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    In copertina

    C voluto un po ditempo prima di ca-pire cosa stava suc-cedendo. Sven, latua mandria ha qual-cosa che non va.

    Sven Krey, 34 anni, un uomo dal viso roseo,se ne sta seduto nella sua cucina. Accantoalla panca c un seggiolone, alla paretesono appese le foto del suo matrimonio.Dalla finestra entra la luce tiepida del sole,

    ma Krey ha i brividi. Gli viene sempre lapelle doca quando ricorda come lorrore arrivato nella sua fattoria.

    Krey ha unazienda agricola subito oltrelargine dellElba, nella Germania setten-trionale, non lontano dal mare del Nord.Un luogo idilliaco, dove orrore suonacome una parola straniera. Krey e la mo-glie tengono il vialetto dingresso cos puli-to che i loro due bambini possono correrein pantofole fino alla stalla. Da l negli ulti-mi cinque anni sono passati anche veteri-nari, agronomi e zootecnici.

    Allinizio, racconta Krey, crollata laproduzione di latte delle sue centocin-quanta mucche. Poi le bestie hanno comin-ciato a perdere peso, dai trenta ai quarantachili. Avevano la diarrea, delle ulcere lar-ghe come piatti sulle mammelle, le zampeparalizzate. Nel 2014 c stato il momentopeggiore: Krey ha dovuto abbattere sei ca-pi. Il resto della mandria era cos provatoche lallevatore doveva compilare deglielenchi per tenere sotto controllo la situa-zione. A un certo punto le mucche mortegli stavano quasi pi a cuore di quelle vive,perch gli animali che non morivano co-stavano: mangime, veterinari, tensione.

    Il pericolo dAnke Sparmann, Die Zeit, GermaniaFoto di Henrik Spohler uno dei diserbanti pi usati nelle coltivazionidi tutto il mondo. Secondo alcuni ricercatoripotrebbe causare il cancro, ma le autorit europeeignorano i loro studi. Nei prossimi mesi, comunque,

    Bruxelles dovr decidere se metterlo al bandoNessun allevatore parla volentieri della

    morte e della malattia che colpiscono lasua stalla. Alla preoccupazione per gli ani-mali si aggiunge la vergogna: Pensi diaver fallito nel tuo mestiere, dice Krey. Si chiesto a lungo se fosse il caso di renderepubblica la sua storia. Poi ha deciso di to-gliersi il peso dallo stomaco raccontandola profonda disperazione, ma anche ilgrande sollievo che aveva provato quandoqualcuno aveva trovato finalmente una

    possibile causa dellorrore.Verso la fine del 2014 il veterinario

    Achim Gerlach arrivato per la prima voltaalla fattoria dei Krey da Burg, un comunedel land dello Schleswig-Holstein. Gerlachha osservato nelle mucche segni di unin-tossicazione cronica: tessuto necrotico suicapezzoli, sulle code e sulle orecchie, pro-blemi allo stomaco e agli zoccoli. Tutti sin-tomi in cui il veterinario si era imbattutospesso. A quanto pare, una sostanza conte-nuta nel mangime faceva ammalare le be-stie. Gerlach ha analizzato lurina dei bovi-

    ni. In tutti i campioni cerano percentualielevate di una sostanza: il glifosato.

    Unaltra eraIl tempo in cui viviamo viene definito inmolti modi. Si parla di epoca del digitale,del terrore o delle migrazioni. Ma senzache quasi nessuno se ne accorgesse, da an-ni sulla Terra cominciata anche unaltraera, quella del glifosato, il diserbante piefficace e venduto del mondo. Lanciato sulmercato statunitense nel 1974 dalla Mon-santo con il nome Roundup, oggi usatodappertutto. diventato uno degli stru-menti pi importanti dellagricoltura con- LA

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    l glifosato

    Santa Maria, California, Stati Uniti

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    venzionale. I coltivatori statunitensi dimais, i produttori indiani di cotone, i ma-gnati argentini della soia, i cerealicoltoritedeschi: tutti irrorano i loro campi con ilglifosato. Questerbicida uccide la stellariae la poa, il farinello comune e il cardo asini-no. Stermina praticamente tutti i tipi dimalerba, in ogni angolo del pianeta. E inalcuni casi non solo le malerbe.

    Da tempo ci sono voci, segnali, indizi da prendere pi o meno sul serio sul fatto

    che il glifosato sia dannoso anche per glianimali e gli esseri umani. Indizi come lemucche malate della fattoria di Krey. Pun-ti controversi che hanno fatto scoppiareintorno al diserbante una vera e propriabattaglia ideologica. Il glifosato uccide,devessere messo immediatamente al ban-do, dicono gli ambientalisti. Il glifosatosalva vite umane, incrementa i raccoltiagricoli e garantisce lalimentazione a li-vello globale, rispondono i rappresentantidegli agricoltori e le associazioni degli in-dustriali.

