12
La cultura delle diversità genera valore sociale. . . progetto di giornale BIMESTRALE DI INFORMAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE PRODIGIO ONLUS SUL MONDO DEL DISAGIO E DELL’HANDICAP NUMERO VI - DICEMBRE 2015 - ANNO XVI - 93° NUMERO PUBBLICATO WWW.PRODIGIO.IT Click in Progress Dalle passeggiate in montagna al percorso fotografico con Nuove Rotte e Insieme pagina 3 Insieme per l’autismo Il progetto ecologico ed educativo proposto da AGSAT pagina 4 Il dono delle donazioni Intervista a Giovanni Spitale pagina 10 Wheelchair Vietnam Federico Villa on the road nel Sud Est asiatico pagina 11 Aut. del Trib. di Trento n. 1054 del 5/6/2000 - Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - 70%- DCB Trento . Contiene I.R.

Pro.di.gio dicembre 2015

Embed Size (px)

DESCRIPTION

Pro.di.gio. Ottobre 2015 Pro.di.gio. è dal 1999 un bimestrale di informazione partecipata che ha come obiettivo principale quello di sensibilizzare alle diversità e al rispetto e valorizzazione delle stesse: attraverso il racconto di esperienze dirette e proposte progettuali; reportage e promozione di percorsi nel segno dell'inclusione e della condivisione.

Citation preview

Page 1: Pro.di.gio dicembre 2015

La cultura delle diversità genera valore sociale. . .

progetto di giornale

BIMESTRALE DI INFORMAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE PRODIGIO ONLUS SUL MONDO DEL DISAGIO E DELL’HANDICAPNUMERO VI - DICEMBRE 2015 - ANNO XVI - 93° NUMERO PUBBLICATO WWW.PRODIGIO.IT

Click in ProgressDalle passeggiate in montagna al percorso fotografico con Nuove Rotte e Insieme

pagina 3

Insieme per l’autismoIl progetto ecologico ed educativo proposto da AGSAT

pagina 4

Il dono delle donazioniIntervista a Giovanni Spitale

pagina 10

Wheelchair VietnamFederico Villa on the road nel Sud Est asiatico

pagina 11

Aut

. del

Trib

. di T

rent

o n.

105

4 de

l 5/6

/200

0 - P

oste

Ital

iane

sp

a - S

ped

izio

ne in

ab

bon

amen

to p

osta

le -

70%

- DC

B Tr

ento

. C

ontie

ne I.

R.

Page 2: Pro.di.gio dicembre 2015

pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | [email protected] | dicembre 2015 - n. 6

2

PUNTI DI V ISTA

Proprietà: Associazione Prodigio OnlusIndirizzo: via A. Gramsci 46/A, 38121 TrentoTelefono: 0461.925161 Fax: 0461.1590437Sito Internet: www.prodigio.itE-mail: [email protected]. del Trib. di Trento n. 1054 del 5/6/2000 Spedizione in abbonamento postale Gruppo 70% Stampa: Publistampa (Pergine Valsugana).

pro

.di.g

io. Abbonamento annuale (6 numeri)

Privati €15,00; enti, associazioni e sostenitori €25,00 con bonifico bancario sul conto corrente con coordinate IBAN IT 25 O 08013 01803 0000 6036 2000 intestato a “Asso-ciazione Prodigio Onlus” presso la Cassa Rurale di Aldeno e Cadine indicando la causale “Abbonamento a pro.di.gio.”.Pagamento con carta di credito su www.prodigio.it.

Direttore responsabile: Francesco Genitoni.Redazione: Giuseppe Melchionna, Luciana Bertoldi, Carlo Nichelatti, Lorenzo Pupi, Giulio Thiella, Antonio Dossi, Maurizio Menestrina. Hanno collaborato: Luca Alfano, Martina Dei Cas, Olga Paris, Elisa Stefanati, Corrado Bentini, Federico Villa, Daniela Sala, Giovanni Spitale, Angela Boato, Matteo Mocellin, Roberto Oberburger Vincenzo Andraus, Carmen Stedile, Emilio Manfrini. Roberto Rosso.In stampa: giovedì 26 novembre 2015.

PROGETTI SUL TERRITORIO

Sommariopag.

1

2

3

4

8

9

10

11

- In copertina l’illustrazione “Le diversità generano valore sociale”

- Editoriale - La gioia di muoversi molto lentamente- Auguri di Natale

- Il dono delle donazioni- Due splendidi destini- Kakka Day

- Click in Progress- Facciamoci strada!

- Insieme per l’autismo- Social World Cafè- Più unico che raro

- Impegno e solidarietà, i 30 anni di Apas- 48° Convegno Nazionale SEAC- Sul concetto di Giustizia e legalità

- Dentro la disabilità- Case Itea- Workshop Sup Ability

- Erasmus per tutti- Wheelchair Vietnam

Editoriale

Le diversità generano

valore sociale

Parlare e raccontare di sociale vuol dire affrontare argomenti

molto differenti tra loro, seppur spesso correlati e interconnessi. Oggi più che mai si sta riscoprendo il valore dietro ad ogni azione, gesto e pensiero: c’è un estremo bisogno di socializzazione, condi-visione e cooperazione. Talvolta esse crescono dal basso in maniera del tutto spontanea per contrastare un sistema meccanico, spersonalizzato e talvolta individualista. Come sem-pre cercheremo di presen-tarvi questo complesso mondo senza nessuna pre-tesa di completezza, ma offrendovi degli spunti di riflessione che si ispirano ad esperienze di vita, pro-gettualità in rete, tutela dei diritti, cultura e diffusione dei valori di inclusione e partecipazione. Andremo in Vietnam per seguire il viaggio in handbike di un ragazzo paraplegico, in Erasmus con una nostra collaboratrice, ci addentre-remo nel sistema carcerario che cambia, conosceremo i progetti di alcune Associa-zioni e Cooperative attive sul territorio, punti di vista e nuovi modi di vedere la realtà che ci circonda. L.P.

La gioia di muoversi molto lentamente

Bradipo pentadattico(homo invalidus)

Oggi ho riscoper-to le bellezze n as cos te in

quella che alcuni chiamano “noia”, eb-bene la noia non è una distesa piatta, ma è una via rugosa e tra le sue pieghe si nascondono tanti piccoli tesori inaspettati che solo procedendo lentamente si possono vedere.

Arrivato ad un appunta-mento con amici tre ore in anticipo, sarà capitato a tutti no ?.. beh a causa di una email non letta, mi sono in-camminato verso quella che era la nostra destinazione, il maso Rastel sopra il lago di Caldonazzo.

Dicendo “incamminato”, devo precisare che io per spo-starmi ho bisogno dell’aiuto delle stampelle o altrimenti detti, bastoni canadesi. Abi-to a qualche chilometro di distanza dalla meta e dopo un breve percorso in piano è comincia la salita non troppo impervia, ma tuttavia impe-gnativa fino alla successiva!

Ebbene in quel sali scendi qualche difficoltà c’è stata, tra la strada ripida e coperta di foglie secche che inesorabil-mente mi facevano scivolare le stampelle nel momento dell’appoggio, la velocità diminuisce, ma contempora-neamente inizio a notare più dettagli intorno a me. Piccole piantine al ciglio della strada simili al prezzemolo, forse è cicuta, e un passo dopo l’al-tro arrivo finalmente in cima.

Inaspettato mi si apre un vasto prato, un parcheggio erboso, civiltà sono arrivato finalmente!

Tornando a quelli che ho definito piccoli

tesori e lasciando da parte le piante di cicuta, all’inizio della via ho notato quasi invi-sibile tra i rovi, un cartello di divieto di pesca, deducendo che doveva esserci per forza un corso d’acqua mi sono avvicinato ed ho visto il bellis-simo ruscello, veloce la corsa dell’acqua e praticamente immobili una decina di grossi pesci che con il semplice mo-vimento della coda nuotava-no contro corrente in attesa di insetti o altre cose per loro commestibili.

E’ stato bello osservare i loro scatti improvvisi ed il loro tornare al posto nella corrente, fino al momento in cui la mia ombra è stata notata da qualcuno di loro causando un guizzo gene-rale e la sparizione di tutti i pesci. Ho quindi ripreso il cammino, ho visto funghi e fiori in questo autunno ge-neroso e tra una cosa e l’altra ho avuto il tempo di pensare, porre domande e trovare delle risposte arrivando alla meditazione. Non servono strane e complicate posizio-ni del corpo per astrarsi, ma semplicemente camminando si scoprono i veri tesori che sono in noi, sentimenti, affetti e una grande gioia di vivere!

Corrado Bentini

Auguri di buone feste!

Gentile Lettrice e Gentile Lettore,

la presente lettera vuole essere un augurio di buon Natale da parte dell’Associazione Prodigio Onlus e un ringraziamento a tutte le persone, enti ed associazioni

che ci hanno sostenuti e continuano a sostenere.

È nostro desiderio accertarci che abbiate ricevuto il giornale con puntualità e regolarità, che ne siate rimasti soddisfatti e che

desideriate riceverlo ancora.

A questo proposito vogliamo chiedere a coloro

che hanno effettuato l’abbonamento passato e a coloro che lo hanno ricevuto gratuitamente

se sono interessati a sostenerci con un nuovo abbonamento per l’anno 2016.

È un piccolo gesto che per noi conta molto e permette alla redazione sociale di Pro.di.gio., di continuare nella sua opera di sensibilizzazione nel raccontare e testimoniare il mondo delle disabilità

e del disagio con l’aiuto di molti volontari, giovani studenti e professionisti che vogliono

valorizzare un’informazione attenta e sensibile.

Sperando di averLa presto come nostro sostenitore le auguriamo un buon natale ed un sereno anno nuovo.

La Redazione

Page 3: Pro.di.gio dicembre 2015

pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | [email protected] | dicembre 2015 - n. 6

3

PUNTI DI V ISTA PROGETTI SUL TERRITORIO

MA

RK

ET

ING

SA

IT

Nasce dalle passeggiate in montagna con le associazioni Nuove Rotte e Insieme

Click In Progress, una mostra fotografica

Da ormai 4 anni le associazioni NuoveRotte ed Insieme di Rovereto organizzano un

progetto di escursioni in montagna di un gruppo di giovani composto da ragazzi con disabilità, educatori e volontari.

Quest’anno però è stata aggiunta una sfumatura in più: puntando sulla passione per la fotografia che caratterizza alcuni ragazzi e mirando al potenziamento di questa abilità è stato inserito un piccolo corso foto-grafico. Il nome del progetto estivo è quindi passato da “Walk in progress” a “Click in progress”.

Abbiamo avuto l’occasione di partecipare alle escursioni in qualità di insegnanti di fotografia, in un contesto quindi diverso dal solito.

Fare foto è diventata ormai un’a-zione quotidiana, alla portata di tutti; ma lavorare al fianco dei ragazzi di “Click in progress” ha insegnato a noi fotografi ed operatori ad approcciarci al mondo della foto-grafia con una diversa prospettiva, non sottovalutando mai nulla. Ad esempio, durante le prime uscite è stato spesso necessario focalizzare l’attenzione sul soggetto da ritrarre.

Ogni escursione prevedeva una breve spiegazione sulla fotografia ed un tema, pilastro portante dell’in-tera giornata: si è parlato di luce, di ritratti, di paesaggi, di macro, di foto di gruppo e in luoghi chiusi... ed un gesto semplice come fare una foto è diventato un modo diverso di interazione, di divertimento e di condivisione.

Al rientro dall’escursione ogni ragazzo salvava i propri scatti sul computer (imparando quindi a gestire anche un altro strumento importante di comunicazione).

Le foto scattate dai nostri utenti sono belle e particolari, tanto che abbiamo deciso di fare una mostra che rimarrà aperta qualche mese.

Per ogni scatto i ragazzi hanno scelto un titolo e a volte anche un pensiero che lo potesse rappre-sentare.

Vi invitiamo quindi a visitare l’esposizione di “Click in progress”,

Associazioni in rete per i richiedenti asilo

“Facciamoci strada! Riflessioni conclusive”

Si è concluso il 12 ottobre scor-so il progetto “Facciamoci Strada!” sostenuto da Non

Profit Network - CSV Trentino ed ideato e coordinato dall’Associa-zione Progetto Colomba Onlus in qualità di ente capofila. È dunque tempo di bilanci!

