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La maturità evangelica di Francesco Il carisma francescano tra regola e vita Enzo Fortunato (a cura) Orientamenti formativi francescani

La maturità evangelica di Francesco

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Page 1: La maturità evangelica di Francesco

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La maturità evangelicadi FrancescoIl carisma francescanotra regola e vita

Enzo Fortunato(a cura)

Questa collana vuole essere un aiuto e uno stimolo per un pro-cesso educativo, che sia capace di creare una collaborazione fruttuosa tra i diversi agenti della formazione e della vita. Essa cerca di coniugare gli aspetti spirituali e carismatici, in partico-lare di ispirazione francescana, con gli aspetti psicologici e pedagogici. Lo scopo è di favorire la crescita verso una maturi-tà che comprenda i vari livelli della vita dell’uomo, in relazione a se stesso, agli altri e, non ultimo, a Dio.Nella convinzione, tuttavia, che questo «lavoro di formazione» rappresenta solo una sponda del cammino; l’altra sponda è data da un lavoro di «scavo» personale nel proprio mondo alla luce dei colloqui di crescita vocazionale e di confronto.

Orientamentiformativi francescani

Progetto grafico: G&R Associati - Milano

La maturità evangelica di FrancescoIl presente volume propone gli articoli più significativi legati agli 800 anni della fondazione dell’ordine francescano. Essi sono tentativi che rappresentano l’attualizzazione più moderna e seria del messaggio francescano e possono fornire spunti e appunti di riflessione per i tanti giovani in formazione e per gli uomini che desiderano dissetarsi a una delle più genuine fonti del cristiane-simo, per confrontarsi con l’uomo che più di tutti ha espresso, con atteggiamenti e stili di vita, la persona di Gesù.I contributi presenti partono da una consapevolezza importan-te: si può incontrare Francesco là dove è testimoniato, delinean-do così un simbolico percorso che, prendendo spunto dagli aspetti storici, mostra un cammino che mette in luce l’attualità, i rischi, il racconto, le sfide e i santi generati dal carisma, per poi tracciare quattro riflessioni su come vivere il carisma oggi. Se quest’ultime sono state affidate ai ministri generali delle famiglie francescane, gli altri aspetti sono stati affidati alle penne più belle del panorama italiano e internazionale.

Enzo Fortunato, minore conventuale, dottore in teologia e licenziato in psicologia, dirige la rivista «San Francesco»; è responsabile della sala stampa della Basilica di Assisi e docente presso la Pontificia facoltà Seraphicum. Autore di numerosi libri, con le Edizioni Messaggero Padova ha pubblicato: Discernere con Francesco d’Assisi. Le scelte spirituali e vocazio-nali (19972), Il pensare formativo francescano (2000²), Cercatori di verità. I dinamismi del processo formativo (2001), Chi me lo fa fare? La lotta nello sviluppo umano e spirituale di Francesco d’Assisi (2008).

9 788825 024586

ISBN 978-88-250-2458-6

www.edizionimessaggero.it 15,00 (I.C.)

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Introduzione 1

Orientamenti formativi francescani

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2 Introduzione

Orientamenti formativi francescani collana diretta da EnzO FOrtunatO

0. AA.VV. Cercatori di verità. I dinamismi del processo formativo (20011)

1. AA.VV. Il pensare formativo francescano (20002)

2. A. PaOlO Di PalO Sulle orme di Francesco alla sequela di Cristo. Proposta di un itinerario per i giovani (20002)

3. F. Ossanna - r. CarbOni - G. luPi La minorità francescana nel cammino formativo (19991)

4. A. bissi-E. FOrtunatO - a. GarDin Se usassimo il cuore. La fraternità nel cammino formativo (20021)

5. M. rEsChiGlian - D. DOzzi Poveri per arricchire. La povertà nel cammino formativo (20032)

6. a. bissi - r. CarbOni - E. FOrtunatO Casti per amare. La castità nel cammino formativo (20021)

9. P. Prini Il senso del messaggio francescano. L’essere e l’avere nel cammino formativo (20001)

10. F. aCCrOCCa - E. FOrtunatO Chi me lo fa fare? La lotta nello sviluppo umano e spirituale di Francesco d’Assisi

11. F. aCCrOCCa Francesco, fratello e maestro (20021)

12. U. FOntana Senza perdersi. Professionalità e relazioni pastorali (20051)

13. E. D’aniEllO La leadership di Francesco d’Assisi. Formatori e formandi alla scuola di Francesco (20051)

15. AA.VV. La maturità evangelica di Francesco. Il carisma francescano tra regola e vita (20091)

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Page 4: La maturità evangelica di Francesco

