccati”. E’ necessario pu-rificarsi, ha sottolineato. Poi,però, ha denunciato lo spiritodei tempi, per cui sarebbe “ob -bligatorio pensare ed agire co-me tutti”. Tornando a rovescia-re colpe sulla società contem-poranea: “La sottile aggressio-ne contro la Chiesa, o anchemeno sottile, dimostra come

questo conformismo può real-mente essere una vera dittatu-ra ”. Il professor Miccoli non simeraviglia: “Ratzinger ha sem-pre avuto un quadro fosco delpre sent e ”.

“CHIESA SENZA TIMONE”Lo storico Miccoli: si rifiuta lo spirito del ConcilioE ieri dal Papa nuovo messaggio contraddittorio

di Marco Politi

I

l pontificato di Benedetto XVI? Io penso che sia unritorno al passato”. Set-

tantasette anni, professo-re emerito all’Università diTrieste, Giovanni Miccoli èuno dei più noti studiosi delcristianesimo e della Chiesacattolica. L’elezione di Bene-detto XVI il 19 aprile 2005,spiega, segnò la scelta della“certezza della dottrina”.Cinque anni dopo Miccoli ve-de un pontificato marcato damolti interrogat ivi. “A nch eadesso mi sembra che da par-te della Santa Sede ci sia unagrande difficoltà a r iconosce-re che la prassi di evitare inprimo luogo gli ‘scandali’,mantenendo una serie di que-stioni delicate come gli abusinell'ambito del ‘segreto pon-tifici o’, era largamente vigen-te fino a non molti anni fa”.

Non è il solo momento di crisidel pontificato. “Pensiamo aldiscorso di Ratisbona, la ci-tazione pesante control’islam dell’imperatore Mi-chele Paleologo, senza pren-

derne le distanze. Con il Papacostretto quindi ad esprimereil suo dispiacere e a rimaneg-giare il testo, aggiungendoche le parole su Maometto

‘per noi sono assolutamenteinaccetta bi li’ . E la gaffesull’Aids in Africa, che smen-tisce il lavoro che i religiosifanno da tempo sul posto. E ildiscorso ad Aparecida, in Bra-sile nel 2007, quando descris-se una cultura india che ac-coglie l’annuncio di Cristo abraccia aperte, senza accen-nare ai massacri della Conqui-sta. E la questione della sco-munica tolta ai lefebvriani:con il Vaticano che strana-mente cade dalle nuvole aproposito del negazionismodel vescovo Williamson,quando è noto che l’antisemi-tismo è radicato in tutto il mo-

 vimento di Lefebvre”.

 Troppi pareri

d ive rge n t i

Che cosa non funziona? “E’ co -me se non ci fosse chi tiene inmano il timone del governo.

Papa Ratzinger scrive libri, do-cumenti, discorsi, si concentrasul rapporto tra fede e ragione.Dovrebbe essere la Segreteriadi Stato a tenere in mano tut-to…invece si ha l’impre ssion edi una disfunzione e di pareridivergenti all’inter no”.Ma cisono, a parere dello studioso,due nodi più profondi, checa-ratterizzano in senso regressi-

 vo il pontificato ratzingeriano. Anzitutto il ridimensionamen-to sistematico del concilio Va-ticano II. “Il Concilio viene let-to alla luce della tradizione. C’è

una fedeltà letterale ai suoi te-sti. Ma si rifiuta lo spirito delConcilio come svolta e nuovoinizio e gli si rimprovera un ec-cesso di apertura al mondo”.Eppure da ‘esper to’, chiamatoai lavori conciliari, Ratzinger aveva posizioni riformiste.“Ora nelle sue memorie diceche i testi preparatori eranobuoni, bastava solo ritoccarli.Strano. Perché lui è stato unodei coautori del discorso delcardinale Frings di Colonia che(all’inizio dei lavori conciliari)

portò al rigetto dei testi prepa-rati dalla Curia”. Altri teologihanno avuto paura del do-po-Concilio: Danielou, Lubac,Maritain. Il problema è quandouna simile impostazione arrivaal soglio pontificio. “La lineagenerale è stata precisata conl’esaltazione di Pio XII nel cin-quantennale della morte. Oltrealla riabilitazione del suo atteg-

giamento verso lo sterminiodegli ebrei durante la guerra,Pio XII è stato presentato comepredecessore e protagonistadel Vaticano II. Cosa che lasciaesterrefatti. In qualche modo

Quando politica e solidarietà vanno a braccetto AL CONGRESSO NAZIONALE DELL’ARCI ANCHE UN MESSAGGIO (APPLAUDITO) DI FINI

pare di sentire il lamento di Le-febvre, secondo cui se il Vatica-no II avesse seguito i binari diPio XII, ‘sarebbe stato un con-cilio stupendo’ ”.L’esito è un ritorno indietro,una riduzione del ruolo del lai-cato, un’insistita sacralizzazio-ne del clero, collegata al celiba-to, piuttosto che “l’umanizza -zione del prete in seno al sacer-dozio comune deifedeli”. Unariproposizione della piramidegerarchia-Santa Sede-Papa.La liberalizzazione della Messatridentina gioca un ruolo cru-

ciale. Il latino non c’entra nien-te. E’ la sostanza del vecchio ri-to che fa problema. Laddovenella Messa postconciliare Pao-lo VI si riferiva agli ebrei “fe d e l ialla Promessa” (fatta da Dio ad

 Abramo, ndr  ), Benedetto XVIlasciache nelrito tridentinosiparli ancora di conversione de-gli ebrei. E resta l’accenno aderetici e scismatici: non esatta-mente un incoraggiamento airapporti ecumenici. Ma c’è unnodo più profondo, che riguar-da il motivo perché la Messa diPio V era il simbolo di Lefebvre(il vescovo scissionista, che do-po il Concilio ruppe con Roma,fondò un suo movimento, ordi-nando propri preti e vescovifinche Papa Wojtyla lo scomu-nicò nel 1988).

“Per Lefebvre – ricorda Miccoli –la nuova messa simboleggiavaquanto di storto era stato fattodal Concilio. Perciò l’11 settem-bre 1976, a Castelgandolfo, chie-de a Paolo VI: ‘Santità, ci lasci farel’esperienza della Tradizione’. EPaolo VI dopo un mese gli ri-sponde con una lunga lettera inlatino, spiegando di non potereaccettare, perché altrimenti ac-cetterebbe la sua idea del Conci-lio e dei suoi presunti errori. Stu-pisce che con Papa Ratzinger tut-to questo sia caduto nel dimen-ticatoio. La concessione della pa-ri possibilità di celebrare vec-chio enuovo rito è la banalizza-zione straordinaria di una que-stione grave”.

Chiesa di Cristo

Chiesa di Roma

 Altri temi sono sul tappeto, cherendono problematico il Ponti-ficato. La concezione che la

“Ratzinger ha

un quadro fosco

del presente

Il suo

Pontificato

è un ritorno

al passato”

diGiampiero CalapàChianciano Terme (Siena)

Dove batte il cuore “ro s so” d el l' A rc i,l'associazione delle case del popolo

e dei “c i rco li n i ”, il Pd e la sinistra vin-cono ancora. Pur perdendo voti e spes-so senza avversari in grado di contra-

stare gli ex comunisti, è indubbio, però,che una parte importante di quei suc-cessi arrivi proprio grazie al radicamen-to territoriale consentito dalla presen-za delle case del popolo e dall'impor-tante attivismo politico dell'Arci, che

 vanta oltre 5mila e 600 circoli in tuttaItalia (con più di un milione di tesserati)di cui950 in Emilia Romagna e 1200inToscana. Vere roccaforti dove il “vec -ch i o ” partito nel bene o nel male fun-ziona anche oggi, almeno alle urne.L'orgoglio di questa realtà, che soprav-

 vive “alla disgregazione dei grandi par-titi popolarie al declino dei movimen-ti”, da ieri a domenica è esibito con for-

za dai 572 delegati del Congresso na-zionale dell'Arci a Chianciano Terme.“Chi spesso ne parla a sproposito - haaperto i lavori il presidente Paolo Beni -dovrebbe provare a conoscerli meglio inostri circoli: cattedrali del comuni-smo decadenti e mercificate, orfane delpartito che non c'è più e sciocchezze

simili. Socialità, cultura, solidarietà,mutuo aiuto, inclusione sociale e tuteladell'ambiente: siamo ancora tutto que-sto e per milioni di persone Arci richia-ma i valori della pace e dei diritti umani,oltre all'impegno per un mondo diver-so”.Proprio di “ritorno alle case del popo-lo” ha parlato il neo-governatore dellaToscana, Enrico Rossi, che a pochi gior-ni dalla vittoria si è impegnato a visitaretutti i circoli Arci della regione. Era pre-sente anche lui, ieri, insieme al segre-tario Pierluigi Bersani al Palamontepa-schi di Chianciano: “Oggi la cultura ètroppo dominata dalla destra - ha am-

monito Rossi - e proprio l'Arci può es-sere importante nel richiamare i nostriintellettualia parlare allagente con pa-role diverse rispetto a quelle che le tv berlusconizzateogni sera vogliono far-ci vedere”. Perché dall'Arci parte ancheun grido d'allarme rispetto allo statodell'informazione nel Paese e molto ri-

levante ieri, in questo senso, è stata lapresenza al Congresso di Roberto Na-tale, presidente della Fnsi: “Il rapportodel sindacato dei giornalisti con voi - hadetto Natale ai delegati - è sempre piùimportante, come ha dimostrato il vo-stro impegno per la manifestazione diottobre sulla libertà di stampa”. Infor-mazione imbavagliata al punto, ha in-calzato Bersani “che per due anni sia-mo riusciti a non parlare della crisi eco-nomica che investe il Paese, modo utileper consentire di non occuparsene conuna manovra specifica, mentre abbia-mo percentuali didisoccupazione gio-

 vanile da Maghreb, non da nazioneoc-

cidentale”.Segno dei tempi che cambiano, gli ap-plausi dopola letturadel messaggioin-

 viato dal presidente della Camera, laprima volta che un ex missino “inter -

 viene” ad un Congresso dell'Arci, pro-prio nel giorno del pranzo-vertice incui Gianfranco Fini ha posto l'ultima-

tum al premier Silvio Berlusconi, dicen-dosi pronto a procedere con gruppi au-tonomi in Parlamento. “Per affrontarela crisi - ha scritto Fini elogiando l'atti-

 vità dell'Arci - è necessario rinnovarenei cittadini un autentico senso di im-pegnocivile che arricchisca in profon-dità il tessuto sociale, creando diffusa-mente un clima di reciproca fiducia. A tale impegno possono contribuire inmodo significativo associazioni parti-colarmente sensibili all'esigenza di af-frontare, in chiave solidaristica, conte-sti di degrado e di bisogno con inizia-tivee progetti volti a dare un sostegnoconcreto a molte persone”.

N‘ND R A N G H E TA 

 A s s e s s o re

in manette

C’ è anchel'assessore ai 

Lavori Pubblici del 

Comune di Condofuri tra le 26 personearrestate ieri da squadra mobile ecarabinieri di ReggioCalabria. Si tratta di Filippo Rodà, primodegli eletti nelleamministrative 2009. Ipr ovvedimenti,richiesti dalla Dda di Reggio Calabria, hannoriguardato personeindagate per associazione di tipomafioso, estorsione,danneggiamento,detenzione e portoabusivo di armi emunizioni, violenza eminacce a pubblico ufficiale. Gli arrestati 

 vengono sospettati di essere vicini alla cosca Rodà-Casile che opera nei Comuni di Condofuri e San Lor enzo.

FRANA MO N TA G U T O

Scontati bigliettif e r ro v i a r i

 A lla fine Trenitalia ha ceduto: a un mese

dalla frana che ha interessato il comune di Montaguto, con tanto di  viaggiatori costretti al trasbordo sui pullman e viaggio interminabile, la società ha deciso di scontare i biglietti ferroviari per il tragittoRoma-Puglia. Da oggi, si avrà una riduzionetemporanea media di circa il 20% su tutti i treni della media e lunga percorr enza.

L A Z I O G AT E

Chiesti due anniper Storace

D ue anni di reclusioneper Francesco

Storace. E’ la richiesta avanzata dal pm Ciardi, al termine del processo sul Laziogate, la vicenda che vede coinvolto l’allora presidente della Regionein merito ad alcuneintrusioni abusiveall’interno dell’anagrafedi Roma. Richiestecondanne per altre settepersone. I reati contestati  vanno, a vario titolo,dall’accesso abusivo a sistema informatico, alla  violazione della legge

sulla privacy e al favor eggiamento.

CRONACHE

Lo storico Giovanni Miccoli (F OTOOLYCOM )

“La linea

è stata

precisata con

l’esaltazione

di Pio XII nel

cinquantennale

della morte”

Page 10: IlFatto_20100416

5/16/2018 IlFatto_20100416 - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/ilfatto20100416 10/20

 pagina 10 Venerdì 16 aprile 2010

La versione di Colaninno“TELECOM NON È STATA SPOLPATA”

di Roberto Colaninno

Caro Direttore, ho letto conindignazione l’articolo diPeter Gomez dal titolo “Lapolpa Telecom ha riempi-

to le loro pance”, pubblicato ieridal Fatto Quotidiano. Il pezzo con-tiene unaserie di affermazioniericostruzioni infondate – figli edella pericolosa categoria dei“falsi miti” che continua triste-mente ad animare la vicendadell’offerta pubblica d’acquistosu Telecom –e che ho già avutooccasione di smentire in innu-

merevoli occasioni. Ma, eviden-temente, repetita iuvant: sono co-stretto, quindi, a ricostruire (an-cora una volta) i fatti così come sisono realmente svolti, nonché iloro risultati industriali e finan-ziari. Nella speranza che le illa-zioni possano lasciare posto, fi-nalmente, alla verità storica.

LA SCALATA. L’Opas lanciatada Olivetti su Telecom nel 1999non rappresentò soltanto la piùgrande operazione di questo tipomai realizzata in Italia e una delleprincipali effettuate alivello glo-bale, maanche lo strumento per realizzare unostraordinario pro-getto industriale nell’interesse diOlivetti, di Telecom Italia, del no-stro Paese. Parlano i fatti: mi limi-to a ricordare che nel 2001 – al

termine di un’avventura indu-striale complessa e appassionan-te – fui costretto a lasciareun’azienda totalmente diversa dacome l’avevo trovata. In soli dueanni l’azienda italianadi TCL eradiventataun veroplayerinterna-zionale, in virtù di una strategia diespansione sui mercati più pro-mettenti del pianeta. Avevamoconquistato la maggioranza dellasocietà di telefonia mobile in Ci-le, sviluppatola rete di telefoniamobile e fissain Brasile, raziona-lizzato Telecom Argentina, raf-forzato la nostra presenza in Gre-cia, in Turchia e in tutta l’area delMediterraneo orientale, avviatacon Telecom Austria la presenzadel gruppo sui mercati dell’Euro-pa centro-orientale in virtù di unaccordo con il governo austria-

co, risolti gravi contenziosi comequelli in Serbia e a Cuba nei ri-guardi degli Stati Uniti. Il profiloindustriale di Telecom Italia nel2001 spaziava dalla telefonia fissaa quella mobile, da Internet allatelevisione, dalle comunicazionisatellitari ai sistemi informatici. Altro che Telecom “spolpata”.Sotto il profilo finanziario, l’Opasdel 1999 fu un’operazione dimercato così dirompente e tra-sparente da cogliere di sorpresa(e forse preoccupare) chi era abi-tuato da decenni a considerare i“salotti buoni” del capitalismoitaliano come l’unico terreno digioco delle grandi operazioni in-dustriali e finanziarie del Paese. A differenza di quanto è successonegli altri passaggi di proprietàdel gruppo telefonico, l’of ferta

di Olivetti si rivolse infatti a tuttigli azionisti ordinari di TelecomItalia dando loro la possibilità di“in c ass are ” un premio rilevanterispetto alle quotazioni del tito-lo.

