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Introduzione 1 INDICE INTRODUZIONE Cap. 1 MIGRAZIONE E PROCESSI DI ACCULTURAZIONE NELLINCONTRO TRA CULTURE 1.1 La migrazione come fenomeno sociale e personale 1.2 Contatto e interazione tra culture nei fenomeni migratori 1.2.1 I processi di acculturazione 1.2.1.1 Il modello bidimensionale 1.2.1.2 Il modello dell’acculturazione interattiva 1.2.2 Gli studi sull’identità etnica 1.2.2.1 Processi di negoziazione dell’identità etnica 1.2.3 La prospettiva della Psicologia Culturale Cap. 2 LE RELAZIONI DI COPPIA NEI CONTESTI SOCIO-CULTURALI OCCIDENTALI 2.1 Alcune preliminari definizioni 2.2 Cornici teoriche per lo studio delle close relationships 2.3 Processi che promuovono le relazioni 2.3.1 Il modello dell’investimento 2.3.2 Fiducia e capacità di perdonare il partner 2.3.3 Il sentimento di intimità 2.3.4 La soddisfazione di coppia Cap. 3 PROCESSI DI ACCULTURAZIONE E RELAZIONI DI COPPIA: LE COPPIE INTERCULTURALI 3.1 Le coppie interculturali in Italia: brevi cenni socio-demografici 3.2 L’interesse per le coppie interculturali 3.3 La scelta del partner e la formazione della coppia 3.4 La qualità della relazione 3.5 La negoziazione delle differenze 3.6 La famiglia interculturale: la dimensione generazionale 5 8 9 11 11 12 15 16 18 19 22 23 25 28 28 31 33 35 37 38 40 42 48 51 55

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Introduzione 1

INDICE

INTRODUZIONE

Cap. 1 MIGRAZIONE E PROCESSI DI ACCULTURAZIONE NELL’INCONTRO

TRA CULTURE

1.1 La migrazione come fenomeno sociale e personale

1.2 Contatto e interazione tra culture nei fenomeni migratori

1.2.1 I processi di acculturazione

1.2.1.1 Il modello bidimensionale

1.2.1.2 Il modello dell’acculturazione interattiva

1.2.2 Gli studi sull’identità etnica

1.2.2.1 Processi di negoziazione dell’identità etnica

1.2.3 La prospettiva della Psicologia Culturale

Cap. 2 LE RELAZIONI DI COPPIA NEI CONTESTI SOCIO-CULTURALI

OCCIDENTALI

2.1 Alcune preliminari definizioni

2.2 Cornici teoriche per lo studio delle close relationships

2.3 Processi che promuovono le relazioni

2.3.1 Il modello dell’investimento

2.3.2 Fiducia e capacità di perdonare il partner

2.3.3 Il sentimento di intimità

2.3.4 La soddisfazione di coppia

Cap. 3 PROCESSI DI ACCULTURAZIONE E RELAZIONI DI COPPIA: LE COPPIE

INTERCULTURALI

3.1 Le coppie interculturali in Italia: brevi cenni socio-demografici

3.2 L’interesse per le coppie interculturali

3.3 La scelta del partner e la formazione della coppia

3.4 La qualità della relazione

3.5 La negoziazione delle differenze

3.6 La famiglia interculturale: la dimensione generazionale

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Introduzione 2

Cap. 4 PROCESSI DI INTEGRAZIONE NELLE COPPIE INTERCULTURALI: UNA

RICERCA EMPIRICA NEL CONTESTO ITALIANO

4.1 Premessa

4.2 Scopo e piano del lavoro

4. 3 Studio1. La relazione di coppia interculturale: somiglianza e differenze

con la relazione monoculturale

4.3.1. Obiettivi e ipotesi

4.3.2. Metodo

4.3.2.1. Partecipanti

4.3.3.2. Strumenti

4.3.3.3. Procedura

4.3.3. Risultati

4.3.3.1. Qualità della relazione in coppie interculturali ed italiane

4.3.3.2. Il modello dell’investimento in coppie interculturali ed

italiane

4.3.3.3. Un modello esplicativo dell’adattamento diadico in coppie

interculturali ed italiane

4.3.4. Discussione

4.3.5 Limiti e prospettive future

4.4 Studio 2. La relazione di coppia intercultural nella prospettiva dei

protagonisti

4.4.1 Per un inquadramento epistemologico

4.4.2 Obiettivi

4.4.3 Metodologia

4.4.3.1 Corpus dei dati

4.4.3.2 Partecipanti

4.4.3.3 Strumento e procedura

4.4.3.4 Codifica dei dati

4.4.4 Risultati

4.4.4.1 Codifica aperta

4.4.4.2 Codifica assiale

4.4.4.2.1 Rapporto tra sé e cultura

4.4.4.2.2 Differenze tra i partner

4.4.4.2.3 Relazioni con il contesto esterno

4.4.4.2.4 Aspetti positivi della relazione mista

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Introduzione 3

4.4.4.2.5 Difficoltà nella relazione mista

4.4.4.2.6 Argomenti e processi di discussione

4.4.4.2.7 Strategie di gestione del conflitto

4.4.4.2.8 Altre famiglie di codici

4.4.4.3 Codifica selettiva

4.4.5 Discussione

4.4.6. Limiti e prospettive future

4.5 Studio 3. Processi comunicativi e fattori relazionali dell’integrazione e

della soddisfazione di coppia nelle relazioni interculturali

4.5.1 Articolazione del lavoro

4.5.1.1 Sezione 1: fattori relazionali dell’integrazione e della soddisfazione

di coppia

4.5.1.1.1 Obiettivi e ipotesi

4.5.1.2 Sezione 2: Processi comunicativi e strategie di accomodamento

nelle relazioni interculturali

4.5.1.1.2 Obiettivi

4.5.2 Metodo

4.5.2.1 Partecipanti

4.5.2.2 Procedura

4.5.2.3 Strumenti

4.5.3 Risultati della sezione1: fattori relazionai dell’integrazione e della

comunicazione di coppia

4.5.4 Discussione

4.5.5 Risultati della sezione 2: processi comunicativi e strategie di

accomodamento

4.5.6 Discussione

4.5.7 Conclusioni, limiti e prospettive future

CONCLUSIONI

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

APPENDICE

RINGRAZIAMENTI

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Diversity is a fact of life; whether it is ‘the spice of life’ or a significant irritant to people is the fundamental

psychological, social, cultural and political issue of our times.

(Berry, 2000)

INTRODUZIONE

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Introduzione 5

La pervasività e l’attualità dei processi migratori nella società contemporanea danno

origine a una serie sempre più numerosa e complessa di fenomeni legati alla multiculturalità

ed all’interculturalità, imponendo una più approfondita ed accurata conoscenza di

meccanismi e processi che agiscono nelle relazioni tra culture (Mantovani, 1998), anche al

fine di ottenere eventuali strumenti di “lettura” e di intervento relativamente ad una realtà

progressivamente più complessa e diversificata.

Le problematiche di ordine culturale connesse ai processi migratori e di integrazione,

che, in particolare nel contesto italiano, hanno iniziato ad emergere con una certa rilevanza

soltanto nell’ultimo decennio, costituiscono una sfida per le società occidentali e le

costringono a confrontarsi con tematiche rilevanti quali il confronto e la convivenza tra

culture diverse (Mantovani, 2004), le relazioni intergruppo (Brewer & Brown, 1998), gli

stereotipi e i pregiudizi (Fiske, 1998) e più in generale la questione di dover “trattare con le

differenze”.

Questo tema assume ancora più rilevanza quando deve essere affrontato all’interno di

una relazione di coppia, in cui i partner sono di per sé chiamati a rinegoziare ed integrare le

proprie differenze (Scabini & Cigoli, 2000). Le differenze culturali tra i partner aggiungono

complessità alle dinamiche interattive e relazionali che caratterizzano “normalmente” le

relazioni di coppia (Gozzoli & Regalia, 2005). Esse comportano la necessità di negoziare,

all’interno della stessa relazione, le diverse visioni del mondo dei partner (atteggiamenti,

valori, pratiche, ecc) (Monacelli & Mancini, 2005). Ci si trova così di fronte alla necessità di

“gettare ponti verso l’altro e di accettare la presenza del limite invalicabile” (Cigoli, 2005).

Dal punto di vista psicologico-sociale lo studio delle relazioni di coppia costituite da

partner con differenti origini culturali si situa, pertanto, all’incrocio di due importanti aree

di ricerca, particolarmente vive e ricche di lavori empirici negli ultimi decenni: da un lato, lo

studio dei processi di acculturazione, cioè di quei cambiamenti che avvengono in seguito al

“contatto” tra individui e gruppi di culture diverse (Sam & Berry, 2006) e, dall’altro lato, lo

studio delle close relationships, in particolare dei processi interattivi all’interno delle relazioni

di coppia.

Le unioni interculturali vengono infatti considerate dalla letteratura un indicatore sociale

del livello di integrazione della popolazione migrante (Migliorini & Rania, 2008), poiché

esse costituiscono un osservatorio privilegiato rispetto alla possibilità di una reale

integrazione tra le culture, a livello interpersonale, familiare e sociale (Scabini et al., 2007) e

rappresentano l’esito positivo di una sorta di processo di “acculturazione interpersonale”,

cioè un cambiamento dovuto all’incontro di due persone appartenenti a mondi culturali

differenti (Fenaroli & Panari, 2006). I partner di tali unioni sono, infatti, chiamati a

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Introduzione 6

rielaborare all’interno della relazione di coppia la propria identità personale, sociale ed

etnica ed a costruire quella che Gaines e Liu (2000) chiamano “identità relazionale”,

prodotto di due individui e del contesto sociale più ampio in cui essi vivono e con cui

interagiscono.

La rilevanza teorica ed applicativa dell’argomento, insieme alla scarsità dei contributi

empirici disponibili, specialmente nel contesto nazionale italiano, evidenziano la necessità di

un maggior approfondimento degli aspetti connessi ai processi relazionali ed interattivi che

caratterizzano le unioni interculturali. Tale approfondimento, se risulta necessario per

giungere ad una migliore comprensione delle relazioni di coppia in generale, riveste una

speciale importanza nello studio delle coppie interculturali, nelle quali l’identità relazionale

dei partner deve emergere anche come integrazione culturale, dovendosi confrontare con le

istanze di acculturazione insite nell’incontro tra culture diverse.

La ricerca presentata in questo lavoro ha inteso contribuire all’acquisizione di

conoscenze in merito alle caratteristiche distintive delle unioni interculturali in Italia e dei

processi relazionali che in esse agiscono. La peculiarità dell’oggetto di studio ha reso

necessaria un’articolazione del lavoro tale che si potesse studiarlo da diversi punti di vista e

con metodologie differenti, per meglio confrontarsi con la sua complessità.

Il lavoro è organizzato in 4 capitoli. I primi tre, di natura teorica, passano brevemente in

rassegna la letteratura di riferimento, delineando sinteticamente il panorama nazionale ed

internazionale all’interno del quale si inserisce il lavoro di ricerca.

Il primo capitolo, dopo una concisa introduzione relativa ai processi migratori ed alla

loro rilevanza nella società, presenta le principali prospettive che hanno affrontato il tema

del contatto e dell’incontro tra culture, in particolare l’area teorica dei processi di

acculturazione, gli studi sull’identità etnica e la prospettiva adottata dalla Psicologia

Culturale. Vengono presentati alcuni importanti modelli teorici che danno conto di tali

processi, con riferimento ai principali risultati empirici che ne sono derivati.

Il secondo capitolo espone brevemente la principale letteratura psicologico-sociale

riguardo le close relationships. Partendo dalla definizione che ne dà la letteratura di

riferimento, si esaminano le cornici teoriche principali che guidano lo studio delle close

relationships ed alcuni processi relazionali rilevanti, cui è stata dedicata molta attenzione ed

un consistente numero di lavori empirici, quali il commitment, l’intimità, la fiducia e la

soddisfazione di coppia.

Il terzo capitolo è dedicato poi, in maniera specifica, all’esame della letteratura relativa

alle unioni di coppia interculturali. Dopo una necessaria chiarificazione terminologica,

vengono esposti i principali lavori che si sono occupati delle relazioni di coppia nelle unioni

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Introduzione 7

costituite da partner di culture diverse, affrontando tematiche quali la scelta del partner, la

formazione della coppia, la qualità della relazione, la genitorialità e la negoziazione delle

differenze nelle coppie interculturali, attraverso l’esposizione di modelli teorici e risultati

empirici che la letteratura di riferimento riporta in proposito.

Il quarto capitolo costituisce la parte più rilevante del lavoro, poiché esso espone i

risultati di un ampio progetto di ricerca, articolato in 3 diversi studi, che ha inteso

approfondire i processi relazionali che permettono alle coppie interculturali di raggiungere

un’originale integrazione di coppia ed un positivo benessere relazionale. Dopo una

descrizione del lavoro nel suo complesso, che ne definisce l’articolazione e ne spiega le

connessioni, nel corso del capitolo, per ogni studio effettuato, vengono chiariti i

presupposti teorici che hanno guidato il lavoro di ricerca, motivate le scelte metodologiche

che ne sono scaturite ed esposti i risultati, che vengono infine discussi criticamente alla luce

di quanto già riportato in letteratura.

Il lavoro termina con una conclusione che tenta di “fare ordine” nella molteplicità dei

dati e delle informazioni provenienti dal lavoro di ricerca, sottolineando i risultati principali

ed individuando i nessi in grado di collegare i costrutti e le dimensioni rilevanti, per

articolare un insieme coerente di risultati empirici relativi alle relazioni di coppia

interculturali. Vengono inoltre discussi i limiti della ricerca ed individuate le principali

prospettive che essa apre per successivi approfondimenti.

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8 Capitolo 1. Migrazione e processi di acculturazione nell’incontro tra culture.

CAPITOLO 1

Migrazione e processi di acculturazione nell’incontro tra culture.

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9 Capitolo 1. Migrazione e processi di acculturazione nell’incontro tra culture.

1.1 La migrazione come fenomeno sociale e personale

L’epoca contemporanea è caratterizzata da complesse dinamiche politiche, economiche

e sociali, collegate alla diffusione delle tecnologie della comunicazione e del trasporto – a

cui ci riferisce genericamente con il nome di globalizzazione – che hanno, tra l’altro,

accelerato la mobilità delle persone (Appadurai, 1996). Uno dei fenomeni più significativi e

socialmente rilevanti del mondo attuale è, infatti, l’accresciuta mobilità umana, che ha dato

origine a notevoli flussi migratori, in particolare dai Paesi economicamente più svantaggiati

verso quelli più ricchi, coinvolgendo un numero sempre più ampio di persone e di nazioni

(UN, 2000). Anche L’Italia, da tradizionale terra di emigrazione, si è trasformata negli

ultimi decenni in luogo d’accoglienza per uomini e donne provenienti da quasi 200 Paesi

diversi1: sempre più famiglie straniere si stabiliscono in Italia, spesso grazie a

ricongiungimenti familiari e massicce regolarizzazioni (Martire e Zindato, 2005) ed il

numero degli alunni stranieri nelle scuole italiane è in costante aumento.

Gozzoli e Regalia (2005) ritengono che il termine più appropriato per definire gli

stranieri che giungono in un nuovo Paese sia “migranti”, parola etimologicamente neutra,

che sottolinea la “dimensione processuale e di movimento che caratterizza il loro percorso”

(p.34). Il termine più comunemente utilizzato –“immigrati” – assume, invece, il punto di

vista dei cittadini autoctoni, che vedono gli stranieri giungere nel loro Pese: esso ha una

valenza spesso negativa e rimanda ad una prospettiva etnocentrica2.

Tuttavia, indipendentemente dal termine utilizzato per descrivere i protagonisti del

fenomeno, diverse ricerche sono state condotte riguardo le ragioni e le condizioni che

spingono le persone a migrare e riguardo le loro caratteristiche personologiche e

psicologiche (Frieze e Boneva, 2001; Frieze et al., 2004; Frieze et al., 2006; Kosic, 2006). Tra

le ragioni, Gozzoli e Regalia (2005) individuano i cosiddetti fattori di spinta (push factors) –

definiti dalle condizioni negative presenti nel luogo di origine – ed i fattori di attrazione

(pull factors) – costituiti dai diversi e più vantaggiosi modelli di vita del paese d’arrivo,

insieme alla speranza di costruirsi un futuro migliore altrove. Spesso, inoltre, nel contesto

1 Secondo i dati pubblicati dall’ISTAT, al 31 dicembre 2006 i cittadini stranieri regolarmente residenti in Italia erano 2.938.922, provenienti da 192 diversi Paesi (cfr. http://demo.istat.it/str2006)

2 Con il termine “etnocentrismo” si fa riferimento ad un atteggiamento che pone al “centro del mondo” la propria cultura o il proprio Paese. Neuliep e coll. (2001), in una recente rassegna della letteratura, fanno risalire la prima definizione di etnocentrismo a Sumner (1906, citato in Neuliep et al.) che parlò di una “visione delle cose in cui il proprio gruppo di appartenenza è il centro di tutto e tutti gli altri sono tarati su questo”. Si adotta un atteggiamento etnocentrico quando le categorie culturali, le tradizioni ed i valori di una determinata cultura vengono interpretati utilizzando i propri, esitando spesso in giudizi morali e di valore oppure nel riconoscimento della “superiorità” di una cultura rispetto all’altra in virtù di un maggiore o minore “progresso” (Mantovani et al., 2006).

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10 Capitolo 1. Migrazione e processi di acculturazione nell’incontro tra culture.

italiano, la motivazione principale è costituita dal ricongiungimento familiare. Sebbene per

molto tempo si sia privilegiata una rappresentazione della persona migrante come soggetto

isolato e senza legami, è ormai chiaro, infatti, che non si tratta di una visione adeguata e

realistica, in quanto il mondo dei familiari e dei connazionali rappresenta una rete

relazionale che regola il percorso di colui che migra: non si può più parlare di migrazione

come di un evento individuale, quanto di una vera e propria impresa collettiva (Boyd,

1989).

Diversi studi mostrano che spesso la scelta migratoria matura nella famiglia d’origine, la

quale designa il membro che dovrà partire (Gozzoli e Regalia, 2005) e lo lega a sé con una

serie di vincoli etici ed “obblighi” che possono costituire risorse o fattori di rischio per chi

è emigrato (Fondazione Andolfi, 2003; Scabini et al., 2007). A volte il mandato familiare

nelle storie di migrazione è così saliente da rinsaldare i legami nonostante la distanza fisica

(Scabini & Donati, 1993). Particolarmente forti e vincolanti sembrano essere i mandati

familiari nel caso di adolescenti che lasciano da soli il proprio Paese (Chiarolanza &

Ardone, 2003).

Rispetto alle caratteristiche di personalità, alcune ricerche condotte in un contesto

nordamericano (Frieze e Boneva 2001; Frieze et al. 2004; Frieze et al. 2006) hanno messo in

luce come il processo migratorio debba essere considerato non solo nei suoi aspetti

necessitanti, ma anche nelle sue dimensioni di scelta, in cui entrano in gioco le persone con

i loro desideri, le loro aspirazioni ed i loro valori di riferimento. Gli autori hanno, infatti,

trovato che gli individui che scelgono di migrare tendono ad essere maggiormente orientati

al lavoro, ad avere più alte motivazioni al successo ed al potere e minori motivazioni

affiliative, rispetto a coloro che scelgono di non intraprendere un percorso migratorio.

Anche da uno studio condotto in Italia su un ampio gruppo di studenti universitari

provenienti da nazioni dell’Est Europa è risultato che i giovani particolarmente propensi

alla migrazione presentavano una specifica configurazione di motivazioni e valori. Tali

soggetti sono apparsi molto determinati, poco inclini ad accettare passivamente le

condizioni della loro esistenza e scarsamente disposti a farsi frenare dalle reti familiari e

sociali di appartenenza nella loro scelta (Gozzoli & Regalia, 2005). Il percorso migratorio,

pertanto, non va interpretato come la quasi passiva conseguenza di condizioni di vita

difficili: di fronte alle difficoltà, infatti, i soggetti possono soccombere o rassegnarsi o, al

contrario, possono considerare gli ostacoli come opportunità attraverso le quali

confrontarsi, sviluppando e rafforzando così il senso della propria efficacia personale

(Bandura, 1997). È evidente in tale concezione della migrazione il ruolo svolto dalla agency

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11 Capitolo 1. Migrazione e processi di acculturazione nell’incontro tra culture.

dei soggetti, cioè dalla loro capacità di agire in modo attivo e trasformativo sulle proprie

condizioni di vita (Bandura, 2006)3.

1.2 Contatto e interazione tra culture nei fenomeni migratori

È naturale che l’aumento dei fenomeni migratori e di mobilità transnazionale provochi

l’intensificarsi dei contatti e delle interazioni fra individui provenienti da contesti culturali

differenti. Tali rapporti richiedono una continua ricostruzione di confini e identità allo

scopo di raggiungere nuovi equilibri. I cambiamenti non possono avvenire solamente a

livello individuale, ma soprattutto a livello sociale, tanto nei contesti di vita quotidiana,

quanto nelle politiche locali e nazionali. Infatti, come sottolinea Berry (2001), l’ideologia

multiculturale, intesa come atteggiamento positivo nei confronti delle differenze culturali,

percepite come ricchezza (Berry e Kalin, 1995; Berry et al., 1997), è strettamente legata a

processi di valutazione sociale, quali i pregiudizi o gli atteggiamenti verso i gruppi etnici, ed

alle scelte politiche necessarie alla gestione delle relazioni intergruppo in società

culturalmente pluraliste.

Diversi studi psico-sociali, attraverso differenti prospettive teoriche, hanno cercato,

negli ultimi decenni, di affrontare la complessità del fenomeno, evidenziandone vari aspetti

e rilevandone le criticità, anche in rapporto alla messa in campo di interventi atti a

migliorare la qualità delle interazioni interculturali.

1.2.1 I processi di acculturazione

Nel senso più semplice l’acculturazione comprende tutti i cambiamenti che avvengono

in seguito al “contatto” tra individui e gruppi di culture diverse (Sam, 2006°). In quanto

tale, il processo di acculturazione si inserisce nel quadro più generale delle relazioni

intergruppo (Brewer & Brown, 1998), legandosi a concetti fondamentali della psicologia dei

gruppi, quali l’identità sociale (Tajfel, 1978; 1982), i conflitti intergruppo (Sherif, 1967), gli

stereotipi ed i pregiudizi (Fiske, 1998), in particolare quelli relativi alla provenienza etnica

(Duckitt, 2000; Brewer & Campbell, 1976).

La definizione fornita nel 2004 dall’International Organization for Migration sostiene che

l’acculturazione sia “la progressiva acquisizione di elementi di una cultura straniera (idee,

parole, valori, norme, comportamenti, istituzioni) da parte di persone, gruppi o classi di una

3 Bandura (2006) ritiene che le capacità di simbolizzazione permettano agli essere umani di superare le condizioni negative del proprio ambiente e di dare forma agli eventi della vita, rendendosi così non tanto dei “prodotti” delle circostanze, quanto degli esseri che contribuiscono attivamente al proprio destino. Tale capacità di scelta e di azione è definita agency.

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12 Capitolo 1. Migrazione e processi di acculturazione nell’incontro tra culture.

data cultura”. Tale definizione rimanda ad una prospettiva uni-dimensionale, secondo cui

individui e gruppi che entrano in contatto con una nuova cultura progressivamente si

assimilano ad essa, assumendone la visione del mondo, i valori e le pratiche (La Fromboise

et al., 1993). Questa prospettiva è stata adottata da alcuni tra i primi lavori

sull’acculturazione di taglio prettamente psicologico, che hanno sostenuto che forti legami

etnici con il proprio gruppo di origine impedirebbero di stabilire legami altrettanto forti con

la cultura di accoglienza e viceversa (Andujo, 1988; Simic, 1987; Makabe, 1979). Le due

culture, quella di origine e quella di accoglienza, sarebbero così mutuamente escludentesi e

risulterebbe psicologicamente problematico mantenerle entrambe (Johnston, 1976; Sung,

1985).

1.2.1.1 Il modello bidimensionale

Una prospettiva diversa è, invece, quella che considera l’acculturazione come un

processo articolato, fondato sull’interazione tra due dimensionale. Il modello

dell’acculturazione di Berry (Berry et al., 1986; Berry, 1997; 2001; 2003, 2006), prevede,

infatti, la presenza contemporanea di due dimensioni indipendenti tra loro: il

mantenimento dei legami con la propria cultura d’origine e con le proprie radici da un lato

e la creazione ed il mantenimento di legami con la cultura d’accoglienza dall’altro. Tale

modello è attualmente il più diffuso nella letteratura psicologica, anche perché esso è stato,

nel tempo, sottoposto a numerose verifiche empiriche che ne hanno confermato la validità

(Sam & Berry, 2006). In questa prospettiva, l’acculturazione può essere definite secondo

quanto proposto già nel 1936 da Redfield, Linton e Herskovitz come “those phenomena which

result when groups of individuals having different cultures come into continuous first-hand contact, with

subsequent changes in the original culture patterns of either or both groups”. Il concetto di

“acculturazione” descrive, infatti, tanto il processo quanto il risultato dell’incontro tra due

culture diverse, in termini di cambiamenti più ampi a livello societario, cambiamenti negli

atteggiamenti, valori e comportamenti dei membri di entrambe le culture (Berry, 1997;

2001), quella di origine e quella di accoglienza.

Quelli che Sam (2006) definisce i “building blocks” del processo di acculturazione sono

tre: il contatto, l’influenza reciproca ed il cambiamento.

1) Il contatto tra membri di due culture diverse rappresenta la condizione

indispensabile perché il processo di acculturazione abbia inizio. La durata di tale

contatto può non essere rilevante, nella misura in cui l’incontro genera dei

cambiamenti (Sam & Berry, 2006): alcuni autori, infatti descrivono i processi di

acculturazione che entrano in gioco anche nel caso di categorie di persone che si

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13 Capitolo 1. Migrazione e processi di acculturazione nell’incontro tra culture.

trovano solo temporaneamente in contatto con una cultura straniera (ad esempio

gli studenti internazionali – Bochner, 2006). Anche le forme del contatto possono

differire: Berry (1990), ad esempio, ha descritto tre dimensioni lungo le quali può

variare l’acculturazione di individui e gruppi: a) volontaria – involontaria; b)

stanziale – migrante; c) permanente – temporanea.

2) L’influenza reciproca costituisce un ulteriore elemento fondante del

processo di acculturazione. Tale concetto risulta particolarmente rilevante (Berry,

2001; 1997; Bourhis et al., 1997), poiché evidenzia come non si tratti di

un’influenza maggioritaria di un gruppo dominante su uno minoritario (sebbene

processi di influenza possano effettivamente avere luogo), quanto piuttosto di

cambiamenti che coinvolgono entrambi i gruppi. Sam (2006) distingue tre

tipologie di acculturazione, che dipendono dalla forma assunta dall’influenza

reciproca: acculturazione “cieca”, cioè che avviene involontariamente e senza

consapevolezza; “imposta”, in cui risulta dominante l’influenza di un gruppo

sull’altro; “democratica”, fondata sul riconoscimento e rispetto reciproco ed in cui

il cambiamento è ricercato attivamente e non “lasciato accadere”.

3) Il cambiamento è l’ultimo elemento necessario per definire l’acculturazione.

In quanto tale esso può descrivere tanto il processo quanto il risultato. Berry

(1991) ha sostenuto che i cambiamenti conseguenti all’acculturazione possano

essere di tipo fisico, politico, economico, sociale e culturale, oltre che,

naturalmente, psicologico. Per quanto riguarda i cambiamenti psicologici, la

ricerca ha messo in luce come questi si riferiscano all’area affettiva,

comportamentale e cognitiva (Berry & Sam, 1997) e possano essere sintetizzati

con l’acronimo ABC (affective, behavioral, cognitive). Mentre tali cambiamenti possono

essere oggetto di studio quando il focus è sugli effetti a breve termine

dell’acculturazione, nel lungo periodo diventa rilevante il processo di adattamento

(Searle & Ward, 1990). In particolare Ward (2001) ha distinto l’adattamento

psicologico, che concerne il benessere psico-emozionale e la soddisfazione

personale, dall’adattamento socioculturale, che riguarda, invece, l’acquisizione di

abilità “culturalmente appropriate” per negoziare con e vivere dentro una

determinata cultura ed a cui ci riferisce con il termine di “cultural learning”

(Masgoret & Ward, 2006).

Il modello di Berry (Berry, 2006; Berry, 2001; Berry, 1997; Berry et al., 1989), descrive le

possibili strategie di acculturazione che individui e gruppi mettono in atto nella relazione

con una cultura diversa dalla propria. Esso si fonda sulla distinzione tra orientamenti verso

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14 Capitolo 1. Migrazione e processi di acculturazione nell’incontro tra culture.

il proprio gruppo e verso l’altro gruppo (Berry, 1980; 1974; 1970): in particolare prevede

che ciascun individuo si ponga su un continuum relativamente a due dimensioni: la

continuità culturale, cioè il mantenimento della cultura d’origine, ed il contatto, cioè la

ricerca di relazioni con membri dell’altro gruppo. Ciascun individuo può posizionarsi tra il

rifiuto totale e l’accettazione incondizionata lungo l’una e l’altra dimensione, dando luogo a

quattro strategie nelle relazioni interculturali:

- Integrazione: questa strategia viene messa in atto da coloro che sono

interessati tanto a mantenere la propria cultura d’origine, quanto ad intraprendere

interazioni quotidiane e significative con i membri della cultura di accoglienza. In

questo caso, mentre viene mantenuto un certo grado di identità culturale, gli

individui cercano di essere membri attivi della più ampia società in cui vivono,

partecipandovi attivamente.

- Assimilazione: questa strategia è definita da una sorta di “appiattimento”

sulla cultura di accoglienza e caratterizza quegli individui che non ritengono la

propria origine un valore da mantenere, mentre sono interessati a conoscere ed

assumere la nuova cultura, attraverso scambi frequenti e significativi con i suoi

membri.

- Separazione: questa strategia viene messa in atto da coloro che vedono

come valore esclusivamente la propria origine ed evitano il contatto con i membri

della cultura di accoglienza. In questo caso, la propria identità culturale di origine

viene fortemente preservata, mentre è scarso l’interesse per la creazione di relazioni

significative con membri della nuova cultura.

- Marginalizzazione: questa strategia caratterizza coloro che non desiderano

mantenere la propria cultura d’origine e neppure intraprendere relazioni positive con

la cultura di accoglienza.

Diversi lavori empirici hanno mostrato che la strategia integrativa è, fra tutte, quella

associata a maggior benessere psicologico, a maggior soddisfazione ed a migliori esiti in una

varietà di contesti (Berry et al., 2006; Sam, 2006b). Inoltre, l’integrazione risulta anche la

strategia di acculturazione preferita dai membri di gruppi minoritari, seguita

dall’assimilazione e dalla separazione, ed infine dalla marginalizzazione (Berry & Sam, 1997;

Van Oudenhoven et al., 1998; Van de Vijver et al., 1999; Ward & Rana-Deuba, 1999; Ryder

et al., 2000; Kosic et al., 2004; Sam & Berry, 2006).

Come sottolinea lo stesso Berry (2001), tale modello presuppone che i membri dei

gruppi minoritari migranti possano liberamente scegliere quale delle quattro strategie

mettere in atto, sulla base delle proprie attitudini e della propria storia personale. Tuttavia,

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15 Capitolo 1. Migrazione e processi di acculturazione nell’incontro tra culture.

poiché il processo di acculturazione non avviene nel vuoto sociale, non sempre la società di

accoglienza fornisce un contesto ugualmente disponibile alla messa in atto delle quattro

strategie di acculturazione. Infatti, a volte, il gruppo dominante rende possibili e rinforza

soltanto un certo tipo di relazioni o costringe entro limiti determinati la scelta della strategia

di acculturazione da parte del gruppo minoritario (Berry, 2006; 2001). Per tale ragione,

l’acculturazione è un processo che richiede una “mutual accomodation” (Sam & Berry, 2006)

da parte di entrambi i gruppi coinvolti.

Nei suoi lavori più recenti, per dare conto di tale fenomeno, Berry (2001; 2003; 2004;

2006) ha posto l’accento sugli atteggiamenti della società di accoglienza relativamente alle

strategie di acculturazione, identificando una terza dimensione che contribuisce a

determinarle: gli orientamenti ideologici del gruppo dominante. Ad esempio, quando la

strategia dell’assimilazione viene ricercata dal gruppo dominante, si dà origine a quello che

Berry definisce “melting pot”. Quando è la strategia separativa ad essere rinforzata e

perseguita dalla società di accoglienza, si parla di “segregazione”, mentre se è la

marginalizzazione ad essere imposta dal gruppo dominante, viene definita una forma di

“esclusione” (Berry, 2006). La strategia dell’integrazione, infine, corrisponde ad un

orientamento ideologico esplicitamente multiculturale, in cui vengono realizzate

determinate condizioni ed atteggiamenti, quali l’accettazione della diversità culturale come

valore per la società, bassi livelli di pregiuidizi e discriminazione, atteggiamenti

reciprocamente positivi fra il gruppo dominante e gli specifici gruppi minoritari ed

un’identificazione positiva da parte di tutti gli individui con la società più vasta (Berry &

Kalin, 1995).

1.2.1.2 Il modello dell’acculturazione interattiva

A questo proposito, Bourhis ed i suoi colleghi (1997) hanno proposto un modello, che

per molti versi ricalca le strategie già descritte da Berry, relativo agli atteggiamenti della

società d’accoglienza nei confronti dei membri dei gruppi minoritari migranti. Anche il

Modello dell’Acculturazione Interattiva (Interactive Acculturation Model, IAM) prevede quattro

possibili strategie di relazione messe in atto dai membri del gruppo dominante, in

dipendenza dagli atteggiamenti relativi all’interazione con i gruppi minoritari:

- integrazione: la società d’accoglienza ritiene un valore tanto che i membri

dei gruppi minoritari mantengano la propria origine culturale, quanto che adottino la

nuova identità culturale, caratteristica del paese d’accoglienza;

- assimilazione: i membri della società d’accoglienza ritengono che i gruppi

minoritari debbano acquisire la nuova cultura, senza mantenere quella d’origine;

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16 Capitolo 1. Migrazione e processi di acculturazione nell’incontro tra culture.

- separazione: in questo caso la società d’accoglienza considera un valore la

possibilità che i gruppi minoritari mantengano la propria identità culturale, senza

ricercare un contatto con la nuova cultura;

- anomia/individualismo: i membri della società d’accoglienza non ritengono

un valore il fatto che i gruppi minoritari mantengano la propria identità culturale

d’origine, né che ne acquisiscano una nuova attraverso il contatto con la nuova

cultura.

Tuttavia il modello IAM introduce una componente rilevante, cioè gli esiti interpersonali

e relazionali che sono il prodotto delle strategie di acculturazione della comunità immigrata

e di quella d’accoglienza. Secondo lo IAM, infatti, l’accordo tra le strategie d’acculturazione

espresse dagli immigrati e dai membri della società d’accoglienza influisce in maniera

rilevante sia sulle relazioni tra i gruppi che su un’acculturazione riuscita. Ad esempio, se un

gruppo minoritario preferisce l’integrazione e la comunità di accoglienza assegna essa stessa

valore all’integrazione con la comunità “altra”, le relazioni tra le due comunità sono definite

come consensuali, associandosi così a migliori relazioni intergruppi (Bourhis et al., 1997).

Alcuni lavori, condotti utilizzando tale modello, hanno mostrato che ci sono differenze tra

gruppi dominanti e gruppi minoritari nella scelta della strategia di acculturazione preferita e

che l’atteggiamento si modifica a seconda dello specifico gruppo preso in considerazione

(Piontowski et al., 2000; Phalet & Kosic, 2006).

1.2.2 Gli studi sull’identità etnica

Un altro filone di ricerca molto fecondo relativo ai processi conseguenti l’incontro tra

culture è quello relativo all’identità etnica, costrutto che si riferisce al “senso di

appartenenza al proprio gruppo etnico” (Phinney & Ong, 2007) ed alla rilevanza

psicologica che gli individui attribuiscono ad esso (Phinney, 1990; Mancini, 2006). Il

concetto di identità fa riferimento all’immagine che un individuo si fa di se stesso, derivante

dalla categorizzazione di sé come appartenente ad uno o più gruppi socialmente definiti,

insieme al valore ed al significato emotivo attribuito a tale appartenenza (Tajfel & Turner,

1979). L’identità etnica costituisce, pertanto, una parte dell’identità sociale e può avere una

differente salienza gerarchica, a volte implicita, nell’organizzazione del sistema del sé

(Ashmore et al., 2004). Essa non è, inoltre, una caratteristica stabile, statica e permanente,

ma si modifica continuamente in risposta agli eventi di vita ed alle situazioni, richiedendo

un continuo processo di negoziazione a diversi livelli, sulla base dell’esperienza migratoria e

di contatto culturale degli individui (Mancini, 2001). Il contatto con una nuova cultura

conduce, infatti, inevitabilmente l’individuo verso la ridefinizione di diversi aspetti del sé e

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17 Capitolo 1. Migrazione e processi di acculturazione nell’incontro tra culture.

la riorganizzazione della propria identità personale e sociale insieme a quelle che Horenczyk

(1996) definisce sotto-identità, cioè quegli aspetti di sé che da un lato entrano in relazione con

l’appartenenza alla nuova cultura e dall’altro sono legati alle tradizioni e ai valori della

propria.

Da tempo il costrutto dell’identità etnica è considerato centrale per il funzionamento

psicologico degli adolescenti e degli adulti appartenenti a minoranze etniche nei diversi

Paesi (Phinney, 1990, Phinney et al. 2001). Poiché ogni individuo tende a modellare la

propria identità sulle richieste e sui valori dell’ambiente e della cultura circostante (Phinney,

1990), è possibile che il processo di costruzione dell’identità divenga particolarmente

complesso nelle persone migranti, che spesso si confrontano con contesti culturalmente

non omogenei a quello di provenienza, in quanto ad abitudini, modi di vita e valori

(Poderico, Venuti & Marcone, 2003). La separazione da persone, luoghi e riferimenti

simbolici consolidati può causare sentimenti di perdita e scarso senso di continuità in se

stessi e con le proprie radici (Gozzoli & Regalia). L’identità, inoltre, potrebbe subire una

frattura, dovuta al fatto che l’individuo migrante, pur non disponendo dei mezzi e degli

spazi per continuare a vivere secondo i propri modelli culturali, non si sente ancora parte

del nuovo contesto (Mazzara, 2007).

Già Tajfel (1978) aveva riconosciuto l’esistenza di differenti strategie di affermazione o

difesa della propria identità etnica, atte al mantenimento dell’autostima. In particolare tali

strategie si collocano lungo un continuum, ad un estremo del quale si trovano i tentativi di

uscita dal proprio gruppo di appartenenza, mentre all’altro estremo i tentativi di

rivalutazione del gruppo e della sua posizione rispetto agli altri. Abbandonare

psicologicamente il gruppo al quale originariamente si appartiene identificandosi con la

cultura autoctona – strategia definita da Tajfel (1978) individuale o di mobilità sociale –

permette a coloro che appartengono alle minoranze etniche di ristabilire un’identità sociale

positiva, cercando di assimilarsi alla cultura ospitante (Mancini, 2006). L’alternativa di

rimanere all’interno del proprio gruppo etnico, invece, comporta l’adozione di strategie

collettive basate sul cambiamento sociale. Come evidenziato da Turner (1987), inoltre, nel caso

della mobilità sociale le persone saranno portate ad enfatizzare gli aspetti personali

dell’identità, mentre nel secondo caso tenderanno a salvaguardare gli aspetti sociali

dell’immagine che esse hanno di se stesse. La scelta dell’una o dell’altra strategia è

condizionata da una molteplicità di fattori psicologici e sociali e dalla loro interazione in

specifici contesti. Tale prospettiva enfatizza, infatti, i processi di confronto sociale messi in

atto dagli individui rispetto alle diverse appartenenze di gruppo.

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18 Capitolo 1. Migrazione e processi di acculturazione nell’incontro tra culture.

Il costrutto di identità etnica è stato studiato, in anni più recenti, principalmente

all’interno dei percorsi migratori degli individui, in particolare giovani (Phinney, 1990;

Mancini, 2006), poiché essi sono chiamati, in virtù della specifica fase evolutiva che

attraversano, a costruire la propria identità anche in relazione all’esperienza della

migrazione ed a formare una rappresentazione di sé coerente ed integrata. Numerosi studi

hanno mostrato che una forte identità etnica degli adolescenti è associata positivamente ad

un maggior benessere psicologico, ad una migliore autostima – che può servire da fattore

protettivo nei confronti della percezione di discriminazione – ed a più ottimismo (Roberts

et al., 1999). Phinney (1996) ha evidenziato, inoltre, come il possedere un senso di identità

etnica forte e sicuro sia legato, seppur indirettamente, ad atteggiamenti più favorevoli nei

confronti di altri gruppi etnici.

1.2.2.1 Processi di negoziazione dell’identità etnica

L’identità etnica, così come è definita e concettualizzata in letteratura, risulta un

costrutto articolato, la cui complessità deriva tanto dai cambiamenti cui è soggetta nel corso

del tempo, quanto dai numerosi fattori che sono implicati nella sua costruzione e

mantenimento. Mancini (2006) ha parlato, infatti, di processi di negoziazione dell’identità

etnica, proprio per sottolinearne gli aspetti dinamici e processuali, in uno scambio continuo

con il contesto relazionale e sociale esterno. L’autrice ha indicato 4 differenti livelli in cui

possono avvenire i processi di negoziazione dell’identità in seguito ad un’esperienza

migratoria:

1) livello individuale: ci si riferisce a tutti quei fattori di tipo individuale che sono

implicati nella costruzione dell’identità etnica. Oltre alle caratteristiche socio-

demografiche, sono rilevanti quelle cognitive o di personalità (Kosic et al., 2004) e le

aspettative relative al percorso migratorio (Losi, 2000);

2) livello intersoggettivo: è relativo ai processi di socializzazione ed acculturazione

familiare, rispetto anche alla strutturazione delle comunità etniche di appartenenza.

Numerose ricerche internazionali hanno mostrato che a questo livello la

negoziazione dell’identità etnica è più difficoltosa per i cosiddetti “immigrati di

seconda generazione4” (Phinney & Rosenthal, 1992; Rotheram & Wyche, 1994). Gli

4 Si definiscono solitamente “seconde generazioni” di immigrati i minori figli di cittadini stranieri nella

società ospitante (Ambrosini e Molina, 2004). In tale categoria concettuale rientrano situazioni diverse, che vanno dai bambini nati e cresciuti nel nuovo Paese, agli adolescenti ricongiunti dopo aver compiuto un ampio processo di socializzazione nel paese d’origine, ai figli di coppie interculturali, ai minori giunti con adozioni internazionali, a quelli rifugiati e ai piccoli nomadi, che nel sistema scolastico vengono equiparati ai minori di origine straniera, in quanto classificati come portatori di eterogeneità culturale. Rumbaut (1997), tentando di

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19 Capitolo 1. Migrazione e processi di acculturazione nell’incontro tra culture.

stili di acculturazione adottati dalle famiglie d’origine sembrano, infatti, essere

particolarmente rilevanti rispetto alla possibilità dei figli di costruire la propria

identità etnica (Mancini, 2006; Farver et al., 2002);

3) livello intergruppi: si fa riferimento alle differenze di status tra gruppi etnici

maggioritari e minoritari ed al loro reciproco riconoscimento sociale. Tra i fattori

che influenzano l’identità etnica vi sono senza dubbio le specifiche condizioni degli

immigrati – profughi, rifugiati politici, volontari, ecc – (Gudykunst, 1983), la

gerarchia etnica presente nelle rappresentazioni del gruppo maggioritario (Panari,

2008), ma anche il livello di consapevolezza culturale e il riconoscimento degli

stereotipi e dei pregiudizi che spesso orientano le relazioni intergruppi (Leslie &

Letiecq, 2004);

4) livello socio-culturale: si tratta di quei fattori che hanno a che fare con il contesto

storico-sociale di riferimento, come la distanza culturale (Davolo & Mancini, 2004)

oppure gli orientamenti culturali prevalenti nel Paese d’origine e in quello

d’accoglienza5 (Mancini, 2006), come pure le caratteristiche dei percorsi storici e

delle scelte politiche relative all’immigrazione (Sabatier & Berry, 1994).

L’articolazione di questi quattro livelli rende conto della complessità dei processi che

sono implicati nella negoziazione dell’identità etnica. Sebbene in questa esposizione il

riferimento prevalente sia stato alla prospettiva dell’individuo migrante in un Paese

d’accoglienza, molti di questi processi riguardano anche le comunità ospitanti, i cui membri

sono chiamati a ridefinirsi in relazione al crescente multiculturalismo delle società moderne.

1.2.3 La prospettiva della Psicologia Culturale

Anche dalla prospettiva della psicologia culturale le opportunità offerte dall’apertura di

tradizionali confini nazionali, dalle nuove politiche comunitarie, dalla globalizzazione

economica e culturale e dalle innovazioni tecnologiche, richiedono alle persone continui

mutamenti di atteggiamento per poter entrare in contatto e confrontarsi con le persone

appartenenti a società eterogenee che ora si trovano a vivere fianco a fianco.

scomporre tale complessità, ha parlato di “generazione 1,5”, che ha cominciato il processo di socializzazione e la scuola primaria nel paese d’origine, ma ha successivamente completato l’educazione scolastica all’estero; “generazione 1,25”, emigrata tra i 13 e i 17 anni; “generazione 1,75”, trasferita all’estero in età prescolare (0-5 anni).

5 Gli orientamenti culturali sui quali si è concentrata molta parte della ricerca sociale sono l’individualismo ed il collettivismo (Triandis et al., 1986). Il primo sarebbe prevalente in Europa occidentale, Nord America ed Australia, mentre il secondo in Asia, Africa e America Latina (Hofstede, 1980). Tra le caratteristiche che differenziano i due orientamenti vi è la rappresentazione di sé - autonomo vs interdipendente – (Markus & Kitayama, 1991) ed il modo di concepire le relazioni sociali – basate su costi/benefici vs enfatizzate anche quando svantaggiose (Triandis, 1995).

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20 Capitolo 1. Migrazione e processi di acculturazione nell’incontro tra culture.

Tale prospettiva affronta le problematiche connesse con l’incontro tra culture in un

modo parzialmente diverso – e spesso in opposizione – rispetto agli approcci teorici

riportati in precedenza: in primo luogo i teorici della prospettiva interculturale ritengono

che l’immigrazione sia solo uno dei fenomeni che definiscono l’intercultura e soprattutto

che essa abbia a che fare non soltanto con gli “immigrati”, ma con tutti (Mantovani, 2008).

La frequente esperienza di contatto e di interconnessione in cui “noi” viviamo in mezzo a

“loro” e “loro” vivono in mezzo a “noi” (terminologia usata da Geertz, 1995) porta a dei

cambiamenti che riguardano sia “noi” che “loro” (Mantovani, 2004).

Lo stesso termine “intercultura” viene definito in opposizione a quello di “ on

correntem”. Mantovani (2008) identifica, infatti, tre presupposti delle teorie definite

“multiculturali”, che la prospettiva interculturale respinge:

- la concezione reificata della cultura, secondo la quale le culture sono “cose”

che caratterizzano gruppi diversi di persone, in base a determinate “proprietà”, sono

monolitiche ed omogenee al loro interno;

- la presenza di una sola identità culturale;

- l’esistenza di barriere impenetrabili tra le culture.

La prospettiva interculturale, infatti, volge l’attenzione principalmente agli aspetti

dinamici ed alle opportunità di cambiamento a livello sociale, possibili in una realtà

caratterizzata dalla presenza di culture diverse (Marazzi, 1998). L’intercultura presuppone

un incontro produttivo nel quale le mutue identità siano ridefinite ai fini della ricerca di

nuovi “stili di interazione”. Tale accento sugli aspetti dinamici e processuali rimanda alla

concezione “narrativa” o processuale delle culture proposta da Mantovani (1998), che, nel

centrare l’attenzione sui processi di co-costruzione della realtà sociale attraverso il

linguaggio, considera le culture come sistemi aperti e comunicanti, come “spazi di scambio”

sulle cui “frontiere” si costruisce il dialogo ed il confronto. Le appartenenze e le identità

sono considerate, non tanto nella loro forma statica di categorizzazioni normative e rigide

che alzano barriere e definiscono confini, quanto piuttosto come risorse flessibili per

l’azione e come narrazioni condivise (Mantovani, 2004). Concepire le culture come realtà

omogenee non è di aiuto a vivere in un mondo al tempo stesso sempre più locale e sempre

più globale. Più adeguato sarebbe riconoscere che identità e culture differenti

rappresentano aree di scambio, di volta in volta condivise o contestate dalle stesse persone

che ne fanno parte. Per l’autore, quindi, gli spazi tra i vari tasselli di un mosaico

multiculturale, non devono rappresentare barriere erette in nome dell’appartenenza, ma

spazi in cui dei “noi” vivono in mezzo a dei “loro”, ciascuno con un volto ed una storia

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21 Capitolo 1. Migrazione e processi di acculturazione nell’incontro tra culture.

tutta sua. Le persone possono avere, infatti, diverse identità, fluide e flessibili, costruite

attraverso le interazioni discorsive della vita quotidiana (Mantovani, 2008).

Il termine “multicultura”, invece, si riferisce ad una situazione di fatto, indicando una

realtà in cui sono presenti individui e gruppi di etnie e culture diverse, che coesistono in

uno stesso luogo geografico, ma statica e priva di incontri reciprocamente fertili. Parlare di

multicultura, secondo la prospettiva interculturale, promuove una visione di

“appartenenza” degli individui a specifiche comunità o gruppi, rendendo statico e rigido il

concetto stesso di cultura. Le differenze tra gli individui vengono in questo caso percepite

come assolutamente inconciliabili o come eminentemente quantitative, lungo un

continuum che va dall’assenza totale alla presenza di differenze tra gli individui su ogni

aspetto. Entro tale visione non esiste un confronto vero tra le culture, poiché, se nel primo

caso esso non si pone proprio, nel secondo esso viene effettuato con gli strumenti ed i

costrutti propri di una sola delle culture, approdando a quell’atteggiamento etnocentrico

che spesso caratterizza i tentativi di dialogo (Mantovani et al., 2006).

La ricerca nella prospettiva interculturale è condotta con metodologie prevalentemente

qualitative e basate sull’analisi contestuale e del discorso, senza ricercare differenze tra

specifici gruppi etnici, ma indagando situazioni in cui il tema delle differenze sia in primo

piano, come ad esempio le relazioni delle coppie “miste” (Mantovani, 2008).

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22 Capitolo 2: Le relazioni di coppia nei contesti socio-culturali occidentali

CAPITOLO 2

Le relazioni di coppia nei contesti socio-culturali occidentali

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23 Capitolo 2: Le relazioni di coppia nei contesti socio-culturali occidentali

Le close relationships

I fenomeni interpersonali, riferiti cioè alla interazione di un individuo con altri e a ciò

che avviene all’interno di questa interazione, costituiscono un oggetto di studio rilevante

per la psicologia sociale. Kelley, in un contributo del 2000 riguardo l’oggetto di studio più

adatto per la psicologia sociale, riconosce che esso è “the study of interaction and its immediate

determinants and consequences”. Già Lewin (1936; 1951), infatti, aveva riconosciuto come il

comportamento dell’individuo non possa essere pensato e studiato se non nella sua

relazione con l’ambiente esterno, formalizzando tale concezione nella nota equazione C =

f(P,A). Il concetto di interdipendenza tra persona e ambiente è stato più tardi ripreso e

sviluppato da Thibaut e Kelley (1959) nel loro lavoro sulla psicologia dei gruppi, e nei

lavori successivi sulle relazioni interpersonali (Kelley, 1979; Kelley et al., 1983)6. Come

sottolineano Berscheid e Reis (1998) nel loro capitolo sull’Handbook of Social Psychology, la

psicologia sociale è da tempo diventata una disciplina che contribuisce in maniera

determinante allo studio delle relazioni interpersonali, ed in particolare di quelle che la

letteratura anglofona definisce close relationships. Anche Kelley (2000) sottolinea come le

close relationships siano un oggetto di studio particolarmente rilevante, poiché permettono

di analizzare l’interazione tra fattori personali e contestuali, situandosi così al cuore di una

psicologia sociale veramente “sociale”.

