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Ecco il numero di Dicembre 2015 del giornalino studentesco ilRiccetto dell'Istituto via silvestri 301
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Il Riccetto-Giornale Studentesco
del IIS via Silvestri, 301
Ogni 1° Lunedì del mese 1° Numero 7/12/2015
STATUTO della
REDAZIONE de “ilRiccetto”
ART 1 Rispetto per le leggi e la
Costituzione Italiana, contro la
diffamazione, il fascismo, il
razzismo e per la difesa della
libertà di espressione e della
creatività individuale.
POLITICA INTERNA alla
SCUOLA e TERRITORIALE
-Consulta (di Giacomo
Santarelli) pag. 5
-Impegno…Il senso di tutto
(di Signor C.) pag. 6
-S.O.S Merenda! (di Angela
Rossi) pag. 7
POLITICA ESTERNA alla
SCUOLA
-Il simbolo dell’ipocrisia
occidentale: l’Arabia Saudita
(di Lorenzo Di Russo) pag. 8
-Paura: strumento
politicamente scorretto (di
Chiara Falconi) pag. 9
ANGOLO DELLO SPORT
-Volley Scuola (di Riccardo Serra
e prof.ssa Pulvirenti) pag.16
-Campionato Interclasse pag.16
RUBRICHE
-Un articolo per spiegare una
parola: Riccetto (di Ester
Flumeri) pag.
10
STORIA E FILOSOFIA
-Postmodernità: la fine della
storia
(di Andrea Della Polla) pag.11
- L’uomo e l’interesse personale
(di Andrea Della Polla) pag.12-13 -Oltre la sinistra (di Andrea Della
Polla)
SCRITTURA -Sogni rivelatori: #Disinfestazione
(di Sofia Rossi) pag. 14
-Vittoria premio letterario: il Mio
Viaggio pt.1 (di Vitaliy Prynda)pag.15
OCCUPIAMO(CI) DEL
NOSTRO FUTURO
Dedicato a
Luigi
19/11/2015, un vasto
gruppo di circa duecento
studenti chiede a gran voce
di poter entrare dentro le
mura scolastiche per
svolgere l’acclamata
assemblea straordinaria.
Minuti di attese, tensioni,
parole, minacce. Ore 15, le
chiavi del primo e del
secondo piano vengono
consegnate agli studenti: la
scuola è nostra. Sarà una
settimana, una settimana
per dimostrare chi siamo,
una settimana per testimoniare che una scuola diversa esiste e che
noi stessi per primi possiamo realizzare, una settimana per far
capire che siamo molto di più di numeri da matricolarizzare. (Di
Leonardo Timperi a pag. 3)
2
3
Direttore
Leonardo Timperi
Vicedirettore
Lorenzo Di Russo
Direttore grafico
Francesco Casucci
Vicedirettore grafico
Silvia Gimigliano
Prof.ssa referente
Prof.ssa Bernabei
Referente Volta
Ascanio Burattini
Referente Malpighi
Giacomo Santarelli
Referente Ceccherelli
Andrea Della Polla
Redattori Ester Flumeri, Chiara
Falconi, Angela Rossi, Sofia Rossi,
Claudio Di Santillo, Vitaliy Prynda,
Riccardo Serra, Adrea Claudio,
Francesco Di Carlo, Alessandro
Rubimarca, Francesca Sirtori, Luca
Porcu, Fabrizio Belli
Vignettisti Giada Pompili,
Alessandro Dinale
“C’è da avere più paura di tre giornali
ostili che di mille baionette.”
Napoleone Bonaparte
Se la scrittura è la vostra passione, se
volete vedere come funziona la redazione
di un giornale scolastico, se volete far
valere la vostra voce e pubblicare i vostri
pensieri siete tutti invitati a partecipare
alla redazione del giornale. Se avete
articoli, suggerimenti e idee potete inviarli
alla mail*: [email protected]
* La partecipazione garantisce l’accesso al
credito formativo.
Redazione
4
19/11/2015, un vasto gruppo di circa duecento
studenti chiede a gran voce di poter entrare
dentro le mura scolastiche per svolgere
l’acclamata assemblea straordinaria. Minuti di
attese, tensioni, parole, minacce. Ore 15, le chiavi
del primo e del secondo piano vengono
consegnate agli studenti: la scuola è nostra. Sarà
una settimana, una settimana per dimostrare chi
siamo, una settimana per testimoniare che una
scuola diversa esiste e che noi stessi per primi
possiamo realizzare, una settimana per far capire
che siamo molto di più di numeri da
matricolarizzare, ma che noi in prima persona
possiamo provvedere alla costruzione della
nostra identità individuale lì dove la scuola è
pressoché assente. E’ ciò che si chiama compito
educativo, sfera che sempre più sfugge alla
crescente miopia del nostro caro sistema
scolastico.
Era soprattutto una scommessa, la scommessa di
saper gestire la scuola senza controlli esterni, la
scommessa di non distruggere come spesso
purtroppo accade ciò che con i pochi soldi
stanziati dal già impoverito nostro vecchio Stato
era stato realizzato. Era anche la scommessa di
coinvolgere noi stessi, senza minacce di voti o
conseguenze disciplinari, ma solo attraverso
l’amore per la nostra scuola e la curiosità per un
modello educativo così diverso, ma anche così
tanto vicino al nostro essere studenti. Non
sappiamo se abbiamo vinto le nostre scommesse,
ma una cosa è certa: è stata questione di Amore,
quello per la nostra amata scuola. Un amore che si
è rivelato attraverso il rispetto per ciò che
avevamo già, che si è manifestato attraverso lo
sforzo di coloro che hanno cercato di ridurre al
minimo i danni che si sarebbero potuti facilmente
creare in una situazione così diversa dalla scuola
che siamo abituati a vivere. E’ stato un sentimento
che si è incarnato nel sempre più scemante valore
della partecipazione, quella di coloro che pur non
avendo nessun obbligo imposto hanno deciso di
spendere tempo e lavoro per trasformare la
nostra settimana in un’esperienza dove a unirsi
fossero la creatività, l’impegno e lo svago.
