16
Qualche settimana fa, mentre sono in giro per Savigliano, vedo arri- vare un gruppo di africani, non so di quale Paese, sono sette o otto, giubbotto giallo con la scritta “volontari civici”, o qualcosa del genere. Ripuliscono la strada dai rifiuti gettati da qualche cittadi- no “distratto”, svuotano i cestini, Insonnia n° 77 Dicembre 2015 - Editore Associazione Culturale Insonnia P.zza Vittorio Emanuele II n° 1 12035 Racconigi Direttore responsabile Spessa Andrea - Aut. Trib. Saluzzo n. 07/09 dell’8.10.2009 - Iscr. al R.O.C. 18858 dell’11.11.2009 Dobbiamo accettare la triste realtà: siamo in guerra! Dob- biamo scegliere se vivere nella normalità, reagire o attrezzarci per combattere questa guerra. Scegliamo di reagire viven- do nella normalità con la coscienza che la normalità contempla questa terribile re- altà: la guerra, un tipo di guer- ra dove non c’è un terreno di scontro definito e dove il nemi- co può essere il tuo vicino di casa. Natale imminente, tempo di propositi, fra questi l’essere più “buoni”. Ci sono momen- ti in cui ci si sente portati ad essere più cortesi, disponibili verso il prossimo, propensi alla solidarietà, alla condivisione, sia perché ci sono ricorrenze particolari sia perché durante le tragedie ci si stringe tra di noi, consolandoci. Purtroppo anche in questi mo- menti sopravvive una cortesia pelosa, una solidarietà inte- ressata, quella che ambisce ad un compenso, come quella presente durante le campagne elettorali quando i candidati sorridono moltissimo, salutano anche se tu ti trovi dall’altra parte della strada, anche mol- to lontano, loro si sbracciano, vogliono farti vedere quanto ti apprezzano, quanto ti vogliono bene! Spesso il risultato è solo di essere ridicoli e di fare un po’ rabbia. Invece c’è chi, anche nei mo- menti peggiori, costruisce qualcosa di positivo. A ruota libera sull’esperienza amministrativa PERLO: “MI SONO OFFERTA DI COLLABORARE: ME L’HANNO NEGATO!” Delusione e amarezza nelle parole della professoressa a cura di Rodolfo Allasia e Pino Tebano segue pag. 16 segue pag. 12 Ti chiediamo un parere sull’o- perato della maggioranza, così come l’abbiamo chiesto ai consi- glieri intervistati in precedenza. Vorrei partire da un episodio che risale al primo Consiglio Comuna- le quando, dopo la presentazione del programma da parte del sinda- co, al momento di votare, votai a favore. Fu il finimondo: “Non si fa così”; mi si disse che il mio papà si sarebbe rivoltato nella tomba per una figlia che aveva avuto l’ardire di sostenere la maggioranza. Riflettiamo sul mercato dell’Editoria CULTURA, EDITO- RI E MERCATO NELL’ITALIA CONTEMPORANEA di Vincenzo Esposito La società contemporanea è spes- so definita come “società di mas- sa”, in quanto, a partire dai primi del Novecento, per la prima volta nella storia, larghi strati della po- polazione hanno avuto accesso a numerosi servizi e soprattutto ad ampi settori del mercato. Questo fenomeno si è realizzato dapprima nei paesi dell’Europa occidentale, nel Giappone e negli Stati Uniti e negli ultimi anni anche nei paesi ex socialisti dell’Europa orientale e in alcuni dell’Asia, producendo note- voli conseguenze sul piano sociale, culturale e politico. In questa sede vorrei esaminare la nuova situazio- ne che si è venuta poco per volta a creare non solo, ma soprattutto in Italia, nell’ambito dei contesti che riguardano la fruizione dei prodotti culturali, in particolare quelli che regolano il rapporto tra editoria e mercato in conseguenza di questo fenomeno di “massificazione” so- ciale. Il nostro paese, come tutti quelli del cosiddetto mondo occidentale, è una società post-moderna carat- terizzata da una struttura economi- ca post-industriale fondata sul ter- ziario e sui servizi, il che significa che il profitto non viene più realiz- zato solo attraverso la produzione industriale, ma anche e soprattutto attraverso le attività del terziario. Infatti le grandi aziende industriali, ad esempio la FIAT, non sono più solo produttrici di beni industriali, ma sono legate anche ad attività finanziarie, bancarie, commerciali, culturali etc,. spazzano seguendo le indicazioni di una ragazza che li accompagna. Mi chiedo chi sono, poi mi viene in mente di aver letto qualcosa sui giornali. Mi informo … sì … sono i migranti recentemente assegnati a Savigliano dalla Prefettura. Ma che ci fanno in giro per le strade di Savigliano? ARRIVANO I MIGRANTI Prove di integrazione sociale a Racconigi di Giancarlo Meinardi Alambicco pag. 9 Carta di Milano pag. 7 LGBT pag. 11 Influenza pag. 13 segue pag. 3 segue pag. 4

INSONNIA Dicembre 2015

Embed Size (px)

DESCRIPTION

 

Citation preview

Page 1: INSONNIA Dicembre 2015

Qualche settimana fa, mentre sono in giro per Savigliano, vedo arri-vare un gruppo di africani, non so di quale Paese, sono sette o otto, giubbotto giallo con la scritta “volontari civici”, o qualcosa del genere. Ripuliscono la strada dai rifiuti gettati da qualche cittadi-no “distratto”, svuotano i cestini,

Insonnia n° 77 Dicembre 2015 - Editore Associazione Culturale Insonnia P.zza Vittorio Emanuele II n° 1 12035 Racconigi Direttore responsabile Spessa Andrea - Aut. Trib. Saluzzo n. 07/09 dell’8.10.2009 - Iscr. al R.O.C. 18858 dell’11.11.2009

Dobbiamo accettare la triste realtà: siamo in guerra! Dob-biamo scegliere se vivere nella normalità, reagire o attrezzarci per combattere questa guerra.Scegliamo di reagire viven-do nella normalità con la coscienza che la normalità contempla questa terribile re-altà: la guerra, un tipo di guer-ra dove non c’è un terreno di scontro definito e dove il nemi-co può essere il tuo vicino di casa.Natale imminente, tempo di propositi, fra questi l’essere più “buoni”. Ci sono momen-ti in cui ci si sente portati ad essere più cortesi, disponibili verso il prossimo, propensi alla solidarietà, alla condivisione, sia perché ci sono ricorrenze particolari sia perché durante le tragedie ci si stringe tra di noi, consolandoci.Purtroppo anche in questi mo-menti sopravvive una cortesia pelosa, una solidarietà inte-ressata, quella che ambisce ad un compenso, come quella presente durante le campagne elettorali quando i candidati sorridono moltissimo, salutano anche se tu ti trovi dall’altra parte della strada, anche mol-to lontano, loro si sbracciano, vogliono farti vedere quanto ti apprezzano, quanto ti vogliono bene! Spesso il risultato è solo di essere ridicoli e di fare un po’ rabbia. Invece c’è chi, anche nei mo-menti peggiori, costruisce qualcosa di positivo.

A ruota libera sull’esperienza amministrativaPERLO: “MI SONO OFFERTA DI COLLABORARE: ME L’HANNO NEGATO!”Delusione e amarezza nelle parole della professoressaa cura di Rodolfo Allasia e Pino Tebano

segue pag. 16

segue pag. 12

Ti chiediamo un parere sull’o-perato della maggioranza, così come l’abbiamo chiesto ai consi-glieri intervistati in precedenza.Vorrei partire da un episodio che risale al primo Consiglio Comuna-le quando, dopo la presentazione del programma da parte del sinda-co, al momento di votare, votai a favore. Fu il finimondo: “Non si fa così”; mi si disse che il mio papà si sarebbe rivoltato nella tomba per una figlia che aveva avuto l’ardire di sostenere la maggioranza.

Riflettiamo sul mercato dell’EditoriaCULTURA, EDITO-RI E MERCATO NELL’ITALIA CONTEMPORANEAdi Vincenzo EspositoLa società contemporanea è spes-so definita come “società di mas-sa”, in quanto, a partire dai primi del Novecento, per la prima volta nella storia, larghi strati della po-polazione hanno avuto accesso a numerosi servizi e soprattutto ad ampi settori del mercato. Questo fenomeno si è realizzato dapprima nei paesi dell’Europa occidentale, nel Giappone e negli Stati Uniti e negli ultimi anni anche nei paesi ex socialisti dell’Europa orientale e in alcuni dell’Asia, producendo note-voli conseguenze sul piano sociale, culturale e politico. In questa sede vorrei esaminare la nuova situazio-ne che si è venuta poco per volta a creare non solo, ma soprattutto in Italia, nell’ambito dei contesti che riguardano la fruizione dei prodotti culturali, in particolare quelli che regolano il rapporto tra editoria e mercato in conseguenza di questo fenomeno di “massificazione” so-ciale.Il nostro paese, come tutti quelli del cosiddetto mondo occidentale, è una società post-moderna carat-terizzata da una struttura economi-ca post-industriale fondata sul ter-ziario e sui servizi, il che significa che il profitto non viene più realiz-zato solo attraverso la produzione industriale, ma anche e soprattutto attraverso le attività del terziario. Infatti le grandi aziende industriali, ad esempio la FIAT, non sono più solo produttrici di beni industriali, ma sono legate anche ad attività finanziarie, bancarie, commerciali, culturali etc,.

spazzano seguendo le indicazioni di una ragazza che li accompagna. Mi chiedo chi sono, poi mi viene in mente di aver letto qualcosa sui giornali. Mi informo … sì … sono i migranti recentemente assegnati a Savigliano dalla Prefettura. Ma che ci fanno in giro per le strade di Savigliano?

ARRIVANO I MIGRANTI Prove di integrazione sociale a Racconigi di Giancarlo Meinardi

Alambiccopag. 9

Carta diMilanopag. 7

LGBT pag. 11

Influenzapag. 13

segue pag. 3

segue pag. 4

Page 2: INSONNIA Dicembre 2015

insonnia2 Dicembre 2015

Che barba!di Luciano Fico

Sette del mattino, stufetta ac-cesa e luce gialla artificiale perché fuori è ancora buio. La faccia riflessa dallo spec-chio viene esaminata anche oggi con la solita meticolosa cura: ancora umida e tiepida di doccia la pelle andrà rasa-ta con attenzione, partendo dai peli sopra il baffo di de-stra, poi passando a quelli che stanno a sinistra; la guancia va ripulita, dapprima a de-stra e poi a sinistra, per non lasciare peli in disordine ol-tre la linea scelta per la barba che, grigia, incornicia il vol-to; si termina con un passata precisa sotto il mento, dove inizia la gola, affinché anche il limite inferiore della barba sia netto e pulito.Edoardo guarda il risultato fi-nale e poi si passa un filo di crema che lenisca la pelle.E’ stufo Edoardo di quel ri-tuale mattutino, stufo della perfetta inutilità di quei gesti che già nel primo pomeriggio hanno smarrito il loro senso: i peli tornano a crescere con sorda ostinazione e lui deve tornare a tagliarli in un lotta che non ha mai soste.Oggi quest’uomo, che guar-diamo nell’intimità del suo bagno, sente una stanchezza grande dentro di sé; oggi la vita gli appare come un insen-sato tentativo di porre argine al caos, destinato, per altro, a sicuro fallimento.Esce dal bagno Edoardo ed esce anche dalla sua paren-tesi malinconica con un sor-riso: da domani non si raderà più, oggi è stato l’ultimo suo tributo al minuetto folle che ci illude di fare qualcosa di utile; la vita non lo terrà più in scacco e sarà finalmente libero!Edoardo è stato di parola con se stesso ed il mattino dopo non lo troviamo più intento a radersi: come promesso.Anche la vita, però, ha gio-cato bene le sue pedine e ci fa trovare l’uomo, ancora bagnato di doccia, riverso a terra a caccia di un boccone d’aria che non gli arriva più.“Infarto miocardico Acuto” reciterà il referto del medico legale. “Non se ne è neanche accor-to… E’ la morte più bella…” diranno in molti al funerale.

L’ISIS MINACCIA : “PRENDEREMO ROMA “LE RISPOSTE DEI ROMANI 1. NUN PIJATE ER RACCORDO CHE RESTATE IMBOTTIJATI..2. SE TE PORTI VIA MJ MOJE A CROCE CEL’HAI TU A VITA..3. PERÒ VENITE COI BARCONI SENNO NUN VE FANNO ENTRA’4. PIJATEVE MI SOCERA, VE PREGO...5. RICORDATEVE CHE IN ZTL SE ENTRA SOLO DOPO E 19..6. NUN FATE VIA NAZIONALE CHE È PIENA DE BUCHE...7. ....E NOI METTEMO ROSY BINDI A GUARDIA DE LA CITTÀ....8. TEMPO MEZZ’ORA DIVENTENO ROMANI E PENSANO “ VABBE MA MO SE DOVEMO METTE A TAJA CAPOCCE? MA A CHI JE VA..O FAMO DOMANI..9. ROMA NUN SE TOCCA..PIJATEVE A LAZZIO!10. A ROMA C’È SOLO ‘N CALIFFO..ER MITICO FRANCO !!!.....11. NUN VE SCORDATE LOTITO...12. OCCHIO NE LA METRO CHE VE SE................NIENTE LA BORSA CO LE BOMBE...13. MA CHI VE CREDETE DA ESSE??!! A BANDA DE LA MAJANA ?14. ...NUN HO CAPITO...MA QUANNO SE PAGA STA ISIS?15. VE CE VOJO CO LI CAMMELLI SUI SAMPITRINI !