2.1 Alcune preliminari definizioni

Il concetto di relazione interpersonale non è di semplice definizione. A livello di

percezione individuale è possibile definire la relazione sulla base delle auto-valutazioni degli

individui coinvolti; tuttavia già da tempo è stato riconosciuto (Christensen et al., 1983)

come questo metodo comporti la possibilità di non ottenere una rappresentazione

condivisa a causa della discrepanza spesso esistente tra i partner nella relazione. Tra gli altri,

sembra che un ruolo importante sia giocato in questo ambito dalle differenze di genere:

uomini e donne sembrano valutare e gestire le proprie relazioni in maniera spesso diversa

(Dindia & Canary, 2006). Una definizione di relazione interpersonale più adatta ed

attualmente più condivisa dagli psicologi che lavorano in questo ambito (Berscheid & Reis,

1998; Hendrick & Hendrick, 2000) si situa, invece, a livello diadico. Sarason et al. (1995)

sottolineano, ad esempio, che “relationships reflect patterns of interaction between two people whose

appraisal of relationships develop in the context of their ongoing interactions”. La relazione in quanto

6 Del concetto di interdipendenza e della teoria che da esso prende il nome si dirà in maniera più approfondita nel sotto-paragrafo successivo.

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24 Capitolo 2: Le relazioni di coppia nei contesti socio-culturali occidentali

tale non risiede in nessuno degli individui coinvolti, ma ha proprietà emergenti

dall’interazione. Per poter parlare di relazione, è perciò necessario che i due partner

interagiscano e che i comportamenti di ciascuno siano influenzati da tale interazione: ciò

che definisce, quindi, più propriamente una relazione è l’interdipendenza tra i partner.

Anche la definizione del termine “closeness”, non del tutto traducibile in italiano, se non a

costo di perderne importanti sfumature di significato, non è agevole. Anche in questo caso

le persone ne danno interpretazioni soggettivamente diverse secondo il genere (Mashek &

Aron, 2004) e la cultura (Markus & Kitayama, 1991). Clark e Mills (1979) hanno definito le

relazioni close come relazioni con un “communal character”, in cui i partner sono motivati ad

agire per i bisogni dell’altro, indipendentemente dall’aspettativa di esiti favorevoli per sé.

Kelley et al. (1983) hanno evidenziato che una relazione può essere definita close quando i

partner hanno un’alta interdipendenza reciproca, cioè quando il comportamento dell’uno

influenza quello dell’altro e viceversa, ripetutamente nel tempo, rispetto a differenti tipi di

comportamento ed in maniera significativa.

Una definizione di closeness molto circostanziata e supportata da numerosi dati empirici è

quella fornita da Aron (2003; Aron & Aron, 1997; Aron et al., 1991; 1992; 1998; 2000;

2004), secondo il quale una relazione può essere considerata close quando l’altro viene

incluso nella rappresentazione di sé. Il modello è stato chiamato self-expanding, poiché ciò

che l’autore sottolinea è come il concetto di sé degli individui venga modificato dalle

relazioni significative che essi instaurano. Esso fu originariamente sviluppato per spiegare la

motivazione ad iniziare e mantenere una relazione (Aron & Aron, 1997; Aron et al., 2001).

Le persone sono motivate a rafforzare le capacità del sé attraverso l’accumulo di

conoscenze, esperienze, identità e altre risorse: fare questo all’interno di relazioni

significative provoca negli individui la percezione dell’espansione di sé (Lewandowski et al.,

2006). L’inclusione dell’altro nel sé è la seconda componente prevista dal modello e

consiste nella parziale sovrapposizione della rappresentazione di sé con la rappresentazione

del partner (Aron et al., 2004). Questo secondo aspetto è quello che definisce in maniera

più appropriata la closeness della relazione. L’inclusione dell’altro nel concetto di sé

costituisce la motivazione principale per l’instaurarsi di una relazione, mentre una rapida

espansione del sé attraverso la relazione stessa costituisce la motivazione principale per

mantenerla ed approfondirla (Lewandowski et al., 2006). Rispetto al concetto di closeness, il

gruppo di Aron, attraverso un lavoro psicometrico di validazione di una scala appropriata, è

giunto anche alla distinzione di due fattori: “feeling close” e “behaving close” (Aron et al., 1992).

Al primo fattore si riferiscono aspetti quali l’inclusione dell’altro nel concetto di sé e

l’intimità percepita, mentre al secondo fattore si riferiscono dimensioni relative alla

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25 Capitolo 2: Le relazioni di coppia nei contesti socio-culturali occidentali

frequenza, all’intensità ed alla diversità (cioè alla presenza in contesti differenti) di

comportamenti “close” nella relazione con il partner.

Date queste definizioni, è evidente come non sia possibile parlare di close relationship per

descrivere interazioni saltuarie e casuali tra individui. Tale termine deve essere riservato a

relazioni significative, caratterizzate da un certo grado di interdipendenza tra i partner e con

una certa durata temporale. Eccetto alcuni lavori molto interessanti sulle relazioni di

amicizia (Fehr 2004), la maggior parte della letteratura sulle close relationships si occupa di

relazioni di coppia. Qui si fa riferimento principalmente a tale tipologia di relazione stretta.

2.2 Cornici teoriche per lo studio delle close relationships

Un quadro teorico molto rilevante rispetto allo studio delle close relatioships è la teoria

dell’attaccamento, che sebbene nata in ambito evolutivo, per dar conto della nascita e dello

sviluppo del legame madre-bambino (Bowlby, 1980), è stata progressivamente estesa fino a

costituire una prospettiva di riferimento anche per le relazioni di coppia in età adulta

(Hazan & Shaver, 1987; Bartholomew & Horowitz, 1991). Attualmente, la versione più

recente di tale teoria (Shaver & Mikulincer, 2002) costituisce la cornice di riferimento per

numerosi lavori, che tanto in ambito di ricerca quanto in ambito clinico, studiano i processi

implicati nelle relazioni di coppia e come i legami di attaccamento li modellino (Mikulincer

& Shaver, 2005).

Nell’ambito della psicologia sociale, pure un’altra cornice teorica è molto utilizzata nello

studio delle close relationships, anche in virtù dei molti dati empirici ottenuti: la teoria

dell’interdipendenza, che nasce come quadro di riferimento comprensivo e analitico per

capire i processi interpersonali (Kelley & Thibaut, 1978). Il concetto chiave della teoria,

l’interdipendenza, appunto, definisce quel processo attraverso cui le persone in interazione

si influenzano reciprocamente, in particolare gli effetti che ciascuno dei partner produce

sulle motivazioni, le preferenze e i comportamenti dell’altro (Rusbult & Van Lange, 1996).

La teoria specifica, infatti, che l’interazione tra due partner può essere concettualizzata in

termini di bisogni, pensieri e motivazioni rispetto all’altro, nel contesto di una specifica

situazione sociale, da cui emerge l’interazione stessa (Holmes, 2002; Kelley et al., 1983). I

concetti-chiave di tale teoria sono due: la “struttura della situazione” da un lato ed il

“processo di trasformazione della motivazione” dall’altro. La struttura della situazione, che

è determinata dalle diverse possibili combinazioni di esiti previste dalle matrici (strumenti

teorici utilizzati al fine di ottenere una descrizione della situazione in un dato momento) è

definita da sei dimensioni:

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26 Capitolo 2: Le relazioni di coppia nei contesti socio-culturali occidentali

a) il livello di dipendenza, cioè il grado in cui gli esiti di un partner sono influenzati

dalle azioni dell’altro o dalle azioni congiunte di entrambi. I due partner possono

pertanto essere più o meno dipendenti, indipendenti o interdipendenti;

b) la reciprocità della dipendenza, cioè il grado in cui i partner dipendono

reciprocamente uno dall’altro. Peraltro questa dimensione ha a che fare con il

“potere” nella relazione, che in quanto tale è inestricabilmente legato alla

dipendenza;

c) la base della dipendenza, cioè il grado in cui ciascuna persona in interazione

percepisce che la dipendenza derivi dal controllo da parte del partner (scambio) o

dal controllo congiunto delle azioni (coordinazione);

d) la covariazione degli interessi, cioè il grado in cui gli interessi dei partner

corrispondono (corrispondenza vs. conflitto);

e) la struttura temporale, cioè l’estensione temporale di una situazione: a volte gli

obiettivi perseguiti in una relazione non sono, infatti, immediati, ma richiedono

step successivi e si realizzano lungo una dimensione cronologica;

f) l’informazione disponibile, cioè la quantità di informazioni disponibili per ciascun

partner ed il loro grado di certezza.

La struttura della situazione in un certo momento è fondamentale poiché costituisce

“l’affordance”, nel senso di Gibson (2000), degli esiti. Il termine “affordance” si riferisce a ciò

che tale situazione rende possibile o può attivare nelle persone in interazione (Kelley et al.,

1983). Inoltre la specificità della situazione costituisce un’affordance anche rispetto alle

disposizioni interpersonali, nel senso che le diverse situazioni, per via della loro struttura,

favoriscono l’espressione di certe disposizioni, piuttosto che di altre (Holmes, 2002).

Qui entra in gioco l’altro concetto-chiave della teoria: il processo di trasformazione della

motivazione. L’effetto immediato delle azioni dei partner in interazione su ciascun

individuo costituisce “la situazione data” (given situation), in cui vengono considerati solo gli

interessi personali (non quelli del partner, né quelli della relazione). Attraverso il processo

di trasformazione della motivazione, le persone introducono considerazioni più ampie e

rilevanti per entrambi i partner e per la relazione, tali da modificare la situazione data in

situazione effettiva (effective situation) (Rusbult & Van Lange, 2003). È interessante notare

come il processo trasformativo renda in gran parte “libero” l’individuo dal “controllo” della

situazione data. La teoria dell’interdipendenza riconosce, pertanto, l’individuo in

interazione come un soggetto attivo, che può scegliere i propri esiti e che non è

determinato meccanicamente dalla struttura della situazione: come sottolinea Kelley (2000),

“at the transformation step, the person as a unique social being is revealed: as an actor sensitive to the

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27 Capitolo 2: Le relazioni di coppia nei contesti socio-culturali occidentali

pattern of interdependence and, in the context and with a particolar partner, disposed to envy, altruism,

selfshness, dominance, patience or whatever the situation affords in the way of self-expression” (p. 7).

Secondo lo stesso Kelley (2000), tale processo di trasformazione della motivazione è molto

vicino al concetto lewiniano di “ristrutturazione del campo” (Lewin, 1951) e a quello di

“ristrutturazione cognitiva” dimostrato empiricamente da Mischel (1974). In questo

processo, gli individui possono essere guidati da tendenze abituali, una sorta di “regole”

(Holmes, 2002) dell’interazione, che rimandano a tre categorie concettualmente distinte

(Kelley et al., 1983; Rusbult & Van Lange, 1996):

1) le disposizioni interpersonali, definite come tendenze specifiche di un individuo a

rispondere in modo specifico ad uno specifico pattern di interdipendenza con

diversi partner di interazione. Rispetto a questo, Van Lange (2000), per esempio,

ha identificato diversi orientamenti, chiamati “social value orientations”, in particolare

due disposizioni “pro-self” (individualismo e competizione) e tre disposizioni on

corrent o “pro-relationship” (cooperazione, equità, generosità ), che si differenziano

secondo il peso attribuito ad esiti favorevoli per sé e/o per il partner. Le persone

individualiste in interazione con un partner, ad esempio, tendono a perseguire gli

esiti più positivi possibile per sé (MaxOwn), mentre i competitivi sono interessati

ad ottenere un esito migliore del partner, anche se non il migliore possibile

(MaxRel). Gli individui on corrent, invece, tendono a ricercare nelle interazioni

esiti che siano favorevoli ad entrambi o all’altro. In particolare le persone

cooperative tendono a modificare la situazione data nella direzione di un esito

congiunto, dove cioè il risultato migliore sia dato dalla scelta da parte di entrambi

dell’opzione migliore per l’altro (MaxJoint); le persone eque perseguono l’equità,

appunto, cioè la minor differenza possibile negli esiti dell’uno e dell’altro

(MinDiff), mentre le persone generose (altrove definite anche “altruiste” –

Rusbult & Van Lange, 2003) ricercano l’esito migliore per l’altro (MaxOther).

2) i motivi specifici per la relazione (“relationship-specific motives”), definiti come le

tendenze, specifiche per ciascun partner di interazione, a rispondere in maniera

specifica a specifici pattern di interdipendenza nel contesto di una specifica

relazione. Si tratta di orientamenti a ricercare determinati esiti con un partner

specifico, all’interno, quindi, di una certa relazione. Ad esempio, in riferimento

alle relazioni di coppia, il commitment (Rusbult, 1983, Agnew et al., 1998) o la fiducia

(Holmes & Rempel, 1989; Rempel et al., 2001) costituiscono motivi relazione-

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28 Capitolo 2: Le relazioni di coppia nei contesti socio-culturali occidentali

specifici, poiché si costruiscono all’interno di una specifica relazione con un certo

partner7.

3) le norme sociali, definite come tendenze basate su regole a rispondere in modo

specifico a specifici pattern di interdipendenza sia in una relazione specifica che

con partner diversi. Ci si riferisce qui tanto a norme codificate dal contesto sociale

e culturale di appartenenza (ad esempio i comportamenti legati all’espressione

della rabbia nella relazione), quanto a norme costruite in maniera specifica

all’interno di relazioni di lunga durata (Rusbult & Van Lange, 2003).

Oltre a queste tre categorie di fattori che entrano in gioco nel processo di

trasformazione della motivazione, che vengono anche definite “determinanti distali”, la

teoria dell’interdipendenza ne prevede altre, chiamate “determinanti prossimali”, relative ai

processi cognitivi ed emotivi di ogni individuo (Rusbult & Van Lange, 1996). Tali processi

hanno un ruolo importante nella trasformazione della motivazione poiché sono innanzi

tutto alla base della comprensione della situazione data: attraverso l’analisi del significato

(“meaning analysis”) della given situation, infatti, si generano interpretazioni cognitive e risposte

emotive che possono orientare il processo trasformativo stesso.

2.3 Processi che promuovono le relazioni

Nel loro recente lavoro, Ardone e Chiarolanza (2007) hanno definito i cosiddetti building

blocks delle relazioni affettive, cioè elementi che costituiscono le close relationships e che, se

posti a fondamento della relazione stessa sono in grado di promuoverne il benessere. Di

seguito saranno trattati alcuni di questi “mattoni” che costituiscono la base di ogni

relazione di coppia.

2.3.1 Il modello dell’investimento

Il paradigma teorico dell’interdipendenza ha costituito la base per numerosissimi lavori

empirici sulle relazioni di coppia, che esplorano alcuni di quelli che potremmo definire

processi pro-relationships, cioè processi interattivi che promuovono le relazioni.

Già da tempo Rusbult (1983) ha proposto un modello di investimento (Investment model)

per dare conto del mantenimento o meno di una relazione di coppia. I concetti chiave di

questo modello, che costituisce un’estensione della teoria dell’interdipendenza, sono la

7 Per un approfondimento dei lavori empirici riguardo i costrutti di commitment e fiducia nelle relazioni di coppia, si rimanda al paragrafo successivo.

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29 Capitolo 2: Le relazioni di coppia nei contesti socio-culturali occidentali

“dipendenza” ed il “commitment”, cioè l’impegno volto al mantenimento della relazione

stessa.

Secondo la teoria dell’interdipendenza (Kelley & Thibeaut, 1978), la dipendenza può

essere definita come il grado in cui i due partner hanno bisogno della relazione, in altre

parole come il livello in cui il benessere personale di ciascuno dei due è legato al

coinvolgimento nella relazione con l’altro. Essa è tanto maggiore quanto più la relazione è

soddisfacente e quanto minori sono le alternative disponibili.

Rusbult (1983; Drigotas & Rusbult, 1992; Agnew et al., 1998) ha ampliato tale modello,

sostenendo che il livello di dipendenza in una relazione di coppia dipenda da tre fattori:

- la soddisfazione, cioè i benefici e gli esiti positivi che ciascun partner riceve dalla

relazione;

- la qualità delle alternative, cioè gli esiti che ciascun individuo si aspetta da partner

diversi da quello attuale;

- l’investimento, cioè l’entità delle risorse che sono direttamente o indirettamente

legate alla relazione stessa.

La dipendenza aumenta all’aumentare della soddisfazione e del grado di investimento

nella relazione ed al diminuire delle alternative disponibili (Drigotas & Rusbult, 1992;

Agnew et al., 1998; Drigotas et al., 1999). Inoltre, un alta dipendenza tra i partner produce

l’esperienza psicologica del commitment, che è costituito da tre componenti (Arriaga et al.,

1997; Rusbult et al., 1998):

a) una componente conativa, cioè relativa agli aspetti motivazionali:

l’intenzione di mantenere la relazione (“intent to persist”);

b) una componente cognitiva: l’orientamento a lungo termine, che comporta

valutazioni delle conseguenze nel lungo periodo per le scelte operate

all’interno della relazione;

c) una componente affettiva: l’attaccamento psicologico al partner, cioè la

percezione che il proprio benessere emotivo sia influenzato dal partner e

dalla relazione.

I due concetti di dipendenza e commitment sono pertanto diversi, in quanto il primo

definisce gli aspetti “strutturali” della relazione (nel senso che la teoria dell’interdipendenza

dà alla “struttura della situazione”), mentre il secondo concerne lo stato soggettivo e

l’esperienza psicologica vissuta dai partner (Drigotas & Rusbult, 1992; Agnew et al., 1998).

Le componenti del commitment si estendono oltre quello che è possibile prevedere basandosi

sulla struttura della situazione (dipendenza): lavori empirici, infatti, hanno mostrato che il

livello di commitment in una relazione di coppia spiega alcuni comportamenti pro-relationships,

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30 Capitolo 2: Le relazioni di coppia nei contesti socio-culturali occidentali

oltre la varianza spiegata dalla soddisfazione, dalle alternative e dall’investimento (Van

Lange et al., 1997a; 1997b).

Drigotas, Safstrom e Gentilia (1999) suggeriscono che il livello di commitment

sperimentato in una relazione orienti in maniera specifica le reazioni dei partner sia a

situazioni familiari che a situazioni nuove e che favorisca la messa in atto di comportamenti

pro-relationships, anche quando questi implicano dei costi a livello di esiti individuali. Un alto

grado di commitment risulta, infatti, associato alla volontà di mantenere una relazione nel

tempo (Rusbult et al., 1998; Bui et al., 1996; Drigotas & Rusbult, 1992). Inoltre Agnew, Van

Lange, Rusbult e Langston (1998) hanno trovato che il commitment è associato a quella che

hanno definito “l’interdipendenza cognitiva”, cioè “a habit of thinking that supports

prorelationship motivation and behavior by increasing the accessibility of the partner and relationship”. I

partner che sperimentano livelli più alti di commitment nella loro relazione di coppia tendono

a pensare più spesso nei termini della relazione, piuttosto che in termini individuali,

provocando cambiamenti anche nella natura dell’identità personale e della rappresentazione

di sé: in questo senso, l’interdipendenza cognitiva è molto simile al concetto dell’inclusione

dell’altro nel sé della teoria dell’espansione del sé di Aron (Aron et al., 2004), già

brevemente delineata sopra.

Il commitment è considerato uno dei più potenti motivi relazione-specifici che entrano in

gioco nel processo di trasformazione della motivazione (Agnew et al., 1998; Rusbult et al.,

1998). Molti lavori empirici hanno, infatti, dimostrato che alti livelli di commitment sono

associati a specifici comportamenti di mantenimento della relazione: ad esempio i partner

molto impegnati nella relazione tendono a derogare o allontanare le alternative disponibili

(Johnson & Rusbult, 1989; Rusbult et al., 2000); a percepire la propria relazione come

migliore rispetto alle altre (Murray et al., 1996; Rusbult et al., 2000); ad avere un

orientamento a lungo termine nelle scelte e a considerare le conseguenze per la relazione,

oltre che per il partner (Drigotas et al. 1999); a evitare certi comportamenti, seppure

desiderati, per il bene della relazione, cioè ad essere disposti a “sacrificarsi” (Van Lange et

al., 1997); a mettere in atto comportamenti di accomodamento quando il partner si

comporta in modo negativo (Rusbult et al., 1991). Rispetto a quest’ultimo punto, è

interessante rilevare come gli autori abbiano proposto una tipologia di risposte che un

membro della coppia può mettere in atto ad un comportamento negativo del partner

(Rusbult et al., 1991, Yovetich & Rusbult, 1994). Tale tipologia, chiamata EVLN, dai nomi

delle quattro strategie di risposta, si basa su due dimensioni bipolari: attivo-passivo e

costruttivo-distruttivo; così le risposte ad un comportamento negativo del partner possono

essere:

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31 Capitolo 2: Le relazioni di coppia nei contesti socio-culturali occidentali

- Exit, o risposta attiva e distruttiva, consistente nel fare attivamente del male alla

relazione, ponendovi fine o minacciando di farlo, oppure abusando del partner o

gridandogli contro;

- Voice, o risposta attiva e costruttiva, consistente nel cercare di migliorare

attivamente le condizioni della relazione, ad esempio esprimendo chiaramente il

problema, cercando di risolverlo in modo costruttivo, chiedendo aiuto, cambiando

alcune parti di sé;

- Loyalty, o risposta passiva e costruttiva, consistente nell’aspettare passivamente ma

ottimisticamente che le cose migliorino;

- Neglect, o risposta passiva e distruttiva, consistente nell’ignorare il problema e

lasciare passivamente che la relazione si deteriori.

All’interno di questa tipologia, l’accomodamento è definito operativamente come la

tendenza ad inibire le risposte distruttive (Exit e Neglect) ed a favorire le risposte

costruttive (Voice e Loyalty). Livelli di commitment più elevato, insieme a maggiore

soddisfazione e a maggior investimento nella relazione, favoriscono l’espressione di

tendenze accomodative (Rusbult et al., 1991). Un lavoro recente su coppie sposate da poco

tempo (Kilpatrick et al., 2002), ha anche trovato che le risposte accomodative sono favorite

da quella che gi autori chiamano “empathic accuracy”, cioè dalla capacità di inferire in maniera

accurata il contenuto dei pensieri e dei sentimenti dell’altro.

2.3.2 Fiducia e capacità di perdonare il partner

In un interessante lavoro, Wieselquist, Rusbult, Foster e Agnew (1999) hanno testato un

modello basato sull’interdipendenza per spiegare in che modo il commitment ed i

comportamenti pro-relationship possano promuovere la relazione. In particolare gli autori

hanno ipotizzato il ruolo che il costrutto della fiducia svolgerebbe all’interno delle relazioni

di coppia.

La fiducia come fenomeno interpersonale, piuttosto che disposizionale, può essere

definita come l’aspettativa che un individuo ha rispetto al fatto che il partner si comporti in

modo da promuovere il soddisfacimento degli obiettivi desiderati (Rempel et al., 2001).

Holmes e Rempel (1989) hanno descritto la fiducia attraverso tre componenti: 1) la

“predictability”, cioè la credenza che il comportamento del partner sia stabile e coerente nel

tempo; 2) la “dependability”, cioè il fatto di contare sul proprio partner in quanto persona

onesta, affidabile e benevolente; 3) la “faith”, cioè la convinzione che il partner sia

intrinsecamente motivato ad essere responsivo.

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32 Capitolo 2: Le relazioni di coppia nei contesti socio-culturali occidentali

Wieselquist ed i suoi collaboratori (1999) ritengono che la fiducia possa essere una sorta

di “misura” della forza del commitment del partner: gli individui, in altre parole, si fidano

del partner che percepiscono come altamente impegnato nella relazione. Il modello da loro

proposto e verificato empiricamente prevede una “mutual cyclical growth” in cui: a) la

dipendenza di ciascun partner produce un aumento del commitment; b) il commitment favorisce

la messa in atto di comportamenti pro-relationships, che vengono percepiti come tali dal

partner; c) il riconoscimento del fatto che il partner agisce per il bene della relazione,

derogando interessi personali, rafforza la fiducia; d) a sua volta la fiducia aumenta la

dipendenza, rafforzando l’intero processo. Tale concezione della fiducia appare

particolarmente interessante, in quanto il costrutto viene ad essere definito come una

funzione di tre elementi: l’individuo, il partner e la situazione, esprimendo in questo la sua

natura eminentemente interpersonale.

Rusbult, Kumashiro, Finkel e Wildschut (2002) hanno sottolineato come la fiducia sia

un concetto rilevante anche per spiegare un altro processo trasformativo che dà origine a

comportamenti pro-relationships, di cui la letteratura recente sulle close relationships si è

occupata: la “forgiveness”, cioè la capacità di perdonare il partner, dopo un comportamento

che minaccia la relazione: gli autori parlano, rispetto a questo, di “tradimento”, inteso nel

suo senso più ampio di violazione di norme relazionali (Rusbult et al., 2002; Finkel et al.,

2002). In senso generale, McCullogh ed i suoi colleghi (1997) hanno definito la forgiveness

come quell’insieme di cambiamenti motivazionali che spingono un individuo a: a) non

ricambiare le offese subite dal partner; b) non allontanarsi emotivamente dal partner

(“estrangement”); c) riconciliarsi ed essere ben disposti verso il partner, indipendentemente

dal suo comportamento negativo. Ciò che caratterizza un comportamento di perdono è che

le risposte, in termini di pensieri, sentimenti e comportamenti, nei confronti di un partner

“trasgressore” diventano più positive o meno negative (McCullogh et al., 1998). Per tale

motivo, McCullogh, Pargament e Thorsen (2000) ritengono che una caratteristica

fondamentale della capacità di perdonare sia un “intraindividual prosocial change toward a

trangressor”. A questo proposito, in un lavoro che non ha studiato in maniera specifica le

relazioni di coppia, Karremans, Van Lange e Holland (2005) hanno trovato che la capacità

di perdonare un partner trasgressore ha effetti anche oltre la relazione specifica,

promovendo un generale orientamento prosociale.

Il cambiamento ipotizzato da McCullogh et al. (1998) è stato spiegato attraverso il

processo di trasformazione della motivazione, che determina una scelta comportamentale

nella direzione di una deroga degli interessi personali a favore degli interessi della relazione

(Rusbult et al., 2002). Infatti è stato sottolineato come il perdono sia influenzato non solo

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33 Capitolo 2: Le relazioni di coppia nei contesti socio-culturali occidentali

dalle caratteristiche di colui che perdona, ma anche dalla relazione e dalla situazione in cui

avviene la trasgressione (Hoyt et al., 2005). È stato, ad esempio, trovato che gli individui

sono più disposti a perdonare un’offesa quando questa è stata compiuta da un altro

significativo, perciò all’interno di una close relationship, piuttosto che da un conoscente o da

un estraneo (Takada & Ohbuchi, 2006). McCullogh ed i suoi colleghi (1998) ritengono che

il processo trasformativo che conduce al perdono di un’offesa subita da parte del partner

dipenda da due categorie di fattori: variabili socio-cognitive e di personalità, ascrivibili al

livello individuale, e determinanti relazionali, ascrivibili al livello delle motivazioni

relazione-specifiche. Tra le prime, un ruolo rilevante sembrano avere la tendenza alla

ruminazione e le capacità empatiche dell’individuo, che in maniera opposta influenzano la

capacità di perdonare (Paleari et al., 2005); la religiosità, che può rinforzare una visione del

perdono come mezzo normativo per risolvere le trasgressioni interpersonali (McCullogh &

Root, 2005); le tendenze vendicative (McCullogh et al., 2001); alcune caratteristiche di

personalità (McCullogh & Hoyt, 2002). Altre ricerche hanno mostrato che i partner sono

più disposti a perdonare quando ritengono che la trasgressione non sia stata intenzionale

(McCullogh et al., 2003) e quando le conseguenze negative per la vittima sono terminate

(Mullet & Girard, 2000).

2.3.3 Intimità

Il costrutto teorico dell’intimità si lega concettualmente a quello di closeness, di cui si è

discusso in apertura di capitolo, per fornire una definizione di close relationships. Infatti, la

letteratura anglofona parla spesso di closeness per descrivere l’elemento dell’intimità nella

relazione di coppia. Come hanno sottolineato Parks e Floyd (1996), closeness e intimità sono

due concetti fondamentali ma poco definiti e descritti. Attraverso uno studio empirico, gli

autori hanno rilevato i significati di <closeness> e <intimità> forniti dai 270 partecipanti:

sono emersi tredici significati diversi per il termine <closeness> e una media di tre significati

per <intimacy>, nello specifico <supporto>, <condivisione>, <interesse>. I rispondenti

hanno inoltre evidenziato due possibili relazioni tra i termini: metà dei partecipanti alla

ricerca ha definito questi due costrutti con gli stessi termini, mentre l’altra metà ha

enfatizzato differenze qualitative e quantitative. La principale differenza qualitativa emersa

riguarda il fatto che l’intimità implica una dimensione romantica e sessuale per un quarto

dei rispondenti; le differenze quantitative si riassumono nella credenza generale che una

relazione <intima> è molto più intensa rispetto a una relazione <vicina>.

Come sottolineano Laurenceau et al. (2005), sebbene molti teorici ritengano l’intimità un

elemento centrale nelle relazioni interpersonali ed in particolare nelle relazioni di coppia, si

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34 Capitolo 2: Le relazioni di coppia nei contesti socio-culturali occidentali

registra un’ampia variabilità nella sua definizione. Alcuni ritengono che abbia a che fare con

la reciprocità di comportamenti tesi a mantenere la vicinanza affettiva nella relazione,

mentre altri si sono concentrati sulle motivazioni che spingono gli individui a ricercare

esperienze intime.

Nel contesto delle relazioni affettive significative, Ardone e Chiarolanza (2007) hanno

individuato due aspetti principali dell’intimità: da un lato l’inclusione dell’altro nel sé,

secondo il modello di Aron (2003), dall’altro una dimensione di apertura di sé (self discosure),

che Rosenfeld (2000) definisce come il processo di auto rivelazione in grado di far accedere

il partner alla propria parte più privata. In ogni caso, l’intimità si connota come un atto

comunicativo (Canary & Dainton, 2002). In un rapporto di coppia, infatti, i due partner si

comunicano reciprocamente informazioni, pensieri ed emozioni; per poter parlare di

intimità, in effetti, è necessario che i partner stessi diano vita a scambi emozionali orientati

all’apertura di sé: gli scambi comunicativi, in questo senso, rappresentano un elemento

fondamentale per capire e studiare le close relationships (Reis & Rusbult, 2004).

Uno dei modelli dell’intimità più accreditati (Reis & Shaver, 1988) tenta di integrare

molteplici prospettive, descrivendo questa dimensione come il risultato di un processo

interpersonale nel quale la rivelazione di sé e la responsività del partner sono le chiavi di

interpretazione. In questa prospettiva l’intimità si sviluppa attraverso un procedimento

dinamico in cui l’individuo rivela informazioni personali importanti, pensieri e sentimenti al

partner, ricevendone risposta dal partner stesso. Secondo Reis e Shaver (1988), l’intimità

inizia a svilupparsi quando una persona (il mittente) comunica ad un’altra (il ricevente)

informazioni personali e rilevanti. Il “mittente” rivela informazioni, pensieri, sentimenti ma

anche emozioni, attraverso il comportamento non verbale. Succesivamente il “ricevente”

risponde al “mittente” rivelando anch’esso informazioni personali e importanti,

esprimendo emozioni e mettendo in atto una vasta gamma di comportamenti. L’intimità si

accresce, quindi, quando il partner capisce che la comunicazione dell’altro si dispiega

attraverso la rivelazione di sé, la comprensione e la cura. Nella maniera in cui gli individui

interpretano ed assimilano le loro esperienze in queste interazioni, essi si formano una

percezione generale che riflette l’accordo per cui la relazione può considerarsi intima (Reis

& Shaver, 1988). Il modello, che è supportato da numerosi risultati empirici (Laurenceau et

al., 2004) enfatizza, pertanto, come componenti fondamentali dell’intimità la “rivelazione

di sé” e la “responsività del partner”.

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35 Capitolo 2: Le relazioni di coppia nei contesti socio-culturali occidentali

2.4 Verso il benessere delle relazioni: la soddisfazione di coppia

La letteratura sulle close relationships ha da tempo individuato nella soddisfazione di coppia

un costrutto centrale, tanto nella ricerca di base sui processi in atto nelle relazioni, quanto

negli ambiti di intervento sui sistemi coniugali: ne sono prova gli innumerevoli strumenti

che sono presentati in letteratura per la misurazione di tale costrutto (Funk & Rogge, 2007).

In effetti, la soddisfazione – a volte denominata dagli autori anglofoni marital quality –

viene spesso considerata l’esito principale di una buona relazione di coppia. Buona parte

dei lavori empirici che ha come oggetto le close relationships si concentra sull’individuare

l’effetto che diverse caratteristiche personali, interattive e relazioni producono su di essa.

Solo per citare qualche lavoro recente, ad esempio, Gonzaga, Campos e Bradbury (2007)

hanno verificato l’effetto della similarità tra le personalità dei partner sulla soddisfazione di

coppia; Srivastava et al. (2006) hanno indagato se una disposizione cognitiva positiva quale

l’ottimismo dei partner è in grado di influenzare la loro soddisfazione; l’interesse di Halford

e i suoi colleghi (2007) si è concentrato sull’associzione tra soddisfazione e auto-regolazione

di coppia; Christensen et al. (2007) hanno indagato l’influenza negativa del patten interattivo

demand/withdraw sulla soddisfazione di coppia attraverso diverse culture; e così via: i lavori

sulle close relationships che utilizzano il costrutto della soddisfazione di coppia come

outcome di diverse variabili sono migliaia.

Un contributo rilevante al costrutto di soddisfazione è quello fornito da Murray, Holmes

e Griffin (2004), i quali sostengono che essa, in una relazione di coppia, sia associata ad una

percezione idealizzata, piuttosto che realistica del proprio partner. Nel riportare i risultati

del loro studio, essi sostengono che un grado moderato di idealizzazione del proprio

partner predice un maggior livello di soddisfazione: gli individui sembrano essere più felici

delle loro relazioni di coppia quando idealizzano i loro partner e quando i partner

idealizzano loro.

A questo proposito è interessante ricordare anche Rusbult et al. (2000), i quali con il

termine “Michelangelo Phenomenon” hanno identificato un processo interpersonale che

avviene all’interno di una relazione di coppia: questo fenomeno descrive i significati tramite

i quali il Sé è plasmato dalle percezioni e dal comportamento di un partner intimo. Nello

specifico, il movimento del Sé riguardo al Sé ideale è descritto come il risultato

dell’affermazione o dell’accordo con il quale le percezioni di un partner sul Sé e sul

comportamento riguardo al Sé sono congruenti con l’ideale del Sé. I risultati di quattro

studi, effettuati su una varietà di popolazioni partecipanti e utilizzando una svariata gamma

di metodi, hanno rivelato forti associazioni tra le percezioni del partner e i movimenti del

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36 Capitolo 2: Le relazioni di coppia nei contesti socio-culturali occidentali

Sé riguardo al Sé ideale. In aggiunta, la considerazione percepita del partner è fortemente

associata con la qualità e il funzionamento della coppia e la stabilità della stessa nel tempo.

L’interesse teorico ed empirico per le dimensioni e i costrutti in grado di migliorare la

soddisfazione di coppia risiede nell’importante effetto di promozione del benessere

relazionale che essa riveste (Ardone & Chiarolanza, 2007), consentendo alla ricerca di

utilizzare i propri risultati anche sul versante applicativo.

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37 Capitolo 3. Processi di acculturazione e relazioni di coppia: le coppie interculturali

CAPITOLO 3

Processi di acculturazione e relazioni di coppia: le coppie interculturali

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38 Capitolo 3. Processi di acculturazione e relazioni di coppia: le coppie interculturali

Processi di acculturazione e close relationships: le coppie interculturali

I processi di acculturazione, che, come abbiamo visto, hanno molto a che fare con le

differenze (Berry, 2000), diventano ancora più rilevanti, a livello personale ed

interpersonale, quando devono essere affrontati ed integrati all’interno di una relazione di

coppia, caratterizzata da interdipendenza e che già di per sé deve trattare con le differenze

(Scabini & Cigoli, 2000). Questo accade all’interno di quelle coppie costituite da due

partner che appartengono a gruppi culturali differenti, spesso chiamate “coppie miste”.

Una definizione universalmente condivisa di coppia mista non esiste. Come sottolineano

Gozzoli e Regalia (2005), nella letteratura anglosassone, che tratta di questo fenomeno già

da qualche decennio, si ritrovano diversi termini: infatti gli autori parlano in maniera

generale di intermarriage, distinguendo al suo interno le unioni tra individui di differente

nazionalità (binational marriage), differente credo religioso (interfaith marriage), differente etnia

(interethnic marriage) o differente razza (interracial marriage). In Italia, dove il fenomeno è

ancora abbastanza limitato, anche se in aumento, e sicuramente recente, si tende a parlare

di coppie miste quando i partner provengono da culture diverse (Fenaroli & Panari, 2006).

Va aggiunto che non sono tanto le differenze in sé a determinare l’unione mista, quanto

piuttosto il significato e la rilevanza che i membri della coppia, e soprattutto il contesto

sociale più ampio nel quale la coppia è inserita, attribuiscono alle differenze stesse (Streiff-

Fenart, 1994). Gaines e Agnew (2003), ad esempio, sottolineano come l’unione mista sia

definita dall’appartenenza dei partner a due gruppi che la società considera differenti. In

questo senso si può dire che le “differenze” delle coppie miste si esplicano tanto a livello

interpersonale (come in qualsiasi altra relazione di coppia), quanto a livello intergruppo

(Brown, 2000). “In una relazione mista ogni partner mette in gioco sia la propria identità

personale, sia quella sociale” (Gozzoli & Regalia, 2005).

3.1 Le coppie interculturali in Italia: brevi cenni socio-demografici

Nel nostro Paese il fenomeno delle unioni interculturali è più recente rispetto a Paesi

con una immigrazione storicamente consolidata e numericamente elevata, tuttavia in Italia

esso si presenta in rapido e costante aumento.

Sebbene non esistano ancora statistiche ufficiali relative alle coppie interculturali, che

considerino anche quelle di fatto, nei suoi rapporti annuali l’ISTAT riferisce un incessante

aumento delle unioni miste. Nel rapporto annuale del 2006 viene riportato che i matrimoni

misti, ovvero quelli celebrati tra cittadini italiani e stranieri, rappresentano la quota più

consistente del complesso dei matrimoni con almeno uno sposo straniero. Nel 2005 sono

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39 Capitolo 3. Processi di acculturazione e relazioni di coppia: le coppie interculturali

state celebrate circa 23.500 nozze, quasi il 10% del totale dei matrimoni, mentre nel 1992

erano soltanto il 3.2% del totale: un aumento del 300% in poco più di 10 anni.

La frequenza dei matrimoni misti nelle diverse realtà territoriali è proporzionale

all’incidenza della presenza straniera. Sono, infatti, più diffusi al Nord (13% del totale dei

matrimoni) e al Centro (11%), ovvero nelle aree in cui è più stabile e radicato

l’insediamento delle comunità immigrate. Al Sud e nelle Isole, al contrario, il fenomeno

assume ancora proporzioni contenute. Nel Dossier statistico sull’Immigrazione della

Caritas dell’anno successivo, Callia (2007) riporta un aumento dei matrimoni misti in Italia

negli ultimi 10 anni del 300%.

Tra le coppie interculturali nel nostro Paese, la tipologia più frequente è quella in cui lo

sposo è italiano e la sposa è straniera (il 7.6% di tutti i matrimoni celebrati), mentre sono il

2% del totale le unioni in cui la sposa è italiana e lo sposo straniero. Esistono differenze di

genere anche rispetto ad altre caratteristiche socio-demografiche degli sposi, in particolare

la provenienza. Gli uomini italiani che sposano una cittadina straniera scelgono nel 50.9%

dei casi donne dell’Europa centro-orientale (principalmente rumene, ucraine, polacche,

russe, moldave e albanesi) e nel 20.6% donne dell’America

Latina (soprattutto brasiliane, ecuadoriane, peruviane e cubane). Quando ad essere

straniero è l’uomo, egli proviene principalmente dal Nord Africa (24.6%, con cittadinanza

per lo più marocchina o tunisina) oppure dall’Europa centro-orientale (19%, soprattutto

con cittadinanza albanese e rumena). Una parte dei matrimoni misti riguarda, infine,

cittadini dell’Unione europea (ad essere di cittadinanza straniera è nel 14.6% dei casi la

sposa e nel 22.5% lo sposo).

Dal punto di vista demografico, i matrimoni misti si differenziano dalle unioni tra

cittadini italiani per alcune importanti caratteristiche degli sposi e del matrimonio. In primo

luogo, la differenza d’età tra i partner della coppia interculturale è mediamente più alta

rispetto alle coppie italiane, in particolare quando è la sposa ad avere cittadinanza straniera.

Inoltre, le unioni interculturali sono con più frequenza seconde nozze (il 19% dei

matrimoni misti, contro il 10% di quelli tra cittadini italiani) e raggiungono il 38% delle

unioni tra sposo italiano e sposa straniera. I matrimoni misti, infine, sono celebrati

prevalentemente con rito civile qualunque sia la tipologia di coppia considerata (l’83.5%

delle unioni miste contro il 25% circa di quelle tra due cittadini italiani). Ciò è dovuto tanto

alla più elevata incidenza delle seconde unioni, quanto, verosimilmente, alle diverse

confessioni religiose degli sposi.

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40 Capitolo 3. Processi di acculturazione e relazioni di coppia: le coppie interculturali

Secondo Tognetti Bordogna (2001), l’aumento delle unioni miste in Italia riflette la

stabilizzazione del fenomeno migratorio, l’aumento delle interazioni tra individui

appartenenti a paesi e culture diversi e l’affievolimento dei pregiudizi etnici e razziali.

I dati demografici dell’ISTAT (Rapporto annuale 2006) indicano anche un tasso di

separazione dei coniugi di unioni miste abbastanza elevato: tra il 2000 ed il 2005 tali

separazioni sono aumentate dell’85% (in corrispondenza, tuttavia, di un aumento dei

matrimoni) e costituiscono quasi il 10% dei procedimenti di separazione coniugale in Italia.

Nella maggior parte delle separazioni di coppie miste, il coniuge straniero è di provenienza

europea (sia Ue che Europa centro-orientale).

3.2 L’interesse per le coppie interculturali

L’interesse dell’opinione pubblica e degli studiosi di vari settori disciplinari in Italia sta

aumentando proporzionalmente alla crescita dei matrimoni misti che vengono celebrati,

come mostra la presenza di numerosi articoli relativi alle unioni interculturali sulla stampa

nazionale e locale8. Le unioni interculturali sono, infatti, ritenute degli interessanti

laboratori psico-sociali, dove si costruisce ogni giorno l’integrazione e si sperimentano

nuove modalità di interazione tra coniugi e tra genitori e figli (Zanatta, 2005; Scabini et al.,

2007; Migliorini & Rania, 2008).

Esistono numerosi lavori in ambito sociologico ed antropologico che hanno come

oggetto le unioni interculturali e si concentrano sugli effetti sociali e culturali dei matrimoni

misti, sia in ambito internazionale (Leherer, 1998; Romano, 2001; Karis & Killian, 2008),

che nazionale (Tognetti Bordogna, 2001; Peruzzi, 2008). Diversi lavori affrontano

l’argomento da un punto di vista demografico, concentrandosi su particolari ambiti

nazionali o territoriali (Wright et al., 2003; Gullickson, 2006; Seto & Cavallaro, 2007) Altri

contributi, di taglio etnografico, hanno affrontato gli aspetti della comunicazione e

dell’identità culturale nei partner di tali unioni, come ad esempio l’interessante lavoro di

Leeds-Hurwitz (2002) sulla comunicazione e la costruzione dell’identità culturale della

coppia attraverso l’analisi della preparazione e della realizzazione del rito del matrimonio.

La letteratura propriamente psicologica, tuttavia, che ha come oggetto la relazione di

coppia interculturale non è molto ampia, specialmente nel contesto sociale italiano. Buona

parte dei non numerosi lavori di impostazione psicologica sono condotti in ambito clinico,

8 Consultando l’archivio online del quotidiano “Repubblica” (http://www.repubblica.it) e ricercando la parola

chiave “coppie miste”, risultano complessivamente 217 articoli, di cui 128 nel solo periodo compreso tra il 2004 ed il 2008. La stessa ricerca sul sito del Corriere della Sera (http://www.corriere.it) visualizza 165 articoli, di cui 81 comparsi tra il 2004 ed il 2008.

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41 Capitolo 3. Processi di acculturazione e relazioni di coppia: le coppie interculturali

dove si è presentata relativamente presto la necessità di trattare il disagio e le difficoltà a

volte presenti in queste coppie, in particolare nei confronti dei figli (Sung, 1990; Brown,

1990; Gibbs & Huang, 1998; Hotved, 1999; Milan & Keily, 2000; McFadden, 2001;

Andolfi, 2003; Sullivan & Cottone, 2006). In tale ambito disciplinare sono stati

recentemente messi a punto anche alcuni approcci clinici e strumenti, utili per indagare le

aree rilevanti nella gestione delle dinamiche di coppia e familiari (Molina et al., 2004;

Henriksen, Watts, & Bustamante, 2007).

I lavori di taglio psicologico-sociale riferiti alle differenze culturali nelle relazioni di

coppia rimandano a due ambiti: da un lato contributi che hanno indagato le

rappresentazioni sociali delle relazioni interculturali (Lewandowski & Jackson, 2001; Uskul,

Lalonde, & Cheng, 2007; Golebiowska, 2007) o gli effetti della differente provenienza

etnica sulle dimensioni rilevanti della relazione stessa (Uskul, Hynie, & Lalonde, 2004; Yuki

et al., 2005); dall’altro lato studi per lo più inseriti all’interno di volumi o riviste che si

occupano di close relationships, che sottolineano soprattutto gli aspetti connessi con le

dinamiche della coppia interculturale. Poiché, come ricordano Gurung e Duong (1999) il

tema della provenienza etnica nella coppia interculturale è importante, perché l’etnia diversa

potrebbe corrispondere a differenze nei valori (Markus & Kitayama, 1991) e nei ruoli di

genere (Brunette, 1995), diversi contributi hanno scelto di concentrarsi su coppie

interculturali i cui partner provengono da specifiche razze – spesso Afro-Americana e

Caucasica nella letteratura statunitense (Gaines, 1997; Leslie & Letiecq, 2004; Forry et al.,

2007) – o etnie (Baltas & Steptoe, 2000; Negy & Snyder, 2000; Roer-Strier & Ezra, 2006).

Tuttavia, esistono anche molti contributi dove la relazione interculturale non viene studiata

in relazione a specifiche provenienze (Gaines et al., 1999; Gurung & Duong, 1999; Vaquera

& Kao, 2005). Ciò corrisponde anche a quanto per lo più è stato pubblicato in Italia sul

tema: i lavori empirici di taglio eminentemente psico-sociale sulle relazioni interculturali

sono, infatti, ancora estremamente pochi (Gozzoli & Regalia, 2005; Panari, 2008 e si

concentrano su coppie i cui partner hanno provenienze culturali differenti.

In senso generale, la letteratura psicologico-sociale ha indagato soprattutto i processi

connessi alla formazione e mantenimento della coppia, i fattori che influiscono sulla qualità

della relazione e le strategie di negoziazione delle differenze all’interno delle coppie

interculturali, che verranno esaminati nei paragrafi successivi. Si affronterà, infine,

brevemente il tema delle relazioni familiari di queste coppie, poiché esso risulta

particolarmente saliente nell’adattamento delle famiglie interculturali (Fruggeri, 2005).

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42 Capitolo 3. Processi di acculturazione e relazioni di coppia: le coppie interculturali

3.3 La scelta del partner e la formazione della coppia

Una buona parte della letteratura sulle coppie miste si è concentrata sui fattori e le

motivazioni rilevanti riguardo l’attrazione e la scelta di un partner appartenente ad una

cultura diversa. Peraltro, tali oggetti di studio hanno anche a lungo caratterizzato in maniera

quasi esclusiva lo studio delle close relationships in ambito psicologico-sociale (Berscheid &

Reis, 1998).

Forse proprio perché i lavori empirici sull’attrazione interpersonale hanno trovato in

maniera consistente che i fattori principali che favoriscono l’attrazione tra due individui, e

quindi l’avvio di una relazione interpersonale, sono la familiarità (Zajonc, 1968) e la

similarità (Byrne, 1971; Ickes, 1985; Condon & Crano, 1988) – elementi entrambi assenti o

presenti in misura minima nel caso di partner di etnia diversa – le ricerche degli anni ’80 si

sono fondate prevalentemente sul presupposto che la coppia mista costituisca una

trasgressione delle norme del gruppo di appartenenza (Porterfield, 1978). Tali ricerche,

condotte prevalentemente nel contesto nordamericano su unioni inter-razziali di bianchi e

neri, hanno spesso connotato in maniera negativa le coppie miste e, come sottolineano

Foeman e Nance (1999) si sono fondate su alcuni nuclei pregiudiziali rispetto a tali unioni

(pregiudizi del gruppo dominante bianco verso il gruppo minoritario nero), che

costituiscono dei veri e propri “miti”. In particolare le autrici hanno identificato:

- il mito della sessualità, secondo cui gli uomini neri avrebbero una carica sessuale

maggiore dei bianchi; mentre le donne nere, a causa del loro retaggio di schiave,

sarebbero sessualmente più disponibili delle bianche;

- il mito del cambiamento di status, secondo cui i neri, in quanto categoria

socialmente più debole, ricercherebbero un’unione inter-razziale al fine di

modificare il proprio status sociale;

- il mito del conflitto nevrotico, per il quale i bianchi sceglierebbero un matrimonio

inter-razziale con una persona appartenente ad un gruppo minoritario, e quindi

inferiore, per ribellione, cioè per un conflitto nevrotico non risolto nei confronti dei

propri genitori e, per estensione, del proprio gruppo sociale di appartenenza;

- il mito genetico, secondo cui tutte le razze diverse dalla bianca sarebbero

geneticamente e psicologicamente inferiori;

- il mito dei figli delle unioni miste, che sarebbero problematici e con identità

personali deboli ed instabili, circostanza che li porterebbe a vivere ai margini della

società.

Anche Fenaroli e Panari (2006), sintetizzando l’impianto concettuale dei lavori degli anni

’80, ne ricavano tre caratteristiche salienti:

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43 Capitolo 3. Processi di acculturazione e relazioni di coppia: le coppie interculturali

- un pregiudizio radicato della superiorità del gruppo dominante sui gruppi minoritari;

- l’interesse esclusivo per le motivazioni dei membri del gruppo dominante a ricercare

unioni con membri di gruppi supposti inferiori;

- la connotazione trasgressiva della scelta esogamica.

