54

La macchia

Embed Size (px)

DESCRIPTION

Tutto inizia quando un giovanotto italiano, Adriano Ferri, imbarcato su un vecchio cargo in rotta per l’America, nei pressi del Triangolo delle Bermude si trova in mezzo a una tempesta magnetica che lo scaraventa su un altro Universo: è il mondo di Zatla, dove i rapporti umani, gli odi, gli amori, le guerre non sono molto dissimili da quelle della Terra. Tuttavia è un altro mondo, dove si muovono popoli e personaggi incredibili, come i fanatici e sanguinari Gundili o i favolosi Hegxen dagli occhi blu che studiano i poteri della mente. In questo mondo Adriano, diventato ormai Jadran Ferry, dapprima perseguitato, trova un suo spazio e diventa suo malgrado un protagonista della storia di Zatla. Dieci anni dopo il suo arrivo, terminata una serie di guerre che hanno insanguinato Zatla, Ferry diventa il Reggente di un piccolo stato chiamato Nordovest al quale si dedica, insieme alla moglie Falen, con tutte le sue forze...

Citation preview

Page 1: La macchia
Page 5: La macchia

Anna Olcese

LA MACCHIA Ferry, Quarto Episodio

Edizioni SHALIBOO

www.shaliboo.it

Page 6: La macchia

Edizioni SHALIBOO

www.shaliboo.it

LA MACCHIA Ferry, Quarto Episodio

Copyright © 2010 Anna Olcese ISBN 978-88-6578-002-2

In copertina: immagine Shutterstock.com

Finito di stampare nel mese di Giugno 2010 da Digital Print

Segrate - Milano

Page 7: La macchia

La Macchia (Ferry quarto episodio) Questo è il quarto libro della saga di JADRAN FERRY, che da giovane è stato sbalzato nel mondo di Zatla, un universo parallelo per certi aspetti simile alla Terra, ma dove vivono e operano popoli e personaggi straor-dinari. Dopo molte vicissitudini, FERRY è diventato Reggente di un pic-colo stato di Zatla, il Nordovest, che governa insieme alla moglie FA-LEN. I loro figli sono ormai adulti: JELS ha una famiglia, e MILNE che ora ha 27 anni, ha una vita sentimentale non ancora assestata, e nono-stante siano passati quasi dieci anni, ricorda con nostalgia il suo grande amore YASEI AREHSEN del popolo Hegxen. A KATA, la capitale del Nordovest, vivono anche HALLEN HEERIO, l’amico fraterno di Ferry, sua moglie ALEDIA e il loro figlio GUNAR. Ci sono pure i fedelissimi SAYADEN BRANT, diventato un importante docente di storia, e KAI SWATH, un guerriero della tribù dakei, che comanda la Guardia dei Reggenti a Kata. Sulle vicende di Zatla veglia il popolo Hegxen, che studia i poteri della mente. Ma nemmeno gli Hegxen potranno scongiurare la vendetta dei fanatici GUNDILI, la setta guidata da ARISINGH KA dedita a sacrifici umani e che aumenta il numero dei suoi adepti a causa di una nuova dro-ga…

I romanzi precedenti:

Ferry, il cuore e la spada (Ferry primo episodio) 2007, Il Filo Edizioni Le guerre di Zatla (Ferry secondo episodio) 2009, Il Filo Edizioni

Il Fuoco Azzurro (Ferry terzo episodio) 2010, Edizioni Shaliboo

Page 8: La macchia
Page 9: La macchia

PRIMA PARTE

Page 10: La macchia
Page 11: La macchia

7

1.1 Se ne sta seduto sulla porta della sua capanna, la gamba destra rigida da-vanti a sé, la barba cespugliosa, gli abiti consunti e mal lavati. Ha finito il suo lavoro e starà tranquillo fino all’ora di cena, a meno che il suo pa-drone non gli chieda di aiutarlo a sistemare gli attrezzi e i sacchi di ce-reali in magazzino. La capanna, dove abita da solo e che si è costruita con assi e materiali di fortuna, è in fondo al paese: dalla porta si vedono le propaggini della Selva di Anni che si stende per miglia e miglia, praticamente disabitata, nella parte più selvaggia di Zatla. E’ strano che lui, dopo nove anni, non si sia deciso ad andarsene il più lontano possibile da quel posto: se ci pensa bene, nemmeno lui se lo rie-sce a spiegare. Forse per pigrizia, o forse perché proprio lì è difficile che qualcuno sospetti la sua esistenza. O forse, anche, perché in fondo non vuole o non gli riesce di allontanarsi dall’oscura minaccia rappresentata dal Fuoco Azzurro, laggiù nella Selva di Anni. Quella cosa esercita su di lui un fascino sinistro: è nascosta là, minacciosa e sconosciuta, e potreb-be addirittura distruggere tutto il mondo di Zatla se... se... Laar Griselyo non vorrebbe pensarci, ma invece il passato gli torna spes-so in mente: nove anni prima lui è stato il capo delle guardie della Scuola Thaez, un laboratorio creato dal famoso professore Ram Thaez il quale, dopo aver creato con esperimenti genetici degli animali mostruosi, si è impadronito del Fuoco Azzurro, un oggetto dotato di immensa energia e venerato come un talismano sacro dalle tribù dakei e dai Gundili della foresta. Laar si ricorda il giorno che hanno portato il Fuoco Azzurro, montato su una complessa apparecchiatura, fino in cima a una delle cento e cento guglie chiamate “spade di Anni”, nel cuore della Selva. Come fosse og-gi, se lo ricorda, mentre sposta con fatica la gamba rigida sul terreno. Hanno sistemato lassù il Fuoco Azzurro, collegato a un micidiale germe inventato da Ram Thaez... se qualcuno azionerà il meccanismo, il germe verrà sparato contro il cielo con violenza inimmaginabile, e ricadrà su tutta Zatla seminando la morte.

Page 12: La macchia

8

Quel giorno di nove anni fa lui, Laar Griselyo, appena ultimato il lavoro, ha ucciso i suoi uomini, quelli che avevano portato il Fuoco Azzurro, per ordine di Ram Thaez, affinché nessuno potesse riferire dove il Fuoco Azzurro era stato sistemato. Ma le cose non erano andate come lui aveva previsto: quella donna, Seyana Doy, che aveva promesso di essere dalla sua parte per eliminare il “professore”, aveva invece sparato a lui, Laar, e rideva, la puttana maledetta... Laar era rotolato giù dalla piramide di roccia, ferito e tramortito, ed era stato creduto morto. Ma lui aveva voluto disperatamente vivere: si era trascinato per giorni, con la gamba spezzata e tra sofferenze inenarrabili, in mezzo alla Selva, finché era stato raccolto più morto che vivo da un gruppo di taglialegna e portato in paese. Dopo molti mesi le sue ferite erano guarite, ma gli era rimasta la gamba irrimediabilmente rigida, e la trascinava nel camminare. Uno dei taglialegna, che aveva una bottega in paese, gli aveva proposto di restare ad aiutarlo nei lavori di magazzino, e Laar aveva accettato: uno che non può camminare bene né tanto meno correre, non si può permet-tere più di fare il killer o anche solo la guardia di mestiere. Così, Laar è rimasto in paese; è considerato da tutti un poveraccio, un po’ tocco an-che, ma innocuo. E pensare che avrebbe potuto avere potere e ricchezze infinite se quella sgualdrina non lo avesse tradito... Laar sa che Seyana ha già pagato con la vita. Ha sentito dire che il labo-ratorio è andato a fuoco e che la Milizia ha trovato, fra gli altri, i corpi semicarbonizzati di Ram Thaez e di Seyana Doy. Adesso, Laar è l’unico al mondo a conoscere l’esistenza e l’ubicazione esatta della minaccia rappresentata dal Fuoco Azzurro: ha un brivido involontario ogni volta che ci pensa. Ram Thaez aveva progettato di ricattare tutti i governi di Zatla con la minaccia del germe abbinato al Fuoco Azzurro. Ma lui ha troppa paura: sa che i Gundili non si sono rassegnati, e molti di loro cer-cano ancora il Fuoco Azzurro nella Selva e intorno. Il Grande Maestro Arisingh Ka, ormai più che settantenne, sa che il Fuoco Azzurro non è andato distrutto nell’incendio del laboratorio, e lo sa perché lui, Laar Griselyo, faceva il doppio gioco e informava i Gundili. Laar ha detto ai Gundili che il Fuoco Azzurro sarebbe stato portato via e perché, solo non gli ha detto dove. I Gundili sono tenaci nel loro odio e spietati nelle vendette. Laar, in pae-se, ha dato il nome falso di Rellys e solo una volta, in tutti quegli anni, è tornato a Tryan che è la sua città; è stato qualche mese fa, e forse anche quella è stata un’imprudenza. E’ rimasto a Tryan solo una settimana e poi si è riseppellito nel paese.

Page 13: La macchia

9

E’ ora di cena: Laar si alza pesantemente trascinando la sua gamba, e si avvia verso la casa attigua al magazzino dove lavora: la moglie del suo padrone avrà già cucinato anche per i due uomini che aiutano il marito in bottega.

* * * E’ tempo di ricordi anche per Jadran Ferry lo Straniero, Reggente del Nordovest. Ferry ha oggi 56 anni, e sua moglie Falen Kerialys 51. Da più di vent’anni ormai governano insieme il Nordovest con saggezza e giustizia. E sono passati ben 36 anni dq quando Jadran Ferry, per uno scherzo del destino, è stato sbalzato dalla Terra sul mondo di Zatla: Zatla bellissima e selvaggia, un mondo in parte barbaro dove le passioni e-splodono violente, lacerato da guerre e discordie. Eppure Ferry ama Zat-la, questa è la sua patria ormai. Da quando lui e Falen sono diventati i Reggenti del Nordovest, ha avuto modo di conoscere la selvaggia bellezza di quella regione povera di ri-sorse, stretta fra le montagne e il mare, con le sue foreste, i torrenti impe-tuosi, le gole pittoresche e il cielo limpidissimo nelle giornate serene; e la sua gente fiera, bianchi e behir che da secoli convivono pacificamente. Può sembrare addirittura primitivo, il Nordovest, rispetto alle due grandi regioni di Zatla a prevalenza bianca, Tryani e Hyver. ma per niente al mondo Ferry tornerebbe nelle grandi città della pianura. Dei figli di Ferry, Jels, che ha 33 anni, vive con la moglie Gilar e due fi-gli ancora bambini. Anche Jels si dedica al governo del Nordovest ed è un validissimo supporto per suo padre e sua madre. Milne, che ora ha 27 anni, non ha ancora trovato la sua strada: ha studiato Scienza dell’Uomo, a Cooney e poi a Tryan, Si occupa di medicina e lavora all’Ospedale di Kata, la capitale del Nordovest; può considerarsi un medico abbastanza capace, ma questo non la soddisfa. Si è sposata con Kelio Anderis, un Comandante della Milizia. Milne ci ha pensato su molto prima di deci-dersi, e ancora adesso le cose con Kelio non vanno benissimo. Milne non può dimenticare il suo grande amore: Yasei Arexsen del popolo Hegxen, il popolo dagli occhi blu che da secoli studia i poteri della mente. Il loro è stato un amore intenso ma breve, poi Yasei ha dovuto tornare alla sua terra: gli Hegxen non abbandonano il loro popolo e obbediscono alla loro Legge, anche se ciò può costare loro molta infelicità. Yasei, per aver amato Milne, è stato condannato a due anni di solitudine e medita-zione sulla montagna. Adesso è sposato con una ragazza Hegxen e la sua vita è serena.