IL DEBITO. Quanto al debito,desidero ribadire con forza chel’Opas non portò indebitamentosu Telecom Italia e sulle altre so-cietà operative: per realizzarel’operazione Olivetti utilizzò20.000 miliardi di lire di liquiditàpropria, bond estrumenti finan-ziari di debito, che rimasero in ca-

era stato ampiamente previsto. Nonsolo da molti giornali ed economisti,ma persino il 28 aprile del 99, dall’al -lora ad Franco Bernabè in un celebrediscorso ai dipendenti. 3) Le scatolefinanziarie, come Bell e Olivetti (17,5miliardi di debiti nel febbraio 2001),che dall’Opa in poi hanno controllatoTelecom (con Tronchetti si è passati aOlimpia) avevano sempre bisogno disoldi. E li pompavanodal basso. An-che per questo Telecom tra il 1998 eil 2008 ha distribuito 21 miliardi didividendi. Pure quando la società an-dava male. 4) È vero che nell’era Co-laninno l’azienda, sull’onda della bol-

la della Borsa, si espandeva all’e s t e ro .Ma altrettanto vere sono le cessioniitaliane di asset come Sirti e Italtel.5) La conversione delle azioni Tele-com e il buy back successivo che, se-condo Colaninno, avrebbe potuto ri-solvere parte dei problemi non si èrealizzato. E la storia non si fa con i se.6) Parlare di governo D’Alema neu-trale è un insulto alla cronaca e all’in -telligenza. Prima di tutto perché Te-lecom è un azienda strategica per il Paese e l’esecutivo ha non solo il po-tere, ma anche il dovere di seguirla. Epoi perchè una serie di fatti, molti deiquali riassunti ne “L’affare Telecom”,libro mai smentito dei giornalisti Od-do e Pons, dimostrano l’esatto contra-rio. Elogio dei “capitani coraggiosi” aparte - avvenuto 24 ore prima del cda

Olivetti che vota l’Opa - bisogna ricor-dare che a Colaninno, per fare cassa,fu permesso di vendere Omnitel e In-fostrada alla Mannesmann con unanno di anticipo rispetto al vincoloprevisto nella concessione di governo.Che nel cda Telecom sedevano trerappresentanti dell’esecutivo che po-tevano esprime il loro gradimento suinuovi soci con più del 3 per cento del capitale. Che, secondo i mai smentitiOddo e Pons, Colaninno incontròD’Alema un mese prima della scalatae gli mostrò due lettere d’impegnodelle banche disposte a sostenerlo.Che il tesoro e la Banca d’Italia non

parteciparono all’assemblea Tele-com che avrebbe dovuto deliberarel’Opa su Tim per stoppare la scalata.E se è vero che da sole le loroazioninon sarebbero state sufficienti per raggiungere il quorum 30 per centodel capitale, è altrettanto vero che al-cuni fondi internazionali decisero dinon partecipare proprio perché il go-verno tifava peri “capitani coraggio-si”.Infine un’ultima annotazione: marealmente si può pensare che Con-sorte (presente con Unipolin Bell, lalussemburghese di cui nessuno hamai scritto che Colaninno fosse socio)abbia parlato con D’Alema solo in oc-casione delle scalate bancarie del 2005? Io, no.

Peter Gomez

ECONOMIA

ricoalla società di Ivreae che sa-

rebbero stati quasi annullati sel’operazione – già accettata dalmercato – di conversione delleazioni di ri sparmio Telecom Ita-lia in ordinarie e il successivobuy backavessero trovato esecuzionenell’estate del 2001. Ma il datofondamentale è un altro: il debitodi Telecom, all’epoca, era larga-mente inferiore a quello dei gran-di competitor europei ed era per-fettamente sostenibile dalla cas-sa generata annualmente dalgruppo telefonico stesso.E’ altrettanto importante inqua-drare in modo corretto un altroaspetto dell’operazione su cui vengono riproposte ciclicamen-te teorie improbabilie calunnio-se, delle quali mi interesserebbemolto conoscere le vere motiva-zioni. Nessuno chiese ed ottenne

“sponsor izzazioni” politiche oistituzionali. Non fanno partedella mia etica, sarebbero statecontrarie alle regole del dirittononché un’evidente contraddi-zione rispetto alla logica esclusi- vamente di mercato che caratte-rizzò l’intera operazione. All’epoca dei fatti le istituzionicompetenti – in primis l’a l l o rapresidente del Consiglio Massi-mo D’Alema, il ministerodel Te-soro, Consob e Borsa Italiana –controllarono severamente ognidettaglio di questa operazione,garantendo il rigoroso rispetto

delle leggi. Il modello di relazionicon tutti i rappresentanti delmondo istituzionale si basò sullatrasparenza e sulla tutela dellaneutralità: elementi richiesti –anzi pretesi – dal mercato, che fuin grado di stabil ire l ’esitodell’operazione al di fuori di ognicondizionamento esterno. L’opi-nione pubblica e ilmondo finan-ziario e del risparmio furono in-formati quotidianamente dai me-

dia italiani e internazionali, cheper la prima volta in Italia ebberola possibilità di seguire, analizza-re e valutare in ogni dettaglioun’Offerta di Pubblico Acquisto verso tutti gli azionisti di Tele-com Italia, dalla sua nascita allasua conclusione. Nel dettaglio,all’assemblea degli azionisti Tele-com che doveva deliberare l’Opadi Telecom sulla controllata Timsi presentò soltanto il 22,3 per cento del capitale della società:l’assemblea, dunque, non poténé costituirsi né deliberare, a pre-scindere dalla decisione del mi-nistero del Tesoro e del FondoPensioni della Banca d’Italia.Questi due soggetti erano titolaririspettivamente del 3,4 per cen-to e del 2,3 per cento del capitaledi Telecom: se anche si fossero

presentati a Torino, il quorumnon sarebbe stato raggiunto.

BELL. Voglio ribadire per l’en-nesima volta, inoltre, che non homai posseduto nessuna azione diqualsivoglia società lussembur-ghese e in particolare di Bell. Nelluglio 2001, quando gli azionistidi Bell decisero di vendere aTronchetti Provera, lo fecerocontro la mia volontà e quindisenza alcunmio coinvolgimentonella trattativa. A quel punto lamia decisione – proprio perchéin contrasto con la strategia delgruppo Gnutti – fu quella di ven-dere tutte le mie partecipazioniin Hopa, Fingruppo e Olivetti algruppo Gnutti. E’ doveroso ri-cordare, infine, che i frutti di que-sta e di tutte le mie operazioni so-

no sempre rimasti integralmentein Italia e hanno generato ingentiimposte a favore dell’erar io.

QUELLO 

CHE NON TORNA 

La versione di Roberto Colaninno, amio avviso fa acqua. Sia dal punto

di vista storico che da quello politico efinanziario. Vediamo perché.1) Nel 1998, cioé subito primadell’arrivo alla testa di Telecom dei“capitani coraggiosi”la società era in-

debitata per 8,1 miliardi di euro. Oggisono 34. 2) Questo buco è stato in gran parte causato dall’Opa del ‘99. A indebitarsi infatti non fu nell’imme -diato Telecom, ma le società che lacontrollavano come Tecnost e Olivet-ti. Società che negli anni successivi,dopo diverse fusioni, hanno finito per scaricare il debito su Telecom. Maquel cheè peggio è che tutto questo

Roberto Colaninno quando era presidente di Telecom nel 1999 (F OTOANSA )

Abbiamo inquinato l’aria, la terra e il mare.Raso al suolo le foreste.Provocato cambiamenti climatici fatali per centinaia di migliaia di specie e sempre più

pericolosi per l’uomo.Prima che non ci sia più nulla da fare, fai una cosa: sostieni Greenpeace.Per informazioni chiama lo 06.68136061 o visita il nostro sito.

DEVOLVI IL 5X1000 A GREENPEACE. CODICE FISCALE 97046630584

I CAMBIAMENTI CLIMATICI, TUTTA COLPA DELL’UOMO.

www.greenpeace.it

“Nel 2001

Te l e c o m

spaziava dalla

telefonia fissa a

quella mobile,

da Internet

alla televisione”

“Il debito di

Telecom era

l a rg a m e n t e

inferiore a

quello dei

suoi grandicompetitor”

Page 11: IlFatto_20100416

5/16/2018 IlFatto_20100416 - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/ilfatto20100416 11/20

 Venerdì 16 aprile 2010 pagina 11

LE PROMESSE CHE LA LEGA NON PUÒ MANTENERE

Bossi sostiene che con lui le banche diventeranno generoseNon succederà mai, ma intanto ottiene consensi e potere

di Gianni Barbacetto

Quando lo facevano la Dc e ilPsi (senza dirlo), era lottiz-zazione, era “Roma ladro-na”. Ora che lo fa la Lega (ri-

 vendicandolo), è cosa buona egiusta. Spartizione e occupazio-ne delle poltrone nelleistituzio-ni, negli enti, nelle società, allaRai... E ora anche negli istitutidicredito: “Chi è intelligente ha ca-pito che abbiamo vinto tutto e fa-talmente ci toccherà anche unafetta di banche”. Così ha ribaditoieri Umberto Bossi, dimostran-

do che le dichiarazioni del gior-no prima (“È chiaro che le ban-che più grosse del Nord avrannouomini nostri a ogni livello. Lagente ci dice prendetevi le ban-che e noi lo faremo”) non eranostate un incidente, non gli eranosfuggite di bocca. Se l’ipocrisia èil tributo che il vizio paga alla vir-tù, la seconda Repubblicadell’ipocrisia fa volentieri a me-no, esaltail vizioe si vanta di ciòche la prima ipocritamente cer-cava almeno di nascondere.

L’O M B R E L L O. A chi ieri gli hafatto osservare che allora la Legafa come gli altri partiti, partecipaallo stesso sistema di potere, illeader del Carroccio ha risposto:“Fino a ora è andata avanti così,non vedo perché dobbiamo cam-

biare le regole proprio quando vince la Lega. Tò...”. E segue gestodell’ombrello. “Lo ha detto lagente che adesso tocca a noi”.Bossi non riesce nemmeno a im-maginare che l’occupazione po-litica di posti, che andrebbero in- vece assegnati almeno con il cri-terio della competenza, può dan-neggiarle, le banche. Eppure lo

ha toccato con mano, quando ilsuo partito si è imbarcato, per ben due volte, nell’avventura del-la “banca padana”. La prima è sta-ta quella fai-da-te, la Credieuro-nord, naufragata in un paiod’an-ni dopo aver bruciato quasi l’in-tero capitale sociale eaver getta-to nella disperazione i tanti mili-tanti leghisti che, credendo allepromesse dei loro capi, vi aveva-no investito i loro risparmi. La se-conda è stata quella affidata aGianpiero Fiorani, con il suo as-salto ad Antonveneta, finito conl’arrivodella polizia giudiziaria e

la contestazione di un lungo elen-co di reati.

IL TENTATIVO DI GIULIO.

Non c’è il due senza il tre. E ora laLega èconvinta di aver imbocca-to finalmente la strada giusta:l’occupazione delle poltrone chespettano agli entilocali (leghisti)nelle Fondazioni che controllanograndi banche del nord comeUnicredit e Intesa-Sanpaolo. Gliuomini del Carroccio hanno dicolpo trovato la via per arrivare alcuore del sistema, senza più sve-narsi in imprese fallimentari co-me improbabili banchette pada-ne o avventurose scalate dei fur-betti di turno. Se a Giulio Tremon-ti, guru silenzioso dellemanovreleghiste nella finanza, fosse riu-scita la sua “rifor ma”, oggi gli enti

locali, cioè i partiti, avrebbero adisposizione addirittura il 75 per cento dei posti sulla plancia di co-mando delle Fondazioni. Invecela Lega dovrà accontentarsi diquel che è rimasto, che comun-que non è poco e s’avvicina al 60per cento.Come lo utilizzerà? Per obbligarele banche a “stare vicine al terri-

lo facevano (anzi lo fanno) anchei democristiani. E lo fa anche lasinistra: basta guardare quel chesuccede a Siena. Il Monte dei Pa-schi non è solo la più antica bancadel mondo, è anche la più grandeazienda della città,con una mag-gioranza blindata nelle mani dellaFondazione Montepaschi, con-trollata dal Comune di Siena (chenomina otto dei suoi 16 “deputatige n e ra l i ”) e dalla Provincia (chene nomina cinque). E la Fonda-zione, oltre a controllare la ban-ca, è la grande benefattrice di Sie-na: non c’è iniziativa culturale, ri-

creativa, di volontariato – dallemostre più prestigiose all’ultimascuola locale di tango – che nonsia generosamente finanziata dal-la Fondazione.Certo, il “rosso” M o n te pa s ch ipuò permettersi però di ricorda-re il suo gran r ifiuto: benché con-trollato dai Ds, nel 2005 respinsegli ordini di scuderia di MassimoD’Alema e Piero Fassino e restòfuori dalla scalata di GiovanniConsorte a Bnl. È pensabile chequalcuno della Lega dica di no aBossi? Si dovrebbe chiederlo aGiancarlo Giorgetti, l’uomo dellafinanza nel Carroccio, forte di unsolido rapporto con Giulio Tre-monti e di un’antica consuetudi-ne con Massimo Ponzellini, pre-sidente della Banca popolare diMilano. Ma è chiaro che si tratta di

una domanda retorica.

ECONOMIA

Addio alle liberalizzazioniil governo accontenta le lobby

tor io”, cioè a “dare i soldi agli im-prenditori del nord”. C’era una volta la banca il cui fine era “crea-re valore per gli azionisti”. Oratrionfa, almeno nelle intenzionidi Bossi, la banca che finanzia ipiccoli, che allarga i cordoni dellaborsa. Anche a rischio di vedereimpennarsi i tassi d’i nsol ven z a ,già alti anche nel nord battutodalla crisi.Diventerà realtà la banca che pia-ce a Bossi, attenta “al territorio” esoprattutto prodiga e generosa fi-no ad avere le mani bucate? Non èdetto. L’esperienza insegna che,

da una parte, banche e Fondazio-ni hanno qualche strumento equalche filtro per resistere alleimposizioni più grossolane dellapolitica, come ha cercato di spie-gare ieri a Bossi Giuseppe Guz-zetti, presidente della Fondazio-ne Cariplo. Anche se questa spe-ranza vacilla non appena si sen-tono dichiarazioni come quelledel ministro Claudio Sca jola (“Te -niamo la politica il più lontanopossibile dal sistema finanziario,facciamo solo il bene dell’Italia edegli italiani”) o di Fabrizio Palen-zona, vicepresidente di Unicre-dit (“Bossi vuole fare un’opa? Ilmercato è contendibile”). D’alt raparte, è dimostrato che i leghistiinsediati in qualche poltrona dipeso (vedi l’ex senatore DarioFruscio all’Eni)non sono capaci

neppure di fare grandi danni.

PARTITO DEI PICCOLI. Maintanto i proclami di Bossi hannoun effetto certo: quello propa-gandistico di accreditare la Legacome unico partito davvero at-tento i “piccoli”, a chi fa impresa,a chi rischia con il suo lavoro eoggi si trova davanti banchearci-

gne e chiuse. Il messaggio è: noidel Carroccio trasformeremo lebanche in fatine benefiche.O, vista da un’altra angolazione,in una nuova greppia del nord(come le erogazioni di fondi vo-lute dalla Lega, dalla restituzionedellequote lattein giù, secondola lettura che ne da l’economistaTito Boeri).Ma è quasi del tuttopropaganda, un robusto spot,più che una promessa da mante-nere .

