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CAT L’EDITORIALE LA CITTA’ SPUGNA, ARTIFICIALE E PARASSITA Nella storia erano i re e gli imperatori a fondare nuove città. In Italia è stato Berlusconi a fondare Milano 2 e Mila- no 3, e ancora lui, dopo il terremoto dell’Aquila, a promuovere la creazione di new town e a lasciare andare in rovi- na la città storica. Oggi, nel Veneto, in virtù di uno scel- lerato articolo della legge urbanistica regionale, a ergersi a cofondatori della nuova città, con l’ing. Endrizzi, sono il sindaco Calzavara PdL di Pianiga, co- mune con meno di 10.000 abitanti, e la sindaca Gottardo della Lega di Dolo, comune che ha appena superato i 15.000. I due sindaci, con il voto delle rispet- tive maggioranze consiliari, malgrado la contrarietà delle opposizioni e malgrado la mobilitazione popolare che da anni cerca di contrastare questo progetto, hanno avuto la delega per firmare l’Accordo di Programma che apre la strada alla più grande speculazione di rendita fondiaria che si sia mai vista in Veneto. [...continua a pag. 5] “Telegramma?” ripeteva fra se il giovane presidente, certo di aver lasciato come indirizzo utile quello dell’appartamentino di Codognè (buono per mostrare ai media lo stile frugale del nuovo Governatore a confronto di quello ostentato e sfarzoso del suo predecessore) e non già della presidenziale villa con vigna di Torre delle Fate, acquista- ta per due euro ad una asta immo- biliare, restaurata e camuffata da bed and breakfast con piscina. “Col Berlusca me Pare ga dit de far no chel che te vò e de firmà tut che Galan el ga lassà da far e che te ricord el Chiso e la Sartori. Salut. Firmà: el Trota” Comprensibili, se veri, i quattro sacramenti. Trattato alla stregua di mero esecu- tore testamentario dell’era Galan! Lui, il maestro della comunicazione, così raffinato, così sobrio ed at- tento nei costumi e nelle passioni, così bravo a rimanere in equilibrio fra il dire e il fare, Lui costretto a interpretare la parte del semplice servo di scena di una commedia (tragedia per i veneti) interpretata dal trio Galan, Chisso, Sartori a vantaggio di un ristretto pubblico di fruitori: Mantovani, Benetton, Stefanel, Astaldi etc… Tutti noti benefattori della società, da tempo impegnati nel lucroso sfruttamento delle residue risorse ambientali della terra dei veneti e dei beni della collettività (Auto- strade, Stazioni Ferroviarie, Aero- porti, etc…). Ma il buon Zaia è uomo navigato. Vuoi mettere chi si è occupato di discoteche con chi ha fatto il boy scout nell’Agesci..? Lui, l’esecutore testamentario delle vaccate come Veneto City ereditate da Galan, potendo sa farle fare, di volta in volta, a qualche scartina di turno. Scartine che nell’affamata Lega, memore che da un momento all’altro si può passare dal 30 al 10% in Regione, se non addirit- tura sparire al di sotto della soglia del 4% a livello nazionale, come nel 2001 (3,94%), salvati solo dall’abbraccio con il padrone di Ar- core, non mancano di certo. Spiace, nel caso di Veneto City, e nel mentre finalmente si parla di quote rosa, siano anche donne. Si dice, ma pare sia leggenda, che la mattina che avrebbe visto l’incoronazione del principe Luca a Governatore del Veneto, 4 po- derosi sacramenti siano risuonati nella vallata del prosecco, rotolan- do giù dalla presidenziale collina a scompigliare i pampani delle pro- digioso vitigno, sino a raggiungere le sparse ed annichilite borgate di Refrontolo. Si dice, e pare certo, che nella stes- sa mattina il neo Governatore della più leghista delle regioni italiane, sia stato improvvisamente sottrat- to dalle bollicine qua e là svolaz- zanti nel presidenziale dormiveglia, dall’insistente scampanellio che annunciava un inaspettato tele- gramma. “Telegramma” proferiva l’emozionato precario delle poste italiane. www.infocat.it FOGLIO INFORMATIVO PROMOZIONALE L’ESECUTORE TESTAMENTARIO

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speciale Veneto City

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CATL’EDITORIALE

LA CITTA’ SPUGNA, ARTIFICIALEE PARASSITANella storia erano i re e gli imperatori a fondare nuove città. In Italia è stato Berlusconi a fondare Milano 2 e Mila-no 3, e ancora lui, dopo il terremoto dell’Aquila, a promuovere la creazione di new town e a lasciare andare in rovi-na la città storica.Oggi, nel Veneto, in virtù di uno scel-lerato articolo della legge urbanistica regionale, a ergersi a cofondatori della nuova città, con l’ing. Endrizzi, sono il sindaco Calzavara PdL di Pianiga, co-mune con meno di 10.000 abitanti, e la sindaca Gottardo della Lega di Dolo, comune che ha appena superato i 15.000. I due sindaci, con il voto delle rispet-tive maggioranze consiliari, malgrado la contrarietà delle opposizioni e malgrado la mobilitazione popolare che da anni cerca di contrastare questo progetto,hanno avuto la delega per firmare l’Accordo di Programma che apre la strada alla più grande speculazione di rendita fondiaria che si sia mai vista in Veneto. [...continua a pag. 5]

“Telegramma?” ripeteva fra se il giovane presidente, certo di aver lasciato come indirizzo utile quello dell’appartamentino di Codognè (buono per mostrare ai media lo stile frugale del nuovo Governatore a confronto di quello ostentato e sfarzoso del suo predecessore) e non già della presidenziale villa con vigna di Torre delle Fate, acquista-ta per due euro ad una asta immo-biliare, restaurata e camuffata da bed and breakfast con piscina.

“Col Berlusca me Pare ga dit de far no chel che te vò e de firmà tut che Galan el ga lassà da far e che te ricord el Chiso e la Sartori. Salut. Firmà: el Trota”

Comprensibili, se veri, i quattro sacramenti.

Trattato alla stregua di mero esecu-

tore testamentario dell’era Galan!

Lui, il maestro della comunicazione, così raffinato, così sobrio ed at-tento nei costumi e nelle passioni, così bravo a rimanere in equilibrio fra il dire e il fare, Lui costretto a interpretare la parte del semplice servo di scena di una commedia (tragedia per i veneti) interpretata dal trio Galan, Chisso, Sartori a vantaggio di un ristretto pubblico di fruitori: Mantovani, Benetton, Stefanel, Astaldi etc…Tutti noti benefattori della società, da tempo impegnati nel lucroso sfruttamento delle residue risorse ambientali della terra dei veneti e dei beni della collettività (Auto-strade, Stazioni Ferroviarie, Aero-porti, etc…).

Ma il buon Zaia è uomo navigato. Vuoi mettere chi si è occupato di

discoteche con chi ha fatto il boy scout nell’Agesci..?Lui, l’esecutore testamentario delle vaccate come Veneto City ereditate da Galan, potendo sa farle fare, di volta in volta, a qualche scartina di turno.Scartine che nell’affamata Lega, memore che da un momento all’altro si può passare dal 30 al 10% in Regione, se non addirit-tura sparire al di sotto della soglia del 4% a livello nazionale, come nel 2001 (3,94%), salvati solo dall’abbraccio con il padrone di Ar-core, non mancano di certo.