Introduzione 3

EnzO FOrtunatO (a cura)

La maturità evangeLica

di francescoIl carisma francescano

tra regola e vita

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Page 5: La maturità evangelica di Francesco

4 Introduzione

ISBN 978-88-250-2750-1

Copyright © 2009 by P.P.F.M.C.MESSAGGERO DI SANT’ANTONIO – EDITRICEBasilica del Santo - Via Orto Botanico, 11 - 35123 Padova

www.edizionimessaggero.it

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Prima edizione digitale 2010

Realizzato da Antonianum Srl

Questo eBook non potrà formare oggetto di scambio, commercio,

prestito e rivendita e non potrà essere in alcun modo diffuso

senza il previo consenso scritto dell’editore.

Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata costituisce

violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata

civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla legge 633/1941.

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Introduzione 5

intrODuziOnE

FrAncEsco lo si incontrA là doVE è tEstimoniAto

Ottocento anni fa iniziava una delle avventure più affa-scinanti della storia della chiesa, ma direi visto il riscontro della società, dell’uomo. Dopo un lungo periodo di gesta-zione, non privo di difficoltà, l’incontro tra Francesco e Innocenzo – siamo nel mese di aprile del 1209 – dà il via al nuovo cammino animato da una forma vitae che troverà espressione compiuta e dinamica nella Regola bollata del 1223. Un’avventura che trova una sua sintesi nelle parole del medievalista Vandenbroucke: «La primavera francesca-na si inserisce come la risposta provvidenziale a tutte le aspi-razioni sgorgate dal più profondo dell’anima cristiana [...]. La storia di Francesco è una delle meglio conosciute [...]. Tutti, cattolici e non cattolici, credenti e non credenti ne sono stati in ogni tempo toccati. In tutti nasce la sensazione di scoprirvi il vangelo nella sua integrale purezza». È una scelta universale, raggiunge ogni latitudine; trasversale, tocca ogni persona; parziale, perché non ammette relativismo.

Una scelta che Francesco ha vissuto e compiuto: quella del camminare insieme. Eccoci allora ad alcune indicazioni di carattere antropologico: «La chiave di un uomo si trova negli altri: è il contatto con il prossimo che ci illumina su noi stessi, e da questo contatto scaturisce la luce su noi stessi». Sono le parole di Claudel in Memorie improvvisate che sintetizzano la visione della fraternità. Ma anche alcuni adagi popolari: «Se vuoi arrivare primo, corri da solo. Se vuoi camminare lontano, cammina insieme». Quindi homo homini frater e non homo homini lupus.

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6 Introduzione

Oltre all’indicazione antropologica, questo evento ci di-ce il senso spirituale di un cammino, sostenuto dalle carezze di Dio: è porre al centro della propria esistenza un itinerario che non è fatto di ascesa ma di discesa. Nella tradizione greca l’amore era inteso come un partire dal basso verso l’alto, dall’informe alla forma, dall’imperfetto al perfetto. Invece l’amore cristiano e francescano si manifesta e si rivela nel discendere di Gesù verso l’umanità: il nobile si abbassa all’ignobile, il bello al brutto, il sano al malato senza la paura di perdere qualcosa di sé. Ed è in questo che possiamo comprendere lo scendere da cavallo di Francesco per abbracciare, ma prima ancora guardare negli occhi, il lebbroso.

Anche l’indicazione sociologica che emerge dall’avven-tura francescana è capace di regalarci una nobile sugge-stione. Non una società gerarchizzata dove l’uno è sopra l’altro, ma una società circolare dove l’uomo è accanto all’altro condividendo la più bella delle esperienze, quella che non lascia l’amaro in bocca: essere l’uno per l’altro. Ecco perché l’Assisiate non desiderava che vi fossero dei superiori, ma dei fratelli maggiori, dei guardiani, chiamati a custodire più che a comandare, chiamati a essere madri l’uno per l’altro. È questa esperienza che vorrei presentarvi in questo numero speciale dedicato agli ottocento anni di cammino francescano.

Le tappe prendono l’avvio dalla nascita del carisma, dalla sua attualità, dei suoi rischi, del suo raccontarlo e non ulti-me della sua santità e della sua celebrazione. Per poi affidare ai ministri generali delle famiglie francescane l’ultima sezio-ne su come vivere oggi un carisma così antico e così nuovo. Piccole o grandi sezioni con le penne più belle del panorama italiano e internazionale. Un termine ricorrerà spesso: cari-sma. Ed è quello che ritma la struttura del volume.