    Per molto tempo, per, mancato inquesta battaglia tra agricoltura biologica e

    convenzionale un organo scientifico cheemettesse un verdetto e distinguesse traverit e propaganda. Poi nel marzo del 2015ha preso la parola la Iarc, lAgenzia interna-zionale per la ricerca sul cancro, un organi-smo dellOrganizzazione mondiale dellasanit (Oms). Dopo un accurato esamedella letteratura scientifica, lagenzia ar-rivata alla conclusione che il glifosato probabilmente cancerogeno. Allarmearancione quindi, quasi rosso, che a quanto

    pare arrivato proprio al momento giusto,visto che nei prossimi mesi la Commissio-ne europea dovr decidere se continuaread autorizzare luso del glifosato. Con ilverdetto dellOms sembrava che la deci-sione finale della commissione sarebbestata contraria al glifosato. Ma era solounimpressione. Poco dopo il verdetto del-la Iarc, anche lIstituto federale tedescoper la valutazione del rischio (Bundesinsti-tut r Risikobewertung, Bfr) ha reso pub-bliche le sue conclusioni: il glifosato, haaffermato, non cancerogeno. Infinealla met di novembre lAutorit europeaper la sicurezza alimentare (Efsa), che ha

    sede a Parma, ha condiviso questopinio-ne, dichiarando che il glifosato proba-bilmente non cancerogeno.

    Probabilmente cancerogeno. Probabil-mente non cancerogeno. Un conflitto traecologisti e lobbisti dellindustria agraria si trasformato in uno scontro tra scienziati.Nel mezzo si trovano politici e consumato-ri, e tutti si chiedono chi abbia ragione. Ilglifosato nuoce davvero alla nostra salute?Causa davvero il cancro? O assolutamen-

    te innocuo? Quanto siamo esposti a questasostanza?

    Le sostanze che ci circondanoUna prima risposta si trova dietro la faccia-ta in vetro e acciaio del Medizinisches La-bor Bremen. In questo istituto privato lavo-ra il chimico Hans-Wolfgang Hoppe, il cuilavoro consiste nel monitorare le sostanzechimiche che ci circondano. Quelle conte-nute negli alimenti, nei mobili, nei vestiti,nella pellicola per gli alimenti, nella verni-ce per muri e nei giocattoli. Quasi semprese ne trovano tracce anche nel nostro cor-po. In questo periodo Hoppe sta cercando

    LAIFCONTRASTO

    Paso Robles, California, Stati Uniti

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    di capire quanto glifosato i tedeschi assor-bono nel loro organismo. Lo scienziato pas-sa accanto ad apparecchi zincati che emet-tono un lieve ronzio. Sembrano frigoriferi,ma costano quanto una villetta a schiera.Queste macchine sono usate per verificarela presenza di una qualche sostanza nel

    sangue o nellurina. Per esempio i policlo-robifenili (pcb). In passato hanno fattoscalpore, ricorda Hoppe. Lindustria hausato per decenni i pcb come plastificanti eritardanti di fiamma nelle vernici, neglismalti e nelle materie plastiche. Anche inquantit minime queste sostanze possonodanneggiare gravemente il fegato e rallen-tare la crescita dei bambini. Dal 2001 sonovietate in tutto il mondo, ma sono ancorapresenti nellambiente e nella catena ali-mentare, e Hoppe li trova nel sangue uma-no. Un altro esempio il diclorodifeniltri-

    cloroetano (ddt), linsetticida un tempo pidiffuso al mondo. Nel 1948 il suo inventorericevette il premio Nobel per la medicina,ma oggi il prodotto classificato comeprobabilmente cancerogeno e dagli annisettanta vietato in quasi tutti i paesi indu-strializzati. Da un po si sospetta che il lin-dano, una sostanza impiegata come inset-ticida e per la protezione del legno, provo-chi malattie gravi, e nel giugno del 2015lOms lha definito cancerogeno.

    Nel suo laboratorio Hoppe raccontastorie di interventi tardivi: si creano nuove

    sostanze chimiche, i primi segnali dallar-me vengono ignorati, e solo quando le per-sone si ammalano gravemente, gli scien-ziati cominciano ad analizzare approfon-ditamente i meccanismi che hanno provo-cato le malattie. Alla fine si introduconodivieti che sarebbero dovuti arrivare moltoprima.