Queste caratteristiche a forte connotazione negativa sono abbastanza diffuse anche a

livello di rappresentazioni sociali: le credenze popolari suggeriscono, infatti, che le persone

attratte da membri di un differente gruppo culturale siano “moralmente degenerate”,

“ribelli” o “socialmente isolate”, “escluse” e con bassa autostima e che la scelta di un

partner “diverso” sia una soluzione di ripiego per coloro che sono esclusi dal mercato

matrimoniale tradizionale (Brunette, 1995; Root, 1996; Gozzoli & Regalia, 2005). Un altro

concetto interessante, a questo proposito, è quello proposto da Yancey (2003), il quale

parla di sindrome da “jungle fever”, per indicare lo stereotipo secondo il quale gli individui

che iniziano una relazione con una persona di diversa origine culturale lo fanno per

curiosità e per il “fascino” dell’esotico e dello straniero. Tuttavia, numerosi dati

suggeriscono che tali credenze abbiano scarse basi empiriche (Davidson, 1992; Yancey,

2003; Troy et al., 2006). Gaines e Ickes (1997) e Root (1996) sottolineano, infatti, che tali

credenze sono accentuate da una limitata conoscenza di gruppi etnici diversi dal proprio,

insieme alla tendenza a leggere il mondo sulla base di pregiudizi e stereotipi.

In anni più recenti, anche a seguito dei cambiamenti politico-sociali e culturali, i

ricercatori hanno adottato prospettive de-patologizzanti e non pregiudiziali ed hanno

cercato di inserire lo studio delle relazioni miste all’interno del quadro teorico più ampio

delle close relationships, rifacendosi alla letteratura di riferimento. James e Tucker (2003), ad

esempio, sottolineano che per migliorare realmente la conoscenza delle relazioni di coppia,

è assolutamente necessario che venga inserita in tali studi la variabile “razza”, intesa non in

modo statico, ma come costruzione storico-sociale da un lato e personale/di

coppia/familiare dall’altro.

L’approccio strutturale ritiene che la scelta di un partner di cultura diversa dipenda in

larga misura dalle condizioni strutturali della società e dalle reali possibilità di contatto e di

incontro tra membri di gruppi etnici diversi (Fenaroli & Panari, 2006). L’assunzione su cui

si fonda tale approccio è simile al concetto di “accessibilità dell’interazione” (Parks &

Eggert, 1991), secondo il quale, affinché inizi una relazione tra due persone, dovrebbe

esserci almeno un certo grado di prossimità fisica (Segal, 1974) ed una adeguata “prossimità

comunicativa”. I notevoli flussi migratori che caratterizzano la società contemporanea,

rendono sempre più probabile il contatto con persone appartenenti a gruppi etnici diversi.

Fujino (1997) ha trovato, ad esempio, in un lavoro condotto con studenti universitari

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44 Capitolo 3. Processi di acculturazione e relazioni di coppia: le coppie interculturali

americani e asiatico-americani, che, rispetto allo stabilire una relazione sentimentale con un

partner di etnia differente, il fattore che incide maggiormente è la vicinanza fisica (e quindi

l’opportunità di accesso al potenziale partner), seguito dall’attrazione reciproca.

Altri studi si sono focalizzati sugli aspetti motivazionali, che spingono ciascuno ed

entrambi i partner a scegliere una relazione mista.

Rispetto alle motivazioni che orientano la scelta del partner migrante, cioè quello che

appartiene al gruppo minoritario, Gozzoli e Regalia (2005) sottolineano come esse non

siano concettualmente ed operativamente scindibili dalle motivazioni del progetto

migratorio. Le persone che emigrano dal proprio paese spinti da necessità di miglioramento

economico, politico o sociale, potrebbero ricercare un matrimonio misto con funzione

strumentale al raggiungimento del proprio progetto. Tognetti Bordogna (1994) parla a

questo proposito di “matrimonio di convenienza”, contratto per garantirsi un adeguato

status giuridico o una posizione sociale migliore, oppure di “matrimonio facilitatore”,

contratto per rendere più semplice l’integrazione sociale nel paese d’accoglienza. Nel caso

di persone che si allontanano dal proprio paese spinte dal desiderio di conoscenza e di

esplorazione di realtà diverse, invece, le motivazioni alla base della scelta di un partner

autoctono potrebbero essere proprio legate al “fascino del diverso” ed alla disponibilità

cognitiva ed emotiva ad affrontare nuove sfide. Tognetti Bordogna (1994) parla in questo

caso di “matrimonio intellettuale” o di “matrimonio per motivi culturali”, in cui è

predominante una motivazione più trasgressiva, di messa in discussione della propria

appartenenza culturale o delle norme e dei valori che regolano il proprio gruppo d’origine.

Akhtar (1999) sottolinea anche come la scelta di un’unione mista possa indicare un

desiderio maturo di integrazione nella società di accoglienza, particolarmente quando

avviene dopo un certo periodo di tempo dall’emigrazione: in questo caso la scelta può

essere letta come una rielaborazione positiva della propria identità; mentre se essa avviene

dopo un tempo molto breve dall’emigrazione potrebbe rappresentare il segnale di un

bisogno di cancellare o nascondere la propria storia migratoria e la sofferenza che porta

inevitabilmente con sé, non conducendo così ad una reale rielaborazione della propria

identità. Anche Gurung e Duong (1999) evidenziano l’importanza dell’identità etnica tra i

fattori che sono alla base della scelta di una relazione mista, anche se, in questo caso, ciò

che viene sottolineato è che un’identità etnica rigida, rende gli individui molto legati alla

propria cultura d’origine e meno inclini a scegliere come partner un membro della società di

accoglienza. In una ricerca condotta su tardo-adolescenti asiatico-americani, Mok (1999) ha

però trovato che non è tanto una forte identità etnica a costituire un “disincentivo” alla

possibilità di intraprendere una relazione interetnica, quanto piuttosto un basso livello di

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45 Capitolo 3. Processi di acculturazione e relazioni di coppia: le coppie interculturali

acculturazione. Di converso, Kelaher, Williams e Manderson (2001) hanno riscontrato che i

partner migranti di coppie interculturali raggiungono livelli di acculturazione più elevati

rispetto a individui migranti che stabiliscono una relazione con un partner della stessa

origine etnica e che questo ha degli effetti positivi sull’adattamento psicosociale dei partner

delle unioni miste.

Rispetto alle motivazioni che orientano invece gli individui del gruppo dominante, cioè

della società di accoglienza, sicuramente va annoverato un atteggiamento di base favorevole

verso la diversità ed una disponibilità cognitiva ed emotiva ad affrontarla. Piuttosto che

semplice “fascino per l’esotico”, che pure ha delle ragioni psicologiche profonde, Gozzoli e

Regalia (2005) sottolineano come spesso questi individui vadano incontro, prima di

intraprendere la relazione “mista”, ad una sorta di “migrazione interiore”, un processo di

cambiamento che li orienta verso l’esplorazione di “territori” nuovi. Altri autori (Friedman,

1982; Tico, 1998), leggendo la scelta del partner di etnia diversa all’interno di una cornice

familiare, la interpretano come una scelta fortemente emancipatoria rispetto alla

dipendenza dalla famiglia d’origine. Mentre un certo filone di ricerche, in contrapposizione

all’idea diffusa della scelta esogamica come trasgressiva rispetto al gruppo sociale ed alla

famiglia di origine, ha consistentemente trovato che in alcuni casi almeno uno dei partner

proviene da una storia familiare di unioni miste (Khatib-Chahidi et al., 1998; Petit, 2001;

Luke, 2003). Altre ricerche hanno sottolineato come le diverse motivazioni che sottostanno

alla scelta possano orientare i partner autoctoni verso specifiche nazionalità o etnie

piuttosto che altre (Klein, 2001).

La ricerca ha anche evidenziato delle motivazioni, per così dire, “congiunte”, che non

riguardano cioè uno dei due partner, ma entrambi. Si parla ad esempio di scelte basate sulla

complementarietà (James & Tucker, 2003), quando le coppie si completano a vicenda

rispetto a certi tratti o certe caratteristiche socioculturali. In questo senso la motivazione

più profonda della scelta esogamica sarebbe proprio la differenza (Fenaroli & Panari, 2006)

e la ricerca di essa come mezzo per completarsi psicologicamente.

È evidente come gli aspetti strutturali e motivazionali messi in luce dai lavori empirici

non siano alternativi; e come, allo stesso modo, alla scelta di un partner di etnia diversa

possano concorrere più motivazioni, alcune legate a bisogni più profondi degli individui,

altre a circostanze contingenti (Fenaroli & Panari, 2006). In ogni coppia, inoltre, le

motivazioni individuali si fondono con quelle del partner, dando vita a quelli che Gozzoli e

Regalia (2005) hanno definito “patti motivazionali”, rifacendosi al costrutto di patto di

coppia proposto da Scabini e Cigoli (2000). Gli autori hanno identificato tre diverse

tipologie di patti motivazionali:

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46 Capitolo 3. Processi di acculturazione e relazioni di coppia: le coppie interculturali

- i patti di convivenza, in cui l’impegno e la motivazione al legame sono strumentali al

soddisfacimento di bisogni ed al raggiungimento di progetti individuali. In questi

casi il grado di coinvolgimento emotivo nel legame è piuttosto basso, a volte

attivamente evitato. Ciò, tuttavia, non significa necessariamente che il legame sia

disfunzionale, nella misura in cui esso è fondato su aspettative simmetriche e

condivise tra i due partner;

- i patti consolatori, in cui il bisogno fondamentale a cui si cerca risposta è

l’annullamento del senso di vuoto e di solitudine, in genere di uno dei due partner.

In questi casi si riscontra spesso un’identificazione difficoltosa con la propria

comunità d’appartenenza ed il tentativo di “cancellarla” attraverso la relazione con

un partner proveniente da un gruppo sociale diverso;

- i patti integrativi, in cui entrambi i partner possiedono un’identità personale e sociale

ben definita e cercano nel legame con l’altro “la possibilità di mettersi in gioco e di

dare forma al proprio desiderio di allargare gli ambiti di esplorazione e di

conoscenza della realtà”.

Con riferimento alla formazione della coppia ed alle prime fasi della relazione tra due

partner provenienti da culture differenti, un tema molto interessante di cui si è occupata la

ricerca è quello relativo alle percezioni ed alle reazioni del contesto sociale più ampio, ed in

particolare delle famiglie d’origine, alla relazione interculturale.

È stato già ricordato come la società occidentale contemporanea, dove sono stati

condotti gli studi qui riportati, condivida in larga misura stereotipi negativi nei confronti dei

propri membri che intraprendono una relazione mista (Root, 1996; Gaines & Ickes, 1997).

Miller, Olson e Fazio (2004) sottolineano come anche l’unione tra persone di culture

differenti sia in sé percepita in modo pregiudizialmente negativo. Gli autori spiegano

questo diffuso pregiudizio sulla base dei dati di ricerca, secondo cui le persone tendono ad

utilizzare la razza come indizio per inferire lo status sociale degli altri e, di conseguenza, il

possesso delle risorse: questo, secondo quanto previsto dalla teoria evoluzionistica della

mate selection (Buss & Kenrick, 1998), comporta, peraltro, pregiudizi più forti nel caso di

donne bianche che hanno una relazione con uomini di razza diversa. Harris e Kalbfleisch

(2000) hanno trovato, su un campione statunitense, che la maggior parte delle persone di

razza bianca, come quelle di tutte le minoranze etniche, sono sfavorevoli e si oppongono

alle unioni miste. Infatti Zebroski (1999) ha trovato che i membri delle coppie miste,

ricercando nel contesto sociale il sostegno che spesso non hanno in maniera “automatica”

percepiscono come più supportivi gli individui dello stesso genere e della stessa razza,

mentre sentono come più oppositive le persone che sono della stessa razza ma di genere

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47 Capitolo 3. Processi di acculturazione e relazioni di coppia: le coppie interculturali

diverso. Alcuni dati sostengono anche che le donne abbiano pregiudizi più forti degli

uomini e che le unioni miste siano considerate rischiose a causa della disapprovazione

sociale che comportano (Mills et al., 1995). Inoltre le coppie miste sono percepite come più

instabili e i membri della coppia come più incompatibili rispetto alle coppie in cui i partner

provengono dalla stessa cultura (Lewandowski & Jackson, 2001). Breger e Hill (1998) in un

ampio lavoro qualitativo condotto su coppie miste di differenti provenienze, hanno

riscontrato una notevole diffusione di stereotipi razziali in molte società occidentali ed

africane. Come fanno notare Fenaroli e Panari (2006), si tende a vedere le unioni

interculturali non come unioni di due individui, ma come unioni di due gruppi sociali in

contrapposizione fra loro. Secondo Molina, Burnett ed Estrada (2004) il contesto sociale in

cui la coppia mista è inserita potrebbe utilizzare delle strategie per inviare messaggi negativi

di disconferma riguardo la relazione e le motivazioni della scelta mista, tra cui il “cultural

camouflage”, cioè l’utilizzo di uno stereotipo per giustificare comportamenti e abitudini della

propria cultura o la “miscommunication”, cioè una comunicazione intenzionalmente poco

chiara che crea malintesi e conflitti.

Gozzoli e Regalia (2005) hanno esaminato più attentamente le reazioni delle famiglie

d’origine alle unioni miste, sottolineando come la sorpresa e lo stupore siano inevitabili,

giungendo a volte a vere reazioni di shock. I dubbi sull’opportunità della scelta, fondati su

motivazioni in parte diverse, accomunano di solito entrambe le famiglie,

indipendentemente dall’appartenenza al gruppo dominante o a quello minoritario. La

legittimazione dell’unione da parte dei genitori dipende largamente dai loro atteggiamenti

valoriali, dal grado di ostilità e pregiudizi culturali, dall’apertura e la disponibilità all’altro.

McFadden (2001) ha messo a punto un modello evolutivo rispetto all’accettazione

dell’unione mista da parte delle famiglie d’origine. Il modello prevede un progressivo

avvicinamento all’estremo stadio, quello dell’universalismo, in cui viene riconosciuta la

ricchezza e l’originalità creativa dell’unione interculturale, attraverso le fasi di: ostilità,

rifiuto, resistenza, identificazione, accettazione, rispetto, transculturalismo. È evidente che

non tutte le famiglie giungono allo stesso livello di accettazione: mentre alcune possono

avvicinarsi agli ultimi stadi, infatti, altre possono rimanere sempre ferme all’ostilità o al

rifiuto. L’autore ritiene che un fattore rilevante che incide su questo processo sia il livello di

maturità sociale rispetto alle posizioni culturali di pregiudizio, razzismo o egualitarismo

delle famiglie stesse.

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48 Capitolo 3. Processi di acculturazione e relazioni di coppia: le coppie interculturali

3.4 La qualità della relazione

Sebbene numericamente non molto cospicua, una parte della ricerca sulle coppie miste

ha esaminato la qualità di tale relazione, cioè quei fattori che favoriscono la soddisfazione

ed il mantenimento della relazione stessa.

A causa delle numerose sfide personali e relazionali che i partner delle unioni

interculturali si trovano ad affrontare, tali relazioni sono generalmente considerate più a

rischio di esiti negativi ed insoddisfacenti (Gaines & Agnew, 2003). È stato ad esempio

riportato un tasso di divorzio più alto per le coppie miste rispetto alle coppie formate da

partner con la stessa provenienza culturale (Bramlett & Mosher, 2002; Gaines & Ickes,

1997). Anche in Italia alcuni dati recenti indicano che le separazioni e i divorzi nelle coppie

interculturali aumentano (a causa dell’aumento delle unioni), ma l’incremento è maggiore

che nelle coppie italiane: tra il 1996 e il 2006 l’incremento nelle separazioni di coppie miste

è stato del 76.7% (contro il 39.7% delle unioni tra italiani) (ISTAT, 2008). Tuttavia tale dato

è in parte dovuto al fatto che, rispetto ai matrimoni monoculturali, i matrimoni misti sono

con più probabilità – come è stato sottolineato – seconde nozze (o anche più) (Gaines &

Liu, 2000; ISTAT, 2006), che “di per sé” tendono ad avere tassi di divorzio più alti delle

prime nozze (Bumpass et al., 1991).

Tra le sfide che le persone che intraprendono una relazione interetnica si trovano ad

affrontare, c’è, come si è visto poco sopra, una certa disapprovazione del contesto sociale e

familiare (Karis, 2003; Usita & Pulsen, 2003). Alcune ricerche hanno, infatti, evidenziato

come le coppie miste sperimentino una significativa diminuzione del proprio network

amicale dopo il matrimonio (Klein, 2001) e come la mancanza di sostegno da parte della

famiglia e degli amici abbia effetti negativi sul funzionamento della relazione stessa

(Rosenblatt et al., 1995; Gaines & Agnew, 2003). Altri autori sostengono che le coppie

miste siano più suscettibili allo stress (Chan, Wethington, 1998) e che ulteriori fattori di

rischio siano costituiti dalle barriere linguistico-comunicative e dalle differenze culturali nei

comportamenti sessuali e negli orientamenti educativi (Usita & Poulsen, 2003). Fu, Tora e

Kendall (2001) hanno evidenziato che le coppie appartenenti non solo a culture, ma anche

a razze differenti, tendono ad essere meno soddisfatte ed a sperimentare livelli più alti di

conflitto coniugale. Le differenze culturali sembrano giocare un ruolo particolarmente

sfavorevole quando riguardano le aspettative sull’amore e sul matrimonio, che influenzano

in maniera significativa la soddisfazione di coppia (Sabatelli & Pearce, 1986). La

soddisfazione risulta anche legata positivamente alla condivisione da parte dei membri della

coppia mista di visioni del mondo simili (Thompson, 1998), lasciando ipotizzare che

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49 Capitolo 3. Processi di acculturazione e relazioni di coppia: le coppie interculturali

partner provenienti da culture basate su visioni del mondo molto diverse siano meno

soddisfatti.

Tuttavia, un’analisi accurata della letteratura mostra un quadro differente. I dati empirici

tendono a contraddire in maniera consistente l’idea che le relazioni interetniche siano

disfunzionali o devianti rispetto a quelle monoculturali (Troy et al., 2006; Monacelli &

Mancini, 2005; Gaines & Liu, 2000). Le ricerche che hanno messo a confronto la qualità

delle relazioni in coppie miste e monoculturali nella maggior parte dei casi non hanno

riscontrato differenze. Ad esempio Henriksson (1996, cit. in Gurung & Duong, 1999) ha

trovato che non è l’etnia né la composizione della coppia (mista vs. monoculturale) ad

avere effetti sulle aspettative e sulla soddisfazione coniugale, ma soltanto il genere del

partner. Anche Lantsman (2004) e Shibazaki & Brennan (1998) non hanno riscontrato

differenze nel grado di soddisfazione delle coppie, sebbene in quest’ultima ricerca i partner

delle coppie miste abbiano riportato livelli più bassi di autostima. Non sembrano esserci

differenze nella qualità della relazione coniugale, nella gestione del conflitto, nei livelli di

efficacia percepita nella relazione, nell’utilizzo di strategie di coping e negli stili di

attaccamento tra coppie miste e monoculturali (Troy et al., 2006 – studio 2). I partner di

coppie miste e monoculturali non differiscono significativamente neppure rispetto a

caratteristiche personali quali autostima, concetto di sé e identità etnica, rispetto a

caratteristiche della relazione, quali soddisfazione e aspettative e neppure rispetto a ciò che

considerano importante nella scelta del partner (Gurung & Duong, 1999). Quando ci sono,

le differenze sono “a favore” delle coppie miste, che in alcune ricerche risultano più

soddisfatte (Negy & Snyder, 2000; Troy et al., 2006 – studio 1) delle coppie monoculturali.

Negy e Snyder (2000) hanno anche trovato che i partner di coppie miste sperimentano

livelli di stress meno elevati rispetto ai partner di coppie monoculturali. Una maggiore

insoddisfazione ed un grado più alto di stress caratterizza le coppie miste quando sono

chiamate, invece, a valutare le proprie relazioni con i figli, evidenziando come la gestione

delle differenze culturali in relazione all’educazione dei figli possa costituire un nodo

problematico (Fruggeri, 2005).

In una serie di interessanti lavori su coppie interetniche, Gaines (Gaines & Agnew, 2003;

Gaines & Leaver, 2002; Gaines & Liu, 2000; Gaines et al. 1999; Gaines et al., 1997),

utilizzando i due modelli teorici dell’attaccamento e dell’interdipendenza, ha mostrato come

le tendenze accomodative9 (Rusbult et al., 1991) di ciascun partner siano predette dallo stile

di attaccamento di coppia, anche se in modo meno lineare di quanto sarebbe previsto dalla

9 Per un’esposizione più dettagliata delle tendenze accomodative si rimanda al capitolo 2 sulle close relationships.

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50 Capitolo 3. Processi di acculturazione e relazioni di coppia: le coppie interculturali

sola teoria dell’attaccamento. In particolare, sia negli uomini che nelle donne, lo stile di

attaccamento è stato trovato associato alle risposte distruttive, prese nel loro insieme: i

partner con attaccamento di coppia insicuro tendono più di quelli con attaccamento sicuro

a mettere in atto comportamenti accomodativi di tipo distruttivo (Exit e Neglect); invece la

differenza non è significativa per le risposte costruttive: lo stile di attaccamento di coppia

non è associato alle tendenze accomodative di tipo costruttivo (Voice e Loyalty). A dispetto

dello stereotipo negativo che circonda le coppie miste, inoltre, Gaines riporta che, proprio

come nel caso delle coppie monoculturali (Shaver & Hazan, 1993), i partner con

attaccamento sicuro sono molto più numerosi di quelli con attaccamento insicuro. Questi

risultati, pertanto, permettono di affermare che “to the extent that individuals possess the ability to

trust and form enduring socio-emotional bonds with their partners in interethnic/interracial relationships,

such individuals are likely to act as to preserve their relationship and to surmount the social and

psychological obstacles that they continue to face” (Gaines et al., 1999).

Rispetto alla capacità dei partner di coppie miste di “proteggere” e mantenere la

relazione, cui accenna l’autore, alcuni risultati interessanti riguardano il costrutto del

commitment (Rusbult et al., 1991), cui si è accennato sopra. Il modello di investimento

proposto da Rusbult (et al., 1998) prevede che il livello di commitment in una relazione di

coppia dipenda, tra gli altri fattori, dalla qualità delle alternative disponibili, quindi dalla

differenza tra il livello di confronto (CL), costituito dalle aspettative relative a costi e

benefici ottenibili dalle relazione in corso, ed il livello di confronto delle alternative (Clalt),

costituito dalle aspettative relative a costi e benefici ottenibili dalla relazione con altri

potenziali partner. Quando tale differenza è a favore delle alternative, cioè quando gli

individui possono ottenere più benefici e sostenere meno costi ponendo fine alla relazione

in corso, tendono a farlo (Drigotas et al., 1999). Partendo dal presupposto che una relazione

mista comporta notevoli costi per i partner, che si trovano ad affrontare molte sfide, Troy,

Lewis-Smith e Laurenceau (2006) ipotizzano che questo dovrebbe rendere i partner di tali

relazioni meno impegnati a mantenere la relazione stessa, che sarebbe pertanto meno

soddisfacente e più instabile. Poiché, però, i loro risultati contraddicono chiaramente

l’ipotesi che le coppie miste siano meno soddisfatte, gli autori giungono alla conclusione

che sono forse necessari quadri teorici diversi dalla teoria dell’interdipendenza per

comprendere le relazioni miste. Tuttavia, sebbene Fu ed i suoi colleghi (2001) abbiano

trovato livelli più bassi di commitment nelle coppie miste, diverse altre ricerche, senza dover

chiamare in causa quadri teorici diversi dall’interdipendenza, hanno messo in luce, invece,

che i partner di relazioni interetniche sono più impegnati a mantenere la relazione rispetto

ai partner di coppie monoculturali (Lantsman, 2004; Gaines & Agnew; Gurung & Duong,

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51 Capitolo 3. Processi di acculturazione e relazioni di coppia: le coppie interculturali

1999). Lantsman (2004) ha trovato questo risultato soltanto per le donne: mentre gli uomini

di coppie miste e monoculturali non differiscono tra loro nel grado di impegno nella

relazione, le donne che sono in una relazione mista presentano un livello di commitment più

alto rispetto alle donne in relazioni monoculturali. Una possibile interpretazione di questo

risultato è quella fornita dal lavoro di Gurung e Duong (1999). In questa ricerca il

commitment è risultato più fortemente associato alle aspettative relative alla relazione nelle

coppie miste, rispetto alle coppie monoculturali, sia per gli uomini che per le donne. I

partner di relazioni interetniche sono tanto più impegnati nel mantenimento della relazione

stessa quanto più alte sono le loro aspettative. Proprio perché più esposti a pressioni

esterne ed a sfide notevoli da affrontare all’interno della relazione, questi partner

potrebbero sviluppare delle aspettative molto alte rispetto alla propria relazione. La

possibile dissonanza causata dall’essere fortemente impegnati in una relazione per certi

versi “difficile” potrebbe essere ridotta dal fatto che tali aspettative molto alte vengano

effettivamente realizzate dal partner e dalla relazione stessa. Poiché i lavori empirici che

hanno analizzato in maniera specifica il grado di impegno nella relazione in partner di

coppie interculturali sono ancora relativamente pochi, non è possibile, allo stato attuale,

trarre delle conclusioni definitive.

Rispetto alla qualità della relazione di coppia, un risultato particolarmente interessante è

quello trovato da Leslie e Leticq (2004), i quali riportano che, particolarmente per i partner

stranieri (Afro-Amricani nel loro campione) l’identità razziale è un costrutto

particolarmente saliente nell’autovalutazione della soddisfazione di coppia: coloro che si

sentono maggiormente a proprio agio, avendo risolto i propri conflitti identitari relativi alla

razza, vivono le unioni più felici.

Tali studi delineano nell’insieme un quadro di complessità rispetto ai processi interattivi,

relazionali e socio-cognitivi che si esplicano nelle unioni interculturali.

3.5 La negoziazione delle differenze

Come tutte le coppie, anche quelle miste si trovano nella loro vita a dover negoziare le

differenze all’interno della coppia stessa e con l’ambiente esterno. Nel caso di queste coppie

il compito è reso più difficile dalla necessità di gestire differenze che non sono soltanto

individuali o relative a storie familiari, ma sono anche differenze culturali (Fenaroli &

Panari, 2006; Gaines et al., 2006). I partner sono chiamati a rielaborare all’interno della

relazione di coppia la propria identità personale, sociale ed etnica ed a costruire quella che

Gaines e Liu (2000) chiamano “identità relazionale”, prodotto di due individui e del

contesto sociale più ampio in cui essi vivono e con cui interagiscono. L’identità relazionale

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52 Capitolo 3. Processi di acculturazione e relazioni di coppia: le coppie interculturali

non è, in questo senso, la somma delle identità personali e sociali dei partner, ma è costruita

attivamente e “is positioned somewhere between personal identity and group identity”. Nelle coppie

miste avviene una sorta di processo di “acculturazione interpersonale”, cioè un processo di

cambiamento dovuto all’incontro di due persone appartenenti a mondi culturali differenti

(Fenaroli & Panari, 2006).

Il percorso che conduce al raggiungimento dell’identità relazionale passa attraverso una

serie di fasi, descritte in maniera parzialmente diversa da differenti autori. Foeman e Nance

(1999), ad esempio, riferendosi ad unioni inter-razziali, dove le differenze tra i partner sono

anche legate a caratteristiche fisiche molto visibili, individuano quattro stadi che le coppie

attraversano:

- acquisizione della consapevolezza razziale, in cui i due partner diventano

progressivamente sensibili alle somiglianze e differenze tra loro, dovendosi

confrontare con almeno quattro punti di vista: il proprio, quello dell’altro partner,

quello del proprio gruppo di appartenenza e quello del gruppo di appartenenza del

partner. In questa fase la coppia è chiamata a sviluppare la convinzione condivisa

che è possibile una relazione, ponendo le basi per una successiva buona riuscita della

relazione stessa;

- coping nei confronti della definizione sociale di razza, in cui la coppia si trova a

doversi “difendere” dalla diffusa disapprovazione sociale e dai tentativi di

scoraggiare la relazione. In questa fase i partner sviluppano delle vere e proprie

strategie di coping di coppia attivo e reattivo. Se questo processo va a buon fine,

permette anche di stabilire un’iniziale cultura comune della coppia;

- emergenza dell’identità, in cui i partner iniziano a vedere le differenze che li

caratterizzano non come ostacoli, ma come risorse ed a definirsi come coppia unica

proprio in virtù di tali differenze;

- mantenimento dell’identità di coppia, in cui, legati da un progetto comune, i partner

riconoscono la ricchezza e l’unicità della loro relazione. Nella fase del mantenimento

possono anche essere riattraversate una o più delle fasi precedenti, a livelli diversi e

secondo le situazioni che la coppia si trova ad affrontare nel suo ciclo di vita.

Gozzoli e Regalia (2005) riconoscono che in una prima fase la paura delle differenze

conduce i partner a sottovalutarle, rimarcando piuttosto la “normalità” della scelta fatta ed

idealizzando il partner e la relazione stessa. In una seconda fase, cui gli autori si riferiscono

come al “risveglio della differenza”, i membri della coppia prendono consapevolezza

dell’esistenza di tali differenze e si predispongono ad affrontarle. Le strategie per farvi

fronte non sono ovviamente le stesse in tutte le coppie. Gli autori ne identificano tre:

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53 Capitolo 3. Processi di acculturazione e relazioni di coppia: le coppie interculturali

- integrazione:

ciascuno dei partner è legato alla propria cultura d’origine ma è disponibile ad

entrare in dialogo con l’altro per trovare una soluzione condivisa. Il confronto è

percepito come una ricchezza che aumenta le alternative e le possibilità di scelta: in

questo modo la soluzione non è quella dell’uno, né quella dell’altro, ma una nuova

soluzione negoziata dalla coppia, che ne garantisce l’adeguatezza e l’originalità,

contribuendo anche a stabilire un più profondo senso di identità relazionale ed una

cultura familiare;

- compromesso:

questa strategia mira più a salvaguardare gli aspetti rilevanti della propria cultura che

a costruirne una condivisa. I partner trovano degli accordi, ma evitano un vero

confronto. Gli autori identificano diverse tipologie di compromesso: a) per

sottrazione: un partner rinuncia a determinati aspetti della sua cultura, se anche

l’altro fa lo stesso; b) per ridefinizione e contrattazione delle priorità: i partner si

accordano su alcune aree dove non è ammessa influenza reciproca, perché ritenute

fondamentali per l’identità personale e culturale, mentre stabiliscono altre aree su cui

è possibile accordarsi di volta in volta; c) basato sull’alternanza: i partner si

suddividono le aree entro le quali ciascuno prende le decisioni;

- imposizione:

non c’è vera negoziazione, poiché un partner impone all’altro la propria cultura,

senza lasciare spazio al confronto. Nelle coppie che adottano questa strategia, sono

più probabili conflitti per la gestione del potere.

Una descrizione in parte simile delle strategie di negoziazione all’interno delle coppie

miste è quella proposta da Bertolani (2002), che parla di “allargamento del possibile” per

descrivere la strategia che mira a mantenere vive entrambe le culture dei partner,

considerate un arricchimento, ricercando soluzioni nuove ed originali ai problemi, tali da

costituire una nuova cultura condivisa della coppia. Definisce poi la strategia del

compromesso e quella dell’affermazione culturale, in modo del tutto simile a Gozzoli e

Regalia (2005). Aggiunge però la strategia dell’assimilazione, secondo la quale i partner si

accordano per ridurre la complessità dovuta alla duplice appartenenza culturale e, per

evitare i rischi di discriminazione e disapprovazione sociale, mantengono viva

esclusivamente una delle due culture, in genere quella dominante della società in cui la

coppia vive.

I contributi empirici riguardo le strategie di negoziazione utilizzate dai partner delle

coppie miste sono rarissimi. Un’interessante eccezione è costituita dal lavoro qualitativo di

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54 Capitolo 3. Processi di acculturazione e relazioni di coppia: le coppie interculturali

Killian (1998), che ha intervistato delle coppie statunitensi formate da partner di razza

bianca e nera, al fine di esplorare i processi di negoziazione che permettono a queste coppie

di stabilire la propria identità relazionale. Rispetto alla percezione delle differenze, i partner

appartenenti al gruppo minoritario risultano più preoccupati riguardo le possibili reazioni

sociali alla relazione e riguardo le sfide che i figli potrebbero essere costretti ad affrontare.

Rispetto alle strategie con cui i partner negoziano le differenze per costruire l’identità di

coppia, il lavoro ne individua due. Una prima strategia consiste nel fondare l’identità di

coppia su quanto c’è di condiviso, tralasciando le differenze più marcate, che spesso sono

attivamente evitate, per non aprire il conflitto. Una seconda strategia consiste invece

nell’affrontare le differenze, conoscendole, analizzandole e cercando di integrarle in

maniera positiva.

Fenaroli e Panari (2006) ricordano che gli argomenti oggetto di negoziazione in una

coppia mista possono essere molteplici e relativi a dimensioni legate alla sfera emotiva

(intimità, comunicazione), sessuale, di educazione dei figli, di gestione dei rapporti con le

famiglie d’origine e con il contesto sociale, di gestione della vita quotidiane e del tempo

libero, di gestione economica. Anche in questo caso i lavori empirici sono

sorprendentemente pochi. Rispetto alla gestione dell’economia familiare però, è stato

condotto un interessante lavoro su donne filippine emigrate e sposate con uomini

australiani (Woelz-Stirling et al., 2000). Gli autori hanno trovato che il progetto migratorio

delle donne filippine era legato alla speranza di un miglioramento economico attraverso il

matrimonio e che i soldi erano un aspetto particolarmente critico e fonte di tensioni e

conflitti in queste coppie. In particolare i mariti australiani disapprovavano il lavoro fuori

casa delle mogli, la loro scelta di inviare costantemente soldi alla famiglia d’origine nelle

Filippine e la loro attiva partecipazione alla gestione economica della casa: gli autori

sottolineano come questo sarebbe stato contrario all’aspettativa dei partner australiani di

avere delle mogli remissive, non lavoratrici, buone madri e brave donne di casa e come

tutto questo li avrebbe portati a considerare le mogli avide. Il lavoro mette bene in luce

come anche nella gestione di aspetti molto concreti della vita di coppia, quale ad esempio la

gestione economica, le coppie miste si trovino a dover negoziare aspetti culturali, legati al

progetto migratorio del partner migrante, come pure aspettative più o meno influenzate da

stereotipi culturali.

Oltre alla negoziazione delle differenze tra i partner, le coppie miste devono affrontare

una serie di negoziazioni anche con le famiglie d’origine e con il contesto sociale più ampio.

Poiché l’argomento della relazione tra la coppia e l’esterno è stato già affrontato nel

paragrafo relativo alla formazione della coppia, qui sono presi in considerazione soltanto i

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55 Capitolo 3. Processi di acculturazione e relazioni di coppia: le coppie interculturali

pochi lavori che hanno per oggetto in maniera specifica le strategie di negoziazione.

Gozzoli e Regalia (2005) sottolineano come le strategie estreme di negoziazione delle

differenze tanto con le famiglie d’origine, quanto con il contesto sociale, siano

problematiche e a rischio di produrre malessere nella coppia stessa. Tra le strategie estreme

gli autori riconoscono da un lato la “normalizzazione”, cioè il tentativo di apparire

“normali” a tutti i costi, preoccupandosi in maniera eccessiva dell’accettazione o del rifiuto

da parte dell’esterno, a scapito del riconoscimento dei bisogni reciproci dei partner e della

coppia, dall’altro lato “l’opposizione”, ferma e di principio al contesto sociale, ritenuto il

responsabile della discriminazione che la coppia subisce. Questa strategia conduce la coppia

a chiudersi al suo interno, provocando una progressiva riduzione della rete sociale di

supporto. Tra i due estremi si posiziona la strategia che potremmo chiamare anche qui di

“integrazione” secondo cui la coppia è disponibile ed in grado di instaurare legami

significativi con il mondo sociale, tali da valorizzare e supportare le potenzialità della coppia

stessa.

In modo ottimistico Luke (2003) sostiene che gli ostacoli esterni possono trasformarsi

in risorse per le coppie miste, che, a fronte di una grande resistenza delle famiglie e della

comunità alle proprie scelte, potrebbero sviluppare una maggiore consapevolezza e

convinzione nel mantenerle.

Il tema della negoziazione delle differenze, pur se ampiamente riconosciuto dalla

letteratura come fondamentale e critico per il funzionamento delle relazioni miste (Fenaroli

& Pnari, 2006; Gaines et al., 2006), risulta ancora scarsamente studiato a livello empirico.

3.6 La famiglia interculturale: la dimensione generazionale

La transizione alla genitorialità rappresenta un momento rilevante e “critico” per

qualunque famiglia (Scabini & Iafrate, 2005): la nascita dei figli modifica, infatti, in modo

sostanziale l’assetto della coppia. Nella letteratura internazionale sulla genitorialità viene

riportato che il periodo che segue la nascita del primo figlio è caratterizzato da stress,

poiché i neo-genitori devono rinegoziare la relazione genitoriale (Berg-Cross, 2001) ed

affrontare le difficoltà connesse con la crescita dei figli (MacKey & O’Brien, 1998). Nel

caso delle unioni interculturali, gli effetti di tale transizione potrebbero essere ancora più

dirompenti, costringendo i partner a profonde ri-negoziazioni (Gozzoli & Regalia, 2005).

Crippen e Brew (2007) sottolinenano che la nascita dei figli potrebbe rendere inefficaci

accordi e compormessi relativi a dimensioni culturali accettati dai partner prima di

diventare genitori; inoltre le differenze relative alle pratiche educative ed all’accudimento

dei figli potrebbero far aumentare le aree di disaccordo o diventare catalizzatori di conflitto

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56 Capitolo 3. Processi di acculturazione e relazioni di coppia: le coppie interculturali

per quelle coppie che in precedenza avevano minimizzato l’impatto delle differenze

culturali sulla propria relazione. Inoltre, crescere un figlio significa scegliere di trasmettere i

valori condivisi dalla coppia, ma anche le rispettive diversità: è importante per il figlio poter

accedere al mondo simbolico e valoriale delle rispettive famiglie d’origine (Mazzara, 2007).

Le aree da negoziare possono essere numerose, a partire dalla scelta del nome

(Migliorini & Rania, 2008), anche perché la letteratura riporta la presenza di numerose

differenze cross-culturali rispetto agli atteggiamenti, alle credenze ed agli stili genitoriali

(Crippen & Brew, 2007). Con la nascita dei bambini, il tema della cura delle culture familiari

diventa saliente: la crescita e la socializzazione dei figli avvengono, infatti, in un contesto

che per almeno uno dei genitori è culturalmente lontano da quello di appartenenza:

secondo Gozzoli e Regalia, 2005, i compiti che i genitori delle unioni miste devono

affrontare nei confronti dei loro figli sono sostanzialmente due:

- garantire ai figli l’accesso al sistema culturale di entrambi i genitori;

- sostenere i figli nel percorso della costruzione della propria identità.

Quest’ultimo aspetto risulta uno dei più studiati in letteratura rispetto ai figli delle coppie

interculturali (Kerwin et al, 1993), che affrontano problematiche identitarie in parte simili

alle cosiddette “seconde generazioni” di immigrati (cioè i figli di migranti nati nel paese

d’accoglienza) (Rumbaut, 2004). Gli studi in proposito indicano che l’identificazione etnica

dei figli di queste coppie varia a seconda delle carattreistiche dei contesti sociali in cui

crescono, giungendo spesso ad identità multiple (Mancini, 2006). La socializzazione

biculturale sembra avere effetti positivi tanto sul benessere dei figli (Gibbs & Huang, 1998)

quanto sulla loro apertura alla diversità (Stephan & Stephan, 1991; Phinney & Alipuria,

1996).

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57 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

CAPITOLO 4.

PROCESSI DI INTEGRAZIONE NELLE COPPIE INTERCULTURALI: UNA RICERCA EMPIRICA NEL CONTESTO ITALIANO

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58 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

4.1 Premessa All’interno della cornice concettuale fin qui delineata, si inserisce la presente ricerca, la

cui progettazione e pianificazione ha origine da constatazioni di natura teorica ed empirica.

In primo luogo, come è stato ampiamente analizzato nel capitolo 3, i matrimoni

interculturali sono notevolmente aumentati in Italia negli ultimi anni, portando il fenomeno

sempre più all’attenzione di operatori e ricercatori. Le differenze culturali tra i partner,

infatti, aggiungono complessità alle dinamiche interattive e relazionali che caratterizzano

“normalmente” le relazioni di coppia (Gozzoli & Regalia, 2005). Esse comportano la

necessità di negoziare, all’interno della stessa relazione, le diverse visioni del mondo dei

partner (atteggiamenti, valori, pratiche, ecc) (Monacelli & Mancini, 2005). Ci si trova così di

fronte alla necessità di “gettare ponti verso l’altro e di accettare la presenza del limite

invalicabile” (Cigoli, 2005). Diversi studiosi hanno sottolineato , infatti, come le coppie

interculturali costituiscano, dal punto di vista socio-psicologico, un osservatorio privilegiato

rispetto alla possibilità di una reale integrazione tra le culture, a livello interpersonale,

familiare e sociale (Scabini et al., 2007), in quanto esse vengono considerate un indicatore di

integrazione sociale (Kalmijin & Tubergen, 2007; Migliorini & Rania, 2008). Appare

rilevante, dunque, porre come oggetto di ricerca un fenomeno tanto variegato e complesso,

ma che, per sua natura, sembra possedere un potenziale di “effetti positivi”, non soltanto

relativamente ad una sempre maggior conoscenza dei processi relazionali che regolano le

dinamiche di coppia, ma anche rispetto a ciò che riguarda tematiche societarie più ampie,

quali il contatto e l’integrazione tra culture diverse.

In secondo luogo, va evidenziato che, a causa della natura eminentemente culturale dei

processi implicati, non si può prescindere da quegli aspetti contestuali che inevitabilmente

contribuiscono a definirli (Mantovani, 2004). In questa direzione, la quasi totale assenza di

ricerche empiriche condotte nel contesto italiano sulle coppie interculturali10 ha costituito

un’ulteriore motivazione alla conduzione della presente ricerca.

Come è stato delineato attraverso l’analisi della letteratura condotta nei capitoli

precedenti, lo studio delle relazioni interculturali implica elementi appartenenti a diverse

aree di ricerca, poiché, in questo specifico genere di relazione, i partner si trovano ad

affrontare compiti tipici di tutte le relazioni di coppia – il cui studio, dal punto di vista

psicologico-sociale, rimanda all’area delle close relationships, ma anche processi legati a

dinamiche di acculturazione, di contato tra culture e di rinegoziazione di identità etniche. I

partner di unioni interculturali sono, infatti, chiamati a rielaborare all’interno della relazione 10 Un’eccezione da segnalare è la tesi di dottorato della dott.ssa Chiara Panari, dal titolo “Le famiglie interculturali: identità, dinamiche familiari e sociali”.

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59 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

di coppia la propria identità personale, sociale ed etnica ed a costruire quella che Gaines e

Liu (2000) chiamano “identità relazionale”, prodotto di due individui e del contesto sociale

più ampio in cui essi vivono e con cui interagiscono. L’identità relazionale non è, in questo

senso, la somma delle identità personali e sociali dei partner, ma è costruita attivamente ed

“è collocata da qualche parte tra l’identità personale e l’identità sociale”. Nelle coppie miste

avviene una sorta di processo di “acculturazione interpersonale”, cioè un processo di

cambiamento dovuto all’incontro di due persone appartenenti a mondi culturali differenti

(Fenaroli & Panari, 2006).

Tale tematica è apparsa piuttosto rilevante e particolarmente interessante in un’ottica

psicologico-sociale. Infatti il costrutto dell’identità relazionale, non definendo una

dimensione esclusivamente individuale, né una esclusivamente relazionale, si pone come

una sorta di interfaccia tra i processi intrapersonali e quelli interpersonali nelle close

relationships. Anche altri autori, seppure non nel contesto specifico dei lavori sulle coppie

interculturali ed utilizzando costrutti teorici almeno parzialmente non sovrapponibili,

hanno riconosciuto la necessità di definire ciò che lega tali processi. Ad esempio, Agnew e

Etcheverry (2006) hanno parlato di interdipendenza cognitiva come di quello stato mentale,

caratterizzato da rappresentazioni pluralistiche e collettive del “sé-in-relazione”, che ha la

capacità di fondere processi intra ed interpersonali. Da una prospettiva in parte diversa,

anche Chen, ed i suoi colleghi (2006) hanno recentemente evidenziato la necessità per gli

psicologi sociali di prendere in considerazione in maniera più ampia nei lavori di ricerca

quello che hanno definito il “sé relazionale”, cioè il sé che viene sperimentato in relazione

agli altri significativi della propria vita. Gli autori riconoscono che esiste un sé relazionale

specifico per ogni altro significativo con cui l’individuo stabilisce una relazione e che questi

sé relazionali si evolvono in maniera esclusiva ed unica attraverso le interazioni diadiche.

Infatti ciò che attiva i vari sé relazionali è diverso da ciò che è in grado di attivare il sé

individuale e collettivo. A questo proposito è utile ricordare anche il self-expanding model di

Aron (2003), che riconosce gli effetti delle relazioni interpersonali sulla ridefinizione di sé.

Queste riflessioni mostrano l’articolazione delle dimensioni psicologiche e relazionali

che entrano in gioco nelle relazioni di coppia interculturali insieme alla molteplicità dei

livelli da cui è possibile studiare il fenomeno. Il lavoro di ricerca qui presentato è stato

progettato e condotto con l’esplicita consapevolezza della complessità dei processi

interattivi, relazionali, familiari ma anche sociali ed etici che sono implicati nelle relazioni

interculturali ed ha inteso affrontare tale oggetto in una prospettiva ampia ed articolata che

potesse tenere conto di tale complessità.

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60 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

4.2 Scopo e piano del lavoro

Il presente lavoro di ricerca, costituendo uno dei primi studi empirici in Italia ad avere

come oggetto la relazione di coppia tra partner di provenienza culturale differente, si è

posto lo scopo generale di fornire una descrizione della qualità delle unioni interculturali

nel contesto italiano, dei vissuti sperimentati dai partner e dei processi interattivi e negoziali

che caratterizzano tali relazioni di coppia, individuando, ove possibile, gli elementi che

favoriscono il benessere della relazione stessa (Ardone & Chiarolanza, 2007). Gli obiettivi

specifici verranno indicati nella descrizione dei diversi studi in cui si è articolato il lavoro: è

importante qui sottolineare che le varie fasi della ricerca sono state ideate per contribuire

all’acquisizione di conoscenze relative alle coppie interculturali nello specifico contesto

italiano e per approfondire i processi e le dinamiche che caratterizzano tali relazioni di

coppia, inserendo le acquisizioni all’interno di quanto proposto dalla letteratura

internazionale.

A causa della complessità dell’oggetto di studio e della relativa novità del tema, si è

preferita un’opzione metodologica che affiancasse all’approccio quantitativo – prevalente

nell’ambito della psicologia sociale e ritenuto tradizionalmente utile per verificare ipotesi e

testare l’applicabilità di teorie – anche l’approccio qualitativo, in grado di assolvere

all’importante funzione scientifica della scoperta (Cicognani, 2002). Come ha sottolineato

Mazzara (2002), i due approcci metodologici non sono, infatti, necessariamente alternativi

tra loro, poiché consentono di cogliere ed analizzare dimensioni diverse dell’agire sociale: in

questo senso, essi vanno piuttosto considerati come complementari. Anche la riflessione

epistemologica negli ultimi anni si è allontanata dalla tradizionale contrapposizione tra

metodi quantitativi e qualitativi, orientandosi piuttosto verso quella che Kruglanski e Jost

(2000) hanno definito una “prospettiva di riconciliazione”. Proprio al fine di giungere ad

una più articolata e feconda comprensione del fenomeno oggetto di studio, pertanto, il

lavoro è stato progettato con l’obiettivo di integrare i due approcci metodologici.

La ricerca è stata articolata in tre studi, che la figura 1 sintetizza rispetto ad obiettivi,

metodologia, livello di analisi e scansione temporale.

I primi due studi hanno avuto un carattere prevalentemente descrittivo, sono stati

condotti quasi contemporaneamente e sono stati predisposti come preliminari rispetto al

terzo. Come è possibile ricavare dallo schema di sintesi, mentre il primo studio si è avvalso

di una metodologia quantitativa, nel secondo si è optato per un approccio teorico ed

epistemologico che si fonda sull’utilizzo di metodologie qualitative ed interpretative dei

dati. Inoltre i due studi si differenziano anche per il livello di analisi: nel primo caso,

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61 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

sebbene i partecipanti siano coppie, le variabili sono state misurate a livello individuale,

mentre il secondo studio ha assunto un livello diadico.

Figura 1. Schema sintetico del piano del lavoro di ricerca

Studio 1

Obiettivo: confrontare le dimensioni che

caratterizzano la qualità della relazione in

coppie italiane ed interculturali

Metodologia: somministrazione di

questionari ai partner – analisi statistica dei

dati

Livello di analisi: individuale

Studio 2

Obiettivo: analizzare le narrazioni delle

coppie interculturali per identificare le

strategie di gestione del conflitto

prevalentemente utilizzate

Metodologia: interviste narrative ai partner

– codifica ed interpretazione attraverso

software per l’analisi di dati testuali

Livello di analisi: diadico

Studio 3

Obiettivo: identificare i fattori relazionali in grado di predire la soddisfazione e

l’integrazione culturale nelle coppie interculturali; analizzarne le modalità comunicative e

le strategie di gestione del conflitto; verificare se le modalità interattive influenzano la

soddisfazione e l’integrazione di coppia.

Metodologia: somministrazione (longitudinale) di questionari ai partner – analisi statistica

dei dati; osservazione di interazioni diadiche – codifica ed interpretazione attraverso un

sistema di codifica delle interazioni coniugali

Livello di analisi: individuale e diadico

AR

TIC

OLA

ZIO

NE

TEM

PORA

LE

Il terzo studio è stato progettato come cronologicamente e teoricamente successivo ai

primi due, dai quali ci si attendevano risultati utili a specificarne gli obiettivi in maniera

maggiormente operativa. Esso è stato anche, effettivamente, utilizzato per tentare di

rispondere a quesiti lasciati aperti dai primi due. Il terzo studio si compone di una parte

affrontata con approccio quantitativo ed un’altra condotta in una prospettiva di analisi

qualitativa dei dati. Anche in questo caso, tale scelta è stata motivata dalla complessità

dell’oggetto di studio e dal tentativo di raccogliere informazioni attraverso strumenti

differenti, per poter giungere a risultati che, sebbene non sempre interpretabili in modo

semplice e lineare, rendano conto dell’articolazione del fenomeno e contribuiscano ad una

sua comprensione critica. Per il terzo studio è stato scelto tanto un livello individuale

quanto uno diadico di analisi.

L’intero lavoro di ricerca si articola, quindi, lungo due “sezioni”, che risultano

maggiormente legate dal punto di vista teorico e metodologico al loro interno, pur

contribuendo entrambe alla più ampia acquisizione di conoscenze in merito alle relazioni

interculturali: una sezione a prevalente metodologia quantitativa (composta dallo Studio 1 e

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62 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

da una parte dello Studio 3) ed una sezione a prevalente metodologia qualitativa (composta

dallo Studio 2 e da un’altra parte dello Studio 3). Per semplicità di esposizione, i diversi

studi di cui consta la ricerca verranno descritti nell’ordine in cui sono stati condotti: tuttavia

è importante sottolinearne la loro articolazione e posizione all’interno del progetto di

ricerca. La discussione finale cercherà di chiarire ulteriormente, sulla base dei risultati

ottenuti, i diversi contributi che i due diversi approcci metodologici hanno fornito alla

comprensione del fenomeno oggetto di studio.

4.3 Studio 1. La relazione di coppia interculturale: somiglianze e differenze con la relazione

monoculturale.