Ma che significa carisma? Deriva dal greco chàrisma e significa dono. Viene da Dio. E quando una vita diventa dono essa non può non esercitare il fascino che rimanda alla bellezza, alla bontà, e alla verità di Dio.

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Introduzione 7

Sono vere allora le parole di Arrigo Levi nel ricordarci che «Dio lo si incontra là dove è testimoniato» e parafra-sandolo potremmo dire che Francesco lo si incontra là dove è testimoniato. Una testimonianza che prende l’avvio non da una sterile osservanza della Regola, ma come ci ha ricor-dato André Vauchez, professore emerito di storia medievale all’Università di Parigi, già direttore della École Française de Rome e membro straniero dell’Accademia nazionale dei lincei, da un’osservanza spirituale. Nella sua prolusione dal titolo Frate Francesco e il Vangelo tra lettera e spirito, ha spiegato Vauchez, «la ricerca dell’autenticità religiosa si identifica con l’osservazione fedele e completa di un testo ispirato di origine divina».

«Si tratta qui di una digressione da cui trapela del fonda-mentalismo, se si definisce quest’ultimo come la volontà di ritorno ai testi fondamentali di una religione, di applicarli integralmente e di cercarvi una risposta ai principali proble-mi dell’esistenza individuale e collettiva», ha osservato.

Attenendosi a una lettura immediata dei fatti, sostiene il professore, «l’esperienza originaria di Francesco si presenta come un miscuglio di entusiasmo religioso e di “lettera-lismo” evangelico, che presenta certamente delle simili-tudini in rapporto a quello che oggi verrebbe definito un movimento fondamentalista». Il francescanesimo, tuttavia, come si sa, «non ha seguito questa via»; «resta da sapere perché e come abbia saputo evitare la deriva alla quale pa-reva destinato visti i suoi orientamenti originali».

Eccoci allora a condividere come il movimento france-scano «si pone alla confluenza di due correnti che hanno profondamente segnato l’Occidente nel corso del XII secolo per quanto riguarda il dominio religioso e culturale: da una parte il desiderio generale di risalire a delle fonti autentiche o più autentiche, e dall’altro lato una volontà di rinnovo tramite un’interpretazione letterale dei testi sacri».

Il francescanesimo non rappresenta un fondamentalismo «nella misura in cui esso valorizza meno la lettera del testo sacro che l’attitudine di colui a cui si riferisce».

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8 Introduzione

Per l’uomo medievale, il rapporto tra parola scritta e spi-rito è paragonabile a quello che gli intellettuali stabiliscono tra forma e materia: «La parola scritta serve a incarnare lo spirito e prende tutto il suo valore dal modo in cui la con-tiene e l’esprime integralmente».

Da ciò deriva «l’accento posto da Francesco in maniera tenace e appassionata sull’osservanza più concreta possibile del vangelo e della Regola dei frati minori, che ai suoi occhi formavano un tutt’uno con lui».

Il rispetto letterale del testo, tuttavia, non era per il santo fine a se stesso, al punto che «egli non impiega mai, in questo contesto, le parole litteraliter o ad litteram, ma l’espressione spiritualiter et pure». Questo è il nodo centrale che condivido in pieno.

Si potrebbe essere tentati di affermare che Francesco fosse «partigiano di un’osservanza “spiritualmente lette-rale” della Regola, nella misura in cui essa costituiva non un assoluto, ma un mezzo relativo a un fine, al servizio del progresso spirituale dell’individuo e della comunità alla quale apparteneva».

Ai suoi occhi, infatti, l’essenziale «non era tanto il ri-spetto capillare delle sue prescrizioni, quanto l’esigenza di una coerenza personale integrale, il non restare fermi alle parole, per quanto fossero sublimi, ma lasciarsi coinvolgere da queste e impegnarsi sulla strada che esse aprivano».

«La forma vitae Minorum – ha concluso Vauchez – non è nient’altro che una fedeltà spirituale alla lettera del te-sto evangelico, considerata come la chiave di volta del comportamento cristiano e il metro con il quale tutte le osservanze e le pratiche religiose dei frati devono essere misurate».

Eccoci allora a testimoniare Francesco per farlo incontra-re con gli uomini contemporanei alla luce di una fedeltà tut-ta spirituale, capace di inquietare e orientare il cammino di chi desidera lasciarsi illuminare dal carisma di Francesco.

Enzo Fortunato

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CaPitOlO 1

il cArismA di FrAncEsco

bEnEDEttO XVi

Il vangelo come regola di vita

L’invito del pontefice alla famiglia francescana. Il vangelo co-me regola di vita: lo ha riproposto il papa ai rappresentanti della famiglia francescana ricevuti in udienza nella mattina di sabato 18 aprile, nel cortile del Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo, in occasione del capitolo internazionale delle Stuoie.