Page 14: La macchia

10

A Kata, Hallen Heerio che è coetaneo di Ferry, non ha smesso di prende-re la vita per scherzo, anche se si occupa di cose molto serie: è il Re-sponsabile dell’Ordine e della Sicurezza, nel paese. Non ha perso il suo fascino nonostante gli anni trascorsi, ed è più che mai amato dalle donne: Hallen, che anche da sposato non aveva rinunciato alle sue avventure, dopo la riconciliazione con Aledia ha mantenuto la promessa e le è rima-sto sostanzialmente fedele. Suo figlio Gunar, 25 anni, ha ereditato il fascino dei suoi capelli biondi e del suo sorriso, aggiungendovi gli occhi verdi e la bellezza di sua madre. Gunar è più che mai conteso dalle ragazze, ma finora non si è impegnato seriamente. Sono a Kata anche Sayaden Brant, che per lo studio ha abbandonato la carriera militare, e Mowri Keis, antico compagno di campo di Ferry e Hallen; e anche il gigantesco Kai Swath, il dakei che comanda la Guar-dia personale di Ferry. I dakei del Territorio Est sono tuttora comandati da Gerrit Burni, 60 anni, ormai capo carismatico del suo popolo da 30 anni. Burni si prepara a ce-dere il potere al suo primogenito Gerrit, fra pochi mesi, quando Gerrit compirà 31 anni. Anche Gerrit ha un ricordo nel profondo del cuore: è stato anche lui in-namorato di Milne, nove anni fa, ma si è tirato indietro quando si è ac-corto che Milne amava Yasei. Gerrit ha seguito la strada di suo padre e rispetta le tradizioni dakei, pronto a succedergli. Suo fratello Keyt gli da-rà una mano, mentre l’altro fratello Haali, che ha studiato molti anni fra gli Hegxen, è oggi un potente “Anziano”, uno di quello che vedono più in là degli uomini comuni, e perciò governano le cose dello spirito. I governi principali di Zatla sono sempre quelli delle due grandi regioni: nella Tryani resiste l’oligarchia dei nobili, anche se la classe dei borghesi li ha ormai soppiantati, di fatto, nella gestione del potere. Dalkyt Horo, ormai settantenne, esercita il potere coadiuvato da un Consiglio ristretto di cui, oltre i nobili, fanno parte anche borghesi. Nella Hyver invece il grande Victor Haren è morto, stroncato da un attacco cardiaco. Il suo po-sto è stato preso da Klavios Derey, un behir originario del Nordovest, vecchio amico di Ferry e Hallen. Dopo anni di guerre, la vita su Zatla sembra avviata a un periodo di tran-quillità, ma pesanti nuvole si stanno addensando sul suo orizzonte. La più immediata minaccia è costituita dagli adoratori di Gunda: i Gundili sono enormemente cresciuti di numero. Ci sono Gundili insospettabili, anche nelle città: la loro religione prescrive la purificazione collettiva per mezzo della tortura e della morte di una o più vittime. A volte, per rag-

Page 15: La macchia

11

giungere lo stato d’animo giusto per questi orrendi sacrifici, i Gundili si drogano con chorka mista ad altre sostanze: è questo uso piuttosto recen-te che ha fatto aumentare numericamente la setta. Inoltre, i Gundili hanno da molti anni un obiettivo: vogliono ritrovare il Fuoco Azzurro, considerato un talismano sacro. Il Grande Maestro dei Gundili, Arisingh Ka, che ora ha superato i 70 anni, sa che non è andato distrutto e non ha perso la speranza di ritrovarlo. Il Fuoco Azzurro, sistemato su una complicata attrezzatura sulla vetta di una delle cento e cento “spade di Anni”, attende in silenzio: se qualcuno abbasserà la leva principale del macchinario, una micidiale nuvola di un germe mortale verrà sparata contro il cielo e ricadrà lentamente provo-cando un’epidemia spaventosa, forse l’estinzione degli uomini su Zatla. E Laar Griselyo è il solo a saperlo... C’è anche un’altra minaccia: gli animali mostruosi creati nove anni pri-ma da Ram Thaez nel laboratorio in mezzo al Deserto di Pietra, hanno continuato a riprodursi. Il loro numero è aumentato lentamente perché essi si divorano l’un l’altro, ma ora gli insetti giganti sono in tanti, e sono pronti a uscire dal Deserto e invadere altre regioni di Zatla seminando morte e terrore.

Page 16: La macchia

12

1.2 Wries Degultrijk uscì dal Palazzo del Governo particolarmente eccitato, quella sera. Ricopriva un importante incarico amministrativo nella Hyver ed era anche abbastanza vicino al potente Klavios Derey. Quel behir, ne-ro come l’inferno! pensò con disprezzo mentre saliva sull’automobile che funzionari del suo grado avevano a disposizione per gli spostamenti. Prima, con Victor Haren, era stato ancora possibile guadagnare con il po-tere e la corruzione: Victor Haren aveva tentato di lottare contro queste forme degenerate di governo, ma senza grandi successi. Klavios Derey invece si era dimostrato inflessibile; di conseguenza si era fatto subito molti nemici. Inoltre, era un behir: uno scuro di pelle e con i capelli neri a caschetto, una razza che i bianchi della hyver consideravano in qualche modo “in-feriore”, anche se nel Nordovest bianchi e behir vivevano assieme da se-coli. La Hyver non lo aveva accettato fino in fondo. Tuttavia Derey era un uomo pieno di fascino personale oltre che un saggio capo di governo, e aveva finito per trovare molti sostenitori fra la popolazione. Wries De-gultrijk comunque era uno di quelli che avrebbero fatto volentieri a meno di lui; ma rendendosi conto che la posizione di Derey era troppo alta, si mostrava suo convinto sostenitore tanto da rasentare il servilismo. Quella sera, era una sera speciale: una volta al mese lui partecipava alle riunioni. I Gundili di Cooney non erano i selvaggi fanatici della foresta: erano persone insospettabili, alcuni anche vicini al governo, come lui. Gente che aveva cominciato con la chorka, la droga che produceva rapi-damente assuefazione, e poi era approdata al “dax”, una micidiale me-scolanza di chorka e altre sostanze, che liberava istinti aggressivi e desi-derio di violenza. Questa nuova droga aveva il vantaggio di poter essere assunta ogni 25/30 giorni. L’effetto immediato che produceva era esplosivo: c’erano persone che sotto l’effetto del dax si scatenavano in atti di violenza, assassini, stupri, atti vandalici. Altri erano stati attirati dal rito dell’assunzione in gruppo, e lentamente queste persone erano entrate nel giro dei Gundili: una volta al mese, in occasione dei loro sacri “krati”, come venivano chiamate le

Page 17: La macchia

13

ricorrenze in onore del dio Gunda, si riunivano e sotto l’effetto del dax torturavano e uccidevano. Il Grande Maestro dei Gundili, Arisingh Ka, in fondo disprezzava questi “nuovi Gundili” poiché essi agivano solo perché spinti dall’uso della droga. Tuttavia si serviva di loro: ogni mezzo era buono per allargare le schiere degli adoratori di Gunda. Arrivato a casa sua, Wries Degultrijk congedò l’autista e comunicò al capo dei suoi servi che sarebbe uscito subito dopo cena e avrebbe passato la notte fuori. Finito di cenare, Degultrijk salì in camera sua e indossò un paio di pantaloni neri e una camicia senza maniche, Poi si tinse le braccia di rosso: il segno distintivo dei Gundili durante i “krati”. Indossò, sopra, un giubbetto perché il colore delle braccia non si vedesse, e si avvolse in vita una sankya nera, che durante il “krati” avrebbe tenuta intorno alla testa. Era in uno stato di piacevole eccitazione: era ora, veramente, di prendere il dax: già da alcuni giorni cominciava a sentire gli effetti dell’astinenza. crampi allo stomaco e brividi di freddo. Arrivò a notte fonda al luogo del “krati”, una cantina molto vasta, abba-stanza fuori mano perché nessuno sentisse le urla delle vittime. Tutto era già stato preparato: la statua di Gunda troneggiava contro una parete, e in faccia c’erano un uomo e una donna, nudi, saldamente assicurati alla pa-rete, braccia e gambe in croce. Degultrijk trasalì di eccitazione e si liberò del giubbetto perché si vedesse che le sue braccia erano tinte di rosso. Il Maestro della cerimonia recitò alcune invocazioni a Gunda, poi gettò una serie di ingredienti dentro un bacile al centro del locale, dal quale si levò un leggero fumo. Infine tutti, in fila, furono ammessi a ricevere in mano una piccola quantità della polvere che si era formata nel bacile. Wries Degultrijk, seguendo il suo turno, mise la polvere sui polpastrelli e la aspirò vigorosamente. Man mano, forza e aggressività crescevano in lui: era il più forte, doveva distruggere per dimostrarlo. Alzò le braccia dipinte di rosso urlando «Gunda! Avrai le tue vittime!...» Il Maestro intonò un canto ritmato e tutti ne seguirono il ritmo, gridando, alzando le braccia, mentre i due prigionieri li guardavano con occhi dila-tati dall’orrore. Dove erano stati prelevati, quelli? si domandò Wries Degultrijk in un barlume di lucidità: gente che viaggiava isolata? Disgraziati senza casa che dormivano nei templi abbandonati? O persone catturate sulla porta di una fabbrica, di una scuola?... tornò a eccitarsi, gridando e invocando Gunda: ora, solo la vista del sangue e le urla dei suppliziati avrebbero calmato la sua eccitazione.

Page 18: La macchia

14

Cominciarono con l’uomo, al quale furono spezzate le braccia a colpi di mazza; poi passarono alla donna torturandola con sottili ferri roventi in tutto il corpo. Tornarono all’uomo spezzandogli anche le ginocchia. De-gultrijk urlava invocazioni a Gunda senza rendersene conto. Gunda il Si-gnore della Morte. Gunda che si nutre delle sofferenze delle vittime... Durò molto tempo. La fase di aggressività e di eccitazione selvaggia prodotta dal dax era poi seguita da uno stato di piacevole benessere che durava a lungo. Questo stadio era per Degultrijk già cominciato quando la donna morì. “Gunda è grande” pensava Degultrijk sentendosi come senza peso “Gunda premia i suoi fedeli...” Fu in quel preciso momento che la Milizia fece inaspettatamente irruzio-ne nel locale. Per qualche minuto ci fu un inferno di urla e spari: i Gundili che erano ancora in stato di aggressività reagirono con violenza, e furono quasi tutti abbattuti. Quelli che avevano superato la fase della violenza ed avevano i riflessi rallentati non riuscirono praticamente a opporre resistenza e furo-no tutti fatti prigionieri. Il Comandante della Milizia, un Kvart di 3° classe già anziano, guardò inorridito i corpi seviziati delle vittime appesi al muro. L’uomo respirava ancora. «Raccoglietelo meglio che potete» disse ai suoi uomini, notando gli arti spezzati «e di corsa all’ospedale. La donna credo non potremo far altro che seppellirla. In quanto a questi luridi porci assassini» indicò i Gundili caduti «identificateli se possibile e poi, nella fossa comune» an-dò davanti ai prigionieri che erano legati e stavano contro il muro, guar-dati a vista. «Dove li portiamo, signore?» domandò il capodrappello. «Al Palazzo del Governo: lì li interrogheranno per bene, questi bastardi, e poi, sulla forca!...» si fermò davanti a Wries Degultrijk che cercava di tenere la faccia in ombra «Ma guarda, questo signore lo conosciamo, è un alto funzionario del governo, vero signor Degultrijk? Certo che ne dovrete raccontare, di cose» gli voltò le spalle e se ne andò. Il capodrappello fece salire tutti su un furgone che li portò, attraverso la città ancora addormentata, fino al Palazzo del Governo, dove furono but-tati senza complimenti in una buia cantina e lasciati lì, legati e guardati a vista da cinque Kvart bene armati.

* * *

Page 19: La macchia

15

Klavios Derey fu svegliato nel cuore della notte con la notizia del clamo-roso arresto di una dozzina di Gundili “insospettabili”. Si fece portare subito al Palazzo del Governo e mandò a chiamare il suo Comandante Militare e il Capo della Polizia, che lo raggiunsero poco più tardi: voleva interrogare personalmente il suo funzionario. Osservò Degultrijk, che gli fu portato davanti e che sorrideva tranquillo. Veramente, un “insospettabile”. «Bene, voi eravate in un posto così abominevole» gli disse Derey «ora ci direte tutto dell’organizzazione, è chiaro?» «Non mi fate paura» disse Degultrijk sempre sorridendo «Gunda proteg-ge i suoi fedeli...» «Di sicuro non ti proteggerà dalla punizione che meriti» disse il Coman-dante Militare «ti consiglio di dirci tutto e subito» Wries Degultrijk si chiuse in uno sdegnoso silenzio, e il Capo della Poli-zia disse a Derey «Signore, questi Gundili dovevano essere imbottiti di dax: ne abbiamo trovato un contenitore, in quella cantina» Klavios Derey andò davanti a Degultrijk «Ascolta, brutto verme. Non avrò nessuna pazienza, con te. Non mi interessa nemmeno sapere perché uno come te è diventato un maledetto massacratore e neanche perché tu abbia preso la strada del dax.. Quello che voglio sapere è: chi sono gli altri della banda, chi vi coordina, dove vi riunite, tutto dell’organizzazione. Tutto, hai capito?» «La vendetta di Gunda vi raggiungerà dovunque voi siate...» cominciò Degultrijk guardando in alto. Derey gli diede uno schiaffo, e Degultrijk quasi girò su se stesso «Del tuo Gunda me ne infischio» disse furioso «Ora ascoltami bene, pezzo di merda: puoi dirmi tutto subito, o ti faccio subire tutte quelle carezze che voi Gundili infliggete alle vostre vittime. E mi pregherai in ginocchio di ascoltarti...» Wries Degultrijk sembrò scosso «Non posso dire quello che non so...» cominciò. Ma Derey lo afferrò per la camicia e quasi lo sollevò da terra, poi gli assestò un colpo al plesso solare. Degultrijk si piegò in due con un grido rauco, cadde a terra e Derey lo colpì in piena faccia con un cal-cio. «Tu devi dirmi tutto» gridò «o quanto è vero il Dio, desidererai di morire cento volte. Sta’ attento, conosco anch’io quello che fate ai vostri prigio-nieri... che ne diresti se ti facessi strappare tutte le unghie dei piedi? Op-pure togliere la pelle, un centimetro per volta? Eh?...» «Io non ho paura della morte» balbettò Degultrijk, ma Derey lo interrup-pe.

