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Raffaele Colaizzo LA COSTRUZIONE DI UN PROGETTO INTEGRATO TERRITORIALE Estratto da “La progettazione integrata territoriale. Il quadro economi- co e programmatico”, Guide FORMEZ, Donzelli Editore, Roma 2000

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Raffaele Colaizzo

LA COSTRUZIONE DI UN PROGETTO INTEGRATO TERRITORIALE Estratto da “La progettazione integrata territoriale. Il quadro economi-co e programmatico”, Guide FORMEZ, Donzelli Editore, Roma 2000

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INDICE

1. L’IDEAZIONE DEL PROGETTO TERRITORIALE..................................................1

1.1 GLI AMBITI DI APPLICAZIONE DELLA PROGETTAZIONE INTEGRATA TERRITORIALE..............1 1.2 L'IDEAZIONE E LE MOTIVAZIONI DI FONDO DEL PROGETTO ................................................3

2. IL CONTESTO TERRITORIALE E L'OBIETTIVO GENERALE.............................6

2.1 L'ANALISI DEL TERRITORIO..............................................................................................6 2.2 L'ANALISI SWOT E LA RICOGNIZIONE DELLA DOMANDA SOCIALE...................................10 2.3 LA DETERMINAZIONE DELL'OBIETTIVO GENERALE DEL PROGETTO INTEGRATO ................12

3. STRATEGIE, OBIETTIVI SPECIFICI, LINEE DI INTERVENTO .........................13

3.1 LA STRATEGIA E GLI OBIETTIVI SPECIFICI ......................................................................13 3.2 GLI INTERVENTI............................................................................................................21

4. IL SISTEMA DEGLI INDICATORI ...........................................................................23

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1. L’IDEAZIONE DEL PROGETTO TERRITORIALE

1.1 Gli ambiti di applicazione della progettazione integrata territoriale

Anche attraverso l'esame del contenuto dei POR, si può tentare di identificare al-cune principali tipologie di progetti integrati territoriali — a cui corrispondono na-turalmente altrettante tipologie di idee-forza. In particolare, nel prospetto che se-gue, agli Assi stabiliti della programmazione nazionale per il Mezzogiorno ven-gono associati dei possibili “ambiti” della progettazione integrata territoriale. Al-cuni di questi ambiti sono accompagnati dall'indicazione di progetti territoriali ef-fettivamente menzionati dai Programmi Operativi Regionali. Gli Assi in cui si collocano gli ambiti individuati della progettazione territoriale integrata sono quelli relativi alle risorse naturali, al patrimonio culturale, allo sviluppo locale e a città e servizi. I due Assi a cui non corrispondono, in prima approssimazione, am-biti di progettazione integrata territoriale sono quelli delle Risorse umane e di Reti e nodi di servizio, i quali prevedono interventi che sono generalmente di natura servente rispetto alle esigenze di sviluppo del territorio.

Assi della programmazione nazionale per il Mezzogiorno

Ambiti di applicazione di PIT

Asse 1 - Risorse naturali Valorizzazione di sistemi naturali ed ambientali (Pollino, Parco del Cilento)

Asse 2 - Patrimonio culturale Valorizzazione di sistemi territoriali di beni cultu-rali (Ville Vesuviane, Ecomuseo) Aggregazioni territoriali costituite da comunità locali con forti identità culturali

Asse 3 - Risorse umane = Asse 4 - Sviluppo locale Filiere e cluster produttivi, in settori diversi (polo

agroalimentare della Campania) Sistemi puntiformi di produzione in industrie tra-dizionali

Asse 5 - Città e servizi Miglioramento delle funzioni urbane ed integra-zione con il territorio rurale Costituzione di reti di centri urbani

Asse 6 - Reti e nodi =

In effetti, va comunque sottolineato che la corrispondenza dei progetti integrati territoriali agli Assi riguarda solo il nucleo centrale dell'iniziativa di sviluppo (il

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core project): i progetti possono infatti prevedere interventi di supporto, di ac-compagnamento o di rafforzamento (ad esempio di formazione o di miglioramen-to del sistema dei trasporti) corrispondenti a tutti gli Assi del PSM e dei POR.

Nella prospettiva di un'applicazione innovativa e “di rottura” della progettazione integrata territoriale, un'attenzione specifica va rivolta a nostro avviso al rapporto fra la progettazione stessa e le caratteristiche del territorio. I progetti integrati hanno certamente il ruolo di esaltare le potenzialità nelle aree locali in cui si at-tuano; di agire sulle realtà esistenti valorizzandole e rafforzandole; di concentrarsi sui fattori potenziali del decollo socioeconomico e sulle relazioni di sistema già (in parte) strutturate o nascenti. Essi devono tuttavia poter agire anche sulle condi-zioni di fattibilità dello sviluppo locale, in particolare dove tali condizioni siano carenti oppure dove maggiormente destrutturate o rarefatte appaiano le relazioni di sistema e l'articolazione del tessuto sociale, produttivo, amministrativo. Si tratta in questo caso di operare per la rottura di equilibri territoriali di sottosviluppo o stagnazione, contribuendo al superamento dell'esistente: non necessariamente proponendo soluzioni hard, come nuove infrastrutture o nuove localizzazioni di iniziative esterne; ma agendo per la costituzione di reti capillari e di nodi di servi-zio, il ribaltamento dei modelli di relazione fra poteri pubblici locali e sistema so-cioeconomico, la diffusione di conoscenze e fattori immateriali di sviluppo, la strutturazione delle connessioni produttive, l'incremento della qualità della vita, la creazione di occasioni di crescita dell'economia sociale.

In sintesi, il campo di applicazione della progettazione integrata, in relazione alle caratteristiche del territorio, appare riferibile a tre diverse tipologie:

- al rafforzamento ed al decollo di territori in cui appaiano già chiaramente delineati sistemi di potenzialità ed opportunità, risorse immobili premi-nenti, esperienze già avviate di programmazione negoziata. In quest'ulti-mo caso, in particolare, i progetti integrati potrebbero assumere un ruolo

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di connessione ed integrazione di tali esperienze, agendo da “collante” ed esaltandone l'integrazione sul territorio1;

- alla costituzione di condizioni di fattibilità per la programmazione territo-riale ed alla preparazione degli elementi di contesto per la promozione delle dinamiche dello sviluppo locale, nei territori in cui, come si è detto in precedenza, appaia più modesta l'articolazione e la vitalità della socie-tà e dell'economia locale e dove sia più debole la strutturazione delle re-lazioni di sistema;

- alla costituzione di reti “lunghe”, che insistono sul territorio di regioni diverse, nei casi in cui i progetti integrati siano di estensione e/o di di-mensione (economica, sociale, ambientale) particolarmente ampia (si pensi ad esempio al progetto Pollino). Il progetto integrato potrebbe as-sumere in questo caso le funzioni di vero e proprio quadro di sostegno per i sistemi socioeconomici locali, omogenei nelle vocazioni e nelle domande sociali, interessati alla sua definizione ed attuazione.