LE FONDAZIONI. Nella con-cretezza, però, un effetto Bossi lo

potrà ottenere, con l’occupazio-ne militare delle Fondazioni: isuoi uomini avranno voce in ca-pitolo nelle loro decisioni di spe-sa.E sono tantisoldi. Dunqueac-cresceranno potere e consenso.Per carità, non inventano nulla:

osservatorio crisidc

Le prossime vittime 

di Su p e r bonus

Se non intervengonoinvestimenti “politici”

la Grecia non riuscirà arifinanziare il suo debitosui mercati e utilizzerà lalinea di credito messa adisposizione dall’Eu rop amolto presto. A quelpunto a chi detiene ibond Greci non resteràche sperare che i debitipregressi vengano pagati,anche se magari in unfuturo lontano. Ma ilmercato ha già scelto lesue prossime vittime:Portogallo e Spagna. Ilrendimento dei bond adue anni del primo sonoal 1 per cento

sull’euribor; la secondaha iniziato ad avvertire ilpericolo quando le grandibanche e gli hedge fundamericani hanno iniziatoa vendere allo scoperto ititoli spagnoli.Le banche privatespagnole continuano acomprare titoli delgoverno di Madridco n tro b ila nc ia ndol’offerta, ma fino aquando durerà? L’ar ticoloapparso ieri sul Sole 24Ore che indicava laSpagna come prossima

 vittima ha poi convintomolti gestori di fondiitaliani a non acquistare.Si attende un segnale daqualcuno, dalla Germania,

dall’Europa o daentrambe, che rassicurisul fatto che la situazioneè migliore di come ladipingono gli economistipiù accreditati e i giornali.La gestione della finanzaeuropea appare semprepiù un deserto senzaleader in cui ognuno tiraacqua al proprio mulinonon capendo che il fiumerischia di prosciugarsi.L’Italia pensa di essere alsicuro con il suodeficit/Pil 2010 inferiore aquello dei partner, ma èsolo un gioco di specchi:le banche d’investi mentocomprano i titoli italianiper mitigare il rischiodell’esposizione a ribasso

su Portogallo e Spagnaseguendo un ordine benpreciso di vittimepred e st i na t e .L’andamento della spesapubblica e la diminuzionedelle entrate fiscali nonaiutano ad uscire dallalista, Tremonti sa che gliscogli sonopericolosamente vicini edentro l’estate il governodovrà decidere qualesegnale vorrà dare aimercati. Il ministro delTesoro sta cercando dimitigare l’entità dellemanovre da attuare neiprossimi anni con unagrande (s)vendita diimmobili pubblici: comese una famiglia vendesse

il proprio patrimonio per pagare le bollette. Basteràa calmare i mercati ed atenere unita maggioranzae paese? Vedremo. Difatto la mancanza ditrasparenza sui numeriavrà un prezzo in terminidi compromessi da dover raggiungere fra le forzepolitiche e le forze sociali,in una gigantescacommedia degli errori incui si dice che tutto vabene e nello stesso temposi stringe la cinghia.

GUERRESINDACALI  di Salvatore Cannavò

EPIFANI CONTRO RINALDINIL’ intervento è suonato come uno schiaffo e la

sala ha reagito con il gelo. Il segretario

 generale della Cgil Guglielmo Epifani, dopo aver 

ascoltato Rinaldini, segretario dei

metalmeccanici, che annunciava che la Fiom non

aderirà al modello contrattuale di Cisl, Uil e

Confindustria, ha spiegato invece che la Cgil

tornerà al tavolo della riforma contrattuale al

termine del triennio di sperimentazione del nuovo

modello del 2009, perché “l’obiettivo della Cgil edella Fiom deve essere riconquistare un modello

contrattuale degno di questo nome”.

“Lo avesse detto chiaramente nei congressi di

base - commenta Giorgio Cremaschi, numero

due della Fiom - il congresso tutto ne avrebbe

 g i ova t o ”. Con il suo intervento “di rientro”,

Epifani, scava un solco con la Fiom che si

appresta a concludere il congresso con due

documenti contrapposti: da un lato quello

degli “e p ifani ani” (27 per cento), dall’altro la

maggioranza Rinaldini-Cremaschi che ora

sembra più compatta.

di Stefano Feltri

S i chiamano “stati generali delle professio-ni”: una consultazione del governo con le

categorie dei professionisti. Sono cominciatiieri, ma i lavori in Parlamento durano da mesi,con un obiettivo preciso: spazzare via le libe-ralizzazioni introdotte dal governo Prodi (la“lenzuolata” di Pier Luigi Bersani) che hannoaumentato la concorrenza in diverse categoriedi professionisti. A cominciare dagli avvocati.Questa la dichiarazione programmatica del mi-nistro della Giustizia Angelino Alfano, che ieriha aperto gli “stati generali”: “Dobbiamo farela riforma mettendo al centro il cittadino, ga-rantendo un’alta qualità delleprestazioni resedai professionisti, tariffe chiare e trasparenti e,allo stesso tempo, assicurando ai professioni-sti la dignità e il prestigio che derivano dal loroessere laureati che hanno superato un’esamedi Stato”. In realtà, per gli avvocati almeno, lariforma significa ripristinare le tar iffe minime.Ricapitolando: nel 2006 Bersaniintroduce al-cune novità che consentono all’Italia di risalirela classifica della libertà nella professione le-gale (resta comunque 26ma su 30). Viene per-

messa un minimo di pubblicità agli studi legali,diventa possibile una società tra avvocati sulmodello americano (sia pure con molti vinco-li), viene abolito il divieto della “quota lite”,cioè diventa possibile legare l’onorario dell’av -

 vocato all’esito della causa e vengono abolitele tariffe minime “inderogabili e vincolanti”.Loscopo è di consentire anche ai giovanipro-fessionisti di trovare clienti sul mercato, of-frendo prezzi ridotti per compensare la scarsaesperienza. Le associazioni di categoria degliavvocati non gradiscono: il 4 settembre 2006 ilConsiglio nazionale forense, presieduto daGuido Alpa, propone un’interpretazione mol-to restrittiva delle liberalizzazioni, tanto chel’Antitrust a marzo 2009 denuncia che “la mag-

gior parte degli ordini sta resistendo ai principidi liberalizzazione introdotti dalla legge Ber-sani che va dunque rafforzata”.Oggi Alpa applaude le mosse di Alfano: “Siamo

soddisfatti dell’incontro e del fatto di avere nelministroun interlocutore per la riforma dellep rofessioni”. E infatti,nel disegnodi legge ap-pena approvato in commissione Giustizia alSenato ispirato da Alfano, si torna indietro: ri-compaiono le tariffe minime ma non quellemassime,arrivanonuovi palettiper le società(vietate quelle tra avvocati, permesse quelletra un avvocato e un commercialista), vieneripristinato il divieto a legare la retribuzionedel legale al risultato che ottiene. Una sola cosanon cambia mai: nessuno ha l’obbligo di re-tribuire i praticanti neglistudilegali. I giovanisi trovano così connuove barriere all’ent ra tain un settore in cui le disparità di reddito sonogià molto elevate: nel 2008 su 220mila avvo-cati, uno su 4 dichiarava meno di 720 euro almese, anche perché molti sono di fatto dipen-denti dagli studi per cui lavoranoma con unapartita Iva che esclude tutti i benefici del la-

 voro dipendente. Poi è arrivata la crisi.I professionisti sono stati colpiti come e forse

più dei lavoratori dipendenti, con la differenzache per loro non ci sono cassa integrazione eammortizzatori sociali. Il Corriere della Sera hafatto da spondamediatica, trasformando il di-sagio di una categoriain un tema politico:an-cheieri riportavain evidenzaun sondaggiodiConfprofessioni secondocui il68,94 per cen-to degli intervistati è favorevole al ritorno deiminimi tariffari. Dietro la riforma sembra es-serci quindi una volontà di assistere un settorein difficoltà, sostenendo chi c’è dentro anchese a spese di chi sta provando a entrarci. Al-meno questaè la tesi di Bersani, chedice:“Ilmessaggio è quello ‘si salvi chi può e chi è fuo-ri,è fuori.Se è così,si aspettinotutta la nostraopposizione”.

Lottizzazione:

“Non

c a m b i e re m o

certo le regole

p ro p r i o

quando

 vinciamo noi”

Il triumvirato economico della Lega: il segretario Giancarlo Giorgetti,

il ministro Giulio Tremonti (Pdl) e il leader, Umberto Bossi (F OTO IMAGOECONOMICA )

Page 12: IlFatto_20100416

5/16/2018 IlFatto_20100416 - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/ilfatto20100416 12/20

 pagina 12 Venerdì 16 aprile 2010

In Afghanistan l’Italia non con-ta niente. A dirlo è Gino Stra-

da, che ieri è tornato a respin-gere le accuse contro i tre ope-

ratori dell’ospedale di Lashkar Gah arrestati sabatoscorso per la presunta cospirazione controil governatore della provincia diHelmand. I tre, ieri, sono statitrasferiti a Kabul e oggi verran-no visitati dall’ambasciatore ita-liano Glaentzer e dall’inv iat ospeciale della Farnesina AttilioIannucci. L’avvocato Afzal Shur-mach Nooristani, uno dei legaliche segue il loro caso su incari-co di Emergency, ha conferma-to che i tre si trovano nella ca-pitale afgana, ma ha detto al Fat -to quotidianodi non avere alcunainformazione su dove precisa-mente si trovino Matteo Pagani,Marco Garatti e Matteo Dell’Ai-ra. Nooristani, come gli altri le-gali che si pccupano del caso,non sono ancora riusciti a vede-

re i loro assistiti. A tenere banco, ieri, sono statiperò i botta e risposta trail fon-datore di Emergency e la Farne-

sina. Strada, ai mattutini micro-foni di Radio Città Futura, ha af-fermato infatti che se i tre arre-stati fossero stati americani, in-

glesi o spagnoli “la loro libera-zione sarebbe avvenuta nel girodi un quarto d’ora”. É questo, in-somma, che testimonia lo scar-so peso dell’Italia. Incapace difar valere “il miliardo di euroche ogni anno spendiamo per tenere in piedi il governo afga-no”. Strada ha detto anche che ilgoverno non può continuare aripetere che si sta facendo tuttoil possibile: “Mi sembra che nes-suno abbia chiamato l’amba-sciatore afgano alla Farnesina,né tantomeno ricordato a Kar-zai che se i tre italiani non ver-ranno subito liberati cesserà im-mediatamente il sostegno al go-

 verno locale”. Le sue parolehanno provocato, a stretto giro,la risposta del ministero degliEsteri che ha criticato duramen-

te Gino Strada. Frasi come le sue– si legge in una nota inviata nelpomeriggio – sarebbero da evi-tare “nell'interesse dei conna-

zionali arrestati”. LaFarnesina ha definitole sue dichiarazioni“c o nt rop ro d uce nt i”.E ha affermato, difen-dendosi, che l’azionediplomatica del gover-no è forte e tesa a ga-rantire i diritti dei trearrestati. Gino Stradaieri se l’è presa anchecon “i pochi medio-

cr i” (come li ha definiti) chehanno assecondato le accuse ri-

 volte ai cooperanti con calun-nie e insinuazioni, nel mero ten-

tativo discreditare l’ong e di to-gliere di mezzo tutti i testimoniscomodi del conflitto. Sul casodei treitaliani è intervenuto an-che il rappresentante specialedell’Onua Kabul, Staffan de Mi-stura. Che ha chiesto rassicura-zioni a Karzai affinché gli ope-ratori ricevano “assistenza lega-le adeguata”e siano garantite lo-ro “condizioni sicure e visitedalla loro ambasciata”.Mentre in Italia infuriava la po-lemica, ieri in Afghanistan –nel-la provincia settentrionale diBaghlan, vicino a Kunduz –quattro militari tedeschi sono ri-masti uccisi da un razzo sparatocontro il loro carro armato. Ilportavoce dei talebani, Zabiul-lah Mujahid, ha rivendicato l’at-tacco,cheporta a 43il numero

di soldati tedeschi uccisi nelpaese dal 2002. Oltre a questoattentato militare, ieri a Kan-dahar ci sono state due fortiesplosioni. Una nel primo po-meriggio vicino a un hotel in cuialloggiano giornalisti afgani. Inquesto caso, non risulta ci sianostati morti. Letale, invece, l’au-tobomba che ucciso sette lavo-ratori stranieri, conogni proba-bilità inglesi. Un kamikaze è riu-scito ad entrare inun luogo sor-

 vegliato dove le vittime viveva-no e si è fatto esplodere.

(E. B.)

“GARATTI? UNA DELLE PERSONEPIÙ ONESTE CHE CONOSCO”

Parla una collega del chirurgo di Emergency arrestato in Afghanistan

di Elisabetta Reguitti

Oggi Marco Garatti compie49 anni. Ricorda questa ri-correnza l’amica, primache collega, Mariella Mon-

teleone. La pediatra che, anni fa, voleva iniziare a lavorare per Emergency ma a cui Garatti avevadetto: “Emergency non cura bam-bini”. Poi le cose sono cambiate e,così, 10 anni dopo i due si sono

ritrovati nella corsia dell’ospeda-le Fatebenefratelli di Brescia. Ma-riella due giorni prima aveva man-datoil suo curriculum al gruppofondato da Gino Strada mentreMarco era tornato per dirle cheora Emergencycura, soprattutto,i bambini vittime delle guerre.Mariella e Marco si sono cono-sciuti all’Università di Brescia:studi insieme, amicizie comuni.Poilui era andatonegli StatiUnitiper imparare a fare trapianti di fe-gato. Avrebbe avuto la possibilitàdi restare ma ha scelto di tornare.Ha scelto anche di abbandonarela brillante carriera nell'ospedalecittadino bresciano per fare il me-dico di guerra. Era passione la sua,passione vera. Vera come la suaetica professionale e la sua moraletanto che la stessa Monteleone

non ha tentennamenti nel direche per Marco “metterebbe nonuna maentrambe le mani sul fuo-co”. Parladi colossaleerrore e diinutile accanimento. Nel gruppodi Emergency di Brescianessunodubita dell’integrità del chirurgoa capo dell’ospedale per vittimedi guerra di Lashkar Gah, accusa-to di terrorismo assieme ad altridue operatori italiani (MatteoDell'Aira, infermiere, e Matteo Pa-

gani, tecnico della logistica)e as-sieme a tre afghani. Accuse allequali si sono aggiunte le insinua-zioni dell'agenzia afghana Pa- jhwork, secondo cui Garatti nel2007 avrebbe partecipato al se-questro del giornalista DanieleMastrogiacomo. Una ricostruzio-ne smentita subito dalle paroledella presidente di Emergency,Cecilia Strada, dal portavoce bre-sciano dell’ong Giorgio Cordini edalla stessa Monteleone. Che qua-si all'unisono dicono: “Proprio inquel periodo Marco era in missio-ne in Sierra Leone, per la precisio-ne era responsabile dell'ospedaledi Goderich. Quindi come avreb-be fatto a macchinare tutto ciò dicui viene accusato?”. Ieri, inoltre,Daniele Mastrogiacomo – inun’intervista a Peacereporter – ha

DALLA FARNESINA 

“STRADA EVITI FRASI CONTROPRODUCENTI”

DAL MONDO

I s l an d a

ERUTTA IL VULCANO,L’EUROPA NON VOLA 

L’eruzione del vulcano Fimmvorduhals, in Islanda, ha bloccatoi voli di tutta Europa. Dalla Gran Bretagna alla Danimarcafino alla Spagna: la cenere che ha invaso il cielo ha reso lospazio aereo off limits per la giornata di ieri. Alitalia ha dovutocancellarei volida e perLondra,Amsterdame Bruxelles.Maancheoggi la situazione sarà critica. A Reykjavikle autoritàhanno imposto ai cittadini di indossare maschere anti-gas,

 perché la nube prodotta dall’eruzione potrebbe essere tossica.Gli esperti dicono che, vista l’intensità del fenomeno, l’eru-zione del vulcano potrebbe durare anche per mesi.

Il fondatore dell’ong: “Se

fossero stati cittadini

francesi o inglesi

sarebbero stati liberati

in un quarto d’ora”

Il chirurgo Marco Garatti all’interno dell’ospedale di Lashkar Gah (F OTO ANSA )

NBIRMANIA 

Bombe e mortia Rangoon

 T re bombe sonoesplose ieri a 

Rangoon, sulla riva del 

lago Kandawgyi, dove una grande folla festeggiava il nuovo anno buddhista ehanno ucciso novepersone (secondo la tv  birmana, ma altre fonti parlano di 24 morti) e nehanno ferite altre 62.L’attentato è avvenuto a pochi mesi dalle primeelezioni dal 1990 da cui èstata esclusa la leader dell’opposizione, AungSan Suu Kyi.

K I R G H I Z I S TA N

Il presidentedeposto fugge

I l presidente kirghizodeposto Bakiev ha 

presentato le suedimissioni ed è fuggito dal paese in Kazakhstan. La fuga è seguita a una manifestazione dei suoi sostenitori avvenuta nella città di Osh, durante la quale è partita una sparatoria. Al momentodegli spari Bakiev stava tenendo un discorso.

Sempre ieri inKirghizistan è statoarrestato il ministro della Difesa del governodestituito.

ISRAELE

L’ex premier e lamaxi tangente

L’ ex premier israeliano Olmert è

il principale indiziato in uno scandalo di tangenti legate all’edilizia. Olmert è sospettato di aver intascato circa un milionedi dollari per la costruzione di uncomplesso a Gerusalemme negli anni 

in cui era sindaco della città. Nell'ambito dellostesso scandalo mercoledì era stato arrestato anche un altro ex sindaco di Gerusalemme, Uri Lupoliansky. Dal cantosuo, Olmert si è dichiaratoinnocente, dicendo di essere vittima di una campagna di diffamazione senza pr ecedenti.