I sei giovani richiedenti asilo protagonisti del percorso, in-sieme agli educatori e ai volontari delle associazioni partner (“Progetto Colomba”, “Centro Astalli” e “Ruota Libera”) hanno vis-suto un’esperienza costruttiva, che ha fatto riflettere sul valore del volontariato, su se stessi e sulle proprie risorse, sulla qualità del proprio operare. Il progetto si è articolato in tre fasi. La prima (“Bici e Volontariato”) è la fase nella quale sono state realizzate 124 ore di formazione per sei giovani richiedenti protezione internazionale. I corsisti, divisi in piccoli gruppi e unità, hanno imparato pres-so il Laboratorio Riciclofficina a intervenire su varie tipologie di biciclette, a individuare guasti e ripararli, a eseguire interventi di manutenzione del mezzo.

I migranti hanno messo alla prova le proprie potenzialità, hanno acquisito abilità pratiche per la riparazione di biciclette, ma soprattutto hanno potenziato le cosid-dette life skills - le competenze per la vita,

scoprendo che nel “dare” vi è in realtà una fonte inesauribile di arricchimento! Il loro impegno è stato valorizzato e premiato nella

seconda fase (“Incontri con la cittadinan-za”) che li ha visti protagonisti attivi nella trasmissione delle competenze acquisite.

Nell’ ultima fase (“Ricerca-Azione”) vo-lontari e operatori dal canto loro hanno avuto modo di confrontarsi e riflettere sulle strategie di intervento e sui rispettivi modi di operare rispetto alle necessità dei giovani richiedenti asilo e più in generale degli utenti. Il confronto ha consentito di rilevare punti di forza e punti di debolezza, individuando possibili soluzioni per un miglioramento continuo.

Un bilancio positivo dunque per un per-corso che - sebbene concluso - ha aperto una nuova strada da percorrere per tutti i partecipanti.

Un grazie sincero a tutti coloro che hanno permesso la realizzazione del progetto.

Emilio ManfriniAssociazione Progetto Colomba Onlus

www.volontaria-totrentino.it

Le riparazioni presso il laboratorio Riciclofficina.

Sopra il gruppo di Click in Progress.A fianco la foto “Ombre”.

presso il ristorante “Dal Barba” di Villa Laga-rina e... buona visione!

Tania e Oscar - i fotografiCogliamo l’occasione per ringraziare le

associazioni promotrici del progetto Nuo-veRotte e Insieme, l’associazione Prodigio Onlus, la cooperativa sociale Villa Maria, il ristorante “Dal Barba”, gli educatori Elisa, Manuela, Efrem; i fotografi Oscar e Tania, i pre-ziosi volontari e tutte le persone che hanno contribuito alla riuscita di questo progetto.

Elisa Stefanati

Page 4: Pro.di.gio dicembre 2015

IN IZ IATIVE SOCIALI

pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | [email protected] | dicembre 2015 - n. 6

4

Il nuovo progetto di A.G.S.A.T. che fa del riciclo dei tappi un’occasione di lavoro e integrazione

“Insieme per l’autismo”

Il titolo della nuova iniziativa di Activa (Servizi & Sistemi) e A.g.s.a.t. (Associazione Soggetti Autistici

del Trentino Onlus - unico ente ac-creditato per l’Autismo in Trentino per l’aspetto sanitario, sociale e scuola con Apss/Pat) è “INSIEME PER L’AUTISMO”ed è un progetto che si basa su un’idea molto semplice: raccogliere tappi di plastica in grandi quantità, da rivendere poi a delle aziende che li riciclano per creare nuovi oggetti e il ricavato di questa vendita andrà a fare la “retribuzione” al lavoro dei ragazzi.

Un progetto quindi che interviene in maniera positiva su più livelli:

ECOLOGICO: I tappi di plastica delle bottiglie, in particolare quelli con il marchio PE, 2 o HDPE (Polie-tilene ad alta densità), sono molto preziosi in quanto possono essere riciclati in vari modi: pensate solo che per ottenere un chilogrammo di HDPE sono necessari 1,75 kg di petrolio, in termini di energia e di materia prima. Ciò significa che una raccolta specifica dei tappi fa bene all’ambiente.

CULTURALE: grazie alla pre-senza in tutta la provincia di molti punti di raccolta tappi, si può dare visibilità alla parola autismo, cosa che può portare alcune persone a farsi delle domande e a chiedersi cosa sia l’autismo. Anche la nostra associazione ha dei benefici, in quanto il nostro nome e il nostro logo sarà più visibile e quindi famiglie interessate che non sono ancora sostenute nelle terapie dei loro figli, possono essere informate del servizio che la nostra associazione, in convenzione con APSS, offre al territorio.

SOCIO -EDUCATIVO : per i ragazzi e le ragazzi che fre-quentano il nostro centro “Maso Zancanella”, il progetto si sta delineando come vero e pro-prio laboratorio occupazionale. Un paio di giorni a settimana usciamo per consegnare o per

svuotare i boccioni “raccogli tappi” e al centro riempiono in autonomia i boccioni con i tappi che ci arrivano in sacchi da tutta la provincia. Sono attività che a loro piacciono molto e, nel tempo, potranno ricevere delle piccole somme di denaro ricavate dal-la vendita dei tappi, soldi quindi che saranno frutto proprio del loro lavoro!

“INSIEME PER L’AUTISMO” è un pro-getto innovativo nato esattamente il 24 Agosto, ma che sta già portando ottimi risultati! La comunità sta ade-rendo in forma massiccia e siamo ad oltre 150 punti di raccolta in provincia e ogni settimana il numero aumenta.

Hanno aderito scuole, aziende, bar, ristoranti, negozi, associazioni, fondazioni e cooperative. Un fatto inaspettato ma piacevole è che il progetto, grazie ai social network, si è diffuso anche a livello nazionale e stanno aderendo enti da altre regio-ni !!! Pensate che a pochi giorni dal lancio del primo post in Facebook “Autismo Italia”, un gruppo Facebo-ok molto grande, ci ha inviato una foto di quanti avevano visualizzato il nostro post: 13.233 persone.

Activa in questo progetto è la cooperativa che fa sì che tutto il ricavato della vendita dei tappi di plastica recuperati venga corrisposto interamente ad Agsat per dei progetti innovativi per l’autismo. L’azienda mette a disposizione i suoi mezzi e operai per trasportare i grandi quantitativi di tappi verso le aziende che comprano questo materiale. Questo loro contribu-to è fondamentale per sostenere l’Associazione, ma soprattutto per cercare di sensibilizzare tut-ta la comunità su questa difficile patologia.

Un progetto a cui molti aderi-scono in quanto non costa nulla, fa bene all’ambiente e vengono aiutati molti bambini e ragazzi con disturbo dello spettro au-tistico.

AGSAT ONLUS - Il PresidenteRoberto Oberburger

www.agsat.org

Un esperimento di Social World Cafè

Dai luoghi comuni ai luoghi in comune

Durante la Settimana dell ’Accoglienza or-ganizzata a Trento dal

CNCA dal 10 al 18 ottobre, si è tenuto il Social World Cafè promosso da Apas.”Dai luoghi comuni ai luoghi in comune”, questo il titolo dell’incontro, è stato l’occasione per affronta-re argomenti attuali e sensibili legati all’accoglienza.

L’obiettivo era di mettere al centro della discussione i partecipanti, invitati a esprimere la loro opinione riguardo ai temi proposti, e favorire un confronto aperto e costruttivo che permettes-se di abbattere i luoghi comuni sugli argomenti trattati.

Le tematiche scelte volevano rap-presentare alcune delle situazioni di marginalità vissute da molti, come l’immigrazione, la mancanza del la-voro, la detenzione e il reinserimento nella società di persone con trascorsi criminosi.

Tutte categorie di persone colpite da forti pregiudizi, dovuti soprattut-to alla poca conoscenza di queste realtà, più facili da stigmatizzare che

da comprendere.Ogni tavolo rappresentava un

argomento, introdotto da un fa-cilitatore esperto con il compito di dare la parola ai presenti e mo-derare il confronto. Un cartellone al centro dei tavoli consentiva a ognuno di scrivere una parola o una frase che esprimesse il suo pensiero, e trascorsi 15 minuti i membri del gruppo erano invi-tati a spostarsi per iniziare una nuova discussione.

Il vantaggio di strutturare un dibattito con la modalità del World Cafè è quello di poter proporre una discussione coin-

volgente che permetta a chi parte-cipa di esprimersi liberamente e di ascoltare punti di vista differenti, sempre all’insegna del rispetto e del confronto con gli altri.

A conclusione dell’incontro i dati raccolti sono stati elaborati grafi-camente con il metodo del word cloud e proiettati in sala durante

l’intervento dei cinque facilitatori che hanno commentato i risultati ottenuti. I partecipanti coinvolti hanno risposto con entusiasmo all’iniziativa, mettendosi in gioco per confrontarsi e approfondire i temi dell’accoglienza e del senso di comunità.

Giulio Thiella

Alcuni tavoli durante del World Cafè presso la Bookique.

La storia di Luca

Più unico che raro

Luca Alfano, classe 1977, ambascia-tore e grande tifoso del Varese Calcio.

Da 25 anni combatte contro una malattia ancora oggi sconosciuta, ma che Luca affronta a testa alta senza mai scoraggiarsi.

Vi abbiamo raccontato di lui e del suo primo libro “Più unico che raro”, nel numero di ottobre 2014.

Luca è un concentrato di positività e in questo spazio proveremo a raccogliere alcuni suoi pensieri, pur consapevoli di non poter racchiude-re la sua incontenibile energia in così poche righe.

Di origini napoletane, è cresciuto con il mito calcistico di Maradona, che due anni fa ha avuto l’occasione di incontrare.

“Diego mi vede e viene verso di me ed io lo guardo senza dire una parola, sono fermo, occhi spalancati, riesco solo a dire a mio fratello di alzare l’ossigeno. Allora lui mi abbraccia e mi bacia in fronte, facendomi un sorriso, poi mi prende la mano e me la bacia, prima di andare via.

Io rimango lì fermo, non voglio più muovermi, le ciglia non si muovono, vorrei bere, ma non riesco a prendere la botti-glietta perché mi tremano le mani. Vorrei piangere, ma ho un sorriso stampato... Torno a casa, gioia a mille, continuo a pensare all’accaduto, di notte non dormo, continuo a vedere e rivedere foto e video. Ho realizzato il sogno di una vita... Credi in quella cosa e quella accadrà.”

“Se impari a camminare da solo non sarai mai solo” Luca Alfano

L’incontro tra Luca, suo fratello Simone e Diego Armando Maradona.

Sito Luca Alfano.

I 5 tavoli tematici proposti da Apas

�Donne: vittime o carnefici? � Immigrato: pericolo o promessa? �Carcere: hotel 5 stelle o 5 stalle? � Lavoro: forzato o garantito? �Pena: condanna finita o condanna a vita?

Page 5: Pro.di.gio dicembre 2015

Pagina a cura del Comune di Trento

Sito Internet delComune di Trento:

www.comune.trento.it

Numero Verde800 017 615

IN IZ IATIVE SOCIALI

Un nuovo logo per il Pronto P.I.A.

Un incontro tra due mondi, quello dei ra-gazzi della classe IV C indirizzo multimediale dell’Istituto d’arte Vittoria di Trento e quello dei volontari, in prevalenza pensionati, di al-cune associazioni che operano all’interno del Progetto Pronto P.I.A. (Persone Insieme per gli Anziani), avvenuto in una mattina della scorsa primavera, passando dall’iniziale imbarazzo ad un piacevole scambio di esperienze, in cui i volontari hanno raccontato il perché della loro scelta di impegno e i ragazzi hanno riconosciu-to in questi racconti loro esperienze nell’aiu-tare la nonna, la vicina di casa o qualche altra persona anziana incontrata sulla loro strada. Dopo una serie di foto dove le differenze e le somiglianze diventano mani che si stringono, sorrisi, sguardi che si incrociano, i ragazzi si sono messi all’opera. Il risultato finale è il logo realizzato da Silvia Ongari, le cui parole chiave sono: comunicazione, disponibilità e serenità. Il logo rappresenta la scritta “PIA” in maniera fluida e morbida, con una cornetta telefonica a una estremità, per trasmettere calma e tran-quillità, ma anche l’immediata disponibilità del numero verde, rappresentata dalla cornetta.

