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i informarsi sugli integratori alimentari e i loro principi attivi

Integratori Altromercato

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Informarsi sugli integratori alimentari e i loro principi attivi.

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Page 1: Integratori Altromercato

iinformarsi

sugli integratori alimentari

e i loro principi attivi

Page 2: Integratori Altromercato

A scopo conoscitivo, di approfondimento culturale e divulgativo, queste pagine raccolgono il lavoro di ricerca di un fitoterapeuta basato sulla letteratura scientifica

disponibile e sullo studio degli usi popolari e tradizionali di erbe e principi attivi, tipiche dei paesi di provenienza,

Illustra in maniera semplice le proprietà riconosciute di alcuni ingredienti naturali, presenti anche negli integratori alimentari Altromercato, seppure in maniera non

specifica.

Rispetto agli integratori saranno utili alcune attenzioni:

Usi diversi da quelli indicati sulle confezioni devono comunque essere sempre consigliati da esperti (medici, naturaopati, fitaterapeuti)

Dosi superiori a quelle indicate sono sempre sconsigliate

Gli integratori alimentari non sostituiscono comunque una alimentazione sana

e variata

Particolari intolleranze, allergie o altre forme legate al singolo utilizzatore agli ingredienti o agli eccipienti, andranno verificate con il proprpio medico

prima dell’uso.

Page 3: Integratori Altromercato

Lo sciroppo balsamico alla propoli unisce due tipici prodotti dell’alveare, la propoli ed il miele, ed un olio essenziale da sempre utilizzato per le affezioni delle prime vie respiratorie, l’olio essenziale di eucalipto.

La propoli è stata usata nel passato e nella medicina tradizionale come un rimedio antisettico, astringente ed antinfiammatorio per il cavo orale ed il tratto respiratorio, e si riteneva che migliorasse la funzionalità delle mucose e colpisse i patogeni. Il miele coadiuva l’azione della propoli fornendo un supporto e un veicolo. Sempre nella tradizione d'uso dei prodotti dell'alveare il miele era usato come lenitivo e vulnerario (che facilita i processi di guarigione delle lesioni), ottimo quindi in presenza di infiammazioni. L’olio essenziale di eucalipto è un prodotto balsamico che ha effetto rinfrescante e leggermente esensibilizzante.

Quando può servire?

In caso di piccoli problemi a bocca e gengive, mal di gola e sintomi del raffreddore.

Principi attivi: • propoli • miele • olio essenziale di eucalipto

• PropoliChe cosa è?

La propoli è un materiale resinoso che proviene dalle gemme del pioppo, dell’olmo, della betulle e in genere dalle conifere, e che le api elaborano aggiungendole cera, saliva (ricca in enzimi) e polline (e per questo, per quanto sia di origine vegetale, può causare reazioni nelle persone allergiche alle api). Questo materiale viene usato dalle api come materiale da costruzione, per costruire barriere di difesa e chiudere le piccole fessure tra le celle che non consentono il passaggio delle api,

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come rivestimento protettivo delle pareti interne delle celle utilizzate per le uova e le larve, e per rivestire, mummificandoli, i cadaveri di animali morti all’interno dell’alveare. Svolge al contempo attività antimicrobica.

La propoli contiene, oltre a resina ed olio essenziale, pigmenti vegetali, chiamati flavonoidi, che includono le molecole probabilmente più attive come antimicrobici ed antinfiammatori: pinocembrina, galangina e pino-banksina.

Chi lo ha utilizzato e perché?

La propoli ha una storia antichissima come prodotto medicinale usato dall’uomo. Fin dal 350 a.C. i Greci la utilizzavano per curare gli ascessi, mentre gli Assiri la utilizzavano per trattare ferite e tumori, e gli Egiziani l’hanno usata come materiale per il processo di mummificazione. E’ probabile che la produzione di propoli sia diventata significativa in termini di quantità in epoca romana, con lo sfruttamento commerciale dei prodotti dell’alveare.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Al giorno d’oggi la propoli viene utilizzata principalmente diluita in etano-lo al 95%, la cosiddetta tintura di propoli, per facilitarne l’utilizzo ed il dosaggio.

Essai ha una attività antimicrobica ad ampio spettro a livello della pelle e delle mucose, ma non esistono al momento dati conclusivi sull’azione antibatterica in caso di infezioni sistemiche. La propoli è inoltre antin-fiammatoria (agisce probabilmente impedendo la sintesi di sostanze infiammatorie endogene), antiossidante (è attiva sui radicali liberi grazie alla presenza dei flavonoidi) ed immunostimolante locale (chemiotatti-ca).

La propoli ha inoltre un forte effetto anestetico quando viene usata come estratto alcolico.

I flavonoidi e le resine agirebbero in sinergia, con le resine che funzione-rebbero come “colla” che fissa i flavonoidi alle mucose permettendo loro di agire come antinfiammatori ed antisettici.

Viene usata principalmente per disturbi del cavo orale, ma anche per piccoli disturbi dell’alto tratto respiratorio come raffreddore ed influenza, tosse, ecc., e per piccoli problemi della pelle, come abrasioni, micosi cutanee, ecc.

Disturbi del cavo orale.

La propoli è risultata attiva su una ampia gamma di batteri, in particolare su ceppi tipici delle infezioni del cavo orale, come Porphyromonas gingi-

valis, Prevotella intermedia, Actinobacillus actinomycetemcomitans, e Fusobacterium nucleatum. La propoli ricca in galangina e pinocembrina è la più efficace sul patogeno del cavo orale Streptococcus mutans, ma sembrano attivi anche altri composti, come i derivati dell’acido caffeico, l’olio essenziale e la resina. Il probabile meccanismo è quello della inibizio-ne della sintesi proteica dei batteri. L’attività è inferiore a quella degli antibatterici di sintesi, ma è significativa, ed in alcuni casi la propoli ha potenziato l’effetto del farmaco.

Potrebbe essere anche utile in caso di afte del cavo orale ricorrenti e in genere per l’igiene orale, contro l’infiammazione delle gengive e della mucosa orale e nella riduzione delle cicatrici e della formazione di placca. E’ stata usata come collutorio per accelerare la guarigione e ridurre il dolore dopo operazioni chirurgiche del cavo orale.

E’ stata proposta come possibile trattamento delle lesioni tumorali del cavo orale e del naso, e come rimedio per l’infezione gastrica da Helico-bacter pylori. Vi sono dati parziali anche sull’effetto positivo nel caso di ulcere peptiche e colite ulcerosa.

Disturbi del primo tratto respiratorio.

Esistono dati sull’attività antivirale sistemica, in modelli animali; essa non è particolarmente marcata, ma colpisce soprattutto i virus dell’herpes di tipo 1 e 2, il virus dell’influenza, di Hepstein-Barr, e della malattia di Newcastle.

La propoli è efficace per il trattamento delle infezioni dell’alto tratto respiratorio (tonsillite, sinusite, otite media suppurativa) specialmente nei bambini. E’ risultata efficace come antinfluenzale, probabilmente attraverso l’attivazione dei globuli bianchi (immunostimolante chemiotat-tica). I migliori risultati sono stati ottenuti utilizzando la propoli sia prima (profilassi) che dopo l’infezione. L’azione è probabilmente dovuta alla sinergia dei diversi componenti e non ad una classe singola.

In caso di raffreddore il suo utilizzo sembra ridurre la durata dei sintomi, probabilmente sia per la attività antivirale, sia per quella antinfiammatoria come anche per quella immunostimolante chemiotattica.

Problemi di pelle e mucose.

La propoli è attiva sulle micosi della pelle e delle mucose (Tinea e Candida) ed ha una azione sinergica con gli antimicotici di sintesi contro la Candi-da, probabilmente abbassando la resistenza del microrganismo.

La propoli è efficace come lozione per accelerare i tempi di guarigione, ridurre il dolore e aumentare l’intervallo libero da lesioni erpetiche in caso di herpes labiale (da virus Herpes simplex tipo 1) ed herpes genitale (da virus Herpes simplex tipo 2).

La propoli è stata studiata per pulire le ferite chirurgiche, ferite infette, piccole scottature e ulcere; ne accelera la guarigione e abbatte l’infezi-one, senza produrre ceppi batterici resistenti.

MieleChe cosa è?

Il miele è una secrezione zuccherina prodotta dalle api a partire dal netta-re delle piante; a seconda della bottinatura delle api il colore può variare dall’ambra, al rosso mattone, al nero. E’ un liquido trasparente, sciroppo-so, denso, raccolto dall’alveare e quindi filtrato e posto a riposo per 24 ore per permettere alle bolle d’aria di risalire alla superficie. Mediamente è composto al 38% da fruttosio e al 31% da D-glucosio, con un 2-10% di saccarosio. Contiene anche zuccheri più complessi, piccole quantità di acidi grassi, proteine, amminoacidi, enzimi e degli acidi organici, oltre che quantità non insignificanti di minerali, quali potassio, calcio, rame, ferro, manganese e fosforo, e vitamine (B1, B2, C, acido nicotinico e acido formico).

Chi lo ha utilizzato e perché?

Il miele è stato per la maggior parte della storia umana il dolcificante per eccellenza, molto prima della scoperta del processo di distillazione e cristallizzazione della canna da zucchero. Il primo riferimento alle api mellifere viene dall’Egitto e data al 5551 a.C., e si trovano molti altri riferi-menti nei testi babilonesi e nel Vecchio Testamento. In Egitto al miele vennero attribuite proprietà magiche: veniva usato come sciroppo tonico che doveva allungare la vita delle persone anziane, fungere da afrodisiaco e da tranquillizzante. La Torah, il Corano ed la Bibbia citano le sue proprietà medicamentose. Sembra essere stato la forma più antica di medicazione per le ferite; viene citato da Dioscoride nel 50 d.C. per il trattamento delle scottature solari e per le ulcerazioni infette.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Il miele esplica attività antinfiammatoria, antimicrobica e vulneraria. E’ in grado di modificare l’attività delle cellule del sistema immunitario e delle loro secrezioni, riducendo l’infiammazione e facilitando la guari-gione delle ferite. Il miele inoltre ha proprietà antibatteriche ed anti-fungine, probabilmente grazie alla elevata osmolarità del miele (esso uccide i batteri disidratandoli), al suo pH basso (da 3.2 a 5,5: inibisce la crescita e la colonizzazione batterica, e inoltre riduce l’attività delle prote-asi, enzimi che rallentano la cicatrizzazione), alla presenza di glucosio ossidasi (un enzima che facilita il processo di cicatrizzazione e di sterilizza-zione della ferita) e alla presenza di composti fitochimici antibatterici non

meglio identificati. L’effetto antibatterico potrebbe risultare utile anche nella gestione delle infezioni gastriche da Helicobacter pylori.

I batteri su cui mieli di diversa provenienza si sono dimostrati efficaci sono: Staphylococcus aureus (anche resistente alla meticillina), Escheri-chia coli, Pseudomonas aeruginosa, Pseudomonas pyocyanea, Proteus mirabilis, coliform species, Klebsiella species, Enterococci (anche resisten-te alla vancomicina), Enterobacter cloacae, Acinetobacter baumannii, Streptococcus faecalis, e Streptococcus pyogenes.

Il miele può anche essere antiossidante, anche se l’attività può variare di molto a seconda della varietà di miele utilizzata (e sembra massima nei mieli scuri). I composti responsabili per questa attività sono dei pigmenti derivati dalle piante sfruttate dalle api, flavonoidi e carotenoidi, la vitami-na e vari acidi organici ed enzimi. I flavonoidi attivi sono gli stessi che si trovano nella propoli: pinobanksina, pinocembrina, e galangina.

Disturbi dell’alto tratto respiratorio

Il miele viene utilizzato in caso di tosse, asma e raffreddore da fieno. Studi clinici su bambini di due anni o più con infezione delle vie respirato-rie hanno infatti mostrato che assumere 1 o 2 cucchiai di miele alla sera prima di dormire riduce la frequenza e la severità della tosse notturna e migliora la qualità del sonno; è possibile che il sapore del miele faccia aumentare la salivazione, la quale a sua volta aumenta la secrezione di muco respiratorio che funziona da demulcente ed calmante della tosse.

Disturbi del tratto digerente

Viene anche utilizzato per bocca in caso di diarrea e ulcere peptiche causate dall’infezione da Helicobacter pylori.

Problemi della pelle

Il miele è inoltre efficace come medicamento topico su pelle e mucose in caso di infiammazione, ferite, ulcere, ascessi, abrasioni e scottature; riduce l’odore e la produzione di pus, pulisce le ferite e riduce il tempo di guarigione. A causa della sua viscosità il miele funge da barriera protetti-va una volta applicato su pelle o mucose, e previene l’adesione delle garze o altre medicazioni alla pelle in caso di lesione o infiammazione. L’effetto occlusivo aumenta l’idratazione della pelle, incoraggia la ri-epi-telizzazione, riduce la formazione di tessuto cicatriziale e forse aumenta la formazione di nuovi vasi e tessuti. Inoltre richiama linfa per osmosi contribuendo ad eliminare batteri e prodotti di scarto

Olio essenziale di EucaliptoChe cosa è?

L’olio essenziale di eucalipto è il prodotto della distillazione in corrente di vapore delle foglie dell’albero di Eucalyptus globulus Labill, della famiglia delle Myrtaceae, originario di Australia e Tasmania, ma ora coltivato in tutto il mondo.

Chi lo ha utilizzato e perché?

I primi europei a esplorare quelle terre osservarono l’utilizzo che gli abori-geni facevano delle foglie dell’albero, e la loro abilità nel distinguere tra diverse varietà. Essi iniziarono ad utilizzare l’infuso delle foglie di eucalip-to per curare le febbri causate da vari agenti infettivi. Le foglie venivano anche fumate come rimedio per l’insonnia degli asmatici, e applicate, fresche, come impacchi per piaghe indolenti.

Quando l’olio essenziale iniziò a essere prodotto, esso fu utilizzato come antisettico per vari tipi d’infezione, dalle cancrene alla tubercolosi, e come deodorante per le corsie degli ospedali. Veniva anche utilizzato come gargarismo antisettico e applicato esternamente in caso di infiammazioni acute con ostruzione nei bambini (tracheite, laringite, epiglottite) e distur-bi spasmodici delle alte vie respiratorie.

Veniva e viene utilizzato per condizioni catarrali, imbibito su una zolletta di zucchero o emulsionato con olio vegetale. È utilizzato nei pastigliaggi con mentolo e nelle inalazioni con o senza mentolo, canfora, Pinus spp. ecc.

L’olio essenziale di Eucalyptus è stato utilizzato nella medicina ortodossa per almeno 200 anni ed è ancora presente in molte Farmacopee Naziona-li.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Da studi di laboratorio e clinici sappiamo che l’olio essenziale è moderata-mente attivo su una vasta gamma di batteri (come Listeria monocytoge-nes, Staphylococcus aureus, S. maltophilia, S. pneumoniae, Pseudomo-nas aeruginosa, Bacillus subtilis, Enterococcus faecalis, Escherichia coli, Micrococcus glutamious, H. influenzae, H. parainfluenzae) e moderata-mente attivo sul virus dell’herpes di tipo 1.

Esplica anche una moderata azione antinfiammatoria, ma l’attività più spiccata e per la quale è più conosciuto è quella sul tratto respiratorio, dove l’olio essenziale agisce migliorando la funzionalità respiratoria (frequenza ed ampiezza della respirazione) e modificando la viscosità e la quantità di catarro respiratorio, facilitandone l’espettorazione.

SCIROPPO BALSAMICOALLA PROPOLI

Page 4: Integratori Altromercato

Lo sciroppo balsamico alla propoli unisce due tipici prodotti dell’alveare, la propoli ed il miele, ed un olio essenziale da sempre utilizzato per le affezioni delle prime vie respiratorie, l’olio essenziale di eucalipto.

La propoli è stata usata nel passato e nella medicina tradizionale come un rimedio antisettico, astringente ed antinfiammatorio per il cavo orale ed il tratto respiratorio, e si riteneva che migliorasse la funzionalità delle mucose e colpisse i patogeni. Il miele coadiuva l’azione della propoli fornendo un supporto e un veicolo. Sempre nella tradizione d'uso dei prodotti dell'alveare il miele era usato come lenitivo e vulnerario (che facilita i processi di guarigione delle lesioni), ottimo quindi in presenza di infiammazioni. L’olio essenziale di eucalipto è un prodotto balsamico che ha effetto rinfrescante e leggermente esensibilizzante.

Quando può servire?

In caso di piccoli problemi a bocca e gengive, mal di gola e sintomi del raffreddore.

Principi attivi: • propoli • miele • olio essenziale di eucalipto

• PropoliChe cosa è?

La propoli è un materiale resinoso che proviene dalle gemme del pioppo, dell’olmo, della betulle e in genere dalle conifere, e che le api elaborano aggiungendole cera, saliva (ricca in enzimi) e polline (e per questo, per quanto sia di origine vegetale, può causare reazioni nelle persone allergiche alle api). Questo materiale viene usato dalle api come materiale da costruzione, per costruire barriere di difesa e chiudere le piccole fessure tra le celle che non consentono il passaggio delle api,

come rivestimento protettivo delle pareti interne delle celle utilizzate per le uova e le larve, e per rivestire, mummificandoli, i cadaveri di animali morti all’interno dell’alveare. Svolge al contempo attività antimicrobica.

La propoli contiene, oltre a resina ed olio essenziale, pigmenti vegetali, chiamati flavonoidi, che includono le molecole probabilmente più attive come antimicrobici ed antinfiammatori: pinocembrina, galangina e pino-banksina.

Chi lo ha utilizzato e perché?

La propoli ha una storia antichissima come prodotto medicinale usato dall’uomo. Fin dal 350 a.C. i Greci la utilizzavano per curare gli ascessi, mentre gli Assiri la utilizzavano per trattare ferite e tumori, e gli Egiziani l’hanno usata come materiale per il processo di mummificazione. E’ probabile che la produzione di propoli sia diventata significativa in termini di quantità in epoca romana, con lo sfruttamento commerciale dei prodotti dell’alveare.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Al giorno d’oggi la propoli viene utilizzata principalmente diluita in etano-lo al 95%, la cosiddetta tintura di propoli, per facilitarne l’utilizzo ed il dosaggio.

Essai ha una attività antimicrobica ad ampio spettro a livello della pelle e delle mucose, ma non esistono al momento dati conclusivi sull’azione antibatterica in caso di infezioni sistemiche. La propoli è inoltre antin-fiammatoria (agisce probabilmente impedendo la sintesi di sostanze infiammatorie endogene), antiossidante (è attiva sui radicali liberi grazie alla presenza dei flavonoidi) ed immunostimolante locale (chemiotatti-ca).

La propoli ha inoltre un forte effetto anestetico quando viene usata come estratto alcolico.

I flavonoidi e le resine agirebbero in sinergia, con le resine che funzione-rebbero come “colla” che fissa i flavonoidi alle mucose permettendo loro di agire come antinfiammatori ed antisettici.

Viene usata principalmente per disturbi del cavo orale, ma anche per piccoli disturbi dell’alto tratto respiratorio come raffreddore ed influenza, tosse, ecc., e per piccoli problemi della pelle, come abrasioni, micosi cutanee, ecc.

Disturbi del cavo orale.

La propoli è risultata attiva su una ampia gamma di batteri, in particolare su ceppi tipici delle infezioni del cavo orale, come Porphyromonas gingi-

1 Sciroppo balsamico alla propoli

valis, Prevotella intermedia, Actinobacillus actinomycetemcomitans, e Fusobacterium nucleatum. La propoli ricca in galangina e pinocembrina è la più efficace sul patogeno del cavo orale Streptococcus mutans, ma sembrano attivi anche altri composti, come i derivati dell’acido caffeico, l’olio essenziale e la resina. Il probabile meccanismo è quello della inibizio-ne della sintesi proteica dei batteri. L’attività è inferiore a quella degli antibatterici di sintesi, ma è significativa, ed in alcuni casi la propoli ha potenziato l’effetto del farmaco.

Potrebbe essere anche utile in caso di afte del cavo orale ricorrenti e in genere per l’igiene orale, contro l’infiammazione delle gengive e della mucosa orale e nella riduzione delle cicatrici e della formazione di placca. E’ stata usata come collutorio per accelerare la guarigione e ridurre il dolore dopo operazioni chirurgiche del cavo orale.

E’ stata proposta come possibile trattamento delle lesioni tumorali del cavo orale e del naso, e come rimedio per l’infezione gastrica da Helico-bacter pylori. Vi sono dati parziali anche sull’effetto positivo nel caso di ulcere peptiche e colite ulcerosa.

Disturbi del primo tratto respiratorio.

Esistono dati sull’attività antivirale sistemica, in modelli animali; essa non è particolarmente marcata, ma colpisce soprattutto i virus dell’herpes di tipo 1 e 2, il virus dell’influenza, di Hepstein-Barr, e della malattia di Newcastle.

La propoli è efficace per il trattamento delle infezioni dell’alto tratto respiratorio (tonsillite, sinusite, otite media suppurativa) specialmente nei bambini. E’ risultata efficace come antinfluenzale, probabilmente attraverso l’attivazione dei globuli bianchi (immunostimolante chemiotat-tica). I migliori risultati sono stati ottenuti utilizzando la propoli sia prima (profilassi) che dopo l’infezione. L’azione è probabilmente dovuta alla sinergia dei diversi componenti e non ad una classe singola.

In caso di raffreddore il suo utilizzo sembra ridurre la durata dei sintomi, probabilmente sia per la attività antivirale, sia per quella antinfiammatoria come anche per quella immunostimolante chemiotattica.

Problemi di pelle e mucose.

La propoli è attiva sulle micosi della pelle e delle mucose (Tinea e Candida) ed ha una azione sinergica con gli antimicotici di sintesi contro la Candi-da, probabilmente abbassando la resistenza del microrganismo.

La propoli è efficace come lozione per accelerare i tempi di guarigione, ridurre il dolore e aumentare l’intervallo libero da lesioni erpetiche in caso di herpes labiale (da virus Herpes simplex tipo 1) ed herpes genitale (da virus Herpes simplex tipo 2).

La propoli è stata studiata per pulire le ferite chirurgiche, ferite infette, piccole scottature e ulcere; ne accelera la guarigione e abbatte l’infezi-one, senza produrre ceppi batterici resistenti.

MieleChe cosa è?

Il miele è una secrezione zuccherina prodotta dalle api a partire dal netta-re delle piante; a seconda della bottinatura delle api il colore può variare dall’ambra, al rosso mattone, al nero. E’ un liquido trasparente, sciroppo-so, denso, raccolto dall’alveare e quindi filtrato e posto a riposo per 24 ore per permettere alle bolle d’aria di risalire alla superficie. Mediamente è composto al 38% da fruttosio e al 31% da D-glucosio, con un 2-10% di saccarosio. Contiene anche zuccheri più complessi, piccole quantità di acidi grassi, proteine, amminoacidi, enzimi e degli acidi organici, oltre che quantità non insignificanti di minerali, quali potassio, calcio, rame, ferro, manganese e fosforo, e vitamine (B1, B2, C, acido nicotinico e acido formico).

Chi lo ha utilizzato e perché?

Il miele è stato per la maggior parte della storia umana il dolcificante per eccellenza, molto prima della scoperta del processo di distillazione e cristallizzazione della canna da zucchero. Il primo riferimento alle api mellifere viene dall’Egitto e data al 5551 a.C., e si trovano molti altri riferi-menti nei testi babilonesi e nel Vecchio Testamento. In Egitto al miele vennero attribuite proprietà magiche: veniva usato come sciroppo tonico che doveva allungare la vita delle persone anziane, fungere da afrodisiaco e da tranquillizzante. La Torah, il Corano ed la Bibbia citano le sue proprietà medicamentose. Sembra essere stato la forma più antica di medicazione per le ferite; viene citato da Dioscoride nel 50 d.C. per il trattamento delle scottature solari e per le ulcerazioni infette.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Il miele esplica attività antinfiammatoria, antimicrobica e vulneraria. E’ in grado di modificare l’attività delle cellule del sistema immunitario e delle loro secrezioni, riducendo l’infiammazione e facilitando la guari-gione delle ferite. Il miele inoltre ha proprietà antibatteriche ed anti-fungine, probabilmente grazie alla elevata osmolarità del miele (esso uccide i batteri disidratandoli), al suo pH basso (da 3.2 a 5,5: inibisce la crescita e la colonizzazione batterica, e inoltre riduce l’attività delle prote-asi, enzimi che rallentano la cicatrizzazione), alla presenza di glucosio ossidasi (un enzima che facilita il processo di cicatrizzazione e di sterilizza-zione della ferita) e alla presenza di composti fitochimici antibatterici non

meglio identificati. L’effetto antibatterico potrebbe risultare utile anche nella gestione delle infezioni gastriche da Helicobacter pylori.

I batteri su cui mieli di diversa provenienza si sono dimostrati efficaci sono: Staphylococcus aureus (anche resistente alla meticillina), Escheri-chia coli, Pseudomonas aeruginosa, Pseudomonas pyocyanea, Proteus mirabilis, coliform species, Klebsiella species, Enterococci (anche resisten-te alla vancomicina), Enterobacter cloacae, Acinetobacter baumannii, Streptococcus faecalis, e Streptococcus pyogenes.

Il miele può anche essere antiossidante, anche se l’attività può variare di molto a seconda della varietà di miele utilizzata (e sembra massima nei mieli scuri). I composti responsabili per questa attività sono dei pigmenti derivati dalle piante sfruttate dalle api, flavonoidi e carotenoidi, la vitami-na e vari acidi organici ed enzimi. I flavonoidi attivi sono gli stessi che si trovano nella propoli: pinobanksina, pinocembrina, e galangina.

Disturbi dell’alto tratto respiratorio

Il miele viene utilizzato in caso di tosse, asma e raffreddore da fieno. Studi clinici su bambini di due anni o più con infezione delle vie respirato-rie hanno infatti mostrato che assumere 1 o 2 cucchiai di miele alla sera prima di dormire riduce la frequenza e la severità della tosse notturna e migliora la qualità del sonno; è possibile che il sapore del miele faccia aumentare la salivazione, la quale a sua volta aumenta la secrezione di muco respiratorio che funziona da demulcente ed calmante della tosse.

Disturbi del tratto digerente

Viene anche utilizzato per bocca in caso di diarrea e ulcere peptiche causate dall’infezione da Helicobacter pylori.

Problemi della pelle

Il miele è inoltre efficace come medicamento topico su pelle e mucose in caso di infiammazione, ferite, ulcere, ascessi, abrasioni e scottature; riduce l’odore e la produzione di pus, pulisce le ferite e riduce il tempo di guarigione. A causa della sua viscosità il miele funge da barriera protetti-va una volta applicato su pelle o mucose, e previene l’adesione delle garze o altre medicazioni alla pelle in caso di lesione o infiammazione. L’effetto occlusivo aumenta l’idratazione della pelle, incoraggia la ri-epi-telizzazione, riduce la formazione di tessuto cicatriziale e forse aumenta la formazione di nuovi vasi e tessuti. Inoltre richiama linfa per osmosi contribuendo ad eliminare batteri e prodotti di scarto

Olio essenziale di EucaliptoChe cosa è?

L’olio essenziale di eucalipto è il prodotto della distillazione in corrente di vapore delle foglie dell’albero di Eucalyptus globulus Labill, della famiglia delle Myrtaceae, originario di Australia e Tasmania, ma ora coltivato in tutto il mondo.

Chi lo ha utilizzato e perché?

I primi europei a esplorare quelle terre osservarono l’utilizzo che gli abori-geni facevano delle foglie dell’albero, e la loro abilità nel distinguere tra diverse varietà. Essi iniziarono ad utilizzare l’infuso delle foglie di eucalip-to per curare le febbri causate da vari agenti infettivi. Le foglie venivano anche fumate come rimedio per l’insonnia degli asmatici, e applicate, fresche, come impacchi per piaghe indolenti.

Quando l’olio essenziale iniziò a essere prodotto, esso fu utilizzato come antisettico per vari tipi d’infezione, dalle cancrene alla tubercolosi, e come deodorante per le corsie degli ospedali. Veniva anche utilizzato come gargarismo antisettico e applicato esternamente in caso di infiammazioni acute con ostruzione nei bambini (tracheite, laringite, epiglottite) e distur-bi spasmodici delle alte vie respiratorie.

Veniva e viene utilizzato per condizioni catarrali, imbibito su una zolletta di zucchero o emulsionato con olio vegetale. È utilizzato nei pastigliaggi con mentolo e nelle inalazioni con o senza mentolo, canfora, Pinus spp. ecc.

L’olio essenziale di Eucalyptus è stato utilizzato nella medicina ortodossa per almeno 200 anni ed è ancora presente in molte Farmacopee Naziona-li.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Da studi di laboratorio e clinici sappiamo che l’olio essenziale è moderata-mente attivo su una vasta gamma di batteri (come Listeria monocytoge-nes, Staphylococcus aureus, S. maltophilia, S. pneumoniae, Pseudomo-nas aeruginosa, Bacillus subtilis, Enterococcus faecalis, Escherichia coli, Micrococcus glutamious, H. influenzae, H. parainfluenzae) e moderata-mente attivo sul virus dell’herpes di tipo 1.

Esplica anche una moderata azione antinfiammatoria, ma l’attività più spiccata e per la quale è più conosciuto è quella sul tratto respiratorio, dove l’olio essenziale agisce migliorando la funzionalità respiratoria (frequenza ed ampiezza della respirazione) e modificando la viscosità e la quantità di catarro respiratorio, facilitandone l’espettorazione.

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Lo sciroppo balsamico alla propoli unisce due tipici prodotti dell’alveare, la propoli ed il miele, ed un olio essenziale da sempre utilizzato per le affezioni delle prime vie respiratorie, l’olio essenziale di eucalipto.

La propoli è stata usata nel passato e nella medicina tradizionale come un rimedio antisettico, astringente ed antinfiammatorio per il cavo orale ed il tratto respiratorio, e si riteneva che migliorasse la funzionalità delle mucose e colpisse i patogeni. Il miele coadiuva l’azione della propoli fornendo un supporto e un veicolo. Sempre nella tradizione d'uso dei prodotti dell'alveare il miele era usato come lenitivo e vulnerario (che facilita i processi di guarigione delle lesioni), ottimo quindi in presenza di infiammazioni. L’olio essenziale di eucalipto è un prodotto balsamico che ha effetto rinfrescante e leggermente esensibilizzante.

Quando può servire?

In caso di piccoli problemi a bocca e gengive, mal di gola e sintomi del raffreddore.

Principi attivi: • propoli • miele • olio essenziale di eucalipto

• PropoliChe cosa è?

La propoli è un materiale resinoso che proviene dalle gemme del pioppo, dell’olmo, della betulle e in genere dalle conifere, e che le api elaborano aggiungendole cera, saliva (ricca in enzimi) e polline (e per questo, per quanto sia di origine vegetale, può causare reazioni nelle persone allergiche alle api). Questo materiale viene usato dalle api come materiale da costruzione, per costruire barriere di difesa e chiudere le piccole fessure tra le celle che non consentono il passaggio delle api,

come rivestimento protettivo delle pareti interne delle celle utilizzate per le uova e le larve, e per rivestire, mummificandoli, i cadaveri di animali morti all’interno dell’alveare. Svolge al contempo attività antimicrobica.

La propoli contiene, oltre a resina ed olio essenziale, pigmenti vegetali, chiamati flavonoidi, che includono le molecole probabilmente più attive come antimicrobici ed antinfiammatori: pinocembrina, galangina e pino-banksina.

Chi lo ha utilizzato e perché?

La propoli ha una storia antichissima come prodotto medicinale usato dall’uomo. Fin dal 350 a.C. i Greci la utilizzavano per curare gli ascessi, mentre gli Assiri la utilizzavano per trattare ferite e tumori, e gli Egiziani l’hanno usata come materiale per il processo di mummificazione. E’ probabile che la produzione di propoli sia diventata significativa in termini di quantità in epoca romana, con lo sfruttamento commerciale dei prodotti dell’alveare.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Al giorno d’oggi la propoli viene utilizzata principalmente diluita in etano-lo al 95%, la cosiddetta tintura di propoli, per facilitarne l’utilizzo ed il dosaggio.

Essai ha una attività antimicrobica ad ampio spettro a livello della pelle e delle mucose, ma non esistono al momento dati conclusivi sull’azione antibatterica in caso di infezioni sistemiche. La propoli è inoltre antin-fiammatoria (agisce probabilmente impedendo la sintesi di sostanze infiammatorie endogene), antiossidante (è attiva sui radicali liberi grazie alla presenza dei flavonoidi) ed immunostimolante locale (chemiotatti-ca).

La propoli ha inoltre un forte effetto anestetico quando viene usata come estratto alcolico.

I flavonoidi e le resine agirebbero in sinergia, con le resine che funzione-rebbero come “colla” che fissa i flavonoidi alle mucose permettendo loro di agire come antinfiammatori ed antisettici.

Viene usata principalmente per disturbi del cavo orale, ma anche per piccoli disturbi dell’alto tratto respiratorio come raffreddore ed influenza, tosse, ecc., e per piccoli problemi della pelle, come abrasioni, micosi cutanee, ecc.

Disturbi del cavo orale.