S VIZZERA 

La società cheaiuta il suicidio

B oom di adesioni inSvizzera per 

l’associazione di 

assistenza al suicidio Exit,organizzazione checontrariamente alla “collega” elvetica Dignitasnon accetta di aiutarenella “dolce morte”persone provenienti dall’estero. Nel 2009, Exit ha registrato 2.000 nuovi membri per un effettivototale di 53.000 nella sola Svizzera tedesca e in Ticino. L'anno scorsol’organizzazione Exit ha accompagnato alla morte217 persone.

C’ÈPIAZZAEPIAZZA di Elisa Battistini

CI VEDIAMO A SAN GIOVANNIP er la manifestazione “di nicchia”si sceglie

 piazza Farnese . Quando l’i n i z ia t i va prende piede si passa in piazza Navona. Maquando ci si attende tanta tante gente, allora si“p re nota ”piazza San Giovanni. Che lamanifestazione indetta da Emergency per 

domani (ore 14.30) sia stata spostata da piazzaNavona a piazza San Giovanni è una notizia. Ineffetti il contatore delle adesioni all’appello

“Io sto con Emergency” sul sito dell’ong hasforato ieri il tetto delle 300.000 firme. El’omonimo gruppo su facebook è andato oltrele 121.000 adesioni. Gino Strada ieri ha dettoche ci potrebbe essere una marea di gente. “Le

adesioni all’appello – dice il portavoce

dell’ong, Maso Notarianni –e le mail ricevutesono state così numerose che non ce la siamosentiti di restare in piazza Navona”. La cuicapienza non supera le 30.000 persone. “Per lamobilitazione che ci attendiamo – c o nti nuaNotarianni –non è sufficiente. Le persone ci

hanno dimostrato una vicinanza straordinaria.Solo durante il rapimento di Daniele

 Mastrogi acomo avevamo sentit o una

solidarietà paragonabile”. Ma, in questo caso,la difesa dell’ong è stata ancora più forte:“merito” anche delle insinuazioni e degliattacchi contro i volontari arrestati. “Forse maicome in questi giorni la gente ci ha sostenuto”,

dice Notarianni. Che piazza San Giovanni sia.

dichiarato di non aver mai cono-sciuto Marco Garatti. Il giornali-s ta di Repubblica afferma ancheche, quando fu liberato, Garattinon era all’ospedale di Emergen-cy, di aver incontrato Gino Stradasolo dopo essere stato liberato esoprattutto ringraziaEmergency,che si è battuta per la sua libera-zione.Mariella ha lavorato con Marco.Prima in reparti diversi a Brescia

poi nell'inferno di Kabul, nella re-gione del Panshir, inmissione in-sieme nel 2005-2006. Marco eracapo programma. Era lui che di-ceva a Mariella che “la paura ènor male” in quei casi. “A volte misentivo inadeguata davanti a ciòche vivevamo ogni istante dellagiornata: era luiche mi davasicu-rezza. Marco èuna delle persone

più pulite che io abbia mai cono-sciuto. La sua vita professionale èsemprestata guidatadalla passio-ne vera. Un uomo che certo nontaceva rispetto a ciò che vede- va”.Così come aveva fatto, in una in-tervista telefonica rilasciata ad ungiornalista bresciano. A EugenioBarboglio Garatti aveva dichiara-to che “nelle province del sud delpaese che la situazione sia dram-

matica lo dice il numero costantedei feriti ricoverati. Kabul sem-brava, al contrario sotto control-lo. Un controllo cheora sta sfug-gendo, nonostante l’in cre men todelle forze militari. Inrealtà vedoesplodere problemi. Che non ri-guardano, come alcunisostengo-no, un insufficiente impiego mi-litare. La situazioneche peggiora

è segno che si è sbagliato molto inpartenza. Che è mancato il con-trollo sulla ricostruzione e cheora le forze occidentali stannocommettendo gli stessi errori diincomprensione delle realtà af-ghane già commessi dai russi. Lagente è delusa nelle aspettative”.L'ultima volta che Mariella ha vi-sto Marco è stato un paio di mesifa, in ospedale a Brescia. “Mi dissedi esserevenuto a trovaresuo pa-

dre ricoverato. Che sarebbe ripar-tito a breve ma che avrebbe volu-to tornare a maggio per festeggia-re il compleanno di suo papà”.Il gruppo Emergency di Bresciaorganizza, per questa sera, un'oradi silenzio a partire dalle 18 inpiazza Rovetta mentre a livello na-zionale l’appuntamento è con lamanifestazione di domani.

Page 13: IlFatto_20100416

5/16/2018 IlFatto_20100416 - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/ilfatto20100416 13/20

UN FILM DI BAHMAN GHOBADISCENEGGIATURA  BAHMAN GHOBADI HOSSEIN ABKENAR SI RINGRAZIA  ROXANA SABERI

DIRETTORE DELLA  FOTOGRAFIA  TURAJ ASLANI MONTAGGIO HAYEDEH SAFIARI SUONO NEZAMODIN KIAIE MIX BAHMAN ARDALAN PRODUTTORE ESECUTIVO BEHROZ GHOBADI PRODUTTORI MIJ FILM

CON NEGAR SHAGHAGHI ASHKAN KOOSHANEJAD HAMED BEHDAD BABAK MIRKHANI

 AL CINEMA 

WWW.IGATTIPERSIANI.IT

I L F I LM  C H E  C AN T A, U R LA, 

S C AN D I S C E  LA LI B E R T À A T E H E R AN .

I L F I LM  C H E  C AN T A, U R LA, 

S C AN D I S C E  LA LI B E R T À A T E H E R AN .

FESTIVAL DI CANNES 2009

 UN CERTAIN REGARDPremio Speciale della Giuria 

”UN CAPOLAVORO”CORRIERE DELLA SERA 

Page 14: IlFatto_20100416

5/16/2018 IlFatto_20100416 - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/ilfatto20100416 14/20

 pagina 14 Venerdì 16 aprile 2010

SECONDOTEMPOS P E T TA C O L I ,S P O RT,IDEE

Gibson 

Lascia

la compagna

 per cui aveva

chiesto

il divorzio

Madonna 

La figlia

f requ e n t e r à

la scuola

di Saranno

fa m o s i

Rafa Benítez 

 Alla Juve solo

se si qualifica

 per la

Champions

League

Tiger Woods 

 Ar re s ta ta

in Usa

una delle

amanti

dell’atleta

di Barbara Alberti

E’morto Raimondo Vianello? No! Io

 gli volevo bene.... I commenti chesento intorno sono tutti uguali. Anche il mio. Laprima volta lo vidi agli albori della tv, quandogià avere in casa un televisoreera un fatto magico. Apparvequesto italiano inglese e fu su-bito nostro, della famiglia. Ave- va una qualità che non è richie-sta al comico, ma quando ca-pita crea amore: ti metteva dibuonumore solo a guardarlo. Aspettavi con ansia che tornas-se nel teleschermo, si contava-no i giorni. Allora era una cosa nuova che ipersonaggi dello spettacolo ci

 venissero in casa, si creavaun’intimità domestica impen-sabile oggi. Erano tutti nostri,non c’erano le pubblicità che10 minuti la sera, e anche quel-lo era un rito. Non c’erano glispot continui che spezzano ilgioco. Ora davanti alla tv si èsempre in prestito. Quando fu-rono introdotte le interruzionipubblicitarie nei film in tv, Fel-lini disse “diventeremo una po-polazione di cretini impazien-ti”. Ora che lo siamo, contiamosulle interruzioni per sfaccen-dare in casa.Noi ammiratori di Raimondo Vianello della prima ora veni- vamo dall’Italia rurale, erava-mo semplici e mistici, quel belgiovane ironico sembrava cheparlasse solo per te, che ti ve-

desse.Piaceva alla nonna perché era“tanto distinto”, alla sorellaperché le ricordava in buffo Ashley di Via col vento, a tuttiperché ci faceva ridere, un se-condo dopo ma a scroscio. Tifaceva star bene prima di par-lare, l’ilarità gli partiva diabo-lica dall’angolo dello sguardo,si capiva che era lui il primo a volersi far ridere. Riusciva amettere un soffio di eleganzabritannica perfino nei vizi ita-liani più fastidiosi, perfino nelgallismo (miracolosamente

era capace di svolgerlo con in-nocente leggerezza – aveva laqualità che rende più bello ilmaschio, il pudore).Poi incontrò Ugo Tognazzi, lospudorato geniale, il grande ar-tista naturale, con lui c’eraqualcosa di sulfureo, un’ir rive-renza condivisa. Censurati dal-la Rai per essersi burlati (in ma-niera insieme fine e carnascia-le, che era la sintesi della loro

due vene comiche ) del presi-dente Gronchi. Poi furono fi-nalmente riammessi. E quandosi trovarono davanti ai funzio-nari serissimi che avrebberodeciso della trasmissione, ov- vero della loro sorte, non po-terono trattenersi. Improvvisa-rono un’imitazione del Papa(Giovanni XXIII detto il Papabuono, imbarazzante, ma allo-ra gli altri erano cattivi?). (Neparla Giorgio Dell’Arti nel Ca-talogo dei Viventi 2007  ). Quandoil gesto valeva più di una scrit-tura, più del pane, per fare gliaudaci uno davanti all’altro, iSun Shine Boys, gli sbruffoni,per il gusto di vedere le faccedei funzionari, e impagabil-mente divertirsene poi nel ri-cord o .

 Al figlio dell’ammiraglio, chealla carriera diplomatica prefe-rì l’eterna infanzia dell’umor i-smo, è accaduta la più grandefortuna per un uomo di spirito:innamorarsi di una donna dispirito, del suo doppio artisti-co, di una comica formidabile,

Raimondo Vianello si è spento all’età di 87 anni ( F OTO ANSA )

Il nostro “ italiano inglese” si èspento a 87 anni. Iniziò con il teatro di

rivista una lunghissima carriera condivisa con l’inseparabile moglie Sandra

 ADDIO A VIANELLO

SENZA RAIMONDO

CHE NOIA 

CHE BARBA 

in & out

P

arla (anche) italiano il 63esimo Fe-

stival di Cannes: sarà La nostra vitadi Daniele Luchetti, come vi avevamoanticipato, il portabandiera tricolore.“Furiosa, vitale” e targata RaiCinema,la seconda volta di Luchetti ( Il por-tabor se ) in concorso prende di mira“la povertà etica”, con l’arruffino ElioGermano, il fratello sfigato Raoul Bo- va e la moglie – che lo lascia vedovo –

Isabella Ragonese, e se la vedrà per la Palma d’Oro conbig quali il messicano Alejandro Gonzalez Iñarritu ( B iu-tiful  ), l’inglese Mike Leigh (  Another Year  ), l’iraniano Ab-bas Kairostami ( Copia conforme, coproduzione fran-co-italiana distribuita da Bim), il giapponese TakeshiKitano ( O u t ra ge, ritorno allo yakuza-movie), il russoNikita Mikhlakov (il sequel Sole ingannatore 2 ) e BetrandTavernier, che guida l’armata d’Oltralpe (Mathieu Amalric, Xavier Beauvois) con La principesse de Mon-t p e n s i e r . Ma azzurro sarà anche l’altro lato del concorso:l’attrice Giovanna Mezzogiorno, l’anno scorso in lizzacon V in c ere di Marco Bellocchio, e il direttore del Museodel Cinema di Torino Alberto Barbera affiancheranno il

presidente Tim Burton in giuria. Non solo, a Cannesfuori gara sbarcherà anche Draquila - L’Italia che trema diSabina Guzzanti, panoramica doc sul terremoto aqui-lano e italiano, che Bim porterà in sala il 7 maggio. Mai giochi non sono finiti: per l’Italia, Le quattro volte diMichelangelo Frammartino potrebbe arrivare allaQuinzaine des Réalisateurs, e al concorso –a giudicaredalle ultime edizioni – mancano almeno quattro titoli,con The Tree of Life di Terrence Malick e M i ra l di JulianSchnabel tra i più papabili. Out of competition, nonmancano i pezzi da novanta - Stephen Frears con Ta -mara Drewe, Ridley Scott con l’apertura Robin Hood ,Oliver Stone con il sequel di Wall Street, Il denaro nondorme mai e Woody Allen con You Will Meet a Tall DarkS t ra n ge r , e di nome e di fatto si preannuncia Un CertainR e g a rd , che ospita talenti quali il nipponico Hideo Na-kata ( C h a t ro o m ) e il romeno Cristi Puiu (  A u ro ra, pro-dotto dal Bobby Paunescu di Fran c es c a ) e mostri sacridel calibro di Manoel de Oliveira, 101 anni e il neonatoO estranho caso de Angélica, e Jean-Luc Godard, che pro-mette: Film socialisme sarà l’ultimo di una carriera straor-dinaria. Tornando al concorso, su 16 titoli sono 13 le

nazioni rappresentate, tra cui le debuttanti Ucraina(Sergei Loznitsa, You. My Joy  ) e Chad (Mahamat-Saleh Haroun, Un homme qui crie ): “La nostra selezione sot-tolinea come il grande cinema sia vivo in tutti i paesi:non è solo tra Europa e America, ma un dialogo glo-bale”, afferma il direttore del festival Thierry Fremaux,rilevando, per contro, una sostanziale diminuzione deifilm sottoposti: “Oggi stiamo sentendo gli effetti dellarecessione sulla creazione artistica”. Ma Cannes 63, inprogramma dal 12 al 23 maggio, vede rosa, anche per l’Italia: “Se Thierry l’ha messo in una competizione cosìagguerrita, vuol dire che quello di Luchetti è un granbel film: ci si può scommettere!”. Parola di uno, AlbertoBarbera, che Monsieur le directeur lo conosce be-ne…

Federico Pontiggia

 Festival di Cannes

La seconda volta

di Lucchetti

alla pari. Con Sandra Mondai-ni, Raimondo diventa la dittaMondaini-Vianello. A un certopunto i due eludono le traver-sie del matrimonio, rappresen-tandole. In Casa Vianello inter-pretano se stessi. Catarsi sag-gissima e insolente, consuma-no il peggio in scena – Casa Via-nello è il loro ritratto di DorianGray, chesi caricadei ticdelleincomprensioni delle insoffe-

renze di coppia ( che noia, chebarba, qui non succede mai niente,il refrain) – e fuori scena si ri-trovano intatti, bellissimi, con-tinuando a ridere di sé. Vivono ariosamente. Incasa cisono due camerieri filippini,nascono i loro figli, e diventa-no tutta una famiglia. I duebambini scapoli che non han-no figliato trovano una discen-denza. Un bel matrimonio.Non è frequente. Due o trecoppie in ogni secolo ce la fan-no – i coniugi Curie, Dario Fo eFranca Rame, Sandra Mondainie Raimondo Vianello. Ce la fan-no solo quelli che hanno un so-gno in comune (scienza, arte,ma anche mettere su una ta-baccher ia).Un coccodrillo che si rispetti

dovrebbe onorare lo Scompar-so di un’ombra di critica per rafforzare l’elogio, ma nienteda fare. Raimondo Vianello riu-scì ad essere impeccabile per-fino quando dichiarò da una re-te Mediaset che avrebbe votatoper Berlusconi, “il suo edito-

re ”, trattandolo come un clien-te (la camereardente sarà alle-stita domani proprio negli stu-di televisivi di Mediaset a Co-logno Monzese, dalle 11 alle20; i funerali saranno celebratisabato alle 11 nella chiesa diMilano 2). Ah sìecco, uncom-mento sgradevole da uno chenon ha mai riso “Sì, sì, vabbè midispiace, aveva più stile deglialtri, era simpatico, ma non la

facciamo lunga. Alla fine erasolo un comico”.“Solo”? (musoni, disgrazia del-la famiglia umana, inventoridella minacciosa menzogna“Risus abundat in ore stulto-r um”). Raimondo Vianello haportato gioia. Viene da trattar-lo con confidenza, di dirgli so-no contento che sei vissuto alungo. Viene voglia di abbrac-ciare Sandra, forte, sobriamen-te, con gratitudine.

La vita

Gli esordi V i a n e l l o,che era nato nel ‘22,partecipò alla fortunatarivista di Garinei eGiovannini. Negli anni

’50 passò al cinema,come caratterista, eal teatro. Il grandesuccesso giunsein televisione, assiemea Ugo Tognazzi, in“Un due tre”.