Spiace, nel caso di Veneto City, e nel mentre finalmente si parla di quote rosa, siano anche donne.

Si dice, ma pare sia leggenda, che la mattina che avrebbe visto l’incoronazione del principe Luca a Governatore del Veneto, 4 po-derosi sacramenti siano risuonati nella vallata del prosecco, rotolan-do giù dalla presidenziale collina a scompigliare i pampani delle pro-digioso vitigno, sino a raggiungere le sparse ed annichilite borgate di Refrontolo.

Si dice, e pare certo, che nella stes-sa mattina il neo Governatore della più leghista delle regioni italiane, sia stato improvvisamente sottrat-to dalle bollicine qua e là svolaz-zanti nel presidenziale dormiveglia, dall’insistente scampanellio che annunciava un inaspettato tele-gramma.“Telegramma” proferiva l’emozionato precario delle poste italiane.

www.infocat.itFOGLIO INFORMATIVO PROMOZIONALE

L’ESECUTORE TESTAMENTARIO

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Una decina d’anni dopo la costituzione della società Veneto City spa, il grande

sogno di Luigi Endrizzi [ingegnere padova-no già artefice dell’operazione IKEA- Padova Est], si sta concretizzando.La firma della bozza di accordo di program-ma tra Regione, Provincia, amministrazioni di Dolo e Pianiga e la società Veneto City spa [di cui Endrizzi è presidente, mentre Rinal-do Panzarini, già direttore della Cassa di Risparmio del Veneto, ne è l'amministratore delegato], chiude i tre giorni di fine giugno che hanno arroventato l’aria già afosa della Riviera. Lunedì 27 un’assemblea pubblica a Dolo in cui i CAT, di fronte a oltre 400 perso-ne hanno smascherato la vera natura di Ve-neto City; martedì 28 i consigli comunali di Dolo e Pianiga, per dare il mandato ai Sindaci per sottoscrivere la bozza di accordo di programma; mercoledì 29 per la sua firma presso la sede di Ve-neto Strade.Diviso in due fasi, la prima, che copre i prossimi dieci anni, prevede la realizzazione di500mila mq di superficie suddivisi secon-do varie funzioni (vedi box) su di un’area territoriale di 715.000 metri quadri. Va-lore stimato dell’operazione, circa 2 miliar-di di euro; alle amministrazioni interessate andranno i contributi di costruzione - stima sui 50 milioni - e i futuri proventi dell’ICI, ripartiti all’80 per cento per il co-mune di Dolo e il 20 per cento per quello di Pianiga. L'area in questione è agricola ma comunque destinata, come ricorda En-drizzi, dalla pianificazione esistente a dive-nire industriale, e per questo la proposta di Veneto City viene motivata come una valida alternativa ai capannoni.Dopo le osservazioni e le controdeduzioni, l’iter prosegue con la ratifica da parte de-gli enti sottoscrittori, e si conclude con un decreto del Presidente della Regione; da questo momento l’accordo diventa variante

urbanistica a tutti gli effetti e scatta la fase attuativa con la redazione dei PUA [Piani Ur-banistici Attuativi]. Se questa prima fase ri-guarda un’area agricola, la seconda fase con-cerne l’attuale area industriale del comune di Pianiga, che secondo il progetto dovrebbe trasformarsi in 400mila mq ad uso terziario. Sottolineato che la Regione, pur connotando Veneto City di rilevanza strategica nello svi-luppo regionale, ha bocciato l’idea del polo fieristico nell’area, contenuto nella proposta iniziale, la versione verde di Mario Cucinel-la e Andreas Kipar, presentata lo scorso inverno, non cambia poi molto la sostanza delle cose. Si prosegue nella logica del con-sumo del territorio; e la cornice nella quale viene presentata la Veneto Green City [un vero e proprio modello attraverso il quale si vorrebbe cementificare l’intera striscia che si estende da Padova a Venezia compresa tra l’autostrada A4 e la ferrovia per una lunghez-za di 28,5 km e 800 m di larghezza] non con-tribuisce a rasserenare gli animi.Perché nonostante le parole, nessuno si fida più: il parere negativo della Commissio-ne di Salvaguardia a Veneto City è stato cancellato dal presidente della Regione, e la commissione regionale VAS ha escluso che il progetto di Veneto City debba essere sotto-posto alla valutazione. E già ci si chiede se arriverà prima il groviglio stradale della con-nessione con la nuova Romea commercia-le, proprio in corrispondenza dello snodo tra A4 e Passante di Mestre, sulla punta orien-tale di Veneto City, o gli alberi previsti da Cucinella e Kipar che dovrebbero occupare gli spazi di campagna, in attesa dele cola-te di cemento; peraltro con un paradossa-le effetto di museificazione del paesaggio, ridisegnando e sovrapponendo campagna a campagna (filari di alberi, corsi d’acqua) all’interno di una città finta.

Con la firma della bozza di accordo di pro-gramma avvenuta il 30 giugno scorso,

l’operazione Veneto City subisce una fortis-sima accelerazione. La fretta però non ha nulla a che vedere con la pubblica utilità, l’in-differibilità o l’urgenza tipica delle opere che seguono l’iter dell’accordo di programma; il giro di vite è stato imposto probabilmen-te per dimostrare alle banche credi-trici che l’operazione sta andando in porto vista la precaria situazione econo-mica di alcuni soci della Veneto City spa e del gruppo Basso, proprietario di una parte dei terreni interessati.

L’aspetto più grave, dal punto di vista del-la democrazia, è proprio questo: il modo servile con il quale gli enti pubblici, in particolare i Comuni, si sono piegati alle esigenze dei poteri forti, invece di pre-occuparsi di garantire gli interessi della collettività e la legalità.

Questa compressione dei tempi sta di fat-to portando all’approvazione di una va-riante urbanistica di proporzioni gi-gantesche [circa 1 milione di metri quadrati l’area complessivamente coinvolta nella prima fase] senza che ci sia stata la ben che minima possibilità per le comunità locali di essere adeguatamente in-formate, senza che cittadini e i portatori di

interesse abbiano mai avuto la possibilità di dire la loro in consessi pubblici.Di più, l’accordo di programma viene sotto-scritto senza che sia stata effettuata la valutazione Ambientale Strategica, una procedura obbligatoria in questi casi, ma non per la commissione regionale Vas, presieduta

dal solito supercommissario Silvano Ver-nizzi. Il tutto sulla base di un rapporto am-bientale presentato dai proponenti che non

tiene minimamente in considerazione o sotto-valuta aspetti come l’inquinamento atmosfe-rico e elettromagnetico, gli impatti dovuti alla gestione dei rifiuti, il rischio idraulico…Ed è proprio per questo motivo che i Comi-tati di CAT parlano di questa firma come di un atto irresponsabile perché si tratta

di un vero e proprio attentato alla salute e alla sicurezza di migliaia di cittadini che abita-no nei paesi della Riviera del Brenta e del Graticolato.Per CAT, comunque, la partita è ancora tutta aperta: dopo la firma della bozza di accor-do di programma, i comitati si sono immediatamente attivati per presentare centinaia di osservazioni, sensibilizza-re in modo capillare le po-polazioni; i comitati hanno inoltre già dato mandato ai propri legali di prepa-rare fin da subito i ricorsi al TAR, alla Corte di Giu-stizia Europea, e qualora

ci fosser o gli estremi, anche in sede penale. Ma l’iniziativa più importante che vede im-pegnati sia CAT, sia le associazioni di ca-tegoria, le associazioni ambientaliste e la lista Il Ponte, è la massiccia campagna di raccolta firme per chiedere ai due comuni di non ratificare l’accordo, per chiedere che venga effettuata la VAS, e soprattutto per ottenere una consultazione popolare che restituisca la parola ai cittadini, visto che il territorio è un bene comune a tutti gli effetti.