Cari fratelli e sorelle della famiglia francescana!Con grande gioia do il benvenuto a tutti voi, in questa

felice e storica ricorrenza che vi ha riuniti insieme: l’ottavo centenario dell’approvazione della «protoregola» di san Francesco da parte del papa Innocenzo III. Sono passati ottocento anni, e quella dozzina di frati è diventata una moltitudine, disseminata in ogni parte del mondo e oggi qui, da voi, degnamente rappresentata. Nei giorni scorsi vi siete dati appuntamento ad Assisi per quello che avete voluto chiamare «capitolo delle Stuoie», per rievocare le vostre origini.

E al termine di questa straordinaria esperienza siete ve-nuti insieme dal «signor papa», come direbbe il vostro serafico fondatore. Vi saluto tutti con affetto: i frati minori delle tre obbedienze, guidati dai rispettivi ministri generali, tra i quali ringrazio padre José Rodríguez Carballo per le sue cortesi parole; i membri del Terzo ordine, con il loro

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10 Capitolo 1

ministro generale; le religiose francescane e i membri degli istituti secolari francescani; e, sapendole spiritualmente presenti, le suore clarisse, che costituiscono il «Secondo ordine».

Sono lieto di accogliere alcuni vescovi francescani; e in particolare saluto il vescovo di Assisi, monsignor Domeni-co Sorrentino, che rappresenta la chiesa assisana, patria di Francesco e Chiara e, spiritualmente, di tutti i francescani. Sappiamo quanto fu importante per Francesco il legame col vescovo di Assisi di allora, Guido, che riconobbe il suo carisma e lo sostenne. Fu Guido a presentare Francesco al cardinale Giovanni di San Paolo, il quale poi lo introdusse dal papa favorendo l’approvazione della Regola.

Carisma e Istituzione sono sempre complementari per l’edificazione della chiesa. Che dirvi, cari amici? Prima di tutto desidero unirmi a voi nel rendimento di grazie a Dio per tutto il cammino che vi ha fatto compiere, ricolman-dovi dei suoi benefici. E come pastore di tutta la chiesa, lo voglio ringraziare per il dono prezioso che voi stessi siete per l’intero popolo cristiano. Dal piccolo ruscello sgorgato ai piedi del Monte Subasio, si è formato un grande fiume, che ha dato un contributo notevole alla diffusione univer-sale del vangelo. Tutto ha avuto inizio dalla conversione di Francesco, il quale, sull’esempio di Gesù, «spogliò se stesso» (Fil 2,7) e, sposando Madonna Povertà, divenne testimone e araldo del Padre che è nei cieli.

Al Poverello si possono applicare letteralmente alcune espressioni che l’apostolo Paolo riferisce a se stesso e che mi piace ricordare in questo anno paolino: «Sono stato croci-fisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me» (Gal 2,19-20). E ancora: «D’ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: io porto le stigmate di Gesù sul mio corpo» (Gal 6,17). Testi della Lettera ai Galati che si applicano verbalmente alla figura di san Francesco. Francesco ricalca perfettamente queste orme di Paolo ed in verità può dire

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Il carisma di Francesco 11

con lui: «Per me vivere è Cristo» (Fil 1,21). Ha sperimenta-to la potenza della grazia divina ed è come morto e risorto. Tutte le sue ricchezze precedenti, ogni motivo di vanto e di sicurezza, tutto diventa una «perdita» dal momento dell’in-contro con Gesù crocifisso e risorto (Fil 3,7-11).

Il lasciare tutto diventa a quel punto quasi necessario, per esprimere la sovrabbondanza del dono ricevuto. Questo è talmente grande, da richiedere uno spogliamento totale, che comunque non basta; merita una vita intera vissuta «secondo la forma del santo vangelo» (2Test 14: Fonti Fran-cescane, 116). E qui veniamo al punto che sicuramente sta al centro di questo nostro incontro. Lo riassumerei così: il vangelo come regola di vita. «La regola e vita dei frati minori è questa, cioè osservare il santo vangelo del Signore nostro Gesù Cristo»: così scrive Francesco all’inizio della Regola bollata (Rb I, 1: FF 75). Egli comprese se stesso interamen-te alla luce del vangelo. Questo è il suo fascino. Questa la sua perenne attualità. Tommaso da Celano riferisce che il Poverello «portava sempre nel cuore Gesù, Gesù in tutte le altre membra [...]. Anzi, trovandosi molte volte in viaggio e meditando o cantando Gesù, scordava di essere in viaggio e si fermava a invitare tutte le creature alla lode di Gesù» (1Cel 115: FF 522). Così il Poverello è diventato un van-gelo vivente, capace di attirare a Cristo uomini e donne di ogni tempo, specialmente i giovani, che preferiscono la radicalità alle mezze misure.