La propoli è risultata attiva su una ampia gamma di batteri, in particolare su ceppi tipici delle infezioni del cavo orale, come Porphyromonas gingi-

1 Sciroppo balsamico alla propoli

valis, Prevotella intermedia, Actinobacillus actinomycetemcomitans, e Fusobacterium nucleatum. La propoli ricca in galangina e pinocembrina è la più efficace sul patogeno del cavo orale Streptococcus mutans, ma sembrano attivi anche altri composti, come i derivati dell’acido caffeico, l’olio essenziale e la resina. Il probabile meccanismo è quello della inibizio-ne della sintesi proteica dei batteri. L’attività è inferiore a quella degli antibatterici di sintesi, ma è significativa, ed in alcuni casi la propoli ha potenziato l’effetto del farmaco.

Potrebbe essere anche utile in caso di afte del cavo orale ricorrenti e in genere per l’igiene orale, contro l’infiammazione delle gengive e della mucosa orale e nella riduzione delle cicatrici e della formazione di placca. E’ stata usata come collutorio per accelerare la guarigione e ridurre il dolore dopo operazioni chirurgiche del cavo orale.

E’ stata proposta come possibile trattamento delle lesioni tumorali del cavo orale e del naso, e come rimedio per l’infezione gastrica da Helico-bacter pylori. Vi sono dati parziali anche sull’effetto positivo nel caso di ulcere peptiche e colite ulcerosa.

Disturbi del primo tratto respiratorio.

Esistono dati sull’attività antivirale sistemica, in modelli animali; essa non è particolarmente marcata, ma colpisce soprattutto i virus dell’herpes di tipo 1 e 2, il virus dell’influenza, di Hepstein-Barr, e della malattia di Newcastle.

La propoli è efficace per il trattamento delle infezioni dell’alto tratto respiratorio (tonsillite, sinusite, otite media suppurativa) specialmente nei bambini. E’ risultata efficace come antinfluenzale, probabilmente attraverso l’attivazione dei globuli bianchi (immunostimolante chemiotat-tica). I migliori risultati sono stati ottenuti utilizzando la propoli sia prima (profilassi) che dopo l’infezione. L’azione è probabilmente dovuta alla sinergia dei diversi componenti e non ad una classe singola.

In caso di raffreddore il suo utilizzo sembra ridurre la durata dei sintomi, probabilmente sia per la attività antivirale, sia per quella antinfiammatoria come anche per quella immunostimolante chemiotattica.

Problemi di pelle e mucose.

La propoli è attiva sulle micosi della pelle e delle mucose (Tinea e Candida) ed ha una azione sinergica con gli antimicotici di sintesi contro la Candi-da, probabilmente abbassando la resistenza del microrganismo.

La propoli è efficace come lozione per accelerare i tempi di guarigione, ridurre il dolore e aumentare l’intervallo libero da lesioni erpetiche in caso di herpes labiale (da virus Herpes simplex tipo 1) ed herpes genitale (da virus Herpes simplex tipo 2).

La propoli è stata studiata per pulire le ferite chirurgiche, ferite infette, piccole scottature e ulcere; ne accelera la guarigione e abbatte l’infezi-one, senza produrre ceppi batterici resistenti.

MieleChe cosa è?

Il miele è una secrezione zuccherina prodotta dalle api a partire dal netta-re delle piante; a seconda della bottinatura delle api il colore può variare dall’ambra, al rosso mattone, al nero. E’ un liquido trasparente, sciroppo-so, denso, raccolto dall’alveare e quindi filtrato e posto a riposo per 24 ore per permettere alle bolle d’aria di risalire alla superficie. Mediamente è composto al 38% da fruttosio e al 31% da D-glucosio, con un 2-10% di saccarosio. Contiene anche zuccheri più complessi, piccole quantità di acidi grassi, proteine, amminoacidi, enzimi e degli acidi organici, oltre che quantità non insignificanti di minerali, quali potassio, calcio, rame, ferro, manganese e fosforo, e vitamine (B1, B2, C, acido nicotinico e acido formico).

Chi lo ha utilizzato e perché?

Il miele è stato per la maggior parte della storia umana il dolcificante per eccellenza, molto prima della scoperta del processo di distillazione e cristallizzazione della canna da zucchero. Il primo riferimento alle api mellifere viene dall’Egitto e data al 5551 a.C., e si trovano molti altri riferi-menti nei testi babilonesi e nel Vecchio Testamento. In Egitto al miele vennero attribuite proprietà magiche: veniva usato come sciroppo tonico che doveva allungare la vita delle persone anziane, fungere da afrodisiaco e da tranquillizzante. La Torah, il Corano ed la Bibbia citano le sue proprietà medicamentose. Sembra essere stato la forma più antica di medicazione per le ferite; viene citato da Dioscoride nel 50 d.C. per il trattamento delle scottature solari e per le ulcerazioni infette.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Il miele esplica attività antinfiammatoria, antimicrobica e vulneraria. E’ in grado di modificare l’attività delle cellule del sistema immunitario e delle loro secrezioni, riducendo l’infiammazione e facilitando la guari-gione delle ferite. Il miele inoltre ha proprietà antibatteriche ed anti-fungine, probabilmente grazie alla elevata osmolarità del miele (esso uccide i batteri disidratandoli), al suo pH basso (da 3.2 a 5,5: inibisce la crescita e la colonizzazione batterica, e inoltre riduce l’attività delle prote-asi, enzimi che rallentano la cicatrizzazione), alla presenza di glucosio ossidasi (un enzima che facilita il processo di cicatrizzazione e di sterilizza-zione della ferita) e alla presenza di composti fitochimici antibatterici non

meglio identificati. L’effetto antibatterico potrebbe risultare utile anche nella gestione delle infezioni gastriche da Helicobacter pylori.

I batteri su cui mieli di diversa provenienza si sono dimostrati efficaci sono: Staphylococcus aureus (anche resistente alla meticillina), Escheri-chia coli, Pseudomonas aeruginosa, Pseudomonas pyocyanea, Proteus mirabilis, coliform species, Klebsiella species, Enterococci (anche resisten-te alla vancomicina), Enterobacter cloacae, Acinetobacter baumannii, Streptococcus faecalis, e Streptococcus pyogenes.

Il miele può anche essere antiossidante, anche se l’attività può variare di molto a seconda della varietà di miele utilizzata (e sembra massima nei mieli scuri). I composti responsabili per questa attività sono dei pigmenti derivati dalle piante sfruttate dalle api, flavonoidi e carotenoidi, la vitami-na e vari acidi organici ed enzimi. I flavonoidi attivi sono gli stessi che si trovano nella propoli: pinobanksina, pinocembrina, e galangina.

Disturbi dell’alto tratto respiratorio

Il miele viene utilizzato in caso di tosse, asma e raffreddore da fieno. Studi clinici su bambini di due anni o più con infezione delle vie respirato-rie hanno infatti mostrato che assumere 1 o 2 cucchiai di miele alla sera prima di dormire riduce la frequenza e la severità della tosse notturna e migliora la qualità del sonno; è possibile che il sapore del miele faccia aumentare la salivazione, la quale a sua volta aumenta la secrezione di muco respiratorio che funziona da demulcente ed calmante della tosse.

Disturbi del tratto digerente

Viene anche utilizzato per bocca in caso di diarrea e ulcere peptiche causate dall’infezione da Helicobacter pylori.

Problemi della pelle

Il miele è inoltre efficace come medicamento topico su pelle e mucose in caso di infiammazione, ferite, ulcere, ascessi, abrasioni e scottature; riduce l’odore e la produzione di pus, pulisce le ferite e riduce il tempo di guarigione. A causa della sua viscosità il miele funge da barriera protetti-va una volta applicato su pelle o mucose, e previene l’adesione delle garze o altre medicazioni alla pelle in caso di lesione o infiammazione. L’effetto occlusivo aumenta l’idratazione della pelle, incoraggia la ri-epi-telizzazione, riduce la formazione di tessuto cicatriziale e forse aumenta la formazione di nuovi vasi e tessuti. Inoltre richiama linfa per osmosi contribuendo ad eliminare batteri e prodotti di scarto

Olio essenziale di EucaliptoChe cosa è?

L’olio essenziale di eucalipto è il prodotto della distillazione in corrente di vapore delle foglie dell’albero di Eucalyptus globulus Labill, della famiglia delle Myrtaceae, originario di Australia e Tasmania, ma ora coltivato in tutto il mondo.

Chi lo ha utilizzato e perché?

I primi europei a esplorare quelle terre osservarono l’utilizzo che gli abori-geni facevano delle foglie dell’albero, e la loro abilità nel distinguere tra diverse varietà. Essi iniziarono ad utilizzare l’infuso delle foglie di eucalip-to per curare le febbri causate da vari agenti infettivi. Le foglie venivano anche fumate come rimedio per l’insonnia degli asmatici, e applicate, fresche, come impacchi per piaghe indolenti.

Quando l’olio essenziale iniziò a essere prodotto, esso fu utilizzato come antisettico per vari tipi d’infezione, dalle cancrene alla tubercolosi, e come deodorante per le corsie degli ospedali. Veniva anche utilizzato come gargarismo antisettico e applicato esternamente in caso di infiammazioni acute con ostruzione nei bambini (tracheite, laringite, epiglottite) e distur-bi spasmodici delle alte vie respiratorie.

Veniva e viene utilizzato per condizioni catarrali, imbibito su una zolletta di zucchero o emulsionato con olio vegetale. È utilizzato nei pastigliaggi con mentolo e nelle inalazioni con o senza mentolo, canfora, Pinus spp. ecc.

L’olio essenziale di Eucalyptus è stato utilizzato nella medicina ortodossa per almeno 200 anni ed è ancora presente in molte Farmacopee Naziona-li.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Da studi di laboratorio e clinici sappiamo che l’olio essenziale è moderata-mente attivo su una vasta gamma di batteri (come Listeria monocytoge-nes, Staphylococcus aureus, S. maltophilia, S. pneumoniae, Pseudomo-nas aeruginosa, Bacillus subtilis, Enterococcus faecalis, Escherichia coli, Micrococcus glutamious, H. influenzae, H. parainfluenzae) e moderata-mente attivo sul virus dell’herpes di tipo 1.

Esplica anche una moderata azione antinfiammatoria, ma l’attività più spiccata e per la quale è più conosciuto è quella sul tratto respiratorio, dove l’olio essenziale agisce migliorando la funzionalità respiratoria (frequenza ed ampiezza della respirazione) e modificando la viscosità e la quantità di catarro respiratorio, facilitandone l’espettorazione.

Page 6: Integratori Altromercato

Lo sciroppo balsamico alla propoli unisce due tipici prodotti dell’alveare, la propoli ed il miele, ed un olio essenziale da sempre utilizzato per le affezioni delle prime vie respiratorie, l’olio essenziale di eucalipto.

La propoli è stata usata nel passato e nella medicina tradizionale come un rimedio antisettico, astringente ed antinfiammatorio per il cavo orale ed il tratto respiratorio, e si riteneva che migliorasse la funzionalità delle mucose e colpisse i patogeni. Il miele coadiuva l’azione della propoli fornendo un supporto e un veicolo. Sempre nella tradizione d'uso dei prodotti dell'alveare il miele era usato come lenitivo e vulnerario (che facilita i processi di guarigione delle lesioni), ottimo quindi in presenza di infiammazioni. L’olio essenziale di eucalipto è un prodotto balsamico che ha effetto rinfrescante e leggermente esensibilizzante.

Quando può servire?

In caso di piccoli problemi a bocca e gengive, mal di gola e sintomi del raffreddore.

Principi attivi: • propoli • miele • olio essenziale di eucalipto

• PropoliChe cosa è?

La propoli è un materiale resinoso che proviene dalle gemme del pioppo, dell’olmo, della betulle e in genere dalle conifere, e che le api elaborano aggiungendole cera, saliva (ricca in enzimi) e polline (e per questo, per quanto sia di origine vegetale, può causare reazioni nelle persone allergiche alle api). Questo materiale viene usato dalle api come materiale da costruzione, per costruire barriere di difesa e chiudere le piccole fessure tra le celle che non consentono il passaggio delle api,

come rivestimento protettivo delle pareti interne delle celle utilizzate per le uova e le larve, e per rivestire, mummificandoli, i cadaveri di animali morti all’interno dell’alveare. Svolge al contempo attività antimicrobica.

La propoli contiene, oltre a resina ed olio essenziale, pigmenti vegetali, chiamati flavonoidi, che includono le molecole probabilmente più attive come antimicrobici ed antinfiammatori: pinocembrina, galangina e pino-banksina.

Chi lo ha utilizzato e perché?

La propoli ha una storia antichissima come prodotto medicinale usato dall’uomo. Fin dal 350 a.C. i Greci la utilizzavano per curare gli ascessi, mentre gli Assiri la utilizzavano per trattare ferite e tumori, e gli Egiziani l’hanno usata come materiale per il processo di mummificazione. E’ probabile che la produzione di propoli sia diventata significativa in termini di quantità in epoca romana, con lo sfruttamento commerciale dei prodotti dell’alveare.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Al giorno d’oggi la propoli viene utilizzata principalmente diluita in etano-lo al 95%, la cosiddetta tintura di propoli, per facilitarne l’utilizzo ed il dosaggio.

Essai ha una attività antimicrobica ad ampio spettro a livello della pelle e delle mucose, ma non esistono al momento dati conclusivi sull’azione antibatterica in caso di infezioni sistemiche. La propoli è inoltre antin-fiammatoria (agisce probabilmente impedendo la sintesi di sostanze infiammatorie endogene), antiossidante (è attiva sui radicali liberi grazie alla presenza dei flavonoidi) ed immunostimolante locale (chemiotatti-ca).

La propoli ha inoltre un forte effetto anestetico quando viene usata come estratto alcolico.

I flavonoidi e le resine agirebbero in sinergia, con le resine che funzione-rebbero come “colla” che fissa i flavonoidi alle mucose permettendo loro di agire come antinfiammatori ed antisettici.

Viene usata principalmente per disturbi del cavo orale, ma anche per piccoli disturbi dell’alto tratto respiratorio come raffreddore ed influenza, tosse, ecc., e per piccoli problemi della pelle, come abrasioni, micosi cutanee, ecc.

Disturbi del cavo orale.

La propoli è risultata attiva su una ampia gamma di batteri, in particolare su ceppi tipici delle infezioni del cavo orale, come Porphyromonas gingi-

1 Sciroppo balsamico alla propoli

valis, Prevotella intermedia, Actinobacillus actinomycetemcomitans, e Fusobacterium nucleatum. La propoli ricca in galangina e pinocembrina è la più efficace sul patogeno del cavo orale Streptococcus mutans, ma sembrano attivi anche altri composti, come i derivati dell’acido caffeico, l’olio essenziale e la resina. Il probabile meccanismo è quello della inibizio-ne della sintesi proteica dei batteri. L’attività è inferiore a quella degli antibatterici di sintesi, ma è significativa, ed in alcuni casi la propoli ha potenziato l’effetto del farmaco.

Potrebbe essere anche utile in caso di afte del cavo orale ricorrenti e in genere per l’igiene orale, contro l’infiammazione delle gengive e della mucosa orale e nella riduzione delle cicatrici e della formazione di placca. E’ stata usata come collutorio per accelerare la guarigione e ridurre il dolore dopo operazioni chirurgiche del cavo orale.

E’ stata proposta come possibile trattamento delle lesioni tumorali del cavo orale e del naso, e come rimedio per l’infezione gastrica da Helico-bacter pylori. Vi sono dati parziali anche sull’effetto positivo nel caso di ulcere peptiche e colite ulcerosa.

Disturbi del primo tratto respiratorio.

Esistono dati sull’attività antivirale sistemica, in modelli animali; essa non è particolarmente marcata, ma colpisce soprattutto i virus dell’herpes di tipo 1 e 2, il virus dell’influenza, di Hepstein-Barr, e della malattia di Newcastle.

La propoli è efficace per il trattamento delle infezioni dell’alto tratto respiratorio (tonsillite, sinusite, otite media suppurativa) specialmente nei bambini. E’ risultata efficace come antinfluenzale, probabilmente attraverso l’attivazione dei globuli bianchi (immunostimolante chemiotat-tica). I migliori risultati sono stati ottenuti utilizzando la propoli sia prima (profilassi) che dopo l’infezione. L’azione è probabilmente dovuta alla sinergia dei diversi componenti e non ad una classe singola.

In caso di raffreddore il suo utilizzo sembra ridurre la durata dei sintomi, probabilmente sia per la attività antivirale, sia per quella antinfiammatoria come anche per quella immunostimolante chemiotattica.

Problemi di pelle e mucose.

La propoli è attiva sulle micosi della pelle e delle mucose (Tinea e Candida) ed ha una azione sinergica con gli antimicotici di sintesi contro la Candi-da, probabilmente abbassando la resistenza del microrganismo.

La propoli è efficace come lozione per accelerare i tempi di guarigione, ridurre il dolore e aumentare l’intervallo libero da lesioni erpetiche in caso di herpes labiale (da virus Herpes simplex tipo 1) ed herpes genitale (da virus Herpes simplex tipo 2).

La propoli è stata studiata per pulire le ferite chirurgiche, ferite infette, piccole scottature e ulcere; ne accelera la guarigione e abbatte l’infezi-one, senza produrre ceppi batterici resistenti.

MieleChe cosa è?

Il miele è una secrezione zuccherina prodotta dalle api a partire dal netta-re delle piante; a seconda della bottinatura delle api il colore può variare dall’ambra, al rosso mattone, al nero. E’ un liquido trasparente, sciroppo-so, denso, raccolto dall’alveare e quindi filtrato e posto a riposo per 24 ore per permettere alle bolle d’aria di risalire alla superficie. Mediamente è composto al 38% da fruttosio e al 31% da D-glucosio, con un 2-10% di saccarosio. Contiene anche zuccheri più complessi, piccole quantità di acidi grassi, proteine, amminoacidi, enzimi e degli acidi organici, oltre che quantità non insignificanti di minerali, quali potassio, calcio, rame, ferro, manganese e fosforo, e vitamine (B1, B2, C, acido nicotinico e acido formico).

Chi lo ha utilizzato e perché?

Il miele è stato per la maggior parte della storia umana il dolcificante per eccellenza, molto prima della scoperta del processo di distillazione e cristallizzazione della canna da zucchero. Il primo riferimento alle api mellifere viene dall’Egitto e data al 5551 a.C., e si trovano molti altri riferi-menti nei testi babilonesi e nel Vecchio Testamento. In Egitto al miele vennero attribuite proprietà magiche: veniva usato come sciroppo tonico che doveva allungare la vita delle persone anziane, fungere da afrodisiaco e da tranquillizzante. La Torah, il Corano ed la Bibbia citano le sue proprietà medicamentose. Sembra essere stato la forma più antica di medicazione per le ferite; viene citato da Dioscoride nel 50 d.C. per il trattamento delle scottature solari e per le ulcerazioni infette.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Il miele esplica attività antinfiammatoria, antimicrobica e vulneraria. E’ in grado di modificare l’attività delle cellule del sistema immunitario e delle loro secrezioni, riducendo l’infiammazione e facilitando la guari-gione delle ferite. Il miele inoltre ha proprietà antibatteriche ed anti-fungine, probabilmente grazie alla elevata osmolarità del miele (esso uccide i batteri disidratandoli), al suo pH basso (da 3.2 a 5,5: inibisce la crescita e la colonizzazione batterica, e inoltre riduce l’attività delle prote-asi, enzimi che rallentano la cicatrizzazione), alla presenza di glucosio ossidasi (un enzima che facilita il processo di cicatrizzazione e di sterilizza-zione della ferita) e alla presenza di composti fitochimici antibatterici non

meglio identificati. L’effetto antibatterico potrebbe risultare utile anche nella gestione delle infezioni gastriche da Helicobacter pylori.

I batteri su cui mieli di diversa provenienza si sono dimostrati efficaci sono: Staphylococcus aureus (anche resistente alla meticillina), Escheri-chia coli, Pseudomonas aeruginosa, Pseudomonas pyocyanea, Proteus mirabilis, coliform species, Klebsiella species, Enterococci (anche resisten-te alla vancomicina), Enterobacter cloacae, Acinetobacter baumannii, Streptococcus faecalis, e Streptococcus pyogenes.

Il miele può anche essere antiossidante, anche se l’attività può variare di molto a seconda della varietà di miele utilizzata (e sembra massima nei mieli scuri). I composti responsabili per questa attività sono dei pigmenti derivati dalle piante sfruttate dalle api, flavonoidi e carotenoidi, la vitami-na e vari acidi organici ed enzimi. I flavonoidi attivi sono gli stessi che si trovano nella propoli: pinobanksina, pinocembrina, e galangina.

Disturbi dell’alto tratto respiratorio

Il miele viene utilizzato in caso di tosse, asma e raffreddore da fieno. Studi clinici su bambini di due anni o più con infezione delle vie respirato-rie hanno infatti mostrato che assumere 1 o 2 cucchiai di miele alla sera prima di dormire riduce la frequenza e la severità della tosse notturna e migliora la qualità del sonno; è possibile che il sapore del miele faccia aumentare la salivazione, la quale a sua volta aumenta la secrezione di muco respiratorio che funziona da demulcente ed calmante della tosse.

Disturbi del tratto digerente

Viene anche utilizzato per bocca in caso di diarrea e ulcere peptiche causate dall’infezione da Helicobacter pylori.

Problemi della pelle

Il miele è inoltre efficace come medicamento topico su pelle e mucose in caso di infiammazione, ferite, ulcere, ascessi, abrasioni e scottature; riduce l’odore e la produzione di pus, pulisce le ferite e riduce il tempo di guarigione. A causa della sua viscosità il miele funge da barriera protetti-va una volta applicato su pelle o mucose, e previene l’adesione delle garze o altre medicazioni alla pelle in caso di lesione o infiammazione. L’effetto occlusivo aumenta l’idratazione della pelle, incoraggia la ri-epi-telizzazione, riduce la formazione di tessuto cicatriziale e forse aumenta la formazione di nuovi vasi e tessuti. Inoltre richiama linfa per osmosi contribuendo ad eliminare batteri e prodotti di scarto

Olio essenziale di EucaliptoChe cosa è?

L’olio essenziale di eucalipto è il prodotto della distillazione in corrente di vapore delle foglie dell’albero di Eucalyptus globulus Labill, della famiglia delle Myrtaceae, originario di Australia e Tasmania, ma ora coltivato in tutto il mondo.

Chi lo ha utilizzato e perché?

I primi europei a esplorare quelle terre osservarono l’utilizzo che gli abori-geni facevano delle foglie dell’albero, e la loro abilità nel distinguere tra diverse varietà. Essi iniziarono ad utilizzare l’infuso delle foglie di eucalip-to per curare le febbri causate da vari agenti infettivi. Le foglie venivano anche fumate come rimedio per l’insonnia degli asmatici, e applicate, fresche, come impacchi per piaghe indolenti.

Quando l’olio essenziale iniziò a essere prodotto, esso fu utilizzato come antisettico per vari tipi d’infezione, dalle cancrene alla tubercolosi, e come deodorante per le corsie degli ospedali. Veniva anche utilizzato come gargarismo antisettico e applicato esternamente in caso di infiammazioni acute con ostruzione nei bambini (tracheite, laringite, epiglottite) e distur-bi spasmodici delle alte vie respiratorie.

Veniva e viene utilizzato per condizioni catarrali, imbibito su una zolletta di zucchero o emulsionato con olio vegetale. È utilizzato nei pastigliaggi con mentolo e nelle inalazioni con o senza mentolo, canfora, Pinus spp. ecc.

L’olio essenziale di Eucalyptus è stato utilizzato nella medicina ortodossa per almeno 200 anni ed è ancora presente in molte Farmacopee Naziona-li.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Da studi di laboratorio e clinici sappiamo che l’olio essenziale è moderata-mente attivo su una vasta gamma di batteri (come Listeria monocytoge-nes, Staphylococcus aureus, S. maltophilia, S. pneumoniae, Pseudomo-nas aeruginosa, Bacillus subtilis, Enterococcus faecalis, Escherichia coli, Micrococcus glutamious, H. influenzae, H. parainfluenzae) e moderata-mente attivo sul virus dell’herpes di tipo 1.

Esplica anche una moderata azione antinfiammatoria, ma l’attività più spiccata e per la quale è più conosciuto è quella sul tratto respiratorio, dove l’olio essenziale agisce migliorando la funzionalità respiratoria (frequenza ed ampiezza della respirazione) e modificando la viscosità e la quantità di catarro respiratorio, facilitandone l’espettorazione.

Page 7: Integratori Altromercato

Lo sciroppo balsamico alla propoli unisce due tipici prodotti dell’alveare, la propoli ed il miele, ed un olio essenziale da sempre utilizzato per le affezioni delle prime vie respiratorie, l’olio essenziale di eucalipto.

La propoli è stata usata nel passato e nella medicina tradizionale come un rimedio antisettico, astringente ed antinfiammatorio per il cavo orale ed il tratto respiratorio, e si riteneva che migliorasse la funzionalità delle mucose e colpisse i patogeni. Il miele coadiuva l’azione della propoli fornendo un supporto e un veicolo. Sempre nella tradizione d'uso dei prodotti dell'alveare il miele era usato come lenitivo e vulnerario (che facilita i processi di guarigione delle lesioni), ottimo quindi in presenza di infiammazioni. L’olio essenziale di eucalipto è un prodotto balsamico che ha effetto rinfrescante e leggermente esensibilizzante.

Quando può servire?

In caso di piccoli problemi a bocca e gengive, mal di gola e sintomi del raffreddore.

Principi attivi: • propoli • miele • olio essenziale di eucalipto

• PropoliChe cosa è?

La propoli è un materiale resinoso che proviene dalle gemme del pioppo, dell’olmo, della betulle e in genere dalle conifere, e che le api elaborano aggiungendole cera, saliva (ricca in enzimi) e polline (e per questo, per quanto sia di origine vegetale, può causare reazioni nelle persone allergiche alle api). Questo materiale viene usato dalle api come materiale da costruzione, per costruire barriere di difesa e chiudere le piccole fessure tra le celle che non consentono il passaggio delle api,

come rivestimento protettivo delle pareti interne delle celle utilizzate per le uova e le larve, e per rivestire, mummificandoli, i cadaveri di animali morti all’interno dell’alveare. Svolge al contempo attività antimicrobica.

La propoli contiene, oltre a resina ed olio essenziale, pigmenti vegetali, chiamati flavonoidi, che includono le molecole probabilmente più attive come antimicrobici ed antinfiammatori: pinocembrina, galangina e pino-banksina.

Chi lo ha utilizzato e perché?

La propoli ha una storia antichissima come prodotto medicinale usato dall’uomo. Fin dal 350 a.C. i Greci la utilizzavano per curare gli ascessi, mentre gli Assiri la utilizzavano per trattare ferite e tumori, e gli Egiziani l’hanno usata come materiale per il processo di mummificazione. E’ probabile che la produzione di propoli sia diventata significativa in termini di quantità in epoca romana, con lo sfruttamento commerciale dei prodotti dell’alveare.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Al giorno d’oggi la propoli viene utilizzata principalmente diluita in etano-lo al 95%, la cosiddetta tintura di propoli, per facilitarne l’utilizzo ed il dosaggio.

Essai ha una attività antimicrobica ad ampio spettro a livello della pelle e delle mucose, ma non esistono al momento dati conclusivi sull’azione antibatterica in caso di infezioni sistemiche. La propoli è inoltre antin-fiammatoria (agisce probabilmente impedendo la sintesi di sostanze infiammatorie endogene), antiossidante (è attiva sui radicali liberi grazie alla presenza dei flavonoidi) ed immunostimolante locale (chemiotatti-ca).

La propoli ha inoltre un forte effetto anestetico quando viene usata come estratto alcolico.

I flavonoidi e le resine agirebbero in sinergia, con le resine che funzione-rebbero come “colla” che fissa i flavonoidi alle mucose permettendo loro di agire come antinfiammatori ed antisettici.

Viene usata principalmente per disturbi del cavo orale, ma anche per piccoli disturbi dell’alto tratto respiratorio come raffreddore ed influenza, tosse, ecc., e per piccoli problemi della pelle, come abrasioni, micosi cutanee, ecc.

Disturbi del cavo orale.

La propoli è risultata attiva su una ampia gamma di batteri, in particolare su ceppi tipici delle infezioni del cavo orale, come Porphyromonas gingi-

1 Sciroppo balsamico alla propoli

valis, Prevotella intermedia, Actinobacillus actinomycetemcomitans, e Fusobacterium nucleatum. La propoli ricca in galangina e pinocembrina è la più efficace sul patogeno del cavo orale Streptococcus mutans, ma sembrano attivi anche altri composti, come i derivati dell’acido caffeico, l’olio essenziale e la resina. Il probabile meccanismo è quello della inibizio-ne della sintesi proteica dei batteri. L’attività è inferiore a quella degli antibatterici di sintesi, ma è significativa, ed in alcuni casi la propoli ha potenziato l’effetto del farmaco.

Potrebbe essere anche utile in caso di afte del cavo orale ricorrenti e in genere per l’igiene orale, contro l’infiammazione delle gengive e della mucosa orale e nella riduzione delle cicatrici e della formazione di placca. E’ stata usata come collutorio per accelerare la guarigione e ridurre il dolore dopo operazioni chirurgiche del cavo orale.

E’ stata proposta come possibile trattamento delle lesioni tumorali del cavo orale e del naso, e come rimedio per l’infezione gastrica da Helico-bacter pylori. Vi sono dati parziali anche sull’effetto positivo nel caso di ulcere peptiche e colite ulcerosa.

Disturbi del primo tratto respiratorio.

Esistono dati sull’attività antivirale sistemica, in modelli animali; essa non è particolarmente marcata, ma colpisce soprattutto i virus dell’herpes di tipo 1 e 2, il virus dell’influenza, di Hepstein-Barr, e della malattia di Newcastle.

La propoli è efficace per il trattamento delle infezioni dell’alto tratto respiratorio (tonsillite, sinusite, otite media suppurativa) specialmente nei bambini. E’ risultata efficace come antinfluenzale, probabilmente attraverso l’attivazione dei globuli bianchi (immunostimolante chemiotat-tica). I migliori risultati sono stati ottenuti utilizzando la propoli sia prima (profilassi) che dopo l’infezione. L’azione è probabilmente dovuta alla sinergia dei diversi componenti e non ad una classe singola.

In caso di raffreddore il suo utilizzo sembra ridurre la durata dei sintomi, probabilmente sia per la attività antivirale, sia per quella antinfiammatoria come anche per quella immunostimolante chemiotattica.

Problemi di pelle e mucose.

La propoli è attiva sulle micosi della pelle e delle mucose (Tinea e Candida) ed ha una azione sinergica con gli antimicotici di sintesi contro la Candi-da, probabilmente abbassando la resistenza del microrganismo.

La propoli è efficace come lozione per accelerare i tempi di guarigione, ridurre il dolore e aumentare l’intervallo libero da lesioni erpetiche in caso di herpes labiale (da virus Herpes simplex tipo 1) ed herpes genitale (da virus Herpes simplex tipo 2).

La propoli è stata studiata per pulire le ferite chirurgiche, ferite infette, piccole scottature e ulcere; ne accelera la guarigione e abbatte l’infezi-one, senza produrre ceppi batterici resistenti.

MieleChe cosa è?

Il miele è una secrezione zuccherina prodotta dalle api a partire dal netta-re delle piante; a seconda della bottinatura delle api il colore può variare dall’ambra, al rosso mattone, al nero. E’ un liquido trasparente, sciroppo-so, denso, raccolto dall’alveare e quindi filtrato e posto a riposo per 24 ore per permettere alle bolle d’aria di risalire alla superficie. Mediamente è composto al 38% da fruttosio e al 31% da D-glucosio, con un 2-10% di saccarosio. Contiene anche zuccheri più complessi, piccole quantità di acidi grassi, proteine, amminoacidi, enzimi e degli acidi organici, oltre che quantità non insignificanti di minerali, quali potassio, calcio, rame, ferro, manganese e fosforo, e vitamine (B1, B2, C, acido nicotinico e acido formico).

Chi lo ha utilizzato e perché?

Il miele è stato per la maggior parte della storia umana il dolcificante per eccellenza, molto prima della scoperta del processo di distillazione e cristallizzazione della canna da zucchero. Il primo riferimento alle api mellifere viene dall’Egitto e data al 5551 a.C., e si trovano molti altri riferi-menti nei testi babilonesi e nel Vecchio Testamento. In Egitto al miele vennero attribuite proprietà magiche: veniva usato come sciroppo tonico che doveva allungare la vita delle persone anziane, fungere da afrodisiaco e da tranquillizzante. La Torah, il Corano ed la Bibbia citano le sue proprietà medicamentose. Sembra essere stato la forma più antica di medicazione per le ferite; viene citato da Dioscoride nel 50 d.C. per il trattamento delle scottature solari e per le ulcerazioni infette.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Il miele esplica attività antinfiammatoria, antimicrobica e vulneraria. E’ in grado di modificare l’attività delle cellule del sistema immunitario e delle loro secrezioni, riducendo l’infiammazione e facilitando la guari-gione delle ferite. Il miele inoltre ha proprietà antibatteriche ed anti-fungine, probabilmente grazie alla elevata osmolarità del miele (esso uccide i batteri disidratandoli), al suo pH basso (da 3.2 a 5,5: inibisce la crescita e la colonizzazione batterica, e inoltre riduce l’attività delle prote-asi, enzimi che rallentano la cicatrizzazione), alla presenza di glucosio ossidasi (un enzima che facilita il processo di cicatrizzazione e di sterilizza-zione della ferita) e alla presenza di composti fitochimici antibatterici non

meglio identificati. L’effetto antibatterico potrebbe risultare utile anche nella gestione delle infezioni gastriche da Helicobacter pylori.