Una delle prime questioni che la ricerca empirica si è posta in relazione alle coppie

interculturali ha riguardato il loro essere più o meno simili alle coppie monoculturali

rispetto alla qualità della relazione di coppia (Fu, Tora, & Kendall, 2001; Shibazaki &

Brennan, 1998; Troy & Lewis-Smith, 2006). Tuttavia, queste ricerche non hanno dato

risultano concordi nel descrivere la qualità di tali relazioni.

A causa delle numerose sfide personali e relazionali che i partner delle unioni miste si

trovano ad affrontare, le relazioni interculturali, infatti, sono generalmente considerate più a

rischio di esiti negativi ed insoddisfacenti (Gaines & Agnew, 2003). Tra le sfide che le

persone che intraprendono una relazione interetnica si trovano ad affrontare, c’è, prima di

tutto, una certa disapprovazione del contesto sociale e familiare (Karis, 2003; Usita &

Pulsen, 2003). Altri autori sostengono che le coppie miste siano più suscettibili allo stress

(Chan, Wethington, 1998) e che ulteriori fattori di rischio siano costituiti dalle barriere

linguistico-comunicative e dalle differenze culturali nei comportamenti sessuali e negli

orientamenti educativi (Usita & Poulsen, 2003). Tuttavia, le ricerche che hanno messo a

confronto la qualità delle relazioni in coppie miste e monoculturali nella maggior parte dei

casi non hanno riscontrato differenze (Lantsman, 2004; Shibazaki & Brennan, 1998).

Quando ci sono, le differenze sono “a favore” delle coppie miste, che in alcune ricerche

risultano più soddisfatte (Negy & Snyder, 2000; Troy et al., 2006 – studio 1) delle coppie

monoculturali. Diverse ricerche hanno anche trovato che le coppie miste mostrano livelli di

commitment più elevati delle coppie monoculturali (Lantsman, 2004; Gaines & Agnew, 2003;

Gurung & Duong, 1999). Una maggiore insoddisfazione ed un grado più alto di stress

caratterizza, però, queste coppie quando sono chiamate a valutare le proprie relazioni con i

figli (Negy & Snyder, 2000), evidenziando come la gestione delle differenze culturali in

relazione all’educazione dei figli possa costituire un nodo problematico (Fruggeri, 2005). La

nascita dei figli potrebbe rappresentare, infatti, una vera “sfida” per le coppie interculturali,

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63 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

poiché le precedenti negoziazioni potrebbero non essere più adeguate dopo la nascita del

primo figlio, o ancora perché essa potrebbe catalizzare il conflitto, specialmente nel caso di

quei partner che, prima di essere genitori, tendevano a minimizzare le rispettive differenze

culturali (Crippen & Brew, 2007).

Tra gli approcci maggiormente utilizzati in letteratura per spiegare il funzionamento

delle relazioni di coppia, vi è, come è stato indicato nel Capitolo 2, il quadro teorico della

teoria dell’interdipendenza (Kelley et al. 2003) ed in particolare il modello dell’investimento

(Rusbult,1980; 1983; Drigotas & Rusbult, 1992; Agnew et al., 1998), che è preso in

considerazione in molte delle ricerche empiriche condotte sulle relazioni interculturali

(Troy & Lewis-Smith, 2006).

La prima parte del lavoro di ricerca si basa su tali premesse teorico-empiriche, adottando

il modello teorico dell’investimento come principale modello esplicativo delle relazioni di

coppia e, nel contempo, prendendo le mosse dalla constatazione che la letteratura esistente

non permette di giungere a conclusioni certe rispetto alla qualità delle relazioni

interculturali, nel confronto con le coppie monoculturali e che la presenza di figli sembra

essere un elemento critico nel funzionamento coniugale di tali coppie.

4.3.1 Obiettivi e ipotesi

Lo studio 1 ha indagato variabili connesse alla qualità della relazione di coppia, senza

introdurre alcuna dimensione specifica della relazione interculturale. In particolare, esso si è

posto l’obiettivo di confrontare la qualità della relazione in coppie interculturali e

monoculturali nello specifico contesto italiano, rilevando l’effetto della presenza di figli.

In particolare, lo studio si è proposto di:

� verificare eventuali differenze esistenti tra coppie interculturali e monoculturali

italiane rispetto alla qualità della relazione;

� verificare l’effetto della presenza vs. assenza dei figli sulla qualità della relazione

stessa;

� testare il modello dell’investimento (Rusbult, 1983) per verificarne l’adeguatezza

esplicativa rispetto alle relazioni di coppia interculturali;

� testare un modello esplicativo dell’adattamento diadico in coppie mono e

interculturali. Il modello prevede che l’adattamento diadico,

operazionalizzazione del benessere relazionale, possa essere predetto da alcune

dimensioni definite, tra le altre, da Ardone e Chiarolanza (2007) come i building

blocks delle relazioni di coppia.

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64 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

Sulla base di quanto presente in letteratura, non ci si attendono rilevanti differenze tra

coppie interculturali ed italiane. Secondo la prima ipotesi (H1a) che ha guidato il

presente lavoro di ricerca, infatti, i partner di coppie interculturali non differiranno

sostanzialmente dai partner di coppie italiane rispetto alla qualità della relazione, ma

almeno per alcune dimensioni, l’effetto della presenza dei figli potrebbe essere

significativo (H1b). Inoltre, il modello dell’investimento dovrebbe essere esplicativo per

entrambe le tipologia di coppia (H2), così come il modello che spiega l’adattamento

diadico (H3).

4.3.2 Metodo 4.3.2.1. Partecipanti

Allo Studio 1 hanno preso parte 46 coppie interculturali, composte da un partner

italiano ed un partner straniero, e 51 coppie monoculturali in cui entrambi i partner sono

italiani. L’età media degli uomini è di 42.87 anni (ds 10,16), mentre le donne sono

leggermente più giovani (età media 39.48 anni, ds 10.05).

Tutte le coppie risiedono in Italia, principalmente nel Lazio e in Toscana. Il 78.4% delle

coppie è sposato, mentre il restante 21.6% convive senza aver contratto matrimonio, senza

differenze significative tra coppie inter e mono-culturali (Chi2=2.26 1 gdl n.s.).

Numero di figli per coppia (%)

36,10%

22,70%

33%

5,20%

0

1

2

3

Grafico n°1. Distribuzione percentuale del numero di figli per coppia.

Le coppie partecipanti sono mediamente di lunga durata, poiché vivono insieme da una

media di 13 anni (ds 10.34). Il 61.9% delle coppie ha figli; non ci sono differenze tra coppie

interculturali ed italiane rispetto alla presenza/assenza di figli (Chi2=0.370 1gdl n.s.). Il

grafico n°1 mostra la distribuzione percentuale del numero di figli nelle coppie partecipanti.

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65 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

I partner stranieri delle coppie interculturali vivono in Italia da una media di 15.13 anni

(ds 7.66) per gli uomini e 12.44 (ds 9.7) per le donne. Delle 46 coppie interculturali, solo in

9 il partner straniero è l’uomo, mentre negli altri 37 casi è la donna ad avere origini extra-

italiane. Questa differenza, pur essendo statisticamente significativa (Chi2=17.04 gdl 1 p <

0.001), rispecchia la maggior presenza nel contesto nazionale italiano di unioni interculturali

in cui il partner straniero è la moglie. Come mostra il grafico n°3, in particolare per le

donne, la provenienza riflette abbastanza accuratamente la distribuzione che si registra nei

matrimoni interculturali in Italia (in prevalenza donne di Paesi Occidentali, dell’Est Europa

e del Sud-America).

Provenienza del partner straniero

(uomini)

3

3

2

1 Paesi

OccidentaliAfrica

Asia

Centro e Sud-

America

Provenienza del partner straniero (donne)

16

12

1

4 4

Paesi

Occidentali

Est Europa

Africa

Asia

Centro e Sud-

America

Grafici n°2 e 3. Provenienza dei partner stranieri delle unioni interculturali, per gli uomini e per le donne

(i valori indicano la frequenza)

L’84% dei 194 soggetti partecipanti si è dichiarata di religione cristiana, lo 0.5% ebraica,

il 2.1% islamica, l’11.5% si è professato ateo, mentre il restante 1.5% si è detto di altre

religioni.

Il livello di istruzione dei partner delle coppie che hanno preso parte alla ricerca è

medio-alto, senza differenze significative tra coppie interculturali ed italiane (Chi2= 3.943

3gdl n.s.). Il 70% dei soggetti ha definito “medio” il proprio livello socio-economico.

Rispetto a quest’ultima variabile, sebbene la potenza del test possa essere ridotta poiché nel

25% delle celle le frequenze attese risultano minori di 5 (cfr. Areni, Ercolani, & Scalisi,

1994), il Chi2 risulta 15.665, con una probabilità < 0.001 per 3 gdl. L’analisi dei residui

standardizzati permette di osservare che i partner delle coppie miste definiscono il proprio

livello socio-economico “medio-alto” significativamente di più di quanto fanno le coppie

italiane.

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66 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

4.3.2.2. Strumenti

I partner di ciascuna coppia hanno risposto individualmente ad una batteria di

questionari, scelti come misure di differenti costrutti, indicati in letteratura come riferentisi

alla qualità della relazione di coppia. Tutti i questionari proposti prevedevano un formato di

risposta costituito da scale Likert. Le scale somministrate, che hanno raggiunto tutte buoni

valori di attendibilità, sono state le seguenti:

- la scala del “modello di investimento” di Rusbult et al., (1998). Tale strumento, che

prevede un formato di risposta a nove passi (da 0 a 8) è costituito da 4 sottoscale

che misurano le dimensioni del modello dell’investimento:

a) il livello di soddisfazione (5 item, α=0.84) rispetto alla propria relazione di

coppia. Un esempio di item appartenente a questa scala è “Sono soddisfatto/a

della nostra relazione”.

b) la qualità delle alternative (5 item, α=0.82), cioè il livello percepito di alternative

alla propria relazione di coppia. Un item relativo alla scala delle alternative è “I

miei bisogni di intimità, amicizia, ecc potrebbero facilmente essere soddisfatti in

un’altra relazione”

c) l’investimento nella relazione (5 item, α=0.73), cioè una misura dell’entità delle

risorse emotive, psicologiche e materiali impiegate nella relazione. Un esempio

di item facente parte della scala dell’investimento recita “Ho messo molto nella

nostra relazione e lo perderei se la relazione finisse”

d) il commitment (7 item, α=0.87), cioè la misura dell’impegno a mantenere nel

tempo la relazione. Un item appartenente a questa scala è, ad esempio “Voglio

che la nostra relazione duri moltissimo tempo”.

I punteggi relativi a ciascuna delle quattro sottoscale vengono definiti attraverso il

calcolo della media degli item appartenenti ad ogni sottoscala.

- la “scala dell’inclusione dell’altro nel sé” di Aron et al. (1992). Questa scala

costituisce una misura della “closeness”, cioè dell’intimità percepita con il partner nella

relazione e consiste in un solo item esposto tramite un diagramma di Venn, formato

da due cerchi sovrapposti. I due cerchi rappresentano il Sé e l’Altro. Il grado di

sovrapposizione di un cerchio sull’altro indica il grado in cui il rispondente

percepisce che l’altro sia incluso nel proprio Sé in una relazione intima. Ai soggetti è

chiesto di scegliere, tra 7 diagrammi con vari gradi di sovrapposizione (misurati

tramite una scala Likert a 7 passi), quello che meglio descrive la relazione con il

proprio partner.

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67 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

- la scala della fiducia di Rempel, Holmes e Zanna (1985), composta da 26 item, che

fornisce una misura della fiducia percepita nei confronti del partner (α=0.70). Il

formato di risposta prevede una scala che va da -3 a +3, che ai fini dell’analisi

statistica è stata trasformata in una scala a 7 passi, per messo della quale è stato poi

calcolato il punteggio aggregato come media delle risposte date ai 26 item.

- la DAS (Dyadic Adjustmente Scale) di Spanier (1976) , strumento largamente usato in

letteratura per la misura della soddisfazione rispetto alla relazione di coppia. Tale

scala è composta da 32 item a risposta chiusa, la maggior parte dei quali prevedono

un formato di risposta a sei passi (da 0 a 5). Due item si presentano con modalità di

risposta dicotomica sì/no. L’ α di Cronbach relativo alla DAS è 0.86. Il punteggio

complessivo di questa scala, che è considerata una misura dell’adattamento diadico,

deriva dalla somma dei punteggi registrati ai singoli item.

4.3.2.3 Procedura

I partecipanti sono stati reclutati in maniera informale ed attraverso comunicazioni

personali. Sono state prese in considerazione nel presente studio solo le coppie in cui

entrambi i partner hanno acconsentito a partecipare. I criteri richiesti per la partecipazione

erano la convivenza da almeno un anno e la presenza in Italia del partner straniero da

almeno 2 anni, criterio necessario per garantire un livello minimo di contatto ed interazione

con il contesto sociale e culturale italiano.

Una volta ottenuto il consenso dai partner, è stato consegnato loro un questionario

ciascuno, con l’indicazione di compilarlo individualmente e di restituirlo in busta chiusa

insieme a quello del partner.

Il questionario è stato predisposto in due versioni: una in italiano ed una in inglese, per

facilitare i partner stranieri eventualmente non a loro agio con la lingua italiana. In effetti,

solamente 3 soggetti hanno preferito compilare le scale in inglese e nessuno a causa di poca

dimestichezza con la lingua italiana, quanto piuttosto per preferenza personale.

Ai partecipanti sono state fornite rassicurazioni circa l’anonimato dei dati forniti

attraverso i questionari, che sono stati trattati esclusivamente con metodologie statistiche.

4.3.3. Risultati

Tutte le variabili sono state misurate ed analizzate a livello individuale.

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68 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

4.3.3.1 Qualità della relazione in coppie interculturali ed italiane

Per confrontare la qualità della relazione in coppie interculturali ed italiane, sono state

condotte una serie di ANOVA fattoriali 2 (tipo di coppia: interculturale vs italiana) x 2

(presenza vs. assenza di figli). Come variabili dipendenti sono state inserite, di volta in

volta, le misure dei 7 costrutti che descrivono la qualità della relazione presi in

considerazione nello studio (4 scale del modello dell’investimento, closeness, fiducia e

adattamento diadico).

Tabella n°1. Medie (deviazioni standard) delle variabili dipendenti prese in considerazione nelle analisi

Variabile Coppie

interculturali

Coppie

italiane Totale

Soddisfazione

Con figli 6.00 (1.60) 6.25 (1.14) 6.14 (1.37)

Senza figli 6.45 (1.18) 6.30 (1.92) 6.38 (1.06)

Totale 6.19 (1.45) 6.27 (1.06) 6.23 (1.26)

Alternative

Con figli 2.90 (1.73) 2.83 (1.71) 2.86 (1.71)

Senza figli 3.47 (1.85) 2.96 (1.87) 3.22 (1.87)

Totale 3.14 (1.80) 2.88 (1.76) 3.00 (1.78)

Investimento

Con figli 5.70 (1.56) 6.47 (1.30) 6.12 (1.47)

Senza figli 5.76 (1.41) 5.65 (1.38) 5.71 (1.39)

Totale 5.72 (1.49) 6.18 (1.38) 5.96 (1.45)

Commitment

Con figli 7.33 (1.06) 7.57 (0.56) 7.46 (0.83)

Senza figli 7.33 (0.97) 7.39 (0.88) 7.36 (0.92)

Totale 7.33 (1.02) 7.51 (0.69) 7.42 (0.86)

Fiducia

Con figli 4.78 (0.53) 4.94 (0.62) 4.87 (0.58)

Senza figli 4.86 (0.53) 4.61 (0.82) 4.74 (0.69)

Totale 4.81 (0.53) 4.83 (0.71) 4.82 (0.63)

Closeness

Con figli 4.99 (1.72) 5.27 (1.54) 5.15 (1.62)

Senza figli 5.29 (1.27) 5.33 (1.62) 5.31 (1.44)

Totale 5.11 (1.55) 5.29 (1.56) 5.21 (1.56)

Adattamento

diadico

Con figli 112.05 (16.05) 115.81 (11.88) 114.12 (13.98)

Senza figli 113.65 (12.53) 113.81 (10.25) 113.73 (11.40)

Totale 112.71 (14.65) 115.11 (11.32) 113.97 (13.02)

La tabella n°1 mostra le medie con le deviazioni standard per ciascuna delle variabili

dipendenti prese in considerazione.

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69 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

I risultati mostrano che rispetto alla variabile investimento l’interazione tra i due fattori

tipo di coppia e presenza/assenza di figli è statisticamente significativa (F1;194=4.31 p<0.05).

Infatti, il gruppo che investe meno nella relazione di coppia è quello composto dalle coppie

italiane che non hanno figli, seguito dai due sottogruppi di coppie interculturali (con figli e

senza figli). I punteggi più alti si registrano per il gruppo delle coppie italiane con figli11.

Anche per quanto concerne la variabile fiducia i risultati sono simili: anche in questo

caso risulta significativa l’interazione tra tipo di coppia e presenza/assenza di figli

(F1;193=5.21p<0.05), con i due gruppi di coppie interculturali che presentano punteggi

intermedi tra le coppie italiane senza figli e quelle con figli (queste ultime caratterizzate dal

punteggio medio più alto)12. Per tutte le altre variabili non si registrano differenze

statisticamente significative per quanto riguarda gli effetti principali né per le interazioni.

4.3.3.2 Il modello dell’investimento in coppie interculturali ed italiane

In primo luogo il modello dell’investimento è stato testato sull’intero campione di 194

soggetti. I risultati della regressione multipla mostrano che esso è verificato (R2=.28

F3;193=24.45 p<0.001) con tutti e tre i predittori statisticamente significativi: soddisfazione

β=.34 t=5.13 p<0.001; alternative β=-.22 t=-3.56 p<0.001; investimento β=.19 t=2.91

p<0.01.

Successivamente si è proceduto a testare il modello separatamente nei due

sottocampioni di coppie interculturali e coppie italiane per verificarne eventuali differenze.

Tabella n°2. Predittori del modello dell’investimento (var. dip. commitment) per il sottocampione di coppie

interculturali

Predittore β t p

Soddisfazione .41 4.43 < 0.001

Alternative -.29 -3.33 < 0.01

Investimento .11 1.2 n.s.

Nel sottocampione di coppie miste (N=92), il modello risulta comunque statisticamente

significativo con un R2 di .35 (F3;91=15.89 p<0.001). Analizzando i singoli predittori, come

mostra la tabella n°2, si può notare, tuttavia, che l’investimento non sembra in grado di

11 Conducendo le ANOVA ad una via separatamente per i due fattori presi in considerazione, risultano entrambi significativi: tipo di coppia F1;193=4.88 p<0.05; presenza/assenza di figli F1;193=3.78 p =0.05. 12 In questo caso le ANOVA ad una via non sono risultate statisticamente significative: tipo di coppia F1;193=0.03 n.s.; presenza/assenza di figli F1;193=1.99 n.s.

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70 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

predire in maniera statisticamente significativa il commitment, come è invece previsto dal

modello.

Per quanto riguarda il sottocampione di coppie italiane (N=102), il modello complessivo

risulta anche in questo caso statisticamente significativo (F3;101=8.42 p<0.001) con un R2

pari a .21. La tabella n°3 mostra che la soddisfazione e l’investimento risultano

statisticamente significativi, mentre la sottoscala della qualità delle alternative non predice il

commitment in maniera statisticamente significativa.

Tabella n°3. Predittori del modello dell’investimento (var. dip. commitment) per il sottocampione di coppie

italiane

Predittore β t p

Soddisfazione .20 2.06 < 0.05

Alternative -.14 -1.49 n.s.

Investimento .30 3.15 < 0.01

Questo risultato relativo all’investimento nelle coppie interculturali potrebbe acquistare

maggior forza dal risultato precedentemente descritto delle ANOVA, dove risultava un

effetto dell’interazione tra tipologia di coppia e presenza di figli su questa specifica

variabile. Tale aspetto verrà affrontato criticamente nella discussione dei risultati.

4.3.3.3. Un modello esplicativo dell’adattamento diadico in coppie interculturali ed italiane.

L’ultima parte delle analisi dei dati è stata rivolta al test di uno specifico modello di

adattamento diadico nelle relazioni di coppia ed alla verifica di eventuali differenze nei due

sottocampioni presi in considerazione in questo lavoro.

L’adattamento diadico è stato regredito sulle variabili commitment, closeness e fiducia, prima

sull’intero campione, per una verifica generale del modello e successivamente sui due

sottocampioni di coppie interculturali e italiane.

Il modello risulta statisticamente significativo (F3;193=25.53 p<0.001) e spiega una

percentuale di varianza pari a circa il 29% (R2=.287). Dei tre predittori inseriti nella

regressione multipla, risultano statisticamente significativi il commitment (β=.20 t=2.85

p<0.01) e la closeness (β=.37 t=5.18 p<0.001), mentre la fiducia non raggiunge la

significatività statistica come predittore dell’adattamento diadico (β=.09 t=1.36).

Ripetendo la stessa analisi nel sottocampione delle coppie miste, il risultato non è lo

stesso. Il modello ottiene un R2 pari a .39, risultando statisticamente significativo (p<0.001)

con un valore di F1;91 pari a 18.78. Come mostrano i dati riportati nella tabella n°4, i tre

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71 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

predittori risultano tutti statisticamente significativi, contribuendo a spiegare la varianza

della variabile adattamento diadico.

Tabella n°4. Predittori del modello di previsione dell’adattamento diadico per il sottocampione di coppie

interculturali

Predittore β t p

Commitment .22 2.29 < 0.05

Closeness .40 4.07 < 0.001

Fiducia .22 2.50 < 0.05

Anche nelle coppie italiane il modello complessivo risulta statisticamente significativo

(F3;101=8.27 p<0.001) con un R2 pari a .20; tuttavia la closeness in questo caso risulta l’unico

predittore statisticamente significativo (cfr. tabella n°5).

Tabella n°5. Predittori del modello di previsione dell’adattamento diadico per il sottocampione di coppie italiane

Predittore β t p

Commitment .18 1.55 n.s.

Closeness .34 3.23 < 0.01

Fiducia .01 0.10 n.s.

4.3.4 Discussione

Rispetto alla prima ipotesi del presente lavoro di ricerca, i risultati hanno mostrato una

sostanziale conferma. I partner di coppie interculturali ed italiane tendono, infatti, ad essere

piuttosto simili per quanto concerne la qualità percepita della loro relazione di coppia

(H1a). Tale risultato conferma, nel contesto nazionale italiano, quello trovato da altri

ricercatori in Paesi diversi e prevalentemente anglofoni (Shibazaki & Brennan, 1998;

Gurung & Duong, 1999; Negy & Snyder, 2000; Gaines & Agnew, 2003; Lantsman, 2004;

Troy et al., 2006) e sostanzia per mezzo di dati empirici la non validità della

rappresentazione ancora fortemente negativa delle unioni interculturali, presente tanto nel

senso comune (cfr. Burnette, 1995; Root, 1996; Lewandowski & Jackson, 2001; Gozzoli e

Regalia, 2005), quanto, almeno fino a pochi anni fa, tra gli studiosi (cfr. Foeman & Nance,

1999).

L’ipotesi H1b, relativa all’effetto della presenza dei figli, ha trovato una parziale

conferma: rispetto all’entità dell’investimento ed alla fiducia nel partner, le coppie italiane

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72 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

senza figli ottengono i punteggi più bassi, seguiti dalle coppie interculturali (con e senza

figli, nell’ordine) ed infine dai genitori italiani. Tale risultato sembra indicare che, mentre

per i partner italiani, la nascita dei figli tende a migliorare la qualità della relazione di coppia,

per i partner interculturali è vero il contrario, almeno per ciò che concerne l’investimento e

la fiducia. In effetti, la letteratura ha sottolineato come per le coppie intetrculturali la fase di

transizione alla genitorialità e di successivo accudimento ed educazione dei figli possa

essere caratterizzata da particolari difficoltà, dovute alla maggiore necessità, rispetto alle

coppie monoculturali, di negoziare gli stili genitoriali, che sono spesso influenzati da

atteggiamenti culturalmente specifici (Rosenblatt & Stewart, 2004; Gozzoli & Regalia,

2005; Crippen & Brew, 2007). Tuttavia, poiché il risultato è relativo solamente a due

dimensioni relazionali, esso andrebbe preso con le dovute cautele ed approfondito in

maniera più sistematica.

Particolarmente interessante appare, nondimeno, il risultato relativo alla variabile “entità

dell’investimento”, poiché esso si lega al risultato delle analisi relative al modello

dell’investimento di Rusbult (1983). Infatti, sebbene complessivamente il modello sia

verificato nei due sottocampioni, fornendo ulteriore sostegno all’ipotesi della similarità tra

le due tipologie di coppie, nei partner delle coppie interculturali l’investimento non sembra

predire il livello di commitment nella relazione di coppia. L’ipotesi H2 appare quindi solo

parzialmente verificata, poiché, sebbene entrambi i modelli siano nel loro complesso

significativi, non tutti i predittori lo sono nei modelli testati sui sottocampioni. Un risultato

analogo, in particolare rispetto all’investimento, è stato trovato da Lehmiller & Agnew

(2006) nel loro recente lavoro sulle relazioni di coppia “marginalizzate”. Gli autori hanno

indagato l’effetto della disapprovazione sociale, misurata attraverso il costrutto di

marginalizzazione percepita su diverse tipologie di coppie, tra cui anche quelle

interculturali. I loro risultati mostrano che nelle relazioni percepite come più marginalizzate

l’entità dell’investimento non è in gardo di predire il commitment, poiché, proprio a causa

della disapprovazione cui la relazione va incontro, i partner tendono ad investire le proprie

risorse maggiormente altrove. Tuttavia il livello di commitment non diminuisce nelle

coppie marginalizzate, grazie ad una sorta di meccanismo di compensazione, per cui questi

partner risultano mediamente più soddisfatti o percepiscono meno alternative alla loro

relazione. Tale risultato è stato verificato dagli autori nel loro campione complessivo,

mentre nel sottocampione di coppie interculturali è stata evidenziata una tendenza alla

significatività solo rispetto alla scala delle alternative (punteggi più bassi rispetto alle coppie

non marginalizzate), mentre non sono state registrate differenze nella soddisfazione tra

partner marginalizzati e non. Sebbene la presente ricerca non abbia utilizzato alcuna misura

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73 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

diretta di marginalizzazione, poiché le coppie interculturali sono generalemente oggetto di

scarso supporto sociale (Gallup & Newport, 1991, cit. in Lehmiller & Agnew, 2006), esse

possono essere considerate un sottocampione marginalizzato anche nel presente lavoro. I

risultati possono, dunque, essere considerati coerenti con quelli riportati da Lehmiller e

Agnew (2006). Nonostante ciò, l’esito relativo all’investimento potrebbe trovare una più

chiara ed articolata spiegazione teorica all’interno di un modello che comprenda la

marginalizzazione insieme ad altre variabili legate in maniera specifica alle dimensioni

interculturali.

È interessante anche il risultato ottenuto rispetto alla verifica del modello di

adattamento diadico, nonostante il carattere prevalentemente esplorativo dell’analisi, che ha

mostrato il ruolo rilevante della fiducia nel predire un maggior benessere relazionale nelle

coppie interculturali. L’ipotesi H3, che prevedeva che il modello fosse egualmente

esplicativo nei due sottocampioni non è stata, pertanto, verificata. Sebbene la fiducia verso

il partner sia da tempo considerata una componente centrale delle close relationships (Miller

& Rempel, 2004; Ardone & Chiarolanza, 2007) e sia stato rilevato il suo legame con il

livello di impegno nella relazione stessa (Rusbult et al., 1998), non esistono in letteratura

lavori che hanno preso in considerazione in maniera specifica questa dimensione

relazionale nelle coppie interculturali. La percezione di benessere relazionale sembra essere

predetta, nei partner di queste unioni, dal sentimento di fiducia (a differenza di quanto

succede nelle coppie italiane, dove sembra prevalere il sentimento di closeness). Tale risultato

non sorprende se si considera che la fiducia è un costrutto che Rempel, Holmes e Zanna

(1985) definiscono come articolato in tre componenti: l’affidabilità del partner, la sua

predicibilità e la fede nel futuro della relazione. In questo senso, è ipotizzabile che i partner

di coppie interculturali, trovandosi a vivere una relazione potenzialmente più imprevedibile

e dagli esiti più incerti a causa della differente provenienza culturale dei suoi membri (cfr.

Bramlett & Mosher, 2002; Gaines & Ickes, 1997), percepiscano un maggior adattamento

diadico quando è possibile stemperare tale indeterminatezza in un più intenso sentimento

di fiducia nei confronti del proprio partner.

Complessivamente, i risultati dello Studio 1 descrivono un quadro di sostanziale

similarità nella qualità della relazione di coppia in partner di unioni inter- e mono-culturali

nel contesto italiano, lasciando inoltre intravedere la rilevanza della presenza dei figli

rispetto alla qualità della relazione stessa, pur se questo aspetto necessita forse di ulteriori

approfondimenti specifici, che esulano parzialmente dall’oggetto di studio del presente

lavoro di ricerca. Va sottolineato inoltre la criticità delle dimensioni dell’investimento nella

relazione e della fiducia nel partner rispetto all’organizzazione delle dinamiche relazionali

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74 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

delle coppie stesse. Rispetto a tali dimensioni, infatti, i modelli teorici testati non sono

risultati omogenei nelle due tipologie di coppie.

4.3.5 Limiti e prospettive future

Lo Studio 1 ha permesso di cominciare a “gettare un po’ di luce” sulle relazioni di

coppia interculturali nel contesto italiano.

La ricerca presenta, tuttavia, alcuni limiti, legati in particolare al campionamento, che

vanno tenuti in considerazione rispetto alla possibile generalizzabilità dei risultati. In primo

luogo, la composizione del sottocampione di coppie interculturali non è omogenea rispetto

al genere del partner straniero, né alla sua provenienza e tali elementi potrebbero

influenzare le dimensioni relazionali prese in considerazione, sebbene la letteratura non dia

indicazioni precise in merito. Inoltre la partecipazione è stata su base volontaria e questo,

come hanno sottolineato anche Forry et al. (2007) nel loro lavoro su coppie interraziali, può

aver causato un bias nella “auto-selezione” dei partecipanti, che potrebbero essere

caratterizzati da una qualità relazionale nell’insieme particolarmente elevata, in grado di

annullare le eventuali differenze. Tuttavia, le medie dei partecipanti sulle singole dimensioni

risultano sostanzialmente in linea con quanto riportato in letteratura (Rusbult, Martz, &

Agnew, 1998; Rempel, Holmes, & Zanna, 1985; Spanier, 1976).

Nel loro complesso, i risultati dello Studio 1 lasciano ipotizzare una differenza nelle

dinamiche che organizzano i processi relazionali nelle due tipologie di coppia considerate

nel lavoro di ricerca: infatti, pur venendo rilevate scarse differenze a livello di confronto tra

punteggi medi nei due sottocampioni – quindi in qualche modo ad un livello

esclusivamente “quantitativo” di differenza – la ricerca ha messo in luce alcune variabilità

salienti nel modo in cui le varie dimensioni che contribuiscono a definire la qualità della

relazione sono legate tra loro.

Il lavoro lascia aperte molte prospettive di ricerca, alcune delle quali sono state

affrontate almeno parzialmente nei due successivi studi. In primo luogo va certamente

approfondito il ruolo dell’investimento, in particolare legandolo al costrutto di

marginalizzazione della relazione di coppia. Inoltre, è opportuno prendere in

considerazione altre variabili specificatamente legate agli aspetti connessi all’interculturalità,

che potrebbero risultare salienti, data la tipologia di coppia oggetto dell’indagine e

contribuire almeno in parte a spiegare i risultati ottenuti fin qui. Infine, va sottolineata

anche la necessità di esaminare più a fondo il ruolo della presenza dei figli nelle unioni

interculturali.

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75 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

4.4 Studio 2. La relazione di coppia interculturale nella prospettiva dei protagonisti

Indipendentemente dalla possibilità di misurare “oggettivamente” la qualità della

relazione di coppia, da un punto di vista conoscitivo, oltre che strettamente clinico e di

intervento, assume molta rilevanza la rappresentazione che i partner stessi forniscono della

propria relazione. Infatti sono principalmente le credenze e le percezioni personali che

guidano l’azione nella vita quotidiana (Ajzen & Fishbein, 1977) degli individui.

Pochissimi riferimenti esistono in letteratura circa la rappresentazione della propria

relazione da parte di membri di unioni interculturali. Un dato emergente da diversi lavori

riguarda la sostanziale percezione di “non differenza” della relazione interculturale da

qualsiasi altra unione di coppia: i partner tendono a sottovalutare o esplicitamente negare le

diversità, accentuando invece gli aspetti di somiglianza e comunanza, particolarmente nelle

prime fasi di sviluppo della loro relazione di coppia (Gozzoli & Regalia, 2005). Altri autori

hanno rilevato che la tematica relativa alla differenza etnica o culturale sembra essere

sottovalutata da questi partner, che generalmente considerano tale aspetto poco importante

nella relazione di coppia (Kouri & Lasswell, 1993; Killian, 2001), mentre i clinici tendono a

sottolineare la necessità di un’ampia consapevolezza rispetto alla presenza di differenze tra i

partner insieme all’opportunità di sviluppate competenze in ambito culturale per gli

operatori (Sullivan & Cottone, 2006) che si trovano a lavorare con tale tipologia di coppia.

Un altro aspetto evidenziato dalla letteratura riguarda la generale disapprovazione da parte

del contetso sociale, ed in particolare familiare, per le relazioni interculturali (Sung, 1990;

Usita & Poulsen, 2003; Karis, 2003; Gozzoli & Regalia, 2005).

È stato messo ben in evidenza come questo genere di unione, comportando un incontro

ravvicinato tra visioni del mondo e modi di vivere diversi, possa richiedere continue

rinegoziazioni all’interno della coppia (Di Sciullo, 2004). Le coppie interculturali, infatti,

non sono unità isolate, ma sono sempre inserite in un complesso intreccio di rapporti che

comprende la rete amicale e di vicinato, le comunità di appartenenza dei coniugi e le

istituzioni (Fenaroli e Panari, 2006). Ciò richiede lo sviluppo di ampie competenze negoziali

da mettere in campo nella vita quotidiana. Come tutte le coppie, infatti, anche quelle

composte da partner di differente provenienza culturale, si trovano a dover negoziare le

differenze all’interno della coppia stessa e con l’ambiente esterno. Nel caso di queste coppie

il compito è reso più difficile dalla necessità di gestire differenze che non sono soltanto

individuali o relative a storie familiari, ma sono anche differenze culturali (Fenaroli e Panari,

2006; Gaines et al., 2006).

I pochi dati disponibili in letteratura non risultano certamente esaustivi né permettono

di evidenziare in maniera approfondita, tuttavia, quali siano i vissuti e le percezioni dei

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76 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

partner che vivono tali relazioni di coppia. Risulta rilevante, pertanto, studiare le dinamiche

affettive e negoziali di queste coppie, al fine di giungere ad una comprensione articolata e

complessa del fenomeno, che permetta anche di predisporre interventi di promozione delle

relazioni. L’individuazione delle strategie negoziali messe in atto dalle coppie per gestire le

differenze presenti al loro interno può far luce su diversi elementi rilevanti nel processo di

integrazione culturale cui sono chiamate le coppie miste.

4.4.1. Per un inquadramento epistemologico

Per riuscire a cogliere il punto di vista dei partner delle coppie interculturali, si è scelto di

adottare un approccio epistemologico e metodologico di tipo qualitativo. Tale prospettiva,

già da tempo in uso nelle discipline storiografiche, etnografiche e sociologiche, ma anche

nell’ambito della psicopatologia fenomenologica e psicoanalitica (Di Nuovo & Hichy,

2007), sta assumendo progressiva rilevanza anche nelle psicologia sociale (Mazzara, 2002;

Cicognani, 2002; Chiarolanza & De Gregorio, 2007). Essa ha origine da quegli approcci

teorici che hanno indicato nel linguaggio il fenomeno centrale delle relazioni umane (Smith,

2003) e, secondo Cicognani (2002) si differenzia dagli approcci strettamente ipotetico-

deduttivi in virtù del ruolo attivo e interpretativo assegnato al ricercatore, della flessibilità

nella scelta dei metodi di riceca, della peculiare prospettiva con cui viene studiato l’oggetto

d’indagine, considerato unico ed esaminato nella sua globalità e complessità. L’approccio

epistemologico della ricerca qualitativa mira alla comprensione del significato e del valore

attribuito da individui o gruppi ai fenomeni sociali studiati (Di Nuovo & Hichy, 2007)13.

Il lavoro di ricerca che viene qui presentato è inquadrato nell’ambito teorico-

metodologico della Grounded Theory, (Glaser & Strauss, 1967), approccio qualitativo ed

interpretativo che si pone l’obiettivo di spiegare i fenomeni osservati a partire dai dati per

giungere a costruire teorie (Charmaz, 2006): la stessa parola on co sottolinea che la teoria

emerge dai dati ed è ancorata ad essi (Strauss & Corbin, 1998). La caratteristica principale

del metodo della Grounded Theory è l’iteratività del processo di ricerca: la raccolta e l’analisi

dei dati sono deliberatamente interconnesse tra loro, poiché non avvengono in tempi

successivi, ma contemporanei (Charmaz, 2003). Il processo di ricerca non è pertanto

lineare, ma circolare ed ha l’obiettivo di analizzare le complesse relazioni che esistono tra i

13 Sebbene non sia questa la sede per una articolata discussione della questione, va segnalato che negli ultimi anni, si sono fatti più frequenti i tentativi di conciliazione delle differenze con i metodi di ricerca quantitativi (cfr. ad esempio Kruglanski & Jost, 2000) al fine di giungere ad una concettualizzazione integrata degli approcci, maggiormente rispondente alla complessità dei fenomeni sociali (Mazzara, 2002; Chiarolanza & De Gregorio, 2007).

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77 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

dati stessi (Cicognani, 2002). Una caratteristica di questa prospettiva è l’elevata specificità e

coerenza rispetto ai contesti di rilevazione. L’approccio della Grounded Theory permette,

quindi, di descrivere l’oggetto di studio per come si manifesta attraverso gli occhi dei

partecipanti.

Le ricerche condotte nell’ambito di questa prospettiva teorico-metodologica

utilizzano dati qualitativi di tipo prevalentemente testuale e narrativo, quali diari, biografie,

report verbali o scritti; tuttavia il metodo di raccolta dei dati utilizzato più di frequente è

l’intervista (Atkinson, 1998). L’utilizzo di dati narrativi risponde all’obiettivo di riuscire a

cogliere i fenomeni così come essi sono percepiti dai partecipanti.

4.4.2.Obiettivi

Lo studio 2 è stato progettato e condotto con lo scopo di approfondire il vissuto dei

partner delle coppie interculturali ed individuare elementi percepiti come salienti nelle

dinamiche relazionali ed interattive dei partner stessi. Ci si è proposti di far emergere la

rappresentazione che della propria relazione di coppia hanno i suoi protagonisti, cercando

di individuare le risorse affettive e relazionali sulle quali fanno affidamento i partner per

affrontare le eventuali difficoltà.

Lo studio è stato condotto in una prospettiva narrativa, che consente di rappresentare il

mondo sociale adottando la prospettiva degli attori stessi, mantenendo quindi la dovuta

fedeltà ai dati. Lo studio si è proposto di:

� descrivere l’esperienza soggettiva dei partner di coppie interculturali

relativamente alla propria relazione, identificando gli aspetti di rischio e di risorsa in essa

presenti;

� descrivere eventuali differenze nel vissuto delle coppie, sulla base della

presenza/assenza di figli nati dalla relazione;

� descrivere le aree che i partner di unioni miste riconoscono come più conflittuali

nella loro relazione ed individuare i processi negoziali e le strategie di gestione messe in atto

dai partner.

4.4.3. Metodologia

4.4.3.1. Corpus dei dati

Il corpus dei dati è costituito da interviste semi-strutturate di coppia, alle quali sono stati

sottoposti i partner di 23 coppie interculturali, composte da un soggetto italiano ed uno

straniero, che stanno insieme da almeno 1 anno.

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78 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

4.4.3.2. Partecipanti

L’età media dei partecipanti alla ricerca è circa 42 anni per gli uomini (ds 14.63) e circa

38 per le donne (ds 13.14). Delle 23 coppie partecipanti alla ricerca, 12 hanno figli. Tra

queste 5 coppie ne hanno 2, mentre 7 hanno un solo figlio.

Le coppie senza figli sono mediamente più giovani delle coppie con figli (per gli uomini:

senza figli 31.45 anni, con figli 52.5; per le donne: senza figli 27.63 anni, con figli 48.16).

Il 56.5% delle coppie sono sposate (la totalità delle coppie con figli ed una di quelle

senza figli), mentre il 34.8% sono conviventi. Il restante 8.7% è costituito da due coppie

che, sebbene non vivano stabilmente insieme, condividono lunghi periodi di convivenza

sotto lo stesso tetto. Il tempo medio di vita insieme dei partner è di circa 10 anni (ds 8.7).

Anche in questo caso, le coppie senza figli differiscono da quelle che hanno figli: infatti le

coppie più giovani vivono insieme da una media di circa 3 anni (ds 1.35), mentre i partner

che sono anche genitori convivono mediamente da circa 16 anni (ds 8,7).

Solo in 2 coppie il partner straniero è l’uomo: in un caso proviene dall’Iran, mentre

nell’altro dalla Repubblica Centro-Africana; nelle restanti 21 coppie è la donna ad avere

origini extra-italiane. Come si può osservare dal grafico n°4, che mostra la distribuzione

percentuale delle loro aree geografiche di provenienza, le donne straniere provengono

principalmente da Paesi Occidentali (ben 4 dalla Spagna, 2 dal Regno Unito, 2 dall’Olanda e

1 dal Portogallo) ed Est Europa (2 dall’Albania, 1 dal Montenegro, 2 dalla Russia, 1 dalla

Polonia, 1 dalla Moldavia). Seguono, per frequenza, le donne provenienti dal Centro e Sud-

America (2 peruviane ed 1 nata nella Repubblica Dominicana) ed infine due donne della

isole Mauritius.

Il tempo medio di permanenza in Italia del partner straniero è di circa 14 anni (ds 11.07).

Nel 34.8% dei casi esso coincide con la durata della convivenza, indicando che il partner

straniero si è trasferito in Italia in concomitanza con la decisione di contrarre matrimonio o

di convivere. Nel restante 65.2% delle coppie, invece, il partner straniero già viveva in Italia

da un certo tempo al momento di iniziare la convivenza o il matrimonio.

Quasi nel 70% dei casi i partner dichiarano di professare la stessa religione o di essere

entrambi atei. In 7 coppie, invece, esiste una differenza di orientamento religioso tra i due

partner.

Tutte le coppie risiedono a Roma o nella provincia di Roma.

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79 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

Grafico n°3. Distribuzione percentuale delle aree geografiche di provenienza del partner straniero delle coppie

interculturali in cui la donna ha origini extra-italiane.

Provenienza del partner straniero (donne)

43%

33%

10%

14%

Paesi Occidentali

Est Europa

Africa

Centro e Sud America

4.4.3.3. Strumento e procedura

Le coppie sono state contattate in maniera informale ed intervistate nelle rispettive

abitazioni. Si è scelto di condurre un’intervista di coppia, pur nella consapevolezza che in

questa specifica situazione sarebbe stata possibile l’omissione di alcune informazioni da

parte dei partecipanti, poiché l’interesse della ricerca è esplicitamente diretto alla

rappresentazione della relazione di coppia ed alla co-costruzione di essa da parte dei suoi

membri, attraverso la narrazione (Atkinson, 1998).

L’intervista semi-strutturata, costituita da 9 domande, ha indagato i seguenti aspetti:

- la storia della formazione della coppia;

- le difficoltà maggiori incontrate nella costituzione della coppia;

- cosa comporta l’appartenenza a due diverse culture;

- la reazione da parte delle famiglie d’origine, amici, contesto sociale più ampio

alla relazione;

- gli argomenti e/o le situazioni di discussione tra i partner;

- le strategie di risoluzione dei conflitti;

- gli aspetti positivi e negativi del vivere una relazione di coppia interculturale;

- eventuali consigli per una coppia interculturale che si è appena formata;

- una breve descrizione della coppia.

Le interviste sono durate mediamente circa 30 minuti. Tutte sono state interamente

audio registrate e successivamente trascritte.

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80 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

4.4.3.4. Codifica dei dati

Il corpus di dati derivante dalle trascrizioni complete delle interviste è stato poi inserito

nel software ATLAS.ti. Questo programma costituisce un supporto alla ricerca qualitativa

ed è stato ideato e realizzato secondo i principi della Grounded Theory (Muhr, 2004),

consentendo l’elaborazione di modelli teorici e la descrizione del significato di diversi

fenomeni e di processi psicologico-sociali.

Il programma fa riferimento alla Grounded Theory per quanto riguarda la scelta della

terminologia, l’utilizzo della logica ricorsiva e la generazione delle interconnessioni

(Chiarolanza & De Gregorio, 2007) tra diversi aspetti del fenomeno studiato. A livello

operativo ATLAS.ti si caratterizza per iteratività, ricorsività e riflessività riferita ai processi

interpretativi e di attribuzione di senso messi in atto dal ricercatore. Esso consente di

elaborare i dati che costituiscono il materiale di ricerca, di creare i codici, che costituiscono

unità concettuali più ampie, e di cogliere le connessioni esistenti tra di essi e porta alla

“ricostruzione” delle teorie emergenti dai dati raccolti.

L’utilizzo di ATLAS.ti ha consentito la lettura e la codifica dei dati, applicando

l’approccio circolare e induttivo caratteristico della Grounded Theory (Glaser & Strauss,

1967). I dati raccolti sono stati, infatti, codificati in modo iterativo, i codici generati sono

stati revisionati, ridefiniti o eliminati seguendo il principio di circolarità. La codifica dei dati

è iniziata subito dopo aver completato le prime 5 interviste, a cui sono state

progressivamente aggiunte le successive, reiterando il processo di codifica. Esso è consistito

inizialmente nel selezionare parti di testo e nell’attribuire ad esse un’etichetta verbale per

sintetizzare il contenuto. Questa procedura è quella che Strauss e Corbin (1998) hanno

definito “codifica aperta” ed ha permesso di identificare concetti e/o dimensioni emergenti

dai dati, mantenendosi molto “vicino” al testo. In un successivo momento si è proceduto

con la “codifica assiale”, consistente nell’identificazione delle relazioni esistenti tra i codici

ottenuti attraverso la codifica aperta e delle categorie che da essi emergono. Attraverso le

funzioni del programma, sono state così create delle “famiglie di codici”, cioè categorie

sovra-ordinate che permettono di connettere tra loro i codici stessi (Chiarolanza & De

Gregorio, 2007.) Poiché la codifica assiale consente di guardare al materiale narrativo

cogliendo nessi di significato più pertinenti agli obiettivi del presente contributo, si è scelto

di descrivere prevalentemente i risultati emergenti da tale livello di analisi, non trascurando,

tuttavia, compatibilmente con le esigenze di chiarezza e brevità, di accennare a quanto

emerso dalla codifica aperta.

Successivamente è stata eseguita anche la fase di codifica selettiva, attraverso la

costruzione di reti concettuali contenenti categorie collegate tra loro (Chiarolanza & De

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81 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

Gregorio, 2007). Tali “network” hanno permesso la visualizzazione grafica delle dimensioni

teoriche emergenti dai dati ed hanno consentito di sintetizzare in maniera teoricamente

valida ma fortemente aderente ai dati stessi i contenuti emersi dal lavoro di ricerca.

4.4.4. Risultati

Grazie all’ampiezza del corpus di dati ed alla ricchezza narrativa delle interviste, il lavoro

di codifica ha prodotto un numero estremamente elevato di codici, rendendo complesso ed

articolato il lavoro di interpretazione e di sintesi del materiale emerso. Volendo mantenere

la ricchezza della narrazione, che permette di cogliere la vivezza dell’approccio, ma non

potendo presentare – anche per ragioni di spazio – tutte le complesse articolazioni dei

risultati del processo di codifica, verranno presentati con maggior dettaglio quelli che

risultano teoricamente più salienti e permettono di rispondere agli obiettivi della ricerca.

4.4.4.1. Codifica aperta

Il processo di codifica aperta delle interviste narrative ha prodotto un numero

complessivo di 170 codici, che attraverso successive riletture del materiale trascritto sono

stati perfezionati o ridefiniti. A questi codici sono connesse complessivamente 1688

citazioni.

4.4.4.2. Codifica assiale

La codifica assiale ha permesso di raggruppare i codici in 12 famiglie o categorie sovra-

ordinate. La creazione delle famiglie di codici è stata guidata da criteri inclusivi di natura

teorica ed empirica di cui verranno forniti esempi nella descrizione che segue. È importante

sottolineare che i codici sono a volte stati inclusi in più di una categoria, poiché le

interconnessioni di significato fra i diversi temi emersi non sempre hanno permesso una

distinzione netta nell’appartenenza all’una o all’altra famiglia di codici. Ci sono anche alcuni

codici che non sono stati inseriti in alcuna famiglia, poiché non rispondenti a nessuno dei

criteri inclusivi previsti14.

La tabella n°6 riassume il numeri di codici e di citazioni categorizzati in ciascuna

famiglia, presentati secondo l’ordine alfabetico del nome della categoria sovra-ordinata.

Come è possibile osservare, alcune famiglie risultano comprendere un gran numero di

14 Per tale ragione la somma dei codici e delle citazioni appartenenti a ciascuna famiglia non corrisponde al numero complessivo di elementi emersi dalla codifica aperta.

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82 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

codici e citazioni: sono queste le categorie che rappresentano ambiti dell’esperienza dei

partner particolarmente ricchi e variegati.

Tabella n°6. Numero di codici e citazioni per ciascuna famiglia.

CODE FAMILY n° codici n° citazioni

Argomenti di discussione 17 176

Aspetti legati allo spazio 8 81

Aspetti positivi della relazione interculturale 18 192

Aspetti pratici 10 58

Differenze tra i partner 14 162

Difficoltà della relazione interculturale 19 243

Rapporto tra sé e cultura 19 233

Relazioni con il contesto 16 219

Sentimenti ed emozioni 8 39

Similarità 12 104

Strategie di gestione del conflitto 29 322

Sviluppo della relazione 9 125

Nella descrizione dei risultati della codifica assiale, si è tenuto conto della

presenza/assenza di figli nella relazione di coppia, poiché questo aspetto costituisce un

nodo spesso centrale nel differenziare il vissuto dei partner: ciò inoltre permette di

rispondere al secondo obiettivo che lo Studio 2 si è proposto.

4.4.4.2.1 Rapporto tra sé e cultura

Il criterio inclusivo che ha permesso la categorizzazione nella famiglia di codici chiamata

“Rapporto tra sé e cultura” è il riferimento ad aspetti che in qualche modo mettono in

relazione il sé e le caratteristiche personali ed individuali dei partner con la cultura di

ciascuno, fatta di modelli, modi di pensare, di fare, di essere, che le coppie interculturali si

trovano ad affrontare.

Fanno, pertanto, parte di questa famiglia, sintetizzata nella tabella n°7, alcuni codici

(n=19) che possiamo immaginare posti lungo un continuum i cui poli sono costituiti da un

lato dal sé (inteso come insieme di caratteristiche uniche e personali – proprie e/o del

partner), dall’altro lato dalla cultura, intesa come insieme di modelli comportamentali,

visioni del mondo e tradizioni che caratterizzano un determinato paese o un determinato

contesto. In alcuni codici i due poli di questo continuum tendono ad integrarsi, mentre in

altri casi viene rappresentato più uno o l’altro dei due poli.

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83 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

Tabella n°7. Codici e numero di citazioni per coppie con e senza figli nella famiglia “Rapporto tra sé e cultura”.