Page 20: La macchia

16

«Della morte? E fai bene, signor Capo Amministratore, visto che sarai impiccato. Ma una cosa è morire impiccato in pochi secondi, un’altra è impiegarci tanto tempo, a morire, e implorare ogni minuto che si metta fine alle tue sofferenze... eh? Cosa decidi?» «Maledetti tutti» disse Degultrijk a bassa voce «Gunda si vendicherà...» «Si, si, non preoccuparti di Gunda» intervenne il Capo della Polizia «pensa invece che tu sei qui, nelle nostre mani» Wries Degultrijk fece una smorfia orribile «Vi dirò quello che so. Ma non credo che vi servirà a molto...» «Questo riguarda noi. Tu pensa a parlare»

* * * Più tardi, Klavios Derey ebbe una riunione ristretta con i responsabili dell’ordine e della sicurezza della città e dell’intera Hyver. Li mise al corrente di tutto. Quello che Degultrijk aveva confessato serviva, pur-troppo, a ben poco: i gruppi di Gundili di città non si conoscevano fra loro, e nemmeno conoscevano l’ubicazione degli altri punti di ritrovo. Sapevano solo che tutto il movimento dei Gundili faceva capo al com-plesso di templi della foresta di Rimal, e che l’altro grande punto di con-centramento della setta era la Grande Palude di Skyb. Nessun dettaglio particolarmente utile, salvo le conferme di quello che si sapeva già, ad esempio che Arisingh Ka era tuttora il capo di tutti i Gundili di Zatla. «Sono esasperato» disse Klavios Derey ai suoi collaboratori «non è più tollerabile che una setta fanatica basata sull’assassinio condizioni la vita del nostro mondo. E il potere dei Gundili è legato alla chorka: è comin-ciando a prendere quella roba che si è trascinati a servirsi del dax che scatena istinti aggressivi» «Anch’io sono d’accordo che si debba affrontare questo problema in modo radicale» disse il Comandante Militare «anzi, proporrei di attacca-re i Gundili nei loro covi di Rimal, distruggere le loro sedi e giustiziare tutti i Gundili che troveremo là» «Assalire i Gundili a Rimal è follia» disse il Capo della Polizia «inoltre sono ormai sparsi in tutta Zatla. Ci vorrebbe una strategia multiforme, e l’accordo di tutti i governi, per combatterli» «C’è un solo uomo, su Zatla, in grado di combattere efficacemente i Gundili» disse Klavios Derey «è il Reggente del Nordovest, Jadran Ferry: per tutta la vita non ha fatto che combatterli; è stato anche prigio-niero a Rimal; li conosce bene. Penso di incontrarmi con lui per studiare una strategia comune»

Page 21: La macchia

17

Alla fine della discussione, Derey mandò un telemessaggio a Jadran Ferry: gli chiedeva di incontrarsi con lui a metà strada fra Cooney e Ka-ta, e precisamente nella cittadina di Hoaris, ai margini del Deserto di Pie-tra.

Page 22: La macchia

18

1.3 Il sole primaverile illuminava i tetti di Kata, riscaldava piacevolmente l’aria, entrava prepotentemente fin negli angoli più remoti del Castello. Jadran Ferry si svegliò appena il sole arrivò a lambire la sua faccia. Si alzò sul gomito, fece una leggera carezza sul viso di sua moglie, ancora addormentata «Buona giornata, Falen» Falen aprì gli occhi, sorrise «Che ora è?» «Circa le sette» Restarono a letto altri dieci minuti, assaporando il piacere di essere lì, riposati e rilassati, riscaldati dal sole. Poi Falen si alzò a sedere, la tuta leggera che scendeva giù da una spalla. «Non è male, per i tuoi 51 anni» disse Ferry mentre, sdraiato con le mani dietro la testa, guardava il corpo ancora giovanile di sua moglie. Falen si mise a ridere. «Siamo quasi vecchi, Jadran» Ferry la prese gentilmente in vita attirandola vicino. Falen passò la mano sui muscoli delle spalle, del petto, lisci e ancora duri come il ferro «Co-munque, se è per invecchiare così, mi sta bene» sussurrò, e Ferry si tenne la sua mano sulla guancia. «Eppure, tutto questo un giorno finirà» disse. «Certo. La morte arriverà anche per noi prima o poi. Ma non mi fa pau-ra» disse Falen «ho più paura di altro: vecchiaia, decadenza fisica, malat-tie...» «Oh, tu non avrai mai decadenza» scherzò Ferry con una carezza sui ca-pelli chiari ormai in parte bianchi «sei fatta di ferro, tu» «Forse, di là c’è un’altra vita» disse Falen «magari meglio di questa. Magari in un altro mondo. Magari sotto forma di un animale, come dico-no i dakei» «Ah, allora vorrei essere un “drax”, uno di quei gatti selvaggi delle fore-ste... ne avrei il diritto, visto che sono stato “drax” tutta la vita» aggiunse Ferry alludendo al nome della Milizia di cui aveva fatto parte fin dal suo arrivo su Zatla.

Page 23: La macchia

19

«Ma, io credo che non abbia molta importanza che uno si reincarni o no, dal momento che non ci ricordiamo niente... credo che ognuno di noi ab-bia valore per se stesso, nel contesto degli altri milioni di uomini» «Che discorsi profondi, stamattina» Ferry la prese tra le braccia baciando le spalle «non è meglio pensare a qualcosa di più vicino a noi?...» Il fonico a capo del letto suonò due volte. Falen si staccò lentamente da lui. «Proprio impossibile» disse con un sorriso. Sollevò il microfono «Qui la Reggente» «Sono Hallen, e a costo di disturbare, devo parlare subito con Jadran e con te» «Vieni pure» Hallen arrivò che si erano appena vestiti e stavano facendo colazione. «Buona giornata, Falen. E a te, Jadran. Siete sempre giovani e belli, devo dirlo» «Daljet, Hallen, siedi» gli fece posto «Aledia sta bene?» «Si, grazie. Solo qualche disturbo di poco conto; d’altronde l’età sta au-mentando...» «...mentre tu non invecchi mai, non è vero?» lo canzonò Falen. «Ah, credo che non riuscirò a invecchiare finché ci sarà una ragazza gio-vane e carina al mondo» disse Hallen ridendo «e poi vorrei, ecco, vorrei morire tutto d’un colpo, senza invecchiare» «Basta, cosa sono tutti questi discorsi sulla morte, stamattina?» Ferry versò un bicchiere di latte «Bevi, Hallen, e dimmi cosa è successo» «C’è un telemessaggio per te da Klavios Derey» Hallen gli porse un fo-glio, e Ferry aggrottò la fronte nel leggere. «Guai in vista» disse rivolto a Falen «Klavios ha scoperto a Coo un covo di Gundili. Insospettabili, dice, fin nelle file del Governo. Vuole incon-trarsi con me» «Jadran» disse Hallen, improvvisamente serio «sono quasi quarant’anni che combattiamo contro questa gente; e quando ti sembra di averli scon-fitti, risaltano fuori più attivi che mai. Forse non siamo riusciti a essere abbastanza decisi, tutti noi di Zatla, nei loro confronti» «Una setta assassina» disse Falen «che non dovrebbe esistere in un paese civile. Eppure trova sempre nuovi seguaci» «E’ il dax» disse Ferry alzandosi «Klavios dice che quella gente era dro-gata di dax: quella roba scatena istinti di violenza. Ecco dove i Gundili trovano nuovi proseliti» «La droga... da quanti anni diciamo che è un problema prioritario?» disse Hallen «La verità è che tutti i governi di Zatla sono stati sempre occupati

Page 24: La macchia

20

principalmente a farsi la guerra. Ma adesso, con il dax collegato ai Gun-dili, si dovrà ben fare qualcosa tutti insieme» Ferry disse rivolto a sua moglie «Puoi occuparti tu di tutto per una setti-mana?» «Certamente. E poi c’è Jels. Non ci sono problemi. Pensate di andare tut-ti e due, no?» «Pensavo proprio di si» «Come ai vecchi tempi» Hallen sorrise mettendo un braccio sulle spalle dell’amico «Andiamo in missione» «Bè, è solo un incontro politico» Falen sorrise guardandoli: sapeva che Hallen Heerio e Ferry erano più che fratelli, da moltissimi anni. La loro amicizia era iniziata quando en-trambi avevano vent’anni e Jadran Ferry era arrivato su Zatla, solo, stra-niero e perseguitato; e si era cementata attraverso le molte avventure e battaglie combattute insieme. Sapeva anche che Hallen, sotto l’apparente superficialità, era duro come l’acciaio e che, insieme, lui e Ferry forma-vano una coppia imbattibile. «Andate tranquilli» disse «Jels e io penseremo a tutto. Se necessario, Milne e Gunar possono darci una mano» «Ah, Milne ne è certamente in grado» disse Hallen «in quanto a mio fi-glio, basta che non si perda dietro a qualche ragazza...» «Come suo padre, del resto» scherzò Falen, e Hallen allargò le braccia e sospirò. «Gli anni sono passati anche per me, Falen» «Ma via, lo sanno tutti che le donne ti adorano» disse Falen, con una ca-rezza sui capelli biondi di Hallen che resistevano tenacemente al grigio. Si diressero tutti all’ufficio di Ferry passando davanti ai drax di guardia che scattarono salutando il passaggio dei Reggenti. Ferry mandò a chiamare per prima cosa suo figlio Jels, che arrivò quasi subito accompagnato dal suo Aiutante Nedd Beerisky, un Comandante dei Grani che da un anno era il suo alter ego. Quando Ferry informò Jels del contenuto del messaggio di Derey, suo figlio si mostrò insolitamente preoccupato. «Questa storia di Gundili non mi piace, padre. Non è la prima volta che se ne scoprono nelle città e in posti dove prima non erano mai stati. Ne esistono anche a Tryan. E forse anche qui nel Nordovest...» «Il Nordovest è refrattario a queste cose» disse l’Aiutante scuotendo la testa. «Non si può mai dire» intervenne Ferry «è una minaccia da non sottova-lutare»

Page 25: La macchia

21

«Dove ti incontrerai con Derey?» «A Hoaris» Jels corrugò la fronte «Vicino al Deserto di Pietra, se non sbaglio» «Proprio» Jels respirò profondamente: il Deserto di Pietra gli ricordava la paurosa avventura che lui aveva vissuto nove anni prima quando era stato fatto prigioniero dagli scienziati che lavoravano al laboratorio di Ram Thaez; e poi, riuscito a fuggire, era stato raccolto più morto che vivo ai confini del Deserto da una tribù dakei. Era stato in quell’occasione che lui aveva trovato il famoso Fuoco Azzurro, che poi era finito nelle mani di Ram Thaez... Si riscosse e sorrise «Vai tranquillo con Hallen, padre. Qui an-drà tutto bene» «Come stanno i tuoi figli, e Gilar?» «Benissimo, grazie. Non ho da lamentarmi di loro...» rise mentre si alza-va nel sole, la faccia abbronzata attorniata dai riccioli nerissimi. “Jels, figlio mio” pensò Ferry mentre Jels usciva seguito dall’Aiutante “sono felice che tu abbia una famiglia e una vita serena...” gli venne in mente improvvisamente che lui aveva press’a poco l’età di Jels, e due figli dell’età dei suoi, quando la tragedia e la disperazione si erano abbat-tute su di lui: la morte di sua moglie, il rapimento dei suoi figli, l’uccisione del più grande da parte dei Gundili.... e lui non aveva avuto un padre e una madre, né prima né dopo il suo arrivo su Zatla. Aveva af-frontato tutto da solo, era riemerso più forte dagli abissi della dispera-zione e aveva trovato la felicità con Falen: ormai da vent’anni la loro vita era felice. Falen, la sua donna... «A che pensi?» gli domandò Hallen «a qualche bella ragazza, scommet-to» «Hai indovinato» Ferry rise alzandosi per andare a preparare tutto per la partenza.

* * * Quando già l’amtigrav era pronto al centro del grande cortile del Castel-lo, Ferry e i suoi compagni erano fuori del veicolo e stavano per salire a bordo. Dal fondo dello spiazzo spuntò di corsa una figura snella, i riccio-li biondi al vento. «Guarda, Jadran, Milne è venuta a salutarci» disse Hallen. Ferry sorrise andando incontro a sua figlia. La vide mentre correva, i ca-pelli al vento, la gonna corta e il giubbetto coloratissimo, gioielli alla cin-tura che scintillavano al sole. L’abbracciò con affetto.

Page 26: La macchia

22

«Daljet, padre. Non sono riuscita a vederti in questi ultimi giorni. Ho sentito del tuo viaggio solo questa mattina» «Saremo di ritorno entro una settimana. Frattanto tu stai vicino a tua ma-dre, intesi?» «Certo, puoi contare su di me» «Daljet, principessa» le disse Hallen «torneremo presto: è solo un viag-gio di piacere» «Oh, vi vedo infatti» disse Milne sorridendo «vi state divertendo come due vecchi compagni d’arme» «Ben detto, gattina, è proprio così» Hallen fece ancora un gesto di saluto; poi entrambi salirono sull’antigrav che si alzò con un ronzio sordo. Poco dopo, il ronzio si trasformò in un sibilo appena percettibile mentre il vei-colo prendeva rapidamente la direzione est.