I batteri su cui mieli di diversa provenienza si sono dimostrati efficaci sono: Staphylococcus aureus (anche resistente alla meticillina), Escheri-chia coli, Pseudomonas aeruginosa, Pseudomonas pyocyanea, Proteus mirabilis, coliform species, Klebsiella species, Enterococci (anche resisten-te alla vancomicina), Enterobacter cloacae, Acinetobacter baumannii, Streptococcus faecalis, e Streptococcus pyogenes.

Il miele può anche essere antiossidante, anche se l’attività può variare di molto a seconda della varietà di miele utilizzata (e sembra massima nei mieli scuri). I composti responsabili per questa attività sono dei pigmenti derivati dalle piante sfruttate dalle api, flavonoidi e carotenoidi, la vitami-na e vari acidi organici ed enzimi. I flavonoidi attivi sono gli stessi che si trovano nella propoli: pinobanksina, pinocembrina, e galangina.

Disturbi dell’alto tratto respiratorio

Il miele viene utilizzato in caso di tosse, asma e raffreddore da fieno. Studi clinici su bambini di due anni o più con infezione delle vie respirato-rie hanno infatti mostrato che assumere 1 o 2 cucchiai di miele alla sera prima di dormire riduce la frequenza e la severità della tosse notturna e migliora la qualità del sonno; è possibile che il sapore del miele faccia aumentare la salivazione, la quale a sua volta aumenta la secrezione di muco respiratorio che funziona da demulcente ed calmante della tosse.

Disturbi del tratto digerente

Viene anche utilizzato per bocca in caso di diarrea e ulcere peptiche causate dall’infezione da Helicobacter pylori.

Problemi della pelle

Il miele è inoltre efficace come medicamento topico su pelle e mucose in caso di infiammazione, ferite, ulcere, ascessi, abrasioni e scottature; riduce l’odore e la produzione di pus, pulisce le ferite e riduce il tempo di guarigione. A causa della sua viscosità il miele funge da barriera protetti-va una volta applicato su pelle o mucose, e previene l’adesione delle garze o altre medicazioni alla pelle in caso di lesione o infiammazione. L’effetto occlusivo aumenta l’idratazione della pelle, incoraggia la ri-epi-telizzazione, riduce la formazione di tessuto cicatriziale e forse aumenta la formazione di nuovi vasi e tessuti. Inoltre richiama linfa per osmosi contribuendo ad eliminare batteri e prodotti di scarto

Olio essenziale di EucaliptoChe cosa è?

L’olio essenziale di eucalipto è il prodotto della distillazione in corrente di vapore delle foglie dell’albero di Eucalyptus globulus Labill, della famiglia delle Myrtaceae, originario di Australia e Tasmania, ma ora coltivato in tutto il mondo.

Chi lo ha utilizzato e perché?

I primi europei a esplorare quelle terre osservarono l’utilizzo che gli abori-geni facevano delle foglie dell’albero, e la loro abilità nel distinguere tra diverse varietà. Essi iniziarono ad utilizzare l’infuso delle foglie di eucalip-to per curare le febbri causate da vari agenti infettivi. Le foglie venivano anche fumate come rimedio per l’insonnia degli asmatici, e applicate, fresche, come impacchi per piaghe indolenti.

Quando l’olio essenziale iniziò a essere prodotto, esso fu utilizzato come antisettico per vari tipi d’infezione, dalle cancrene alla tubercolosi, e come deodorante per le corsie degli ospedali. Veniva anche utilizzato come gargarismo antisettico e applicato esternamente in caso di infiammazioni acute con ostruzione nei bambini (tracheite, laringite, epiglottite) e distur-bi spasmodici delle alte vie respiratorie.

Veniva e viene utilizzato per condizioni catarrali, imbibito su una zolletta di zucchero o emulsionato con olio vegetale. È utilizzato nei pastigliaggi con mentolo e nelle inalazioni con o senza mentolo, canfora, Pinus spp. ecc.

L’olio essenziale di Eucalyptus è stato utilizzato nella medicina ortodossa per almeno 200 anni ed è ancora presente in molte Farmacopee Naziona-li.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Da studi di laboratorio e clinici sappiamo che l’olio essenziale è moderata-mente attivo su una vasta gamma di batteri (come Listeria monocytoge-nes, Staphylococcus aureus, S. maltophilia, S. pneumoniae, Pseudomo-nas aeruginosa, Bacillus subtilis, Enterococcus faecalis, Escherichia coli, Micrococcus glutamious, H. influenzae, H. parainfluenzae) e moderata-mente attivo sul virus dell’herpes di tipo 1.

Esplica anche una moderata azione antinfiammatoria, ma l’attività più spiccata e per la quale è più conosciuto è quella sul tratto respiratorio, dove l’olio essenziale agisce migliorando la funzionalità respiratoria (frequenza ed ampiezza della respirazione) e modificando la viscosità e la quantità di catarro respiratorio, facilitandone l’espettorazione.

Page 8: Integratori Altromercato

Lo sciroppo balsamico alla propoli unisce due tipici prodotti dell’alveare, la propoli ed il miele, ed un olio essenziale da sempre utilizzato per le affezioni delle prime vie respiratorie, l’olio essenziale di eucalipto.

La propoli è stata usata nel passato e nella medicina tradizionale come un rimedio antisettico, astringente ed antinfiammatorio per il cavo orale ed il tratto respiratorio, e si riteneva che migliorasse la funzionalità delle mucose e colpisse i patogeni. Il miele coadiuva l’azione della propoli fornendo un supporto e un veicolo. Sempre nella tradizione d'uso dei prodotti dell'alveare il miele era usato come lenitivo e vulnerario (che facilita i processi di guarigione delle lesioni), ottimo quindi in presenza di infiammazioni. L’olio essenziale di eucalipto è un prodotto balsamico che ha effetto rinfrescante e leggermente esensibilizzante.

Quando può servire?

In caso di piccoli problemi a bocca e gengive, mal di gola e sintomi del raffreddore.

Principi attivi: • propoli • miele • olio essenziale di eucalipto

• PropoliChe cosa è?

La propoli è un materiale resinoso che proviene dalle gemme del pioppo, dell’olmo, della betulle e in genere dalle conifere, e che le api elaborano aggiungendole cera, saliva (ricca in enzimi) e polline (e per questo, per quanto sia di origine vegetale, può causare reazioni nelle persone allergiche alle api). Questo materiale viene usato dalle api come materiale da costruzione, per costruire barriere di difesa e chiudere le piccole fessure tra le celle che non consentono il passaggio delle api,

come rivestimento protettivo delle pareti interne delle celle utilizzate per le uova e le larve, e per rivestire, mummificandoli, i cadaveri di animali morti all’interno dell’alveare. Svolge al contempo attività antimicrobica.

La propoli contiene, oltre a resina ed olio essenziale, pigmenti vegetali, chiamati flavonoidi, che includono le molecole probabilmente più attive come antimicrobici ed antinfiammatori: pinocembrina, galangina e pino-banksina.

Chi lo ha utilizzato e perché?

La propoli ha una storia antichissima come prodotto medicinale usato dall’uomo. Fin dal 350 a.C. i Greci la utilizzavano per curare gli ascessi, mentre gli Assiri la utilizzavano per trattare ferite e tumori, e gli Egiziani l’hanno usata come materiale per il processo di mummificazione. E’ probabile che la produzione di propoli sia diventata significativa in termini di quantità in epoca romana, con lo sfruttamento commerciale dei prodotti dell’alveare.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Al giorno d’oggi la propoli viene utilizzata principalmente diluita in etano-lo al 95%, la cosiddetta tintura di propoli, per facilitarne l’utilizzo ed il dosaggio.

Essai ha una attività antimicrobica ad ampio spettro a livello della pelle e delle mucose, ma non esistono al momento dati conclusivi sull’azione antibatterica in caso di infezioni sistemiche. La propoli è inoltre antin-fiammatoria (agisce probabilmente impedendo la sintesi di sostanze infiammatorie endogene), antiossidante (è attiva sui radicali liberi grazie alla presenza dei flavonoidi) ed immunostimolante locale (chemiotatti-ca).

La propoli ha inoltre un forte effetto anestetico quando viene usata come estratto alcolico.

I flavonoidi e le resine agirebbero in sinergia, con le resine che funzione-rebbero come “colla” che fissa i flavonoidi alle mucose permettendo loro di agire come antinfiammatori ed antisettici.

Viene usata principalmente per disturbi del cavo orale, ma anche per piccoli disturbi dell’alto tratto respiratorio come raffreddore ed influenza, tosse, ecc., e per piccoli problemi della pelle, come abrasioni, micosi cutanee, ecc.

Disturbi del cavo orale.

La propoli è risultata attiva su una ampia gamma di batteri, in particolare su ceppi tipici delle infezioni del cavo orale, come Porphyromonas gingi-

1 Sciroppo balsamico alla propoli

valis, Prevotella intermedia, Actinobacillus actinomycetemcomitans, e Fusobacterium nucleatum. La propoli ricca in galangina e pinocembrina è la più efficace sul patogeno del cavo orale Streptococcus mutans, ma sembrano attivi anche altri composti, come i derivati dell’acido caffeico, l’olio essenziale e la resina. Il probabile meccanismo è quello della inibizio-ne della sintesi proteica dei batteri. L’attività è inferiore a quella degli antibatterici di sintesi, ma è significativa, ed in alcuni casi la propoli ha potenziato l’effetto del farmaco.

Potrebbe essere anche utile in caso di afte del cavo orale ricorrenti e in genere per l’igiene orale, contro l’infiammazione delle gengive e della mucosa orale e nella riduzione delle cicatrici e della formazione di placca. E’ stata usata come collutorio per accelerare la guarigione e ridurre il dolore dopo operazioni chirurgiche del cavo orale.

E’ stata proposta come possibile trattamento delle lesioni tumorali del cavo orale e del naso, e come rimedio per l’infezione gastrica da Helico-bacter pylori. Vi sono dati parziali anche sull’effetto positivo nel caso di ulcere peptiche e colite ulcerosa.

Disturbi del primo tratto respiratorio.

Esistono dati sull’attività antivirale sistemica, in modelli animali; essa non è particolarmente marcata, ma colpisce soprattutto i virus dell’herpes di tipo 1 e 2, il virus dell’influenza, di Hepstein-Barr, e della malattia di Newcastle.

La propoli è efficace per il trattamento delle infezioni dell’alto tratto respiratorio (tonsillite, sinusite, otite media suppurativa) specialmente nei bambini. E’ risultata efficace come antinfluenzale, probabilmente attraverso l’attivazione dei globuli bianchi (immunostimolante chemiotat-tica). I migliori risultati sono stati ottenuti utilizzando la propoli sia prima (profilassi) che dopo l’infezione. L’azione è probabilmente dovuta alla sinergia dei diversi componenti e non ad una classe singola.

In caso di raffreddore il suo utilizzo sembra ridurre la durata dei sintomi, probabilmente sia per la attività antivirale, sia per quella antinfiammatoria come anche per quella immunostimolante chemiotattica.

Problemi di pelle e mucose.

La propoli è attiva sulle micosi della pelle e delle mucose (Tinea e Candida) ed ha una azione sinergica con gli antimicotici di sintesi contro la Candi-da, probabilmente abbassando la resistenza del microrganismo.

La propoli è efficace come lozione per accelerare i tempi di guarigione, ridurre il dolore e aumentare l’intervallo libero da lesioni erpetiche in caso di herpes labiale (da virus Herpes simplex tipo 1) ed herpes genitale (da virus Herpes simplex tipo 2).

La propoli è stata studiata per pulire le ferite chirurgiche, ferite infette, piccole scottature e ulcere; ne accelera la guarigione e abbatte l’infezi-one, senza produrre ceppi batterici resistenti.

MieleChe cosa è?

Il miele è una secrezione zuccherina prodotta dalle api a partire dal netta-re delle piante; a seconda della bottinatura delle api il colore può variare dall’ambra, al rosso mattone, al nero. E’ un liquido trasparente, sciroppo-so, denso, raccolto dall’alveare e quindi filtrato e posto a riposo per 24 ore per permettere alle bolle d’aria di risalire alla superficie. Mediamente è composto al 38% da fruttosio e al 31% da D-glucosio, con un 2-10% di saccarosio. Contiene anche zuccheri più complessi, piccole quantità di acidi grassi, proteine, amminoacidi, enzimi e degli acidi organici, oltre che quantità non insignificanti di minerali, quali potassio, calcio, rame, ferro, manganese e fosforo, e vitamine (B1, B2, C, acido nicotinico e acido formico).

Chi lo ha utilizzato e perché?

Il miele è stato per la maggior parte della storia umana il dolcificante per eccellenza, molto prima della scoperta del processo di distillazione e cristallizzazione della canna da zucchero. Il primo riferimento alle api mellifere viene dall’Egitto e data al 5551 a.C., e si trovano molti altri riferi-menti nei testi babilonesi e nel Vecchio Testamento. In Egitto al miele vennero attribuite proprietà magiche: veniva usato come sciroppo tonico che doveva allungare la vita delle persone anziane, fungere da afrodisiaco e da tranquillizzante. La Torah, il Corano ed la Bibbia citano le sue proprietà medicamentose. Sembra essere stato la forma più antica di medicazione per le ferite; viene citato da Dioscoride nel 50 d.C. per il trattamento delle scottature solari e per le ulcerazioni infette.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Il miele esplica attività antinfiammatoria, antimicrobica e vulneraria. E’ in grado di modificare l’attività delle cellule del sistema immunitario e delle loro secrezioni, riducendo l’infiammazione e facilitando la guari-gione delle ferite. Il miele inoltre ha proprietà antibatteriche ed anti-fungine, probabilmente grazie alla elevata osmolarità del miele (esso uccide i batteri disidratandoli), al suo pH basso (da 3.2 a 5,5: inibisce la crescita e la colonizzazione batterica, e inoltre riduce l’attività delle prote-asi, enzimi che rallentano la cicatrizzazione), alla presenza di glucosio ossidasi (un enzima che facilita il processo di cicatrizzazione e di sterilizza-zione della ferita) e alla presenza di composti fitochimici antibatterici non

meglio identificati. L’effetto antibatterico potrebbe risultare utile anche nella gestione delle infezioni gastriche da Helicobacter pylori.

I batteri su cui mieli di diversa provenienza si sono dimostrati efficaci sono: Staphylococcus aureus (anche resistente alla meticillina), Escheri-chia coli, Pseudomonas aeruginosa, Pseudomonas pyocyanea, Proteus mirabilis, coliform species, Klebsiella species, Enterococci (anche resisten-te alla vancomicina), Enterobacter cloacae, Acinetobacter baumannii, Streptococcus faecalis, e Streptococcus pyogenes.

Il miele può anche essere antiossidante, anche se l’attività può variare di molto a seconda della varietà di miele utilizzata (e sembra massima nei mieli scuri). I composti responsabili per questa attività sono dei pigmenti derivati dalle piante sfruttate dalle api, flavonoidi e carotenoidi, la vitami-na e vari acidi organici ed enzimi. I flavonoidi attivi sono gli stessi che si trovano nella propoli: pinobanksina, pinocembrina, e galangina.

Disturbi dell’alto tratto respiratorio

Il miele viene utilizzato in caso di tosse, asma e raffreddore da fieno. Studi clinici su bambini di due anni o più con infezione delle vie respirato-rie hanno infatti mostrato che assumere 1 o 2 cucchiai di miele alla sera prima di dormire riduce la frequenza e la severità della tosse notturna e migliora la qualità del sonno; è possibile che il sapore del miele faccia aumentare la salivazione, la quale a sua volta aumenta la secrezione di muco respiratorio che funziona da demulcente ed calmante della tosse.

Disturbi del tratto digerente

Viene anche utilizzato per bocca in caso di diarrea e ulcere peptiche causate dall’infezione da Helicobacter pylori.

Problemi della pelle

Il miele è inoltre efficace come medicamento topico su pelle e mucose in caso di infiammazione, ferite, ulcere, ascessi, abrasioni e scottature; riduce l’odore e la produzione di pus, pulisce le ferite e riduce il tempo di guarigione. A causa della sua viscosità il miele funge da barriera protetti-va una volta applicato su pelle o mucose, e previene l’adesione delle garze o altre medicazioni alla pelle in caso di lesione o infiammazione. L’effetto occlusivo aumenta l’idratazione della pelle, incoraggia la ri-epi-telizzazione, riduce la formazione di tessuto cicatriziale e forse aumenta la formazione di nuovi vasi e tessuti. Inoltre richiama linfa per osmosi contribuendo ad eliminare batteri e prodotti di scarto

Olio essenziale di EucaliptoChe cosa è?

L’olio essenziale di eucalipto è il prodotto della distillazione in corrente di vapore delle foglie dell’albero di Eucalyptus globulus Labill, della famiglia delle Myrtaceae, originario di Australia e Tasmania, ma ora coltivato in tutto il mondo.

Chi lo ha utilizzato e perché?

I primi europei a esplorare quelle terre osservarono l’utilizzo che gli abori-geni facevano delle foglie dell’albero, e la loro abilità nel distinguere tra diverse varietà. Essi iniziarono ad utilizzare l’infuso delle foglie di eucalip-to per curare le febbri causate da vari agenti infettivi. Le foglie venivano anche fumate come rimedio per l’insonnia degli asmatici, e applicate, fresche, come impacchi per piaghe indolenti.

Quando l’olio essenziale iniziò a essere prodotto, esso fu utilizzato come antisettico per vari tipi d’infezione, dalle cancrene alla tubercolosi, e come deodorante per le corsie degli ospedali. Veniva anche utilizzato come gargarismo antisettico e applicato esternamente in caso di infiammazioni acute con ostruzione nei bambini (tracheite, laringite, epiglottite) e distur-bi spasmodici delle alte vie respiratorie.

Veniva e viene utilizzato per condizioni catarrali, imbibito su una zolletta di zucchero o emulsionato con olio vegetale. È utilizzato nei pastigliaggi con mentolo e nelle inalazioni con o senza mentolo, canfora, Pinus spp. ecc.

L’olio essenziale di Eucalyptus è stato utilizzato nella medicina ortodossa per almeno 200 anni ed è ancora presente in molte Farmacopee Naziona-li.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Da studi di laboratorio e clinici sappiamo che l’olio essenziale è moderata-mente attivo su una vasta gamma di batteri (come Listeria monocytoge-nes, Staphylococcus aureus, S. maltophilia, S. pneumoniae, Pseudomo-nas aeruginosa, Bacillus subtilis, Enterococcus faecalis, Escherichia coli, Micrococcus glutamious, H. influenzae, H. parainfluenzae) e moderata-mente attivo sul virus dell’herpes di tipo 1.

Esplica anche una moderata azione antinfiammatoria, ma l’attività più spiccata e per la quale è più conosciuto è quella sul tratto respiratorio, dove l’olio essenziale agisce migliorando la funzionalità respiratoria (frequenza ed ampiezza della respirazione) e modificando la viscosità e la quantità di catarro respiratorio, facilitandone l’espettorazione.

Page 9: Integratori Altromercato

Le pastiglie alla propoli contengono, oltre alla propoli, l’olio essenziale di menta verde, da sempre utilizzato come rinfrescante e balsamico per le affezioni delle prime vie respiratorie.

La propoli è una resina raccolta e lavorata dalle api e che serve loro per mantenere integrità a salubrità dell’alveare. è stata usata nel passato e nella medicina tradizionale come un rimedio antisettico, astringente ed antinfiammatorio per il cavo orale ed il tratto respiratorio, e si riteneva che migliorasse la funzionalità delle mucose e colpisse i patogeni. L’olio essenziale di menta verde agisce da rinfrescante e lenitivo per le mucose del tratto respiratorio, oltre che da balsamico.

Quando può servire?

In caso di piccoli problemi a bocca e gengive e sintomi del raffreddore.

Principi attivi: • propoli • olio essenziale di menta verde

• Olio essenziale di Menta verdeChe cosa è?

L’olio essenziale di menta verde è il prodotto della distillazione in corrente di vapore delle foglie della Mentha arvensis (della famiglia delle Lamiace-ae), la specie di menta più coltivata al mondo, originaria dell'Europa e dell'Asia settentrionale, e ampiamente usata in molte culture del mondo, insieme alla menta piperita e alla menta spica.

Chi lo ha utilizzato e perché?

La menta è stata utilizzata per centinaia di anni sotto forma di infuso ed estratto idroalcolico (e più tardi come olio essenziale ed acqua aromatica)

2 PASTIGLIE ALLA PROPOLI

per vari disturbi di stomaco e gastrointestinali (indigestione, nausea, coliche, bruciore di stomaco) e per disturbi dell’apparato respiratorio, come tracheite, tosse, raffreddore, catarro, sinusite e bronchite; l’olio essenziale viene usato anche come analgesico e stimolante per l’attenzi-one.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

L’olio essenziale è dominato dal contenuto in mentolo, una molecola responsabile per le attività antispasmodica, rinfrescante, antipruriginosa e anestetica, e stimolante del sistema nervoso centrale.

Gli studi sugli esseri umani si concentrano principalmente sull’utilizzo del mentolo in caso di disturbi gastroenterici come la sindrome del colon irritabile, la dispepsia, la flatulenza e i problemi epatobiliari, ma l’azione rinfrescante, anestetica e rubefacente dell’olio essenziale spiegano bene il suo utilizzo nelle miscele per i problemi respiratori.

L’effetto desensibilizzante del mentolo aiuta in caso di mal di gola e di congestione, favorendo una miglior respirazione. Il mentolo e l'olio essenziale di menta sono anche mucolitici e debolmente antisettici, stimolano le secrezioni polmonari, diluiscono il catarro e lo rendono più facilmente eliminabile tramite l'espettorazione. L'attività antispasmodica risulta inoltre utile in caso di tosse o piccoli spasmi bronchiali o di sindro-me influenzale.

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2 Pastigliealla propoli

Le pastiglie alla propoli contengono, oltre alla propoli, l’olio essenziale di menta verde, da sempre utilizzato come rinfrescante e balsamico per le affezioni delle prime vie respiratorie.

La propoli è una resina raccolta e lavorata dalle api e che serve loro per mantenere integrità a salubrità dell’alveare. è stata usata nel passato e nella medicina tradizionale come un rimedio antisettico, astringente ed antinfiammatorio per il cavo orale ed il tratto respiratorio, e si riteneva che migliorasse la funzionalità delle mucose e colpisse i patogeni. L’olio essenziale di menta verde agisce da rinfrescante e lenitivo per le mucose del tratto respiratorio, oltre che da balsamico.

Quando può servire?

In caso di piccoli problemi a bocca e gengive e sintomi del raffreddore.

Principi attivi: • propoli • olio essenziale di menta verde

• Olio essenziale di Menta verdeChe cosa è?

L’olio essenziale di menta verde è il prodotto della distillazione in corrente di vapore delle foglie della Mentha arvensis (della famiglia delle Lamiace-ae), la specie di menta più coltivata al mondo, originaria dell'Europa e dell'Asia settentrionale, e ampiamente usata in molte culture del mondo, insieme alla menta piperita e alla menta spica.

Chi lo ha utilizzato e perché?

La menta è stata utilizzata per centinaia di anni sotto forma di infuso ed estratto idroalcolico (e più tardi come olio essenziale ed acqua aromatica)

per vari disturbi di stomaco e gastrointestinali (indigestione, nausea, coliche, bruciore di stomaco) e per disturbi dell’apparato respiratorio, come tracheite, tosse, raffreddore, catarro, sinusite e bronchite; l’olio essenziale viene usato anche come analgesico e stimolante per l’attenzi-one.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

L’olio essenziale è dominato dal contenuto in mentolo, una molecola responsabile per le attività antispasmodica, rinfrescante, antipruriginosa e anestetica, e stimolante del sistema nervoso centrale.

Gli studi sugli esseri umani si concentrano principalmente sull’utilizzo del mentolo in caso di disturbi gastroenterici come la sindrome del colon irritabile, la dispepsia, la flatulenza e i problemi epatobiliari, ma l’azione rinfrescante, anestetica e rubefacente dell’olio essenziale spiegano bene il suo utilizzo nelle miscele per i problemi respiratori.

L’effetto desensibilizzante del mentolo aiuta in caso di mal di gola e di congestione, favorendo una miglior respirazione. Il mentolo e l'olio essenziale di menta sono anche mucolitici e debolmente antisettici, stimolano le secrezioni polmonari, diluiscono il catarro e lo rendono più facilmente eliminabile tramite l'espettorazione. L'attività antispasmodica risulta inoltre utile in caso di tosse o piccoli spasmi bronchiali o di sindro-me influenzale.

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Lo spray alla propoli unisce due tipici prodotti dell’alveare, la propoli ed il miele, in una sinergia antica.

La propoli è una resina raccolta e lavorata dalle api e che serve loro per mantenere integrità a salubrità dell’alveare. E' stata usata nel passato e nella medicina tradizionale come un rimedio antisettico, astringente ed antinfiammatorio per il cavo orale ed il tratto respiratorio, e si riteneva che migliorasse la funzionalità delle mucose e colpisse i patogeni. Il miele coadiuva l’azione della propoli fornendo un supporto e un veicolo. Sempre nella tradizione d'uso dei prodotti dell'alveare il miele era usato come lenitivo e vulnerario (che facilita i processi di guarigione delle lesio-ni), ottimo quindi in presenza di infiammazioni.

Quando può servire?

In caso di piccoli problemi a bocca e gengive, mal di gola e sintomi del raffreddore

Principi attivi: • propoli • miele

3 SPRAYALLA PROPOLI

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Il tè verde in compresse è un prodotto che permette di assumere in forma comoda e concentrata il tè verde, una pianta con molteplici proprietà che influiscono sulla fisiologia dell’organismo, e che possono contribuire al mantenimento dello stato di benessere e di concentrazione.

Quando può servire?

In caso di fiacchezza e sonnolenza

Principio attivo: • tè verde

• Tè verdeChe cosa è?

Il tè verde (in cinese Lu Cha) si ottiene dalla raccolta, stabilizzazione a vapore e immediata essiccazione di foglie giovane, cime e germogli fogliari di Camellia sinensis (L.) Kuntze (famiglia delle Theaceae), un arbu-sto ampio con foglie sempreverdi che può raggiungere i 10-15 m di altez-za nel selvatico, ma che in coltivazione viene mantenuto ad una altezza di 0.6-1.5 metri per comodità di raccolta. Quando le foglie vengono lascia-te a fermentare si ottiene il tè nero se la fermentazione è prolungata, e il tè Oolong se è parziale (semifermentazione).

La pianta non si trova praticamente più selvatica. Originariamente è stata coltivata e selezionata in Cina che lo esportò prima nei paesi confinanti e poi in occidente. Il tè arrivò in Gran Bretagna per la prima volta nel 1652, lo stesso anno che vide la prima importazione di cacao e di caffè, e da quel momento in poi, prima lentamente e poi in maniera esponenziale, le importazioni aumentarono, fino toccare, tra il 1700 ed il 1800, una media di 4000 tonnellate all’anno. Eppure, fino al 1840, nessuno al di fuori della Cina sapeva esattamente da quale pianta si ottenesse il tè, e ci

4 TÈ VERDE IN COMPRESSE

volle la guerra dell’oppio per rompere il monopolio. Le maggiori coltiva-zioni al giorno d’oggi sono in Cina, India, Sri Lanka, Giappone, Indonesia, Kenia,Turchia, Pakistan, Malawi e Argentina.

Chi lo ha utilizzato e perché?

Il tè verde viene usato in Medicina tradizionale cinese per promuovere la digestione, ridurre la flatulenza, stimolare le funzioni cognitive, ridurre il mal di testa e la “umidità”, migliorare la vista e regolare la tem-peratura corporea. Altre proprietà sono quelle di rinforzo delle arterie, di riduzione dei grassi in eccesso, di eliminazione della flemma e di neutra-lizzazione dei veleni. Visto il suo contenuto in tannini veniva anche usata come astringente in caso di diarrea.

In India è considerato un diuretico, astringente e leggero stimolante, usato per cefalee, e febbre, problemi dentali, e come emostatico.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Il tè è, dopo l’acqua, la bevanda più bevuta nel mondo. La pianta è estre-mamente ricca in polifenoli, in particolare di tannini e specificamente di catechine e composti derivati. Proprio il processo di stabilizzazione a vapore (che inattiva gli enzimi necessari per ossidare i polifenoli) e l'essic-cazione senza fermentazione (un processo che trasforma le catechine in composti più lunghi e meno attivi) fanno si che il tè verde abbia caratteri-stiche più interessanti dal punto di vista della salute, oltre che un sapore ed un colore più delicati.

Il tè verde viene usato principalmente per migliorare l’allerta mentale e le funzioni cognitive, casi semplici di bassa pressione (ad esempio ipotensione ortostatica dell’anziano o ipotensione postprandiale) o di fiacchezza cronica, come rimedio antiossidante, in caso di cefalee e di disturbi gastrici o come coadiuvante nella perdita di peso. Sembra utile in caso di disturbi cardiovascolari, di livelli elevati di colesterolo nel sangue (iperlipidemia) e di diabete.

Le catechine sono particolarmente importanti per l’attività antinfiamma-toria ed antiossidante, e l’epigallocatechina gallato è la più interessante e la più importante (costituisce, insieme ad altre catechine galloilate, il 90% delle catechine del tè). Oltre ai polifenoli, il tè verde contiene dei composti stimolanti per il sistema nervoso centrale, ovvero la caffeina, la teofillina e la teobromina.

Funzioni cognitive

Il contenuto in caffeina (2-4%) può spiegare gli effetti di stimolazione del sistema nervoso centrale, l’effetto sui processi cognitivi e sull’atte-nzione, attraverso la modificazione dei livelli di certe molecole (neurotra-

smettitori) nel cervello dopo l’assunzione del tè verde. Il tè verde potrebbe svolgere un ruolo in certe malattie neurodegenerative (come il Morbo di Parkinson).

Infiammazione

Sembra che i polifenoli del tè verde siano in grado di prevenire infiam-mazioni e gonfiori, e di proteggere le cartilagini, rallentando la degene-razione delle articolazioni.

Protezione del cuore e della circolazione

Le molecole antiossidanti svolgono certamente un ruolo importante nella protezione del cuore e dei vasi sanguigni. Studi di popolazione hanno mostrato che il consumo di tè verde è associato con una diminuzione dei livelli nel sangue del colesterolo totale, dei trigliceridi e dei livelli di “cole-sterolo cattivo” (LDL), e ad un innalzamento del “colesterolo buono” (HDL).

Alcune delle attività a livello cardiovascolare sembrano imputabili alla caffeina che ha una azione rilassante sulla muscolatura bronchiale, aumenta il flusso di sangue nelle coronarie e quindi al cuore, e che stimo-la le contrazioni del muscolo cardiaco, migliorandone l’efficienza.

Infezioni di pelle e mucose

Il tè verde sembra in grado di combattere le infezioni virali genitali da virus Papilloma umano (HPV) e di ridurre la crescita di cellule anormali nella cervice (displasia della cervice) e viene usato nel cavo orale per prevenire la carie e trattare gengive sanguinanti e lesionate.

Fotoprotezione

La ricerca contemporanea si sta concentrando anche sulla sua attività fotoprotettiva quando viene applicato alla pelle.

Page 13: Integratori Altromercato

4 Tè verdein compresse

Il tè verde in compresse è un prodotto che permette di assumere in forma comoda e concentrata il tè verde, una pianta con molteplici proprietà che influiscono sulla fisiologia dell’organismo, e che possono contribuire al mantenimento dello stato di benessere e di concentrazione.

Quando può servire?

In caso di fiacchezza e sonnolenza

Principio attivo: • tè verde

• Tè verdeChe cosa è?

Il tè verde (in cinese Lu Cha) si ottiene dalla raccolta, stabilizzazione a vapore e immediata essiccazione di foglie giovane, cime e germogli fogliari di Camellia sinensis (L.) Kuntze (famiglia delle Theaceae), un arbu-sto ampio con foglie sempreverdi che può raggiungere i 10-15 m di altez-za nel selvatico, ma che in coltivazione viene mantenuto ad una altezza di 0.6-1.5 metri per comodità di raccolta. Quando le foglie vengono lascia-te a fermentare si ottiene il tè nero se la fermentazione è prolungata, e il tè Oolong se è parziale (semifermentazione).

La pianta non si trova praticamente più selvatica. Originariamente è stata coltivata e selezionata in Cina che lo esportò prima nei paesi confinanti e poi in occidente. Il tè arrivò in Gran Bretagna per la prima volta nel 1652, lo stesso anno che vide la prima importazione di cacao e di caffè, e da quel momento in poi, prima lentamente e poi in maniera esponenziale, le importazioni aumentarono, fino toccare, tra il 1700 ed il 1800, una media di 4000 tonnellate all’anno. Eppure, fino al 1840, nessuno al di fuori della Cina sapeva esattamente da quale pianta si ottenesse il tè, e ci

volle la guerra dell’oppio per rompere il monopolio. Le maggiori coltiva-zioni al giorno d’oggi sono in Cina, India, Sri Lanka, Giappone, Indonesia, Kenia,Turchia, Pakistan, Malawi e Argentina.