Ora però Edoardo, volteg-giando libero al di sopra del proprio corpo, se ne sta ac-corgendo eccome di cosa gli è successo!Vede dapprima il suo cadave-re abbandonato a terra e poi l’accorrere della moglie spa-ventata: gli sfugge una lacri-ma e tenta di carezzarla anco-ra una volta.Via via assiste al succedersi degli operatori del 118, poi del suo Medico di base ed in-fine vede arrivare gli addetti alle pompe funebri.Non riesce a sentire tutto quello che si dicono con la moglie, ma gli arriva distinta questa frase: “Mi raccoman-do! Che presenti bene…”Corre (pardon… vola!) in ca-mera da letto dove sa di trova-re il suo corpo ormai freddo.Un ragazzo vestito di nero anche nella cravatta e nei cal-zini, lo ha appena finito di la-vare e, con gesti precisi, rade i peli del labbro, prima a de-stra e poi a sinistra, si sposta sulle guance e finisce sotto il mento.Si infuria Edoardo ed impreca contro la Vita, che lo ha vinto con tanta astuzia e con perfi-dia.Poi guarda ancora quel corpo nudo e rasato, guarda quel ra-gazzo tutto nero e scoppia in una fragorosissima risata, che lo porta direttamente in Para-diso.

Page 3: INSONNIA Dicembre 2015

insonnia 3Dicembre 2015

ARRIVANO I MIGRANTIProve di integrazione sociale a Racconigisegue dalla prima

Sono ormai numerosi i Comuni nella nostra provincia e nel resto d’Italia che hanno attivato con-venzioni che prevedono la pos-sibilità di impiegare i migranti in servizi di pubblica utilità sul territorio del Comune in cui sono ospitati. Queste convenzioni sono sottoscritte in genere dalla Prefet-tura (che assegna i rifugiati), dal Comune (sul cui territorio sono ospitati) e da una associazione / cooperativa (che si impegna a ge-stire l’attività). Queste convenzio-ni sono previste dalla legge e sono fatte tutte più o meno secondo lo stesso schema: lavoro in servizi di pubblica utilità, gratuito e vo-lontario.Ora sono arrivati anche a Racconi-gi: un primo gruppetto di sei sene-galesi, seguiti a breve da un altro gruppo più numeroso di una venti-na di persone. Anche a Racconigi sta per essere siglata una conven-zione per il loro eventuale impiego in servizi di pubblica utilità.

Una buona cosa, secondo la mia personale opinione. Un modo, io credo, per favorire l’integrazio-ne tra “indigeni” (noi) e stranieri (loro). Non mancano certo paure, chiusure, diffidenze nelle comuni-tà che si trovano a fare i conti una realtà nuova e inaspettata. E’ com-prensibile. Fatico di più a capire certe prese di posizione apparse recentemente sui “giornali locali”. C’è chi si dice preoccupato per la sicurezza in un territorio di “fron-tiera” come Racconigi e chi sot-tolinea la dubbia affidabilità delle cooperative che hanno la gestione dei due gruppi. Forse non ho ca-pito bene io, e me ne scuso, ma non so di quale “frontiera” si parla (quella tra la province di Cuneo e Torino?!?). E certamente la crona-ca recente ci ha messo di fronte a tanto malaffare della falsa coope-razione, ma non mi piace quando si spara nel mucchio. Conosco per esperienza diretta, perché la vivo, la buona cooperazione; conosco

Venerdì 20 novembre abbiamo ricevuto la visita della Prefettura. I fun-zionari hanno visitato la casa in cui i sei ragazzi senegalesi sono ospi-tati, si sono informati sulle loro condizioni, sul lavoro che svolgono quotidianamente e infine hanno fatto delle domande e chiacchierato con loro.L’esito del controllo è risultato positivo, tutte le disposizioni dateci dal-la prefettura sono state messe in atto. I funzionari si sono complimentati per il grado di integrazione dei profughi che pur essendo arrivati a Rac-conigi da soli due mesi, partecipano ad attività come quella del Centro Giovani presso la ex-Gil, del laboratorio teatrale “Voci erranti”, e a cene e incontri con i cittadini.Il corso di italiano tenuto da due volontarie procede molto bene. I ra-gazzi sono impegnati due giorni a settimana e sono entusiasti dei pro-gressi fatti.Un ringraziamento particolare alla comunità di Racconigi per la sensi-bilità e la disponibilità all’accoglienza e all’integrazione.

Comunicato della coop. “Insieme a voi”di Sara Odasso

una delle cooperative che operano a Racconigi, e non ho dubbi che si tratti di buona cooperazione; non conosco l’altra, ma forse sarebbe meglio informarsi prima di dare giudizi generici.Bisogna comunque prestare at-tenzione a non fare confusione. I migranti sono assegnati dalle Prefetture (secondo un piano di ri-parto nazionale) attraverso accor-di tra Prefettura e soggetti privati (imprese, cooperative ecc.) su cui le amministrazioni comunali han-no scarsa voce in capitolo. Non sono dunque chiamati dalle am-ministrazioni comunali, ma su di esse grava la corresponsabilità per la gestione della loro permanenza temporanea sul territorio comuna-le fino a quando non si sarà con-clusa la lunga procedura (in genere circa 18 mesi) per definire il loro status giuridico: riconoscimento del diritto alla protezione interna-zionale come rifugiati oppure rim-patrio.La convenzione tra la Prefettura di Cuneo, il Comune di Racconi-gi e le due cooperative che hanno in carico i migranti può essere un modo per favorire la loro integra-zione nel tessuto sociale della co-munità racconigese. La loro col-laborazione nello svolgimento di servizi utili per la collettività loca-le può aiutare noi a non percepirli come un corpo estraneo o un onere imposto; può aiutare loro a sentirsi parte di una nuova comunità attra-verso la partecipazione attiva.Nulla a che fare, a mio parere, con la logica di mercato, fondata sulla mercificazione dello scambio. Ma neppure con quella del volontaria-to così come è normalmente inteso e vissuto nel mondo occidentale, magnifica risorsa ma “lusso da ricchi” che difficilmente potrebbe motivare chi fugge dalla guerra e

dalla fame e spesso tutto ha per-duto salvo la propria vita. Il valore di questa esperienza sta piuttosto nella logica (antica ma oggi spes-so dimenticata) di uno scambio non commerciale interno ad una comunità integrata in cui ognuno si sente parte di essa e volontaria-mente concorre a proprio modo al benessere comune.Certo non è una strada senza osta-coli, ma è un tentativo serio di fare fronte ad un fenomeno epocale con cui dobbiamo comunque fare i conti. Ci piaccia a no, gli impo-nenti flussi migratori che stiamo vivendo non potranno essere fer-mati, neppure chiudendo le fron-tiere con il filo spinato o sparando sui barconi dei disperati. Non solo sarebbe disumano, sarebbe anche inutile. Centinaia di migliaia di bambini, donne, uomini cercano di fuggire alla morte, per guerra o per fame. Non si fermeranno. Un tem-po è toccato anche a noi, domani potrebbe toccare anche a noi. Non è facile accoglierli, ma credo che sia giusto farlo, nel modo migliore che tuteli noi e loro.So che non è facile. Ora più che mai, sotto l’onda del dolore, della rabbia, della paura per gli ultimi eventi tragici di Parigi. E’ forte la tentazione di chiudersi, di respin-gere, di difendersi da qualsiasi cosa minacci o sembri minacciare la nostra sicurezza, la nostra vita, i nostri beni. Non voglio liquidare queste legittime esigenze con di-scorsi semplicistici, avremo occa-sione come giornale di tornare su questo argomento per una rifles-sione più approfondita.Le vittime di Parigi reclamano giu-stizia, certo. Ma anche i bambini, le donne, gli uomini che fuggono guerra e fame sono vittime. Stia-mo attenti a non confondere le vittime con i carnefici.

Page 4: INSONNIA Dicembre 2015

insonnia4 Dicembre 2015

A ruota libera sull’esperienza amministrativaPERLO: “MI SONO OFFERTA DI COLLABORARE: ME L’HANNO NEGATO!”Delusione e amarezza nelle parole della professoressaSegue dalla prima

Per tutti fu segno di assoluta inca-pacità: “Questa è l’ultima idiota che non sa cosa fare ed alza la ma-nina”.Io avevo pensato e creduto che una collaborazione fosse possibile, a cominciare da momenti significati-vi come quello in cui la lista Bru-netti presentava il suo programma, 15 giorni dopo le elezioni. Ascolti e ti rendi conto che il tuo program-ma non è molto dissimile dal loro. Perché votare contro? Era coerente votare a favore di idee che erano anche le mie, come offerta di col-laborazione, ma ho avuto solo cri-tiche. Purtroppo poi…Questa collaborazione non c’è stata: è vero che la maggioranza è molto chiusa nel palazzo. Noi, con Oderda e Tuninetti, veniamo infor-mati a cose definite, non c’è mai stato chiesto un parere. Chiedere a me un parere riguardo l’edilizia o la finanza, magari no, ma mi si poteva interpellare in un contesto legato alla cultura. Mi sono sentita priva di un ruolo, un numero necessario a completare il Consiglio Comunale.Al contrario con i colleghi dell’op-posizione le cose sono andate mol-

to bene. All’inizio, usciti da una campagna elettorale dai toni accesi, era giusto essere valutata come una dilettante allo sbaraglio. Era la veri-tà, ma col passare del tempo hanno iniziato a considerarmi. Ai colle-ghi di minoranza posso dire grazie di questi anni, da loro ho appreso molto. E’ difficile sentirsi coinvolti, per questo non mi candiderò più, né in una lista, né come candidata a sin-daco, dunque qualunque scelta che io possa fare non sarà in funzione elettorale, non lo era prima e non lo è adesso. Lascio spazio ad altri che provino la stessa strada, saran-no più bravi di me… Noi avevamo creduto alla possibilità di uscire dai legami di partito, la nostra era una lista molto aperta, non c’erano pre-concetti o pregiudizi. La persona con cui ho lavorato di più in asso-luto è stata Cristina Lanzavecchia.Ad onore del vero, devo dire che a seguito delle dimissioni della Ma-rello fui convocata e mi fu offerto il ruolo lasciato da lei, ma l’idea non mi piacque perché… mi ignori per un anno e mezzo e poi, quan-do viene a mancare un consigliere, mi offri di passare dalla tua parte?

Questo avrebbe implicato da parte mia l’accettazione di tutto quello che è stato fatto in quell’anno e mezzo. Con questo non dico che non siano state fatte cose positive: ad esempio, siamo tutti contenti della raccolta differenziata sulla quale alla scuola superiore stiamo facendo un lavoro a tappeto, diver-so da quello che si può fare con i bambini delle scuole elementari. I nostri studenti arrivano da noi del tutto diseducati, ma in quinta fi-nalmente vediamo dei risultati. Io sono un po’ maniacale in questo… ma, anche qui, lamento che due o tre volte ho chiesto al Comune di collaborare, di intervenire a livello educativo, a costo zero, senza pa-gare un esperto… niente!Perché, secondo te, manca que-sta apertura, questa capacità di ascoltare le proposte?Si sente, si annuisce, ma poi tutto si ferma lì. Non si ascolta veramente. La loro mi sembra un’azione fine a se stessa, inutile politicamente, sembra quasi che ci sia una sorta di timore a raccogliere suggerimen-ti da qualcuno che non è del loro gruppo di persone fidate, a fare propria una idea che potrebbe fun-zionare. Mi sembra di essere in un oscurantismo settecentesco e non nel mondo moderno!Ciò che mi procura un grande ram-marico è vedere che il paese muore sotto l’aspetto culturale, muore in tutti i sensi. Manca una progettua-lità a lungo termine, non si può proporre oggi una iniziativa e poi per due mesi nulla. Ci vorrebbe un percorso, un progetto, un lavoro continuo. All’inizio erano spuntate tante idee … facciamo questo, facciamo quello… se accetti di collaborare faremo… Con Antonella Marello avevamo collaborato per la Festa della Donna, ci eravamo trovate più volte, ma appena Antonella è usci-ta dal gruppo non c’è più stata una sola persona che in questo contesto, dove io ho qualche competenza, mi abbia chiesto un parere. In Consi-glio Comunale hai una persona che da 40 anni è nella scuola, prova a chiederle quali sono le cose su cui puntare, invece no, assolutamente niente! Lei è uscita per motivi per-sonali, ma anche per questo.Avevate molti giovani con voi…Come lista riponevamo grandi spe-ranze nei giovani, per avvicinarli a questo mondo, ma i giovani sono

stati i primi a girarci le spalle: la mancata vittoria li ha fatti tornare al loro quotidiano. O sono fortemen-te motivati come i ragazzi dell’O-ra Tocca a Noi, oppure è difficile. A me aveva già fatto piacere che partecipassero alle riunioni, ma poi si sono persi. Noi ultracinquanten-ni avevamo messo in piedi questo movimento soprattutto per lanciare i più giovani, farli avvicinare alla attività politica perché prendesse-ro poi le redini e andassero avanti. Purtroppo non succederà, o lo fa-ranno in modo autonomo, perché la lista si è persa completamente, giovani compresi.Ci sono cose che hanno funziona-to? Come vedi le scelte fatte sulla SOMS?Ora è tutto nuovamente a rischio, nell’ultimo Consiglio Comunale sono venuti fuori problemi legati alla sicurezza dell’Ala Comunale.La SOMS è da ristrutturare? certo che sì. Io non vedevo bene la prima soluzione, mi sembrava futuristica in un contesto come il nostro. Si dice che Savigliano ci abbia scip-pato l’ipotesi delle Erbe Officinali, ma io non credo che questo sia un danno. Ma ristrutturare la SOMS per trasformarla in una sala poliva-lente va bene. Manca a Racconigi perfino una aula magna per noi del-la scuola! Adesso che il Salone S. Giovanni è stato ristrutturato, è di-versa anche la gestione. Prima, con Tosello, avevamo avuto un accordo Comune-Parrocchia che permette-va alla scuola di utilizzare il San Giovanni senza pagare l’ingresso. La scuola ha bisogno della SOMS. Prima di tutto non bisognava la-sciar scadere il turismo al livello attuale, non si è più fatto nulla. Non è nostro il Castello, lo so; da una parola in su, quando affronto cer-te questioni mi sento rispondere: “Consigliere Perlo, lei dovrebbe sapere che il Castello non è nostro, dovrebbe sapere che la scuola su-periore è della Provincia; se non sa neanche questo…”. Queste battute rivolte a me in Consiglio Comu-nale non fanno piacere… E’ ovvio che conosco queste cose, ma con la Macera si era arrivati a ottimi livel-li, com’è stato possibile non capire che si stava andando verso una fase di declino e non fare nulla per fer-marlo? Il Polo Scolastico! La Cittadella degli Studi! Ma neanche Tomma-so Moro nel Paese dell’Utopia si