2 Il Punto

CAT NON SI ARRENDE E RILANCIA:SUBITO LA CONSULTAZIONE POPOLARE

Veneto City:che cosa sta accadendodi Julian Adda

Superficie totale interessata 1.600.000mq

Superficie area di intervento 1.290.000mq ( prima fase 718.000mq)

Infrastrutture complementari Nuovo casello A4 di Albarea, nuova stazione FS, viabil-ità di accesso

Infrastrutture correlate Romea Commerciale, Camionabile, Tangenziali BS-PD, bretella TAV per Vigonza

Traffico giornaliero attratto Almeno 70.000 veicoli/giorno in più

Valore dell’operazione Circa 2 miliardi di euro

Diamo i numeri

Destinazioni d'uso

12 Marzo: un fiume di gente contro il cemento

Firma la petizione su www.infocat.it, oppure sotto-scrivi direttamente l’appel-lo presso i gazebo di CAT e presso i numerosi negozi di Dolo e Pianiga che aderi-scono alla campagna.

(* dati masterplan VC) FASE 1 AL 2020

FASE 2 AL 2030

TOTALE SUPER-FICIE (mq)

TERMINI DI PARAGONE

COMMERCIALE (negozi, centri commerciali) 56.000 44.000 100.000 10 volte Auchan

Mestre

TEMPO LIBERO(palestre, cinema, teatro, musei…)

56.000 44.000 100.000 come 15 UCI Cinema Marghera

RICETTIVO (hotel, residence) 41.000 31.500 72.500 70 alberghi tipo

della Riviera

DIREZIONALE(istituzioni finanziarie e pubbliche)

126.000 99.000 225.000 -

POLO FIERISTICO - 120.000 120.0006 volte lo spazio espositivo della fiera di Padova

SERVIZI ALLE IMPRESE(showrooms, centro congres-si, museo industriale, aree eventi)

155.000 133.000 225.000 -

POLO SCIENTIFICO(Università degli studi di scienze gastronomiche, università in hospitability management, università del restauro, università odon-toiatria e chirurgia estetica, università della moda e del design, Campus universitario, Scuola per amministratori pubblici, Incubatore di talen-ti, Sanità Pubblica e Privata)

66.000 51500 117.500

3 volte la super-ficie occupata dal parco scientifico tecnologico VEGA (Mestre)

TOTALE SUPERFICIE NETTA DI PAVIMENTO 505.000 403.000 1.023.000

come 140 campi da calcio di serie A

AREE (PSEUDO)VERDI 225.000 - 225.000

20 volte più piccola del terreno occupato dal Par-co San Giuliano (Mestre)

PARCHEGGI INTERRATI 600.000 - 600.000 circa 30.000 posti auto

PARCHEGGIO NUOVA STA-ZIONE FS 20.000 - 20.000

Un po’ più grande del parcheggio del Panorama

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di Maurizio Francesi(*)

I l trionfo delle città artificiali che ridi-segnano a loro misura il territorio e le

relazioni sociali. “Iperluoghi” dello shop-ping, dell’intrattenimento e del terziario che invadono la campagna. Città “artificia-li” che relegano le città “vere” al ruolo di periferie. Questo significherebbe, in sinte-si, realizzare ”Veneto City”, la cui trasfor-mazione - solo a parole - in “Green City” non deve trarre in inganno.Stiamo sempre parlando di un area di ol-tre 1,6 milioni di metri quadrati, con zone parcheggio per 30.000 posti auto e spa-zi commerciali pari a 10 volte l’Auchan di Mestre.Figlia della logica che spinge a sfruttare le infrastrutture stradali realizzate e finanzia-te (a fatica) proprio per mitigare gli effet-ti generati dall’attuale “blob” indistinto di poli di attrazione commerciale dispersi sul territorio, “Veneto City” è un affare privato che genera insostenibili costi per tutti.L’impermeabilizzazione di chilometri qua-drati di superficie, l’incremento vertigino-so degli spostamenti e dell’inquinamento sono infatti solo una parte, la più visibile, delle esternalità negative che graverebbe-

ro sull’intera collettività. Basterebbe solo questo per considerare un’operazione di tale portata un atto di irresponsabilità po-litica di dimensioni gigantesche.Ma non basta, perché a queste si aggiunge l’effetto non secondario della totale scom-parsa dai nostri centri del commercio di vicinato. La rete dei piccoli negozi già in grave diffi-coltà non potrebbe resistere all’impatto di un altro colosso commerciale di 100.000 mq (cui si aggiungono 400.000mq di al-berghi, centri fieristici, showroom ecc..). Sarebbe la fine di un vero e proprio patri-monio la cui conservazione non va consi-derata come un atto nostalgico o di rifiuto delle logiche della modernità e del merca-to. Il commercio urbano di piccolo taglio garantisce, infatti, diversità, imprendito-rialità, socialità e sicurezza. Garantisce la sopravvivenza di quello spa-zio essenziale che Roy Oldenburg ha de-finito “il terzo luogo”: lo spazio della ur-banità, l’area neutra in cui le persone si possono incontrare, riunire e interagire. Lo spazio della città denso di funzioni e relazioni coese.

Veneto City è un'altra cosa: un’isola pri-va di relazioni con il territorio, fatta di enormi fabbricati circondati da un mare di auto; un prodotto da vendere; una sciagu-ra da evitare. Per questo spero che chi ha il dovere di governare il territorio, abbia ben chiaro che è necessario contrastare l’espansione di questa come di tutte le altre “city” , e difendere e e mantenere i caratteri della vita urbana e del suo commercio.

(*) Presidente Confesercenti Venezia

3Non solo i comitati

Veneto City:la fine dei centri urbani

Anche la CIA si schiera contro Veneto City

essere: 1.il risparmio di suolo, meglio ancora il riuti-lizzo di aree dismesse;2.la progettazione partecipata del territorio: la pianificazione deve tenere conto delle esi-genze di chi sul territorio ci vive;3.la contrarietà alla proliferazione di infra-

strutture “parallele”: se le aree industriali o commerciali sono già sovrabbondanti, è inutile prevederne altre;4.la piena sostenibilità economico-am-bientale delle scelte urbanistiche: non si possono creare problemi più grandi di quelli che si dice di voler risolvere;5.la necessità di lasciare alle generazioni future un territorio in grado di sostenerne le legittime aspirazioni di vita.

VC non è solo un tassello del soffocan-te mosaico del “Terzo Veneto”; VC è un metodo: quello del denaro prima di tutto, quello dell’interesse immediato di pochi davanti al benessere futuro di molti, quel-lo che allarga le maglie della legge e, se necessario, la fa modificare.

Per questo la vicenda di VC sarà cruciale per il futuro di tutto il Veneto.