Chi lo ha utilizzato e perché?

Il tè verde viene usato in Medicina tradizionale cinese per promuovere la digestione, ridurre la flatulenza, stimolare le funzioni cognitive, ridurre il mal di testa e la “umidità”, migliorare la vista e regolare la tem-peratura corporea. Altre proprietà sono quelle di rinforzo delle arterie, di riduzione dei grassi in eccesso, di eliminazione della flemma e di neutra-lizzazione dei veleni. Visto il suo contenuto in tannini veniva anche usata come astringente in caso di diarrea.

In India è considerato un diuretico, astringente e leggero stimolante, usato per cefalee, e febbre, problemi dentali, e come emostatico.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Il tè è, dopo l’acqua, la bevanda più bevuta nel mondo. La pianta è estre-mamente ricca in polifenoli, in particolare di tannini e specificamente di catechine e composti derivati. Proprio il processo di stabilizzazione a vapore (che inattiva gli enzimi necessari per ossidare i polifenoli) e l'essic-cazione senza fermentazione (un processo che trasforma le catechine in composti più lunghi e meno attivi) fanno si che il tè verde abbia caratteri-stiche più interessanti dal punto di vista della salute, oltre che un sapore ed un colore più delicati.

Il tè verde viene usato principalmente per migliorare l’allerta mentale e le funzioni cognitive, casi semplici di bassa pressione (ad esempio ipotensione ortostatica dell’anziano o ipotensione postprandiale) o di fiacchezza cronica, come rimedio antiossidante, in caso di cefalee e di disturbi gastrici o come coadiuvante nella perdita di peso. Sembra utile in caso di disturbi cardiovascolari, di livelli elevati di colesterolo nel sangue (iperlipidemia) e di diabete.

Le catechine sono particolarmente importanti per l’attività antinfiamma-toria ed antiossidante, e l’epigallocatechina gallato è la più interessante e la più importante (costituisce, insieme ad altre catechine galloilate, il 90% delle catechine del tè). Oltre ai polifenoli, il tè verde contiene dei composti stimolanti per il sistema nervoso centrale, ovvero la caffeina, la teofillina e la teobromina.

Funzioni cognitive

Il contenuto in caffeina (2-4%) può spiegare gli effetti di stimolazione del sistema nervoso centrale, l’effetto sui processi cognitivi e sull’atte-nzione, attraverso la modificazione dei livelli di certe molecole (neurotra-

smettitori) nel cervello dopo l’assunzione del tè verde. Il tè verde potrebbe svolgere un ruolo in certe malattie neurodegenerative (come il Morbo di Parkinson).

Infiammazione

Sembra che i polifenoli del tè verde siano in grado di prevenire infiam-mazioni e gonfiori, e di proteggere le cartilagini, rallentando la degene-razione delle articolazioni.

Protezione del cuore e della circolazione

Le molecole antiossidanti svolgono certamente un ruolo importante nella protezione del cuore e dei vasi sanguigni. Studi di popolazione hanno mostrato che il consumo di tè verde è associato con una diminuzione dei livelli nel sangue del colesterolo totale, dei trigliceridi e dei livelli di “cole-sterolo cattivo” (LDL), e ad un innalzamento del “colesterolo buono” (HDL).

Alcune delle attività a livello cardiovascolare sembrano imputabili alla caffeina che ha una azione rilassante sulla muscolatura bronchiale, aumenta il flusso di sangue nelle coronarie e quindi al cuore, e che stimo-la le contrazioni del muscolo cardiaco, migliorandone l’efficienza.

Infezioni di pelle e mucose

Il tè verde sembra in grado di combattere le infezioni virali genitali da virus Papilloma umano (HPV) e di ridurre la crescita di cellule anormali nella cervice (displasia della cervice) e viene usato nel cavo orale per prevenire la carie e trattare gengive sanguinanti e lesionate.

Fotoprotezione

La ricerca contemporanea si sta concentrando anche sulla sua attività fotoprotettiva quando viene applicato alla pelle.

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Il tè verde in compresse è un prodotto che permette di assumere in forma comoda e concentrata il tè verde, una pianta con molteplici proprietà che influiscono sulla fisiologia dell’organismo, e che possono contribuire al mantenimento dello stato di benessere e di concentrazione.

Quando può servire?

In caso di fiacchezza e sonnolenza

Principio attivo: • tè verde

• Tè verdeChe cosa è?

Il tè verde (in cinese Lu Cha) si ottiene dalla raccolta, stabilizzazione a vapore e immediata essiccazione di foglie giovane, cime e germogli fogliari di Camellia sinensis (L.) Kuntze (famiglia delle Theaceae), un arbu-sto ampio con foglie sempreverdi che può raggiungere i 10-15 m di altez-za nel selvatico, ma che in coltivazione viene mantenuto ad una altezza di 0.6-1.5 metri per comodità di raccolta. Quando le foglie vengono lascia-te a fermentare si ottiene il tè nero se la fermentazione è prolungata, e il tè Oolong se è parziale (semifermentazione).

La pianta non si trova praticamente più selvatica. Originariamente è stata coltivata e selezionata in Cina che lo esportò prima nei paesi confinanti e poi in occidente. Il tè arrivò in Gran Bretagna per la prima volta nel 1652, lo stesso anno che vide la prima importazione di cacao e di caffè, e da quel momento in poi, prima lentamente e poi in maniera esponenziale, le importazioni aumentarono, fino toccare, tra il 1700 ed il 1800, una media di 4000 tonnellate all’anno. Eppure, fino al 1840, nessuno al di fuori della Cina sapeva esattamente da quale pianta si ottenesse il tè, e ci

volle la guerra dell’oppio per rompere il monopolio. Le maggiori coltiva-zioni al giorno d’oggi sono in Cina, India, Sri Lanka, Giappone, Indonesia, Kenia,Turchia, Pakistan, Malawi e Argentina.

Chi lo ha utilizzato e perché?

Il tè verde viene usato in Medicina tradizionale cinese per promuovere la digestione, ridurre la flatulenza, stimolare le funzioni cognitive, ridurre il mal di testa e la “umidità”, migliorare la vista e regolare la tem-peratura corporea. Altre proprietà sono quelle di rinforzo delle arterie, di riduzione dei grassi in eccesso, di eliminazione della flemma e di neutra-lizzazione dei veleni. Visto il suo contenuto in tannini veniva anche usata come astringente in caso di diarrea.

In India è considerato un diuretico, astringente e leggero stimolante, usato per cefalee, e febbre, problemi dentali, e come emostatico.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Il tè è, dopo l’acqua, la bevanda più bevuta nel mondo. La pianta è estre-mamente ricca in polifenoli, in particolare di tannini e specificamente di catechine e composti derivati. Proprio il processo di stabilizzazione a vapore (che inattiva gli enzimi necessari per ossidare i polifenoli) e l'essic-cazione senza fermentazione (un processo che trasforma le catechine in composti più lunghi e meno attivi) fanno si che il tè verde abbia caratteri-stiche più interessanti dal punto di vista della salute, oltre che un sapore ed un colore più delicati.

Il tè verde viene usato principalmente per migliorare l’allerta mentale e le funzioni cognitive, casi semplici di bassa pressione (ad esempio ipotensione ortostatica dell’anziano o ipotensione postprandiale) o di fiacchezza cronica, come rimedio antiossidante, in caso di cefalee e di disturbi gastrici o come coadiuvante nella perdita di peso. Sembra utile in caso di disturbi cardiovascolari, di livelli elevati di colesterolo nel sangue (iperlipidemia) e di diabete.

Le catechine sono particolarmente importanti per l’attività antinfiamma-toria ed antiossidante, e l’epigallocatechina gallato è la più interessante e la più importante (costituisce, insieme ad altre catechine galloilate, il 90% delle catechine del tè). Oltre ai polifenoli, il tè verde contiene dei composti stimolanti per il sistema nervoso centrale, ovvero la caffeina, la teofillina e la teobromina.

Funzioni cognitive

Il contenuto in caffeina (2-4%) può spiegare gli effetti di stimolazione del sistema nervoso centrale, l’effetto sui processi cognitivi e sull’atte-nzione, attraverso la modificazione dei livelli di certe molecole (neurotra-

4 Tè verdein compresse

smettitori) nel cervello dopo l’assunzione del tè verde. Il tè verde potrebbe svolgere un ruolo in certe malattie neurodegenerative (come il Morbo di Parkinson).

Infiammazione

Sembra che i polifenoli del tè verde siano in grado di prevenire infiam-mazioni e gonfiori, e di proteggere le cartilagini, rallentando la degene-razione delle articolazioni.

Protezione del cuore e della circolazione

Le molecole antiossidanti svolgono certamente un ruolo importante nella protezione del cuore e dei vasi sanguigni. Studi di popolazione hanno mostrato che il consumo di tè verde è associato con una diminuzione dei livelli nel sangue del colesterolo totale, dei trigliceridi e dei livelli di “cole-sterolo cattivo” (LDL), e ad un innalzamento del “colesterolo buono” (HDL).

Alcune delle attività a livello cardiovascolare sembrano imputabili alla caffeina che ha una azione rilassante sulla muscolatura bronchiale, aumenta il flusso di sangue nelle coronarie e quindi al cuore, e che stimo-la le contrazioni del muscolo cardiaco, migliorandone l’efficienza.

Infezioni di pelle e mucose

Il tè verde sembra in grado di combattere le infezioni virali genitali da virus Papilloma umano (HPV) e di ridurre la crescita di cellule anormali nella cervice (displasia della cervice) e viene usato nel cavo orale per prevenire la carie e trattare gengive sanguinanti e lesionate.

Fotoprotezione

La ricerca contemporanea si sta concentrando anche sulla sua attività fotoprotettiva quando viene applicato alla pelle.

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La Spirulina in compresse è un prodotto che permette di assumere in forma comoda e concentrata un estratto di alghe azzurre, una buona fonte di macronutrienti (proteine, acidi grassi) e di micronutrienti (vitami-ne, corofilla, ferro) che possono contribuire al mantenimento dello stato di benessere.

Quando può servire?

Come fonte di proteine per chi ne assuma poche nell’alimentazione, come fonte di ferro e come antiossidante

Principio attivo: • Spirulina

• SpirulinaChe cosa è?

La spirulina è un estratto di alghe azzurre, o Cyanophyceae, organismi vegetali unicellulari, filamentosi, spiraliformi e di color verde-blu, e che vivono in acque tropicali e subtropicali ad alto contenuto salino, o in qual-che lago di grandi dimensioni. Queste alghe sono state consumate come alimento in alcune comunità isolate in Africa e Sud America. Le specie più utilizzate sono Spirulina platensis (o Arthrospira platensis) e Spirulina maxima.

Al giorno d’oggi le alghe azzurre vengono spesso coltivate in condizioni controllate, ma esistono comunque anche coltivazioni in condizioni natu-rali.La spirulina è ricca in proteine, vitamine del gruppo B, acido ascorbico e tocoferoli. E’ naturalmente ricca in pigmenti come la clorofilla, la ficocia-nina e i carotenoidi e in ferro. Altri fitonutrienti presenti nella spirulina sono l’acido gamma-linolenico (un acido grasso essenziale), glicolipidi e sulfolipidi.

5 SPIRULINAIN COMPRESSE

Cosa sappiamo sulla sua utilità?

Negli ultimi anni molti studi di laboratorio sono stati effettuati per esplo-rare il potenziale salutistico della spirulina, anche se non ci sono ancora abbastanza dati per dare delle indicazioni certe. Alcuni dati preliminari indicano che la spirulina potrebbe contribuire alla riduzione del peso se inserita in una dieta sana come sostituto ad altre fonti di proteine, soprat-tutto animali. Il contenuto in carotenoidi, tocoferolo, acido ascorbico e ficocianina, può spiegare gli effetti salutari legati all’azione antiossidan-te dell’estratto, che potrebbe contribuire anche alla protezione del fegato da insulti legati all’alimentazione o al tabacco; in effetti è stato mostrato che assumere 1 grammo al giorno di spirulina ha un effetto protettivo contro le lesioni pre-tumorali della bocca legate all’uso di tabacco da masticare. L’attività antiossidante potrebbe anche contribuire alla riduzione del colesterolo e soprattutto del colesterolo ossidato, un fattore importante nell’insorgenza delle malattie cardiovascolari. Uno sciroppo a base di spirulina ha aumentato i livelli medi di emoglobina in soggetti anemici.

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La Spirulina in compresse è un prodotto che permette di assumere in forma comoda e concentrata un estratto di alghe azzurre, una buona fonte di macronutrienti (proteine, acidi grassi) e di micronutrienti (vitami-ne, corofilla, ferro) che possono contribuire al mantenimento dello stato di benessere.

Quando può servire?

Come fonte di proteine per chi ne assuma poche nell’alimentazione, come fonte di ferro e come antiossidante

Principio attivo: • Spirulina

• SpirulinaChe cosa è?

La spirulina è un estratto di alghe azzurre, o Cyanophyceae, organismi vegetali unicellulari, filamentosi, spiraliformi e di color verde-blu, e che vivono in acque tropicali e subtropicali ad alto contenuto salino, o in qual-che lago di grandi dimensioni. Queste alghe sono state consumate come alimento in alcune comunità isolate in Africa e Sud America. Le specie più utilizzate sono Spirulina platensis (o Arthrospira platensis) e Spirulina maxima.

Al giorno d’oggi le alghe azzurre vengono spesso coltivate in condizioni controllate, ma esistono comunque anche coltivazioni in condizioni natu-rali.La spirulina è ricca in proteine, vitamine del gruppo B, acido ascorbico e tocoferoli. E’ naturalmente ricca in pigmenti come la clorofilla, la ficocia-nina e i carotenoidi e in ferro. Altri fitonutrienti presenti nella spirulina sono l’acido gamma-linolenico (un acido grasso essenziale), glicolipidi e sulfolipidi.

5 Spirulinain compresse

Cosa sappiamo sulla sua utilità?

Negli ultimi anni molti studi di laboratorio sono stati effettuati per esplo-rare il potenziale salutistico della spirulina, anche se non ci sono ancora abbastanza dati per dare delle indicazioni certe. Alcuni dati preliminari indicano che la spirulina potrebbe contribuire alla riduzione del peso se inserita in una dieta sana come sostituto ad altre fonti di proteine, soprat-tutto animali. Il contenuto in carotenoidi, tocoferolo, acido ascorbico e ficocianina, può spiegare gli effetti salutari legati all’azione antiossidan-te dell’estratto, che potrebbe contribuire anche alla protezione del fegato da insulti legati all’alimentazione o al tabacco; in effetti è stato mostrato che assumere 1 grammo al giorno di spirulina ha un effetto protettivo contro le lesioni pre-tumorali della bocca legate all’uso di tabacco da masticare. L’attività antiossidante potrebbe anche contribuire alla riduzione del colesterolo e soprattutto del colesterolo ossidato, un fattore importante nell’insorgenza delle malattie cardiovascolari. Uno sciroppo a base di spirulina ha aumentato i livelli medi di emoglobina in soggetti anemici.

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Digernatur combina estratti di piante amare ed aromatiche, tradizional-mente usate per coadiuvare i normali processi digestivi. Carciofo e genziana sono due piante digestive amare che appartengono alla tradi-zione mediterranea, da sempre usate per indigestioni, pancia gonfia ed inappetenza, mentre curcuma e zenzero sono due spezie asiatiche, tipiche della cucina indiana e cinese, anch’esse usate per migliorare la digestione e la pesantezza di stomaco. L’ananas infine è un frutto ricco in bromelina, un enzima che può aiutare a digerire meglio le proteine e a ridurre le infiammazioni.

Quando può servire?

In caso di pesantezza dopo i pasti, indigestione, poco appetito, infiamma-zioni allo stomaco.

Principi attivi: • curcuma • ananas • olio essenziale di zenzero • carciofo, genziana

• CurcumaChe cosa è?

La curcuma (Curcuma longa L.) è una pianta erbacea perenne, eretta, della famiglia delle Zingiberaceae (la stessa dello zenzero), alta fino ad 1 metro. E’ una pianta sterile assente dal selvatico, probabilmente addome-sticata dall’uomo a partire dalla specie Curcuma aromatica, nativa del subcontinente Indiano, in particolare del Tamil Nadu e del Bengala Occi dentale.

6 DIGERNATUR

Chi lo ha utilizzato e perché?

Il suo rizoma (il fusto sotterraneo), che ha odore aromatico, sapore mode-ratamente amaro-aromatico, e colore giallo, viene ampiamente utilizzato in alimentazione e medicina in tutto il sud-est asiatico. E’ la componente principale del curry e si usa in cosmesi e nei rituali religiosi.

Contiene dei pigmenti gialli (detti curcuminoidi), grazie i quali si usa anche come fonte di tintura vegetale per tessuti (i vestiti dei monaci bud-disti sono colorati con curcuma).

Nella medicina tradizionale indiana (Ayurveda) viene considerato un tonico ed un “purificante del sangue”, e le sue indicazioni tradizionali principali sono problemi respiratori come tosse ed asma, problemi digestivi, ad esempio indigestione e problemi di stomaco, flatulenza, problemi di fegato e di cistifellea (problemi epatobiliari, ittero), mancanza di appetito e spasmi intestinali. A livello topico è stata usata per trattare ferite infette, infezioni della pelle e delle mucose, foruncoli, contusioni, punture di insetto. Altri utilizzi tradizionali comprendono vertigine, epilessia, emorragia, calcoli urinari e problemi di allattamento.

Plinio la cita come pianta indiana dall’aspetto dello zenzero ma sapore di zafferano, e per Dioscoride è pianta calda, da usarsi come depilatorio, emmenagogo e diuretico litolitico (rimedio per i calcoli renali). L’indicazi-one più frequente, secondo Plinio, è quella del mal di stomaco.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Esistono molti studi scientifici sulla curcuma e sui curcuminoidi, che mostrano come questo rizoma possieda, almeno in laboratorio, attività antiossidante, antinfiammatoria, digestiva, detossificante epatica, ipoco-lesterolemizzante, antimicrobica, antispasmodica, antiulcerogenica, ipoglicemizzante, immunomodulante.

Disturbi epatici e digestivi

Studi clinici hanno mostrato che può essere utile in caso di dispepsia e flatulenza, probabilmente grazie all’attività antispasmodica, antinfiam-matoria ed antisettica, oltre che all’effetto indiretto del sapore amaro-a-romatico, che tende a stimolare le secrezioni gastriche e biliari. Sempre l’attività antinfiammatoria ed antiossidante, oltre ad una attività vulnera-ria, è probabilmente alla base della sua efficacia in caso di ulcera peptica.

L’azione di stimolazione delle secrezioni biliari, l’attività antiossidante e l’attività diretta sul fegato spiegano l’effetto epatoprotettivo, per cui la curcuma può essere indicata per ridurre il carico che farmaci, ormoni o alimentazione portano al fegato.

Colesterolo

L’attività sul fegato, quella antinfiammatoria e quella antiossidante potrebbero essere alla radice dell’effetto di riduzione del colesterolo nel sangue e di riduzione del rischio di malattie cardiovascolari, in associazio-ne ad altri rimedi.

Infiammazione e dolore

La curcuma ha un effetto di riduzione del dolore ed dell’infiammazione che si può sfruttare in caso di artrite e nell’osteoartrite, nei problemi cutanei e in generale nelle condizioni infiammatorie e di stress ossidativo.

Studi degli ultimi decenni indicano una forte potenzialità della curcuma e dei curcuminoidi come preventivi e trattamento di alcune forme tumorali.

• AnanasChe cosa è?

L’ananas (Ananas comosus (L.) Merr.) è una pianta erbacea perenne della famiglia delle Bromeliaceae, che cresce fino a 1-1,2 metri di altezza. E’ una cultivar senza semi selezionata nei millenni dall’uomo, originaria dell’America tropicale, probabilmente derivata da altre specie selvatiche impollinate da uccelli. E’ stata probabilmente domesticata tra Brasile e Paraguay, lungo il corso del fiume Paranà, o forse nel bacino dell’Orinoco, in Venezuela. Molto prima dell’arrivo degli europei era distribuita in tutta l’America tropicale a basse altitudini, grazie alla sua ottima adattabilità, alla facilità di propagazione e alla eccellenza del suo frutto.

Chi lo ha utilizzato e perché?

Gli europei l’hanno incontrata per la prima volta in Guadalupe, quando Colombo vi sbarcò nel 1493, da allora si è distribuita in altre zone tropicali del mondo, in particolare alle Hawaii, in Kenya e in Malesia, dove è alla base dell’industria alimentare dei succhi e della fritta sciroppata.

L'Ananas è stato usato per molti secoli dalla medicina popolare come colagogo, depurativo, diaforetico, digestivo, per la difterite, come diure-tico, lassativo, parassiticida, refrigerante, per le piaghe, e per le distorsioni articolari. Viene usato come additivo alimentare per ammorbidire i cibi.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

A parte la sua importanza come alimento, l’ananas contiene la bromelina, un gruppo di enzimi proteolitici (presenti sia nel succo di frutta sia nel fusto) che in tempi relativamente recenti è stato utilizzato per una varietà di disturbi. Uno dei primi utilizzo è stato quello del sostegno alla dige-

stione, contribuendo alla lisi delle proteine ed essendo particolarmente utile in caso di insufficienza pancreatica ed epatica esocrina, dispepsia ed intolleranza al lattosio. La bromelina è infatti efficace come sostituto dei normali enzimi pancreatici (come tripsina o pepsina) in caso di insufficien-za pancreatica, e stimola la digestione e l’assorbimento in modelli animali sani.

L’enzima è stato usato come antinfiammatorio per ridurre la flogosi ed i gonfiori ad essa associati, in particolare nel naso e nei seni paranasali, o a seguito di lesioni o chirurgia. E’ stata usata anche in caso di rinite aller-gica (raffreddore da fieno), di colite ulcerosa (una malattia dell’intestino che comporta ulcere e gonfiori), per rimuovere tessuti danneggiati o morti dopo le ustioni, per prevenire il depositarsi di fluido nei polmoni (edema polmonare), per rilassare la muscolatura, ridurre la coagulazione del sangue e ridurre il contenuto di grasso corporeo.

In alcuni casi la bromelina è stata usata in combinazione con tripsina (una proteina) e rutina (un antiossidante) per ridurre il dolore e migliorare la funzionalità articolare di persone che soffrono di osteoartrite, ed è risul-tata efficace quanto gli antidolorifici di sintesi (Voltaren). Risultati simili ci sono stati per il trattamento del dolore al ginocchio in soggetti altrimenti sani dopo l’assunzione di bromelina da sola.

• Olio essenziale di ZenzeroChe cosa è?

L’olio essenziale di zenzero è il prodotto della distillazione in corrente di vapore del rizoma dello Zingiber officinale Roscoe (della famiglia delle Zingiberaceae), una delle prime piante aromatiche addomesticate dall’uomo, intorno al 2000 a.C. Sconosciuto nel selvatico, potrebbe essersi originato nell’odierna Taiwan o nella costa sudorientale della Cina, da dove è migrato con l’uomo verso sud est. Le prime citazioni della pianta sono cinesi, Confucio lo menziona nei suoi Analetti dove dice che non mangia mai senza questa spezia. Nel 406 d.C. un altro autore, Fa-h-sien, nei suoi Viaggi, racconta che piantine di zenzero venivano trasporta-te sulle navi cinesi dirette nel sud-est asiatico per prevenire la scorbuto.

Chi lo ha utilizzato e perché?

Lo Zenzero è una pianta ampiamente utilizzata in tutto il mondo a scopo medicinale, spesso con indicazioni del tutto simili.

In Cina è ritenuto un rimedio così importante che all'incirca il 50% di tutte le formule lo contengono. Nella medicina erboristica cinese le radici fresche e quelle secche sono considerati due rimedi diversi: la radice fresca è più delicata ed è utilizzata per febbri, brividi, mal di testa e mial-

gie, mentre quella secca è utilizzata per freddo “interno”, caratterizzato da mani fredde, polso debole e pallore.

Le indicazioni più spesso incontrate nei sistemi tradizionali sono dispepsia, flatulenza, coliche, nausea e vomito, diarrea ed inappe-tenza. Altre indicazioni importanti sono le tossi flemmatiche bronchiali o bronchiti. Una condizione trattata con lo Zenzero sia dai romani che dai cinesi che dagli indiani è il raffreddore, soprattutto come preventivo alle prime avvisaglie.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Lo Zingiber è fortemente carminativo ed antisettico a livello del tratto gastrointestinale ed è indicato in combinazione con altre piante nelle infezioni gastroenteriche (inclusi alcuni casi di avvelenamento da cibo), nell’indigestione causata da infezioni o da ipocloridria, in caso di nausea e vomito, nelle coliche e nel meteorismo o flatulenza, nelle sensazioni di freddo all'addome e diarrea.

Questa tradizione si riflette perfettamente nell'uso moderno: tosse, raffreddore, influenza, tosse canina. L’olio essenziale possiede parte delle proprietà del rizoma, in particolare è un antispasmodico e un buon stimolante digestivo.

• CarciofoChe cosa è?

Il carciofo (Cynara cardunculus Hayek) è una pianta perenne della fami-glia delle Asteraceae, con rizoma corto e fusto forte, alto fino a 2 m e densamente coperto di foglie lanceolate e pennate. Molto conosciuto come ortaggio, si utilizza anche a scopo medicinale, in particolare le sue foglie basali essiccate. E’ forse il più tipico esempio di cibo-medicina in Europa

Le foglie contengono composti polifenolici come gli acidi caffeoilchinici ed i flavonoidi, e dei composti amari, i lattoni sesquiterpenici, che posso-no agire attraverso i recettori nello stomaco stimolando secrezioni gastri-che, epatiche e biliari.

Chi lo ha utilizzato e perché?

La pianta si è probabilmente evoluta nella regione Mediterranea, ed era conosciuta ed apprezzato dai Greci. Plinio il vecchio ci dice che era il più costoso tra gli ortaggi, e doveva essere importato dal Nord Africa. Fu probabilmente portato in tutta Europa dall’esercito romano.

Era usato nella tradizione come supporto digestivo ed epatico, per stimolare l’appetito, ridurre il senso di nausea ed il mal di stomaco, la

flatulenza ed il senso di gonfiore addominale. Le foglie venivano messe a bagno nel vino che veniva poi bevuto come digestivo, ricostituente e tonico, per prevenire i calcoli alla cistifellea, abbassare la pressione arte-riosa e gli zuccheri nel sangue. Alcune popolazioni hanno utilizzato il carciofo per morsi di serpente.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

L’uso delle foglie in estratto è relativamente recente ed è concentrato sugli effetti a livello biliare, antilipidemici ed epatoprotettivi. Negli alimen-ti le foglie e gli estratti di foglia si usano per aromatizzare varie bevande e liquori, come il famoso Cynar.

Effetti sul fegato

I primi studi sugli effetti terapeutici del Carciofo sono stati condotti tra gli anni ‘30 e ‘50 in Italia e Francia, ed hanno dimostrato l’azione sulla cisti-fellea, sul flusso di bile, e delle proprietà epatoprotettive. La foglia di carciofo in estratto sembra agire sulla produzione di lipidi da parte del fegato, mediando i rapporti di colesterolo, acidi grassi e trigliceridi. E’ efficace per abbassare i livelli di colesterolo nel sangue, ma solo a dosi estremamente elevate. Agisce direttamente sulle cellule epatiche, proteggendo l’organo da lesioni derivanti da tossine, e sostenendo la sua capacità di gestire le lesioni. E’ uno dei rimedi epatici tradizionali che hanno mostrato significativa attività antiossidante.

Disturbi digestivi

La foglia di carciofo è stata studiata anche per la sua attività su tratto digerente. Può aiutare a ridurre il gonfiore addominale, la flatulenza, la nausea ed il vomito, come anche i dolori addominali associati ad indigestione, in particolare quando vi sia evidenza di disfunzione epatobi-liare.

Sembra particolarmente efficace per i sintomi dell’indigestione o della cattiva digestione (dispepsia), come nausea, vomito, flatulenza e dolori allo stomaco.

• Genziana Che cosa è?

La genziana (Gentiala lutea L.) è una pianta erbacea perenne della fami-glia delle Gentianaceae, dalla bella e vistosa infiorescenza gialla, alta fino a 2 metri, comune nelle montagne dell’Europa centrale e meridionale e dell’Asia occidentale (tra i 700 ed i 2300 metri.), della quale si utilizza la radice ed il rizoma.

Il nome Gentiana testimonia il suo utilizzo in epoca classica: deriva infatti

dal nome del re dell'Illiria nel 2° secolo a.C., Gentius, che viene indicato come lo scopritore delle virtù di questa pianta.

La radice di genziana contiene vari composti, tra i quali spiccano dei com-posti estremamente amari, soprattutto amarogentina (tra le sostanze naturali più amare sul pianeta, ancora percepibile al gusto in diluizioni di 1 su 50.000) ma anche genziopicrina e swertiamarina, oltre ad alcaloidi non tossici, composti polifenolici e vari altri.

Chi lo ha utilizzato e perché?

E’ una pianta estremamente amara, usata da tempi antichi come digesti-vo e tonico corroborante, per problemi di cattiva digestione, inappeten-za, sensazione di pesantezza allo stomaco, gas intestinale, diarrea, gastri-te, bruciore allo stomaco, e vomito. Veniva anche utilizzata in caso di febbre e alta pressione arteriosa. Veniva anche utilizzata come lozione per la pelle in caso di ferite e tumori.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

I principi amari nella Genziana stimolano i recettori per l'amaro della lingua e causano un aumento della secrezione di gastrina, un importante ormone intestinale secreto dalle cellule della mucosa gastrica. A sua volta la gastrina stimola la secrezione di acidi gastrici, abbassando il pH dello stomaco, ma stimola anche la crescita della mucosa gastrica; stimola le secrezioni pancreatiche, biliari e dell'intestino tenue, e la secrezione di insulina, glucagone e calcitonina; aumenta inoltre il tono dello sfintere del basso esofago dello stomaco e dell'intestino tenue.

Disturbi digestivi

Gli effetti di questa stimolazione sono che la genziana stimola l’attività e l’efficienza digestiva, favorendo l’appetito, e facilitando la sterilizza-zione dei contenuti gastrici e la degradazione di sostanze che potrebbero presentare dei rischi di allergia alimentare; protegge il tessuto gastrico; promuove il flusso di bile, l’attività del fegato e del pancreas, favorendo una miglior digestione ed assorbimento dei nutrienti, in particolare di proteine e grassi, e favorendo forse una moderazione degli eccessivi sbalzi nei livelli di zucchero nel sangue.

Sinusite

La radice di genziana è stata utilizzata, in combinazione con fiori di sam-buco, fiori di primula e acetosa (Rumex acetosa), per i sintomi di sinusite infettiva, con un buon successo.

Altre proprietà

Ricerche recenti mostrerebbero anche una attività moderatamente seda-

tiva e tranquillizzante della genziana, una attività vasodilatatoria, utile a ridurre moderatamente la pressione arteriosa elevata, e una attività moderatamente immunostimolante ed antinfiammatoria. E’ risultata utile in uno studio preliminare su persone affette da malattie infiammato-rie dell’intestino, riducendo i livelli di infiammazione e di allergia.

Page 18: Integratori Altromercato

Digernatur combina estratti di piante amare ed aromatiche, tradizional-mente usate per coadiuvare i normali processi digestivi. Carciofo e genziana sono due piante digestive amare che appartengono alla tradi-zione mediterranea, da sempre usate per indigestioni, pancia gonfia ed inappetenza, mentre curcuma e zenzero sono due spezie asiatiche, tipiche della cucina indiana e cinese, anch’esse usate per migliorare la digestione e la pesantezza di stomaco. L’ananas infine è un frutto ricco in bromelina, un enzima che può aiutare a digerire meglio le proteine e a ridurre le infiammazioni.

Quando può servire?

In caso di pesantezza dopo i pasti, indigestione, poco appetito, infiamma-zioni allo stomaco.

Principi attivi: • curcuma • ananas • olio essenziale di zenzero • carciofo, genziana

• CurcumaChe cosa è?

La curcuma (Curcuma longa L.) è una pianta erbacea perenne, eretta, della famiglia delle Zingiberaceae (la stessa dello zenzero), alta fino ad 1 metro. E’ una pianta sterile assente dal selvatico, probabilmente addome-sticata dall’uomo a partire dalla specie Curcuma aromatica, nativa del subcontinente Indiano, in particolare del Tamil Nadu e del Bengala Occi dentale.

6 Digernatur

Chi lo ha utilizzato e perché?

Il suo rizoma (il fusto sotterraneo), che ha odore aromatico, sapore mode-ratamente amaro-aromatico, e colore giallo, viene ampiamente utilizzato in alimentazione e medicina in tutto il sud-est asiatico. E’ la componente principale del curry e si usa in cosmesi e nei rituali religiosi.

Contiene dei pigmenti gialli (detti curcuminoidi), grazie i quali si usa anche come fonte di tintura vegetale per tessuti (i vestiti dei monaci bud-disti sono colorati con curcuma).

Nella medicina tradizionale indiana (Ayurveda) viene considerato un tonico ed un “purificante del sangue”, e le sue indicazioni tradizionali principali sono problemi respiratori come tosse ed asma, problemi digestivi, ad esempio indigestione e problemi di stomaco, flatulenza, problemi di fegato e di cistifellea (problemi epatobiliari, ittero), mancanza di appetito e spasmi intestinali. A livello topico è stata usata per trattare ferite infette, infezioni della pelle e delle mucose, foruncoli, contusioni, punture di insetto. Altri utilizzi tradizionali comprendono vertigine, epilessia, emorragia, calcoli urinari e problemi di allattamento.