Page 5: INSONNIA Dicembre 2015

insonnia 5Dicembre 2015

sarebbe inventato questo. Un po’ di politica di Macchiavelli, più che tanta Utopia!Si parla di progetti a vent’anni a venire…Ma qui manca la carta igienica, non abbiamo la carta per le fotoco-pie, ci portiamo lo scottex da casa per asciugarci le mani e diluiamo il sapone liquido per farlo durare di più. E pensiamo di buttare via due istituti scolastici, ma le elementari chi le prende? E per fare cosa?Alloggi, convincendo chi le com-pra a ristrutturarci il Neuro in cambio…Ma non è possibile! Il rischio è che in un progetto faraonico non ci si accorga delle piccole difficoltà che la scuola vive ogni giorno. Pensia-mo a costruire la Città degli Studi e abbiamo l’intonaco che ci cade sulla testa! Noi insegnanti non ve-niamo ascoltati, dovreste sentire le telefonate che facciamo quando ci piove sulla testa! Per loro non sia-mo nessuno! Prima di pensare alle grandi idee, guardiamoci attorno.Va bene, la scuola è della Provincia, ma l’edificio è a Racconigi. Non è possibile che il Comune intervenga sulla Provincia? La preside Mana e noi insegnanti abbiamo fatto il possibile per dare questa scuola a Racconigi, era giusto che una città con diecimila abitanti avesse al-meno due percorsi formativi. Lei ne avrebbe voluto un terzo desti-nato alla popolazione femminile, affinché gli studenti viaggiassero di meno, ma non è stato possibile. Alla preside Mana non ne è venu-to nulla in tasca, mentre sembrava che fosse un suo interesse persona-le. Ora che l’abbiamo, la facciamo morire? Fra due anni, in campagna eletto-rale, torneremo ad utilizzare il pro-getto di ristrutturazione del Neuro come cavallo di battaglia? Vivia-mo solo di sogni elettorali.Lo Studio Quintana… chi l’ha visto? Tanto noi siamo dell’op-posizione e non dobbiamo sapere niente.Cosa ci dici sul Piano Regolato-re? Ecco questo tema è stato abba-stanza discusso e presentato alle opposizioni dallo studio Mellano

di Torino e sicuramente furono avanzati molti dubbi sull’uso di nuovo territorio. Devo anche dire che proprio durante l’iter del Piano Regolatore l’assessore Giacomino Rosso ha dimostrato un atteggia-mento di grande disponibilità nei miei confronti, glielo devo ricono-scere sinceramente.Io penso che, per non deturpa-re ulteriormente il territorio, non si debba costruire più nulla per il “Commerciale” a Racconigi, al-meno fino a quando avremo conte-nitori vuoti come Perrone Mobili, Monetti e Novaplast. Avevamo avanzato le nostre idee contrarie all’eccedenza di rotonde nel tratto Racconigi-Oia e insistito sul riutilizzo del vecchio e sull’a-zione di recupero. E’ sufficiente guardare lo stato di abbandono di vie come Via Paschetta o Via Prin-cipe Oddone e limitrofe per ren-dersi conto di quanto ci sia da fare. Debbo dire che ho vissuto molto male e trovato sgradevole l’attacco che mi è stato fatto dal sindaco, alle 3 del mattino, in Consiglio Comu-nale, al momento della votazione del PRG. Come opposizioni ave-vamo scelto una strada comune: il voto contrario motivato da uno di noi. Il risultato per me è stato un attacco diretto del sindaco: “Da lei, signora Perlo, non me lo sarei aspettato, in fondo abbiamo accol-to le vostre obiezioni”. Ciò mi ha fatto sentire come ai tempi dei voti di scambio... ecco, questa cosa l’ho trovata veramente sgradevole. Per rimanere sulle cose sgradevoli, trovo poco fini le dichiarazioni del sindaco circa il fatto che io non mi sia degnata di rispondere all’offer-ta di collaborare con la maggioran-za dopo l’uscita della Marello, ma io conservo la mail con cui ringra-ziavo, ma non accettavo l’offerta!Vuoi dire qualcosa della Consul-ta sulla cultura? Non ricordo l’ultima volta che la Consulta è stata convocata! Nel passaggio tra il paleolitico ed il neolitico c’è stata questa convo-cazione, poi più niente. E’ morto il discorso su Levis, nello specifico ricordo che Bruna Paschetta aveva affrontato con determinazione la questione. Il consiglio di biblio-

teca? Morto, perché qualcuno ha affrontato con determinazione e precisione una serie di problemi. Tutto dove ci si pone in una con-dizione di discussione, viene lasciato cadere. La Consulta Cultura semplicemente non esiste e non siamo mai stati convocati, se non una volta. In Consiglio Comunale, una sera mi fu detto dal sindaco: “Consigliera Perlo, pia-cerebbe a tutti andare a teatro la sera invece che venire in Consiglio Co-munale”, in realtà l’os-servazione si riferiva al fatto che in quella stes-sa sera s’inaugurava il circuito teatrale di Bra ed erano presenti tutti i rappresentanti dei Co-muni aderenti, tranne Racconigi. Allora avevo detto che avrei potuto essere una presenza istituzionale, come consigliera del-la città. Invece non c’era nessuno, non certo un bell’esordio per l’ade-sione che avevamo dato.Quindi, sovente Racconigi è as-sente ai tavoli in cui si fanno pro-poste? A cosa è dovuta quest’as-senza? Direi che si pensa “Tanto ce la fac-ciamo lo stesso”; sul problema dei trasporti è andata così, sul Castel-lo è andata così. Si disse che noi non dovevamo perdere l’identità di territorio cuneese, però abbiamo perso tutto.Ci sono nell’Amministrazione tut-te persone che dallo svezzamento in avanti hanno a che fare con la politica e sanno come ci si muove. Io, per questo, contrariamente a quanto chiedevano anche persone della mia lista, non ho mai usato toni sopra le righe, bisogna sem-pre misurare le cose che si dicono, sono cavouriana, la diplomazia è certo una dote a me cara.Condividere ed includere sono modalità utilizzate da questa Amministrazione? No, certamente mancano nel voca-bolario di questa Amministrazione.

entro dicembre 2015

2015

Ma la lista che ha portato Brunetti alla vittoria ha unito diverse anime della politica Racconigese e diversi elemen-ti che erano al di fuori. Io speravo in qualcosa di più. Per il futuro spero in una lista simile a quella creata da noi, trasversale, con persone che abbiano competenze molto diversificate. Il percorso che ci aveva portato alla presenta-zione della nostra lista è stato lungo e faticoso nella ricerca di persone motivate e preparate in uno specifico contesto; non dei tuttologi, come oggi sembra essere necessario. Sì, mi pia-cerebbe una lista che vincesse con questi presupposti.Un’ultima cosa: come vedi il “Decreto sblocca Italia” che baratta le tasse con lavori uti-li alla comunità? Bene, perché no! Ovviamente è necessario che le persone siano motivate e affiancate nei lavo-ri; potrebbero allora colmare lacune che non possono essere colmate con assunzioni. Un grazie a nome della Reda-zione.

Page 6: INSONNIA Dicembre 2015

insonnia6 Dicembre 2015

a cura di Guido Piovano

scelta possibile. Mi sembra umano piangere un parente prossimo che muore, più di un vicino di casa. Ma i morti che facciamo noi in giro per il mondo non sono meno morti dei nostri, anche se quelli non li ve-diamo in TV, ma sono solo nume-ri che compaiono nei titoli di coda dei Tg, senza nome e senza storia. I loro parenti non sono meno pa-renti dei nostri, i loro popoli non sono meno popoli del nostro. Inve-ce vedo che i morti non sono tutti uguali e mi chiedo: quanto valgo-no di più i nostri morti? Tocca alla politica il compito di far valere la RAGIONE al di sopra delle reazioni dettate dalle emozioni e dalla commozione del momento. Spero vivamente che nella lotta al terrorismo, noi occidentali sapremo tener conto dei nostri VALORI, an-che nelle nostre azioni in trasferta. Mi vengono in mente le parole di Papa Francesco quando, durante l’Angelus del 1 settembre 2013, auspicava lo scoppio della pace: “Vogliamo un mondo di pace, vo-gliamo essere uomini e donne di pace, vogliamo che in questa nostra società, dilaniata da divisioni e da conflitti, scoppi la pace; mai più la guerra! Mai più la guerra!”. Come può scoppiare la pace nel mondo, in tutto il mondo, quando oggigiorno in casa l’Occidente s’impegna a creare un mondo di pace, mentre in trasferta costruisce nuovi teatri di guerra? Quando l’Occidente ri-uscirà a creare internamente con-dizioni di pace e prosperità, senza dover rafforzare la propria econo-mia, a danno dell’economia e della pace di altri popoli? Quando riu-scirà ad essere coerente con i propri

VALORI e a vivere in pace, libertà, uguaglianza e fraternità anche con i fratelli africani e orientali?

SORRISO AMAROSondaggio FAOSono usciti i risultati di un sondag-gio mondiale effettuato per conto della FAO. La domanda era: “Dica onestamente qual è la sua opinione sulla scarsità di alimenti nel resto del mondo”. Nessuno è però stato in grado di rispondere, perché:• gli europei non hanno capito cosa sia la “scarsità”;• gli africani non sapevano cosa fossero gli “alimenti”;• gli americani hanno chiesto il si-gnificato di “resto del mondo”;• i cinesi hanno chiesto maggio-ri delucidazioni sul significato di “opinione”;• nel parlamento italiano si sta an-cora discutendo su cosa sia “onesta-mente”.In paradisoUn rabbino ebreo si trova, nell’al di là, di fronte a san Pietro, che l’ha invitato in Paradiso. Dopo aver pas-sato in rassegna tutti, dagli ebrei ai musulmani, dai buddisti agli indù, agli animisti, giunto accanto ad un alto muro, avendo chiesto a san Pie-tro perché raccomandasse di parla-re sottovoce, si sente rispondere: “Ssst! Di là ci sono i cattolici, e cre-dono di essere i soli!”.

da - Incontri di “Fine Settimana” - Percorsi su fede e cultura di don Giacomo Giacomini, parrocchia di Pallanza. (http://www.finesettima-na.org).

Gli zanzarini sono in-setti molesti. La loro puntura non è mortale e neppure dolorosa, ma è spesso irritante. Se ne scacci uno ne arriva subito un altro. Tanto vale farci l’abitudine.

Il mio amico Zanza Pino quando parla di politici o di persone che discutono di politica è solito fare la distinzione tra sportivi e tifosi.I primi, pur appartenendo ad una certa parte, sono in grado di ri-conoscere anche le cose buone che vengono dall’altra parte e le cose non buone della propria. I secondi, più o meno consapevol-mente e più o meno onestamente accecati dalla propria partigiane-ria, riconoscono / vedono solo i meriti della propria squadra e le manchevolezze della parte av-versa.