Quest’ultimo che al contrario di quanto
solitamente la scuola tradizionale è portata a
pensare ha dimostrato la propria efficacia
attraverso risultati che difficilmente ci si poteva
aspettare:
assemblee partecipate da studenti interessati, in cui
si univano dibattiti su temi di attualità, storici e
filosofici in un connubio unico che regalava soltanto
una cosa: piacere. La consapevolezza di appartenere
ad un gruppo di studenti che si concedono al
proprio mondo attraverso l’arricchimento delle
proprie menti è un’emozione, che unita allo studio è
in grado di creare cittadini consapevoli, perle d’oro
in una civiltà che si avvicina sempre più a quella
degli automi.
E’ un’emozione che forse ormai la nostra cara cieca
scuola può vedere solo in lontananza,
dimenticandosi che il piacere è ciò che di più
necessario serve per assumere quella capacità di
innescare quella fiamma di desiderio di conoscenza
che vive in profondità in ognuno di noi bisognosa di
essere accesa per diventare quello strumento
indispensabile alla comprensione di quei fenomeni
che ci circondano non solo negli anni di scuola ma
per tutta la vita.
Probabilmente il nostro gesto non arriverà alle
istituzioni, ma con certezza è arrivato agli studenti.
Qualcuno probabilmente si sentirà danneggiato dal
temporaneo sogno illusorio che abbiamo creato, non
è da escludere che ci saranno ripercussioni. Ma una
cosa nessuno ce la toglierà mai ed è la
consapevolezza di essere stati in grado di costruire
una scuola nostra, che metta la libera creatività di
ogni singolo individuo e studente al centro del
proprio modello educativo.
Questo è il filo conduttore che lega la nostra
occupazione al nostro giornale studentesco: si
chiama libertà creativa ed è ciò che regala alla vita
un obiettivo per essere vissuta.
Buon primo numero stagionale a tutti.
POLITICA INTERNA alla SCUOLA
N’TE BELLA SCUOLA NOSTRA Di Leonardo Timperi
5
La Sinistra unita sotto l’antifascismo vince alle elezioni della CPS Roma. Il 18 e il 19 novembre si sono svolte nell’ I.T.I.S. Galileo Galilei le elezioni per il rinnovo degli organi esecutivi della consulta provinciale degli studenti di Roma. La lista antifascista “La lotta fa scuola” si è aggiudicata la Presidenza con 104 voti e cinque seggi in Consiglio, a seguire Lotta Studentesca e Nes , Blocco Studentesco, Fronte della Gioventù Comunista e Areazione. In questa occasione si sono riuniti gli studenti di
tutta la provincia, ognuno proveniente da una
realtà diversa , chi munito di qualche volantino e
chi di una bandiera con la celtica sopra, per
esercitare il proprio diritto di democrazia. Il 19
Novembre le elezioni della Consulta Provinciale
degli Studenti non sono state vinte solo dalla lista
“La lotta fa scuola”. Hanno vinto tutti coloro che
credono ancora nella scuola pubblica e nelle pari
opportunità, ha vinto la voglia di rinascere e
ripartire da spazi culturali vitali nella nostra città,
ha vinto il contrasto reale alla riforma della
Buona Scuola, la lotta per istituti a norma e città a
misura di studente ,ha vinto l’antifascismo nella
sua espressione principale: la democrazia. E’
questa la via giusta da seguire per costruire una
Consulta che sappia trattare i temi studenteschi,
che sappia avvicinarsi a essi e comprenderli. Il
nostro obbiettivo è quello di migliorare la
condizione degli studenti romani con la forza
delle nostre idee e legarli saldamente ai valori
dell’antifascismo. È stata una vittoria
fondamentale perché ha dimostrato quanto
l’unità sia fondamentale: la lista è stata infatti
caratterizzata dall’unione di tutta la sinistra
studentesca, dai movimenti alle organizzazioni,
dai collettivi agli spazi culturali. È una vittoria
fondamentale perché ci dimostra che il mondo
della scuola vuole e deve parlare di antifascismo.
La sconfitta dei gruppi fascisti in consulta, dei
N.E.S, del Blocco Studentesco, di Forza Nuova, sta
a significare che nella scuola, nella società, non c’è
spazio per la loro violenza. Atti come le cariche
dei fascisti subite dagli studenti il giorno della
presentazione delle liste o come la violenza
verbale durante l’assemblea, sono solo un
esempio delle politiche e dei metodi portati
avanti da questi gruppi squadristi. La vittoria
della lista antifascista è stato un NO, secco e
deciso da parte degli studenti a tutti coloro che
fanno del razzismo e della paura la propria
bandiera politica. Fare antifascismo nelle scuole
vuol dire creare dibattiti, assemblee e momenti
comuni, vuol dire condannare l’utilizzo della
violenza come espressione di un credo politico,
vuol dire condannare fortemente razzismo,
sessismo e xenofobia. Vuol dire sfruttare al
meglio gli spazi democratici. E da presidente di
questa consulta, posso affermare con certezza,
che ci muoveremo verso questi valori, verso la
costruzione di un’ idea di scuola libera,
democratica e solidale. Verso una
centralizzazione dei temi delle periferie e delle
province, verso una lotta per le agevolazioni per
gli studenti, su mobilità e cultura. Lottando per
scuole sicure e un sistema di istruzione
accessibile a tutti. Sarà la consulta degli studenti
di Roma e provincia. Sarà una Consulta capace di
far rientrare la politica studentesca e temi attuali
nelle scuole. Sarà una consulta capace di
esprimersi, prendere posizione, sarà una consulta
antifascista. La lotta fa scuola!
POLITICA INTERNA alla SCUOLA
CONSULTA, LA LOTTA FA SCUOLA! di Giacomo Santarelli
6
POLITICA INTERNA al TERRITORIO
IMPEGNO… IL SENSO DI TUTTO
di signor C.