Page 15: IlFatto_20100416

5/16/2018 IlFatto_20100416 - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/ilfatto20100416 15/20

 Venerdì 16 aprile 2010 pagina 15

 ARTE DI GOVERNO

IMAIE, IL MURO DI GOMMA Mascoli, Germano, Santamaria insieme ad altri 400colleghi chiedono trasparenza sulle sorti dell’ente

di Malcom Paganie Silvia Truzzi

“Ci hanno costretti apensa re” ironizz aElio Germano sedu-to nella sala riunioni

del Fa t t o. È mattina presto, malui con alcuni colleghi – CinziaMascoli, Daniela Giorda-no,Alessandro Riceci, Clau-dio Santamaria, sono qui in

rappresentanza dei 440 artisti,attori, musicisti, cantanti riuni-ti nel gruppo “Artisti 7607”per seguire le bizzarrevicendechehanno coinvolto l’Imaie (l’Isti-tuto prepostoalla tutela dei di-ritti degli artisti, interpreti edesecutori di opere musicali, ci-nematografiche, drammatiche,letterarie e audiovisive) oggi inliquidazione. Un organismo na-tonel 1977 per volontàdei sin-dacati confederali, regolamen-tato nel ‘92 e ora nella buferaper una oscura vicenda di finan-ziamenti poco chiari, conflittiall’interno degli organi di ge-stione e interessi governativiche si allungano sull’istituto co-me un’ombra. Nelle cassedell’Imaie c’erano 120 milionidi euro: il prefettodi Roma Pe-

coraro, nella primavera del2009, aveva dichiarato estintol’istituto per “per assoluta inca-pacità di raggiungere gli obiet-tivi statutari”. Ovvero l’impos-sibilità di redistribuire quei 120milioni, vale a dire i compensispettanti agli artisti per l’utiliz-zazione di opere a cui hannopartecipato e che emittentico-me Sky, La7 e naturalmente Me-diaset e Rai, oltre ai produttoridi dischi e di Dvd, sarebbero te-nuti a versare per leggeall’Imaie per ogni artista che ot-tenga un passaggio o un’inter -pretazione. Ne avrebbero potu-to beneficiare 60 mila persone.I soggetti effettivamente indivi-duati sono peròmolti di meno.Circa cinquemila. Un numeroinfinitesimale, troppo pochi in

dieci anni di attività, anche con-siderando tra gli irreperibilimorti, eredi, oppure star di Hol-lywood considerate irraggiun-gibili secondo il sito della stessaImaie (!).Sull’estinzione dell’Imaie c’èun ricorso al Tar, ma nel frat-tempo, i liquidatori hanno va-lutato che il patrimonio dell’en-te, i 120milioni di euro, non èsufficiente al pagamento degliartisti aventi diritto e i creditori.L’estinzione è stata così tramu-tata in liquidazione fallimenta-re, decisione giuridicamenteforse ineccepibile, ma che ri-schia di compromettere i dirittidi molti.Perché si è arrivati a questopunto?

I n t e r p re ti legali

Cinzia Mascoli, armata di pennae appunti, è la portavoce degli at-tori. “E’ denaro che spetta per legge agli artisti. Si è scelta la stra-da dell’estinzione, che scavalcaqualsiasi discussione sul merito,sul metodo e non tiene conto delricorso al Tar contro l’estinzionedella vecchia Imaie”. Molti artisticontrari all’estinzione hannopromosso un giudizio ammini-strativo per l’annullamento del

provvedimento del prefetto Pe-coraro, e ilTar già due volte si èpronunciato contro l’estinzio -ne, ma sino ad ora solo nella fasecautelare. Il 29 aprile è attesa lasentenza di merito sulla legitti-mità dell’estinzione. “Il proble-ma è che sul tema – insiste Ma-scoli –esiste una disinformazio-ne mostruosa”.Nel settembre del 2009, qualchemese dopo il decreto di estinzio-

ne e dopo scontri inenarrabili,fra le organizzazioni sindacali èla pace: in quanto soci fondatoridell’Imaie, con il delegato del mi-nistero dei Beni Culturali, l’av  v.

 Andrea Miccichè, raggiungonoun accordo che prevedeva unnuovo consiglio di amministra-zione, con un vicepresidente do-tato di poteri particolarmenteforti designato dallo stesso mini-stero dei Beni e delle Attività cul-turali. Alcune voci individuanonello stesso Avvocato Miccichèil candidato per questo ruolo, inquanto professionista ben vistoanche dalle organizzazioni sin-dacali. Ma per non rischiare sem-bra che sia pronto un interventodel governo –via decreto legge –che potrebbe essere approvatogià il 16 aprile. Giusto pochi gior-

ni primache il Tar si possa espri-mere, attuando di fatto, la stessastrategia usata per sanare il pa-sticcio delle liste elettorali. Undecreto-suggerimento primadella sentenza. Un controsensoper un istituto che amministra ri-sorse private e che rischia di es-sere oggetto di pesanti intromis-sioni governative. Eh già, perchése l’idea è quella di azzerare tuttala gestione dell’Imaie e rifondarel’istituto ex novo: “La sensazioneè che si voglia risolvere un pro-blema, lasciando senza rispostedomande lecite”osserva Masco-

li. Inpiazza, il 18 marzo scorso,davanti a Montecitorio una dele-gazione dei dipendenti Imaie.Poco meno di quaranta lavorato-ri. Sostenevano la nascitadell’Imaie 2, non opponendosi,

nonostante lo scioglimentodell’istituto preludesse al loro li-cenziamento, alle decisioni delprefettoPecoraro. Qualcuno di-ce per rassicurazioni ottenute dachi sta lavorando alla nascita delnuovo soggetto: verranno rias-sunti. “La delegazione ha espres-so grande soddisfazione per la di-sponibilitàdimostrata dalla pre-sidenza della Camera e per l’im -pegno manifestato da alcuni par-lamentar i” si legge in un comu-nicato diffuso dal Comitato Libe-ri Lavoratori Imaie. Un diluvio dinomi, orientati, per così dire, adestra e ringraziati per la sensi-bilità dimostrata: Maurizio Ga-sparri e un plotoncino di depu-tati Pdl. In atto ci sarebbe unesperimento di ingegneria gene-tica. Un mostro bicefalo gover-

no-Cgil, con Massimo Ghini, exmembro del CdA Imaie in rap-presentanza degli artisti, che do-po aver lasciato la presidenza delsindacato attori dichiara di esse-re coinvolto nella nascita della

SECONDO TEMPO

Campionato tra veleni e minacce di scontriTELEFONATE, SOSPETTI E PARTITE AD ALTO RISCHIO PER L’ORDINE PUBBLICO

 In attesa di una

decisione del 

Tar l’esecutivo

 sembra voler  intervenire:

 ma gli artisti 

 non ci stanno

Cinzia Mascoli, Daniela Giordano, Claudio Santamaria, Elio Germano nella sala riunioni del Fatto ( F OTO DLM )

diGiancarlo Padovan

Ètutto un complesso di coseper cui questo calcio non

piace più. Sopra ogni altra, c'èNapoli, intesa come sede di unprocesso penale, dove si parladi uno scandalo mai abbastanza

perlustrato e, in effetti, pocoperlustrabile. Prima perché c'e-rano “quelle” telefonate (so-prattutto di Luciano Moggi),adesso perchéadesso ce ne so-no altre.Delle quali si voglionoauscultare i toni e sondare i mo-di; chi chiamasse chi; quale vo-ce abbia pronunciato, per pri-ma,il nomedi Collina equale,invece, l'abbia solo ripetuto, alpari di un insondabile mantra;quali fossero i regali e quali i re-galini, secondo inveterata abi-tudine delle corti e dei cortigia-ni (daiRolex della Roma in giù,

nulla va omesso o rimosso).Tutto (quasi) comela primave-ra di quattro anni fa, anche al-lora vigilia di un Mondiale. Man-ca anche la forca e la vittima de-signata, qualcosa in più di undettaglio. Inaccettabile, però, èche si debba affrontare un fina-

le di stagione (gli ultimi cinqueturni di campionato,una semi-finale e la finale di Coppa Italia,le semifinali di Champions)con due squadre e due tifoseriediverse e diversamente umorali(Roma e Milano, sponda Inter),oppresse da minacce (non soloagonistiche) e gravate da so-spetti (non solo pregressi),mentre intorno si abbassa lanebbia del rancore.Nella capitale, il derby, già diper sé acceso, rischia la defla-grazione sulla scorta del deside-rio laziale di riscattare una sta-

gione sbagliata con l'unica vit-toria giusta: quella sui gialloros-si, domenica pomeriggio, inmodo da favorire l'immediatocontrosorpasso interista. C'ègià stato il prologo, una settima-na fa, nel derby Primavera, bot-te e incidenti. Adessosi chiede

il riscatto (non solo sportivo). Ilprefetto ha fissato il posticipoalle 18.30: una necessità e unpessimo presagio. Questa sera,nell'anticipo di San Siro, la Ju-

 ventus cercherà lo stesso obiet-tivo dei laziali: far perdere punti(e, magari, lo scudetto) all'In-ter, con una prestazione mai vi-sta prima, addirittura superiorealla gara di andata (2-1 per la Ju-

 ve). La molla non sarà la classi-fica (la Juve è praticamente fuo-ri dalla Champions e si conso-lerebbe poco con l'accesso al-l'Europa League), ma scatterà

per l'umiliazione del 2006: idue scudetti sottratti, quello re-galato all'Inter, la serie B, l'av-

 vento di una dirigenza che è ilpretesto per tornare a invocareMoggi e Antonio Giraudo (giàcondannato con il rito abbre-

 viato).

Tecnicamente non c'è partita,ma decideranno nervi e pancia.Nonostante tutto, vedo l'Inter battere la Juve e, nel derby, unpari tra Lazio e Roma. Forsescontenterebbe entrambe. Inassenza del “risultato adattoper non turbare l'ordine pub-blico” (un'idea per qualche bu-rocrate eccentrico) e detto chea Milano non saranno ammessi

 juventini, il calcio è ormai èsempre più frontiera e sempremeno bandiera. L'importante ènon adeguarsi. E, se è ancorapossibile, pensare.

nuova Imaie. “Come si può de-finire nuovoun ente – si chiedeMascoli –creato dalle stesse per-sone, lo stesso direttoregenera-le, gli stessi rappresentanti sinda-cali, la stessa rappresentanza di

artisti di quello vecchio? In sin-tesi si tratta della stessa compa-gine gestionale definita dal Tar edal prefetto inidonea a raggiun-gere gli obiettivi dell’ente”.

In rappresentanza

di chi?

Elio Germano, che del lavoroprecario aveva offertoin Tutta la

vita davanti di Paolo Virzì un de-solante quadro ipercontempo-raneo, non conosce diplomazia.“Ci definisconorestauratori per aver denunciato la stranezza diquesta storia. Ma noi chiediamotrasparenza e una rappresentan-za, perché da parte di chi si è se -duto al tavolo con il gover-no,non ci sentiamo affatto rap-

pre sentat i ”. Via Skype, è collega-to anche Neri Marcorè. E nonha nessuna vogliadi ridere. “Eli -minare il vecchio Imaie e fondar-ne uno nuovo, suona sospetto.Ci devono spiegare perché si è

arrivati allachiusura e provarearedistribuire i denari ai troppi ar-tisti sconosciuti che ne avrebbe-ro assoluta necessità”. Gli attoridenunciano l’impossibilità diavere chiarimenti: “Un muro digomma da parte di chi in questianni ha gestito l’ente come sefosse una cosa sua”– spiega ama-ramente Santamaria.L'unica certezza è il tempo checorre e l’argine che Marcorè, Ma-

scoli, Santamaria, Germano e glialtri 440 riuniti nel blog di Ar tisti 

7607 , tentano di porre a decisio-ni che sembrano l’imposizionedi una volontà calata dall’alto.“Una possibilità ci sarebbe, il go-

 verno potrebbe rinunciareall’estinzione dell’Imaie e i sin-dacati procedere alle necessariemodifichedello statuto utiliper iniziare un nuovo percorso basa-to prima di tutto sulla trasparen-za”. Non è solo una questioneeconomica, royalties, conti cor-renti, per i ragazzi che misuranole parolee perdistricarsi nel gi-nepraio sono aiutati da un giova-ne legale, Cristina Piovani. “Stia -mo difendendo un’indipenden -za di fondo, l’affer mazionedell’esistenza di una categoriache non vuol essere strumenta-

lizzata ma solo affermaree tute-lare i suoi diritti”. “I sindacati”nella visione di Germano “si so-no comportati in maniera moltodiversa da come ci avevano inse-gnato i nostri genitori. I sindacatili vogliamo vedere ma sui posti dilavoro, sui set dove non li abbia-mo mai incontrati e dove invecegli artisti che lavorano hanno bi-sogno di essere tutelati quotidia-namente”. Per usare le parole diClaudio Santamaria: “E’ una ca-ciara ”. Una confusione cercata,per negare alla radice le ragioniin ballo e confondere i contorni,fino a non distinguere più tra ve-ro e falso. Cinzia Mascoli, più ag-guerrita di quando con Carlo

 Verdone organizzava un compli-cato viaggio di nozze, oggi vor-rebbe sposarsi con la chiarezza.

Ma trova porte chiuse, scarichidi responsabilità, accuse di voler dividere la categoria “Siamo al ‘ocon noi o contro di noi’ ed è unasensazione sgradevole. Alcunisono contro l’estinzione

dell’Imaie, altri a favore: maestinta o no, vecchia o nuova ilrischio vero è che l’Imaie restiuguale a prima. E invece noichiediamo una vera riformadell’istituto”. “E prima di affida-re al governo le sorti di un istitu-to nato per tutelare i nostri diritti– dice Alessandro Riceci – vor -remmo essere ascoltati e con-frontarci con tutte le parti coin-

 volte. Sul resto, la magistratura

faccia presto il suo lavoro, indi- vidui i responsabili e impediscaloro di danneggiare ancora la no-stra categoria”.

 Tra Parlamento

e Governo

Il governo ha pronta una solu-zione legislativa che prevedel’introduzione all’inter nodell’Imaie di una figura forte dinomina ministeriale. L’Imaie èun istituto privato degli artisti esono loro che dovrebbero ave-re la possibilità di controllarel’operato dei propri organi diamministrazione. Beppe Giu-lietti, deputato del gruppo mi-sto, portavoce di Articolo 21, èautore di un’inter rogazione

parlamentare sull’Imaie e desti-natario di una risposta insoddi-sfacente “perché non getta lucesulle ambiguità e introducel’ipotesi di un passaggio da enteprivato a ente pubblico: questopassaggio non dà garanzie ditrasparenza. Anzi getta altreombre. Non mi fido di questogoverno, ma ho avuto rassicura-zioni dal sottosegretario Giroche domani (oggi per chi legge,ndr  ) il decreto non si farà”. Si hal’impressione che la confusio-ne generale abbia fornito il pre-testo per un’introm iss io n epubblica all’interno di un enteprivato che toglie autonomiaagli artisti. “Se intervento pub-blico deve esserci – chiede ilgruppo Artisti 7607 –è solo per restituirci nel più breve tempo

possibile il diritto di eleggeredemocraticamente i rappre-sentanti degli artisti-interpretiche con trasparenza realizzinofinalmente l’Imaie che tutti ab-biamo sognato”.

Page 16: IlFatto_20100416

5/16/2018 IlFatto_20100416 - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/ilfatto20100416 16/20

 pagina 16 Venerdì 16 aprile 2010

TELE+COMANDOTG PAPI

Raimondo

e la tacchettadi Pinco Pallino

Tg1Una volta tanto anche il

caramelloso Tg1 deve occu-parsi sul serio di politica. Lofa a modo suo, cercando disgusciare fra i due conten-denti, Fini e Berlusconi, maalla fine la bilancia pende per 

il “pre m ier ”, le televisioni,con tutto quello che c’è den-tro, appartengono a lui. Chie-do ai lettori del Fatto il per-messo di un ricordo persona-le: ho giocato a tennis conRaimondo Vianello. Un gior-no, perduto un incontro mol-to amichevole, si mise sedutosu una panca, in raccoglimen-to. Guardava tristemente laracchetta, rigirandosela fra lemani. Poi, all’improvviso, leparlò e disse: “Ecco, non saigiocare, eppure ti ho pagatatanto”. Era un umorista natu-rale. Il Tg1 ne ha rivissuto gliesordi televisivi (aveva già al-le spalle notevoli esperienzedi teatro leggero e di b-mo-

 vie) con Tognazzi nella tra-smissione “Un,due, tre”. Unasera di gala all’Opera, un val-letto imbranato tolse la pol-trona dorata da sotto l’augu-sto posteriore di GiovanniGronchi, allora presidentedella Repubblica. Il presiden-te sparì dietro la balaustra delpalco d’onore. Vianello e To-

gnazzi parodiarono l’episo-dio della “culata” p residen -ziale e la trasmissione fu can-cellata anzitempo. Ecco, nel-la solita litania di ricordi, con-doglianze, rimpianti, il Tg1 (ilTg2 non lo ha imitato) non ha

 vigliaccamente ricordatol’episodio.