Probabilmente, penso io, in tutti sportività e tifoseria si intrecciano, quello che fa la differenza è la mi-sura in cui sportività e tifoseria si combinano. Mi piace questa chia-ve di lettura delle vicende della politica e, se vogliamo, della vita e mi capita spesso di provare ad applicarla alle cose che dico e fac-cio e alle cose che dicono e fanno gli altri. L’ho fatto anche in occasione del-le recenti interviste di Insonnia ad esponenti delle principali forze politiche locali. Cinque interviste molto interessanti. In ordine cro-

nologico: Brunetti, Oderda, Tuni-netti, Bissardella, Perlo.Mi sono chiesto: quanto sportivo e quanto tifoso si dimostra ciascuno di loro nell’intervista? Ho pensato ad una sorta di graduatoria a punti, di questi tipo:

1 punto: sfacciatamente tifoso

2 punti: marcatamente tifoso, con qualche spunto di sportività

3 punti: abbastanza equilibrato tra sportività e tifoseria

L.E.F.: MAL DI TRASFERTALiberté, Égalité, Fraternité… Pace agli uomini di buona volontà: sì, certo, ma solo quando giochiamo in casa. In trasferta, i “nostri” VA-LORI di Occidente libero e civile si sbiadiscono, fino a scomparire del tutto, fino ad essere da noi traditi. Cosa ha sperimentato finora il mon-do orientale, mediorientale e africa-no dei nostri VALORI? Quale volto dell’Occidente abbiamo mostrato quando siamo andati, e andiamo, a giocare in Iraq, in Afghanistan, in Libia, in Centrafrica, quando abbiamo diviso il loro mondo su una carta geografica col righello, quando abbiamo bombardato città e villaggi, fatto strage di intere po-polazioni, deposto capi di stato più o meno legittimi, più o meno dispo-tici sempre secondo i nostri interes-si del momento, quando abbiamo venduto le nostre armi a chi ora ci attacca, quando abbiamo finanziato quelli che oggi ci massacrano, per-

ché ci serviva il loro petrolio? Cosa ci possiamo legittimamente aspet-tare dal loro comportamento nei nostri confronti?E’ significativo, e ci deve far riflet-tere, quanto accaduto a Istambul appena qualche giorno dopo gli at-tentati di Parigi, quando un intero stadio ha fischiato durante il minuto di silenzio in memoria delle vitti-me. Per dirla secondo lo Zanzarino di questo numero di insonnia, “quello che fa la differenza è la misura in cui sportività e tifoseria si combi-nano”. “Mi sono chiesto - anch’io - quanto sportivo e quanto tifoso si dimostra ciascuno” di noi. Tenere per la squadra di casa, soffrire per le sue sconfitte è naturale, ma non fino al punto di non riconoscere i nostri falli di gioco, fino al punto di riprendere alla Tv solo le azioni fallose dell’avversario. Piango le vittime del terrore e ca-pisco il dolore dei parenti delle vittime e del popolo francese; tra terroristi e vittime non c’è che una

Sportivi e tifosi4 punti: molto sportivo, poco condizionato dallo spirito di parte

5 punti: incredibilmente sporti-vo

Io la mia personale graduatoria l’ho fatta, ma naturalmente la tengo per me. Perché non pro-vate a fare la vostra, cari lettori? Se non avete letto le interviste o le avete dimenticate, andate a ri-leggerle, se ne avete voglia.E’ un gioco, però molto istrutti-vo.

Page 7: INSONNIA Dicembre 2015

insonnia 7Dicembre 2015

LA CARTA DI MILANOL’eredità culturale di Expo 2015di Anna Maria OliveroIl 31 ottobre ha chiuso i battenti Expo 2015. Il dopo Expo? Non è solo il destino del milione di me-tri quadri che sono stati il teatro dell’evento. Il dopo è anche un’ere-dità che i sei mesi dell’esposizione di Milano lasciano come riflessione su uno dei temi centrali per il futuro del mondo: il diritto al cibo, messo al centro della Carta di Milano. Il 27 aprile 2015, pochi giorni prima dell’apertura di Expo dal significa-tivo titolo“Nutrire il pianeta-Ener-gia per la Vita” veniva presentata la Carta di Milano: un manifesto che, attraverso un percorso che ha coinvolto moltissime persone, giunge ad identificare le principali questioni relative al tema del cibo e all’utilizzo sostenibile delle risorse. Il 16 ottobre la Carta è stata con-segnata al segretario dell’Onu Ban Ki Moon.La Carta di Milano è quindi un do-cumento partecipato e condiviso che richiama ogni cittadino, asso-ciazione, impresa o istituzione ad assumersi le proprie responsabilità

per garantire alle generazioni futu-re la possibilità di godere del diritto al cibo. Non può dunque finire con Expo, deve continuare a vivere: deve diventare un punto di parten-za, una direzione per guidare le no-stre azioni.La Carta parte da un’assunzione: il diritto al cibo è un diritto umano fondamentale, perché se non viene soddisfatto, non permette il conse-guimento di qualsiasi altro diritto.In particolare, i grandi temi af-frontati sono quattro, tutti inseriti all’interno della cornice del diritto al cibo:• quali modelli economici e produt-tivi possano garantire uno sviluppo sostenibile in ambito economico e sociale• quali tra i diversi tipi di agricol-tura esistente riusciranno a produr-re una quantità sufficiente di cibo sano, senza danneggiare le risorse idriche e la biodiversità• quali siano le migliori pratiche e tecnologie per ridurre le disu-guaglianze all’interno delle città,

dove si sta concentrando la maggior parte della popo-lazione • come riuscire a considerare il cibo non solo come mera fonte di nutri-zione, ma anche come identità so-cio-culturale. Questo il prologo della Carta:Noi donne e uomini, cittadini di questo pianeta, sottoscriviamo questo documento, denominato Carta di Milano, per assumerci im-pegni precisi in relazione al diritto al cibo che riteniamo debba essere considerato un diritto umano fon-damentale.Consideriamo infatti una violazio-ne della dignità umana il mancato accesso a cibo sano, sufficiente e nutriente, ad acqua pulita ed ener-gia.Riteniamo che solo la nostra azio-ne collettiva in quanto cittadine e cittadini, assieme alla società civi-le, alle imprese e alle istituzioni lo-cali, nazionali e internazionali po-trà consentire di vincere le grandi sfide connesse al cibo: combattere

Palestina: l’asilo di BetaniaUN’OASI DI PACE A RIDOSSO DEL “MURO”di Maria Teresa Bono

Chissà se qualcuno abbia mai sen-tito parlare dell’Asilo di Betania. Io ne sono venuta a conoscenza poiché l’Associazione MANDACARU’ sostiene a distanza l’operato delle suore comboniane che lì svolgono la loro missione ed il loro lavoro.Questa struttura per l’infanzia, si trova al confine tra Gerusalemme e Betania, e da più di quaranta anni ha accolto bimbi arabi, cristiani, mus-sulmani e la convivenza non è mai stata un problema, le maestre sono

arabe palestinesi e l’asilo è arrivato ad accogliere anche un centinaio di bambini.Poi è arrivato il “MURO” di di-fesa che sta costruendo Israele e che spezza in due la città di Beta-nia, cingendo così anche l’edificio dell’asilo. Tutt’oggi accompagnare un bambino a scuola per un arabo palestinese abitante di Betania Est significa ore di attesa e controlli prima di poter oltrepassare tale re-cinzione alta 7-8 metri, sovrastata

ancora da una rete e filo spinato.Dal 2009 al 2010 era stata concessa l’apertura di una piccola porta onde permettere l’ingresso ai bambini in arrivo al di là del muro. Cinquan-ta bambini provenienti dalla zona di AIZARIA potevano passare due volte al giorno attraverso que-sta apertura sotto la sorveglianza dell’esercito.Purtroppo però anche questo pas-saggio è stato chiuso complicando così l’accesso all’asilo. Attualmente per queste famiglie, portare i bam-bini all’asilo è diventata una cosa insostenibile poiché tutte le mattine dovrebbero percorrere 17 Km e pas-sare il check-point. Adesso l’asilo ospita una cinquantina di bambini palestinesi sia di religione mussul-mana che cristiana e nonostante la grande angoscia ed oppressione che subiscono a causa del muro, questi piccoli scolari dai 3 ai 5 anni, hanno tanta voglia di sorridere e di socia-lizzare.Qui s’incontrano due culture, due religioni, ma loro non si sentono a disagio e vivono in comunione con-dividendo le loro giornate in una pace che purtroppo non è presente al di fuori di quell’edificio e da quel piccolo mondo che li accoglie con semplicità e tanto amore.L’amore è quello che si cerca di insegnare a queste piccole donne e piccoli uomini del domani, con

l’auspicio che tutti i bambini in fu-turo si possano abbracciare e vivere insieme, superando tutte le avver-sità e gli odi accumulati in questi secoli. Il muro interno che circon-da l’asilo è stato dipinto con figure e paesaggi molto colorati al fine di rallegrare questa oasi e l’animo dei piccoli ospiti affinché respirino un vento di speranza e di allegria.Accogliere ed educare un bambino senza distinzione alcuna è porre con fermezza un segno di pace, questo è quello che stanno facendo queste donne coraggiose dell’asilo di Be-tania che con grande disponibilità si occupano di questi piccoli scola-ri, affrontando giornalmente tutti i problemi che possono sorgere in un luogo così devastato dalla guerra e dall’odio.Chissà che un giorno questi e molti altri bambini non vedano crollare i muri innalzati dai loro predecessori, vivendo nella pace e nella compren-sione reciproca.Chissà che non sia proprio da qui, dai bambini, da gesti semplici che si possa arrivare alla pace.Sarà un sogno?Ma se la sera, per tutti, ma veramen-te per tutti, questo fosse l’ultimo pensiero e l’ultimo desiderio prima di prendere sonno, dormiremmo tutti più sereni e forse questo sogno potrebbe realizzarsi.Buon sogno.

la denutrizione e la malnutrizione, promuovere un equo accesso alle risorse naturali, garantire una ge-stione sostenibile dei processi pro-duttivi.Sottoscrivendo questa Carta di Mi-lano:• affermiamo la responsabilità del-la generazione presente nel mettere in atto azioni, condotte e scelte che garantiscano la tutela del diritto al cibo anche per le generazioni futu-re;• ci impegniamo a sollecitare de-cisioni politiche che consentano il raggiungimento dell’obiettivo fon-damentale di garantire un equo ac-cesso al cibo per tutti.Un futuro sostenibile e giusto è an-che una nostra responsabilità.Così recita una massima amerindia:“Ricorda che la terra non l’abbia-mo ricevuta in eredità dai nostri pa-dri, ma l’abbiamo presa in prestito dai nostri figli”.

Page 8: INSONNIA Dicembre 2015

insonnia8 Dicembre 2015

UNA SOLA RICHIESTA: ABBI CURA DI SPLENDERE!L’importanza di una buona relazione e di fiducia con se stessi e con i propri sognidi Alessia Cerchia

In questo mio nuovo articolo avrei voluto proseguire a parlare dell’importanza delle regole nella crescita personale dei giovani e di come aikido e mediazione possano essere usati in tal senso. Ma non lo farò. Quanto vissuto qualche gior-no fa mi ha convinto a cambiare

argomento, anche se, forse, non mi allontanerò, poi, così tanto dai miei intenti originari.La settimana scorsa ho avuto il piacere di incontrare gli studenti di alcune classi delle scuole su-periori per parlare di mediazione. Per rompere il ghiaccio e per co-noscere un po’ meglio i miei inter-locutori, come al solito, ho chiesto loro di presentarsi e dirmi quali aspirazioni avessero per il futuro. Le risposte sono state tante e di-verse: il medico, l’insegnante, il docente, lo psicologo… Un simile spazio di riflessione rappresenta, almeno per la mia esperienza, un momento bello e importante sia per me che per i miei giovani compagni di lavoro che, con poche parole, possono mostrarmi tutta la profondità che c’è nei loro cuori e che spesso scintilla dai loro occhi quando parlano di sé e delle proprie aspi-razioni. E’ da lì che spicchiamo il volo, come classe e come gruppo di la-voro, per parlare di argomenti al-trettanto importanti come relazio-ne, conflitto, pace e valori.In questo particolare incontro, purtroppo, il nostro volo è stato bruscamente interrotto da un com-

mento che suonava più o meno così: “i sogni irrealizzabili vanno bene per i bambini, scendete sul-la terra ferma e cercate di avere aspirazioni raggiungibili”. Non so quanti studenti ci abbiano fatto caso, ma a me la frase è arrivata come un pugno nello stomaco.