    Tracce negli alimentiSe la Iarc ha ragione, questa dinamica si staripetendo anche con il glifosato. Alcuneanalisi ufficiali sugli alimenti hanno indivi-

    duato tracce del diserbante nei funghiPleu-rotus, nel cavolfiore, nelle fragole, nei pom-pelmi, nei limoni, nelle arachidi, nei fichi,nelle lenticchie, nei porri, nei fagioli pinto,nelle patate, nel frumento, nella segale,nellorzo e nellavena. Nel 2012 la rivistako-Test aveva cercato il glifosato in diver-si prodotti a base di cereali. In quattordicicampioni su venti tra cui farine davena,farine di frumento e pane aveva indivi-duato tracce del diserbante. Si tratta di ali-menti che quasi tutti mangiano ogni gior-no. Hoppe trova incredibile che questa so-stanza resista anche al processo di cottura.

    Le autorit non hanno ancora misurato

    lesposizione della popolazione tedesca alglifosato, e questo un fatto singolare se siconsidera che nessun altro pesticida vieneirrorato cos spesso nellambiente.

    Hoppe ha cercato la sostanza nellurinadi almeno novanta collaboratori del suolaboratorio e ne ha trovato dei residui incirca il 70 per cento dei campioni. Secondoil chimico plausibile che questo risultatocorrisponda allincirca alla media tedesca.Oggi in Germania il glifosato impiegatoin quasi il 40 per cento dei terreni, per untotale di circa seimila tonnellate allanno.

    Mentre gli agricoltori biologici rinuncianoai diserbanti, in molti campi coltivati inmodo convenzionale il glifosato sostitui-sce laratro. Invece di separare meccanica-

    mente le piante infestanti dalle sementi dicereali e di verdure, gli agricoltori le elimi-nano grazie ai prodotti chimici.

    Ma il glifosato usato soprattutto neipaesi dove permessa la coltivazione dipiante geneticamente modificate (ogm),come negli Stati Uniti, in Brasile e in Ar-

    gentina. Qui i contadini piantano cerealiogm che possono assorbire il glifosato sen-za deperire: gli agricoltori irrorano i lorocampi con il diserbante anche dopo la se-mina, per annientare le malerbe cresciutenel frattempo. E nonostante ci le piante difrumento, mais e soia restano in vita.

    Negli ultimi ventanni la superficie col-tivata a soia ogm passata da zero a novan-ta milioni di ettari a livello globale. Diquestarea ventidue milioni di ettari (unasuperficie pari a due terzi del territorio te-desco) si trovano in Argentina, un paese

    dominato dal glifosato. Ecco perch loscorso autunno arrivato in GermaniaAvila Vazquez. In una mite serata di no-vembre questo pediatra argentino si toltola giacca e ha preso posto in una sala confe-renze dellorganizzazione Brot r die Welta Berlino. Vazquez era arrivato in Germa-nia perch sapeva che la Commissione eu-ropea avrebbe dovuto decidere se mante-nere il glifosato nella lista delle sostanzeapprovate e sperava di poter influire sulladecisione. Voleva mettere in guardia glieuropei.

    Vazquez dirige il reparto di terapia in-tensiva neonatale in un ospedale di Crdo-ba. Il medico aveva notato che sempre pibambini nascevano con malformazioni e

    uIl glifosato stato sintetiz-zato per la prima volta nel1950 da un chimico svizz ero,ma fu commercializzato co-me diserbante per lagricol-

    tura solo negli anni settanta,dalla Monsanto. Inizialmen-te era impiegato soprattuttoprima della semina per libe-rare i campi dalle erbacce.Da quando esistono le piantegeneticamente modificateresistenti al glifosato, questodiserbante pu essere usatoanche dopo la semina. Il gli-fosato venduto in tutto ilmondo soprattutto dallaMonsanto, che produce an-che i cereali modificati resi-

    stenti al pesticida.uNegli Stati Uniti il glifosato stato autorizzato dallEnvi-

    ronmental protection agen-cy, e in Europa dalla Com-missione europea, che lo haapprovato una prima voltanel 2002. Una nuova valuta-

    zione di Bruxelles era attesaper il 2015, ma stata riman-data. Il 3 febbraio il parla-mento europeo ha approvatouna mozione in cui invita laCommissione europea a vie-tare luso di tre variet di soiageneticamente modificataresistente al glifosato neglialimenti e nei mangimi.uIn Italia vietata la colti-vazione di piante genetica-mente modificate, ma il gli-fosato comunque molto

    usato sia sulle colture arbo-ree ed erbacee sia in aree chenon sono destinate allagri-

    coltura. uno dei prodotti fi-tosanitari pi venduti a livel-lo nazionale. Ma in Italia ilmonitoraggio delle presenzadel glifosato nelle acque al