* * * Milne se ne andò, a piedi, all’ospedale di Kata dove di solito passava la mattinata. Venne riconosciuta e salutata rispettosamente da molte perso-ne: il fatto che la figlia dei Reggenti lavorasse all’ospedale contribuiva ad alimentare il rispetto e l’affetto che la gente del Nordovest aveva per i Reggenti e la loro famiglia. L’Ospedale di Kata non era grande: Kata aveva poco più di ventimila a-bitanti; ma molti venivano anche da fuori perché gli ospedali, nel Nordo-vest, erano ancora molto pochi. Milne passò per i corridoi, salutando in-differentemente medici, infermieri e pazienti, e si diresse al salone medi-co. Sulla porta incontrò Deglatyrios Dehaney, che tutti chiamavano “Deg”, un medico sanguemisto bianco-behir, pelle scura e capelli casta-ni, baffetti tagliati corti e un eterno sorriso che sembrava canzonare tutto e tutti. «Daljet, bellezza» disse il medico «eccoti le ultime notizie: il Vecchio è di pessimo umore per una serie di casi di Febbre maligna che si sta dif-fondendo a Kata; in quanto alla Matrona, lei è più cattiva del solito: que-sta notte non deve aver scopato come si deve» Milne rise, divertita «Bene, adesso ho la situazione. Cosa sono questi ca-si di Febbre?» «Bè, ne sono arrivati qui tre l’altro ieri in fin di vita: ieri, due sono anda-ti. Oggi ne sono arrivati altri cinque, tutti del quartiere sud. Non è la pri-ma volta, del resto: ricordi quattro anni fa? Successe la stessa cosa» «Si, mi ricordo; morirono 50 persone» Milne aggrottò la fronte «Imma-gino che mia madre sia stata avvisata»

Page 27: La macchia

23

«Si. Stamattina il Vecchio ha un colloquio proprio con la Reggente, per questo ha un diavolo per capello: capisci, ogni volta che la Reggente lo incontra gli fa il terzo grado, e lui deve rispondere di tutti, qua dentro... anche della Matrona che si fa tutti i giovani medici, a quanto dicono...» «Deg, smetti di scherzare» Milne rise di nuovo: il personaggio chiamato “la Matrona” cioè la Capo Infermiera Delis Han, non riscuoteva molte simpatie a causa della sua durezza «la Matrona conosce bene il suo lavo-ro» «Questo è certo, specialmente quello notturno» Deg annuì energicamen-te. «Anche con te?...» scherzò Milne «Ah, con me non ci prova. Mi scampi il Dio» esclamò il giovane medico incrociando le dita davanti alla fronte in segno di scongiuro. In quel momento una donna di mezza età, vestita di bianco, spuntò in fondo al corridoio. «Milne Ferry!» chiamò «potete venire qua un momento?» «Ohi, la Matrona» sussurrò Deg con comico terrore, e sgattaiolò via ve-locemente. Milne salutò cordialmente la Capo Infermiera «Daljet, Delis. Ho sentito di quei casi di Febbre...» «Si, il Primo Medico parlerà stamattina con la Reggente. Credo che si provvederà a isolare i parenti di quelli che finora si sono ammalati. Non credo sia una cosa molto grave: ogni due o tre anni succede. La Febbre è endemica. Mi ricordo che...» Milne la lasciò parlare e la seguì verso le corsie senza ascoltarla molto. La mattinata passò in fretta, e dopo un veloce spuntino Milne uscì dall’ospedale per tornare al Castello. Deg Dehaney la raggiunse appena fuori del portone. «Ho visto quei malati di Febbre» disse Milne «per tre di loro non c’è niente da fare. Spero che circoscrivano in fretta questa epidemia» «Ma, che importa» scherzò Deg «c’è sempre troppa gente al mondo, an-che se ne muoiono un po’...» Milne lo guardò fra lo scandalizzato e il divertito «Tu scherzeresti anche sul letto di morte» «Certo. Sarebbe pazzesco prendere il mondo sul serio. Io mi prenderò gioco del mondo fino all’ultimo respiro» Milne sospirò leggermente, pensando a quanto invece fosse serio e com-passato sul marito Kelio Anderis, Comandante della Milizia. Milne lo aveva sposato qualche anno prima, più che altro perché Kelio era un bell’uomo, socievole, non prepotente. Ma si era presto accorta che, den-

Page 28: La macchia

24

tro, Kelio era freddo come un blocco di ghiaccio: non si lasciava mai an-dare, era sempre maledettamente serio, mai uno sprazzo di fantasia... «Che c’è, Milne?» domandò Deg Dehaney mentre salivano la strada stretta che portava al Castello «qualcosa non va?» «Oh, no, grazie, sto benissimo» «Meglio così. Dammi retta, non c’è niente al mondo che valga la pena di farsi prendere dalla tristezza, niente» «Credo che tu abbia ragione. Ma io non sono affatto triste. Stavo solo pensando» «Anche il pensare troppo può nuocere» sentenziò Deg, e Milne rise della sua aria fintamente cattedratica.

* * * Nel pomeriggio, Milne andò da sua madre: Falen Kerialys, la Reggente del Nordovest, era appena arrivata nei suoi uffici. Parlarono della situa-zione sanitaria: dopo l’incontro con il Primo Medico, Falen aveva già da-to tutte le disposizioni necessarie. «Finirà, vedrai, nel giro di una o due settimane. Bloccati tutti i casi si e-saurirà da sola» «Ah, ne sono certa» disse Milne, e aggiunse con un sorriso «quando tu dici le cose con tanta sicurezza, uno non può avere dubbi» Falen rise «Vuoi prendermi in giro?» «Dico sul serio, mami. Tu sei sempre stata un appoggio sicuro per mio padre, per Jels e per me, e per tutti quelli che ti sanno intorno. E’ che tu sai prendere in fretta le decisioni giuste» Falen mise un braccio sulle spalle di sua figlia «Non vedo l’ora di scari-care un po’ delle mie responsabilità... in fondo, tu e Jels potreste benis-simo assorbire i miei compiti» «Non dire queste cose, mami, non ci credi nemmeno tu...» «Ho quasi 52 anni, non avrei il diritto di riposarmi un po’?» «Ma che dici? Non ne saresti capace...» «Non hai smesso di essere impertinente con tua madre» Falen le diede un buffetto sulla guancia, e risero insieme. Ma la sensibilità esercitata di Fa-len sentiva che Milne non era del suo solito umore. La scrutò un attimo «C’è qualcosa che ti rende strana, oggi, no?» «Ho deciso di lasciare Kelio» disse improvvisamente Milne. Falen restò in silenzio per un po’ prima di commentare. «Immagino che tu ci abbia pensato a lungo» disse.

Page 29: La macchia

25

«Si. Kelio ha molte buone qualità, madre, e non posso dire che sia tutta colpa sua se non andiamo più d’accordo. Ma è privo di fantasia: un tipo tetro, sempre serioso, pedante, insopportabile insomma. La vita con lui è diventata troppo grigia» «Ne avete parlato?» «Bè, io glie l’ho detto: lui ha accusato il colpo... naturalmente tutte le colpe erano mie, io non faccio nessuno sforzo per capirlo, eccetera. Co-munque non ha insistito poi molto: credo che anche lui abbia smesso da un pezzo di amarmi, se pure mi ha mai amato» «Mi dispiace» disse Falen «mi avevi detto che il vostro matrimonio era in crisi, ma non pensavo che avreste deciso di separarvi così presto» «Non ha senso prolungare l’agonia di un rapporto che non c’è più, ma-dre» «Chissà, forse se aveste avuto un figlio...» «Non ho mai voluto averne, da lui, questo è vero: forse già all’inizio sen-tivo che sarebbe finita male. Kelio ha ragione probabilmente, quando di-ce che non ho fatto sforzi per capirlo...» «Bene, non colpevolizzarti, adesso» disse Falen realistica «se questa co-sa si deve fare, meglio farla subito. Torneresti a vivere con noi?» «All’interno del Castello certamente. Però preferirei un’abitazione mia. Non sono gli spazi che mancano al Castello» «Certamente» Falen si alzò perché i suoi impegni erano molti e urgenti «Torna a trovarmi» disse a Milne. Si abbracciarono, poi Milne uscì dall’ufficio. Salutò il drax di guardia, poi andò fuori nel cortile; salì le scale di pietra che portavano fino in cima alle mura, godendo del calore del sole. Da lassù si dominava Kata e una parte delle montagne dalle quali era cir-condata. Milne viveva in quel grande castello da quando aveva cinque anni. Erano stati, tutto sommato, anni felici. Solo il periodo fra i 17 e i 18 anni era stato burrascoso; aveva attraversato esperienze di quelle che lasciano il segno: la prigionia nel laboratorio della Scuola Thaez, la fuga avventuro-sa, il terrore dell’inseguimento dei Gundili e delle orribili creature del Deserto di Pietra; e la disperazione di quando l’avevano gettata nella gabbia di un gigantesco gorilla che l’avrebbe fatta a pezzi... e l’amore con Yasei Arexsen del popolo Hegxen, che l’aveva salvata: un amore e-saltante, al di là di ogni esperienza umana. Una cosa che era entrata in lei per sempre. Poi, Yasei era tornato al suo popolo. Gli Hegxen si sposavano solo fra loro e nessuno abbandonava il suo popolo: Yasei, pur innamorato di lei,

Page 30: La macchia

26

aveva rispettato la Legge. Yasei, il suo sorriso, i suoi occhi di un azzurro intenso, che ti leggevano dentro... Sospirò. Erano passati nove anni, la vita era continuata. Pensò al suo le-game con Kelio e alle cose che avrebbe dovuto affrontare separandosi da lui: il cambio di casa, i commenti degli amici, la gente... chiuse gli occhi. Provò a immaginare con gli occhi della mente la scena di lei e Yasei, giovani, davanti alla capanna dove avevano vissuto brevi e indimentica-bili giorni d’amore: l’erba verdissima, la vegetazione e i fiori della Selva di Anni, e la capanna alle loro spalle, il rumore del torrente poco lontano, e Yasei che la teneva per mano. “La felicità sarà con te, sempre” le aveva detto Yasei “basterà richiamare alla mente la scena che noi, ora, stiamo vivendo...” Lo vedeva come fos-se lì davanti a lei; tutto era reale fin nei minimi particolari. Una sensa-zione di pace e di serenità entrò lentamente in lei. Si staccò da quella vi-sione con sforzo, parecchi minuti dopo. Scese le scale rapidamente, sentendosi sollevata e meglio preparata ad affrontare la sua situazione futura.

Page 31: La macchia

27

1.4 «Mi sembra di essere tornato ai vecchi tempi» disse Hallen Heerio sti-rando le gambe sulla poltroncina «era qualche anno che la vita era troppo tranquilla» «Ti restano sempre le donne» lo canzonò Klavios Derey versando del saik. «Ah, no. Sono diventato un marito modello» «Tu? Ma dici sul serio?» «Sul serio: non puoi immaginare come gli anni che passano contribui-scano a farti diventare un marito modello» «Ah, io non mi sono sposato, così non rischio» disse Derey. Ferry li ascoltava sorridendo. Erano tutti e quattro seduti nel salone pub-blico di Hoaris: Klavios Derey il signore della Hyver, Gerrit Burni il ca-po del popolo dakei, e lui, Jadran Ferry, Reggente del Nordovest, con il suo amico fraterno Hallen Heerio. Si ricordava di tanti anni prima, quan-do lui era arrivato su Zatla: allora Gerrit Burni lo aveva aiutato durante le contese politiche e poi la guerra fra hyvern e tryani. E Hallen era stato il suo primo amico al Campo Tarros, il campo di addestramento dei drax, dove lui era stato gettato mentre le varie forze politico-militari di Zatla si servivano di lui, lo “Straniero”, per lottare fra di loro. ...e adesso si trovavano lì in quel piccolo paese ai margini del Deserto di Pietra ed erano passati, da allora, 36 anni. Gerrit Burni era il più anziano, 60 anni compiuti; Klavios Derey il più giovane, solo 43; lui e Hallen, co-etanei, entrambi 57 anni. E i loro figli erano ormai uomini e donne. Avevano parlato tutta la mattinata del problema Gundili, intrecciato ora al consumo della chorka e poi del dax, che allargava il giro perverso con sempre nuovi adepti. Convennero che di quell’idra, che allargava i suoi tentacoli su tutta Zatla, fatta eccezione per l’inaccessibile territorio degli Hegxen, bisognava tagliare la testa. Burni si incaricò di incontrarsi con Dalkyt Horo, il signore della Tryani, per un’azione concordata nella Grande Palude di Skyb; Derey e Ferry avrebbero invece attaccato i templi dei Gundili nel cuore della foresta di Rimal, dove storicamente avevano i loro maggiori insediamenti.