1.2 L'ideazione e le motivazioni di fondo del progetto

Come si è detto in precedenza, la fase dell'ideazione è la prima delle componenti del ciclo del progetto. Nel caso di un progetto integrato territoriale, è in questa fa-se che vengono messi a fuoco i lineamenti fondamentali della strategia che si in-tende perseguire per lo sviluppo dell'area considerata. Originariamente, le deter-minanti dell'idea-forza sono di natura induttiva — esse non derivano (ancora) ne-cessariamente da un'analisi dettagliata del territorio, delle sue risorse e dei suoi fabbisogni, ma da un'intuizione originale circa i possibili sentieri di sviluppo di un'economia territoriale, come ad esempio nel caso di un'opera infrastrutturale nuova, dell'estensione di filiere produttive, dell'applicazione di innovazioni; dalla razionalizzazione di opinioni condivise nella comunità locale (ad esempio sulla

1 Questa prospettiva appare particolarmente attuale, considerando le ipotesi di introduzione

di patti territoriali regionali, che verrebbero finanziati nel nuovo Quadro Comunitario di Sostegno a valere sulle risorse destinate allo sviluppo locale.

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valorizzazione di risorse ambientali di pregio); da eventi esterni, che sono in gra-do di produrre esternalità nei confronti di una determinata area; e così via.

Il contenuto ideativo dei progetti territoriali è determinante per assicurarne il suc-cesso. La programmazione per lo sviluppo a scala locale non ha ovviamente i ca-ratteri di generalità ed omnicomprensività tipici della programmazione regionale o subnazionale (caratteri che si esprimono in un'articolazione programmatica ampia, composta di una pluralità di assi e misure) ma deve essere ancorata alla peculiarità della dimensione territoriale e quindi concentrarsi su un numero limitato di idee-progetto, da perseguire con pochi strumenti mirati. In altre parole, non si tratta di replicare su scala locale l'articolazione programmatica assunta a livello regionale o nazionale: si tratta invece di animare e “riempire” di idee e contenuti quell'arti-colazione programmatica, esprimendo fabbisogni ed obiettivi delle comunità loca-li.

Naturalmente, una volta formulata, l’idea-forza va accuratamente verificata alla luce delle caratteristiche dell'area e della sua disponibilità di risorse dell’area, del-la coerenza con la “nuova programmazione” strutturale, della sostenibilità da un punto di vista ambientale. Le assunzioni principali dell'idea forza e le assunzioni vanno inoltre fondate su un piano documentale e statistico. Su questo torneremo fra breve.

Nella redazione del documento, l’idea-forza (o le idee-forza) del progetto va pre-sentata con chiarezza, partendo da una robusta premessa sulle motivazioni e giun-gendo poi alla descrizione dell'idea-forza.

Proviamo ad esemplificare una sommaria presentazione dell'idea-forza di un progetto inte-grato territoriale, riferendoci ad un immaginario territorio del Mezzogiorno, localizzato nel-le vicinanze di una grande area metropolitana. Sul piano storico e culturale, questo territo-rio ha caratteristiche di unitarietà, che la distinguono rispetto all'area metropolitana, ed è contraddistinta da un patrimonio naturale di valore e da alcuni importanti beni culturali. L'indebolimento della sua struttura produttiva, centrata sul settore agricolo, e la progressiva estensione della fascia gravitazionale metropolitana, ha condotto però ad un progressivo “asservimento” dell'area alle esigenze di espansione, caotiche e non regolate, della città: si sono accresciute le immigrazioni di cittadini dall'area metropolitana, con una pressione sui servizi, sui trasporti e sul territorio che le Amministrazioni Locali non riescono a fronteg-giare con efficienza; l'abbandono dei terreni agricoli ha condotto ad una proliferazione del-l'edificazione minore, che è cresciuta senza regole e senza servizi (soprattutto acqua e fo-gnature); i piccoli centri urbani del territorio sono assediati dal traffico e dall'inquinamento, così come le principali vie di accesso viario. Il programmato rafforzamento delle vie di ac-

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cesso mette d'altra parte in primo piano il rischio di moltiplicare i fenomeni di saturazione, accrescendo, insieme all'offerta, anche la domanda di trasporto.

L'idea-forza del progetto integrato territoriale è di formare un grande parco suburbano in un'ottica di rete ecologica e di integrazione amministrativa fra i Comuni costituenti l'area; e di accrescere, valorizzando le amenities associate alla dotazione naturale del territorio, le opportunità localizzative per centri di R&S e per ecoimprese di produzione e di servizi. La diversificazione delle specializzazioni produttive del territorio (in direzione del turismo so-stenibile, dell'ecoindustria e dell'integrazione di queste iniziative con le attività rurali) do-vrebbe accelerare lo sviluppo endogeno del territorio, conferendogli nuova vitalità econo-mica ed imprenditoriale, accrescendone la coesione economica e sociale e contrastandone l'asservimento all'espansione metropolitana.

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2. IL CONTESTO TERRITORIALE E L'OBIETTIVO GENERALE

2.1 L'analisi del territorio

Il primo passo dell'analisi che deve condurre alla progettazione integrata territoria-le sta nella definizione dell'area di intervento. Si tratta dunque di identificare chia-ramente i Comuni che compongono tale area, descrivendone la situazione e l’evoluzione delle variabili demografiche e sociali, le specializzazioni produttive, i livelli di reddito e di benessere, la situazione ambientale, lo stato delle risorse immobili.

La raccolta di informazioni statistiche ad un livello territoriale così disaggregato è sicuramente complessa. È noto come l’analisi del territorio a scala comunale e su-bprovinciale incontri dei limiti importanti nella disponibilità di dati statistici. Una conoscenza “quantitativa” articolata ed affidabile del territorio è tuttavia una pre-messa rilevante per la programmazione e la sorveglianza degli interventi di svi-luppo. In questo senso, una rafforzata attenzione alla disponibilità di dati territo-riali disaggregati costituisce una componente di rilievo per la corretta impostazio-ne delle politiche strutturali. Inoltre, lo sforzo di reperire nuove fonti di dati ed in-formazioni servono, oltre che a ricostruire — anche sul piano statistico — un'im-magine dettagliata delle realtà locali, a favorire la diffusione di una “cultura” della valutazione e della misurazione degli obiettivi e dei risultati degli interventi, an-che a scala locale.

In effetti, la disponibilità di informazioni è ampia ed aggiornata per quanto ri-guarda la situazione e l'evoluzione demografica. È inoltre ampia e, per adesso, re-lativamente aggiornata per quanto riguarda le attività produttive extra-agricole, in quanto sono stati recentemente pubblicati i risultati del Censimento Intermedio dell'ISTAT al 31 dicembre 1996. Ormai datate sono invece le informazioni relati-ve alle attività agricole, che pure in molti progetti di sviluppo locale hanno un ri-lievo particolare, in quanto l'ultimo Censimento risale al 1990.

Nella tabella che segue, viene presentato un “set minimo” delle informazioni di base, a scala comunale, che possono essere ricostruite — in modo piuttosto agevo-

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le — per l'analisi territoriale di un progetto. Le aggregazioni dei dati comunali (che servono per mostrare la situazione complessiva dell'area oggetto di intervento o per consentire il confronto con le altre aree) sono riferite ai Sistemi Locali del Lavoro (SLL) ed alle province in cui rientra la progettazione territoriale; nonché alle regioni ed alla media nazionale.