Plinio la cita come pianta indiana dall’aspetto dello zenzero ma sapore di zafferano, e per Dioscoride è pianta calda, da usarsi come depilatorio, emmenagogo e diuretico litolitico (rimedio per i calcoli renali). L’indicazi-one più frequente, secondo Plinio, è quella del mal di stomaco.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Esistono molti studi scientifici sulla curcuma e sui curcuminoidi, che mostrano come questo rizoma possieda, almeno in laboratorio, attività antiossidante, antinfiammatoria, digestiva, detossificante epatica, ipoco-lesterolemizzante, antimicrobica, antispasmodica, antiulcerogenica, ipoglicemizzante, immunomodulante.

Disturbi epatici e digestivi

Studi clinici hanno mostrato che può essere utile in caso di dispepsia e flatulenza, probabilmente grazie all’attività antispasmodica, antinfiam-matoria ed antisettica, oltre che all’effetto indiretto del sapore amaro-a-romatico, che tende a stimolare le secrezioni gastriche e biliari. Sempre l’attività antinfiammatoria ed antiossidante, oltre ad una attività vulnera-ria, è probabilmente alla base della sua efficacia in caso di ulcera peptica.

L’azione di stimolazione delle secrezioni biliari, l’attività antiossidante e l’attività diretta sul fegato spiegano l’effetto epatoprotettivo, per cui la curcuma può essere indicata per ridurre il carico che farmaci, ormoni o alimentazione portano al fegato.

Colesterolo

L’attività sul fegato, quella antinfiammatoria e quella antiossidante potrebbero essere alla radice dell’effetto di riduzione del colesterolo nel sangue e di riduzione del rischio di malattie cardiovascolari, in associazio-ne ad altri rimedi.

Infiammazione e dolore

La curcuma ha un effetto di riduzione del dolore ed dell’infiammazione che si può sfruttare in caso di artrite e nell’osteoartrite, nei problemi cutanei e in generale nelle condizioni infiammatorie e di stress ossidativo.

Studi degli ultimi decenni indicano una forte potenzialità della curcuma e dei curcuminoidi come preventivi e trattamento di alcune forme tumorali.

• AnanasChe cosa è?

L’ananas (Ananas comosus (L.) Merr.) è una pianta erbacea perenne della famiglia delle Bromeliaceae, che cresce fino a 1-1,2 metri di altezza. E’ una cultivar senza semi selezionata nei millenni dall’uomo, originaria dell’America tropicale, probabilmente derivata da altre specie selvatiche impollinate da uccelli. E’ stata probabilmente domesticata tra Brasile e Paraguay, lungo il corso del fiume Paranà, o forse nel bacino dell’Orinoco, in Venezuela. Molto prima dell’arrivo degli europei era distribuita in tutta l’America tropicale a basse altitudini, grazie alla sua ottima adattabilità, alla facilità di propagazione e alla eccellenza del suo frutto.

Chi lo ha utilizzato e perché?

Gli europei l’hanno incontrata per la prima volta in Guadalupe, quando Colombo vi sbarcò nel 1493, da allora si è distribuita in altre zone tropicali del mondo, in particolare alle Hawaii, in Kenya e in Malesia, dove è alla base dell’industria alimentare dei succhi e della fritta sciroppata.

L'Ananas è stato usato per molti secoli dalla medicina popolare come colagogo, depurativo, diaforetico, digestivo, per la difterite, come diure-tico, lassativo, parassiticida, refrigerante, per le piaghe, e per le distorsioni articolari. Viene usato come additivo alimentare per ammorbidire i cibi.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

A parte la sua importanza come alimento, l’ananas contiene la bromelina, un gruppo di enzimi proteolitici (presenti sia nel succo di frutta sia nel fusto) che in tempi relativamente recenti è stato utilizzato per una varietà di disturbi. Uno dei primi utilizzo è stato quello del sostegno alla dige-

stione, contribuendo alla lisi delle proteine ed essendo particolarmente utile in caso di insufficienza pancreatica ed epatica esocrina, dispepsia ed intolleranza al lattosio. La bromelina è infatti efficace come sostituto dei normali enzimi pancreatici (come tripsina o pepsina) in caso di insufficien-za pancreatica, e stimola la digestione e l’assorbimento in modelli animali sani.

L’enzima è stato usato come antinfiammatorio per ridurre la flogosi ed i gonfiori ad essa associati, in particolare nel naso e nei seni paranasali, o a seguito di lesioni o chirurgia. E’ stata usata anche in caso di rinite aller-gica (raffreddore da fieno), di colite ulcerosa (una malattia dell’intestino che comporta ulcere e gonfiori), per rimuovere tessuti danneggiati o morti dopo le ustioni, per prevenire il depositarsi di fluido nei polmoni (edema polmonare), per rilassare la muscolatura, ridurre la coagulazione del sangue e ridurre il contenuto di grasso corporeo.

In alcuni casi la bromelina è stata usata in combinazione con tripsina (una proteina) e rutina (un antiossidante) per ridurre il dolore e migliorare la funzionalità articolare di persone che soffrono di osteoartrite, ed è risul-tata efficace quanto gli antidolorifici di sintesi (Voltaren). Risultati simili ci sono stati per il trattamento del dolore al ginocchio in soggetti altrimenti sani dopo l’assunzione di bromelina da sola.

• Olio essenziale di ZenzeroChe cosa è?

L’olio essenziale di zenzero è il prodotto della distillazione in corrente di vapore del rizoma dello Zingiber officinale Roscoe (della famiglia delle Zingiberaceae), una delle prime piante aromatiche addomesticate dall’uomo, intorno al 2000 a.C. Sconosciuto nel selvatico, potrebbe essersi originato nell’odierna Taiwan o nella costa sudorientale della Cina, da dove è migrato con l’uomo verso sud est. Le prime citazioni della pianta sono cinesi, Confucio lo menziona nei suoi Analetti dove dice che non mangia mai senza questa spezia. Nel 406 d.C. un altro autore, Fa-h-sien, nei suoi Viaggi, racconta che piantine di zenzero venivano trasporta-te sulle navi cinesi dirette nel sud-est asiatico per prevenire la scorbuto.

Chi lo ha utilizzato e perché?

Lo Zenzero è una pianta ampiamente utilizzata in tutto il mondo a scopo medicinale, spesso con indicazioni del tutto simili.

In Cina è ritenuto un rimedio così importante che all'incirca il 50% di tutte le formule lo contengono. Nella medicina erboristica cinese le radici fresche e quelle secche sono considerati due rimedi diversi: la radice fresca è più delicata ed è utilizzata per febbri, brividi, mal di testa e mial-

gie, mentre quella secca è utilizzata per freddo “interno”, caratterizzato da mani fredde, polso debole e pallore.

Le indicazioni più spesso incontrate nei sistemi tradizionali sono dispepsia, flatulenza, coliche, nausea e vomito, diarrea ed inappe-tenza. Altre indicazioni importanti sono le tossi flemmatiche bronchiali o bronchiti. Una condizione trattata con lo Zenzero sia dai romani che dai cinesi che dagli indiani è il raffreddore, soprattutto come preventivo alle prime avvisaglie.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Lo Zingiber è fortemente carminativo ed antisettico a livello del tratto gastrointestinale ed è indicato in combinazione con altre piante nelle infezioni gastroenteriche (inclusi alcuni casi di avvelenamento da cibo), nell’indigestione causata da infezioni o da ipocloridria, in caso di nausea e vomito, nelle coliche e nel meteorismo o flatulenza, nelle sensazioni di freddo all'addome e diarrea.

Questa tradizione si riflette perfettamente nell'uso moderno: tosse, raffreddore, influenza, tosse canina. L’olio essenziale possiede parte delle proprietà del rizoma, in particolare è un antispasmodico e un buon stimolante digestivo.

• CarciofoChe cosa è?

Il carciofo (Cynara cardunculus Hayek) è una pianta perenne della fami-glia delle Asteraceae, con rizoma corto e fusto forte, alto fino a 2 m e densamente coperto di foglie lanceolate e pennate. Molto conosciuto come ortaggio, si utilizza anche a scopo medicinale, in particolare le sue foglie basali essiccate. E’ forse il più tipico esempio di cibo-medicina in Europa

Le foglie contengono composti polifenolici come gli acidi caffeoilchinici ed i flavonoidi, e dei composti amari, i lattoni sesquiterpenici, che posso-no agire attraverso i recettori nello stomaco stimolando secrezioni gastri-che, epatiche e biliari.

Chi lo ha utilizzato e perché?

La pianta si è probabilmente evoluta nella regione Mediterranea, ed era conosciuta ed apprezzato dai Greci. Plinio il vecchio ci dice che era il più costoso tra gli ortaggi, e doveva essere importato dal Nord Africa. Fu probabilmente portato in tutta Europa dall’esercito romano.

Era usato nella tradizione come supporto digestivo ed epatico, per stimolare l’appetito, ridurre il senso di nausea ed il mal di stomaco, la

flatulenza ed il senso di gonfiore addominale. Le foglie venivano messe a bagno nel vino che veniva poi bevuto come digestivo, ricostituente e tonico, per prevenire i calcoli alla cistifellea, abbassare la pressione arte-riosa e gli zuccheri nel sangue. Alcune popolazioni hanno utilizzato il carciofo per morsi di serpente.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

L’uso delle foglie in estratto è relativamente recente ed è concentrato sugli effetti a livello biliare, antilipidemici ed epatoprotettivi. Negli alimen-ti le foglie e gli estratti di foglia si usano per aromatizzare varie bevande e liquori, come il famoso Cynar.

Effetti sul fegato

I primi studi sugli effetti terapeutici del Carciofo sono stati condotti tra gli anni ‘30 e ‘50 in Italia e Francia, ed hanno dimostrato l’azione sulla cisti-fellea, sul flusso di bile, e delle proprietà epatoprotettive. La foglia di carciofo in estratto sembra agire sulla produzione di lipidi da parte del fegato, mediando i rapporti di colesterolo, acidi grassi e trigliceridi. E’ efficace per abbassare i livelli di colesterolo nel sangue, ma solo a dosi estremamente elevate. Agisce direttamente sulle cellule epatiche, proteggendo l’organo da lesioni derivanti da tossine, e sostenendo la sua capacità di gestire le lesioni. E’ uno dei rimedi epatici tradizionali che hanno mostrato significativa attività antiossidante.

Disturbi digestivi

La foglia di carciofo è stata studiata anche per la sua attività su tratto digerente. Può aiutare a ridurre il gonfiore addominale, la flatulenza, la nausea ed il vomito, come anche i dolori addominali associati ad indigestione, in particolare quando vi sia evidenza di disfunzione epatobi-liare.

Sembra particolarmente efficace per i sintomi dell’indigestione o della cattiva digestione (dispepsia), come nausea, vomito, flatulenza e dolori allo stomaco.

• Genziana Che cosa è?

La genziana (Gentiala lutea L.) è una pianta erbacea perenne della fami-glia delle Gentianaceae, dalla bella e vistosa infiorescenza gialla, alta fino a 2 metri, comune nelle montagne dell’Europa centrale e meridionale e dell’Asia occidentale (tra i 700 ed i 2300 metri.), della quale si utilizza la radice ed il rizoma.

Il nome Gentiana testimonia il suo utilizzo in epoca classica: deriva infatti

dal nome del re dell'Illiria nel 2° secolo a.C., Gentius, che viene indicato come lo scopritore delle virtù di questa pianta.

La radice di genziana contiene vari composti, tra i quali spiccano dei com-posti estremamente amari, soprattutto amarogentina (tra le sostanze naturali più amare sul pianeta, ancora percepibile al gusto in diluizioni di 1 su 50.000) ma anche genziopicrina e swertiamarina, oltre ad alcaloidi non tossici, composti polifenolici e vari altri.

Chi lo ha utilizzato e perché?

E’ una pianta estremamente amara, usata da tempi antichi come digesti-vo e tonico corroborante, per problemi di cattiva digestione, inappeten-za, sensazione di pesantezza allo stomaco, gas intestinale, diarrea, gastri-te, bruciore allo stomaco, e vomito. Veniva anche utilizzata in caso di febbre e alta pressione arteriosa. Veniva anche utilizzata come lozione per la pelle in caso di ferite e tumori.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

I principi amari nella Genziana stimolano i recettori per l'amaro della lingua e causano un aumento della secrezione di gastrina, un importante ormone intestinale secreto dalle cellule della mucosa gastrica. A sua volta la gastrina stimola la secrezione di acidi gastrici, abbassando il pH dello stomaco, ma stimola anche la crescita della mucosa gastrica; stimola le secrezioni pancreatiche, biliari e dell'intestino tenue, e la secrezione di insulina, glucagone e calcitonina; aumenta inoltre il tono dello sfintere del basso esofago dello stomaco e dell'intestino tenue.

Disturbi digestivi

Gli effetti di questa stimolazione sono che la genziana stimola l’attività e l’efficienza digestiva, favorendo l’appetito, e facilitando la sterilizza-zione dei contenuti gastrici e la degradazione di sostanze che potrebbero presentare dei rischi di allergia alimentare; protegge il tessuto gastrico; promuove il flusso di bile, l’attività del fegato e del pancreas, favorendo una miglior digestione ed assorbimento dei nutrienti, in particolare di proteine e grassi, e favorendo forse una moderazione degli eccessivi sbalzi nei livelli di zucchero nel sangue.

Sinusite

La radice di genziana è stata utilizzata, in combinazione con fiori di sam-buco, fiori di primula e acetosa (Rumex acetosa), per i sintomi di sinusite infettiva, con un buon successo.

Altre proprietà

Ricerche recenti mostrerebbero anche una attività moderatamente seda-

tiva e tranquillizzante della genziana, una attività vasodilatatoria, utile a ridurre moderatamente la pressione arteriosa elevata, e una attività moderatamente immunostimolante ed antinfiammatoria. E’ risultata utile in uno studio preliminare su persone affette da malattie infiammato-rie dell’intestino, riducendo i livelli di infiammazione e di allergia.

Page 19: Integratori Altromercato

Digernatur combina estratti di piante amare ed aromatiche, tradizional-mente usate per coadiuvare i normali processi digestivi. Carciofo e genziana sono due piante digestive amare che appartengono alla tradi-zione mediterranea, da sempre usate per indigestioni, pancia gonfia ed inappetenza, mentre curcuma e zenzero sono due spezie asiatiche, tipiche della cucina indiana e cinese, anch’esse usate per migliorare la digestione e la pesantezza di stomaco. L’ananas infine è un frutto ricco in bromelina, un enzima che può aiutare a digerire meglio le proteine e a ridurre le infiammazioni.

Quando può servire?

In caso di pesantezza dopo i pasti, indigestione, poco appetito, infiamma-zioni allo stomaco.

Principi attivi: • curcuma • ananas • olio essenziale di zenzero • carciofo, genziana

• CurcumaChe cosa è?

La curcuma (Curcuma longa L.) è una pianta erbacea perenne, eretta, della famiglia delle Zingiberaceae (la stessa dello zenzero), alta fino ad 1 metro. E’ una pianta sterile assente dal selvatico, probabilmente addome-sticata dall’uomo a partire dalla specie Curcuma aromatica, nativa del subcontinente Indiano, in particolare del Tamil Nadu e del Bengala Occi dentale.

Chi lo ha utilizzato e perché?

Il suo rizoma (il fusto sotterraneo), che ha odore aromatico, sapore mode-ratamente amaro-aromatico, e colore giallo, viene ampiamente utilizzato in alimentazione e medicina in tutto il sud-est asiatico. E’ la componente principale del curry e si usa in cosmesi e nei rituali religiosi.

Contiene dei pigmenti gialli (detti curcuminoidi), grazie i quali si usa anche come fonte di tintura vegetale per tessuti (i vestiti dei monaci bud-disti sono colorati con curcuma).

Nella medicina tradizionale indiana (Ayurveda) viene considerato un tonico ed un “purificante del sangue”, e le sue indicazioni tradizionali principali sono problemi respiratori come tosse ed asma, problemi digestivi, ad esempio indigestione e problemi di stomaco, flatulenza, problemi di fegato e di cistifellea (problemi epatobiliari, ittero), mancanza di appetito e spasmi intestinali. A livello topico è stata usata per trattare ferite infette, infezioni della pelle e delle mucose, foruncoli, contusioni, punture di insetto. Altri utilizzi tradizionali comprendono vertigine, epilessia, emorragia, calcoli urinari e problemi di allattamento.

Plinio la cita come pianta indiana dall’aspetto dello zenzero ma sapore di zafferano, e per Dioscoride è pianta calda, da usarsi come depilatorio, emmenagogo e diuretico litolitico (rimedio per i calcoli renali). L’indicazi-one più frequente, secondo Plinio, è quella del mal di stomaco.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Esistono molti studi scientifici sulla curcuma e sui curcuminoidi, che mostrano come questo rizoma possieda, almeno in laboratorio, attività antiossidante, antinfiammatoria, digestiva, detossificante epatica, ipoco-lesterolemizzante, antimicrobica, antispasmodica, antiulcerogenica, ipoglicemizzante, immunomodulante.

Disturbi epatici e digestivi

Studi clinici hanno mostrato che può essere utile in caso di dispepsia e flatulenza, probabilmente grazie all’attività antispasmodica, antinfiam-matoria ed antisettica, oltre che all’effetto indiretto del sapore amaro-a-romatico, che tende a stimolare le secrezioni gastriche e biliari. Sempre l’attività antinfiammatoria ed antiossidante, oltre ad una attività vulnera-ria, è probabilmente alla base della sua efficacia in caso di ulcera peptica.

L’azione di stimolazione delle secrezioni biliari, l’attività antiossidante e l’attività diretta sul fegato spiegano l’effetto epatoprotettivo, per cui la curcuma può essere indicata per ridurre il carico che farmaci, ormoni o alimentazione portano al fegato.

6 Digernatur

Colesterolo

L’attività sul fegato, quella antinfiammatoria e quella antiossidante potrebbero essere alla radice dell’effetto di riduzione del colesterolo nel sangue e di riduzione del rischio di malattie cardiovascolari, in associazio-ne ad altri rimedi.

Infiammazione e dolore

La curcuma ha un effetto di riduzione del dolore ed dell’infiammazione che si può sfruttare in caso di artrite e nell’osteoartrite, nei problemi cutanei e in generale nelle condizioni infiammatorie e di stress ossidativo.

Studi degli ultimi decenni indicano una forte potenzialità della curcuma e dei curcuminoidi come preventivi e trattamento di alcune forme tumorali.

• AnanasChe cosa è?

L’ananas (Ananas comosus (L.) Merr.) è una pianta erbacea perenne della famiglia delle Bromeliaceae, che cresce fino a 1-1,2 metri di altezza. E’ una cultivar senza semi selezionata nei millenni dall’uomo, originaria dell’America tropicale, probabilmente derivata da altre specie selvatiche impollinate da uccelli. E’ stata probabilmente domesticata tra Brasile e Paraguay, lungo il corso del fiume Paranà, o forse nel bacino dell’Orinoco, in Venezuela. Molto prima dell’arrivo degli europei era distribuita in tutta l’America tropicale a basse altitudini, grazie alla sua ottima adattabilità, alla facilità di propagazione e alla eccellenza del suo frutto.

Chi lo ha utilizzato e perché?

Gli europei l’hanno incontrata per la prima volta in Guadalupe, quando Colombo vi sbarcò nel 1493, da allora si è distribuita in altre zone tropicali del mondo, in particolare alle Hawaii, in Kenya e in Malesia, dove è alla base dell’industria alimentare dei succhi e della fritta sciroppata.

L'Ananas è stato usato per molti secoli dalla medicina popolare come colagogo, depurativo, diaforetico, digestivo, per la difterite, come diure-tico, lassativo, parassiticida, refrigerante, per le piaghe, e per le distorsioni articolari. Viene usato come additivo alimentare per ammorbidire i cibi.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

A parte la sua importanza come alimento, l’ananas contiene la bromelina, un gruppo di enzimi proteolitici (presenti sia nel succo di frutta sia nel fusto) che in tempi relativamente recenti è stato utilizzato per una varietà di disturbi. Uno dei primi utilizzo è stato quello del sostegno alla dige-

stione, contribuendo alla lisi delle proteine ed essendo particolarmente utile in caso di insufficienza pancreatica ed epatica esocrina, dispepsia ed intolleranza al lattosio. La bromelina è infatti efficace come sostituto dei normali enzimi pancreatici (come tripsina o pepsina) in caso di insufficien-za pancreatica, e stimola la digestione e l’assorbimento in modelli animali sani.

L’enzima è stato usato come antinfiammatorio per ridurre la flogosi ed i gonfiori ad essa associati, in particolare nel naso e nei seni paranasali, o a seguito di lesioni o chirurgia. E’ stata usata anche in caso di rinite aller-gica (raffreddore da fieno), di colite ulcerosa (una malattia dell’intestino che comporta ulcere e gonfiori), per rimuovere tessuti danneggiati o morti dopo le ustioni, per prevenire il depositarsi di fluido nei polmoni (edema polmonare), per rilassare la muscolatura, ridurre la coagulazione del sangue e ridurre il contenuto di grasso corporeo.

In alcuni casi la bromelina è stata usata in combinazione con tripsina (una proteina) e rutina (un antiossidante) per ridurre il dolore e migliorare la funzionalità articolare di persone che soffrono di osteoartrite, ed è risul-tata efficace quanto gli antidolorifici di sintesi (Voltaren). Risultati simili ci sono stati per il trattamento del dolore al ginocchio in soggetti altrimenti sani dopo l’assunzione di bromelina da sola.

• Olio essenziale di ZenzeroChe cosa è?

L’olio essenziale di zenzero è il prodotto della distillazione in corrente di vapore del rizoma dello Zingiber officinale Roscoe (della famiglia delle Zingiberaceae), una delle prime piante aromatiche addomesticate dall’uomo, intorno al 2000 a.C. Sconosciuto nel selvatico, potrebbe essersi originato nell’odierna Taiwan o nella costa sudorientale della Cina, da dove è migrato con l’uomo verso sud est. Le prime citazioni della pianta sono cinesi, Confucio lo menziona nei suoi Analetti dove dice che non mangia mai senza questa spezia. Nel 406 d.C. un altro autore, Fa-h-sien, nei suoi Viaggi, racconta che piantine di zenzero venivano trasporta-te sulle navi cinesi dirette nel sud-est asiatico per prevenire la scorbuto.

Chi lo ha utilizzato e perché?

Lo Zenzero è una pianta ampiamente utilizzata in tutto il mondo a scopo medicinale, spesso con indicazioni del tutto simili.

In Cina è ritenuto un rimedio così importante che all'incirca il 50% di tutte le formule lo contengono. Nella medicina erboristica cinese le radici fresche e quelle secche sono considerati due rimedi diversi: la radice fresca è più delicata ed è utilizzata per febbri, brividi, mal di testa e mial-

gie, mentre quella secca è utilizzata per freddo “interno”, caratterizzato da mani fredde, polso debole e pallore.

Le indicazioni più spesso incontrate nei sistemi tradizionali sono dispepsia, flatulenza, coliche, nausea e vomito, diarrea ed inappe-tenza. Altre indicazioni importanti sono le tossi flemmatiche bronchiali o bronchiti. Una condizione trattata con lo Zenzero sia dai romani che dai cinesi che dagli indiani è il raffreddore, soprattutto come preventivo alle prime avvisaglie.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Lo Zingiber è fortemente carminativo ed antisettico a livello del tratto gastrointestinale ed è indicato in combinazione con altre piante nelle infezioni gastroenteriche (inclusi alcuni casi di avvelenamento da cibo), nell’indigestione causata da infezioni o da ipocloridria, in caso di nausea e vomito, nelle coliche e nel meteorismo o flatulenza, nelle sensazioni di freddo all'addome e diarrea.

Questa tradizione si riflette perfettamente nell'uso moderno: tosse, raffreddore, influenza, tosse canina. L’olio essenziale possiede parte delle proprietà del rizoma, in particolare è un antispasmodico e un buon stimolante digestivo.

• CarciofoChe cosa è?

Il carciofo (Cynara cardunculus Hayek) è una pianta perenne della fami-glia delle Asteraceae, con rizoma corto e fusto forte, alto fino a 2 m e densamente coperto di foglie lanceolate e pennate. Molto conosciuto come ortaggio, si utilizza anche a scopo medicinale, in particolare le sue foglie basali essiccate. E’ forse il più tipico esempio di cibo-medicina in Europa

Le foglie contengono composti polifenolici come gli acidi caffeoilchinici ed i flavonoidi, e dei composti amari, i lattoni sesquiterpenici, che posso-no agire attraverso i recettori nello stomaco stimolando secrezioni gastri-che, epatiche e biliari.

Chi lo ha utilizzato e perché?

La pianta si è probabilmente evoluta nella regione Mediterranea, ed era conosciuta ed apprezzato dai Greci. Plinio il vecchio ci dice che era il più costoso tra gli ortaggi, e doveva essere importato dal Nord Africa. Fu probabilmente portato in tutta Europa dall’esercito romano.

Era usato nella tradizione come supporto digestivo ed epatico, per stimolare l’appetito, ridurre il senso di nausea ed il mal di stomaco, la

flatulenza ed il senso di gonfiore addominale. Le foglie venivano messe a bagno nel vino che veniva poi bevuto come digestivo, ricostituente e tonico, per prevenire i calcoli alla cistifellea, abbassare la pressione arte-riosa e gli zuccheri nel sangue. Alcune popolazioni hanno utilizzato il carciofo per morsi di serpente.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

L’uso delle foglie in estratto è relativamente recente ed è concentrato sugli effetti a livello biliare, antilipidemici ed epatoprotettivi. Negli alimen-ti le foglie e gli estratti di foglia si usano per aromatizzare varie bevande e liquori, come il famoso Cynar.

Effetti sul fegato

I primi studi sugli effetti terapeutici del Carciofo sono stati condotti tra gli anni ‘30 e ‘50 in Italia e Francia, ed hanno dimostrato l’azione sulla cisti-fellea, sul flusso di bile, e delle proprietà epatoprotettive. La foglia di carciofo in estratto sembra agire sulla produzione di lipidi da parte del fegato, mediando i rapporti di colesterolo, acidi grassi e trigliceridi. E’ efficace per abbassare i livelli di colesterolo nel sangue, ma solo a dosi estremamente elevate. Agisce direttamente sulle cellule epatiche, proteggendo l’organo da lesioni derivanti da tossine, e sostenendo la sua capacità di gestire le lesioni. E’ uno dei rimedi epatici tradizionali che hanno mostrato significativa attività antiossidante.

Disturbi digestivi

La foglia di carciofo è stata studiata anche per la sua attività su tratto digerente. Può aiutare a ridurre il gonfiore addominale, la flatulenza, la nausea ed il vomito, come anche i dolori addominali associati ad indigestione, in particolare quando vi sia evidenza di disfunzione epatobi-liare.

Sembra particolarmente efficace per i sintomi dell’indigestione o della cattiva digestione (dispepsia), come nausea, vomito, flatulenza e dolori allo stomaco.

• Genziana Che cosa è?

La genziana (Gentiala lutea L.) è una pianta erbacea perenne della fami-glia delle Gentianaceae, dalla bella e vistosa infiorescenza gialla, alta fino a 2 metri, comune nelle montagne dell’Europa centrale e meridionale e dell’Asia occidentale (tra i 700 ed i 2300 metri.), della quale si utilizza la radice ed il rizoma.

Il nome Gentiana testimonia il suo utilizzo in epoca classica: deriva infatti

dal nome del re dell'Illiria nel 2° secolo a.C., Gentius, che viene indicato come lo scopritore delle virtù di questa pianta.

La radice di genziana contiene vari composti, tra i quali spiccano dei com-posti estremamente amari, soprattutto amarogentina (tra le sostanze naturali più amare sul pianeta, ancora percepibile al gusto in diluizioni di 1 su 50.000) ma anche genziopicrina e swertiamarina, oltre ad alcaloidi non tossici, composti polifenolici e vari altri.

Chi lo ha utilizzato e perché?

E’ una pianta estremamente amara, usata da tempi antichi come digesti-vo e tonico corroborante, per problemi di cattiva digestione, inappeten-za, sensazione di pesantezza allo stomaco, gas intestinale, diarrea, gastri-te, bruciore allo stomaco, e vomito. Veniva anche utilizzata in caso di febbre e alta pressione arteriosa. Veniva anche utilizzata come lozione per la pelle in caso di ferite e tumori.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

I principi amari nella Genziana stimolano i recettori per l'amaro della lingua e causano un aumento della secrezione di gastrina, un importante ormone intestinale secreto dalle cellule della mucosa gastrica. A sua volta la gastrina stimola la secrezione di acidi gastrici, abbassando il pH dello stomaco, ma stimola anche la crescita della mucosa gastrica; stimola le secrezioni pancreatiche, biliari e dell'intestino tenue, e la secrezione di insulina, glucagone e calcitonina; aumenta inoltre il tono dello sfintere del basso esofago dello stomaco e dell'intestino tenue.

Disturbi digestivi

Gli effetti di questa stimolazione sono che la genziana stimola l’attività e l’efficienza digestiva, favorendo l’appetito, e facilitando la sterilizza-zione dei contenuti gastrici e la degradazione di sostanze che potrebbero presentare dei rischi di allergia alimentare; protegge il tessuto gastrico; promuove il flusso di bile, l’attività del fegato e del pancreas, favorendo una miglior digestione ed assorbimento dei nutrienti, in particolare di proteine e grassi, e favorendo forse una moderazione degli eccessivi sbalzi nei livelli di zucchero nel sangue.

Sinusite

La radice di genziana è stata utilizzata, in combinazione con fiori di sam-buco, fiori di primula e acetosa (Rumex acetosa), per i sintomi di sinusite infettiva, con un buon successo.

Altre proprietà

Ricerche recenti mostrerebbero anche una attività moderatamente seda-

tiva e tranquillizzante della genziana, una attività vasodilatatoria, utile a ridurre moderatamente la pressione arteriosa elevata, e una attività moderatamente immunostimolante ed antinfiammatoria. E’ risultata utile in uno studio preliminare su persone affette da malattie infiammato-rie dell’intestino, riducendo i livelli di infiammazione e di allergia.

Page 20: Integratori Altromercato

Digernatur combina estratti di piante amare ed aromatiche, tradizional-mente usate per coadiuvare i normali processi digestivi. Carciofo e genziana sono due piante digestive amare che appartengono alla tradi-zione mediterranea, da sempre usate per indigestioni, pancia gonfia ed inappetenza, mentre curcuma e zenzero sono due spezie asiatiche, tipiche della cucina indiana e cinese, anch’esse usate per migliorare la digestione e la pesantezza di stomaco. L’ananas infine è un frutto ricco in bromelina, un enzima che può aiutare a digerire meglio le proteine e a ridurre le infiammazioni.

Quando può servire?

In caso di pesantezza dopo i pasti, indigestione, poco appetito, infiamma-zioni allo stomaco.

Principi attivi: • curcuma • ananas • olio essenziale di zenzero • carciofo, genziana

• CurcumaChe cosa è?

La curcuma (Curcuma longa L.) è una pianta erbacea perenne, eretta, della famiglia delle Zingiberaceae (la stessa dello zenzero), alta fino ad 1 metro. E’ una pianta sterile assente dal selvatico, probabilmente addome-sticata dall’uomo a partire dalla specie Curcuma aromatica, nativa del subcontinente Indiano, in particolare del Tamil Nadu e del Bengala Occi dentale.

Chi lo ha utilizzato e perché?

Il suo rizoma (il fusto sotterraneo), che ha odore aromatico, sapore mode-ratamente amaro-aromatico, e colore giallo, viene ampiamente utilizzato in alimentazione e medicina in tutto il sud-est asiatico. E’ la componente principale del curry e si usa in cosmesi e nei rituali religiosi.

Contiene dei pigmenti gialli (detti curcuminoidi), grazie i quali si usa anche come fonte di tintura vegetale per tessuti (i vestiti dei monaci bud-disti sono colorati con curcuma).

Nella medicina tradizionale indiana (Ayurveda) viene considerato un tonico ed un “purificante del sangue”, e le sue indicazioni tradizionali principali sono problemi respiratori come tosse ed asma, problemi digestivi, ad esempio indigestione e problemi di stomaco, flatulenza, problemi di fegato e di cistifellea (problemi epatobiliari, ittero), mancanza di appetito e spasmi intestinali. A livello topico è stata usata per trattare ferite infette, infezioni della pelle e delle mucose, foruncoli, contusioni, punture di insetto. Altri utilizzi tradizionali comprendono vertigine, epilessia, emorragia, calcoli urinari e problemi di allattamento.

Plinio la cita come pianta indiana dall’aspetto dello zenzero ma sapore di zafferano, e per Dioscoride è pianta calda, da usarsi come depilatorio, emmenagogo e diuretico litolitico (rimedio per i calcoli renali). L’indicazi-one più frequente, secondo Plinio, è quella del mal di stomaco.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Esistono molti studi scientifici sulla curcuma e sui curcuminoidi, che mostrano come questo rizoma possieda, almeno in laboratorio, attività antiossidante, antinfiammatoria, digestiva, detossificante epatica, ipoco-lesterolemizzante, antimicrobica, antispasmodica, antiulcerogenica, ipoglicemizzante, immunomodulante.