RAPPORTO TRA SE’ E CULTURA Coppie senza

figli Coppie con

figli TOT

Apprezzamento del partner 9 17 26

Apprezzamento della cultura del partner 7 11 18

Assimilazione della cultura italiana 4 9 13

Attribuzione alla cultura 11 20 31

Attribuzione alla persona 16 8 24

Attribuzione al contesto sociale 11 2 13

Cambiamenti dovuti all’incontro con l’altro 6 6 12

Cambiamenti dovuti all’incontro con la nuova cultura

7 1 8

Caratteristiche nazionali 16 5 21

Descrizione del partner 7 5 12

Descrizione di sé 13 37 50

Difesa del proprio paese e tradizioni 2 2 4

Dubbi sull’attribuzione 4 2 6

Integrazione 3 5 8

Imposizione dei propri usi 0 2 2

Mantenimento dei propri usi 0 6 6

Riflessione sui rapporti uomo-donna 4 1 5 Sentirsi stranieri 0 3 3

Tutto il mondo è paese 0 4 4

TOT 120 146 233

% sul totale delle citazioni 15.5% 14.1% 13.8%

Ad esempio sul polo “personale” di questo continuum si trovano codici quali

<descrizione di sé>, <descrizione del partner>, <apprezzamento del partner>, che

definiscono parti di testo in cui gli intervistati hanno fornito indicazioni rispettivamente sul

proprio carattere (sulla propria personalità, sui propri modi di fare) oppure su quelli del

partner, oppure hanno mostrato esplicito apprezzamento per caratteristiche personali del

loro compagno/a. Alcune citazioni relative a tali codici esemplificano la dimensione riferita

strettamente ad aspetti personali ed individuali che emerge da queste parti di testo.

Lei: Il fatto comunque è che io non sono una person a litigiosa … [Cherubino e Susan] <descrizione di sé> Lui: È vero! Io sono una persona che sta bene quand o non sta isolata. [Claudio e Johanas] <descrizione di sé> Lui: Lei invece ti tira su il morale anche in mezzo a mille preoccupazioni. Loro lo hanno nel sangue. [Nazzareno e Françia] <descrizione del

partner>

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84 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

Lei: Anche perché lui è una persona molto aperta e molto accomodante. [Leonard e Cecilia] <descrizione del partner> Lui: ho imparato tantissimo da lei, ho appreso tant issimo da lei, è molto più paziente di me, è molto più riflessiva di me, è mol to più matura di me, devo dire, ma da tanti punti di vista [Si lvia ed Abbano] <apprezzamento del partner> Lei: Poi lui è una persona diciamo che mi sta sempr e vicino, che mi aiuta, è una persona molto altruista con me e quindi con gli altri di conseguenza, molto dolce, ha un sacco di cose, tante cose belle. [Nertila e Lorenzo] <apprezzamento del partner>

Si posizionano sul polo “culturale” del continuum il codice che descrive caratteristiche

specifiche dei paesi di origine proprio o del partner, spesso costruite su elementi stereotipici

(<caratteristiche nazionali>) oppure il codice che definisce citazioni contenenti un esplicito

<apprezzamento della cultura del partner>.

Lei: uno viene qua e ha una certa immagine in mente , della famiglia italiana, tutti allegri insieme, no, le tavolate, tutti spiri tosi, carini è poi tutto risulta essere al contrario purtroppo Lui: se, perché quelle sono le immagini tipiche che vedi in televisione ma la realtà è diversa, [Aga e Damiano] <caratteristiche

nazionali> Lei: in Spagna l’uomo italiano, abbiamo comunque un concetto buono, nel senso che tutti pensiamo che l’italiano è bello, così, pe rò pensiamo che è un po’ bugiardo, quindi all’inizio le persone non ci crede vano tanto, perché dicono: ah l’italiano bugiardo che viene in un altro paese per conoscere le persone ma poi alla fine non cerca niente di serio, [Nerea e Alessandro]

<caratteristiche nazionali>

Lui: Quindi ho avuto la possibilità di conoscere un modo di vivere, una mentalità più sincera, più vera e molto più calda d ella nostra. [Gioacchino e Theresa] <apprezzamento della cultura del partner>

Lui: Alla fine giù c’è molta fratellanza rispetto a ciò che si vede qui da noi. [Mario e Cladia] <apprezzamento della cultura del partner>

Gli altri codici descrivono narrazioni dalle quali emerge la testimonianza di processi di

categorizzazione e di significazione che tentano di integrare i due poli del continuum

personale-culturale. La maggior parte delle esperienze narrate dalle coppie deriva infatti

dall’incontro di specifici individui con un determinato background, anche culturale, alla

spalle. La relazione si costituisce pertanto come un incontro di persone portatori di valori,

di idee e di visioni del mondo, che non sempre sono semplicisticamente interpretabili con

riferimento a contenuti culturali o individuali. Esemplificativi a tale proposito sono i codici

che descrivono le trasformazioni che gli intervistati sentono di aver subito a livello

individuale in seguito all’incontro con il partner, in quanto individuo (<cambiamenti dovuti

all’incontro con l’altro>) e in quanto portatore di diversità (<cambiamenti dovuti

all’incontro con la nuova cultura>). Le coppie più giovani hanno riportato più volte

quest’ultima esperienza, come nel caso di Aga e Damiano.

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85 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

Lui: impari a vedere le cose da un altro punto di v ista, quindi vedi le cose, non soltanto come l’altra persona, ma le vedi propr io con gli occhi di un’altra società e quindi sicuramente ti aiuta, ti aiuta a perdere molti pregiudizi, perdere molte chiusure che hai nei conf ronti degli stranieri <cambiamenti dovuti all’incontro con la nuova cultura > Lui: sì, sì però diciamo che lei all’inizio era mol to più razionale, in un certo senso, io invece ero molto più, diciamo, vive vo alla giornata, adesso forse il contrario, lei vive alla giornata di oggi, io invece mi preoccupo per il futuro, però le cose cambiano con il tempo <cambiamenti dovuti all’incontro con l’altro>

In questo senso appaiono rilevanti anche i codici che descrivono le diverse attribuzioni

che i partner fanno rispetto a situazioni o caratteristiche individuali. Le spiegazioni vengono

effettuate sulla base di peculiarità personali e caratteriali (<attribuzione alla persona>)

oppure in base alle differenze legate alla diversa appartenenza culturale (<attribuzione alla

cultura>), più frequente nelle narrazioni delle coppie con figli, o ancora attribuendo le

cause delle caratteristiche personali o delle difficoltà all’ambiente di vita ed al contesto

relazionale della coppia (<attribuzione al contesto sociale> ). In alcuni casi, è difficile per i

partecipanti identificare la causa esatta delle caratteristiche o delle differenze, proprio

perché in una coppia l’incontro è sempre tra due individui portatori di una certa cultura.

Quando questo è stato esplicitato nelle interviste, è stato attribuito il codice <dubbi

nell’attribuzione>.

Lui: un argomento di discussione può essere un po’ la gelosia, però questo non dipende dal fatto che lei é spagnola e io sono ital iano, o uno lo è o non lo è, io mi reputo poco geloso, lei è un po’ di più [Nerea e Alessandro] <attribuzione alla persona> Lui: ho imparato tantissimo da lei, […] perché è le i in quanto essere umano particolare [Silvia ed Abbano] <attribuzione alla persona> Lei: Se guardiamo bene io ho vissuto solo 21 anni i n Inghilterra quindi se sono così è perché il mio carattere è così! [Giovan ni e Kerry] <attribuzione

alla persona> Lui: é che lei praticamente viene da un paese dove tutto viene affrontato in senso positivo, dove i problemi vengono affrontati quando si manifestano, perché in Olanda sono fatti così, io invece, magari , all’inizio ero molto più giovane… e vivevo le cose molto più all’italiana, e cco, per esempio, non faccio niente per 360 giorni all’anno che poi un gi orno quando si presenta il problema mi butto sul problema e lo affronto così c ome vi ene [Aga e Damiano] <attribuzione alla cultura> Lui: Senza volere l’altra persona può mancare, mett ere a disagio l’altro perché ha un comportamento che nel suo paese è norm ale nell’altro invece è considerato in maniera differente [Davide e Katia] <attribuzione alla cultura> Lei: Per me un aspetto negativo di Cherubino è che, come tutti gli italiani, è un po’ testardo. Cioè tutto deve essere fatto così, non puoi guardare qui o guardare là perché le cose sono così e invece per m e non è così [Cherubino e Susan] <attribuzione alla cultura>

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[Digitare il testo]

86 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

Lui: Io cerco di renderla partecipe delle mie decis ioni ma per questo aspetto ancora è influenzata dalla mentalità del suo paese dove è l’uomo che deve prendere le decisioni di casa. [Gioacchino e Theres a] <attribuzione alla cultura> Lei: Ma te per la verità sei “troppo italiano” tant o con nostro figlio quanto con il modo in cui si devono gestire le decisioni… [Giulio e Maria] <attribuzione alla cultura> Lui: però normalmente diciamo che non sono i proble mi che abbiamo creato noi, in genere sono i problemi che ci creano gli altri [Aga e Damiano] <attribuzione al contesto sociale> Lui: all’interno della società si possono creare de i problemi, degli ostacoli al rapporto di coppia, in tutti i casi, sia che il rapporto sia tra i connazionali, sia tra le persone della nazionalità diverse, e in tutti e due i casi all’interno delle società ci sono sempre dei p roblemi, delle difficoltà, magari gente che ci ostacola, che non vede con buon occhio il rapporto [Katia ed Enrico] <attribuzione al contesto sociale> Lei: Sicuramente il fatto che lui abbia un caratter e così pacifico deriva da tutto quello che ha vissuto prima perché comunque l ui è vissuto in Africa fino all’età di 14 anni, poi il papà era autista all’amb asciata africana presso la Santa sede quindi comunque poi loro hanno girato so no andati in Iraq, in Egitto, in Francia. Lui quindi ha vissuto un’esperi enza diversa dalla mia. [Leonard e Cecilia] <attribuzione al contesto sociale> Lei: sì ci sono tante differenze, però dopo tanto t empo di stare insieme è difficile capire quali sono dovute alla cultura o a l carattere [Aga e Damiano] <dubbi nell’attribuzione> Lui: tante volte mi sono chiesto se quella forza ch e vedevo in lei fosse una forza derivante dal suo carattere o dal suo essere spagnola. [Giulio e Maria] <dubbi nell’attribuzione> Lui: io non so se lo fa lei stessa come persona o p erché è tipico dei peruviani. Hanno una capacità di rubare con gli occ hi che è fenomenale anche per quanto riguarda la cucina italiana. [Claudi o e Johanas] <dubbi

nell’attribuzione>

Inoltre, per ciò che concerne il rapporto tra l’individuo e la cultura nel contesto della

relazione di coppia, sono emersi alcune parti di testo che definiscono strategie più o meno

esplicite di acculturazione, quali <assimilazione>, <integrazione> (descritta dai partner

essenzialmente come positivo adattamento al contesto sociale), <mantenimento dei propri

usi> o anche <imposizione dei propri usi>. Queste ultimi due codici sono comparsi

solamente nelle interviste delle coppie con figli, indicando forse che questa fase del ciclo

vitale della famiglia obbliga i partner ad un confronto più diretto con specifiche usanze e

tradizioni.

Lui: lei è oramai da tanto tempo che sta in Italia, è vero che non accetta la cultura italiana però oramai tanta ne ha assimilata [Aga e Damiano]

<assimilazione> Lui: molto italianizzato Lei: totalmente italianizzato si, purtroppo devo ag giungerlo anch’io [Silvia ed Abbano] <assimilazione>

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87 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

Lei: Adesso, quando sento la mia famiglia, spesso d o consigli da tipica italiana: le ricette, il modo di arredare la casa, ecc. [Fabrizio e Diana] <assimilazione> Lei: Grosse,grossissime differenze nella nostra rel azione non ci sono state con il fatto che sono 22 anni che lui vive qui alla fine è italianizzato. [Leonard e Cecilia] <assimilazione> Lui: lei si è benissimo integrata alla cultura ital iana [Mario e Nicoleta]

<integrazione> Lui: Io me ne muoio di mangiare una fiorentina! Per ò so che per loro la mucca è sacra quindi sto nelle mani della cuoca! Ma dico la mucca come anche il maiale … [Mario e Cladia] <mantenimento dei propri usi> Lei: solo che io preferisco cucinare all’inglese qu alche volta perché ai miei figli piace, mentre a lui non è che piace tanto. [Cherubino e Susan]

<mantenimento dei propri usi> Lei: un’altra cosa riguarda il fatto che io mi son dovuta sposare in chiesa, anche se sono protestante-anglicana, firmando una c arta in cui dicevo che io facevo crescere i miei figli cattolici. [C herubino e Susan] <imposizione dei propri usi>

4.4.4.2.2. Differenze tra i partner

Il criterio inclusivo per la costruzione di questa categoria sovra-ordinata è l’esplicitazione

di un confronto oppure di differenze tra i due membri della coppia, relativamente a diversi

ambiti legati alla cultura di provenienza o alle caratteristiche di personalità. In questa

famiglia sono compresi 14 codici e, come è possibile osservare dalla percentuale delle

citazioni che appartengono a questa famiglia sul totale delle citazioni codificate sul corpus

di dati (cfr. tabella n°8), gli intervistati parlano di differenze tra loro in meno del 10% delle

citazioni totali. I membri di queste coppie interculturali, quindi, non vivono la percezione di

grandi diversità all’interno della propria relazione, nonostante la differente provenienza,

tanto che alcune coppie hanno esplicitamente negato la presenza di differenze dovute alle

rispettive appartenenze culturali.

In questa categoria sono osservabili, tuttavia, elementi che differenziano le coppie con

figli da quelle senza figli. Le differenze caratteriali, comportamentali o dovute alle diverse

mentalità o ai diversi usi di cui i partner sono portatori (queste ultime due rilevate con una

certa frequenza) vengono narrate da tutte le coppie. I genitori si caratterizzano per

l’individuazione fra loro di moltissime differenze legate in maniera specifica ed esplicita al

modo di educare i figli o di rapportarsi con loro e di differenze dovute al credo religioso

professato. Le coppie giovani e senza figli sembrano, invece, riportare le loro differenze ad

aspetti più “ideali” quali le idee politiche o le modalità espressive, sottolineando in alcuni

casi come il confronto tra le rispettive culture abbia permesso loro di raggiungere una

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88 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

maggiore <consapevolezza culturale>. Alcuni esempi di citazioni appartenenti a questa

famiglia – con i rispettivi codici – vengono riportati di seguito.

Tabella n°8. Codici e numero di citazioni per coppie con e senza figli nella famiglia “Differenze tra i partner”.

DIFFERENZE TRA I PARTNER Coppie senza

figli

Coppie con

figli TOT

Confronto tra le culture d’origine 5 5 10

Consapevolezza culturale 2 0 2

Differenze culturali in politica 1 0 1

Differenze culturali di espressione 2 0 2

Differenze culturali di mentalità 11 16 27

Differenze caratteriali 8 10 18

Differenze culturali in rapporti interpersonali 3 6 9

Differenze culturali negli usi 11 19 30

Differenze comportamentali 2 7 9

Differenze di religione 0 9 9

Differenze legate alla genitorialità 0 21 21

Differenze nei gusti 0 4 4

Negazione delle differenze 6 8 14

Persistenza delle differenze 5 1 6

TOT 56 106 162

% sul totale delle citazioni 7.2% 10.2% 9.6%

Lui: non c’è, non c’è stata la percezione delle div ersità no, non c’era la percezione di fare incontrare due culture diverse c he dovevano superare chi sa quali ostacoli, quello no. Il fatto che è montenegr ina non lo percepisco quasi. Lei sta a Roma da più tempo di quanto ci sto io, io non sento proprio che siamo di paesi diversi, per niente, la question e è che o lei si è benissimo integrata alla cultura italiana oppure no n ci sono delle differenze di culture [Mario e Nicoleta] <negazione delle differenze> Lui: In realtà non possiamo dire di avere un rappor to ostacolato dalla nostra diversa provenienza. Lei: Sì, infatti alla fine possiamo ritenerci fortu nati perché le nostre culture non si differenziano più di tanto. La relig ione e i valori son uguali per tutti e due. [Gioacchino e Theresa] <negazione delle differenze>

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89 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

Lei: Il fatto è che siamo due caratteri diversi! Lui: Forse anche troppo ma in fin dei conti pare ch e andiamo avanti uguale [Giovanni e Kerry] <differenze caratteriali>

Lei: Noi abbiamo un modo di comportarci diverso. Ma gari io vorrei dire a lui: “Facciamo così” e vorrei che lui mi desse retta ma non si può pretendere [Nazzareno e Françia] <differenze comportamentali>

Lei: Chiaramente differenze di fondo, magari più ch e altro … proprio per concezione della … esempio concezione della donna, o per esempio concezione della relazione tra l’uomo e la donna, queste since ramente le ho riscontrate quindi … nel modo di fare di alcuni suoi amici o co munque vedendo anche un po’ i parenti, in effetti ho visto che c’è questa diffe renza [Nertila e Lorenzo] <differenze culturali di mentalità>

Lei: Il fatto comunque è che la cultura italiana, n on tanto adesso ma prima, era molto più orientata verso la famiglia, cioè tut ta la famiglia deve stare insieme con i genitori, i nonni, gli zii, mentre in Inghilterra non funziona così. [Cherubino e Susan] <differenze culturali di mentalità>

Lei: tradizioni diverse? Sì, ho dovuto abituarmi al le sue abitudini alimentari diverse, generalmente ha un modo di mangiare un po’ particolare, però insomma mi sono adeguata anche a questo, addirittura ho app rezzato dopo. Altre particolarità no perché non è religioso quindi non ho dovuto adeguarmi a pratiche strane religiose [Silvia e Abbano] <differenze culturali negli usi>

Lui: All’inizio lei non riusciva neanche a comprend ere il perché di certe nostre abitudini. Lei: Sì, mi ricordo che quando sono venuta ad abita re con loro, il pomeriggio appena mangiato se ne andavano a dormire e allora m i chiedevo: “Dio mio e che devo fare adesso?”. Ho avuto difficoltà con le abit udini italiane e per tante cose mi sentivo a disagio anche con i suoi colleghi . [Claudio e Johanas]

<differenze culturali negli usi>

Lui: Forse uno dei problemi che abbiamo incontrato è stato quello relativo ai modi in cui pensavamo di gestire la convivenza e i figli. [Giovanni e Kerry]

<differenze legate alla genitorialità>

Lui: Innanzitutto, lei voleva insegnare il portoghe se ad Ilaria e a me dava fastidio. [Luigi e Isabella] <differenze legate alla genitorialità>

Lei: Il fatto è che io mi impongo più di lui perché voglio che per certe cose cresca con la mia cultura e perciò molte richieste come tingersi i capelli sono poco disposta ad accettarle e da una parte so che anche lui mi dà ragione. [Mario e Cladia] <differenze legate alla genitorialità> Lei:Perché loro vogliono mangiare solo quello che g li pare e lui li asseconda sempre [Nazzareno e Françia] <differenze legate alla genitorialità>

Lei: Comunque è proprio diverso tra cattolici e pro testanti. Un cattolico non può andare in un’altra chiesa a sposarsi perché qua ndo esce dalla chiesa non è sposato agli occhi della chiesa cattolica. La chies a anglicana invece, anche che è molto vicina alla chiesa cattolica, ha un alt ro modo di vedere queste cose. [Cherubino e Susan] <differenze di religione>

Lui: sono giusto le differenze di religione che pos sono creare qualche astio ma per il resto … [Mario e Cladia] <differenze di religione>

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90 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

Lui: le differenze di cultura forse ci sono a livel lo politico, perché comunque la Russia, ha un passato particolare, e di ciamo io non ho una grande considerazione della politica russa, non che l’ital iana sia migliore, ma come a livello di welfare, di processo politico sono sta ti differenti, e quindi vorrei che anche lei si rendesse conto degli aspett i positivi e negativi della nazione, perché bisogna essere coerenti [Davide e Katia] <differenze

culturali in politica>

Lei: avere un atteggiamento critico nei confronti d ella propria cultura. Questo è l’unico consiglio, se dovessi consigliare qualcosa deve essere relativizzare, perché, sì, le culture sono tutte im portanti … quindi magari è l’avere un atteggiamento critico della propria cult ura che aiuta in qualche modo a integrarsi e non lasciare da parte, però smu ssare certi atteggiamenti culturali, certi modelli anche per farli diventare più funzionali, non perdendo identità, dopo è un arricchimento, così sì , tra una cultura nuova [Mario e Nicoleta] <consapevolezza culturale>

4.4.4.2.3. Relazioni con il contesto esterno

La famiglia “Relazioni con il contesto esterno” raggruppa i 16 codici rispondenti al

criterio inclusivo del riferimento ai rapporti con persone esterne alla coppia che i partner

instaurano nei loro ambienti di vita e dei vissuti relativi a tali rapporti: in particolare si tratta

delle famiglie d’origine, gli amici e i colleghi di lavoro, ma anche il contesto sociale

all’interno del quale essi vivono . La tabella n° 9 riassume i codici che fanno parte di questa

categoria.

Un elemento che emerge con estrema chiarezza riguarda il riferimento da parte di molte

delle coppie intervistate ad episodi segnati dal pregiudizio, dimostrati più che altro dalla

generazione adulta o anziana, alla quale si attribuisce chiusura mentale. Al contrario, le

relazioni delle coppie interculturali con gli amici, sebbene a volte risultino problematiche

almeno inizialmente per i partner stranieri, non sembrano risentire di questo tipo di

giudizio negativo, ma spesso suscitano curiosità. È interessante notare come le coppie, in

particolare le più giovani, narrino di avere amicizie multiculturali o comunque di aver

vissuto nella loro vita altre esperienze che li hanno portato a contatto con persone

provenienti da Paesi diversi dal proprio.

Lui: in Italia ci sono i pregiudizi verso le coppie miste che vengono dai paesi arabi questo sì però, penso Italia – Spagna, penso proprio di no… forse mia nonna, perché avendo novant’anni era una person a molto tradizionalista, quindi diceva sempre: “come ragazza spagnola? [Rosalina e Francesco] <pregiudizi> Lei: Pensavo di trovare una mentalità più aperta ri spetto al mio paese ma poi mi sono resa conto che non è così anzi forse per al cune cose siamo più avanti noi! [Mario e Cladia] <chiusura mentale> Lui: Allora ho cercato di spiegarle che in realtà n on era sfiducia ma solo una mentalità fermata a qualche anno prima.

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91 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

Lei: Diciamo ad una cinquantina d’anni fa … [Giovan ni e Kerry] <chiusura

mentale>

Tabella n°9. Codici e numero di citazioni per coppie con e senza figli nella famiglia “Relazioni con il contesto

esterno”.

RELAZIONI CON IL CONTESTO

ESTERNO

Coppie senza

figli

Coppie con

figli TOT

Accettazione da parte del contesto sociale 20 21 41

Amicizie 0 12 12

Amicizie interculturali 6 1 7

Chiusura mentale 3 9 12

Curiosità 17 3 20

Dare poco ascolto alle critiche degli altri 3 15 18

Difficoltà di accettazione 17 23 40

Difficoltà nell’instaurare relaz. Con contesto

sociale 7 3 10

Esperienze multiculturali 7 3 10

Inserimento nella realtà 5 3 8

Integrazione 3 5 8

Ospitalità 3 0 3

Pregiudizi 7 13 20

Rapporto positivo con familiari 1 5 6

Relazioni tra le famiglie dei partner 2 1 3

Solidarietà tra coppie interculturali 0 1 1

TOT 101 118 219

% sul totale delle citazioni 13.0% 11.4% 13.0%

Lui: è difficile trovare la gente che si interfacci così in generale in inglese per renderla partecipe, né per quanto rigua rda me più o meno la stessa cosa, anche se il merito forse più che altro è il m io perché parlo male inglese rispetto agli olandesi che si sforzano di p arlarlo, … naturalmente con i miei nonni ha avuto le difficoltà di relazionarsi [Francesco e Sarah]

<difficoltà nell’instaurare relazione con il contes to sociale>

Lui: ogni tanto qualche collega di lavoro che mi di ceva: “donne e buoi dei paesi tuoi”, a parte questa cosa qui, c’è stata un po’ di curiosità, mi chiedevano, per esempio, come potresti fare a farti accettare da una famiglia spagnola, con le sue abitudini, le sue storie... [Nerea ed Alessandro] <curiosità>

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92 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

Lei: Se lei sta sola con me la prima domanda è: “È tua? E perché è così? L’hai adottata?”.[Leonard e Cecilia] <curiosità> (si riferisce alla figlia che è mulatta, dato che il padre è centro-africano)

Lui: Abbiamo molti amici, soprattutto con i genitor i dei compagni di scuola dei nostri figli andiamo molto d’accordo. [Giovann i e Kerry] <amicizie>

Lui: Per gli amici non c’è problema perché io ho du e amici, uno sta con una ragazza spagnola, l’altro con una ragazza francese, quindi non c’è problema. Quindi diciamo che, anche il fatto di avere gli ami ci che condividono gli stessi problemi mi ha in un certo senso aiutato. [Aga e Damiano]

<amicizie interculturali>

Lei: Comunque non ci son stati grandi problemi anch e perché comunque all’interno della nostra famiglia ci sono diverse p ersone straniere. Un fratello di papà ha sposato una portoricana e il fr atello di mamma una ragazza polacca quindi siamo avvezzi a ciò. [Leonard e Cecilia] <esperienze

multiculturali> Lui: io posso dire che ho avuto delle esperienze es tere che mi hanno permesso, diciamo, di trattare e considerare tutte le differ enze culturali in maniera molto più serena, tranquilla e livellata, senza ecc essi particolari [Dominika e Ettore] <esperienze multiculturali>

Un aspetto che sembra caratterizzare la relazione di queste coppie è relativo al loro

rapporto con le rispettive famiglie d’origine. Non sempre l’unione di un figlio con un

partner straniero è gradita alle famiglie, per ragioni diverse. Anzi, una certa <difficoltà di

accettazione> pare essere una caratteristica costante nelle prime fasi dell’unione

interculturale ed è stata riportata in maniera esplicita da più del 65% delle coppie

intervistate. Inoltre sembra che i partner italiani vengono accettati più frequentemente

rispetto a quelli stranieri dalle rispettive famiglie d’origine.

È interessante, tuttavia, notare che la maggior parte delle famiglie riesce, nella

percezione dei partner, a superare l’iniziale diffidenza, giungendo ad una sostanziale

accettazione della relazione di coppia: il codice <accettazione da parte del contesto

sociale>, che definisce tale aspetto, è presente, infatti, in quasi l’83% delle interviste.

Lei: forse mia madre non capisce qualcosa di lui, f orse sua madre o suo padre era non capiscono qualcosa di me Lui: i genitori hanno difficoltà a capire, forse i miei hanno difficoltà a capire lei, forse sua madre non capisce qualche cos a di me, o forse perché essendo due culture diverse non si spiegano alcuni comportamenti, cose che noi ci spieghiamo però parlandone [Rosalina e Francesco ] <difficoltà di accettazione> Lei: i miei parenti non sono stati molto contenti d i questa decisione, addirittura prima di conoscerlo, io insomma io ho a ccennato che c’è questa persona importante che non è italiana, appena ho de tto la nazionalità c’è stata una ... Lui: una rissa Lei: No una rissa no, una specie di spavento genera le che non so se sia passato o meno, presumo che sia abbastanza presente ancora, questo tipo di

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93 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

discriminazione e molto più di prima forse [Silv ia ed Abbano]

<difficoltà di accettazione> Lui: Il fatto è che mia madre è una donna all’antic a e inizialmente non ha visto di buon occhio Susan per il fatto che era ing lese. [Cherubino e Susan] <difficoltà di accettazione> Ancora mi ricordo la reazione dei miei ... L’avevan o già conosciuta e lei aveva riscosso anche simpatia ma quando ci hanno vi sto tornare insieme per poco non gli venne un colpo [Claudio e Johanas] <difficoltà di

accettazione> Lui: Beh, le difficoltà nel far accettare la nostra relazione, devo riconoscerlo, le abbiamo trovate più nella mia fami glia di origine che nella sua. [Giuseppe e Leda] <difficoltà di accettazione> Isabella: Quando sono arrivata a Civitella la mamma di lui non mi ha voluto far entrare in casa e mi ha sbattuto la porta in fa ccia così, nonostante era notte ed ero incinta, sono dovuta andare fino a cas a di Altera a piedi [Luigi e Isabella] <difficoltà di accettazione> Lui: mia madre è contentissima, non hanno avuto una particolare reazione, un po’ di curiosità, molta curiosità c’è stata da part e della famiglia, mia madre è contentissima, vuole più ben a Nerea che non a me , quasi. Se ci dovessimo lasciare mi ammazzerebbe, Lei: come i miei che trattano Alessandro come il fi glio, perché alla fine l’hanno conosciuto, visto che comunque è un bravo r agazzo, che mi voleva bene, quindi io credo che in quel senso sono stati sempre bene [Nerea ed Alessandro] <accettazione da parte del contesso sociale> Lui: Adesso invece è contenta perché ha due nipoti che parlano bene inglese e riescono a fare bene questo e riescono a fare bene quello. [Cherubino e Susan] <accettazione da parte del contesso sociale> (si riferisce alla madre di cui poco prima aveva raccontato le iniziali diffico ltà ad accettare Susan) Theresa: Quando Gioacchino mi ha portato a conoscer e sua sorella lei mi è venuta incontro per le scale e queste sono cose che non si dimenticano … [Gioacchino e Theresa] <accettazione da parte del contesso sociale>

Per affrontare le critiche e i pregiudizi che a volte i partner subiscono da parte del

contesto sociale, essi adottano spesso la strategia di <dare poco ascolto alle critiche>, come

mostrano gli esempi che seguono:

Lei: non sentire il commentare degli altri perché q uello ( la relazione di coppia) non è l’argomento degli altri [Rosalina e Francesco] Lui: le scelte le abbiamo fatto noi e non è che pos siamo decidere diversamente per far contenti gli altri. [Aga e Damiano] Lui: L’importante è lasciar correre tanto poi alla fine le chiacchiere rimangono chiacchiere. [Fabrizio e Diana] Lui: L’importante è che ogni coppia faccia la sua v ita e imposti la sua famiglia come meglio crede senza ascoltare nessuno [Giovanni e Kerry]

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94 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

Lui: Comunque non abbiamo sentito nessuno e abbiamo fatto le nostre scelte indipendentemente da tutto e tutti. [Giulio e Maria]

Sono particolarmente le coppie con figli a raccontare di trovarsi nella condizione di

dover ignorare i commenti e le critiche altrui. È probabile che la nascita dei figli “obblighi”

in qualche modo i partner a confrontarsi maggiormente con il contesto sociale: se prima ci

si poteva limitare alla cerchia di amici che si erano scelti, l’arrivo dei figli impone maggiori

contatti (scuola, amichetti dei bambini, ecc) rispetto ai quali non sempre si ha la possibilità

di scegliere. Le difficoltà di accettazione possono quindi aumentare, rendendo necessario

un più frequente ricorso alla strategia di “ignorare” ciò che viene detto.

4.4.4.2.4. Aspetti positivi della relazione interculturale

La famiglia “Aspetti positivi della relazione mista” raccoglie 18 codici secondo il criterio

inclusivo del riferimento a parti di testo in cui gli intervistati raccontano esperienze vissute

come positive e gratificanti rispetto alla propria relazione di coppia. Si tratta di aspetti che

in molti casi i partecipanti riconoscono come dei vantaggi o dei punti di forza specifici delle

relazioni interculturali.

Osservando la tabella n°10 si può notare come l’esperienza individuale sia molto ricca e

variegata in relazione agli aspetti positivi dell’unione interculturale: i codici sono infatti

numerosi, sebbene il numero delle citazioni non sia altrettanto elevato, in particolare per

quanto riguarda le coppie con figli.

Un dato quantitativo che emerge dalla tabella, infatti, è che le coppie più giovani e senza

figli hanno parlato più spesso di aspetti positivi della propria relazione rispetto ai partner

che sono anche genitori (cfr. la percentuale sul totale delle citazioni). Questo potrebbe

corrispondere alla fase del ciclo vitale che le coppie attraversano: i partner senza figli,

infatti, si trovano nella fase di formazione della coppia (cfr. Scabini & Iafrate, 2003), in cui

sono attivi molti meccanismi di idealizzazione, che potrebbero, in questo caso specifico,

avere l’effetto di amplificare la percezione delle qualità positive della relazione. È da notare,

in ogni caso, che, qualunque ne sia la ragione, il vissuto dei partecipanti rispetto alla

relazione di coppia è complessivamente molto positivo.

In particolare, più dell’80% delle coppie ha sottolineato come la relazione con un

partner straniero costituisca un grande <arricchimento> riferito a diversi aspetti dalla

propria vita. Altri punti di forza dell’unione interculturale riconosciuti dai partner sono

l’<apertura mentale> e la <flessibilità>, caratteristiche “cognitive”, che rappresentano per

gli intervistati tanto un prerequisito per la creazione di una relazione interculturale, quanto

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95 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

una conseguenza di essa, che permette di allargare i propri orizzonti di conoscenza e di

crescere anche a livello individuale.

Tabella n°10. Codici e numero di citazioni per coppie con e senza figli nella famiglia “Aspetti positivi della

relazione interculturale”.

ASPETTI POSITIVI DELLA RELAZIONE

INTERCULTURALE

Coppie

senza figli

Coppie con

figli TOT

Apertura mentale 15 5 20

Arricchimento 24 14 38

Aspetto umoristico delle differenze

linguistiche 0 6 6

Compagnia 0 1 1

Completamento reciproco 1 3 4

Complicità 0 8 8

Conoscenza della cultura del partner 10 7 17

Flessibilità 7 2 9

Impegno 10 14 24

Ospitalità 3 0 3

Pazienza 6 5 11

Scarsità degli aspetti negativi 5 1 6

Soddisfazione della relazione 9 6 15

Soddisfazione gastronomiche 1 1 2

Vantaggi 5 7 12

Vantaggi del vivere all’estero per fam. D’

origine 1 0 1

Vantaggi per i figli 6 3 9

Viaggi 4 2 6

TOT 107 85 192

% sul totale delle citazioni 13.8% 8.2% 11.4%

Lei: ti fa viaggiare, conoscere altre realtà, ma ti impara a dover essere elastico, a metterti in gioco, ti insegna ad essere bravo ad affrontare e risolvere le situazioni … ti fa conoscere te stesso e ti fa crescere [Aga e Damiano] <arricchimento>

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96 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

Lui: mi da tanto stare con una persona di una cultu ra diversa perché conosco l’altro modo di vivere, l’altro modo di pensare [Davide e Katia] <arricchimento> Lui: un’occasione di conoscere un mondo diverso, un a serie di argomenti in più, rispetto, magari, alle persone che hanno vissu to le stesse dure esperienze, che hanno condiviso, che hanno frequent ato il tuo stesso ambiente […] la possibilità di accedere a un modo di vivere diverso […] si conoscono più cose, più modi di fare, di essere, di concepire certe cose [Nertila e Lorenzo] <arricchimento> Lei: Se avessi sposato un moldavo … cosa ci sarebbe stato da scoprire!? [Fabrizio e Diana] <arricchimento> Lei: I consigli che darei ad una coppia intercultur ale sono di considerare la loro relazione come una risorsa dalla quale imparar e l’uno dell’altro. [Leonard e Cecilia] <arricchimento> Lui: Noi siamo una coppia con una mentalità abbasta nza aperta [Mario e Cladia] <apertura mentale> Lui: penso che una coppia mista, se di lunga durata , indica che alla base c’è la volontà di scoprire culture diverse quindi fonda mentalmente le due persone sono open mind, e sono le persone che riescono ad a dattarsi a diversi contesti, persone aperte. Quindi il fatto di appart enere a due culture diverse è un qualcosa che fa da sprona, che sprona, non è u n ostacolo bensì un punto di forza … [Davide e Katia] <apertura mentale> Lui: Io comunque penso che stando insieme due perso ne di diversa nazionalità imparano molte più cose uno dall’altro. Credo che a bbiano una vista del mondo molto più aperta. È un arricchimento per entrambi. [Cherubino e Susan]

<arricchimento> <apertura mentale>

Lui: Aggiungo brevemente che per la coppia che si s ta formando o che si è appena formata: meno rigidi sulle proprie posizioni , dare la massima disponibilità a ognuno reciproca [Maria Elena e Lui gi] <flessibilità> Lui: le difficoltà particolari non ce ne sono state perché le cose sono venute molto naturali a tutti e due sin da subito, perché abbiamo entrambi il carattere molto flessibile [Nertila e Lorenzo]

<flessibilità>

Gli intervistati riconoscono numerosi <vantaggi> di tipo pratico specifici dell’unione

interculturale, ma, nel contempo, sottolineano anche l’<impegno> e la <pazienza> che

essa richiede, a causa delle necessarie e frequenti negoziazioni affrontate nella vita

quotidiana: i partner non nascondono le difficoltà, ma presentano in maniera positiva gli

sforzi e i “sacrifici” che affrontano per il benessere della relazione, mostrando un

orientamento decisamente pro-relationship.

Lui: io poi non tornerei indietro perché poi stare insieme a lei per me significa avere tante possibilità di uscire da ques to paese, vedere le cose nuove, perché magari andiamo a trovare qualcuno del la sua famiglia che sta nei posti che non conosco, oppure qualcuno della sua fa miglia viene qui e quindi mi trovo a parlare con la gente che mi racconta le cose diverse, insomma, è molto stimolante. [Aga e Damiano] <vantaggi>

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97 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

Lui: Il fatto che siamo di due paesi diversi in qua lche modo ci permette di non annoiarci; giorno dopo giorno abbiamo la possib ilità di imparare l’uno dall’altro anche se in realtà non è che le differen ze siano così grandi! [Fabrizio e Diana] <vantaggi> Lei: quando invece stai con una persona straniera t utto è più difficile, cioè, tutto lo devi tu volere, in genere tutte le famigli e e la società tendono a dividerti non a unirti, quindi se ti ritrovi unito é perché l’hai voluto tu quindi in un certo senso c’è bisogno di più impegno , in un certo senso, però insomma di … dà tante soddisfazioni … Lui: il nostro punto di forza e che stiamo, come di re, più ostacoli ci sono più siamo convinti che vogliamo andare avanti … si, come un corso di sopravvivenza [Aga e Damiano] <impegno> Lei: se la coppia mista sta insieme nel lungo perio do diciamo che è una coppia vera, non si lasciano davanti a una difficoltà, cos ì subito, comunque discutiamo, parliamo, proviamo a risolvere questo p roblema, se stiamo ancora insieme vuol dire che ci riusciamo … direi di non farsi abbattere dalle prime difficol tà anzi che si va avanti più si viene a conoscenza di una realtà che può ess ere anche diversa dalla propria [Davide e Katia] <impegno> Lui: è importante accettare la diversità con tutto ciò che può comportare non stancandosi mai di avere sempre dei progetti da por tare avanti … [Gioacchino e Theresa] <impegno> Lei: Per abituarmi a vivere con un italiano però ho dovuto darmi abbastanza da fare ... [Mario e Cladia] <impegno>

Lui: La vita di coppia non è sempre rose e fiori pe rciò per portare avanti una relazione bisogna avere estrema pazienza. Questo va le soprattutto per i primi anni, quando ancora ci si deve conoscere e abituars i all’altro. [Cherubino e Susan] <pazienza> Lui: (per continuare la relazione mista) bisogna avere tanta, tanta pazienza [Maria Elena e Luigi] <pazienza>

4.4.4.2.5. Difficoltà della relazione interculturale

La famiglia “Difficoltà delle coppie miste” raccoglie 19 codici che rispondono al criterio

inclusivo di riferimento ad aspetti vissuti come problematici dagli intervistati (cfr. tabella

n°11). In alcuni casi si tratta di difficoltà legate semplicemente all’essere coppia, mentre in

altri casi esse sono specifiche della vita di coppia tra partner di diverse origini culturali.

Tra le prime si trovano ad esempio le <difficoltà economiche> o quelle pratiche o

ancora quelle relative alla costruzione della famiglia nel contesto dell’attuale società italiana.

Altri elementi problematici rimandano invece alla specificità delle unioni interculturali: oltre

a quelli già citati (<difficoltà di accettazione>, <difficoltà nell’instaurare relazioni con il

contesto sociale>, <pregiudizi>), rientrano in questa categoria sovra-ordinata codici quali

<difficoltà burocratiche> - riferite dalle coppie che hanno contratto matrimonio, in

relazione alla documentazione necessaria per esso - <difficoltà di comunicazione>,

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98 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

frequenti nelle prime fasi della relazione o nel rapporto con la famiglia d’origine del partner

straniero; <difficoltà dovute alla diversità>, riferite esplicitamente dai partner come

derivanti dall’incontro con la nuova cultura.

Tabella n°11. Codici e numero di citazioni per coppie con e senza figli nella famiglia “Difficoltà della relazione

interculturale”.

DIFICOLTA’ DELLA RELAZIONE

INTERCULTURALE

Coppie

senza figli

Coppie con

figli TOT

Assenza di difficoltà 3 10 13

Convivenza con la fam. Di origine 0 3 3

Difesa del proprio paese e tradizioni 2 2 4

Difficoltà burocratiche 0 3 3

Difficoltà derivanti dalla diversità 8 6 14

Difficoltà di accettazione 17 23 40

Difficoltà di comunicazione 16 6 22

Difficoltà dovute alla dimensione della città 4 5 9

Difficoltà dovute alla distanza 14 10 24

Difficoltà economiche 5 11 16

Diff.tà nell’instaurare relaz. Con contesto

sociale 7 3 10

Difficoltà nella costruzione della famiglia 5 2 7

Difficoltà pratiche 1 7 8

Inserimento nella realtà 5 3 8

Intromissione delle famiglie 1 12 13

Negazione delle differenze 6 8 14

Pregiudizi 7 13 20

Modalità di comunicazione 3 1 4

Rapporto a distanza 8 3 11

TOT 112 131 243

% sul totale delle citazioni 14.5% 12.7% 14.4%

Inoltre, l’elemento spaziale sembra connotare in maniera forte queste coppie, che spesso

hanno vissuto una fase del loro rapporto a distanza, trovandosi poi sempre a dover gestire

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99 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

le relazioni con le famiglie d’origine e gli amici rimaste nel paese di provenienza del partner

straniero.

Lui: Appena sposati era tutto un problema: casa, la voro, ecc. [Maurizio e Rosana] <difficoltà pratiche> Lui: Le difficoltà maggiori sono state quelle econo miche, soprattutto dopo la nascita di nostra figlia! [Giuseppe e Leda] <difficoltà economiche> Lei: Invece per la nascita dei figli abbiamo deciso di aspettare, anche da parte di sicurezza, di essere un po’ più sicuri eco nomicamente, anche per la casa, avremmo bisogno di tante cose. [Maria Elena e Luigi] <difficoltà nella costruzione della famiglia> Lei: Per il resto le difficoltà che abbiamo trovato sono state quelle che incontrano un po’ tutti. Per esempio per la documen tazione. Claudio: Beh, questo sì ma non è un problema che le coppie italiane devono affrontare. [Claudio e Johanas] <difficoltà burocratiche>

Lei: Pure la lingua è stata una difficoltà perché a ll’inizio litigavamo, discutevamo, discutevamo per tutto per tutto, perch é per me una parola, che per me, che per lui non significava niente, per me era un mondo e inverso pure, perché non ci capivamo bene Lui: si, per delle cose per cui loro hanno più tat to, per noi sono un po’ più comuni, e viceversa, no? [Rosalina e Francesco] < difficoltà di comunicazione> Lui: I primi tempi che stavamo insieme, la difficol tà non era solo economica ma anche per quanto riguarda la comunicazione ci si amo trovati male tutti e due. Lei: Veramente più tu perché io, anche se non parla vo benissimo l’italiano, riuscivo a capirlo abbastanza bene. Invece lui non riusciva a capire me ma adesso, dopo circa 14 anni, ci capiamo meglio. [Giuseppe e Leda] <difficoltà di comunicazione> Lei: all’inizio, magari questo era dovuto alla cono scenza della lingua, all’inizio gli davo del tu (si riferisce ai genitori di Damiano) e loro ci rimanevano male. Invece dalla mia ottica, dalla mia impronta olandese invece era normale, non era niente di grave, può sfuggire, uno sa che loro ci tengono allora ok, ma non era niente di grave, se mi sfuggi va una volta la forma sbagliata [Aga e Damiano] <difficoltà di comunicazione>

Lei: la lingua, per esempio, quando lui è venuto da me, qui impossibilità di esprimere il suo carattere del tutto, io facevo tip o da mediatrice, per ogni battuta che fa devo essere io a tradurre, quindi pe rde il suo carattere […] Lui: un problema di comunicazione che rende più dif ficile la possibilità di aprirmi alle persone della sua famiglia, ai suoi am ici, è quella l’unica barriera [Nertila e Lorenzo] <difficoltà di comunicazione>

Lui: Forse la lingua un po’! Lei: Ah sì è vero, la lingua italiana! Oh mamma mia quanta difficoltà ho trovato! Soprattutto con i suoi genitori. Loro non parlano neanche un po’ d’inglese invece con lui sono stata più agevolata p er esprimermi! [Claudio e Johanas] <difficoltà di comunicazione>

Lei: ovviamente era conflittuale, all’inizio quando incontri le diversità dell’altro, sono le cose di ordinaria … semplicemen te il punto era di conoscere l’altro, e di capirsi, accettare l’altro nelle sue diversità, le difficoltà … [Nicoleta e Mario] <difficoltà derivanti dalla diversità>

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100 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

Lei: Ma è normale, ogni tanto uno rimane deluso dal le cose, è faticoso magari combattere sempre con diversi punti di vista, perso ne che non accettano e vorrebbero vedere le cose diversamente [Aga e Dam iano] <difficoltà

derivanti dalla diversità>

Lei: quando si litiga non si hanno i propri cari vi cini per confidarsi o per chiedere loro un parere e ricevere un sostegno mora le. Lui: Così è chiaro che ogni problema diventa più gr ande e di conseguenza è più stressante. L’appoggio che offre una telefonata non è lo stesso che si riceve dalla vicinanza fisica … [Maurizio e Rosana] <difficoltà dovute alla distanza>

Lui: Gli aspetti negativi che per esempio non c’è l a possibilità materiale per le famiglie di conoscersi fino in fondo, una perché c’è la barriera della lingua, due perché c’è la barriera della distanza q uindi è normale che in un certo senso rimane comunque un muro [Nertila e Lorenzo] <difficoltà dovute

alla distanza>

Un ulteriore elemento presentato come problematico, in particolare dai partner delle

coppie con figli, è l’<intromissione delle famiglie d’origine>, spesso considerata una

peculiarità “tipicamente italiana” dai partner stranieri, che nella maggior parte dei casi ne

sono molto infastiditi. È probabile che, al di là delle dinamiche delle famiglie italiane, che

pure possono presentare certe caratteristiche, l’arrivo dei figli inneschi comunque da parte

delle famiglie d’origine il tentativo di “dire la propria”, specialmente se non hanno un’alta

considerazione del partner straniero del proprio figlio/a.

Lei: Per me comunque, e lui lo sa bene, la maggior difficoltà nel costruire la nostra relazione di coppia è stata l’intromissione della madre nel nostro rapporto. [Cherubino e Susan] Lei: e invece qui era un po’ come un ufficio. Ogni volta che uscivo o entravo mia suocera mi chiedeva sempre: “Dove vai? Con chi esci? Dove sei stata?” e allora io mi arrabbiavo. [Giovanni e Kerry] Lei: No no! Erano i tuoi genitori che appoggiavano loro (si riferisce alle sorelle di Mario con cui c’erano stati degli screzi ) perché io mi accorgevo che erano loro a non guardarmi di buon occhio. [Mar ia e Giulio] Lei: Quando è nata lei (indicando la figlia) con lui non ci sono stati problemi però i fratelli mi hanno chiesto: “Quando gli facciamo le trecce? Quando gli facciamo i buchi alle orecchie?” anche s e lei poi era piccolissima, aveva solo 4 mesi, quin di era una cosa fuori dal mondo!!! [Leonard e Cecilia]

4.4.4.2.6. Argomenti di discussione

Il criterio inclusivo che accomuna i 17 codici appartenenti alla famiglia “Argomenti di

discussione” è il riferimento a topic specifici rispetto ai quali i partner raccontano di

discutere tra loro.

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101 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

Tabella n°12. Codici e numero di citazioni per coppie con e senza figli nella famiglia “Argomenti di

discussione”.

ARGOMENTI DI DISCUSSIONE Coppie senza

figli

Coppie con

figli TOT

Alternanza di accordi e divergenze 1 0 1

Critica al comportamento dei figli 0 9 9

Critica alla cultura e al paese del partner 6 10 16

Critica alle famiglie di origine 1 2 3

Critica al partner 2 70 72

Critica del proprio paese 0 7 7

Discussione per banalità 5 4 9

Discussione per caratteristiche personali 1 2 3

Discussione per gelosia 3 0 3

Discussione riguardo ai figli 0 13 13

Discussione su aspetti economici 1 3 4

Discussione si aspetti pratici 1 4 5

Discussione su diff. Cult e visioni del mondo 9 1 10

Discussioni sui rapporti con le famiglie 1 0 1

Discussioni sulla relazione di coppia 1 0 1

Dispiacere per i figli 0 2 2

Divergenza d’opinioni 4 13 17

TOT 36 140 176

% sul totale delle citazioni 4.6% 13.5% 10.4%

In questa categoria sono presenti notevoli differenze tra le coppie con figli e le coppie

senza figli. In primo luogo, i genitori tendono a raccontare di discussioni o di aspetti che

suscitano critiche e disaccordi nella coppia molto più di quanto facciano i partner delle

unioni senza figli. Un certo numero di citazioni sono riferite, infatti, in maniera esplicita a

<discussioni riguardo ai figli> (presente in 11 delle 12 interviste alle coppie con figli) o a

<critiche al comportamento dei figli> (in 9 su 12), ad indicare che il ruolo di genitori porta

con sé la necessità di negoziare su molti aspetti connessi alla cura ed all’educazione della

prole, rispetto alle quali possono sorgere discussioni. Un ulteriore aspetto che differenzia i

due gruppi di partecipanti è la presenza molto più numerosa di “critiche” nelle narrazioni

delle coppie con figli rispetto a quelle senza figli, in particolare per quanto riguarda le

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102 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

<critiche al partner>, codice che, da solo, raggiunge quasi il 7% di tutte le citazioni tratte

dalle interviste delle coppie con figli. In effetti, anche le critiche al partner sono emerse

spesso in relazione alla discussione della gestione dei comportamenti dei figli oppure come

esito di differenti aspettative di uno dei due membri della coppia rispetto al

comportamento dell’altro nei confronti dei figli.