(Confederazione Italiana Agricoltori Vene-zia)

apportatrice di benefici in termini produtti-vi, paesaggistici, ambientali, sociali. Per il modello VC l’agricoltura è un vuoto da riempire. I promotori del progetto parlano di territorio compromesso, ma in realtà il vero territorio compromesso è ad appena 15 Km in direzione est, e sono le aree dismesse

della zona Industriale di Marghera: quelle sì davvero irrecuperabili ad uso agricolo, e più che mai bisognose di bonifica e riqualifica-zione.I criteri che devono guidare i decisori in ma-teria di trasformazione urbanistica devono

Di Luca Lazzaro (*)

Alla fine l’accordo di programma è stato firmato: VC (Veneto City) si deve fare a

tutti i costi. Tanta protervia e tanta fretta da parte della cordata promotrice del progetto fanno sor-gere più di un interrogativo: numeri non ce ne sono e, se ci sono, sono confutabili o del tutto inadeguati a dare risposte realistiche in materia di benefici economici, tutela della salute, salvaguardia del territorio e della sicurezza idraulica.Il suolo è una risorsa finita e non rinnovabile, per questo un pro-getto di tali dimensioni appare sproporzionato nel già congestio-nato territorio Veneto del 2011: il consumo di suolo (che fa lievitare i prezzi dei terreni e marginalizza le aziende agricole perché non possono espandersi) va fermato al più presto.Prima di calare dall’alto un pro-getto occorre considerare che il territorio è il prodotto di natura e cultura: colonizzare un territorio ignorando questo principio significa comprometterne la tenuta (sicurezza idraulica in primis) ed ignorare la centralità della componente agricola come

Confcommercio: Veneto City? Un imbroglio

«Un grande imbroglio». Fernando Zilio, presidente dell’Ascom Confcommercio di Padova, è drastico. «Veneto City è un gran-de imbroglio soprattutto nei confronti della cittadinanza e per più di un motivo. Non c’è solo il rischio allagamento messo nero su bianco dalla Salvaguardia e assolutamente disatteso, ma c’è, soprattutto, la mistifica-zione dei 7 mila posti di lavoro». «Io non so come abbiano fatti a calcolarli – conti-nua Zilio – ma so per certo che un studio di Confcommercio relativo ad un’area del Nord Ovest ha evidenziato come, per il comparto del commercio, un posto di lavoro nuovo creato nelle maga cittadelle dello shopping (outlet, grandi strutture di vendita, ecc.) ne distrugge quattro nel commercio tradizio-nale. Veneto City non sarà tutto commercio (come dicono i suoi promotori), perché se così fosse significherebbe che tra Padova e Venezia per 7 mila posti creati se ne per-derebbero 28 mila: niente male per essere un progetto spacciato per fattore di svilup-po!» «Il preannunciato avvio di Veneto City – continua Zilio – è la certificazione che i po-litici dimostrano un’insensibilità totale verso i piccoli imprenditori. E nel Veneto questo mi sembra ancora più grave visto che il no-stro sviluppo, negli ultimi 40 anni, ha avuto i “piccoli” quali protagonisti indiscussi, quasi unici».

Altro che verde, Veneto City cementifica il territorio... e si vede.

Uno "Scudo" contro VC:il furgone farà il giro di piazze e mercati

"Il Ponte" solo contro tutti

In consiglio comunale a Dolo, dopo la decisione del Gruppo "Per Dolo Cuore della Riviera" di abbandonare l’aula, l’uni-co consigliere ad opporsi strenuamente all’approvazione dello schema di accordo di programma è stato Giorgio GEI della Lista il Ponte (sostenuta anche da CAT). Gei ha ribattuto punto su punto tutte le ar-gomentazioni utilizzate dalla maggioranza, entrando così nel merito delle questioni da mettere in difficoltà più e più volte Sindaco e assessori. Al termine Gei ha dichiarato: “Una maggioranza blindata ha preso in meno di un mese una decisione epocale per Dolo e per la Riviera, senza aver risolto uno solo dei problemi provocati da Veneto City, e accontentandosi di una spruzzata di verde dell’architetto di grido. Ridotto al minimo il confronto istituzionale, soppres-so del tutto quello con la cittadinanza, arri-vando addirittura a definire una “piazzata” la serata con 400 persone allo Squero or-ganizzata da CAT e associazioni di catego-ria. Come dice il Sindaco, governare vuol dire decidere, ma alle volte si può anche decidere di non chinare la testa di fronte ai poteri forti”.A Pianiga due soli voti contrari dai consi-glieri del PD, che però dichiarano che il loro disaccordo è solo sul metodo e non sulla sostanza del progetto VC (sic). La Lega in-vece, seppure all’opposizione, vota a favo-re insieme alla maggioranza tutta PdL del Sindaco Massimo Calzavara.Intanto dure prese di posizione contro questa devastante operazione sono arriva-te anche da parte di Pietrangelo Pettenò (Consigliere regionale Federazione della Sinistra), Elisabetta Zamparutti (Deputata Radicale), UDC Mirano, IDV Provincia di Venezia, Italia Nostra e Legambiente.Infine interviene in modo critico anche il Sindaco di Venezia Giorgio Orsoni: “Non stiamo alla finestra su questo progetto, ma ogni decisione presa su questo va contro lo sviluppo e collide con i progetti legati a Porto Marghera e al quadrante Tessera. La preoccupazione reale è che si porti via ter-reno agricolo per costruire una cattedrale nel deserto”

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4 Voi siete qui

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Viabilità EsistenteAutostrada/Romea

Caselli autostradali

Strade di recente realizzazione

Viabilità ordinaria

Viabilità di progettoRomea commerciale / camionabile /Tangenziali

Nuovo casello di Albarea

Nuovi raccordi o svincoli

Insediamenti produttivi,commerciali, artigianali

Insediamenti esistenti

Insediamenti in progetto

5Voi siete qui

L’EDITORIALE [...continua da pag. 1] Ancorché non vi sia ancora un-imprenditore-uno intenzionato a investire nella costruzi-one di qualcosa, ma solo una cordata di so-cietà fra i proprietari dei terreni che insegue centinaia di milioni di euro di rendita fon-diaria, il piano prefigura un intervento che avrà l’effetto di una spugna parassitaria che assorbirà, in questa niu siti di cui il Veneto delle cento città non sente proprio il bisogno, energie e risorse alle città di Padova, Venezia e Treviso che stentano ad affrontare i loro problemi di riconversione (Porto Marghera) o di rigenerazione urbana ( periferie di Padova, Mestre e Treviso). La speculazione parassi-taria passa così dalla fase dei megacentri commerciali posti ai margini delle aree ur-bane, alla collocazione di cittadelle capaci di tutto nei nodi principali della rete infrastrut-turale.