I volontari del Pronto P.I.A. si raccontano anche in un video, disponibile su www.comune.trento.it.

Per partecipare al progetto basta contattare il numero verde 800.29.21.21.

Raccolta differenziata 2016: novità e ritiro sacchetti

Entro la fine di dicembre, Dolomiti Ambiente recapiterà a casa di ogni utente un “buono” che dà diritto al ritiro della dotazione 2016 dei sac-chetti per la raccolta differenziata dell’organico, degli imballaggi leggeri e del residuo.

I sacchetti potranno essere ritirati gratuitamen-te, presentando il buono, nei seguenti punti di distribuzione:

�Dolomiti Ambiente (dal 4 gennaio) in Tangen-ziale Ovest, 11, da lunedì a giovedì dalle 8 alle 12 e dalle 13.30 alle 16.30, il venerdì dalle 8 alle 12 �Dolomiti Energia (dal 4 gennaio) in via Fersina, 23, lunedì mercoledì e venerdì dalle 8 alle 12, martedì e giovedì dalle 8 alle 16 � centri di raccolta materiali (dal 2 al 30 gennaio), martedì, giovedì e venerdì dalle 13.30 alle 18.15, mercoledì e sabato dalle 7.30 alle 12 e dalle 13.30 alle 18.15 �Circoscrizioni (dall’11 al 29 gennaio), dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 12, a Sardagna dalle 10 alle 12 � Servizio Ambiente in via Belenzani, 18 (dall’11 al 29 gennaio), dal lunedì al venerdì dalle 13 alle 18, negli spazi solitamente riservati al servizio Targa la bici, che per questo viene sospeso per tutto il mese di gennaio.A partire dal 1° febbraio i sacchetti potranno es-

sere ritirati unicamente presso la sedi di Dolomiti Energia (via Fersina, 11) o di Dolomiti Ambiente (Tangenziale Ovest, 11).

Per migliorare il sistema di raccolta, ridurre i disagi per i cittadini e favorire il decoro urbano, a partire dal 2016 verranno introdotte alcune modifiche nel calendario.

In particolare, la raccolta degli imballaggi leg-geri inizierà dal martedì, per evitare esposizioni nei fine settimana e sarà concentrata al mattino per limitare il tempo di esposizione, mentre la rac-colta del vetro verrà concentrata principalmente nel pomeriggio per contenere le problematiche relative al rumore in fase di raccolta.

In generale i turni di raccolta verranno uni-ficati per ogni Circoscrizione, limitando ad un massimo di tre le giornate di raccolta a settimana.

Rifiuti nelle stufe? No, grazie!L’uso del riscaldamento a legna come “ince-

neritore domestico” per bruciare residui di ogni genere sembra una soluzione facile, comoda

e veloce, ma è una combustione illegale, che provoca l’emissione di sostanze nocive nell’aria e danneggia la stufa.

Per far funzionare bene la stufa è necessario: � che sia adatta alla combustione del legno �utilizzare legna secca e non trattata �bruciare pezzi di legno di grandezza adeguata � assicurare che il tiraggio sia sufficiente �bruciare legna allo stato naturale (non tratta-ta, non verniciata e asciutta) e stagionata da almeno due anni, pellets e trucioli solo negli appositi impianti.Non possono essere bruciati né all’aperto

né in stufe o caminetti i rifiuti di qualunque tipo, compresi:

� carta e cartoni � imballaggi, cartoni del latte e simili � scarti di legno da falegnamerie, carpenterie e fabbriche di mobili � legno usato ricavato da demolizioni di edifici (mobili, finestre, porte, pavimenti) o da imbal-laggi (casse, bancali) � imballaggi in plastica (bottiglie e contenitori).

Alla Polizia locale di Trento assegnato dall’Anci il premio

“Miglior progetto” per il nuovo defibrillatore

Già due le persone salvate. Ventidue i defibrillatori e ventidue gli agenti

appositamente formati.Ha vinto uno dei premi assegnati dall’Anci

nell’ambito del Premio Sicurezza urbana 2015 il progetto “Defibrillazione precoce”, nuova iniziativa realizzata dal Corpo di Polizia Locale di Trento - Monte Bondone in collaborazione con l’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari della provincia di Trento, che recentemente, grazie all’incisiva attività formativa ed alla diffusione di defibrillatori automatici, ha consentito agli ope-ratori della Polizia Locale di attuare interventi salvavita. L’iniziativa “Defibrillazione precoce” nasce su proposta dall’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari della Provincia di Trento che ha inteso diffondere l’uso di defibrillatori automatici, previsti per salvare le persone il cui battito cardiaco si ferma in modo improvviso e inaspettato, anche da parte di personale non sanitario.

Grazie all’investimento di risorse e ad una costente ed impegnativa opera formativa, nel corso degli ultimi due anni sono state attuate due operazioni di soccorso da parte di agenti della Polizia Locale. In entrambi i casi l’interven-to degli operatori appositamente addestrati è stato provvidenziale consentendo di salvare la vita agli infartuati.

E ADESSO?...Una guida raccoglie informazioni

utili su “cosa c’è da fare” in seguito al decesso di un familiare

Un supporto per aiutare chi si trova ad affron-tare la perdita di una persona cara, una guida per trovare la strada giusta tra i tanti adempimenti burocratici che è purtroppo necessario affron-tare dopo un lutto.

E adesso? Cosa c’è da fare? Quali adempimenti bisogna affrontare? Quali uffici e enti bisogna contattare? Quali pratiche sono da svolgere? Qua-li aiuti vengono offerti e da chi? Queste e tante altre sono le domande che si presentano quando è appena avvenuto il decesso di un proprio caro. In una trentina di pagine si è cercato di riassumere nel modo il più possibile completo tutte le cose, non poche e a volte non semplici, che familiari o eredi devono fare a seguito di un decesso.

Una piccola guida che certo non pretende di dare tutte le risposte ma che cerca di offrire delle indicazioni, e soprattutto un sostegno, per affrontare le molte questioni da risolvere.

La pubblicazione costituisce inoltre un ulterio-re tassello nel percorso di qualità intrapreso dai servizi funerari del Comune nell’ultimo decen-nio con l’adozione della carta dei servizi e della qualità, la pubblicazione di una area tematica sul sito internet del Comune, la realizzazione di indagini periodiche sulla soddisfazione degli utenti e il conseguimento della certificazione ISO 9001:2008.

Per informazioni: Servizio funerario, tel. 0461 – 884301.

Smart citiesFirmato il protocollo con FBK in attesa del

convegno a Trento nel settembre 2016E’ stato firmato il 13 novembre scorso il

protocollo d’intesa sulle “Città e Comunità intelligenti”fra il Comune di Trento e la Fonda-zione Bruno Kessler (FBK) che verte in partico-lare sul tema delle Smart City. Sono già molte le collaborazioni attivate tra i due enti che si suggellano con questo accordo.

Trento è stata selezionata tra le città più at-tente all’innovazione tecnologica a beneficio dei propri cittadini da IEEE smart cities, la più grande organizzazione mondiale nell’ambito delle nuove tecnologie con oltre 450mila ri-cercatori e professionisti iscritti. E FBK ne è il partner tecnologico.

Per affrontare i vari temi legati alle smart city sarà proprio Trento ad ospitare nel 2016 la conferenza internazionale “IEEE International Smart Cities Conference”. FBK collaborerà con il Comune, l’Università di Trento e la sezione italiana di IEEE all’organizzazione dei lavori che si svolgeranno dal 12 al 15 settembre 2016.

Un esempio concreto della sinergia Comune – FBK è il recente premio vinto per il progetto “Simpatico” (SIMplifying the interaction with public administration) volto a migliorare i ser-vizi on line. Scopo dell’iniziativa – per la quale

il Comune ha ricevuto un contributo di 156mila euro - è di rendere più facilmente fruibili i ser-vizi on-line per i cittadini. Il ruolo del Comune è di fornire i requisiti di base e di sperimentare le proposte che verranno realizzate.

Infine ricordiamo le App “Viaggia Trento” - che promuove la mobilità sostenibile in città – e “Trento – Il Comune in tasca” che fornisce informazioni utili per vivere il capoluogo sia ai cittadini che ai turisti.

Il mercato dell’economia solidale

Tutti i giovedì dalle 7.30 alle 13 in piazza Santa Maria Maggiore,

E’ aperto da ottobre - nella rinnovata e pedona-lizzata piazza Santa Maria Maggiore - il mercato dell’economia solidale trentina. L’appuntamento è tutti i giovedì dalle 7.30 alle 13. Una posizione di grande vivibilità e visibilità per le bancarelle che offrono prodotti dell’economia solidale, in gran parte alimentari ma non solo.

Page 6: Pro.di.gio dicembre 2015

pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | [email protected] | dicembre 2015 - n. 6

6...IL TRENTINO CHE NON LASCIA SOLO NESSUNO...

PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO - PAGINA A CURA DELL’UFFICIO STAMPA - PIAZZA DANTE, 15 - 38122 TRENTO PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO - PAGINA A CURA DELL’UFFICIO STAMPA - PIAZZA DANTE, 15 - 38122 TRENTO

Foto

Arc

hivi

o U

ffici

o st

ampa

Pat

(AgF

Bern

ardi

natt

i, P.

Cava

gna,

R.M

agro

ne)

Interventi finanziari di supporto in favore di alunni con minorazioni sensoriali

Anche per l’anno scolastico 2015-2016 la Provincia destina risorse finanziarie alle istituzioni scolastiche e formative provin-

ciali e paritarie per la realizzazione del servizio di lettorato, ovvero assistenza nella prepara-zione individuale, a favore degli studenti che presentano problemi relativi alla comunicazione

conseguenti a minora-

zioni dell’udito e della vista. Questo intervento è attuato da soggetti accreditati con i quali ven-gono stipulate apposite convenzioni. Questo è il contenuto della deliberazione approvata dalla Giunta provinciale, su proposta del presidente Ugo Rossi. L’impegno complessivo di spesa è di 365.434,80 euro.

L’attività di lettorato, destinata all’inserimento scolastico degli studenti con minora-zioni sensoriali dell’udito e della vista, è finanziata nell’ambito del Fondo per la qualità del sistema educativo provin-ciale di cui all’art. 112 della legge pro-vinciale 7 agosto 2006, n. 5. La versione completa della delibera sarà pubbli-cata sul portale della scuola trentina all’indirizzo: www.vivoscuola.it

Scuola inclusiva: ecco i finanziamenti per i bisogni educativi speciali

È un impegno convinto quello della Provincia per garantire una scuola inclusiva: la Giunta provinciale, su proposta del governatore

Ugo Rossi, ha approvato una deliberazione che, per il triennio 2015-2017 stanzia più di 8 milioni di euro. La legge provinciale n. 5 del 2006 prevede infatti che, per garantire la piena partecipazione alle attività didattiche degli studenti con bisogni educativi speciali, le istituzioni scolastiche e formative possano supportare l’alunno non solo tramite il proprio personale, ma anche attraverso convenzioni con soggetti accreditati. Tali soggetti offrono un supporto fornendo personale ade-guatamente formato nel sostegno e nell’accom-pagnamento di percorsi scolastici personalizzati.

La Giunta provinciale ha approvato uno stan-ziamento di euro 8.328.950,00 in favore delle istituzioni scolastiche e formative provinciali, per l’assistenza educativa agli alunni con bisogni edu-cativi speciali, per gli anni scolastici 2015-2016, 2016-2017 e per il periodo settembre-dicembre 2017. Nel dettaglio le risorse finanziarie in favore di queste istituzioni scolastiche e formative am-montano a:

�euro 4.805.690,71 per l’anno scolastico 2015-2016 (assegnazione definitiva) �euro1.233.148,80 per il periodo settembre-dicembre 2016 (assegnazione provvisoria) �euro 2.290.111,20 per i periodi gennaio - giugno 2017 e settembre - dicembre 2017 (assegnazio-

ne provvisoria)Il provvedimento rimanda a successive deli-

berazioni le assegnazioni definitive delle risorse orarie e finanziarie per l’anno scolastico 2016 -2017 e per il periodo settembre - dicembre 2017, in base al quadro delle esigenze degli studenti con bisogni educativi speciali, definite all’inizio di ogni anno scolastico.