I dati indicati possono essere utilizzati per calcolare indici e parametri, che per-mettono di rappresentare sinteticamente la situazione e l'evoluzione dell'area di intervento. Ci si riferisce fra l'altro:

- ad indici di composizione (percentuali per colonna) che danno un'infor-mazione sull'incidenza dell'area di intervento rispetto ai SLL, alle pro-vince ed alla regione di riferimento;

- ai tassi di crescita fra 1993 e 1998 nel caso delle variabili demografiche e fra 1991 e 1996 nel caso delle variabili produttive rilevate dal Censimen-to sulle attività produttive;

- agli indici di specializzazione rispetto alla regione od alla nazione, che danno un'informazione della prevalenza relativa di determinati settori produttivi nell'area di riferimento, nonché ad altri indici di struttura, co-me quelli relativi alle dimensioni medie delle imprese e delle unità locali;

- agli indici di densità produttiva, dati dal rapporto fra addetti alle attività produttive e popolazione residente.

Il “set minimo” di informazioni statistiche va naturalmente arricchito sulla base di informazioni disponibili a livello locale (sulla disoccupazione, sul movimento tu-ristico, sullo stato delle risorse naturali, ambientali e culturali), in particolare per mettere in rilievo i caratteri fondamentali su cui si fonda la progettazione territo-riale. Le fonti di tali maggiori informazioni vanno ricercate in loco; nel caso di in-formazioni qualitative — relative ad esempio alla percezione, alle opinioni ed al grado di soddisfazione delle comunità locali sullo stato dei servizi, sulla qualità della vita, sui livelli di benessere — esse andranno assunte attraverso indagini di-rette. Queste ultime hanno anzi, a nostro avviso, un ruolo determinante non solo nel permettere la concreta conoscenza dei contesti locali in cui si opera: ma anche

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per tracciare il reale sistema di preferenze delle collettività interessate ai progetti di sviluppo.

Un'indicazione interessante sulle informazioni statistiche sistematicamente dispo-nibili a livello comunale viene dalla banca dati dell'Ancitel, che calcola circa 350 indicatori statistici, divisi in sette tipologie diverse: territoriali (superfici, densità demografica), demografici (popolazione, movimento anagrafico, famiglie), para-metri generali dell'economia (struttura produttiva, agricoltura, industria, artigiana-to, commercio interno ed estero, trasporti e comunicazioni, credito e assicurazioni, servizi alle imprese e personali), sociali (struttura sanitaria, struttura scolastica), livello e qualità della vita (autovetture circolanti, abbonati telefono, consumi e-nergetici, abbonati Rai-Tv), dotazioni infrastrutturali (acquedotti e acque potabili, ricchezza immobiliare), pubblica amministrazione (struttura produttiva censita, IRPEF, imposte indirette, finanza locale, ICI, tassa per lo smaltimento dei rifiuti urbani). La lista completa degli indicatori viene riportata all'Allegato 1. Nella li-sta, sono però omessi i riferimenti al Censimento Intermedio dell'Industria e dei Servizi dell'ISTAT.

Il territorio di intervento deve essere delimitato coerentemente con le caratteristi-che dell’area e con l’idea-forza del progetto, nonché rispettando un principio di concentrazione delle risorse. Generalmente, il metodo e le motivazioni delle scelte territoriali non potranno che essere qualitative. Su un piano strettamente funziona-le, il territorio di riferimento dovrebbe essere delimitato assicurando la massimiz-zazione del saggio di rendimento economico-sociale del progetto integrato territo-riale: immaginando, in particolare, di riportare su un grafico in ascissa la dimen-sione territoriale dell'area di intervento (i Comuni ordinati secondo la maggiore o minore vicinanza al core project) ed il tasso di rendimento economico-sociale del PIT (in ordinata), la relazione fra le variabili assumerebbe — data l'idea-forza del progetto — una forma ad U rovesciata: il tasso di rendimento sarebbe cioè cre-scente in una primo tratto, con l'aumentare della dimensione territoriale, per la progressiva attivazione delle sinergie, delle interrelazioni e delle funzionalità terri-toriali; e decrescente nel secondo tratto, per il progressivo aumento della disper-sione degli interventi.

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“Set minimo” di informazioni statistiche di base per l'analisi territoriale dei PIT

Popolazione Densità di popolazione

Imprese (per setto-re e dimensione)

Unità locali (per setto-re e dimensione)

Addetti (per settore e dimensione)

SLL Provincia Superficie

1993 1998 1993 1998 1991 1996 1991 1996 1991 1996 DATI PER COMUNE Comune n° 1 Comune n° 2 …………… Comune n° r TOTALE DATI PER SLL SLL n° 1 …………… SLL n° n TOTALE DATI PER PROVINCIA Provincia n° 1 …………… Provincia n° s TOTALE TOTALI PER SLL SLL n° 1 …………… SLL n° n TOTALE TOTALI PER PROVINCIA Provincia n° 1 …………… Provincia n° s TOTALE REGIONE ITALIA

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2.2 L'analisi SWOT e la ricognizione della domanda sociale

Il Programma di Sviluppo del Mezzogiorno ed i Programmi Operativi (nonché le valutazioni ex ante che li accompagnano) ricorrono in modo esteso all'analisi SWOT. Anche nel caso dei Progetti Integrati Territoriali, un’analisi SWOT “di area” può costituire una premessa rilevante all’impostazione della strategia di svi-luppo per il territorio.

L'acronimo SWOT sta per Strenghts, Weaknesses, Opportunities e Threats. In ita-liano: forze (punti di forza), debolezze (punti di debolezza), opportunità e minac-ce. Le forze identificano aspetti positivi, interni al territorio. Al contrario, le debo-lezze sono costituite da aspetti negativi, interni al territorio. Le opportunità ri-guardano invece elementi positivi ma esterni al territorio. Ed infine le minacce ri-guardano elementi negativi, esterni al territorio. Sia le opportunità che le minacce non sono “dominabili” o influenzabili dagli strumenti attivati dal progetto, ma possono contribuire (in positivo o in negativo) a determinarne l'esito; il progetto agisce invece pienamente sui punti di forza (valorizzandoli e moltiplicandoli) e sui punti di debolezza (contrastandoli e ponendovi rimedio).

Applicazioni di analisi SWOT possono essere largamente riprese dal PSM e dai Programmi Operativi. In questa sede, sarà sufficiente sottolineare come questo ti-po di analisi sia particolarmente efficace quando si tratti di studiare problemi complessi in modo compatto e sintetico, concentrando il lavoro sugli elementi cri-tici della situazione — ovvero sugli elementi determinanti per l'assunzione di de-cisioni. La finalità principale dell'analisi è insomma quella di isolare i concetti chiave e di facilitare un approccio strategico. Nonostante un'apparente semplicità, la realizzazione di una “SWOT” è complessa, in quanto presuppone l'applicazione di un robusto background in termini di conoscenza del territorio e delle tecniche proprie dell'economia e dell'analisi territoriale.