Io che arrivo da un liceo norma-lissimo, ma fatto di insegnanti speciali. Persone comuni che ci hanno insegnato la straordinarietà dell’individuo e del gruppo. Uo-mini e donne che hanno lottato e lottano per le loro passioni, molto spesso per una scuola migliore, e che ci hanno insegnato a sognare sogni impossibili e a fare quanto

in nostro potere per trasformarli in progetti di vita. Ricordo ancora quanto mi piacesse stare ad ascol-tarli e specchiarmi nei loro sguar-di: il riflesso che di me vedevo nei loro occhi era già quello di un avvocato, un giudice, un medico o qualunque cosa io stessi immagi-nando per il mio futuro.Tornata a casa da quella scuola ho guardato mio figlio, due anni ap-pena compiuti, concentrato in un gioco tutto suo, a noi non comple-tamente comprensibile: ho visto nei suoi occhi la scintilla di chi ha passione per ciò che sta facendo, pura gioia, totale concentrazione nel qui e ora. Non aveva bisogno di nient’altro se non che di sé stes-so, del proprio gioco immaginario e di uno sguardo affettuoso da chi stava intorno a lui. Non aveva bi-sogno di approvazione, né di sa-pere se per me il suo gioco fosse utile o interessante. L’ho abbrac-ciato stretto e gli ho promesso che avrei fatto qualsiasi cosa per permettergli di conservare quella scintilla di infinito che ha nel suo sguardo. Quello sguardo di chi si affaccia alla vita e tutto gli sembra possibile.E’ lo stesso sguardo che vedo an-cora, fortunatamente spesso, negli occhi di molti giovani delle scuole con cui ho il privilegio di lavora-re, quando non viene offuscato dal grigiume di un adulto insoddisfat-to o dalla patina che i media rie-scono a trasmettergli, facendogli credere che sia meglio tenere un

basso profilo, mimetizzarsi nella folla, che il mondo da lei o da lui voglia una sola cosa, “omologa-zione”. E’ lo stesso sguardo che vedo, ancora, scintillarmi negli occhi quando al mattino mi prepa-ro per una nuova giornata, quando parlo di mediazione, quando pra-tico aikido, quando abbraccio chi amo.E allora mi fermo e mi chiedo: che senso ha parlare di relazione, di fiducia reciproca, di gruppo, di società se prima di tutto non inse-gniamo ai nostri figli (ma prima ancora a noi stessi) l’importanza di una buona relazione e di fiducia con sé stessi e con i propri sogni? Si, certo, forse non tutti i sogni si realizzeranno, forse si realizzeran-no ma non come ci eravamo im-maginati, forse li abbandoneremo per sognare altri sogni… ma in qualsiasi modo, abbiamo bisogno di sogni per poter creare progetti. Abbiamo bisogno di credere in noi stessi per poter credere negli altri. Abbiamo bisogno di cono-scere i nostri valori più cari per poterli condividere.Forse mi sono allontanata dal tema dei miei precedenti articoli o forse no. Una cosa è certa: per Natale guarderò il mio bambino e senza dire una parola chiederò a lui un solo regalo, un solo importantissi-mo, enorme impegno: “abbi cura di splendere”. Ed è ciò che vorrei augurare anche a tutti gli studenti che ho conosciuto e anche a tutti voi, lettori di Insonnia.

Page 9: INSONNIA Dicembre 2015

insonnia 9Dicembre 2015

E’ bello avere un luogo sicuro dove sperimentare diverse emozioni e aprirci a nuove esperienze.All’alambicco da tre anni abbiamo avviato un laboratorio di fiabe anima-te: abbiamo iniziato con l’interpreta-re le fiabe classiche coinvolgendo i ragazzi travestendoli da personaggi delle fiabe e facendogli compiere piccoli gesti (fare i versi degli ani-mali, agitare la bacchetta magica, accompagnare con il tamburello…). L’anno successivo ci è sembrato op-portuno trovare nuovi spazi di coin-volgimento per aumentare la loro partecipazione attiva; attraverso uno switch potevano attivare una canzo-ne, un verso, un suono legato alle fia-be e sentirsi protagonisti. Era bello pensare che il mondo della fiaba arrivasse a loro attraverso un maggior numero di canali sensoriali: i biscotti della mamma di Cappuc-

cetto Rosso avevano un buonissimo sapore e un aroma fragrante, quindi perché non assaggiarli e sentirne il profumo? Abbiamo cominciato a fare assag-giare, annusare, toccare, oltre che

vedere e sentire, ed ora i ragazzi sono veramente immersi nella fiaba, in tut-ti i “sensi”. Quest’anno volevamo ritrovare l’a-spetto più profondo delle fiabe in-tensificando l’aspetto emotivo, per questo abbiamo dedicato una mag-giore attenzione al setting creando un’atmosfera più coinvolgente e ac-compagnando a quest’esperienza un contatto corporeo più forte, una sorta di maternage.Ognuno di noi si sdraia sui tappeti e subito siamo in un bosco! Attorno a noi ci sono le foglie secche, sulle pa-reti viene proiettato un video di una passeggiata in un bosco autunnale, nella stanza si diffondono i profumi e i suoni del bosco, a quel punto sia-mo pronti per ascoltare la fiaba del “riccio che non vuole dormire”. Il riccio ad un certo punto raccoglierà le castagne e noi potremo toccarle e

assaggiarle, quando corre si sentirà il crepitio delle foglie…Le ambientazioni muteranno con il ritmo delle stagioni e incontreremo nuovi personaggi e nuove avventure. Andrea si abbandona nel nostro ab-

Centro diurno ALAMBICCOIL FANTASTICO MONDO DELLE FIABELe fiabe sono il luogo dove da sempre sogni e paure possono con-vivere senza problemi. di Celeste Abrate e Ornella Castagnone

braccio, mentre Clara ci sollecita a iniziare le fiabe con il verso del ma-ialino che per lei identifica quest’e-sperienza.Giulia è attenta e ride ad ogni piccolo suono e movimento, Sharon invece, preferisce i suoni più delicati e sof-fusi.Ale è incantato dalle nuove immagini che lo avvolgono, Valentina ha inter-pretato molti personaggi partecipan-do con interesse e impegno.Quando abbiamo attivato un proget-to di collaborazione con la scuola dell’infanzia di Murello abbiamo subito pensato a come le fiabe potes-sero essere il legame naturale con la nostra realtà. Riproporre quindi alcu-ne esperienze del nostro laboratorio ai bambini più piccoli è stata la con-seguenza immediata. Ed ecco che, in una favola, Alice vuole preparare qualcosa di buono per fare una sor-presa alla mamma e tutti noi provia-mo a farlo assieme a lei: creiamo dei meravigliosi e fragranti biscotti.Gustavo ha perso il gusto! Aiutiamo-

lo attraverso i sapori più disparati a ritrovare il piacere del cibo, assag-giando sciroppi e sapori inconsueti.Nelle fiabe avvengono tante ma-gie, i bambini di una piccola scuola dell’infanzia di Murello e i nostri ra-gazzi si sono dati la mano per esplo-rare insieme un nuovo mondo.

Gentile direttore, recentemente è apparsa una intervista al Consiglie-re Oderda il quale, in merito alla questione immigrazione ha fatto delle affermazioni che ci hanno lasciati, come dire, stupefatti. Ci

siamo chiesti, viste le affermazioni fatte, se il suddetto abbia dimentica-to o rimosso la sua militanza in par-titi che hanno governato l’Italia per vent’anni o se abbia mai governato la città per due mandati! Sembre-rebbe non conoscere cosa prevede la Bossi/Fini né quale ruolo abbia l’Amministrazione Locale nella gestione delle quote assegnate. Ci permettiamo soltanto di ricordare che la gestione dei migranti è in capo ai Prefetti che decidono come e a chi assegnare le quote dei richie-denti asilo, sulla base di percentuali regionali e disponibilità di Asso-ciazioni e privati. Nelle posizioni espresse si ha “quasi” l’impressione che voglia cavalcare la questione

migranti a fini elettorali come nel 2012 quando, l’esimio Consiglie-re, cavalcò la questione “Centro Commerciale” passando dalla mag-gioranza all’opposizione. A pensar male, si sa, si fa peccato ma quasi sempre ci si azzecca, come afferma-va un noto democristiano del secolo scorso, ed in tema di Democrazia Cristiana, lasciatecelo dire, noi sia-mo esperti… come direbbero alcuni esponenti della… Sinistra!Ci ha lasciato meno stupefatti, in-vece, l’intervista del noto esponente 5stelle di Racconigi, di cui ci sfug-ge in questo momento il nome, nel-la quale si afferma: “la gestione dei richiedenti asilo dovrebbe seguirla il Governo, cosa che non sta fa-

cendo!” affermazione che dimostra una certa, come dire, ignoranza (nel senso letterale del termine) poiché dimentica che essendo la gestione demandata ai Prefetti dovrebbe es-sere lampante che il Governo se ne sta occupando poiché questi sono sua espressione sul territorio. Che dire, se queste sono le premesse, ci auguriamo che chiunque pensi di proporsi per governare la città quanto meno provi a prepararsi al meglio sui temi istituzionali poiché, come insegnano i maggiori teorici dell’attuale sinistra italiana, fare op-posizione è sicuramente più efficace perché “fa figo e non impegna!”.

Circolo PD RACCONIGI

Page 10: INSONNIA Dicembre 2015

insonnia10 Dicembre 2015

Il DL 31.5.2014, n.83 converti-to in Legge il 29.7.2014, n. 106 (Ministro Franceschini) per in-centivare le erogazioni in denaro a favore della cultura ha intro-dotto un credito di imposta per coloro che elargiscono denaro in questa direzione.In parole povere significa che quelli che donano denaro per pro-getti culturali, possono scalare il denaro donato dal loro reddito risparmiando così sulle tasse da pagare allo Stato.Ovviamente i progetti devono es-sere elaborati dall’Ente Pubblico. Tutta questa operazione si chia-ma ART BONUS.Scendiamo nello specifico: la cit-tà di Torino, una fra le prime tra le grandi città italiane, ha proget-tato una serie di interventi di ma-nutenzione, protezione e restauro di beni culturali della città. Ogni cittadino o società può finanzia-re questi progetti a partire da una donazione minima di 20 euro fino ad un massimo del 15% del

proprio reddito. Ma l’interessante è che nel 2015 il 65% (50% nel 2016) di questa donazione è de-traibile come credito di imposta sul proprio reddito; quindi della donazione viene restituita al citta-dino una buona parte sotto forma di sconto sulle sue tasse. In Torino gli interventi progettati sono una quindicina e ne citiamo alcuni:Tempio della Gran Madre di Dio - manutenzione straordinaria e re-stauro conservativo della cupola. Costo dell’intervento 1.500.000 euro.Mausoleo della Bela Rosin - ma-nutenzione straordinaria area esterna e ripristino apparati deco-rativi interni. Costo 35.000 euro.Ma ci sono progetti molto più modesti come la manutenzione straordinaria del gruppo monu-mentale di piazza IV Marzo e monumento ad Angelo Brofferio nel giardino della Cittadella per 40.000 euro.Oppure il sostegno alle attività

ART BONUSdi Rodolfo Allasia

espositive e editoriali dell’Archi-vio Storico della Città di Torino per 30.000 euro.Ci sembra che questa Legge apra qualche possibilità in più all’ac-quisizione di denaro per la cultura senza che i donatori debbano pa-gare completamente la donazione anzi risparmiando sulle proprie tasse. Lo slogan, azzeccatissimo, usato a Torino è : ART BONUS fa bene anche a te – Prenditi cura della Cultura e risparmi sulle tas-se.Per scendere ulteriormente nello specifico crediamo che anche a

Racconigi il nostro Comune po-trebbe formulare qualche piccolo progetto e convincere i cittadini a versare qualche euro in cultu-ra guadagnandoci pure qualcosa. Nella nostra città abbiamo un sac-co di opere d’Arte che avrebbe-ro bisogno di manutenzione e di restauro col contributo di tutti… o di molti. Facciamo due esem-pi? Monumento a S. Giovanni in Piazza degli uomini e, sempre come esempio, il restauro di una decina di quadri di Levis tra i più belli e disastrati.

Dopo i fatti di Parigi, un graffito al porto di Imperia ci fa riflettere...

Page 11: INSONNIA Dicembre 2015

insonnia 11Dicembre 2015

Caro Babbo Natale pensaci tu LGBT: basta con le discriminazionidi Daniele CastagnoArriva sempre. E’ puntuale come un orologio svizzero. Le giorna-te si accorciano, il vento diventa sempre più fresco, la pelle schia-risce lasciandosi alle spalle il suo colore ambrato, ormai solo un ri-cordo di un’estate finita. La notte si allunga, il tempo per ridere si riduce, gli umori si calmano le anime hanno più tempo per risto-rare attorno al focolare domestico dove condividere, anche con gli amici, i momenti di vita passata e futura. E’ arrivato l’inverno che con sé porta la neve e il Natale e i grandi tornano un po’ bambini. Così, come ai vecchi tempi, molti compongono la loro tradiziona-le letterina natalizia. Qualcuno scrive mentalmente, altri appog-giano le loro mani su moderni tablet, io preferisco mangiare un mandarino e, sul suo profumo intenso, butto giù quello che vor-rei quest’anno con carta e penna. Siamo ormai ai primi di dicem-bre, mi sa che mi devo sbrigare. Caro Babbo Natale anche quest’anno è arrivato il momento di scriverti. Quest’anno mi sono guardato spesso intorno, ho cer-cato di guardare tutto quello che succedeva al di là delle Alpi e ol-tre il mare. Mi sono chiesto cosa vorrei veramente. Chiaro che alla luce degli ultimi “avvenimenti dell’orrore” mi verrebbe da chie-derti un semplice perché di tutto questo. Rimango comunque una goccia offesa e delusa dell’ocea-no ed egoisticamente è preferibile che io provi a rastrellare nel mio orticello per chiederti alcune cose che potrebbero fare la differenza per i ragazzi come me, i ragazzi che si amano come tutti i ragazzi. Vedi Babbo Natale, alla fine ho