Gli interventi sono attuati da soggetti accredi-tati, con i quali le istituzioni stipulano apposite convenzioni e le risorse finanziarie vengono as-segnate su base pluriennale (esercizi 2015-2017), al fine di assicurare continuità nell’assistenza agli studenti.

Un raffronto tra i dati disponibili evidenzia che nell’ultimo triennio (2013-2014 2014-2015 2015-2016) le ore assegnate agli assistenti educatori in convenzione sono progressivamente aumentate: 4703 nel 2013; 5442 nel 2014 e 5.646 nel 2015. Le assegnazioni di docenti di sostegno a favore di studenti certificati ai sensi della legge 104/92 negli istituti pubblici provinciali sono state di 573 unità per l’anno scolastico 2013-2014, 588 per l’anno scolastico 2014-2015 e 591 per l’anno scolastico 2015-2016. Nello stesso periodo di raffronto il numero dei facilitatori è passato da 75 unità del 2013-2014 alle 78 del 2014-2015 e alle 83 unità del 2015-2016. Infine, il numero degli assistenti educatori della Provincia autonoma di Trento rimane invariato a 184 unità.

Turismo accessibile: assegnati tre nuovi marchi open

Tre nuovi marchi di qualità Open, per l’accessibilità turistica a persone con disa-

bilità fisica e sensoriale, sono stati assegnati dal Consiglio Open, formato da rappresentanti istitu-zionali e delle categorie econo-miche. Si tratta dell’Hotel Vittoria a Folgaria, primo degli hotel in Trentino, del percorso nel verde Bosco Arte Stenico nelle Giudica-rie Esteriori e degli uffici dell’Apt di Comano Terme Dolomiti di Brenta.

Prosegue l’impegno di Accademia della Mon-tagna verso un Trentino accessibile a tutti. Dopo la certificazione Open Event del mondiale di sci nordico della valle di Fiemme, la gara di coppa del mondo 3TRE di Madonna di Campiglio, il TedXTrento e il Festival del gioco di Folgaria, si aggiungono tre nuovi marchi Open bronzo a due strutture e ad un percorso nel verde. Il turismo accessibile, settore che è entrato a far parte delle strategie di sviluppo economico che la Commissione europea adotterà nel prossimo quinquennio, è impresa e non assistenza sociale. Perché la persona con disabilità è un turista, un ospite e un cliente esattamente come gli altri. Il Trentino ha intrapreso la strada dell’accoglien-

za accessibile per distinguersi come destinazione e Accademia della Montagna è fortemente impegnata nella gestione dei marchi di qualità in materia di accessibilità, riconosciuti dalla Provincia autonoma di Trento, con l’obiettivo di garantire un elevato standard di accessibi-lità al territorio. Oltre a questo, l’impegno è sulla formazione e sull’informazione. È operativo

il sito web “Trentino per tutti” lo strumento in-formativo relativo ai marchi Open e alle offerte territoriali accessibili per una vacanza attiva in Trentino. Il sito si interfaccia con l’App Trentino accessibile, una pronta informazione a chi entra in Trentino e ha necessità specifiche legate ad una disabilità.

Attraverso il sito Trentino per Tutti gli operatori turistici possono valutare il grado di accessibilità della propria struttura già on line. La formazione va dagli alunni delle scuole alberghiere, agli ordini professionali, alle categorie economiche, in un sistema territoriale che sta facendo la differenza nel favorire una cultura dell’accoglienza che si traduce in azioni pratiche che già stanno dando soddisfazioni anche economiche.

Distretti famiglia: infrastrutture sociali per lo sviluppo locale

550 organizzazioni distribuite in 15 Distretti famiglia sul territorio trentino. Il

distretto famiglia è un circuito economico e sociale in cui attori diversi operano in rete con l’obiettivo di valorizzare la famiglia e sostenere il benessere e l’attrattività ter-ritoriale. È un’opportunità per il territorio, che diviene un laboratorio strategico in cui si sperimentano le politiche pubbliche e i punti di forza che stanno nell’incrocio di culture, competenze, obiettivi e comples-sità diversi fra loro. Da questo incipit è sca-turito il dibattito al primo meeting rivolto ai coordinatori dei Distretti famiglia, che ha rappresentato un’opportunità per riflettere sullo stato di attuazione dei distretti, per passare le consegne tra i coordinatori vecchi e nuovi e rilanciare prospettive di evoluzione e innovazione.

La rete dei distretti famiglia crea sinergie che hanno il potere di essere una leva di sviluppo economico e sociale, perseguen-do il cosiddetto welfare generativo, che facilita il riconoscimento del protagonismo della famiglia sul territorio fino a qualche anno fa associata solo ad interventi di as-sistenzialismo sociale, dunque, percepita come “problema” e non come “risorsa”. Questo il punto di partenza di un recente meeting: la prossima frontiera ora è la formazione dei nuovi referenti dei distretti famiglia, a seguito del turn over, in modo da proseguire il percorso fin qui attuato, rafforzare ulteriormente la rete e le part-nership territoriali, con il coinvolgimento delle comunità di valle, dei comuni, senza dimenticare l’indispensabile coinvolgimen-to di organizzazioni private e pubbliche.

Renzo Dori, Presidente APSP Margheri-ta Grazioli di Povo ha portato il saluto di benvenuto al pubblico e ha dato la parola al Sindaco di Trento Alessandro Andretta, che è intervenuto affermando: “il tema delle politiche familiari è stato cavallo di battaglia per decenni nei programmi politici euro-pei. L’Italia è ai primi posti per natalità in Europa (3% del PIL destinato alle politiche familiari) e in Trentino si registrano i dati migliori rispetto al resto del Paese: questo è il frutto della volontà politica e, soprattutto, del contesto socio-economico. Ringrazio l’Agenzia per aver costruito questo percorso partendo “dal basso”, responsabilizzando le organizzazioni aderenti e sviluppando la dimensione pubblico/privato come ciclo virtuoso, motore di crescita. Inoltre - ha aggiunto - è bene tenere presente che la famiglia non è un costo ma un investimento: i distretti ne sono consapevoli e lo hanno riconosciuto e promosso ampiamente sul territorio.”

Sara Ferrari, assessore provinciale alle pari opportunità, è intervenuta sul ruolo dell’A-genzia in Provincia: “la competenza sulla famiglia è in capo al presidente Rossi e la sua autonomia va preservata in quanto essa dev’essere trasversale a tutte le politiche provinciali. Nella scorsa legislatura ho par-tecipato - ha proseguito - alla stesura della legge provinciale 1/2001: un passaggio storico grazie al quale si è formalizzato un impegno condiviso a favore del benessere della famiglia, che si è evoluta nel tempo e che è di vario genere e che l’Agenzia ha sostenuto fin dall’inizio. Dopo un’iniziale incomprensione del potenziale di sviluppo che poteva generare, ora la comunità sta cominciando a capire e ad accettare anche questa evoluzione. Siamo stati all’Onu con Malfer - ha aggiunto - per presentare la best practice italiana del Family audit, dove si è riconosciuto che lo strumento della conciliazione vita/lavoro genera benessere sociale ed economico. La scommessa delle politiche familiari è che sono a costo zero e partono dal basso; ora è importante raf-forzare i sistemi premianti che valorizzano gli enti certificati con i marchi “family” nelle

gare d’appalto e nella distribuzione dei contributi. Altra criticità da risolvere - ha proseguito la Ferrari - è il turn over dei re-ferenti dei distretti: i nuovi devono ricevere formazione e trasmissione di competenze e prossimo traguardo sarà la capacità di mettere a sistema tutte le politiche familiari, quali pari opportunità, politiche giovanili, piani sociali, in modo da fronteggiare la settorializzazione dell’integrità e coesione delle politiche stesse.”

La giornalista Adele Gerardi ha pre-sentato il libro “XXL un territorio formato famiglia”, di cui è stata curatrice, che rende un affresco delle varie realtà dei distretti famiglia: “Si tratta di 10 storie di distretti rac-contate in prima persona dai coordinatori. Il libro avrà diffusione nazionale visto che presenta una realtà unica nel suo genere in Italia, che farà da apripista nel Paese, come già sta facendo il marchio Family audit.”

Luciano Malfer, dirigente dell’Agenzia provinciale per la famiglia, ha presentato lo stato dell’arte: “siamo soddisfatti dei numeri

raggiunti e delle adesioni: 550 organizza-zioni in 15 distretti famiglia. I distretti sono disciplinati dalla legge 1/2001,ma è bene ricordare anche il Piano della famiglia na-zionale del 2012 che contiene una sezione dedicata alle alleanze locali per il benessere familiare: siamo gli unici in Italia ad averlo attuato. Prossimo traguardo da raggiunge-re, sulla falsariga del modello della Silicon Valley (territorio ricco di organizzazioni diverse ma fortemente connesse), è svilup-pare sempre più il family mainstreaming: tutti i diversi attori dialogano assieme con lo stesso obiettivo. Il sistema premiante riconosce il loro valore nei bandi di gare pubblici o nei contributi aggiuntivi (ad oggi sono 14 i sistemi premianti attivati dai comuni o comunità di valle). Ci sono 5 tipo-logie di distretti: 1. istituzionale (accordo si area; programmi di lavoro; referenti; auto-valutazione; standard famiglia; 2. distretto famiglia economico: ski family (7 stazioni sciistiche e 46 organizzazioni aderenti): un adulto (padre o madre) paga lo ski pass e i figli entrano gratis. A questo si è collegato poi il pacchetto family: pernottamento, noleggio attrezzatura, pasti, ecc. family. Ha prodotto innovazione economica: hanno aderito per il 30% trentini e per il 41% veneti e il resto da Lombardia e Emilia Romagna: famiglie che non sarebbero venute senza questa offerta. 3. Il distretto dell’estate fa-mily che offre 1.200 attività estive erogate nelle comunità di valle; 4. il distretto sull’eco sistema vita-lavoro (mettere in rete le azien-de perché offrano canali di conciliazione vita-lavoro alle famiglie); 5. distretto fami-glia educativo: leggere i disciplinari famiglia in chiave educativa (comunità educante).

Nella tornata elettorale sono state inoltre assegnate - ha concluso Malfer - dai comuni, deleghe specifiche al distretto famiglia: crea cultura e conferma la sensibilità al tema. Le prossime linee di indirizzo: riconoscimento economico ai referenti istituzionali e tecnici; lavorare di più sulla qualità della loro azione sul territorio; formazione ai referenti tecnici; family card (progetto dell’Euregio per offri-re scontistiche nelle 3 regioni alle famiglie).”

Page 7: Pro.di.gio dicembre 2015

pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | [email protected] | dicembre 2015 - n. 6

7

PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO - PAGINA A CURA DELL’UFFICIO STAMPA - PIAZZA DANTE, 15 - 38122 TRENTO PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO - PAGINA A CURA DELL’UFFICIO STAMPA - PIAZZA DANTE, 15 - 38122 TRENTO

Page 8: Pro.di.gio dicembre 2015

pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | [email protected] | dicembre 2015 - n. 6

8

SENSIBIL IZZAZIONECARCERE E DIRITT I UMANI

Conferenza per i 30 anni di Apas

“Impegno e Solidarietà”

Un traguardo impor tante quello raggiunto da Apas, l’Associazione Provinciale

di Aiuto Sociale, che quest’anno festeggia i primi 30 anni di attività. Nata nel 1985 con lo scopo di aiutare le persone detenute, i dimessi dagli istituti di pena e i loro familiari, negli anni ha fornito assistenza e ascolto a moltissime persone che si sono scontrate con la giustizia.

Il 30 ottobre presso la Sala con-ferenze della Fondazione Caritro di Trento si è tenuto “Impegno e Solidarietà”, l’occasione per riper-correre la storia di Apas insieme a tutti coloro i quali hanno contribuito a portare avanti e sostenere un ser-vizio fondamentale per la comunità.