Il vescovo di Assisi Guido e poi il papa Innocenzo III riconobbero nel proposito di Francesco e dei suoi compagni l’autenticità evangelica, e seppero incoraggiarne l’impegno in vista anche del bene della chiesa universale.

Viene spontanea qui una riflessione: Francesco avrebbe potuto anche non venire dal papa. Molti gruppi e movimen-ti religiosi si andavano formando in quell’epoca, e alcuni di essi si contrapponevano alla chiesa come istituzione, o per lo meno non cercavano la sua approvazione. Sicuramente un atteggiamento polemico verso la gerarchia avrebbe pro-curato a Francesco non pochi seguaci. Invece egli pensò

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12 Capitolo 1

subito a mettere il cammino suo e dei suoi compagni nelle mani del vescovo di Roma, il successore di Pietro.

Questo fatto rivela il suo autentico spirito ecclesiale. Il piccolo «noi» che aveva iniziato con i suoi primi frati lo concepì fin dall’inizio all’interno del grande «noi» della chiesa una e universale. E il papa questo lo riconobbe e lo apprezzò. Anche il papa, infatti, da parte sua, avrebbe potuto non approvare il progetto di vita di Francesco. Anzi, possiamo ben immaginare che, tra i collaboratori di Inno-cenzo III, qualcuno lo abbia consigliato in tal senso, magari proprio temendo che quel gruppetto di frati assomigliasse ad altre aggregazioni ereticali e pauperiste del tempo.

Invece il romano pontefice, ben informato dal vescovo di Assisi e dal cardinale Giovanni di San Paolo, seppe di-scernere l’iniziativa dello Spirito Santo e accolse, benedisse e incoraggiò la nascente comunità dei «frati minori». Cari fratelli e sorelle, sono passati otto secoli, e oggi avete voluto rinnovare il gesto del vostro Fondatore. Tutti voi siete figli ed eredi di quelle origini. Di quel buon seme che è stato Francesco, conformato a sua volta al chicco di grano che è il Signore Gesù, morto e risorto per portare molto frutto (Gv 12,24). I santi ripropongono la fecondità di Cristo. Come Francesco e Chiara di Assisi, anche voi impegnatevi a se-guire sempre questa stessa logica: perdere la propria vita a causa di Gesù e del vangelo, per salvarla e renderla feconda di frutti abbondanti. Mentre lodate e ringraziate il Signore, che vi ha chiamati a far parte di una così grande e bella «fa-miglia», rimanete in ascolto di ciò che lo Spirito dice oggi a essa, in ciascuna delle sue componenti, per continuare ad annunciare con passione il Regno di Dio, sulle orme del se-rafico Padre. Ogni fratello e ogni sorella custodisca sempre un animo contemplativo, semplice e lieto: ripartite sempre da Cristo, come Francesco partì dallo sguardo del Crocifisso di san Damiano e dall’incontro con il lebbroso, per vedere il volto di Cristo nei fratelli che soffrono e portare a tutti la sua pace. Siate testimoni della «bellezza» di Dio, che Francesco seppe cantare contemplando le meraviglie del

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Il carisma di Francesco 13

creato, e che gli fece esclamare rivolto all’Altissimo: «Tu sei bellezza!» (Lodi di Dio altissimo, 4.6: FF 261).

Carissimi, l’ultima parola che voglio lasciarvi è la stessa che Gesù risorto consegnò ai suoi discepoli: «Andate!» (Mt 28,19; Mc 16,15). Andate e continuate a «riparare la casa» del Signore Gesù Cristo, la sua chiesa. Nei giorni scorsi, il terremoto che ha colpito l’Abruzzo ha danneggiato gravemente molte chiese, e voi di Assisi sapete bene che cosa questo significhi. Ma c’è un’altra «rovina» che è ben più grave: quella delle persone e delle comunità! Come Francesco, cominciate sempre da voi stessi. Siamo noi per primi la casa che Dio vuole restaurare. Se sarete sempre capaci di rinnovarvi nello spirito del vangelo, continuerete ad aiutare i pastori della chiesa a rendere sempre più bello il suo volto di sposa di Cristo. Questo il papa, oggi come alle origini, si aspetta da voi. Grazie di essere venuti!