    momento effettuato solo inLombardia, dove la sostanza presente nel 31,8 per centodei punti di osservazionedelle acque superficiali, e ilsuo metabolita (Ampa) nel56,6 per cento dei casi. Il gli-fosato e lAmpa sono tra lesostanze che pi determina-no il superamento deglistandard di qualit ambien-tale (Sqa) nelle acque super-ficiali: lAmpa in 155 punti(56,6 per cento del totale), il

    glifosato in 85 punti (31 percento del totale).Die Zeit, Ispra

    Da sapere Cos il glifosato

    Oggi in Germania ilglifosato impiegatoin quasi il 40 per centodei terreni coltivati,per un totale di circaseimila tonnellateallanno

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    che le loro madri provenivano spesso dallezone rurali, da posti come Monte Maz.Vazquez ha mostrato le foto delle case im-biancate di Monte Maz, un paese di otto-mila abitanti circondato da un vasto ocea-no verde fatto di milioni di piante di soia.Vazquez parlava in spagnolo e uninterpre-

    te traduceva in tedesco. Ma il linguaggiopi efficace era quello delle immagini: untumore sanguinolento sul seno di una don-na, un poppante con la schiena aperta. In-fine il pediatra ha mostrato una foto perstabilire un collegamento tra il paesaggioagrario e le sofferenze umane: un depositodi taniche di diserbante. Glifosato, hadetto Vazquez.

    Nellottobre del 2014 il pediatra era an-dato di casa in casa a Monte Maz insiemea un gruppo di scienziati. I ricercatori ave-vano intervistato gli abitanti sul loro stile

    di vita e sulle loro malattie, e avevano sco-perto che in quella cittadina le persone siammalavano di cancro tre volte pi spessorispetto alla media nazionale, e i bambininati con malformazioni erano il doppio ri-spetto al resto del paese.

    In Argentina non sono stati svolti studiapprofonditi che possano dimostrare unnesso tra il glifosato e le malformazioni o itumori. Ma a Berlino Vazquez ha proiettatodue mappe del paese. Sulla prima eranocontrassegnate da un colore scuro le zonein cui si coltivava molto la soia e che erano

    irrorate con quantit particolarmente ele-vate di glifosato. Sullaltra erano eviden-ziate le aree in cui i decessi da cancro eranosuperiori alla media. Le carte combaciava-no quasi del tutto.

    Ogni anno lUnione europea importadal Nordamerica e dallAmerica Latina trai trentacinque e i quaranta milioni di ton-nellate di soia geneticamente modificata.NellUnione europea per lo pi vietata lacoltivazione di ogm, ma non la loro impor-tazione. La soia ogm ridotta in farina o inpellet finisce nelle mangiatoie dei bovini,

    dei maiali e dei polli europei. Per anni an-che le mucche dellazienda di Sven Kreysono state nutrite con questi mangimi. Al-lora stato davvero il glifosato a fare am-malare i suoi animali?

    La sede tedesca del gruppo statuniten-se Monsanto occupa due piani interi di unpalazzo nel quartiere di Rath a Dsseldorf.Fuori infuria un temporale, mentre dentrola stanza due uomini esprimono una fidu-cia rassicurante. Conosciamo il glifosatoda molto, moltissimo tempo, e lo conoscia-mo bene, benissimo, dice Holger Ophoff,direttore del reparto che si occupa delleautorizzazioni dei prodotti. Il glifosato

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    sul mercato da quarantanni e per tuttoquesto tempo ha continuato a essere stu-diato e approvato, aggiunge ThoralfKchler, portavoce della MonsantoDeutschland.

    In effetti gli scienziati dellazienda sta-tunitense hanno scoperto gi decenni fa in

    che modo il glifosato agisce sul metaboli-smo delle piante: la sostanza impedisce laformazione di un enzima responsabile del-la produzione di aminoacidi fondamentaliper la vita. Senza questo enzima, le piantemuoiono nel giro di pochi giorni. Una mo-lecola di glifosato composta dalla glicina,un aminoacido, e dallacido fosforico. LaMonsanto ha brevettato il composto allini-zio degli anni settanta e ormai il brevetto scaduto quasi dappertutto. Infatti oltre alRoundup, lerbicida della Monsanto, soloin Germania sono presenti sul mercato al-

    tri ottanta prodotti a base di glifosato. Tra imarchi pi diffusi ci sono per esempio ilTaifun forte, il Dominator ultra e il Dr.Sthler Unkrautfrei. Questi diserbanti so-no venduti in grandi bidoni per aziendeagricole e in flaconi per appassionati di

    giardinaggio. Attualmente in tutta Europaquattordici aziende producono il glifosato.Ma per nessuna di queste imprese la so-stanza tanto importante quanto lo perla Monsanto. Il gruppo statunitense nonrifornisce infatti il pianeta solo di glifosato,ma vende agli agricoltori anche le sementi

    geneticamente modificate che resistono aldiserbante: i semi Roundup Ready, pron-ti per il Roundup. Se luso di glifosato nonfosse pi autorizzato, quindi, gli agricolto-ri non avrebbero pi alcun motivo di com-prare il mais, il frumento e la soia ogm, e ilmodello commerciale della Monsantocrollerebbe.