capito che il mio paese non mi ri-conosce e anche in questo siamo il fanalino di coda dei paesi Euro-pei moderni di cui facciamo parte (ne siamo sicuri?). Sai Babbo ti parlo di ragazzi come me perché le stesse mie richieste potrebbe avanzartele un ragazzo eteroses-suale, figlio della signora Pina se per diverse ragioni decidesse di non sposarsi. Tutto sommato siamo poi così certi che un sen-timento vada contrattualizzato? Dal canto mio un sentimento na-sce e muore con l’essere umano che è tempio di diritti per il solo fatto di esistere. Nasciamo per una atto di amore (non sempre, purtroppo), non per contratto. I diritti e i doveri che ne conse-guono sono infiniti (ancora in fa-sce ereditiamo già la nostra quota di debito pubblico).Babbo, io mi chiedo quindi dove stia la difficoltà nel riconoscere alcuni diritti che renderebbero la vita più semplice a chi ama come me e non vuole o non può sotto-scrivere il “contratto di matrimo-nio”. A questo punto potresti far sì che io mi possa sposare e così facen-do faresti contento il sottoscritto e chi decide che i miei diritti sono vincolati alle pubblicazioni e alle firme sui pubblici registri. Do-potutto ognuno di noi nasce con le proprie caratteristiche e se io amo un altro ragazzo che ne ha le stesse non vedo perché, come il figlio della signora Pina, io non possa assisterlo in ospedale così come fa la figlia della signora Maria perché, amando corretta-mente suo marito dopo aver mes-so le firme che la legge le permet-te di mettere, può usufruire della

legge 104 ed avere i permessi al lavoro e libero accesso alle stan-ze dell’ospedale. Insomma caro Babbo, che male ci sarebbe se il mio compagno potesse ereditare quella parte di casa che ha com-prato con me con un mutuo tren-tennale cointestato perché con 1.100 euro al mese non si può fare diversamente? Chi lo sa, ma-gari anche il figlio delle signora Pina è nella mia stessa situazione e anche a lui farebbe comodo non essere sbattuto fuori dalla casa in cui è affittuaria la sua compagna se sfortunatamente venisse im-provvisamente a mancare. Caro Babbo, beata la figlia della signora Maria a cui è stata con-cessa la possibilità di contrattua-lizzare il suo sentimento; a 80 anni lei potrà ricevere o lasciare la sua reversibilità della pensio-ne alla persona che ha condiviso con lei tutta la vita nella gioia, nel dolore nella salute e malattia. Secondo te noi che non abbiamo VOLUTO o POTUTO firmare possiamo? No Babbo, io e il figlio della Pina non possiamo. I nostri contributi versati moriranno con noi. Noi all’inferno perché non ci siamo sposati con gli abiti lunghi in chiesa, i contributi resteranno seppelliti nelle casse dell’INPS. Caro Babbo Natale, vorrei tanto che tutte le “Signora Maria” e i loro figli del nostro paese potes-sero comprendere quello che ti scrivo. Mi appello al loro cuore di mamme e di figli. A loro cosa cambia se quelli come me e i figli delle varie “Signora Pina” pos-siamo appellarci ad alcuni diritti spesso da loro dati per scontati? Babbo questi diritti non ci sono riconosciuti! Non sarà perché

loro possono mettere quelle fir-me e noi no? Non saranno arrab-biati perché spendono migliaia di euro per sposarsi e noi ci amia-mo allo stesso modo? Se questo è il problema noi, popolo LGBT, possiamo mostrare loro il nostro fardello e la paura che ci accom-pagna fino a prima del nostro co-ming out, un piccolo prezzo che paghiamo quando la società non riconosce! Caro Babbo Natale fa che per il 25 arrivi tanta neve così che possa cancellare, con il suo can-dido manto, almeno per qualche momento, gli orrori che ci ac-compagnano in questi giorni e creare una sorta di pagina bianca su cui noi gay, i figli della Pina e della Maria possiamo scrivere la nostra storia sereni. Buon natale caro Babbo. Buon Natale a tutti Voi, e anche a te che stai impre-cando mentre leggi perché non sei d’accordo.

«Venerdì sera avete rubato la vita di una persona eccezionale, l’a-more della mia vita, la madre di mio figlio, eppure non avrete il mio odio. Non so chi siete e non voglio neanche saperlo. Voi siete anime morte. Se questo Dio per il quale ciecamente uccidete ci ha fatti a sua immagine, ogni pallottola nel corpo di mia moglie sarà stata una ferita nel suo cuore. Perciò non vi

farò il regalo di odiarvi. Sarebbe cedere alla stessa ignoranza che ha fatto di voi quello che siete. Voi vorreste che io avessi paura, che guardassi i miei concittadini con diffidenza, che sacrificassi la mia libertà per la sicurezza. Ma la vo-stra è una battaglia persa. L’ho vista stamattina. Finalmente, dopo notti e giorni d’attesa. Era bella come quando è uscita vener-

dì sera, bella come quando mi in-namorai perdutamente di lei più di 12 anni fa. Ovviamente sono deva-stato dal dolore, vi concedo questa piccola vittoria, ma sarà di corta durata. So che lei accompagnerà i nostri giorni e che ci ritroveremo in quel paradiso di anime libere nel quale voi non entrerete mai. Siamo rimasti in due, mio figlio e io, ma siamo più forti di tutti gli

eserciti del mondo. Non ho altro tempo da dedicarvi, devo andare da Melvil che si risveglia dal suo pisolino. Ha appena 17 mesi e farà merenda come ogni giorno e poi giocheremo insieme, come ogni giorno, e per tutta la sua vita que-sto petit garçon vi farà l’affronto di essere libero e felice. Perché no, voi non avrete mai nemmeno il suo odio».

Lettera ai terroristi“Non avrete il mio odio”di Antoine Leiris

Page 12: INSONNIA Dicembre 2015

insonnia12 Dicembre 2015

Riflettiamo sul mercato dell’EditoriaCULTURA, EDITORI E MERCATO NELL’ITALIA CONTEMPORANEASegue dalla prima

Tutto questo significa che come per i prodotti tipicamente industriali, ad esempio le automobili, è neces-saria l’esistenza di un compratore, cioè di quella figura che oggi viene definita “consumatore”, anche per queste nuove “merci” del terziario si pone la stessa necessità. In altre parole il problema fondamentale di chi regge le fila delle attività eco-nomiche è quello di creare le con-dizioni per cui il “consumatore” viene spinto ad accedere continua-mente al mercato e ad acquistare non solo prodotti industriali, ma anche altri beni e servizi, permet-tendo così la realizzazione di un sempre maggiore profitto. Que-sto fenomeno, noto come “con-sumismo”, ha prodotto notevoli modificazioni anche nell’ambito dell’editoria e quindi in quello che possiamo definire il mercato del li-bro.Analizziamo allora più accurata-mente il problema. Il profilo ideale del consumatore tipo, funzionale appunto a questa ideologia consu-mistica, è quello di un individuo facilmente catturabile dalla pro-paganda pubblicitaria, disponibile quindi all’acquisto di beni e ser-vizi capaci di soddisfare i bisogni superflui creati in lui dai modelli pubblicitari e dagli stili di vita pre-sentatigli come i migliori, in grado di potergli concedere l’accesso alla felicità e al benessere. È ovvio che un simile tipo di consumatore ne-cessita di un livello medio-basso di cultura e di una mediocre capacità critica, caratteristiche indispensa-bili perché non possa svelare l’in-ganno mediatico cui è sottoposto. Alla sua formazione concorrono ovviamente anche la qualità sca-dente dei programmi televisivi,

dei quali il consumatore tipo è un grande fruitore, e la progressiva de-cadenza delle strutture scolastiche, che mediamente non riescono più a fornire un accettabile livello cultu-rale, per cui assistiamo all’esisten-za di un’élite altamente acculturata e di una massa di scarsa cultura, dotata soprattutto di informazioni di tipo pubblicitario o tecnico. Con questo panorama culturale deve misurarsi anche l’industria editoriale. Una casa editrice, attraverso la pro-duzione dei libri, dovrebbe essere una struttura produttrice e promo-trice di cultura. Nel nostro paese, in passato, questa funzione è stata svolta egregiamente da grandi edi-tori, pensiamo a Einaudi, Monda-dori, Bompiani, Rizzoli, Feltrinelli e ad altri ancora. Ma questa funzio-ne oggi appare drasticamente ridi-mensionata. L’editoria è diventata essenzialmente un’industria, sforna libri come un’altra industria sforna televisori, automobili o frigoriferi. Per realizzare una maggiore resa sul piano del profitto pubblica una grande quantità di libri di scarso livello letterario, che però incontra-no maggiore successo sul mercato. Quindi se il consumatore tipo chie-de gialli, noir e fantasy, l’industria editoriale gli sforna gialli, noir e fantasy per soddisfare i suoi gusti e i suoi bisogni. Lo scopo dell’e-ditoria diventa pertanto quello di andare incontro al consumatore tipo della società post-industriale, al consumatore di massa, al con-sumatore necessariamente dotato di uno scarso livello culturale e critico, che richiede solo libri che sono alla sua portata. Così l’edito-ria si va snaturando e diventa sem-pre più difficile pubblicare un libro

Beppe Marinetti, il sindaco partigia-no che porta con grande fierezza le proprie quasi 91 primavere, non si culla sugli allori. È sua, ed è fresca, la proposta di istituire un Comitato di sensibilizzazione, con lo scopo di ricostruire quel “ponte affettivo e culturale” che ha rappresentato, per anni, il vero tratto distintivo del rapporto tra i racconigesi ed il loro castello. A stimolare questa visione in Beppe Marinetti è stato l’ordine del giorno presentato in Consiglio Regionale, e votato all’unanimità il 29 settembre scorso. L’O.d.G. impegna la Regio-

ne ad assumere iniziative concrete sul potenziamento e la valorizzazio-ne della Castello di Racconigi. Più recentemente, il 10 novembre è sta-to sottoscritto il protocollo d’Intesa per la valorizzazione del Consorzio La Venaria Reale e delle altre Re-sidenze Reali sabaude. Sembrano, insomma, essere finalmente matura-ti i tempi per una nuova fase di svi-luppo, capace di abbinare gli aspetti della manutenzione a quelli della valorizzazione in ottica di “sistema” culturale e turistico. Nel momento in cui anche la nuova dirigenza del Castello si impegna –

nel limite ristretto dei budget attuali – a migliorare i servizi e le modalità di fruizione, l’intento è di radunare i cittadini che hanno voglia di met-tersi in gioco. Si può cominciare facendo cose pratiche: anche solo condividere sui propri profili social e nel pro-prio ambiente di riferimento i post, i comunicati, i link al sito della Residenza. Sollecitare la parteci-pazione allargata alle iniziative culturali. Contribuire a promuovere nel territorio il “valore di sistema” delle Residenze Reali del Piemonte, Patrimonio UNESCO, al di là de-

gli stretti concetti di “proprietà” ed “egoismo” campanilistico. Più in prospettiva, una volta roda-ti i meccanismi, progettare eventi culturali concretamente sostenibili nell’ottica del recupero del legame storico – del tutto particolare – che legò per secoli, nella quotidianità, nel lavoro e nell’economia, la resi-denza al territorio; e viceversa. In definitiva: far sentire alla politi-ca e alle istituzioni nazionali e re-gionali con cui si vuole interagire che sui racconigesi si può contare al di là delle semplice parole.

riceviamo e pubblichiamo...

Racconigesi per il castello di Racconigi

di buona letteratura o trovarne in libreria. Uno dei motivi principali di questa profonda trasformazione va ricercato soprattutto nel fatto che le più importanti case editrici italiane non sono più indipendenti, ma sono entrate a far parte di gran-di holding finanziarie e industriali, il cui obiettivo primario è appunto solo quello dell’accumulazione del massimo profitto. Così non impor-ta più che un libro sia “bello”, ma che “venda”.Quindi nel contesto storico at-tuale l’industria culturale sembra avviata verso un’ulteriore crisi e trasformazione, guidata da impera-tivi di profitto sempre più assoluti, per cui accade di frequente che un buon prodotto letterario non trova spazio per la pubblicazione. In-fatti l’industria culturale è, in tutti gli ambiti, interessata a inviare un messaggio perfettamente appro-priato e comprensibile al maggior numero di destinatari possibili, per poter proporre un prodotto facil-mente consumabile. Un’opera let-teraria di buon livello quindi non solo è per l’industria culturale irri-levante, ma è anche nociva, perché

propone, seppure per pochi, una visuale in controtendenza.Spesso infatti i valori dominanti nelle pubblicazioni letterarie sono volgarità, banalità, profitto, de-magogia. Si può però resistere e combattere contro queste diverse forze del presente, contro questa cultura permeata di valori capitali-stici. Infatti un vero testo letterario è in grado di travalicare il muro dell’esistente e di proporre signifi-cati possibili e divergenti rispetto a quelli attuali, che sembrano costi-tuire gli unici confini semantici del mondo.Il testo letterario costringe sempre a staccarsi dal proprio presente, lo relativizza. In questo modo attra-verso il linguaggio si costruiscono immagini che sono in grado di pro-durre significati che sfuggono ai li-miti dell’ideologia e dell’orizzonte culturale del tempo presente.Questa possibilità di resistenza del testo letterario è importante, per-ché è la vera possibilità di com-battere e sconfiggere la tendenza dell’industria culturale di trasfor-marsi in mera produttrice di opere di solo consumo.