Stupisce dunque il silenzio del sindaco di Mira che vedrà spegnersi nel suo territorio prossimo a quest’area le attività commercia-li, di servizio e ricettive che tengono in vita le varie frazioni. Stupisce il pilatesco “essersi tirato fuori” del sindaco di Mirano - peraltro recentemente costretto alle dimissioni - nel cui territorio si avranno gli stessi danni al commercio locale oltre a pesanti ricadute sul traffico.Stupiscono ancor più i silenzi del Sindaco di Padova Zanonato e di quello di Treviso Gobbo.Questi sindaci tacciono perché non si sono accorti o perché non hanno nulla da eccepire su questa decisione ? Non hanno nulla da dire sulla grave responsabilità che si sono assunti i primi cittadini di Dolo e Pianiga con il beneplacito della Provincia di Venezia e sul fatto che il Presidente della Regione Zaia si appresta a firmare il decreto che sancirebbe la nascita di questa città artificiale senza abi-tanti ma colma di scatoloni luccicanti e im-bellettati per attrarre e mungere 24 ore su 24 consumatori da tutto il Veneto e oltre?

IN TOTALE CONSUMATI 9.OOO.OOOmq DI SUOLO

AGRICOLO

Romea Commerciale: nuova autostrada a 4 corsie da Orte a Dolo, 400km, costo 10 Miliardi euro

GRAP+Camionabile: nuovo raccordo anu-lare intorno a Padova + autostrada al posto dell’Idrovia, costo 730 milioni di euro

Tangenziali Brescia-Padova: nuovo siste-ma di tangenziali a pedaggio parallelo alla A4, costo 2,5 miliardi di euro

Casello di Albarea: nuovo accesso A4 a Pianiga, costo 32 milioni di euro

Veneto City: polo del terziario sovra-regio-nale, superficie interessata 1.600.000mq, va-lore operazione circa 2 miliardi di euro

Polo Logistico Dogaletto: 4.600.000mq per logistica, container, com-merciale e altro in faccia alla Laguna

Città della Moda: 140.000mq per commer-ciale/ricettivo in riva al Naviglio Brenta

Parco Commerciale Calcroci: 140.000mq di nuova area commerciale in Co-mune di Camponogara

Elettrodotto Dolo-Camin: nuova linea elettrica area da 380.000volt

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Tutti possono constatare il caos di traffico generato dall’IKEA a Padova Est. Luigi

Endrizzi assieme a Marchi (patron di Save Aeroporti e grande amico di Galan) fu l'idea-tore di quella operazione.Alla fine degli anni ‘90, quando non era ancora stata decisa la costruzione del Pas-sante, Endrizzi costituisce la società Veneto City e, per una fortuita coincidenza, inizia ad acquistare terreni per circa 400.000 mq in comune di Dolo, proprio nei pressi del futu-ro del Passante. Veneto City ha un capitale sociale di oltre 9 milioni di euro; attualmente Endrizzi detiene il 26% delle azioni tramite due s.r.l. con capitale sociale di 10 mila euro ciascuna, Vecifin e Lefim Unipersona-le. In buona sostanza a Endrizzi fanno capo 2 milioni e 400 mila euro di azioni attraverso due società minuscole.Curioso che una parte di queste azioni sia-no state date in pegno il 27 maggio scor-so a Giancarlo Selci, industriale di Pesaro attivo nel settore macchine per lavorazione del legno. Sempre a Selci sono state date in pegno parte delle azioni della s.r.l. Makore (10 mila euro di capitale) di Andrighetti (importatore di legnami di Piove di Sacco), che detiene il 10% di Veneto City.Altro socio di Endrizzi in questa impresa è Giuseppe Stefanel con il 26% delle azio-ni intestate a Finpiave (una parte sempre in pegno a Selci).Con il 6% recentemente è entrata in Veneto City anche la Pittarello Holding (quella delle scarpe), le cui quote di maggioranza sono

state acquistate dal gruppo Benetton (So-cietà Autostrade).Ma la novità più importante è che nel con-siglio di amministrazione di Veneto City è entrato con il 22% anche “mister appalto”,

alias Piergiorgio Baita della Ing. Man-tovani S.p.A., il gruppo che ha il “monopo-lio” degli appalti in Veneto ed è di proprietà della famiglia Chiarotto a capo della quale c'è Romeo, un tempo molto vicino al potente ex presidente democristiano della Regione Franco Cremonese.

Con l’esplodere di Tangentopoli Chiarotto, allora molto amico di Cremonese, viene in-dagato e subisce l’onta di un arresto nell’am-bito dell’indagine sugli appalti di Autovie Venete, poi conclusasi per lui con un patteg-giamento.Anche Baita (braccio destro di Cremonese) e attuale amministratore del gruppo, finisce travolto dalla Tangentopoli veneta: Felice Casson e Ivano Nelson Salvarani lo fanno arrestare nell’ambito dell’inchiesta che svela la spartizione degli appalti tra i socialisti di Gianni De Michelis e i democristiani di Ber-nini e Cremonese. Parla con i giudici per ore svelando i meccanismi di distribuzione degli appalti. Ne esce con un’assoluzione.

PROPRIETARI DEI TERRENIMa Veneto City spa non è l’unica cordata in campo. Proprietario di un’altra parte di ter-reni è anche il Gruppo Basso/Lefim di Tre-viso, che negli ultimi due anni ha sfiorato il fallimento e ha rinegoziato il debito con le banche per due volte; a fine 2010 ha perso il ricorso al Consiglio di Stato per l'apertura del outlet di Roncade: circa 100 milioni di euro immobilizzati. Ad appesantire la situazione della società anche recenti investimenti in Li-bia. Particolare curioso: advisor di una delle operazioni di rinegoziazione del debito è sta-ta Finint, finanziaria di proprietà di Marchi, amico di Endrizzi e Galan.

Della nuova città del consumo, Veneto City, concepita dal centrosinistra provinciale e

partorita dal centrodestra marcato Lega, ciò che più lascia interdetti è la gelosa custodia del silenzio che ne ha caratterizzato l’appro-vazione, quasi fosse cosa estranea alla vita ed agli interessi della comunità. Paradossale il fatto che parte delle procedure utilizzate siano previste dalla Legge n. 241/90, che è la legge sulla trasparenza amministrativa. Non l’unico paradosso a dire il vero, visto che il Prg di Dolo con i piani norma 4 e 5 in-troduce la possibilità di costruire capannoni nell’area in questione nel 29.6.1999, mentre Veneto City Spa nasce già il 20.1.1998. Sarà forse per quello che solo a Dolo i Capannoni ad uso industriale possono essere suddivisi in 3 piani in 10 metri di altezza massima, di tre piani. Interessante domanda da rivolgere all’ex amministrazione dolese che alla fine del 2004, allo scadere del mandato, inoltrava alla Provincia la proposta di variante puntua-le del PRG del Comune di Dolo per il settore produttivo in località “Arino”. Proposta subito accolta dall’allora presidente Davide Zoggia che nel febbraio 2005 siglava “l’Accordo per la pianificazione coordinata relativa alla pro-posta di variante puntuale del PRG del Co-mune di Dolo relativamente alla previsione di ampliamento di una area produttiva tra la Regione, la Provincia, il Comune di Dolo, il Comune di Mirano il Comune di Pianiga”.Visto che nel 2005, grazie l’ex Sindco Berto-lin, il Consiglio Comunale di Dolo non ha poi