Disturbi epatici e digestivi

Studi clinici hanno mostrato che può essere utile in caso di dispepsia e flatulenza, probabilmente grazie all’attività antispasmodica, antinfiam-matoria ed antisettica, oltre che all’effetto indiretto del sapore amaro-a-romatico, che tende a stimolare le secrezioni gastriche e biliari. Sempre l’attività antinfiammatoria ed antiossidante, oltre ad una attività vulnera-ria, è probabilmente alla base della sua efficacia in caso di ulcera peptica.

L’azione di stimolazione delle secrezioni biliari, l’attività antiossidante e l’attività diretta sul fegato spiegano l’effetto epatoprotettivo, per cui la curcuma può essere indicata per ridurre il carico che farmaci, ormoni o alimentazione portano al fegato.

Colesterolo

L’attività sul fegato, quella antinfiammatoria e quella antiossidante potrebbero essere alla radice dell’effetto di riduzione del colesterolo nel sangue e di riduzione del rischio di malattie cardiovascolari, in associazio-ne ad altri rimedi.

Infiammazione e dolore

La curcuma ha un effetto di riduzione del dolore ed dell’infiammazione che si può sfruttare in caso di artrite e nell’osteoartrite, nei problemi cutanei e in generale nelle condizioni infiammatorie e di stress ossidativo.

Studi degli ultimi decenni indicano una forte potenzialità della curcuma e dei curcuminoidi come preventivi e trattamento di alcune forme tumorali.

• AnanasChe cosa è?

L’ananas (Ananas comosus (L.) Merr.) è una pianta erbacea perenne della famiglia delle Bromeliaceae, che cresce fino a 1-1,2 metri di altezza. E’ una cultivar senza semi selezionata nei millenni dall’uomo, originaria dell’America tropicale, probabilmente derivata da altre specie selvatiche impollinate da uccelli. E’ stata probabilmente domesticata tra Brasile e Paraguay, lungo il corso del fiume Paranà, o forse nel bacino dell’Orinoco, in Venezuela. Molto prima dell’arrivo degli europei era distribuita in tutta l’America tropicale a basse altitudini, grazie alla sua ottima adattabilità, alla facilità di propagazione e alla eccellenza del suo frutto.

Chi lo ha utilizzato e perché?

Gli europei l’hanno incontrata per la prima volta in Guadalupe, quando Colombo vi sbarcò nel 1493, da allora si è distribuita in altre zone tropicali del mondo, in particolare alle Hawaii, in Kenya e in Malesia, dove è alla base dell’industria alimentare dei succhi e della fritta sciroppata.

L'Ananas è stato usato per molti secoli dalla medicina popolare come colagogo, depurativo, diaforetico, digestivo, per la difterite, come diure-tico, lassativo, parassiticida, refrigerante, per le piaghe, e per le distorsioni articolari. Viene usato come additivo alimentare per ammorbidire i cibi.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

A parte la sua importanza come alimento, l’ananas contiene la bromelina, un gruppo di enzimi proteolitici (presenti sia nel succo di frutta sia nel fusto) che in tempi relativamente recenti è stato utilizzato per una varietà di disturbi. Uno dei primi utilizzo è stato quello del sostegno alla dige-

6 Digernatur

stione, contribuendo alla lisi delle proteine ed essendo particolarmente utile in caso di insufficienza pancreatica ed epatica esocrina, dispepsia ed intolleranza al lattosio. La bromelina è infatti efficace come sostituto dei normali enzimi pancreatici (come tripsina o pepsina) in caso di insufficien-za pancreatica, e stimola la digestione e l’assorbimento in modelli animali sani.

L’enzima è stato usato come antinfiammatorio per ridurre la flogosi ed i gonfiori ad essa associati, in particolare nel naso e nei seni paranasali, o a seguito di lesioni o chirurgia. E’ stata usata anche in caso di rinite aller-gica (raffreddore da fieno), di colite ulcerosa (una malattia dell’intestino che comporta ulcere e gonfiori), per rimuovere tessuti danneggiati o morti dopo le ustioni, per prevenire il depositarsi di fluido nei polmoni (edema polmonare), per rilassare la muscolatura, ridurre la coagulazione del sangue e ridurre il contenuto di grasso corporeo.

In alcuni casi la bromelina è stata usata in combinazione con tripsina (una proteina) e rutina (un antiossidante) per ridurre il dolore e migliorare la funzionalità articolare di persone che soffrono di osteoartrite, ed è risul-tata efficace quanto gli antidolorifici di sintesi (Voltaren). Risultati simili ci sono stati per il trattamento del dolore al ginocchio in soggetti altrimenti sani dopo l’assunzione di bromelina da sola.

• Olio essenziale di ZenzeroChe cosa è?

L’olio essenziale di zenzero è il prodotto della distillazione in corrente di vapore del rizoma dello Zingiber officinale Roscoe (della famiglia delle Zingiberaceae), una delle prime piante aromatiche addomesticate dall’uomo, intorno al 2000 a.C. Sconosciuto nel selvatico, potrebbe essersi originato nell’odierna Taiwan o nella costa sudorientale della Cina, da dove è migrato con l’uomo verso sud est. Le prime citazioni della pianta sono cinesi, Confucio lo menziona nei suoi Analetti dove dice che non mangia mai senza questa spezia. Nel 406 d.C. un altro autore, Fa-h-sien, nei suoi Viaggi, racconta che piantine di zenzero venivano trasporta-te sulle navi cinesi dirette nel sud-est asiatico per prevenire la scorbuto.

Chi lo ha utilizzato e perché?

Lo Zenzero è una pianta ampiamente utilizzata in tutto il mondo a scopo medicinale, spesso con indicazioni del tutto simili.

In Cina è ritenuto un rimedio così importante che all'incirca il 50% di tutte le formule lo contengono. Nella medicina erboristica cinese le radici fresche e quelle secche sono considerati due rimedi diversi: la radice fresca è più delicata ed è utilizzata per febbri, brividi, mal di testa e mial-

gie, mentre quella secca è utilizzata per freddo “interno”, caratterizzato da mani fredde, polso debole e pallore.

Le indicazioni più spesso incontrate nei sistemi tradizionali sono dispepsia, flatulenza, coliche, nausea e vomito, diarrea ed inappe-tenza. Altre indicazioni importanti sono le tossi flemmatiche bronchiali o bronchiti. Una condizione trattata con lo Zenzero sia dai romani che dai cinesi che dagli indiani è il raffreddore, soprattutto come preventivo alle prime avvisaglie.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Lo Zingiber è fortemente carminativo ed antisettico a livello del tratto gastrointestinale ed è indicato in combinazione con altre piante nelle infezioni gastroenteriche (inclusi alcuni casi di avvelenamento da cibo), nell’indigestione causata da infezioni o da ipocloridria, in caso di nausea e vomito, nelle coliche e nel meteorismo o flatulenza, nelle sensazioni di freddo all'addome e diarrea.

Questa tradizione si riflette perfettamente nell'uso moderno: tosse, raffreddore, influenza, tosse canina. L’olio essenziale possiede parte delle proprietà del rizoma, in particolare è un antispasmodico e un buon stimolante digestivo.

• CarciofoChe cosa è?

Il carciofo (Cynara cardunculus Hayek) è una pianta perenne della fami-glia delle Asteraceae, con rizoma corto e fusto forte, alto fino a 2 m e densamente coperto di foglie lanceolate e pennate. Molto conosciuto come ortaggio, si utilizza anche a scopo medicinale, in particolare le sue foglie basali essiccate. E’ forse il più tipico esempio di cibo-medicina in Europa

Le foglie contengono composti polifenolici come gli acidi caffeoilchinici ed i flavonoidi, e dei composti amari, i lattoni sesquiterpenici, che posso-no agire attraverso i recettori nello stomaco stimolando secrezioni gastri-che, epatiche e biliari.

Chi lo ha utilizzato e perché?

La pianta si è probabilmente evoluta nella regione Mediterranea, ed era conosciuta ed apprezzato dai Greci. Plinio il vecchio ci dice che era il più costoso tra gli ortaggi, e doveva essere importato dal Nord Africa. Fu probabilmente portato in tutta Europa dall’esercito romano.

Era usato nella tradizione come supporto digestivo ed epatico, per stimolare l’appetito, ridurre il senso di nausea ed il mal di stomaco, la

flatulenza ed il senso di gonfiore addominale. Le foglie venivano messe a bagno nel vino che veniva poi bevuto come digestivo, ricostituente e tonico, per prevenire i calcoli alla cistifellea, abbassare la pressione arte-riosa e gli zuccheri nel sangue. Alcune popolazioni hanno utilizzato il carciofo per morsi di serpente.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

L’uso delle foglie in estratto è relativamente recente ed è concentrato sugli effetti a livello biliare, antilipidemici ed epatoprotettivi. Negli alimen-ti le foglie e gli estratti di foglia si usano per aromatizzare varie bevande e liquori, come il famoso Cynar.

Effetti sul fegato

I primi studi sugli effetti terapeutici del Carciofo sono stati condotti tra gli anni ‘30 e ‘50 in Italia e Francia, ed hanno dimostrato l’azione sulla cisti-fellea, sul flusso di bile, e delle proprietà epatoprotettive. La foglia di carciofo in estratto sembra agire sulla produzione di lipidi da parte del fegato, mediando i rapporti di colesterolo, acidi grassi e trigliceridi. E’ efficace per abbassare i livelli di colesterolo nel sangue, ma solo a dosi estremamente elevate. Agisce direttamente sulle cellule epatiche, proteggendo l’organo da lesioni derivanti da tossine, e sostenendo la sua capacità di gestire le lesioni. E’ uno dei rimedi epatici tradizionali che hanno mostrato significativa attività antiossidante.

Disturbi digestivi

La foglia di carciofo è stata studiata anche per la sua attività su tratto digerente. Può aiutare a ridurre il gonfiore addominale, la flatulenza, la nausea ed il vomito, come anche i dolori addominali associati ad indigestione, in particolare quando vi sia evidenza di disfunzione epatobi-liare.

Sembra particolarmente efficace per i sintomi dell’indigestione o della cattiva digestione (dispepsia), come nausea, vomito, flatulenza e dolori allo stomaco.

• Genziana Che cosa è?

La genziana (Gentiala lutea L.) è una pianta erbacea perenne della fami-glia delle Gentianaceae, dalla bella e vistosa infiorescenza gialla, alta fino a 2 metri, comune nelle montagne dell’Europa centrale e meridionale e dell’Asia occidentale (tra i 700 ed i 2300 metri.), della quale si utilizza la radice ed il rizoma.

Il nome Gentiana testimonia il suo utilizzo in epoca classica: deriva infatti

dal nome del re dell'Illiria nel 2° secolo a.C., Gentius, che viene indicato come lo scopritore delle virtù di questa pianta.

La radice di genziana contiene vari composti, tra i quali spiccano dei com-posti estremamente amari, soprattutto amarogentina (tra le sostanze naturali più amare sul pianeta, ancora percepibile al gusto in diluizioni di 1 su 50.000) ma anche genziopicrina e swertiamarina, oltre ad alcaloidi non tossici, composti polifenolici e vari altri.

Chi lo ha utilizzato e perché?

E’ una pianta estremamente amara, usata da tempi antichi come digesti-vo e tonico corroborante, per problemi di cattiva digestione, inappeten-za, sensazione di pesantezza allo stomaco, gas intestinale, diarrea, gastri-te, bruciore allo stomaco, e vomito. Veniva anche utilizzata in caso di febbre e alta pressione arteriosa. Veniva anche utilizzata come lozione per la pelle in caso di ferite e tumori.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

I principi amari nella Genziana stimolano i recettori per l'amaro della lingua e causano un aumento della secrezione di gastrina, un importante ormone intestinale secreto dalle cellule della mucosa gastrica. A sua volta la gastrina stimola la secrezione di acidi gastrici, abbassando il pH dello stomaco, ma stimola anche la crescita della mucosa gastrica; stimola le secrezioni pancreatiche, biliari e dell'intestino tenue, e la secrezione di insulina, glucagone e calcitonina; aumenta inoltre il tono dello sfintere del basso esofago dello stomaco e dell'intestino tenue.

Disturbi digestivi

Gli effetti di questa stimolazione sono che la genziana stimola l’attività e l’efficienza digestiva, favorendo l’appetito, e facilitando la sterilizza-zione dei contenuti gastrici e la degradazione di sostanze che potrebbero presentare dei rischi di allergia alimentare; protegge il tessuto gastrico; promuove il flusso di bile, l’attività del fegato e del pancreas, favorendo una miglior digestione ed assorbimento dei nutrienti, in particolare di proteine e grassi, e favorendo forse una moderazione degli eccessivi sbalzi nei livelli di zucchero nel sangue.

Sinusite

La radice di genziana è stata utilizzata, in combinazione con fiori di sam-buco, fiori di primula e acetosa (Rumex acetosa), per i sintomi di sinusite infettiva, con un buon successo.

Altre proprietà

Ricerche recenti mostrerebbero anche una attività moderatamente seda-

tiva e tranquillizzante della genziana, una attività vasodilatatoria, utile a ridurre moderatamente la pressione arteriosa elevata, e una attività moderatamente immunostimolante ed antinfiammatoria. E’ risultata utile in uno studio preliminare su persone affette da malattie infiammato-rie dell’intestino, riducendo i livelli di infiammazione e di allergia.

Page 21: Integratori Altromercato

Digernatur combina estratti di piante amare ed aromatiche, tradizional-mente usate per coadiuvare i normali processi digestivi. Carciofo e genziana sono due piante digestive amare che appartengono alla tradi-zione mediterranea, da sempre usate per indigestioni, pancia gonfia ed inappetenza, mentre curcuma e zenzero sono due spezie asiatiche, tipiche della cucina indiana e cinese, anch’esse usate per migliorare la digestione e la pesantezza di stomaco. L’ananas infine è un frutto ricco in bromelina, un enzima che può aiutare a digerire meglio le proteine e a ridurre le infiammazioni.

Quando può servire?

In caso di pesantezza dopo i pasti, indigestione, poco appetito, infiamma-zioni allo stomaco.

Principi attivi: • curcuma • ananas • olio essenziale di zenzero • carciofo, genziana

• CurcumaChe cosa è?

La curcuma (Curcuma longa L.) è una pianta erbacea perenne, eretta, della famiglia delle Zingiberaceae (la stessa dello zenzero), alta fino ad 1 metro. E’ una pianta sterile assente dal selvatico, probabilmente addome-sticata dall’uomo a partire dalla specie Curcuma aromatica, nativa del subcontinente Indiano, in particolare del Tamil Nadu e del Bengala Occi dentale.

Chi lo ha utilizzato e perché?

Il suo rizoma (il fusto sotterraneo), che ha odore aromatico, sapore mode-ratamente amaro-aromatico, e colore giallo, viene ampiamente utilizzato in alimentazione e medicina in tutto il sud-est asiatico. E’ la componente principale del curry e si usa in cosmesi e nei rituali religiosi.

Contiene dei pigmenti gialli (detti curcuminoidi), grazie i quali si usa anche come fonte di tintura vegetale per tessuti (i vestiti dei monaci bud-disti sono colorati con curcuma).

Nella medicina tradizionale indiana (Ayurveda) viene considerato un tonico ed un “purificante del sangue”, e le sue indicazioni tradizionali principali sono problemi respiratori come tosse ed asma, problemi digestivi, ad esempio indigestione e problemi di stomaco, flatulenza, problemi di fegato e di cistifellea (problemi epatobiliari, ittero), mancanza di appetito e spasmi intestinali. A livello topico è stata usata per trattare ferite infette, infezioni della pelle e delle mucose, foruncoli, contusioni, punture di insetto. Altri utilizzi tradizionali comprendono vertigine, epilessia, emorragia, calcoli urinari e problemi di allattamento.

Plinio la cita come pianta indiana dall’aspetto dello zenzero ma sapore di zafferano, e per Dioscoride è pianta calda, da usarsi come depilatorio, emmenagogo e diuretico litolitico (rimedio per i calcoli renali). L’indicazi-one più frequente, secondo Plinio, è quella del mal di stomaco.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Esistono molti studi scientifici sulla curcuma e sui curcuminoidi, che mostrano come questo rizoma possieda, almeno in laboratorio, attività antiossidante, antinfiammatoria, digestiva, detossificante epatica, ipoco-lesterolemizzante, antimicrobica, antispasmodica, antiulcerogenica, ipoglicemizzante, immunomodulante.

Disturbi epatici e digestivi

Studi clinici hanno mostrato che può essere utile in caso di dispepsia e flatulenza, probabilmente grazie all’attività antispasmodica, antinfiam-matoria ed antisettica, oltre che all’effetto indiretto del sapore amaro-a-romatico, che tende a stimolare le secrezioni gastriche e biliari. Sempre l’attività antinfiammatoria ed antiossidante, oltre ad una attività vulnera-ria, è probabilmente alla base della sua efficacia in caso di ulcera peptica.

L’azione di stimolazione delle secrezioni biliari, l’attività antiossidante e l’attività diretta sul fegato spiegano l’effetto epatoprotettivo, per cui la curcuma può essere indicata per ridurre il carico che farmaci, ormoni o alimentazione portano al fegato.

Colesterolo

L’attività sul fegato, quella antinfiammatoria e quella antiossidante potrebbero essere alla radice dell’effetto di riduzione del colesterolo nel sangue e di riduzione del rischio di malattie cardiovascolari, in associazio-ne ad altri rimedi.

Infiammazione e dolore

La curcuma ha un effetto di riduzione del dolore ed dell’infiammazione che si può sfruttare in caso di artrite e nell’osteoartrite, nei problemi cutanei e in generale nelle condizioni infiammatorie e di stress ossidativo.

Studi degli ultimi decenni indicano una forte potenzialità della curcuma e dei curcuminoidi come preventivi e trattamento di alcune forme tumorali.

• AnanasChe cosa è?

L’ananas (Ananas comosus (L.) Merr.) è una pianta erbacea perenne della famiglia delle Bromeliaceae, che cresce fino a 1-1,2 metri di altezza. E’ una cultivar senza semi selezionata nei millenni dall’uomo, originaria dell’America tropicale, probabilmente derivata da altre specie selvatiche impollinate da uccelli. E’ stata probabilmente domesticata tra Brasile e Paraguay, lungo il corso del fiume Paranà, o forse nel bacino dell’Orinoco, in Venezuela. Molto prima dell’arrivo degli europei era distribuita in tutta l’America tropicale a basse altitudini, grazie alla sua ottima adattabilità, alla facilità di propagazione e alla eccellenza del suo frutto.

Chi lo ha utilizzato e perché?

Gli europei l’hanno incontrata per la prima volta in Guadalupe, quando Colombo vi sbarcò nel 1493, da allora si è distribuita in altre zone tropicali del mondo, in particolare alle Hawaii, in Kenya e in Malesia, dove è alla base dell’industria alimentare dei succhi e della fritta sciroppata.

L'Ananas è stato usato per molti secoli dalla medicina popolare come colagogo, depurativo, diaforetico, digestivo, per la difterite, come diure-tico, lassativo, parassiticida, refrigerante, per le piaghe, e per le distorsioni articolari. Viene usato come additivo alimentare per ammorbidire i cibi.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

A parte la sua importanza come alimento, l’ananas contiene la bromelina, un gruppo di enzimi proteolitici (presenti sia nel succo di frutta sia nel fusto) che in tempi relativamente recenti è stato utilizzato per una varietà di disturbi. Uno dei primi utilizzo è stato quello del sostegno alla dige-

stione, contribuendo alla lisi delle proteine ed essendo particolarmente utile in caso di insufficienza pancreatica ed epatica esocrina, dispepsia ed intolleranza al lattosio. La bromelina è infatti efficace come sostituto dei normali enzimi pancreatici (come tripsina o pepsina) in caso di insufficien-za pancreatica, e stimola la digestione e l’assorbimento in modelli animali sani.

L’enzima è stato usato come antinfiammatorio per ridurre la flogosi ed i gonfiori ad essa associati, in particolare nel naso e nei seni paranasali, o a seguito di lesioni o chirurgia. E’ stata usata anche in caso di rinite aller-gica (raffreddore da fieno), di colite ulcerosa (una malattia dell’intestino che comporta ulcere e gonfiori), per rimuovere tessuti danneggiati o morti dopo le ustioni, per prevenire il depositarsi di fluido nei polmoni (edema polmonare), per rilassare la muscolatura, ridurre la coagulazione del sangue e ridurre il contenuto di grasso corporeo.

In alcuni casi la bromelina è stata usata in combinazione con tripsina (una proteina) e rutina (un antiossidante) per ridurre il dolore e migliorare la funzionalità articolare di persone che soffrono di osteoartrite, ed è risul-tata efficace quanto gli antidolorifici di sintesi (Voltaren). Risultati simili ci sono stati per il trattamento del dolore al ginocchio in soggetti altrimenti sani dopo l’assunzione di bromelina da sola.

• Olio essenziale di ZenzeroChe cosa è?

L’olio essenziale di zenzero è il prodotto della distillazione in corrente di vapore del rizoma dello Zingiber officinale Roscoe (della famiglia delle Zingiberaceae), una delle prime piante aromatiche addomesticate dall’uomo, intorno al 2000 a.C. Sconosciuto nel selvatico, potrebbe essersi originato nell’odierna Taiwan o nella costa sudorientale della Cina, da dove è migrato con l’uomo verso sud est. Le prime citazioni della pianta sono cinesi, Confucio lo menziona nei suoi Analetti dove dice che non mangia mai senza questa spezia. Nel 406 d.C. un altro autore, Fa-h-sien, nei suoi Viaggi, racconta che piantine di zenzero venivano trasporta-te sulle navi cinesi dirette nel sud-est asiatico per prevenire la scorbuto.

Chi lo ha utilizzato e perché?

Lo Zenzero è una pianta ampiamente utilizzata in tutto il mondo a scopo medicinale, spesso con indicazioni del tutto simili.

In Cina è ritenuto un rimedio così importante che all'incirca il 50% di tutte le formule lo contengono. Nella medicina erboristica cinese le radici fresche e quelle secche sono considerati due rimedi diversi: la radice fresca è più delicata ed è utilizzata per febbri, brividi, mal di testa e mial-

6 Digernatur

gie, mentre quella secca è utilizzata per freddo “interno”, caratterizzato da mani fredde, polso debole e pallore.

Le indicazioni più spesso incontrate nei sistemi tradizionali sono dispepsia, flatulenza, coliche, nausea e vomito, diarrea ed inappe-tenza. Altre indicazioni importanti sono le tossi flemmatiche bronchiali o bronchiti. Una condizione trattata con lo Zenzero sia dai romani che dai cinesi che dagli indiani è il raffreddore, soprattutto come preventivo alle prime avvisaglie.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Lo Zingiber è fortemente carminativo ed antisettico a livello del tratto gastrointestinale ed è indicato in combinazione con altre piante nelle infezioni gastroenteriche (inclusi alcuni casi di avvelenamento da cibo), nell’indigestione causata da infezioni o da ipocloridria, in caso di nausea e vomito, nelle coliche e nel meteorismo o flatulenza, nelle sensazioni di freddo all'addome e diarrea.

Questa tradizione si riflette perfettamente nell'uso moderno: tosse, raffreddore, influenza, tosse canina. L’olio essenziale possiede parte delle proprietà del rizoma, in particolare è un antispasmodico e un buon stimolante digestivo.

• CarciofoChe cosa è?

Il carciofo (Cynara cardunculus Hayek) è una pianta perenne della fami-glia delle Asteraceae, con rizoma corto e fusto forte, alto fino a 2 m e densamente coperto di foglie lanceolate e pennate. Molto conosciuto come ortaggio, si utilizza anche a scopo medicinale, in particolare le sue foglie basali essiccate. E’ forse il più tipico esempio di cibo-medicina in Europa

Le foglie contengono composti polifenolici come gli acidi caffeoilchinici ed i flavonoidi, e dei composti amari, i lattoni sesquiterpenici, che posso-no agire attraverso i recettori nello stomaco stimolando secrezioni gastri-che, epatiche e biliari.

Chi lo ha utilizzato e perché?

La pianta si è probabilmente evoluta nella regione Mediterranea, ed era conosciuta ed apprezzato dai Greci. Plinio il vecchio ci dice che era il più costoso tra gli ortaggi, e doveva essere importato dal Nord Africa. Fu probabilmente portato in tutta Europa dall’esercito romano.

Era usato nella tradizione come supporto digestivo ed epatico, per stimolare l’appetito, ridurre il senso di nausea ed il mal di stomaco, la

flatulenza ed il senso di gonfiore addominale. Le foglie venivano messe a bagno nel vino che veniva poi bevuto come digestivo, ricostituente e tonico, per prevenire i calcoli alla cistifellea, abbassare la pressione arte-riosa e gli zuccheri nel sangue. Alcune popolazioni hanno utilizzato il carciofo per morsi di serpente.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

L’uso delle foglie in estratto è relativamente recente ed è concentrato sugli effetti a livello biliare, antilipidemici ed epatoprotettivi. Negli alimen-ti le foglie e gli estratti di foglia si usano per aromatizzare varie bevande e liquori, come il famoso Cynar.

Effetti sul fegato

I primi studi sugli effetti terapeutici del Carciofo sono stati condotti tra gli anni ‘30 e ‘50 in Italia e Francia, ed hanno dimostrato l’azione sulla cisti-fellea, sul flusso di bile, e delle proprietà epatoprotettive. La foglia di carciofo in estratto sembra agire sulla produzione di lipidi da parte del fegato, mediando i rapporti di colesterolo, acidi grassi e trigliceridi. E’ efficace per abbassare i livelli di colesterolo nel sangue, ma solo a dosi estremamente elevate. Agisce direttamente sulle cellule epatiche, proteggendo l’organo da lesioni derivanti da tossine, e sostenendo la sua capacità di gestire le lesioni. E’ uno dei rimedi epatici tradizionali che hanno mostrato significativa attività antiossidante.

Disturbi digestivi

La foglia di carciofo è stata studiata anche per la sua attività su tratto digerente. Può aiutare a ridurre il gonfiore addominale, la flatulenza, la nausea ed il vomito, come anche i dolori addominali associati ad indigestione, in particolare quando vi sia evidenza di disfunzione epatobi-liare.

Sembra particolarmente efficace per i sintomi dell’indigestione o della cattiva digestione (dispepsia), come nausea, vomito, flatulenza e dolori allo stomaco.

• Genziana Che cosa è?

La genziana (Gentiala lutea L.) è una pianta erbacea perenne della fami-glia delle Gentianaceae, dalla bella e vistosa infiorescenza gialla, alta fino a 2 metri, comune nelle montagne dell’Europa centrale e meridionale e dell’Asia occidentale (tra i 700 ed i 2300 metri.), della quale si utilizza la radice ed il rizoma.

Il nome Gentiana testimonia il suo utilizzo in epoca classica: deriva infatti

dal nome del re dell'Illiria nel 2° secolo a.C., Gentius, che viene indicato come lo scopritore delle virtù di questa pianta.

La radice di genziana contiene vari composti, tra i quali spiccano dei com-posti estremamente amari, soprattutto amarogentina (tra le sostanze naturali più amare sul pianeta, ancora percepibile al gusto in diluizioni di 1 su 50.000) ma anche genziopicrina e swertiamarina, oltre ad alcaloidi non tossici, composti polifenolici e vari altri.

Chi lo ha utilizzato e perché?

E’ una pianta estremamente amara, usata da tempi antichi come digesti-vo e tonico corroborante, per problemi di cattiva digestione, inappeten-za, sensazione di pesantezza allo stomaco, gas intestinale, diarrea, gastri-te, bruciore allo stomaco, e vomito. Veniva anche utilizzata in caso di febbre e alta pressione arteriosa. Veniva anche utilizzata come lozione per la pelle in caso di ferite e tumori.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

I principi amari nella Genziana stimolano i recettori per l'amaro della lingua e causano un aumento della secrezione di gastrina, un importante ormone intestinale secreto dalle cellule della mucosa gastrica. A sua volta la gastrina stimola la secrezione di acidi gastrici, abbassando il pH dello stomaco, ma stimola anche la crescita della mucosa gastrica; stimola le secrezioni pancreatiche, biliari e dell'intestino tenue, e la secrezione di insulina, glucagone e calcitonina; aumenta inoltre il tono dello sfintere del basso esofago dello stomaco e dell'intestino tenue.

Disturbi digestivi

Gli effetti di questa stimolazione sono che la genziana stimola l’attività e l’efficienza digestiva, favorendo l’appetito, e facilitando la sterilizza-zione dei contenuti gastrici e la degradazione di sostanze che potrebbero presentare dei rischi di allergia alimentare; protegge il tessuto gastrico; promuove il flusso di bile, l’attività del fegato e del pancreas, favorendo una miglior digestione ed assorbimento dei nutrienti, in particolare di proteine e grassi, e favorendo forse una moderazione degli eccessivi sbalzi nei livelli di zucchero nel sangue.

Sinusite

La radice di genziana è stata utilizzata, in combinazione con fiori di sam-buco, fiori di primula e acetosa (Rumex acetosa), per i sintomi di sinusite infettiva, con un buon successo.

Altre proprietà

Ricerche recenti mostrerebbero anche una attività moderatamente seda-

tiva e tranquillizzante della genziana, una attività vasodilatatoria, utile a ridurre moderatamente la pressione arteriosa elevata, e una attività moderatamente immunostimolante ed antinfiammatoria. E’ risultata utile in uno studio preliminare su persone affette da malattie infiammato-rie dell’intestino, riducendo i livelli di infiammazione e di allergia.

Page 22: Integratori Altromercato

Digernatur combina estratti di piante amare ed aromatiche, tradizional-mente usate per coadiuvare i normali processi digestivi. Carciofo e genziana sono due piante digestive amare che appartengono alla tradi-zione mediterranea, da sempre usate per indigestioni, pancia gonfia ed inappetenza, mentre curcuma e zenzero sono due spezie asiatiche, tipiche della cucina indiana e cinese, anch’esse usate per migliorare la digestione e la pesantezza di stomaco. L’ananas infine è un frutto ricco in bromelina, un enzima che può aiutare a digerire meglio le proteine e a ridurre le infiammazioni.

Quando può servire?

In caso di pesantezza dopo i pasti, indigestione, poco appetito, infiamma-zioni allo stomaco.

Principi attivi: • curcuma • ananas • olio essenziale di zenzero • carciofo, genziana

• CurcumaChe cosa è?

La curcuma (Curcuma longa L.) è una pianta erbacea perenne, eretta, della famiglia delle Zingiberaceae (la stessa dello zenzero), alta fino ad 1 metro. E’ una pianta sterile assente dal selvatico, probabilmente addome-sticata dall’uomo a partire dalla specie Curcuma aromatica, nativa del subcontinente Indiano, in particolare del Tamil Nadu e del Bengala Occi dentale.

Chi lo ha utilizzato e perché?

Il suo rizoma (il fusto sotterraneo), che ha odore aromatico, sapore mode-ratamente amaro-aromatico, e colore giallo, viene ampiamente utilizzato in alimentazione e medicina in tutto il sud-est asiatico. E’ la componente principale del curry e si usa in cosmesi e nei rituali religiosi.

Contiene dei pigmenti gialli (detti curcuminoidi), grazie i quali si usa anche come fonte di tintura vegetale per tessuti (i vestiti dei monaci bud-disti sono colorati con curcuma).

Nella medicina tradizionale indiana (Ayurveda) viene considerato un tonico ed un “purificante del sangue”, e le sue indicazioni tradizionali principali sono problemi respiratori come tosse ed asma, problemi digestivi, ad esempio indigestione e problemi di stomaco, flatulenza, problemi di fegato e di cistifellea (problemi epatobiliari, ittero), mancanza di appetito e spasmi intestinali. A livello topico è stata usata per trattare ferite infette, infezioni della pelle e delle mucose, foruncoli, contusioni, punture di insetto. Altri utilizzi tradizionali comprendono vertigine, epilessia, emorragia, calcoli urinari e problemi di allattamento.

Plinio la cita come pianta indiana dall’aspetto dello zenzero ma sapore di zafferano, e per Dioscoride è pianta calda, da usarsi come depilatorio, emmenagogo e diuretico litolitico (rimedio per i calcoli renali). L’indicazi-one più frequente, secondo Plinio, è quella del mal di stomaco.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Esistono molti studi scientifici sulla curcuma e sui curcuminoidi, che mostrano come questo rizoma possieda, almeno in laboratorio, attività antiossidante, antinfiammatoria, digestiva, detossificante epatica, ipoco-lesterolemizzante, antimicrobica, antispasmodica, antiulcerogenica, ipoglicemizzante, immunomodulante.

Disturbi epatici e digestivi

Studi clinici hanno mostrato che può essere utile in caso di dispepsia e flatulenza, probabilmente grazie all’attività antispasmodica, antinfiam-matoria ed antisettica, oltre che all’effetto indiretto del sapore amaro-a-romatico, che tende a stimolare le secrezioni gastriche e biliari. Sempre l’attività antinfiammatoria ed antiossidante, oltre ad una attività vulnera-ria, è probabilmente alla base della sua efficacia in caso di ulcera peptica.