Dopo i ringraziamenti per la costanza e l’impegno da sempre dimostrati nelle attività svolte, il Sindaco di Trento Alessandro An-dreatta ha augurato un buon pro-seguimento dei lavori e ha ceduto la parola al giornalista Augusto Goio, che ha avuto il compito di moderare la discussione tra i vari invitati che si sono succeduti al tavolo del convegno.

A prendere la parola è stato il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Trento Andrea de Bertolini, che ha ricordato come, una volta superato il grave problema umanitario di sovraffollamento del 2010, non ci si debba disinteressare della realtà carceraria. Alla luce di un altro anniversario importante, i 40 anni dell’Ordinamento Penitenziario, molti passi avanti sono stati compiuti per rendere la de-tenzione una pena più umana, ma c’è ancora molto da fare a livello Nazionale per attuare ciò che è stato sancito anni fa.

È seguito l’intervento di Bruno Bortoli, presidente di Apas, che ha ringraziato tutte le persone che negli anni hanno permesso all’Associazione di fornire un servizio di assi-

stenza sempre al passo con i tempi e attento ai cambiamenti sociali della nostra comunità.

La dott.ssa Iagnemma ha esordito portando i saluti del dott. Luciano Eusebi, ordinario di diritto penale all’Università Cattolica di Milano con il quale collabora, che non ha purtroppo potuto partecipare al convegno. L’intervento della dottoressa ha permesso ai presenti di riflettere sull’attuale concetto di pena, vista oggi come l’inflizione di un male propor-zionato alla gravità del fatto, e non come un progetto di reinserimento per il condannato, che viene perciò elevato a simbolo del potere punitivo statale.

L’ineffettività della privazione della libertà com’è concepita oggi, dimostrata chiaramente dall’altissimo tasso di recidiva che colpisce chiunque metta piede in carcere, indica l’im-portanza di scardinare la centralità della pena detentiva e di concentrarsi maggiormente sul-

le valide alternative rappresentate dagli strumenti di mediazione e di riparazione, che consentano al reo di intraprendere un progetto di pena come percorso di riconci-liazione con la comunità.

Sono seguiti gli interventi di Claudio Accorsi, che ha parlato dell’esperienza di volontariato con “Sesta Opera San Fedele” nata a Milano nel 1923, e di Nicola

Boscoletto, presidente del Consorzio Sociale “Giotto”, che da anni permette ai detenuti di intraprendere un percorso di formazione lavorativa con ottimi risultati.

A conclusione della prima parte del conve-gno è stato invitato a parlare Valerio Pappalar-do, direttore della Casa Circondariale di Trento da circa un anno, che ha avuto il compito di illustrare ai presenti la situazione e le prospet-tive del nuovo carcere. Una struttura nuova, moderna e organizzata, che non costringe i detenuti a condizioni di vita degradanti, come purtroppo accade ancora oggi in molte altre realtà del Paese. Il dott. Pappalardo ha sottolineato l’importanza di offrire lavoro e occupazione per i detenuti, e ha espresso soddisfazione per la grande partecipazione del privato sociale e del volontariato sul ter-ritorio; realtà che coinvolgono i detenuti con diverse attività consentendo di colmare quel

divario che è sempre esistito tra la società libera e chi vive dentro le mura.

La sessione pomeridiana è stata l’occa-sione per approfondire i temi del reinseri-mento e delle alternative alla detenzione, argomenti introdotti da Vincenzo Passerini, presidente del CNCA, Coordinamento Na-zionale Comunità di Accoglienza, che ha parlando di povertà, di immigrazione e di come costruire comunità più accoglienti e unite.

L’evento è proseguito con l’intervento di Giorgio Dossi presidente Edizioni “Centro Studi Erickson” di Trento e di Fabio Tognotti,

direttore di Apas, per parlare dell’esperienza del magazzino Erickson di Gardolo.

Apas offre a persone con trascorsi giudiziari e ai detenuti del carcere di Trento beneficiari di una misura alternativa alla detenzione, la pos-sibilità di frequentare un corso di formazione per i prerequisiti lavorativi presso il proprio laboratorio.

Agli utenti viene data anche possibilità di proseguire un percorso di formazione lavo-rativa ulteriore nel magazzino Erickson, se le esperienze nel laboratorio si sono dimostrate positive.

Questi importanti percorsi di reinserimento messi a disposizione dall’associazione mirano a valorizzare l’individuo e le sue capacità, aiutandolo ad integrarsi nel mondo del lavoro.

A conclusione dell’evento sono intervenuti gli operatori e i volontari, per parlare dei ser-vizi offerti e dei progetti di sensibilizzazione promossi.

Dal 1985 ad oggi il mondo del carcere è profondamente mutato, attraversando diversi periodi di crisi e con difficoltà sempre nuove da affrontare. “Impegno e solidarietà” rappresen-tano bene ciò che da 30 anni contraddistingue l’attività di un’associazione che ha saputo far fronte all’evolversi della difficile situazione penitenziaria, dedicandosi giornalmente ad aiutare gli ultimi.

Giulio Thiella

Sopra il logo Apas.A fianco il direttore insieme agli operatori Apas

L’impunità e il disfacimento delle regole

Sul concetto di giustizia e legalità

Spesso Facebook è un inceneritore di risorse, nel senso che brucia la ragione delle tante ragioni di ognuno e di ciascuno, spinge sull’ammasso più

che sul ripensare, lo fa perfino sul concetto di giustizia e legalità.

Sull’illegalità rammento un incontro in università, dove uno scienziato del diritto mi fece trasalire con un’affer-mazione sulla giustizia a dir poco incredibile: “altro che una minoranza quella che nel nostro paese convive nell’illegalità, è piuttosto una maggioranza dei piccoli illeciti che fa domicilio a una quotidianità tollerante di molte norme infrante”.

Forse è proprio questo meccanismo che intensifica il fare truffaldino, la meta agognata dell’impunità, è il disfacimento delle regole, senza provare il minimo rimor-so, e quando l’indignazione preme nel petto, scema via soggiogata dalla realtà sempre meno propensa a sotto-scrivere quell’insignificante dettaglio che sta a giustizia.

Ogni giorno una manciata di verità spudorate costrin-gono alla stupefazione, inquinano i pensieri, le riflessioni, la capacità di rimanere lucidi: c’è da combattere non solamente una corruzione epidermica, ma anche una contaminazione culturale che rasenta la follia.

Illegalità diffusa come i goals non più tali, persino quelli più spettacolari assumono sembianze confuse, e non tratti di perfezione sportiva irripetibile.

Se tutto ciò continuerà verosimilmente ad accadere, saremo destinati a una diserzione educativa che scaverà la fossa al nostro futuro.

Vincenzo Andraous

Vincenzo Andraous è nato a Catania nel 1954, è stato condannato all’ergastolo scontando quasi 40 anni in carcere. Dal 2001 è in regime di semilibertà e nel 2013 ha ottenuto la liberazione condizionale.

Attualmente è educatore e tutor presso la Comunità “Casa Del Giovane” di Pavia, con la quale ha iniziato a lavorare du-rante la detenzione.

È scrittore e collaboratore di numerosi periodici.

Gli Stati Generali e le riforme: il ruolo del Volontariato

48° Convegno Nazionale SEAC

Il 6 e 7 novembre si è tenuto a Roma l’annuale Conve-gno Nazionale del SEAC, il

Coordinamento degli Enti e Associazioni di Volontariato Penitenziario. I temi centrali di questa edizione sono stati il volontariato e gli Stati Generali sull’esecuzione delle pene, istituiti lo scorso maggio con una legge delega al Governo al fine di definire un nuovo modello di esecuzione penale, più digni-tosa per chi è ristretto e per chi lavora in questo ambito.

A introdurre la prima sessione, svoltasi presso la Casa Circondariale di Regina Coeli, è stata la presidente del SEAC Luisa Prodi, che ha ricordato l’imminente chiu-sura degli Stati Generali al termine dei sei mesi di consultazioni.

Ospiti del Convegno alcuni dei più importanti esperti di diritto penitenzia-rio del Paese, la maggior parte dei quali coinvolti attivamente all’interno dei 18 tavoli istituiti.

I temi scelti nascono da un’approfondita analisi delle criticità e delle possibili aree di intervento

individuate dagli addetti ai lavori.Sei mesi di tempo, 18 temi da discutere

e decine tra operatori e tecnici coinvolti per produrre importanti linee guida di una possibile riforma penitenziaria.

Argomenti sensibili che necessitano di profonde revisioni e aggiornamenti, dalla detenzione femminile a quella minorile, dall’architettura penitenziaria alla me-diazione penale, fino all’affettività e alla responsabilizzazione del detenuto.

All’apertura dei lavori lo scorso maggio, il ministro della Giustizia Andrea Orlando aveva annunciato “Gli Stati Generali devo-no diventare l’occasione per mettere al

centro del dibattito pubblico questo tema e le sue implicazioni, sia sul piano della sicurezza collettiva sia su quello della possibilità per chi ha sbagliato di reinserirsi positi-

vamente nel contesto sociale, non

commettendo nuovi reati.”A 40 anni dall’entrata in vigore dell’Or-

dinamento Penitenziario è giusto chie-dersi se una legge tanto avanzata quanto disattesa debba essere riscritta o se sia sufficiente applicare nella prassi ciò che per molto tempo è rimasto solo sulla carta.

Negli ultimi anni la situazione delle car-ceri ha registrato miglioramenti positivi, dovuti purtroppo quasi esclusivamente a misure straordinarie di emergenza emanate per far fronte alle gravissime condizioni in cui versavano i detenuti. Il raggiungimento delle 70 mila unità a fronte di una capacità di accoglimento di poco superiore ai 50, e la condanna da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo hanno obbligato le istituzioni ad arginare le falle del sistema, favorendo misure volte a diminuire e abbreviare la carcerazione, rientrando così temporane-amente nella legalità.

Ma rientrata un’emergenza non si può attendere la prossima per portare avanti

il necessario processo di ri-forma. Dalle parole di molti relatori presenti al Convegno del SEAC, coinvolti anche nei 18 tavoli degli Stati Generali, si percepiva un velato senso di sfiducia, giustificato dalle tante iniziative di simile portata proposte negli ultimi anni, mai convertite in legge dal Governo.

Ornella Favero, direttrice di Ristretti Orizzonti e neo eletta presidente della Conferenza Nazionale Volontariato e Giu-stizia, pur sottolineando l’importanza di una consultazione di ampia portata come quella svolta negli ultimi mesi, ha espresso il suo scetticismo riguardo al rischio che i risultati di tanto lavoro finiscano per restare inapplicati.

Alcune critiche hanno riguardato invece il mancato coinvolgimento nei tavoli di figure chiave del sistema penitenziario, quali gli assistenti sociali e i detenuti stessi, diretti interessati nonché nucleo centrale di questo sistema.

Ornella Favero ha anche voluto rispon-dere al Ministro Orlando, che si auspicava un dibattito che coinvolgesse l’intera opi-nione pubblica, dichiarando: “Il dibattito non può aprirsi semplicemente mandando gli esperti a parlare “in giro per la società”. Anche su questo terreno il Volontariato può dire delle parole nuove, dal momen-to che tante associazioni ogni anno, nel progetto A scuola di libertà, incontrano in carcere e nelle scuole migliaia di studenti, e organizzano un lavoro di sensibilizzazio-ne sulle pene e sul carcere nelle università, nei quartieri, nelle parrocchie.

Attraverso queste esperienze hanno imparato a parlare “alla testa e al cuore” dei cittadini, anche in tempi in cui la paura rende tutto più drammaticamente complicato”.

Giulio Thiella

L’interno del carcere di Regina Coeli di Roma

Page 9: Pro.di.gio dicembre 2015

pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | [email protected] | dicembre 2015 - n. 6

9

SENSIBIL IZZAZIONECARCERE E DIRITT I UMANI

Dentro la disabilità

Cosa succede quando coinvolge altre persone?

Vorrei riprendere il filo di quan-to andiamo dicendo da un po’ affrontando un tema non

semplice: cosa suc-cede quando la disa-bilità coinvolge altre persone? E, ancor peggio, quando una di queste persone è una fidanzata?