Page 32: La macchia

28

«Nessuna pietà copn quella gente» concluse Burni per tutti «hanno commesso troppi delitti e massacrato troppi innocenti. Vanno sterminati, e i loro templi distrutti fino all’ultimo» «Soprattutto occorre trovare Arisingh Ka» aggiunse Hallen «quell’uomo è un demonio, capace di azioni terribili... senza di lui, la setta non regge-rà»

* * * Adesso, erano tutti e quattro rilassati nel salone, mentre l’aria tiepida e il sole entravano dai finestroni spalancati, e parlavano delle rispettive fa-miglie sorseggiando saik. «Ho sentito del matrimonio di tua figlia» disse Burni a Ferry «da quanti anni è sposata?» «Da quattro anni... Kelio è un uomo serio e equilibrato, ma so che non vanno molto d’accordo» «Mio figlio Gerrit è stato molto innamorato di Milne» disse Burni «ma a quel tempo Milne amava Yasei, quel ragazzo Hegxen, e Gerrit si è tirato indietro: e io ne sono stato felice, perché Gerrit e Milne non avrebbero mai potuto andare d’accordo» «E’ vero. Milne è troppo indipendente per i vostri usi» Ferry sorrise «con Yasei poi, era proprio impossibile: gli Hegxen non si sposano mai al di fuori del loro popolo. Milne ha sofferto molto... ma anche per lei il tem-po è passato» «Adesso si diverte a fare il medico» disse Hallen «e, devo dire, è piutto-sto brava. Non come mio figlio Gunar che fa lo studioso e basta» «Gunar non fa anche parte della Milizia?» «Ah, si! Certo, quello serve per stare in mezzo alle ragazze...» «Perché tu invece...» intervenne Derey. «Certo, io stavo in mezzo alle ragazze, ma almeno non facevo finta di studiare» disse Hallen con la sua espressione canzonatoria. Si alzò in piedi e alzò il bicchiere «amici, bevo alle nostre donne e ai nostri figli. e soprattutto a noi quattro, che ancora oggi siamo qui» «Si, fai bene» disse Gerrit Burni mentre tutti alzavano i bicchieri «per-ché, per gli dèi, potrebbe non esserci un’altra volta» «Ma che dici?» esclamò Derey. Burni bevve lentamente il saik, poi il suo viso bruno già segnato di rughe si spianò in un sorriso. «Non vorrei rendervi tristi, amici» disse «ma è da qualche tempo che mi sento vicino il mio Kwami»

Page 33: La macchia

29

«Il tuo... che cosa?» domandò Derey mentre Ferry, che conosceva gli usi dakei, lo guardò corrugando la fronte. «Si, il Kwami è lo spirito che accompagna i guerrieri, quando essi devo-no passare il Grande Fiume. Quando Juwa, la dea dagli occhi di cielo, ritiene che un guerriero dakei abbia finito il suo tempo, gli manda uno dei suoi Kwami: questo spirito è quello che aiuterà il guerriero a passare il Grande Fiume...» «Ma non mi dire che tu ci credi» disse Hallen mettendogli una mano sul-la spalla «hai sempre detto che non credi a queste storie di dèi e spiriti...» «Infatti non ci credo. Tuttavia, amici, io sento qualcosa: non so se sia quello che voi chiamate presentimento, o se il mio Kwami mi è veramen-te vicino. Ma i miei Anziani hanno predetto tempi molto difficili per l’immediato futuro. E io sono lieto che mio figlio Gerrit sia pronto a prendere il mio posto» «Bene» disse Hallen «l’importante è andarsene da questo mondo, in pie-di. Compagni, io bevo a una morte rapida e nel pieno delle forze, possi-bilmente vicino a una bella ragazza» tutti risero e Hallen vuotò il bic-chiere in un solo colpo. In quel momento, dal finestrone spalancato entrò una “cosa”: un insetto gigantesco, simile a una cavalletta, alto oltre un metro. Con uno strido raccapricciante, la creatura fece un lungo balzo dritto su Derey che era il più vicino. «Attento!» urlò Ferry riprendendosi in una frazione di secondo: diede uno spintone a Derey facendolo cadere: il mostro lo sfiorò appena. E-strasse fulmineamente la spada imitato da Hallen, e in pochi minuti la bestia cadde sotto i loro colpi, schizzando intorno sangue verdastro. «Per il Dio» disse Hallen «da quale inferno è uscito quell’essere?...» Derey, pallido, guardava la propria casacca che era stata tagliata, dalla gola alla cintura, dal colpo di mandibola della creatura. «Ti ha morso? Queste bestie sono velenose» domandò Ferry. «No, non ho neanche un graffio. Ma è stata questione di millimetri» Da fuori venivano urla, spari e strida: c’erano altre creature, che avevano attaccato gli uomini di scorta che presidiavano l’edificio. Ci furono alcu-ni minuti di caos pazzesco prima che tutti gli insetti, mezza dozzina, fos-sero stesi senza vita. Un kvart della Guardia di Derey e uno dei dakei che avevano accompagnato Burni erano stati morsi ed erano a terra, treman-do. «Questi mostri sono velenosi» disse Ferry. E, rivolto a Burni «ti ricordi di Hendro, quel mio uomo che fu attaccato da bestie simili nel mio anti-grav, tanti anni fa? I tuoi Anziani riuscirono a salvarlo»

Page 34: La macchia

30

«Si, mi ricordo. Pensi che abbiano la stessa origine?» «Che altro potrebbe essere? La Scuola Thaez... quel maledetto laborato-rio in mezzo al Deserto di Pietra: evidentemente non tutte le bestie sono state distrutte, allora, e hanno proliferato» «Bene» disse Burni «farò immediatamente portare a Kaori i due feriti. In quanto al programma che abbiamo discusso contro i Gundili, è inteso»

* * *

Più tardi, mentre l’antigrav sorvolava a bassa quota le colline della Hyver, Hallen domandò «Erano quelle le bestiacce con le quali avete a-vuto a che fare tu e Jels e anche Milne, e che avevano ferito quel tuo uomo, Hendro mi pare che si chiami?» «Si. Hendro è rimasto fra la vita e la morte per settimane, e gli Anziani dakei sono riusciti alla fine a farlo guarire. Non ti nascondo che questa storia mi ha un po’ scosso: è come se il passato, che credevi sepolto per sempre, tornasse a presentarsi. Quel pazzo di Ram Thaez colpisce anco-ra, anche da morto...» «Adesso la Milizia farà piazza pulita, vedrai» «Lo aveva già fatto nove anni fa, ma evidentemente non è bastato» «Continuo a pensare che siano più pericolosi i Gundili» disse Hallen sbadigliando. «Sicuro: per questo diamo la precedenza a loro...» «Jadran» disse Hallen improvvisamente «quante volte siamo stati sull’orlo della morte, in tutti questi anni? Ti ricordi di quando mi aveva-no legato sulla vasca dei bokis, nel Palazzo di Akrita, e tu sei sbucato dal condotto sotterraneo e mi hai salvato la pelle?...» «E tu ti ricordi di quando ero prigioniero dei tryani e tu mi hai tirato fuo-ri dalla Torre Rossa, da solo, e portato in spalla per mezza città?:::» «Quante avventure insieme» Hallen se ne stava rilassato sul sedile, le gambe allungate, le mani dietro la testa «da quando tu, Selvaggio Stra-niero, sei venuto a portare scompiglio nel nostro mondo di Zatla...» rise-ro insieme, ricordando gli anni passati. Poi parlarono ancora, di se stessi, e dei propri figli, e della battaglia che stava per iniziare contro i Gundili. «Questa, parola mia, è l’ultima volta che mi butto in un’avventura; quando avremo spazzato via i Gundili andrò in pensione» disse Hallen con aria convinta, e Ferry rise.. «Non esiste Hallen in pensione... non riusciresti a restare inattivo nean-che morto»

Page 35: La macchia

31

Il ronzio basso dell’antigrav, guidato da Mowri Keis, conciliava il sonno, e si concessero qualche ora di dormiveglia prima di rientrare a Kata.

Page 36: La macchia

32

1.5 Nel profondo della foresta di Rimal, il Krati della Luna era terminato: due vittime erano state sacrificate al terribile dio.. I fedeli erano venuti anche da lontano, come ormai accadeva spesso, da quando il dax aveva moltiplicato il numero degli adoratori di Gunda. Arisingh Ka, la lunga tunica nera e l’espressione ispirata, aveva appena dato ai fedeli la grande notizia: “Noi ritroveremo il Wanagaur!” susci-tando entusiasmo nei seguaci di Gunda, che da molti anni avevano per-dute le tracce della pietra sacra. Adesso, si trovava in una delle sale interne insieme al Maestro delle Ce-rimonie, al capo della Milizia Nera e al Coordinatore dei Gundili della Hyver. Tutti loro avevano sentito la notizia data da Arisingh Ka, ed era-no ansiosi di avere maggiori spiegazioni. «Noi credevamo che tutti i collaboratori di Ram Thaez fossero morti con lui, ma non è così» disse il Grande Maestro «Il capo delle guardie, Laar Griselyo, che era con lui quando portarono via il Fuoco Azzurro, è vivo e si nasconde in qualche posto vicino alla Selva di Anni. Egli è stato furbo e non ci ha mai fatto sapere di essere ancora vivo: e infatti aveva ben ra-gione di temere. Noi lo pagavamo affinché ci tenesse al corrente delle attività del suo padrone, perciò egli teme giustamente la nostra vendetta. Alcuni nostri fratelli hanno raccolto delle voci, a Tryan, che lo danno an-cora vivo e non lontano dalla Selva di Anni» «E come lo troveremo?» domandò il Maestro delle cerimonie. «I nostri fratelli a Tryan stanno seguendo le sue tracce» «E noi andremo da lui?» «Appena qui a Rimal tutto sarà sicuro. Sapete anche voi che esiste un pi-ano per attaccarci» «Gli infedeli non riusciranno mai» disse con disprezzo il capo della Mi-lizia Nera «Rimal è imprendibile, e Gunda ci proteggerà» «Certamente. Tuttavia io conosco anche l’abilità e l’ostinazione di Ja-dran Ferry che è uno dei promotori del piano contro di noi: quel maledet-to Straniero ha causato sconfitte e lutti al popolo Gundili...» «Che si azzardi a venire a Rimal, e la vendetta di Gunda sarà inesorabi-le» disse il Maestro delle Cerimonie.

Page 37: La macchia

33

«Lui e i suoi amici non vivranno a lungo» concluse Arisingh Ka con un ghigno sinistro «e tutti, tutti i nemici di Gunda dovranno essere annienta-ti»

* * * Il sole picchiava forte illuminando i tetti di Kata. La città era in festa perché era il periodo dei Giochi sportivi, e ogni giorno nello stadio si svolgevano gare e tornei con grande partecipazione. La settimana di feste sarebbe culminata con l’inaugurazione di un Istituto Superiore specializ-zato, un tipo di scuola che nel Nordovest non c’era mai stato e che Ferry aveva voluto istituire, convinto dell’importanza della scuola nell’avanzamento sociale del suo popolo. Milne scendeva per la strada ripida che portava dal Castello al centro cit-tà, diretta all’Ospedale dove si recava quasi ogni giorno. Da quando si era separata da Kelio il suo spirito era più sereno, ma restava un’inquietudine di fondo, un’insofferenza che si manifestava in certi momenti della giornata, quando le sembrava di scoppiare e avrebbe vo-luto correre via, non importa dove. Era in uno di quei momenti, e tuttavia continuava a camminare, di buon passo, verso l’Ospedale. Guardò il cielo sereno e le montagne tutto in-torno, e provò il desiderio di essere un uccello e volarsene via. Una voce allegra risuonò al suo fianco «Daljet, principessa. Perché hai la fronte aggrottata?» «Daljet, Deg» il giovane medico aveva la bocca atteggiata al solito sorri-so canzonatorio sotto i baffetti scuri: era vicino a lei e ora le camminava a fianco «ti credevo già all’Ospedale» «Ho un giorno di permesso. Non c’è molto bisogno, sai, da quando l’epidemia di Febbre è finita» «Vuoi dire che potrei prendermi anch’io un giorno di libertà?....» Milne lo guardò con espressione di complicità. e risero entrambi. «Ma sì che puoi. Tu non sei mica una dipendente dell’Ospedale. E posso scommettere che là non ci sono problemi che tu debba risolvere: se qual-cuno deve morire, morirà lo stesso, anche senza di te» «A volte sembra che tu non prenda sul serio neanche le cose serie» disse Milne. «Starei fresco se prendessi le cose sul serio. Mi guardi il Dio...» «Ma scusa» Milne si fermò di colpo in mezzo alla strada «se né tu né io andiamo all’ospedale, dove è che stiamo andando?»