L’azione di stimolazione delle secrezioni biliari, l’attività antiossidante e l’attività diretta sul fegato spiegano l’effetto epatoprotettivo, per cui la curcuma può essere indicata per ridurre il carico che farmaci, ormoni o alimentazione portano al fegato.

Colesterolo

L’attività sul fegato, quella antinfiammatoria e quella antiossidante potrebbero essere alla radice dell’effetto di riduzione del colesterolo nel sangue e di riduzione del rischio di malattie cardiovascolari, in associazio-ne ad altri rimedi.

Infiammazione e dolore

La curcuma ha un effetto di riduzione del dolore ed dell’infiammazione che si può sfruttare in caso di artrite e nell’osteoartrite, nei problemi cutanei e in generale nelle condizioni infiammatorie e di stress ossidativo.

Studi degli ultimi decenni indicano una forte potenzialità della curcuma e dei curcuminoidi come preventivi e trattamento di alcune forme tumorali.

• AnanasChe cosa è?

L’ananas (Ananas comosus (L.) Merr.) è una pianta erbacea perenne della famiglia delle Bromeliaceae, che cresce fino a 1-1,2 metri di altezza. E’ una cultivar senza semi selezionata nei millenni dall’uomo, originaria dell’America tropicale, probabilmente derivata da altre specie selvatiche impollinate da uccelli. E’ stata probabilmente domesticata tra Brasile e Paraguay, lungo il corso del fiume Paranà, o forse nel bacino dell’Orinoco, in Venezuela. Molto prima dell’arrivo degli europei era distribuita in tutta l’America tropicale a basse altitudini, grazie alla sua ottima adattabilità, alla facilità di propagazione e alla eccellenza del suo frutto.

Chi lo ha utilizzato e perché?

Gli europei l’hanno incontrata per la prima volta in Guadalupe, quando Colombo vi sbarcò nel 1493, da allora si è distribuita in altre zone tropicali del mondo, in particolare alle Hawaii, in Kenya e in Malesia, dove è alla base dell’industria alimentare dei succhi e della fritta sciroppata.

L'Ananas è stato usato per molti secoli dalla medicina popolare come colagogo, depurativo, diaforetico, digestivo, per la difterite, come diure-tico, lassativo, parassiticida, refrigerante, per le piaghe, e per le distorsioni articolari. Viene usato come additivo alimentare per ammorbidire i cibi.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

A parte la sua importanza come alimento, l’ananas contiene la bromelina, un gruppo di enzimi proteolitici (presenti sia nel succo di frutta sia nel fusto) che in tempi relativamente recenti è stato utilizzato per una varietà di disturbi. Uno dei primi utilizzo è stato quello del sostegno alla dige-

stione, contribuendo alla lisi delle proteine ed essendo particolarmente utile in caso di insufficienza pancreatica ed epatica esocrina, dispepsia ed intolleranza al lattosio. La bromelina è infatti efficace come sostituto dei normali enzimi pancreatici (come tripsina o pepsina) in caso di insufficien-za pancreatica, e stimola la digestione e l’assorbimento in modelli animali sani.

L’enzima è stato usato come antinfiammatorio per ridurre la flogosi ed i gonfiori ad essa associati, in particolare nel naso e nei seni paranasali, o a seguito di lesioni o chirurgia. E’ stata usata anche in caso di rinite aller-gica (raffreddore da fieno), di colite ulcerosa (una malattia dell’intestino che comporta ulcere e gonfiori), per rimuovere tessuti danneggiati o morti dopo le ustioni, per prevenire il depositarsi di fluido nei polmoni (edema polmonare), per rilassare la muscolatura, ridurre la coagulazione del sangue e ridurre il contenuto di grasso corporeo.

In alcuni casi la bromelina è stata usata in combinazione con tripsina (una proteina) e rutina (un antiossidante) per ridurre il dolore e migliorare la funzionalità articolare di persone che soffrono di osteoartrite, ed è risul-tata efficace quanto gli antidolorifici di sintesi (Voltaren). Risultati simili ci sono stati per il trattamento del dolore al ginocchio in soggetti altrimenti sani dopo l’assunzione di bromelina da sola.

• Olio essenziale di ZenzeroChe cosa è?

L’olio essenziale di zenzero è il prodotto della distillazione in corrente di vapore del rizoma dello Zingiber officinale Roscoe (della famiglia delle Zingiberaceae), una delle prime piante aromatiche addomesticate dall’uomo, intorno al 2000 a.C. Sconosciuto nel selvatico, potrebbe essersi originato nell’odierna Taiwan o nella costa sudorientale della Cina, da dove è migrato con l’uomo verso sud est. Le prime citazioni della pianta sono cinesi, Confucio lo menziona nei suoi Analetti dove dice che non mangia mai senza questa spezia. Nel 406 d.C. un altro autore, Fa-h-sien, nei suoi Viaggi, racconta che piantine di zenzero venivano trasporta-te sulle navi cinesi dirette nel sud-est asiatico per prevenire la scorbuto.

Chi lo ha utilizzato e perché?

Lo Zenzero è una pianta ampiamente utilizzata in tutto il mondo a scopo medicinale, spesso con indicazioni del tutto simili.

In Cina è ritenuto un rimedio così importante che all'incirca il 50% di tutte le formule lo contengono. Nella medicina erboristica cinese le radici fresche e quelle secche sono considerati due rimedi diversi: la radice fresca è più delicata ed è utilizzata per febbri, brividi, mal di testa e mial-

gie, mentre quella secca è utilizzata per freddo “interno”, caratterizzato da mani fredde, polso debole e pallore.

Le indicazioni più spesso incontrate nei sistemi tradizionali sono dispepsia, flatulenza, coliche, nausea e vomito, diarrea ed inappe-tenza. Altre indicazioni importanti sono le tossi flemmatiche bronchiali o bronchiti. Una condizione trattata con lo Zenzero sia dai romani che dai cinesi che dagli indiani è il raffreddore, soprattutto come preventivo alle prime avvisaglie.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Lo Zingiber è fortemente carminativo ed antisettico a livello del tratto gastrointestinale ed è indicato in combinazione con altre piante nelle infezioni gastroenteriche (inclusi alcuni casi di avvelenamento da cibo), nell’indigestione causata da infezioni o da ipocloridria, in caso di nausea e vomito, nelle coliche e nel meteorismo o flatulenza, nelle sensazioni di freddo all'addome e diarrea.

Questa tradizione si riflette perfettamente nell'uso moderno: tosse, raffreddore, influenza, tosse canina. L’olio essenziale possiede parte delle proprietà del rizoma, in particolare è un antispasmodico e un buon stimolante digestivo.

• CarciofoChe cosa è?

Il carciofo (Cynara cardunculus Hayek) è una pianta perenne della fami-glia delle Asteraceae, con rizoma corto e fusto forte, alto fino a 2 m e densamente coperto di foglie lanceolate e pennate. Molto conosciuto come ortaggio, si utilizza anche a scopo medicinale, in particolare le sue foglie basali essiccate. E’ forse il più tipico esempio di cibo-medicina in Europa

Le foglie contengono composti polifenolici come gli acidi caffeoilchinici ed i flavonoidi, e dei composti amari, i lattoni sesquiterpenici, che posso-no agire attraverso i recettori nello stomaco stimolando secrezioni gastri-che, epatiche e biliari.

Chi lo ha utilizzato e perché?

La pianta si è probabilmente evoluta nella regione Mediterranea, ed era conosciuta ed apprezzato dai Greci. Plinio il vecchio ci dice che era il più costoso tra gli ortaggi, e doveva essere importato dal Nord Africa. Fu probabilmente portato in tutta Europa dall’esercito romano.

Era usato nella tradizione come supporto digestivo ed epatico, per stimolare l’appetito, ridurre il senso di nausea ed il mal di stomaco, la

6 Digernatur

flatulenza ed il senso di gonfiore addominale. Le foglie venivano messe a bagno nel vino che veniva poi bevuto come digestivo, ricostituente e tonico, per prevenire i calcoli alla cistifellea, abbassare la pressione arte-riosa e gli zuccheri nel sangue. Alcune popolazioni hanno utilizzato il carciofo per morsi di serpente.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

L’uso delle foglie in estratto è relativamente recente ed è concentrato sugli effetti a livello biliare, antilipidemici ed epatoprotettivi. Negli alimen-ti le foglie e gli estratti di foglia si usano per aromatizzare varie bevande e liquori, come il famoso Cynar.

Effetti sul fegato

I primi studi sugli effetti terapeutici del Carciofo sono stati condotti tra gli anni ‘30 e ‘50 in Italia e Francia, ed hanno dimostrato l’azione sulla cisti-fellea, sul flusso di bile, e delle proprietà epatoprotettive. La foglia di carciofo in estratto sembra agire sulla produzione di lipidi da parte del fegato, mediando i rapporti di colesterolo, acidi grassi e trigliceridi. E’ efficace per abbassare i livelli di colesterolo nel sangue, ma solo a dosi estremamente elevate. Agisce direttamente sulle cellule epatiche, proteggendo l’organo da lesioni derivanti da tossine, e sostenendo la sua capacità di gestire le lesioni. E’ uno dei rimedi epatici tradizionali che hanno mostrato significativa attività antiossidante.

Disturbi digestivi

La foglia di carciofo è stata studiata anche per la sua attività su tratto digerente. Può aiutare a ridurre il gonfiore addominale, la flatulenza, la nausea ed il vomito, come anche i dolori addominali associati ad indigestione, in particolare quando vi sia evidenza di disfunzione epatobi-liare.

Sembra particolarmente efficace per i sintomi dell’indigestione o della cattiva digestione (dispepsia), come nausea, vomito, flatulenza e dolori allo stomaco.

• Genziana Che cosa è?

La genziana (Gentiala lutea L.) è una pianta erbacea perenne della fami-glia delle Gentianaceae, dalla bella e vistosa infiorescenza gialla, alta fino a 2 metri, comune nelle montagne dell’Europa centrale e meridionale e dell’Asia occidentale (tra i 700 ed i 2300 metri.), della quale si utilizza la radice ed il rizoma.

Il nome Gentiana testimonia il suo utilizzo in epoca classica: deriva infatti

dal nome del re dell'Illiria nel 2° secolo a.C., Gentius, che viene indicato come lo scopritore delle virtù di questa pianta.

La radice di genziana contiene vari composti, tra i quali spiccano dei com-posti estremamente amari, soprattutto amarogentina (tra le sostanze naturali più amare sul pianeta, ancora percepibile al gusto in diluizioni di 1 su 50.000) ma anche genziopicrina e swertiamarina, oltre ad alcaloidi non tossici, composti polifenolici e vari altri.

Chi lo ha utilizzato e perché?

E’ una pianta estremamente amara, usata da tempi antichi come digesti-vo e tonico corroborante, per problemi di cattiva digestione, inappeten-za, sensazione di pesantezza allo stomaco, gas intestinale, diarrea, gastri-te, bruciore allo stomaco, e vomito. Veniva anche utilizzata in caso di febbre e alta pressione arteriosa. Veniva anche utilizzata come lozione per la pelle in caso di ferite e tumori.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

I principi amari nella Genziana stimolano i recettori per l'amaro della lingua e causano un aumento della secrezione di gastrina, un importante ormone intestinale secreto dalle cellule della mucosa gastrica. A sua volta la gastrina stimola la secrezione di acidi gastrici, abbassando il pH dello stomaco, ma stimola anche la crescita della mucosa gastrica; stimola le secrezioni pancreatiche, biliari e dell'intestino tenue, e la secrezione di insulina, glucagone e calcitonina; aumenta inoltre il tono dello sfintere del basso esofago dello stomaco e dell'intestino tenue.

Disturbi digestivi

Gli effetti di questa stimolazione sono che la genziana stimola l’attività e l’efficienza digestiva, favorendo l’appetito, e facilitando la sterilizza-zione dei contenuti gastrici e la degradazione di sostanze che potrebbero presentare dei rischi di allergia alimentare; protegge il tessuto gastrico; promuove il flusso di bile, l’attività del fegato e del pancreas, favorendo una miglior digestione ed assorbimento dei nutrienti, in particolare di proteine e grassi, e favorendo forse una moderazione degli eccessivi sbalzi nei livelli di zucchero nel sangue.

Sinusite

La radice di genziana è stata utilizzata, in combinazione con fiori di sam-buco, fiori di primula e acetosa (Rumex acetosa), per i sintomi di sinusite infettiva, con un buon successo.

Altre proprietà

Ricerche recenti mostrerebbero anche una attività moderatamente seda-

tiva e tranquillizzante della genziana, una attività vasodilatatoria, utile a ridurre moderatamente la pressione arteriosa elevata, e una attività moderatamente immunostimolante ed antinfiammatoria. E’ risultata utile in uno studio preliminare su persone affette da malattie infiammato-rie dell’intestino, riducendo i livelli di infiammazione e di allergia.

Page 23: Integratori Altromercato

Digernatur combina estratti di piante amare ed aromatiche, tradizional-mente usate per coadiuvare i normali processi digestivi. Carciofo e genziana sono due piante digestive amare che appartengono alla tradi-zione mediterranea, da sempre usate per indigestioni, pancia gonfia ed inappetenza, mentre curcuma e zenzero sono due spezie asiatiche, tipiche della cucina indiana e cinese, anch’esse usate per migliorare la digestione e la pesantezza di stomaco. L’ananas infine è un frutto ricco in bromelina, un enzima che può aiutare a digerire meglio le proteine e a ridurre le infiammazioni.

Quando può servire?

In caso di pesantezza dopo i pasti, indigestione, poco appetito, infiamma-zioni allo stomaco.

Principi attivi: • curcuma • ananas • olio essenziale di zenzero • carciofo, genziana

• CurcumaChe cosa è?

La curcuma (Curcuma longa L.) è una pianta erbacea perenne, eretta, della famiglia delle Zingiberaceae (la stessa dello zenzero), alta fino ad 1 metro. E’ una pianta sterile assente dal selvatico, probabilmente addome-sticata dall’uomo a partire dalla specie Curcuma aromatica, nativa del subcontinente Indiano, in particolare del Tamil Nadu e del Bengala Occi dentale.

Chi lo ha utilizzato e perché?

Il suo rizoma (il fusto sotterraneo), che ha odore aromatico, sapore mode-ratamente amaro-aromatico, e colore giallo, viene ampiamente utilizzato in alimentazione e medicina in tutto il sud-est asiatico. E’ la componente principale del curry e si usa in cosmesi e nei rituali religiosi.

Contiene dei pigmenti gialli (detti curcuminoidi), grazie i quali si usa anche come fonte di tintura vegetale per tessuti (i vestiti dei monaci bud-disti sono colorati con curcuma).

Nella medicina tradizionale indiana (Ayurveda) viene considerato un tonico ed un “purificante del sangue”, e le sue indicazioni tradizionali principali sono problemi respiratori come tosse ed asma, problemi digestivi, ad esempio indigestione e problemi di stomaco, flatulenza, problemi di fegato e di cistifellea (problemi epatobiliari, ittero), mancanza di appetito e spasmi intestinali. A livello topico è stata usata per trattare ferite infette, infezioni della pelle e delle mucose, foruncoli, contusioni, punture di insetto. Altri utilizzi tradizionali comprendono vertigine, epilessia, emorragia, calcoli urinari e problemi di allattamento.

Plinio la cita come pianta indiana dall’aspetto dello zenzero ma sapore di zafferano, e per Dioscoride è pianta calda, da usarsi come depilatorio, emmenagogo e diuretico litolitico (rimedio per i calcoli renali). L’indicazi-one più frequente, secondo Plinio, è quella del mal di stomaco.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Esistono molti studi scientifici sulla curcuma e sui curcuminoidi, che mostrano come questo rizoma possieda, almeno in laboratorio, attività antiossidante, antinfiammatoria, digestiva, detossificante epatica, ipoco-lesterolemizzante, antimicrobica, antispasmodica, antiulcerogenica, ipoglicemizzante, immunomodulante.

Disturbi epatici e digestivi

Studi clinici hanno mostrato che può essere utile in caso di dispepsia e flatulenza, probabilmente grazie all’attività antispasmodica, antinfiam-matoria ed antisettica, oltre che all’effetto indiretto del sapore amaro-a-romatico, che tende a stimolare le secrezioni gastriche e biliari. Sempre l’attività antinfiammatoria ed antiossidante, oltre ad una attività vulnera-ria, è probabilmente alla base della sua efficacia in caso di ulcera peptica.

L’azione di stimolazione delle secrezioni biliari, l’attività antiossidante e l’attività diretta sul fegato spiegano l’effetto epatoprotettivo, per cui la curcuma può essere indicata per ridurre il carico che farmaci, ormoni o alimentazione portano al fegato.

Colesterolo

L’attività sul fegato, quella antinfiammatoria e quella antiossidante potrebbero essere alla radice dell’effetto di riduzione del colesterolo nel sangue e di riduzione del rischio di malattie cardiovascolari, in associazio-ne ad altri rimedi.

Infiammazione e dolore

La curcuma ha un effetto di riduzione del dolore ed dell’infiammazione che si può sfruttare in caso di artrite e nell’osteoartrite, nei problemi cutanei e in generale nelle condizioni infiammatorie e di stress ossidativo.

Studi degli ultimi decenni indicano una forte potenzialità della curcuma e dei curcuminoidi come preventivi e trattamento di alcune forme tumorali.

• AnanasChe cosa è?

L’ananas (Ananas comosus (L.) Merr.) è una pianta erbacea perenne della famiglia delle Bromeliaceae, che cresce fino a 1-1,2 metri di altezza. E’ una cultivar senza semi selezionata nei millenni dall’uomo, originaria dell’America tropicale, probabilmente derivata da altre specie selvatiche impollinate da uccelli. E’ stata probabilmente domesticata tra Brasile e Paraguay, lungo il corso del fiume Paranà, o forse nel bacino dell’Orinoco, in Venezuela. Molto prima dell’arrivo degli europei era distribuita in tutta l’America tropicale a basse altitudini, grazie alla sua ottima adattabilità, alla facilità di propagazione e alla eccellenza del suo frutto.

Chi lo ha utilizzato e perché?

Gli europei l’hanno incontrata per la prima volta in Guadalupe, quando Colombo vi sbarcò nel 1493, da allora si è distribuita in altre zone tropicali del mondo, in particolare alle Hawaii, in Kenya e in Malesia, dove è alla base dell’industria alimentare dei succhi e della fritta sciroppata.

L'Ananas è stato usato per molti secoli dalla medicina popolare come colagogo, depurativo, diaforetico, digestivo, per la difterite, come diure-tico, lassativo, parassiticida, refrigerante, per le piaghe, e per le distorsioni articolari. Viene usato come additivo alimentare per ammorbidire i cibi.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

A parte la sua importanza come alimento, l’ananas contiene la bromelina, un gruppo di enzimi proteolitici (presenti sia nel succo di frutta sia nel fusto) che in tempi relativamente recenti è stato utilizzato per una varietà di disturbi. Uno dei primi utilizzo è stato quello del sostegno alla dige-

stione, contribuendo alla lisi delle proteine ed essendo particolarmente utile in caso di insufficienza pancreatica ed epatica esocrina, dispepsia ed intolleranza al lattosio. La bromelina è infatti efficace come sostituto dei normali enzimi pancreatici (come tripsina o pepsina) in caso di insufficien-za pancreatica, e stimola la digestione e l’assorbimento in modelli animali sani.

L’enzima è stato usato come antinfiammatorio per ridurre la flogosi ed i gonfiori ad essa associati, in particolare nel naso e nei seni paranasali, o a seguito di lesioni o chirurgia. E’ stata usata anche in caso di rinite aller-gica (raffreddore da fieno), di colite ulcerosa (una malattia dell’intestino che comporta ulcere e gonfiori), per rimuovere tessuti danneggiati o morti dopo le ustioni, per prevenire il depositarsi di fluido nei polmoni (edema polmonare), per rilassare la muscolatura, ridurre la coagulazione del sangue e ridurre il contenuto di grasso corporeo.

In alcuni casi la bromelina è stata usata in combinazione con tripsina (una proteina) e rutina (un antiossidante) per ridurre il dolore e migliorare la funzionalità articolare di persone che soffrono di osteoartrite, ed è risul-tata efficace quanto gli antidolorifici di sintesi (Voltaren). Risultati simili ci sono stati per il trattamento del dolore al ginocchio in soggetti altrimenti sani dopo l’assunzione di bromelina da sola.

• Olio essenziale di ZenzeroChe cosa è?

L’olio essenziale di zenzero è il prodotto della distillazione in corrente di vapore del rizoma dello Zingiber officinale Roscoe (della famiglia delle Zingiberaceae), una delle prime piante aromatiche addomesticate dall’uomo, intorno al 2000 a.C. Sconosciuto nel selvatico, potrebbe essersi originato nell’odierna Taiwan o nella costa sudorientale della Cina, da dove è migrato con l’uomo verso sud est. Le prime citazioni della pianta sono cinesi, Confucio lo menziona nei suoi Analetti dove dice che non mangia mai senza questa spezia. Nel 406 d.C. un altro autore, Fa-h-sien, nei suoi Viaggi, racconta che piantine di zenzero venivano trasporta-te sulle navi cinesi dirette nel sud-est asiatico per prevenire la scorbuto.

Chi lo ha utilizzato e perché?

Lo Zenzero è una pianta ampiamente utilizzata in tutto il mondo a scopo medicinale, spesso con indicazioni del tutto simili.

In Cina è ritenuto un rimedio così importante che all'incirca il 50% di tutte le formule lo contengono. Nella medicina erboristica cinese le radici fresche e quelle secche sono considerati due rimedi diversi: la radice fresca è più delicata ed è utilizzata per febbri, brividi, mal di testa e mial-

gie, mentre quella secca è utilizzata per freddo “interno”, caratterizzato da mani fredde, polso debole e pallore.

Le indicazioni più spesso incontrate nei sistemi tradizionali sono dispepsia, flatulenza, coliche, nausea e vomito, diarrea ed inappe-tenza. Altre indicazioni importanti sono le tossi flemmatiche bronchiali o bronchiti. Una condizione trattata con lo Zenzero sia dai romani che dai cinesi che dagli indiani è il raffreddore, soprattutto come preventivo alle prime avvisaglie.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Lo Zingiber è fortemente carminativo ed antisettico a livello del tratto gastrointestinale ed è indicato in combinazione con altre piante nelle infezioni gastroenteriche (inclusi alcuni casi di avvelenamento da cibo), nell’indigestione causata da infezioni o da ipocloridria, in caso di nausea e vomito, nelle coliche e nel meteorismo o flatulenza, nelle sensazioni di freddo all'addome e diarrea.

Questa tradizione si riflette perfettamente nell'uso moderno: tosse, raffreddore, influenza, tosse canina. L’olio essenziale possiede parte delle proprietà del rizoma, in particolare è un antispasmodico e un buon stimolante digestivo.

• CarciofoChe cosa è?

Il carciofo (Cynara cardunculus Hayek) è una pianta perenne della fami-glia delle Asteraceae, con rizoma corto e fusto forte, alto fino a 2 m e densamente coperto di foglie lanceolate e pennate. Molto conosciuto come ortaggio, si utilizza anche a scopo medicinale, in particolare le sue foglie basali essiccate. E’ forse il più tipico esempio di cibo-medicina in Europa

Le foglie contengono composti polifenolici come gli acidi caffeoilchinici ed i flavonoidi, e dei composti amari, i lattoni sesquiterpenici, che posso-no agire attraverso i recettori nello stomaco stimolando secrezioni gastri-che, epatiche e biliari.

Chi lo ha utilizzato e perché?

La pianta si è probabilmente evoluta nella regione Mediterranea, ed era conosciuta ed apprezzato dai Greci. Plinio il vecchio ci dice che era il più costoso tra gli ortaggi, e doveva essere importato dal Nord Africa. Fu probabilmente portato in tutta Europa dall’esercito romano.

Era usato nella tradizione come supporto digestivo ed epatico, per stimolare l’appetito, ridurre il senso di nausea ed il mal di stomaco, la

flatulenza ed il senso di gonfiore addominale. Le foglie venivano messe a bagno nel vino che veniva poi bevuto come digestivo, ricostituente e tonico, per prevenire i calcoli alla cistifellea, abbassare la pressione arte-riosa e gli zuccheri nel sangue. Alcune popolazioni hanno utilizzato il carciofo per morsi di serpente.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

L’uso delle foglie in estratto è relativamente recente ed è concentrato sugli effetti a livello biliare, antilipidemici ed epatoprotettivi. Negli alimen-ti le foglie e gli estratti di foglia si usano per aromatizzare varie bevande e liquori, come il famoso Cynar.

Effetti sul fegato

I primi studi sugli effetti terapeutici del Carciofo sono stati condotti tra gli anni ‘30 e ‘50 in Italia e Francia, ed hanno dimostrato l’azione sulla cisti-fellea, sul flusso di bile, e delle proprietà epatoprotettive. La foglia di carciofo in estratto sembra agire sulla produzione di lipidi da parte del fegato, mediando i rapporti di colesterolo, acidi grassi e trigliceridi. E’ efficace per abbassare i livelli di colesterolo nel sangue, ma solo a dosi estremamente elevate. Agisce direttamente sulle cellule epatiche, proteggendo l’organo da lesioni derivanti da tossine, e sostenendo la sua capacità di gestire le lesioni. E’ uno dei rimedi epatici tradizionali che hanno mostrato significativa attività antiossidante.

Disturbi digestivi

La foglia di carciofo è stata studiata anche per la sua attività su tratto digerente. Può aiutare a ridurre il gonfiore addominale, la flatulenza, la nausea ed il vomito, come anche i dolori addominali associati ad indigestione, in particolare quando vi sia evidenza di disfunzione epatobi-liare.

Sembra particolarmente efficace per i sintomi dell’indigestione o della cattiva digestione (dispepsia), come nausea, vomito, flatulenza e dolori allo stomaco.

• Genziana Che cosa è?

La genziana (Gentiala lutea L.) è una pianta erbacea perenne della fami-glia delle Gentianaceae, dalla bella e vistosa infiorescenza gialla, alta fino a 2 metri, comune nelle montagne dell’Europa centrale e meridionale e dell’Asia occidentale (tra i 700 ed i 2300 metri.), della quale si utilizza la radice ed il rizoma.

Il nome Gentiana testimonia il suo utilizzo in epoca classica: deriva infatti

6 Digernatur

dal nome del re dell'Illiria nel 2° secolo a.C., Gentius, che viene indicato come lo scopritore delle virtù di questa pianta.

La radice di genziana contiene vari composti, tra i quali spiccano dei com-posti estremamente amari, soprattutto amarogentina (tra le sostanze naturali più amare sul pianeta, ancora percepibile al gusto in diluizioni di 1 su 50.000) ma anche genziopicrina e swertiamarina, oltre ad alcaloidi non tossici, composti polifenolici e vari altri.

Chi lo ha utilizzato e perché?

E’ una pianta estremamente amara, usata da tempi antichi come digesti-vo e tonico corroborante, per problemi di cattiva digestione, inappeten-za, sensazione di pesantezza allo stomaco, gas intestinale, diarrea, gastri-te, bruciore allo stomaco, e vomito. Veniva anche utilizzata in caso di febbre e alta pressione arteriosa. Veniva anche utilizzata come lozione per la pelle in caso di ferite e tumori.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

I principi amari nella Genziana stimolano i recettori per l'amaro della lingua e causano un aumento della secrezione di gastrina, un importante ormone intestinale secreto dalle cellule della mucosa gastrica. A sua volta la gastrina stimola la secrezione di acidi gastrici, abbassando il pH dello stomaco, ma stimola anche la crescita della mucosa gastrica; stimola le secrezioni pancreatiche, biliari e dell'intestino tenue, e la secrezione di insulina, glucagone e calcitonina; aumenta inoltre il tono dello sfintere del basso esofago dello stomaco e dell'intestino tenue.

Disturbi digestivi

Gli effetti di questa stimolazione sono che la genziana stimola l’attività e l’efficienza digestiva, favorendo l’appetito, e facilitando la sterilizza-zione dei contenuti gastrici e la degradazione di sostanze che potrebbero presentare dei rischi di allergia alimentare; protegge il tessuto gastrico; promuove il flusso di bile, l’attività del fegato e del pancreas, favorendo una miglior digestione ed assorbimento dei nutrienti, in particolare di proteine e grassi, e favorendo forse una moderazione degli eccessivi sbalzi nei livelli di zucchero nel sangue.

Sinusite

La radice di genziana è stata utilizzata, in combinazione con fiori di sam-buco, fiori di primula e acetosa (Rumex acetosa), per i sintomi di sinusite infettiva, con un buon successo.

Altre proprietà

Ricerche recenti mostrerebbero anche una attività moderatamente seda-

tiva e tranquillizzante della genziana, una attività vasodilatatoria, utile a ridurre moderatamente la pressione arteriosa elevata, e una attività moderatamente immunostimolante ed antinfiammatoria. E’ risultata utile in uno studio preliminare su persone affette da malattie infiammato-rie dell’intestino, riducendo i livelli di infiammazione e di allergia.

Page 24: Integratori Altromercato

Digernatur combina estratti di piante amare ed aromatiche, tradizional-mente usate per coadiuvare i normali processi digestivi. Carciofo e genziana sono due piante digestive amare che appartengono alla tradi-zione mediterranea, da sempre usate per indigestioni, pancia gonfia ed inappetenza, mentre curcuma e zenzero sono due spezie asiatiche, tipiche della cucina indiana e cinese, anch’esse usate per migliorare la digestione e la pesantezza di stomaco. L’ananas infine è un frutto ricco in bromelina, un enzima che può aiutare a digerire meglio le proteine e a ridurre le infiammazioni.

Quando può servire?

In caso di pesantezza dopo i pasti, indigestione, poco appetito, infiamma-zioni allo stomaco.

Principi attivi: • curcuma • ananas • olio essenziale di zenzero • carciofo, genziana

• CurcumaChe cosa è?

La curcuma (Curcuma longa L.) è una pianta erbacea perenne, eretta, della famiglia delle Zingiberaceae (la stessa dello zenzero), alta fino ad 1 metro. E’ una pianta sterile assente dal selvatico, probabilmente addome-sticata dall’uomo a partire dalla specie Curcuma aromatica, nativa del subcontinente Indiano, in particolare del Tamil Nadu e del Bengala Occi dentale.

Chi lo ha utilizzato e perché?

Il suo rizoma (il fusto sotterraneo), che ha odore aromatico, sapore mode-ratamente amaro-aromatico, e colore giallo, viene ampiamente utilizzato in alimentazione e medicina in tutto il sud-est asiatico. E’ la componente principale del curry e si usa in cosmesi e nei rituali religiosi.

Contiene dei pigmenti gialli (detti curcuminoidi), grazie i quali si usa anche come fonte di tintura vegetale per tessuti (i vestiti dei monaci bud-disti sono colorati con curcuma).

Nella medicina tradizionale indiana (Ayurveda) viene considerato un tonico ed un “purificante del sangue”, e le sue indicazioni tradizionali principali sono problemi respiratori come tosse ed asma, problemi digestivi, ad esempio indigestione e problemi di stomaco, flatulenza, problemi di fegato e di cistifellea (problemi epatobiliari, ittero), mancanza di appetito e spasmi intestinali. A livello topico è stata usata per trattare ferite infette, infezioni della pelle e delle mucose, foruncoli, contusioni, punture di insetto. Altri utilizzi tradizionali comprendono vertigine, epilessia, emorragia, calcoli urinari e problemi di allattamento.

Plinio la cita come pianta indiana dall’aspetto dello zenzero ma sapore di zafferano, e per Dioscoride è pianta calda, da usarsi come depilatorio, emmenagogo e diuretico litolitico (rimedio per i calcoli renali). L’indicazi-one più frequente, secondo Plinio, è quella del mal di stomaco.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Esistono molti studi scientifici sulla curcuma e sui curcuminoidi, che mostrano come questo rizoma possieda, almeno in laboratorio, attività antiossidante, antinfiammatoria, digestiva, detossificante epatica, ipoco-lesterolemizzante, antimicrobica, antispasmodica, antiulcerogenica, ipoglicemizzante, immunomodulante.

Disturbi epatici e digestivi

Studi clinici hanno mostrato che può essere utile in caso di dispepsia e flatulenza, probabilmente grazie all’attività antispasmodica, antinfiam-matoria ed antisettica, oltre che all’effetto indiretto del sapore amaro-a-romatico, che tende a stimolare le secrezioni gastriche e biliari. Sempre l’attività antinfiammatoria ed antiossidante, oltre ad una attività vulnera-ria, è probabilmente alla base della sua efficacia in caso di ulcera peptica.

L’azione di stimolazione delle secrezioni biliari, l’attività antiossidante e l’attività diretta sul fegato spiegano l’effetto epatoprotettivo, per cui la curcuma può essere indicata per ridurre il carico che farmaci, ormoni o alimentazione portano al fegato.

Colesterolo

L’attività sul fegato, quella antinfiammatoria e quella antiossidante potrebbero essere alla radice dell’effetto di riduzione del colesterolo nel sangue e di riduzione del rischio di malattie cardiovascolari, in associazio-ne ad altri rimedi.

Infiammazione e dolore

La curcuma ha un effetto di riduzione del dolore ed dell’infiammazione che si può sfruttare in caso di artrite e nell’osteoartrite, nei problemi cutanei e in generale nelle condizioni infiammatorie e di stress ossidativo.

Studi degli ultimi decenni indicano una forte potenzialità della curcuma e dei curcuminoidi come preventivi e trattamento di alcune forme tumorali.