I n q u e s to c as o l’handicap assume un significato particola-re: non esiste cosa tra quelle comuni di cop-pia che un abile non possa fare meglio di un disabile. Vita so-ciale? Un buon 30% dei locali sono ancora inaccessibili o ad accessibilità condizionata. Viaggi? I tagli e la crisi hanno penalizzato a tal punto la mobilità pro disabili che... meglio lasciar perdere... Sesso? Bah, dipende dall’handicap, ma in generale possiamo supporre che l’esperienza sessuale non sia come quella di un abile medio.

La cosa curiosa è che mentre l’esperienza di solitudine permette di chiudersi e non pensare, la vita di coppia rende necessaria una ridiscussione del rapporto con l’handicap nel divario che c’è tra ciò che si vorrebbe e ciò che si ha. L’offerta di se all’altro sembra poter essere una cartina di tornasole da cui poter valutare il peso dell’handicap nell’auto percezione di un individuo: più l’handicap verrà percepito come peso dall’individuo, più l’ostacolo sarà percepito nella coppia, arri-vando ad essere uno dei potenziali motivi di sofferenza e scioglimento.

Allora? Ci dedichiamo a una specie di monachesimo forzato, interrotto solo da qualche trascurabile scorri-

banda su internet? Non so. Non cre-do. È poco produttivo pensare alla disabilità in questo modo, non porta

da nessuna parte. Piantiamola con sta storia da sfigati... è noiosa, banale, im-produttiva.

Vo r r e i p r o p o r-re due argomenti a confutazione di questo quadro di-sperato. Pensate for-se che un cosiddetto abile ce l’abbia così facile? Pensate che egli stesso, per moti-vi diversi, non possa sentirsi inadeguato?

Ogni persona nel tentativo di tra-scendere se stessa e spostare nella coppia il proprio baricentro, deve fare questo sforzo di superare la potenziale inadeguatezza. La dif-ficoltà l’avrà Peppino con un naso inguardabile così come Roberto, con carrozzina, annessi e connessi. Non esiste a rigor di logica una classifica indiscutibile per cui la sedia di Rober-to debba essere una pregiudiziale più valida del naso di Peppino o delle “tette” assenti di Carmela.

Da disabili dobbiamo piantarla di campare scuse a priori tirando fuori la disabilità come passe partout in grado di spiegare ogni nostro fal-limento. Non è così. E ve lo spiego con il prossimo esempio

La sapete la storia del panettone? Tra le varie leggende c’è quella che ne ritrova l’origine in uno sbaglio un errore. Se il cuoco avesse presentato il proprio prodotto alla luce degli schemi consueti, sarebbe stato un errore, avrebbe dovuto ammettere lo sbaglio e dispiacere Ludovico il Moro, azione dalle conseguenze

incalcolabili.Come fare? La soluzione è stata

uscire dagli schemi: il panettone non fu presentato come dolce non riuscito, ma come proposta nuova, diversa, non paragonabile.

Questo esempio credo possa esse-re utile nel problema che ci poniamo oggi. Fino a quando penseremo noi stessi a partire dagli schemi degli abili, saremo comunque handicap-pati. Fino a quando penseremo alla coppia alla luce di stereotipi creati da abili l’esperienza sarà comunque fal-limentare. La soluzione è cambiare strada, battere terreni nuovi, origi-nali... investire le energie non in una impossibile rincorsa di regole decise da altri, ma nella definizione di una nostra strada, nella costruzione di un percorso solo nostro che sia unico, inimitabile, irripetibile. Più saremo in grado di credere noi per primi nella originalità del nostro essere, nella sua incommensurabilità a criteri che semplicemente non sono nostri, più smetteremo di essere dis-abili, handicappati in-validi od altro, per diventare semplicemente noi stessi.

Così nella coppia potremo smette-re di vivere noi stessi come la brutta copia di ciò che sarebbe potuto essere e non è, ed iniziare a proporre semplicemente noi stessi, un talento che noi per primi amiamo e coltivia-mo a modo nostro, ed offriamo affin-ché possa essere amato e coltivato

Facile? No di certo, ma almeno è lontano dalla facile retorica degli alibi campati per aria e sempre pronti all’uso per chi non abbia voglia di impegnarsi.

Ritirarci esausti per una rincorsa impossibile o essere artisti della vita che sperimentano e propongono cose nuove? La scelta sta a noi...

Roberto Rosso

Risultati, metodologie e buone prassi nella ricerca che usa lo Stand Up Surf come terapia per ragazzi con

disturbo dello spettro autistico.

Workshop Sup Ability

Il surf e il suo elemento natu-rale, l’ acqua, sono presentati qui di seguito come strumenti

terapeutici ed educativi. Questo è quanto emerge secondo i ri-cercatori ed i responsabili della ricerca “SUP ABILITY: risultati, metodologie e buone prassi”, presentata in un workshop tenutosi a Trento il 6 novembre scorso. Il progetto di ri-cerca è stato promosso dalla Cooperativa So-ciale Arché con la col-laborazione del Labo-ratorio di Osservazione Diagnosi e Formazione (ODFLab) dell’Universi-tà degli Studi di Trento e del Collegio Didattico di Scienze Motorie dell’Università degli Studi di Verona. Un resoconto dei risul-tati dello studio sperimentale sugli effetti della pratica sportiva del SUP (Stand Up Paddle) surfing per persone con disturbi dello spettro autistico, che ha svelato quanto questa attività outdoor e la me-todologia unica applicata, siano efficaci in particolare su soggetti autistici ad alto funzionamento, nell’implementare la loro capacità di inclusione, stimolando benefici psicofisici legati al coordinamento, alla propriocezione e autodetermi-nazione. Stando alle registrazioni riportate dai ricercatori, gli stimoli positivi naturali, una precisa e puntuale organizzazione delle fasi durante l’attività proposta, il riscaldamento, la fase in acqua, fino al rientro a terra, stimolano l’apprendimento, l’acquisizione di competenze motorie e la relazione sociale.

Questo studio sperimentale rappresenta l’occasione per porre l’attenzione su una nuova ed origi-nale metodologia di interrelazione tra soggetti affetti da disturbo dello spettro autistico, operatori, istruttori e volontari calati in un contesto outdoor e in totale liber-tà di espressione e movimento. Il teatro della sperimentazione “Sup Ability” è il centro nautico di San Cristoforo al lago di Caldonazzo, un luogo che per le sue caratteristiche logistiche ed organizzative si pre-sta ad ospitare qualsiasi tipologia di soggetti, non a caso sono già cinque anni che la Cooperativa Arché svolge qui attività sportive inclusive per tutti, con quatto bar-che a vela accessibili, una ventina di stand up paddle, dragonboat e da quest’anno anche il canottaggio adattato. Un contesto che aveva già assunto le buone prassi e le sensibilità necessarie per affron-tare una ricerca così particolare. Ovviamente tutto questo percorso

è stato possi-bile grazie alla collaborazione dell’Università di Trento, dipar-timento di Psico-logia e Scienze Cognitive, con la

con la Prof.ssa Paola Venuti, la presenza sul campo di una ricerca-trice dell’ODF Lab di Rovereto, la dott.sa Chiara Cainelli e due studenti laureandi del dipartimento di Scien-ze Motorie, Elisabetta Dal Monte e Manuel Zanotto, seguiti dal-la Prof.ssa Francesca Vitali e dalla Dott.ssa

Valeria Marconi. Il gruppo si è coa-diuvato sul campo grazie alla guida di Michele Bertolotti, responsabile della ricerca per la Cooperativa Arché. Come più volte ricordato anche dal Presidente della Coo-perativa Arché, Gianluca Samarelli, colui che ha avuto l’intuizione nello sviluppo di questa propo-sta:-” l’esperienza di ricerca ha dimostrato come questa pratica e la relativa metodologia, si prestino particolarmente nello sviluppo di aspetti di socializzazione, sviluppo della motricità e coordinazione. Il tutto viene svolto in un luogo na-turale e sicuro per i ragazzi, in cui possono migliorare la percezione del proprio corpo e assumere competenze tese alla loro futura vita indipendente.-” Nei tre mesi di ricerca, i ragazzi coinvolti anche con la preziosa collaborazione dei genitori, si sono prestati con en-tusiasmo ad esercizi, misurazioni ed escursioni durante le quali potevano confrontarsi con il nuo-vo strumento a loro disposizione, il surf, con l’ambiente acquatico circostante e successivamente con altri coetanei, volontari, operatori e istruttori. Il Sup Surf adattato in questo senso sembra rappresen-tare, come più volte evidenziato durante il convegno, “un’isola”: la persona sulla tavola deve prima di tutto prendere il controllo del suo strumento, del suo corpo e del contesto in cui agisce. Questo è un momento in cui si sviluppa una sana auto determinazione. Una volta acquisite queste consa-pevolezze, “l’isola” può iniziare a spostarsi e ad interagire con gli altri componenti del gruppo.

Questo sport è sì individuale nella sua esecuzione, ma diviene ben presto altamente socializzan-te, uno sport di gruppo in cui la relazione si manifesta in maniera spontanea e genera benessere tra chi lo pratica.

Lorenzo Pupi

Scopriamo da vicino gli alloggi per persone in difficoltà economiche o in situazione di disagio sociale

Case Itea

Nella nostra Regione esistono da molti anni delle soluzio-

ni abitative che cercano di venire incontro alle esigenze delle famiglie in difficoltà economiche o in situazione di disagio sociale. Per questo mo-tivo dal 1922 in Trentino sono state istituite le case ITEA ossia degli alloggi a canone moderato.

ITEA Spa è una Socie-tà di capitali costituita ai sensi e per gli effetti dell’art. 7 della Legge Provinciale 7 novembre 2005, n. 15. Su disposizione della Provincia porta avanti un program-ma di edilizia provinciale contenuto nel Piano straordinario di Edilizia Abitativa 2007 - 2016 per la realiz-zazione di alloggi a canone sociale. Per poter accedere a questi alloggi bisogna essere in possesso di deter-minati requisiti come per esempio la residenza ininterrotta in provincia di Trento da almeno tre anni e non avere avuto negli ultimi tre anni la proprietà, l’usufrutto o il diritto di abitazione su un alloggio adeguato in capo a tutto il nucleo familiare.

Domande:La domanda di locazione alloggio

può essere presentata dal 1° luglio al 31 dicembre di ogni anno all’Ente locale.

Prima di presentare la domanda,

presso l’Ente locale com-petente per territorio, è

necessario ottenere l’atte-stazione ICEF, relativa alla condizione economico-patrimoniale del nucleo

familiare.Il totale degli inquilini

ITEA è pari a 1376 persone per alloggio. Attualmente gli alloggi ITEA ammonta-no a 2361 unità abitative.

Requisiti minimiPer avere accesso alle

case ITEA bisogna essere in possesso di determi-nati requisiti tra cui la cittadinanza dell’Unione

Europea del soggetto richiedente, la residenza continuativa nella provincia di Trento da almeno tre anni dello stesso e una condizione economico-patrimoniale del nucleo familiare non superiore al valore di 0,23 dell’indicatore ICEF.

Inoltre i richiedenti non devono avere avuto la proprietà, l’usufrutto o il diritto di abitazione su un alloggio adeguato in capo a tutto il nucleo familiare negli ultimi tre anni.

In futuro mi piacerebbe avere ac-cesso a questi alloggi per costruire la mia autonomia personale e poter essere libero di progettare la vita in modo indipendente.

Antonio Dossi

Sito ITEA

Durante un’ escursione con le tavole al lago

di Caldonazzo

www.arche-tn.it

Infografica alloggi Itea indagine 2013.