Page 38: La macchia

34

Risero di nuovo, insieme, e Deg propose «Potremmo farci una passeg-giata: il sole c’è, e la gente è abbastanza presa dai fatti suoi per far caso a noi» «Andiamo, via» disse Milne. La compagnia di Deg risollevava lo spirito anche se certi suoi atteggiamenti potevano sembrare addirittura cinici. «Dimmi perché avevi la fronte aggrottata» insisté Deg, e aggiunse con aria complice «a me puoi confidare qualsiasi terribile segreto. Io sono un medico e poi sono muto come un pesce» «Ma, non c’è nessun terribile segreto» Milne rise suo malgrado «stavo solo pensando che... che mi sarebbe piaciuto correre, che so, volare, an-dare via...» «Gravi disturbi psichici» sentenziò Deg «consiglierei riposo, una borsa di ghiaccio in testa, e un uomo allegro seduto vicino» «Saresti tu l’uomo allegro?» «Potrei provarci» Erano arrivati al torrente, e presero a camminare sul sentiero che costeg-giava il corso d’acqua. Milne si fermò su un masso proteso sull’acqua, sentendo con piacere gli spruzzi sulle gambe nude. «Mi è sempre piaciuto questo posto» disse senza guardare Deg che si era fermato un passo più indietro «è selvaggio com’è, in fondo, ancora sel-vaggio il Nordovest. E tuttavia è rassicurante sapere che sei a pochi passi da casa» «E’ vero che hai lasciato tuo marito?» domandò improvvisamente Deg. «Chi te lo ha detto?» disse Milne dopo un momento. «Oh, si sanno i fatti di tutti, a Kata» «Specialmente quelli che si vogliono sapere» Deg allargò le braccia «Bè, è vero, mi interessa tutto quello che riguarda te. Ma in fondo, che c’è di male?» «Da molto tempo non c’era più dialogo fra noi» disse Milne senza muo-versi, guardando il torrente scorrere impetuoso sotto i suoi piedi rivestiti dai sandali leggeri «Kelio non è un cattivo uomo, ma sempre così serio e formale, in tutto...» «Sono convinto che gli uomini senza fantasia siano dei poveri esseri che dovrebbero essere impiccati se già non fossero puniti abbastanza dal fat-to di essere come sono...» Milne non poté fare a meno di ridere. Si voltò verso di lui «Hai sempre la battuta pronta, Deg» «Faccio il possibile» disse Deg diventato improvvisamente serio «e ho anche molta fantasia... specialmente in amore» la prese in vita per farla

Page 39: La macchia

35

scendere, e quando fu davanti a lui non la lasciò «specialmente in amo-re» ripeté «e penso che tu ne abbia bisogno» Cominciò a baciarla, piano, i baffetti che accarezzavano le sue labbra; poi la lingua a cercare la sua. Milne dapprima lasciò fare, poi gli mise le braccia al collo rispondendo al bacio, le mani a serrare i muscoli del col-lo dentro la camicia leggera di Deg. «Non è male» disse Deg dopo un po’, guardandola con la sua espressio-ne canzonatoria; ma gli occhi sorridevano «non è male davvero, princi-pessa...» Ricominciarono a baciarsi, poi sedettero nell’ombra delle grandi foglie che costeggiavano il sentiero. Deg la prese gentilmente per le spalle «Non ti senti meglio?» domandò, e subito alzò il dito con aria professio-nale «Non protestate, signora, il vostro medico prende atto che la cura è buona e ve ne prescrive un’altra dose, da consumarsi subito» «Ah, è troppo divertente stare con te, dottore» disse Milne, ma la sua mano entrò nella camicia di Deg, accarezzando il petto nudo «credo che la cura funzionerà...» Ripresero a baciarsi e accarezzarsi, stesi nell’erba, finché Deg mormorò «La cura sta facendo effetto anche al dottore, signora...» la guardò vici-nissimo, e sorrise «Vorreste un’altra prescrizione?» le aprì la camicia cominciando a solleticare i seni con i baffetti, a premerli con le labbra «dite, bella signora, sentite anche voi i benefici della cura? Dite di si, vi-a» «E’ una cura magnifica» disse Milne accarezzando i capelli scuri di Deg «formidabile per il mal di testa, la depressione, la stanchezza e il cattivo umore» «Vediamo più giù, allora» Deg cominciò a slacciare la cintura dorata, fe-ce scendere la corta gonna «vedo un ventre morbido che sembra fatto per appoggiarvi la faccia e baciarlo tutto, e se io poi ti bacerò proprio lì in mezzo alle gambe dove tieni il tuo tesoro più prezioso, avrai in pieno tut-ti i benefici della cura...» «Su, dottore» sussurrò Milne facendogli scendere la camicia sulle spalle «dove hai imparato a dire alle ragazze tutte queste fesserie?» «Io non dico “alle ragazze” quelle che tu chiami fesserie» Deg sollevò la faccia con aria fintamente offesa «lo dico solo a te, e solo per curare il tuo malumore...» Milne rise, e si abbandonò al suo abbraccio. Deg metteva nell’amore il suo consueto spirito, e perfino nei momenti in cui la possedeva non ri-sparmiava la battuta scherzosa improvvisa.

Page 40: La macchia

36

Rimasero stesi, dopo, sull’erba per parecchio tempo. Poi Milne si girò verso di lui «Sai che erano mesi che non facevo all’amore?» «Si vede» disse Deg «eri proprio affamata...» Milne alzò la mano per colpirlo, e rotolarono sull’erba «Non si picchia il tuo dottore» sussurrò Deg. «Ah, Deg, ma lo sai che è faticoso scoppiare a ridere mentre si fa l’amore?» «E’ meglio che piangere» Deg la baciò sugli occhi, accarezzandone il corpo nudo, poi rimase un po’ fermo a guardarla «Milne» disse «io ti amo» «Stai scherzando?...» «Non sto scherzando. E’ una delle pochissime volte in vita mia, lo rico-nosco, ma sto parlando sul serio: sono proprio innamorato» «Deg...» lo accarezzava standogli vicina, gli occhi chiusi. Stava bene. Era felice, con lui. Deg stava steso, in apparenza indifferente, ma la scru-tava a tratti. Provò a divagare «Deg, ma perché hai un nome così lungo? Deglatyrios... mette quasi soggezione» «Ti dirò, è stato per evitare un dramma familiare...» «Un dramma?...» «Si, mio padre voleva mettermi nome Deglat, come l’eroe della leggenda di Styr, e mia madre invece voleva chiamarmi Tyrios... così, per evitare che venissero alle mani si è deciso di unire i due nomi...» «Mi prendi sempre in giro» disse Milne ridendo «d’altronde cosa impor-ta? Per me tu sei solo Deg, il mio dottore» gli prese la faccia tra le mani, baciandolo con tenerezza. Deg la teneva tra le braccia, rilassato. «E tu... principessa, mi vuoi un po’ di bene, tu?» Milne esitò un attimo prima di rispondere. Non voleva creare delle illu-sioni, però forse... «Deg, tu mi sei più caro di ogni altro uomo al mondo» disse poi «sto bene con te, mi sento felice... e forse ti amo, anche» «Mi basta il tuo “forse”, tesoro» disse Deg, e aggiunse «in amore non ci sono certezze per la vita. Io ti amo adesso, e tu stai bene con me. Non è magnifico?» «Si, Deg, hai proprio ragione» si baciarono ancora, rimasero insieme a lungo, e solo dopo mezzogiorno si decisero a risalire il torrente e tornare verso il centro città. Le finestre erano ornate con drappi, e c’erano bandiere dappertutto «Credo di dover presenziare a qualcosa, questo pomeriggio» disse Milne guardando in su verso il Castello. «Già. Non ho dimenticato che sei la figlia dei Reggenti e hai degli impe-gni. Vai, principessa, ci vediamo domani»

Page 41: La macchia

37

* * *

Milne arrivò al Castello giusto in tempo per riprendere il suo ruolo di fi-glia dei Reggenti. Nel pomeriggio doveva essere presso il nuovo Istituto Superiore per le ultime disposizioni in merito all’inaugurazione. C’era il tempo per un breve spuntino, e fu piacevolmente sorpresa di trovare, nel-la sala comune di ristoro, suo padre e sua madre, soli, che avevano trova-to un momento di pausa fra i loro molteplici impegni. Andò a sedersi con loro. «Non vorrei disturbare» disse sorridendo «mi sembrate una coppia di giovani sposi» «Hai proprio ragione» disse Falen «siedi, Milne, e buon appetito. Sei sta-ta all’Ospedale?» «No, in ospedale non hanno molto bisogno ora che l’epidemia di Febbre è finita. Ho fatto una passeggiata con Deg, sai, quel medico di cui ti ho parlato» «Giusto, una vacanza ogni tanto. Tanto più che da qui a sabato sarai sempre impegnata con l’Istituto Superiore» «Bè, se ne occupa anche Gunar, anzi credo che oggi sia lì tutto il giorno, per definire le ultime cose» «Gunar è più quadrato di quel che sembri» intervenne Ferry «sta già a-desso validamente aiutando Sayaden. A un primo momento potrebbe sembrare solo un bellimbusto, ma invece...» Milne annuì «Lo so, Gunar si è fatto una cultura molto approfondita. Certo che piace alle donne, bello com’è! Ma non è affatto uno stupido» Mentre parlavano, arrivò un drax della Guardia che subito si mise sull’attenti davanti a Ferry, salutando «Ho una notizia, signore» «Cioè?...» «E’ arrivato un uomo, da Tryan, che chiede di essere ricevuto con urgen-za da voi» «Un uomo da Tryan?» Ferry guardò interrogativamente Falen, che si strinse nelle spalle «ti ha detto come si chiama?» «Non ha voluto dirlo. Ha detto che si trattava del Fuoco Azzurro, e che voi avreste capito» «Il Fuoco Azzurro!...» Ferry rimase in silenzio per qualche minuto, la fronte aggrottata. Il Fuoco Azzurro! Cosa poteva voler dire quella vec-chia storia? Pensò con un senso di disagio alle creature mostruose del Deserto di Pietra. Ram Thaez anche da morto continuava a colpire. Si alzò in piedi «Va bene. Fallo accompagnare nella sala delle udienze pri-

Page 42: La macchia

38

vate fra un quarto d’ora. E manda ad avvisare mio figlio Jels, che mi raggiunga appena gli sarà possibile» mentre il drax se ne andava, disse a Falen «vorrei che assistessi anche tu a questo colloquio» «Purtroppo mi è impossibile: ho un impegno urgente e sono già quasi in ritardo» «Bene, a più tardi allora» «Vengo con te» disse Milne a sua madre «devo andare a cercare Gunar, e passerò tutto il pomeriggio all’Istituto»

Page 43: La macchia

39

1.6 L’uomo dimostrava poco più di trent’anni. Di statura bassa e di corpora-tura sottile, spingeva indietro con gesto nervoso i capelli che gli scende-vano sulla fronte. Ferry gli fece cenno di sedersi e restò un attimo in si-lenzio: cercava di ricordarsi se lo avesse visto da qualche parte, ma la memoria non gli trasmise niente. «Vi ringrazio di avermi ricevuto, Reggente» disse l’uomo, esitando. «Perché volevi parlarmi? E chi sei?» domandò Ferry. «Forse... è meglio che cominci dal principio» si stringeva le mani con evidente nervosismo «io mi chiamo Yaen Kevil. Ero uno degli assistenti più giovani della Scuola Thaez» «Continua» «Sono stato... si, nel laboratorio in mezzo al Deserto di Pietra, e poi nella Selva di Anni. Si, Reggente, ho partecipato anch’io agli esperimenti di Ram Thaez» Ferry lo guardava fissamente senza dire niente. «So cosa state pensando» continuò lì’uomo «è vero, vi si facevano espe-rimenti anche sulle persone, e io ero uno dei tecnici di laboratorio. Ma non è questo che importa, adesso» «Importava allora, però, per le persone che avete ucciso, no?» disse Ferry a bassa voce «vai avanti» «Ram Thaez era realmente un genio... era riuscito a fare cose incredibili: ingigantire insetti, creare nuove creature, inventare germi e medicine. Credo che avrebbe potuto essere un grande scienziato e un bravissimo medico, ma non gli interessava. Lui era ambizioso: voleva stupire il mondo, conquistare potere e prestigio. Per questo aveva installato il labo-ratorio proprio nel deserto» «Per starsene lontano dalla gente con i suoi esperimenti» disse Ferry. «Certo. Ma non solo: lui sapeva che, in qualche posto nel Deserto di Pie-tra, c’era il Fuoco Azzurro» «Ah!» «Si, sapeva del grande potere di quella cosa. Abbiamo fatto anche molte ricerche nel Deserto, ma senza risultati. Poi, quasi per caso, il Fuoco Az-