adottato la variante al PRG relativa al pro-getto Veneto City nei tempi utili previsti dalla normativa, le parti in causa hanno conside-rato la possibilità di avvalersi dello strumento dell’”Accordo i Programma”, previsto dall’art. 32 della L.R. 35/200. L’accordo di program-ma permette infatti di velocizzare i tempi di approvazione evitando il “passaggio” attra-verso i nuovi strumenti della pianificazione territoriale (il PTCP per il livello provinciale il PAT per quello Comunale), che richiedono tempi più lunghi e procedure più complesse. Ed è a questo punto che entra in scena la Regione, perché l’art. 32 della L.R. 35/2001 prevede che sia proprio il Presidente della Giunta regionale l’istituzione che può pro-muovere, ma soprattutto portare a con-clusione l’iter amministrativo. Infatti come recita la norma, “L'accordo consiste nel consenso unanime dei soggetti interessati, autorizzati a norma dei rispettivi ordinamenti in ordine alla natura e ai contenuti dell'ac-cordo stesso. Esso è reso esecutivo con de-creto del Presidente della Giunta regionale ed è pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Regione del Veneto. L'accordo sostituisce ad ogni effetto le intese, i pareri, le autorizza-zioni, le approvazioni, i nulla osta previsti da leggi regionali. Esso comporta, per quanto occorra, la dichiarazione di pubblica utilità dell'opera, nonché l'urgenza e l'indifferibilità dei relativi lavori, e la variazione integrativa agli strumenti urbanistici senza necessità di ulteriori adempimenti”.

E’ chiaro il senso? Grazie ad alchimie ammi-nistrative, il puro interesse di privati è dive-nuto interesse pubblico. E’ questo ciò che i Sindaci di Dolo e Pianiga hanno firmato dopo aver convocato d’urgenza i Consigli Comuna-li ed aver avuto lo scontato voto favorevole di maggioranze bulgare che non rappresen-tano la maggioranza dei cittadini.Hanno trasformato la causa di Endrizzi, di Stefanel, di Benetton, nella causa di tutti. In-somma, ringraziando PdL, PD e, da ultimo, la Lega, Veneto City la fanno per noi, per il bene di tutti.

IN CHE MANI SIAMOVeneti che distruggono il Veneto

Per il bene di tutti

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6 L'inchiesta

IL GRUPPO DEI “RESPONSABILI”

Il 28 giugno 2011 i Consigli Co-munali di Dolo e Pianiga si sono

riuniti in tutta fretta per dare il man-dato ai Sindaci per la sottoscrizione dell’accordo di programma insieme alla Provincia di Venezia e alla Re-gione Veneto.Di seguito i nomi di chi ha votato per Veneto City:

Comune di Dolo (Lega+PdL) Favorevoli: Sindaco: Mariamaddalena Gottar-do (Lega Nord) Assessori: Giuliano Zilio, Cecilia Canova , Mario Vescovi, Alessan-dro Ovizach, Giuseppe Pasqualetto Consiglieri: Silvia Carraio, Rober-to Stradiotto, Alice Doni, Silvano Boato, Giovanni Fattoretto, Cristian Mischio, Paolo Menegazzo, Sabrina Bachet

Contrari: Giorgio Gei (Lista Il Pon-te del Dolo)

Assenti: Gianluigi Naletto, Alber-to Polo, Adriano Spolaore, Gianni Lazzari, Vincenzo Crisafi, Andrea Zingano (Lista Per Dolo Cuore della Riviera)

Comune di Pianiga (PdL) FavorevoliSindaco: Massimo Calzavara (PdL)Assessori: Gian Luca Volpe, Fede-rico Calzavara, Simone Guerra, Gui-do Pavia, Alessandro PetrinConsiglieri: Marco Artusi, Gianni Calzavara Pinton, Diego Facchin, Fa-bio Giacomello, Piergiorgio Ometto, Marco Pietra (PdL);Riato Filippo, Roberto Bettin, Anto-nio Di Luzio (Lega Nord)

Contrari: Riccardo Naletto, Nello Gottardo (PD)

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E’ il 2007 quando Endrizzi presenta la prima versione di Veneto City ai comuni di Dolo

e Pianiga e alla provincia di Venezia. Dopo aver raccontato che da 'assatanato' caccia-tore da 30 anni uccide ogni anno 100/120 beccacce, alla ristretta cerchia di consiglieri snocciola la sua filosofia: l’area di progetto è per Endrizzi nientemeno che “l’ombellico d’europa” e vi si realizzerà “una capitale del terziario del Veneto”, “una City di dimensioni internazionali”, “il bilanciamento a nord est di quello che è Milano a Nord Ovest”.Ma cosa ci sarà dentro tutti questi metri cubi.Beh, c’e un po’ di tutto: Fiere, musei, outlet, negozi, alberghi, ospedali, uffici, universi-tà….Tutto fa brodo per chi è proprietario del 20% dell’intera area e, casualmente di quella par-te che sarà immediatamente impegnata dal-le costruzioni.Già, ma chi dovrebbe costruire tutto ciò, chi

dovrebbe investire i 4-500 milioni di euro all’anno per 20 anni?Semplice, nel Consorzio che dovrà essere costituito, come dice Endrizzi, ci entreranno “le banche, le autostrade ( i gestori), veneto sviluppo, e soprattutto enti pubblici.Insomma, Veneto City, se sarà, la paghe-ranno alla fine i cittadini con le loro tasse, i loro risparmi, i pedaggi delle autostrade che finiscono nelle casse di noti benefattori come Benetton o Mantovani, non a caso recente-mente entrati nella società Veneto City spa.

Soldi che potrebbero essere utilizzati per i servizi pubblici, per investimenti occupazio-nali, per la ricerca invece che premiare la mera rendita fondiaria. Ma chi e quanto ci guadagna da Veneto City? Lo sappiamo dallo stesso Endrizzi che nel-la stessa presentazione afferma: ”anche le parti (già) edificate con il tempo dovranno

essere riqualificate e quindi chi avrà le aree lì prenderà soldi a sufficienza per andarsi a realizzare la sua azienda da un’altra parte e mettersi anche dei soldi in tasca. Quando il valore degli immobili esistenti per effetto di Veneto City che nasce sarà tale da consiglia-re ai proprietari di vendere quello che hanno, perché con i soldi che prendono possono far-si un’altra azienda nuova e anche avanzarsi qualche cosa che io valuto attorno ai 1000 euro al metro quadrato…per fare un esempio pratico: se uno ha un lotto di 10.000 metri normalmente ci costruisce 5000 no? E quindi se tu gli dai 10 milioni di euro questo qua ne spende 5 per farsi una fabbrica nuova e 5 se li mette in tasca. Adesso così facendo il conto della serva”

E con il conto della serva si capisce che ciò che la società Veneto City Spa guadagna con la pura e semplice approvazione della variante urbanistica sono almeno 500 milioni

tondi, come risulta dalla moltiplicazione dei 500.000 mq in suo possesso per 1000 euro. Un capitale fondiario sufficiente a salvare qualsiasi azienda in crisi.

Per quanto riguarda la viabilità, Endrizzi af-ferma che lui ci metterà 100/150 milioni di euro.Ma dal quadro economico allegato al recente accordo di programma si scopre che per la prima fase sono previsti solo 65 mi-lioni di euro, di cui 24 per la stazione SFMR (a servizio di VC) e il rimanente è relativo ad opere viarie interne o adiacenti a VC. Intanto i 30 milioni di euro per il casello autostradale di Albarea funzionale a VC sono tutti a carico del pubblico, cioè dei contribuenti.