Page 10: Pro.di.gio dicembre 2015

pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | [email protected] | dicembre 2015 - n. 6

10

RACCONTI E REPORTAGEIMPEGNO CIVILE

Intervista a Giovanni Spitale, una prospettiva bioetica

Il dono delle donazioni.a cura di Lorenzo Pupi

Ci ritroviamo a parlare di do-nazioni con te a distanza di un anno dal precedente articolo dedicato alla campagna di sensibiliz-zazione “Climb for Life” per Admo. Cosa è cambia-to da allora?Direi che è cambiato molto, ed al contempo molto poco: mi sono final-mente laureato in scienze filosofiche, ho iniziato a lavorare in una scuola (il che mi riempie di soddisfazione), ho pubblicato un libro. Nonostante tutto questo continuo a vivere a braccetto con la mia malattia, l’aplasia midollare idiopatica, e continuo a spendermi per spiegare alle persone l’importanza delle donazioni anatomiche (sangue, organi, midollo osseo), cercando di fornire a chiunque gli strumenti per fare una scelta consapevole sull’argomento. Faccio esattamente quello che voglio fare, sempre meglio di ieri e peggio di domani.Ti sei scoperto autore e ne è prova il tuo libro, tratto dalla tua Tesi di Laurea in Filosofia. Ci descrivi breve-mente il percorso che ti ha portato ad avere finalmente in mano il tuo scritto?In realtà la tesi di laurea è in scienze filosofiche. Sono laureato anche in filosofia: a suo tempo scrissi una tesi sul rapporto tra uomo e macchina, e la scrissi in ospedale, durante il ricovero, mentre il mio corpo era continuamente collegato alle macchine.

Diciamo che sono sempre stato convinto che la filosofia debba servire a qualcosa, e nella fattispecie a miglio-rare la vita delle persone. Ho scelto di occuparmi di bioetica per due motivi: perché è un campo in cui la filosofia ha molto da dare, e perché la mia storia di vita si lega molto strettamente alla

bioetica dei trapianti. Il libro ha due radici, e quindi un doppio

spirito; quello personale, soggettivo ed emotivo, e quello accademico, razio-nale, oggettivo. Quando ho

iniziato a scrivere ho subito capito che non avrei potuto

fare altro.Leggiamo con piacere che la prefa-zione è a cura di Erri De Luca, noto autore contemporaneo legato come te agli elementi della natura, alla calma degli spazi e all’atten-zione ai dettagli. Come è nata questa amicizia e quanto sei stato influenzato nella realizzazione del tuo libro?Conosco Erri da anni, ci siamo incontra-ti per merito di un comune amico, Pietro Dal Prà. Abbiamo realizzato assieme il primissimo volantino di Climb For Life. Poi Erri ha deciso di dedicarsi all’argo-mento delle donazioni con il libro-film “il turno di notte lo fanno le stelle”, scritto (ovviamente) da lui e diretto da Edoardo Ponti. Io ho avuto una piccola parte nella realizzazione del tutto, e nel documentario “conversazioni all’aria aperta”, allegato al film, dialogo con Erri sull’argomento. Quando ho iniziato a ragionare sulla prefazione del mio libro non avrei potuto pensare ad altri che a lui: è stato proprio lui a farmi na-scere l’interesse per il confronto con la Scrittura, approcciata molto laicamen-te (io non sono nemmeno battezzato), riguardo al dono; tale confronto è uno dei due pilastri del capitolo conclusivo del mio volume. Erri ha fatto proprio un gran lavoro: un dono che non potrò mai ricambiare.Il concetto di donazione si lega benissimo alla tua storia personale, quanto di te è presente nel libro e in che forma lo hai voluto esprimere?

Ogni pagina contiene almeno qualcosa di chi la scrive, o quantomeno credo che si dovrebbe scrivere in questo modo, con vera passione. In questo libro ci sono due cose di me: il mio sapere sui come del dono, ed il mio sapere sui suoi perché. Conoscere per capire, capire per scegliere. Scegliere per essere padroni della propria vita: questo è ciò che inse-gno ai miei ragazzi, a scuola, e questa è l’idea che ha guidato tutto il lavoro: produrre uno strumento che mettesse le persone in condizione di fare una scelta consapevole e responsabile su una cosa importante. Quindi forse, a ben vedere, ci sono tre cose, di me, nel libro.Qual è il valore più importante che dovrebbe essere alla base di un gesto di donazione, specialmente da una prospettiva bioetica?Un dono, per essere davvero tale, deve avere due caratteristiche: costruire relazioni ed essere gratuito, nel senso che non deve essere uno strumento per proiettare le intenzioni del donatore sul ricevente. Se manca la prima caratte-ristica siamo di fronte ad un dono che parla di solitudine, se manca la seconda siamo di fronte ad un dono avvelenato, un dono che si fa per ottenere qualcosa, un non dono. Le donazioni anatomiche sono una figata (che non è un tecnici-smo, ma rende l’idea del mio entusia-smo per il tema) proprio per questo: perché sono anonime ma costruiscono relazioni, tra l’umanità e la generosità di chi dona, che sono le sole cose note a chi riceve, e l’umanità ed il bisogno di chi riceve, le sole cose note a chi dona. E le sole importanti, aggiungerei: sesso, razza, religione, fede politica passano, come è giusto che sia, in secondo piano, in questa relazione salvifica da persona a persona.Il tuo viaggio alla ricerca di un donatore compatibile immagino

stia procedendo, cosa ti aspetti dal futuro?Di non morire. Di riuscire a rendermi ancora utile a tutte le persone che aspettano un dono per sopravvivere. Di lasciare il mondo (il più tardi possibile) meglio di come l’ho trovato.Le ultime righe di questa intervista sono dedicate al tuo libero pensiero, da rivolgere a chi ti sta leggendo...

Il mio non è un libro fondamentale. Quelli sono davvero pochi, e sono altri: Il piccolo principe, Cent’anni di solitudine, l’Odissea per dirne tre. Però questo è un libro importante, proprio perché è il punto di partenza per fare una scelta che riguarda noi ed il nostro corpo.

Ogni scelta, poi, non è mai una semplice decisione tar cose diverse: è una affermazione di noi stessi, dei nostri valori, delle cose in cui crediamo. Decidere di fare la differenziata, per esempio, vuol dire anche affermare di credere nell’ambiente e nella sua con-servazione come un valore. Decidere di donare vuol dire riconoscere la vita degli altri come un valore, e poiché noi siamo l’altro dell’altro, riconoscere come un valore la nostra.

Voglio cogliere l’occasione di que-sta intervista per ringraziare Angela Bonato, che ha disegnato la stupenda copertina del volume, il mio editore, Il Poligrafo, per aver creduto in questa pubblicazione, e le associazioni che mi hanno sostenuto nel realizzarla: ADMO Vicenza, Belluno, Trento e Bolzano, AIDO Belluno, AVIS Vittorio Veneto.

Voglio anche cogliere l’occasione

per offrire un dono a chi ha avuto la pazienza di leggere questa intervista: la bellissima prefazione di Erri De Luca.

“Un giorno mi è capitato di sbattere contro un verso prodigioso della Scrittura Sacra.

Rigo 1, capitolo 11, Kohelet/Eccle-siaste: «Manda il tuo pane sopra i volti delle acque, che in molti giorni lo ritroverai».

Riconosco in questo verso la perfet-ta forma del dono: manda il tuo pane, offri quello che ti nutre, il sostegno, quello che è tutt’uno col tuo corpo; proprio quello mandalo, senza sa-pere a chi, affidandolo ai volti delle acque, alla corrente. Sia l’offerta doppiamente segreta: anonima e senza sapere a chi.

In molti giorni lo ritroverai»: questo singolo dono ritornerà accresciuto immensamente, molte volte, in molti giorni. Non è rimborso, non è investimento, non è cometa con ciclo programmato di ritorno. È spargi-mento, è manna, non riguarda più un destinatario, è sciame che irradia, impollina, feconda.

Suo fatturato non censibile è la gratitudine che suscita e resuscita le fibre più profonde della specie uma-na.” Erri De Luca

A Caldonazzo l’ultimo sabato di ogni mese è dedicato al bene comune e al senso civico

Il “KAKKA DAY” è un esempio per tutti

Siamo un gruppo di vo-lontarie sensibili al de-coro del paese in cui

viviamo, ci piace valorizzarlo e curarlo piuttosto che lamen-tarsi di ciò che non va. Siamo tutte accumunate dall’amore per il luogo in cui viviamo, cir-condato da boschi, arricchito da scorci di paese, la vicinanza con laghi e torrenti, posti magici da preservare. Sono gli stessi luoghi dove condi-vidiamo l’altra nostra grande passione, i nostri fedeli amici a quattro zampe. Durante l’inverno scorso passeggiando con i nostri cani notavamo quante deiezioni vengono dimenticate e lasciate dai padroni sul ciglio della strada, sui marciapiedi nelle aiuole, un po’ ovunque.

Abbiamo pensato che la-mentarsi non servisse a niente e abbiamo provato a farci carico di quelle “dimentican-ze”, finché un giorno ci siamo messe in gioco dedicando un po’ del nostro tempo scorraz-zando per il paese e dintorni e pulendo armate di carriola, guanti e sacchi, le “Kakke” dimenticate dagli altri. Ma ben presto ci siamo rese conto che tante altre cose venivano lasciate per terra: mozziconi di sigaretta, confezioni di ogni

sorta, lattine, carta, plastica e molto altro. Cerchiamo di dare l’esempio e allo stesso tempo fare qualcosa di concreto per il luogo che ci ospita. Cerchia-mo di ribaltare il sistema per cui si sia incentivati a buttare per terra ogni genere di cosa, incuranti dei beni comuni, del rispetto per l’ambiente e del decoro.

Così ci siamo organizzate e l’ultimo sabato di ogni mese, ci ritroviamo insieme, ognuno dona il tempo che può, anche solo mezz’ora, e passeggia-mo, conversiamo e puliamo i luoghi che visitiamo. Ciò che troviamo lo convogliamo in accordo con l’Assessore all’Ambiente del Comune di Caldonazzo, nel magazzino Comunale, da qui verrà poi trasferito dagli addetti, al Cen-tro di raccolta multi materiale.

La nostra azione parte da una semplice quale efficace idea: «se trovi pulito - spiega Manuela Borsato, una delle promotrici - è più difficile sporcare».

Il nostro è solo un piccolo gesto, una goccia rispetto alla gigantesca opera di sensibi-lizzazione che occorrerebbe per ripulire i luoghi in cui abitiamo. A quasi un anno di distanza, la nostra iniziativa

a preso sempre più forma e qualcuno si è aggiunto a noi.

Riteniamo ci siano dei be-nefici etici e fisici nel ritrovarsi così spontaneamente a pas-seggiare e al contempo ripulire il paese, è divertente e alcuni traggono benessere più da questa azione, piuttosto che lamentandosi o criticando la sporcizia frutto della non curanza diffusa.

Speriamo che piano piano la nostra azione sia seguita anche dalle realtà comunali vicine. Recentemente infatti la Sat di Pergine ci ha chiesto di riportare la nostra esperienza alla loro riunione mensile con l’intenzione di valorizzare questa idea applicandola alle sponde del lungo Fersina, con l’obiettivo di riscoprire la loro naturale bellezza.

Il collettivo Kakka Day

Un libro per riflettere sulla strage di Parigi

Due splendidi destini

Due attentati in meno di un anno...e no! Non stiamo parlando di

Beirut, Baghdad o Islamabad, ma di Parigi, la capitale d’Eu-ropa, meta delle gite scolasti-che dei nostri figli e dei viaggi premio delle raccolte a punti.

Dalla sera del 13 novembre, dopo gli attacchi terroristici al Bataclan e allo Stadio di Francia, qualcosa dentro di noi si è spezzato per sempre ed è iniziato il tempo delle lacrime, delle recriminazioni, dei sospetti, ma forse anche quello della riflessione, della condivisione, del tentativo di comprendere eventi che non si possono spiegare né tollerare.

In queste ore drammatiche mi è tornato in mente il romanzo Due splendidi destini (Piemme, 2015), della pediatra statuniten-se di origine afgana Nadia Hashimi. È la struggente storia di Rahima, che in quanto ultimogenita in una famiglia composta di sole figlie femmine deve vestirsi da maschio per poter fare cose altrimenti vietate, come andare al mercato o a scuola.