Formalmente, l'analisi SWOT prende le forme di una tavola a quattro quadranti, ciascuno dei quali è intestato ai quattro sistemi (punti di forza, punti di debolezza, opportunità e minacce) e contiene l'elenco degli elementi individuati. Sul piano redazionale, la costruzione della tavola SWOT è preceduta da un'attività di audit:

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ovvero da una sintetica descrizione e diagnosi sulle problematiche principali del territorio (pertinenti con l'analisi SWOT), derivata dall'analisi del territorio che è stata compiuta in precedenza, che comprende una misurazione, ove possibile e necessario, dei parametri rilevanti.

A livello territoriale, l'analisi SWOT deve illustrare con chiarezza quali siano le risorse su cui l’area può contare e quali siano inoltre le modalità e l’intensità della loro utilizzazione attuale. Le vocazioni e le specializzazioni produttive prevalenti dell’area vanno inoltre identificate e descritte (anche quantitativamente) in modo incisivo. Dall'analisi devono emergere inoltre le carenze nel sistema delle infra-strutture, delle risorse umane, delle reti che possono ostacolare le dinamiche di sviluppo. L'identificazione dei fattori esterni in termini di opportunità e di minac-ce deve poter guidare le scelte strategiche verso le soluzioni più appropriate.

Anche nell'ambito dell'analisi SWOT, la misurazione dei fenomeni rilevanti ha u-n'importanza particolare. La raccolta delle informazioni, spesso di natura qualita-tiva, a sostegno dell'attività di “ricognizione” può in parte avvenire attraverso sur-vey, ovvero indagini dirette presso le comunità locali o presso testimoni privile-giati, oppure ricorrendo a tecniche più sofisticate, come le indagini Delphi. Ope-rando in una dimensione di sviluppo locale, il “lavoro sul campo” ha un valore di assoluto rilievo: permettendo una determinazione diretta di variabili altrimenti non misurabili, attinenti il benessere della popolazione residente nell'area oggetto di intervento, le domande sociali che emergono, il livello di condivisione delle diagnosi effettuate dagli esperti sulla situazione del territorio, il grado di consenso e di potenziale coinvolgimento nelle iniziative programmate di sviluppo.

Più in generale, anche l'attività di audit, i risultati dell'analisi SWOT ed il piano di azione che (come vedremo) ne consegue, dovrebbero essere proposte alla conside-razione ed alla condivisione di un ampio numero di persone, nell'ambito di tavoli o di gruppi di discussione per quanto riguarda i partner istituzionali e socioeco-nomici; e ricorrendo ad indagini dirette presso la popolazione. L'approccio per la consultazione dovrà essere tecnicamente e metodologicamente fondato e dovrà condurre alla condivisione della scelta strategica del PIT, come risultato dei fabbi-sogni, delle domande e delle priorità individuate.

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2.3 La determinazione dell'obiettivo generale del progetto integrato

La formulazione dell'idea forza, la sua verifica e validazione attraverso l'analisi SWOT, il riconoscimento delle dinamiche presenti nel territorio e l'individuazione delle domande sociali prevalenti costituiscono le premesse per la determinazione dell'obiettivo generale del progetto.

Tale obiettivo generale si riferisce al complesso del territorio e delle azioni che si intende perseguire ed troverà corrispondenza nella variabili più aggregate a livello di area: il livello dei redditi e del benessere, l'occupazione, la tutela e la valorizza-zione dell'ambiente e della salute, la coesione sociale, la sicurezza. L'obiettivo ge-nerale espresso a livello di PIT presenterà presumibilmente una connessione ac-centuata con gli obiettivi generali e globali (ossia di asse) assunti dalla program-mazione nazionale per il Mezzogiorno. In particolare, ricordiamo che l'obiettivo generale del PSM viene così identificato: “ridurre significativamente il divario e-conomico-sociale delle aree del Mezzogiorno in un modo sostenibile, ossia accre-scendo la competitività di lungo periodo, creando condizioni di accesso pieno e libero al lavoro nonché tutelando e facendo leva sui valori ambientali e di pari op-portunità; e in particolare: a) conseguire entro il quarto anno del settennio 2000-2006 un tasso di crescita del Mezzogiorno significativamente superiore a quello dell’Unione Europea; b) ridurre drasticamente il disagio sociale. L’obiettivo gene-rale si realizza attraverso un forte aumento dell’occupazione regolare (e dunque più produttiva e tutelata) del Mezzogiorno, attraverso l’aumento dei tassi di attivi-tà, la riduzione del lavoro sommerso, la compressione della disoccupazione”.

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3. STRATEGIE, OBIETTIVI SPECIFICI, LINEE DI INTERVENTO

3.1 La strategia e gli obiettivi specifici

La strategia di un progetto o programma di sviluppo è costituita dall'insieme delle scelte di fondo che l'intervento assume. Essa deve essere quindi accuratamente e-splicitata, assumendo in sostanza le forme di una “dichiarazione” su tali scelte. In sintesi, come vedremo fra breve con maggior dettaglio, l'esplicitazione della stra-tegia contiene un'indicazione sugli obiettivi specifici che verranno prescelti.

Gli obiettivi specifici costituiscono obiettivi “di secondo livello” rispetto all'obiet-tivo globale, il cui perseguimento è funzionale al raggiungimento di quest'ultimo. Ad esempio, un obiettivo globale di crescita del reddito di una determinata comu-nità verrà perseguito prefissandosi obiettivi specifici — ad esempio — di attrazio-ne di nuove imprese dall'esterno; di aumento della produttività nel settore agrico-lo; di incremento delle presenze turistiche, e così via.

Un buon orientamento alla scelta degli obiettivi specifici viene dal PSM, che ha individuato 79 obiettivi specifici, riferiti ai sei assi della programmazione e fun-zionali al raggiungimento dell'obiettivo globale assunto dal Programma di Svilup-po del Mezzogiorno. Gli obiettivi specifici coprono un ventaglio di azioni pro-grammatiche molto ampie e vengono proposti alle Amministrazioni titolari di Programmi Operativi come un “paniere” da cui selezionare gli obiettivi maggior-mente rispondenti alle proprie esigenze di programmazione dello sviluppo. A no-stro avviso, gli obiettivi specifici assunti dal PSM possono essere utilizzati, even-tualmente con qualche variante, anche dalle Amministrazioni che predispongano progetti integrati territoriali.

Ritornando all'esempio formulato in precedenza, nel prospetto posto di seguito si ripetono per maggiore chiarezza idea-forza, obiettivo globale, strategia ed obiettivi specifici. L'idea-forza è l'indicazione sintetica dei punti di rottura su cui si intende agire per promuovere lo sviluppo ed il benessere dell'area. Essa anticipa intuizioni sui punti di forza e sulle opportu-nità che si aprono per l'area, che andranno poi verificate attraverso l'analisi SWOT. L'obiet-tivo globale (che deve poter essere misurabile) ha un riferimento immediato con le variabili economiche e sociali dell'area e si collega in maniera immediata ai principali fabbisogni (di benessere, di lavoro, di ambiente e salute) espresse dalle comunità locali. La strategia è, come si è detto, l'insieme delle scelte di fondo che ci dicono come realizzare l'obiettivo globale, dando corpo all'idea-forza che è stata individuata. Nel caso specifico, come si ve-

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de, la strategia punta da un lato su una profonda trasformazione produttiva dell'area, che sia funzionale all'obiettivo generale di alimentare lo sviluppo endogeno, dare indipendenza vo-cazionale all'area ed elevarne sul piano qualitativo il profilo delle specializzazioni; e dall'al-tro su una forte integrazione funzionale delle amministrazioni dell'area sul piano dei servizi e delle comunicazioni.