Page 44: La macchia

40

zurro gli è capitato nelle mani. Credo che questo sia stato la causa della sua rovina completa, perché ha tolto ogni freno alla sua ambizione» «Continua» Ferry sentiva che qualcosa di terribile stava per essere detto da quell’uomo in apparenza insignificante. «Ram Thaez ha fatto molti esperimenti, con il Fuoco Azzurro, finché ha avuto la certezza che l’energia di quella cosa era tale da poter sparare verso il cielo... qualsiasi cosa» «E cosa avrebbe sparato, in cielo, Ram Thaez?» «Un germe... un terribile germe di sua fabbricazione. Chiunque lo respiri contrae una malattia mortale. Lo abbiamo provato su molte decine di persone, e tutte sono morte nel giro di qualche giorno sebbene avessimo provato su di loro tutti i rimedi conosciuti» «Un momento. Tu vuoi dire che Ram Thaez aveva progettato di sparare in cielo questo germe per farlo ricadere sulla terra, è così? «Si. Avevamo messo a punto un’apparecchiatura con il contenitore del germe e il Fuoco Azzurro. Sarebbe bastato premere la leva principale, e il germe si sarebbe sparso a grande altezza, e poi sarebbe ricaduto lenta-mente su tutta Zatla. Quella cosa può provocare un’ecatombe, Reggente: la morte su tutto il nostro mondo» «Perché dici “può”?» domandò bruscamente Ferry «mi risulta che il Fuoco Azzurro sia andato distrutto nell’incendio quel giorno che Ram Thaez morì» «Non è così, Reggente» Ferry strinse di colpo il bracciolo della poltroncina. Era mai possibile... «E cosa ne sai tu? Sta’ attento a non raccontarmi storie, uomo...» «Sono qui perché ho paura, Reggente» disse Yaen Kevil «il Fuoco Az-zurro esiste ancora, e può seminare la morte» «Dimmi tutto» disse Ferry dopo un attimo. «Ram Thaez aveva deciso di installare l’apparecchio da qualche parte, e poi per mezzo di questo terribile segreto ricattare tutti i governi di Zatla per conquistarsi potere e immense ricchezze. Io ero uno dei più giovani e non venivo messo al corrente di tutto, ma qualcosa sapevo. Ram Thaez un giorno è partito insieme ai suoi assistenti di fiducia, Kalf Hegara e Seyana Doy, il capo delle guardie Laar Griselyo e sei uomini che porta-vano tutta l’apparecchiatura per sistemarla in un luogo segreto. Noi non avevamo il permesso di lasciare il laboratorio, ma io avevo allora una fi-danzata, che volevo assolutamente andare a trovare. Così ho approfittato dell’assenza del professore... quando sono tornato, il laboratorio era in fiamme e io sono fuggito. Più tardi ho saputo che erano tutti morti e il laboratorio distrutto. Ma il Fuoco Azzurro era già stato portato via»

Page 45: La macchia

41

Ferry si alzò in piedi, lo afferrò per il giubbetto scuotendolo «E hai aspettato nove anni!... Perché non hai riferito subito di questa cosa?» Yaen Kevil si era come rattrappito su se stesso, in atteggiamento di dife-sa «Avevo paura... anzi ero terrorizzato. Anche i Gundili vogliono quella cosa, Reggente, e voi li conoscete. E poi... avrei dovuto pagare per tutti i crimini commessi dalla Scuola Thaez» «Maledetto bastardo!...» Ferry lo lasciò, tornò a sedersi, rimase un attimo in silenzio «vuoi dire che quella cosa esiste, da qualche parte, magari an-cora attiva, e può distruggere da un momento all’altro tutta Zatla?» «E’ così, Reggente» «E perché ti sei deciso a parlare proprio ora?» «Perché... adesso ho scoperto di non essere il solo sopravvissuto. E ho troppa paura» «E chi altro è ancora vivo?» «Laar Griselyo, il capo delle guardie di Ram Thaez, quelle che facevano le razzie per procurarci le cavie... Io adesso vivo a Tryan. E a Tryan ho sentito circolare delle voci: voci indirette da amici e conoscenti di Laar. Qualcuno lo ha visto in città, non molto tempo fa. Laar è uno di quelli che avevano accompagnato Ram Thaez, quel giorno: lui sa dove si trova il Fuoco Azzurro» «Nel nome del Dio!...» Ferry restò in silenzio qualche minuto, e in quel momento arrivò Jels, che salutò e andò a sedersi a fianco di Ferry. «Daljet, padre. E a voi, straniero» «Jels» gli disse Ferry «sembra una storia pazzesca, e forse lo è» gli rias-sunse in breve il senso del discorso che gli aveva fatto Yaen Kevil. «Dobbiamo trovare questo Laar Griselyo» disse Jels, e a denti stretti ag-giunse «mi ricordo di lui: era quello che avrebbe torturato mia moglie se non fossimo riusciti a fuggire» «Si, vi riconosco, signore» disse Yaen Kevil «voi avreste dovuto battervi con quel vostro amico dakei... era stata un’idea di Seyana: quella donna era un demonio» Ferry si alzò in piedi «Puoi dire di essere uno scampato, uomo. Adesso però tu ci aiuterai a trovare questo Laar Griselyo» «Io... non ho idea di dove sia» «Conosci i suoi amici a Tryan?» «Ho raccolto solo delle voci... gente che ha parlato in un locale pubblico. Non saprei da dove cominciare» «Partirò io per Tryan, padre» disse Jels «forse sarà una ricerca lunga, e non puoi rimandare le azioni già concordate contro i Gundili. Porterò con

Page 46: La macchia

42

me quest’uomo, il mio Aiutante e una decina di uomini della Guardia. Non daremo troppo nell’occhio» «Si» assentì Ferry «non ha senso spargere il panico. Quella cosa è rima-sta ferma per nove anni, dopo tutto. Sono d’accordo con te, Jels» Jels decise di partire tre giorni dopo, subito dopo la festa per l’inaugurazione dell’Istituto Superiore. Non immaginava nemmeno che quella giornata di festa sarebbe finita in una tragedia.

Page 47: La macchia

43

1.7 La mattina dopo il suo colloquio con Yaen Kevil, Ferry tenne una riu-nione ristretta alla quale presero parte Falen, Jels e il suo Aiutante Nedd Beerisky, Hallen Heerio, il Comandante della Guardia Kai Swath, e Mowri Keis. Si convenne che l’azione concordata contro i Gundili aveva la preceden-za, ma Jels sarebbe partito per Tryan come lui stesso aveva proposto. «E se si rimandasse l’azione contro i Gundili?» aveva detto Nedd Bee-risky «mi sembra più importante cercare il Fuoco Azzurro» «No. L’azione è concordata con tutti i governi di Zatla e non può essere rimandata» aveva risposto Ferry «la ricerca a Tryan potrebbe richiedere tempo» «I Gundili possono aspettare» aveva ribattuto Nedd Beerisky con leggera ironia «sono secoli che aspettano» «Si, sono secoli che massacrano la gente» era intervenuto Hallen «e la fanno a pezzi secondo le fantasie di quell’orribile mostro che è Gunda... almeno così lo raffigurano: avete notato anche voi, amici, quanto è brut-to?» la battuta aveva strappato qualche sorriso, e Nedd Beerisky aveva fatto un gesto come di sorpresa. Ma subito dopo aveva sorriso. «Credo che abbiate ragione, Comandante Hallen Heerio» Discussero a lungo per definire tutti i dettagli: Falen avrebbe avuto sulle spalle tutte le responsabilità di governo, mentre Ferry e Hallen avrebbero condotto la campagna contro i Gundili della foresta di Rimal; intanto Jels sarebbe partito, con Nedd Beerisky, per cercare tracce di Laar Griselyo a Tryan.

* * * Due giorni dopo, i festeggiamenti a Kata culminavano con l’inaugurazione dell’Istituto Superiore. Era, per il Nordovest, un avve-nimento straordinario, perché fino allora chi voleva proseguire negli stu-di doveva andare a Cooney o a Tryan. Di questa realizzazione Ferry era molto orgoglioso.

Page 48: La macchia

44

Erano tutti sulla grande piazza antistante il Castello in mezzo a un mare di folla venuta da tutto il Nordovest per i festeggiamenti: bianchi e behir, donne e uomini che cantavano, applaudivano, gridavano. Sul palco c’erano i Reggenti: Ferry e sua moglie Falen; i loro figli Jels e Milne; Hallen Heerio e Sayaden Brant nominato direttore dell’Istituto; poco più indietro, altri personaggi del Governo e drax della Guardia. Il palco era sopraelevato di parecchi metri rispetto alla piazza. Ferry aveva tenuto un breve discorso, punteggiato da applausi, e adesso stava parlando Sayaden Brant per una concisa presentazione della scuola. Milne, che si stava annoiando, si spostò verso un lato del palco e vide, in prima fila tra la folla, Deg Dehaney che guardava verso di lei. Gli rivolse un sorriso, e Deg salutò con la mano. Hallen si avvicinò a Milne di qualche passo «Lo conosci, quello con i baffetti neri?» domandò a bassa voce. «E’ un medico dell’ospedale. E’ molto carino e simpatico» «Fortunato l’uomo che riesce a suscitare un simile commento da una donna» Hallen sorrise «in tutta franchezza, Milne, comincio ad annoiar-mi» «Anch’io, ma che possiamo fare?» «Coraggio, Sayaden ha quasi finito e può darsi che...» Hallen ebbe un sussulto improvviso, poi la sua faccia prese un’espressione di sofferenza e di incredulità, portò le mani alla gola, poi cadde a terra di schianto. «Hallen!» gridò Milne. Tutti si voltarono di colpo, e Ferry fu subito in ginocchio per soccorrere il vecchio amico: Hallen aveva il respiro breve e affannoso, e le sue labbra tremavano convulsamente. «Un medico!» gridò Falen intuendo con un’occhiata la gravità della si-tuazione «Un medico, presto!» Deg Dehaney fu sul palco in pochi attimi, facendosi largo fra i drax che avevano fatto muro. La folla gridava e la confusione era al colmo. «Sono medico» disse Deg cercando di passare. Milne corse a prenderlo per un braccio, gli fece superare lo sbarramento dei drax. Deg si chinò sul corpo inerte di Hallen, ancora scosso da qualche tremito. «Deg» mormorò Milne, anche lei inginocchiata a terra, dopo qualche i-stante «mio Dio, Deg...» «Si» disse Deg a bassa voce «è morto» tenne ancora in mano il polso i-nerte, diede uno sguardo agli occhi, rovesciò le palpebre, osservò a lungo i particolari. Poi si voltò verso Ferry che stava chinato verso di lui, il cuore stretto dall’angoscia. «Non è possibile» mormorò Ferry «no, non è possibile...» «E’ stato avvelenato, Reggente» disse Deg a bassa voce.

Page 49: La macchia

45

La tragedia era stata talmente fulminea che lì per lì nessuno se ne era re-so ben conto. Poi Milne scoppiò in singhiozzi. In un attimo fu sul palco Aledia, la moglie di Hallen, e suo figlio Gunar. Aledia si inginocchiò sul corpo inerte di Hallen, con singhiozzi disperati. Deg si fece da parte, e si rivolse a Ferry. «Deve essere stato colpito con qualcosa» gli disse «una punta, un proiet-tile... il veleno era di quelli a effetto rapido» La folla era ammutolita. Ferry si girò verso la piazza, le braccia alzate «E’ morto Hallen Heerio, che voi tutti conoscevate: un uomo giusto, co-raggioso, leale, per me più di un fratello. E’ stato colpito a tradimento. Per questo delitto, lo giuro, il colpevole pagherà con la vita!...» rimase fermo, le braccia alzate, mentre lagrime rigavano la sua faccia. La folla gridava, presa alla sprovvista da quella tragedia improvvisa. Quando Gunar gentilmente sollevò sua madre, Deg si avvicinò nuova-mente al corpo, tastandolo con precauzione. Dopo un momento fece se-gno a Milne «Eccolo» indicava uno stiletto di acciaio sottile che sporge-va di poco dal fianco di Hallen. Lo estrasse con precauzione: era lungo solo quattro o cinque centimetri. Milne allungò la mano «Attenta, deve essere ancora impregnato di veleno: se ti ferissi, faresti la stessa fine. Deve essere stato lanciato con una cerbottana o un apparecchio a molla» Intanto, la Milizia aveva invaso la piazza bloccandone gli accessi e dan-do inizio a una gigantesca opera di identificazione delle persone che si trovavano più vicine al palco. Ferry era tornato vicino al corpo di Hallen. Non voleva credere. Non po-teva essere che il suo amico di sempre se ne fosse andato così, in pochi secondi. Si ricordò di quello che Hallen aveva detto durante la riunione con Derey e Burni “Bevo a una morte rapida, nel pieno delle forze...” dopo tutto, il destino aveva voluto accontentarlo. Asciugò rabbiosamente le lagrime che non riusciva a frenare. Deg gli mostrò lo stiletto estratto dal fianco di Hallen «Farò esaminare il veleno» disse scuro in faccia «ma c’è una cosa che devo dirvi, Reggen-te» «Parla» «Questa punta è stata lanciata da un apparecchio a molla o da una cerbot-tana, e da molto vicino. E’ venuta da dietro, e dall’inclinazione si vede che non è stata lanciata dal basso» Ferry lo guardò attentamente: quell’uomo, che lui non conosceva, stava affermando che l’assassino di Hallen doveva trovarsi proprio sul palco, forse uno della sua stessa Guardia... «Ma voi chi siete?» domandò. Milne prese Deg per un braccio.