Roma, notte tra il 12 ed il 13 Novembre 2015,
nella zona di Corviale, precisamente al Campo dei
Miracoli, sede del CalcioSociale, un
malintenzionato ha dato fuoco alla “casetta della
spiritualità”, luogo di aggregazione multiculturale
e dialogo interreligioso, in cui i giovani
approfondivano la loro spiritualità e conoscenza
del “diverso”. Io parlo da cronista interno, ormai
sono passati quasi quattro mesi da quando, col
progetto “La prima parola è… Impegno” (attività di
formazione politica e sociale finanziata
dall’Unione Europea), mi sono avvicinato alla
realtà del CalcioSociale e di conseguenza alla
struttura che ci/li ospita, il Campo dei Miracoli.
Ormai da anni l’associazione nata dalle mani di
Massimo Vallati e di un gruppo di volontari si è
radicata nel tessuto della comunità di Corviale e
del “Serpentone”, garantendo un punto di
riferimento per tutti coloro che cercassero di
migliorare la propria condizione e
consequenzialmente lo stato di legalità nel proprio
quartiere, in maniera da renderlo maggiormente
vivibile e non un luogo da dove fuggire. La gente
scappa dal brutto, esso mette a disagio la stessa
crescita del giovane (ricerche hanno dimostrato
che il luogo in cui viviamo determina la nostra
stessa serenità sin da piccoli) e nel brutto, nel
marcio, organizzazione di stampo criminale e
mafioso prosperano noncuranti di autorità statali
che non riescono, spesso non supportati dalla
comunità stessa,
a garantire le opportune dimensione di legalità.
Sappiamo chi è stato ad appiccare l’incendio alla
casetta, sappiamo ma non possiamo dimostrarlo
per assenza oggettiva di prove, ma il lavoro svolto
col progetto “La prima parola è… Impegno” ci ha
reso consapevoli della situazione di grossa
illegalità che vive Corviale e di conseguenza Roma
stessa; possiamo e dobbiamo combattere questo
stato di cose, come da anni CalcioSociale fa, ecco
perché è stata realizzata una fiaccolata contro
l’illegalità per le strade limitrofe al Serpentone,
ottenendo un grosso riscontro dagli abitanti del
quartiere e delle autorità statali e comunali.
Ripartiamo da qui, con più forza e consapevolezza,
coraggio e tenacia di prima, sappiamo chi è il
nostro nemico, è la paura del bello, la paura del
sano e del civile, la paura di un luogo migliore, di
un Corviale migliore; ora inizieranno i lavori di
riqualificazione del Serpentone, sarà un percorso
che durerà anni, pieno di ostacoli e nemici da
affrontare, ma solo insieme si vince, solo
custodendo i rapporti si riesce a crescere e
migliorare… Vince solo chi custodisce… Il senso di
tutto.
7
POLITICA INTERNA alla SCUOLA
S.O.S. MERENDA! Sempre più comuni le lamentele dei docenti verso gli alunni, che alla fine dei 20 minuti di ricreazione non sono ancora rientrati in classe o si sono presentati al professore con un boccone in bocca e mezzo panino in mano. Il problema, inizialmente ignorato, ha iniziato ad infastidire ragazzi e professori, che, nei 20 minuti a loro concessi non riescono neanche a raggiungere il bancone per poter essere serviti. '' Il piccolo locale non è idoneo all'afflusso eccessivo di ragazzi bisognosi di rifocillarsi dopo 4 ore di lezione, neanche noi professori riusciamo a concederci un caffè durante la pausa. '' Le lamentele di una professoressa rivolta apertamente alla classe in ritardo per la lezione, aggiunge '' Il tempo che si impiega nella fila viene tolto al bagno causando le palesi richieste di uscita da parte di chi non è riuscito a liberarsi. '' In sostanza la fila per il bar è diventata un vero e proprio problema per studenti e docenti, problema che incide soprattutto sulla 5° ora di lezione. La stessa professoressa che ha rilasciato la testimonianza suggerisce l'impianto di macchinette automatiche che potrebbe diminuire l'afflusso dei ragazzi nel bar restituendo il tempo tolto al bagno, meta di tutti i pellegrini lungo i corridoi dell'istituto Ceccherelli. Attraversando quel lungo corridoio mi resi conto della desolazione del posto, allungai il passo vedendo con la coda dell'occhio lo scorrere delle pareti accanto a me, sempre più vicina alla meta, ne sentivo già l'odore... E il brusio. Raggiunsi la porta vetrata da cui potevo già intravedere il muro, posata la mano sulla maniglia la mia visuale mi permise di intravedere il più totale caos.
Una vampata di calore mi accolse assieme al frastuono di voci che urlavano e soldi che venivano passati ai ragazzi di fronte pronti a prendere l'ordine per ben 10 o più persone alle loro spalle, controllai l'ora, mancavano 15 minuti alla fine di tutto. Sopra di me voci tuonanti continuavano imperterrite a reclamare, ormai non riuscivo a sentire nemmeno i miei pensieri. Con fatica riuscii ad alzare il braccio più in alto che potevo, facendo brillare la mia monetina, mancavano 10 minuti, cinque li avevo persi nel prendere posizione, dovevo solo mantenerla. Mi attaccai come una cozza allo scoglio a quel vetro, così vicina eppure così lontana, pensai. Buste sopra la mia testa venivano passate e scambiate con soldi, il mio stomaco brontolava. Meno 8. Cominciai a vedere un barlume di speranza quando i due colossi accanto a me abbandonarono la loro posizione, non sentivo più il braccio ormai paralizzato, teso sulla mia testa... Controllai, ancora era attaccato alla spalla. Cercai di prendere più fiato che potei dai miei polmoni, ma le mie parole risuonavano sorde in quel frastuono generale. Meno cinque. Cercai di concentrare tutto il mio fiato in un ultimo grido di speranza, la gola mi doleva, ma sentivo che potevo farcela. Mi caricai con l'energia della fame e finalmente la mia voce raggiunse la ragazza in grembiule dall'altra parte del vetro che afferrò la mia monetina. '' Un panino Wurstel con Ketchup! ''
6
di Angela Rossi
8
POLITICA ESTERNA alla SCUOLA
L’8 Novembre il
premier italiano Matteo Renzi è partito alla volta di
Riad, capitale dell’Arabia Saudita, per incontrare re
Salman bin Abdulaziz Al Saud e discutere di politica
estera e rapporti commerciali. Una normale visita
istituzionale che però in patria ha causato non poco
scontento e per comprenderne il motivo è necessario
avere qualche informazione su questo paese. Si tratta di
una monarchia assoluta dell’Asia dell’ovest, stato ricco
di petrolio e fortemente criticato dalle associazioni
umanitarie come Amnesty International per non
rispettare i diritti fondamentali degli esseri umani. La
sua costituzione è interamente ispirata al Corano e il
suo sistema giuridico alla Sharia: la legge islamica
celebre per le sua rigidezza, applicata anche dall’ISIS
nei territori conquistati.