Page 13: INSONNIA Dicembre 2015

insonnia 13Dicembre 2015

StoStoriadiRacconigi

Dal ventennio alla guerradi Mario Monasterolo

Alle 8 precise del 25 ottobre 1923, Mussolini (a Torino per visitarvi il Lingotto) viene per la prima vol-ta ad incontrare il re a Racconigi, entrando dalla Palazzina Svizze-ra: sparsasi la notizia, all’uscita lo attende una piccola folla festante. Il 6 aprile 1924 si tengono le ele-zioni con il sistema proporzionale e premio di maggioranza. Si im-pone il listone di Mussolini, in cui è eletto senatore Giovanni Battista Imberti. La fascistizzazione del comune ha un proprio momento simbolico nella concessione della cittadinanza onoraria a Mussolini. Nel 1925 re e regina celebrano il 25° di regno, Umberto II compie la maggiore età e la principes-sa Mafalda (presente Mussolini) sposa in castello il langravio Filip-po d’Assia. Le feste a Racconigi hanno rilievo nazionale. La Gio-ventù Cattolica le onora portando sul Monviso la croce in ferro che vi si erge tuttora. L’anno dopo si organizza il grup-po cittadino dell’Opera Nazionale

Balilla, che nel 1937 avrà più di 220 iscritti. Altrettanto forte è il gruppo delle Piccole e giovani italiane. Nel 1927 Carlo Franzero è nominato Podestà: nel messaggio ai concitta-dini volge il pensiero al Duce nel quale tutto il popolo italiano vede il salvatore, la stella luminosa che lo guiderà alle più alte mète.Nel 1928 la crisi serica torna a col-pire in modo forte. In un dibattito in Senato sull’ istituzione dell’En-te serico nazionale, emerge che in venti anni il Piemonte ha ridotto della metà la produzione dei bozzo-li. Nei setifici sono sempre più fre-quenti i periodi di chiusura. Intanto però si aprono importanti cantieri: nel 1929 per la nuova sede del Cal-zaturificio Eula; nel 1930 nell’area del Neuro si costruisce il padiglio-ne Morselli. Nel 1933/34 entra in attività, lungo il Maira, la Colonia Elioterapica (nella foto). Il 24 no-vembre 1934 il Principe di Piemon-te inaugura la Casa dell’Orfano; intanto riprende parzialmente l’at-tività, con sole 100 operaie, il seti-ficio Manissero, chiuso dal giugno dell’anno precedente. Nel 1935 ed in piena autarchia, il principe Umberto destina 7 ettari del parco a campi di grano, ricino e mais. Lo stesso anno, il 18 dicem-bre, le donne racconigesi sono con-vocate dal Segretario dei Fasci di Combattimento a donare alla patria l’oro della “resistenza alle inique sanzioni”. Nel 1937, di fronte all’orfanotrofio si costruisce la nuova caserma dei Carabinieri. Per i ragazzi si costru-isce la Casa della GIL. Nel 1938, in una relazione dell’ONMI (Opera Nazionale Maternità e Infanzia) si registra che a Racconigi le nascite aumentano, ma in modo limitato e osserva che una delle cause è il

Anche quest’anno ti verremo incontro: quando ci vedrai al mercato del giove-dì o del sabato nella centrale piazza Roma sarà per chiederti un contributo e poter continuare a scrivere il nostro insonnia e a distribuirlo gratuitamente sul territorio racconigese.Col tuo contributo potrai ricevere insonnia direttamente a casa nella tua buca delle lettere.

Saremo in piazza:• Sabato 12 dicembre• Giovedì 17 dicembre• Sabato 19 dicembre

SOSTIENI IL TUO GIORNALE

fatto che non essendovi un solo stabilimento che impieghi operai maschili, essi si trasferiscono a Torino per lavoro e, una volta spo-sati, vi prendono residenza.Nel 1936 il setificio Sabri cessa l’attività; l’anno dopo la stessa sorte tocca al Calzaturificio Eula, nel 1939 al setificio Chicco; solo il Manissero scamperà per poco alla guerra, chiudendo nel 1948. Il 25 aprile 1940 il principe Um-berto presenzia, nella GIL trasfor-mata in teatro, all’inaugurazione degli spettacoli teatrali per le trup-pe subalpine con la compagnia

di Checco Durante. Il 10 giugno Mussolini annuncia dal balcone di Palazzo Venezia la dichiara-zione di guerra a Francia e Gran Bretagna. Già la notte tra l’11 ed il 12 giugno, il primo bombarda-mento aereo su Torino provoca 17 vittime. I lampi delle esplosioni si vedono da Racconigi.

Il nostro “racconto in pillole” per il momento si ferma qui. Torne-remo in futuro, per affrontare gli anni drammatici dell’antifasci-smo, della guerra, della Resisten-za e della ricostruzione.

SE CONOSCI insonnia E GIÀ CI SOSTIENI, CONTINUA A DARCI UNA MANO.SE NON LO CONOSCI, HAI L’OCCASIONE PER LEGGERE insonnia E PER CONOSCERLO.

PUOICONTRIBUIRE:• con un versamento presso l’Ufficio Po-stale sul c.c.p. n° 000003828255,

• con un bonifico bancario intestato ad “Associazione Cultu-rale Insonnia”, Piazza Vittorio Emanuele II, 1

codice IBAN: IT77 Q076 0110 2000 0000 3828 255

Page 14: INSONNIA Dicembre 2015

insonnia14 Dicembre 2015

Un nitido ricordodi Rina A. Perrone

Raccontami...

Ci sono alcuni nostri detrattori che ci accusano di essere un gior-nale di élite, troppo sofisticato e difficile da leggere.Abbiamo ricevuto questo scritto da una nostra lettrice, una signora ultraottantenne, che ama leggere, scrivere e ricordare. Non è una letterata, ha un passato da sarta, da brava sarta.Nessuna miglior dimostrazione che siamo un giornale per tutti, ovviamente per tutti coloro che amano leggere ed informarsi.Ringraziamo con affetto Rina e la invitiamo a farci avere ancora altri scritti. Abbiamo apprezzato la sua scioltezza nello scrivere e siamo certi che apprezzeranno an-che i nostri lettori, gli stessi che si sono complimentati con noi per i racconti, pubblicati nei mesi pre-cedenti, di Andrea Scarselli, scrit-tore venticinquenne.

E’ appena arrivato il giornale… insonnia.Subito lo sfoglio e leggo ogni più piccola notizia. Mi piace tanto, è il nostro giornale.Ci sono interviste fatte con intelli-genza, consigli e tante verità.Mi piace anche il titolo: “inson-nia”!Io ci vivo con questa parola.Non è per me una parola astratta,

si è concretizzata, si è fatta mia ne-mica e, subdola, si fa beffe di me. Ogni notte mi aspetta e sorniona ride perché io non dormo.Questa sera/notte sorrido io perché voglio scrivere un mio ricordo.Prima accendo il televisore e se-guo il telegiornale, l’ultimo del giorno.Sto fisicamente male perché i gior-nalisti parlano con immagini brut-te di persone morte per le strade, bambini che piangono con occhi sbarrati e che non hanno più voce ma solo più un lamento.E così arriva nitido il mio ricordo.Ero bambina, frequentavo la scuo-la elementare e anche da noi c’era la guerra.Un giorno bello, era di primavera, c’era il sole, verso mezzogiorno suona la sirena, era l’allarme per avvertire che stava per accadere qualcosa.La Signora Maestra ci raccoman-da di rientrare subito nelle nostre case per metterci al riparo.Di corsa partiamo, ma io, viven-do in un Borgo vicino al Maira dovevo attraversare la Piazza del Castello. Trovo una lunga fila di camion e camionette cariche di soldati con armi spianate pronte a sparare; fuggivano, io non so da chi e da cosa; di corsa riesco ad attraver-

sare.Dove ora c’è la casetta del gelato e l’edicola avevano fatto dei fossi profondi, delle trincee; quel gior-no e a quell’ora era pieno di gente che tornando dal lavoro cercava riparo.Dopo un po’ capii il perché di quella fuga, sentii dei rombi fortis-simi sopra noi: erano apparecchi che a bassa quota mitragliavano il castello pensando che le camio-nette si fossero fermate nel parco e nel castello, al riparo, per rispon-dere al fuoco nemico.Io, bambina e incosciente, mi al-zai in piedi dicendomi “non voglio perdermi questo spettacolo!”. Non ricordo più se da destra o da sini-

stra ma sopra di noi fischiavano le pallottole.Sentii una mano gentile ma decisa tirarmi giù in quella trincea, era un giovanotto che mi disse “sei inco-sciente ?” ricordo “non sono fuo-chi d’artificio, questa è guerra!”Finita l’incursione suonò il ces-sato allarme e tornammo tutti alle nostre case, salutammo al posto di blocco il soldato di guardia.Nelle nostre case ci aspettava il pranzo: la polenta.Eravamo ancora tutti bianchi dallo spavento; ritornammo tutti norma-li cioè gialli come la polenta.Col tempo ho rivisto quel giova-notto: è diventato mio marito.

PREPARIAMOCI ALL’INFLUENZA…Comunicato dei Medici di FamigliaAnche quest’anno l’inverno si avvicina e con esso l’influenza stagionale contro la quale il Mini-stero della Salute adotta procedu-re di prevenzione per i soggetti a rischio con il vaccino antinfluen-zale, fornisce raccomandazioni per limitare la diffusione del virus e consiglia misure comportamen-tali da adottarsi in caso di conta-

gio del virus influenzale.Occorre sottolineare che la prote-zione indotta dal vaccino comin-cia due settimane dopo l’inocula-zione e perdura per un periodo di sei-otto mesi, poi tende a decli-nare. Per questo motivo, e perché possono cambiare i ceppi in cir-colazione, è necessario sottopor-si a vaccinazione antinfluenzale all’inizio di ogni nuova stagione influenzale.L’influenza stagionale, costi-tuisce un importante problema di Sanità Pubblica a causa del numero di casi che si verificano in ogni stagione e che può esse-re più o meno elevato a seconda della trasmissibilità del virus in-fluenzale circolante.È possibile che l’infezione abbia un decorso asintomatico, ma nel-la maggior parte dei casi i sinto-mi più comuni possono includere febbre anche fino a 39°C, tosse, mal di gola, dolori muscolari e

delle articolazioni, cefalea e ma-lessere generale. Nei casi non complicati, i sintomi si risolvono spontaneamente entro 5-7 gior-ni dall’esordio e possono essere trattati • con semplici farmaci per con-tenere la febbre in linea generale paracetamolo a dose piena (nel caso di adulti con peso maggiore di 50 kg paracetamolo 1000mg ogni 8 ore)• riposo • evitare di diffondere il virus• adeguata idratazione• solo in caso di persistenza della febbre oltre i 3 giorni sarà neces-sario rivolgersi al proprio medi-co curante, per il trattamento di eventuali complicanze• Il vaccino influenzale tuttavia non è efficace contro virus pa-rainfluenzali quali raffreddori o bronchiti non sostenute dal virus dell’influenza• Nel caso di lavoratori si consi-

glia l’astensione dal lavoro per un periodo di 3-5 giorni in base ai sintomi e alla durata della febbre, a tale proposito si ricorda che per ottenere la giustificazione dal la-voro occorrerà recarsi dal proprio medico di famiglia il quale prov-vederà all’invio online del certifi-cato che può essere retroattivo di 24 ore.Come misure preventive da adot-tarsi in periodo influenzale si con-siglia:• l’igiene respiratoria (conteni-mento della diffusione derivante dagli starnuti, dai colpi di tosse, con la protezione della mano o di un fazzoletto, evitando contatti ravvicinati se ci si sente influen-zati)• lavarsi spesso le mani, in parti-colare dopo essersi soffiati il naso o aver tossito o starnutito, costi-tuisce un rimedio utile per ridurre la diffusione dei virus influenzali, così come di altri agenti infettivi.

Page 15: INSONNIA Dicembre 2015

insonnia 15Dicembre 2015

CinCinema

LibLibri

SPECTREdi Cecilia Siccardi

Elizabeth Maxwell“ Tutta colpa di certi romanzi”

2015, pp. 285, € 15.90Ed. Piemme

quando c’è lui, il minimo che ci si possa aspettare è l’esplosione di un intero isolato e il volo di un elicottero fuori controllo che rischia di causare una strage. Ma questo è solo l’inizio di Spectre, l’ultima avventura del Bond di Daniel Craig, che ben presto si ritrova a dover sgominare una po-tentissima organizzazione criminale internazionale; al suo fianco, i soliti Q, M e miss Moneypenny, oltre che la bellissima Madeleine Swann, l’an-ticonvenzionale Bond Girl di Léa Seydoux.L’attesa per Spectre era altissima fra tutti i fan della saga di 007: un po’ perché rappresenta la fine del ciclo di Craig, un po’ sull’onda del successo di Skyfall, un po’ per i promettenti trailer, ci si aspettava molto dal film di Sam Mendes. Molti, però, sono rimasti delusi: rispetto a Skyfall, con Spectre si ritorna a un Bond più clas-

sico, leggero e ironico, ma questo fa sì che si perda per strada l’immagine dello 007 duro e tormentato che era stata caratteristica dell’interpretazio-ne di Craig. Oltretutto, nessuno si aspetta profondità e contenuti da film di puro intrattenimento come quelli di James Bond, ma la trama viene trattata con una superficialità che la-scia francamente sconcertati, soprat-tutto considerando la produzione mi-lionaria alle spalle. Christoph Waltz, che interpreta il grande cattivo Blo-feld, ha sì e no dieci minuti di scre-entime, e il legame del suo personag-gio con Bond è mal spiegato e poco approfondito. Insomma, Spectre non verrà certo ricordato come il miglior film della saga; può andare per una serata senza impegno, ma se le vo-stre aspettative sono alte, rischiate una delusione.