Tg2La nube islandese che si

aggira nei cieli d’Europa ver-so sud sta bloccando il traf-fico aereo. E’ in apertura delTg2 e ricorda senz’altro la Nu-be Purpurea del romanziereShield. Questa non è letale,quella del romanzo sì e pro-

 vocava uno scenario spettra-

le da dopobomba. La bomba vera è però politica. Berlusco-ni e Fini sono ai materassi e il“pre m ier ” minaccia: se Finistrappa, deve dimettersi dapresidente della Camera. Sequesto avvenisse sarebbe so-lo per sua sensibilità perso-nale: di quella carica Fini ri-sponde solo al deputati, nona Berlusconi. Così va il mon-do. E la prassi parlamentare.

Tg3Le notizie politiche si tra-

sformano – nella sequenzadei servizi del Tg3 – in unaanalisi. E’ una rottura, quellafra Berlusconi e Fini, che met-te in discussione un po’ tutto:ruoli personali, promesse diriforme impossibili, geogra-

fie del sottopotere economi-co. La brutale occupazionedelle “banche del nord” r i-chiesta dalla Lega, ha solol’aspetto di un’invasione bar-barica: in sostanza, se tutto siferma, rimane una battutac-cia postelettorale. Ai servizidi Terzulli e Toppetta, segueLuciano Fraschetti con Napo-litano. Il Presidente richiamail mito dell’Unità d’Italia e an-ticipa – forse anticipa troppo– l’imminente 25 aprile, an-niversario della Liberazione.Una festa di rimettere in vitacon forza: a chi vuole “le ban-che del Nord” si può semprereplicare con la forza dellaStor ia.

di Luigi Galella

L’incipit era stato trionfale, o quasi.Quando si annunciò la possibile can-didatura alla segreteria del sindaco diRoma, Walter Veltroni, il Partito Demo-

cratico ebbe uno slancio in avanti nei son-daggi. E sfiorò il 40%. Poi ci furono le elezionidel 2008, che Veltroni volle improntare conardita incoscienza all’insegna della “vo c a zi o-ne maggioritaria”. Quindi la prevedibilesconfitta e il calo dei consensi. Le critiche, lelotte interne: altre sconfitte. Il cambio delsegretario. Le nuove primarie, il nuovo nu-mero uno, la recente debacle, ammessa soloper metà. E ora, infine, si è aperta la caccia. E visto che l’arte venatoria è stata appena de-regolamentata, è iniziato il nuovo sport na-zionale: il tiro al piccione, o per meglio dire,al “piddione”. Considerato che l’or iginar ioacronimo Pci nell’arco di un ventennio si ètrasformato nell’attuale Pd.

Il piddione è un uccello che vola basso e in-certo.E si lascia colpire senza alcuna distin-zione da fuoco amico e nemico. Preferibil-mente dalprimo.Ne abbiamoavutouna di-

mostrazione nella se-rata televisiva di mer-coledì. Il sindaco diFirenze Matteo Ren-zi, ad esempio (“Te -tr is”, La 7, 21.10), haaccusato il suo parti-to di “tr istismo” e diessere composto da“maschere di cera”.Mentre il comicoMaurizio Crozza,presentando il suoprossimo program-ma, “Crozza Alive”,in onda sulla stessa

rete da domenica, ha impallinato il bersagliogrosso Bersani, che ama suggestive metaforedel tipo: “Oh ragazzi, non possiam micaguardarci l’ombelico!”accompagnato da uncoro e visto come “la tragedia greca dellas ini st ra”. Giovanna Melandri si è dichiaratad’accordo con Renzi e ha ammesso che si è“preso un colpo serio” avendo dilapidatodalle politiche quattro milioni di voti. MaLamberto Sposini, fra i giurati, ha incalzato:“Il partito democratico brancola nel buio”.La sinistra è malata, di doppio moralismo e dimaanchismo. Manca il carisma, la leader-ship, la capacità di organizzare.Il piddione sembra essere al de profundis,dunque. “Nel Lazio – ha infierito FrancescoStorace – sono riusciti a farsi battere da unalista civica”. Un cupio dissolvi che coinvolgeinnanzitutto i suoi antichi l eader, come la co-pertina del programma, “Compagno dove

sei?” mutuata sul film dei fratelli Coen iro-nicamente propone: Veltroni, “che volevaessere l’Obama italiano e che ora è triste esolo”; Fassino, che deve far dimenticared’aver detto: “Abbiamo una banca”; Rutelli,“che è uscito dal partito e ha seguito la fe-de”.Non c’è linguaggio più efficace della satiraper descrivere lo spaesamento attuale, chefa tornare in mente il morettiano “tristo an-nunzio di futuro danno”: “Con questi diri-genti non vinceremo mai”. Profetico e quan-to mai attuale. In un fumetto “Tetr is” ha ri-costruito 16 anni di strategie del centrosi-nistra, culminate nell’autotiro al piddione,l’ultima ineffabile idea di Prodi: “Bisognacancellare gli organi nazionali del Pd e ri-partire da venti segretari regionali”. A voltel’ironia che si sovrappone al testo è perfinosuperf lua.

IL PEGGIO DELLA DIRETTA

Il fumetto

d e m o c r at i c o

Giovanna Melandri

ospite di Tetris in onda

mercoledì su La7

SECONDO TEMPO

Page 17: IlFatto_20100416

5/16/2018 IlFatto_20100416 - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/ilfatto20100416 17/20

 Venerdì 16 aprile 2010 pagina 17

è LA BANCA DEI “TWITT”TUTTI ACQUISITI DALLA BIBLIOTECA DEL CONGRESSOLa Biblioteca del Congressoamericano, depositaria di tutti i

libri pubblicati negli Stati Uniti, haannunciato che raccoglierà anchetutti i messaggi di 140 caratteri affissi sul socialnetwork Twitter sin dal giorno del lancio nel marzo2007. I messaggi andranno a comporre unosterminato archivio elettronico. Il sito (che haraggiunto il numero di 105 milioni di utenti nelmondo) ha annunciato anche numerose altre novità:twitt con pubblicità incorporata, il prossimo lancio diun nuovo servizio di localizzazione geografica,chiamato “Punti di interesse” e “@ a ny w h e re ” unostrumento che permette di integrare le funzionalitàdel micro-blog all’interno di un sito web.

f e e d b ac k$

Commenti al post:“Adro, rivolta contro ilbenefattore dei bimbi”di Elisabetta Reguitti

è COME È possibile che ci

siano persone che ragionanoin questo modo?? Ma in chemondo sono capitato?Veramente non trovo paroleper commentare ilcomportamento di questigenitori! A pensarci bene ilproblema non è il sindacoleghista, in fin dei conti lui èlo specchio delle personeche lo hanno votato...

G i ov a n n i

è NON CI CREDO .Ditemi che non è vero!

 Marco

è È UN DOVERE di unPaese civile erogareGRATUITAMENTE i pasti atutti i bambini. Ma le tasseche noi paghiamo a che

ser vono? Fa b i o

èMA L'IMPERATOREdi Lombardia? Giunto al suoquarto mandato, ciellino emembro del partitodell’amore? Ma si rendonoconto di quanto giustamentearrabbiati saranno questibambini da grandi?

Gabr iele

è NON RIESCONO atenere a freno la lorocattiveria nemmeno davantiai bambini: non sono madri,sono iene.

Ta n j a

è NIENTE SOLDI per lamensa? Ma adesso che non

c'è più l’Ici non siamo tuttiricchi? Cosa sarà mai unamensa oggi che abbiamo unmilione di posti di lavoro,meno tasse per tutti, amoree libertà e fra poco anchepresidenzialismo efinalmente il federalismo.

 An d re a

è QUESTI BAMBINI, dagrandi, è meglio che siricordino di un Sindacoleghista che li ha lasciatisenza cibo perché, nonavendo soldi, non pagavanola retta o di una personagenerosa, che ha permessoloro di mangiare insieme ailoro amici senza umiliazionie sofferenze?. Forse, ungiorno, loro stessi,

potrebbero ripetere il gestodi questo imprenditore. Disolito, uno dà quello che har i cev u to.

B a r b a ra

è SIAMO PROPRIO duepopoli diversi. Un fattosimile è capitato in unascuola di Barletta. Andate aleggere articolo e commentisul sito della Gazzetta delMezzogiorno, sembra divivere in un'altra Italia,certamente migliore.

Giuseppe

è E POI MAGARI ladomenica sono tutti a messaa sentir parlare di carità,solidarietà e amore per ilp ro s s i m o.

Daniele

è E POI ci si chiede comemai sto’ paese va così male?È inutile lamentarsi di questopaese se poi ci sono cose delg e n e re !

è LA FOLLIA sta nel fattoche per una questione "diprincipio" venga fattaun'angheria a dei BAMBINI!Ma vi rendete conto? CHECOLPA HANNO LORO?

R a f fa e l e

MONDO  WEBL’INTERVENTO DI CALABRÒ

Non apritequella Banda

Bisogna essere ottimisti,ri-pete come un mantra ilgoverno. Eppure apparechiaro come il quadro dei

conti pubblici italiani non pre-senti niente di buono: soldi nonce ne sono per nessuno e i primifondi a saltare sono stati queglisugli investimenti, a cominciaredalla banda larga. Il Cipe, comi-tato interministeriale per le

grandi opere, aveva stanziato800 milioni. Una cifra sufficien-te a iniziare a modernizzare la re-te. Ma subito prima di sbloccarliil governo fece sapere di volerlispendere altrimenti, “li stanzie-remo comunque presto” fu lapromessa a dicembre.Ieri anche il presidente dell’Ag-com Corrado Calabrò è tornatosul tema con un lungo interven-to pubblicato dal Sole 24 Ore.L’Agcom, chiarisce Calabrò, adifferenza della sua omologaamericana Fcc (che gestirà i 25miliardi di dollari stanziati daObama per le broadband) nonha alcun mandato del Parlamen-to per lo sviluppo della banda,ma solo un “inv it o ”a “se g na lare

di Federico Mello

GRILLO DOCETUN APPELLOPER ENRICO

Mi ha chiamato unragazzo, Enrico Turco. La suastoria è drammatica. Dopo 4 annidi esami diagnostici di ogni tipofatti in Italia in cui è stato trattatocome una cavia da laboratorio, inThailandia gli è stato diagnosticato il saturnismo,un'intossicazione da metalli pesanti dovuti quasisempre alle condizioni di lavoro. L’ospedale diTrieste non ha preso in considerazione gli esamistranieri, quelli che gli hanno salvato per ora la vita,e due giorni fa l'ha dimesso. Ora è a Milano e si stacurando privatamente, a proprie spese. Ha giàspeso 120 mila euro per cure ed esami. Ora deve

anche pagarsi l’alloggio a Milano, il medico ei farmaci salvavita. Enrico ci chiede un aiuto

per continuare a vivere. Il suo contocorrente è: Enrico Turco, Unicredit Banca IT75 Z 02008 02201 000019516678. La suatestimonianza: “Ho 37 anni, mi chiamo EnricoTurco, vivo a Trieste e non avevo mai soffertonessun tipo di malattia né di dolore. Ero unapersona atletica che amava il ciclismo e la corsache praticavo per hobby da 10 anni. Sono statoricoverato il 21 settembre 2005 per violentidolori addominali - intestino, stomaco e trachea -comparsi all'improvviso, in seguito ad un eserciziofisico, unosforzo intenso,di

compressione fattocon l'addome edifficoltà a respirare- a dilatare la cassatoracica. (continuasu beppegrillo.it).

èMINACCE VIA FACEBOOK A OSCAR MAGIIL GIUDICE DELLA SENTENZA SUL RAGAZZO DOWNLunedì sono arrivate le motivazioni della sentenza cheha condannato in primo grado (a sei mesi di carcere) tremanager Google per un’informativa sulla privacyritenuta carente (il caso è quello di un ragazzo autisticovessato a scuola dai compagni di scuola). Il giudice OscarMagi, che ha emesso la condanna, intervistato ieri dal

Sole24Ore ha dichiarato di aver ricevuto minacce: “Misono arrivate critiche molto violentedall’estero, e minacce vere dall’Italia” le suedichiarazioni. Sulla condanna che da più partiè sembrata molto severa il giudice ha chiaritoche: “E’ la legge sulla privacy che prevedepene non banali che vanno da un anno direclusione in su”.

D AG O S P I A CASINI SI LECCA IL SUO CONO D’OMBRA A Roma c’è moltapreoccupazione nel Palazzo perla sparizione di un noto politicoitaliano nato a Bologna 55 anni fae famoso per le sue piroette.All’anagrafe il suo nome è

Pierferdinando e di cognome fa Casini. Fino a poche settimane fa eraconosciuto come un bel uomo dai capelli brizzolati che dopo la

laurea in giurisprudenza nel ‘79 aveva cominciato a sgambettaredentro la Democrazia Cristiana diventando il delfino di ArnaldoForlani. Nella vita privata il colpo più grosso lo ha messo a segno nel'98 quando ha incontrato sulla barca di Rana Ranucci, la figlia diFrancesco Gaetano Caltagirone, poi sposata nel 2007 con ritocivile .Ed è grazie a questa parentela che da ieri pomeriggio il nome diPierfurby ha ripreso a circolare con sollievo degli ult imi fans. Ilsuocero è riuscito infatti a imporre al vertice dell'Acea il r innovo delmandato per un fedelissimo di Casini, quel Marco Staderini, romanoe ingegnere che insieme a Giancarlo Cremonesi dovrà guidare lamultiutility capitolina per i prossimi tre anni. La riconferma diStaderini più che un riconoscimento al merito (il bilancio e lagestione dell'Acea fanno acqua da tutte le parti) è un atto di fiducia

per questo amico di Pierfurby che grazie alla fedeltàpolitica è riuscito ad entrare qualche anno fa nel cdaRai.

è IT’S THE RENAISSANCE, MAN! WIRED CELEBRA IL GENIO DI LEONARDO

La rivista di cultura digitale e tecnologicaWired ieri ha festeggiato sul suo sitowired.com l’anniversario della nascita diLeonardo da Vinci (il 15 aprile 1452). Unarticolo dal titolo “It’s the Renaissance,Man!”, (che suona come “E’ il Rinascimento,mio caro”) è accompagnato dalla famosaimmagine dell’uomo di Vitruvio leonardiano.

La rivista ripercorre la vita del genio italiano:la sua indole artistica; e quella più rivolta allasperimentazione e alla tecnologia. Vengonoanche ricordati gli appunti di Leonardo suuna macchina umanoide, ovvero l’idea “di unro b o t ” possibile anche grazie alla sue grandiconoscenze di anatomia umana. Negli StatiUniti - e in tutto il mondo - c’è un rinnovatointeresse verso la storia italiana anche graziea videogiochi blockbusters, come Dante’sInferno che rielabora i gironi dellaCommedia; e soprattutto “Assasin CreedII” ambientato nel rinascimento italiano enel quale lo stesso Leonardo Da Vinci hauno dei ruoli principali, manco a dirlo come“inve n t o re ”che affianco il protagonista.

SECONDO TEMPO

Il giudice Magi;

Leonardo nel videogame Assassin

Creed II; Wired su Leonardo;

il blog di Twitter

èMESSAGGI FB CONTRO IL PAPA

 ARRESTATI STUDENTI MALTESIA quanto riferisce l’Ansa, un numeroimprecisato di persone, la maggior partegiovani studenti universitari, sono statiarrestati e interrogati dalla polizia maltese peraver scritto messaggi contro Papa BenedettoXVI su blog e social network comeFacebook; il Papa sarà in visita nell’isola dasabato prossimo. Alcuni giovani sono statiprelevati dalla polizia dalle loro case eportati al quartier generale di Floriana, che sitrova a pochi passi dal palco principale cheviene allestito per la santa messa del Papadomenica prossima.

alle Camere gli interventi legi-slativi necessari allo sviluppodelle comunicazioni”. L’Agcomquindi elaborerà soltanto “lesue proposte per un’agenda ita-liana per lo sviluppo di Internet

 ve loc e ”. Calabrò spiega come leconnessioni ad alta velocitàsia-no strumenti di innovazione esviluppo: gli investimenti da so-li possono produrre una cresci-

ta del Pilfino uno 1,5 puntiper-centuali. Calabrò invita il gover-no a fare una “cabina di regia”tra gli enti locali e gli operatoridella comunicazione. Ma dei fa-mosi 800 milioni non parla.Infatti a quanto risulta al Fa t t oQuotidiano, in un recente faccia afaccia il ministro dell’EconomiaGiulio Tremonti ha detto chia-ramente al viceministro delleComunicazioni Paolo Romanidi togliersi dalla testa l’idea chegli 800 milioni verranno prestosbloccati. Soldi appunto, nonce sono. Per la banda larga, almassimo, si può fare qualche ca-bina di regia, raccogliere segna-lazioni. Queste, almeno, sonogra t is .