Ora andate e portate a tutti la pace e l’amore di Cristo Gesù Salvatore. Maria Immacolata, «Vergine fatta chiesa» (cf. Saluto alla Beata Vergine Maria, 1: FF 259), vi accompa-gni sempre. E vi sostenga anche la Benedizione Apostolica, che imparto di cuore a voi tutti, qui presenti, e all’intera Famiglia francescana.

I am pleased to welcome in a special way the Minister Generals gathered with the priests, sisters and brothers of the world-wide Franciscan community present at this audi-ence. As you mark the Eight-hundredth Anniversary of the approval of the Rule of Saint Francis, I pray that through the intercession of the Poverello Franciscans everywhere will continue to offer themselves completely at the service of others, especially the poor. May the Lord bless you in your Apostolates and shower your communities with abun-dant vocations.

Saludo con afecto a los queridos hermanos y herma-nas de la Familia Franciscana, provenientes de los países de lengua española. En esta significativa conmemoración,

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14 Capitolo 1

os animo a enamoraros cada vez más de Cristo para que, siguiendo el ejemplo de Francisco de Asís, conforméis vue-stra vida al Evangelio del Señor y deis ante el mundo un testimonio generoso de caridad, pobreza y humildad. Que Dios os bendiga.

Serdeczne pozdrowienie kieruje do polskiej rodziny fran-ciszkanskiej. Obejmuje nim ojców i braci, siostry franci-szkanki i klaryski oraz z innych zgromadzen odwolujacych sie do duchowosci sw. Franciszka, jak tez tercjarzy i tercjar-ki. W osiemsetlecie zatwierdzenia pierwszej reguly razem z wami dziekuje Bogu za wszelkie dobro, jakie Zakon wniósl w zycie i rozwój Kosciola. Dziekuje wam szczególnie za za-angazowanie w dzielo misyjne na róznych kontynentach. Na wzór waszego Zalozyciela, trwajcie w milosci Chrystusa ubogiego i niescie ewangeliczna radosc wszystkim ludziom. Niech was wspiera Boze blogoslawienstwo.

[Un cordiale saluto rivolgo alla famiglia francescana polacca. Con esso abbraccio padri e frati, suore francesca-ne e clarisse, e le altre congregazioni che si fondano sulla spiritualità di san Francesco, nonché terziari e terziarie. Nell’ottocentesimo anniversario dell’approvazione della «protoregola», insieme con voi ringrazio Dio per ogni bene che l’Ordine ha recato alla vita e allo sviluppo della chie-sa. Vi ringrazio particolarmente per l’impegno missionario nei diversi continenti. Sull’esempio del vostro fondatore perseverate nell’amore di Cristo povero e portate la gioia evangelica a tutti gli uomini. Vi sostenga la benedizione di Dio.]

(«L’Osservatore Romano», 19 aprile 2009)

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GiOrGiO naPOlitanO

Educare alle regole

Intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione dell’incontro con una delegazione delle famiglie fran-cescane nell’800° anniversario di fondazione dell’Ordine, nella Tenuta di Castelporziano, il 18 aprile 2009.

Celebrate in questi giorni una ricorrenza di straordinaria importanza e significato, soprattutto perché potete testimo-niare che, a distanza di otto secoli, rimane vivo più che mai il messaggio del Santo, l’esempio del Santo. Più vivo che mai anche oggi, in questo mondo, di fronte a un indubbio, allarmante decadimento dei valori spirituali, umani e mo-rali incarnati dalle scelte di vita e dalla predicazione di san Francesco.

Ma non sono stati forse precisamente questi fenomeni e i comportamenti che ne sono derivati a rappresentare una delle cause della crisi che oggi affligge le nostre economie e le nostre società? Parlo di comportamenti dettati dall’avi-dità, dalla sete di ricchezza e di potere, dal disprezzo per l’interesse generale e dall’ignoranza dei valori elementari di giustizia e di solidarietà. E, perfino, quando oggi pen-siamo all’Abruzzo e soffriamo per le vittime e per i danni provocati dal terremoto in Abruzzo – certamente un evento naturale, imprevedibile e non evitabile da parte dell’uo-mo – non possiamo non ritenere che anche qui abbiano contato in modo pesante e abbiano contribuito alla gravità del danno e del dolore umano che si è provocato, anche questi comportamenti di disprezzo delle regole, di disprezzo dell’interesse generale e dell’interesse dei cittadini.

Voi siete dovunque nel mondo oggi e portate, molti o pochi che siate, in ogni singolo paese il seme della vostra fede, la testimonianza dei valori francescani.