• AnanasChe cosa è?

L’ananas (Ananas comosus (L.) Merr.) è una pianta erbacea perenne della famiglia delle Bromeliaceae, che cresce fino a 1-1,2 metri di altezza. E’ una cultivar senza semi selezionata nei millenni dall’uomo, originaria dell’America tropicale, probabilmente derivata da altre specie selvatiche impollinate da uccelli. E’ stata probabilmente domesticata tra Brasile e Paraguay, lungo il corso del fiume Paranà, o forse nel bacino dell’Orinoco, in Venezuela. Molto prima dell’arrivo degli europei era distribuita in tutta l’America tropicale a basse altitudini, grazie alla sua ottima adattabilità, alla facilità di propagazione e alla eccellenza del suo frutto.

Chi lo ha utilizzato e perché?

Gli europei l’hanno incontrata per la prima volta in Guadalupe, quando Colombo vi sbarcò nel 1493, da allora si è distribuita in altre zone tropicali del mondo, in particolare alle Hawaii, in Kenya e in Malesia, dove è alla base dell’industria alimentare dei succhi e della fritta sciroppata.

L'Ananas è stato usato per molti secoli dalla medicina popolare come colagogo, depurativo, diaforetico, digestivo, per la difterite, come diure-tico, lassativo, parassiticida, refrigerante, per le piaghe, e per le distorsioni articolari. Viene usato come additivo alimentare per ammorbidire i cibi.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

A parte la sua importanza come alimento, l’ananas contiene la bromelina, un gruppo di enzimi proteolitici (presenti sia nel succo di frutta sia nel fusto) che in tempi relativamente recenti è stato utilizzato per una varietà di disturbi. Uno dei primi utilizzo è stato quello del sostegno alla dige-

stione, contribuendo alla lisi delle proteine ed essendo particolarmente utile in caso di insufficienza pancreatica ed epatica esocrina, dispepsia ed intolleranza al lattosio. La bromelina è infatti efficace come sostituto dei normali enzimi pancreatici (come tripsina o pepsina) in caso di insufficien-za pancreatica, e stimola la digestione e l’assorbimento in modelli animali sani.

L’enzima è stato usato come antinfiammatorio per ridurre la flogosi ed i gonfiori ad essa associati, in particolare nel naso e nei seni paranasali, o a seguito di lesioni o chirurgia. E’ stata usata anche in caso di rinite aller-gica (raffreddore da fieno), di colite ulcerosa (una malattia dell’intestino che comporta ulcere e gonfiori), per rimuovere tessuti danneggiati o morti dopo le ustioni, per prevenire il depositarsi di fluido nei polmoni (edema polmonare), per rilassare la muscolatura, ridurre la coagulazione del sangue e ridurre il contenuto di grasso corporeo.

In alcuni casi la bromelina è stata usata in combinazione con tripsina (una proteina) e rutina (un antiossidante) per ridurre il dolore e migliorare la funzionalità articolare di persone che soffrono di osteoartrite, ed è risul-tata efficace quanto gli antidolorifici di sintesi (Voltaren). Risultati simili ci sono stati per il trattamento del dolore al ginocchio in soggetti altrimenti sani dopo l’assunzione di bromelina da sola.

• Olio essenziale di ZenzeroChe cosa è?

L’olio essenziale di zenzero è il prodotto della distillazione in corrente di vapore del rizoma dello Zingiber officinale Roscoe (della famiglia delle Zingiberaceae), una delle prime piante aromatiche addomesticate dall’uomo, intorno al 2000 a.C. Sconosciuto nel selvatico, potrebbe essersi originato nell’odierna Taiwan o nella costa sudorientale della Cina, da dove è migrato con l’uomo verso sud est. Le prime citazioni della pianta sono cinesi, Confucio lo menziona nei suoi Analetti dove dice che non mangia mai senza questa spezia. Nel 406 d.C. un altro autore, Fa-h-sien, nei suoi Viaggi, racconta che piantine di zenzero venivano trasporta-te sulle navi cinesi dirette nel sud-est asiatico per prevenire la scorbuto.

Chi lo ha utilizzato e perché?

Lo Zenzero è una pianta ampiamente utilizzata in tutto il mondo a scopo medicinale, spesso con indicazioni del tutto simili.

In Cina è ritenuto un rimedio così importante che all'incirca il 50% di tutte le formule lo contengono. Nella medicina erboristica cinese le radici fresche e quelle secche sono considerati due rimedi diversi: la radice fresca è più delicata ed è utilizzata per febbri, brividi, mal di testa e mial-

gie, mentre quella secca è utilizzata per freddo “interno”, caratterizzato da mani fredde, polso debole e pallore.

Le indicazioni più spesso incontrate nei sistemi tradizionali sono dispepsia, flatulenza, coliche, nausea e vomito, diarrea ed inappe-tenza. Altre indicazioni importanti sono le tossi flemmatiche bronchiali o bronchiti. Una condizione trattata con lo Zenzero sia dai romani che dai cinesi che dagli indiani è il raffreddore, soprattutto come preventivo alle prime avvisaglie.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Lo Zingiber è fortemente carminativo ed antisettico a livello del tratto gastrointestinale ed è indicato in combinazione con altre piante nelle infezioni gastroenteriche (inclusi alcuni casi di avvelenamento da cibo), nell’indigestione causata da infezioni o da ipocloridria, in caso di nausea e vomito, nelle coliche e nel meteorismo o flatulenza, nelle sensazioni di freddo all'addome e diarrea.

Questa tradizione si riflette perfettamente nell'uso moderno: tosse, raffreddore, influenza, tosse canina. L’olio essenziale possiede parte delle proprietà del rizoma, in particolare è un antispasmodico e un buon stimolante digestivo.

• CarciofoChe cosa è?

Il carciofo (Cynara cardunculus Hayek) è una pianta perenne della fami-glia delle Asteraceae, con rizoma corto e fusto forte, alto fino a 2 m e densamente coperto di foglie lanceolate e pennate. Molto conosciuto come ortaggio, si utilizza anche a scopo medicinale, in particolare le sue foglie basali essiccate. E’ forse il più tipico esempio di cibo-medicina in Europa

Le foglie contengono composti polifenolici come gli acidi caffeoilchinici ed i flavonoidi, e dei composti amari, i lattoni sesquiterpenici, che posso-no agire attraverso i recettori nello stomaco stimolando secrezioni gastri-che, epatiche e biliari.

Chi lo ha utilizzato e perché?

La pianta si è probabilmente evoluta nella regione Mediterranea, ed era conosciuta ed apprezzato dai Greci. Plinio il vecchio ci dice che era il più costoso tra gli ortaggi, e doveva essere importato dal Nord Africa. Fu probabilmente portato in tutta Europa dall’esercito romano.

Era usato nella tradizione come supporto digestivo ed epatico, per stimolare l’appetito, ridurre il senso di nausea ed il mal di stomaco, la

flatulenza ed il senso di gonfiore addominale. Le foglie venivano messe a bagno nel vino che veniva poi bevuto come digestivo, ricostituente e tonico, per prevenire i calcoli alla cistifellea, abbassare la pressione arte-riosa e gli zuccheri nel sangue. Alcune popolazioni hanno utilizzato il carciofo per morsi di serpente.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

L’uso delle foglie in estratto è relativamente recente ed è concentrato sugli effetti a livello biliare, antilipidemici ed epatoprotettivi. Negli alimen-ti le foglie e gli estratti di foglia si usano per aromatizzare varie bevande e liquori, come il famoso Cynar.

Effetti sul fegato

I primi studi sugli effetti terapeutici del Carciofo sono stati condotti tra gli anni ‘30 e ‘50 in Italia e Francia, ed hanno dimostrato l’azione sulla cisti-fellea, sul flusso di bile, e delle proprietà epatoprotettive. La foglia di carciofo in estratto sembra agire sulla produzione di lipidi da parte del fegato, mediando i rapporti di colesterolo, acidi grassi e trigliceridi. E’ efficace per abbassare i livelli di colesterolo nel sangue, ma solo a dosi estremamente elevate. Agisce direttamente sulle cellule epatiche, proteggendo l’organo da lesioni derivanti da tossine, e sostenendo la sua capacità di gestire le lesioni. E’ uno dei rimedi epatici tradizionali che hanno mostrato significativa attività antiossidante.

Disturbi digestivi

La foglia di carciofo è stata studiata anche per la sua attività su tratto digerente. Può aiutare a ridurre il gonfiore addominale, la flatulenza, la nausea ed il vomito, come anche i dolori addominali associati ad indigestione, in particolare quando vi sia evidenza di disfunzione epatobi-liare.

Sembra particolarmente efficace per i sintomi dell’indigestione o della cattiva digestione (dispepsia), come nausea, vomito, flatulenza e dolori allo stomaco.

• Genziana Che cosa è?

La genziana (Gentiala lutea L.) è una pianta erbacea perenne della fami-glia delle Gentianaceae, dalla bella e vistosa infiorescenza gialla, alta fino a 2 metri, comune nelle montagne dell’Europa centrale e meridionale e dell’Asia occidentale (tra i 700 ed i 2300 metri.), della quale si utilizza la radice ed il rizoma.

Il nome Gentiana testimonia il suo utilizzo in epoca classica: deriva infatti

dal nome del re dell'Illiria nel 2° secolo a.C., Gentius, che viene indicato come lo scopritore delle virtù di questa pianta.

La radice di genziana contiene vari composti, tra i quali spiccano dei com-posti estremamente amari, soprattutto amarogentina (tra le sostanze naturali più amare sul pianeta, ancora percepibile al gusto in diluizioni di 1 su 50.000) ma anche genziopicrina e swertiamarina, oltre ad alcaloidi non tossici, composti polifenolici e vari altri.

Chi lo ha utilizzato e perché?

E’ una pianta estremamente amara, usata da tempi antichi come digesti-vo e tonico corroborante, per problemi di cattiva digestione, inappeten-za, sensazione di pesantezza allo stomaco, gas intestinale, diarrea, gastri-te, bruciore allo stomaco, e vomito. Veniva anche utilizzata in caso di febbre e alta pressione arteriosa. Veniva anche utilizzata come lozione per la pelle in caso di ferite e tumori.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

I principi amari nella Genziana stimolano i recettori per l'amaro della lingua e causano un aumento della secrezione di gastrina, un importante ormone intestinale secreto dalle cellule della mucosa gastrica. A sua volta la gastrina stimola la secrezione di acidi gastrici, abbassando il pH dello stomaco, ma stimola anche la crescita della mucosa gastrica; stimola le secrezioni pancreatiche, biliari e dell'intestino tenue, e la secrezione di insulina, glucagone e calcitonina; aumenta inoltre il tono dello sfintere del basso esofago dello stomaco e dell'intestino tenue.

Disturbi digestivi

Gli effetti di questa stimolazione sono che la genziana stimola l’attività e l’efficienza digestiva, favorendo l’appetito, e facilitando la sterilizza-zione dei contenuti gastrici e la degradazione di sostanze che potrebbero presentare dei rischi di allergia alimentare; protegge il tessuto gastrico; promuove il flusso di bile, l’attività del fegato e del pancreas, favorendo una miglior digestione ed assorbimento dei nutrienti, in particolare di proteine e grassi, e favorendo forse una moderazione degli eccessivi sbalzi nei livelli di zucchero nel sangue.

Sinusite

La radice di genziana è stata utilizzata, in combinazione con fiori di sam-buco, fiori di primula e acetosa (Rumex acetosa), per i sintomi di sinusite infettiva, con un buon successo.

Altre proprietà

Ricerche recenti mostrerebbero anche una attività moderatamente seda-

6 Digernatur

tiva e tranquillizzante della genziana, una attività vasodilatatoria, utile a ridurre moderatamente la pressione arteriosa elevata, e una attività moderatamente immunostimolante ed antinfiammatoria. E’ risultata utile in uno studio preliminare su persone affette da malattie infiammato-rie dell’intestino, riducendo i livelli di infiammazione e di allergia.

Page 25: Integratori Altromercato

Il guaranà nativo in compresse è un prodotto che permette di assume-re in forma comoda e concentrata il guaranà, una pianta che può contri-buire al mantenimento dello stato di benessere e di concentrazione, e a superare momentanei stati di affaticamento mentale e fisico.

Quando può servire?

In caso di stanchezza e bassa pressione, e come supplemento in previsio-ne di sforzi fisici.

Principio attivo: • guaranà

• GuaranàChe cosa è?

Il guaranà (Paullinia cupana Mart - famiglia delle Sapindaceae) prende il suo nome dal termine guara-nà, usato della tribù amazzonica dei Gua-ranì, che a sua volta proviene dal termine warana nella lingua Saterè-Mawè, e che significa: “frutti simili agli occhi delle persone”.

La pianta è una rampicante legnoso nativa dell’Amazzonia tropicale, in particolare dell’Amazzonia brasiliana. I suoi frutti sono capsule rosse o arancioni che contengono i semi neri coperti da peluria bianca (il contra-sto tra il bianco ed il nero dà al frutto aperto l’aspetto di bulbi oculari). Secondo il mito originario alla base del processo di domesticazione, narrato dai Saterè-Mawè del Brasile, la prima tribù a consumare la bevan-da, la pianta fu donata alla tribù da un dio benevolo per riparare al crimi-ne di un dio malevolo che aveva ucciso un bimbo del villaggio. Prendendo gli occhi del bimbo morto, pianta il sinistro nella foresta, da cui si origina la varietà selvatica del guaranà, ed il destro nel giardino del villaggio, da dove nasce la pianta e fiorisce, mostrando i frutti che ricordano gli occhi

7 GUARANÀ NATIVO IN COMPRESSE

del bambino.

Chi lo ha utilizzato e perché?

La bevanda viene preparata raccogliendo i semi, arrostendoli e preparan-doli in forma di pani o bastoni affumicati (bastao) che vengono poi grat-tati con l’osso ioide del pesce pirarucu prodicendo una polvere che viene mescolata all’acqua e consumata fresca. Il guaranà è la bevanda natural-mente più ricca in caffeina al mondo (ne contiene dal 4 al 7.5%), e le sue proprietà ed utilizzi derivano quasi esclusivamente da questo contenuto, insieme a tracce di teofillina e alla teobromina, due altri alcaloidi con effetti stimolanti molto simili sul sistema nervoso centrale, sui muscoli e sul cuore. Contiene inoltre molti polifenoli astringenti (tannini).

In tempi più recenti la polvere di guaranà è stata utilizzata per preparare bevande calde e fredde, bevande gassate e pillole energetiche o per la perdita di peso. E’ reputata la bevanda nazionale del Brasile, dove si consumano più di 17 milioni di bottiglie al giorno.

Negli ultimi anni il guaranà ha iniziato ad apparire sui mercati internazio-nali sotto forma di polvere per infusione, miscele di erbe e bevande gassa-te energetiche.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Viene usata per perdere peso, migliorare le prestazioni atletiche, come stimolante e per ridurre l’affaticamento mentale e fisico. Alcune perso-ne lo utilizzano in caso di pressione bassa e per prevenire la dissenteria, per migliorare il desiderio sessuale, come diuretico e come astringente.

Le sua attività più certe sono quelle che derivano dal contenuto in caffei-na: essa infatti ha effetti broncodilatatori, stimolanti del sistema nervoso centrale, stimolanti del miocardio ed analgesici .dove nasce la pianta e fiorisce, mostrando i frutti che ricordano gli occhi del bambino.

Page 26: Integratori Altromercato

Il guaranà nativo in compresse è un prodotto che permette di assume-re in forma comoda e concentrata il guaranà, una pianta che può contri-buire al mantenimento dello stato di benessere e di concentrazione, e a superare momentanei stati di affaticamento mentale e fisico.

Quando può servire?

In caso di stanchezza e bassa pressione, e come supplemento in previsio-ne di sforzi fisici.

Principio attivo: • guaranà

• GuaranàChe cosa è?

Il guaranà (Paullinia cupana Mart - famiglia delle Sapindaceae) prende il suo nome dal termine guara-nà, usato della tribù amazzonica dei Gua-ranì, che a sua volta proviene dal termine warana nella lingua Saterè-Mawè, e che significa: “frutti simili agli occhi delle persone”.

La pianta è una rampicante legnoso nativa dell’Amazzonia tropicale, in particolare dell’Amazzonia brasiliana. I suoi frutti sono capsule rosse o arancioni che contengono i semi neri coperti da peluria bianca (il contra-sto tra il bianco ed il nero dà al frutto aperto l’aspetto di bulbi oculari). Secondo il mito originario alla base del processo di domesticazione, narrato dai Saterè-Mawè del Brasile, la prima tribù a consumare la bevan-da, la pianta fu donata alla tribù da un dio benevolo per riparare al crimi-ne di un dio malevolo che aveva ucciso un bimbo del villaggio. Prendendo gli occhi del bimbo morto, pianta il sinistro nella foresta, da cui si origina la varietà selvatica del guaranà, ed il destro nel giardino del villaggio, da dove nasce la pianta e fiorisce, mostrando i frutti che ricordano gli occhi

7 Guaranà nativo in compresse

del bambino.

Chi lo ha utilizzato e perché?

La bevanda viene preparata raccogliendo i semi, arrostendoli e preparan-doli in forma di pani o bastoni affumicati (bastao) che vengono poi grat-tati con l’osso ioide del pesce pirarucu prodicendo una polvere che viene mescolata all’acqua e consumata fresca. Il guaranà è la bevanda natural-mente più ricca in caffeina al mondo (ne contiene dal 4 al 7.5%), e le sue proprietà ed utilizzi derivano quasi esclusivamente da questo contenuto, insieme a tracce di teofillina e alla teobromina, due altri alcaloidi con effetti stimolanti molto simili sul sistema nervoso centrale, sui muscoli e sul cuore. Contiene inoltre molti polifenoli astringenti (tannini).

In tempi più recenti la polvere di guaranà è stata utilizzata per preparare bevande calde e fredde, bevande gassate e pillole energetiche o per la perdita di peso. E’ reputata la bevanda nazionale del Brasile, dove si consumano più di 17 milioni di bottiglie al giorno.

Negli ultimi anni il guaranà ha iniziato ad apparire sui mercati internazio-nali sotto forma di polvere per infusione, miscele di erbe e bevande gassa-te energetiche.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

Viene usata per perdere peso, migliorare le prestazioni atletiche, come stimolante e per ridurre l’affaticamento mentale e fisico. Alcune perso-ne lo utilizzano in caso di pressione bassa e per prevenire la dissenteria, per migliorare il desiderio sessuale, come diuretico e come astringente.

Le sua attività più certe sono quelle che derivano dal contenuto in caffei-na: essa infatti ha effetti broncodilatatori, stimolanti del sistema nervoso centrale, stimolanti del miocardio ed analgesici .dove nasce la pianta e fiorisce, mostrando i frutti che ricordano gli occhi del bambino.

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Il guaranà in polvere è un prodotto che permette di assumere in forma comoda il guaranà, una pianta che può contribuire al mantenimento dello stato di benessere e di concentrazione, e a superare momentanei stati di affaticamento mentale e fisico.

Quando può servire?

In caso di stanchezza e bassa pressione, e come supplemento in previsio-ne di sforzi fisici.

Principio attivo: • guaranà

8 GUARANÀ NATIVO IN POLVERE

Page 28: Integratori Altromercato

Il maca in compresse è un prodotto che permette di assumere in forma comoda e concentrata la maca, una buona fonte di macronutrienti (carboidrati, proteine), di fibre e di micronutrienti piccanti, che possono contribuire al mantenimento dello stato di benessere e di tonicità.

Quando può servire?

Come supplemento alimentare, in caso di stanchezza, e come antiossi-dante

Principio attivo: • maca

• MacaChe cosa è?

La maca (Lepidium meyenii Walp) è una pianta originaria delle zone degli altipiani centrali delle montagne Andine, in Perù, appartenente alla fami-glia delle Brassicaceae. Viene coltivata a scopo alimentare da almeno 3000 anni tra Perù, Bolivia e Argentina nordoccidentale.

Chi lo ha utilizzato e perché?

La radice è stata parte integrante della dieta e importante prodotto com-merciale della regione degli altipiani andini, a causa del suo elevato contenuto in nutrienti e fitocomposti; è stata usata con riferimento ai riti di fertilità e vitalità, e gli Inca limitarono il suo utilizzo alla sola corte reale. In cucina viene cotta al forno o arrostita, oppure cotta in acqua o latte per preparare la mazamorra, una zuppa dolce ed aromatica. Le radici vengo-no usate anche per preparare una bevanda fermentata chiamata maca chicha, e per aromatizzare un liquore di canna da zucchero, l’aguardi-

9 MACAIN COMPRESSE

ente. Le radici possono essere usate fresche oppure seccate al sole e stoc-cate per anni.

E’ una pianta simile al rafano, e come per quest’ultimo, la radice si usa nella tradizione popolare a scopo medicinale. Essa viene infatti utilizzata in caso di anemia, sindrome di affaticamento cronico, per stimolare resistenza, performance atletica, memoria e fertilità. Le donne usano la maca in caso di disequilibri ormonali, problemi mestruali e sintomi della menopausa. Viene inoltre usata in caso di osteoporosi, depressione, disfunzioni erettili, per stimolare il desiderio e il sistema immunitario.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

La radice contiene il 60% di carboidrati (principalmente sotto forma di amido), il 10% di proteine e fino al 9% di fibre; contiene inoltre delle molecole dal sapore piccante (proprio come per il rafano) dette glucosi-nolati, che sono molto interessanti per l’attività antiossidante e stimo-lante del sistema nervoso centrale, oltre che stimolanti della digestione. Contiene molecole simili al colesterolo, dette steroli, come il campestero-lo, il stigmasterolo ed il beta-sitosterolo. Contiene inoltre una percentuale significativa di minerali (come calcio, magnesio e potassio, ma anche ferro, rame ed altri) e di vitamine (tiamina, riboflavina e acido ascorbico), oltre che piccole quantità di alcaloidi, tannini e saponine.

Sembra che la radice di maca, ed in particolare due acidi grassi poliinsatu-ri, macaene e macamide, sia in grado di migliorare la funzione sessuale e a ridurre i problemi erettili, senza interferire con gli ormoni sessuali, ma gli studi sugli esseri umani sono limitati. In uno studio, l’utilizzo di maca per 4 mesi ha aumentato il volume di liquido seminale, il conteggio e la motilità spermatica, mentre in un secondo studio l’utilizzo di com-presse di maca per 8 settimane ha aumentato il desiderio sessuale senza modificare i livelli di ormoni sessuali. La maca svolge anche una moderata azione antiossidante.

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Il maca in compresse è un prodotto che permette di assumere in forma comoda e concentrata la maca, una buona fonte di macronutrienti (carboidrati, proteine), di fibre e di micronutrienti piccanti, che possono contribuire al mantenimento dello stato di benessere e di tonicità.

Quando può servire?

Come supplemento alimentare, in caso di stanchezza, e come antiossi-dante

Principio attivo: • maca

• MacaChe cosa è?

La maca (Lepidium meyenii Walp) è una pianta originaria delle zone degli altipiani centrali delle montagne Andine, in Perù, appartenente alla fami-glia delle Brassicaceae. Viene coltivata a scopo alimentare da almeno 3000 anni tra Perù, Bolivia e Argentina nordoccidentale.

Chi lo ha utilizzato e perché?

La radice è stata parte integrante della dieta e importante prodotto com-merciale della regione degli altipiani andini, a causa del suo elevato contenuto in nutrienti e fitocomposti; è stata usata con riferimento ai riti di fertilità e vitalità, e gli Inca limitarono il suo utilizzo alla sola corte reale. In cucina viene cotta al forno o arrostita, oppure cotta in acqua o latte per preparare la mazamorra, una zuppa dolce ed aromatica. Le radici vengo-no usate anche per preparare una bevanda fermentata chiamata maca chicha, e per aromatizzare un liquore di canna da zucchero, l’aguardi-

9 Macain compresse

ente. Le radici possono essere usate fresche oppure seccate al sole e stoc-cate per anni.

E’ una pianta simile al rafano, e come per quest’ultimo, la radice si usa nella tradizione popolare a scopo medicinale. Essa viene infatti utilizzata in caso di anemia, sindrome di affaticamento cronico, per stimolare resistenza, performance atletica, memoria e fertilità. Le donne usano la maca in caso di disequilibri ormonali, problemi mestruali e sintomi della menopausa. Viene inoltre usata in caso di osteoporosi, depressione, disfunzioni erettili, per stimolare il desiderio e il sistema immunitario.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

La radice contiene il 60% di carboidrati (principalmente sotto forma di amido), il 10% di proteine e fino al 9% di fibre; contiene inoltre delle molecole dal sapore piccante (proprio come per il rafano) dette glucosi-nolati, che sono molto interessanti per l’attività antiossidante e stimo-lante del sistema nervoso centrale, oltre che stimolanti della digestione. Contiene molecole simili al colesterolo, dette steroli, come il campestero-lo, il stigmasterolo ed il beta-sitosterolo. Contiene inoltre una percentuale significativa di minerali (come calcio, magnesio e potassio, ma anche ferro, rame ed altri) e di vitamine (tiamina, riboflavina e acido ascorbico), oltre che piccole quantità di alcaloidi, tannini e saponine.

Sembra che la radice di maca, ed in particolare due acidi grassi poliinsatu-ri, macaene e macamide, sia in grado di migliorare la funzione sessuale e a ridurre i problemi erettili, senza interferire con gli ormoni sessuali, ma gli studi sugli esseri umani sono limitati. In uno studio, l’utilizzo di maca per 4 mesi ha aumentato il volume di liquido seminale, il conteggio e la motilità spermatica, mentre in un secondo studio l’utilizzo di com-presse di maca per 8 settimane ha aumentato il desiderio sessuale senza modificare i livelli di ormoni sessuali. La maca svolge anche una moderata azione antiossidante.

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Il baobab in polvere è un prodotto che permette di assumere in forma comoda il frutto del baobab, una buona fonte di macronutrienti (carboi-drati, proteine, acidi grassi) e di micronutrienti (vitamine, minerali, acidi organici) oltre che pectine e mucillagini, che possono contribuire al man-tenimento della salute dell’intestino e contribuire all’alimentazione.

Quando può servire?

Come supplemento alimentare, come antiossidanti e in caso di problemi intestinali.

Principio attivo: • baobab

• BaobabChe cosa è?

Il baobab (Adansonia digitata L.), è un albero deciduo della famiglia delle Bombacaceae, dalla corteccia spessa e grigia, con corti e tozzi rami, può crescere fino a 18 metri di altezza ed il suo tronco può raggiungere i 6-9 metri di diametro. Le foglie sono composte, come il palmo di una mano, e i suoi fiori bianchi e larghi, pendono dai rami più alti. Il frutto, coperto da una fitta e corta peluria, ha forma ovale e può raggiungere i 45 cm di lunghezza. Il suo habitat tipico è la savana, ed è presente in Africa (in particolare in Africa dell’est), parti dell’Australia e nell’isola del Madaga-scar. Vi sono esemplari in vita che hanno superato i 1000 anni di età.

Chi lo ha utilizzato e perché?

E’ uno degli alberi più versatili dell’Africa tropicale, e tutte le sue parti vengono utilizzate dalle popolazioni locali, che lo utilizzano come fonte di

10 BAOBABIN POLVERE

cibo, di acqua d’emergenza, di rimedi medicinali e di materiali cosmetici. Ricopre un ruolo cardine nella mitologia africana, e per questa ragione ne è vietato l’abbattimento, e le leggende narrano di sorti orribili per chi dovesse danneggiare uno degli esemplari.

I tronchi cavi degli alberi vengono utilizzati come riserve d’acqua, ed il legno ha un contenuto in acqua molto elevato (fino all’80%).

Le giovani foglie vengono raccolte e consumate come verdura cotta. Sono molto ricche in calcio ed in alcuni casi sono la fonte alimentare più importante di tale minerale.

I semi vengono prima arrostiti e poi macinati per fare una farina, che viene poi ulteriormente cotta per fare una polenta in periodi di carestia, in particolare in Angola

Il frutto viene consumato spesso come alimento, crudo o cotto, integro o come bevanda; la polpa acidula, frullata e mescolata con acqua e zucche-ro, viene consumata come succo di frutta rinfrescante, o anche come rimedio casalingo contro diarrea o dissenteria.

A livello popolare la polpa essiccata viene usata anche in caso di asma, dermatite allergica ed orticaria, oltre che come antipiretico e febbrifugo.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

La polpa è ricca in proteine (170 mg per grammo), carboidrati, mucillagi-ni, pectine, acidi grassi (84 mg per grammo), in particolare acido linoleico (27 mg per chilogrammo) tartrati ed acido tartarico, tannini, vitamina C e vitamina B, calcio (2160-3900 mg per chilogrammo), fosforo (350-4500 mg per chilogrammo), potassio, magnesio ed altri minerali rendendo il frutto una fonte alimentare importante sia per il contenuto calorico, sia per la presenza di composti antiossidanti, antinfiammatori e rinfrescanti.

L’estratto di baobab ha mostrato attività antivirale in laboratorio, in particolare sul virus dell’Herpes simplex, sul virus Sindbis e sul virus della polio. Uno studio clinico in Senegal, condotto su bambini sofferenti di dissenteria, che lo comparava al trattamento di re-idratazione standard, ha mostrato la sua utilità in caso di diarrea o dissenteria. I costituenti astringenti come i tannini, e quelli che assorbono i liquidi rigonfiandosi, come le pectine e le mucillagini, potrebbero spiegare l’azione antidissen-terica.

La polpa del frutto possiede una buona attività antiossidante.

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Il baobab in polvere è un prodotto che permette di assumere in forma comoda il frutto del baobab, una buona fonte di macronutrienti (carboi-drati, proteine, acidi grassi) e di micronutrienti (vitamine, minerali, acidi organici) oltre che pectine e mucillagini, che possono contribuire al man-tenimento della salute dell’intestino e contribuire all’alimentazione.

Quando può servire?

Come supplemento alimentare, come antiossidanti e in caso di problemi intestinali.

Principio attivo: • baobab

• BaobabChe cosa è?

Il baobab (Adansonia digitata L.), è un albero deciduo della famiglia delle Bombacaceae, dalla corteccia spessa e grigia, con corti e tozzi rami, può crescere fino a 18 metri di altezza ed il suo tronco può raggiungere i 6-9 metri di diametro. Le foglie sono composte, come il palmo di una mano, e i suoi fiori bianchi e larghi, pendono dai rami più alti. Il frutto, coperto da una fitta e corta peluria, ha forma ovale e può raggiungere i 45 cm di lunghezza. Il suo habitat tipico è la savana, ed è presente in Africa (in particolare in Africa dell’est), parti dell’Australia e nell’isola del Madaga-scar. Vi sono esemplari in vita che hanno superato i 1000 anni di età.

Chi lo ha utilizzato e perché?

E’ uno degli alberi più versatili dell’Africa tropicale, e tutte le sue parti vengono utilizzate dalle popolazioni locali, che lo utilizzano come fonte di

10 Baobabin polvere

cibo, di acqua d’emergenza, di rimedi medicinali e di materiali cosmetici. Ricopre un ruolo cardine nella mitologia africana, e per questa ragione ne è vietato l’abbattimento, e le leggende narrano di sorti orribili per chi dovesse danneggiare uno degli esemplari.

I tronchi cavi degli alberi vengono utilizzati come riserve d’acqua, ed il legno ha un contenuto in acqua molto elevato (fino all’80%).

Le giovani foglie vengono raccolte e consumate come verdura cotta. Sono molto ricche in calcio ed in alcuni casi sono la fonte alimentare più importante di tale minerale.

I semi vengono prima arrostiti e poi macinati per fare una farina, che viene poi ulteriormente cotta per fare una polenta in periodi di carestia, in particolare in Angola

Il frutto viene consumato spesso come alimento, crudo o cotto, integro o come bevanda; la polpa acidula, frullata e mescolata con acqua e zucche-ro, viene consumata come succo di frutta rinfrescante, o anche come rimedio casalingo contro diarrea o dissenteria.

A livello popolare la polpa essiccata viene usata anche in caso di asma, dermatite allergica ed orticaria, oltre che come antipiretico e febbrifugo.

Cosa sappiamo oggi sulla sua utilità?

La polpa è ricca in proteine (170 mg per grammo), carboidrati, mucillagi-ni, pectine, acidi grassi (84 mg per grammo), in particolare acido linoleico (27 mg per chilogrammo) tartrati ed acido tartarico, tannini, vitamina C e vitamina B, calcio (2160-3900 mg per chilogrammo), fosforo (350-4500 mg per chilogrammo), potassio, magnesio ed altri minerali rendendo il frutto una fonte alimentare importante sia per il contenuto calorico, sia per la presenza di composti antiossidanti, antinfiammatori e rinfrescanti.

L’estratto di baobab ha mostrato attività antivirale in laboratorio, in particolare sul virus dell’Herpes simplex, sul virus Sindbis e sul virus della polio. Uno studio clinico in Senegal, condotto su bambini sofferenti di dissenteria, che lo comparava al trattamento di re-idratazione standard, ha mostrato la sua utilità in caso di diarrea o dissenteria. I costituenti astringenti come i tannini, e quelli che assorbono i liquidi rigonfiandosi, come le pectine e le mucillagini, potrebbero spiegare l’azione antidissen-terica.

La polpa del frutto possiede una buona attività antiossidante.

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Bibliografia