Page 18: IlFatto_20100416

5/16/2018 IlFatto_20100416 - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/ilfatto20100416 18/20

 pagina 18 Venerdì 16 aprile 2010

g i u s ta m e n t eÉ

di Bruno Tinti

IL RESPONSABILE

CHE TI MERITI

 A ndrea Orlando è il responsabile del settore giustizia del Pd. Èl’autore di un progetto di riforma della giustizia che è un mistodi luoghi comuni e di proposte che hanno il solo merito di essere utilia B&C: separazione delle carriere di pm e giudici, processo morto,discrezionalità dell’azione penale. Possiede un titolo di studio:maturità scientifica. Prescindendo dal merito del suo progetto(molto modesto il livello tecnico, in certi casi semplici enunciatiripresi dagli slogan propagandistici di B&C), la domanda che ci sidovrebbe fare è: perché il Pd ha scelto Orlando quale responsabile

 per la giustizia? Che non è una domanda da poco perché, prima ditutto, è appena ovvio che uno che non sa niente di un problema, selo mettono ad occuparsene, bene che ci vada proporrà qualchefotocopia di soluzioni già proposte da altri che sapevano quello chedicevano; e, male che ci vada, sparerà qualche… stupidaggine ,frutto della sua ignoranza. Naturalmente si potrebbe rispondere chesarebbe stato bello poter ricorrere a qualche esperto di giustizia mache c’era poco da scegliere, il convento del Pd Orlando passava. Che

 però sarebbe una solenne bugia perché, tra le file del Pd, ci sono, tra gli altri, D’Ambrosio, Casson, Della Monica, tutti magistrati condecine di anni di esperienza. Ci sono anche avvocati (tra altriChiurazzi e Galberti). Insomma c’è gente che conosce bene i

 problemi della giustizia, ha passato una vita a combatterci esarebbe stata in grado di proporre decine di ottime soluzioni cheavrebbero avuto l’unico torto di essere pertinenti, concrete e ditenere in nessun conto l’impunità di B&C. In par ticolare GerardoD’ambrosio vanta nel suo curriculum la bellezza di 10 disegni dilegge da lui proposti al tempo del governo Prodi: vi ricordate?, quelloche non ha mosso un dito per proporre una legge sul conflitto diinteressi e per abrogare la legge che depenalizzava il falso inbilancio; e che, in compenso, ha partorito un disegno di legge

 Mastella (altro super esperto di giustizia) in materia diintercettazioni al cui confronto quello in esame oggi al Senato è uncapolavoro di tecnica legislativa. C’è da dire che devo essere uno dei

 pochi estimatori di questi disegni di legge. Forse perché avevano iltorto di occuparsi di problemi concreti: tra altro, notifiche (consospensione dei processi contro irreperibili che costano tempo esoldi e non servono), riduzione dei casi di Appello e ricorso in

Cassazione, abolizione del processo abbreviato (cheserve solo a garantire una irragionevole riduzione di

 pena e che costa, in tempo e danaro, quanto un processo normale), ampliamento del patteggiamento

(con contestuale ammissione di responsabilità, il chesignifica utilizzare la sentenza di patteggiamento nei processi civili e amministrativi con risparmio di tempomisurabile in anni). Il governo Prodi questi disegni dilegge non se l’è filati per niente; e adesso comincio acapire che il problema era che non si inquadravanomolto nella politica dei dialoghi costruttivi per riformecondivise che sono la specialità di Orlando e del Pd. Aquesto punto, perché uno che ha la maturità scientificae che di diritto sa niente ( come ampiamente dimostratodalle sue proposte) sia prescelto in un par terre diavvocati e magistrati esperti, si capisce bene: perché lariforma della giustizia è già scritta: da B&C. E il Pd ha unobiettivo prioritario: che sia sollecitamente approvata.Una riforma condivisa, appunto.

PIAZZA  GRANDEC’era una volta il Paese leale

di Oliviero Beha

Ènota da un pezzo la con-

trapposizione tra paesereale e paese legale, con-fluita poi nel paese illegale

che in gran parte siamo diven-tati: ma adesso s’affaccia un al-tro paese, il paese leale che è di-

 ventato sleale e che si è primaavviato e poi infilato a mani (pie-di) basse nel paese illegale di cuisopra. Facciamo chiarezza,giacché la vicenda di Calciopo-li, sia la prima che questa bis o laprossima ter, ha creato sembrapiù nebbie che verità solari. E’opportuno ricordare perché

esiste la giustizia sportiva. Per-ché essere sleali se non nella fat-tispecie di reati contemplati dalcodice penale o civile non è ri-levante per la giustizia ordina-ria. E’ invece cruciale per la giu-stizia interna allo sport e al cal-cio. Lo sport si basa o si basava osi baserebbe sulla lealtà, sul ri-spetto di quelle regole. Non èpiù così da un pezzo, e lo sap-piamo più o meno tutti, dagli ad-detti ai lavori di varia specie epeso ai tifosi che ne vogliano es-sere anche minimamente con-sapevoli. Le telefonate intercet-tate dello scandalo, che riguar-dino Moggi oppure Moratti,Facchetti oppure Galliani al te-lefono con Bergamo o Pairetto oCollinao chi volete voidell’am-biente arbitrale, per diverse che

possano essere come intonazio-ne, parole ecc., sono la dimo-strazione innegabile di questamacerazione del concetto e del-la norma (art. 1 delle carte fede-rali) riassunti nel termine “leal-tà”. Lealtà che è difficile quan-tificare, un po’ come la donnaincinta: è tanto o poco incinta, ètanto o poco sleale…E’ sleale ebasta. E quello che impressionae che come un mercurio misurala febbre del tifo e più in gene-ralela febbre del paese tutto,diquesto paese di tifosi del calciocome della politica, sono le rea-zioni: si reagisce secondo l’ap-partenenza tifosa o la conve-nienza di parte a ogni singola te-lefonata, considerata di volta in

 volta “più o meno grave”. Piùomeno grave di frontea che? Di

fronte al codice penale? Ma nonè questo in discussione, discus-sione da fare a parte di altra spe-cie. E’ tutto palesemente “slea-le” ma l’opinione pubblica, lastampa e la parte di classe diri-gente che coincide in sovrim-pressione tra calcio e politica,calcio ed economia, calcio e fi-nanza o imprenditoria ecc., di-stinguono “fe ro c e m e n t e ” se latelefonata è partita da Tizio o daCaio. Mi dispiace, ma bisognaavere il coraggio di chiarirsi leidee: ilcalcio è ridottoa questaslealtà o “illegalità sportiva pe-cul ia re” certamente da chi loamministra ma anche dai mediache lo accettano e lo vendo-no/spacciano così e dai tifosiche fanno “pubblica opinioneda sciarpa o striscione di parte”

chelo accettano così,“fa ce n d ofinta” che sia tutto normale. Seun merito ha questa vicenda, èquello di aver urlato “forte ech i aro ” che cosa sia diventato ilpallone. Ci sono due aspetti ul-teriori: da come parlano al tele-fono e come agiscono, con altretelefonate trascritte in arrivo inTribunale, è evidente la norma-lizzazione della slealtà. Nessu-no di loro si sente davvero incolpa, perché, dice Moggi epensano senza dirlo gli altri con-correnti a questo scudetto delmaneggio, “era quello il siste-

ma”. Ma allora visto che li ri-guarda tutti o quasi (staremo a

 vedere) possiamo pensare chequestotasso di “slealtà organiz-zativa, logistica” sia continuatoanche dopo Moggi. Se il sistemaera quello B. M. (before Moggi,cristologicamente), sarà imma-gino continuato ad esserlo A. M.(after Moggi): perché no se eraabituale quel vezzo di confrica-re con arbitri e designatori? Per-ché no se quella forma di “ille-galità calcistica” denominataslealtà un po’ come la depena-lizzazione del falso in bilancioera stata legalizzata dal costu-me, dalla Costituzione materia-le del pallone, così da diventare

se non commendevole almenosopportabile? Con il concorsodi colpa di tutti i variamentecoinvolti, almeno dal punto di

 vista della giustizia sportiva chesi regola sul codice della lealtà.Il mio timore– ed è la secondanotazione – è che questo “siste-ma” coinvolga psicologicamen-te e materialmente anche il po-tere calcistico, compreso quel-lo giudiziario che nella Repub-blicadel pallone dipende di rif-fa o di raffa dall’esecutivo (Fe-dercalcio, Lega dei club speciedi quei quattro, cinque che con-

Le vicendedi Calciopoli hannocreato più nebbieche verità solariÈ opportunoricordare perchéesiste la giustiziasportiva: perchéessere corretti, nelcalcio e nello sport,

è fondamentale

Nozze gay, quanto è arretrata l’ItaliadiPaolo Hutter

Per fortuna l’attesa della sentenzadella Corte costi-tuzionale su coppie omosessuali e matrimonio eralimitata, non c’erano milioni di italiani in attesa diuno storico verdetto. Era una speranza relativa,

presente negli ambienti più informati o più vicinial mo- vimento gay. Ciò non toglie che quando sono state an-nunciate le prime parole, soprattutto quei due antipaticiaggettivi – inammissibili, infondati – riferiti ai ricorsi diincostituzionalità, un sentimento di frustrazione e sco-ramento ha attraversato moltissime persone. Pochi gior-ni fa la Corte costituzionale portoghese si è invece pro-nunciata a favore della costituzionalità della nuova leggeapprovata dal Parlamento a maggioranza socialista, legge

che istituisce il matri-monioanche peromo-sessuali in Portogallo. Ad appellarsi alla Cor-te, a Lisbona, era stato il

presidente della Re-pubblica chenon vole- va firmare, ma ha dovu-to arrendersi. Altrocontesto, certo, per ca-rità. Ma fa impressioneche il matrimonio gay sia legge oggi in Porto-gallo, in Sudafrica, nel-lo stato della capitalemessicana, e in Italianon cisia nulla. Tra po-co saranno passati ve n t ’anni dall’iniziodella battaglia per otte-nere un qualche tipo di

riconoscimento legale delle coppie dello stesso sesso.Ricordo la sera del 28 giugno 1992, quando dopo aver celebrato la simbolica unione civile di nove coppie dellostesso sesso in piazza della Scala a Milano, guardavamosoddisfatti i telegiornali che tutto sommato avevano ca-pito il valore non solo provocatorio dell’iniziativa. Ci sen-tivamo un pochino indietro rispetto agli altri principalipaesi europei, dove il movimento era più svi luppato; masolo in Scandinavia già si erano ottenute leggi di unionecivile o convivenza riconosciuta. Eravamoinsomma an-cora al passo europeo. Poi mentre negli altri paesi s i ap-provavano leggi di riconoscimento, e in alcuni si passavaal matrimonio vero e proprio, l’Italia è rimasta al palo.Ferma, bloccata dalla quasi totale compattezza bigottadel centrodestra e dalle contraddizioni nel centrosini-stra. Fino alla sceneggiata finale di Mastella e della Binettiche riescono a bloccare persinoi blandissimi Dicodelgoverno Prodi nel 2007. E’ in questo contesto bloccatoche si è collocato il tentativo di aggirare l’ostilità politicapuntando ad affermare i diritti per via legale. Il comitato

di ispirazione radicale Certi Diritti – ma poi via via tutto ilmovimento LGBT – ha operato per ottenere i ricorsi dicostituzionalità sulla esclusione degli omosessuali dalmatr imonio.L’obiettivo dichiarato era quello di far aprire direttamen-te le porte delmatrimonio agli omosessuali pervia giu-diziaria-costituzionale, come accaduto in diversi Stati de-gli Usa. Non solo in California ma persino in Iowa il ra-gionamento delle SupremeCorti era stato semplice e li-neare: non ci sono cittadini di serie A e di ser ie B. Se finorail matrimonio è stato riservato alle coppie eterosessuali èsolo perché non era ancora maturata una domanda so-ciale anche gay. Ora che è maturata, sarebbe incostitu-zionale tenerli fuori da un diritto fondamentale. In que-sto modo in varipaesi lagiustizia haforzato lamano allegislatore. Nel 2004 la Corte Suprema d’Appello del Su-

dafricaha autorizzatoil matrimoniodi unacoppia lesbi-ca, definendo il matrimonio come “unione di due per-sone”e non per forza di sesso diverso. In seguitoall’ap-pello presentato dal governo –che rivendicava la prioritàdelParlamentoin questotipo di decisioni – un anno do-po la Corte costituzionale sudafricana ha bocciato comeincostituzionale, la legislazione vigente sul matrimonio,appunto perché esclude le coppiedello stesso sesso. LaCostituzionesudafricana, infatti,vieta espressamente ladiscriminazione fondata sull’orientamento sessuale. LaCorte ha stabilito che la legge deve essere emendata so-stituendo la parola “c o n i u ge ” dove si legge adesso“ma-r ito” o “moglie”; ma ha concesso un anno al Parlamentosudafricano cheha poiapprovato (a larga maggioranza)la legge sul matrimonio omosessuale. Nel contesto ita-liano si sapeva che sarebbe stato assai improbabile unesito di questo tipo. Ma comprensibilmenteci si è pro- vato. Cos’altro si doveva fare, ormai? Il comunicato dellaCorte è inquietante soprattutto là dove definisce infon-dato invocarel’articolo 3 (tutti i cittadini hannopari di-

gnità sociale e sono eguali di fronte alla legge). Quellochesi speraè che nellamotivazione della sentenza, che verrà stesa dal relatore Criscuolo, ci sia almeno un mo-nito al Parlamento perché si riconosca almeno un qual-che tipo di riconoscimento alle coppie omosessuali. Lasperanza in questo senso sarebbe autorizzata dal fattochela Corte su questopunto non potràessere unpassoindietro ma un passo avanti l’argomentazione dell’avvo -cato dello Stato, Gabriella Palmieri, secondo la quale nonsi potevano accogliere i ricorsi e spalancare disordina-tamente le porte del matrimonio perché la materia è dicompetenza dellegislatore. La speranza comunque è ri-posta soprattutto sul contesto internazionale, dovel’anomala arretratezza italiana su questi temi spicca sem-pre di più. E’ come se sperassimo che prima o poi, inqualche modo, arrivino i nostri a liberarci.

SECONDO TEMPO

La Cortecostituzionale

por toghesesi è pronunciataa favore della leggeap p rov a t are c e n t e m e n t edal Parlamentoche istituisceil matrimonio anchetra omosessuali

Luciano Moggi e Adriano Galliani (F OTOANSA )

lLA STECCA di I ND ROQuando dico che bisognadare all’Italia stabilità, non

 alludo a un inciucio fra maggioranza e opposizione. La maggioranza faccia il  governo e governi, l’opposizione faccia l’opposizione,(...) con cor rettezza,

 lealtà, sensodella misura.

Telemontecarlo,19 maggio 2001

tano di più…). E’ il modello (ilgiudiziario dipendente dall’ese-cutivo) che vorrebbe dichiara-tamente per l’Italia Paese il pre-sidente del Consiglio e di cui giàgode come presidente del Mi-lan sub specie Galliani. Quindipurtroppo è “tutto da rifare”,Moggi o non Moggi, oppure, co-me per la Costituzione,il legit-timo impedimento, le leggi adpersonam ecc., ci sarebbel’espediente di togliere la “leal-tà” anche dalla Costituzione for-male calcistica, così da non ave-re più intralci di sorta. Nel frat-tempo però va ridiscusso e rie-saminato tutto giacché nel 2006

le sentenze ci sono state, ecco-me. Obiezione per scudetti econdanne:ma ormai c’è lapre-scrizione. E qui le idee sulla giu-stizia sportiva si fondono e siconfondono con le idee sullagiustizia ordinaria. Ma come sa-rebbe, la prescrizione per An-dreotti e per Berlusconi è unmarchio di infamia per colorochea tortovengono etichettaticome “giustizialisti” solo per-ché (credo) vogliono accertaree raccontare la verità dei fatti, einvece nel calcio la parola pre-scrizione suona come “apr itiSesamo” per liberare le co-

scienze? Forse che la lealtàsportiva è prescrivibile oltreche (non) quantificabile? Stra-no atteggiamento. Berlusconiprescritto è un infame, i pre-scritti del calcio (oppio e reli-gione dei popoli) sono sempli-cemente dei prescritti. E cosìsono tutti incazzati senza op-piacei e bestemmiano conti-nuamente in chiesa e fuori de-legando al tifo pallonaro (cfr. Il-

 vo Diamanti con qualche annodi ritardo…) quello che non de-legano quasi più in fatto di ap-partenenza alla politica… Ec-cellente risultato, davvero.