L'IDEA-FORZA Formare un grande parco suburbano in u-n'ottica di rete ecologica e di integrazione amministrativa fra comuni dell'area, accre-scendo le possibilità localizzative per e-coimprese di produzione e di servizi

Contiene un'indicazione di sintesi sul pro-getto o sui progetti di maggiore dimensione (il core project) intorno ai quali ruoterà il progetto integrato territoriale

L'OBIETTIVO GLOBALE Espandere i redditi prodotti localmente, di-versificandone le fonti, aumentare la densità produttiva, contenere i tassi di immigrazio-ne dalla metropoli attraverso il contenimen-to dell'espansione edilizia

Consiste in un'indicazione (traducibile in termini quantitativi) sui traguardi che le comunità locali assumono per la realizza-zione del progetto

LA STRATEGIA Perseguire una profonda trasformazione strutturale delle attività produttive dell'area, contrastando i fenomeni di degrado rurale e conferendo logica di sistema al territorio.

Indica in termini generali come si intende perseguire l'obiettivo globale, coerentemen-te con l'idea-forza che è stata individuata

OBIETTIVI SPECIFICI A. Negli ambiti con sovrautilizzo delle risorse:

recuperare gli ambiti compromessi a seguito di usi impropri e conflittuali; regolare gli usi e la pressione sulle risorse (anche attraverso sistemi di certificazione dell’equilibrio nell’uso delle risorse stesse); accrescere l’offerta di beni e servizi finalizzati alla qualità ambientale ed alla corretta fruizione ambientale delle risorse (asse 1)

B. Sostenere lo sviluppo dei territori rurali, valorizzandone le risorse ambientali e stori-co-culturali, nel quadro di progetti integrati (asse 4)

C. Promuovere la costruzione di reti di città piccole e medie, quale infrastruttura di sup-porto alla affermazione dei processi di svi-luppo e al territorio diffuso (asse 5)

D. Favorire la nascita e/o la localizzazione di nuove attività e nuove imprese, specie in i-niziative che assicurino buone prospettive di crescita e di integrazione con il territorio [….] (asse 4)

E. Promuovere la ricerca e l’innovazione per la valorizzazione di risorse naturali e storico-artistiche del territorio meridionale (asse 3)

Gli obiettivi specifici sono funzionali al raggiungimento dell'obiettivo globale e det-tagliano la strategia prescelta.

Gli obiettivi specifici presentati nella tabella sono ripresi da quelli del PSM, con qualche modificazione. Essi costituiscono comunque solo gli obiettivi specifici principali del pro-

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getto, in quanto, come vedremo fra breve con maggior dettaglio, ad essi potranno essere aggiunti altri obiettivi specifici, di natura “servente”, ossia strettamente funzionali al rag-giungimento dei primi.

La strategia deve possedere una stretta coerenza con i risultati dell'analisi SWOT, nonché caratteri di effettiva integrazione, ossia la capacità di perseguire l’idea-forza con un insieme polivalente e coerente di interventi. Vanno quindi chiara-mente esplicitate le modalità di trasformazione nei modelli di utilizzazione delle risorse che il progetto integrato territoriale intende promuovere e va dimostrata la sostenibilità ambientale di tale trasformazione.

La discussione della coerenza fra i risultati dell'analisi SWOT e gli obiettivi specifici assun-ti (che, come si è detto, declinano e dettagliano la strategia definita per raggiungere l'obiet-tivo globale) può essere poggiata sulla costruzione di una tabella come quella mostrata di seguito e riferita all'esempio che stiamo conducendo con riferimento ad un ipotetico PIT. Nella tabella, vengono posti lungo le righe i punti SWOT e lungo le colonne i cinque obiet-tivi specifici assunti. Vengono quindi contrassegnati da indicatori di connessione le relazio-ni fra punti SWOT ed obiettivi specifici (ciascuna connessione andrebbe naturalmente di-scussa nel merito).

A B C D E PUNTI DI FORZA - Patrimonio naturale attrattivo, punteggiato

da emergenze culturali ed ambientali di e-levato valore

a a

- Buoni collegamenti con l'area metropolita-na, anche se interessati da fenomeni di satu-razione e sbilanciati a favore del trasporto su gomma

a a

PUNTI DI DEBOLEZZA - Contrazione delle attività produttive tradi-

zionali, soprattutto in agricoltura, e riduzio-ne della densità produttiva

a

- Scarsa integrazione (nei trasporti e nei ser-vizi) fra centri urbani e fra questi ultimi ed il territorio rurale

a a

- Elevata pressione su servizi e territorio dei fenomeni di migrazione dalla metropoli

a

OPPORTUNITÀ - Diffusione delle innovazioni nella telemati-

ca

a a a Ad esempio, l'obiettivo specifico A (recuperare gli ambiti compromessi a seguito di usi im-propri e conflittuali, regolare gli usi e la pressione sulle risorse) del PIT serve a valorizzare il punto di forza rappresentato dal valore del patrimonio naturale esistente. L'obiettivo spe-cifico B (sostenere lo sviluppo dei territori rurali, valorizzandone le risorse ambientali e sto-rico-culturali) ha relazioni sia con la valorizzazione del patrimonio naturale e storico-

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culturale che con il contrasto alla contrazione delle attività produttive tradizionali. L'obiet-tivo specifico C (Promuovere la costruzione di reti di città piccole e medie, quale infrastrut-tura di supporto alla affermazione dei processi di sviluppo e al territorio diffuso) serve a combattere le carenze dedicate alla scarsa integrazione funzionale e di servizio dei centri urbani presenti nell'area. Essa ha inoltre connessioni con le opportunità aperte dalla diffu-sione delle nuove tecnologie telematiche. L'obiettivo specifico D (favorire la nascita e/o la localizzazione di nuove attività e nuove imprese, specie in iniziative che assicurino buone prospettive di crescita e di integrazione con il territorio, anche nel Terzo settore e nell’economia sociale) e l'obiettivo specifico E (promuovere la ricerca e l’innovazione per la va-lorizzazione di risorse naturali e storico-artistiche del territorio meridionale) hanno una relazione diretta con la necessità di contrastare il deterioramento del profilo produttivo dell'area.

La strategia mette in luce gli impatti generali che si intende ottenere e la trasfor-mazione negli scenari prospettici dell’area che gli interventi dovranno promuove-re. Come si è detto in precedenza, essa deve risultare coerente con il quadro gene-rale assunto dalla programmazione nazionale per il Mezzogiorno.