Lui: Anche noi discutiamo parecchio ma soprattutto per nostro figlio! Secondo me lei è troppo severa. A volte poi è troppo protet tiva nei suoi confronti e invece per me dovrebbe lasciarlo più libero! [Fabri zio e Diana] <discussione

riguardo ai figli> <critica del partner> Lui: Gli argomenti per cui discutiamo riguardano pr incipalmente il problema economico e l’educazione di Ilaria. [Luigi e Isabel la] <discussione riguardo

ai figli> <discussione su aspetti economici> Lei: Noi litighiamo poco ma se lo facciamo è per vi a di nostra figlia … [Mario e Cladia]

<discussione riguardo ai figli> Lei: Eh, ma come! Litighiamo per nostro figlio! Lui se la prende con me perché pensa che io sia troppo buona e non lo sopporta. [Maria e Giulio]

<discussione riguardo ai figli>

Lui: Vogliamo parlare di quando lui rientra tardi a casa e non dice neanche dove va? Come se quasi non esistessimo … [Gioacchin o e Theresa] <critica al comportamento dei figli> Lui: Nostra figlia è un po’ viziatella, soprattutto per quanto riguarda il cibo. [Luigi e Isabella] <critica al comportamento dei figli> Lei: Ecco quello che mi fa arrabbiare. Lui non sa s e le cose stanno così e intanto già li accusa (si riferisce ai figli) [Claudio e Johanas] <critica del partner> Lui: Ma tu sei troppo esagerata! Tu ti arrabbi trop po facilmente con loro (si riferisce ai figli) . [Cherubino e Susan] <critica del partner> Lei: Io ad esempio mi son trovata male con il suo m odo di gestire il denaro. Lui ha le maniche più larghe di me per spendere, ma questo credo che non dipenda dall’essere italiani. [Gioacchino e Theresa ] <critica del partner> Lei: E invece poi arriva lui, calmo calmo, che rovi na tutto così loro (i figli) si fanno ancora più forti ... [Giovanni e Kerry ] <critica del

partner> Lui: Lei è troppo precoce nell’educazione di Ilaria ed io le dico: “Stai attenta Isabella!” e invece no … [Luigi e Isabella] <critica del partner>

Lei: tu mi fai arrabbiare quando, a causa della sta nchezza, risolvi tutto con un “No”! [Maurizio e Rosana] <critica del partner>

Le coppie più giovani raccontano invece di discutere principalmente di aspetti più

“ideali” come le <differenze culturali e le visioni del mondo>: anche in questo caso tale

risultato può essere messo in relazione alla fase del ciclo vitale attraversata da questi

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[Digitare il testo]

103 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

intervistati, una fase iniziale dove prevalgono gli aspetti di progettazione del futuro,

strettamente connessi a idee e valori perseguiti dai singoli, rispetto ai quali diventa rilevante

discutere con il proprio partner.

Lui: gli argomenti per i quali abbiamo più che altr o i confronti costruttivi sono visioni di vita e sulla società [Francesco e S arah] Lei: ogni tanto discutiamo e facciamo gli scontri d elle due culture, di quella russa e di quella italiana, però diciamo questo non è il punto di arrivo di litigi, di discussione, no, quindi arriviamo sempre alla stessa conclusione, andiamo sempre d’accordo.. [Katia e Enrico] Lui: E niente, poi la visione un po’ del matrimonio , l’essere sposati … Lei: si, devo dire che per me e anche per la mia cu ltura è vero, perché tutte le mie amiche del mio gruppo quando stanno con un r agazzo il loro sogno é quello di sposarsi, e avere dei figli, avere una fa miglia. Forse Alessandro questa necessità ce l’ha un po’ di meno perché vivi amo insieme. [Nerea e Alessandro]

4.4.4.2.7. Strategie di gestione del conflitto

Il criterio inclusivo condiviso dai codici appartenenti alla categoria “Strategie di gestione

del conflitto” è il riferimento a specifiche strategie interattive o relazionali per mezzo delle

quali i partner raccontano di affrontare i conflitti e le problematiche che si presentano loro

nella vita quotidiana. La famiglia di codici, sintetizzata nella tabella n°13, risulta la più

numerosa, tanto rispetto alle citazioni (quasi il 20% di tutte le citazioni), quanto rispetto ai

codici (ben 29).

La grande varietà di codici rende conto della centralità dei processi di negoziazione

nell’esperienza quotidiana dei partner e ne conferma la rilevanza teorica, identificandoli

come un’area fondamentale di ricerca ed intervento.

Nella maggioranza dei casi i codici emersi dal corpus di dati sono relativi a strategie di

gestione del conflitto prevalentemente positive o vissute come tali dai partecipanti. Non

mancano, come è ovvio, tuttavia, anche riferimenti a strategie distruttive o che comunque

non favoriscono il benessere della relazione e dei suoi protagonisti.

Le coppie riconoscono l’importanza, ai fini della soluzione del problema, di un adeguato

atteggiamento cognitivo ed affettivo nei confronti del partner, caratterizzato non solo da

<impegno> e da <flessibilità>, ma anche da <rispetto reciproco>, <comprensione

reciproca> e a volte dal necessario <spirito di sacrificio> o dalla disponibilità a

<smussare> certe posizioni. Queste dimensioni delineano una sorta di contesto emotivo-

affettivo entro cui possono avvenire le discussioni.

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104 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

Tabella n°13. Codici e numero di citazioni per coppie con e senza figli nella famiglia “Strategie di gestione del

conflitto”.

STRATEGIE DI GESTIONE DEL

CONFLITTO

Coppie senza

figli

Coppie con

figli TOT

Aspetto affettivo della soluzione 8 3 11

Autocritica 0 2 2

Coinvolgimento dei figli nelle discussioni 0 1 1

Comprensione reciproca 9 3 12

Compromesso 7 4 11

Convivenza con le diversità 4 4 8

Dare poco ascolto alle critiche degli altri 3 15 18

Difesa dei propri spazi 2 0 2

Discussione costruttiva 20 4 24

Evitamento 4 18 22

Flessibilità 7 2 9

Giustificazione dei figli 0 19 19

Giustificazione della famiglia di origine 0 16 16

Giustificazione di sé 0 42 42

Impegno 10 14 24

Loyalty 4 5 9

Manacanza di divergenze 8 1 9

Minimizzare 0 5 5

Nuove soluzioni 1 0 1

Presa di preposizione 4 4 8

Punizione 0 2 2

Riavvicinamento 1 7 8

Rispetto reciproco 7 7 14

Scontri 3 0 3

Sdrammatizzare 4 25 4

Smussare 4 1 5

Spirito di sacrificio 0 3 3

Stile di coping attivo 1 3 4

Uso strumentale dei figli 0 2 2

TOT 111 216 322

% sul totale delle citazioni 14.3% 20.9% 19.1%

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105 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

Lei: L’importante è essere sempre rispettosi dell’a ltro in tutta la sua intera personalità, credo religioso, usanze, tradizioni, e cc. [Giuseppe e Leda] <rispetto reciproco>

Lei: non avendo forti discussioni, non c’è mai quas i nulla da risolvere, quello che facciamo è rispettare l’altro e la visio ne dell’altro, pertanto ci fermiamo a un punto dove sappiamo di poter arrivare tentando di non di far finta di niente ma di rispettare il punto di vista dell’’altro. [Francesco e Sarah] <rispetto reciproco>

Lei �è importante) comunicare per poter comprendersi [Dominika e Et tore]

<comprensione reciproca>

Lui: siamo una coppia che sa affrontare la vita con spirito di sacrificio. [Claudio e Johanas] <spirito di sacrificio>

Lui: riesci quindi a smussare i vari problemi, cert o però le differenze di fondo rimangono per sempre [Aga e Damiano] <smussare>

In relazione alla soluzione vera e propria di specifici problemi, le coppie hanno

raccontato diverse strategie costruttive, in alcuni casi maggiormente caratterizzate da una

dimensione “attiva” come nel caso della <discussione costruttiva>, consistente nel

discutere apertamente i problemi e messa in evidenza soprattutto dalle coppie giovani e

senza figli, del <compromesso>, in cui a turno uno dei due partner “cede” qualcosa

all’altro, o del <riavvicinamento>, cioè della riapertura del dialogo dopo un momento di

litigio; in altri casi si tratta di strategie prevalentemente passive, come nel caso della

<loyalty>, cioè l’attesa fiduciosa che si giunga ad una soluzione, oppure la strategia che è

stata denominata <aspetto affettivo della soluzione>, laddove i partner hanno messo in

evidenza l’elemento di affetto e amore che li lega e li conduce inevitabilmente a chiarirsi.

Lei: parlando, si risolvono parlando (i problemi) , ogni tanto ad alta voce però, sempre parlando [Davide e Katia] <discussione costruttiva>

Lui: è questo fondamentalmente, di parlare molto ch iaramente, perché solamente parlando si capisce, già è difficile capire una per sona della stessa tradizione, dello stesso paese, quindi figuriamoci con anche queste differenze, quindi è importante parlare, essere sin ceri, chiari, capire un po’, non di più. È relativamente facile, voglio dir e, se c’è amore, c’è passione, se c’è questo, è importante voglio dire [Rosalina e Francesco] <discussione costruttiva> Lui: Di avere molto dialogo e dirsi sempre tutto se nza paura di intaccare il rapporto. Lei: Perché io credo che il rapporto si rovini solo se le cose vengono nascoste quindi è necessario avere molto dialogo e ascoltarsi l’uno con l’altro, altrimenti non si va da nessuna parte. [Maria e Giulio] <discussione costruttiva> Lui: quindi anche in quei punti un po’ più duri riu sciamo sempre trovare una via di mezzo, un punto in comune [Nertila e L orenzo] <compromesso> Lui: Per riappacificarci poi qualche volta è lei a riavvicinarsi a me altre volte sono io. Dipende dalle situazioni. Comunque è molto equilibrata la cosa. [Cherubino e Susan] <riavvicinamento>

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[Digitare il testo]

106 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

Lui: secondo me, alla soluzione spesso non si arriv a nello stesso istante ma ci si arriva con calma, quindi l’unica cosa secondo me è saltare in quel momento, se non c’è la soluzione immediata, saltare e ritornare al momento successivo, e dire beh, allora che vogliamo fare an diamo fuori, vediamo la televisione, e poi con rimandare riprendendolo succ essivamente ci si rivede in un’altra luce… [Maria Elena e Luigi] <loyalty>

Lui: non c’è la soluzione Lei: possiamo sfogarci, nel senso che Lui: no, normalmente le preparo una bella cenetta, la cena … Lei: un bicchiere di vino Lui: alla fine della cena si riesce sempre a risolv ere il problema [Aga e Damiano] <aspetto affettivo della soluzione>

Lui: Infatti io spesso me ne vado sbattendo la port a e mi accendo la tv poi, quando sono calme le acque, riesco allo scoperto e la maggior parte delle volte ci prende a ridere allora capiamo tutti e due di essere in torto. [Giuseppe e Leda] <aspetto affettivo della soluzione>

Un’altra strategia emersa dalle narrazioni è l’<evitamento>, che consiste nell’evitare di

affrontare il problema. Esso è da considerarsi una strategia distruttiva, poiché impedisce di

giungere ad una soluzione e lascia spesso rancori e delusioni nei partner. L’evitamento è

presente soprattutto nelle narrazioni delle coppie con figli, che lo hanno quasi tutte citato

(11 coppie su 12), a differenza della discussione costruttiva che prevale nei racconti delle

coppie più giovani. Sembrerebbe quindi che gli anni di convivenza e la presenza di figli

tendano a “peggiorare” la scelta di strategie di gestione del conflitto a favore di quelle più

distruttive. Tuttavia, è interessante notare che le coppie più mature fanno molto più spesso

delle altre ricorso ad altre strategie che permettono di “mitigare” in qualche modo l’effetto

dell’evitamento, quali ad esempio il <minimizzare> i problemi, riconoscendo l’importanza

di fermarsi a discutere solo delle cose veramente “serie” oppure lo <sdrammatizzare>,

affrontando le difficoltà in maniera più serena e interagendo tra loro in modo ironico e

scherzoso.

Lui: Se non succede così (si riferisce al fatto che spesso si mettono a ride re dopo una discussione) allora la situazione è grave ed è meglio non parla re per non creare altri danni! [Gioacchino e There sa] <evitamento>

Lui: Non ci parliamo per una settimana! [Giovanni e Kerry] <evitamento>

Lei: mi alzo e me ne vado in cucina. È lui a riavvi cinarsi perché quando è ora di prendere il caffè io me lo bevo in cucina e a lu i non lo porto. La mattina mi chiama ma io non rispondo e lui mi cerca in tutt e le maniere. [Luigi e Isabella] <evitamento>

Lei: Ma poi finisce sempre che la sua è meglio e ci ridiamo su. (si riferisce alla posizione della madre di lui in una discussion e sulle pratiche religiose)

Lui: Non ha senso litigare per queste cose! Ci sono cose più serie a cui pensare …

Lei: Infatti! [Fabrizio e Diana] <minimizzare>

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107 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

Lui: bisogna pure a volte sdrammatizzare, prendere l’italiano spiritoso… come dice mia moglie [Maria El ena e Luigi] <sdrammatizzare>

Lui: Sei arrivata qui per rovinare me ( dice ridendo )!

Lei: Eh sì, rovinato!

Lui: Beh, con la cucina ci stai provando ma io mi s ono organizzato. Ogni tanto si va a mangiare fuori così la carne di mucca è ass icurata! [Mario e Cladia]

<sdrammatizzare>

Un ultimo interessante gruppo di codici, comparsi soltanto nelle narrazioni delle coppie

con figli, riguardano una serie di “giustificazioni” che i partecipanti riportano nel corso

dell’intervista, come una sorta di scusanti o di spiegazioni di certi comportamenti, oggetto

di critica da parte del marito/moglie o di discussione. Il fatto che siano presenti solo nelle

interviste di questo gruppo di coppie potrebbe dipendere dal fatto che, mentre i partner più

giovani hanno spesso risposto alle domande “all’unisono”, condividendo sostanzialmente

le risposte l’uno dell’altra, nel caso delle coppie con figli le interviste sono state spesso

caratterizzate da interazioni tra i partner, non sempre in accordo sull’interpretazione del

problema. Spesso, inoltre, le giustificazioni compaiono nel corso della narrazione subito

prima o subito dopo una “critica” al comportamento del partner o dei figli. Alcuni esempi

saranno utili per chiarire meglio questo aspetto:

Lei: Tante volte gli dico: “Claudio! Non farci caso magari se oggi Maria ha dormito di più e non ha fatto ancora i compiti”. A volte torna a casa stanca perché per andare a scuola si deve alzare alle 6.30 tutte le mattine e allora il pomeriggio crolla e invece lui no … entra in cam era come un fulmine e strilla “Maria ti vuoi svegliare o no?! Sbrigati e non farmi arrabbiare!” [Claudio e Johanas] <giustificazione dei figli> <critica del partner>

Lui: Ma la vergogna di nostra figlia lo sai quanto dura?! Due minuti … poi svanisce tutto

Lei: Mah, io non credo ... Molte volte lei mi ha pa rlato del tuo atteggiamento e come sai gli dà molto fastidio e io non credo che abbia tutti i torti in fin dei conti. [Giuseppe e Leda] <critica al comportamento dei figli>

<giustificazione dei figli>

Lei: Sì, addirittura pensava che fossi una poco di buono solo perché ero una ragazza inglese. All’inizio neanche mi parlava. Qua lche volta diceva: “Buongiorno”.

Lui: Ma, dai non esagerare … Il fatto è che non ti conosceva abbastanza, c’è da capirla. [Cherubino e Susan] <difficoltà di accettazione> <giustificazione

della famiglia d’origine>

Lui: Ma ti ripeto, il fatto che tu non sia stata ac cettata non è perché tu fossi straniera o loro avessero qualcosa contro di te, no! È solo il fatto che loro erano molto attaccati a mia moglie (Mario era vedovo al momento di incontrare Cladia) e di conseguenza non avevano avuto il tempo di sma ltire la cosa e farsene una ragione … [Mario e Cladia] <difficoltà di accettazione>

<giustificazione della famiglia d’origine>

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108 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

Lei: I primi tempi che stavamo insieme lui, quando io non ero in casa e quindi non potevo controllarlo, andava in piazza vestito c osì come tornava dalla campagna. Ma a me piace che lui vada pulito perché io ci tengo …

Lui: Ma lo sanno tutti che io lavoro in campagna! M i conoscono tutti! [Nazzareno e Françia] <critica al comportamento del partner> <giustificazione di sé>

Lei: Io non gli reggo il gioco (ai figli) ma tu mi fai arrabbiare quando, a causa della stanchezza, risolvi tutto con un “No”!

Lui: Il fatto è che io e lei, dopo una giornata di lavoro, torniamo a casa stanchi e vorrei che i nostri figli capissero i sac rifici che facciamo per loro. A volte, invece, sembra quasi che non lo comp rendano dandoci altre preoccupazioni, soprattutto per quanto riguarda la scuola! [Maurizio e Rosana] <critica del partner> <giustificazione di sé> <critica al comportamento dei figli>

4.4.4.2.8 Altre famiglie di codici

La codifica assiale ha permesso di individuare altre 5 categorie sovra-ordinate, che sono

sintetizzate nelle tabelle da 14 a 18.

Tabella n°14. Codici e numero di citazioni per coppie con e senza figli nella famiglia “Aspetti legati allo spazio”.

ASPETTI LEGATI ALLO SPAZIO Coppie senza

figli

Coppie con

figli TOT

Difficoltà dovute alla dimensione della città 4 5 9

Difficoltà dovute alla distanza 14 10 24

Esperienza nel paese d’origine del partner 5 2 7

Nostalgia 3 11 14

Rapporto a distanza 8 3 11

Trasferimento del partner nel paese dell’altro 7 2 9

Vantaggi del vivere all’estero per le famiglie

d’origine 1 0 1

Viaggi 4 2 6

TOT 46 35 81

% sul totale delle citazioni 6.0% 3.4% 4.8%

Rispetto alla famiglia “Aspetti legati allo spazio”, il criterio inclusivo a cui rispondono gli

8 codici che ne fanno parte è il riferimento esplicito ad elementi spaziali che connotano la

relazione. L’unione interculturale, nella maggioranza dei casi, può infatti realizzarsi solo in

seguito al trasferimento di uno dei due partner in un Paese diverso da quello di origine. Se

questa è la condizione necessaria allo sviluppo della relazione, la decisione porta con sé

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109 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

spesso un sentimento di nostalgia verso tutto ciò che il partner straniero ha lasciato nel suo

paese di provenienza (familiari, amici, luoghi dove è cresciuto/a). Una delle caratteristiche

fondamentali ed inevitabili nelle relazioni interculturali sono poi i frequenti spostamenti dal

paese d’origine a quello del partner ed i numerosi viaggi che spesso connotano la vita

quotidiana. La distanza fisica, che a volte costituisce una stato di fatto nei primi periodi

della relazione, rimane spesso un problema per la gestione del rapporto con la famiglia

d’origine del partner straniero sia per la coppia che per la famiglia d’origine italiana.

Tabella n°15. Codici e numero di citazioni per coppie con e senza figli nella famiglia “Similarità”.

SIMILARITA’ Coppie senza

figli

Coppie con

figli TOT

Accordo sulla religione 0 3 3

Affinità culturali 19 3 22

Apprezzamento della relazione 4 10 14

Condivisione di interessi 2 0 2

Mancanza di divergenze 8 1 9

Negazione delle differenze 6 8 14

Non aver paura delle differenze 1 5 6

Normalità dell’essere coppia 7 9 16

Percezione di atipicità 9 2 11

Relazioni di coppia monoculturali 2 0 2

Similarità tra i partner 4 1 5

TOT 62 42 104

% sul totale delle citazioni 6.0% 3.4% 4.8%

Risulta interessante anche la famiglia di codici denominata “Similarità”, della quale fanno

parte 11 codici, che condividono il riferimento ad aspetti narrati come simili dai partner, in

relazione sia a caratteristiche personali, sia a idee, opinioni e comportamenti. I partner

tendono a percepirsi generalmente abbastanza simili oppure a descrivere alcune differenze

come caratteristiche di qualunque relazione di coppia, indipendentemente dalla sua

composizione interculturale (<normalità dell’essere coppia>. Un altro aspetto interessante,

narrato principalmente dalla coppie più giovani è la <percezione di atipicità>, cioè la

presentazione di se stessi o del proprio compagno/a come “atipici” e non corrispondenti

agli schemi tradizionali riferiti alle caratteristiche nazionali dei popoli di appartenenza, come

mostrano le citazioni sotto riportate.

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110 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

Lui: Però lei è fortunata perché neanche a me piace stare qua, quindi da questo punto di vista alla fine è più facile, perch é se io fossi uno di quelli attaccati alla famiglia, agli spaghetti, attaccati alla squadra di calcio,

Lei: penso che ci sarebbero state molte più diffico ltà se io fossi completamente olandese, io penso che mi avresti già mandato in quel paese …sì, perché se non avresti da subito rispettato il piano dal passo dal 1 al 10 entro un tot di tempo

Lui: possibile, anche se io fossi stato un italiano non sarebbe durata neanche lì, perché io …

Lei: tu non sai fare neanche le fettuccine… neanche gli gnocchi… [Aga e Damiano]

Lui: da parte mia c’era la voglia di creare, vedere se c’è la possibilità di creare una coppia più aperta e mi aspettavo – pensa vo – con una russa ci fosse questa possibilità invece proprio ho trovato una ru ssa all’ italiana. [Davide e Katia]

Lui: lei è abbastanza atipica… [Dominika ed Ettore]

Lui: vi elenco i caratteracci (degli italiani) 99% dei casi non comprendano i discorsi, che io l’avrei pensato all’inizio che mag ari forse lei così però veramente mi ha dimostrato il contrario al che sono arrivato a pensare che quasi è di un’altra nazionalità. [Silvia ed Abbano]

Tabella n°16. Codici e numero di citazioni per coppie con e senza figli nella famiglia “Sentimenti ed emozioni”.

SENTIMENTI ED EMOZIONI Coppie senza

figli

Coppie con

figli TOT

Bisogno di sostegno 1 0 1

Completamento reciproco 1 3 4

Dispiacere per i figli 0 2 2

Fedeltà 1 0 1

Innamoramento 2 0 2

Nostalgia 3 11 14

Sensibilità 3 1 4

Sostegno al partner 3 8 11

TOT 14 25 39

% sul totale delle citazioni 1.8% 2.4% 2.3%

La famiglia “Sentimenti ed emozioni” raccoglie 8 codici rispondenti al criterio inclusivo

di definire un’emozione o un sentimento espresso dai partner rispetto alla relazione di

coppia o familiare. I sentimenti esplicitati hanno prevalentemente valenza positiva.

La categoria denominata “Aspetti pratici” comprende 10 codici, il cui criterio inclusivo

corrisponde al riferimento ad elementi della vita quotidiana, che fanno parte

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111 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

dell’organizzazione di una coppia. Si tratta di aspetti che possono creare difficoltà oppure

di semplice <gestione dei compiti domestici> o di <condivisione degli interessi>.

Tabella n°17. Codici e numero di citazioni per coppie con e senza figli nella famiglia “Aspetti pratici”.

ASPETTI PRATICI Coppie senza

figli

Coppie con

figli TOT

Condivisione degli interessi 2 0 2

Difesa di propri spazi 2 0 2

Difesa del proprio paese e tradizioni 2 2 4

Difesa della propria indipendenza 0 3 3

Difficoltà economiche 5 15 20

Difficoltà pratiche 1 7 8

Modalità di comunicazione 3 1 4

Gestione dei compiti domestici 8 0 8

Piacere per i moment trascorsi insieme 5 0 5

Viaggi 4 2 6

TOT 32 30 62

% sul totale delle citazioni 1.8% 2.4% 2.3%

Tabella n°18. Codici e numero di citazioni per coppie con e senza figli nella famiglia “Sviluppo della relazione”.

SVILUPPO DELLA RELAZIONE Coppie senza

figli

Coppie con

figli TOT

Coppia mista come coppia del futuro 1 1 2

Decisione di convivere 11 9 20

Decisione di mettersi insieme 6 4 10

Difficoltà nella costruzione della famiglia 5 2 7

Evoluzione della relazione 6 0 6

Fase iniziale della relazione 34 32 66

Fiducia nel futuro 2 1 3

Nascita dei figli 0 10 10

Prospettive 9 2 11

TOT 74 61 135

% sul totale delle citazioni 9.5% 5.9% 8.0%

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112 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

Infine, la famiglia di codici “Sviluppo della relazione” è composta da 9 codici che

condividono il riferimento ad una dimensione temporale. Nella maggior parte dei casi si

tratta dei codici che hanno permesso di definire il racconto della storia della coppia, dalla

sua <fase iniziale>, alla <decisione di mettersi insieme>, a quella di convivere o sposarsi,

fino <alla nascita dei figli>, passando attraverso evoluzioni progressive del rapporto di

coppia.

4.4.4.3 Codifica selettiva

Al termine del lavoro di codifica assiale, è stata eseguita la codifica selettiva, che ha

avuto lo scopo di sintetizzare il materiale emerso dalle interviste e di esplicitare i

collegamenti tra i codici e le categorie sovra-ordinate, attraverso la rappresentazione grafica.

Il network n°1 sintetizza graficamente la rappresentazione della relazione di coppia che

complessivamente emerge dalla codifica delle 23 interviste.

L’articolazione del rapporto tra caratteristiche individuali e bagaglio culturale dovuto alle

proprie appartenenze familiari e nazionali rende le coppie sostanzialmente consapevoli di

essere portatrici di alcune differenze, che sono percepite soprattutto come potenzialità per

la relazione stessa. Le differenze tendono ad essere attribuite solo in parte alla provenienza

culturale, pur in molti casi riconosciuta come “causa” di alcune peculiarità individuali o

comportamentali, soprattutto per quanto riguarda modi di pensare e usanze legate alla vita

quotidiana. I partner delle coppie interculturali intervistate tendono a percepirsi simili su

molti aspetti, per nulla diversi da qualsiasi altra coppia. La qualità della loro relazione

sembra dipendere dal modo con cui i partner riescono ad articolare ed a negoziare le

differenze di cui sono portatori: gli aspetti positivi prevalgono sulle difficoltà, che pure

vengono riconosciute. I primi riguardano soprattutto il grande arricchimento che i partner

sentono di ottenere dalla propria relazione, la scoperta e la piacevolezza di venire a contatto

con un mondo in parte nuovo e che rappresenta per tutti una risorsa a cui attingere per

crescere come coppia e per affrontare i momenti più difficili. Questi ultimi non sembrano

comunque mancare nella rappresentazione che i partner fanno della loro relazione.

Si tratta di difficoltà in alcuni casi condivise da qualsiasi unione, mentre sembrano

esistere problematiche specifiche delle unioni interculturali, specialmente per quanto

riguarda la relazione con il contesto sociale, portatore di alcuni pregiudizi o difficoltà di

accettazione, famiglie d’origine in primis, gli aspetti connessi alla lontananza dal paese

d’origine del partner straniero e soprattutto la gestione efficace delle differenze dentro la

relazione di coppia. Tutte queste difficoltà riescono però a diventare risorsa ed elemento

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113 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

favorente la relazione, a seconda delle situazioni specifiche e degli individui coinvolti,

assumendo, quindi, una caratteristica fortemente contestuale.

Rapporto tra sé e cultura

Relazione di coppia interculturale

Differenze tra i partner

SimilaritàIn

tera

gis

ce c

on

Influenza

Aspetti positivi Difficoltà

Hanno effetto su

Interagisce con

Relazioni con

contesto sociale

Influenza

Aspetti legati

allo spazioInfluenza

Network n°1. Rappresentazione della relazione di coppia interculturale

I network n°2 e 3 tentano di schematizzare le differenze che sono emerse dal lavoro di

ricerca tra il sottogruppo delle coppie più giovani e senza figli e quello delle coppie con

figli. Sebbene i partner condividano la rappresentazione generale della loro relazione di

coppia, i più giovani tendono a riferirsi ad aspetti più ideali nella loro narrazione: ad

esempio riconoscono che le differenze tra i membri della coppia sono relative più ad aspetti

“astratti” come la politica o la mentalità. Esaltano gli aspetti positivi della relazione

interculturale, presentati come numericamente superiori ed emotivamente più

caratterizzanti, riconoscendo valore anche alle dimensioni cognitive, come l’apertura

mentale, che costituiscono dei prerequisiti, oltre che delle conseguenze e scegliendo

strategie di gestione del conflitto basate sul dialogo e la discussione aperta. Le coppie più

giovani raccontano di vivere (o aver vissuto) diverse esperienze a contatto con persone

provenienti da altri Paesi e questo ha contribuito a formare il loro modo di pensare e la

considerazione della assoluta “normalità” della relazione di coppia interculturale.

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114 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

Network n°2. Rappresentazione delle caratteristiche della relazione delle coppie senza figli

Coppie giovani senza figli

Aspetti positivi della

relazione interculturale

Impegno

Discussione costruttiva

Diff. cult. in politica

Diff. cult. di mentalità

Attribuzione al contesto

sociale

Amicizie interculturali

Esperienze multiculturali

Apertura

mentale

Network n°3. Rappresentazione delle caratteristiche della relazione delle coppie con figli

Coppie con figli

Aspetti positivi della

relazione interculturale

Impegno

Evitamento

Differenze legate alla

genitorialità

Differenze di religione

Minimizzare

Pazienza

sottolineano

fanno parte di

Sdrammatizzare

Difficoltà della

relazione

interculturale

Intromissione fam.

d’origine

Imposizione dei

propri usiDare poco ascolto

alle critiche

Discussione riguardo i figli

Critica al comportamento

dei figli

Giustificazione dei figli

pro

voca

no

Ciò non stupisce se si considera che la maggior parte degli intervistati di questo

sottogruppo sono giovani che hanno conosciuto il/la loro attuale partner durante un

periodo di studio all’estero come il progetto Erasmus, venendo quindi a contatto con un

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115 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

ambiente multiculturale. Queste coppie tendono a vedere il contesto sociale come possibile

fonte di problemi, attribuendo a volte ad esso le difficoltà della relazione stessa. Esemplare

a questo proposito è la descrizione che una coppia intervistata ha dato di se stessa,

utilizzando la metafora di una fortezza attrezzata a respingere gli attacchi provenienti

dall’esterno:

(la nostra coppia) è una specie di fortino dove ci stanno le persone intorno con le scale, gli arpioni, che cercano disperatamen te di salirci sopra, con noi che stiamo lì con l’olio bollente che cerchiamo disperatamente di resistere, però resistiamo insomma, fortunatamente il fortino diventa sempre più alto quindi è sempre più difficile …

[Aga e Damiano]

L’atteggiamento “difensivo” di questi partner rispetto a quelli che sono percepiti come

“attacchi” provenienti dall’esterno, contribuisce al rafforzamento dell’identità di coppia ed

al consolidamento del legame, consentendo loro di raggiungere una specifica ed originale

integrazione.

Le coppie più giovani appaiono, pertanto, orientate agli aspetti ideali della loro relazione

di coppia, coerentemente con la fase del ciclo vitale che esse attraversano.

Se per queste è forse ancora possibile “difendersi” da un contesto esterno a volte

percepito come minaccioso, non lo è più per le coppie più mature, che, con la nascita dei

figli, vengono, più o meno forzatamente, “catapultate” a fare i conti anche con il contesto

sociale. Tale aspetto è evidente, se si osserva, che accanto agli aspetti positivi, le coppie con

figli hanno riportato la salienza di alcune difficoltà, legate proprio al loro rapporto con il

contesto sociale esterno, come l’intromissione delle famiglie d’origine, che li costringe a

non dare ascolto a molto di ciò che proviene da “fuori”. La presenza dei figli si riflette sulla

relazione di coppia anche in altri aspetti: le principali differenze tra i partner sono relative

alla genitorialità ed anche le discussioni vertono principalmente su temi legati all’educazione

ed alla cura dei figli. Queste coppie sembrano avere una rappresentazione meno “ideale” e

più “concreta” della loro relazione, spesso più consapevole delle differenze esistenti fra i

partner, che diventano a volte di difficile gestione, tanto da dover ricorrere di frequente alla

strategia dell’evitamento. Ma sembrano anche più in grado di utilizzare strategie di gestione

del conflitto che permettono loro di sdrammatizzare o minimizzare i problemi, affrontando

la vita di coppia con la giusta serenità. Sono coppie dove le differenze, pur persistendo nel

tempo, non creano quasi più problema, anzi sono vissute positivamente e contribuiscono a

definire la specificità di ciascuna coppia, come mostrano le descrizioni che danno di loro

queste coppie:

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116 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

Lei: siamo proprio una coppia in bianco e nero nel senso che come quando ci si veste alcune volte il bianco va benissimo con il ne ro mentre in altre circostanze il bianco è l’opposto del nero. Quindi in alcune cose ci completiamo mentre in altre siamo proprio agli anti podi. Sicuramente per una questione di razza nel senso che per quello che lui ha vissuto e per come l’ha vissuto sicuramente è anche quello. [Leonard e Cec ilia]

Lui: Beh, io oserei definirci come una coppia affia tata che spesso litiga proprio per il suo essere così diversa.

Lei: Ma una diversità di cui siamo anche orgogliosi tanto che nessuno dei due vuole abbandonare la propria cultura.

Lui: Siamo una coppia lavoratrice, onesta e un po’ agitata.

Lei: Ma l’agitato è più lui. [Giuseppe e Leda]

4.4.5 Discussione

Rispetto al primo obiettivo della ricerca – descrivere l’esperienza soggettiva dei partner

delle relazioni interculturali – il lavoro ha fornito un quadro estremamente complesso e

articolato, specchio della ricchezza emotivo-affettiva e di esperienze che costituisce una

relazione di coppia (Ardone & Chiarolanza, 2007). Come è riportato in letteratura (Leslie

& Letiecq, 2004), alcune coppie si percepiscono del tutto simili alle coppie monoculturali,

sottostimando in qualche modo la portata delle differenze che si trovano a gestire

all’interno della relazione. La rappresentazione che emerge è, infatti, sostanzialmente

positiva: le differenze vengono in larga misura riconosciute e valorizzate, mentre le

inevitabili difficoltà sono affrontate ricorrendo a numerose strategie e risorse personali e di

coppia. Tra le condizioni che rendono realizzabile e favoriscono il mantenimento della

relazione, i partner hanno individuato l’apertura mentale, la flessibilità, la disponibilità e la

volontà di impegnarsi e di collaborare per il bene comune della coppia. Le interazioni

quotidiane tra i partner costituenti la coppia interculturale richiedono a entrambi la capacità

di apprendere, di riconoscere e di convivere con le diversità del partner. L’esperienza

soggettiva delle coppie intervistate sembra confermare l’idea elaborata da Scabini et al.

(2007), secondo la quale la negoziazione culturale può portare allo sviluppo di uno stile

relazionale originale che consente ai partner di attuare un progressivo processo di

distinzione dai propri universi simbolici di riferimento. Le coppie intervistate sostengono

che un’altra condizione indispensabile per entrambi i partner è la conoscenza di una lingua

comune che permette di far accedere l’altro al proprio mondo, di spiegarsi e di

comprendersi. Le barriere comunicative e linguistiche sono, infatti, tra le prime e più sentite

difficoltà che le coppie miste devono affrontare (cfr. anche Donovan, 2004). Forse a causa

di ciò, gli intervistati riconoscono ed attribuiscono un grande valore al dialogo, riportando

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117 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

che una comunicazione aperta consente loro di riconoscere, accettare e negoziare le

differenze. Tale risultato è in linea con l’importanza riconosciuta dalla letteratura circa la

comunicazione efficace nella coppia rispetto alla nascita e al rafforzamento del sentimento

di intimità (Ardone e Chiarolanza, 2007) ed alla promozione del benessere della relazione

(Scabini e Regalia, 2004). Dalle interviste emerge la convinzione che il rapporto con un

partner straniero richieda molta pazienza, impegno (commitment) e a volte spirito di

sacrificio, per poter affrontare un elevato numero di sfide all’interno della relazione

(Rusbult et al., 2006). Nei racconti delle coppie si ritrovano entrambe le caratteristiche che

Ardone e Chiarolanza (2007) hanno definito come specifiche del sentimento dell’impegno:

il “senso di lealtà” verso il partner e “l’intenzione a restare” nella relazione, sebbene essa a

volte richieda anche dei sacrifici. I partner mostrano, pertanto, un atteggiamento

decisamente pro-relationship e tali risultati sembrano coerenti con alcuni dati presenti in

letteratura circa l’elevato impegno nelle coppie interculturali (Lantsamann, 2004; Gurung &

Duong, 1999).

Tra le principali conseguenze del vivere una relazione interculturale le coppie riferiscono

ampiamente l’arricchimento, riferito all’opportunità di conoscere la cultura del partner e di

crescere personalmente, allargando i propri orizzonti di conoscenza. In seguito all’incontro

con un partner straniero, essi sperimentano delle trasformazioni di sé sia come risultato del

confronto con il partner, inteso come una persona diversa da sé, sia in quanto il partner è

portatore della sua cultura di appartenenza. Così, i membri della coppia per costruire

un’identità condivisa devono intraprendere il percorso che Falicov (1995) definisce come

“transizione culturale”, che permette loro di trasformare le differenze in una risorsa a

servizio del legame. Tale aspetto è particolarmente saliente in una relazione interculturale

ed è considerato il compito “centrale” di queste coppie (Gozzoli & Regalia, 2005; Scabini et

al., 2007; Fenaroli & Panari, 2006).

Gaines e Brennan (2001), nel definire gli elementi che favoriscono la soddisfazione nelle

coppie interculturali, riportano tre dimensioni che sono tutte emerse dalle interviste:

- l’apprezzamento sincero, piuttosto che la semplice tolleranza, delle differenze

individuali e culturali del partner, già dalle prime fasi di formazione della coppia;

- la formazione ed il mantenimento di una “cultura” della coppia, che integri e

sintetizzi in maniera unica le differenze tra i partner;

- la disponibilità cognitiva ed emotiva ad una crescita personale di ciascun partner, in

virtù della differenza culturale di cui l’altro è portatore.

Nonostante una sostanziale soddisfazione, sono state evidenziate numerose difficoltà,

che costellano la vita dei partner: oltre a quelle “tipiche” delle coppie, legate all’instabilità

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118 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

economica e lavorativa, gli intervistati hanno individuato alcuni elementi problematici

relativi al fatto di essere una coppia interculturale. Tra le maggiori difficoltà si rileva quella

dell’accettazione da parte delle famiglie d’origine e, in parte, della rete amicale. Questo dato

corrisponde a numerosi risultati riportati in letteratura (Karis, 2003; Usita & Pulsen, 2003),

che mostrano come ancora oggi la scelta esogamica dei figli non sia esente da critiche e

reazioni negative da parte delle famiglie d’origine. Gozzoli e Regalia (2005), infatti,

esaminando le reazioni delle famiglie d’origine alle unioni miste, hanno sottolineato come la

sorpresa e lo stupore siano inevitabili e giungano a volte a vere reazioni di shock. I dubbi

sull’opportunità della scelta, fondati su motivazioni in parte diverse, accomunano di solito

entrambe le famiglie, indipendentemente dall’appartenenza al gruppo dominante o a quello

minoritario. Questo corrisponde al vissuto riportato dagli intervistati nella nostra ricerca:

sembra che una certa disapprovazione da parte del contesto sociale e familiare sia

“fisiologica”, almeno all’inizio della storia di coppia. Le relazioni con le famiglie, infatti,

sono risultate spesso difficili nella fase iniziale, coerentemente con il modello evolutivo

messo a punto da McFadden (2001) rispetto all’accettazione dell’unione mista da parte delle

famiglie d’origine. Il modello prevede, infatti, un progressivo avvicinamento all’estremo

stadio, quello dell’universalismo, in cui viene riconosciuta la ricchezza e l’originalità creativa

dell’unione interculturale, attraverso le fasi di ostilità, rifiuto, resistenza, identificazione,

accettazione, rispetto, transculturalismo. In seguito la maggior parte delle famiglie degli

intervistati ha, infatti, dimostrato la disponibilità ad accettare le scelte dei propri figli o ha

“imparato a conviverci”, avvicinandosi agli ultimi stadi; mentre una minoranza rimane

ancora contraria alla scelta, mostrando di essersi mantenuta ferma all’ostilità, al rifiuto o alla

resistenza.

Dopo l’iniziale diffidenza, la gran parte delle difficoltà relative alle famiglie d’origine

deriva dalla distanza fisica e dalla mancanza di una lingua comune che indubbiamente

compromettono le interazioni e possono provocare incomprensioni e malintesi. Questo

elemento introduce un altro grande ambito di difficoltà percepito dalle coppie: quello

relativo alla distanza geografica, con tutto ciò che essa comporta. Infatti i partner stranieri

che decidono di costruirsi una vita in un nuovo Paese sono costretti ad allontanarsi dal

proprio e a vivere a distanza il rapporto con il proprio ambiente d’origine, fatto di relazioni,

di luoghi, di tradizioni e ciò non è sempre facile né indolore. Nelle interviste emerge con

frequenza il tema dello “spazio”, che viene dotato anche di significati simbolici, nel

tentativo di negoziare un nuovo e originale spazio della coppia.

Il contesto esterno alla coppia sembra comunque costituire un elemento almeno

parzialmente problematico, da cui i partner devono a volte “difendersi”. Tale aspetto, già

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119 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

evidenziato in letteratura (Gaines & Ickes, 1997), è quello che emerge forse come

potenzialmente più rischioso per lo sviluppo stesso della relazione di coppia: Gozzoli e

Regalia (2005) sottolineano, infatti, che “l’esterno minaccioso non è mai in realtà solamente

esterno” (p.203), poiché uno dei due partner proviene proprio da quel contesto che a volte

si mostra così critico nei confronti della coppia. Non ci si può pertanto “chiudere nel

proprio bozzolo”, come alcune delle coppie più giovani tentano a volte di fare: l’arrivo dei

figli obbliga comunque ad un confronto più diretto con il mondo esterno, necessario per

permettere una vera integrazione della famiglia nel contesto sociale più ampio.

Questa è una delle differenze che, per rispondere al secondo obiettivo, la ricerca ha

rilevato tra coppie con e senza figli. La transizione alla genitorialità è un evento che

ristruttura fortemente le relazioni di coppia (Scabini & Iafrate, 2003): anche quelle

interculturali non fanno eccezione. Coerentemente con quanto riportato in letteratura

(Fruggeri, 2005; Fenaroli & Panari, 2006), la nascita dei figli attiva dinamiche che fanno

emergere ulteriori differenze tra i partner e li obbligano a maggiori scambi negoziali. Ciò

non è, tuttavia, percepito in maniera negativa dai partner, che li ritengono dei passaggi

necessari per una vera condivisione di obiettivi nella costruzione della famiglia. A

differenza delle coppie più mature, quelle più giovani mostrano un atteggiamento

maggiormento orientato all’ideale, ed anche una maggiore idealizzazione della relazione

stessa, con una più frequente negazione di differenze e percezione di similarità, tipico delle

prime fasi di una relazione interculturale (Gozzoli & Regalia, 2005). L’ottimismo e la

fiducia nel futuro di questi giovani partner costituiscono un’enorme risorsa per il benessere

della relazione, nella misura in cui essi riusciranno a far fronte costruttivamente al “risveglio

della differenza” (Gozzoli & Regalia, 2005 p.173).

Relativamente al terzo obiettivo –l’individuazione delle principali aree di discussione e le

strategie di gestione del conflitto – la ricerca ha, ancora una volta, messo in luce la

complessità e l’articolazione della relazione di coppia interculturale, insieme con la grande

variabilità che la caratterizza e che si lega ai contesti di vita ed alle storie personali dei

partner. Molte delle differenze tra coppie con figli e senza figli sono state registrate proprio

su questi aspetti maggiormente “interattivi”.

Gli argomenti di discussione che hanno origine dalle differenze culturali sono riferiti,

per le coppie più giovani, a idee generali ed a valori, cioè ad aspetti più “ideali”, che

esprimono le visioni legate ai ruoli, agli status sociali e ad istituzioni socio-culturali come il

matrimonio e la genitorialità. I genitori discutono invece principalmente di aspetti e

decisioni connessi con questo ruolo, anche prendendo atto delle differenze che li

caratterizzano, in virtù delle diverse appartenenze culturali. Le coppia raccontano anche di

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120 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

discussioni non attribuite alle differenze culturali: tali argomenti sono relativi

principalmente ad aspetti legati alla vita quotidiana, come la gestione economica o il tempo

libero.

Le interviste hanno permesso di individuare un’ampia gamma di strategie di gestione dei

conflitti messe in atto dai partner. Tale varietà è un indicatore della complessità

dell’esperienza relazionale di queste coppie, che sono in un certo modo “obbligate” a

sviluppare e sperimentare diverse modalità di risoluzione dei conflitti.

Dalle interviste emerge che le coppie assumono molti comportamenti definiti pro-

relationship da Rusbult et al. (1998), nel modello dell’accomodamento. Tali comportamenti

esprimono la tendenza della coppia a reagire in modo costruttivo ai comportamenti

distruttivi, inibendo in questo modo la reciproca negatività e mettendo in atto

comportamenti positivi. La letteratura sottolinea come le strategie di accomodamento

vengono apprese e si basino su uno sforzo di volontà che permette di trasformare le

proprie motivazioni in comportamenti direzionati alla cura e all’interesse per la relazione

(Scabini & Iafrate, 2003). Una strategia molto presente, specialmente nelle interviste delle

coppie più giovani, è la discussione costruttiva tra i partner, che consiste nella condivisione

delle difficoltà o dei dubbi e nell’ascolto reciproco. La propensione al dialogo insieme ad

un’attiva ricerca di soluzioni e di aiuto e la disponibilità al cambiamento di comportamenti

distruttivi corrisponde alla modalità di gestione delle conflittualità chiamata voice da Rusbult,

et al. (1998), intesa come un attivo e costruttivo tentativo di miglioramento della qualità

della relazione. Le interviste confermano che alcune coppie, di fronte alle situazioni

conflittuali, adottano un comportamento che consiste nel far trascorrere un po’ di tempo

per riprendere il dialogo successivamente. Questa modalità corrisponde alla loyalty, una delle

quattro strategie del modello di accomodamento di Rusbult, et al. (1998). La loyalty è

considerata una reazione positiva alle difficoltà, orientata al mantenimento della relazione,

poiché consiste in una passiva ma ottimistica attesa nella speranza di poter affrontare il

problema in un secondo momento, quando diminuisce la tensione e risulta possibile

discutere costruttivamente per arrivare alla risoluzione migliore per entrambi. Accanto a

questa modalità ne è emersa un’altra per alcuni versi simile, consistente nello stemperare

nell’affetto che lega i partner la tensione dovuta al disaccordo: i partner cercano di

ripristinare l’equilibrio mettendo in atto delle strategie di tipo affettivo che pongono in

primo piano i sentimenti, come per esempio compiere un gesto affettuoso nei confronti

dell’altro, preparare la cena o scoppiare insieme a ridere per la banalità della discussione.

Un’altra modalità di gestione del conflitto, adottata dagli intervistati, è il compromesso che

consiste nel decidere di volta in volta il modo in cui procedere dando la priorità una volta

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121 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

alle richieste di uno l’altra volta assecondando quelle dell’altro. In questo caso, entrambi i

partner a seconda delle necessità si trovano a rinunciare ad una immediata soddisfazione

dei propri bisogni a favore di quelli del partner che di seguito si dimostra disponibile a fare

altrettanto. Questa modalità di negoziazione secondo Scabini e Iafrate (2003) fa emergere

l’idea di obbligo e di rinuncia che vincolano entrambi i partner in funzione del

raggiungimento di un accordo comune.

Nonostante l’evidente beneficio derivante dal dialogo e dalla collaborazione diverse

coppie intervistate sostengono di trovare più sollievo nell’evitare di parlare e di affrontare le

difficoltà. In letteratura, alcuni autori, come Buunk (1980), sottolineano i rischi che

possono derivare da un evitamento eccessivo, che evidenzierebbe la mancanza di intimità

della coppia. Rusbult et al (1998) nel loro modello dell’accomodamento la considerano una

strategia distruttiva, caratterizzata da passività. Nelle interviste essa è descritta

principalmente dalla coppie con figli, forse ad indicare che la numerosità degli argomenti su

cui i partner sono chiamati quotidianamente a negoziare rende a volte faticosa la

discussione al punto da preferire di evitarla. Tuttavia sono prevalentemente questi stessi

partner a raccontare di strategie di sdrammatizzazione, attuate per mezzo dell’ironia e dello

humor in relazione alla situazione critica, o di minimizzazione del problema: tali modalità

permettono loro di alleggerire la problematicità degli argomenti e di vederli da una

prospettiva diversa, che permette di “elevarsi” sopra il problema stesso per sminuirlo ed

affrontarlo in modo più sereno.

Le dinamiche interattive che caratterizzano queste coppie, emerse attraverso le

interviste, rendono conto della complessità delle relazioni, ma anche della vivezza

dell’esperienza personale dei partner di unioni interculturali.

4.4.6. Limiti e prospettive future

Lo studio 2 ha messo in luce alcuni aspetti importanti del vissuto di un gruppo di coppie

interculturali che vivono in Italia. I partner hanno manifestato un vissuto sostanzialmente

positivo, percependo la loro relazione come un grande arricchimento personale, pur

dimostrando la consapevolezza dell’esistenza di numerose difficoltà derivanti sia dalle

differenze di tipo culturale e caratteriale sia da quelle legate al contesto sociale di

riferimento. Le coppie hanno espresso una forte disponibilità a investire le proprie risorse

per costruire insieme al partner una relazione basata su affetto, impegno e una fiduciosa

apertura verso l’avvenire. I partner che hanno dei figli dalla loro relazione hanno riferito di

come questo evento abbia delle conseguenze importanti sulle dinamiche della relazione

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122 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

stessa e costituisca spesso un motivo di discussione, rimanendo comunque un’enorme

risorsa per la famiglia.

Il limite principale di questo lavoro riguarda la composizione delle coppie: solamente in

due delle 23 coppie intervistate, infatti, il partner straniero è un maschio. Sebbene ciò

corrisponda all’andamento demografico delle unioni miste in Italia, dove nella maggior

parte dei casi il partner straniero è una donna (Callia, 2007), l’influenza di tale variabile

andrebbe approfondita e chiarita.

In un’ottica di promozione delle relazioni, i risultati del lavoro indicano l’importanza di

sostenere l’assunzione di impegno e responsabilità nei membri della coppia, insieme al

raggiungimento della consapevolezza delle difficoltà di vario genere che probabilmente si

incontreranno. Un aspetto estremamente positivo, che costituisce certamente una risorsa, è

la percezione di arricchimento personale e di coppia. In un’ottica di promozione delle

relazioni, emerge anche l’importanza di creare un contesto sociale e familiare accogliente e

meno caratterizzato da pregiudizi e scarsa accettazione, al fine di sostenere la costruzione di

una relazione di coppia soddisfacente.

4.5. Studio 3. Processi comunicativi e fattori relazionali dell’integrazione e della soddisfazione di coppia

nelle relazioni interculturali

La letteratura internazionale riporta un tasso di divorzio più alto per le coppie

interculturali rispetto alle coppie formate da partner con la stessa provenienza culturale

(Bramlett & Mosher, 2002; Gaines & Ickes, 1997; Sweeney & Philips, 2004), quasi che le

unioni miste siano più “rischiose”, rispetto ad esiti separativi, proprio in virtù delle

differenze culturali che le caratterizzano. Sebbene tale risultato possa essere dovuto al fatto

che, rispetto ai matrimoni monoculturali, i matrimoni misti sono con più probabilità

seconde nozze (o anche più) (Gaines&e Liu, 2000), che “di per sé” tendono ad avere tassi

di divorzio più alti delle prime nozze (Bumpass et al., 1991), tale dato impone una certa

attenzione e la necessità di indagare i processi conflittuali all’interno delle coppie

interculturali, come elementi che possono favorire od ostacolare l’integrazione culturale

delle coppie.

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123 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

All’interno delle relazioni di coppia, caratterizzate da un’alta interdipendenza tra i

partner, le negoziazioni necessarie per la gestione degli inevitabili conflitti si esplicano a

livello interattivo nella vita quotidiana. Nel quadro teorico dell’interdipendenza sono stati

studiati i processi di accomodamento, per mezzo dei quali i partner in interazione

trasformano la propria motivazione da una motivazione pro-self ad una motivazione pro-

relationship, avendo come obiettivo il mantenimento della relazione stessa (Rusbult et al.,

1991; 1998). I processi di gestione interattiva del conflitto appaiono particolarmente

interessanti a livello teorico, proprio perché costituiscono una manifestazione delle strategie

negoziali che sottostanno alla costruzione ed al mantenimento nel tempo delle close

relationships.