    In Europa il volume daffari dellazien-da statunitense relativamente ridotto.Ma se la Commissione europea negasselautorizzazione al diserbante, altri paesipotrebbero seguire lesempio, anche a cau-

    sa delle crescenti pressioni dei consumato-ri. di questo che ha paura la Monsanto.

    A Dsseldorf Ophoff e Kchler parlanoa turno. Usano parole diverse, ma in so-stanza con ogni frase dicono sempre lastessa cosa, a prescindere dalla domanda acui stanno rispondendo. Kchler: Siamofiduciosi riguardo al fatto che lautorizza-zione alluso del glifosato sar rinnovata.Ophoff: Linnocuit del glifosato com-provata da una quantit di dati e studi sen-za pari.

    Controversia tra gli scienziatiMucche malate, bambini con malforma-zioni e unazienda che per motivi finanzia-ri deve fare di tutto per mantenere il suoprodotto sul mercato. Sono gli ingredientidi quasi tutte le storie che si raccontano sulglifosato. Ma non sono prove scientifiche.In teoria le mucche dellazienda di SvenKrey potrebbero essersi ammalate anche acausa di altre sostanze. E gli abitanti diMonte Maz non sono esposti solo al glifo-sato: le piantagioni di soia della zona sonoirrorate anche con gli insetticidi.

    A questo punto, quindi, il caso di esa-minare la controversia tra gli scienziati.Per farlo bisogna andare a Lione, in un edi-ficio che sovrasta i palazzi residenziali ecommerciali nella zona sudorientale dellacitt francese. In basso, accanto allingres-so principale, su una targa si legge: Iarc.International agency for research on can-cer. Al quinto piano lavora la statunitenseKathryn Guyton, tossicologa capo dellaIarc. Sulla sua scrivania c il rapporto dinovantadue pagine sul glifosato, a cui han-no lavorato diciassette scienziati di undicipaesi diversi. Guyton, che ha diretto ilgruppo, ci spiega per tre ore in che modo

    uSecondo uno studio della societ di ricercastatunitense Transparency Market

    Research, nel 2012 sono state vendute nelmondo 718.600 tonnellate di glifosato. Il 45, 2per cento della domanda era legato alla venditadi piante geneticamente modificate (ogm)resistenti al glifosato. Allepoca il mercatoglobale di questo diserbante valeva5,4miliardi di dollaried entro il 2019 dovrebberaggiungere gli 8,8 miliardi di dollari, crescendoa un tasso annuo del 7,2 per cento. Lo sviluppodel mercato legato alla crescente adozionedelle colture ogm, in particolare nelle economieemergenti dellAsia Pacificoe dellAmericaLatina. I mercati pi ricchi sono gli Stati Uniti, ilBrasile, lArgentina, il Sudafrica, lIndia e la

    Cina. NellAsia Pacifico, ragione che nel 2012costituiva un terzo della domanda globale diglifosato, la crescita guidata dalla Cina edallIndia. La regione che garantisce i fatturatipi alti invece il Nordamerica, dove iprodotti a base di glifosato hanno prezzi pi alti.I principali produttori di glifosato sono lestatunitensi Monsanto, DowAgro e DuPont,laustraliana Nufarm, la svizzera Syngenta e lecinesi Zhejiang Xinan Chemical IndustrialGroup, Jiangsu Good Harvest-WeienAgrochemical e Nantong JiangshanAgrochemical & Chemicals. Secondo lo studio,invece, potrebbero rappresentare un ostacolo alsuccesso del glifosato lo sviluppo di erbacceresistenti al prodotto e soprattutto ladozione dinorme restrittive sugli erbicidi in Europa.

    Da sapereUn mercato ricco

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    6/8Internazionale 1141 | 19 febbraio 2016 45

    gli scienziati esperti di tumori sono arriva-ti alla conclusione che il glifosato proba-bilmente cancerogeno.

    Dallinizio degli anni settanta la Iarc haesaminato un migliaio tra sostanze chimi-che, generi alimentari e di conforto e fatto-ri ambientali come i raggi ultravioletti e lepolveri sottili. La procedura stata semprela stessa, anche per il glifosato. Guyton di-ce: Non facciamo eccezioni.