Ma io vorrei qui soprattutto sottolineare il grande valore del vostro attaccamento all’Italia: non a caso voi rappresen-

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16 Capitolo 1

tate gli Ordini e le Famiglie che portano il nome del santo patrono d’Italia. Siete profondamente legati a questa terra, a questo popolo e ovunque voi portate il vostro grande messaggio di pace e di solidarietà, di cui c’è più che mai bisogno, c’è sempre bisogno. Di qui l’attualità del messag-gio di Francesco. Lei ricordava «le guerre e i conflitti che insanguinavano l’Italia e i comuni italiani all’epoca di san Francesco»: purtroppo le guerre cambiano di natura o cam-biano di dimensione, ma non vengono mai cancellate, an-cora continuano a flagellare il nostro mondo, a cominciare dalla Terra Santa, e, possiamo dire, in modo più generale e ampio, mai cessano i pericoli di guerra.

Pace e solidarietà dovunque nel mondo, pace e solidarie-tà per l’Italia. Noi abbiamo bisogno – credo di poterlo dire a nome del Paese e del popolo che ho l’onore di rappresenta-re – della vostra presenza: noi abbiamo bisogno della vostra opera, abbiamo bisogno del vostro impegno nel portare avanti valori che anche nel nostro Paese devono essere continuamente rinnovati e continuamente trasmessi.

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CaPitOlO 2

lA nAscitA dEl cArismA

FEliCE aCCrOCCa

Un'eredità impegnativa. Dalla «Protoregola» alla «Regola bollata»

Scrisse Francesco nel suo Testamento: «L’Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del santo Vangelo. E io la feci scri-vere con poche parole e con semplicità, e il signor Papa me la con-fermò» (FF 116). Si era recato infatti, con i suoi compagni, da Innocenzo III nella primavera del 1209. Difficile fissare il testo sottoposto in quell’occasione all’esame del pontefice: Tommaso da Celano afferma che Francesco utilizzò soprattutto parole del Vangelo, aggiungendovi poche altre cose necessarie per garantire una vita santa.

1. l’inCOntrO COn innOCEnzO iii

Oltre a lavorare con le proprie mani e a servire i leb-brosi, lui e i suoi fratelli invitavano gli uomini a conver-sione. Il capitolo XXI della Regola non bollata ci conserva uno schema essenziale dei contenuti di questo primitivo annuncio fatto da tutti i fratelli «tra ogni categoria di per-sone»: un invito a lodare e benedire Dio Uno e Trino e a fare penitenza, a perdonare i torti ricevuti e ad astenersi da ogni male. Un annuncio che i frati spargevano recandosi nel mondo a due a due: condotto, dunque, non da soli, non da liberi battitori, ma fondato su un’autentica esperienza di condivisione.

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18 Capitolo 2

A mio avviso, fu quest’opera di annuncio che rese ne-cessario il viaggio a Roma, da papa Innocenzo III. Fino ad allora, Francesco e i suoi erano stati sostenuti dal vescovo Guido I; ma un gruppo itinerante, formato quasi intera-mente da laici, aveva bisogno di essere legittimato anche al di fuori dell’episcopato assisano. Francesco, peraltro, fin dall’inizio fondò il suo proposito di vita su una dichiarata volontà di obbedienza e sottomissione alla gerarchia ec-clesiastica, al papa e al vescovo come al più umile dei sacerdoti.

Innocenzo III si limitò a un’approvazione orale, senza rilasciare alcun documento scritto: questa constatazione evidenzia «i limiti effettivi» del suo consenso. In realtà, la sua decisione «sembra essere nata dalla profonda preoccu-pazione della situazione della chiesa sul piano religioso, per cui qualunque iniziativa che l’appoggiasse era la benvenuta: e tanto più perché si riferiva a una città la cui posizione politica, nel piano delle “recuperazioni papali”, era di parti-colare importanza» (R. Manselli). Innocenzo, in definitiva, non concesse nulla, riservandosi di esaminare la questione dopo aver preso coscienza di quelli che sarebbero stati i suoi sviluppi. Non sradicò subito quella nuova pianticella, che professava devozione e obbedienza alla sede romana, perché forse – chissà? – avrebbe potuto produrre buon grano invece di zizzania. La lasciò crescere, dunque, affiancandole figure che avrebbero potuto consigliarla ed esercitare su di essa la dovuta vigilanza. Ma questa sua posizione attendista, che mostra in pari tempo una duttilità già sperimentata, cambiò la sorte degli eventi. Ed è questo uno degli aspetti – e non tra i minori – della sua grandezza.