Si è detto in precedenza come gli obiettivi specifici debbano essere legati da una relazione di complementarità e/o di funzionalità. Accanto agli obiettivi specifici principali (che hanno anch'essi peraltro caratteri di interrelazione) è quindi possi-bile individuare altri obiettivi specifici, che hanno caratteri di complementarità ri-spetto ai primi. Più in particolare, ripercorrendo ancora la catena logica che con-duce all'individuazione degli obiettivi specifici:

- dall’idea-forza, discende l’identificazione di pochi obiettivi specifici principali, con una forte relazione di complementarità (ad esempio, in un’area marginale con sottoutilizzazione di risorse naturali importanti: obiettivi specifici di sviluppo della domanda turistica; di valorizzazione dei beni culturali esistenti; di preservazione dell’ambiente e contrasto ai fenomeni di degrado);

- “a monte” degli obiettivi specifici principali, è necessario selezionare de-gli obiettivi specifici di natura prevalentemente “servente”, che soddisfa-no esigenze di supporto per il conseguimento degli obiettivi specifici principali (sempre con riferimento all’esempio precedente: obiettivi spe-cifici relativi ai trasporti ed all’accessibilità dell’area; alla regolarità nell’erogazione di risorse idriche; al sostegno al sistema delle imprese minori; alla formazione di profili professionali appropriati);

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- infine, “a valle” degli obiettivi specifici principali possono essere identi-ficati degli obiettivi dipendenti, il cui perseguimento diventa possibile proprio in quanto gli obiettivi specifici principali vengono conseguiti (ad esempio: sviluppo del sistema delle imprese minori ed artigianali, come effetto dell’attivazione della filiera produttiva innescata dalla maggiore domanda turistica; sviluppo di innovazioni tecniche ed organizzative, come risultato del maggiore addensamento di presenze produttive inno-vative nell’area).

Le relazioni di complementarità fra obiettivi specifici possono essere indagate ri-correndo, quale modalità di rappresentazione, ad una matrice, in cui gli obiettivi specifici vengono posti sia lungo le righe che lungo le colonne. Nell'esempio che viene riportato, il set iniziale di obiettivi specifici principali è stato integrato con l'aggiunta di altri obiettivi, ritenuti serventi rispetto ai primi. La tavola va riempita con indicatori di connessione logica. In particolare, lungo le righe vengono segna-late le connessioni “serventi”: un certo obiettivo è funzionale al raggiungimento di altri obiettivi; lungo le colonne, vengono invece lette le connessioni “di dipenden-za”: per essere raggiunto, un certo obiettivo deve essere supportato dal persegui-mento di altri obiettivi.

La tavola non viene naturalmente riempita lungo la diagonale principale.

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Coerenza interna degli obiettivi specifici A B C D E F G H I J A. Negli ambiti con sovrautilizzo delle risorse: recuperare gli ambiti compromessi a seguito di

usi impropri e conflittuali; regolare gli usi e la pressione sulle risorse (anche attraverso siste-mi di certificazione dell’equilibrio nell’uso delle risorse stesse); accrescere l’offerta di beni e servizi finalizzati alla qualità ambientale ed alla corretta fruizione ambientale delle risorse.

a

a

B. Sostenere lo sviluppo dei territori rurali, valorizzandone le risorse ambientali e storico-culturali, nel quadro di progetti integrati.

a

C. Promuovere la costruzione di reti di città piccole e medie, quale infrastruttura di supporto alla affermazione dei processi di sviluppo e al territorio diffuso.

a

a a

D. Favorire la nascita e/o la localizzazione di nuove attività e nuove imprese, specie in iniziative che assicurino buone prospettive di crescita e di integrazione con il territorio, anche nel Terzo settore e nell’economia sociale, in collegamento con le azioni sul sociale, e con attenzione al-lo sviluppo dell’imprenditorialità e dell’occupazione femminile.

a

E. Promuovere la ricerca e l’innovazione per la valorizzazione di risorse naturali e storico-artistiche del territorio meridionale. a a

a

F. Promuovere la capacità della Pubblica amministrazione di intervenire per la conservazione e lo svilup-po; promuovere la rete ecologica come infrastruttura di sostegno dello sviluppo compatibile e come si-stema di offerta di beni, risorse e valori.

a a

G. Sostenere e diffondere l’uso delle reti telematiche da parte del sistema produttivo, in partico-lare da parte delle PMI industriali (per accrescere l’accesso ai mercati esteri) e di piccola di-stribuzione, artigianato e cooperazione.

a a

H. Fornire assistenza a orientamento, progettazione e formazione alla creazione d’impresa. a

a a

I. Favorire la crescita di nuove realtà produttive locali intorno alla valorizzazione innovativa di risorse e prodotti turistici tradizionali ed al recupero di identità e culture locali.

a

a

J. Migliorare la qualità delle risorse umane operanti nel settore turistico, attraverso specifiche azioni di formazione, in connessione con le azioni previste in Rete ecologica e Patrimonio culturale.

a

a

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Il tema della coerenza fra gli obiettivi del progetto integrato territoriale e quelli della programmazione nazionale per il Mezzogiorno è cruciale: come si è detto in precedenza, la progettazione territoriale è destinata a dare contenuti e vitalità a molte delle linee di azione previste dal Programma di Sviluppo del Mezzogiorno. Le azioni progettate a livello locale devono dunque contribuire al conseguimento degli obiettivi globali (di asse) e degli obiettivi generali (del Programma) stabiliti dal PSM.

Anche in questo caso, la discussione sulla coerenza fra progetto di sviluppo locale e programmazione nazionale può essere facilitata procedendo, come si è mostrato nel paragrafo precedente, dalla costruzione di una tavola delle corrispondenze, che riguarda in questo caso gli obiettivi globali della programmazione nazionale, da una parte; e gli obiettivi specifici assunti dal progetto, dall'altra.

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Coerenza fra obiettivi globali del PSM ed obiettivi specifici del progetto integrato territoriale Obiettivi specifici del PIT A B C D E F G H I J ASSE I Risorse naturali

Creare reti di servizio efficienti, nuove opportunità di crescita e di sviluppo sostenibile rimuovendo la condizione di emergenza ambientale, espandere l’uso razionale e la fruibilità di risorse naturali, riser-vando particolare attenzione alla tutela delle coste, garantire il presidio del territorio, a partire da quel-lo montano, anche attraverso specifico sostegno ad attività agricole, preservare le possibilità di svi-luppo nel lungo periodo e accrescere la qualità della vita

a a a a

ASSE 2 Risorse culturali

Valorizzare, tutelare e rendere maggiormente fruibili le risorse culturali, accrescere il benessere socia-le, stabilire le condizioni per nuove opportunità imprenditoriali nel settore della cultura e delle attività culturali.