È il ritratto di una famiglia unita, piegata dalla guerra e dalla povertà e di bambini cresciuti tra le macerie, che si chiedono come sia possibile che l’Occidente si mobi-liti per un attentato a un solo edificio, quan-do la loro città è stata completamente rasa al suolo e sulle pareti delle loro camerette anziché i disegni ci sono i buchi di proiettile, di bambini che abbiamo bisogno di vedere stesi su una spiaggia con una maglietta rossa per accorgerci della loro esistenza, di bambini la cui morte rimbalza sui media

m e n o d i quella di un cane poliziotto.

È la biografia inventata ma verosimile di una ragazza che si ribella al signore della guerra che l’ha presa in mo-glie, guidata dall’esempio di due donne forti: la zia Shaima e la leggendaria bisnonna Bibi Shekiba. La prima è gobba e artritica, la seconda, più bella delle concubine del re, è rimasta sfigurata a seguito di un incidente con l’olio bollente.

Queste caratteristiche fanno di loro due donne “sbagliate”, inadatte al matrimo-nio e quindi inutili in quanto incapaci di adempiere all’unico ruolo che la società ha previsto per loro. Eppure sarà proprio nell’emarginazione che troveranno il co-raggio di emanciparsi, facendosi scudo dei loro difetti fisici per raggiungere un’indi-pendenza alle altre donne negata.

Nadia Hashimi affronta con sensibilità e maestria tematiche molto diverse tra loro, ma in realtà strettamente correlate come la violenza sulle donne e l’alone di supersti-zione ed emarginazione che ruota intorno ai disabili nei Paesi poveri, in un romanzo che scava fino a trovare le radici profonde del terrorismo e la formula per estirparle. Un quadro vivido e straziante di cui mai come in questo momento storico tutti dovremmo fare tesoro, perché ci insegna che nella vita si può perdere tutto, ma non l’umanità e la speranza di cambiare il corso del destino!

Martina Dei Cas

Page 11: Pro.di.gio dicembre 2015

pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | [email protected] | dicembre 2015 - n. 6

11

RACCONTI E REPORTAGEIMPEGNO CIVILE

La positiva esperienza di Olga che è riuscita ad andare a studiare a Tilburg in Olanda

Trasformer, un Erasmus diversoChe le cose siano cosi, non vuol dire che debbano an-dare così. Solo che, quan-do c’è da rimboccarsi le maniche e incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare. Giovanni Falcone

L’Università di Bolzano ha ospitato lo scorso 13 ottobre il Convegno Inclusive Student

Mobility per confrontarsi tra Uni-versità europee sulle opportunità di studio all’estero per gli studenti con disabilità.

L’Università degli Studi di Trento mi chiesto di esporre la mia testi-monianza di studentessa disabile in Erasmus.

Sono andata in Erasmus nel 2010 a Tilburg in Olanda. Per me questa è stata un’esperienza molto signifi-cativa per la mia crescita personale e formativa. Si pensa che una espe-rienza all’estero sia del tutto positi-va: nuovi amici, nuovi ambienti ma in realtà tutto questo ha un livello di stress molto alto. Non si può sapere cosa accadrà ma state certi che le sorprese sono tantissime, l’importante è accogliere a braccia aperte le opportunità e le sfide che si presentano.

L’idea di andare in Erasmus mi è venuta quando alcuni amici sono partiti. Mi sono chiesta “perché non provare a fare domanda pure io?” Mi sono attivata subito e con

l’aiuto dell’Opera Universi-taria - Servizio agli studenti con disabilità o bisogni speciali e dell’Ufficio Sup-porto Programmi Europei e Mobilità Internazionale

dell’Università degli Studi

di Trento ho presentato la mia domanda in base alla lingua e alla destinazione. È fondamentale per una persona disabile comprendere che la destinazione prescelta deve rispondere sia alle esigenze di stu-dio sia ai propri bisogni speciali. Per questo motivo ho fatto una ricerca approfondita navigando nei siti del-le università che mi interessavano e soprattutto valutando i servizi che offrivano alle persone con disabilità.

Avevo scelto come prima desti-

nazione Tilburg e alla risposta di accettazione sono praticamente svenuta perché non mi sarei mai immaginata di aver la “fortuna” di vincere la borsa. Nessuno pensava veramente che potevo farcela e neppure io, ma mi sono detta “io

ci provo male che vada torno a casa”. Mi sentivo troppo insicura e perciò in accordo con UNITN alcuni mesi prima di partire sono andata a Tilburg per un viaggio esplorativo e per incontrare i referenti dell’Uni-versità. Con entusiasmo ho potuto così verificare che c’erano tutti i presupposti per intraprendere il percorso di studio all’estero.

Pronta per partire ho preparato una per i medicinali e una gigante con tutti i miei trucchi, borse e ve-

stiti perché anche se disabile sono pur sempre una donna!

All’arrivo a Tilburg mi aspettava-no i ragazzi di ESN (Erasmus Student Network) che mi hanno accom-pagnato in pullman all’università mente i miei genitori ci seguivano in taxi. Già da questo piccolo gesto avevo capito che sarei diventata più indipendente.

Al campus mi aspettava il mio super scooter per persone disabili che avevo affittato per girare il cam-pus. Alla prima prova sono andata contro il muro ma poi ho preso con-fidenza e ho potuto girare il campus con tutta tranquillità. A dire il vero alcune volte “volavo a lezione” con la mia motorella blu. Il vento in fac-cia, la pioggia mi facevano sentire ancora più viva. C’è chi sogna una Vespa e chi uno scooter così.

Ho affrontato tante avventure che mi hanno fatto sentire “di-versamente disabile”. La prima avventura è stata il welcome in fat-toria. Da sola mi sono preparata la valigia seguendo scrupolosamente i consigli forniti da ESN: dotarsi di felpe e coperte per il freddo. Sono salita già stanca per i preparativi sul bus con tanti giovani che non conoscevo verso una vera fattoria con animali. Dormivamo tutti in uno stanzone con le porte aperte e solo allora capi i consigli dei tutor. Il freddo mi ha permesso di fare amici, perché ero l’unica dotata di coperte. Curiosamente non ero io in svantaggio. Questa volta erano gli altri in difficoltà.

ESN organizzava tantissimi even-ti, serate, viaggi per intrattenere noi studenti. Ricordo la prima serata in discoteca. Mi sono messa in gioco e senza amici e con la paura di non farcela sono andata. Ho ballato come tutti o quasi, ho bevuto come tutti e mi sono divertita. Gli studenti hanno capito che anche se avevo difficoltà ero pur sempre anche io una ragazza giovane. Ho iniziato così a fare amicizie, a chiacchie-rare con tutti e a sentirmi meno etichettata come disabile. Quando si ha una disabilità è normale che le persone non sanno bene come approcciarsi e quando si parlano lin-gue diverse si aggiunge un’ulteriore barriera. Sono stata io a dover far emergere la mia personalità e non la mia disabilità e orientare le persone nel capire le mie necessità. È stato molto frustrante all’inizio ma ne è valsa la pena. Ci sono stati anche dei momenti problematici dovuti al dolore, alla nostalgia, allo stress per gli esami. Nonostante i momenti di sconforto bisogna riprendere le forze e andare oltre il proprio limite come per esempio andare a pattinare con l’aiuto di 4 bodyguard anche se cammini con un carrellino, partecipare alla lotta di palle di neve fra ITALIA vs SPAGNA con l’ausilio dello scooter non potendo correre. Queste esperienze mi hanno fatto capire che si può davvero fare tutto se c’è la volontà e complicità fra la persone. Un grazie a UNITN, a ESN e agli amici europei.

Olga Paris

Olga a Tilburg.

Come viaggiare attraverso il Sud Est asiatico in sedia a rotelle con Federico Villa

Wheelchair to Vietnamdi Daniela Sala

Diciotto ore di volo: con-tando anche il fuso orario ci vuole quasi

un giorno per arrivare in Vietnam. La nostra prima tappa è Ho Chi Minh City, anche se la maggior parte degli abitanti la chiama ancora con il nome che aveva fino al 1975: Saigon.

Obiettivo arrivare nel nord del paese ad Hanoi, la capitale, da dove io ripartirò per tornare in Italia e Federico proseguirà, da solo, il suo viaggio nel Sud Est asiatico.

Viaggiare, per un disabile e con un disabile, non è privo di inconvenien-ti. Ma quale viaggio lo è?

A cinque giorni dal nostro arrivo possiamo dire che non è solo possi-bile ma anche divertente. Spesso le persone in strada ci osservano e ci fermano, incuriosite dal ruotino che Federico usa per muoversi.

È il ruotino Offcarr, che si monta davanti alla sedia e che ci permette di girare per ore (anche sei o sette di fila) per le strade di una città che di accessibile ha ben poco. Con nes-suno o al massimo un minimo aiuto, Federico sale e scende da gradini e marciapiedi, costantemente affian-cato dai numerosi motorini che qui passano ed entrano dappertutto, negozi e hall degli alberghi inclusi. Il che per noi è un bene, perché signi-fica che molti negozi hanno rampe ausiliarie di cui Federico approfitta spesso.

In realtà l’unica cosa difficile nel girare per Ho Chi Minh è imparare il prima possibile come muoversi nel flusso ininterrotto del traffico.

La regola è mai esitare, soprattutto negli attraversamenti. A metà tra

un pedone e un motorino in realtà alla fine Federico ha meno difficoltà di me a districarsi nel traffico.

Non ci siamo comun-que limitati a visitare la

città: in questi primi giorni passati a Ho Chi Minh City ab-

biamo scelto di osservare il paese da un punto di vista ‘seduto’.

A qualche chilometro dal centro su trova il campi dell’università australiana RMIT: un campus com-pletamente accessibile che abbiamo visitato insieme a Carol Witney, la responsabile dei servizi per gli stu-denti disabili.

Ogni anno questa università offre infatti alcune borse di studio agli studenti svantaggiati, economica-mente o fisicamente.

È grazie a Carol che conosciamo Colin Blackwell, un imprenditore inglese che gestisce una piccola azienda di IT per la quale lavorano quattro programmatori vietnamiti. Tutti disabili. Una scelta, ci spiega Colin, non dettata da ragioni uma-nitarie ma imprenditoriali. I disabili, specie in Vietnam, spiega Colin, hanno l’attitudine ad osare:

“Per loro nulla è a priori impos-sibile: vale sempre la pena fare un tentativo”. E per un programmatore è fondamentale.

Colin e i tre programmatori che abbiamo intervistato devono pur-troppo salutarci: hanno un incontro di lavoro a cui non possono tardare.

Abbiamo due ore libere e dopo una breve visita al museo dei resi-duati bellici, dove un’intera sezione è dedicata agli effetti dell’agente arancio durante la guerra, abbiamo un altro appuntamento.

Passiamo il pomeriggio nella sede di DRD Vietnam, una ong nata nel 2005.

La fondatrice si chiama Yen Vo e la incontriamo insieme ai suoi colleghi nella sede in cui si sono trasferiti da poco.

Il ruotino scatena immediata-mente la loro curiosità tanto che

chiedono a Federico una dimostrazione pratica.

Il problema principale per i disa-bili in Vietnam, insiste infatti Yen, è l’accessibilità, che combinata ad altri fattori limita anche la loro istruzione e quindi le loro possibilità di lavorare.

“Solo l’1% dei 13 milioni di disabili che vivono nel paese - sottolinea

più volte - si iscrive all’u-niversità”.

Per ora da Ho Chi Minh è tutto. Prossima tappa Can Tho, sul delta del Mekong, e poi andremo verso nord. Come? Autobus e treno.

Qui i trucchi e gli stru-menti che aiutano Fede-rico a creare l’accessibilità anche dove non c’è.

Volete saperne di più? Sostenete il nostro web-doc e spargete la voce. Vo-gliamo vedere sempre più persone disabili viaggiare!

Seguiteci su Facebook mettendo ‘mi piace’ alla pagina “Rolling Vietnam”.

E se vi piace il progetto e volete aiu-tarci a realizzare un web doc in cui racconteremo il viaggio di Federico, i trucchi che usa per muoversi in auto-nomia e le storie dei disabili che ab-biamo incontrato nel paese, sostene-te la nostra campagna di crowd-fun-ding http://tinyurl.com/p4rh7tc

Sostieni il mio progetto di crowdfunding

mywheelchairdiaries.wordpress.com

Page 12: Pro.di.gio dicembre 2015