La situazione delle donne è critica: non è permesso
loro guidare, votare o accedere a qualsiasi carica
istituzionale. Sono costrette a girare con il volto coperto
e sempre in compagnia di un uomo. I gay anche non
hanno vita facile dato che l’omosessualità è illegale e
può essere punita con la pena di morte. Le punizioni
corporali sono all’ordine del giorno: fustigazioni,
lapidazioni per gli adulteri e amputazioni per i ladri. Le
esecuzioni sono in costante crescita tanto che nei primi
8 mesi del 2015, secondo dati ufficiali, ne sono state
eseguite 114 a differenza delle 90 di tutto il 2014; i
condannati vengono decapitati o più raramente fucilati.
Un caso che ha scosso l’Europa è quello di Ali Al Nimr,
un ragazzo saudita arrestato nel 2012 per aver
partecipato ad una manifestazione antigovernativa.
Due anni dopo è stato condannato alla pena capitale
per decapitazione e successiva crocifissione pubblica
fino alla putrefazione del corpo, sorte simile a quella
dello zio
Sheikh, anch’egli oppositore politico destinato alla pena
di morte.
Altrettanto preoccupante è la situazione della politica
estera saudita dato che lo stato è da 8 mesi in guerra
con lo Yemen; Re Salman sta portando avanti una
campagna di bombardamenti disumana contro le città
Yemenite, che finora ha causato ben 5700 morti di cui
830 tra donne e bambini. Questa questione però ci
riguarda direttamente: alcune delle bombe utilizzate
sono di produzione italiana, giunte in Arabia tramite
due carichi navali e uno aereo partiti dalla Sardegna
durante l’estate.
Come se non bastasse, a testimoniare la grande
indifferenza della comunità internazionale nei
confronti della situazione di questo paese è stata
l’elezione alla presidenza del consiglio dell’ONU per i
diritti umani di Faisal bin Hassan Trad, politico saudita.
Considerando che L’Arabia Saudita non permette ai
commissari per i diritti umani di eseguire controlli dal
2008 ci troviamo davanti ad una questione che ha
dell’assurdo.
In un periodo, quello della “guerra” all’ISIS, in cui
l’occidente vuole ancor più affermarsi portatore di pace
e democrazia, è necessario porsi un interrogativo di
fronte al suo comportamento nei confronti di regimi
come quelli dell’Arabia Saudita. Infatti, con malizia,
potremmo affermare che i rapporti con questo paese
perdurano, tralasciando l’evidente problematica dei
diritti umanitari, per il giovamento economico che ne
traiamo in export di armamenti e in commercio di
petrolio. Possiamo davvero considerarci un esempio di
civiltà se i nostri governi antepongono il denaro alle
vite umane?
IL SIMBOLO DELL’IPOCRISIA OCCIDENTALE:
L’ARABIA SAUDITA
di Lorenzo Di Russo
assemblee partecipate
da studenti interessati,
o
9
POLITICA ESTERNA alla SCUOLA
PAURA: STRUMENTO
POLITICAMENTE SCORRETTO
Stiamo vivendo in un epoca caratterizzata dalla
paura, ormai siamo spaventati da tutto: il cibo, la
tecnologia, il progresso, ma anche la politica,
insomma tutto ciò che negli anni passati più ci
affascinava ora siamo abituati a vederlo come
qualcosa a cui stare attenti. Ma infondo cos’è la
paura? E perché è cosi presente nella nostra vita?
La paura non è soltanto una reazione ad un
pericolo reale o immaginario ma è anche un
industria e uno strumento politico. Dell’industria
sappiamo quasi tutto, ci sono migliaia di
documenti sul vorticoso giro d’affari che la paura
alimenta. Come non sembrano esserci dubbi,
almeno negli storici che, insieme alla presenza di
un nemico e alla nazione la paura, indotta
dall’incertezza economica, dalla precarietà del
lavoro e dall’assenza di speranza nel futuro, sia
uno dei pilastri su cui è retto il potere. Dallo
storico greco Tucidide, al Barone di Montesquieu,
sino ad Herrman Goering nel ventesimo secolo,
abbiamo capito che tutto ciò che i leader nazionali
devono fare per mantenere il controllo delle
masse, è focalizzarsi su una minaccia esterna, nel
contempo accusando di mancanza di patriottismo
quanti non volessero seguire i loro piani. Eppure, a
prescindere dal tipo di timore che dovremmo
provare, nessun consiglio ci viene dato sul da farsi,
eccetto forse il dover diffidare degli altri, e in
particolare degli stranieri. Inoltre oggi, ciò che
forse è da considerarsi senza precedenti è il modo
sistematico, virtualmente scientifico, con cui i
moderni statisti usano la paura per
mantenere il consenso del popolo. Infatti
soprattutto nello scorso secolo si è usata la paura
come “macchina crea consenso” per scopi bellici,
con l’unico fine di conquistare e guadagnarne.