Rispetto alle coppie interculturali, risulta teoricamente ed empiricamente rilevante,

pertanto, studiare le negoziazioni, che si esplicano nelle interazioni “normali” e quotidiane

delle coppie, che costituiscono il terreno sulla cui base i partner giungono progressivamente

ad una reciproca integrazione. L’interesse per l’approfondimento degli aspetti interattivi e

comunicativi si aggiunge quindi alla necessità di completare il lavoro di ricerca, chiarendo

meglio il ruolo della differente provenienza culturale sulle dinamiche e sul benessere delle

relazioni stesse.

4.5.1 Articolazione del lavoro

I primi due studi condotti nell’ambito del progetto di ricerca hanno permesso di

evidenziare alcuni dati essenziali rispetto alle relazioni di coppia interculturale nel contesto

italiano, che hanno contribuito a definire gli obiettivi dello Studio 3 ed i costrutti per esso

rilevanti. Il terzo studio ha cercato, infatti, di raccogliere quanto emerso dai primi due,

integrandolo con altri elementi di interesse presenti in letteratura, al fine di approfondire la

comprensione delle dinamiche relazionali e comunicative proprie delle coppie interculturali.

Esso, pur costituendo un unico studio, si è articolato in due sezioni: la prima, che è stata

progettata come prosecuzione ed ampliamento dello Studio 1, si è focalizzata sui fattori

relazionali che favoriscono l’integrazione e la soddisfazione di coppia ed ha utilizzato una

metodologia di analisi quantitativa. La seconda sezione, invece, centrata sui processi

comunicativi ed interattivi implicati nella negoziazione dei conflitti all’interno della

relazione di coppia, ha messo a frutto gli elementi principali emersi dallo Studio 2,

procedendo nell’analisi delle strategie interattive di gestione dei temi conflittuali ed

utilizzando una metodologia prevalentemente osservativa. In questo modo, si è inteso

affrontare l’oggetto di studio in tutta la sua complessità, nel tentativo di giungere ad una sua

comprensione maggiormente articolata.

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124 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

4.5.1.1 Sezione 1: fattori relazionali dell’integrazione e della soddisfazione di coppia

Lo Studio 1, cha ha preso in considerazione variabili legate alla qualità della relazione di

coppia in generale, senza mettere in gioco dimensioni specificatamente associate alla

composizione bi-culturale delle diadi, ha mostrato una sostanziale similarità nelle

caratteristiche relazionali tra coppie italiane e interculturali. Tuttavia, sono emerse alcune

differenze legate al modo con cui le dimensioni relazionali sono associate tra loro: è

risultato interessante in particolare il ruolo dell’investimento nella relazione di coppia, che

nelle diadi interculturali non sembra in grado di predire il commitment, come previsto dal

modello presentato e più volte replicato in letteratura (Rusbult, Martz, & Agnew, 1998).

Si ritiene, dunque, interessante, in primo luogo, introdurre variabili specificatamente

legate alle dimensioni interculturali al fine di verificare l’eventuale impatto che esse hanno

sulla qualità della relazione in coppie caratterizzate da composizione mista. Tra i costrutti

rilevanti, sono stati scelti l’acculturazione (Berry, 2001), l’integrazione di coppia, definita come

l’esito del processo di negoziazione tra le culture di provenienza dei partner in un’unità

originale, ed i valori, secondo il modello proposto da Schwartz (Schwartz, 1994; 1997)15. In

secondo luogo, diventa rilevante approfondire il ruolo dell’investimento. A questo scopo è

stata scelto il costrutto della marginalizzazione (Lehimiller & Agnew, 2007), cioè la

disapprovazione sociale percepita, che Lehmiller e Agnew (2006) hanno individuato come

dimensione in grado di dare conto della differente strutturazione dell’investimento nelle

coppie interculturali16. Inoltre, per una più articolta comprensione del “proprium” della

relazione di coppia, si è ritenuto opportuno, introdurre la dimensione temporale,

particolarmente saliente nello studio delle close relationships (Reis & Rusbult, 2004; Ardone &

Chiarolanza, 2007), costruendo un disegno di ricerca longitudinale, che permettesse di

valutare gli effetti delle variabili legate alla dimensione interculturale sulla qualità della

relazione a distanza di un certo tempo.

5.1.1.1 Obiettivi e ipotesi

Nella prima sezione dello Studio 3 sono stati posti, pertanto, i seguenti obiettivi:

15 I valori sono definiti da Bardi e Schwartz (2003) come dei “costrutti motivazionali” che rappresentano scopi generali dell’azione e che si manifestano attraverso contesti e tempi diversi nel comportamento degli individui. Molte ricerche condotte dal gruppo di Schwartz mostrano che i 10 valori da loro identificati sono costrutti universali, che differiscono poco tra le culture ed il loro significato è strutturato in maniera simile per i due generi (Struch, Schwartz, & van der Kloot, 2002).

16 Cfr. anche la discussione dei risultati dello Studio 1.

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125 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

� valutare preliminarmente la presenza di differenze tra i partner (secondo il

genere e secondo la provenienza – italiano vs. straniero) nei livelli di

marginalizzazione percepita, integrazione di coppia e soddisfazione e

l’associazione tra tali variabili e l’acculturazione del partner straniero;

� verificare se le variabili legate alle dimensioni culturali (acculturazione del partner

straniero, marginalizzazione percepita e disomogeneità nei valori tra i due

partner) sono in grado di predire l’integrazione culturale delle coppie e la loro

soddisfazione, misurate on correntemente;

� verificare se l’integrazione culturale predice in maniera significativa la qualità

della relazione al tempo 1;

� verificare se il livello di marginalizzazione percepita influenza l’entità

dell’investimento nella relazione di coppia al tempo 1.

Nella progettazione del lavoro, è stato ipotizzato che una strategia di acculturazione del

partner straniero orientata tanto al mantenimento della propria cultura quanto al contatto

frequente e interessato con la cultura italiana, insieme ad una minore marginalizzazione

percepita e ad una maggiore omogeneità nei valori predicano un più alto livello di

integrazione di coppia (H1a) e di soddisfazione (H1b). Le altre ipotesi che hanno guidato il

lavoro sono: che una maggiore integrazione di coppia al tempo 1 predica l’adattamento

diadico (H2a) e la soddisfazione (H2b) misurati al tempo 2; infine che la marginalizzazione

percepita sia un predittore significativo dell’investimento (H3), come è stato trovato da

Lehmiller e Agnew (2006).

4.5.1.2. Sezione 2: Processi comunicativi e strategie di accomodamento nelle relazioni interculturali

La seconda sezione dello Studio 3, prendendo le mosse da quanto emerso nel secondo

Studio, ha inteso indagare i processi interattivi e le strategie di gestione del conflitto nelle

relazioni di coppia interculturale, legandole alle attribuzioni di causalità rispetto alle

situazioni che si verificano nell’unione. Lo Studio 2 ha permesso, infatti, di identificare

numerose strategie di gestione del conflitto tra i partner insieme ad alcune aree di frequente

discussione. È stato inoltre possibile identificare nelle narrazioni delle coppie tre differenti

tipologie di attribuzione di eventi: a caratteristiche personali, cioè ad aspetti legati alla

personalità o al modo di fare dei partner che attengono a ciascuno in quanto persona; a

cause dovute alle differenze di origine culturale, cioè ad aspetti legati in maniera specifica

alla propria provenienza culturale, alle proprie tradizioni, visioni del mondo, ecc; infine

cause esterne alla coppia, attribuite a qualcuno o a qualcosa estraneo allo specifico della

relazione di coppia. Queste tre diverse tipologie di attribuzione potrebbero essere legate in

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126 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

maniera differenziata alla costruttività/distruttività dell’interazione comunicativa dei partner

nel contesto specifico delle relazioni interculturali: la letteratura ha, infatti, da tempo

sottolineato come le attribuzioni negative nei confronti del partner contribuiscano a

generare maggior conflittualità nella relazione e siano associati ad una minore soddisfazione

di coppia (Bradbury & Fincham, 1992). Inoltre, è interessante indagare se le strategie di

accomodomanto (Rusbult et al., 1991) riportate dai partner sono associate alle effettive

modalità di interazione comunicativa della coppia.

5.1.2.1. Obiettivi

La seconda sezione dello Studio 3 ha mirato a raggiungere i seguenti obiettivi:

� analizzare la percezioni interpersonali dei partner in relazione alle strategie

previste dal modello dell’accomodamento (Rusbult et al., 1991);

� descrivere le principali aree di discussione nelle coppie interculturali e le

attribuzioni relative alle cause degli eventuali disaccordi, verificando l’esistenza di

differenze tra i partner, secondo il genere e la provenienza (italiano vs.

straniero);

� indagare i processi comunicativi delle coppie interculturali, descrivendo modalità

positive, negative e neutre e verificarne l’associazione con le strategie di

accomodamento e con le diverse tipologie di attribuzione;

� verificare l’associazione tra le modalità comunicative e la soddisfazione di

coppia, misurata a T0 e a T1.

4.5.2. Metodo

4.5.2.1. Partecipanti

Alla ricerca hanno preso parte 18 coppie interculturali, composte da un partner italiano

ed uno straniero. Nella metà dei casi il partner italiano è stato l’uomo, mentre nell’altra

metà la donna.

L’età media dei partecipanti è 41.6 anni (ds=13.7) per gli uomini e 38 (ds=12.6) per le

donne, senza differenze secondo il genere del partner straniero (Chi2=0.44, n.s.).

Tutte le coppie risiedono nel Lazio, prevalentemente a Roma e provincia. Il 78% delle

diadi è sposata, mentre il 22% (corrispondente a 4 coppie) convive senza aver contratto

matrimonio. Sebbene la durata media della relazione (matrimonio o convivenza) sia di circa

11 anni, il 67% delle coppie vive insieme da 8 anni o meno, mentre il restante 33% da più

di 9 anni (con 5 coppie su 6 caratterizzate da una durata della relazione superiore ai 18

anni). Del campione fanno parte, quindi, un certo numero di coppie abbastanza“giovani”,

ed altre di “lunga data”.

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127 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

Grafico n°4. Numero di figli per coppia.

nessuno

44%

uno

28%

due

17%

tre

11%

Numero di figli

Come mostra il grafico n°4, quasi la metà delle coppie non ha figli (44%), il 28% ne ha

uno, le restanti coppie ne hanno due oppure tre.

I partner stranieri vivono in Italia da una media di circa 12 anni (ds=9). Sono solamente

3 le coppie costituite da un partner che vive nel nostro Paese da meno di 5 anni. Negli altri

casi le donne straniere risultano aver vissuto in Italia mediamente di più degli uomini

stranieri (cfr. grafico n°5).

In 13 casi (72%) i membri della coppia condividono la religione professata (cristiana in

10 casi, nessuna religione negli altri 3). Il restante 28% delle diadi è composto da partner di

differente credo religioso (3 coppie costituite da un partner straniero di religione islamica

ed una moglie italiana cristiana, o atea, e 2 coppie in cui un partner è cristiano e l’altro ateo).

La maggioranza dei partner, sia italiani che stranieri, ha un livello di istruzione medio-

alto ed ha dichiarato un livello socio-economico in prevalenza medio.

Grafico n°5. Classi di frequenza per il tempo di permanenza in Italia del partner straniero, secondo il genere.

0

1

2

3

4

5

fino a 5 da 6 a 15 16 o più

Tempo di permanenza in Italia del

partner straniero

Uomini

Donne

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128 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

4.5.2.2. Procedura

I partecipanti si sono recati presso il Laboratorio Clinico del Dipartimento di Psicologia

dei Processi di Sviluppo e Socializzazione. Al loro arrivo, alle coppie sono stati chiariti gli

scopi generali della ricerca e spiegato accuratamente cosa comportava la loro

partecipazione. Dopo aver firmato un consenso informato e l’autorizzazione al trattamento

dei dati per gli scopi della ricerca, tutti i partecipanti hanno risposto individualmente ad una

batteria di questionari (T0).

Subito dopo, i partner hanno partecipato a 2 sessioni interattive della durata di 10 minuti

ciascuna, in cui è stato chiesto loro di discutere di un argomento rilevante per la relazione

di coppia. Per ogni diade, in una delle due sessioni è stato l’uomo a scegliere l’argomento,

mentre nell’altra la donna (in ordine alternato nelle diverse coppie). Gli argomenti sono

stati scelti dalla scala delle attribuzioni, individuando uno degli argomenti rispetto al quale,

secondo uno dei partner, esistono nella coppia disaccordi dovuti alla differente provenienza

culturale. La consegna delle sessioni di conversazione è stata: “L’argomento scelto da …

(nome di lui o di lei) è … Ne dovete parlare per 10 minuti, come se foste a casa, cercando

di trovare un accordo”17. Tutte le sessioni interattive sono state videoregistrate e

successivamente codificate. Al termine delle sessioni interattive, è stato effettuato un breve

debriefing con i partner, a cui sono stati spiegati sommariamente gli obiettivi della ricerca e

sono stati chiesti commenti ed osservazioni in relazione a quanto effettuato.

A distanza di 1 mese, le coppie sono state ricontattate ed è stato richiesto loro di

compilare individualmente un’altra batteria di questionari. L’83% delle coppie che ha preso

parte alla ricerca ha restituito il questionario al T1.

4.5.2.3. Strumenti

Misure self-report al T0

- scala della marginalizzazione percepita di Lehimiller e Agnew (2006), formata da 6

item con formato di risposta su scala Likert a 9 passi. Essa fornisce un punteggio

relativo alla marginalizzazione da parte della società in senso generale (α=0.79) ed

uno di marginalizzazione da parte del network relazionale di riferimento – familiari

ed amici (α=0.73);

17 Tanto i questionari che le conversazioni sono stati in italiano, che è la lingua in cui tutte i partner delle coppie partecipanti, tranne una, comunicano normalmente tra loro. I membri di quest’unica coppia parlano tra loro solitamente in inglese, ma il partner straniero ha un’ottima padronanza della lingua italiana, a seguito di una permanenza in Italia che dura da più di 25 anni.

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129 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

- Portrait Value Questionnaire (Bardi & Scwartz, 2003), scala composta da 40 item, che

fornisce, attraverso una scala Likert a 6 passi, una misura per ognuno dei 10 valori

universali identificati dagli autori (α=0.85);

- misura di acculturazione (solo per il partner straniero), costruita sulla base delle

indicazioni di Arends-Toht e van de Vijer (2006). Tale misura, costituita da 24 item

su scala Likert a 5 passi, fornisce un punteggio sulla dimensione di “mantenimento”

della propria cultura (α=0.77) ed un punteggio sulla dimensione di “contatto” con la

cultura italiana (α=0.75);

- misura dell’integrazione culturale percepita dalla coppia, costruita ad hoc per la

presente ricerca (α=0.80)18. La scala è composta da 8 item con formato di risposta a

7 passi;

- Index Quality of Marriage (IQM – Norton, 1983), una tra le misure più usate in

letteratura come indice della soddisfazione di coppia, composta da 6 item (α=0.94);

- scala delle strategie di accomodamento di Rusbult et al. (1991), composta da 4 sottoscale

con 4 item ciascuna, che descrivono le quattro strategie definite nel modello: voice e

loyalty (strategie costruttive); neglect e exit (strategie distruttive). Il formato di risposta

è costituito da una scala Likert a 9 passi. Ciascun partner ha risposto a quattro

sottoscale relative alle strategie messe in atto personalmente ed a quattro sottoscale

sulle strategie messe in atto dal proprio partner. I valori dell’attendibilità delle

sottoscale sono compresi tra 0.69 e 0.74 per le strategie relative a sé e tra 0.57 e 0.84

per le strategie messe in atto dal partner.

- scala dei disaccordi nella relazione di coppia e scala di attribuzione delle cause dei

disaccordi stessi. Tali strumenti sono stati costruiti sulla base di quanto riportato in

letteratura, in relazione alla principali aree di discussione nelle unioni interculturali, e

sulla base dei risultati dello studio 2. La scala dei disaccordi elenca 18 argomenti di

discussione, frequenti nelle relazioni di coppia in generale, ed in quelle interculturali

in particolare, chiedendo al rispondente di segnare, su una scala Likert a 4 passi (da

“mai” a “5 volte o più”) la frequenza delle discussioni avvenute nell’ultimo mese per

ciascun argomento. La scala delle attribuzioni richiede al rispondente di attribuire le

cause del disaccordo con il partner per ognuno dei 18 argomenti, assegnando un

18 L’analisi fattoriale con il metodo della fattorizzazione dell’asse principale e rotazione Promax condotta sulla scala dell’integrazione di coppia fornisce una soluzione a due fattori che spiegano circa il 55% della varianza. Sul primo fattore, relativo all’apprezzamento ed all’interesse del rispondente per la cultura del partner, saturano 5 item (le saturazioni sono comprese tra .70 e .80), mentre sul secondo fattore saturano (tra .63 e .85) i 3 item relativi all’interesse ed all’apprezzamento che il rispondente attribuisce al partner in relazione alla propria cultura.

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130 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

punteggio da 1 a 5 a tre diversi locus causali (alla persona, alla cultura ed al contesto

esterno), non necessariamente in alternativa fra loro.

Misure osservazionali

Le interazioni comunicative sono state codificate per mezzo del sistema di codifica

RMICS (Rapid Marital Interaction Coding System), nell’adattamento italiano di Chiarolanza

(2004). Tale sistema definisce come unità di codifica il turno del parlante e, nella versione

originale, prevede 5 categorie negative (PA, DA, HO; DY, WI), 4 categorie positive (AC,

RA, SD, HM), una codifica neutra (PD) ed una codifica “altro” (OT). Le codifiche hanno

un ordine gerarchico dalla più negativa alla neutra: nel caso in cui in un turno siano presenti

codifiche multiple, il sistema prevede l’assegnazione della categoria più alta nella gerarchia:

tale scelta è motivata dal fatto che le comunicazioni negative tendono a “prevalere”

emotivamente su quelle positive (Weiss & Heyman, 1997). Poiché il sistema di codifica è

stato predisposto per analizzare le interazioni tra coppie conflittuali, esso è risultato essere

particolarmente discriminante rispetto alle codifiche negative (Weiss & Heyman;

Chiarolanza, 2004). Per ovviare a tale limite si è applicata una versione ampliata

dell’RMICS, che prevede l’aggiunta di altre 3 categorie positive (NP, VR, ED) ed altre 3

neutre (AP, FA, OE). Il sistema di codifica utilizzato risulta, dunque, composto da 17

codici: 5 negativi, 7 positivi, 4 neutri, 1 codifica “altro”.

PA ABUSO PSICOLOGICO

Ogni comunicazione che ha il solo obiettivo di causare dolore all’altra persona. Rappresenta un attacco al partner o in generale alla sua cultura o alla sua famiglia. L’attacco comprende sia comportamenti verbali come il deridere, il disprezzare o comportamenti non verbali, come l’utilizzo di una modalità minacciosa o il guardare con rabbia. Nella nostra ricerca non è stata mai assegnata questa codifica

DA ATTRIBUZIONE CHE MANTIENE L’INSODDISFAZIONE

Si codificano in questo modo i turni che attribuiscono la causa di un evento negativo a tratti di personalità del partner o a cause stabili relative al partner o intenzionali; oppure attribuiscono eventi positivi a cause esterne al partner. LEI: noi siamo qui per trovare un punto di accordo, ma con te non c’è mai.. perché tu sei fatto così … LUI: a cosa attribuisci questo? (difficoltà nella comunicazione) LEI: lo attribuisco al fatto che tu non parli tanto e che quando c’è un problema sono sempre io a sviscerarlo LEI: perché il fatto che tu sei qui, che non ti trovi […] sei tu che ti comporti come uno straniero in terra straniera

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131 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

HO OSTILITA’

Si tratta di comunicazioni con forti contenuti negativi e/o effettuate con tono minaccioso, rigido, arrabbiato. LEI: io non è che dico che non parli di chissà che argomenti importanti, tu non parli nemmeno quando io ti faccio domande semplici! LUI: che domande fai? LEI: che ne so io! Ti devo fare 300 domande per avere una risposta! Le devo tirare fuori con le pinze! LUI: (con tono seccato) posso parlare anch’io così ti stai zitta un attimo, così parliamo visto che c’è una discussione? LEI: qualche motivo me lo dai per essere gelosa, dai! Ammettilo! LEI: (alzando il tono) certo se vai alle 4 del pomeriggio e torni il giorno dopo a mezzogiorno! …

DY SCONFORTO

Ogni espressione manifestata con tonalità emotive depresse, con lamentele o tonalità tristi e riferite a stati fisici o psicologici del soggetto che parla. Il pianto è incluso nella codifica di sconforto. LEI: per questo io non volevo parlare di questa cosa... dal primo giorno tu sei sempre uguale, tu fai sempre la stessa cosa, uguale..uguale.. non cerchi di cambiare, no... una roccia, dal primo giorno non sei cambiato di una virgola, pensa..35 anni.. (piange) LEI: oddio, ‘sti discorsi sono sempre gli stessi (con tono depresso e rassegnato)

WI RITIRO

Sono codificate in questo modo le comunicazioni che indicano esplicita intenzione di non continuare la comunicazione. Indizi non verbali sono distogliere lo sguardo, non rispondere alla domanda del partner, tensione muscolare. LEI: allora, domani cosa si fa? Con i tuoi... LUI: non lo so … non lo so ... non c’ho ancora parlato ... (sguardo e tonalità di voce bassi, osserva le mani) LEI: … va bene … lasciamo perdere … (distoglie lo sguardo, voce bassa) LUI: perché mio padre dice che non sta in piedi … LEI: scusa, se non sta in piedi come fa a … LUI: non mi fare questa domanda! (distoglie lo sguardo e abbassa il tono della voce)

AC ACCETTAZIONE

La codifica definisce una comunicazione indicante un desiderio sincero di accettazione e comprensione del partner, caratterizzata dalla volontà di mettersi nei “panni

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132 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

dell’altro”, comprendendo il suo punto di vista. (lui dice di aver paura certe volte a dire quello che pensa perché immagina la reazione di lei) LEI: quindi a volte hai paura che ti aggredisco? LEI: nel momento di quando sei uscito di casa ti sei tranquillizzato abbastanza, ci sono tanti che potevano essere problemi, che non ci sono più LUI: si erano più problemi quando stavo a casa dei miei LUI: a volte ho la sensazione che non viene neanche tanto riconosciuto da parte tua o anche di tutto il contesto che ci circonda, i tuoi, te … LEI: non è condiviso il fatto che tu non lo accetti …

RA ATTRIBUZIONE CHE MANTIENE LA RELAZIONE

Si codificano in questo modo i turni che attribuiscono la causa di un evento negativo a cause esterne e non intenzionalmente volute dal partner, mentre eventi positivi a caratteristiche personali o all’intenzione del partner. LUI: preoccupa più loro che noi (si riferisce alle famiglie d’origine) perché noi alla fine ne abbiamo parlato di questa cosa LEI: infatti non sono disaccordi che portano a grandi litigate perché ti capisco un po’ … (parlano dei genitori di lui) LUI: ti vogliono bene perché sei gentile, perché sei carina

NP PROPORRE NUOVE PROSPETTIVE

Comprende ogni affermazione volta a formulare ipotesi, presentare nuove idee o proporre nuove soluzioni. (parlano di come organizzare gli spazi nella casa che condividono con una delle famiglie d’origine) LEI: E’ semplice a farlo perché lavora vicino a noi viene due tre giorni tu non mi devi fare niente perché me la gestisco da sola voi andate a lavorare la sera alle tre e mezza è già tutto pulito noi ci sistemiamo di la il salone noi due la camera da letto la chiudiamo e dopo ci abbiamo la casa sistemata … (parlano della religione secondo cui educare i futuri figli) LEI: che ne so … lo facciamo buddista e non se parla più!

SD APERTURA DI SE’

Sono così codificate le comunicazioni che esprimono desideri e speranze del parlante oppure indicano sentimenti e sensazioni provate. Generalmente tali comunicazioni iniziano con “Io”. L’apertura di sé è un sentimento che può riguardare sia espressioni positive che negative, di eventi passati o presenti. LEI: a me dispiace perché io vorrei non rimanerci male però no, io comunque è questo che io non ho mai negato, tu, io comunque l’ho presa, l’ho vista subito come la mia famiglia la tua non perché non ne abbia una mia …

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133 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

LUI: io ho la sensazione a volte che tu imponi parecchio il tuo modo di fare LUI: io non mi sento accolto in questo paese LEI: quello che mi piace di te è […] che accetti che io ti prenda in giro su certe cose

VR RILEVARE UNA VISONE DELLA REALTA’

Il codice comprende i turni comunicativi in cui i parlanti esprimono il proprio punto di vista relativamente a persone ed eventi/comportamenti. LEI: un paese che ha questa mentalità come è possibile che accolgono gli stranieri a braccia aperte? Non è vero! LEI: tu sai che la mia aderenza al cristianesimo è culturale, non è religiosa LUI: per esempio la società mia – che a me non mi cambia niente alla fine, non è che il suo parere ha un valore - non approvano al 100% il nostro rapporto (parlano della scelta di figli rispetto a dove frequentare l’università) LUI: le influenze sono tante. L’importante è, una volta che loro scelgono, di appoggiare la scelta e non dire: no, tu hai scelto questo e non quello che dicevo io! LUI: tante cose pure se dobbiamo sbagliare dobbiamo sbagliare sempre noi

ED RILEVARE DISCREPANZE

Comprende ogni affermazione il cui obiettivo è quello di mettere a confronto idee, opinioni, considerazioni e valutazioni differenti. LEI: No, la gestione della famiglia la facciamo insieme! Non prendo decisioni io da sola … LEI: qui non è che non ti senti accolto tu, qui c’è un problema per tutti! LUI: non è che tu non ce l’hai una religione: non la professi.

HM UMORISMO

Espressioni umoristiche accompagnate da una risata del parlante. Spesso evoca la stessa reazione emotiva in chi ascolta, ma non sempre. Sono considerate umoristiche anche frasi che contengono critiche e che non hanno un tono sarcastico ma ironico. LEI: però è inevitabile nel senso che non ti posso portare ancora dai nonni, però possiamo andarci insieme e ti lascio una settimana a Shangai! LUI: divento il tuo bagaglio!! LEI: devo dire che non pensavo fosse un problema all’inizio.. LEI: allora pensavi male della mia famiglia!! (ride)

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134 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

LEI: no! Pensavo male di te! (ride)

PD SOLUZIONE E DISCUSSIONE COSTRUTTIVA DEL PROBLEMA

Comprende tutte le comunicazioni costruttive centrate sul problema di cui si sta parlando. LEI: se dici a lui (il figlio) di non prendere la tazza e poi lui ti vede che prendi la tazza, allora lui pensa che si può fare perché vede papà farlo... secondo me dovresti abbassare un po’ il tono della voce e poi lo riprendi perche è giusto riprenderlo! LUI: sì ok, ma tu questo discorso lo fai davanti a nostro figlio... dovresti farlo quando siamo soli, e allora sono d’accordo con te. LUI: è questo il problema di tutte le coppie miste, dare un insegnamento ai futuri figli e questo preoccupa sia la mia famiglia di origine che la tua... LEI: noi avevamo già deciso dall’inizio che non è giusto per noi pensare che un figlio fino a 18 anni non riceva un’educazione religiosa … quindi siamo d’accordo che verrà educato in base alla tua religione musulmana.

LUI: mi sembra che ormai è assodato che certi lavori sono i miei LEI: questo è vero LUI: così come alcuni sono i tuoi LEI: l’ho notato anch’io, però io penso che i miei sono molti di più dei tuoi LEI: ti dispiace che io non faccio il ramadan?

AP APERTURA COMUNICATIVA

Viene utilizzata questa codifica quando il turno di un parlante ha come scopo quello della ricerca della comunicazione. Possono esserci vere e proprie frasi che esplicitano il desiderio di relazionarsi o di iniziare o riprendere la comunicazione. LUI: posso parlare? LEI: vai vai … LUI: il tema? LEI: di che vuoi parlare?

FA FOCALIZZARE L’ATTENZIONE

Si riferisce a tutte le comunicazione focalizzate o tese a dirigere o riportare l’’attenzione su un determinato fatto, evento/comportamento oggetto di discussione. LEI: il tema è “modalità di comunicazione nella coppia” LEI: No a me interessa sapere le date che vogliamo stare in Spagna

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135 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

OE RACCONTO DI EVENTI

Con tale categoria viene codificata la presentazione di una sequenza di fatti/eventi o vissuti direttamente dalla coppia o da altri conoscenti. LUI: Non mi avevi detto che avevi un cugino in Germania; LEI: si che te l’ho detto, vabbè devi vedere che è diventato era secco secco in due anni è diventato tedesco è enorme … LEI: Raffaella, la ex di Marco … sono stati insieme 5 anni

OT ALTRO

Sono così codificate tutte i turni che riguardano la situazione sperimentale o che sono relativi ad un argomento diverso dall’oggetto della conversazione. LUI: sono passati 10 minuti? Che ora fai tu? (guardando il suo orologio) LEI: che altro dobbiamo dire? Lì ci sono le telecamere! LUI: dici che non basta?? Continuiamo …

Ogni interazione comunicativa è stata codificata da almeno due osservatori addestrati ed

indipendenti. L’accordo inter-osservatori si è dimostrato molto buono (k di Cohen=0.94).

Misure self-report al T1

Dopo circa 1 mese, i partecipanti sono stati ricontattati per la compilazione di

un’ulteriore batteria di questionari (T1), comprendente:

- le 4 scale del modello dell’investimento di Rusbult et al. (1998)19 (α di Cronbach per

le sottoscale: soddisfazione .87; alternative .85; investimento .81; commitment .84);

- l’Index Quality of Marriage (α=0.98);

- la DAS (Dyadic Adjustment Scale) di Spanier (1978)20 (α=0.86).

4.5.3.Risultati della Sezione 1: fattori relazionali dell’integrazione e della soddisfazione di coppia

Per rispondere al primo obiettivo, relativo alle analisi preliminari tese ad individuare

eventuali differenze tra i due membri della coppia dovute al genere e/o alla provenienza

del partner rispetto alle variabili della marginalizzazione, integrazione di coppia e

soddisfazione (a T0), sono stati eseguiti una serie di t-test per campioni appaiati. I risultati

mostrano che non ci sono differenze statisticamente significative tra i partner rispetto alla

percezione di discriminazione (marginalizzazione) da parte della società, né da parte della

19 Per la descrizione delle scale cfr. il paragrafo 4.3.2.2. 20 Per la descrizione della scala cfr. il paragrafo 4.3.2.2.

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136 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

rete relazionale significativa. Non si rilevano differenze neppure per quanto riguarda

l’integrazione di coppia. Solo rispetto alla soddisfazione la differenza è statisticamente

significativa, con gli uomini che ottengono punteggi maggiori delle rispettive compagne

(t=2.16 gdl=17 p<0.05). Le tabelle n°19 e 20 riportano i punteggi medi di

marginalizzazione, integrazione di coppia e soddisfazione secondo il genere e secondo la

provenienza del partner.

Lui Lei

Media Dev. std. Media Dev. std.

Marginalizzazione sociale 4.11 4.97 4.72 4.82

Marginalizzazione network 1.39 2.55 2.81 3.87

Integrazione di coppia 5.99 0.98 5.88 0.88

Soddisfazione (T0) 40.78 4.56 38.50 6.30

Tabella n°19. Medie e deviazioni standard secondo il genere dei partner.

Si è ritenuto utile indagare anche l’effetto della composizione della coppia (marito

italiano – moglie straniera vs moglie italiana – marito straniero) su tali variabili. A questo

scopo si è scelto di effettuare una serie di Analisi della Varianza Multivariata: per ogni

costrutto indagato i punteggi dei due partner sono stati inseriti come variabili dipendenti e

la composizione della coppia come fattore.

Pt italiano pt straniero

Media Dev. std. Media Dev. std.

Marginalizzazione sociale 4.06 4.44 4.78 5.31

Marginalizzazione network 2.00 3.87 2.22 2.73

Integrazione di coppia 6.01 0.88 5.78 0.87

Soddisfazione (T0) 38.73 6.70 40.57 4.08

Tabella n°20. Medie e deviazioni standard secondo la provenienza dei partner.

Come mostrano le tabelle dalla n°21 alla n°24, i risultati della serie di Manova indicano

alcuni effetti statisticamente significativi.

Nel caso della marginalizzazione percepita a livello sociale generale, sebbene i livelli di

probabilità siano abbastanza elevati (a causa anche della bassa numerosità del campione), i

punteggi medi sono estremamente più alti nel caso dei partner appartenenti alle coppie

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137 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

composte da moglie italiana e marito straniero. L’effetto on corrent tende alla

significatività solamente per gli uomini, tuttavia l’andamento delle medie è simile. Ciò

consente di affermare che le coppie ‘lei italiana – lui straniero’ sperimentano livelli più alti

di discriminazione sociale. Per la marginalizzazione da parte di amici e familiari, invece, non

risultano effetti significativi della composizione della coppia.

Test Multivariato

λ di Wilks=0.802 F(2; 15)=1.85 p=.19

Test univariati

Lui italiano – lei straniera

Media (dev. std)

Lei italiana – lui straniero

Media (dev. std)

F p

Marginalizz. Sociale lui 2.00 (3.20) 6.22 (5.67) 3.78 .07+

Marginalizz. Sociale lei 3.33 (4.80) 6.11 (4.70) 1.54 n.s.

Tabella n°21. Medie dei gruppi, risultati dei test multivariato e on corrent per la marginalizzazione sociale

percepita.

Test Multivariato

λ di Wilks=0.975 F(2; 15)=0.19 p=.83

Test univariati

Lui italiano – lei straniera

Media (dev. std)

Lei italiana – lui straniero

Media (dev. std)

F p

Marginalizz. Network lui 1.00 (2.65) 1.78 (2.54) 0.41 n.s.

Marginalizz. Network lei 2.61 (3.03) 3.00 (4.74) 0.04 n.s.

Tabella n°22. Medie dei gruppi, risultati dei test multivariato e on corrent per la marginalizzazione percepita da

parte del network relazionale di riferimento.

Test Multivariato

λ di Wilks=.530 F(2; 15)=6.65 p<.01

Test univariati

Lui italiano – lei straniera

Media (dev. std)

Lei italiana – lui straniero

Media (dev. std)

F p

Integrazione di coppia lui 6.59 (0.50) 5.39 (0.99) 10.53 <.01

Integrazione di coppia lei 6.29 (0.55) 5.47 (0.58) 6.66 <.05

Tabella n°23. Medie dei gruppi, risultati dei test multivariato e on corrent per l’integrazione di coppia.

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138 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

Differenze significative emergono rispetto all’integrazione di coppia percepita dai

partner. In questo caso sia l’effetto multivariato che i due effetti on corrent raggiungono

la significatività statistica, indicando che le diadi costituite da moglie italiana – marito

straniero percepiscono le rispettive culture meno integrate nella propria relazione, rispetto

alla percezione delle diadi composte da marito italiano – moglie straniera.

Test Multivariato

λ di Wilks=.746 F(2; 15)=2.55 p=.11

Test univariati

Lui italiano – lei straniera

Media (dev. std)

Lei italiana – lui straniero

Media (dev. std)

F p

Soddisfazione di coppia lui 41.94 (4.04) 39.62 (4.99) 1.18 n.s.

Soddisfazione di coppia lei 41.50 (2.95) 35.50 (7.45) 5.05 <.05

Tabella n°24. Medie dei gruppi, risultati dei test multivariato e on corrent per la soddisfazione di coppia (T0).

Infine, per quanto concerne la soddisfazione di coppia misurata al T0, sebbene l’effetto

multivariato non raggiunga la significatività statistica, analizzando l’andamento delle medie

ed il risultato dei test on corrent, risulta che le coppie moglie italiana – marito straniero

sono mediamente meno soddisfatte. In particolare le mogli italiane di mariti stranieri

risultano significativamente meno soddisfatte delle mogli straniere di uomini italiani.

Nell’ottica dell’analisi delle differenze dovute alla composizione della coppia, si è

ritenuto opportuno verificare la presenza di differenze nell’acculturazione riportata dai

partner stranieri. A questo scopo sono stati eseguiti due t-test per campioni indipendenti

sulle due dimensioni che compongono la misura di acculturazione (a cui hanno risposto

solo i partner stranieri). I risultati indicano che non ci sono differenze statisticamente

significative sulla dimensione ‘mantenimento della propria cultura’, mentre si rileva una

tendenza alla significatività sulla dimensione ‘contatto con la cultura italiana’ (t=1.34;

p=.10), dove le donne ottengono punteggi superiori agli uomini (cfr. tabella n°25): ciò

indica che le mogli straniere dei mariti italiani che compongono il nostro campione

riportano più frequenti e soddisfacenti contatti con la cultura italiana e con persone ad essa

appartenenti, rispetto ai mariti stranieri delle mogli italiane.

Per completare le analisi preliminari utili al raggiungimento del primo obiettivo, sono

state eseguite le correlazioni l’acculturazione e le altre variabili precedentemente esaminate

(marginalizzazione, integrazione e soddisfazione di coppia).

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139 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

Donne straniere uomini stranieri

Media Dev. std. Media Dev. std.

Contatto 3.70 0.52 3.25 0.68

Mantenimento 3.79 0.44 3.79 0.72

Tabella n°25. Medie e deviazioni standard sulla scala di acculturazione.

Come mostra la tabella n°26, le associazioni statisticamente significative sono poche,

anche se è ipotizzabile che in alcuni casi, in presenza di coefficienti di correlazione

sufficientemente elevati, l’effetto non raggiunga la significatività statistica a causa delle

bassa numerosità del campione. Un primo elemento interessante riguarda la correlazione

negativa tra le due dimensioni dell’acculturazione riportate dai partner stranieri delle coppie:

ad un maggior contatto con la cultura italiana risulta associato un minor mantenimento di

usi e caratteristiche della propria. Ciò potrebbe essere interpretato nella direzione di una

scelta prevalentemente assimilativa (nei termini di Berry, 2001) nei confronti del contesto

culturale italiano in cui i partner vivono. Si rilevano inoltre delle associazioni negative tra la

percezione di discriminazione di entrambi i partner ed il mantenimento della propria

cultura da parte del membro straniero della coppia. Inoltre, tale mantenimento è associato

positivamente all’integrazione di coppia riportata da entrambi i partner. La dimensione del

contatto risulta invece debolmente associata alla marginalizzazione ed all’integrazione, più

strettamente correlata con la soddisfazione di coppia.

Dall’analisi della matrice delle correlazione risulta evidente che le relazioni tra le variabili

considerate sono più complesse di quanto ci si aspettasse in base alle ipotesi di ricerca che

hanno guidato lo studio.

Per rispondere al secondo obiettivo, relativo alla predizione dell’integrazione e della

soddisfazione di coppia misurate concorrentemente a partire dalle variabili legate alle

dimensioni culturali (acculturazione del partner straniero, marginalizzazione percepita e

disomogeneità nei valori tra i due partner), sono state eseguite una serie di regressioni

multiple, i cui risultati sono sintetizzati nelle tabelle successive. Poiché l’esame della matrice

delle correlazioni ha evidenziato la presenza di differenze nell’associazione delle variabili tra

partner italiano e partner straniero della coppia, si è ritenuto utile eseguire separatamente le

regressioni, al fine di individuare eventuali differenze.

Come predittori nelle regressioni sono stati inseriti i punteggi di marginalizzazione

percepita da entrambi i partner, i punteggi sulle dimensioni dell’acculturazione del partner

straniero ed un punteggio di disomogeneità tra i valori indicati come rilevanti per la propria

vita da ciascuno dei due partner.

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140 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

Contatto Mant. Marg.soc.ITA Marg.soc.STRA Marg.net.ITA Marg.net.STRA Integr.ITA Interg.STRA Sodd.ITA

Mantenim. -.31 -

Marg. Soc. ITA .04 -.33 -

Marg. Soc. STRA .16 -.31 .52* -

Marg. Net. ITA .19 -.44+ .69** .26 -

Marg. Net. STRA -.07 -.28 -.03 .14 .17 -

Integrazione ITA .10 .38 -.63** -.32 -.48* -.15 -

Integrazione STRA .21 .38 -.17 -.05 -.34 -.07 .51* -

Soddisf ITA .36 -.12 -.18 .30 -.26 .51* .28 .42+ -

Soddisf STRA .32 .16 .08 .48* .01 .19 .10 .25 .73**

Tabella n°26. Matrice delle correlazioni tra le variabili indagate.

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141 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

Inserendo come criterio il livello di integrazione della coppia percepito dal partner

italiano, il modello di regressione risulta statisticamente significativo (F7;17=5.93 p<0.01)

con un R2 pari a .67.

Tabella n°27. Predittori del modello di previsione dell’integrazione di coppia riportata dal partner italiano.

Predittore β t p

Marg. Soc. ITA -.20 -0.77 n.s.

Marg. Soc. STRA .04 0.23 n.s.

Marg. Net. ITA -.50 -2.05 .07+

Marg. Net. STRA -.20 -1.28 n.s.

Contatto .54 3.05 <.05

Mantenimento .13 0.77 n.s.

Disomogeneità valori -.77 -4.26 <.01

La tabella n°27 che riporta i coefficienti di regressione dei singoli predittori, con i

rispettivi valori di t e di probabilità, indica che sono principalmente tre i costrutti in grado

di predire l’integrazione di coppia percepita dal partner italiano: una bassa

marginalizzazione da parte del network relazionale riportata dallo stesso membro italiano

della diade, un alto livello di contatto con la cultura italiana da parte del partner straniero ed

una scarsa disomogeneità nei valori rilevanti per i membri della coppia. I partner italiani

sentono, pertanto, che la propria cultura e quella del partner straniero sono meglio integrate

nella relazione di coppia quando si sentono poco discriminati (e quindi più accettati) come

coppia da parte di amici e familiari, quando condividono i valori importanti per la propria

vita con il partner straniero e quando quest’ultimo riporta un più alto livello di contatto con

la cultura italiana. Anche in questo caso, quindi, le dimensioni che risultano maggiormente

rilevanti, nel loro insieme, lasciano intendere una sorta di assimilazione del partner straniero

alla cultura italiana che consente al proprio compagno/a di percepire una maggiore

integrazione di coppia.

Utilizzando come criterio l’integrazione riportata dal partner straniero, invece, il modello

non risulta statisticamente significativo (F7;17=1.29 n.s.), spiegando una percentuale di

varianza pari all’11%21. Nella tabella n°28 sono riportati, per completezza espositiva, gli

indici relativi ai predittori di tale modello.

21 È da notare che l’R2 del modello è .48, mentre quello “adjusted” risulta .11. È, dunque, probabile che almeno in parte i risultati relativi al partner straniero siano imputabili alla grande variabilità di punteggio proprio tra i membri stranieri delle coppie: la bassa numerosità del campione impedisce quindi di individuare effetti significativi.

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142 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

Tabella n°28. Predittori del modello di previsione dell’integrazione di coppia riportata dal partner straniero.

Predittore β t p

Marg. Soc. ITA .51 1.22 n.s.

Marg. Soc. STRA -.04 -0.12 n.s.

Marg. Net. ITA -.72 -1.79 n.s.

Marg. Net. STRA .11 0.41 n.s.

Contatto .66 2.25 <.05

Mantenimento .42 1.50 n.s.

Disomogeneità valori -.46 -1.55 n.s.

Gli stessi predittori sono stati successivamente inseriti in due modelli di regressione che

hanno utilizzato come criterio il livello di soddisfazione di coppia (a T0) riportato dai due

membri della diade.

Rispetto alla soddisfazione percepita dal partner italiano, il modello di regressione risulta

statisticamente significativo (F7;17=3.88 p<.05) e spiega una percentuale di varianza del

criterio pari al 54%. I predittori che risultano statisticamente significativi sono: la

marginalizzazione percepita da entrambi i partner in relazione al network familiare e

amicale ed il contatto con la cultura italiana riportato dal partner straniero (cfr. tabella

n°29). È interessante notare, tuttavia, che mentre la discriminazione percepita dal partner

italiano ha un coefficiente positivo, quella percepita dal partner straniero lo ha negativo: la

soddisfazione del membro italiano della diade è quindi predetta dalla sua minore percezione

di discriminazione da parte del network, ma nello stesso tempo anche da una maggiore

discriminazione percepita dal suo compagno/a.

Tabella n°29. Predittori del modello di previsione della soddisfazione di coppia riportata dal partner italiano.

Predittore β t p

Marg. Soc. ITA .21 0.72 n.s.

Marg. Soc. STRA .26 1.25 n.s.

Marg. Net. ITA -.71 -2.48 <.05

Marg. Net. STRA .58 3.12 <.05

Contatto .62 2.96 <.05

Mantenimento .05 0.27 n.s.

Disomogeneità valori -.28 -1.30 n.s.

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143 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

Tabella n°30. Predittori del modello di previsione della soddisfazione di coppia riportata dal partner straniero.

Predittore β t p

Marg. Soc. ITA -.02 -0.05 n.s.

Marg. Soc. STRA .57 2.10 .06+

Marg. Net. ITA -.04 -0.01 n.s.

Marg. Net. STRA .27 1.13 n.s.

Contatto .45 1.64 n.s.

Mantenimento .53 2.02 .07+

Disomogeneità valori -.07 -0.26 n.s.

Utilizzando come criterio la soddisfazione percepita dal partner straniero, il modello di

regressione non raggiunge la significatività statistica (F7;17=1.70 n.s.) ed ottiene un R2 pari a

.2322. È tuttavia interessante osservare la direzione di alcuni coefficienti di regressione,

poiché forniscono indicazioni preziose. Ad esempio il livello di discriminazione sociale

percepita dal partner straniero ottiene un β marginalmente significativo, così come la

dimensione del mantenimento, entrambi con valori positivi: ciò indica che i partner

stranieri tendono a percepirsi maggiormente soddisfatti della propria relazione di coppia

quando sentono di mantenere usi e caratteristiche della propria cultura, ma anche quando

sentono la propria relazione più marginalizzata da parte del contesto sociale.

Per verificare le ipotesi 2° e 2b, è stata condotta un’altra serie di regressioni multiple, i

cui predittori sono stati i punteggi dell’integrazione di coppia percepita dai due partner,

mentre il criterio è stato di volta in volta la soddisfazione misurata al T1 e l’adattamento

diadico (misurato sempre a T1). Anche in questo caso si è ritenuto utile eseguire le

regressioni separatamente per il partner italiano e per quello straniero.

L’unico modello che risulta marginalmente significativo è quello che ha come criterio la

soddisfazione di coppia del partner italiano a T1 (F2;17=2.81 p=.09+). Il modello spiega il

18% della varianza e, tra i predittori, risulta statisticamente significativa solo l’integrazione

di coppia percepita dal partner straniero (β=.60 t=2.35 p<.05), mentre l’integrazione di

coppia riportata dal membro italiano non è in grado di predire significativamente la sua

soddisfazione dopo 1 mese (β=-.24 t=0.93 n.s.).

L’adattamento diadico del partner italiano non risulta predetto dall’integrazione di

coppia (F2;17=0.78 n.s.). Per quanto riguarda il partner straniero nessuno dei due modelli

con criteri misurati a T1 risulta predetto dai punteggi di integrazione di coppia misurati a

22 Anche in questo caso la differenza tra l’R2 (.54) e l’R2 adjusted (.23) dà indicazioni non solo sull’ampiezza insufficiente del campione, ma anche sull’ampia variabilità dei punteggi ottenuti dai partner stranieri.

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144 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

T0 (F2;17=0.92 n.s. per il modello con criterio “soddisfazione del partner straniero a T1”;

F2;17=0.24 n.s. per il modello con criterio “adattamento diadico del partner straniero a T1”).

Anche il quarto obiettivo, relativo alla verifica dell’effetto della marginalizzazione

percepita sull’investimento nella relazione, è stato affrontato con due regressioni multiple,

una con criterio l’investimento riportato dal partner italiano, l’altra con criterio

l’investimento riportato dal partner straniero. In entrambi i casi i modelli non sono

statisticamente significativi (F4;17=0.37 n.s. per il partner italiano; F4;17=0.50 n.s. per il

partner straniero): nel nostro campione, quindi, i livelli di marginalizzazione percepiti dai

partner non influenzano il grado di investimento nella relazione di coppia.

4.5.4. Discussione

Relativamente alla Sezione 1, sono emersi alcuni risultati interessanti, sebbene la bassa

numerosità del campione abbia limitato la potenza statistica di molti test, permettendo di

individuare piuttosto delle direzionalità negli effetti.

I dati mostrano la presenza di alcune differenze dovute alla composizione della coppia.

In primo luogo, gli uomini tendono a percepire una maggiore marginalizzazione da parte del

contesto sociale nelle coppie costituite da moglie italiana e marito straniero, mentre non

sembrano emergere differenze rispetto alla percezione delle donne. La direzione di tale

dato è coerente con alcuni risultati riportati in letteratura, secondo i quali i pregiudizi più

forti sono rivolti alle coppie composte da una donna del gruppo maggioritario ed un uomo

di un gruppo minoritario (Buss & Kenrick, 1998). A questo si aggiunge forse il dato

demografico italiano, per cui, tra le unioni interculturali, quelle con il partner straniero

uomo sono la minoranza: ciò potrebbe rendere la percezione di tali matrimoni ancora più

“insolita” ed attivare processi stereotipici e di formazione del pregiudizio basati sulla

“atipicità” dell’oggetto (Mazzara, 1997).

In una direzione simile è orientato il risultato relativo all’integrazione di coppia: nelle coppie

costituite da uomo straniero e donna italiana entrambi i partner riferiscono livelli più bassi

di integrazione di coppia, in confronto a quanto riportato dai partner delle coppie

composte da uomo italiano e donna straniera, sebbene i punteggi medi risultino comunque

alti (non meno di 5, su una scala da 1 a 7). Un ulteriore elemento di complessità sembra

derivare dal fatto che le mogli italiane di mariti stranieri risultano mediamente meno

soddisfatte delle mogli straniere. Tali risultati potrebbero essere legati al fatto che, tra i

partner stranieri, le donne mostrano punteggi più alti degli uomini sulla dimensione “contatto

con la cultura italiana” (mentre non si rilevano differenze sulla dimensione “mantenimento

della propria cultura”). Le partner straniere quindi, nel nostro campione, sono caratterizzate

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145 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

da una maggiore propensione ad entrare in contatto con la cultura italiana e ciò sembra

contribuire alla percezione di integrazione di coppia anche nei loro rispettivi partner. Nelle

coppie costituite da moglie italiana e marito straniero, invece, i punteggi mediamente più

bassi nell’integrazione di coppia e nella soddisfazione (delle donne) potrebbero essere legati

ad una maggiore necessità di più complesse negoziazioni: anche Panari (2008) riporta che

nelle coppie interculturali così costituite sono necessarie negoziazioni più articolate ,

sebbene la sua ricerca abbia riguardato un contesto specifico di discussione, quale quello

della scelta del bilinguismo per i figli nelle famiglie interculturali.

Analizzando le associazioni tra le variabili legate alle dimensioni culturali, un risultato

interessante è relativo all’associazione negativa tra contatto con la cultura italiana e mantenimento

della propria cultura riportati dal partner straniero. Ciò induce ad ipotizzare una prevalenza, a

livello individuale, per una strategia di acculturazione di tipo assimilativo (Berry, 2001). I

dati non permettono di stabilire un nesso causale tra la tendenziale scelta per una strategia

assimilativa da parte del partner straniero e l’appartenenza ad una coppia interculturale.