(informazioni tratte dalla registrazione inte-grale della presentazione di Veneto city alla Giunta di Pianiga nel novembre 2007)

Endrizzi Dixit

La storia di Veneto Sity in cinque scenescritta da Canevo Brentan

alla maniera di Gaetano Zompini e di Pietro Longhi

7L'inchiesta

1. Ala bela Madalena una strolega a Venessiaghe rivela la so sorte:“Fonderai la nuova sity! del leon andrai alla corte.! ”

No ‘a se acorze , povareta, che la strolega ze Endrizi.Ze presenti do rufianiche i me par Chisso e Vernizi.

2. Culcinela l ’architetoga portà la so’ casselapar mostrar la cità niovatuta speci, tuta bela.

E la siora Madalenaghe fa vedare el modeloal putelo de Pianigae la ‘o monta sul scagnelo.

3. Riva tuti i consilieripar sentire l ’architetoel ghe mostra i so’ diplomimontà sora su un palcheto.

Par che i scolta, tuti tase.Lori varda i buratinie po’ i dise che ghe piase.

4. Sotoscrito ze l ’acordoSior Endrizi torna in scena.“ Eco qua, queste ze ‘e ciave.De la sity si paroni.

Ve dò anca quatro bezzida spartir fra i dò comuni.Desso ‘ndè verso la gloria, a si ormai passà ala storia ! ”

5. “Qua vedemo el Sior Endriziche riunisse la congrega.I fa i conti de l ’afaree i spartisse fra de loripropio come che ghe pare.

E i se dise con solievo:“Profitemo del presente !Basta rogne, basta intopi,sortegemo el presidente.”(tuti tien de ocio i sciopi)…

“ Par trovare quei che comprazercaremo da par tuto.Ne va ben russi e cinesi,calabresi o siciliani:i deventarà dolesi,e i sarà tuti padani.”

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8 Non luoghi comuni

e dalle Ville Venete della Riviera.Quanto alle promesse dell’architetto Mario Cuci-nella di privilegiare il “verde”, si tratta anche in questo caso di un’operazione di puro “maquillage”, visto che la maggior parte delle piantumazioni di alberi previste inizialmente saranno sostituite dal cemento, e molte delle “aiuole” sono in realtà tetti verdi o riporti di terra per nascondere i 600.000mq di parcheggi sotterranei.

4. Diminuisce il consumo di suoloSi dice che rispetto a quanto previsto dalla pianifi-cazione vigente (capannoni industriali) il progetto VC diminuisce il consumo di suolo perché si svilup-pa di più in altezza. In realtà la superficie cemen-tificata per costruire i soli edifici è praticamente la stessa; con la differenza che VC ha bisogno di molte più strade, parcheggi e altre infrastrutture di servizio (es. nuova stazione, casello di Albarea). Quindi a conti fatti la superficie imperme-abilizzata (oggi quasi totalmente agricola) sarà di almeno il doppio rispetto a quella che sarebbe consumata se si realizzasse-ro i capannoni (almeno 700.000mq contro

367000mq). Si tenga poi conto che comunque l’area complessivamente interessata dall’interven-to (prima fase) è di almeno 1.000.000 di mq.E se invece di capannoni, “scatoloni”, o grattacieli si facesse un confronto con un intervento di com-pensazione ambientale (es. un bosco di pianura), quanto sarebbe il territorio risparmiato?!

5. E’ la migliore operazione possibileLa Sindaca di Dolo si ostina ripetere che se non si fa Veneto City, allora si dovranno fare i capannoni già previsti dal PRG.A parte il fatto che sarebbe proprio da vedere chi ha ancora il coraggio di investire in capannoni, in una situazione in cui ce ne sono tantissimi di di-smessi e in piena crisi economica. Ma in ogni caso, quello che la Sindaca colpevolmente non dice (o non sa?), è che, a 13 anni dall’approvazione del PRG, tenuto conto che nel frattempo è cambiato il mondo, e che non sono mai stati presentati dei veri e propri progetti edilizi da parte dei proprietari dei terreni, i Comuni possono cambiare come vo-gliono la destinazione d’uso di quelle aree senza che i privati possano ribattere nulla e senza conse-guenze sul piano legale. A riprova che è possibile fermare sia Veneto City sia i capannoni ci sono sia esperienze dirette di altri Comuni (es. Grottama-re), sia sentenze del Consiglio di Stato e del TAR. In altre parole, se il Comune di Dolo lo vuole, si può fermare il cemento e decidere di destinare

I sostenitori e i proponenti di Veneto City utilizza-no in modo artificioso alcune argomentazioni per

giustificare la bontà dell’operazione. Ma vediamo in 10 punti se è proprio vero che Veneto City…

1. Porta lavoroEndrizzi e soci promettono 7000 nuovi posti nel 2020 e altri 6000 nel 2030. Peccato che le per-sone hanno il brutto vizio di mangiare tutti i giorni e che la disoccupazione è un proble-ma che richiede risposte oggi. In ogni caso, anche ammettendo che queste stime siano atten-dibili ( e non lo sono), uno studio commissionato dalla Confesercenti dimostra come per 1 posto di lavoro nella grande distribuzione se ne perdono 3 nel commercio al dettaglio. Di fatto un Polo delle dimensioni e delle caratteristiche di VC prosciughe-rebbe i centri storici dei paesi rivieraschi (e oltre) facendo chiudere tutti o quasi i piccoli - medi eser-centi, e riducendo sul lastrico centinaia di famiglie. Inoltre la previsione di 70.000mq di superficie ricettiva e i gravi danni all’ambiente e al paesag-gio arrecati da Veneto City e da tutte le strade e autostrade connesse, mineranno la vera vocazione di questo territorio: quella turistica e culturale. Il settore turistico locale salterebbe letteralmente per aria. Insomma, a conti fatti, il saldo dei po-sti di lavoro sarebbe sicuramente negativo. Nemmeno l’indotto temporaneamente genera-to in fase costruttiva è argomento che regge: si sa che proprio in queste situazioni, il settore edile è uno di quelli con il più alto tasso di manodopera dequalificata, sottopagata (e in nero), e con bas-sissimi livelli di diritti e di sicurezza.

2. Fa bene all’ambienteLe conclusione del Rapporto Ambientale dei pro-ponenti e della Commissione Regionale Valuta-zione Ambientale Strategica (VAS) è che: “Veneto City non ha ricadute negative sull’ambiente”, ma anzi solo effetti positivi. Per questo motivo l’analisi VAS è stata ritenuta non necessaria.Ma nel rapporto ambientale sono assenti o estre-mamente carenti studi e analisi riguardanti impatti non proprio secondari provocati da VC, come ad esempio: inquinamento atmosferico e elettroma-gnetico, qualità delle acque e sicurezza idraulica, cantierizzazione, valutazione di incidenza ambien-tale, gestione dei rifiuti, discariche di rifiuti tossici presenti nell’area, cumulo degli impatti con altre opere … il tutto inserito in una situazione ambien-tale già ora estremamente critica.Ad avvisare la Regione di questi “buchi” e a chie-dere almeno degli approfondimenti se non la VAS stessa, sono stati enti come ARPAV, USSL 13, Pro-vincia di Venezia, Consorzio di Bonifica, Direzione Regionale Ambiente…Come mai la Commissione VAS ha ritenuto superfluo fare delle verifiche più accurate e ha dato semaforo verde all’operazione? Forse perché una valutazione più detta-gliata avrebbe portato ad una conclusione diversa, cioè che gli impatti causati da VC sarebbero talmente gravi da non consentir-ne la realizzazione?