Abbiamo esempi con la Germania nazista del
primo novecento ma soprattutto con le strategie
militari fallimentari dei moderni Stati Uniti. I quali
hanno utilizzato un evento tragico quale
l’attentato alle torri gemelle per dipingere i
mediorientali come terroristi da combattere in
ogni modo; fomentando così il desiderio di
vendetta da parte della nazione che terrorizzata si
affidava impotente allo stato. Ma Il male peggiore
è forse ciò che la politica della paura ha fatto ai
nostri valori come popolo. La società infatti spesso
si mostra con i suoi due lati: spaventata e
spaventosa, priva di generosità e umanità, decenza
e carità che porta alla creazione di una nazione
che sembra incapace di trovare per il suo
patriottismo in una qualsiasi ragione più profonda
di un'atmosfera manipolata cinicamente da
ansietà e paura. Spesso mi capita di avere
nostalgia di anni che non ho vissuto, nostalgia di
quando c’era fiducia nel prossimo, nostalgia di
quando la politica si faceva non parlando alla
pancia della gente e quindi non attraverso l’odio
ma piuttosto attraverso la riflessione, nostalgia di
quando si cercava una soluzione che potesse
avvantaggiare tutti e non solo proteggere noi
stessi. Quindi nostalgia di quando gli ideali e la
speranza e la voglia di cambiare le cose erano
molto più forti di qualsiasi tipo di paura.
8
di Chiara Falconi
10
Rubrich
e
UN ARTICOLO PER SPIEGARE UNA
PAROLA: “RICCETTO”
Cari lettori del Riccetto, essendo la prima uscita di
quest’anno scrivo per ribadire e chiarire ogni
dubbio sul significato del nome di questo giornale:
“Riccetto”. Avverto subito tutti che “Riccetto”
scritto con due c non è né un aggettivo né altro.
Altri indizi? “Riccetto” è un soprannome attribuito
ad un ragazzo. Non vi viene in mente nulla?
A me, subito compare in mente un’immagine
chiara di un carattere distinto. Una persona
scapestrata, frenetica e piena di vitalità. Ok, se
ancora non aveste capito di chi sto parlando, ora
sciolgo ogni dubbio su chi sarebbe questo giovane.
“Riccetto” è il nome di un personaggio chiave nel
romanzo “Ragazzi di Vita” di Pier Paolo Pasolini.
Pasolini fu scrittore, poeta, autore, regista teatrale
e cinematografico, incarnando così appieno la
figura dell’intellettuale. Da poco passato
l’anniversario della sua scomparsa, egli attraverso
le sue opere evidenzia le criticità della società
italiana del secondo dopoguerra, per questo è
stato spesso bersaglio di molte critiche e
polemiche. Nella narrazione di “Ragazzi di vita”,
Pasolini attribuisce a ogni personaggio una storia
e delle peculiarità proprie, a partire dai nomi che
sono spesso alterati per sottolineare tratti
distintivi di pregi o difetti. Per l’autore, “Riccetto”
è il rappresentante di uno stile di vita basato sul
solo e continuo rapporto con gli altri, nonostante
le aspettative sulla realizzazione di un interesse
personale. Eppure questo comportamento
sregolato che lo porta a raggirare, derubare,
ingannare e a subire a sua volta, lo inserisce in un
una realtà più umana, basata solo sull’ interazione
tra persone.
È importante sapere e capire le ragioni che ci
hanno portato a scegliere questo nome come titolo
del nostro giornalino, perché si è convinti del fatto
che stiamo ormai prendendo l’abitudine ad
accettare tutto, così come ci viene riportato, senza
mai una spiegazione dei motivi reali. Riccetto
indaga nella realtà dei fatti, diventa il portavoce di
un atteggiamento critico di ricerca di concretezza.
Un po’ come un giornalista che va alla ricerca di
interazioni reali; inoltre era anche di Monteverde
come noi! Pasolini con questo personaggio delinea
i nostri pensieri, atteggiamenti, modi di fare, di
confrontarsi e relazionarsi con il mondo, in poche
parole, vuole rappresentare noi, la Gioventù.
di Ester Flumeri
11
POSTMODERNITA’ LA FINE DELLA
STORIA
Rubrica Storia-Filosofia
Finito il tempo delle grandi narrazioni storiche la
Modernità si è ultimata e conchiusa in quel
fenomeno chiamato postmodernità. L'avvento del
paradigma Moderno , inteso come processo
rivoluzionario a partire del XV secolo, ha
rappresentato un cambiamento categorico nella
storia della società occidentale. Da quel mondo
retto da una costellazione di valori comunitari,
dalla conoscibilità obiettiva e da costanti
universali, dalla possibilità di rendere il mondo
comunicabile, si è giunti, attraverso un lento
cambiamento negli schemi e nelle categorie di
interpretazione reale, ad una visione
individualistica del mondo,causa del nichilismo
che domina il Postmoderno.
L'attuale epoca postmoderna si impone come
termine ultimo della Storia, perché L'io singolo,
non è connesso ad un Tutto, non dialoga più con
essa. Nel saggio La Fine della Storia e L'ultimo
Uomo, il politologo Francis Fukuyama profetizza
con il crollo del muro di Berlino nel 1989,
l'avvento della democrazia come estremo culmine
della Storia. Quella di Fukuyama è una
costatazione del fatto che la democrazia e il
capitalismo si vogliono realizzare come forma
chiuse ed immodificabili di organizzazione
sociale.La realtà capitalistica è divenuta un
principio teologico che, si pretende chiuso e
intrasformabile e circoscrive ogni nostro atto all'
interno della sua dimensione, in quella dialettica
che relaziona il produrre e consumare.