    Per emettere il loro giudizio, gli scien-

    ziati della Iarc hanno passato in rassegnatutti gli studi pubblicati sulle riviste scien-tifiche a proposito del glifosato. Per esem-pio le indagini epidemiologiche che stabi-liscono un nesso tra certe malattie e i pos-sibili fattori scatenanti. Guyton dice chetre studi hanno dimostrato una leggera ac-centuazione del rischio di sviluppare tu-mori del sistema linfatico i cosiddettilinfomi non Hodgkin negli agricoltori enei braccianti esposti al diserbante. In que-sto caso i ricercatori della Iarc hanno valu-tato come plausibile e non come accer-tato il collegamento tra causa (il glifosato)ed effetto (il cancro). Tuttavia, osserva

    Guyton, vediamo uomini forti e sani chevanno nei campi e poi sviluppano un tumo-re. Il rischio per gli anziani, i malati e ibambini, continua la tossicologa, potrebbeessere molto pi alto. Nellesaminare laquestione bisogna sempre tenere presentequeste fasce di popolazione.

    Alcuni dati provengono dalla Colom-bia. Qui il governo ha impiegato il glifosatopi volte per distruggere vaste piantagionidi coca. Durante gli esami svolti sugli abi-

    tanti delle zone irrorate sono state rilevatealterazioni genetiche delle cellule emati-che, danni che possono indurre una cellulaa dividersi in modo incontrollato e posso-no essere allorigine di un tumore.

    Un altro indizio si ricava dagli esperi-menti sugli animali. Guyton apre il rappor-to alla pagina in cui se ne parla. In uno stu-dio prolungato su mangimi contenenti gli-fosato, i topi maschi hanno sviluppato untumore ai reni. La tossicologa traccia uncerchio intorno a una formula riportata infondo a un articolo: P = 0,001. P significaprobabilit, mentre 0,001 vuol dire che cuna probabilit su mille che lo sviluppo del

    tumore non sia stato scatenato dal glifosa-to. Come fanno a saperlo? Come gli esseriumani, anche i topi si ammalano pi spessodi cancro con lavanzare dellet. Tuttavia,il tumore ai reni osservato nellesperimen-to cos raro nei topi che molto probabil-mente stato causato dal glifosato. Nelcorso di un altro studio i topi alimentati conglifosato hanno sviluppato un tumore al-trettanto maligno e insolito, stavolta al tes-suto connettivo.

    Due esperimenti indipendenti condottisu animali attestano un collegamento tra ilglifosato e la formazione di tumori: secon-do i criteri della Iarc, dimostrano adeguata-mente la cancerogenicit della sostanza.Di qui il verdetto dellistituto: Probabil-mente cancerogeno.

    Sorge allora la domanda: com possi-bile che il Bfr e lEfsa siano arrivati a con-clusioni diametralmente opposte? Bisognadire che per formulare il suo giudizio lEfsasi basata ampiamente su un rapporto delBfr. Il verdetto stato quindi pronunciatodallistituto tedesco. Se per si telefonaallufficio stampa del Bfr per chiedere

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    Amburgo, Germania

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    unintervista, si ottiene solo un invito adandare sul loro sito web, alla sezione Do-mande e risposte sulla valutazione del ri-schio sanitario del glifosato, dove listitu-to ha sintetizzato i contenuti del suo docu-mento.

    Il rapporto del Bfr sui possibili effetti

    tossici del glifosato lungo 947 pagine, co-sa che pu dare unimpressione di notevoleaccuratezza. Ma a uno sguardo pi attentosi nota che a stilare il documento non sta-to il Bfr. Il rapporto stato scritto dalla Gly-phosate task force. Sembra il nome diunquipe interdisciplinare, ma anche que-sto sarebbe un errore. La Glyphosate taskforce un gruppo in cui collaborano i pro-duttori di fitofarmaci o, meglio, le aziendeche hanno chiesto di poter vendere il glifo-sato nei paesi dellUnione europea. Il rap-porto di 947 pagine consiste sostanzial-

    mente in una serie di riassunti di studicommissionati da quelle aziende per inda-gare gli effetti del glifosato sulla salute.