2. un labOratOriO aPErtO: la «rEGOla nOn bOllata»

Negli anni che seguirono quello storico incontro, Fran-cesco e i frati arricchirono progressivamente quel primo testo che era stato presentato al pontefice. Giacomo da Vi-try, in una lettera arcinota, scritta da Genova nell’ottobre

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La nascita del carisma 19

1216, ci ha trasmesso una testimonianza preziosa: «Gli uo-mini di questa “religione” con notevole vantaggio conven-gono una volta l’anno nel luogo stabilito per rallegrarsi nel Signore e mangiare insieme. Qui, avvalendosi del consiglio di persone esperte, formulano e promulgano le loro leggi sante e confermate dal signor papa» (FF 2208). Che cosa succedeva, in realtà? I frati, che annualmente si incontrava-no ad Assisi per il capitolo, riflettevano sulle motivazioni di fondo della loro scelta, prendevano in esame i problemi con i quali erano venuti a contatto mentre erano itineranti per il mondo, fissavano per iscritto alcune norme fondamentali. Negli anni che seguivano, essi sottoponevano quelle stesse norme a revisione, integrando, ritoccando, correggendo il dettato precedentemente fissato.

La Regola non bollata (che costituisce l’esito finale di que-sto percorso) è dunque un testo preziosissimo per conoscere le vicende della prima fraternità francescana. Ai fratelli, impegnati a seguire «l’umiltà e la povertà del Signore no-stro Gesù Cristo», veniva infatti ricordato che, «di tutto il mondo, come dice l’apostolo», non dovevano «avere nient’altro» se non il cibo e le vesti, e di ciò si doveva-no «accontentare». Erano perciò invitati ad «essere lieti» quando si trovavano a vivere «tra persone di poco conto e disprezzate, tra poveri e deboli, infermi e lebbrosi e tra i mendicanti lungo la strada» (IX, 1-2: FF 29-30).

Dobbiamo tener presente che buona parte di coloro che affiancarono nella prima ora erano uomini d’elevata condi-zione sociale, a cui dovette costare molto l’esperienza della mendicità. In epoca più tarda, poi, quando cominceranno ad arrivare seguaci da ogni dove, più facilmente potevano tro-varsi di quelli che provavano difficoltà o ripulsa nell’andare per l’elemosina, e quindi facevano resistenza. A tutti – e a questi ultimi in modo particolare – veniva additato l’esempio di Cristo: essi non dovevano vergognarsi, pensando che pure il Signore Gesù, il Figlio di Dio, non si vergognò. Egli «fu povero e ospite, e visse di elemosine lui e la beata Vergine e i suoi discepoli». E nonostante avessero subìto umiliazioni

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Indice 167

6. Essere «per i poveri» e «essere poveri» . . . . . pag. 120

7. La nostra collocazione nella chiesa . . . . . . . . » 123

8. Una nuova Pentecoste francescana . . . . . . . . » 126

— John Corriveau Poi il Signore mi diede dei fratelli . . . . . . . . . . » 1291. L’amore trinitario fatto visibile . . . . . . . . . . » 129Il divino «Noi» . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 129«Francesco, un adoratore della Trinità...» . . . . . . . » 130

2. L’Amore trinitario trasforma il mondo . . . . . . » 131Umiltà: La rivelazione che Dio fa di se stesso . . . . . . » 131L’umiltà forma la fratellanza . . . . . . . . . . . . . . » 132L’umiltà costruisce la comunione nel mondo. . . . . . . » 134L’umiltà trasforma l’amore in un mondo secolarizzato . » 136

Conclusione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 137

— Giacomo Bini Il Signore vi mandò nel mondo intero, affinché rendiate testimonianza alla voce di lui, con la parola e con le opere . . . . . . . . . . . . . » 1391. Fede, vocazione e missione (evangelizzazione) . . » 1392. La Missione come spiritualità dell’incontro . . . . » 1403. La Missione come spiritualità del «pellegrinaggio».

Il cammino di una fraternità libera e liberante . . » 142Conclusione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 144

— Gianfranco Agostino Gardin «Sempre siano fedeli e sottomessi ai prelati e a tutti i chierici della santa madre chiesa» . . . . » 1451. I prelati e chierici della santa madre chiesa . . . . » 1462. Fedeli e sottomessi . . . . . . . . . . . . . . . . . » 150

— Angela Emanuela Scandella Il suo amore «sino alla fine» . . . . . . . . . . . . . » 154

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Finito di stampare nel mese di luglio 2009 Villaggio Grafica – Noventa Padovana, Padova

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