Il postmoderno segna in questo senso la
cristalizzazione di una Modernità portata sino ai
suoi estremi limiti, e rappresenta una
modificazione strutturale del rapporto del singolo
con lo spazio e con il tempo. Si è passati da un
paradigma lineare , che si dilatava nello
spazio(passione per il viaggio e la scoperta) e nel
tempo(eredità, successioni, tradizioni) ad un
paradigma ciclico canalizzato nel modello
capitalistico del consumo. L'era postmoderna è
quindi "post-storica" in quanto ci ha reso atomi di
particelle vaganti all'interno di uno spazio tempo
ciclico, che viviamo come eterno presente mentre
alludiamo ad un nostalgico passato, e neghiamo la
possibilità di un futuro diverso. L'azione
trasformatrice non è più plausibile, in quanto
agire vorrebbe significare compiere un atto
storico e rimettere in moto il corso degli eventi
atrofizzato nell'Assoluto democratico-capitalistico.
Solo la dissidenza scardina le forme chiuse del
proprio tempo, smantella i luoghi comuni, è una
vocazione insorgente, che apre scenari nuovi;
quindi è necessario sfatare i postulati del mondo
moderno, l'egoismo, l'individualismo, la
competizione, il razionalismo, che hanno
legittimato il suo corso e la sua cristallizzazione in
ogni sfera dell'esistere, giustificando la nascita del
capitalismo liberal-libertario, l'industrialismo,
l'edonismo consumistico.
10
di Andrea Della
Polla
12
Rubrica Storia-Filosofia
L'UOMO E L'INTERESSE PERSONALE
Con l'avvento della nuova società, nota Marx, si
espanderà il dominio dell'uomo sulla natura (e
cesserà quello dell'uomo sull'uomo): con
l'estinguersi dello Stato, inoltre, sparirà anche la
politica come gioco della lotta di classe e si
passerà al regno dell'anarchia, in cui manca lo
Stato, ma non il governo; è infatti impensabile una
società in cui ciascuno faccia ciò che gli pare, tanto
più che anche solo per produrre del cibo che possa
sfamare i componenti di tale società è necessario
prendere decisioni. Tuttavia, esse non saranno
decisioni politiche, poichè la politica
implicherebbe un confronto di interessi diversi a
seconda della classe sociale in questione (cosa
impossibile in una società senza classi), ma, al
contrario, non saranno a favore di certi gruppi
sociali e a discapito di altri, bensì saranno
decisioni meramente tecniche, alla stregua di
quelle che vengono prese nelle aziende, in vista
non di una classe sociale ma del funzionamento
ottimale dell'azienda stessa. Si tratterà, in altri
termini, di scelte collettive volte al bene della
collettività stessa: ne consegue che
dall'amministrazione politica si passa a quella
tecnica. Ma come si può pensare che, con l’avvento
della società comunista, ogni singolo uomo cesserà
di mirare esclusivamente ai propri interessi
personali e invece baderà a quelli dell’intera
società? Non è forse un’evidente ingenuità
pensare che l’uomo possa estirpare dal proprio
carattere quell’egoismo che da sempre lo
accompagna? A quest’obiezione Marx risponde
fieramente che l’uomo di cui egli sta parlando è
l’uomo del futuro, radicalmente diverso rispetto a
quello ambientato nella società capitalistica, dove
regna quel liberalismo che fa sì che ciascuno
persegua egoisticamente soltanto i propri
interessi, trascurando quelli altrui. A questo
proposito, il pensatore tedesco (in “Critica del
programma di Gotha”) suddivide il passaggio
dall’attuale società a quella comunista in due
tappe ed è il suo stesso materialismo storico a
spingerlo in quella direzione: dopo anni e anni che
si è vissuti nella società borghese, è evidente che
le coscienze di tutti (operai compresi) ne saranno
influenzati, quasi come se avessero
assimilato in cuor loro il sistema capitalistico e la
sua concezione di fondo secondo cui a ciascuno
bisogna dare a seconda dei meriti. Sarebbe
dunque troppo brusco il passaggio diretto al
comunismo, dove non si dà più in base ai meriti,
ma in base ai bisogni: ecco allora che Marx pone
come tappa centrale il socialismo, che del
capitalismo mantiene i princìpi (a ciascuno
secondo i suoi meriti) e anzi li realizza
concretamente; solo con il passare degli anni
potrà sempre più affermarsi, gradualmente, il
comunismo, basato sulla piena solidarietà. Più
nello specifico, Marx fa notare che, crollato il
capitalismo, vi sarà una prima fase di "socialismo"
seguita da una seconda fase di "comunismo"; nella
fase del "socialismo" vigerà il motto “ a ciascuno
secondo il suo lavoro ”, ovvero, ridotto all'osso, il
socialismo che scaturirà nell'immediato post-
capitalismo realizzerà ciò che il sistema
capitalistico si era sempre proposto di fare senza
però mai riuscirci: ciascuno otterrà in base a
quanto avrà effettivamente lavorato e non come
nel sistema capitalistico, dove all'operaio che
produce 10 viene dato in busta paga 3. Il
socialismo della prima fase si configurerà dunque
come piena realizzazione di quella meritocrazia
per cui ciascuno guadagna in base a quanto
produce; meritocrazia che nel capitalismo era
esaltata ma, con immensa ipocrisia, non veniva
applicata. Naturalmente poi una società, per
essere davvero socialista, dovrà comunque
soddisfare i bisogni elementari di tutti,
indipendentemente dal lavoro compiuto da
ciascuno, ma ciò non toglie che il merito dei singoli
verrà premiato secondo giustizia; ecco dunque che
per Marx la società non deve essere egualitaria,
ma giusta e una società in cui tutti prendessero le
stesse cose pur producendo chi più e chi meno
sarebbe ingiusta. Questa prima fase in cui
imperererà il socialismo verrà superata da quella
del "comunismo", il cui motto sarà “ ciascuno
secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi
bisogni ”: in tale società ciascuno dà per quello che
può e
di Andrea Della
Polla
13
Rubrica Storia-Filosofia