ASSE 3 Risorse umane

Indurre nuove occasioni di sviluppo espandendo la dotazione, la disponibilità e la qualità delle risorse umane, riducendo il tasso di disoccupazione, facendo emergere attività “informali”, migliorando la partecipazione complessiva al mercato del lavoro e valorizzando le risorse femminili. Far crescere il contenuto scientifico-tecnologico delle produzioni meridionali e rafforzare la rete di competenze del Mezzogiorno ed i collegamenti con il sistema imprenditoriale

a a a

ASSE 4 Sviluppo locale

Creare le condizioni economiche per lo sviluppo imprenditoriale e la crescita produttiva; aumentare la competitività, la produttività, la coesione e la cooperazione sociale in aree concentrate del territorio, irrobustendo, anche attraverso l’innovazione tecnologica, le filiere produttive, specie in agricoltura, e lo sviluppo rurale. Promuovere la localizzazione di nuove iniziative imprenditoriali, ivi incluse quelle nel settore turistico, e l’emersione di imprese dall’area del sommerso

a a a a ASSE 5 Città

Favorire la localizzazione di nuove iniziative nelle aree urbane e metropolitane specie nei servizi alle persone e alle imprese. Creare condizioni economiche, amministrative e sociali per lo sviluppo im-prenditoriale. Aumentare la competitività e la produttività strutturale dei sistemi economici territoria-li. Combattere la marginalità sociale e favorire i processi di recupero della fiducia sociale, anche at-traverso interventi di riqualificazione del contesto urbano

a a a a

ASSE 6 Reti e nodi di servizio

Aumentare la competitività e la produttività strutturale dei sistemi economici territoriali. Creare le condizioni di contesto per lo sviluppo imprenditoriale e la localizzazione di nuove iniziative. Favorire i processi di recupero della fiducia sociale

a a

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La discussione sulla coerenza riguarda sostanzialmente l'identificazione sul piano qualitativo del meccanismo di trasmissione degli effetti dagli obiettivi specifici agli obiettivi globali (di asse), con riferimento all’area di intervento.

Come si è detto in precedenza, gli obiettivi specifici (e, come vedremo fra breve, gli interventi ad essi associati) possono essere collocati all’interno di più assi prio-ritari.

3.2 Gli interventi

Il conseguimento degli obiettivi specifici individuati è affidato, sul piano operati-vo, alla realizzazione di interventi, che devono trovare collocazione nelle misure del POR (o del DocUP). Ricordiamo che le misure configurano insiemi di azioni omogenee e sono di natura monofondo — sono cioè finanziate da uno solo dei fondi strutturali (FESR, FEAOG, FSE e SFOP). Poiché il progetto può insistere su più misure, esso può avere naturalmente natura plurifondo, ossia accedere a finan-ziamenti erogati da diversi fondi strutturali.

In prima approssimazione, a ciascuno degli obiettivi specifici sarà assegnato uno o più interventi (da assegnare alle diverse misure). Gli interventi potranno comun-que contribuire al raggiungimento di più obiettivi specifici.

In sostanza, possiamo organizzare logicamente il nostro ragionamento facendo ri-ferimento allo schema presentato alla pagina che segue. Iniziando dal lato destro della tavola, vediamo innanzitutto come a ciascuno degli obiettivi specifici del PIT siano stato assegnati prioritariamente uno o più interventi. Il legame diretto fra obiettivi specifici ed interventi viene contrassegnato da un indicatore di alta connessione. Alcuni degli interventi individuati sono tuttavia in grado di esercita-re effetti positivi anche sul raggiungimento di obiettivi specifici diversi da quelli ai quali sono prioritariamente assegnati.

Il lato sinistro della tavola è destinato ad illustrare come gli interventi individuati vengano riportati alle misure del Programma Operativo Regionale (o del DocUP) e quindi agli assi a cui tali misure sono riferite.

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Misure del POR Interventi del PIT Obiettivi specifici del PIT A B C D E F G H I J ASSE I Risorse naturali

1) ……….. 2) ……….. 3) ………..

A) …………. B) …………..

a a

ASSE 2 Risorse culturali

4) ……….. 5) ……….. 6) ………..

C) ………….

ASSE 3 Risorse umane

7) ……….. 8) ……….. 9) ………..

D) ………….. a a a

ASSE 4 Sviluppo locale

10) ……….. 11) ……….. 12) ………..

E) ………….. F) …………... G) …………..

a a a

ASSE 5 Città

13) ……….. 14) ……….. 15) ………..

H) ……………. a

ASSE 6 Reti e nodi di servi-zio

13) ……….. 14) ……….. 15) ………..

I) …………….. J) ……………

a

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4. IL SISTEMA DEGLI INDICATORI

Il sistema degli indicatori secondo la logica comunitaria viene descritto da diverse pubblicazioni, a cui si rimanda per approfondimenti e dettagli (si vedano anche le due figure poste alla fine di questo capitolo, tratte da pubblicazioni della Commis-sione). In sintesi, riportiamo qui le principali definizioni e qualche esemplifica-zione2.

Il primo set di indicatori riguarda gli indicatori di contesto. Abbiamo visto in precedenza come l'analisi del territorio e l'analisi SWOT vengano realizzate misu-rando (nei limiti del possibile) alcuni parametri statistici riferiti al sistema socioe-conomico, che ci danno un'informazione sintetica ed efficace sulla situazione di base della comunità locale in cui si vuole realizzare l'intervento. Ad esempio, il reddito pro-capite ed il tasso di disoccupazione sono due parametri che esprimono in forma sintetica il grado di benessere e la capacità di generare ricchezza da parte di una determinata comunità locale. Essi hanno un livello di generalità molto ele-vato. Indicatori più dettagliati possono invece essere riferiti ad esempio alle pre-senze turistiche (in termini quantitativi, dovremo esprimere questo indicatore in termini relativi, ad esempio rapportando il numero di turisti alla popolazione resi-dente); alla densità delle presenze produttive in un determinato settore (ed in que-sto caso ricorreremo ad un rapporto fra gli addetti all'industria e la popolazione, oppure ad un indice di specializzazione); al grado di sicurezza del territorio, misu-rabile attraverso il numero di atti di illegalità (anch'esso, per avere un'informazio-ne in termini relativi, rapportato alla popolazione residente). Queste informazioni potranno essere anche di natura qualitativa: ad esempio, il grado di soddisfazione

2 L’indicazione delle “Linee guida”, secondo cui l’identificazione di indicatori va limitata

in questa sede a “eventuali indicatori di realizzazione riferiti all’intero PIT, aggiuntivi ri-spetto a quelli identificati per i singoli obiettivi specifici caratterizzanti il Progetto” sem-bra assumere implicitamente che a livello di PIT gli indicatori (di realizzazione, di risulta-to e di impatto) non vadano quantificati (e che quindi non sia necessario “dichiararne” nuovamente la lista, nell’associarli a valori previsti). Si tratta a nostro avviso di un’ipotesi da considerare con attenzione, in quanto per una componente così importante nell’ambito della programmazione regionale, qual è quella dei PIT, appare sicuramente opportuno procedere a delle quantificazioni degli indicatori.

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della popolazione per un determinato servizio potrà essere verificato attraverso u-n'indagine diretta (si consideri ad esempio le indagini multiscopo presso le fami-glie svolte dall'ISTAT, che danno ad esempio informazioni molto interessanti sul gradimento delle famiglie, nelle varie regioni italiane, sui trasporti ferroviari, sui trasporti urbani, sull'erogazione dell'acqua o dell'energia elettrica, etc).