Page 50: La macchia

46

«E’ un mio amico, padre. Si chiama Deg Dehaney e lavora all’ospedale» Ferry respirò a fondo due o tre volte: gli sembrava che il mondo gli fosse caduto sulla testa. «Grazie» disse a Deg «fate pure esaminare il veleno, poi venite da me con i risultati» restò ancora immobile, fissando il corpo dell’amico. Falen gli venne vicino e si tennero stretti, come a darsi forza reciproca.

* * * I funerali di Hallen si svolsero due giorni dopo. Hallen era molto amato dalla gente del Nordovest che ne riconosceva, oltre che le capacità e il coraggio, anche la profonda umanità e soprattutto il realismo e, quando occorreva, il senso del ridicolo che gli permetteva di sdrammatizzare le situazioni più serie. Mentre la bara scoperta sostava in mezzo alla piazza di Kata, migliaia e migliaia di persone, quelle stesse che erano venute da ogni parte del Nordovest per festeggiare, ora vi si accalcavano intorno per un ultimo saluto. Migliaia di donne singhiozzavano sulla piazza: anche da morto, Hallen toccava il cuore delle donne. Giaceva nella bara, sereno come se dormisse. La sua spada gli era stata posta sul petto. Ferry aveva vissuto quei due giorni come se tutto fosse solo un incubo dal quale si sarebbe svegliato. Ma no, era la realtà: Hallen Heerio non c’era più. Quasi quarant’anni passati insieme fra battaglie, avventure e pericoli. Più volte si erano vicendevolmente salvati la vita. “Bevo a una morte rapida, nel pieno delle forze...” Ferry guardava lontano, verso le montagne, mentre il cadavere di Hallen veniva collocato sulla grande ca-tasta di legno già pronta sulla piazza. Toccò al figlio di Hallen, Gunar, di dar fuoco alla pira funebre. Gunar come istupidito da quel colpo improvviso, che ora si stringeva a sua ma-dre Aledia nel pomeriggio caldo e nuvoloso. Ferry rimase immobile, in faccia alla pira che ardeva, stringendosi a Fa-len, in silenzio: la sua vita e quella di Hallen erano state così profonda-mente intrecciate che gli sembrava che fosse venuta meno una parte di sé. Si sorprese a pensare “Questo è l’inizio della fine”. Poi cercò di fissa-re l’attenzione sull’assassino: chi era? Uno che stava sul palco; un amico, forse; oppure uno della Guardia. In ogni caso, un avversario interno dal quale bisognava ora guardarsi le spalle. Aveva già incaricato Kai Swath di dargli l’elenco di tutti quelli che stavano sul palco, quel giorno. A-vrebbe esaminato i nomi uno per uno.

Page 51: La macchia

47

La Guardia di Ferry stava schierata ai lati della pira, le spade sguainate. Jels e sua moglie stavano vicini a Aledia e Gunar. A un certo punto l’Aiutante di Jels gli si avvicinò, mentre le fiamme si abbassavano. «Fra poco sarà tutto finito, Jels» «Non sarà finito finché non avremo trovato l’assassino» mormorò Jels «qualcuno pagherà per la vita di Hallen Heerio» «E quando noi saremo partiti per Tryan, e Ferry per Rimal, chi continue-rà le indagini qui?» «Mia madre le seguirà personalmente... Se tu restassi qui a darle una mano?» «No... non credo che servirebbe. E poi, francamente, penso che il Fuoco Azzurro rappresenti una minaccia molto grave, e che non dobbiamo ri-durre ancora le forze per le ricerche» Jels sospirò «Credo che tu abbia ragione, Nedd» Milne stava poco più indietro. A un certo punto Deg Dehaney le si avvi-cinò mettendole le mani sulle spalle. Milne si girò vivamente, poi si ap-poggiò a lui lasciando scorrere le lagrime «Chi può aver voluto la sua morte? Deg, perché hanno fatto questo? Tutti volevano bene a Hallen...» fin da quando era bambina, Hallen aveva sempre scherzato con lei, pren-dendola in giro, a volte coprendo le sue marachelle, trattandola sempre con amichevole indulgenza: lei ricorreva a Hallen quando suo padre era arrabbiato con lei, e il sorriso di Hallen riusciva sempre a rassicurarla. Deg lasciò che si sfogasse, tenendole un braccio sulle spalle. Quando si fu calmata le sollevò gentilmente il viso «Non ha senso piangere: ti farà solo venire il naso rosso» Milne scosse la testa, con un mezzo sorriso «Stammi vicino, Deg»

* * * Quando tutto fu finito, le ceneri vennero portate sulla collina dietro il Castello, dove venivano seppelliti i personaggi famosi di Kata. Solo quando il corteo riprese la strada del Castello, Ferry sembrò riscuotersi: strinse forte il braccio di Falen, poi abbracciò Aledia e Gunar, senza par-lare. E mentre ridiscendevano verso il Castello, il suo sguardo incontrò una figura vestita di una semplice tunica bianca, che improvvisamente era lì in mezzo a loro, come se ci fosse sempre stata: Ferry guardò quell’uomo dalla pelle scura e dagli occhi di un azzurro intenso, e lo ri-conobbe immediatamente. «Daisal! Daisal Derensen!...» si abbracciarono a lungo. Daisal portava i segni del tempo, sul viso segnato dalla vita all’aria aperta dei contadini

Page 52: La macchia

48

Hegxen, e i suoi capelli erano ora completamente bianchi. Ma per il re-sto, non era cambiato. Solo, dalla sua espressione sempre serena emana-va una più accentuata spiritualità, come se le cose del mondo non avesse-ro che un significato marginale per lui. Daisal prese le mani di Aledia «Oggi non c’è conforto per te; ma domani tu vivrai ancora. La vita e la morte sono due aspetti dell’Universo che si completano a vicenda, e morte significa rinascita. Nessuna morte è inuti-le, per assurda che sembri» «Grazie, Daisal» mormorò Aledia «grazie di essere venuto, oggi» Nessuno chiese a Daisal come avesse saputo né come fosse arrivato: gli Hegxen sapevano, essi potevano vedere con la mente gli avvenimenti più lontani, e molti di loro erano in grado di spostarsi istantaneamente da un posto all’altro. Daisal si avvicinò a Milne, che aveva conosciuta da bam-bina. «Ti sei fatta una donna, e hai conosciuto molto dolore, io lo so. Non a-vrai una vita facile, Milne, ma riuscirai a vincere, ricordalo» sorrise, un lampo negli occhi azzurri, e Milne capì che lui aveva conosciuto Yasei Arexsen. Guardò Daisal interrogativamente. «Yasei è... felice?» domandò a voce bassa. «Yasei conduce un’esistenza serena, come tutti noi» disse Daisal, e ag-giunse dopo un momento «anche mia moglie Nara ha amato Hallen, pri-ma di sposare me. Ma poi ha condotto un’esistenza serena» «E’ così... lontano nel tempo, ormai» disse Milne. «Si. La nostra legge è dura a volte, Milne. Ma guai a noi se un giorno qualcuno penserà di poterla ignorare» le fece una leggera carezza sulla guancia «il tuo animo è forte, Milne. Ricordati questo» Milne sospirò. Nove anni prima, Yasei le aveva detto qualcosa di simile “Tu sei forte, Milne, io lo so...” sorrise. «Grazie, Daisal. Se mai vedrai Yasei, digli... che sono contenta per lui; e che anch’io ho una vita felice» diede un’occhiata a Deg, che si era tenuto a debita distanza. Intanto, erano arrivati al Castello e la folla aveva cominciato a disperder-si. Ferry si avvicinò a Daisal «Ti prego, Daisal, resta con noi almeno og-gi» Daisal annuì, e una mezz’ora dopo erano tutti seduti a tavola nella gran-de sala del Castello. Ferry mise Daisal al corrente dell’azione program-mata contro i Gundili, poi gli parlò anche del Fuoco Azzurro. Daisal a-scoltò tutto senza interrompere. «Jadran» gli disse alla fine «quell’oggetto ha una forza terribile anche per noi Hegxen, ed è estremamente difficile vedere cià che lo riguarda. Noi sentiamo una minaccia, che da anni incombe su Zatla; ma non era-

Page 53: La macchia

49

vamo riusciti a capire di cosa si trattasse. Quella cosa evidentemente ha intorno a sé come uno schermo che noi non riusciamo a penetrare» «La sua potenza deve essere terribile» disse Ferry «dobbiamo trovarlo assolutamente: quell’uomo, l’ex assistente di Ram Thaez, ci ha detto che chiunque respira il germe che è stato abbinato al Fuoco Azzurro contrae una malattia contro la quale non c’è nessun rimedio» Daisal rimase zitto per un po’, poi disse inaspettatamente «E’ giusto oc-cuparsi subito dei Gundili: sento una corrente di odio che proviene dagli adoratori di Gunda, un desiderio di distruzione e di morte» «Non avremo esitazioni» disse Ferry «infatti sarà solo Jels con il suo A-iutante e pochi uomini, a cercare questo Laar Griselyo a Tryan» si guar-dò intorno «a proposito, dov’è andato Nedd Berisky? Non l’ho più visto da quando siamo tornati» «Mi ha detto di un suo impegno, quando eravamo sulla collina» disse Jels «tornerà più tardi» Daisal rimase un attimo con gli occhi chiusi «Questo Laar non è più a Tryan» disse poi scuotendo la testa «ma non riesco a inquadrarlo. Un piccolo paese, direi. Ma è tutto molto confuso, come se l’influenza del Fuoco Azzurro si estendesse a tutto ciò che riguarda quest’uomo» «Non importa» disse Jels «noi cominceremo le ricerche da Tryan, e lo troveremo» Quando ebbero finito di mangiare, Daisal si alzò «Amici, qualunque cosa ci riservi la sorte, sarò sempre vicino a voi. Che la vostra mente vi guidi sempre» fece un gesto di saluto e si diresse verso la porta, così, sempli-cemente. Appena fu uscito, Milne si alzò e lo rincorse «Aspetta, Daisal» uscì nel corridoio deserto. Andò fino all’angolo dove c’era la guardia «è uscito, Daisal? Un Hegxen con una tunica bianca...» L’uomo la guardò sorpreso «Da qui non è passato nessuno, signora» Milne tornò nella sala. Tutti erano in silenzio. «Se n’è andato» disse. «Si, se n’è andato...» disse Ferry, e avrebbe voluto aggiungere “per sem-pre”, perché questo era infatti ciò che lui sentiva chiaramente: che era l’ultima volta che si vedevano. Ma non lo disse, per non rendere ancora più pesante l’atmosfera.

* * * Jels partì due giorni più tardi insieme a Nedd Beerisky e 8 uomini della Guardia. Ferry andò via il giorno dopo, alla testa di 2000 soldati scelti,

Page 54: La macchia

50

scendendo a cavallo giù per le montagne del Nordovest, diretto alla fore-sta di Rimal. Milne restò insieme a Falen, sulle mura del Castello, finché l’ultimo ca-valiere fu partito. Aveva il cuore stretto e un presentimento di sventura che non riusciva a analizzare. Tuttavia cercò di non dimostrarlo perché non voleva creare altre preoccupazioni a sua madre. Falen sembrava serena come sempre, ma la morte di Hallen aveva lascia-to una traccia profonda anche in lei. Sorrise a sua figlia, mentre scende-vano giù dalle mura «Animo, abbiamo una quantità di cose da fare. E la responsabilità è solo nostra, adesso» «Oh, tu ce la farai benissimo» disse Milne sorridendo. «Chissà» Falen si fermò un attimo nel vento «comincio a sentire gli anni, Milne» «Non dirlo, perché non ci crederebbe nessuno» «Ho conosciuto quel medico tuo amico» disse Falen «mi sembra una persona degna di fiducia» «Bè, Deg è...» Milne fece un sorriso «mi trovo bene con lui, mami» «Sono contenta per te» fece una carezza sulla guancia di sua figlia. Mil-ne era molto maturata, in quegli anni, pensò: non era più la ragazzina che intorno ai 18 anni aveva dato grosse preoccupazioni a lei e a Ferry per il suo comportamento poco meno che scandaloso. Anche dopo il matrimo-nio con Kelio, dal quale adesso si era separata, Milne teneva sempre nel suo cuore il ricordo di Yasei Arexsen, il giovane Hegxen che dieci anni prima era stato il grande amore della sua vita. Ma il tempo era passato, e Falen era contenta che adesso Milne avesse trovato un compagno con il quale stava bene. «Mi occuperò dell’Istituto, oltre che dell’ospedale» disse Milne «e ti aiu-terò in qualunque cosa ti sia necessaria. Conta su di me, mami» «Grazie, Milne. Dobbiamo trovare anche qualche occupazione urgente per Aledia, così si riprenderà prima» «Andiamo» disse Milne, seguendo sua madre giù per le scale di pietra. FINE ANTEPRIMACONTINUA...