Page 19: IlFatto_20100416

5/16/2018 IlFatto_20100416 - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/ilfatto20100416 19/20

 Venerdì 16 aprile 2010 pagina 19

Furio ColomboA DOMANDA RISPONDO7

MAIL B OX  Addio a un signore,

Raimondo VianelloHo appena appreso (con co-sternazione) la notizia dellascomparsa di Raimondo Via-nello. La tristezza che scatu-risce dallaperdita di un bravo egentile presentatore è, logica-mente, la prima cosa che siprova. Tuttavia, mi è impossi-bile non associare alla tristezzadel lutto anche la rabbia perl'ormai imminentefine della tv.Dopo Corrado eMike Bon-giorno - infatti -se ne è andatoanche lui,uno degli ulti-mi"grandi". Cosa ci restaquin-di oggi? Il Grande Fratello? Ilplastico della casa di Cognepresentato da Vespa? La pre-senzaindispensabile di AlbertoStasi a Matrix?Ventisette anni

fa, quando guardavo quelgioiello che si chiamava “ZigZag”, ero felicecheCanale 5avesse tra i suoi dipendentiquesto galantuomo (compre-sa, ovviamente, la moglie San-dra).E anche la Rai ebbe la for-tuna di avere Vianelloin pro-grammi divenutistorici (so-prattutto in coppia col grandeTognazzi). Ma adesso abbiamoUomini e Donne, Studio Aper-to, Sipario, Verissimo, Luci-gnolo, Porta a Porta, BuonaDomenica, L’Isola dei Famosi,

etc. A me fa dispiacere tuttociò, anche perché le alterna-tive a queste porcherie sonodavvero poche. Ci saranno an-cora signori come Vianello?Nonlo so, ma dubito. Di certoandiamo sempre più verso lavolgarità, e non quella ingenuae innocua della commediaall’italiana degli anni ‘70. Stia-mo annegando, casomai,nellavolgarità becera e prepotentedi chi si sente superiore soloperché ha due soldi oppureperché hanoleggiato (per unanotte) una Bmwo una escort.Questo è lo schifo: l’osten ta-zione tracotante che alla fine,però,copre solo il vuoto. Ecco:di fronte a questa volgarità ag-

ghiacciante (etipica degli igno-ranti),mi viene voglia di andarea rivedere subito i programmi

di Raimondo Vianello. Altro dafare non mi resta.Grazie di tutto e addio carosig. Vianello. Ti ricorderò e tiri g ua rd e r ò .

 Alessandro Marchesi

Il Fattoè con noiNon siamo abbonati al vostrogiornale, ma in casa nostra necompriamo almeno 3 al giornotra nonni, figlio e genitore.Questi mesi sono nella nostrafamiglia, perché la mia compa-gna Ivana è stata colpita da untumore. Alle visite, all'oncolo-gico di Cagliari, mi portavo an-che Il Fatto, dopo averlo letto,

Ivana, lo lascia a disposizione dichi lo volesse leggere. La cosabuffa era scoprire che ancora

molti non lo conoscevano, in-fermiere, suore e altri, tantoche chiedevano se fossero ve-re tutte quelle notizie. Dalgiorno successivo e per dieci

giorni, visto l’interesse e l'im-portanza, raccolsi tutti i nume-r i de I l Fatto dei g iorni pre-cedenti e li “dimenticai” sparsinelle sale d’aspetto dei piani.Grande è stata la soddisfazio-ne nel vedere i visi e le facceche la gente assumeva durantela lettura. Che dirvi, grazie,siete una bella e importantecura.Rober to

Le misureche non bastanoSe anche la Marcegaglia, pre-sidente di Confindustria haevidenziato come queste mi-sure siano non sufficienti, i no-stri governanti dovranno am-mettere che stanno solo met-

tendoci una pezza. Ma cosacredono? Che questo fuoche-rello di paglia possa aiutare ilmercato a ricollocare quei mi-lioni di disoccupati che a causadella crisi non lavorano più?Quando gli italiani avrannocambiato la vecchia cucina conuna nuova, avranno ancora isoldi per metterci su qualcosaper il pranzo e qualcos'altroper la cena?Viola Vermentino

Incentiviper i motoscafiArrivano gli incentivi per l’ac-quisto di motoscafi, l’estate èalle portecosa c'è di meglio diuna nuova barca? Disoccupati,cassintegrati e tutti coloro che

non arrivano alla terza setti-mana ringraziano, finalmente ilgoverno ha fatto qualcosa per

la povera gente!Patrizia De Tomas

La strategia

di FrattiniIl ministro Frattini continua apestare acqua nel mortaio an-ziché chiedere l'immediata li-berazione dei tre operatori diEmergency. Ha avuto il corag-gio di dire che “le parole diStrada non aiutano” dopo chenell’immediatezza del “seq ue-s t ro ” proprio lui, con i suoicompari Gasparri e La Russa,si è espresso in maniera discu-tibile. Proviamo a immaginarese i tre operatori fossero statiamericani, inglesi o francesi: aquest’ora, con le buone o lecattive, sarebbero già liberi.Chissà se D’Alema, quale vi-cepresidente dell’In ternazi o-nale Socialista, ha pensato, perottenere la liberazione dei no-stri concittadini, di contattare

il “compagno” Gordon Bro-wn, visto che nel sequestro so-no coinvolti i militari inglesi.

 Mario Sacchi

L’Unitàd’ItaliaNel 1860, l’1 maggio, lo Sbarcoa Marsala, che ha portatoall’Unità d'Italia. 11 maggio2010 nel 150 anniversario losbarco a Trapani, alla faccia delrispetto storico. Dopo tantipreparativi, di cui si è parlatonegli anni scorsi, adesso si sco-pre il problema dei fondali delporto di Marsala. Ancora, pe-rò, non si comprende se dav-vero il porto di Marsala nonpuò ospitare le barche dellaregata, che è giusto chiamare

"trapanese" e non storica. Chisa ci spieghi. Certo con i pro-grammi della Lega, al governo,

C aro Colombo, continuo apensare ai bambini lasciati

senza mangiare nelle scuoleleghiste. Ho notato che persino ilfamoso “benefattore anonimo”che ha pagato per i bambini diAdro è stato quasi insultato dallealtre famiglie. Come, quando si ècosì incattivita l’Italia?

 Mirella , Maddelena

DA QUELLO che so, i casi dibambini lasciati senza mangiare nellescuole italiane dei famosi territori del nord 

sono molto di più di quei due che sonodiventati notizia sui giornali. E soltanto unavolta, ad Adro, si è fatto avanti un“b e n e fa tt o re ” che ha pagato le quote deibambini lasciati a digiuno. Ha pagato finoalla fine dell’anno scolastico. Abbiamo vistoin tanti, nei servizi del Tg3 (solo del Tg3) lereazioni di mamme razziste e furentidisposte a dire senza vergogna: “Se nonpagano non mangiano. Troppo comodo chequalcuno paghi per loro. Allora non pagopiù neanch’io”. E’ il capolavoro dellapeggior cultura leghista. La solidarietà, il 

soccorso ai più deboli viene visto come“truccare la gara”. La carità è giudicatauna ingiustizia. Eppure non è il soloproblema. Provo a elencare. 1) Dopo labizzarra abolizione berlusconiana dell’Ici, icomuni sono stremati. Quelli piccoliaddirittura con le casse vuote . 2) Però nonlo dicono. Sono di destra e non possonoaccusare il loro capo di quella frivola eincredibile trovata: sacrificare i bilanci dellacittà per la bella figura del leader. 3) Se seisindaco e sei senza soldi, la vendetta si fasui poveri, che non hanno, per dirla conCelentano “neppure un prete per 

c hiacc hierare”. È la prima vola da decenniche preti e vescovi, furiosamente mobilitatisulla RU486, non hanno niente da diresull’umiliante digiuno dei bambini. 4) Se ibambini (non tutti immigrati, anche italiani)digiunano vuol dire che i genitori nonpossono pagare e che la povertà è grande. Molto più grande di quanto si dice. Maquesta è l’Italia di Berlusconi, bellezza!

Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano00193 Roma, via Orazio n. 10l e t t e re @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

LA SOLIDARIETÀ COME INGIUSTIZIA 

IL FATTO QUOTIDIANOvia Orazio n. 10 - 00193 Romal e t t e re @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

LA VIGNETTA 

Direttore responsabile

Antonio Padellaro

CaporedattoreNuccio Ciconte e Vitantonio Lopez

Progetto grafico Paolo Residori

Redazione00193 Roma , Via Orazio n°10

tel. +39 06 32818.1, fax +39 06 32818.230e-mail: [email protected]

sito: www.ilfattoquotidiano.it

Editoriale il Fatto S.p.A.Sede legale: 00193 Roma , Via Orazio n°10

Presidente e Amministratore delegato

Giorgio PoidomaniConsiglio di Amministrazione

Luca D’Aprile, Lorenzo Fazio, Cinzia Monteverdi, Antonio P adellaro

Centri stampa: Litosud, 00156 Roma, via Carlo Pesenti n°130,20060 Milano, Pessano con Bornago , via Aldo Moro n°4;Centro Stampa Unione Sarda S. p. A., 09034 Elmas (Ca), via Omodeo;Società Tipografica Siciliana S. p. A., 95030 Catania, strada 5ª n°35Concessionaria per la pubblicità per l’Italia e per l'estero:Poster Pubblicità & Pubbliche Relazioni S.r.l.,Sede legale e Direzione commerciale: Via Angelo Bargoni n°8, 00153 Romatel. + 39 06 68896911, fax. + 39 06 58179764, email: [email protected] Italia:m-dis Distribuzione Media S.p.A.,Sede: Via Cazzaniga n°1, 20132 Milanotel. + 39 02 25821, fax. + 39 02 25825203, email: [email protected]

Resp.le del trattamento dei dati (d. Les. 196/2003): Antonio Padellaro

Chiusura in redazione ore 20.00

Iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione al numero 18599

L’abb o n at odel giorno

MARCO SAVI

L’abbonato del giorno dioggi si chiama Marco e ciscrive da Ceresara, unpaese in provincia diMantova: “Ciao a tutta laredazione del FattoQuotidiano! Occhio allafoto: questa è la primacopia acquistata al miopaese. W il vostrogiornale, ancora di più dalmomento che nonprende contributipubbliciper lastampa.Ungrazie atutti daEl

M o s t ro ”

Raccontati e manda una fotoa:a bbon a tode lg iorno@

i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

IL FATTO di ieri16 Aprile 1943 Era partito da una ricerca sull’ergot, un fungo parassita della segale, usato dalle ostetriche nelle emorragie post-parto. Puntava a isolarne la sostanza chimica e a farne uncardiotonico, un anti-dolore per i malati terminali. Scoprì

 l’LSD. L’allucinogeno della beat generation, la droga simbolodella controcultura underground anni ’60, che, per dirla con

 Aldous Huxley, apriva “le porte della percezione”. Una scorciatoia per l’estasi firmata Albert Hofmann, lo scienziato svizzero che in un famoso 16 aprile 1943 sperimentòcasualmente su se stesso gli effetti psichedelici di quella

 sostanza “magic a”, in grado di “trasformare il mondo esterno in un sogno abbagliante, fitto di giochi caleidoscopici di colore,fantasmi di figure minacciose e di oggetti dilatati semoventi”.Con quel primo trip bad inizia la mitologia dell’LSD. Bandito

 per anni come farmaco, diventerà l’acido dell’introspezione, il “crazy diamond”dei Pink Floyd, il manifesto della Summer of 

 love dei Figli dei Fiori, della rivoluzione sessuale e dell’Amer ic ache dice no al Vietnam. Un rituale di massa segnato da una

 lunga lista di morti eccellenti e di cervelli bruciati. Nel nome di quella molecola che garantiva paradisi artificiali.

Giovanna Gabrielli

 Ab bonamenti

Queste sono le forme di abbonamentopreviste per il Fatto Quotidiano.Il giornale sarà in edicola 6 numerialla settimana (da martedì alla domenica).

• Abbonamento postale sostenitore (Italia)Prezzo 400,00 € - annuale• Abbonamento postale base (Italia)Prezzo290,00 € - annualeE' possibile pagare l'abbonamento annualepostale ordinario anche con soluzionerateale: 1ª rata alla sottoscrizione, 2ª rata

entro il quinto mese. La quotasostenitore va pagata invece in unicasoluzione .• Abbonamento postale semestrale (Italia)Prezzo170,00 €• Modalità Coupon *Prezzo 320,00€ - annualePrezzo 180,00€ - semestrale• Abbonamento PDF annualeP re z z o1 3 0, 0 0€Per prenotare il tuo abbonamento,compila il modulo sul sitow w w. a n t e f a t t o. i t .

 Modalità di pagamento

• Bonifico bancario intestato a:Editoriale Il Fatto S.p.A.,BCC Banca di Credito CooperativoAg. 105 Via Sardegna RomaIban IT 94J0832703239000000001739• Versamento su conto corrente postale:97092209 intestato a Editoriale Il FattoS.p.A. - Via Orazio n° 10, 00193 RomaDopo aver fatto il versamento inviare unfax al numero 02.66.505.712, con ricevuta

di pagamento, nome cognome, indirizzo,telefono e tipo di abbonamento scelto.• Pagamento direttamente onlinecon carta di credito e PayPal.Per qualsiasi altra informazione inmerito può rivolgersi all'ufficio abbonatial numero +39 02 66506795o all'indirizzo maila bbo nam e n t i@ ilf atto q uo t i d iano.i t

* attenzione accertarsi prima chela zona sia raggiunta dalla distribuzione deIl Fatto Quotidiano

parlare d'Unità d'Italia è dav-vero arduo. Per l’11 maggio, di-rei che sarebbe interessanteinvitare all'incontro con il Pre-sidente Napolitano chi ha fattoparte delle Brigate Garibaldi-ne. Non guasterebbero nellavisita di Giorgio Napolitano lapresenza dei marsalesi insignitida questo Presidente "Cavalie-ri al Merito della RepubblicaItaliana". Questi potrebberoessere dei simboli, utili a far

sentire la voce dei marsalesi alnostro presidente Napolitano,che deve firmare spesso leggiturandosi il naso.Ing. Gaspare Barraco

 Villa Pini, 1660dipendentisenza stipendio da unanno

I 1660 (milleseicentosessan-ta!) dipendenti della ClinicaVilla Pini D’Abruzzo non rice-vono il loro stipendio da 380giorni, quindi da più di un an-no! Nessuno ne parla più ma lasituazione non è affatto cam-biata. Io faccio parte del Mo-vimento 5 stelle abruzzese,noi non abbandoneremo mai idipendenti e le loro famiglie.Nicola Monachetti

Le insinuazionisu Emergency Fin dall’arresto dei tre volon-tari di Emergency, non ho maicreduto per un minuto alla lo-ro colpevolezza. Il governo, se-condo me, non ha difeso a suf-

ficienza questa associazioneche fa del bene in tutto il mon-do. Leggo poi, attonita, chequalcuno ha anche detto cheuno dei medici ha preso deisoldi per far rapire il giorna-lista di “Repubblica” DanieleMastrogiacomo. Ancora unavolta, la politica non difendel’ong da queste voci. Sono in-dignata. Io sto con Emergen-c y.Federica Moia

I nostri errori

Nel Fatto di ieri, giovedì 15, apagina 7, abbiamo pubblicatola foto di Vito Gnutti al postodi quella di Emilio Gnutti. Cene scusiamo con i lettori e congli interessati.

SECONDO TEMPO

Page 20: IlFatto_20100416

5/16/2018 IlFatto_20100416 - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/ilfatto20100416 20/20