    Gli studi finanziati dai produttori di fito-farmaci non devono essere necessariamen-te inattendibili, solo che sarebbe meglio seci si potesse fare da soli unidea su questericerche. Cosa che per quasi impossibile.Questi studi non sono mai stati pubblicati emolti dati, come il nome degli autori e i la-boratori in cui sono stati effettuati, sonostati cancellati nel rapporto del Bfr. Quelloche invece chiaramente leggibile la con-

    clusione finale: non cancerogeno.In questo contesto una dichiarazione di

    Robert Fraley, vicepresidente del consigliodamministrazione della Monsanto, assu-me un significato decisamente particolare.A novembre, quando lEfsa ha pubblicato lasua valutazione sul glifosato, fondata ingran parte sugli studi pagati dai produttori,Fraley ha twittato: Science wins! (Lascienza ha vinto!). Quel tweet non menzio-nava il fatto che Fraley si riferiva soprattuttoa studi commissionati dalla sua azienda.

    Il rapporto della task force sul glifosato,

    quello in sostanza ripreso dal Bfr, era gistato compilato quando la Iarc ha emesso ilsuo verdetto. Dopo che la Iarc ha conclusoche il glifosato probabilmente cancero-geno, il Bfr ha pubblicato unappendiceper integrare il documento originale. Neltesto aggiunto listituto tedesco esaminavapi nel dettaglio anche studi che non eranostati finanziati dallindustria e che avevanosuperato il consueto processo di verificadelle pubblicazioni scientifiche. Questi ar-ticoli erano stati valutati da esperti che liavevano trovati degni di essere pubblicati.Su questi studi si era basato il giudizio dellaIarc. Agli studi epidemiologici che per

    lquipe diretta da Guyton fornivano uncollegamento plausibile tra il glifosato ele neoplasie nellessere umano il Bfr ha at-tribuito solo un valore limitato.

    Riguardo ai due studi sui topi che secon-do i ricercatori della Iarc dimostravano lapotenzialit cancerogena del glifosato, ilBfr era del parere che i tumori non potesse-ro essere ricondotti al diserbante. Per mo-tivare questa affermazione, listituto ha ci-tato altri esperimenti in cui i topi hannosviluppato neoplasie analoghe senza man-gimi che contenevano il glifosato. Ma que-

    sti esperimenti non sono stati effettuati inun periodo di tempo paragonabile, nonhanno usato lo stesso tipo di topi, n lo stes-so tipo di laboratorio. Quindi unargomen-tazione che non rispetta i criteri scientifici.Eppure, proprio su questa argomentazionesi fonda il giudizio che il Bfr continua a so-stenere: Non cancerogeno o, nella for-mulazione leggermente pi cauta dellEfsa,probabilmente non cancerogeno.

    Sarebbe bello se i dipendenti del Bfrspiegassero perch attribuiscono uno scar-so valore ad alcuni studi e ne respingono

    altri ricorrendo a unargomentazione dub-bia. Ma nonostante le richieste ripetute,listituto rifiuta di rilasciare interviste sulglifosato.

    Allinizio di dicembre sono scoppiate leproteste. stata inviata una lettera aperta aigiornali. Il destinatario era il commissarioeuropeo per la salute Vytenis Andriukaitis.I mittenti erano novantasei scienziati traepidemiologi, tossicologi, studiosi di biolo-gia molecolare ed esperti di statistica dicentri di ricerca sul cancro e di universit diventicinque paesi diversi. Il messaggio era:il modo in cui le autorit europee stannoaffrontando la questione del glifosato

    scientificamente inaccettabile, le conclu-sioni non sono giustificate dai dati disponi-bili e non c trasparenza su come sono stateraggiunte.

    Contrapporsi allopinione di questiscienziati complicato. E quindi difficileanche contestare il verdetto della Iarc se-

    condo cui il glifosato probabilmente can-cerogeno. La storia sulla pericolosit e sullatossicit del glifosato corrisponde allora al-la realt?

    Periodo di esposizioneA questo punto bisogna esaminare ancorauna volta il lavoro della Iarc. La domandaspecifica posta dai ricercatori se una certasostanza favorisca lo sviluppo di tumori.Anche quando la loro risposta probabil-mente s, come nel caso del glifosato, que-sto non dice niente riguardo alla probabilit

    che la malattia insorga davvero. Il livello dirischio dipende in particolare dallintensite dal periodo di esposizione di un certo sog-getto alla sostanza in questione, dalla quan-tit assorbita dal suo organismo.

    Gli abitanti di Monte Maz non assimi-lano per esempio il diserbante solo attra-verso gli alimenti. Le piantagioni di soiasono irrorate di continuo con gli aerei e ilvento trasporta le nuvole tossiche nei cen-tri abitati, dove le persone respirano il pe-sticida contenuto nellaria. Si pu immagi-nare che assorbano molto pi glifosato di

    un tedesco che al mattino mangia un paiodi panini fatti con farina prodotta in modoconvenzionale.