3. Riqualifica il PaesaggioSarà anche tutto relativo, ma sostenere che ag-giungendo cemento al cemento si migliora il Pa-esaggio ha tutta l’aria di essere una barzelletta. Secondo i progettisti, il nuovo Polo del Terziario Avanzato metterebbe ordine al caos urbanistico accentrando funzioni che ora sono sparse in tut-to il territorio; ma in realtà i centri commerciali, gli hotel, i centri direzionali e tutto quello che è previsto in VC andrebbe ad aggiungersi e non a sostituire la miriade di zone artigianali/commercia-li che assediano la campagna veneta. Inoltre se è vero che i capannoni attualmente previsti sono brutti e inutili, altrettanto fuori luogo sono palazzi e torri alte fino a 90m a due passi dal Graticolato Romano, zona archeologica di interesse nazionale,

quelle aree a opere di compensazione ambientale

6. Migliora la mobilitàNuova stazione, piste ciclabili, mobilità sostenibi-le… queste le promesse dei proponenti. In realtà il traffico generato da VC, per loro stessa ammissio-ne, sarà di almeno 70.000 veicoli in più al giorno (attualmente in Riviera presso Casello 9 ne transi-tano circa 24.000/giorno). E infatti l’area prevista a parcheggio è dimensionata per 30.000 nuovi posti auto!!!Inoltre, Veneto City, come un tumore ha bi-sogno di arterie per alimentarsi e attirerà su di sé la Romea Commerciale, la Camionabi-le, le Tangenziali BS-PD, il tutto corredato da una miriade di opere “minori” - innesti, svincoli,, nuovi caselli, ecc… . Di questo ovviamente non si è tenuto conto nelle relazioni tecniche.Infine i progettisti hanno curato molto bene la viabilità interna e di accesso a VC, ma hanno tra-lasciato di occuparsi dei problemi e delle soluzioni per tutta la viabilità circostante, già oggi in grave sofferenza.Conclusione: con VC sono assicurati più

traffico, più smog e più tumori.

7. Migliora la sicurezza idraulicaSecondo Comuni e proponenti, nonostante la pe-sante cementificazione, i bacini di laminazione e le opere di mitigazione consentirebbero di mette-re in sicurezza un’area classificata ad alto rischio idraulico.Il Consorzio di Bonifica, ente competente in mate-ria, non è però così sicuro; e infatti in una nota in-viata alla Commissione Regionale VAS, il Consorzio si astiene dall’esprimere un parere fino a quando non saranno forniti dati e informazioni più detta-gliati in particolare per quanto riguarda: “l’analisi di dettaglio dello stato attuale del sito, la verifica della disponibilità e della effettiva trasformabilità delle aree utilizzabili per le opere di mitigazione, l’individuazione e il dimensionamento degli in-terventi ottimali per raggiungere l’obiettivo della riqualificazione idraulica, le garanzie (anche in ter-mini finanziari) per una loro effettiva esecuzione”.Visto con chi abbiamo a che fare, che sia da fidarsi?!

8. Rende ricchi i ComuniIn una operazione da almeno 2 miliardi di euro, i contributi extra concordati per gli enti pubblici si aggirano intono allo 0,09%, precisamente: per il Comune di Dolo 1.800.000 euro, per Pianiga 1.200.000 euro, per la Regione 1.500.000 di euro.

Insomma poco più che elemosine quelle elargite da Endrizzi e soci.Ma i Comuni dicono di fare affidamento soprat-tutto sugli introiti derivati dall’ICI (permanenti) e dagli oneri di urbanizzazione (una tantum). Effet-tivamente, almeno inizialmente, la svendita del territorio permetterà agli enti locali di “fare cassa”, ma ben presto la “pacchia” sarà destinata a tra-sformarsi in un vero e proprio cappio per i bilanci comunali. Infatti la manutenzione delle opere ce-dute ai Comuni a scomputo degli oneri di urbaniz-zazione (esterne al perimetro di intervento), avrà costi ingentissimi e graverà vita natural durante sulle voci di spesa dell’ente.Se a questo aggiungiamo poi i costi mai conteg-giati da nessuno delle esternalità negative causate da VC, come ad esempio gli effetti sulla salute pro-vocati dall’inquinamento, l’intasamento da traffico, gli allagamenti, ecc… , allora si fa presto a capire che nel giro di qualche anno il “buco” di bilancio causato da VC potrebbe essere talmente grande da indurre i Comuni a manovre pesantissime o all’indebitamento. E alla fine a pagare saranno sempre e solo i cittadini, mentre i propo-nenti si saranno assicurati profitti milionari portando a termine un affare immobiliare senza precedenti.

9. Porta nuove opere pubblicheLe principali nuove opere pubbliche di cui si parla sono: un’altra stazione SFMR, il casello di Albarea, la viabilità di collegamento verso Vigonza (viabilità TAV), alcune bretelle e interventi di adeguamento per facilitare l’accesso a Veneto City.La prima domanda è: ma senza Veneto City ci sarebbe bisogno di queste infrastruttu-re?La risposta è no, perchè ad esempio il nuovo ca-sello autostradale è funzionale solo a VC, mentre basterebbe riaprire quello di Roncoduro per alleg-gerire immediatamente il traffico della Riviera; di stazioni SFMR ce ne sono già abbastanza, manca-no però un numero sufficiente di treni.La seconda domanda è: chi paga?Stando a quanto scritto nell’accordo di programma a carico dei proponenti c’è la nuova stazione (circa 23.000.000 di euro), mentre la viabilità comple-mentare è a carico di chi (?) realizzerà gli edifici di VC.Il casello di Albarea non compare invece nell’accordo, e quindi i 30.000.000 di euro stimati sono da considerarsi a carico dei contribuenti, così come i soldi già spesi per la stazione di Vigonza (appena costruita) che verrà inevitabilmente chiusa e sostituita da quella nuo-va.In conclusione anche per quanto riguarda le nuo-ve infrastrutture la “bilancia” finisce per gravare sulla collettività a vantaggio dei privati sia in termi-ni economici, sia in termini di maggiori impatti su ambiente e salute.

10 E’ di Pubblica utilitàSecondo quanto si legge nell’accordo firmato, la pubblica utilità consisterebbe soprattutto nella “possibilità di creare un luogo particolarmente ido-neo, delle strutture e delle opere in cui le aziende venete possono rappresentarsi nel panorama in-ternazionale”. Ammesso e non concesso che que-sta si possa definire “pubblica utilità”, la maggior parte delle superfici previste in VC sono dedicate a funzioni tipo commerciale, tempo libero, ricetti-vo e altre analoghe che nulla hanno a che vedere con la rappresentazione delle aziende venete nel panorama internazionale.La realtà è che VC è un progetto che non ha nes-suno dei requisisti fondamentali per essere ap-provato con accordo di programma, vale a dire: pubblica utilità, indifferibilità e urgenza.Veneto City è un ammasso di scatoloni vuoti, una grande operazione di rendita immobiliare spaccia-ta come “benefica”.

Ma e’ vero che Veneto City….

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