riceve in base a ciò di cui ha bisogno, il che implica
che una persona possa ricevere di meno rispetto a
ciò che produce. Se nel socialismo si dava a
seconda dei meriti, nel comunismo, invece, si dà a
seconda dei bisogni, ma, ciononostante, neanche
quella comunistica è una società egualitaria,
poichè, essendo intesa la ricchezza come un bene
comune, ciascuno darà alla società il proprio
massimo, sapendo che a sua volta la società gli
darà tutto ciò di cui ha bisogno. Ci sarà chi darà di
più e chi darà di meno, ma ciascuno riceverà non
in proporzione a ciò che ha dato (come avveniva
nel socialismo), ma in proporzione a ciò di cui ha
bisogno. Viene però spontaneo chiedersi che cosa
può mai indurre una persona ad essere
disponibile a dare di più di quel che poi riceve: la
risposta sta nel fatto che la nuova società sarà
senza classi e, pertanto, l'interesse dei singoli o
delle parti sarà indisgiungibile da quello della
collettività. Il fatto che l’uomo di oggi sia egoista e
interessato esclusivamente ai propri interessi
personali non dipende dalla sua reale essenza,
poiché, dice Marx, “ l’essenza umana non possiede
una realtà vera ”, bensì è connessa alle condizioni
materiali in cui vive: il vivere in una società che
esalta il valore del singolo e del denaro e in cui si è
continuamente incitati a perseguire i propri
interessi influenza inevitabilmente la coscienza
dell’uomo, riflettendosi su di essa. Quando si sarà
realizzata pienamente la società comunista, priva
di divisioni in classi, e si saranno sgretolati i
princìpi che stanno alla base della società
capitalistica, allora anche le coscienze verranno
influenzate dalla nuova situazione materiale e
verrà meno l’egoismo tipico dell’uomo del giorno
d’oggi. Se ci pare assurdo, oggi, pensare che
l’uomo possa un giorno non badare ai propri
interessi personali e invece interessarsi di quelli
altrui, è perché viviamo in una società in cui regna
l’egoismo e l’interesse personale. Al di là
dell'obiezione secondo la quale è impossibile che
l'uomo cessi di badare, egoisticamente, al proprio
interesse, si è criticato il fatto che Marx, come tutti
i pionieri che scoprono qualcosa di importante,
finisce per dare alla sua scoperta più peso di quel
che in realtà ne abbia. La grande
scoperta marxiana in questione consiste nell'aver
colto l'importanza dell'economia per capire la
storia (merito riconosciutogli perfino da un
liberale moderato come Croce), ma tuttavia Marx
si è lasciato troppo prendere dalla sua scoperta e
non si è accorto che il comportamento umano non
è solamente governato da fattori economici.
Marxianamente, infatti, la gelosia (ed in generale
tutti gli altri sentimenti) deve essere letta in senso
economico, riconducendosi all'idea che il
matrimonio sia un contratto e che dunque il
tenere legato a sè il coniuge rientri nella sfera
economica; però pensare che tutti i sentimenti
siano riconducibili ad un livello economico è,
francamente, molto riduttivo, come ha fatto notare
Freud; ed è anche molto riduttivo pensare che
l'eliminazione dei conflitti economici, avvenuta
grazie all'abolizione delle classi, porti
all'eliminazione di ogni tipo di conflitto. Infatti,
sostenendo che è la vita a determinare la
coscienza, ovvero che il comportamento umano è
influenzato dalle condizioni materiali e che,
luteranamente, l’arbitrio dell’uomo è servo, viene
meno la libertà umana. In realtà, è bene ricordare
come per Marx la storia che arriva fino all’epoca
del capitalismo non è la vera storia, ma è una sorta
di lunga preistoria in cui l’uomo è stato soggetto
alle forze economiche senza riuscire a dominarle (
il feticismo delle merci ne è la più fulgida
espressione: il prodotto si erge a dominare
l’operaio); una volta che questa fase verrà
superata, anche il rigido materialismo potrà in
qualche misura risultare sorpassato e sarà,
finalmente, l’uomo a dominare l’economia (e non
viceversa). E del resto, fin dalla sua tesi di laurea
“Differenza tra la filosofia della natura di
Democrito e quella di Epicuro”, Marx aveva
mostrato maggior simpatia per il pensiero di
Epicuro che, a differenza del rigido meccanicismo
democriteo, lascia un margine di libertà all’agire
umano, non intaccando del tutto il libero arbitrio:
come a dire che nell’attuale società capitalistica
l’uomo è schiavo materialmente e quindi anche
spiritualmente, ma quando lo sfruttamento
materiale verrà meno, allora egli si riscatterà e
riconquisterà la propria libertà.
14
Scrittura
Ho fatto un sogno rivelatore.
So finalmente qual è il vero obiettivo delle
periodiche disinfestazioni che si svolgono nel
nostro bellissimo, antico (vecchio?), tetro
complesso scolastico.
Lo so, ma siccome era solo un sogno, non ho le
prove.
So, ma non ho le prove (qualcuno si ricorda chi
l’ha detto?).
Nel sogno c’era il millesimo esperto incaricato alla
spending review, che si era fatto venire un’idea
geniale sul modo più facile e spedito per operare
tagli alla spesa nel settore scolastico. All’espertone
erano tornate in mente letture infantili e si era
ricordato della sig.na Trinciabue
(do you remember Mathilda?) la quale –
allenandosi nella sua specialità sportiva preferita:
il lancio dello studente – diceva con trasporto:
“Sogno una scuola senza studenti…”
E in fondo la soluzione era semplice e geniale. Ed
era sempre stata lì, evidente, radicale, definitiva.
Una scuola senza studenti (ma in fondo, sì…. anche
senza docenti) avrebbe significato un notevole
risparmio per le casse dello Stato.
Così, era partita subito una circolare inter-
ministeriale, in un plico sigillato con sopra scritto
TOP SECRET. Dentro….un’unica parola scritta in
tanti caratteri diversi (Times New Roman,
Cambria, Broadway, Gothic…):
DISINFESTAZIONE!!!