Il ricorso agli indicatori di contesto, oltre che permetterci di verificare quale sia la situazione di base della comunità locale in cui si interviene, permette all'organi-smo di promozione di stabilire dei traguardi quantificati, ovvero di misurare gli obiettivi del progetto: ad esempio, se il reddito locale di una comunità locale è molto inferiore rispetto alla media regionale, il promotore del progetto di sviluppo locale potrà proporsi come obiettivo di accrescerlo, poniamo, all'80%; se il tasso di disoccupazione è al 25% e la media regionale è del 18%, il promotore del pro-getto potranno porsi come obiettivo quello di ridurlo a tale livello; su un piano più specifico, le presenze turistiche sono di 250 per 1.000 abitanti ed il promotore del PIT ritiene che esse siano modeste rispetto alle potenzialità del territorio, l'obietti-vo potrà essere quello di riportarlo a 500 per 1.000 abitanti; e così via. In sostanza, attraverso gli interventi del progetto integrato, il promotore si propone di miglio-rare gli indicatori di contesto. Ciò si traduce nell'adozione di obiettivi quantificati.

Una caratteristica degli indicatori di contesto è quella di non essere del tutto in-fluenzabili dal progetto. Ad esempio, immaginiamo che un'iniziativa per lo svi-luppo locale abbia l'obiettivo di accrescere i redditi agricoli in un territorio rurale. Gli interventi vengono realizzati secondo le previsioni e le aziende agricole intro-ducono importanti innovazioni. Un evento esogeno ed imprevedibile, come un'ec-cezionale ondata di maltempo, danneggia però in modo grave le colture: l'obietti-vo di incremento dei redditi agricoli non viene quindi realizzato — ma la nostra valutazione sui risultati del progetto dovrà tenere conto dell'evento esterno che si è verificato e non potrà quindi concludere che il progetto sia risultato in sé ineffica-ce.

Una piena valutabilità all'interno del progetto viene invece riflessa dagli indicatori di realizzazione, di risultato e di impatto:

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- gli indicatori di realizzazione riguardano l'attuazione fisica e materiale degli interventi. Essi sono rilevati presso gli operatori, ovvero i soggetti che procedono alla realizzazione fisica degli interventi;

- gli indicatori di risultato segnalano gli effetti immediatamente prodotti dalla realizzazione degli interventi e direttamente verificabili presso i be-neficiari degli interventi, ovvero le persone o gli organismi che fruiscono direttamente delle prestazioni del progetto. Si misurano presso le struttu-re realizzate dal progetto;

- gli indicatori di impatto segnalano infine gli effetti complessivi degli in-terventi, anche al di là dei risultati diretti ottenuti presso i beneficiari. L'impatto si rileva presso i destinatari, ovvero le persone o gli organismi che sono complessivamente interessati, direttamente o indirettamente, al-la manifestazione degli effetti degli interventi. Si misurano nel territorio in cui viene attuato il progetto.

Ai fini della preparazione della progettazione integrata territoriale, va sottolineato come i Programmi Operativi Regionali presentino insiemi di indicatori (di realiz-zazione, di risultato e di impatto) che, sul piano qualitativo, costituiscono gene-ralmente un buon riferimento per l'individuazione del set di indicatori rilevanti. Naturalmente, tali indicatori andranno quantificati con specifico riferimento alle azioni previste nel PIT.

Analogamente che in precedenza, una sistematizzazione del ragionamento che è stato sviluppato può essere favorita attraverso la realizzazione della tavola che se-gue.

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Sistema degli indicatori per i progetti integrati territoriali Indicatori di contesto Obiettivi Interventi Indicatori di realizzazione Indicatori di risultato per gli obiettivi specifici

Valore attuale

Valore atteso

A B C D E F G H I J

Popolazione residente in territori appartenenti alla rete ecologica regionale, sul totale della popola-zione nell'area

20% 50% A Recupero, risanamento e bonifica di luoghi ad alta valenza ambientale

Superfici recuperate da usi impropri, recuperate sul piano paesaggistico e risanate sul piano ambientale (ettari)

= B Agenzia intercomunale per la promozione dello sviluppo ambientale del territorio

Numero e valore dei servizi offerti per la promozione della rete ecologi-ca e la conservazione e sviluppo del territorio

Presenze di turisti e visitatori per 1.000 abitanti

1.800 4.000 C Recupero di beni cultu-rali

Numero di beni culturali e di archeo-logia rurale sottoposti a restauro e tutela, nonché promossi e valorizzati a fini turistici

Spostamenti di persone e merci fra città appartenenti al territorio sul totale degli spostamenti

25% 35% D Interventi per la costitu-zione di reti di città

Numero di interventi per il collega-mento stradale (km di strade), ferro-viario (km di ferrovie), nonché per la riorganizzazione dei servizi su scala intercomunale

Investimenti delle imprese in inizia-tive di diversificazione in agricoltu-ra ed in settori industriali e di servi-zio legati all'ambiente, rapportati alla popolazione residente

7% 20% E Incentivi ed assistenza a progetti imprenditoriali di diversificazione in agricoltura e in settori legati all'ambiente

Numero di imprese incentivate e/o assistite nel settore di riferimento

Investimenti di imprese esterne operanti nel campo della ricerca e dell'innovazione, sul totale degli investimenti

4% 10% F Attrezzaggio di siti per la localizzazione di im-prese operanti

Superfici di aree attrezzate

Investimenti delle imprese in inno-vazioni legate alla telematica sul totale degli investimenti

3% 8% G Incentivi ed assistenza a progetti imprenditoriali per l'introduzione di innovazioni telematiche

Numero di imprese incentivate e/o assistite nei settori di riferimento

= = = H Creazione di impresa Numero di nuove imprese create nei settori di riferimento

Nuove imprese in filiere produttive legati alla valorizzazione innovativa di risorse e prodotti turistici tradi-zionali ed al recupero di identità e culture locali, sul totale delle impre-se

10% 20% I Incentivi ed assistenza per la creazione di filiere produttive

Numero di imprese associate a filiere produttive

Produttività per addetto delle impre-se nel settore turistico

50 mln 80 mln

Obi

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J Formazione per il turi-smo

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Indicatori di impatto per l'obiettivo globale: Reddito pro capite in % della media nazionale

65% 80% Obiettivo globale

Valore aggiunto e redditi creati; occupati nuovi e salvaguardati

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Componenti chiave della valutazione ex ante

Risultati dei programmi anteriori e indicazioni trat-

te dall’esperienza

Analisi dei bisogni

e delle disparità

Analisi delle prospettive

e delle potenzialità IMPATTI

STRATEGIE

Obiettivi RISORSE Realizzazioni Risultati

Azioni

Efficacia

Coerenza e razionalità generale

EFFICIENZA DEI MECCANISMI DI ATTUAZIONE

La logica di intervento di un programma

IMPATTI

RISULTATI

REALIZZAZIONI FISICHE

ATTIVITÀ RISORSE

OBIETTIVI GLOBALI

OBIETTIVI SPECIFICI

OBIETTIVI OPERATIVI

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