Tuttavia altri risultati consentono di affermare che, dal canto loro, i partner italiani di

queste diadi percepiscono una maggiore integrazione culturale nella loro relazione quanto

più i rispettivi compagni/e riferiscono un alto livello di contatto ed uno basso di mantenimento:

in altre parole, per i partner italiani, in media, l’integrazione di coppia è favorita dalla scelta

di una strategia di acculturazione assimilativa da parte del partner straniero. In letteratura

non esistono ricerche che abbiano affrontato in maniera specifica la relazione tra strategie

di acculturazione e livello di integrazione percepita nelle coppie interculturali, se si eccettua

il lavoro di Raquel (2004), che non ha evidenziato risultati significativi nell’indagare la

relazione tra acculturazione e dinamiche coniugali in coppie interculturali. Pertanto tale

dato costituisce senz’altro un aspetto da approfondire. È difficile stabilire quanto la

preferenza per una strategia assimilativa sia in qualche modo supportata dalle negoziazioni

che i partner devono mettere in atto nella relazione di coppia ed in quale misura possa

invece essere “richiesta” da un contesto sociale che, anche in questo studio, emerge come

potenzialmente problematico e marginalizzante. La complessità delle dinamiche delle

coppie interculturali nella relazione con il contesto sociale è evidenziata, infatti, anche dai

risultati relativi all’associazione della marginalizzazione da parte del contesto sociale con la

soddisfazione (misurata al tempo 0) e con l’integrazione di coppia. Nel caso della

soddisfazione la direzione dell’associazione con la marginalizzazione percepita è inversa nei

due partner: in particolare essa risulta negativa per il partner italiano (a minore

marginalizzazione percepita corrisponde maggiore soddisfazione di coppia) e positiva per il

partner straniero. Sembra quasi che la percezione da parte del partner straniero di

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146 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

disapprovazione sociale in relazione all’unione di coppia aumenti la qualità della relazione

stessa. Probabilmente tale risultato va interpretato nella direzione di una sorta di “chiusura”

della coppia in se stessa nel confronto con un contesto sociale almeno parzialmente

marginalizzante: la relazione di coppia sembra configurarsi come un “rifugio”. Ciò

potrebbe costituire un elemento tanto di rischio quanto di risorsa per la coppia stessa, che,

se da un lato si protegge da un confronto continuo e faticoso con il network e la società di

riferimento, dall’altro potrebbe rischiare una “solitudine sociale” potenzialmente

disfunzionale per il benessere della famiglia. Rispetto all’integrazione di coppia, invece,

l’associazione con la marginalizzazione percepita risulta negativa per entrambi i partner: ciò

potrebbe indicare che, se una certa disapprovazione sociale può costituire una sorta di

“collante” per la coppia, essa non sembra favorire l’integrazione delle culture dei membri

della coppia stessa.

I risultati relativi al secondo obiettivo chiariscono, infatti, che le variabili ipotizzate

(marginalizzazione, acculturazione del partner straniero e disomogeneità nei valori) sono in

grado di predire l’integrazione e, parzialmente, la soddisfazione di coppia (misurata a T0)

soltanto per il partner italiano, mentre per il partner straniero esse non predicono tali

variabili in maniera statisticamente significativa. Le ipotesi H1a e H1b sono, quindi, solo

parzialmente confermate dai risultati empirici. Tale risultato sembra indicare che la

relazione tra integrazione di coppia e soddisfazione non sia lineare e diretta come

ipotizzato, ma che implichi ulteriori fattori, rimandando ad un maggiore livello di

complessità e articolazione. Inoltre, è rilevante il fatto che le variabili legate alle dimensioni

culturali non spieghino nello stesso modo l’integrazione e la soddisfazione tra partner

italiano e partner straniero. Ciò può essere dovuto ad una pluralità di elementi. Da un lato è

ipotizzabile che i membri della coppia attribuiscano, effettivamente, a tali dimensioni una

diversa rilevanza: esistono, infatti, molti studi che hanno riportato differenze cross-culturali

rispetto a costrutti relazionali (Gaines et al., 1997; Yuki et al. 2005; Uzma & Holtzworth-

Munroe, 2006) ed alcuni lavori empirici che hanno individuato delle specifiche differenze

tra i partner delle coppie miste rispetto agli orientamenti valoriali culturali (Gaines, 1997).

D’altro canto, la forte eterogeneità dei paesi di provenienza dei partner stranieri, unita alla

bassa numerosità del cmapione, potrebbe impedire di individuare effetti significativi, a

causa della notevole disomogeneità dei punteggi (infatti, le deviazioni standard sulle diverse

misure riportate dai partner stranieri, tendono ad essere abbastanza alte, indicando quindi

un’ampia variabilità nei soggetti facenti parte del campione). Infine è possibile che esistano

altre variabili, non prese in considerazione in questa ricerca, che siano centrali rispetto

all’integrazione ed alla soddisfazione di coppia, in particolare per i partner stranieri.

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147 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

Per quanto concerne le ipotesi H2a e H2b, i risultati del presente studio non consentono

di confermarle. L’integrazione di coppia non risulta, infatti, in grado di predire la

soddisfazione e l’adattamento diadico misurati al tempo 1, sebbene anche in questo caso

un’analisi più approfondita evidenzi delle differenze tra i due partner. In particolare gli esiti

positivi del partner italiano sembrano essere legati maggiormente all’integrazione di coppia

riportata dal partner straniero. Ancora una volta, quindi, i risultati mostrano la complessità

della relazione di coppia interculturale, indicando la presenza di effetti non lineari tra le

variabili esaminate. A questo livello, la scarsa numerosità del campione costituisce un limite

importante del presente lavoro, poiché impedisce di effettuare analisi più sofisticate che

permetterebbero di approfondire maggiormente i risultati ottenuti. Inoltre va aggiunto che,

alla luce dei dati emersi dalla ricerca, la relazione tra integrazione culturale percepita dai

partner all’interno della coppia e soddisfazione coniugale andrebbe chiarita ed

ulteriormente approfondita.

Anche rispetto all’ultimo obiettivo i dati non permettono di confermare l’ipotesi H3,

relativa all’effetto della marginalizzazione sull’investimento. Nel campione considerato la

disapprovazione sociale percepita non è in grado di predire l’investimento nella relazione di

coppia, come riportato da Lehmiller e Agnew (2006). I punteggi medi delle coppie sulla

marginalizzazione sono, tuttavia, sostanzialmente simili a quelli riportati dagli autori per il

loro sottocampione di coppie interculturali (3.25 nel presente studio e 3.7 nel lavoro di

Lehimiller & Agnew, 2006). Anche i punteggi ottenuti sulla scala dell’investimento sono

confrontabili (5.6 nel campione di questo lavoro e 6 per Lehmiller a Agnew). Tale risultato

non può quindi essere attribuito ad una differente percezione di marginalizzazione da parte

del campione considerato, né a rilevanti differenze nell’entità dell’investimento. È possibile

che il fattore che ha inciso maggiormente su questo risultato sia l’ampiezza del campione.

Pertanto esso va preso con le dovute cautele e approfondito su un campione più numeroso

di coppie interculturali, non disponibile al momento dell’indagine.

Complessivamente i risultati della Sezione 1 tracciano un quadro di complessità nelle

unioni interculturali, evidenziando la presenza di alcune differenze dovute alla

composizione della coppia, con livelli più bassi di integrazione e maggiore percezione di

disapprovazione sociale nelle coppie costituite da moglie italiana e marito straniero; sono

emerse, inoltre, dinamiche parzialmente diverse tra i partner italiani e stranieri, in

particolare rispetto alle dimensioni che sembrano in grado di predire la qualità della

relazione. Gli aspetti che restano da approfondire sono relativi al ruolo delle strategie di

acculturazione nelle dinamiche relazionali della coppia, alla relazione tra percezione di

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148 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

integrazione culturale tra i partner e soddisfazione coniugale ed infine all’effetto della

marginalizzazione sull’investimento, che il presente studio non è riuscito a chiarire.

4.5.5. Risultati della Sezione 2: processi comunicativi e strategie di accomodamento

La seconda sezione dello studio 3 ha avuto come oggetto l’analisi dei processi

comunicativi e delle strategie di accomodamento nelle coppie interculturali.

Rispetto all’analisi della percezioni interpersonali dei partner in relazione alle strategie di

accomodamento messe in atto nella gestione dei conflitti (primo obiettivo), si è scelto di

indagare le percezioni definite da Kenny (1994) nei termini di “self-other agreement”,

“reciprocity” e “assumed similarity”.

1. L’accordo sé-altro (self-other agreement) è definito come il grado in cui una persona

stima se stessa simile all’altro. In termini formali si può scrivere: [A(A)=B(A)];

2. La reciprocità (reciprocità) è definita come il grado in cui una persona A percepisce

una persona B nello stesso modo in cui B percepisce A. In termini formali essa

risulta: [A(B)= B(A)].

3. Infine, la assumed similarity viene definita come il grado in cui una persona percepisce

l’altro nello stesso modo in cui percepisce se stesso. Formalmente: [A(B)= A(A)]

(cfr. anche Kenny, 199823).

L’analisi di tali percezioni tra i partner permette di capire se esse risultano simili e

convergenti o, al contrario mostrano discrepanze: esse sono state condotte, per mezzo di

una serie di t-test per campioni appaiati, sui punteggi riferiti alle strategie di

accomodamento costruttive (Voice e Loyalty) e distruttive (Exit e Neglect) dal partner

italiano e straniero delle diadi. La tabella n°31 riporta i punteggi medi dei partner in

relazione alle strategie di accomodamento costruttive e distruttive, auto ed etero percepite.

I risultati dei t-test indicano che per ciascun tipo di percezione interpersonale indagata

(accordo sé/altro, reciprocità e assumed similarity), le percezioni dei partner non differiscono

significativamente in base alla loro provenienza: le diadi partecipanti alla ricerca

evidenziano quindi delle percezioni convergenti e reciproche in relazione alle strategie di

accomodamento messe in atto nella gestione dei conflitti. La tabella n°32 riassume gli

indicatori statistici relativi a tale risultato.

23Kenny (1998): http://davidakenny.net/ip/interp.htm

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149 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

Tabella n°31. Medie e deviazioni standard sui punteggi per le strategie di accomodamento auto ed etero percepite.

Prospettiva Costrutto Media (ds)

Autopercezione

Costruttività Partner ITALIANO

Partner STRANIERO

9.30 (3.35)

10.29 (2.44)

Distruttività Partner ITALIANO

Partner STRANIERO

4.48 (2.14)

5.15 (2.97)

Eteropercezione

Costruttività percepita dell’altro partner Partner ITALIANO

Partner STRANIERO

9.64 (3.33)

10.71 (2.22)

Distruttività percepita dell’altro partner Partner ITALIANO

Partner STRANIERO

5.23 (3.86)

4.38 (2.56)

Tabella n°32. Valori di t per i confronti delle percezioni interpersonali dei partner.

Percezione Costrutto t*

Accordo sé/altro

[A(A)=B(A)]

Costruttività rispetto al pt ITALIANO

rispetto al pt STRANIERO

-1.44

.90

Distruttività rispetto al pt ITALIANO

rispetto al pt STRANIERO

.16

-.09

Reciprocità

[A(B)= B(A)].

Costruttività -1.37

Distruttività .37

Assumed similarity

[A(B)= A(A)]

Costruttività pt ITALIANO

pt STRANIERO

.54

.67

Distruttività pt ITALIANO

pt STRANIERO

.10

-1.29

*tutti i valori di t risultano statisticamente NON significativi. I gdl sono sempre 17.

Il secondo obiettivo di questa sezione della ricerca è stato relativo alla descrizione delle

aree di discussione tra i partner. Il grafico n°6 sintetizza i punteggi medi per la frequenza

delle discussioni riportate dai membri delle coppie su 18 diversi argomenti. Tra gli

argomenti più spesso affrontati nell’ultimo mese, i partner hanno riportato alcune

tematiche di vita quotidiana, quali la gestione del tempo libero e la gestione della casa, ed altre che,

richiedendo una ancora maggiore negoziazione di dimensioni legate anche alla propria

appartenenza culturale, si dimostrano frequenti temi di discussione nelle coppie

interculturali che hanno preso parte allo studio: tra tali argomenti si trovano la comunicazione

nella coppia, l’educazione dei figli, il rapporto con il contesto sociale, le questioni logistiche (relative ad

esempio a viaggi e spostamenti), e la propria visione del mondo. Alcuni degli argomenti che

sono presentati in letteratura come altamente critici nelle relazioni interculturali (Fenaroli &

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150 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

Panari, 2006), quali le barriere linguistiche, le questioni religiose ed il ruolo sociale degli uomini e delle

donne, risultano, invece, tra i meno discussi nel campione partecipante alla ricerca.

1,00 1,20 1,40 1,60 1,80 2,00 2,20 2,40 2,60

tempo libero

finanze familiari

comunicazione nella coppia

incomprensioni dovute a barriere linguistiche

educazione dei figli

relazione con i figli

rapporti con le famiglie d'origine

rapporti con gli amici

questioni religiose

questioni logistiche

ruolo sociale degli uomini e delle donne

tradizioni

intimità/sessualità

gelosia

rapporto con il contesto sociale

gestione della casa

suddivisione dei compiti domestici

visione del mondo

Frequenza media delle discussioni

Grafico n°6. Punteggi medi per la frequenza delle discussioni riportate dai partner.

Per analizzare le eventuali differenze dovute al genere e alla provenienza dei partner

rispetto alla frequenza delle discussioni sui diversi argomenti e alle attribuzioni causali dei

disaccordi, sono stati condotti una serie di t-test. Le tabelle n°33 e 34 riportano i punteggi

medi e le deviazioni standard relative alla frequenza delle discussioni riportata dai partner

su ciascun argomento presentato, secondo il genere e la provenienza. I t-test che hanno

confrontato la frequenza delle discussioni riportata dai partner non hanno rilevato

differenze significative, né secondo il genere del partner (t=-.02 gdl=17 n.s.), né secondo la

provenienza (italiano vs straniero) (t=-.92 gdl=17 n.s.).

Anche in questo caso si è ritenuto utile indagare la presenza di eventuali differenze

dovute alla specifica composizione della coppia. A tal fine sono state eseguite una serie di

MANOVA, in cui le variabili dipendenti sono costituite dalla frequenza delle discussioni

riportata dai due partner su ciascun argomento, mentre il fattore indipendente è costituito

dalla composizione della coppia (lui italiano/lei straniera vs lei italiana/lui straniero). In

nessun caso gli effetti multivariati sono statisticamente significativi: ciò, come i risultati dei

t-test, indica una percezione sostanzialmente simile tra i partner rispetto alla frequenza delle

discussioni nella coppia. Tuttavia, rispetto a due degli argomenti di discussione sono

risultati marginalmente significativi gli effetti univariati relativi agli uomini.

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151 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

TOPIC media dev. std.

LUI 2,56 1,15

LEI 2,39 1,33

LUI 2,06 1,11

LEI 2,00 1,03

LUI 2,22 1,06

LEI 2,28 0,96

LUI 1,61 1,04

LEI 1,61 0,78

LUI 2,00 0,91

LEI 2,27 0,80

LUI 1,81 0,86

LEI 2,07 0,87

LUI 1,78 1,00

LEI 2,17 1,15

LUI 1,88 0,83

LEI 1,83 0,86

LUI 1,67 1,03

LEI 1,44 0,62

LUI 2,00 0,97

LEI 2,22 1,17

LUI 1,61 0,92

LEI 1,47 0,98

LUI 1,72 1,02

LEI 1,56 1,04

LUI 1,78 1,06

LEI 1,88 0,96

LUI 1,59 0,84

LEI 1,67 0,84

LUI 2,12 1,13

LEI 2,39 1,20

LUI 2,22 0,88

LEI 1,94 1,06

LUI 1,78 0,88

LEI 1,89 1,02

LUI 2,33 1,08

LEI 1,83 1,04

LUI 1,93 0,51

LEI 1,94 0,61TOTALE

intimità/sessualità

gelosia

rapporto con il contesto sociale

gestione della casa

suddivisione dei compiti domestici

visione del mondo

rapporti con le famiglie d'origine

rapporti con gli amici

questioni religiose

questioni logistiche

ruolo sociale degli uomini e delle donne

tradizioni

tempo libero

finanze familiari

comunicazione nella coppia

incomprensioni dovute a barriere linguistiche

educazione dei figli

relazione con i figli

Tabella n°33. Medie e deviazioni standard per la frequenza delle discussioni, secondo il genere dei partner.

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152 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

TOPIC media dev std

Pt ITALIANO 2,44 1,15

Pt STRANIERO 2,50 1,34

Pt ITALIANO 1,94 1,00

Pt STRANIERO 2,11 1,13

Pt ITALIANO 2,06 1,00

Pt STRANIERO 2,44 0,98

Pt ITALIANO 1,44 0,78

Pt STRANIERO 1,78 1,00

Pt ITALIANO 2,03 0,60

Pt STRANIERO 2,27 1,06

Pt ITALIANO 1,89 0,68

Pt STRANIERO 2,01 1,01

Pt ITALIANO 1,83 0,99

Pt STRANIERO 2,11 1,18

Pt ITALIANO 1,77 0,73

Pt STRANIERO 1,95 0,94

Pt ITALIANO 1,33 0,59

Pt STRANIERO 1,78 1,00

Pt ITALIANO 2,06 0,80

Pt STRANIERO 2,17 1,29

Pt ITALIANO 1,44 0,86

Pt STRANIERO 1,62 1,03

Pt ITALIANO 1,44 0,70

Pt STRANIERO 1,83 1,25

Pt ITALIANO 1,76 0,81

Pt STRANIERO 1,89 1,18

Pt ITALIANO 1,54 0,78

Pt STRANIERO 1,72 0,89

Pt ITALIANO 2,34 1,08

Pt STRANIERO 2,17 1,25

Pt ITALIANO 2,06 0,80

Pt STRANIERO 2,11 1,13

Pt ITALIANO 1,78 0,73

Pt STRANIERO 1,89 1,13

Pt ITALIANO 2,22 1,00

Pt STRANIERO 1,94 1,16

Pt ITALIANO 1,85 0,37

Pt STRANIERO 2,03 0,69

tempo libero

finanze familiari

comunicazione nella coppia

incomprensioni dovute a barriere linguistiche

educazione dei figli

relazione con i figli

rapporti con le famiglie d'origine

rapporti con gli amici

questioni religiose

questioni logistiche

ruolo sociale degli uomini e delle donne

tradizioni

TOTALE

intimità/sessualità

gelosia

rapporto con il contesto sociale

gestione della casa

suddivisione dei compiti domestici

visione del mondo

Tabella n°34. Medie e deviazioni standard per la frequenza delle discussioni, secondo la provenienza dei partner.

Nel caso delle questioni religiose, mentre le donne indicano una frequenza di discussione

con i propri compagni simile in relazione a questo argomento (sia che esse siano italiane

sposate con uno straniero che viceversa), gli uomini stranieri riportano di discutere di tale

aspetto più frequentemente di quanto facciano i mariti italiani di donne straniere (F1;

18=3.94 p=.06+). Tale risultato va interpretato tenendo conto del fatto che nel campione

che ha preso parte alla ricerca, tra le coppie che hanno riferito una differenza religiosa,

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153 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

l’80% è costituita da un uomo straniero ed una donna italiana. L’altro argomento di

discussione su cui emerge un effetto uni variato marginalmente significativo per gli uomini

è la comunicazione nella coppia: anche in questo caso i mariti stranieri riportano dei punteggi

mediamente più alti dei mariti italiani (F1; 18=3.66 p=.07+).

L’analisi delle attribuzioni delle cause dei disaccordi ha evidenziato alcune differenze,

ascrivibili principalmente al genere del partner. Mentre, infatti, i t-test che hanno

confrontato le attribuzioni sulla base della provenienza dei partner non sono risultati

statisticamente significativi, nel caso delle differenze di genere è emerso che le donne

tendono ad attribuire più degli uomini i loro disaccordi sia a cause culturali (t=-2.17 gdl=17

p<.05) che a cause esterne alla relazione di coppia (t=-2.23 gdl=17 p<.05).

LUI LEI

Media dev. std. Media Dev std.

Cause PERSONALI 2,12 0,72 2,47 0,79

Cause CULTURALI 1,60 0,76 1,98 0,69

Cause ESTERNE alla

relazione

1,55 0,64 2,04 0,79

Tabella n°35. Medie e deviazioni standard per le attribuzioni delle cause dei disaccordi, secondo il genere dei

partner.

Pt. ITALIANO Pt. STRANIERO

Media dev. std. Media Dev std.

Cause PERSONALI 2,14 0,80 2,44 0,71

Cause CULTURALI 1,69 0,64 1,88 0,84

Cause ESTERNE alla

relazione

1,70 0,62 1,95 0,85

Tabella n°36. Medie e deviazioni standard per le attribuzioni delle cause dei disaccordi, secondo la provenienza

dei partner.

Le analisi della varianza multivariata tese ad indagare l’effetto della composizione della

coppia non risultano statisticamente significative per nessuno dei tre tipi di attribuzione.

Tuttavia, anche in questo caso emerge un effetto univariato significativo a carico degli

uomini per quanto concerne l’attribuzione dei disaccordi a cause culturali (F1; 18=5.04

p<.05). I partner uomini stranieri tendono ad attribuire più dei mariti italiani i disaccordi

nella coppia a cause di origine culturale (Mstranieri=1.96; Mitaliani=1.24). Sebbene la differenza

non raggiunga la significatività statistica, l’andamento delle medie è l’inverso per le donne

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154 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

(Mstraniere=1.81; Mitaliane=2.15): ciò indica che complessivamente sono le coppie costituite da

moglie italiana e marito straniero ad attribuire maggiormente i propri disaccordi a cause di

origine culturale.

Le analisi dei dati ottenuti attraverso la codifica delle interazioni comunicative tra i

partner per mezzo del sistema

di codifica RMICS,

permettono di indagare i

processi comunicativi delle

coppie interculturali che hanno

preso parte alla ricerca. Un

primo risultato molto

interessante, ricavabile dalla

tabella n°37, è la netta

prevalenza delle codifiche

positive e neutre su quelle

negative: infatti queste ultime

corrispondono soltanto al

2.5% delle codifiche assegnate

ai turni dei parlanti, mentre

quelle positive sono il 49% e

quelle neutre il 43%. Il restante

3.5% è costituito da codifiche

“altro”, relative a turni in cui i

partner hanno parlato della

situazione sperimentale o di altri argomenti diversi da quello della consegna. A ciò si

aggiunge che su 18 coppie, ben 10 hanno ottenuto una sola o nessuna codifica negativa

nelle due interazioni comunicative. Tali risultati forniscono un’indicazione piuttosto netta

circa la sostanziale costruttività delle suddette interazioni comunicative tra i partner delle

coppie interculturali che hanno preso parte alla ricerca.

Un altro risultato interessante rispetto alle interazioni è relativo alla presenza di qualche

differenza nelle codifiche assegnate a turni comunicativi del partner italiano e di quello

straniero. In particolare, i partner italiani hanno ricevuto significativamente più codifiche

negative rispetto ai loro compagni stranieri (Mita=.035 Mstra=.015 t=2.22 gdl=17 p<.05).

Analizzando le differenze tra i partner anche nei singoli codici, la differenza risulta

marginalmente significativa per la codifica HO (ostilità) (Mita=.012 Mstra=.002 t=1.88

Codifiche NEGATIVE

DA attribuzione che mantiene l’insoddisfazione 0.86%

HO ostilità 0.65%

DY sconforto 0.18%

WI ritiro 0.81%

Codifiche POSITIVE

AC accettazione 1.48%

RA attribuzione che mantiene la relazione 1.23%

NP proporre nuove prospettive 2.18%

SD apertura di sé 5.25%

VR rivelare una visione della realtà 26.54%

ED rilevare discrepanze 11.88%

HM umorismo 1.74%

Codifiche NEUTRE

PD discussione costruttiva del problema 37.11%

AP apertura comunicativa 1.28%

FA focalizzare l’attenzione 1.78%

OE racconto di eventi 2.83%

Codifica “altro” OT 3.50%

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155 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

gdl=17 p<.07+). Per quanto riguarda le codifiche positive nel loro insieme, non risultano

differenze statisticamente significative tra i membri delle coppie (Mita=.49 Mstra=.51 t=-.52

gdl=17 n.s.); tuttavia si rileva una proporzione significativamente più alta di codifiche SD

(apertura di sé) nei i turni dei partner stranieri (Mita=.034 Mstra=.073 t=-2.10 gdl=17

p=.05). Nel caso delle codifiche neutre i risultati mostrano che non ci sono differenze tra

componente italiano e straniero della diade (Mita=.43 Mstra=.43 t=-.13 gdl=17 n.s.).

Il terzo obiettivo dello studio prevede, inoltre la verifica delle associazioni tra le

codifiche delle interazioni comunicative con le strategie di accomodamento, da un lato, e le

diverse tipologie di attribuzione, dall’altro.

Costr.

Sé ITA

Costr. Sé

STRA

Distr.

ITA

Distr.

STRA

Costr.

Pt

ITA

Costr.

Pt

STRA

Distr.

Pt

ITA

Distr.

Pt

STRA

Cod. NEG ITA -.29 .04 .34 .33 -.11 -.04 -.09 .49*

Cod. NEG STRA -.03 .01 -.08 .22 -.05 -.23 -.14 .25

Cod. POS ITA .26 -.05 .22 .09 -.04 -.24 .38 -.23

Cod. POS STRA .21 -.05 -.12 -.02 .05 -.08 -.02 -.08

Cod. NEU ITA -.25 .19 -.44+ -.16 .06 .15 -.47+ .04

Cod. NEU STRA -.14 .14 .05 -.04 .01 .03 -.05 -.07

Tabella n°38. Coefficienti di correlazione tra le strategie di accomodamento auto ed etero percepite e le codifiche delle

interazioni comunicative

Come mostra la tabella n°38, le correlazioni tra le strategie di accomodamento auto ed

etero percepite e le codifiche delle interazioni comunicative sono complessivamente

piuttosto basse e solo in pochissimi casi risultano almeno marginalmente significative. È

tuttavia utile osservare la direzione delle correlazioni per quei coefficienti che, pur non

raggiungendo la significatività statistica indicano comunque una “tendenza” alla relazione

tra le variabili, secondo le indicazioni riportate da Ercolani et al. (2001), cioè i coefficienti

compresi tra .20 e .50.

Per i partner italiani si rilevano delle associazioni tra le strategie di accomodamento auto

percepite e le codifiche delle interazioni. Mentre nel caso delle codifiche negative, la

direzione corrisponde a quella attesa (negativa con le strategie costruttive e positiva con

quelle distruttive), nel caso delle codifiche positive e neutre i risultati sono meno scontati.

Infatti, le codifiche positive correlano positivamente tanto con le strategie costruttive che

con quelle distruttive; mentre le associazioni per le codifiche neutre si rilevano negative in

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156 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

entrambi i casi. Per i partner stranieri, invece, i coefficienti di correlazione tra le strategie di

accomodamento auto percepite e le codifiche delle interazioni sono prossimi allo zero,

indicando una totale assenza di associazione tra le misure. Tale assenza si rileva anche nel

caso delle correlazioni tra le strategie etero percepite e le modalità comunicative

nell’interazione, sia per i partner italiani che per quelli stranieri, con due interessanti

eccezioni: ad una minore attribuzione di strategie distruttive all’altro da parte dei membri

italiani delle coppie corrisponde una maggiore proporzione di codifiche neutre da loro

stessi utilizzate; mentre la percezione che i partner stranieri hanno della distruttività messa

in atto dal proprio compagno/a è legato positivamente alla proporzione di turni negativi

che il partner italiano mette in atto nell’interazione.

Attr.

PERS.

ITA

Attr.

PERS.

STRA

Attr.

CULT.

ITA

Attr.

CULT.

STRA

Attr.

EST.

ITA

Attr.

EST.

STRA

Cod. NEG ITA .26 -.28 -.02 .09 .02 .09

Cod. NEG STRA -.02 -.26 -.16 .04 -.30 .38

Cod. POS ITA .52* .25 .13 .03 -.04 -.32

Cod. POS STRA .04 .18 -.26 .27 -.25 .06

Cod. NEU ITA -.64** -.43+ -.25 -.24 -.02 .26

Cod. NEU STRA .04 -.17 .25 -.35 .27 -.25

Tabella n°39. Coefficienti di correlazione tra le attribuzioni dei disaccordi e le codifiche delle interazioni comunicative

Anche l’analisi delle correlazioni tra le codifiche delle interazioni e le attribuzioni dei

disaccordi, pur non mostrando molti coefficienti statisticamente significativi, rileva alcuni

risultati interessanti (cfr. tabella n°39). Le modalità comunicative di ciascun partner

sembrano, infatti, associate, non solo alle proprie attribuzioni circa le cause dei disaccordi,

ma anche a quelle del proprio compagno/a. Le modalità comunicative dei partner stranieri,

ad esempio, risultano associate con specifiche tipologie di attribuzione riportate da

entrambi i partner, anche se spesso con direzioni opposte. Le codifiche negative correlano

con le attribuzioni esterne: meno ne riportano i partner italiani e più gli stranieri, più questi

ultimi interagiscono con modalità negative; le codifiche positive sono associate

principalmente con le attribuzioni culturali: meno i partner italiani attribuiscono i disaccordi

a cause dovute alle differenze culturali e più lo fanno gli stranieri, più questi ultimi

interagiscono con modalità positive; le codifiche neutre, infine, risultano associate sia alle

attribuzioni culturali che a quelle esterne. Anche in questo caso la direzione delle

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157 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

correlazioni è inversa se a riportare l’attribuzione è il partner italiano o quello straniero.

Considerando, invece, le codifiche dei parlanti italiani, le codifiche negative sono associate

alle attribuzioni personali (anche in questo caso con direzione inversa nel caso in cui tale

attribuzione è riportata da un partner piuttosto che dall’altro); le modalità positive dei

parlanti italiani sono associate a maggiori attribuzioni personali di entrambi i partner ed a

maggiori attribuzioni esterne alla relazione riportate dai propri compagni stranieri; infine le

codifiche neutre sono fortemente associate alle attribuzioni personali e, con meno intensità,

culturali da parte di entrambi i partner.

Sinteticamente, si può concludere che mentre per i partner italiani sono principalmente

le attribuzioni dei disaccordi a cause personali ad essere associate con le modalità

comunicative messe in atto nell’interazione, per i partner stranieri sono soprattutto le

attribuzioni culturali ed esterne. Inoltre, la direzione delle associazioni suggerisce che

l’attribuzione da parte dei membri stranieri delle diadi a cause personali favorisca

interazioni maggiormente costruttive (meno negative e più positive).

Sono infine state indagate le associazioni con le misure di soddisfazione di coppia (a T0

e a T1). La tabella n°40 riporta tali coefficienti di correlazione.

T0 T1

pt. ITA pt. STRA pt. ITA pt. STRA

Cod. NEG ITA -.25 -.03 -.14 .01

Cod. NEG STRA .20 .15 -.35 -.30

Cod. POS ITA -.29 -.56* -.08 -.15

Cod. POS STRA .32 .01 .08 -.02

Cod. NEU ITA .37 .49* .06 .08

Cod. NEU STRA -.30 -.11 .02 .09

Tabella n°40. Coefficienti di correlazione tra la proporzione di codifiche assegnate nelle interazioni e le misure di

soddisfazione di coppia a T0 e a T1.

Sebbene anche qui le associazioni nella maggior parte dei casi non raggiungano la

significatività statistica, esse sono più forti nel caso della soddisfazione dei partner misurata

on correntemente. In particolare sembrano le modalità comunicative dei partner italiani

ad essere più strettamente associate alle misure di soddisfazione per entrambi in partner.

Inoltre la direzione di tali correlazioni mostra che la soddisfazione aumenta quanto più le

interazioni del partner italiano sono caratterizzate da codifiche neutre, centrate quindi sulla

discussione del problema o su scambi comunicativi di tipo “regolatorio”. Inaspettatamente

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158 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

ad una maggiore proporzione di codifiche positive corrispondono minori livelli di

soddisfazione riportata, in particolare dal partner straniero. Per quanto concerne invece la

soddisfazione di coppia misurata dopo circa 1 mese, essa è correlata solamente con le

codifiche negative ottenute dai partner stranieri: meno turni comunicativi negative sono

stati messi in atto dai partner stranieri nelle interazioni, più soddisfatta risulta la coppia.

Va ricordato, infine, che la proporzione totale di codifiche negative assegnate alle coppie

è complessivamente piuttosto bassa, prevalentemente (anche se non esclusivamente) a

carico dei partner italiani ed assente in alcune coppie: ciò può aver distorto almeno

parzialmente queste analisi.

4.5.6. Discussione

I risultati mostrano che i partner delle coppie interculturali si ritengono sostanzialmente

simili tra loro in relazione alle strategie di accomodamento messe in atto nella relazione. I

partner mostrano infatti reciprocità nella percezione delle strategie di accomodamento, ma

assumono anche similarità tra loro. Inoltre, le rispettive percezioni di sé e dell’altro

concordano, tanto per i partner italiani quanto per quelli stranieri. Le coppie evidenziano

quindi una auto ed etero percezione particolarmente congruenti. Tale dato può essere

interpretato come l’esito di processi di negoziazione all’interno della relazione di coppia,

che rivestono particolare importanza nelle unioni interculturali (Fenaroli & Panari, 2006).

Anche rispetto alla frequenza delle discussioni riportate non si rilevano differenze sostanziali,

così come rispetto alle attribuzioni dei disaccordi che i partner fanno nelle discussioni stesse.

Sia i partner italiani che quelli stranieri tendono ad attribuire maggiormente i loro disaccordi

a cause personali (come il carattere o l’umore del partner) piuttosto che a ragioni dovute

alla differente provenienza culturale: le coppie ritengono quindi che, quando discutono di

un argomento con il proprio partner, le ragioni che provocano il disaccordo sono

specialmente legate alle caratteristiche personali del partner, alle sue disposizioni ed alle idee

che esprime in quanto individuo (e non in quanto portatore di una certa cultura).

Rispetto alle modalità comunicative messe in atto dalle coppie nelle interazioni diadiche

(codifiche RMICS), un risultato estremamente netto è l’assoluta prevalenza di modalità

positive e neutre rispetto a quelle negative. A tale proposito è opportuno rilevare che

l’ampliamento del sistema di codifica utilizzato in questo lavoro rispetto alla versione

originale di Weiss e Heyman (1997) ha permesso di codificare con maggiore precisione le

interazioni positive, pur necessitando di ulteriori perfezionamenti.

Interessante si rivela anche il dato secondo cui le codifiche negative, sebbene

numericamente esigue, sono state assegnate con maggior frequenza ai partner italiani. A

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159 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

questo proposito, sebbene nella presente ricerca non esistano dati al riguardo, potrebbe

essere interessante approfondire l’eventuale posizione di dominanza che nell’interazione

diadica può essere ricoperta da uno o dall’altro partner, in questo caso dal partner italiano.

Sebbene in altri lavori che hanno utilizzato analisi delle interazioni siano emerse differenze

di genere rispetto alla qualità positiva-negativa (con le donne che solitamente sono

caratterizzate da interazioni più negative) (cfr. anche Chiarolanza, 2004; Ardone &

Chiarolanza, 2007), nella presente ricerca non sono emerse differenze ascrivibili al genere.

Complessivamente risulta comunque che le modalità comunicative dei partner di queste

coppie interculturali sono molto positive e orientate alla costruttività. In particolare le

codifiche negative risultano particolarmente poco frequenti se confrontate con altri studi

simili (Chiarolanza, 2004; Ardone & Chiarolanza, 2007). Ciò, sebbene possa essere in parte

attribuito alla situazione sperimentale che in alcuni casi potrebbe aver moderato l’escalation

conflittuale, può costituire un indicatore della positività delle modalità comunicative di

queste coppie: è probabile che per mantenere nel tempo la relazione con un partner di

differente provenienza culturale, i membri di queste coppie abbiano imparato ad interagire

tra loro in maniera costruttiva.

Interessanti si rivelano anche i risultati delle analisi che hanno messo in relazione le

modalità comunicative (registrate attraverso le osservazioni) con le strategie di accomodamento

riportate dai partner e con le attribuzioni di causalità nei disaccordi. Nel primo caso,

sebbene la scarsa numerosità del campione non permetta di evidenziare effetti

statisticamente significative, i risultati indicano pattern di associazione differenti tra partner

italiani e stranieri. Per questi ultimi, in particolare, sono molto scarse le associazioni tra le

strategie di accomodamento riportate e le codifiche ottenute nell’interazione, mentre per i

partner italiani sono state rilevate delle tendenze alla significatività. Tale risultato indica,

ancora una volta, che la provenienza dei partner può incidere su alcune dimensioni

interattive e relazionali che li caratterizzano. Rispetto alla relazione tra attribuzione dei

disaccordi e modalità comunicative messe in atto nelle interazioni i risultati mostrano alcune

associazioni interessanti. In particolare emerge che le modalità comunicative dei partner

stranieri sono più fortemente associate alle attribuzioni a cause culturali ed esterne riportate

da entrambi i membri della diade, mentre per i partner italiani sono le attribuzioni personali

ad essere legate alle modalità comunicative. Mentre quindi questi ultimi ricevono con più

frequenza codifiche positive quanto più attribuiscono i disaccordi a cause personali, i loro

compagni stranieri ne ricevono quanto più attribuiscono i disaccordi a cause culturali. Tale

risultato può indicare che per i membri stranieri delle diadi (ma non per gli italiani) la

consapevolezza che le cause di alcuni disaccordi sono di origine culturale favorisce

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160 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

un’interazione di coppia più positiva. In questo senso la “consapevolezza culturale”

costituirebbe un fattore di promozione del benessere relazionale. Sebbene in un contesto di

ricerca molto diverso, anche Leslie e Leticq (2004) hanno trovato che una maggiore

consapevolezza della propria appartenenza etnica è associata ad una migliore qualità della

relazione nelle coppie interculturali. Tale risultato, se confermato da ulteriori indagini svolte

con campioni più ampi, potrebbe costituire un elemento particolarmente rilevante anche in

vista di interventi di promozione delle relazioni.

Infine i risultati ottenuti dall’analisi delle associazioni tra la soddisfazione di coppia e le

modalità comunicative, indicano che un’interazione maggiormente caratterizzata da neutralità,

in particolare da parte del membro italiano della diade, è legata alla soddisfazione misurata

concorrentemente. È utile ricordare che per codifiche “neutre” non si intendono turni

caratterizzati da “distacco” quanto piuttosto turni centrati sulla discussione del problema o

scambi di tipo regolatorio. Si potrebbe quindi ipotizzare che la soddisfazione sia in qualche

modo legata alla “semplice” opportunità di discutere di un aspetto potenzialmente

conflittuale tra i partner. Le associazioni con le misure di soddisfazione a T1 mostrano,

invece, il ruolo positivo della minore frequenza di interazioni negative, messe in atto in

special modo dai partner stranieri. Ancora una volta, quindi, si evidenziano pattern

differenti a carico dei due partner e si ritiene utile un ampliamento dell’indagine che possa

approfondire tali aspetti.

Complessivamente i risultati della Sezione 2 mostrano che le coppie interculturali

partecipanti alla ricerca interagiscono tra loro con modalità sostanzialmente costruttive,

condividendo inoltre una notevole congruenza nelle percezioni delle reciproche strategie di

accomodamento. Anche in questo caso la bassa numerosità del campione non permette di

fare affermazioni definitive, tuttavia sono emersi alcuni dati interessanti: in primo luogo

l’effetto positivo delle attribuzioni culturali dei partner stranieri sulle modalità comunicative

delle diadi e l’associazione, almeno parziale, di tali modalità comunicative con la

soddisfazione della coppia.

4.5.7. Conclusioni, limiti e prospettive future

Lo studio 3 ha preso in esame un gran numero di variabili, nel tentativo di comprendere

la complessità dei processi interattivi e relazionali in campo nelle relazioni di coppia

interculturali. A tale scopo si è scelto altresì di utilizzare misure self-report accompagnate

da misure osservazionali. I risultati nel loro insieme evidenziano l’articolazione e la non

linearità delle dimensioni in gioco: l’intreccio delle variabili personali, culturali ed interattive

rende articolato e multidimensionale il fenomeno. Sono emerse alcune specificità dovute

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[Digitare il testo]

161 Capitolo 4. Processi di integrazione nelle coppie interculturali: una ricerca empirica nel contesto italiano

alla composizione della coppia, che nel complesso suggeriscono la maggiore criticità delle

diadi composte da moglie italiana e marito straniero, almeno per quanto concerne le

dimensioni relazionali considerate. È stata evidenziata una generale tendenza dei partner

stranieri a preferire strategie di acculturazione di tipo assimilativo, che sembrano favorire

anche una maggiore integrazione e soddisfazione per gli italiani. È stato, inoltre, possibile

rilevare la sostanziale costruttività delle interazioni tra i partner.

Il lavoro presentato ha, come è ovvio, molti limiti, il principale dei quali, come più volte

sottolineato, è la scarsa numerosità del campione, rispetto al quale le difficoltà di

reperimento sono state numerose: ciò ha limitato fortemente la possibilità di approfondire

alcuni risultati potenzialmente interessanti.

Restano quindi aperti molti interrogativi che aprono la strada a future ricerche. Sarà

interessante approfondire il ruolo dell’integrazione di coppia percepita dai partner in

relazione alla soddisfazione, così come chiarire gli effetti della marginalizzazione e delle

strategie di acculturazione sul benessere relazionale delle diadi. Anche al livello interattivo,

sarà utile esaminare più a fondo l’articolazione delle modalità comunicative dei partner, ad

esempio attraverso analisi di tipo sequenziale, e la relazione dei pattern comunicativi con la

qualità della relazione. Molto interessante, infine, potrebbero risultare gli approfondimenti

volti a studiare le specifiche differenze tra i partner, le differenze dovute alla composizione

della coppia e come esse influenzano la relazione.

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162

CONCLUSIONI

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163

Il progetto di ricerca descritto ha, nel suo insieme, tentato di comprendere alcuni dei processi

relazionali ed interattivi che entrano in gioco nelle unioni interculturali. Nella consapevolezza della

complessità, ma anche della rilevanza sociale dell’oggetto (Gozzoli & Regalia, 2005; Migliorini & Rania,

2008), si è cercato di ampliare la prospettiva d’indagine, accostando metodologie e livelli di analisi

differenti. Ciò ha reso articolato e, a volte, faticoso il lavoro di ricerca. Tuttavia, i risultati ottenuti

chiariscono alcuni aspetti, pur lasciando aperti molti interrogativi, che aprono la strada a successivi

lavori.

Per sintetizzare, i dati salienti emergenti dai tre studi condotti riguardano:

a) la criticità del rapporto con il contesto sociale esterno, percepito spesso come fonte di disapprovazione

sociale per la relazione di coppia. La percezione di marginalizzazione, pur essendo molto

variabile tra gli individui, mostra alcuni effetti sulla soddisfazione riportata dai partner. Il

rapporto critico con la società emerge anche dai dati che orientano verso la descrizione della

relazione interculturale come una sorta di “fortezza” entro cui i partner possono rifugiarsi. La

difficoltà di queste coppie nella relazione con il contesto esterno è riportato in letteratura come

un elemento di criticità, poiché questi partner sono costretti spesso a confrontarsi con un

contesto sociale disapprovante (Mills et al., 1995; Zebroski, 1999; Breger & Hill, 1998; Harris &

Kalbfleisch, 2000; Fenaroli e Panari, 2006). Tuttavia questo corrisponde ad un alto affidamento

nella relazione di coppia, alla percezione, diffusamente riportata, che ciò che conta sono i due

partner in relazione tra loro: tale aspetto può costituire anche una risorsa nell’affrontare eventuali

difficoltà.

b) la sostanziale positività della relazione di coppia, tanto nelle narrazioni dei partner, quanto secondo ciò

che emerge dalle misure osservazionali. Tale dato, che appare coerente con il precedente, può

essere spiegato dal fatto che le coppie che hanno preso parte alla ricerca lo hanno fatto tutte

volontariamente: presumibilmente, quindi, si tratta di coppie sostanzialmente soddisfatte, che

sono riuscite a negoziare con successo la maggior parte degli aspetti connessi alla gestione della

vita familiare e coniugale. Anche le osservazioni, che hanno cercato di fornire una misura

“esterna” alla coppia, hanno evidenziato tale aspetto.

c) alcune differenze tra i partner italiani ed i partner stranieri. Infatti molte delle dimensioni ipotizzate

sembrano avere effetti sulla qualità della relazione di coppia solamente per i partner italiani delle

unioni interculturali. Questo risultato, ancorché non previsto, apre prospettive interessanti. Esso

potrebbe essere dovuto all’utilizzo di misure costruite e validate in contesti culturali occidentali e,

quindi, non necessariamente capaci di cogliere in maniera affidabile le dimensioni di interesse

attraverso le risposte di individui cresciuti in contesti culturali differenti. In una prospettiva

culturale, infatti, le scale non possono essere considerate dei “dispositivi di misura”

completamente oggettivi ed affidabili (Schwartz, 1999), ma piuttosto come delle “mosse” di una

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164

sorta di dialogo cooperativo che avviene tra ricercatore e partecipante (Mantovani, 2003).

Potrebbe essere più facile per soggetti cresciuti in contesti culturali vicini a quelli del ricercatore,

“comprendere” le domande; mentre ciò potrebbe rivelarsi più difficoltoso per i partner stranieri.

Un’altra ipotesi per spiegare questo risultato, da approfondire per mezzo di ulteriori ricerche

empiriche, è che effettivamente possano esistere delle differenze tra i due partner nell’unione

interculturale, forse dovute a diversità nelle aspettative o nelle rappresentazioni delle relazioni di

coppia (Sabatelli & Pearce, 1986; Thompson, 1998). Inoltre, a fronte di un’ampia variabilità di

alcune misure, specialmente nei partner stranieri, si potrebbe ipotizzare che la specifica

nazionalità o, forse l’area culturale di provenienza, costituiscano dei fattori rilevanti in merito

all’articolazione anche delle dimensioni relazionali. Non è stato possibile, nel presente lavoro,

controllare la nazionalità dei partner stranieri, tuttavia questo risultato lascia ipotizzare la

necessità di una maggiore contestualizzazione del fenomeno. Come ha sottolineato Panari

(2008), nel suo recente lavoro sulle famiglie interculturali, molti processi e prese di decisione

sono estremamente contesto-specifiche e multi-componenziali, dipendendo dall’articolazione di

fattori individuali, interpersonali e sociali.

I modelli teorici ipotizzati non sono sembrati in grado di dare soddisfacente conto dei processi

relazionali che avvengono in queste unioni di coppia: se, infatti, in alcuni casi le ipotesi sono state

confermate dai risultati empirici, in altri la verifica dei modelli ha condotto alla disconferma delle

ipotesi. Si ritiene assolutamente necessario approfondire la rilevanza delle dimensioni culturali e

relazionali, indagando anche l’articolazione di tali dimensioni con il livello personale e di contesto

sociale.

La ricerca condotta evidenzia alcuni limiti, che è importante tenere presenti, per interpretare i

risultati con la dovuta cautela e soprattutto per articolare adeguatamente i lavori futuri. In primo luogo,

l’assenza di una solida base teorica ed empirica che abbia affrontato il tema delle unioni interculturali, in

particolare nel contesto italiano, ha reso difficoltosa, a volte, l’elaborazione teorica e l’interpretazione

dei risultati, richiedendo, inoltre, in alcuni casi, la costruzione di misure ad hoc. In secondo luogo, i

campioni che hanno preso parte alla ricerca sono stati tutti “di comodo”, a causa dell’impossibilità

pratica di individuarne di casuali, come anche di selezionarli sulla base di caratteristiche specifiche, quali

ad esempio la nazionalità del partner straniero. Infine, la relativamente scarsa numerosità dei campioni

ha impedito l’utilizzo di tecniche più sofisticate di analisi dei dati, che, tenendo in maggior conto il

livello diadico della relazione e l’articolazione delle dimensioni fra loro, potrebbero far emergere risultati

più univoci.

Per concludere va sottolineato che la presente ricerca ha tentato di cogliere la complessità dei sistemi

relazionali costituiti dalle unioni interculturali e che la rilevanza del tema e le sue ricadute applicative la

rendono un punto di partenza interessante per lo sviluppo di ulteriori indagini.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

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APPENDICE

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186

AP ABUSO PSICOLOGICO

MF_RMICS

FOGLIO DI CODIFICA

COPPIA N__________________________ CODIFICATORE ______________________ DATA ______________________________ FOGLIO N.__________________________

DA ATTRIBUZIONE CHE MANTIENE L’INSODDISFAZIONE

HO OSTILITÀ DY SCONFORTO WI RITIRO AC ACCETTAZIONE DELL’ALTRO RA ATTRIBUZIONE CHE MIGLIORA LA

RELAZIONE

NP PROPORRE NUOVE PROSPETTIVE SP APERTURA DI SE’ VR RIVELARE UNA VISIONE DELLA REALTA’ ED RIVELARE DISCREPANZE HM UMORISMO PD DISCUSSIONE E SOLUZIONE COSTRUTTIVA

AL PROBLEMA

FA FOCALIZZARE L’ATTENZIONE OE RACCONTO DI EVENTI OT ALTRO

H

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20

W

H

21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40

W

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187

RINGRAZIAMENTI

Al termine del mio corso di dottorato di ricerca, di cui questa tesi rappresenta il prodotto finale, mi preme ringraziare

coloro che hanno contribuito alla mia formazione professionale ed alla mia crescita personale e senza le quali il mio lavoro non

sarebbe stato possibile.

In primo luogo la mia tutor, la prof.ssa Ardone, che ha supervisionato sempre con cura, attenzione e competenza il mio

lavoro, che mi ha trasmesso la passione per la ricerca e della quale ho potuto apprezzare il rigore scientifico e la capacità di

andare oltre il livello superficiale dei problemi. Da lei ho avuto l’opportunità di apprendere non solo metodi e contenuti tecnici,

ma anche e, direi forse soprattutto, valori e affetti umani, che rendono ancora più credibile e apprezzabile il lavoro di una

studiosa di relazioni, quale è la prof.ssa Ardone.

Un ringraziamento davvero grande e sentito va al mio amato Daniele, che è riuscito sempre a sostenermi, anche nei

momenti di difficoltà e non mi ha fatto mai sentire il peso del tempo che ho sottratto a lui per occuparmi di altro. Senza il suo

prezioso appoggio so che non sarei mai arrivata “indenne” al termine di questo percorso affascinante ma impegnativo.

Devo molto anche ai miei genitori, a mia nonna e a mia sorella Lory che non mi hanno fatto mai mancare il supporto e

hanno saputo consigliarmi con pazienza e affetto in ogni mio dubbio e incertezza.

Ringrazio di cuore le persone che più da vicino hanno assistito allo svolgersi del mio percorso: Claudia, che stimo

infinitamente per la competenza e la passione che mette nel suo lavoro e che ringrazio perché sa sempre quali sono le risorse da

sviluppare in ciascuno di noi – me compresa; Marisa e Sara per l’affetto e il sostegno costante, spesso fatto solo di sguardi e

parole veloci, ma così forte che non ho mai smesso di sentirlo; Agnese, Eva e Maria Luisa che mi hanno conosciuto in uno dei

periodo più faticosi della mia vita e sono sempre state dolcissime e comprensive.

È doveroso e gradito ringraziare anche tutti coloro che hanno lavorato a più stretto contatto con me nello svolgersi di questo

lavoro: Francesca, Lucia, Jasmine, Alina, Letizia, Francesco, Alessandra, Paola, Francesca, Mary, Noemi, Antonino,

Eva.

Infine il ringraziamento più grande è per tutte le coppie che hanno dato un po’ del loro tempo affinché io potessi svolgere il

mio lavoro di ricerca. Li ringrazio perché hanno voluto condividere con me qualcosa delle loro relazioni, permettendomi di

entrare nel loro mondo di affetti: la loro disponibilità e gentilezza hanno davvero reso possibile questo lavoro!