    A novembre la Iarc ha classificato comeprobabilmente cancerogeno un prodot-to completamente diverso dal diserbante:la carne rossa. Dal punto di vista degliscienziati, anche le bistecche, le salsicce eil prosciutto cotto possono causare il can-cro. Daltra parte, gli esperti concordanosul fatto che se il consumo modesto, ilsingolo individuo non corre un forte ri-schio di ammalarsi.

    Perfino Guyton, la ricercatrice dellaIarc che considera il glifosato probabil-mente cancerogeno, ritiene che il poten-ziale nocivo reale del pesticida sia ridotto.In questa prospettiva la sostanza non an-drebbe proibita categoricamente, e del re-sto anche il consumo di carne rossa conti-nua a essere autorizzato. La valutazionedella Iarc non significa necessariamenteche in Europa il glifosato sar vietato: pro-babilmente basterebbe stabilire un livellomassimo regolamentare.

    Laspetto bizzarro che livelli del gene-re esistono gi. Anche se il Bfr sostiene cheil glifosato non possa causare il cancro,

    La valutazione dellaIarc non significa chein Europa il glifosatodebba essere vietato:probabilmente

    basterebbe stabilireun livello massimo

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    Internazionale 1141 | 19 febbraio 2016 47

    listituto tedesco non considera la sostanzadel tutto innocua, perch potrebbe provo-care altre patologie. Sono stati quindi fissa-ti quelli che vengono chiamati limiti mas-simi dei residui, ma i criteri usati per defi-nirli non sono stati sempre logici. Peresempio, un chilo di frumento pu conte-nere dieci milligrammi di glifosato, men-tre un chilo di riso pu contenere solo uncentesimo di questa quantit.

    I livelli diversi potrebbero essere dovu-

    ti anche al fatto che in Europa ci sono pochicoltivatori di riso e tantissimi campi di fru-mento. Inoltre, in alcuni casi i contadiniirrorano di glifosato le loro piante subitoprima del raccolto, in modo da far morirele erbacce e poter lavorare pi rapidamen-te. In ogni caso i limiti massimi si potreb-bero ridefinire tenendo conto anche delpericolo che insorga un tumore.

    Questa potrebbe essere una soluzione.Se non fosse per il regolamento dellUnio-ne europea numero 1107 del 2009, che ri-guarda limmissione di prodotti fitosanita-ri sul mercato. Secondo questo testo, unasostanza pu essere autorizzata solo se

    non stata classificata come sicuramenteo probabilmente cancerogena. Come pro-va bastano, dice il regolamento numero1272 del 2008, due esperimenti sugli ani-mali, indipendenti luno dallaltro, che sta-biliscano un nesso causale tra un determi-nato agente e unincidenza elevata di tu-mori. il caso del glifosato.

    Alla base di questa norma severa clidea che il singolo consumatore pu deci-dere da solo quanta carne rossa mangiare,

    quanto alcol bere o quante sigarette fuma-re. Il caso di un pesticida come il glifosato invece diverso. A meno di non nutrirsiesclusivamente di prodotti biologici, nes-suno pu capire neanche lontanamentequale sia la quantit di diserbante che assi-mila con il cibo.

    Visto che la Commissione europea nonpu ignorare tanto facilmente un regola-mento comunitario, le restano due possi-bilit: o dichiara che il giudizio del Bfr edella Efsa scientificamente sostenibile eche il glifosato quindi innocuo; oppurenega lautorizzazione al diserbante, pri-vando lagricoltura convenzionale di uno

    dei suoi mezzi di produzione pi importan-ti. Per questo articolo Die Zeit ha contatta-to numerosi esperti di tumori, tossicologi efunzionari di enti pubblici e ministeri tede-schi, e quasi tutti hanno preferito mante-nere lanonimato, accettando di forniresolo informazioni di base. La frase che conalcune varianti hanno pronunciato di pi stata: Non invidio chi dovr prendere unadecisione sul glifosato.

    Sven Krey una decisione lha presa. Or-

    mai non usa pi mangime provenientedallestero. I suoi animali non mangerannomai pi glifosato. Ora produce da solo ilsuo mangime proteico, coltivando piselli efagioli. Nella sua stalla, dice Krey, non en-trer pi neanche un grammo di soia ogm.Lallevatore se ne sta tra le sue mucche. Al-cune sono spaventosamente magre, manota segni di guarigione. Krey ne indicauna biancastra. In passato questa muccaera quasi indistinguibile al crepuscolo, tan-to il suo manto era diventato grigio e opa-co. Ora di nuovo brillante, dice. E ag-giunge che di nuovo orgoglioso di essereun allevatore.ufp

    LA

    IFCONTRASTO

    Middenmeer, Paesi Bassi