Sadie Fuller è una donna single alle prese con una figlia di undici anni, ha una gelida domestica tedesca che sembra guardarla sempre con occhio critico e giudicarla senza aprir boc-ca.Ogni sera Sadie si trasforma in K.T.

Briggs, una scrittrice di libri erotici di successo. La sua vita al contrario di quella di K.T. Briggs è tutt’altro che avvincente, non è più giovanis-sima, non ha un fisico da passerella, passa le serate a scrivere i suoi ro-manzi al computer e nonostante che dopo il divorzio desideri tanto usci-re con qualcuno, non riesce ad avere un appuntamento con nessun uomo.Ma ecco che durante la stesura del suo ultimo romanzo, mentre sta fa-cendo la spesa, Sadie Fuller incontra un uomo che sembra la copia esatta dell’ amministratore delegato della sua storia: vedendolo disorientato gli offre aiuto scoprendo così che quell’uomo è proprio Aidan, saltato fuori non si sa come dalle pagine del suo libro, in cerca della sua Lily.Sadie cerca di scoprire come tutto questo sia potuto accadere e provan-do a sistemare la situazione, riesce a

a cura di Sara Racca

capire ciò che vuole davvero per il suo futuro. Ho letto molto velocemente questo romanzo grazie alla scrittura linea-re e scorrevole, ho adorato la piega che prende la storia perché è diversa dalle solite trame che leggo abitual-mente. Divertente e leggero, questo libro può essere letto in ogni occa-sione e stato d’animo. Alcune parti della storia mi hanno divertita molto e non nego che altre mi abbiano an-che fatta commuovere.Consiglio questo libro quando si vuole scostare la mente dai soliti problemi della vita.

Città del Messico, giorno dei morti. Nel bel mezzo dei festeggiamenti, un uomo con una maschera da teschio sfila al braccio di una donna bellis-sima, confondendosi fra la folla. Ma il suo nome è Bond, James Bond. E

NATALE A RACCONIGI a cura del Circolo L’Aquilone

A partire da Domenica 6 dicembre 2015 a Racconigi il Circo-lo l’Aquilone, che gestisce l’Oratorio Parrocchiale, organizza una serie di attività Natalizie con l’apertura del PRESEPE tradizionale elettromeccanico nella Chiesa del Gesù, l’apertu-ra della Mostra di PRESEPI artigianali nella Chiesa di San Giovanni Decollato e l’apertura della Mostra LA SACRA FAMIGLIA nella Chiesa di Madonna della Porta.Il PRESEPE tradizionale elettromeccanico allestito nella Chiesa del Gesù in Piazza del Gesù si estende su circa 250 mq, realizzato con la tecnica di gesso e polistirolo, con una serie di figuranti in movimento, giochi d’acqua, simulazione giorno notte, percorso luminoso, pioggia sul lago, particolari effetti luminosi e un nuovo suggestivo sistema sonoro.Si sviluppa attraverso un percorso sinusoidale a senso unico, passando da una scena all’altra attraverso tagli prospettici inaspettati e visuali scenografiche.Curato dai volontari del Circolo l’Aquilone ogni anno il pre-sepio si arricchisce di nuovi movimenti e nuove scenografie, e con la collaborazione di alcuni giovani dell’Oratorio sono stati inseriti nuovi effetti sonori computerizzati. Terminata la visita del presepio, ad una distanza di circa 100 metri, si raggiungono la Chiesa Madonna della Porta, dove è allestita la Mostra “LA SACRA FAMIGLIA” (tema intro-

dotto da Papa Francesco per l’anno in corso), e la Chiesa di San Giovanni Decollato, dove si possono visitare e ammirare una vasta esposizioni di PRESEPI artigianali di più dimen-sioni, realizzati con il materiale più vario.

Le date e l’orario di apertura del PRESEPE e delle MO-STRE sono le seguenti:giorni: 6 – 8 – 12 – 13 – 17 – 19 – 20 dicembre 2015 – dal 24 dicembre 2015 al 10 gennaio 2016orario: (feriali) 14.30 – 18.30 ** (festivi) 10.30¬ –12.30 e 14.30 – 18.30

L’ingresso al Presepe e alle mostre è completamente gratuito. Possibilità di prenotazione per scuole e gruppi di visita fuori dall’orario di apertura contattando i seguenti numeri: 366.3002051 (Aldo) - 335.7650109 (Gaetano) o inviando una mail a: [email protected].

Per ulteriori informazioni consultare il sito: www.presepediracconigi.it oppure www.presepiingranda.it/11-racconigi

Page 16: INSONNIA Dicembre 2015

insonnia16

Insonnia Mensile di confronto e ironia Aut. Trib. Saluzzo n.07/09 del 08.10.2009Direttore responsabile Spessa AndreaRedazione e collaboratori Rodolfo Allasia, Alessia Cerchia, Gabriele Caradonna, Giacomo Castagnotto, Giuseppe Cavaglieri, Giancarlo Meinardi Mario Monasterolo Anna Maria Olivero, Bruna Paschetta, Guido Piovano, Cecilia Siccardi, Anna Simonetti, Pino Tebano, Luciano Fico, Pier Paolo DelboscoSede P.zza Vittorio Emanuele II, n° 1 Contatti [email protected] Conto corrente postale n° 000003828255Stampa Tipolitografia La Grafica Nuova - Via Somalia, 108/32, 10127 Torino Tiratura 2000 copie

Dicembre 2015

MusMusica

Il preside del Liceo Pontormo di Empoli, il Prof. Bertelli, ha ema-nato una circolare interna in cui si dice che tutti dai bidelli al pre-side, tutti gli alunni, tutti gli inse-gnanti, il personale di segreteria, all’interno della scuola debbono salutarsi cordialmente, magari sorridendo!L’iniziativa è stata accolta bene-volmente dagli insegnanti e con un po’ di ironia dai ragazzi ma la cosa funziona. E’ un atto di buona educazione che era stato quasi completamente dimentica-to (non solo nel liceo Pontormo) ma lì sembra che si voglia fare una ricerca a fini scolastici per capire il motivo della scomparsa di questa usanza.Con un saluto si può aprire “lo scrigno della gentilezza e del ri-spetto per gli altri è come ritro-vare una password dimenticata”. Sembra che i rapporti interni alla scuola siano migliorati, che il clima più disteso aiuti anche ad un miglior risultato della didat-tica!Riportiamo questo episodio per-ché crediamo nel benefico effet-to della buona educazione e sia-mo contenti che queste iniziative partano da una agenzia che è preposta proprio alla educazione in senso lato.Nel mese di novembre pubbli-

LES NUAGES ENSEMBLEMAZEL TOV!di Giuseppe Cavaglieri

Intitolato Mazel Tov!, interca-lare dal significato universale e beneaugurante, ecco il secondo CD firmato LES NUAGES EN-SEMBLE, nuovo prezioso tra-guardo di un cammino attraverso i variegati e tortuosi percorsi del-la musica klezmer. Tredici tracce che confermano la piena maturità del progetto, caratterizzato da un approccio al genere fatto di rigo-

re e semplicità, sapienza tecnica e coraggio. Mazel Tov! comprende una summa di brani ispirati alla tradizione musicale Aschenazita, ma consente poi evasioni in territo-ri altri, rispettando filologicamente l’assunto di “musica errante “. Le quattro musiciste, all’ottavo anno di attività in questo genere, propon-gono una loro versione del klezmer, unendo il gusto e un’impronta fem-minile alla passione nella ricerca di originali arrangiamenti e modalità che ormai caratterizzano il loro sti-le. Preziosi gli interventi delle voci cantanti e narranti: Oxana Moche-net diventa protagonista in alcune canzoni yiddish, colorando i brani con i toni caldi della sua voce dolce, ma decisa; Eugenio Allegri, attore di prosa assai noto nel panorama teatrale italiano, con accenti quasi provocanti riesce a rendere visibile una scenografia ideale, mentre ci racconta uno stralcio dal Cantico delle Creature. Un album intrigante, seducente e insolito. Quasi il rifles-so del carattere e delle peculiarità del quartetto femminile torinese. LES NUAGES ENSEMBLE sono nate nel 2007, dall’unione di quattro musiciste provenienti da percorsi professionali eterogenei. Dopo aver

conseguito il Diploma in Conser-vatorio, hanno vissuto esperienze musicali nel panorama del folk ir-landese, scozzese e svedese, in for-mazioni bandistiche, nell’etno-wor-ld music nonché in ambito classico e orchestrale. Significative le colla-borazioni in reading e spettacoli te-atrali. Nel percorso formativo delle componenti del gruppo, fondamen-tali sono stati gli studi svolti presso il Conservatorio Charles Munch di Parigi, dove hanno preso parte a un corso di specializzazione in musica klezmer, in seguito al quale è maturata la decisione di crea-re un gruppo di sole donne nell’intento di incrementare la pre-senza femminile in un ambito musicale ancora frequentato quasi esclusivamen-te da uomini. L’o-biettivo era quello di unire le competenze musicali derivanti da una formazione classica alla pratica di un genere basato su una tradizione prevalentemente po-

polare, con l’intenzione di appro-fondire lo studio della storia, del-lo spirito e della cultura ebraica. Accomunate dalla passione per le melodie accattivanti, coinvolgen-ti e caratteristiche della musica klezmer, LES NUAGES EN-SEMBLE desiderano contribuire ad ampliare la diffusione di que-sto genere, relativamente poco co-nosciuto in Italia. Nel 2011 hanno pubblicato il loro primo cd Appar-tenenze cui segue ora Mazel Tov! per l’etichetta Felmay.

cavamo un articolo il cui tema era l’Aikido, ma come sempre Ales-sia, la redattrice, allarga questo tema a considerazioni che parto-no da quella disciplina e arrivano a esplorare tutto un mondo circo-stante che può essere migliorato; ebbene nel mese scorso scriveva sulle “formalità” e sul rispetto che i praticanti questa disciplina dedi-cano ai loro compagni di tatami.Dunque ad educare non c’è solo la scuola, proviamo ad esporta-re questo principio anche in altri gruppi di aggregazione, costa nul-la e fa bene. Ci piace la pubblicità progresso, in radio e televisione, che ha come testimonial Nino Frassica, quella sul fumo, sul casco in moto, quella dove Frassica dà dello “scemo” a chi mantiene questi comporta-menti “pericolosi” per la salute. Proviamo anche noi ad inventare uno slogan per i comportamen-ti che si allontanano dalla buona educazione. Nel numero scorso abbiamo mal-trattato coloro che non raccolgono gli escrementi dei loro cani. Come possiamo definire queste persone? “Maleducati” è troppo poco, c’è qualcosa di più nella loro perso-nalità che li spinge ad essere così come sono, un qualcosa di malato in loro.Nei viali, nei giardinetti, ci sono,

quasi sempre vicino alle panchi-ne, dei cestini per raccogliere i ri-fiuti; davanti alle panchine invece ci sono spesso i residui che certi personaggi dopo aver consumato i loro spuntini seduti sulla panchi-na (spesso seduti sullo schienale della panchina con i piedi sulla seduta della panchina stessa) de-cidono di spargere al suolo da-vanti ai loro piedi. Sappiamo che cosa mangiano, che cosa bevono perché tutto quanto non è ingeri-bile viene lasciato lì, a terra. Sarà una forma d’arte questa di decorare uno splendido viale con i residui della confezione lanciando al mondo il messaggio che attorno a noi esistono anche dei creativi? Sarà un residuo dell’istinto bestia-le che porta l’animale a marchiare il territorio con i propri resti per un arcaico istinto di dominanza? Oppure sono soltanto scemi?Abbiamo un sospetto ed uno slo-gan da proporre: GLI SNACK “PINCOPALLINO” FANNO DIVENTARE IDIOTI! ma anche le sigarette perché il pacchetto, fi-nito, dopo averlo fumato, si butta a terra, come la bottiglia di birra, la lattina della bibita, il bicchiere della cioccolata calda. Evidente-mente sono tutti beni di consumo che fanno andare il cervello in pappa se, quando si sono consu-mati, fanno sorgere l’istinto di

spargerne i residui attorno a sé.Ma non possiamo sorvolare su altri comportamenti scemi come quello di percorrere, come se nulla fosse, in bicicletta, i porti-ci delle nostre strade mettendo a repentaglio i passanti.Ci sarebbero altri esempi di ma-leducazione ma li conoscete.Possiamo sperare che tutte le as-sociazioni che raggruppano indi-vidui i quali all’apparenza sem-brano intelligenti, svolgano una loro minima campagna di educa-zione al buon comportamento?Purtroppo chi avrebbe bisogno di questa educazione non leggerà nemmeno insonnia, loro preferi-scono altre pratiche e fino a che continueranno ad esistere queste pratiche deficienti non possia-mo sperare che nel nostro paese cambi la politica, il governo, che si cammini verso la convivenza civile, la pace.Come regalo di Natale speria-mo di ricevere una circolare di un Preside come il Prof. Bertelli che induca la gente a buoni com-portamenti, a partire dal nostro Comune.E la guerra in atto? Lasciamola ai barbari noi proviamo a progre-dire nella civiltà, anche quella delle cose più semplici.