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La criminologia della
donna
Introduzione
Madri che uccidono
Mogli che uccidono
Perchè?
La criminogenesi
MADRI CHE UCCIDONO
Analisi psico-criminologica
Ciò che caratterizza la maggior parte degli episodi
citati è la depressione della madre. A volte si
tratta di depressione post-partum (come per
Maria Patrizio, la mamma che ha annegato il
piccolo Mirko, di cinque mesi), ritenuta un
fenomeno relativamente comune, altre volte di
una depressione di lunga data, con la presenza
in certi casi di aspetti di rilievo psichiatrico.
Il degrado sociale
Un altro elemento caratterizzante, ma solo di alcuni infanticidi, è il degrado sociale in cui vivevano madre e figli. Un caso emblematico è quello della piccola Eleonora, morta di fame a Bari e trovata all'autopsia con lo stomaco completamente vuoto: la bambina ha avuto la sventura di nascere in una famiglia segnata da una storia di povertà estrema, prostituzione e ignoranza.
La famiglia benestante
Ben diverso, però, è il caso del piccolo
Samuele, il figlio dell'ormai celeberrima
Anna Maria Franzoni, ucciso a Cogne il
30 gennaio 2002. Qui non c'è una storia
di degrado e di povertà, ma una famiglia
benestante, che vive in una bella villetta
di montagna.
Ma l'elemento tipico più difficile da accettare e da
comprendere, se non ricorrendo alla teoria del
raptus omicida, in queste storie di mamme che
uccidono i propri figli, è la brutalità della morte
inflitta a bambini indifesi. Samuele Lorenzi, di tre
anni, fu massacrato con un corpo contundente
mentre era sveglio. Sulle sue mani furono trovati i
segni di un inutile tentativo di difendersi.
LA BRUTALITA’ OMICIDIALE
Matilde morta il 2 luglio scorso in
provincia di Vercelli, aveva gli
organi interni distrutti dai colpi
subiti ed è morta, vomitando
anche sangue
La dissimulazione
Un altro elemento ricorrente in
queste storie è il tentativo di
dissimulare l'infanticidio da parte
delle madri, alterando i fatti e
simulando un incidente oppure
scaricando la colpa della morte su
misteriosi ed irreperibili terzi.
Uccidono….anche le donne sane di
mente
Gli infanticidi da depressione post partum sono l’espressione
tipica di tale stato psicologico, ma anche le depressioni a
volte non curate da medici che hanno dimenticato che un
malato lasciato a sè stesso possono spingere ad uccidere.
Ma assistiamo oggi al crescere inquietante di un altro,
diverso tipo di infanticidi: quelli di donne sane di mente, che
uccidono davanti alle difficoltà poste dall'accudire il
bambino.
Dunque, lucidamente, per ottenere dei vantaggi, per
eliminare quell'ostacolo che il figlio rappresenta. Tipico, il
caso di una giovane donna, qualche anno fa, che soppresse il
suo bambino di pochi mesi e con la complicità della madre ne
occultò il corpo. Da quando era nato, spiegò poi, litigava con
il marito, non si poteva più uscire la sera, né andare in
vacanza come prima.
Deve nascere nella mente dei
genitori…………..
Prima di venire alla luce……
L’omicidio per vendetta
Generalmente viene colpito il figlio per vendicarsi del padre. In psichiatria viene definito Sindrome di Medea, che per vendicarsi del tradimento del marito Giasone, ne uccide i figli. L’uccisone dei figli allo scopo di colpire il marito ha molte valenze. Questo atto comporta infatti oltre alla privazione della discendenza, la negazione della nostra sopravvivenza nel tempo, attraverso I figli.
A questo riguardo, i criminologi affermano che il delitto
è sempre determinato dall’odio,
tranne quello indirizzato alla persona amata,
in cui l’unico sentimento
che trapela è l’amore, per questo viene definito passionale.
Cosa spinge un individuo a compiere un delitto passionale? Sembra che la gelosia sia la motivazione più frequente. Da un punto di vista etimologico, questa parola proviene dal latino "zelus" e significa zelo, cura scrupolosa. Nell'accezione più comune la gelosia è però uno stato d'animo forte di una persona che dubita della fedeltà e dell'amore del partner o di una persona cara.
Esistono comunque diversi livelli di gelosia:
-desiderio di tenere a sé la persona amata
-gelosia che porta a continue verifiche sulla vita del partner
-gelosia ossessiva: proiezione della propria infedeltà o
insicurezza sull’altro.
- gelosia delirante
La gelosia di per sé quindi, non è patologica, ma può
diventarlo, se espressa e percepita nella sua forma più
estrema, trasformandosi in gelosia ossessiva o
delirante.
• come riportato dal DSM IV, consiste nella
convinzione di essere traditi dal proprio
partner distinguendosi in tal modo dalla
gelosia caratterizzata dal timore di
tradimento, ma non dalla certezza che esso si
sia consumato.
La fine di un rapporto
• Senso di fallimento
Ingiustizia subita
ansia
apatia
Frustrazione e rabbia
Irritabilità e disperazione con tendenze
suicidiarie od omicidiarie
Sempre più frequentemente tali delitti
vengono attuati senza un movente
apparente oppure, per un motivo
banale. In realtà l’azione omicidiaria
rappresenta l’ultima goccia che fa
traboccare il vaso. La soglia della
tolleranza viene meno.