La sognatrice SOGNI RIVELATORI: #DISINFESTAZIONE
15
Scrittura
Premio letterario internazionale EUGENIA TANTUCCI 2015
Curato dall’Accademia Italiana di Poesia e dall’E.I.P. Itali Sezione Narrativa e
Saggistica: Vitaliy Prynda
VITTORIA PREMIO LETTERARIO: IL MIO VIAGGIOpt.1
Era un sabato mattina, ma non come tutti gli altri;
giugno inoltrato, ultimo giorno di scuola, giorno di
partenza verso l’Ucraina. Partivo con mia nonna, non
era un viaggio di piacere; dovevo rinnovare il mio
passaporto, questa volta per maggiorenni: avevo 16
anni. Il viaggio in pullman durò 23 ore totali,
attraversammo la Slovenia e l’Ungheria, arrivammo
al confine ucraino e, dopo tutti i controlli, entrammo
finalmente in Ucraina, nel mio paese. Festeggiammo
tutti insieme, passeggeri e autisti, nel solito autogrill
come da tradizione, ogni volta che va tutto bene.
Champagne e gelato semplice, una coppa con crema
leggera: il cono era più morbido, in un certo senso
’’cartaceo’’, non croccante come quello delle
gelaterie italiane, ma sprigionava bollicine di felicità
da tutti i pori; poi, croccante wafer al cioccolato.
Io e nonna dovevamo scendere nei Carpazi; al
telefono, avevo detto a mia madre ‘’tutto ok!’’ ma
mia nonna, scherzosamente aveva aggiunto: ‘’siamo
stati accolti dai carri armati russi’’. Era ironica ma un
po’ il fatto ci faceva gelare il sangue, era come
scherzare con il fuoco, anche se in fondo scherzare
col fuoco fa sembrare tutto meno spaventoso.
I primi giorni eravamo ospitati dai nostri zii in un
paesino montano chiamato Skole. Ho sempre
pensato di essere
fortunato quando
andavo in Ucraina,
perché ogni volta, per
una decina di giorni,
faceva bel tempo; i
miei zii hanno un locale
dove ospitano chi
vuole trascorrere del
tempo in montagna:
quell’estate, c’era una famiglia filosovietica,
scappata da Donetsk in seguito alla guerra civile. Non
tutti erano d’accordo sulla decisione di ospitare
quella famiglia, tanto meno mia nonna, il motivo?
Semplice, un russo o un filorusso era odiato dalla
parte occidentale e la causa era anche semplice:
eravamo ad Occidente e li si odiava perché i nostri
uomini erano chiamati al servizio militare, per
combattere, mentre quelli che si trovavano nella
zona di conflitto, riuscivano a fuggire. Ciò marcava
ancor di più l’odio verso i russi e i filorussi.
Il primo giorno era trascorso velocemente, la sera
avevo continuato a leggere un libro di una trilogia
che avevo con me; non lo sapevo ma quei tre libri
sarebbero stati, per dieci giorni, i miei più cari amici.
La cosa che mi piace di più è la tranquillità che c’è in
Ucraina, per lo meno nei paesini o cittadine che ho
spesso visitato; ma anche le città più grandi non
sono così caotiche come quelle italiane. Dopo i primi
giorni dai miei zii, andammo nel paesino di nascita di
mia nonna, Monasterez, quello in cui ho anche casa,
che mia nonna ha dedicato, prima a me e poi a mia
madre; la casa è un po’ spoglia perché è quasi del
tutto nuova, una casa tutta bianca, grande, su due
piani, una soffitta e un garage. Mancavo da tanto ed
era cresciuta
dappertutto molta erba
alta che quasi non si
vedeva niente.
CONTINUA NEL
PROSSIMO NUMERO
Di Vitaliy Prynda
16
ANGOLO DELLO SPORT
VOLLEY SCUOLA
Moltissimi sono i ragazzi e le ragazze che si sono
presentati alle selezioni per la squadra maschile e
la squadra femminile di pallavolo per l’ istituto di
istruzione superiore “Via Silvestri 301”. Sono stati
33 i ragazzi e 15 le ragazze che hanno riempito la
palestra il primo giorno delle selezioni e quasi
altrettanti nei giorni seguenti.
Maschile Tra tutti i nuovi arrivi emergono i nomi di Gemin
Daniele, Lauri Niccolò, Ippoliti Valerio, Berghella
Michele, Kursrlaokis Hans Christian, Di russo
Lorenzo, Biancolilla Matteo, Aceto Gianluca, Fabro
Federico, Santi Riccardo, Scanu Nicola, Pomanti
Ludovico, Milone Raimondo, De Rose Marco,
Piergentili Gianluca.
Vengono riconfermati i membri dello scorso anno:
Ferrato Alessio, Panzetta Edoardo, De Rose
Alessio, Parisi Andrea, Duranti Daniele, Bellina
Alessandro, Stock Enrico, Micaroni Francesco,
Canzian Marco, Flammini Dario, Foco Stefano.
Femminile Confermati per la selezione femminile i nomi di
Maddaluno Barbara, Marta Ricci, Teofile Claudia,
Fusco Ludovica, De Simone Rita, Catena Silvia,
Tabarini Valentina, Menditto Alice, Fatati Chiara,
Dramis Flavia, Pietronbon Marianna, Martini Alice.
Da confermare Lato Valentina, Allodi Flavia,
Amoroso Giulia.
CAMPIONATO di CALCIO INTERCLASSSE
SQUADRE P G V N P
1. 3F 7 3 2 1 0
2. 3E 6 2 2 0 0
3. 5D 3 2 1 0 1
4. 3D 3 2 1 0 1
5. 3B 3 3 1 0 2
6. 4F 1 2 0 1 1
7. 5C 0 2 0 0 2
GIRONE B
SQUADRE P G V N P
1. 4A 6 2 2 0 0
2. 4E 5 3 1 2 0
3. 5E 4 3 1 1 1
4. 4B 4 2 1 1 0
5. 5F 3 3 1 0 2
6. 5A 3 3 1 0 2
7. 5B 0 2 0 0 2
GIRONE A
di Riccardo Serra con la
prof.ssa Pulvirenti
17
Giochi
REBUS (frase: 12,6)
(Soluzione nel prossimo numero)
18