Potremmo parlare di madri che uccidono per:
.patologia conclamata;
.forte ambivalenza verso il figlio;
.accidentalmente a seguito di maltrattamento o
sfinimento che sfocia in omicidio;
.eutanasia o altruismo;
.per vendetta verso altri, generalmente il
partner perché il bambino non è desiderato.
L’uccisione dei figli per
vendetta
Un caso tristemente noto accade nell’Ottobre del
1994: in quell’anno Susan Smith riceve la lettera del
suo amante, un uomo sposato che le comunica di non
voler proseguire la loro relazione a causa dei due
figli di lei, avuti dal precedente matrimonio. Averli
attorno lo infastidirebbe e decide di lasciarla.
Qualche giorno dopo, Susan porta I due figli Michael
ed Alex di tre e un anno, a fare una gita al lago.
Poi quando I bimbi si addormentano nell’auto
mette in folle e resta a guardare la macchina mentre
affonda nel lago, assieme ai suoi bambini. Quindi
corre a dare l’allarme; sostiene di essere stata
aggredita che un uomo di colore mentre era ferma
al semaforo. L’uomo l’ha spinta fuori dall’auto,
impossessandosene e fuggendo con I bambini.
La storia non convince la polizia che la condannerà
per omicidio.
Accostare il concetto di “madre” a quello di
“assassina” del proprio figlio costituisce nella
nostra cultura, una terribile contraddizione di
termini.
La psicopatologia dell’omicidio
materno
Il figlicidio è un gesto del tutto incomprensibile, un delitto ad alta visibilità sociale che provoca allarme, timore, condanna e stupore
Ma quanto c’è di folle in una madre che sopprime
una vita che lei stessa ha generato?
Quali sono le motivazioni profonde che spingono
una donna ad uccidere il proprio figlio?
Nonostante il desiderio di
maternità
Si sentono inadeguate, incapaci di crescere
quel figlio; allora, a poco a poco, elaborano
una visione di rovina totale per sé e per il
bambino che le spinge a compiere il delitto.
Uccidere il figlio appena nato è psicologicamente differente che ucciderlo quando vi è stata una lunga convivenza e si sono intrecciati legami derivanti anche dalla comunanza di vita.
l'uccisione del neonato immediatamente
dopo il parto può spesso intendersi, nella
dinamica psicologica, come un aborto
tardivo, effettuato sotto la spinta di
circostanze "difficili" che impediscono alla
donna di affrontare la maternità. Un altro
aspetto è quello relativo alla ricorrenza di
patologie mentali nell'infanticida.
OMICIDI MISTI
Le cause dell’aggressione sessuale
in famiglia
Vendetta nei confronti della propria
moglie accusata di relazioni extra-
familiari o sorpresa
Utilizzo di sostanze alcoliche o
stupefacenti che innescano
meccanismi di aggressione sessuale
Insoddisfazione sessuale del partner (attore)
Vendetta relativa alla possibilità che
la donna tronchi il matrimonio e lasci
la casa coniugale
La tipologia della violenza
domestica: obiettivo donna
Violenza psicologica
Violenza sessuale
Violenza economica
Violenza fisica
Stalking familiare
Violenza fisica
La violenza fisica consiste in qualsiasi forma di
aggressività contro le donne, contro il loro corpo e
le cose che a loro appartengono
Viene esercitata con forza, per determinare nella
donna un ruolo di sottomissione
La violenza fisica consiste
Pugni, schiaffi, spintoni, strattoni, botte,
distruzione di oggetti, etc
La violenza psicologica
Consiste in attacchi diretti a colpire la dignità
personale, forme di mancanza di rispetto,
atteggiamenti volti a ribadire continuamente uno
stato di subordinazione e una condizione
d’inferiorità indotta
Esempi sono: critiche continue, insulti, umiliazioni,
denigrazioni in presenza di altri, spesso di fronte la
famiglia d’origine, controllo continuo, tentativo di
isolare la donna da parenti ed amici, minacce contro
la persona, contro i figli o la famiglia, negazioni in
ordine il diritto dei nonni di vedere i propri figli
Violenza sessuale
Consiste in qualsiasi imposizione di
coinvolgimento in attività e/o rapporti
sessuali senza consenso, sia
all’interno che al di fuori della coppia.
spesso, la violenza sessuale
comporta aggressioni fisiche quali lo stupro di gruppo, in cui la donna viene materialmente costretta ad avere rapporti sessuali con una o piu’ persone estranee, oppure con un parente, un amico, un collega.
L’abuso sessuale intrafamiliare
È la forma piu’ frequente di violenza
sessuale; viene commesso quando un
familiare o amico costringe le donne a
partecipare a rapporti sessuali o a guardarle
mentre questi vengono realizzati su induzione
dell’abusante
Altre forme di violenza sessuale
Rapporti sessuali forzati
Costrizione a guardare o utilizzare materiale
pornografico
Avances sempre piu’ pesanti
Richieste di rapporti sessuali impliciti o
espliciti
Contatti intenzionali con il corpo
Ricatti a seguito di rifiuti
Violenza economica
Consiste in forme dirette ed
indirette di controllo
sull’indipendenza economica e
limitano o impediscono di disporre
di denaro, fare liberamente acquisti,
avere un proprio lavoro
Esempi pratici di violenza
economica
non permettere di disporre di un conto in banca
Ostacolare la ricerca o il mantenimento di un
posto di lavoro
Essere esclusa dalla gestione del denaro familiare
Rinfacciare qualsiasi spesa
Appropriarsi dei beni
Fare acquisti impegnativi senza
consultazione della
moglie/convivente